Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento Difesa
Titolo: Partecipazione dell'Italia a missioni in Libia e nel Mediterraneo
Serie: Documentazione e ricerche   Numero: 311
Data: 02/08/2017
Organi della Camera: IV Difesa, III Affari esteri


+ maggiori informazioni sul dossier

Partecipazione dell'Italia a missioni in Libia e nel Mediterraneo

2 agosto 2017
Schede di lettura - II Edizione


Indice

La missione navale militare dell’UE nel mediterraneo centromeridionale (EUNAVFOR MED SOPHIA)|La missione Sea Guardian della NATO|Operazione Ippocrate|UNSMIL United Nations Support Mission|Impiego del personale del Corpo della Guardia di Finanza per la missione bilaterale di assistenza alla Guardia costiera della Marina militare libica|Operazione European Union EUBAM LYBIA|Operazione mare sicuro|Triton|Quadro riepilogativo|


La missione navale militare dell’UE nel mediterraneo centromeridionale (EUNAVFOR MED SOPHIA)

Il 25 luglio 2017 il Consiglio dell'Unione europea ha adottato la decisione (PESC) 2017/1385 con la quale è stato prorogato per la seconda volta il mandato di EUNAVFOR MED,  operazione SOPHIA,  fino al 31 dicembre 2018.

Conriferimento alla partecipazione italiana alla richiamata missione, la delibera del Consiglio dei ministri del 14 gennaio 2017 ha prorogato, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2017, la partecipazione di  585 unità di personale militare. Si è previsto, inoltre, l'invio di 1 unità navale e 2 unità aeree.

Il fabbisogno finanziario della missione è stato stimato in euro 43.149.186

L'operazione in esame è stata inizialmente istituita dal Consiglio affari esteri dell'UE nella riunione del 22 giugno 2015 nel corso della quale si è decviso l'avvio di un'operazione navale militare, denominata EUNAVFOR MED, volta a contribuire allo smantellamento delle reti del traffico e della tratta di esseri umani nel Mediterraneo centromeridionale.

La missione è stata ribattezzata EUNAFOR MED "Sophia" dal nome di una bambina nata sulla nave militare tedesca Schleswig-Holstein, nel corso di una operazione di soccorso effettuata il 22 agosto 2015.

 

[Fonte: Ministero della difesa]

 

La missione - condotta nell'ambito della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) - è stata approvata dal Consiglio affari del 18 maggio 2015 con la decisione 2015/778, sulla base del mandato conferito dal Consiglio europeo straordinario del 23 aprile 2015.

La missione prevede l'adozione di misure sistematiche per individuare, fermare ed eliminare imbarcazioni e mezzi usati o sospettati di essere usati dai passatori o dai trafficanti, in conformità del diritto internazionale applicabile, incluse l'UNCLOS e le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Sono 25 gli Stati membri dell'UE, che partecipano alla missione, oltre all'Italia, partecipano i seguenti Stati membri: Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica ceca, Romania, Slovenia, Repubblica slovacca, Spagna, Svezia e Ungheria.

Il comando operativo di EUNAVFOR MED ha sede a Roma e comandante dell'operazione è stato nominato l'ammiraglio di divisione Enrico Credendino. L'area di intervento della missione è localizzata nel Mediterraneo centrale. Più in particolare la zona tocca le coste della Libia e si estende per circa 600 km.

 

 

 

[Fonte: Audizione Ammiraglio Credendino-Commissioni Esteri e Difesa -Camera dei Deputati - 27 ottobre 2016]

 

L'operazione è suddivisa in quattro fasi:

 

