Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento difesa
Titolo: Deliberazione del Consiglio dei ministri del 14 gennaio 2017 - Autorizzazioni e proroghe di missioni internazionali - DOC. CCL n. 1
Serie: Documentazione e ricerche    Numero: 274
Data: 30/01/2017
Descrittori:
AUTORIZZAZIONI   MISSIONI INTERNAZIONALI DI PACE
PROROGA DI TERMINI     

 

 

Servizio Affari internazionali

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Dossier n. 25

 

 

 

 

 

 

 

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Documentazione e ricerche n. 274

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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INDICE

 

 

Schede di lettura

§  Premessa.. 3

§  La legge quadro sulle missioni internazionali 4

§  Le missioni militari e civili dell’Unione europea. 11

§  Missioni internazionali Europa (Schede 1-10) 14

§  Missioni internazionali Asia (Schede 11-21) 25

§  Missioni internazionali Africa (Schede 22-35) 34

§  Dispositivo aeronavale nazionale (Scheda 36) 50

§  Potenziamento dispositivi NATO (Schede 37-42) 52

§  Esigenze comuni a più teatri operativi delle FFAA  per l’anno 2017 (Scheda 43) 56

§  Supporto info-operativo a protezione delle Forze Armate (Scheda 44) 57

§  Iniziative di cooperazione allo sviluppo e di smistamento umanitario (Scheda 45) 58

§  Interventi di sostegno ai processi di pace, stabilizzazione e rafforzamento della sicurezza (Scheda 46) 60

§  Partecipazione alle iniziative delle Organizzazioni internazionali per la pace e la sicurezza (Scheda 47) 62

§  Contributo a sostegno delle forze di sicurezza afghane, comprese le forze di polizia (Scheda 48) 64

§  Interventi operativi di emergenza e di sicurezza (Scheda 49) 65

 

 


Schede di lettura

 


Premessa

 

 

Lo scorso 16 gennaio il Governo ha trasmesso alle Camere la deliberazione del Consiglio dei ministri concernente la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali ed alle iniziative di cooperazione allo sviluppo per il sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione.

La deliberazione, adottata nel Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017, è stata assunta ai sensi dell’articolo 2, comma 1 della legge n. 145 del 2017.

Si tratta, quindi, della prima deliberazione in materia di autorizzazione e proroga delle missioni internazionali adottata dal Governo successivamente all’entrata in vigore della richiamata legge n. 145 del 2016.

Alla delibera del Consiglio dei Ministri sono allegate 49 schede tecniche che costituiscono parte integrante del provvedimento trasmesso alle Camere.

 


La legge quadro sulle missioni internazionali

 

 

La legge n. 145 del 2016 (c.d. "legge quadro sulle missioni internazionali"), pubblicata nella Gazzetta ufficiale del 1° agosto 2016, reca una normativa di carattere generale riguardante le missioni internazionali con particolare riferimento ai profili concernenti il trattamento economico e normativo del personale impegnato in tali missioni e i ai molteplici e peculiari profili amministrativi che caratterizzano le missioni stesse.

Come noto la legge n. 145 del 2016 ha colmato il vuoto normativo rappresentato dall'assenza di una normativa di carattere generale riguardante le missioni internazionali con la conseguenza che in mancanza di una disciplina giuridica di riferimento  i molteplici profili di carattere giuridico e amministrativo connessi all'invio di personale militare all'estero sono stati di volta in volta regolati nell'ambito dei provvedimenti legislativi che finanziavano le missioni stesse. Ulteriore incertezza normativa ha riguardato le procedure interne in forza delle quali era possibile pervenire all'adozione della decisione riguardante il coinvolgimento delle truppe italiane nell'ambito delle missioni militari oltreconfine.

Nella corrente legislatura, sono stati adottati:

Ciò premesso la legge n. 145 del 2016 fissa il principio generale in base al quale le disposizioni in esso contenute si applicano al di fuori del caso della dichiarazione dello stato di guerra deliberato dalle Camere – nella potestà del Presidente della Repubblica in base all'articolo 87 della Costituzione - e in conformità ai principi dell'articolo 11 Cost., in base al quale l'Italia consente alle limitazioni di sovranità necessarie ad assicurare la pace e la giustizia tra le nazioni, favorendo le organizzazioni internazionali a tale scopo rivolte.

L’ambito di applicazione della legge è, pertanto circoscritto:

1.    alla partecipazione delle Forze armate, delle Forze di Polizia ad ordinamento militare o civile e dei corpi civili di pace a missioni internazionali istituite nell'ambito dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) o di altre organizzazioni internazionali cui l'Italia appartiene o comunque istituite in conformità al diritto internazionale, comprese le operazioni militari e le missioni civili di polizia e per lo stato di diritto dell'Unione europea (art. 1, comma 1);

2.    all'invio di personale e di assetti, civili e militari, fuori del territorio nazionale, che avvenga secondo i termini della legalità internazionale, delle disposizioni e delle finalità costituzionali, in ottemperanza agli obblighi di alleanze o ad accordi internazionali o intergovernativi, o per eccezionali interventi umanitari (art. 1, comma 1).

Viene, poi, definita la procedura da seguire per l'avvio (e l'eventuale proroga) del richiamato personale al fine di assicurare il coinvolgimento dei poteri costituzionali, nell'ambito delle relative attribuzioni, in ordine al relativo impiego.

Al riguardo, il primo passaggio procedurale è rappresentato dalla delibera del Consiglio dei ministri in ordine alla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali. Tale deliberazione dovrà essere adottata previa comunicazione al Presidente della Repubblica ed eventualmente convocando il Consiglio supremo di difesa, ove se ne ravvisi la necessità (art.2, comma 1).

Successivamente  (art.2, comma 2), le deliberazioni del Consiglio dei ministri dovranno essere comunicate alle Camere le quali tempestivamente;

1.    le discutono;

2.    con appositi atti di indirizzo, secondo le norme dei rispettivi regolamenti, le autorizzano, per ciascun anno, eventualmente definendo impegni per il Governo, ovvero ne negano l'autorizzazione.

Con riferimento al contenuto delle deliberazioni del Consiglio dei ministri, l’articolo 2, comma 2 precisa che  il Governo indica per ciascuna missione l'area geografica di intervento, gli obiettivi, la base giuridica di riferimento, la composizione degli assetti da inviare, compreso il numero massimo delle unità di personale coinvolte, nonché la durata programmata e il fabbisogno finanziario per l'anno in corso.

Al fine di garantire la massima informazione in merito alle missioni in corso si prevede lo svolgimento di una apposita sessione parlamentare sull'andamento delle missioni autorizzate,  da svolgere entro il 31 dicembre di ciascun anno (articolo 3).

In particolare, entro tale data (31 dicembre) il Governo, su proposta del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, di concerto con il Ministro della difesa e con il Ministro dell'interno per la parte di competenza, presenta alle Camere, per la discussione e le conseguenti deliberazioni parlamentari, una relazione analitica sulle missioni in corso, anche ai fini della loro prosecuzione per l'anno successivo, ivi inclusa la proroga della loro durata.

Tale relazione, anche con riferimento alle missioni concluse nell'anno in corso, precisa l'andamento di ciascuna missione e i risultati conseguiti, anche con riferimento esplicito alla partecipazione delle donne e all'adozione dell'approccio di genere nelle diverse iniziative per attuare la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 1325 del 31 ottobre 2000 e le risoluzioni successive, nonché i Piani d'azione nazionali previsti per l'attuazione delle stesse. La relazione analitica sulle missioni deve essere accompagnata da un documento di sintesi operativa che riporti espressamente per ciascuna missione i seguenti dati: mandato internazionale, durata, sede, personale nazionale e internazionale impiegato e scadenza, nonché i dettagli attualizzati della missione. La relazione è integrata dai pertinenti elementi di valutazione fatti pervenire dai comandi internazionali competenti con particolare riferimento ai risultati raggiunti, nell'ambito di ciascuna missione, dai contingenti italiani. Con la medesima relazione, il Governo riferisce sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione.

Per quanto concerne, poi, il profilo finanziario connesso alla partecipazione del personale civile e militare alle missioni internazionali, l’articolo 4 della legge n. 145 del 2016 ha previsto  l'istituzione, nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze, di un apposito Fondo, destinato al finanziamento della partecipazione italiana alle missioni internazionali , la cui dotazione è stabilita annualmente dalla legge di bilancio, ovvero da appostiti provvedimenti legislativi (comma 1).

 

Attualmente nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze, programma 5.8, cap. 3006/1 - Fondo per le missioni internazionali, ex articolo 4, comma 1 della legge n. 145 del 2016 -,  sono appostati per il 2017 fondi pari a 997 milioni di euro".

Ai sensi del comma 2 dell’articolo 4 gli importi del Fondo missioni destinati alle politiche di cooperazione allo sviluppo -per interventi per il sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione- sono impiegati nel quadro della programmazione triennale di cui all'articolo 12 della nuova Disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo, nonché nel rispetto del Capo IV della medesima legge.

 

Si ricorda che il richiamato articolo 12 ha previsto che un Documento triennale di programmazione e di indirizzo sulle attività di cooperazione, proposto dal Ministro degli esteri e della cooperazione, sia approvato dal Consiglio dei Ministri entro il 31 marzo di ogni anno. Tale Documento individua le linee generali d’indirizzo strategico triennale della cooperazione allo sviluppo. Si ricorda altresì che il Capo IV della richiamata legge disciplina l'Agenzia per la cooperazione allo sviluppo, la Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo e il Comitato congiunto per la Cooperazione allo sviluppo.

 

Le risorse del Fondo sono ripartite tra le missioni in corso con uno o più DPCM, adottati su proposta dei Ministri degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, della Difesa, dell'Interno e dell'Economia e delle finanze. Gli schemi di tali atti corredati di relazione tecnica esplicativa, sono trasmessi alle Commissioni competenti per materia che devono rendere il parere entro 20 giorni dalla relativa assegnazione.

il Governo, qualora non intenda conformarsi ai pareri parlamentari, trasmette nuovamente i testi alle Camere con le sue osservazioni e con eventuali modificazioni, corredate dei necessari elementi integrativi di informazione e motivazione. I pareri definitivi delle Commissioni competenti per materia e per i profili finanziari sono espressi entro il termine di dieci giorni dalla data della nuova trasmissione. Decorso tale termine, i decreti possono essere comunque adottati.

Ulteriori disposizioni regolano poi, il trattamento economico e assicurativo del personale impiegato nelle missioni internazionali e la normativa penale ad essi applicabile.[1]


Le missioni militari e civili dell’Unione europea

(a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea
della Camera dei deputati)

 

 

Missioni nell’ambito della PSDC si sono svolte nei seguenti paesi e territori: ex Repubblica jugoslava di Macedonia, Kosovo, Bosnia-Erzegovina, Territori palestinesi occupati, Guinea-Bissau, Repubblica democratica del Congo, Sudan/Darfur, Ciad, Repubblica centrafricana, Somalia, Afghanistan, Moldova, Ucraina, Iraq, Georgia e Aceh (una provincia dell’Indonesia).

Si tratta in larga parte di azioni a sostegno di riforme della polizia, del sistema giudiziario e delle dogane e di rafforzamento della capacità, che facilitano accordi di cessazione delle ostilità e ne assicurano il rispetto. Possono essere decise missioni nell’ambito della PSDC anche con finalità specifiche, come la sorveglianza delle frontiere o la lotta contro la pirateria.

Si ricorda che, sulla base del piano di attuazione della Strategia globale in materia di sicurezza e difesa approvato dal Consiglio dell’UE del 14 novembre 2016, l’Alta Rappresentante, Federica Mogherini, dovrebbe presentare nel corso del 2017 una proposta per l’istituzione di una capacità permanente di pianificazione operativa e conduzione a livello strategico per le missioni militari senza compiti esecutivi.

Si ricorda in proposito che Italia, Germania, Francia e Spagna, in un documento comune presentato il 26  settembre 2016 e contente proposte per rafforzare la politica di sicurezza e difesa dell’UE, hanno proposto di rafforzare la capacità dell’UE di pianificare e condurre missioni PSDC, in particolare istituendo un Quartier generale europeo per le missioni PSDC e prevedendo un meccanismo adeguato per il loro finanziamento.

 

 

Missioni operative

 

Le missioni militari dell’UE attualmente operative sono 6:

·      EUFOR ALTHEA, lanciata nel 2004 per il mantenimento della sicurezza in Bosnia-Erzegovina;

·      EUNAVFOR ATLANTA, missione navale istituita nel 2008 per contrastare le azioni di pirateria sulle coste della Somalia;

·      EUTM SOMALIA, missione lanciata nel 2010 e con sede in Uganda;

·      EUTM MALI, lanciata nel febbraio del 2013 con lo scopo di fornire, nel sud del Mali, formazione e consulenza militare alle forze armate maliane (FAM);

·      EUFOR RCA, istituita nel febbraio 2014 nella Repubblica centrafricana;

·      EUNAVFOR MED, missione navale istituita nel giugno 2015 a fini di lotta contro i trafficanti di esseri umani nel Mediterraneo, con una prima fase orientata alla raccolta di informazioni di intelligence e due successive che riguardano la caccia attiva ai trafficanti, prima in acque internazionali, poi nelle acque territoriali e interne della Libia, previo mandato delle Nazioni Unite e approvazione del paese interessato.

 

 

Le missioni civili dell’UE attualmente operative sono 10:

 

·      EULEX KOSOVO, istituita nel 2008, sullo stato di diritto e il sistema giudiziario;

·      EU BAM MOLDAVIA E UCRAINA, istituita nel 2005, per il controllo delle frontiere, in particolare nella regione della Transnistria;

·      EU BAM RAFAH, istituita nel 2005, per il controllo di frontiera al valico di Rafah, tra la striscia di Gaza e l’Egitto;

·      EUPOL COOPS, istituita nel 2006, e volta a contribuire alla creazione di un dispositivo di polizia sostenibile ed efficace nei territori palestinesi, presta consulenza alle autorità palestinesi in materia di giustizia penale e aspetti dello stato di diritto;

·      EUMM GEORGIA, istituita nel 2008, missione di monitoraggio al fine di contribuire al ristabilimento e la normalizzazione dell’area;

·      EUCAP SAHEL NIGER, istituita nel 2012 a sostegno delle autorità nigeriane nello sviluppo di capacità proprie di lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo nel Sahel;

·      EUCAP SAHEL-MALI, anch’essa istituita nel 2015, a fini di sostegno alle forze di sicurezza interna del Mali.

·      EUCAP NESTORE, istituita nel 2012 in Somalia con il fine di rafforzare la capacità degli Stati della regione del Corno d’Africa e dell’Oceano Indiano occidentale a gestire efficacemente le rispettive acque territoriali;

·      EUBAM LIBIA, istituita nel 2013 con l’obiettivo di fornire alle autorità libiche sostegno per sviluppare la capacità di accrescere la sicurezza delle frontiere terrestri, marine e aeree, a breve termine, e per implementare una strategia più ampia di gestione integrata delle frontiere a più lungo termine. Per l’evolversi della situazione politica e di sicurezza interna alla Libia, a partire dall’agosto del 2014 la missione ha la sua base operativa in Tunisia;;

·      EUAM UCRAINA, istituita nel 2015, per la riforma del settore della sicurezza civile in Ucraina;

 

 

Il finanziamento delle Missioni PSDC: il meccanismo Athena

 

L’art. 41 del Trattato sull’Unione europea prevede che le spese:

·     amministrative in ambito PESC siano a carico del Bilancio dell’UE;

·     operative siano anch’esse a carico del Bilancio dell’UE, ad eccezione di quelle derivanti da operazioni nel settore militare o della difesa (a meno che il Consiglio non decida altrimenti all’unanimità) che sono a carico degli Stati membri secondo un criterio di ripartizione basato sul prodotto nazionale lordo (a meno che il Consiglio, deliberando all'unanimità, non stabilisca altrimenti).

Da ciò deriva che le spese operative per le missioni civili rientrano tra quelle a carico del bilancio dell’UE.

Per le missioni UE nel settore militare o della difesa si applica dunque la regola per cui i costi sono sostenuti direttamente dagli Stati membri (“Costs lie where they fall”). 

Per alcuni dei costi relativi ad operazioni militari è stato predisposto fin dal 2004 un meccanismo denominato “meccanismo Athena”, concepito per amministrare, sulla base di contributi degli Stati membri in proporzione dei rispettivi PIL nazionali, il finanziamento di una serie di spese definite come comuni dalla decisione istitutiva del meccanismo Athena (l’elenco dei costi comuni a carico di Athena è ampliabile dal Consiglio o se richiesto dal Comandante dell’operazione e dal Comitato speciale che gestisce il meccanismo Athena, composto da rappresentanti degli Stati membri).

In pratica solo una parte molto limitata delle spese relative alle operazioni militari di gestione crisi è messa in comune (stimata tra il 10 ed il 20% a seconda della natura dell’operazione). Al meccanismo Athena partecipano tutti gli Stati membri ad eccezione della Danimarca, che ha un opt-out sulla PSDC. L’Italia contribuisce al meccanismo Athena, secondo un criterio di ripartizione basato sul prodotto nazionale lordo, per 12,10%.

