Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Servizio Studi - Dipartimento affari esteri | ||
Titolo: | Ruanda | ||
Serie: | Schede Paese politico-parlamentare Numero: 2 | ||
Data: | 15/04/2013 | ||
Descrittori: |
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Organi della Camera: | III-Affari esteri e comunitari |
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Ruanda
15 aprile 2013
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Il quadro istituzionale
Il Ruanda è una Repubblica presidenziale con un sistema parlamentare di tipo bicamerale. Il potere esecutivo è nelle mani del Presidente della Repubblica, eletto direttamente dai cittadini per una durata settennale.
La Camera dei deputati è composta da 80 membri: 53 sono eletti in maniera diretta, 27 in maniera indiretta. Di quelli eletti in maniera indiretta, 24 sono eletti dai collegi elettorali di ogni provincia e della città di Kigali, 2 sono eletti dal Consiglio Nazionale della Gioventù, uno è eletto dalla Federazione delle Associazioni dei Disabili. I deputati durano in carica cinque anni. Il sistema elettorale è proporzionale a lista bloccata.
Il Senato è composto da 26 membri: 14 sono eletti indirettamente, 12 sono nominati. Dei senatori eletti indirettamente, 12 sono eletti dai Comitati Esecutivi dei Settori e dei Distretti e dai Consigli Cittadini, gli altri 2 sono invece docenti universitari eletti dai membri del mondo accademico. Per quanto riguarda i senatori nominati, 8 sono nominati dal Presidente della Repubblica in carica, 4 sono nominati dal Forum delle organizzazioni politiche (almeno il 30% dei membri del Forum deve essere di sesso femminile). Gli ex Presidenti della Repubblica possono diventare senatori su loro richiesta personale. I senatori durano in carica 8 anni.
Nonostante l'assetto democratico della struttura di governo, una genuina competizione multipartitica è viziata dalla permanenza al potere dell'attuale Presidente della Repubblica, Paul Kagame, che monopolizza il sistema politico senza lasciare spazio ad una vera opposizione non violenta. La maggior parte dei dissidenti politici opera all'estero, nel tentativo di contrastare quella che definiscono una "dittatura del partito di governo", il Fronte Patriottico Ruandese (RPF).
Il rispetto dei diritti umani rimane fortemente a rischio in un sistema politico che de facto è a partito unico.
Dal punto di vista del rispetto delle libertà civili e politiche, i principali problemi che affliggono il paese sono la corruzione delle forze dell'ordine, le condizioni insostenibili di detenzione negli istituti di pena, il controllo stringente del Governo su gruppi e associazioni che rappresentano l'opposizione, il perdurare di limitazioni evidenti alla libertà di stampa.
Nonostante le donne siano molto svantaggiate rispetto agli uomini nell'accesso all'istruzione, alla salute, e alle risorse economiche e sociali, il Ruanda è diventato, nel 2008, il primo Paese al mondo per percentuale di donne in Parlamento. Ciò si deve a una disposizione costituzionale che impone che almeno il 30% delle persone che occupano gli scranni parlamentari sia di sesso femminile.
Freedom House (2013) definisce il Ruanda uno "Stato non libero". Il Democracy Index (2011) dell' Economist Intelligence Unit classifica il Ruanda come "Stato autoritario" (è al 136° posto su 167).
Il Rapporto sui Diritti umani pubblicato dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti nel maggio 2012 ha sottolineato che le autorità ruandesi continuano a commettere abusi ed a limitare in maniera sostanziale la libertà delle forze di opposizione.
La situazione politica
Come accennato, il Presidente della Repubblica, in carica ininterrottamente dal 2000, è Paul Kagame (n.1957).
Kagame controlla la politica del Paese dal 1994, quando ha ottenuto la doppia carica di Vice Presidente e Ministro della Difesa nel primo Governo formatosi dopo il genocidio.
Si trattava di un Esecutivo di transizione presieduto dal Presidente Pasteur Bizimungu, di etnia Hutu.
Nel luglio 1999 il Ruanda ha annunciato la fine del Governo di transizione, durato in carica 5 anni, e la nascita di un Governo di unità nazionale (una sorta di secondo governo di transizione) della durata di 4 anni.
Nel gennaio 2000, scaduto il mandato di Bizimungu, l'Assemblea nazionale di transizione ha costretto il suo Speaker, Kabuye Sebarenzi, che sembrava essere il candidato favorito per la Presidenza, a rassegnare le dimissioni in seguito ad accuse di cattiva condotta politica. Questa mossa ha agevolato l'elezione alla presidenza di Kagame, che con 81 voti favorevoli e 5 contrari è stato eletto Presidente della Repubblica, il primo di etnia Tutsi dal 1969, data dell'indipendenza del Paese.
Nel maggio 2003 l'elettorato ha approvato con un referendum la nuova Costituzione (93,4% di voti favorevoli), quella che di fatto ha creato l'attuale struttura parlamentare e di governo. Molte organizzazioni non governative hanno denunciato il nuovo testo costituzionale, definendolo un mezzo per introdurre un sistema monopartitico.