  •    (22 giugno – 7 ottobre 2015) - Fase UNO, volta a dispiegare le forze e raccogliere informazioni sul modus operandi dei trafficanti e contrabbandieri di esseri umani.
  •    (7 ottobre 2015 – in corso) Fase DUE, durante la quale gli assetti della Task Force potranno procedere, nel rispetto del diritto internazionale, a fermi, ispezioni, sequestri e dirottamenti di imbarcazioni sospettate di essere usate per il traffico o la tratta di esseri umani. Tale fase è stata a sua volta suddivisa in una fase in alto mare, attualmente in corso, ed una in acque territoriali libiche, che potrà iniziare a seguito di una Risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e dell'invito del relativo Stato costiero.
  •    Fase TRE, volta a neutralizzare le imbarcazioni e le strutture logistiche usate dai contrabbandieri e trafficanti sia in mare che a terra e quindi contribuire agli sforzi internazionali per scoraggiare gli stessi contrabbandieri nell'impegnarsi in ulteriori attività criminali. Anche questa Fase necessita di Risoluzione del'ONU e del consenso e cooperazione da parte del corrispondente Stato costiero.
  •    Fase QUATTRO, che prevede il re-deployment.

Per la piena operatività della missione nella terza e nella quarta fase sarà necessario un mandato internazionale attraverso una risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU.

Il 20 giugno 2016 il Consiglio dell'UE ha adottato una decisione con la quale si è prorogato, per la prima volta,  di un anno (al 27 luglio 2017) la missione EUNAVFOR MED e si è esteso il suo mandato anche ai profili relativi a:

 

a) sviluppo di capacità, formazione e condivisione di informazioni con la guardia costiera e la marina libiche, in base a una richiesta da parte delle autorità libiche legittime e tenendo conto della necessità di titolarità della Libia;

 

L'ammiraglio Enrico Credendino, responsabile della missione EUNAVFOR MED e il contrammiraglio Abdallah Toumia, comandante della guardia costiera libica, hanno firmato a Roma, lo scorso 23 agosto, un protocollo di accordo sulle attività di formazione della guarda costiera e la marina libica da parte della missione EUNAVFOR MED .

Le unità navali dell'UE che partecipano all'operazione Eunavfor Med possono quindi entrare nelle acque libiche, su richiesta delle autorità libiche, per condurre attività di addestramento della Guardia costiera.

L'ingresso in acque libiche secondo le modalità previste per le funzioni di addestramento non costituisce l'avvio della cosiddetta fase 2 B, quella che prevede operazioni in acque territoriali per la caccia e la lotta contro i trafficanti di essere umani.

 

b) contributo alla condivisione delle informazioni e attuazione dell'embargo delle Nazioni Unite sulle armi in alto mare al largo delle coste libiche, sulla base della risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU, poi adottata il 14 giugno 2016 .

 

Come precedentemente rilevato ill 25 luglio 2017 il Consiglio dell'Unione europea ha adottato la decisione (PESC) 2017/1385 con la quale è stato prorogato per la seconda volta il mandato   operazione SOPHIA,  fino al 31 dicembre 2018.

La decisione (PESC) 2017/1385 del 25 luglio 2017 ha integrato l'articolo 2-ter della decisione istitutiva dell'operazione, prevedendo che l'operazione EUNAVFOR MED svolga anche attività di sorveglianza e raccolga informazioni sul traffico illecito, comprese informazioni sul petrolio greggio e altre esportazioni illecite contrarie alle UNSCR 2146 (2014) e UNSCR 2362 (2017), contribuendo in tal modo alla conoscenza situazionale e alla sicurezza marittima nel Mediterraneo centrale. Le informazioni raccolte in tale contesto potranno essere fornite alle autorità libiche legittime e alle pertinenti autorità incaricate dell'applicazione della legge degli Stati membri nonché agli organismi competenti dell'Unione europea.

Al 21 luglio 2017, sulla base dei dati forniti dallo stesso comando dell'operazione, EUNAVFOR MED Sophia ha portato alla neutralizzazione di 470 imbarcazioni e alla segnalazione o alla consegna alle autorità italiane, cui è affidata la giurisdizione penale in materia, di 110 sospetti scafisti (il 6 aprile 2017, quando il Comandante dell'operazione, ammiraglio Credendino, è stato audito dalla Commissione difesa del Senato, tali dati erano rispettivamente di 414 imbarcazioni e 109 scafisti).