Il Consiglio europeo del 15 dicembre 2016 ha auspicato una revisione globale del meccanismo Athena entro la fine del 2017.

 


 

Missioni internazionali
Europa
(Schede 1-10)

 

 

Le schede da 1 a 10, allegate alla deliberazione del Consiglio dei ministri del 14 gennaio 2017, si riferiscono alla proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2017, della partecipazione di personale militare e civile alle missioni internazionali che si svolgono in Europa.

 

Ulteriori missioni in Europa sono previste dalle schede da 36 a 42.

 

Al riguardo, si segnala che, da ultimo, in relazione all’anno 2016 le autorizzazioni di spesa relative alle missioni in Europa sono state previste dall’articolo 1, commi 1- 8, del decreto legge n. 67 del 2016.

In particolare, il richiamato decreto ha riguardato le seguenti missioni in Europa:

1.     Joint Enterprise nei Balcani (KFOR, MSU, MLO Belgrado, NATO HQ Sarajevo, NLO Skopje - art. 1,co.I);

2.     European Union Rule of Law Mission in Kosovo (EULEX Kosovo - art.1 co.1 e 4);

3.     United Nations Mission      in Kosovo (UNMIK- art. 1, co.4)

4.     EUFOR ALTHEA in Bosnia-Erzegovina (art.1,co.2);

5.     Missione bilaterale di cooperazione delle Forze di polizia italiane in Albania e nei Paesi dell'area balcanica (art.1,co.3);

6.     United Nations Peacekeeping Force in Cyprus (UNFICYP - art.l, co. 6);

7.     NATO Active Endeavour nel Mar Mediterraneo (art.1,co.7);

EUNAVFOR MED operazione SOPHIA (art.l. co.8).

 

Il decreto legge n. 67 del 2016 ha, altresì,  autorizzato la spesa relativa alla partecipazione del personale militare al potenziamento dei seguenti dispositivi nazionali e della NATO:

1.     dispositivo aeronavale nazionale nel Mar Mediterraneo, denominato "Mare sicuro" (art. 4,co.7);

2.     dispositivo NATO a difesa dei confini sud-orientali dell'Alleanza, denominato "Active Fence" (art.4,co.8);

3.     dispositivo NATO per la sorveglianza dello spazio aereo dei Paesi membri dell'Europa orientale e dell'area sud-orientale dell'Alleanza (art. 4, co. 9);

4.     dispositivo NATO per la sorveglianza navale dell'area sud dell'Alleanza

5.     (art.4, co. 10)

 

Nello specifico, la scheda n. 1 riguarda la proroga,  dal 1° gennaio al 31 dicembre 2017, della partecipazione di personale militare alla missione NATO Joint Enterprise nei Balcani, da ultimo prevista nel comma 1 dell’articolo 1 del D.L. 67/2016..

 

L’operazione Joint Enterprise è una missione della NATO svolta nell'area balcanica, con compiti di attuazione degli accordi sul «cessate il fuoco», di assistenza umanitaria e supporto per il ristabilimento delle istituzioni civili. La missione è frutto della riorganizzazione della presenza della NATO nei Balcani operata alla fine del 2004 in coincidenza col termine dell'operazione "Joint Forge" in Bosnia Erzegovina e con il passaggio delle responsabilità delle operazioni militari dalle forze NATO (SFOR) a quelle della Unione Europea (EUFOR). Le autorità NATO decisero, infatti, l'unificazione di tutte le operazioni condotte nei Balcani in un unico contesto operativo (definito dalla Joint Operation Area) dando origine il 5 aprile 2005 all'Operazione "Joint Enterprise". 

L'operazione Joint Enterprise comprende, pertanto, le attività di KFOR, MSU, ed i NATO Head Quarters di Skopje, Tirana e Sarajevo.

 

L’Italia partecipa alla missione Joint Enterprise nei Balcani con 538 unità di personale militare. La scheda in esame, fa, inoltre, presente che saranno inviati 202 mezzi terrestri e una unità aerea.

Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 78.599.769.

 

Le successive schede 2, 3 e 4 recano informazioni in merito alla proroga della partecipazione di personale militare e civile alla missione EULEX Kosovo (European Union Rule of Law Mission in Kosovo).

 

Si ricorda che la missione EULEX Kosovo, istituita con l’Azione comune 2008/124/PESC del Consiglio del 4 febbraio 2008, modificata e prorogata, da ultimo, fino al  14 giugno 2018 dalla decisione 2016/947/PESC del Consiglio dell’Unione europea del  14  giugno 2016, opera nella cornice della risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU 1244 del 10 giugno 1999 (la stessa cha ha istituito la missione UNMIK), con la quale si è decisa la presenza in Kosovo di una amministrazione civile internazionale incaricata, in una fase finale, di supervisionare il trasferimento dell’autorità dalle istituzioni kosovare provvisorie a istituzioni create in base a un accordo politico, nonché il mantenimento dell’ordine pubblico con l’istituzione di forze di polizia locali ottenuto dispiegando, nel frattempo, personale internazionale di polizia.

La missione, pertanto, sostiene le istituzioni, le autorità giudiziarie e i servizi di contrasto kosovari nell’evoluzione verso la sostenibilità e la responsabilizzazione del Paese, supportando, in particolare, lo sviluppo e il rafforzamento dei sistemi giudiziario, di polizia e doganale e favorendo, altresì, l’adesione di tali sistemi alle norme riconosciute a livello internazionale.

 

Nello specifico la scheda 2 attiene alla  proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2017, della partecipazione di personale militare alla missione EULEX Kosovo (European Union Rule of Law Mission in Kosovo), da ultimo prevista dal comma 1, lettera a), dell’articolo 1 del D.L. 67/2016.

L’Italia partecipa alla missione con 4 unità di personale della polizia di Stato. Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 322.283.

 

A sua volta la successiva scheda 3 fa riferimento alla proroga, per il medesimo periodo, della partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione EULEX Kosovo (European Union Rule of Law Mission in Kosovo) da ultimo prevista dal comma 4 dell’articolo 1 del D.L. 67/2016.

L’Italia partecipa alla missione con 23 unità di personale della polizia di Stato. Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 1.379.46

 

Infine la successiva scheda 4 autorizza, anch’essa dal 1° gennaio al 31 dicembre 2017. la proroga della partecipazione di due magistrati collocati fuori ruolo alla missione dell'Unione europea denominata European Union Rule of Law Mission in Kosovo (EULEX Kosovo), da ultimo prevista dal comma 5 dell’articolo 1 del D.L. 67/2016.

Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 115.000.

 

La scheda n.5 fa riferimento alla partecipazione di una unità di personale della Polizia di Stato alla missione UNMIK (United Nations Mission in Kosovo), di cui al comma 4 dell’articolo 1 del D.L. 67 del 2016.

Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 63.560.

 

UNMIK (United Nations Mission In Kosovo) è stata istituita dalla risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU 1244 del 10 giugno 1999 che ha autorizzato la costituzione di una amministrazione civile provvisoria, guidata dalle Nazioni unite, per favorire un progressivo recupero di autonomia nella provincia del Kosovo, devastata dalla guerra. La missione, che lavora a stretto contatto con i leader politici locali e con la popolazione, svolge un ruolo molto ampio, coprendo settori che vanno dalla sanità all’istruzione, dalle banche e finanza alle poste e telecomunicazioni.

Si ricorda che il Segretario generale dell’ONU ha deciso, il 12 giugno 2008, una riconfigurazione di UNMIK, principalmente nel settore del rule of law in vista di un passaggio di consegne alla missione EULEX, finalizzato ad un alleggerimento della stessa UNMIK. In seno alla missione è costituita un'unità di intelligence contro la criminalità (Criminal Intelligence Unit - C.I.U.), di supporto alla Amministrazione Provvisoria, anche per quanto riguarda i conflitti interetnici.

 

La scheda 6 fa riferimento alla proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2017, della partecipazione di personale militare alla missione ALTHEA dell’Unione Europea in Bosnia-Erzegovina - all’interno della quale opera anche la missione IPU (Integrated Police Unit), di cui al comma 2 dell’articolo 1 del D.L. 67/2016.

L’Italia partecipa alla missione con 5 unità di personale militare. Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 274.979

 

La missione dell'UE ALTHEA - prevista dall'azione comune 2004/570/PESC adottata dal Consiglio dell'Unione europea il 12 luglio 2004 a seguito della risoluzione 1551 (2004) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, richiamata dalla risoluzione 2315 (2016) è stata avviata il 2 dicembre 2004 rilevando le attività condotte dalla missione SFOR della NATO in Bosnia-Erzegovina, conclusasi a seguito della decisione, assunta dai Capi di Stato e di Governo dell'Alleanza al vertice di Istanbul (28-29 giugno 2004) di accettare il dispiegamento delle forze dell'UE sulla base di un nuovo mandato delle Nazioni Unite (Risoluzione n. 1551 del 9 luglio 2004). L'operazione si svolge avvalendosi di mezzi e capacità comuni della NATO; il compito della missione è quello di continuare a svolgere il ruolo specificato dall'accordo di pace di Dayton in Bosnia-Erzegovina e di contribuire a un ambiente sicuro, necessario per l'esecuzione dei compiti fondamentali previsti dal piano di attuazione della missione dell’Ufficio dell’Alto rappresentante e dal Processo di stabilizzazione e associazione).

Con la risoluzione 2315 (2016) adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite l’8 novembre 2016, è stato confermato il riconoscimento alla missione del ruolo principale per la stabilizzazione della pace sotto gli aspetti militari, da svolgere in collaborazione con il NATO HQ presente a Sarajevo, e il relativo mandato è stato rinnovato per un periodo di dodici mesi, fino al 8 novembre 2017.

Nell'ambito della missione ALTHEA operano forze di polizia ad ordinamento militare, EUROGENDFOR, (European Gendarmerie Force), destinate al contrasto alle organizzazioni criminali ed alla sicurezza della Comunità internazionale.

L’Arma dei carabinieri costituisce una componente di tali forze, denominata IPU (Integrated Police Unit), con sede a Sarajevo.

 

A sua volta la scheda 7 concerne la proroga,  dal 1° gennaio al 31 dicembre 2017, della partecipazione di personale militare al programma delle Forze di polizia italiane (Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Corpo della Guardia di Finanza) in Albania e nei paesi dell’area balcanica, di cui al comma 3 dell’articolo 1 del D.L. 67/2016.

L’Italia partecipa alla missione con 57 unità di personale militare. Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 6.028.081

 

I programmi di cooperazione sono svolti nell’ambito del protocollo d'intesa (cosiddetto Bilaterale Interni) firmato a Roma il 17 settembre 1997 dai Ministri degli interni italiano e albanese, che prevede l'impegno italiano ad affiancare i vertici delle amministrazioni albanesi con esperti delle Forze di polizia nazionali, per cooperare nella riorganizzazione delle strutture di polizia albanesi. Il compito è affidato ad una missione, composta da nuclei distinti: uno centrale, uno di frontiera marittima, e da nuclei territoriali.

 

La scheda 8 attiene alla proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2017, della partecipazione di personale militare alla missione UNFICYP (United Nations Peacekeeping Force in Cyprus) delle Nazioni Unite a Cipro, di cui al comma 6 dell’articolo 1 del D.L. 67/2016.

L’Italia partecipa alla missione con 4 unità di personale militare. Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 265.659.

 

 

UNFICYP (United Nations Peacekeeping Force in Cyprus), autorizzata con le risoluzioni 1251 (1999), 1642 (2005), 2168 (2015) e 2263 (2016) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, richiamate, da ultimo, dalla risoluzione 2300 (2016) adottata dal Consiglio di sicurezza il 26 luglio 2016, che ne ha esteso il mandato fino al 31 gennaio 2017, è stata istituita dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU, con la risoluzione 186/1964, in seguito alla rottura dell’equilibrio stabilito a Cipro dalla Costituzione del 1960. L'indipendenza di Cipro fu concessa dall’Inghilterra nel 1960 sulla base di una Costituzione che garantiva gli interessi sia della comunità greca che di quella turco-cipriota. Questo equilibrio si ruppe nel dicembre 1963 e, a seguito dei disordini e delle tensioni fra le due comunità, il Consiglio di Sicurezza decise di costituire l’UNFICYP, una forza di mantenimento della pace con il compito di prevenire gli scontri e di contribuire al ristabilimento dell’ordine e della legalità nell’isola.

A seguito del colpo di stato del luglio 1974 e del successivo intervento militare della Turchia, le cui truppe hanno ottenuto il controllo della parte settentrionale dell’isola, il mandato di UNFICYP è stato ulteriormente rafforzato per consentire alla Forza di espletare nuovi compiti, tra i quali il controllo del cessate il fuoco in vigore “de facto” dall’agosto 1974. La mancanza di un accordo di pace ha reso ancora più difficile lo svolgimento di questo compito, dato che la missione è stata costretta a fronteggiare ogni anno centinaia di incidenti.

Attualmente UNFICYP: investiga e interviene sulle violazioni del cessate il fuoco e dello status quo, vigila sulla inviolabilità della zona cuscinetto; coopera con le polizie cipriota e turco-cipriota; si adopera per il ristabilimento della normalità nella zona cuscinetto; svolge attività umanitarie; assiste le due comunità su questioni quali la fornitura di elettricità e di acqua; fornisce assistenza medica di emergenza; consegna la posta e i messaggi della Croce Rossa attraverso le due linee. UNFICYP ha sede a Nicosia.

Nel suo ambito opera UNPOL con compiti di monitoraggio presso le stazioni di Polizia nella "buffer zone".

 

La scheda 9 attiene alla missione Sea guardian della NATO che subentra alla missione Active endeavour nel Mediterraneo.

L’Italia partecipa alla missione con 287 unità di personale militare per una media annua di 75 unità in funzione dei giorni di impiego. Si prevede, inoltre, l’invio di 2 unità navali e 2 unità aeree.

Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 17.537.952 fino al 31 dicembre 2017.

 

In relazione alla missione in esame si osserva che la relativa scheda fa riferimento alla “proroga della partecipazione militare all’operazione NATO “Sea Guardian” non qualificando, dunque,  l’operazione come una nuova missione.

 

Active Endevour si è concretizzata nel dispiegamento nel Mediterraneo, a partire dal 9 ottobre 2001, della Forza Navale Permanente della NATO nel Mediterraneo (STANAVFORMED). Il dispiegamento è stato disposto a seguito della decisione del Consiglio Nord Atlantico del 3 ottobre  2001, relativo all’applicazione dell’articolo 5 del Trattato di Washington, in conseguenza degli avvenimenti dell’11 settembre. Compito della missione è stato quello di monitorare il flusso del traffico delle merci via mare nella regione, stabilendo contatti con le navi mercantili che vi transitano. L’operazione è stata effettuata nel contesto della lotta al terrorismo internazionale e dei controlli antipirateria marittima. Dal 16 marzo 2004 la NATO ha esteso a tutto il Mediterraneo l'area di pattugliamento. Nel gennaio 2005, a seguito dell’integrazione nella NRF (NATO Response Force) la STANAVFORLANT e la STANAVFORMED sono state rispettivamente rinominate SNMG-1 (Standing NRF Maritime Group 1) e SNMG-2 (Standing NRF Maritime Group 2).

A seguito del Summit di Varsavia di luglio 2016, la NATO ha stabilito di implementare la missione Active Endeavour, reindirizzandola verso l’operazione denominata "Sea Guardian", che verrà condotta in sinergia con l'operazione "Sophia" e in coordinamento con le iniziative che assumerà la Guardia Costiera e di Frontiera "Frontex", della Unione Europea.

A differenza della missione Active Endevour, l’operazione Sea Guardian non è condotta  in base alla clausola di difesa collettiva dell’Alleanza di cui all’articolo 5 del Trattato. Tuttavia, specifica la scheda, “potrebbe avere una componente basata su tale clausola , se il Consiglio Nord Atlantico (NAC)  deciderà in tal senso. L’Operazione Sea Guardian rientra sotto il Comando Marittimo Alleato (HQ MARCOM) con sede a Northwood (Regno Unito).

La missione Sea Guardian si propone di assolvere ad una vasta gamma di compiti tra cui la sorveglianza degli spazi marittimi di interesse, il contrasto alla minaccia terroristica e formazione  a favore delle forze di sicurezza dei paesi rivieraschi (c.d. capacity building). A questi compiti già svolti dalle forze marittime NATO, possono aggiungersi quelli di garanzia della libertà di navigazione, di interdizione marittima, di contrasto alla proliferazione delle armi di distruzione di massa e di protezione delle infrastrutture sensibili.

Il scheda 10 attiene alla proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2017, della partecipazione di personale militare all’operazione dell’Unione europea nel Mediterraneo centromeridionale denominata EUNAVFOR MED operazione SOPHIA, di cui all’articolo 1, comma 8, del D.L. 67/2016.

L’Italia partecipa alla missione con 585 unità di personale militare. Si prevede, inoltre, l’invio di 1 unità navale e 2 unità aeree.

Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 43.149.186.

