Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Servizio Studi - Dipartimento affari esteri | ||
Titolo: | La libertà religiosa nel mondo. Il Rapporto della United States Commission on International Religious Freedom il 2013 | ||
Serie: | Note di politica internazionale Numero: 9 | ||
Data: | 14/05/2013 | ||
Descrittori: |
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Organi della Camera: | III-Affari esteri e comunitari |
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La libertà religiosa nel mondo. Il Rapporto della United States Commission on International Religious Freedom il 2013
14 maggio 2013
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Nei primi giorni di maggio 2013 la United States Commission on International Religious Freedom – USCIRF ha pubblicato il proprio Rapporto annuale sulla libertà religiosa nel mondo.
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L'USCIRF è un organismo consultivo indipendente, a carattere bipartisan, dell'Amministrazione federale statunitense, istituito ai sensi dell'International Religious Freedom Act (IRFA) del 1998 con il compito di esaminare le violazioni della libertà religiosa a livello internazionale al fine di formulare raccomandazioni politiche per il Presidente, il Segretario di Stato ed il Congresso.
La Commissione USCIRF è composta da dieci membri dei quali tre sono di nomina presidenziale, tre vengono nominati dal Senato ed altrettanti dalla Camera dei Rappresentanti; l'Ambassador at Large for International religious freedom, figura apicale della carriera diplomatica che guida l'Office of International Religious Freedom del Dipartimento di Stato, è membro non votante dell'USCIRF. A tale carica, che rappresenta la posizione di principale consigliere del Presidente e del Segretario di Stato per le questioni inerenti alla libertà religiosa, Barak Obama ha nominato nel 2010 l'esponente battista Suzan D. Johnson Cook, prima donna e prima rappresentante della comunità -afro americana a ricoprire tale carica.
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Il Rapporto, edito nel maggio 2013, analizza il quadro della libertà religiosa a livello internazionale nell'anno trascorso . Le informazioni e le disamine in esso contenute sono state elaborate sulla base delle attività dei Commissari USCIRF e del personale della Commissione svolte attraverso missioni conoscitive in loco, contatti con il personale delle istituzioni multilaterali (Onu, Osce, Unione Africana) nonché con rappresentanti della società civile.
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Il Rapporto è suddiviso il tre sezioni dedicate, le prime due, all'individuazione puntuale dei paesi dove sono stati riscontrati profili di problematicità con riferimento alla libertà religiosa; la terza sezione è dedicata alla discussione di temi trasversalmente afferenti alla libertà religiosa emersi in differenti aree geografiche nonché a talune questioni tematiche.
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In particolare, la prima sezione indica i paesi designati di primo livello (Tier 1), cui corrisponde il più elevato grado di gravità nelle limitazioni alla libertà religiosa. Per tali paesi l'USCIRF raccomanda la designazione a "Countries of Particular Concern" - CPCs , da parte delle autorità statunitensi, ai sensi dell'IRFA, in ragione dell'atteggiamento dei rispettivi governi, "impegnati in o tolleranti verso violazioni particolarmente severe della libertà religiosa". Nell'accezione IRFA la locuzione "particolarmente severe" si riferisce a violazioni della libertà religiosa "sistematiche, continue ed enormi" che includono tortura, detenzione prolungata in mancanza di imputazione, sparizioni o altre flagranti negazioni del diritto alla vita, della libertà e della sicurezza delle persone. La designazione di un paese come CPC comporta, ai sensi dell'IRFA, l'adozione da parte del Presidente degli Stati uniti di una o più azioni specifiche o una espressa rinuncia ad esse, quando le circostanze lo richiedano. L'attribuzione della qualifica di "CPC" ad un paese perdura sino alla sua rimozione mentre le sanzioni corrispondenti hanno durata biennale
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Il documento raccomanda la riconferma dello status di paese CPC per otto paesi: Birmania, Cina, Eritrea, Iran, Corea del Nord, Arabia saudita, Sudan, Uzbekistan. Per altri sette paesi viene proposta tale designazione: Egitto, Iraq, Nigeria, Pakistan, Tajikistan, Turkmenistan, Vietnam.