Circa invece il contributo al contrasto al traffico illegale di armi da e per la Libia (risoluzione del Consiglio di sicurezza ONU 2292 (2016), come rinnovata dalla risoluzione 2357 (2017)), i dati forniti dal Comando dell'operazione, registrano, al 21 luglio 2017:

. 664 interrogazioni;

. 51 friendly approaches;

. 3 ispezioni (in 2 casi con conseguente sequestro di armi);

. 7 inchieste di bandiera.

Con riferimento alla partecipazione italiana si ricorda che, da ultimo, con deliberazione del 14 gennaio 2017  il Consiglio dei ministri ha prorogato, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2017, la partecipazione di personale militare all'operazione in esame autorizzando la partecipazione di 585 unità di personale militare. Il fabbisogno finanziario della missione è stato stimato in euro 43.149.186.

 

In particolare l'Italia contribuisce mettendo a disposizione:

 

  • il quartier generale operativo UE in Roma;
  • l'incrociatore portaeromobili Giuseppe Garibaldi con alcuni aeromobili imbarcati;
  • un dispositivo aeronavale composto da un sommergibile, due velivoli a pilotaggio remoto;
  • supporti sanitari imbarcati e a terra;
  • risorse logistiche nelle basi di Augusta, Sigonella e Pantelleria.

La missione Sea Guardian della NATO

A seguito del Summit di Varsavia di luglio 2016, la NATO ha stabilito di implementare la missione Active Endeavour, reindirizzandola verso l'operazione denominata "Sea Guardian", che è condotta in sinergia con l'operazione "Sophia" e in coordinamento con le iniziative che assumerà la Guardia Costiera e di Frontiera "Frontex", della Unione Europea.

A differenza della missione Active Endevour, l'operazione Sea Guardian non è condotta in base alla clausola di difesa collettiva dell'Alleanza di cui all'articolo 5 del Trattato. Tuttavia, specifica la scheda n. 9 allegata alla deliberazione del Consiglio dei ministri del 14 gennaio 2017,  "potrebbe avere una componente basata su tale clausola , se il Consiglio Nord Atlantico (NAC) deciderà in tal senso". L'Operazione Sea Guardian rientra sotto il Comando Marittimo Alleato (HQ MARCOM) con sede a Northwood (Regno Unito).

La missione Active Endevour si è concretizzata nel dispiegamento nel Mediterraneo, a partire dal 9 ottobre 2001, della Forza Navale Permanente della NATO nel Mediterraneo (STANAVFORMED). Il dispiegamento è stato disposto a seguito della decisione del Consiglio Nord Atlantico del 3 ottobre 2001, relativo all'applicazione dell'articolo 5 del Trattato di Washington, in conseguenza degli avvenimenti dell'11 settembre. Compito della missione è stato quello di monitorare il flusso del traffico delle merci via mare nella regione, stabilendo contatti con le navi mercantili che vi transitano. L'operazione è stata effettuata nel contesto della lotta al terrorismo internazionale e dei controlli antipirateria marittima. Dal 16 marzo 2004 la NATO ha esteso a tutto il Mediterraneo l'area di pattugliamento. Nel gennaio 2005, a seguito dell'integrazione nella NRF (NATO Response Force) la STANAVFORLANT e la STANAVFORMED sono state rispettivamente rinominate SNMG-1 ( Standing NRF Maritime Group 1) e SNMG-2 ( Standing NRF Maritime Group 2).

La missione "Sea Guardian" si propone di assolvere ad una vasta gamma di compiti tra cui la sorveglianza degli spazi marittimi di interesse, il contrasto alla minaccia terroristica e formazione  a favore delle forze di sicurezza dei paesi rivieraschi (c.d. capacity building). A questi compiti già svolti dalle forze marittime NATO, possono aggiungersi quelli di garanzia della libertà di navigazione, di interdizione marittima, di contrasto alla proliferazione delle armi di distruzione di massa e di protezione delle infrastrutture sensibili.