 

In relazione alla missione in esame il Consiglio affari esteri dell'UE, nella riunione del 22 giugno 2015, ha deciso l'avvio dell'operazione navale militare, denominata EUNAVFOR MED, volta a contribuire a smantellare le reti del traffico e della tratta di esseri umani nel Mediterraneo centromeridionale. La missione - condotta nell'ambito della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) - è stata approvata dal Consiglio affari del 18 maggio 2015 con la decisione 2015/778, sulla base del mandato conferito dal Consiglio europeo straordinario del 23 aprile 2015. La missione consente di adottare misure sistematiche per individuare, fermare ed eliminare imbarcazioni e mezzi usati o sospettati di essere usati dai passatori o dai trafficanti, in conformità del diritto internazionale applicabile, incluse l'UNCLOS e le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Oltre all'Italia, partecipano alla missione i seguenti 21 Stati membri: Belgio, Bulgaria, Cipro, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito, Repubblica ceca, Romania, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria. Il comando operativo di EUNAVFOR MED ha sede a Roma e comandante dell'operazione è stato nominato l'ammiraglio di divisione Enrico Credendino. La missione ha una durata iniziale di 2 mesi per la fase preparatoria e 12 mesi per quella operativa.

La missione EUNAVFOR MED è condotta in 3 fasi:

 

    in una prima fase, sostiene l'individuazione e il monitoraggio delle reti di migrazione attraverso la raccolta d'informazioni e il pattugliamento in alto mare conformemente al diritto internazionale;

    in una seconda fase,

a) procede a fermi, ispezioni, sequestri e dirottamenti in alto mare di imbarcazioni sospettate di essere usate per il traffico e la tratta di esseri umani, alle condizioni previste dal diritto internazionale applicabile, in particolare UNCLOS e protocollo per combattere il traffico di migranti;

b) conformemente alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite applicabili o al consenso dello Stato costiero interessato, procede a fermi, ispezioni, sequestri e dirottamenti, in alto mare o nelle acque territoriali e interne di tale Stato, di imbarcazioni sospettate di essere usate per il traffico e la tratta di esseri umani;

 in una terza fase, conformemente alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite applicabili o al consenso dello Stato costiero interessato, adotta tutte le misure necessarie nei confronti di un'imbarcazione e relativi mezzi, anche eliminandoli o rendendoli inutilizzabili, che sono sospettati di essere usati per il traffico e la tratta di esseri umani, nel territorio di tale Stato, alle condizioni previste da detta risoluzione o detto consenso.

Per la piena operatività della missione nella seconda parte della seconda fase (v. sopra punto b) e nella terza fase è necessario un mandato internazionale attraverso una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU.

Il controllo politico e la direzione strategica della missione è esercitato dal Comitato politico di sicurezza, organo preparatorio del Consiglio per le materie relative alla della politica estera e di sicurezza comune e della politica sicurezza e di difesa comune

Il Consiglio affari generali del 14 settembre 2015 ha adottato una valutazione positiva sulla sussistenza delle condizioni per passare alla prima parte della seconda fase in alto mare dell'EUNAVFOR MED, in quanto l'operazione navale ha raggiunto tutti gli obiettivi militari relativi alla prima fase, incentrati sulla raccolta e l'analisi di informazioni e intelligence.

Il 16 settembre 2015 si è svolta a Bruxelles la conferenza per la generazione delle forze volta a definire il contributo degli Stati partecipanti per la seconda fase della missione.

Nella prima fase la missione sono state impiegate: la portaerei italiana Cavour in qualità di nave ammiraglia dell'operazione navale, 8 unità navali, 12 unita aeree, con l'ausilio di circa mille uomini.

Il 28 settembre 2015 il Comitato politico e di sicurezza dell'UE ha deciso di avviare la prima parte della seconda fase (v. sopra punto a) a partire dal 7 ottobre 2015 ed ha approvato delle regole di ingaggio.

Il Comitato politico ha, inoltre, deciso, di ribattezzare l'operazione EUNAFOR Med "Sophia" dal nome di una bambina nata sulla nave militare tedesca Schleswig-Holstein, nel corso di una operazione di soccorso effettuata il 22 agosto scorso.

La transizione alle fasi successive sarà oggetto di una ulteriore valutazione da parte del Consiglio dell'UE e decisione del Comitato politico e di sicurezza.

La missione coopera con le pertinenti autorità degli Stati membri ed è previsto prevede un meccanismo di coordinamento con le agenzie dell'Unione Frontex, Europol, Eurojust, Ufficio europeo di sostegno all'asilo e le altre missioni PSDC.

Il 9 ottobre 2015 il Consiglio di Sicurezza ha votato quasi all'unanimità l'autorizzazione all'uso della forza nelle operazioni militari al largo della Libia contro il traffico illegale di migranti. La risoluzione 2240/2015 è stata infatti votata da tutti i membri permanenti e non permanenti del CdS, a eccezione del Venezuela che si è astenuto. La Risoluzione ONU 2240-2015 è adottata sotto il vigore del Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite, che autorizza l'uso della forza in caso di minaccia militare e non militare alla sicurezza nazionale di uno Stato membro, consentendo tutte l'adozione delle azioni militari (articolo 42) e non militari (articolo 41) per porre fine a questa minaccia. La risoluzione non autorizza azioni in acque territoriali libiche o sulla costa, azioni previste invece nella terza fase dell'operazione.

 

Il 22 dicembre 2015 è stato firmato un memorandum di intesa volto a rafforzare la cooperazione tra la missione EUNAVFOR MED e Europol, in particolare, al fine di individuare e smantellare la rete criminale nel traffico di rifugiati nel sud del Mediterraneo. Al febbraio 2016, la missione ha contribuito a soccorrere più di 9000 persone , sequestrare 7 6 imbarcazioni e a consegnare alle autorità italiane 48 persone accusate di traffico di migranti.

Da ultimo la risoluzione UNSCR 2312 (2016), adottata il 6 ottobre 2016 conferma fino al 6 ottobre 2017 quanto deciso nella risoluzione 2240/2015.

 

 


 

Di seguito è riportata una tabella di raffronto tra le missioni in Europa previste dal D.L. 67/2016 e quelle previste dalla deliberazione del C.d.M. del 14 gennaio 2017

 

AREA

MISSIONE

FINANZIAMENTI

MILITARI  E FORZE DI POLIZIA IN TEATRO

 

 

 

 

2016

 

2017

(Previsioni di spesa)

 

 

    1°gennaio  -

31  dicembre                    

articolo

    1°gennaio  -

31  dicembre                    

scheda

2016

2017

DL 67/2016

 

 

delibera

 

EUROPA

BALCANI  Joint Enterprise[2]

 EULEX Kosovo

78.490.544

art.1 (co.1)

lett. a) e b)

78.599.769

322.283

1

2

542

 

538+4[3]

 

Bosnia Erzegovina ALTHEA - IPU[4]

276.355

art.1 (co.2)

274.979

6

5

5

ALBANIA E BALCANI      Forze di Polizia e GDF

5.848.471

art.1 (co.3)

6.028.081

7

48

31[5]

57

EULEX Kosovo (Polizia di Stato)

1.366.850

art.1 (co.4)

1.379.460

3

23

23

UNMIK Kosovo (Polizia di Stato)

63.720

art.1 (co.4)

63.560

5

1

1

EULEX Kosovo         2 magistrati fuori ruolo

114.027

art.1 (co.5)

115.000

4

 

 

UNFICYP Cipro

266.387

art.1 (co.6)

265.659

8

4

4

Active Endeavour Mediterraneo (ora Sea Guardian)

19.169.029

art.1 (co.7)

17.537.952

9

75

75

EUNAVFOR MED

69.799.938

art.1 (co.8)

43.149.186

10

817

585

Potenziamentoo dispositivo aeronavale di sicurezza nel Mediterraneo Centrale (MARE SICURO)

90.243.262

art.4(co.7)

  83.998.043

36

753 

 700

NATO                   Active Fence

a difesa dei confini sud-orientali

 

7.281.146[6]

 

art.4 (co.8)

11.794.944

37

130

130

NATO  sorveglianza aerea dell'area sud-orientale

 

950.025[7]

 

art.4 (co.9)

1.896.692

38

 - 

6

NATO per la sorveglianza navale dell'area sud dell'Alleanza

 

 

 908.017[8]

 

 

art.4(co.10)  

1.816.033

39  

44

13

Potenziamento della presenza NATO in Lettonia

-

 

20.040.144

40

-

105

Potenziamento della presenza NATO in Bulgaria

-

 

11.560.544

41

-

36

Partecipazione di personale militare all’Interim Air Policy della NATO in Islanda

-

 

3.011.120

42

-

8

 


 

Missioni internazionali
Asia
(Schede 11-21)

 

 

Le schede da 11 a 21, allegate alla deliberazione del Consiglio dei ministri del 14 gennaio 2017, si riferiscono alla proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2017, della partecipazione di personale militare e civile alle missioni internazionali che si svolgono in Asia.

 

Al riguardo, si segnala che, da ultimo, in relazione all’anno 2016 le autorizzazioni di spesa relative alle missioni in Asia sono state previste dall’articolo 2, commi 1-9, del decreto legge n. 67 del 2016.

In particolare, il richiamato decreto ha riguardato le seguenti missioni in Asia:

 

1.     NATO Resolute Suppor/ Mission in Afghanistan (art. 2, co.1);

2.     EUPOL Afghanistan (art.2, co.1);

3.     personale militare impiegato negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrain, Qatar e a Tampa per le esigenze connesse con le missioni in Medio Oriente e Asia (art.2, co. 2);

4.     United Nations Interim Force in Lebanon (UNIFIL -art.2, co.4);

5.     Missione bilaterale di addestramento delle forze armate libanesi (art.2 co.4);

6.     Temporary International Presence in Hebron (TIPH2 -art.2,co.5);

7.     Missione bilaterale di addestramento delle forze di sicurezza palestinesi (art.2,co.5);

8.     European Union Border Assistence Mission in Rafah (EUBAM Rafah- art.2, co.6);

9.     European Union Police Mission for the Palestinian Territories  (EUPOL COPPS -art. 2, co.7)

10.  Coalizione internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh art. 2, co.

 

Nello specifico, la scheda 11 attiene alla proroga dal 1° gennaio al 31 dicembre 2017 della partecipazione di personale militare alla missione NATO  in Afghanistan denominata Resolute Support Mission, di cui al comma 1 dell’articolo 2 del D.L. 174/2014, incluso il personale del Corpo militare volontario della Croce rossa.

L’Italia partecipa alla missione con 900 unità di personale militare. Si prevede, altresì, l’invio di 148 mezzi terrestri e 8 mezzi aerei. Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 174.391.943.

 

La missione Resolute Support Mission (RSM)  è subentrata, dal 1° gennaio 2015, alla missione ISAF, chiusa al 31 dicembre 2014, per lo svolgimento di attività di formazione, consulenza e assistenza a favore delle forze di difesa e sicurezza afgane e delle istituzioni governative. L’avvio della nuova missione, su invito del governo afgano, riflette gli impegni assunti dalla NATO ai vertici di Lisbona (2010), Chicago (2012) Newport in Galles (2014), appoggiati dalla risoluzione 2189 (2014), adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 12 dicembre 2014, che ha sottolineato l'importanza del continuo sostegno internazionale per la stabilizzazione della situazione in Afghanistan e l’ulteriore miglioramento della funzionalità e capacità delle forze di difesa e sicurezza afgane, per consentire loro di mantenere la sicurezza e la stabilità in tutto il paese. Il piano di funzionamento della missione è stato approvato dai ministri degli esteri della NATO alla fine di giugno 2014. I termini e le condizioni in cui le forze della NATO sono schierate in Afghanistan nell'ambito della missione, così come le attività che possono essere svolte, sono definiti dallo Status of Forces Agreement (SOFA), firmato a Kabul il 30 settembre 2014 dal Presidente della Repubblica islamica dell'Afghanistan e dall’Alto rappresentante civile della NATO in Afghanistan e ratificato dal Parlamento afgano il 27 novembre 2014. A sostegno della missione sono schierate circa 13.000 unità provenienti da Paesi NATO e da ventuno Paesi partner. La missione opera con una sede centrale, a Kabul, e quattro sedi territoriali, a Mazar i Sharif, Herat, Kandahar e Jalalabad.

Nel dicembre del 2015 è stato deciso di prolungare per l’intero 2016 la durata della prima fase  della missione  (Regional Approach)  la cui conclusione era originariamente prevista per la fine del 2015.  Nel maggio del 2016 è stato deciso l’ulteriore prolungamento  anche oltre l’anno 2016.

 

la scheda 12 fa riferimento alla proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2017, della partecipazione di personale militare alla missione UNIFIL in Libano, (United Nations Interim Force in Lebanon).

L’Italia partecipa alla missione con 1.100 unità di personale militare. Per quanto concerne la composizione degli assetti da inviare la scheda fa espresso riferimento a 298 mezzi terrestri e 6 uniità aeree.

Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 150.120.265.

 

Si ricorda che la missione UNIFIL, riconfigurata dalla risoluzione 1701 (2006) adottata dal  Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite l’11 agosto 2006, prorogata, da ultimo, fino al 31 agosto 2017, dalla risoluzione UNSRC 2305 (2016) adottata dal  Consiglio di sicurezza il 21 agosto 2015 ha il compito di agevolare il dispiegamento delle Forze armate libanesi nel sud del Libano fino al confine con lo Stato di Israele, contribuire alla creazione di condizioni di pace e sicurezza, assicurare la libertà di movimento del personale delle Nazioni Unite e dei convogli umanitari, assistere il Governo libanese nel controllo delle linee di confine per prevenire il traffico illegale di armi. Il contributo italiano alla missione si estende anche alla componente navale di UNIFIL (Maritime Task Force), per il controllo delle acque prospicienti il territorio libanese richiesto dal Department of Peacekeeping Operations delle Nazioni Unite.

L’autorizzazione di spesa prevista dal comma in esame è estesa, altresì, alla proroga dell’impiego di personale militare in attività di addestramento delle forze armate libanesi, quale contributo italiano nell’ambito dell’International Support Group for Lebanon (ISG), inaugurato a New York il 25 settembre 2013 alla presenza del Segretario generale delle Nazioni Unite. La costituzione dell’ISG consegue ad un appello del Consiglio di sicurezza per un forte e coordinato sostegno internazionale inteso ad assistere il Libano nei settori in cui esso è più colpito dalla crisi siriana, compresi l'assistenza ai rifugiati e alle comunità ospitanti, il sostegno strutturale e finanziario al governo, il rafforzamento delle capacità delle forze armate libanesi, chiamate a sostenere uno sforzo senza precedenti per mantenere la sicurezza e la stabilità, sia all’interno del territorio sia lungo il confine siriano e la Blue Line.

 

A sua volta la successiva scheda 13 attiene alla proroga dell’impiego di personale militare in attività di addestramento delle Forze di sicurezza libanesi   di cui al comma 4 dell’articolo 2 del D.L. 67/2016. Si tratta di 25 unità di personale militare e il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 2.961.367.

 

La scheda 14 riguarda la proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2017, della partecipazione di personale militare alla missione multilaterale TIPH2 (Temporary International Presence)  in Hebron, di cui al comma 5 dell’articolo 2 del D.L. 67/2016.

L’Italia partecipa alla missione con 4 unità di personale militare. Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 1.410.238.

 

La missione TIPH 2 (Temporary International Presence in Hebron), regolata da quanto disposto dall'articolo 14 dell'Agreement on the Temporary International Presence in the city of Hebron, è stata voluta dal Governo d'Israele e dall'Autorità Nazionale Palestinese, firmatari dell'Accordo Interinale sulla West Bank e sulla Striscia di Gaza del 28 settembre 1995. Tale accordo prevedeva oltre al ripiegamento dell'esercito israeliano (I.D.F.) da una parte della città di Hebron anche la presenza temporanea di una forza di osservatori internazionali. Alla missione partecipano Danimarca, Italia, Norvegia, Svezia, Svizzera e Turchia. Storicamente la missione fa seguito alla prima TIPH che fu presente ad Hebron dal maggio all’agosto del 1994 per monitorare la situazione della città dopo il massacro nella Moschea d’Abramo del febbraio dello stesso anno. A questo impegno presero parte oltre, all’Italia, la Norvegia e la Danimarca.

 

A sua volta la successiva scheda 15 attiene alla proroga dell’impiego di personale militare in attività di addestramento delle forze di sicurezza palestinesi , di cui al comma 5 dell’articolo 2 del D.L. 67/2016.

L’Italia partecipa alla missione con 18 unità di personale militare. Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 1.328. 218.

La scheda 16 reca dati in merito alla proroga dal 1° gennaio al 31 dicembre 2017 della partecipazione di personale militare alla missione dell'Unione Europea di assistenza alle frontiere per il valico di Rafah EUBAM Rafah (European Union Border Assistance Mission in Rafah) di cui al comma 6 dell’articolo 2 del D.L. 67/2016.

L’Italia partecipa alla missione con 1 unità di personale militare. Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 121.205.