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La seconda sezione del rapporto individua i paesi designati di secondo livello (Tier 2, corrispondente a quella che nelle precedenti edizioni del report era denominata Watch List). La sezione raccoglie i paesi che si pongono al limite della qualifica CPC in quanto il livello delle violazioni della libertà religiosa esercitate o tollerate dai governi risultano particolarmente gravi con rilevanza di almeno uno degli standard CPC di sistematicità , continuità ed enormità di tali violazioni.
La designazione Tier 2 non è prevista dalle norme IRFA ma è stata concepita dalla Commissione USCIRF con funzione di advanced warning nei confronti di paesi dove sono state riscontrate tendenze negative suscettibili di svilupparsi in gravi violazioni della libertà religiosa; lo scopo è di sottolineare presso i decisori politici nazionali l'opportunità di intervenire preventivamente. Gli otto paesi classificati Tier 2 nel Rapporto 2013 sono Afghanistan, Azerbaijan, Cuba, India, Indonesia, Kazakhstan, Laos, Russia.
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Con riferimento alle opzioni previste dall'International Religious Freedom Act (IRFA) per promuovere un effettivo esercizio della libertà religiosa, il report evidenzia il sottoutilizzo della flessibilità contemplata dallo strumento normativo. Opzioni alternative all'applicazione - peraltro non automatica - di sanzioni (denominate "azioni presidenziali"), quali la consultazione diretta con i governi interessati al fine di individuare opportune modalità di implementazione della libertà religiosa e la stipula di accordi vincolanti, non sono di norma prescelte, preferendosi, invece, ricalcare le sanzioni preesistenti, già dimostratesi inadatte a promuovere la riduzione o la fine delle gravi violazioni della libertà religiosa nei paesi interessati.
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La terza sezione del rapporto, intitolata Other Countries and Regions Monitored, prende in considerazione il quadro della libertà religiosa in Bahrain, Bangladesh, Bielorussia, Etiopia, Turchia, Venezuela ed Europa Occidentale.
Riguardo all'Europa occidentale - dove viene segnalata la crescita generale del clima di intolleranza religiosa negli ultimi anni – il rapporto fa riferimento alla crescente imposizione di varie forme di limitazione dell'espressione religiosa, con riguardo in particolare agli abiti ed ai simboli di appartenenza religiosa (Francia e Belgio) e all'edificazione di luoghi di culto (Svizzera), che insieme alle limitazioni alla libertà di coscienza stanno creando "a growing atmosphere of intimidation against certain forms of religious activity in Western Europe", contraria alla piena integrazione sociale dei soggetti interessati.
Al centro dell'attenzione, in particolare, la Francia la cui "rigida interpretazione della laicità " fa sì che ad alcun dipendente pubblico sia consentito di indossare simboli religiosi visibili o abito religioso durante il lavoro e il cui governo ha espresso l'intenzione di estendere il divieto anche ad alcuni luoghi di lavoro privati. Tra le altre questioni vengono sottolineati i divieti posti in alcuni paesi alla macellazione rituale (effettuata senza aver preventivamente stordito l'animale), consentita invece dalla relativa norma comunitaria, e la perseguibilità penale dei medici che praticano la circoncisione rituale stabilita dalla Corte d'appello regionale di Colonia (Germania).
Infine, tra le questioni tematiche che concludono il rapporto si segnalano, in particolare, le gravi violazioni della libertà religiosa da parte di attori non statali quali Al-Shabaab in Somalia, Boko Haram in Nigeria, AQIM (al-Qaeda in the Lands of the Islamic Maghreb), Ansar al-Din (Defenders of the Faith), e MUJWA (Movement for the Unity and Jihad in West Africa) nel Mali, i Taliban in Afghanistan e Lashkar-e-Jhangvi (LeJ) e Tehrik-e Taliban Pakistan (TTP) in Pakistan.