La proroga della partecipazione italiana alla missione in esame, fino alla data del 31 dicembre 2017, è stata da ultimo previstra dalla deliberazione del Consiglio dei ministri del 14 gennaio 2017 (scheda n. 9). L'Italia partecipa alla missione con 287 unità di personale militare per una media annua di 75 unità in funzione dei giorni di impiego. Si prevede, inoltre, l'invio di 2 unità navali e 2 unità aeree.

Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 17.537.952 fino al 31 dicembre 2017.


Operazione Ippocrate

Il 13 settembre 2016 il Parlamento ha approvato la proposta del Governo di rispondere alla richiesta libica (formulata al Presidente del Consiglio Renzi da al-Sarraj l'8 agosto 2016) di fornire un ospedale da campo a Misurata, nonché - come illustrato dal Ministro della Difesa Pinotti - il personale medico-infermieristico, il supporto logistico e unità di force protection.

La partecipazione di personale militare, incluso il personale del Corpo delle infermiere volontarie della Croce rossa, alla missione bilaterale di supporto sanitario in Libia, denominata operazione Ippocrate , è stata autorizzata per la prima volta, dal 14 settembre 2016 fino al 31 dicembre 2016, dall'articolo 9 del D.L. n. 193/2016.

Successivamente, con la deliberazione del Consiglio dei ministri del 14 gennaio 2017(scheda n. 22) la partecipazione è stata estesa fino 31 dicembre 2017,

 

L'Italia partecipa alla missione Ippocrate con 300 unità di personale militare. La richiamata scheda allegata alla deliberazione del Consiglio dei ministri del 14 gennaio 2017 ipotizzava, altresì, l'invio di 103 mezzi terrestri.

Il fabbisogno finanziario della missione è stato stimato in euro 43.585.080.

 

In sede di Commissioni riunite e congiunte Esteri e Difesa, la Ministra Pinotti ha illustrato le principali caratteristiche della missione con particolare riferimento allo "schieramento, presso l'aeroporto di Misurata, di una struttura ospedaliera da campo completa di personale medico e infermieristico, comprensiva della necessaria protezione e supporto logistico, per un totale di circa trecento unità". Nello specifico la Ministra ha precisato che "un'aliquota per la funzione sanitaria vera e propria sarà composta da sessantacinque medici e infermieri. Una seconda aliquota sarà composta da centotrentacinque unità per la funzione di supporto logistico generale, che serve alla manutenzione dei mezzi e delle apparecchiature, alle comunicazioni, alla gestione amministrativa, all'organizzazione e direzione delle attività e a tutti quei servizi, compresi mensa e vestiario, necessari alla vita quotidiana del personale. Una terza aliquota, invece, composta da cento unità, sarà la vera e propria force protection (…). Prevediamo anche lo schieramento, nello stesso aeroporto di Misurata, di un C-27J, un velivolo con funzioni di evacuazione strategica, se ce ne fosse la necessità – speriamo di no – e lo stazionamento di una nave della missione Mare sicuro al largo delle coste libiche con compiti di supporto e di protezione aggiuntiva. Non è una nave in più, ma una di quelle già presenti in questo momento nel dispositivo Mare sicuro nel Mediterraneo".

UNSMIL United Nations Support Mission

La delibera del consiglio dei Ministri del 14 gennaio 2017 ha previsto la  proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2017, della partecipazione di personale militare alla missione politica speciale integrata UNSMIL United Nations Support Mission in Libya, posta sotto la direzione del Rappresentante Speciale del Segretario Generale dell'ONU.

L'Italia partecipa alla missione UNSMIL con 3 unità di personale militare.

Il fabbisogno finanziario della missione è stato stimato in euro 453.074.

La missione UNSMIL, istituita nel settembre 2011, ha visto nel tempo progressive revisioni del suo mandato, verso un'accentuazione della componente relativa al dialogo politico libico.

Da ultimo, Il 13 dicembre 2016  il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha adottato la Risoluzione 2323 (2016) che ha prorogato il mandato di UNSMIL al 15 settembre 2017 volto a sostenere:

1) l'attuazione dell'Accordo politico libico;

2) il consolidamento dell'amministrazione, della sicurezza e degli accordi economici del Governo di accordo nazionale;

3) le fasi successive del processo di transizione libica; prevede una Strategic Assessment Review del Segretario Generale dell'ONU per gli inizi del 2017, a seguito della quale potrebbe esserne rivisto il mandato.