 

EUBAM Rafah, stabilita dall'azione comune 2005/889/PESC adottata dal Consiglio dell'Unione europea il 12 dicembre 2005 è stata prorogata, fino al 30 giugno 2017, dalla decisione 2016/1107/PESC del Consiglio del 7 luglio 2016, assunta a seguito delle raccomandazioni espresse in tal senso dal Comitato politico e di sicurezza, nella considerazione che la missione viene condotta nel contesto di una situazione che potrebbe deteriorarsi e compromettere il raggiungimento degli obiettivi dell’azione esterna dell’Unione di cui all’articolo 21 del Trattato.

EUBAM Rafah scaturisce da un'intesa siglata il 15 novembre 2005 tra l'Autorità Palestinese ed Israele, che comprende due accordi denominati Agreement on Movement and Access e Agreed Principles for Rafah Crossing, al momento applicabile solo al confine Gaza-Egitto, ma suscettibile in futuro di applicazione a tutti gli accessi alla Striscia e da e per la Cisgiordania.

La missione è volta ad assistere le Autorità Palestinesi nella gestione del valico di Rafah (Rafah Crossing Point – RCP) con l’Egitto, riaperto il 25 novembre 2005, dopo essere stato chiuso all’atto del ritiro israeliano dalla striscia di Gaza. Il contingente, non armato, ha compiti di monitoraggio e assistenza presso il valico, nonché di istruzione della polizia locale destinata al controllo, al fine di garantire il rispetto degli accordi sopra richiamati.

Secondo la relazione illustrativa, la missione si colloca nel più ampio contesto degli sforzi compiuti dall'Unione europea e dalla comunità internazionale per sostenere l'Autorità Nazionale Palestinese nell'assunzione di responsabilità per il mantenimento dell' ordine pubblico ed è finalizzata a contribuire allo sviluppo delle capacità palestinesi di gestione della frontiera a Rafah, nonché ad assicurare il monitoraggio, la verifica e la valutazione dei risultati conseguiti nell'attuazione degli accordi in materia doganale e di sicurezza.

 

La scheda 17 fa riferimento alla proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2017 della partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione EUPOL COPPS (European Union Police Mission for the Palestinian Territories) in Palestina, di cui al comma 7 dell’articolo 2 del D.L. 67/2016.

L’Italia partecipa alla missione con 3 unità di personale militare. Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 193.190.

 

La scheda 18  riguarda la proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2017,  di due magistrati collocati fuori ruolo alla missione EUPOL COPPS (European Union Police Mission for the Palestinian Territories) di cui al comma 7 dell’articolo 2 del D.L. 67/2016.

Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 111.000.

 

La missione EUPOL COPPS (European Union Police Mission for the Palestinian Territories), è stata istituita dal Consiglio europeo con l’azione comune 2005/797/PESC del 14 novembre 2005, riconfigurata, da ultimo, e prorogata fino al 30 giugno 2017 dalla decisione 2016/1108/PESC del Consiglio del 7 luglio 2016. Scopo dell'EUPOL COPPS è contribuire all'istituzione di un dispositivo di polizia duraturo ed efficace sotto la direzione palestinese, conforme ai migliori standard internazionali, in cooperazione con i programmi di costruzione istituzionale dell'Unione europea e altre iniziative internazionali nel più ampio contesto del settore della sicurezza, compresa la riforma del sistema penale. A tal fine, l'EUPOL COPPS assiste la polizia civile palestinese (PCP) nell'attuazione del programma di sviluppo della polizia fornendo assistenza e sostegno alla stessa PCP, e specificamente ai funzionari superiori a livello di distretto, comando e ministero; coordina e agevola l'assistenza dell'Unione europea e degli Stati membri e, se richiesto, l'assistenza internazionale alla PCP; fornisce consulenza su elementi di giustizia penale collegati alla polizia; dispone di una cellula di progetto per l'identificazione e l'attuazione dei progetti. Ove opportuno, la missione coordina, agevola e fornisce consulenza sui progetti realizzati dagli. Stati membri e da paesi terzi sotto la loro responsabilità, in settori connessi alla missione e a sostegno dei suoi obiettivi.

 

La scheda 19 concerne la proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2017, della partecipazione di personale militare alle attività della coalizione internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh  di cui al comma 9 dell’articolo 2 del D.L. 67/2016.

L’Italia partecipa alla missione con 1.497 unità di personale militare. Per quanto concerne gli assetto da inviare la scheda fa riferimento a 420 mezzi terrestri e 17 mezzi aerei. Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 300.723.249.

La Coalition of the willing per la lotta contro il Daesh si è costituita a seguito della Conferenza internazionale per la pace e la sicurezza in Iraq, tenutasi a Parigi il 15 settembre 2014, con l’obiettivo di fermare l’organizzazione terroristica che sta compiendo stragi di civili e di militari iracheni e siriani caduti prigionieri. Nel documento conclusivo della Conferenza internazionale, nell’individuare nell’ISIL una minaccia non solo per l'Iraq, ma anche per l'insieme della comunità internazionale, è stata affermata l’urgente necessità di un’azione determinata per contrastare tale minaccia, in particolare, adottando misure per prevenirne la radicalizzazione, coordinando l’azione di tutti i servizi di sicurezza e rafforzando la sorveglianza delle frontiere.
La relazione illustrativa allegata al decreto legge ricorda come in
ordine alle minacce alla pace e sicurezza causate da atti terroristici internazionali, tra cui quelli perpetrati dal Daesh, sono intervenute le risoluzioni 2170 (2014), 2178 (2014), 2199 (2015), 2214 (2015), richiamate, in ultimo, dalla risoluzione 2249 (2015) adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 20 novembre 2015, che, nel condannare fermamente gli attacchi terroristici perpetrati dal Daesh, avvenuti il 26 giugno 2015 a Sousse, il 10 ottobre 2015 ad Ankara, il 31 ottobre 2015 nel Sinai, il 12 novembre 2015 a Beirut e il 13 novembre 2015 a Parigi, considerati tutti come una minaccia alla pace e alla sicurezza, invita gli Stati membri che hanno la capacità di farlo a porre in essere – in accordo con il diritto internazionale, in particolare la Carta delle Nazioni Unite, come pure i diritti umani e il diritto umanitario e dei rifugiati – tutte le misure necessarie nel territorio sotto il controllo del Daesh in Siria e Iraq, al fine di intensificare e coordinare i loro sforzi per prevenire e sopprimere gli atti terroristici commessi in particolare dal Daesh, come pure da Al-Nusrah Front (ANF) e da tutti gli altri individui, gruppi, imprese ed entità associati con Al Qaeda e altri gruppi terroristici, e per sradicare il rifugio sicuro che essi hanno stabilito sopra parti significative dell'Iraq e della Siria. La Coalizione internazionale si è progressivamente allargata e comprende ora sessanta Paesi.
L’Italia partecipa alla Coalizione in attuazione delle risoluzioni n. 7-00456 delle Commissioni riunite III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) della Camera dei deputati e Doc. XXIV, n. 34 delle Commissioni riunite 3ª (Affari esteri, emigrazione) e 4ª (Difesa) del Senato in data 20 agosto 2014 e in linea con le comunicazioni sulle misure di contrasto al terrorismo del Daesh rese dal Governo al Parlamento. Il contributo nazionale messo a disposizione della Coalizione comprende:
– personale di staff presso i vari comandi della Coalizione;
– una componente aerea, con connessa cellula di supporto a terra, con compiti di ricognizione e rifornimento in volo;
– un contingente di personale, comprensivo di n. 100 unità appartenenti all’Arma dei carabinieri, per le attività di addestramento e di assistenza per il controllo del territorio a favore delle forze speciali irachene e delle unità regolari del Governo regionale del Kurdistan iracheno;
– a decorrere dal 1° aprile 2016, un dispositivo di «personnel recovery» per attività di ricerca, individuazione e recupero del personale rimasto isolato in ambiente ostile, composto di una ulteriore aliquota di personale (137 unità) e dei relativi assetti aeromobili;
– a decorrere dal 1° aprile 2016, un team di militari (circa 100 unità) per lo svolgimento delle necessarie attività di ricognizione e pianificazione, in sicurezza, propedeutiche all’eventuale successivo impiego di un contingente aggiuntivo di personale di circa 400 unità con compiti di «force protection» dell’area Mosul, anche in riferimento alle attività di consolidamento della diga ivi localizzata affidate dal Governo iracheno alla società «Trevi spa». In ordine all’accreditamento del personale militare che sarà impiegato nella specifica operazione, è in corso di perfezionamento lo scambio di Note verbali con il Governo iracheno inteso ad autorizzare l’ingresso e lo stazionamento del contingente italiano nel territorio della Repubblica d’Iraq, con passaporto diplomatico e riconoscimento del relativo status, assicurando l’uso dell’uniforme e il diritto a trasportare armi per la protezione personale dello staff, delle strutture e delle installazioni. Solo a seguito del perfezionamento del relativo iter, si procederà, previa conforme indicazione parlamentare, all’effettivo invio del personale aggiuntivo nel teatro operativo.

La scheda 20 concerne la proroga  dal 1° gennaio al 31 dicembre 2017 della partecipazione di personale militare alla missione United Nations Military Observer Group in India and Pakistan (UNMOGIP), di cui al comma 2 dell’articolo 6 del D.L. 67/2016.

L’Italia partecipa alla missione con 2 unità di personale militare. Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 163.897.

 

In relazione alla missione in esame si ricorda che gruppo degli osservatori militari appartenente alla missione UNMOGIP è stato costituito nel gennaio 1949 in seguito all'approvazione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 39 del gennaio 1948, che creava la United Nations Commission for India and Pakistan (UNCIP), per supervisionare il cessate il fuoco tra Pakistan ed India nello Stato di Jammu e Kashmir. A seguito dell'accordo del 1972 tra India e Pakistan che definì una linea di controllo nel Kashmir, l'India dichiarò che il mandato di UNMOGIP era decaduto. Siccome il Pakistan non concordò con questa posizione, il Segretario Generale delle Nazioni Unite dichiarò che la cessazione del mandato di UNMOGIP sarebbe stata decisa soltanto mediante una risoluzione del Consiglio di Sicurezza. A causa della mancanza di una tale decisione, il mandato di UNMOGIP è stato mantenuto con le medesime funzioni a tempo indeterminato. http://www.difesa.it/OperazioniMilitari/op_int_concluse/UNMOGIP/Pagine/default.aspx

 

La scheda 21 attiene alla proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2017, della partecipazione di personale militare negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrein, in Qatar e a Tampa e per esigenze connesse con le missioni in Asia e in Medio Oriente,  di cui al comma 2 dell’articolo 2 del D.L. 67/2016; la medesima scheda si riferisce anche alla proroga per il medesimo periodo dell’impiego di unità di personale appartenente a Corpo militare volontario e al Corpo delle infermiere volontarie della Croce Rossa italiana per le esigenze di supporto sanitario delle missioni internazionali in Asia e in Medio Oriente, di cui al comma 3 dell’articolo 12 D.L. 67/2016.

L’Italia partecipa alle richiamate attività con 126 unità di personale. Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 21.500.171

 


 

Di seguito è riportata una tabella di raffronto tra le missioni in Asia previste dal D.L. 67/2016 e quelle previste dalla deliberazione del C.d.M. del 14 gennaio 2017.

AREA

MISSIONE

FINANZIAMENTI

MILITARI  E FORZE DI POLIZIA IN TEATRO

 

 

 

 

2016

2017

(previsioni di spesa)

 

 

    1°gennaio  -

31  dicembre                    

articolo

    1°gennaio  -

31  dicembre                    

scheda

2016

2017

DL 67/2016

 

 

delibera

 

ASIA

AFGHANISTAN      Resolute Support Mission (RSM) - EUPOL Afghanistan[9]

179.030.323

art.2 (co.1)

174.391.943

11

950

900

Personale militare EAU, Bahrain, Qatar, Tampa supporto missioni Asia e Medio Oriente

19.051.815

art.2 (co.2)

21.500.171[10]

21

102

126[11]

CROCE ROSSA ITALIANA supporto missioni Asia e Medio Oriente[12]

687.399

art.2 (co.3)

 

21

7

 

LIBANO           UNIFIL, MTF (Maritime Task Force)

155.639.142

art.2 (co.4)

150.120.265

2.961.367

12 e 13

1140

1.100

25

TIPH 2 Hebron e addestramento Forze Sicurezza palestinesi

2.546.009

art.2 (co.5)

1.410.238

1.328.218

14 e 15

31

16

18

Eubam Rafah

120.194

art.2 (co.6)

121.205

16

1

1

EUPOL COPPS Palestina (Polizia di Stato)

194.180

art.2 (co.7)

193.190

17

3

3

EUPOL COPPS Palestina                 2 magistrati fuori ruolo

110.843

art.2 (co.8)

111.000

18

 

 

United Nations Military Observer Group in India and Pakistan (UNMOGIP)[13]

-

 

163.897

20

 

2

Partecipazione di personale militare alla coalizione internazionale di contrasto del DAESH

236.402.196

art.2 (co.9)

300.723.249

19

978

1.497


 

Missioni internazionali
Africa
(Schede 22-35)

 

 

Le schede da 22 a 35, allegate alla deliberazione del Consiglio dei ministri del 14 gennaio 2017, si riferiscono alla proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2017, della partecipazione di personale militare e civile alle missioni internazionali che si svolgono in Africa.

 

Al riguardo, si segnala che, da ultimo, in relazione all’anno 2016 le autorizzazioni di spesa relative alle missioni in Africa sono state previste dall'articolo 3 del D.L. n. 67/ 2016 (decreto missioni), nonché dall'art. 9 del D. L. n. 193/2016 (Equitalia).

 

 

Nello specifico, la scheda n. 22 riguarda la proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2017, della partecipazione di personale militare, incluso il personale del Corpo delle infermiere volontarie della Croce rossa, alla missione bilaterale di supporto sanitario in Libia denominata operazione Ippocrate, il cui obiettivo è fornire supporto sanitario al Governo di Accordo nazionale libico, mediante l'installazione di un ospedale da campo presso l'aeroporto di Misurata, entro un quadro coerente con la Risoluzione UNSCR n. 2259 (2015).[14]

L’Italia partecipa alla missione Ippocrate con 300 unità di personale militare. La scheda in esame, fa, inoltre, presente che saranno inviati 103 mezzi terrestri.

Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 43.585.080.

 

In relazione alla missione Ippocrate, si ricorda che il 13 settembre 2016 il Parlamento ha approvato[15] la proposta del Governo di rispondere alla richiesta libica (formulata al Presidente del Consiglio Renzi da al-Sarraj l'8 agosto 2016) di fornire un ospedale da campo a Misurata, nonché - come illustrato dal Ministro della Difesa Pinotti - il personale medico-infermieristico (65 unità), il supporto logistico (135 unità) e 100 unità di force protection

 

In sede di Commissioni riunite e congiunte Esteri e Difesa, la Ministra Pinotti ha illustrato le principali caratteristiche della missione con particolare riferimento allo “schieramento, presso l'aeroporto di Misurata, di una struttura ospedaliera da campo completa di personale medico e infermieristico, comprensiva della necessaria protezione e supporto logistico, per un totale di circa trecento unità”. Nello specifico la Ministra ha precisato che “un'aliquota per la funzione sanitaria vera e propria sarà composta da sessantacinque medici e infermieri. Una seconda aliquota sarà composta da centotrentacinque unità per la funzione di supporto logistico generale, che serve alla manutenzione dei mezzi e delle apparecchiature, alle comunicazioni, alla gestione amministrativa, all'organizzazione e direzione delle attività e a tutti quei servizi, compresi mensa e vestiario, necessari alla vita quotidiana del personale. Una terza aliquota, invece, composta da cento unità, sarà la vera e propria force protection (…). Prevediamo anche lo schieramento, nello stesso aeroporto di Misurata, di un C-27J, un velivolo con funzioni di evacuazione strategica, se ce ne fosse la necessità – speriamo di no – e lo stazionamento di una nave della missione Mare sicuro al largo delle coste libiche con compiti di supporto e di protezione aggiuntiva. Non è una nave in più, ma una di quelle già presenti in questo momento nel dispositivo Mare sicuro nel Mediterraneo”.

 

La partecipazione personale militare alla missione è stata autorizzata per la prima volta, dal 14 settembre 2016 fino al 31 dicembre 2016, dall’articolo 9 del D.L. n. 193/2016 (cosiddetto Equitalia) prevedendo un'unica autorizzazione di spesa anche per la partecipazione all’operazione delle Nazioni Unite United Nations Support mission in Libya (UNSMIL).

 

La scheda n. 23 riguarda la proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2017, della partecipazione di personale militare alla missione politica speciale integrata UNSMIL United Nations Support Mission in Libya, posta sotto la direzione del Rappresentante Speciale del Segretario Generale dell'ONU (dal novembre 2015 il diplomatico tedesco Martin Kobler).

L’Italia partecipa alla missione UNSMIL con 3 unità di personale militare.

Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 453.074.

 

La missione UNSMIL, istituita nel settembre 2011, ha visto nel tempo progressive revisioni del suo mandato, verso un'accentuazione della componente relativa al dialogo politico libico. Se ne ripercorrono di seguito le tappe fondamentali.