Pochi mesi dopo l'approvazione della nuova Costituzione, nell'agosto 2003, si sono svolte le prime elezioni Presidenziali. Kagame ha vinto con il 95,1% dei voti. Il suo principale antagonista, Twagiramungu, supportato dall'opposizione in esilio all'estero, non ha invece conquistato più del 3,6% dei voti. Gli osservatori dell'Unione europea hanno confermato la presenza di irregolarità nel processo elettivo.
Alle elezioni politiche del 30 settembre 2003, le prime dopo il genocidio, il PRF ha conquistato 33 dei 53 seggi della Camera dei Deputati eleggibili direttamente dal popolo. Anche in questo caso l'Unione Europea ha registrato irregolarità.
Alla tornata successiva, il 15 settembre 2008, il PRF ha incrementato la sua maggioranza, portando a 42 i deputati eletti in maniera diretta (78,8% dei voti). Il Partito Socialdemocratico (PSD), che alle elezioni presidenziali del 2003 aveva supportato Kagame, ha conquistato 7 seggi. Il Partito liberale (PL) soltanto 4.
Il 9 agosto 2010 c'è stata la seconda elezione presidenziale del periodo successivo al genocidio. Paul Kagame, candidato del PRF, ha vinto con il 93,1% dei voti. Il suo principale antagonista, il Dott. Jean Damascene Ntawukuriryayo, candidato del PSD, ha ottenuto solo il 5,2% dei voti. Prosper Higiro, candidato del PL, si è fermato a quota 1,4%. Alvera Mukabaramba, candidata del Partito del progresso e della concordia, non è invece andata oltre lo 0,4%. Il 97,5% degli aventi diritto si è recato alle urne.
Nel periodo che ha preceduto le elezioni ci sono stati diversi attacchi esplosivi nella città di Kigali. Il PRF si è reso protagonista di vari episodi di violenza contro giornalisti, dissidenti e membri dell'opposizione.
Quella che sembrava essere la più pericolosa avversaria di Kagame alle elezioni presidenziali, Victoire Ingabire (n. 1968), leader delle Forze democratiche unificate, è stata arrestata prima del voto, insieme al suo avvocato statunitense, con l'accusa di "negazionismo del genocidio" e di collaborazione con i ribelli Hutu che vivono nella Repubblica democratica del Congo. Vari giornali sono stati soppressi dalle autorità pubbliche.
Il vice segretario di Stato americano per gli affari africani, Johnnie Carson, ha denunciato abusi da parte del Governo ruandese nel corso delle elezioni presidenziali.
Nell'ottobre 2012 l'Alta Corte ruandese ha condannato Victoire Ingabire ad otto anni di prigione.
Nonostante il Ruanda sia un Paese senza sbocchi sul mare, con una densità abitativa altissima, e un passato recente di violenza, la Presidenza Kagame è riuscita a innescare un rapido processo di crescita economica.
Nel periodo 2008-2010 (un biennio di recessione globale) l'economia ruandese è cresciuta in termini reali del 25%. Il settore che ha guidato la crescita è stato soprattutto il turismo. L'attrattività internazionale del Paese come meta turistica è aumentata molto nel corso degli ultimi anni. Nel 2010 si sono registrate 666.000 visite di persone straniere (attratte dalla possibilità di fare safari e di trascorrere periodi di vacanza nei pressi dei laghi), che hanno procurato al Ruanda 200 milioni di dollari di entrate. Inoltre Kagame è riuscito ad attirare una quantità significativa di investimenti stranieri, creando un contesto business friendly"per le imprese straniere.
Indicatori internazionali sul paese (1):
Libertà politiche e civili: Stato "non libero" (Freedom House 2013); "Stato autoritario"
(136 su 167; Economist Intelligence Unit 2011)
Indice della libertà di stampa: 161 su 179 (Reporters sans frontières 2013)
Libertà religiosa: obbligo di registrazione per i gruppi religiose e intervento del governo
nelle cerimonie di culto (ACS 2012); assenza di abusi o discriminazioni su base religiosa
(USA).
Corruzione percepita: 50 su 174 (Transparency International 2012)
Libertà economica: Stato "parzialmente libero" (63 su 177; Heritage Foundation 2013)
PIL 2013: +7,5% (International Monetary Fund, ottobre 2012)
(1) Gli indicatori internazionali sul paese, ripresi da autorevoli centri di ricerca, descrivono in particolare: la condizione delle libertà politiche e civili secondo le classificazioni di Freedom House e dell'Economist Intelligence Unit; la posizione del Paese secondo l'indice della corruzione percepita predisposto da Transparency International (la posizione più alta nell'indice rappresenta una situazione di minore corruzione percepita) e secondo l'indice della libertà di stampa predisposto da Reporters sans Frontières (la posizione più alta nell'indice rappresenta una situazione di maggiore libertà di stampa); la condizione della libertà religiosa secondo il rapporto annuale di "Aiuto alla Chiesa che soffre" (indicato con ACS) e del Dipartimento di Stato USA (indicato con USA); la condizione della libertà economica come riportata dalla Heritage Foundation; le stime sulla crescita del PIL secondo il World Economic Outlook Database pubblicato nell'ottobre 2012 dal Fondo Monetario Internazionale.