 

In precedenza la partecipazione alla missione UNSMIL era  stata autorizzata per il periodo dal 14 settembre 2016 fino al 31 dicembre 2016 dall'articolo 9 del D.L. n. 193/2016.


Impiego del personale del Corpo della Guardia di Finanza per la missione bilaterale di assistenza alla Guardia costiera della Marina militare libica

La delibera del Consiglio dei Ministri del 14 gennaio 2017 ha previsto la proroga dell'impiego del personale del Corpo della Guardia di Finanza per la missione bilaterale di assistenza alla Guardia costiera della Marina militare libica, con l'obiettivo di fronteggiare il fenomeno dell'immigrazione clandestina e della tratta degli esseri umani.

Si tratta di dare esecuzione al Protocollo per la cooperazione tra l'Italia e la Libia 29 dicembre 2007 in materia di immigrazione clandestina e tratta degli esseri umani, nonché al Protocollo aggiuntivo tecnico-operativo, siglato in data 29 dicembre 2009 che prevede  lo svolgimento di attività addestrativa del personale della Guardia costiera libica e di pattugliamento a bordo delle unità cedute, nonché la manutenzione ordinaria delle 4 unità navali cedute dal Governo italiano al Governo libico pro tempore tra la fine del 2009 e l'inizio del 2010.

L'Italia partecipa alla missione bilaterale con 50 unità di personale militare, di cui 20 per le attività logistiche e addestrative in Libia e 30 in Italia per le attività tecniche, logistiche e addestrative da svolgersi a Capo Miseno e a Gaeta.

Nella scheda relativa all'operazione in esame (scheda n. 24), allegata alla richiamata delibera del CDM del 14 gennaio 2017, si precisa che saranno inviati in Libia mezzi terrestri consistenti in 1 furgone e 3 automobili; saranno invece impiegate in Italia le strutture tecniche e logistiche del Centro Navale della Guardia di Finanza con sede a Capo Miseno per mantenere in efficienza le 4 unità navali libiche.

Il fabbisogno finanziario della missione è stato stimato in euro 3.567.173.


Operazione European Union EUBAM LYBIA

La missione civile dell'UE denominata European Union Border Assistance Mission in Libya, EUBAM Libya, istituita con decisione 2013/233/PESC del Consiglio del 22 maggio 2013, modificata e prorogata da ultimo fino al 21 agosto 2017 dalla decisione PESC/2016/1339 del 4 agosto 2016, ha il mandato di fornire alle autorità libiche sostegno per sviluppare – a breve termine – la capacità di accrescere la sicurezza delle frontiere terrestri, marine e aeree libiche e per sviluppare – a più lungo termine – una strategia più ampia di gestione integrata delle frontiere.

Per conseguire tali obiettivi la missione svolge compiti di sostegno alle autorità libiche per rafforzare sia i servizi di frontiera mediante attività di formazione e accompagnamento - ciò in vista di una strategia nazionale libica di "gestione integrata dei confini nazionali" (IBM) - , sia le capacità operative istituzionali libiche.

Nel 2016 è stato previsto l'inserimento di poche unità di pianificatori che possano interagire con UNSMIL (e assisterla se necessario) e con le autorità libiche (Security Committee e GAN) per eseguire una mappatura degli attori nei settori ritenuti prioritari.rsonale) e 10 unità locali.

Con La delibera del Consiglio dei ministri del 14 gennaio 2017 si è prevista la partecipazione di  3 unità di personale della Polizia di Stato per il periodo dal 1° gennaio 2017 e fino al 31 dicembre 2017 alla richiamata  missione.


Operazione mare sicuro

Con la deliberazione adottata dal Consiglio dei ministri del 14 gennaio 2017 è stata prevista la proroga per il periodo dal 1° gennaio al 31 dicembre 2017 del potenziamento del dispositivo aeronavale nazionale di sorveglianza e di sicurezza nel Mediterraneo centrale, cosiddetta Operazione Mare Sicuro, autorizzata   per la prima volta dal D.L. n. 7/2015.