Il 16 settembre 2011[16], con la Risoluzione del Consiglio di Sicurezza n. 2009 (2011) adottata all'unanimità, agendo nell'ambito del Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite e prendendo misure ex art. 41(misure a tutela della pace, non implicanti l'uso della forza), è stata istituita una missione politica integrata speciale dell'ONU in Libia denominata UNSMIL (United Nations Support Mission in Libya), avente per oggetto il compito di assistere e sostenere gli sforzi nazionali libici nella fase successiva al conflitto, e cooperare per il ripristino della sicurezza e l’ordine pubblico attraverso l’affermazione dello stato di diritto, il dialogo politico e la riconciliazione nazionale

 

Il 2 dicembre 2011, la Risoluzione n. 2022 (2011), adottata all'unanimità, ha esteso il mandato della missione UNSMIL, prevedendo, altresì, l’assistenza e il sostegno agli sforzi nazionali libici per affrontare la minaccia di proliferazione delle armi e dei materiali collegati di qualsiasi tipo, in particolare dei missili terra-aria trasportabili a spalla[17].

 

La Risoluzione n. 2040 (2012), adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 12 marzo 2012 all'unanimità, ha modificato il mandato della missione UNSMIL assegnandole il compito, nel pieno rispetto del principio di responsabilizzazione a livello nazionale, di assistere e sostenere le autorità libiche, offrendo consulenza strategica e tecnica per gestire il processo di transizione democratica, promuovere lo Stato di diritto, ripristinare la sicurezza pubblica, affrontare la minaccia di proliferazione delle armi e dei materiali collegati di qualsiasi tipo, in particolare dei missili terra-aria trasportabili a spalla.

 

La Risoluzione n. 2144 (2014) adottata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il 14 marzo 2014 all'unanimità, proroga il mandato fino al 13 marzo 2015 e ribadisce che il mandato di UNSMIL sarà di sostenere -nel pieno rispetto del principio di responsabilizzazione a livello nazionale- gli sforzi del governo libico per: a) assicurare la transizione alla democrazia; b) promuovere lo stato di diritto e di diritti umani; c) controllare le armi; d) capacity-builing.

 

Il 27 marzo 2015 il Consiglio di Sicurezza dell'ONU approva, all'unanimità, la risoluzione 2213 (2015) che, agendo sotto il Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite, chiede un cessate il fuoco immediato e incondizionato in Libia. Il mandato di UNSMIL, prorogato fino al 15 settembre 2015, dovrà focalizzarsi, come priorità immediata, sul sostegno al processo politico libico e alle misure di sicurezza.

 

Il 13 dicembre il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha adottato la Risoluzione 2323 (2016) che proroga il mandato di UNSMIL al 15 settembre 2017 volto a sostenere: 1) l'attuazione dell'Accordo politico libico, 2) il consolidamento dell'amministrazione, della sicurezza e degli accordi economici del Governo di accordo nazionale, 3) le fasi successive del processo di transizione libica; prevede una Strategic Assessment Review del Segretario Generale dell'ONU per gli inizi del 2017, a seguito della quale potrebbe esserne rivisto il mandato.

 

In precedenza la partecipazione alla missione UNSMIL era autorizzata per il periodo dal 14 settembre 2016 fino al 31 dicembre 2016 dall’articolo 9 del D.L. n. 193/2016 (cosiddetto Equitalia) prevedendo un'unica autorizzazione di spesa anche per la partecipazione all’operazione delle Nazioni Unite United Nations Support mission in Libya (UNSMIL).

 

 

La scheda n. 24 riguarda l'impiego del personale del Corpo della Guardia di Finanza per la missione bilaterale di assistenza alla Guardia costiera della Marina militare libica, con l'obiettivo di fronteggiare il fenomeno dell'immigrazione clandestina e della tratta degli esseri umani.

 

Si tratta di dare esecuzione al Protocollo per la cooperazione tra l'Italia e la Libia 29 dicembre 2007 in materia di immigrazione clandestina e tratta degli esseri umani siglato, nonché al Protocollo aggiuntivo tecnico-operativo, siglato in data 29 dicembre 2009 che prevede e lo svolgimento di attività addestrativa del personale della Guardia costiera libica e di pattugliamento a bordo delle unità cedute, nonché la manutenzione ordinaria delle 4 unità navali cedute dal Governo italiano al Governo libico pro tempore tra la fine del 2009 e l'inizio del 2010. Tali unità già riparate dopo la guerra civile libica sono custodite dal Corpo della GdF nel comprensorio di Miseno in attesa di essere nuovamente cedute alla Libia.

 

L’Italia partecipa alla missione bilaterale con 50 unità di personale militare, di cui 20 per le attività logistiche e addestrative in Libia e 30 in Italia per le attività tecniche, logistiche e addestrative da svolgersi a Capo Miseno e a Gaeta. La scheda in esame, fa, inoltre, presente che saranno inviati in Libia mezzi terrestri consistenti in 1 furgone e3 automobili; saranno invece impiegate in Italia le strutture tecniche e logistiche del Centro Navale della Guardia di Finanza con sede a Capo Miseno per mantenere in efficienza le 4 unità navali libiche.

Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 3.567.173.

 

Tale attività è prevista nel Protocollo per la cooperazione tra Italia e Libia del 2007 nonché dal Protocollo aggiuntivo tecnico-operativo del 2007.

Si ricorda che il D.L. n. 7/2015 prevedeva all'art. 13 l'autorizzazione, dal 1° gennaio 2015 al 30 settembre 2015, della spesa per la proroga della partecipazione di personale del Corpo della Guardia di finanza alla missione bilaterale in Libia per la manutenzione e l'attività addestrativa, autorizzata dal precedente decreto missioni, D.L. 109/2014, articolo 3, comma 2. Tuttavia, in sede di conversione il comma veniva soppresso.

 

La scheda n. 25 riguarda la proroga per il periodo dal 1° gennaio 2017 e fino al 31 dicembre 2017 della partecipazione di personale militare alla missione UE antipirateria denominata EUNAVFOR Atalanta,  che opera al largo della Somalia. L’Italia prevede di autorizzare la partecipazione massima alla missione bilaterale di  407 unità di personale militare (presenza media 155 unità in funzione dell'impiego). Si prevede inoltre l'impiego di due mezzi navali e due mezzi aerei. Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 26.888.946.

 

La missione EUNAVFOR Atalanta di cui all’azione comune 2008/851/PESC del Consiglio del 10 novembre 2008, come  da ultimo modificata e prorogata, fino al 31 dicembre 2018, dalla decisione 2016/2082/PESC del Consiglio del 28 novembre 2016 è stata istituita  allo scopo di contribuire alla deterrenza e repressione degli atti di pirateria e rapina a mano armata in Somalia. L’operazione militare - condotta a sostegno delle risoluzioni 1814 (2008), 1816 (2008), 1838 (2008), 1846 (2008) e 1851(2008), 2125 (2013), 2184(2014) e 2246(2015) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, richiamate, da ultimo, dalla risoluzione sulla Somalia n. 2316 (2016) del 9 novembre 2016 – ha il compito di svolgere attività di  prevenzione e contrasto degli atti di pirateria ed è condotta in modo conforme all’azione autorizzata in caso di pirateria, in applicazione degli articoli 100 e seguenti della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare firmata a Montego Bay, al fine di contribuire:

a) alla protezione delle navi del Programma alimentare mondiale (PAM) che inoltrano aiuti umanitari alle popolazioni sfollate della Somalia e delle navi mercantili che navigano al largo del territorio somalo;

b) alla sorveglianza delle zone al largo della Somalia, comprese le acque territoriali giudicate rischiose per le attività marittime e di pesca;

c) all’uso della forza per la dissuasione, la prevenzione e la repressione degli atti di pirateria;

d) alla possibilità di arresto, fermo e trasferimento delle persone che hanno commesso o che si sospetta abbiano commesso atti di pirateria o rapine a mano armata e la possibilità di sequestrare le navi di pirati o di rapinatori, le navi catturate a seguito di pirateria o rapina nonché di requisire i beni che si trovano a bordo di tali navi;

e) sostenere le missioni dell'UE e le organizzazioni internazionali che operano per rafforzare la sicurezza e la capacità marittima nella regione.

La zona delle operazioni è costituita dall’Oceano indiano (incluse Seychelles, Comore e Mauritius), Golfo di Aden e parte meridionale del Mar Rosso dal territorio costiero e dalle acque territoriali e interne della Somalia e dalle aree marittime al largo delle coste somale dell’Oceano indiano, Golfo di Aden e parte meridionale del Mar Rosso. Tale area è stata estesa  dalla decisione 2012/174/PESC del Consiglio dell’Unione europea nel senso di consentire, in presenza di determinate condizioni, azioni anche a terra (limitatamente a una definita fascia costiera).

L’operazione Atalanta, inizialmente posta in essere per la durata di dodici mesi, a decorrere dalla dichiarazione di capacità operativa iniziale, avvenuta il 13 dicembre 2008, si è vista prorogato più volte il mandato.

 

In precedenza la partecipazione alla missione Atalanta era autorizzata per il periodo dal 1° gennaio fino al 31 dicembre 2016 dall’articolo 3, comma 1 del D.L. n. 67/2016.

 

La scheda n. 26 riguarda la proroga per il periodo dal 1° gennaio 2017 e fino al 31 dicembre 2017 della partecipazione di personale militare alla missione PSDC della UE di addestramento in Somalia denominata EUTM Somalia.

L’Italia partecipa alla missione EUTM Somalia con 123 unità di personale militare. Si prevede l'impiego di 18 unità di mezzi terrestri.

Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 12.322.347.

 

La missione EUTM Somalia (European Unione Training mission Somalia), di cui alla decisione 2010/96/PESC del Consiglio dell'Unione europea del 15 febbraio 2010, modificata e prorogata, da ultimo, fino al 31 dicembre 2018 dalla decisione 2016/2240/PESC del Consiglio del 12 dicembre 2016, è volta a contribuire al rafforzamento del governo federale di transizione somalo (GFT), affinché diventi un governo funzionante al servizio dei cittadini somali. In particolare, la missione si prefigge l'obiettivo di contribuire a una prospettiva globale e sostenibile per lo sviluppo del settore della sicurezza in Somalia, rafforzando le forze di sicurezza somale (SNAF) grazie all'offerta di una formazione militare specifica, comprendente un'adeguata formazione modulare e specialistica per ufficiali e sottufficiali, e al sostegno alla formazione fornita dall'Uganda, destinata a duemila reclute somale addestrate fino al livello di plotone incluso. A partire dal 2013 il mandato si è ampliato per ricomprendere attività di consulenza strategica e mentoring. L'accento si sposta sempre più sulla componente di advisory. La missione opera in stretta cooperazione e in coordinamento con le Nazioni Unite e con la missione dell'Unione africana in Somalia (AMISOM). La missione fa parte di un comprehensive approach che include anche le missioni EUNAVFOR Atalanta, EUTM, EUCAP Somalia già Nestor, gli aiuti allo sviluppo e tramite l'Africa peace Facility.

Le attività di formazione, advisory, mentoring si svolgono essenzialmente a Mogadiscio dove è stato trasferito anche il Quartier generale, in precedenza in Uganda.

 

In precedenza la partecipazione alla missione Atalanta era autorizzata per il periodo dal 1° gennaio fino al 31 dicembre 2016 dall’articolo 3, comma 2 del DL n. 67/2016.

 

 

La scheda n. 27 riguarda la proroga per il periodo dal 1° gennaio 2017 e fino al 31 dicembre 2017 della partecipazione di personale militare alla missione missione PSDC dell'UE di capacity building in Somalia denominata EUCAP Somalia (ex EUCAP Nestor). Si tratta di una missione civile rafforzata con expertise militare.

L’Italia partecipa alla missione EUCAP Somalia con 7 unità di personale militare.

Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 790.968.

 

La missione EUCAP Somalia (ex EUCAP Nestor, European Union regional maritime Capacity Building), di cui alla decisione 2012/389/PESC del Consiglio dell'Unione europea del 16 luglio 2012, da ultimo modificata e prorogata, fino al 31 dicembre 2018, dalla decisione 2016/2240/PESC del Consiglio del 12 dicembre 2016, ha l'obiettivo di assistere lo sviluppo in Somalia- inizialmente nel Corno d'Africa e negli Stati dell'Oceano Indiano occidentale - di una capacità autosufficiente per il costante rafforzamento della loro sicurezza marittima, compresa la lotta alla pirateria, e della governance marittima;  fornisce consulenza giuridica per sostenere la redazione della normativa sulla sicurezza marittima e l'applicazione in sede giudiziaria; contribuisce inoltre allo sviluppo delle capacità dell'Esercito somalo. Si tratta di una missione PSDC concepita come complementare alle missioni EUNAVFOR Atalanta e alla EUTM Somalia.

 

L'EUCAP Nestor aveva la focalizzazione geografica iniziale su Gibuti, Kenya, Seychelles e Somalia ed è era dispiegata in Tanzania, su invito delle relative autorità. Ai fini del raggiungimento dell'obiettivo l'EUCAP Nestor svolgeva i seguenti compiti: aiutare le autorità nella regione a conseguire l'efficiente organizzazione delle agenzie per la sicurezza marittima che svolgono la funzione di guardia costiera; fornire corsi di formazione e competenze di formazione per rafforzare le capacità marittime degli Stati nella regione, inizialmente Gibuti, in Kenya e Seychelles, al fine di conseguire l'autosufficienza in materia di formazione; aiutare la Somalia a sviluppare una propria capacità di polizia costiera di terra sostenuta da un quadro giuridico e normativo completo; individuare le principali carenze di capacità delle attrezzature e fornire assistenza nell'affrontarle; fornire assistenza nel rafforzare la legislazione nazionale e lo stato di diritto tramite un programma di consulenza giuridica a livello regionale e consulenza giuridica per sostenere la redazione della normativa sulla sicurezza marina e della legislazione nazionale connessa; promuovere la cooperazione regionale fra le autorità nazionali preposte alla sicurezza marina; rafforzare il coordinamento regionale nel settore dello sviluppo delle capacità marittime; fornire consulenza strategica tramite l'assegnazione di esperti a amministrazioni chiave; attuare i progetti della missione e coordinare le donazioni; elaborare e attuare una strategia di informazione e comunicazione a livello regionale.

 

In precedenza la partecipazione alla missione EUCAP Nestor era autorizzata per il periodo dal 1° gennaio fino al 31 dicembre 2016 dall’articolo 3, comma 2 del D. L. n. 67/2016.

 

La scheda n. 28 riguarda la proroga per il periodo dal 1° gennaio 2017 e fino al 31 dicembre 2017 della partecipazione di personale militare alla missione bilaterale di addestramento delle forze di polizia somale e gibutiane nella base nazionale di Gibuti.

La missione  ha l'obiettivo di fornire un contributo alle autorità somale e gibutiane principalmente nel settore della sicurezza e del controllo del territorio, nel più ampio quadro di iniziative di capacity building e stabilizzazione della Somalia e del consolidamento della Repubblica di Gibuti.

La scheda fa riferimento ad un percorso formativo articolato su 12 settimane, comprendente moduli addestrativi per la formazione di base degli ufficiali, per le forze speciali, per l'organizzazione mobile delle Forze di polizia, ecc.

L’Italia partecipa alla missione bilaterale a Gibuti con 26 unità di personale militare. Si prevede l'impiego di mezzi terrestri nella misura di 4 unità.

Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 2.536.907.

 

In precedenza la partecipazione alla missione bilaterale a Gibuti era autorizzata per il periodo dal 1° gennaio fino al 31 dicembre 2016 dall’articolo 3, comma 2 del D. L. n. 67/2016.

 

La scheda n. 29 riguarda la proroga per il periodo dal 1° gennaio 2017 e fino al 31 dicembre 2017 dell'impiego di personale militare presso la base militare nazionale di Gibuti  per le esigenze connesse con le missioni internazionali nell'area del Corno d'Africa.

L’Italia prevede l'impiego per la gestione della base a Gibuti di 90 unità di personale militare. Si prevede l'impiego di mezzi terrestri nella misura di 17 unità.

Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 9.838.365.

 

L'obiettivo che si vuole raggiungere è quello di assicurare supporto logistico alle missioni nell'area del Corno d'Africa - attualmente 4: EUNAVFOR Atalanta, EUTM Somalia, EUCAP Somalia, bilaterale di addestramento  forze di polizia somale e gibutiane - essendo la base situata in un'area strategica per il consolidamento degli sfrozi dell'UE per contrastare le attività illegali e il terrorismo, anche in riferimento ai riflessi sul Mediterraneo allargato.

La base nazionale e gli impegni connessi al suo funzionamento sono disciplinati da due accordi tecnici del 2012 che discendono dall'Accordo bilaterale Italia-Gibuti sulla cooperazione nel settore della difesa del 2002.

In precedenza la partecipazione alla missione bilaterale a Gibuti era autorizzata per il periodo dal 1° gennaio fino al 31 dicembre 2016 dall’articolo 3, comma 2 del D. L. n. 67/2016.