Obiettivi dell'operazione sono: corrispondere alle straordinarie esigenze di prevenzione e contrasto del terrorismo e assicurare la tutela degli interessi nazionali, incrementando adeguatamente gli assetti dell'ordinario dispositivo aeronavale di sorveglianza con l'impiego di ulteriori unità navali, con componente elicotteristica e aeromobili anche a pilotaggio remoto (APR) e gli eventuali ulteriori assetti di sorveglianza elettronica. In particolare l'operazione è mirata allo svolgimento delle seguenti attività:

  • sorveglianza e protezione delle piattaforme ENI nell'offshore libico
  • protezione delle unità navali nazionali impegnate in operazioni di ricerca e soccorso (SAR)
  • protezione del traffico mercantile nazionale nell'area
  • deterrenza e contrasto dei traffici illeciti
  • raccolta di informazioni sulle attività di gruppi di matrice terroristica nonché sull' organizzazione dei traffici illeciti e dei punti di partenza delle imbarcazioni.

L'Italia partecipa all'operazione Mare Sicuro con 700 unità di personale militare, con l'impiego di 4 mezzi navali e di 5 mezzi aerei. (per il 2016 era autorizzato l'impiego di 5 mezzi navali, di cui una nave anfibia tipo LPD con funzione di comando e controllo dell'intero dispositivo e capacità sanitarie, nonché di 4 mezzi aerei, anche a pilotaggio remoto).

Il fabbisogno finanziario dell'operazione  Mare sicuro  è stato stimato in euro 83.998.043.


Triton

Il 31 ottobre 2014 è stata avviata l'operazione congiunta, sotto il coordinamento di Frontex, Triton, con lo scopo di sostenere lo sforzo dell'Italia nel fronteggiare la pressione migratoria alla frontiera meridionale italiana. Fino al 31 dicembre 2014 l'operazione Triton e la missione italiana Mare nostrum sono proseguite in parallelo, mentre dal 1° gennaio 2015 è subentrata unicamente Triton.

I dettagli dell'operazione e l'entità dei mezzi necessari ad attuarla sono state concordate tra Frontex e l'Italia che figura come Paese ospite della missione. La Commissione europea ha inizialmente precisato che la nuova missione congiunta di Frontex presentava caratteri ben diversi dell'operazione Mare nostrum: l'obiettivo principale di Triton secondo tali dichiarazioni non era la ricerca e il salvataggio delle imbarcazioni dei migranti in pericolo bensì la sorveglianza delle frontiere esterne dell'Unione europea. Successivamente la Commissione europea ha tuttavia precisato che ove necessario le squadre impegnate nelle attività di Triton non si sarebbero sottratte agli obblighi del diritto internazionale e di quello europeo, intervenendo ove necessario, in soccorso dei migranti in pericolo di vita.
A tal proposito si ricorda che la disciplina di riferimento per la sorveglianza delle frontiere marittime dell'UE (il regolamento (UE) n. 656/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio del 15 maggio 2014, recante norme per la sorveglianza delle frontiere marittime esterne nel contesto della cooperazione operativa coordinata dall'Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europea) già impone ai soggetti coinvolti nelle operazioni congiunte azioni di salvataggio dei natanti in difficoltà. L'articolo 3 ( Sicurezza in mare) del regolamento prevede infatti che le misure adottate ai fini di un'operazione marittima sono attuate in modo da assicurare in ogni caso l'incolumità delle persone intercettate o soccorse, delle unità partecipanti o di terzi.
L'articolo 9 ( Situazioni di ricerca e soccorso) prevede, tra l'altro, che gli Stati membri osservino l'obbligo di prestare assistenza a qualunque natante o persona in pericolo in mare e durante un'operazione marittima e assicurino che le rispettive unità partecipanti si attengano a tale obbligo, conformemente al diritto internazionale e nel rispetto dei diritti fondamentali, indipendentemente dalla cittadinanza o dalla situazione giuridica dell'interessato o dalle circostanze in cui si trova.
Si segnala infine che il citato regolamento istitutivo della Agenzia europea della guardia costiera e di frontiera prevede tra i compiti dell'Agenzia l'assistenza agli Stati membri in circostanze che richiedono una maggiore assistenza tecnica e operativa alle frontiere esterne avviando interventi rapidi alle frontiere esterne degli Stati membri che fronteggiano sfide specifiche e sproporzionate, tenendo conto del fatto che alcune situazioni possono comportare emergenze umanitarie e il soccorso in mare, conformemente al diritto dell'Unione e al diritto internazionale.