 

 

La scheda n. 30 riguarda la proroga per il periodo dal 1° gennaio 2017 e fino al 31 dicembre 2017 della partecipazione di personale militare alla missione delle Nazioni Unite in Mali MINUSMA (Multidimensional Integrated Stabilization Mission in Mali)

L’Italia partecipa alla missione MINUSMA con 7 unità di personale militare.

Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 769.459.

 

La missione MINUSMA, istituita dalla risoluzione 2100 (2013) adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 25 aprile 2013 e in ultimo prorogata, fino al 30 giugno 2017, dalla risoluzione 2295 (2016), adottata dal Consiglio di sicurezza il 29 giugno 2016, ha il seguente mandato:

 

-     conseguire la stabilizzazione dei principali centri abitati, in particolare nel nord del Mali;

-     sostenere le autorità di transizione del Mali per il ristabilimento dell'autorità dello Stato in tutto il paese (attraverso la ricostruzione del settore della sicurezza, in particolare la polizia e la gendarmeria, così come dello stato di diritto e della giustizia, l’attuazione di programmi per il disarmo, la smobilitazione e reintegrazione degli ex combattenti e lo smantellamento delle milizie e gruppi di auto-difesa, in coerenza con gli obiettivi di riconciliazione e tenendo in considerazione le esigenze specifiche dei bambini smobilitati) e  per l'attuazione della road map di transizione verso il pieno ripristino dell'ordine costituzionale, della governance democratica e dell'unità nazionale in Mali, (attraverso un dialogo politico nazionale inclusivo e di riconciliazione, la promozione della  partecipazione della società civile, comprese le organizzazioni femminili, l'organizzazione e lo svolgimento di elezioni politiche trasparenti inclusive e  libere);

-     proteggere la popolazione civile sotto minaccia imminente di violenza fisica, le donne e bambini colpiti dai conflitti armati, le vittime di violenza sessuale e di violenza di genere nei conflitti armati, il personale le installazioni e le attrezzature delle Nazioni Unite, per garantire la sicurezza e la libertà di movimento;

-     promuovere il riconoscimento e la tutela dei diritti umani;

-     dare sostegno per l’assistenza umanitaria;

-     operare per la salvaguardia del patrimonio culturale;

-     realizzare azioni a sostegno della giustizia nazionale e internazionale per il perseguimento dei crimini di guerra e contro l'umanità.

 

Per far fronte ai ritardi nell'attuazione dell'Accordo di pace del maggio 2015 e al deterioramento della situazione di sicurezza nel 2016 (in particolare la diffusione del terrorismo lungo i confini del Paese), il Dipartimento per le Operazioni di Peacekeeping dell'ONU ha avviato ad aprile 2016 una revisione strategica del mandato di MINUSMA, i cui punti principali sono stati accolti nella Risoluzione n. 2295 del 29 giugno 2016 con cui il Consiglio di Sicurezza ha rinnovato la missione per un anno, fino al 30 giugno 2017. La risoluzione, approvata all’unanimità, identifica la priorità strategica di MINUSMA nell’attuazione dell’accordo di pace inter-maliano e dispone misure pratiche per adattare la missione al nuovo contesto, chiedendo inoltre al Segretario Generale di riferire a cadenza trimestrale.

 

In precedenza la partecipazione alla missione MINUSMA era autorizzata per il periodo dal 1° gennaio fino al 31 dicembre 2016 dall’articolo 3, comma 3 del DL n. 67/2016.

 

 

La scheda n. 31 riguarda la proroga per il periodo dal 1° gennaio 2017 e fino al 31 dicembre 2017 della partecipazione di personale militare alla missione dell'UE denominata EUTM Mali.

L’Italia partecipa alla missione EUTM Mali con 12 unità di personale militare.

Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 1.122.512.

 

La missione dell'UE in Mali (EUTM Mali, EU Training mission in Mali) è stata istituita con decisione 2013/34/PESC del Consiglio del 17 gennaio 2013 modificata dalla decisione 2016/446/PESC del Consiglio del 23 marzo 2016, con termine al 18 maggio 2018, per persegue l'obiettivo di fornire addestramento e consulenza militare alle forze armate del Mali (FAM) al fine di migliorare la loro capacità militare e la loro efficienza operativa. La missione, dispiegata il 18 febbraio 2013, si adopera inoltre per migliorare il funzionamento delle catene di comando logistica e operativa dell'esercito. Persegue anche l'obiettivo di aiutare l'esercito maliano a migliorare la gestione delle risorse umane e le capacità in materia di addestramento. Non è coinvolta in azioni di combattimento. Il quartiere generale dell'EUTM Mali è situato a Bamako, mentre l'addestramento avviene a Koulikoro, a nord-est di Bamako. Nell'operazione sono attualmente impiegate circa 600 unità, di cui 200 istruttori.

In precedenza la partecipazione alla missione EUTM Mali era autorizzata per il periodo dal 1° gennaio fino al 31 dicembre 2016 dall’articolo 3, comma 3 del DL n. 67/2016.

La scheda n. 32 riguarda la proroga per il periodo dal 1° gennaio 2017 e fino al 31 dicembre 2017 della partecipazione di personale militare alla missione dell'UE denominata EUCAP Sahel Mali.

L’Italia partecipa alla missione EUCAP Sahel Mali con 4 unità di personale militare. È previsto l'impiego di mezzi terrestri nella misura di due unità.

Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 619.320.

 

Quanto alla missione EUCAP Sahel Mali, questa è stata istituita in data 15 aprile 2014, dalla decisione 2014/219/PESC del Consiglio UE, modificata da ultimo l'11 gennaio 2017 con decisione  PESC/ 2017/50 che ne ha modificato e propragato il mandato fino al 14 gennaio 2019: si tratta di una missione civile a sostegno delle forze di sicurezza interna maliane -ovvero polizia, gendarmeria e guardia nazionale. L’obiettivo della missione è contribuire al ripristino e al mantenimento dell’ordine costituzionale e democratico nonché delle condizioni per una pace duratura in Mali, anche attraverso una efficace ristrutturazione amministrativa che accresca l’efficienza e il prestigio dello Stato; assistere e consigliare le Forze di Sicurezza interna (FSI) nell'attuazione della riforma della sicurezza stabilita dal nuovo governo, nonché contribuire a migliorare l'interoperabilità e il coordinamento tra le forze di sicurezza interna dei paesi del G5 del Sahel e le FSI. Nella revisione del mandato, il focus si è spostato sulle FSI anche in un'ottica di contrasto al terrorismo e di contenimento dell'immigrazione illegale. 

 

In precedenza la partecipazione alla missione EUCAP Sahel Mali era autorizzata per il periodo dal 1° gennaio fino al 31 dicembre 2016 dall’articolo 3, comma 3 del D.L. n. 67/2016.

 

La scheda n. 33 riguarda la proroga per il periodo dal 1° gennaio 2017 e fino al 31 dicembre 2017 della partecipazione di personale militare alla missione dell'UE denominata EUCAP Sahel Niger.

L’Italia partecipa alla missione EUCAP Sahel Niger con 2 unità di personale militare.

Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 439.107.

 

L'EUCAP Sahel Niger (European Union Capacity Building in Sahel) è una missione civile dell'UE istituita con la Decisione del Consiglio 2012/392/CFSP del 16 luglio 2012), modificata  e prorogata da ultimo fino al 15 luglio 2018 dalla decisione PESC/2016/1172 del Consiglio del 18 luglio 2016. Ha il con il compito di sostenere le autorità nigerine nello sviluppo di autonome capacità di contrasto alla criminalità organizzata e al terrorismo nel SAHEL L'EUCAP Sahel Niger mira altresì a contribuire allo sviluppo di un approccio integrato, pluridisciplinare, coerente, sostenibile e basato sui diritti umani tra i vari operatori della sicurezza nigerini nella lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata; assiste inoltre le autorità centrali e locali e le forze di sicurezza nigerine nell'elaborazione di politiche, tecniche e procedure per meglio controllare e contrastare la migrazione irregolare; al fine del miglioramento del controllo del territorio del Niger, opera in coordinamento con le forze armate nigerine. Pur basata in Niger, la missione aspira ad una dimensione regionale. Non è coinvolta in azioni di combattimento

Il 13 maggio 2015, il COPS ha approvato una prima revisione strategica interinale, nella quale è prevista la creazione di un’antenna della missione ad Agadez per fornire un contributo complementare alle azioni UE in atto nel contrasto ai traffici di migranti nel Mediterraneo. Ad aprile 2016 è stata presentata la nuova revisione strategica, implicante l'estensione del mandato della missione per ulteriori 2 anni fino al luglio 2018, alla luce delle minacce cui è sottoposto (dal Mali, dalla Libia, a sud ad opera di Boko Haram).

 

In precedenza la partecipazione alla missione EUCAP Sahel Niger era autorizzata per il periodo dal 1° gennaio fino al 31 dicembre 2016 dall’articolo 3, comma 3 del D. L. n. 67/2016.

 

La scheda n. 34 riguarda la proroga per il periodo dal 1° gennaio 2017 e fino al 31 dicembre 2017 della partecipazione di personale militare alla missione Multinational Force and Observers in Egitto (MFO).

La MFO è un’operazione multinazionale che svolge attività di peacekeeping nella penisola del Sinai. Essa trae origine dall’Annesso I al Trattato di Pace del 1979 tra Egitto ed Israele, nel quale le parti richiedono alle Nazioni Unite di fornire una forza ed osservatori per sovrintendere all’applicazione del Trattato. Una volta divenuta chiara l’impossibilità di ottenere l’approvazione del Consiglio di Sicurezza allo spiegamento di una forza di peacekeeping delle Nazioni Unite, le parti hanno negoziato nel 1981 un Protocollo aggiuntivo che crea la MFO come “un’alternativa” (“as an alternative”) alla prevista forza  delle Nazioni Unite.

La MFO, il cui Quartier Generale ha sede a Roma, è composta da personale proveniente da dodici nazioni. Al finanziamento del MFO contribuiscono, in parti uguali, Egitto, Israele e Stati Uniti (26 milioni USD ciascuno) e alcune Contributing Nations (Corea del Sud, Regno Unito, Svizzera, Germania, Giappone, Norvegia, Danimarca, Finlandia, Svezia, Olanda). La MFO è composta[18] da 1682 unità di personale militare e 671 civili.

L’Italia è il quarto Paese contributore in termini di uomini (75, dopo USA, Colombia e Fiji), con la qualificata partecipazione della Marina Militare che fornisce tre pattugliatori classe Esploratore che costituiscono la Coastal Patrol Unit della MFO (unico contingente Navale del MFO), dispiegati a garanzia della libera navigazione dello stretto di Tiran (un quarto pattugliatore è rischierato in Italia per i periodici lavori di manutenzione). La partecipazione italiana è finanziata dalla MFO (esclusi naturalmente gli stipendi dei militari), senza oneri aggiuntivi per il bilancio dello Stato. Sulla base di uno scambio di lettere del 2007, la partecipazione è di durata indefinita, salvo denuncia unilaterale con un anno di preavviso.

Alla MFO sono assegnati quattro compiti:

1)    pattugliamento e controllo della zona di confine tra Egitto ed Israele;

2)    verifica periodica dell’implementazione delle disposizioni dall’Allegato I al Trattato di Pace, da effettuare non meno di due volte al mese, ove non diversamente concordato tra le parti;

3)    su richiesta di una delle due parti, effettuare verifiche entro 48 ore dalla ricezione;

4)    assicurare la libertà di navigazione attraverso lo Stretto di Tiran.

 

L’Italia partecipa alla missione MFO con 75 unità di personale militare. È previsto l'impiego di mezzi navali nella misura di 3 unità.

Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 3.967.394.

 

In precedenza la missione MFO era menzionata dall’articolo 6, comma 2 (disciplina penale applicabile, ovvero CPMP) del D.L. n. 67/2016, proprio in quanto "missioni non sono disciplinate dal presente decreto" come spiegato nella relazione illustrativa.

 

La scheda n. 35 riguarda l'avvio della partecipazione del personale della Polizia di Stato per il periodo dal 1° gennaio 2017 e fino al 31 dicembre 2017 alla missione civile dell'UE denominata European Union Border Assistance Mission in Libya, EUBAM Libya.

 

La missione EUBAM Libya, istituita con decisione 2013/233/PESC del Consiglio del 22 maggio 2013, modificata e prorogata da ultimo fino al 21 agosto 2017 dalla decisione PESC/2016/1339 del 4 agosto 2016, ha il mandato di fornire alle autorità libiche sostegno per sviluppare – a breve termine – la capacità di accrescere la sicurezza delle frontiere terrestri, marine e aeree libiche e per sviluppare – a più lungo termine – una strategia più ampia di gestione integrata delle frontiere; per conseguire tali obiettivi la missione svolge compiti di: sostegno alle autorità libiche per rafforzare sia i servizi di frontiera mediante attività di formazione e accompagnamento  - ciò in vista di una strategia nazionale libica di "gestione integrata dei confini nazionali" (IBM) - , sia le capacità operative istituzionali libiche. Come missione civile di gestione delle crisi con un mandato di rafforzamento delle capacità, EUBAM assiste le autorità libiche a livello strategico e operativo

"Per ora, una piccola missione (dell'UE) a Tunisi, ma pronta, non appena la situazione libica lo permetterà, ad entrare in campo con uomini e mezzi dedicati al rafforzamento delle capacità nazionali di gestione dei confini libici, a complemento di quanto fatto con l’operazione “Sophia” ed in vista di un progressivo disimpegno di quest’ultima"[19].

Nel 2016 è stato previsto "l’inserimento di poche unità di pianificatori che possano interagire con UNSMIL (e assisterla se necessario) e con le autorità libiche (Security Committee e GAN) per eseguire una mappatura degli attori nei settori ritenuti prioritari : “general police and law enforcement support, including counter-terrorism, organised crime, border security and migration, criminal justice chain”. La priorità delle priorità, sempre in termini di pianificazione, è indicata nel “policing support in Tripoli”. Non vi saranno sconfinamenti in attività di mentoring o advising delle controparti libiche. È stato inoltre irrobustito lo staff, in attesa che le condizioni sul terreno consentano la predisposizione di uno strumento PSDC maggiormente comprensivo nel settore della polizia e capacity building in ambito sicurezza.

Prima della sua riduzione a 17 e poi a sole 3 unità di personale internazionale, dislocate a Tunisi per ragioni di sicurezza, vi partecipavano 17 Stati Membri con 44 unità di personale distaccato (l’Italia è stata a lungo il maggior contributore con 9 unità di personale) e 10 unità locali[20].

 

L’Italia intende partecipare alla missione EUBAM Libya con 3 unità di personale della Polizia di Stato

Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 266.450.

 

Di seguito è riportata una tabella di raffronto tra le missioni in Africa previste dal D.L. 67/2016 e quelle previste dalla deliberazione del C.d.M. del 14 gennaio 2017.

 

AREA

MISSIONE

FINANZIAMENTI

MILITARI  E FORZE DI POLIZIA IN TEATRO

 

 

 

 

2016

2017

(previsioni di spesa)

 

 

    1°gennaio  -

31  dicembre                    

articolo

    1°gennaio  -

31  dicembre                    

scheda

2016

2017

DL 67/2016

 

 

delibera

 

AFRICA

Operazione Ippocrate- Supporto sanitario in Libia[21]

-

-

43.585.080

22

-

300

United Nations

Support Mission in Libya (UNSMIL)[22]

-

-

453.074

23

-

3

Assistenza alla Guardia costiera della Marina Militare libica[23]

-

-

3.567.173

24

-

50

Atalanta - UE

27.918.693

art.3 (co.1)

26.888.946

25

164

155

EUTM Somalia, EUCAP Nestor, Corno d'Africa, Oceano indiano, base militare a Gibuti

25.582.771

art.3 (co.2)

12.322.347

790.968

2.536.907

9.838.365

26, 27, 28 e 29

249

123

7

26

90

MINUSMA Mali, EUTM Mali, EUCAP Sahel Mali EUCAP Sahel Niger        

3.259.040

art.3 (co.3)

769.459

1.122.512

619.320

439.107

30, 31, 32 e 33

31

7

12

4

2

MultinationForce and Observers in

Egitto (MFO)

-

Art.6 (co.2)

 

3.967.394

34

 

75

EUBAM Libia

 

 

266.450

35

 

3

UGANDA Police Force: Ufficiale Arma Carabinieri

 

74.027[24]

 

art.3 (co.4)

-

-

1

 

 


 

Dispositivo aeronavale nazionale
(Scheda 36)

 

 

La scheda n. 36 riguarda la proroga per il periodo dal 1° gennaio 2017 e fino al 31 dicembre 2017 del potenziamento del dispositivo aeronavale nazionale di sorveglianza e di sicurezza nel Mediterraneo centrale, cosiddetta Operazione Mare Sicuro).

 

Si tratta dell'Operazione italiana Mare Sicuro, autorizzata  per la prima volta dal D.L. n. 7/2015 (contrasto al terrorismo e proroga missioni), annunciata dal Ministro della Difesa Roberta Pinotti il 19 marzo 2015, come consistente in un potenziamento del dispositivo aeronavale dispiegato nel Mediterraneo, tramite l'impiego di "ulteriori unità navali, team di protezione marittima, aeromobili ad ala fissa e rotante, velivoli a pilotaggio remoto e da ricognizione elettronica" in aggiunta a quanto ordinariamente fatto, "tanto per la protezione delle linee di comunicazione, dei natanti commerciali e delle piattaforme off-shore nazionali, quanto per la sorveglianza delle formazioni jihadiste. Il tutto è integrato nell'Operazione alla quale è stato dato il nome di Mare Sicuro, anche per analogia semantica con quanto avviene sul territorio nazionale (Strade Sicure)".

Il potenziamento del dispositivo aeronavale di sorveglianza e sicurezza nel Mediterraneo centrale era stato originariamente introdotto nel corso dell’esame del disegno di legge di conversione del D.L. n. 7 del 2015, con il comma 3-bis dell’articolo 5 che ne autorizzava la spesa fino al 30 settembre 2015, successivamente prorogato dal decreto missioni 174/2015), all’articolo 4, comma 3 e da ultimo dal D. L. n. 67/2016, art. 4, comma 7.

 

Obiettivi dell'operazione sono: corrispondere alle straordinarie esigenze di prevenzione e contrasto del terrorismo e assicurare la tutela degli interessi nazionali, incrementando adeguatamente gli assetti dell'ordinario dispositivo aeronavale di sorveglianza con l'impiego di ulteriori unità navali, con componente elicotteristica e aeromobili anche a pilotaggio remoto (APR) e gli eventuali ulteriori assetti di sorveglianza elettronica. In particolare l'operazione è mirata allo svolgimento delle seguenti attività:

·       sorveglianza e protezione delle piattaforme ENI nell'offshore libico

·       protezione delle unità navali nazionali impegnate in operazioni di ricerca e soccorso (SAR)

·       protezione del traffico mercantile nazionale nell'area

·       deterrenza e contrasto dei traffici illeciti

·       raccolta di informazioni sulle attività di gruppi di matrice terroristica nonché sull' organizzazione dei traffici illeciti e dei punti di partenza delle imbarcazioni.

L’Italia partecipa all'operazione con 700 unità di personale militare, con l'impiego di 4 mezzi navali e di 5 mezzi aerei. (per il 2016 era autorizzato l'impiego di 5 mezzi navali, di cui una nave anfibia tipo LPD con funzione di comando e controllo dell'intero dispositivo e capacità sanitarie, nonché di 4 mezzi aerei, anche a pilotaggio remoto).

Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 83.998.043.


 

Potenziamento dispositivi NATO
(Schede 37-42)

 

 

Le schede da 37 a 42, allegate alla deliberazione del Consiglio dei ministri del 14 gennaio 2017, si riferiscono alla partecipazione, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2017, di personale militare al potenziamento di dispositivi NATO tra cui 3 nuove partecipazioni.

 

Nello specifico, la scheda n. 37 riguarda la proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2017, della partecipazione di personale militare al potenziamento del dispositivo NATO Active Fence, a difesa dei confini sud-orientali dell'Alleanza.

L’Italia partecipa alla missione Active Fence con 130 unità di personale militare, nella base di Kahramanmaras.

 Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 11.794.944.

 

Dalla relazione illustrativa al precedente decreto missioni con cui la partecipazione italiana è stata avviata (art. 4, comma 8), risulta che tale operazione, autorizzata dal Consiglio Atlantico (NAC) in data 4 dicembre 2012, consiste nello schieramento di batterie antimissile a difesa dei confini sud-orientali dell’Alleanza. Il comando della missione è detenuto dall'Allied Air Command di Ramstein e gli assetti assegnati possono essere impiegati esclusivamente per attività di difesa missilistica e - come precisato dalla relazione illustrativa - non possono essere impiegati per l’imposizione di una no-fly zone.

Si tratta di un'operazione NATO autorizzata dal Consiglio Atlantico ex art.4 del Trattato di Washington, a seguito della richiesta della Turchia di potenziare le capacità di difesa dai missili balistici ai confini con la Siria, a seguito di incidenti verificatisi nel 2012. Vi partecipano circa 750 unità di personale militare alleato. Gli Alleati che hanno contribuito fornendo ciascuno due batterie missilistiche Patriot (Phased Array Tracking Radar to Intercept on Target) sono stati fin dal gennaio 2013 Stati Uniti, Germania, Olanda - dal gennaio 2015 avvicendata dalla Spagna. Tali batterie sono schierate a Kahramanmaras, Adana e Gaziantep (v. scheda NATO con mappa).

Dalla relazione illustrativa e da quella tecnica risulta che l’Italia è autorizzata per il 2016 a partecipare all’operazione con un contingente di personale militare pari a 130 unità e una batteria SAMP-T (Surface-to-Air Missile Platform/Terrain - Piattaforma a terra per un missile terra-aria) dell’Esercito.

Il SAMP/T è un sistema missilistico terra-aria di ultima generazione sviluppato dal consorzio europeo EUROSAM (costituto dalle società MBDA Italia, MBDA Francia e Thales) per l’Italia e la Francia allo scopo di sostituire il sistema missilistico HAWK. Il sistema d’arma è caratterizzato da un’elevata mobilità tattica e strategica (può essere facilmente rischierato per via aerea, navale e ferroviaria).

Gli Stati Uniti avevano annunciato che alla scadenza del mandato nell'ottobre 2015 avrebbero ritirato i loro Patriot - per ammodernamenti - seguiti, a fine 2015, dalla Germania che ha effettuato il ritiro dei propri  a gennaio 2016, mentre la Spagna, a seguito di un rischieramento di undici mesi, ha deciso di estendere il suo coinvolgimento nell’operazione “Active Fence” fino al 31 dicembre del 2016, assicurando lo schieramento dei Patriot PAC-2 spagnoli (sei lanciatori per un totale di 24 missili terra-aria) nei pressi di Adana.

 

In precedenza la partecipazione alla missione era autorizzata per il periodo dal 1° gennaio fino al 31 dicembre 2016 dall’articolo 4, comma 8 del D. L. n. 67/2016.

 

La scheda n. 38 riguarda la proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2017, della partecipazione di personale militare al potenziamento del dispositivo NATO per la sorveglianza dello spazio aereo dell'area sud-orientale dell'Alleanza.

L’Italia partecipa al dispositivo con 6 unità di personale militare e 1 mezzo aereo.

 Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 1.896.692.

 

A seguito della crisi in Ucraina e nell’area mediorientale, la NATO ha incrementato l’attività di sorveglianza dello spazio aereo dei Paesi membri dell’Europa orientale e dell’area sud-orientale dell’Alleanza mediante l’impiego dei velivoli radar AWACS di proprietà comune dell’Alleanza. Per il rifornimento in volo di tali velivoli è necessario il contributo degli Stati membri in quanto l’Alleanza non dispone di aerocisterne di proprietà comune, cui l'Italia è in grado di contribuire.

L'operazione avviene in esecuzione del Trattato NATO, nonché della decisione del Consiglio Nord Atlantico del 20 novembre 2015 che ha approvato misure di rassicurazione per la Turchia (tailored assurance measures for Turkey) mediante l'impiego dei velivoli radar AWACS di proprietà comune dell’Alleanza

 

In precedenza la partecipazione alla missione era autorizzata per il periodo dal 1° gennaio fino al 31 dicembre 2016 dall’articolo 4, comma 9 del DL n. 67/2016. La relazione illustrativa specificava che a seguito della crisi in Ucraina e nell’area mediorientale, la NATO ha incrementato l’attività di sorveglianza dello spazio aereo dei Paesi membri dell’Europa orientale e dell’area sud-orientale dell’Alleanza mediante l’impiego dei velivoli radar AWACS di proprietà comune dell’Alleanza. Per il rifornimento in volo di tali velivoli è necessario il contributo degli Stati membri in quanto l’Alleanza non dispone di aerocisterne di proprietà comune. L’Italia contribuiva con 1 velivolo KC-767 dell’Aeronautica militare.

 

La scheda n. 39 riguarda la proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2017, della partecipazione di personale militare al potenziamento del dispositivo NATO per la sorveglianza navale dell'area sud dell'Alleanza.

L’Italia partecipa al dispositivo con 44 unità di personale militare e un mezzo navale.

Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 1.816.033.

 

In precedenza la partecipazione alla missione era autorizzata per il periodo dal 1° gennaio fino al 31 dicembre 2016 dall’articolo 4, comma 10 del DL n. 67/2016.

 

La relazione al DL n. 67/2016 con cui ha preso avvia la partecipazione italiana afferma che le misure adottate dalla NATO in proposito sono intese a colmare i “critical shortfalls” in seno alle Standing Naval Forces (SNFs), che costituiscono lo strumento navale a più alta prontezza operativa a disposizione dell’Alleanza. Le SNFs sono costituite da quattro gruppi aeronavali permanentemente attivati, suddivisi per aree di responsabilità della NATO (gruppi 1 - area nord; gruppi 2 - area sud). L’Italia partecipa ai due gruppi navali di intervento, rispettivamernte, contro la minaccia convenzionale e contro quella derivante dall’eventuale utilizzo di mine subacquee nell’area sud di responsabilità della NATO, con il Mediterraneo quale principale area di presenza (Standing Naval Maritime Group 2 - SNMG2 -  e Standing Naval Maritime Counter Measures Group 2 - SNMCMG2). L’autorizzazione di spesa è riferita al contributo nazionale di n.1  unità cacciamine (MHC) nel SNMCMG 2.

 

 

La scheda n. 40 riguarda l'avvio della partecipazione, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2017, di personale militare al potenziamento del dispositivo NATO in Lettonia.

L'operazione avviene in esecuzione del Trattato NATO, nonché - secondo quanto riportato nella scheda allegata alla deliberazione -  della risoluzione del Consiglio del Nord Atlantico del 10 giugno 2016 (PO2016/0391). In continuità con il Readiness Action Plan[25] adottato dal Vertice del Galles del 2014, la decisione del Vertice di Varsavia dell'8-9 luglio 2016 di dispiegare quattro battaglioni multinazionali a rotazione - più i relativi assetti abilitanti - in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia, nonché il rafforzamento del comando NATO in Romania irrobustisce la capacità di deterrenza e difesa sul fronte orientale.

I quattro battlegroups multinazionali sono alimentati a cura delle Framework Nations: Canada (in Lettornia), Gran Bretagna (in Estonia), Germania in Lituania e Stati Uniti (in Polonia).

 

Il contributo italiano, inserito nell'ambito del battlegroup a framework canadese,  consta di 160 unità di personale militare e 50 mezzi terrestri.

Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 20.040.144.

 

La scheda n. 41 riguarda l'avvio della partecipazione, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2017, di personale militare al potenziamento del dispositivo NATO Air Policing della NATO in Bulgaria.

L'operazione ha come obiettivo di preservare l'integrità dello spazio aereo dell'Alleanza, rafforzando l'attività di sorveglianza dello spazio aereo della Bulgaria. L'Air policing è una capacità di cui la NATO si è dotata dagli anni Cinquanta e consiste nell'integrazione in un unico sistema di difesa aerea e missilistica NATO dei rispettivi sistemi nazionali: Tale attività è condotta in tempo di pace e consiste nell'identificazione di tutte le violazioni dell'integrità dello spazio aereo NATO; è svolta nell'ambito dell'area di responsabilità del Comando operativo alleato della NATO di stanza a Bruxelles e viene coordinata dal Comando aereo di Ramstein (Germania).

Il rafforzamento dell'Air Policing fa parte delle misure di rassicurazione per gli Alleati orientali stabilite dal Vertice del Galles del 2014.

L’Italia partecipa al dispositivo con 110 unità di personale militare (presenza media nell'anno di 36 unità in funzione dell'impiego) e 4 mezzi aerei. Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 11.560.544.

 

La scheda n. 42 riguarda l'avvio della partecipazione, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2017, di personale militare al potenziamento del dispositivo NATO Interim Air Policing in Islanda.

L'operazione ha come obiettivo di preservare l'integrità dello spazio aereo dell'Alleanza, rafforzando l'attività di sorveglianza dello spazio aereo della Islanda a motivo dell'insufficiente possesso di capacità e strutture per la difesa aerea autonoma. L'Islanda è infatti uno degli Alleati privi di capacità Quick Reaction Alert (Interceptor) (QRA(I).

L’Italia partecipa al dispositivo con 145 unità di personale militare (presenza media nell'anno di 8 unità in funzione dell'impiego) e 6 mezzi aerei. Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 3.011.120.


 

Esigenze comuni a più teatri operativi delle FFAA
per l’anno 2017
(Scheda 43)

 

 

La scheda 43 riguarda sia assicurazione, trasporto e infrastrutture, sia interventi disposti dai comandanti dei contingenti.

 Per le esigenze di stipula dei contratti di assicurazione del personale, di trasporto (del personale, dei mezzi e dei materiali) e di realizzazione di infrastrutture, connessi alle esigenze organizzative e di sicurezza dei contingenti militari nelle aree in cui si svolgono le missioni internazionali, la quantificazione del fabbisogno per l'anno 2017 è pari a euro 73.600.000.

 

Viene inoltre quantificato il fabbisogno per l'anno 2017 in euro 2.100.000 per interventi di prima necessità della popolazione locale dei territori in cui si svolgono missioni internazionali, compreso il ripristino dei servizi essenziali. In particolare si tratta di interventi urgenti o acquisti e lavori da eseguire in economia, anche in deroga alle disposizioni di contabilità generale dello Stato, disposti in caso di necessità o urgenza dai comandanti dei contingenti militari impegnati nella missione internazionale. Si tratta di attività di cooperazione civile-militare intesa a sostenere, in particolare, i progetti di ricostruzione, comprese le infrastrutture sanitarie, le operazioni di assistenza umanitaria, l’assistenza sanitaria e veterinaria, nonché interventi nei settori dell’istruzione e dei servizi di pubblica utilità.

 

Da ultimo, la spesa per assicurazione, trasporto e infrastrutture connesse alle missioni internazionali era autorizzata dal D.L. n. 67/2016, art. 4, comma1, mentre la spesa per interventi disposti dai comandanti dei contingenti per attività di cooperazione civile-militare era disciplinata dal comma 3 del medesimo articolo.


 

Supporto info-operativo a protezione delle Forze Armate
(Scheda 44)

 

 

La scheda 44 riguarda il mantenimento del dispositivo info-operativo dell’AISE (Agenzia informazioni e sicurezza esterna) a protezione del personale delle Forze Armate impiegato nelle missioni internazionali, in attuazione delle missioni affidate all’AISE dall'articolo 6, comma 2, della legge 3 agosto 2007, n. 124.

In tale ambito, si prevede la realizzazione di opere di protezione e acquisizione di equipaggiamenti, anche al fine di accrescere l'attività di cooperazione con le forze di sicurezza locali.

Per tali esigenze, la quantificazione del fabbisogno finanziario per l'anno 2017 è pari a euro 15.000.000.

 

Da ultimo, la spesa per tali esigenze era autorizzata dall'art, 4, comma 3 del D. L. n. 67/2016.


 

Iniziative di cooperazione allo sviluppo e di smistamento umanitario
(Scheda 45)

 

 

La scheda in oggetto si riferisce ad una serie d’interventi di cooperazione in Afghanistan, Eritrea, Repubblica centrafricana, Iraq, Libia, Mali, Niger, Pakistan, Palestina, Siria, Somalia, Sudan, Sud Sudan, Yemen e nei Paesi ad essi limitrofi Afghanistan, Etiopia, Repubblica Centrafricana, Iraq, Libia, Mali, Niger, Myanmar, Pakistan, Palestina, Siria, Somalia, Sudan, Sud Sudan, Yemen e, in relazione all’assistenza dei rifugiati, dei Paesi ad essi limitrofi (in particolare Libano e Giordania, interessati dai flussi provenienti dalla Siria), nonché, più in generale, nei Paesi destinatari d’iniziative internazionali ed europee in materia di migrazione e sviluppo

In tale ambito, si prevedono interventi con le seguenti finalità:

§  miglioramento delle condizioni di vita della popolazione e dei rifugiati e a sostegno alla ricostruzione civile in Paesi in situazione di conflitto, post-conflitto o di fragilità ed in aree colpite da calamità di origine naturale o antropica, anche in collaborazione con l’Unione europea, le organizzazioni internazionali e le ONG.

§  attuazione d’iniziative europee e internazionali in materia di migrazioni e sviluppo

§  prevenzione, protezione e contrasto alla violenza sessuale sulle donne e le bambine, soprattutto quando usata come tattica di guerra, la tutela e il rispetto dei loro diritti umani, nonché misure a sostegno di iniziative di pace promosse dalle donne.

§  realizzazione di programmi integrati di sminamento umanitario, che prevedono campagne informative, l’assistenza alle vittime e la formazione di operatori locali.

§  attuazione degli obblighi derivanti dalle Convenzioni internazionali sulla messa al bando di mine antipersona, munizioni a grappolo e armi convenzionali inumane.

§  opere di protezione e acquisizione di equipaggiamenti, anche al fine di accrescere l’attività di cooperazione con le forze di sicurezza locali.

Per tali esigenze, la quantificazione del fabbisogno finanziario per l’anno 2017 è pari ad euro 111.000.000.

Si ricorda che per gli interventi di cooperazione allo sviluppo nelle aree prima richiamate l’art. 8, comma 1, del decreto-legge n. 67 del 2016 aveva autorizzato una spesa, per il 2016, di euro 90.000.000, mentre il comma 3 dello stesso articolo aveva una spesa, sempre per la stessa annualità, di euro 1.700.000 per la realizzazione di programmi integrati di sminamento umanitario.


 

Interventi di sostegno ai processi di pace, stabilizzazione e rafforzamento della sicurezza
(Scheda 46)

 

 

Nella scheda si fa riferimento ad interventi di sostegno ai processi di pace, stabilizzazione rafforzamento della sicurezza in Nord Africa e Medio Oriente (in particolare Libia, Tunisia, Giordania e Libano), Afghanistan, Africa sub-sahariana (Somalia e altri Paesi del Como d’Africa, Mali e regione del Sahel) e America latina e caraibica (compresi Argentina, Bolivia, Colombia, Guatemala, Paraguay e Perù, Paesi CARICOM, Cuba e Repubblica Dominicana).

Gli obiettivi di tali interventi sono

§  la facilitazione del percorso di riconciliazione nazionale e sostegno alla transizione democratica in Libia, tramite attività di institution building a beneficio delle municipalità elette nel 2015, e promuovendo la partecipazione delle donne alla ricostruzione del Paese;

§  il contrasto al settarismo militante e alle violenze inter-confessionali, attraverso iniziative in Giordania in tema di diritti umani e libertà di religione.

§  Il sostegno alla stabilità del Libano, tramite la fornitura di equipaggiamenti non letali alle locali forze di sicurezza.

§  la salvaguardia e valorizzazione del patrimonio archeologico in Afghanistan, Iraq, Libia e Tunisia, finanziando missioni promosse da università e centri di ricerca italiani.

§  Il ostegno alle iniziative di pace dell’ONU (la missione MINUSMA in Mali), alle attività dell’IGAD per lo sviluppo del Como d’Africa, nonché rafforzamento delle istituzioni democratiche e dello Stato di diritto in Africa sub-sahariana (Corno d’Africa e Sahel), tramite programmi di capacity-building nel settore della sicurezza.

§  l’assistenza ai Paesi dell’America latina e caraibica nel contrasto al crimine organizzato ed ai flussi di capitali illeciti, attraverso programmi di formazione per magistrati e operatori di pubblica sicurezza e l’organizzazione della VII Conferenza Italia-America latina, che si terrà a Roma a fine giugno/inizio luglio 2017.

§  il sostegno al processo di pace e ricostruzione in Colombia, con iniziative di formazione nel settore dello sminamento, e alle missioni di monitoraggio elettorale dell’Organizzazione degli Stati Americani.

Per tali esigenze, la quantificazione del fabbisogno finanziario per l’anno 2017 è pari ad euro 12.000.000.

Si ricorda che, per le finalità ora richiamate, l’art. 9, comma 1, del decreto-legge n. 67 del 2016 autorizzava nel 2016 una spesa di euro 6.000.000. di cui euro 3.000.000 per interventi in Africa settentrionale, Medio Oriente e Afghanistan ed euro 3.000.000 per iniziative in Africa sub-sahariana e in America latina e caraibica.

 


 

Partecipazione alle iniziative delle Organizzazioni internazionali per la pace e la sicurezza
(Scheda 47)

 

 

La scheda riguarda la partecipazioni ad interventi delle Organizzazioni internazionali per la pace e la sicurezza in Libia, Siria e Yemen ed in altre aree di crisi in cui l’ONU svolge attività di prevenzione dei conflitti e sostegno ai processi di pace, stabilizzazione e transizione democratica; Paesi destinatari di programmi della NATO di rafforzamento delle istituzioni e degli enti di sicurezza e difesa; Paesi in cui si svolgono le missioni civili dell’UE e dell’OSCE; Paesi del Nord africa partner dell’OSCE e membri dell’Unione per il Mediterraneo; Paesi non-UE dell’Iniziativa Centro-europea/InCE (Albania, Bosnia-Erzegovina, Macedonia, Montenegro, Serbia, Belarus, Moldova e Ucraina).

Gli obiettivi di tali interventi sono:

§  il sostegno, con contributi finanziari, alle attività del Dipartimento degli affari politici dell’ONU, le iniziative delle Nazioni Unite per il consolidamento della pace e dell’UNDP per fornire assistenza al Consiglio presidenziale libico e al Governo di accordo nazionale; l’iniziativa "Defence Capacity Building" della NATO; l’attività del Segretariato e i progetti dell’Unione per il Mediterraneo; le iniziative del Centro mediterraneo per l’integrazione per la de-radicalizzazione ed il contrasto all’estremismo religioso violento tra i giovani della sponda sud del Mediterraneo; il sostegno al Tribunale speciale dell’ONU per il Libano;

§  la partecipazione dell’Italia alle iniziative dell’Unione europea in ambito PESCPSDC (missioni civili organizzate dal Servizio europeo di azione estera, eventi formativi e conferenze internazionali), alle missioni di monitoraggio elettorale dell’OSCE e la "Special monitoring mission" in Ucraina;

§  l’attuazione degli impegni connessi alla Presidenza italiana del Gruppo di contatto mediterraneo dell’OSCE (tra cui l’organizzazione della Conferenza Mediterranea ad ottobre del prossimo anno e la promozione di progetti a favore dei partner mediterranei) e alla preparazione della Presidenza dell’Organizzazione, che l’Italia assumerà nel 2018;

§  il sostegno all’attività istituzionale della Fondazione Segretariato permanente dell’Iniziativa adriatico-ionica (IAI) e le sue iniziative per l’attuazione della Strategia dell’Unione europea per la Regione;

§  contribuire, attraverso il rifinanziamento fondo InCE presso la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (di cui l’Italia è l’unico donatore), a progetti di cooperazione a beneficio dei Paesi non membri dell’UE dell’Iniziativa, per sostenerne la stabilizzazione, democratizzazione e il percorso europeo.

Per tali esigenze, la quantificazione del fabbisogno finanziario per l’anno 2017 è pari ad euro 22.000.000.

Si ricorda che l’articolo 9, comma 2, del decreto-legge n. 67 del 2016 autorizzava, per l’annualità 2016, una spesa di euro 2.100.000 per la partecipazione italiana a fondi fiduciari e programmi delle Nazioni  Unite  e della NATO, al Tribunale Speciale per il Libano ed  all’Unione per il Mediterraneo; il comma 4 prevedeva, per il medesimo periodo temporale, un’autorizzazione di spesa di euro 11.700.000 per assicurare la partecipazione italiana  alle iniziative PESC-PSDC, dell’OSCE e di altre organizzazioni internazionali, alla Fondazione Segretariato permanente dell’Iniziativa Adriatico Ionica,  all’European  Institute of peace, nonche’ al fondo fiduciario InCE istituito presso la  Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo.


 

Contributo a sostegno delle forze di sicurezza afghane, comprese le forze di polizia
(Scheda 48)

 

 

La scheda si riferisce all’erogazione di un contributo per adempiere all’obbligo assunto dall’Italia in ambito NATO nel Vertice dei Capi di Stato e di Governo di Chicago del 2012 e confermato al Vertice di Celtic Manor del 2014di sostenere con 120 milioni annui il finanziamento delle forze di sicurezza e difesa afghane.

L’obiettivo è il sostegno alla sicurezza ed alla stabilità dell’Afghanistan, nell’ambito del rinnovato sforzo della Comunità internazionale, a fianco delle autorità afghane, nel contrasto all’insorgenza e per la promozione dei diritti umani, delle libertà fondamentali, delle pari opportunità e dello stato di diritto.

Per tali esigenze, la quantificazione del fabbisogno finanziario per l’anno 2017 è pari ad euro 120.000.000.

Si ricorda che l’articolo 9, comma 3, del decreto-legge n. 67 del 2016 autorizzava, per l’annualità 2016, una spesa di euro 120.000.000 per l’erogazione di un contributo finanziario per le finalità prima richiamate.

 


 

Interventi operativi di emergenza e di sicurezza
(Scheda 49)

 

 

La scheda fa riferimento ad interventi in aree di crisi (Afghanistan, Arabia Saudita, Egitto, Iraq, Libano, Libia, Nigeria, Niger, Pakistan, Palestina, Somalia, Sud Sudan, Venezuela) ed ovunque il grado di protezione esistente non garantisca adeguatamente la sicurezza delle sedi e l’incolumità del personale e degli utenti degli uffici.

    Tali interventi sono finalizzati:

§  ad assicurare l’attuazione degli interventi dell’Unità di crisi del MAECI a tutela dei cittadini e degli interessi italiani all’estero;

§  controllare e rafforzare i sistemi di protezione delle sedi diplomatico-consolari, anche di nuova istituzione, e del relativo personale, in linea con i parametri tecnici concordati tra MAECI, DIS e Consiglio superiore dei lavori pubblici, adeguando i dispositivi di sicurezza attiva e passiva, anche mediante l’utilizzo di militari dell’Arma dei Carabinieri e trasferendo il trasferimento del personale in edifici più sicuri, laddove non sia possibile portare a termine gli interventi necessari in tempi brevi;

§  consentire lo svolgimento di missioni e viaggi di servizio e congedo disposti dal MAECI in aree di crisi.

Per tali esigenze, la quantificazione del fabbisogno finanziario per l’anno 2017 è pari ad euro 30.000.000.

Si ricorda che l’articolo 9, comma 5, del decreto-legge n. 67 del 2016 autorizzava, per l’annualità 2016,  una spesa di 5,5 milioni di euro per interventi operativi di emergenza e sicurezza destinati alla tutela dei cittadini e degli Italiani all’estero, di cui non oltre 200.000 ad integrazione degli stanziamenti per il funzionamento dell’Unità di crisi del MAECI.

Il comma successivo autorizzava la spesa per il 2016 di 22 milioni di euro per il finanziamento del fondo istituito dalla legge finanziaria per il 2004 per provvedere al rafforzamento delle misure di sicurezza attiva e passiva delle rappresentanze diplomatiche, degli uffici consolari, degli istituti italiani di cultura e delle istituzioni scolastiche all’estero.

Il comma 7, infine, autorizzava la spesa di 1 milione di euro per il 2016 per invio in missione o in viaggio di servizio in aree di crisi del personale del MAECI per la partecipazione alle operazioni internazionali di gestione delle crisi, nonché per le spese di funzionamento e per il reclutamento di personale locale dove non operi una rappresentanza diplomatico-consolare.



[1]    Per un approfondimento di questi profili si vedano: Disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali Servizio Studi , Schede di lettura,  Collana: Progetti di legge n° 111/2, pubblicato il 15 marzo 2016;  dossier sull'AS1917 di cui al seguente link  http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/00926303.pdf

[2]    L'operazione Joint Enterprise comprende le attività di KFOR, MSU, ed i NATO Head Quarters di Skopje, Tirana e Sarajevo.

[3]    538 unità si riferiscono alla missione Joint Enterprise, mentre le 4 unità attengono alla missione EULEX Kosovo.

[4]    L’IPU (Integrated Police Unit) rappresenta la componente dell’Arma dei carabinieri costituisce una componente della missione con sede a Sarajevo.

[5]    In  Albania sono presenti anche 49 unità dipendenti dal Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia (UCI). Oltre alle richiamate 31 unità del Corpo della guardia di finanza.

[6]    L’autorizzazione alla partecipazione alla missione è limitata al periodo 15 maggio – 31 dicembre 2016.

[7]    La partecipazione era originariamente limitata al periodo 10 maggio - 31 dicembre 2016. La relazione tecnica che corredava l’A.S. 2389  precisava che il contributo consisteva nell'impiego di un velivolo senza oneri per il personale.

[8]    La partecipazione era autorizzata limitatamente al periodo 10 maggio – 30 giugno 2016.

[9]    Tale missione non risulta prevista dalla deliberazione del C.d.M. del 14 gennaio 2017.

[10]   Il fabbisogno finanziario stimato ricomprende anche le spese relative alla partecipazione de personale del Corpo militare volontario della Croce rossa.

[11]   La cifra comprende anche il personale del Corpo militare volontario della Croce rossa .

[12]   La scheda 21, allegata alla Deliberazione del Consiglio dei ministri dello scorso 14 gennaio 2017, tratta la  partecipazione del personale del Corpo militare volontario della Croce rossa unitamente a quella del personale militare. Viceversa, il  decreto legge n. 67 del 2016 prevedeva due distinte autorizzazioni di spesa (commi 2 e 3 dell’artcolo 2)

[13]   In passato l'Italia ha partecipato alla Missione dal 17 gennaio 1949 fino al 31 marzo 2015​.

[14]   Il 18 dicembre 2015, il Consiglio di Sicurezza dell'ONU aveva adottato all'unanimità la Risoluzione n. 2259 (2015) sulla Libia in cui: si invita il Consiglio di presidenza libico a lavorare speditamente per formare entro 30 giorni il Governo di unità nazionale che costituirà l'unico governo legittimo della Libia, necessario ad assicurare la governance, la stabilità e lo sviluppo della Libia - come già affermato nel Comunicato di Roma -; si chiede agli Stati membri di rispondere urgentemente alle richieste di assistenza del Governo di unità nazionale per l'attuazione dell'Accordo politico libico; si impone agli Stati membri di assistere prontamente il Governo di unità nazionale nel rispondere alle minacce alla sicurezza libica e a sostenere attivamente il nuovo Governo nella necessità di sconfiggere ISIS ed i gruppi ad esso affiliati o ad al-Qaeda, su sua richiesta.

[15]   Le Commissioni Esteri e difesa dei due Rami hanno approvato Risoluzioni di identico contenuto, rispettivamente per il Senato DOC XXIV n. 65, per la Camera la Risoluzione n. 7-01083 con le quali si impegna il governo a dare  piena attuazione agli indirizzi oggetto delle comunicazioni rese alle Commissioni  in relazione alla Libia; a provvedere, in particolare, alla costruzione di strutture ospedaliere campali militari, prevedendo anche l'impiego di militari in grado di garantire la sicurezza del personale sanitario operante; a tenere costantemente informato il Parlamento sugli sviluppi della situazione.

[16]   Lo stesso giorno in cui l'Assemblea Generale dell'ONU riconosce il Consiglio nazionale transitorio (CNT).

[17]   L'articolo 1, comma 16, del DL 29 dicembre 2011 n. 215 ha autorizzato per il periodo 1° gennaio 31 dicembre 2012, l’impiego di personale militare in attività di assistenza, supporto e formazione in Libia, in linea con le risoluzioni 2009 (2011), 2016 (2011) e 2022 (2011) adottate dal Consiglio si Sicurezza delle Nazioni Unite. La medesima disposizione ha, inoltre, previsto la copertura finanziaria per l’impiego del personale militare in Libia, relativamente al precedente periodo 1° ottobre - 31 dicembre 2011, a valere sulle risorse stanziate dall’articolo 4 comma 19 del precedente decreto legge di proroga delle missioni internazionali (DL 107/2011), relativamente alla missione in Libia disposta a seguito delle risoluzioni 1970 (2011) e 1973 (2011) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, per il rispetto di una no fly zone in territorio libico, l'embargo del traffico d'armi e la protezione dei civili.

[18]   Dati riferiti al primo semestre del 2016, DOC LXX n. 8

[19]   DOC LXX n. 8, Relazione sulla partecipazione italiana alle operazioni internazionali in corso, presentata dal Ministro degli Esteri, predisposta congiuntamente con il Ministro della Difesa, comunicata alla presidenza il 27 dicembre 2016.

[20]   Ibidem.

[21]   Missione prevista dall’articolo 9, comma 1, DL n. 193/2016, convertito dalla L. n. 225/2016.

[22]   Missione prevista dall’articolo 9, comma 1, DL n. 193/2016, convertito dalla L. n. 225/2016.

[23]   La missione di assistenza alla Guardia costiera libica era stata da ultimo contemplata dall'art. 13, comma 2, del decreto-legge n. 7 del 2015, successivamente soppresso in sede di conversione del decreto legge. La precedente proroga della missione era stata effettuata dall'art. 3, comma 3, del decreto-legge n. 109 del 2014, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 141 del 2014.

[24]   La partecipazione è autorizzata limitatamente al periodo 20 aprile – 31 dicembre 2016.

[25] Al vertice di Newport del 4-5 settembre 2014, è stato approvato il Readiness Action Plan (RAP) come risposta dell’Alleanza Atlantica alle minacce di sicurezza provenienti dal fianco Est, individuando tuttavia uno strumento flessibile per far fronte a sfide originate da qualunque fianco. In termini operativi, oltre ad elencare le “misure di riassicurazione” adottate a favore degli Alleati dell’Est, il RAP prevede tra le "misure di adattamento" un aumento della capacità di pronta reazione della NATO Response Force (NRF),  con la costituzione di forze prontamente disponibili (Very High Readiness Joint Task Force-VJTF), una brigata multinazionale capace di entrare in azione in sole 48 ore. Essa sarà composta da circa 4.000 uomini e non avrà una base fissa, ma si avvarrà di cinque basi situate in Romania, Polonia e paesi baltici.