L'area operativa di Triton è stata inizialmente più limitata rispetto all'area di Mare Nostrum, operando entro le 30 miglia dalle coste (italiana e maltese). Successivamente l'operazione è stata potenziata con l'estensione dell'area operativa: essa è stata ampliata fio a coprire le acque territoriali italiane nonché parti delle zone di ricerca e salvataggio (SAR) d'Italia e di Malta, estendendosi fino a 138 miglia a sud della Sicilia.

Il mandato di Frontex è stato inoltre ampliato per contribuire al contrasto del traffico di droga, della pesca illegale e dell'inquinamento marittimo.

Sotto l'egida dell'operazione Triton, l'Agenzia ha schierato 440 agenti, inclusi i membri dell'equipaggio dei mezzi dispiegati, gli addetti al coordinamento, e gli esperti che assistono nell'attuazione dell'approccio basato sui punti di crisi.

I punti di crisi (hotspot) sono zone alla frontiera esterna [dell'UE] interessata da una pressione migratoria sproporzionata dove sono state insediati sono centri specializzati per la registrazione e il rilevamento delle impronte digitali dei migranti in arrivo ai fin del follow up (presentazione di domande di asilo, rimpatri dei migranti irregolari). In Italia sono attualmente operativi punti di crisi a Lampedusa, Taranto, Trapani e Pozzallo.

Il dispiegamento è attualmente sostenuto da 12 navi, 4 aerei e 4 elicotteri. Partecipano all'operazione 26 Paesi. Le guardie impiegate dall'Agenzia nella missione assistono le autorità italiane anche nelle attività di registrazione dei migranti, e nella raccolta di intelligence sulle reti dei trafficanti che operano in Libia e negli altri Stati africani, anche in collaborazione con Europol.

L'11 luglio 2017 si è svolta una riunione tra l'Agenzia della guardia costiera e di frontiera europea (Frontex), le autorità italiane e quelle degli Stati membri partecipanti all'operazione Triton al fine di rafforzare il sostegno al nostro Paese nella gestione della crisi dei flussi migratori. In tale occasione è stata, tra l'altro, approvata l'istituzione di un gruppo di lavoro incaricato di presentare una proposta di revisione del piano operativo di Triton.

L'Agenzia e gli Stati membri hanno altresì approfondito le questioni emerse durante il Consiglio dell'UE informale di luglio, comprese le proposte relative al nuovo codice per le ONG e al rafforzamento della politica di rimpatrio dei migranti irregolari.

In tale occasione Frontex si è detta disponibile a rafforzare il proprio impegno nel contrasto alle reti del traffico di migranti, in particolare potenziando l'uso del sistema aereo di sorveglianza Multipurpose aerial surveillance (MAS), nonché ad aumentare la propria presenza negli hotspot per rendere più celeri l'identificazione e la registrazione dei migranti; molti Stati membri hanno altresì espresso l'intenzione di sostenere l'Italia nelle attività di rimpatrio, proponendo l'ampliamento delle strutture di detenzione per i migranti da rimpatriare.

Un primo incontro del gruppo di lavoro citato, al quale hanno partecipato funzionari di Frontex e autorità italiane, si è svolto il 24 luglio 2017.


Quadro riepilogativo

Di seguito è riportata una tabella di raffronto tra le missioni in Libia e nel Mediterraneo previste dal D.L. 67/2016 e quelle previste dalla deliberazione del C.d.M. del 14 gennaio 2017: