Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Servizio Studi - Dipartimento difesa | ||||
Titolo: | Libro bianco per la sicurezza internazionale e la difesa - Audizione del Ministro della difesa (14 maggio 2015) | ||||
Serie: | Documentazione e ricerche Numero: 171 | ||||
Data: | 13/05/2015 | ||||
Descrittori: |
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Organi della Camera: | IV-Difesa |
Camera dei deputati |
Senato della Repubblica |
XVII LEGISLATURA
Libro bianco per la sicurezza internazionale e la difesa
La presidenza
italiana del G8 e le prospettive
Audizione del Ministro della difesa
(14 maggio 2015)
Camera dei deputati Documentazione e ricerche |
13 maggio 2015
|
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INDICE
Schede di
lettura
Premessa 3
Sintesi del contenuto 7
Recenti orientamenti della politica di difesa e sicurezza in
Francia, Germania e Regno Unito (a cura del Servizio Biblioteca della Camera dei
deputati) 25
§ Francia 25
§ Germania 27
§ Regno
Unito 29
La politica di sicurezza e difesa comune dell’UE (PSDC) (a cura
dell'Ufficio rapporti con l'Unione Europea della Camera dei deputati) 33
§ Il
Quadro istituzionale della PSDC 33
§ La
PSDC in vista del Consiglio europeo di Riga del 25 e 26 giugno 2015 36
§ Verso
una nuova Strategia europea di sicurezza 46
§ Attività
del Parlamento europeo 48
§ La
Conferenza interparlamentare per la politica estera di sicurezza comune (PESC)
e per la politica di sicurezza e difesa comune (PSDC) 51
In Italia sono stati emanati tre libri
bianchi della Difesa, rispettivamente, nel 1977 (ministro Lattanzio), nel 1985
(ministro Spadolini), nel 2002 (Ministro Martino).
Si tratta di lavori nati sulla base di
iniziative assunte dai singoli Ministri dell'epoca non riconducibili quindi ad
alcuna previsione normativa.
In particolare, il libro
bianco della difesa 2002 è stato predisposto dal Ministero della difesa Antonio
Martino con l’intento di fare il punto sulla situazione delle Forze Armate e,
più in generale, dell'intero settore della Difesa, alla luce del nuovo quadro
geopolitico delineatosi dopo l'11 settembre.
Il volume, organizzato in
12 grandi temi, fotografa in più di 600 pagine corredate di riferimenti
normativi, dati e grafici, la situazione del settore della difesa aggiornata
all’ottobre 2001, evidenziando, anche con accenti critici, problemi e
disfunzioni ed individuando le sfide da affrontare con l’intento di fornire
indicazioni su quelle che vengono ritenute le esigenze prioritarie del settore.
I principali temi trattati riguardano: la difesa (ordinamento, missioni,
spese), il settore industriale, il personale militare, la formazione, la
giustizia militare, la logistica e le infrastrutture.
Una prima riflessione
sull’evoluzione della situazione internazionale e sui relativi riflessi
sull’organizzazione e sui compiti della difesa interna era inoltre già iniziata
con il documento “2001 Nuove forze per un nuovo secolo” (ministro Mattarella)
predisposto dal Ministero della difesa l’anno precedente.
Nel corso della XVII legislatura la necessità di procedere rapidamente alla
elaborazione di un nuovo libro bianco della difesa è stata manifestata per la
prima volta dal Ministro della Difesa Mario Mauro in occasione della sua audizione sulle linee programmatiche
del dicastero (seduta del 15 maggio 2013
presso le Commissioni Difesa della
Camera e del Senato).
Successivamente l’opportunità di tale
iniziativa è stata confermata dal Ministro della difesa Pinotti (seduta del 18
marzo 2014 presso le Commissioni Difesa
della Camera e del Senato).
La necessità di procedere
alla elaborazione di un libro bianco della difesa è stata ravvisata anche dal
Consiglio supremo di difesa nel corso della sua riunione dello scorso 19 marzo
2014. In quella occasione il Consiglio ha rilevato che "il documento,
attraverso un'attenta analisi dello scenario internazionale, dei rischi, delle
esigenze di sicurezza e degli interessi del Paese, avrà lo scopo di ridefinire
il quadro strategico di riferimento per lo strumento militare, gli obiettivi di
efficacia e di efficienza che esso dovrà conseguire, i lineamenti strutturali e
organizzativi che dovrà assumere”.
Un riferimento alla
necessità di procedere alla
predisposizione di un nuovo Libro bianco della difesa “che consenta di avviare
una riflessione profonda sulle ragioni e i modi di certe scelte” è contenuto
anche nel documento conclusivo
dell’indagine conoscitiva sui sistemi d’arma approvato dalla Commissione
difesa della Camera nella corrente legislatura.
Il 18 giugno 2014 il Ministro della Difesa
ha illustrato al Consiglio Supremo di Difesa le “Linee Guida per l'elaborazione
del Libro Bianco per la Difesa e della strategia evolutiva delle Forze Armate
sull'orizzonte dei prossimi 15 anni”.
Il Lavoro è stato predisposto da un gruppo
di esperti nominati dal Ministro della Difesa.
Al riguardo nel Comunicato
redatto al termine della riunione del
Consiglio Supremo di difesa si legge : “ll Consiglio ha espresso pieno
sostegno alle Linee Guida per l'elaborazione del Libro Bianco per la Difesa e della
strategia evolutiva delle Forze Armate sull'orizzonte dei prossimi 15 anni,
presentate dal Ministro Pinotti nel corso della riunione. Esse prevedono la
realizzazione di uno strumento militare che costituisca componente attiva e
qualificante della politica multidisciplinare e interministeriale del Governo
per la sicurezza e la difesa, in grado di concorrere efficacemente alla
salvaguardia delle direttrici di sviluppo economico e sociale del Paese nel
contesto internazionale. La struttura delle Forze Armate dovrà essere
strettamente integrata in termini interforze e in termini di organizzazione di
comando, e dovrà disporre di capacità bilanciate e specializzate rispetto alle
specifiche esigenze da assolvere. Le Linee Guida ribadiscono la fondamentale
importanza di una difesa collettiva pronta e funzionale. L'Italia si farà
pertanto promotrice di nuove forme di integrazione militare nell'ambito della
Common Security and Defence Policy dell'Unione Europea, attraverso concrete
iniziative operative capaci di aggregare gruppi di Stati membri che condividono
obiettivi nazionali qualificanti in materia di sicurezza e difesa, secondo le
modalità di cooperazione strutturata a composizione variabile previste dai
Trattati, e di generare progressivamente tra di essi un crescente grado di
interdipendenza. Per una riforma delle Forze Armate utile al Paese, resta
centrale il problema delle risorse che, pur nella ricerca di ogni possibile
efficienza ed economicità, non dovranno comunque scendere al di sotto di
livelli minimi invalicabili. Il Ministro della Difesa invierà le Linee Guida
ai Presidenti delle Commissioni Esteri e Difesa dei due rami del Parlamento,
affinché ne possano eventualmente venire valutazioni e suggerimenti utili alla
definizione del Libro Bianco, di cui il governo si è assunto l'iniziativa e la
responsabilità. Proseguirà inoltre il dialogo informale con accademici,
esponenti dell'industria, esperti di economia e finanza, mentre sarà
avviato un più ampio confronto con l'opinione pubblica. Le attività del Gruppo
di Lavoro di esperti riprenderanno con immediatezza, con formato e modalità
attagliati alla nuova fase”.
Lo scorso 21
aprile il testo definitivo del Documento, dal titolo “Libro bianco per la
sicurezza internazionale e la difesa” è stato presentato al Consiglio Supremo
di difesa.
Nel
relativo Comunicato del Consiglio supremo di difesa si legge che “il documento
ribadisce l'interesse strategico prioritario del nostro Paese per le aree
euro-atlantica ed euro-mediterranea e delinea una significativa riforma volta a
realizzare una maggiore integrazione interna del sistema-Difesa, a rafforzare
la direzione politica del Ministro e la capacità di direzione unitaria del
Vertice militare e a migliorare l'attuale modello professionale. Esso definisce
i principi e i criteri sulla cui base sarà impostata e realizzata una complessa
opera di riorganizzazione articolata in quattro aree di intervento (modello
operativo, governance, politica del personale, politica industriale), che
saranno sviluppate ed elaborate nei prossimi mesi, unitamente alle conseguenti
misure di revisione della vigente normativa, da specifiche commissioni guidate
dal Capo di Stato Maggiore della Difesa sulla base delle direttive del
Ministro.
Il
Consiglio ha formulato l'auspicio che nell'ambito di tali commissioni sia
possibile eliminare duplicazioni e sovrapposizioni di funzioni e razionalizzare
organici e competenze con visione unitaria e finalizzata ai compiti da
assolvere, superando le difficoltà che in passato hanno condizionato
negativamente analoghe iniziative. Esso ha inoltre espresso il proprio
incoraggiamento a valutare con particolare attenzione il "modello
operativo" (struttura, capacità e modalità di impiego dello strumento
militare), che potrebbe dover essere profondamente e rapidamente innovato rispetto
a quello attuale, in ragione della duplice esigenza di far fronte con efficacia
alle nuove minacce e di rispettare i vincoli di bilancio imposti dal
mantenimento della stabilità della finanza pubblica.
Esperienze
analoghe sono presenti anche in altri Paesi dell’Unione europea. Si segnala che
il 29 aprile 2013 è stato pubblicato il nuovo Libro
bianco sulla difesa e la sicurezza nazionale della
Francia, che definisce la politica
di difesa del paese in una prospettiva di medio (5 anni) e lungo periodo (15
anni). Il documento fa seguito ad altri tre libri bianchi, pubblicati in
materia rispettivamente nel 1972, nel 1994 e nel 2008.
In Germania
le linee guida di politica della difesa (Verteidigungspolitische Richtlinien
- VPR) rappresentano un documento di principio che il Ministro
federale della Difesa emana quale fondamento vincolante per la politica
tedesca della difesa e per i compiti inerenti al suo dicastero. Le linee guida
del 2011 (Verteidigungspolitische
Rechtlinien), intitolate
“Nationale Interessen wahren -Internationale Verantwortung übernehmen -
Sicherheit gemeinsam gestalten” (Salvaguardare gli interessi nazionali -
Assumersi la responsabilità internazionale - Realizzare insieme la sicurezza),
sono un documento di circa 20 pagine articolato in 10 capitoli.
Nel Regno Unito, le politiche della difesa sono state oggetto di esame da parte del Governo in relazione principalmente a due aspetti, considerati unitariamente: il contenimento della spesa pubblica e l’aggiornamento dei criteri ispiratori del dispositivo militare nazionale. Le misure di Spending Review hanno infatti previsto, per il quadriennio 2011-2015, specifici interventi di contenimento della spesa per la difesa, le cui linee di fondo si rinvengono nel documento in tema di sicurezza e difesa strategica pubblicato il 19 ottobre 2010 (Securing Britain in an Age of Uncertainty: The Strategic Defence and Security Review).
Il "Libro bianco per la sicurezza
internazionale e la difesa" poggia sull'assunto che per affrontare il
problema della sicurezza e della difesa del Paese sia necessario sviluppare una
strategia di sicurezza ampia e omnicomprensiva che coinvolga non solo le
capacità della Difesa ma tutte le capacità esprimibili dalla nostra società: in
tale ottica la difesa dello Stato costituisce un unicum in cui ogni segmento della società concorre alla definizione
di un'ampia e coordinata cornice di sicurezza. Si afferma la necessità che
Governo e Parlamento s'interroghino sui grandi temi della sicurezza e della
difesa del Paese, al fine di giungere alla definizione di una strutturata
Strategia di Sicurezza Nazionale[1].
La Difesa intende dunque contribuire tramite
la presente '"iniziativa di analisi
strategica e sintesi progettuale" rappresentata dal Libro Bianco,
ponendosi il triplice scopo di:
1. indicare, con una prospettiva di medio periodo, quale Strumento militare
meglio possa affrontare le sfide e le opportunità di pertinenza del Dicastero
della Difesa in tema di sicurezza internazionale e di difesa;
2. individuare quale modello di governance
e di conseguente organizzazione del Dicastero della
Difesa.
3. sviluppare gli elementi culturali ed
organizzativi che consentano alla Difesa di contribuire in modo organico alla cornice di Sicurezza Nazionale.
Affrontare in chiave moderna il problema
della sicurezza e difesa del Paese richiede un approccio onnicomprensivo e
multi-disciplinare. Occorre interrogarsi se sia ipotizzabile un'evoluzione dello stesso concetto di
"difesa" per renderlo più allargato e inclusivo e se si integri
con quanto previsto dalle innovazioni avviate dal Governo nell'ambito della
riforma del cosiddetto "terzo settore", in particolare in merito al Servizio Civile Nazionale.
Nell'evoluzione del concetto di difesa, l'elemento di raccordo è costituito dai
valori condivisi che permeano l'esistenza stessa del nostro Paese.
Si sottolinea la necessità di una costante
comunicazione e un'assidua interazione tra cittadini e Forze Armate affinché vi
sia una reale condivisione del medesimo quadro di valori tra le parti.
Passando al quadro geostrategico, l'analisi
delle minacce porta alla descrizione dell'attuale periodo come contraddistinto
da due fenomeni geopolitici concorrenti e concomitanti: una progressiva
globalizzazione dei fenomeni e delle problematiche e un parallelo processo di
frammentazione. Diversi fattori favoriscono il sorgere di nuove situazioni
d'instabilità, tra cui: mutamento degli equilibri di potere a livello globale;
cambiamenti delle strutture politiche; maggiore influenza e pervasività delle
tecnologie; centralità delle reti informatiche; cambiamenti demografici;
urbanizzazione; scarsità di risorse naturali; mutamenti climatici;
globalizzazione delle risorse finanziarie; identitarismo localista; diminuzione
degli investimenti per la difesa.
Tra le priorità geo-strategiche del Paese
emerge come la sicurezza della regione euro-atlantica costituisca la
priorità assoluta del Paese. Le chiavi di volta per la tutela della sicurezza e
difesa nazionale sono rappresentate dalla piena e convinta adesione nazionale
all'Alleanza atlantica e dalla progressiva integrazione delle Difese dei Paesi
dell'Unione europea.
Il nostro Paese è altresì al centro dell'area
euro-mediterranea, ovvero di un'ampia zona geopolitica, uno spazio
complesso, reso unitario dalla comune condivisione e gravitazione sul bacino
del mare Mediterraneo. Tale gravitazione congiunge cinque aree con
caratteristiche differenti: i Paesi dell'Unione Europea, l'area balcanica,
l'area del Mar Nero, il Medioriente ed il Maghreb. Proprio nella regione euro-mediterranea
si assistite all'affermarsi di gruppi terroristici in grado di prendere il
controllo d'intere aree sulle quali esercitare un potere civile, militare,
economico e giudiziario, sostituendosi alle Istituzioni ed esportando con
successo il proprio modello, grazie alla globalizzazione dell'informazione.
Tale ultima minaccia porta ad un superamento dei tradizionali concetti di
"sicurezza" e "difesa" ed a una progressiva evoluzione
degli strumenti necessari per affrontare i problemi di sicurezza interna e
difesa esterna richiedendo una più ampia capacità di risposta integrata
intergovernativa, nella quale il contributo dello Strumento militare
rappresenta comunque un elemento essenziale.
In definitiva, per l'Italia non è possibile
disgiungere la sicurezza della regione euro-mediterranea da quella
euro-atlantica, essendo ambedue elementi essenziali e
complementari della cornice di sicurezza e difesa nazionale
La regione euro-mediterranea, tuttavia è
influenzata dalle dinamiche che avvengono in altre zone, in particolare in
quelle direttamente adiacenti al Mediterraneo: il Mashreq come sinonimo di
"non-Maghreb", il Sahel, il
Corno d'Africa, la regione del Golfo Persico.
l'Italia -come attore di sicurezza globale-
è sia capace sia desiderosa di esercitare un ruolo di responsabilità a livello
internazionale, agendo secondo le sue possibilità per contribuire a garantire
la pace e lo sviluppo, e trova nell'ONU l'organizzazione globale di
riferimento.
Il Paese opererà, quindi, non solo per la
salvaguardia degli interessi nazionali, ma anche per la protezione e la tutela
delle popolazioni nelle aree di crisi e per lo sviluppo e la promozione di
livelli crescenti di sicurezza e stabilità globale.
La nuova struttura di sicurezza e difesa
nazionale poggerà, quindi, su tre pilastri:
1. l'integrazione europea;
2. la coesione transatlantica;
3. le relazioni globali.
Il Libro Bianco delinea gli obiettivi per la sicurezza internazionale e
la difesa che orienteranno in modo innovativo l'azione del Dicastero e
favoriranno l'integrazione delle risorse potenzialmente esprimibili da tutti
gli attori istituzionali. Tali obiettivi saranno dunque: una Nazione più sicura, una regione euro-atlantica più sicura; una
regione euro-mediterranea più sicura; un
sistema globale più stabile e più sicuro.
Le carenze capacitive per la difesa
collettiva individuate dall'Unione Europea e dalla NATO rappresenteranno
priorità nazionali, così come la disponibilità di una certa capacità per
interventi autonomi di prima risposta e per assicurare la difesa e l'integrità
del territorio nazionale, degli spazi di accesso marittimo al territorio e di
difesa aerea.
Tali obiettivi tracciano gli elementi
principali necessari per definire la strategia di medio termine di sicurezza
internazionale e difesa dell'Italia, ovvero: la condivisione della sicurezza e
della difesa mediante un'architettura multinazionale; partecipazione attiva
alla sicurezza e difesa; un approccio diversificato e pluridisciplinare.
Nel Libro Bianco vengono esplicitati
elementi di guida per la definizione dei ruoli, delle modalità operative e
delle dimensioni quantitative e qualitative mediante le quali il Paese intende
attuare le politiche di sicurezza internazionale e difesa -rinviando tale
definizione ad una "Revisione Strategica" propedeutica a sua volta
all'avvio di un nuovo ciclo di pianificazione che porterà a un documento
programmatico di pianificazione generale quindicennale.
La Difesa perseguirà la realizzazione di uno
Strumento militare integrato e moderno, in grado di acquisire, sviluppare e
sostenere nel tempo le capacità più
idonee per:
·
intervenire
(intervento) tempestivamente,
precisamente ed efficacemente per la gestione delle situazioni di crisi e per
l'eliminazione di eventuali minacce alla sicurezza e agli interessi del Paese.
Le tre
principali dimensioni dello Strumento militare da considerare sono:
quantitativa, qualitativa e capacitiva. La
dimensione quantitativa dello Strumento militare rimarrà sostanzialmente
invariata rispetto ai livelli previsti dalla vigente normativa (150.000
uomini)[2]. La
dimensione qualitativa sarà privilegiata. La dimensione capacitiva dello
Strumento sarà valorizzata da un corretto bilanciamento delle dimensioni
quantitative e qualitative e da una nuova struttura di governance, che consentirà una più efficace direzione politica
delle grandi scelte e la possibilità per le Forze Armate di agire armonicamente
come uno strumento unico e sinergico.
Il Libro
Bianco individua, poi, precise e specifiche
missioni per le Forze Armate che costituiranno elementi di guida per la
revisione dello Strumento militare e di sviluppo delle attività di
pianificazione generale. Esse sono:
II.
La Difesa
degli spazi euro-atlantici ed euro-mediterranei.
III.
Contributo
alla realizzazione della pace e della sicurezza internazionali
nella
gestione delle crisi internazionali.
IV.
Concorsi e
compiti specifici. Consiste
nel concorso alla salvaguardia delle libere istituzioni e nello svolgimento di
compiti specifici in circostanze di pubblica calamità ed in altri casi di
straordinaria necessità ed urgenza.
Gli equipaggiamenti per le Forze Armate
dovranno rappresentare il migliore bilanciamento possibile in termini di
costo-efficacia e puntare a essere omogenei in termini di qualità e livello
tecnologico. L'obiettivo principale da raggiungere è la "capacità
esprimibile", la quale dovrà essere raggiunta mediante il prodotto
bilanciato dei diversi fattori che compongono la capacità.
L'ipotesi di avere uno Strumento completo in
ogni settore capacitivo, tuttavia, dovrà essere ripensata in favore del
potenziamento di quei
settori nei quali l'impiego appare più probabile e maggiormente efficace,
arricchendo la capacità di saper esprimere contributi di eccellenza. Capacità
operative necessarie, ma non perseguibili unicamente a livello nazionale,
saranno perseguite mediante cooperazioni internazionali,
Le capacità esprimibili da parte di
"forze speciali" e di "forze per operazioni speciali"
andranno rafforzate e rese più integrate e idonee a operare in sinergia con le
forze convenzionali. I sistemi di-supporto alle stesse forze
dovranno essere potenziati e resi maggiormente disponibili in termini di
efficienza, efficacia e numero. Le capacità di "rafforzamento delle
istituzioni" e di "stabilizzazione", inoltre, dovranno essere
irrobustite, con particolare riguardo alla capacità da parte della difesa di
equipaggiare e addestrate le forze di sicurezza del Paese dove sì opera.
Uno degli strumenti
più importanti di gestione strategica per bilanciare le capacità disponibili
con i presumibili rischi è la "postura" dello Strumento militare,
cioè la predisposizione e dislocazione
delle forze e il livello di preparazione e prontezza cui le stesse sono
mantenute.
La preparazione e la prontezza delle forze sono le leve più efficaci da
utilizzare per rispondere rapidamente agli attuali mutamenti del contesto di
sicurezza.
Accanto al compito prioritario e
continuativo di garantire la difesa dello Stato e, nel contesto NATO, la difesa
collettiva, la Difesa dovrà essere pronta, anche nell'ambito della sua
partecipazione all'Unione Europea, a svolgere una serie di attività e
operazioni (che potremmo chiamare impieghi operativi), tra cui:
·
operazioni
rivolte alla tempestiva tutela degli interessi vitali nazionali, autonomamente
o quale parte di una più ampia coalizione;
·
operazioni
di supporto alla pace e di stabilizzazione in risposta alle crisi
internazionali; attività di, supporto specialistico e addestrativo, sia in
ambito nazionale sia all'estero;
·
attività
di concorso alla salvaguardia delle libere istituzioni in caso di necessità e
urgenza;
·
attività
di assistenza umanitaria e supporto in caso di calamità, sia a livello
nazionale sia all'estero;
·
operazioni
di evacuazione dei connazionali all'estero in casi emergenza.
Nell'ambito
della NATO, l'Italia ha contribuito a elaborare tre parametri di riferimento
mediante i quali è possibile valutare oggettivamente il livello di
"impiegabilità" delle Forze Armate e cioè la loro idoneità ad operare
negli scenari attuali e del prossimo futuro. Essi afferiscono alla:
·
utilizzabilità delle forze, ovvero
alla percentuale delle forze prontamente impiegabili nei termini richiesti e
certificati;
·
proiettabilità delle forze, ovvero
alla percentuale delle forze in grado di essere impiegate efficacemente al di
fuori delle normali aree stanziali;
·
sostenibilità delle forze, ovvero
alla percentuale delle forze in grado di essere impiegate per lunghi cicli
operativi lontane dalle loro normali aree stanziali,.
I
valori per tali parametri vengono individuati collettivamente dai Paesi della
NATO e rappresentano un imprescindibile obiettivo minimo per lo Strumento
militare, da raggiungere e mantenere nel tempo. L'allocazione di adeguate
risorse per tale risultato costituisce quindi una priorità irrinunciabile. Ciò si traduce nell'inversione del trend di spesa nel settore del
mantenimento dell'operatività, compatibilmente con le disponibilità offerte
dal quadro finanziario di riferimento.
Il
Libro bianco sottolinea, inoltre, come esista un gap temporale tra la
definizione dell'esigenza e la generazione di una
risposta militare minimale. Per mitigare tali rischi, la strategia individuata
prevede di agire lungo tre direttrici:
·
disporre
di un adeguato flusso informativo e di una efficace capacità di analisi e
valutazione strategica
·
individuare,
preservare e rafforzare quelle capacità operative che rappresentano -per
tradizione, livello di capacità raggiunto e qualità dei mezzi e sistemi
adottati- vere e proprie aree di eccellenza del "Sistema Paese": esse
costituiranno le aree capacitive di prioritaria concentrazione degli sforzi nel
processo di progressiva integrazione europea
·
mantenere
una significativa capacità di deterrenza.
La
Difesa darà, inoltre, nuovo impulso a un
processo di verifica delle reali esigenze infrastrutturali e alla
valorizzazione di quelle aree del demanio militare che saranno ritenute non più
necessarie; avvierà inoltre un censimento delle servitù militari per ridurle al
minimo indispensabile. L'obiettivo è di ridurre le esigenze demaniali, modernizzare le rimanenti infrastrutture,
concentrando le necessità su poche grandi infrastrutture polifunzionali. Per
quanto riguarda il problema degli alloggi militari, dato che l'esigenza
abitativa è decisamente superiore alle disponibilità e risulta squilibrata
territorialmente, occorrerà affrontarlo mediante una pluralità di soluzioni,
anche innovative. Riguardo alle aree addestrative -elemento imprescindibile per
mantenere l'efficacia operativa delle Forze Armate- la Difesa s'impegnerà ad
aumentare le attività effettuate con modalità simulate, a ridurre al minimo
l'impatto ambientale ed i rischi per le popolazioni e a rendere le aree
addestrative sviluppate tecnologicamente per un loro utilizzo duale, nonché a far
sì che il loro utilizzo favorisca lo sviluppo economico e/o industriale delle
comunità in cui gravitano.
Per
quanto concerne la a componente della Riserva nel Libro Bianco si osserva che
tale componente è parte integrante delle capacità di uno Strumento militare di
natura professionale. Risponde all'esigenza di mantenere in servizio Forze
Armate più ridotte e con costi inferiori. Tipicamente, le riserve forniscono
capacità operative a più basso contenuto di professionalità specifica, quelle
che richiedono tempi lunghi per essere rigenerate o quelle che sono riferibili
alle specifiche professionalità civili non presenti o di non conveniente
formazione nelle Forze armate.
L'obiettivo
è di creare una "riserva operativa" prontamente impiegabile e
efficace, ovvero composta di una forza addestrata di ufficiali, sottufficiali e
truppa, per esigenze contingenti militari e di risposta a emergenze civili.
In
termini di capacità operative, la componente di forze di riserva dovrà
consentire di disporre di: capacità
specialistiche professionalità mediche o infermieristiche, ingegneri o
esperti di comunicazione e contrattualistica); capacità complementari generalmente utilizzate negli scenari a
più basso livello di rischio; capacità
supplementari, il cui scopo è di affiancare e rinforzare le forze
permanenti; capacità di mobilitazione
per fronteggiare emergenze di ampia portata.
Come si vedrà in seguito analizzando la
parte sul personale, il Libro bianco prevede che nel termine di sei mesi, il
Capo di Stato Maggiore della Difesa e il Segretario Generale della Difesa, per
i profili di rispettiva competenza, predispongano i necessari approfondimenti
per una nuova normativa in materi di riserva.
Con riferimento al bilanciamento della
dimensione quantitativa dello Strumento militare con quella qualitativa e
capacitiva il Libro bianco sottolinea come tale valutazione sarà operata mediante
la "revisione strategica della difesa" che terminerà con la
definizione di una nuova pianificazione
generale con prospettiva quindicennale.
Lo Strumento militare dovrà essere
sufficientemente ampio da consentire un corretto bilanciamento fra le diverse
componenti operative, nonché sufficientemente flessibile per far fronte a
esigenze mutevoli nel tempo.
Al
riguardo, si sottolinea come l’obiettivo da perseguire non è rappresentato dalla
disponibilità dell'intero insieme delle capacità possibili, bensì da un'adeguata
combinazione delle capacità che sarà possibile generare e sostenere, preferendo
gli ambiti ove le reali prospettive di maggiore utilità operativa consentano di
sviluppare aree di eccellenza.
La vera garanzia di difesa del Paese
risiede, quindi, nella partecipazione a un sistema di difesa collettiva, ove
la possibilità di un contributo efficace e rilevante al dispositivo comune
risiede nel dare un apporto di rilievo in un certo numero di capacità di
pregio. Ciò presuppone, naturalmente, la necessità di sviluppare un complesso
di forze che sia realmente integrato.
In tale ottica, l'attuale sistema di pianificazione generale
completerà la sua piena transizione verso un sistema basato sulle "capacità esprimibili", ponendo l'enfasi non
tanto sulla centralità di specifici sistemi d'arma o sui livelli delle forze
necessarie per contrastare una minaccia definita, quanto piuttosto sui compiti che le Forze Armate
dovranno saper assolvere e sulle
capacità che esse dovranno possedere per poterli eseguire. Siffatta
pianificazione dello Strumento basata sulle potenziali capacità operative
esprimibili, consentirà al decisore politico un'ampia discrezionalità d'impiego
dello Strumento in funzione delle situazioni, condizionata esclusivamente da
ineludibili limiti dimensionali e strutturali.
Lo Strumento militare nazionale dovrà essere
calibrato in modo da offrire:
·
per
la difesa del territorio nazionale, della regione Mediterranea e la gestione di
situazioni in grado di produrre effetti diretti su tale bacino, le più ampie
capacità d'intervento nonché capacità di comando di operazioni multinazionali
di gestione delle crisi. Ciò implica la disponibilità di significative capacità di intervento in tutto lo spettro operativo
nonché di adeguate risorse.
·
Al
di fuori di quest'ambito d'azione prioritario, l'Italia dovrà essere in grado
di generare capacità per interventi militari circoscritti nei tempi e nelle
finalità, per concorrere con gli altri Paesi della Comunità internazionale alla
tutela della pace e stabilità internazionale. In tali casi, alle Forze Armate
sarà richiesto di allestire "pacchetti
di capacità" caratterizzati da alto livello di specializzazione e
piena integrabilità nei dispositivi multinazionali. La scelta delle capacità da
predisporre potrà avvalersi del progressivo miglioramento della collaborazione
fra Paesi dell'Unione europea in tema di difesa.
In relazione alla revisione della governance il Documento in esame osserva
come tale operazione comporti innanzitutto una profonda revisione concettuale
della struttura di supporto alla direzione politica dei Dicastero; anche a
livello di aree tecnico-operativa e tecnico-amministrativa, si impone
l'adozione di un diverso modello di governance,
che sia più leggero, lineare, comunque resiliente, caratterizzato da una
riduzione dei livelli gerarchici e della complessità organizzativa.
La
revisione della struttura di governance
della Difesa è una priorità d'azione del Governo in tema di politiche per la
sicurezza internazionale e la difesa. La Difesa, pertanto, agirà lungo due
direttrici d'azione:
I.
la
prima tendente al ripristino del livello minimo di risorse per l'operatività
dello Strumento militare, per poi tendere a un incremento -in linea con
l'andamento della situazione economica e con gli standard europei;
II.
la seconda, mirata alla revisione della governance, con l'obiettivo di ridurre
il livello di risorse umane e finanziarie necessarie per le funzioni di
direzione e supporto a parità di capacità operative esprimibili.
Si
vuole perseguire l'obiettivo di una più efficace direzione politica delle
scelte e di un'azione armonica e sinergica tra le diverse componenti dello
Strumento militare, completando la riforma Andreatta, assicurando l'unitarietà
delle scelte strategiche e l'economicità di gestione.
La
revisione della governance verrà
dunque sorretta da una serie di principi-guida:
1)
organizzazione
per funzioni strategiche, (ovvero la direzione
politica, la direzione
strategico-militare, la generazione
e preparazione delle forze, l'impiego delle forze e il supporto alle forze). L'insieme
degli enti, centrali e periferici, e dei comandi, pertanto, sarà riorganizzato
in tale ottica, accorpando le unità che svolgono le medesime funzioni.
2)
"unicità
di comando", al quale è affiancato quello di "direzione centralizzata
ed esecuzione decentrata".
3)
l'efficienza
e l'economicità di funzionamento. E' necessario in tale ottica sviluppare la
capacità di misurare la qualità dei processi di funzionamento. Occorre rendere
più trasparenti i processi di scelta e le soluzioni individuate per garantire
un'efficace azione di valutazione interna sul raggiungimento degli obiettivi
fissati.
Per
quanto riguarda la direzione politica, Il Ministro delle difesa ha una sfera di
responsabilità propria che sostanzia la "funzione d'indirizzo
politico", che comprende, ma non si limita, ai settori della politica
militare, delle politiche di sviluppo ed impiego dello Strumento militare,
delle politiche per il personale, delle politiche industriali e delle relazioni
a livello internazionale.
Pertanto,
gli uffici di diretta collaborazione saranno rafforzati nelle aree connesse con
l'esercizio delle funzioni attribuite al vertice politico. Per contro, saranno
riallocate presso enti dell'amministrazione o in strutture di supporto tutte le
attività non strettamente associate alla funzione d'indirizzo e di controllo.
La riorganizzazione porterà a una riduzione del personale assegnato agli uffici
di diretta collaborazione.
A
tutela dell'autonomia nell'esercizio delle proprie funzioni, al Ministro e ai
Sottosegretari di Stato sarà, poi, garantita la facoltà di scelta del personale
di tali uffici. Sarà pertanto possibile attingere a specifiche professionalità
anche esterne all'Amministrazione della Difesa, secondo stringenti requisiti di
professionalità ed esperienza. Dovrà poi essere garantita la massima
indipendenza e le migliori condizioni d'impiego del personale, militare e
civile dell'Amministrazione, eventualmente adottando specifici istituti mutuati
dalle normative esistenti per il personale inquadrato temporaneamente in un ruolo
esterno all'Amministrazione.
Il principio di struttura per funzioni
strategiche rappresenterà, poi, il riferimento principale per l'azione di
revisione non solo della governance
ma anche del conseguente assetto organizzativo. Il modello di gestione, inoltre,
dovrà essere reso più efficace dall'introduzione in alcuni settori di metodi di
lavoro più moderni e talora più vicini a quelli imprenditoriali, in particolare
nel campo delle acquisizioni. Provvedimenti normativi, infine, saranno
introdotti per migliorare la trasparenza e la stabilizzazione delle risorse
d'investimento e, per i programmi maggiori, di manutenzione e aggiornamento.
Nel
Documento di sottolinea, inoltre, come la stabilità
delle risorse assegnate nel tempo costituisca un fattore essenziale per
assicurare la corretta pianificazione d'utilizzo delle risorse stesse:
pertanto, si considera ineludibile la
scelta di sviluppare una legge pluriennale (sei anni), da aggiornare ogni tre,
per i maggiori investimenti della Difesa, la quale fornirà sia stabilità alle
risorse, sia la necessaria supervisione politica (del Governo e del Parlamento)
sulle scelte più rilevanti. La proiezione su sei anni ne consentirà
l'allineamento con i cicli delle leggi di stabilità.
La
revisione della governance prevederà,
anche una riforma delle modalità di selezione, avanzamento e impiego
della dirigenza militare e civile, al fine di assicurare uno Strumento e una leadership militare più giovane e
sempre più preparata. Le nuove norme per la nomina e la revoca della dirigenza
apicale militare garantiranno un'adeguata permanenza nell'incarico, al fine di
dare continuità alle attività di pianificazione, programmazione e impiego delle
Forze.
Sarà
contestualmente migliorata l'azione di coinvolgimento diretto e di comunicazione
istituzionale verso il Parlamento e i cittadini.
Al
fine di assicurare alla nuova struttura di governance
adeguati meccanismi di funzionamento, la Difesa, infine, dovrà orientarsi verso
i seguenti ambiti d'intervento prioritario, i quali costituiranno gli obiettivi
della produzione normativa che sarà predisposta a seguito del presente
documento:
1) Superamento
dell'esistente tripartizione delle spese per: personale, esercizio ed
investimento.[3]
Con la premessa che i maggiori programmi d'investimento siano ricompresi in una
legge pluriennale dedicata, i tre bacini di riferimento dovrebbero essere
quello del "personale", quello
della "operatività dello
Strumento militare" (funzionamento, addestramento,
adeguamento capacitivo urgente, sviluppi tecnologici) e quello delle
"operazioni"(cooperazione e missioni militari nazionali e
internazionali). La ratio è rinvenuta
nella necessità di adottare una corretta allocazione delle risorse.
2) Ammodernamento
delle procedure di programmazione, gestione e rendicontazione delle risorse e
dei servizi svolti.
3) Sviluppo di
una cultura dell'efficacia e dell'efficienza.
4)
Sviluppo di adeguati strumenti per la corretta
valutazione dei costi in relazione ai risultati.
Come
si vedrà più diffusamente in seguito, il Libro Bianco sottolinea in più parti
come l'attuale struttura del personale non risulti del tutto adeguata alle esigenze, in quanto
presenta alcune criticità: tende a
caratterizzarsi per un'età media del personale elevata; presenta significativi sbilanciamenti nella
ripartizione tra gradi e categorie del personale; soffre di un eccessiva
rigidità di sistema dovuta alle norme che regolano l'arruolamento, la
progressione di carriera e la sistemazione in quiescenza; non dispone di una "riserva
operativa" efficace propria dei modelli completamente professionali.
Al
nuovo sistema è chiesto di:
v
Costituirsi come un'unica forza integrata, ove il
personale civile e militare operi in modo unitario, sinergico e congiunto, per
il raggiungimento degli obiettivi assegnati al dicastero Difesa;
v
essere, a regime, più economico rispetto
all'attuale, pur mantenendo una consistenza numerica di
150,000 unità;
v
essere mediamente più giovane rispetto a quello
attuale e facilitare, il ricambio della dirigenza; la
struttura più giovane e "operativa"
delle Forze armate dovrà essere tendenzialmente pari a circa i due terzi
dell'intera consistenza organica;
v
essere flessibile e adattabile;
v
essere fortemente orientato alla formazione e all'addestramento;
v
perseguire una spiccata internazionalizzazione
delle capacità possedute;
v
rappresentare un valore aggiunto per il Paese;
v
facilitare la compenetrazione della Difesa con la
società civile;
v
raggiungere,
a regime, un bilanciamento tra "Servizio Permanente" e "Tempo
Determinato" tendenzialmente pari a circa il 50% (attualmente pari
rispettivamente all'88% e al 12%).
Per quanto attiene alla nuova struttura
organizzativa delle Forze armate, il Libro bianco per la sicurezza
internazionale e la difesa delinea una serie di principi e criteri sulla base
dei quali sarà impostata e realizzata una complessa opera di riorganizzazione
destinata ad incidere, in particolare, sulle
strutture direttive e di comando dello strumento militare, sulle
modalità di reclutamento, formazione, valorizzazione del relativo personale,
sulla pianificazione degli investimenti e su numerosi altri settori di
interesse della Difesa.
Al riguardo, il Documento ribadisce alcuni degli
obiettivi già individuati nella legge n. 244 del 2012 sulla revisione dello
strumento militare e sintetizzabili nel fine ultimo di realizzare uno strumento
militare di dimensioni più contenute, ma più sinergico ed efficiente
nell'operatività e pienamente integrato e integrabile nel contesto dell'Unione
europea e della NATO. In sostanza, uno strumento più piccolo, più giovane, ma
capace di esprimere un'operatività più qualificata rispetto al passato,
sostenuto da risorse per l'operatività, per il mantenimento, l'addestramento e
la preparazione del personale, che li deve gestire.
A tal fine il Documento prefigura una serie di misure d’intervento alcune
delle quali avviabili da subito, altre in una fase successiva richiedendo
appositi interventi di natura legislativa ed opportuni approfondimenti di
carattere tecnico giuridico.
Al riguardo, il Documento anticipa, in
particolare:
·
la
predisposizione di una apposita legge pluriennale
per gli investimenti della Difesa;
·
la
revisione e la semplificazione delle disposizioni normative e regolamentari
dell’ordinamento militare;
·
l’elaborazione
di una nuova normativa che superi la tradizionale ripartizione delle risorse
della Difesa tra i settori di spesa relativi al personale, all'operatività e
all'investimento;
·
una
nuova normativa in tema di selezione, avanzamento e impiego della dirigenza
militare e civile; l’attribuzione dei gradi dirigenziali l’arruolamento e il
trattenimento in servizio del personale militare e civile; la costituzione
della Riserva.
Per quanto attiene, in particolare,
all’adeguamento del modello operativo sarà, invece, definita una nuova
“Revisione Strategica della Difesa” finalizzata all’individuazione delle più
idonee soluzioni tecnico-operative per l’evoluzione dello Strumento militare
del futuro, in termini di mezzi, sistemi d’arma e struttura delle forze.
Le Forze Armate disegnate dal Libro Bianco
dovranno rispondere a una maggiore integrazione
interforze, nel rispetto delle singole culture e professionalità. A sua
volta la struttura direttiva e di comando dovrà essere razionalizzata al fine
di renderla più snella e quindi maggiormente aderente al nuovo modello.
In vista di tale obiettivo si prevede una
assunzione da parte dello Stato Maggiore della Difesa di una funzione
preminente, che dovrebbe concretizzarsi nell’appropriazione di tutte quelle
funzioni che si trovano suddivise o duplicate o sovrapposte, fra gli Stati
Maggiori di Forza Armata.
Per quanto riguarda quindi la catena di
comando militare dal Ministro dipenderanno direttamente il Capo di Stato
Maggiore della Difesa (definito “Comandante in Capo”) e il Segretario Generale
della Difesa; il Capo di Stato Maggiore della Difesa vedrà rivisti in senso
estensivo i suoi poteri con il comando pieno delle operazioni esercitato
attraverso il Comando Operativo di Vertice interforze. Le funzioni
tecnico-amministrative, con l’esclusione
di quelle associate alle attività facenti capo al CASMD, saranno
riordinate all’interno di un Segretariato Generale della Difesa, la cui
direzione sarà affidata a un Segretario Generale civile posto alle dipendenze
del Ministro della Difesa.
A sua volta dal Capo
di SMD dipenderanno:
v
il
Vice Capo SMD (nuova carica), responsabile dell’impiego delle Forze”;
v
il
Sottocapo SMD, responsabile della direzione dello Stato Maggiore della Difesa;
v
i
tre Capi di SM di Forza Armata, responsabili della generazione e preparazione
delle rispettive forze;
v
il
Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, per le funzioni militari
dell’Arma;
v
il
Direttore Nazionale degli Armamenti e della Logistica, da cui dipenderanno
tutte le Direzioni Generali Tecniche e il Comando Logistico della Difesa (alle
cui dipendenze vengono posti anche gli Organismi e gli Enti Territoriali con
compiti che vanno dal supporto logistico-territoriale, alla diffusione delle
informazioni sulla Difesa, l’arruolamento del personale e la facilitazione
della ricollocazione del personale nel mondo lavorativo). A sua volta il DNAL
dipenderà direttamente dal Ministro della Difesa per quanto riguarda
l’attuazione delle direttive del Vertice
politico riguardanti l’area industriale
dell’aerospazio, sicurezza e difesa pubblica e privata d’interesse della
Difesa.
Ulteriori modifiche
riguarderanno i criteri e le procedure che regolano gli incarichi dirigenziali.
Al riguardo, le principali novità possono
essere così riassunte:
1.
l’attribuzione
dei gradi dirigenziali generali potrà essere determinata unicamente dalla
necessità di ricoprire precisi incarichi nazionali o internazionali;
2.
sarà
istituita una nuova Commissione di
valutazione Interforze presieduta dal Capo di Stato maggiore della difesa che,
sua volta, presiederà, anche l’apposito “elemento organizzativo” per la
gestione e il coordinamento delle risorse umane destinate ad incarichi dirigenziali.
Per quanto riguarda le prospettive future
relative allo stato del personale
militare, il Libro bianco conferma in primo luogo le previsioni
della legge n. 244 del 2012 che stimano:
1. una riduzione generale a 150.000 unità di personale militare
delle tre Forze armate (Esercito, Marina militare ed Aeronautica militare)
dalle attuali 190.000 unità (170 mila all’inizio del 2016), da attuare entro
l’anno 2024;
2. una riduzione delle dotazioni organiche del
personale civile della difesa dalle attuali 30.000 unità a 20.000 unità, da conseguire sempre entro l’anno 2024.
Si ribadisce, quindi, la necessità di
conseguire nei tempi previsti dalla richiamata legge sulla revisione dello
strumento militare uno strumento militare rispondente ai requisiti qualitativi,
di operatività e proiettabilità richiesti e nel contempo dimensionato in modo
coerente con le risorse che attualmente possono essere destinate alla Difesa e
quindi sostenibili sotto il profilo finanziario.
Fermo restando tale obiettivo il Documento
ipotizza nuove misure volte a reclutare più giovani con contratti a tempo
determinato (Volontari a Ferma Prefissata) con maggiori tutele al momento del
congedo e ad istituire una “Riserva operativa”
prontamente impiegabile e efficace, ovvero composta di una forza addestrata di
ufficiali, sottufficiali e truppa, per esigenze contingenti militari e di
risposta a emergenze civili. A questo specifico proposito, da un punto di vista
operativo, il Documento prevede che nel
termine di sei mesi, il Capo di Stato Maggiore della Difesa e il Segretario
Generale della Difesa, per i profili di rispettiva competenza, predispongano i
necessari approfondimenti per una nuova normativa.
Il Libro bianco delinea, in sintesi, una
struttura del personale caratterizzata da un’ampia base operativa, da un corpo
di quadri intermedi proporzionato e diversificato e da una dirigenza, in
particolar modo quella apicale, relativamente contenuta.
A sua volta la formazione del personale militare sarà particolarmente qualificata
sia in vista di una migliore e più facile ricollocazione del medesimo personale
in futuri impieghi nel mondo civile al termine del servizio, sia al fine di
conseguire uno strumento militare rispondente ai requisiti qualitativi, di
operatività e proiettabilità richiesti.
Le scuole e i centri di formazione militare
saranno a loro volta unificati e razionalizzati, accentrandoli sulla base delle
capacità possedute e della competenza specifica per materia.
Ulteriori iniziative sono, infine,
preannunciate con riferimento al trattamento economico, al reclutamento, alla
rafferma, all’avanzamento e alla progressione di carriera del personale
militare.
Per quanto concerne, in particolare, il trattamento economico viene anticipata
una profonda revisione del trattamento economico del personale. In tale sede
dovrà essere pienamente considerata la
specificità della condizione militare e dovranno essere previste misure volte a
premiare le responsabilità crescenti attribuite con gli avanzamenti ai gradi
superiori. Al contempo, il Documento sottolinea
l’equiparazione giuridica ed economica dei militari al comparto
Difesa/Sicurezza e la necessità di dinamiche salariali comunque compatibili con
quelle generali sull’impiego pubblico.
Con riferimento, infine, alla progressione di carriera del personale
militare il Libro bianco prefigura
percorsi di carriera e sistemi di arruolamento unificati per la truppa e
i sottufficiali. Sarà, quindi, possibile raggiungere i gradi e le funzioni
previste per i Graduati, per i Sergenti e per i Marescialli provenendo di
massima da un'esperienza iniziale nella Truppa.
Si prevede, inoltre, che:
1.
i
Marescialli saranno destinati a
compiti di responsabilità e a posizioni di vertice tra i sottufficiali in
analogia a quanto previsto dal comparto sicurezza.
2.
nel
caso degli Ufficiali, con alcune
eccezioni, saranno previste due forme d’ingresso nelle Forze Armate: una per i
ruoli normali e una per quelli complementari e di supporto. Per questi ultimi,
al termine del periodo di ferma prefissata, saranno selezionate, per concorso,
le aliquote annuali destinate alla prosecuzione della carriera.
Più in generale, all’interno di ogni
categoria e per le aliquote di personale in servizio permanente, dovrà essere
garantita la possibilità di raggiungere i gradi apicali, a tutto il personale,
fermo restando il principio generale in base al quale i numeri complessivi dei gradi apicali della truppa, dei sergenti e
dei marescialli saranno limitati e
correlati alle posizioni organiche previste. Il conseguimento di tali gradi
rappresenterà, quindi, il riconoscimento del raggiungimento dell’eccellenza e
di particolari meriti acquisiti all’interno della carriera stessa.
Per quanto concerne gli indirizzi
programmatici concernenti la politica industriale del Paese, il Documento
sottolinea in primo luogo l’importanza strategica, ai fini della sicurezza
degli interessi nazionali, di un comparto industriale nazionale autonomo,
altamente qualificato, al passo con i mutamenti che riguardano il mercato degli
strumenti militari, sostenuto dalla stessa amministrazione della Difesa anche
attraverso l’adozione di politiche che favoriscano percorsi di crescita con progetti a più alto contenuto scientifico
e tecnologico.
Da qui l’esigenza manifestata nel Libro
bianco di individuare, conservare e sostenere le aree industriali di eccellenza
tecnologica del Paese, concentrando le attività di ricerca su filoni
identificati come prioritari, individuando progetti di ricerca integrabili con
più generali progetti di ricerca nazionale. La Difesa dovrà, inoltre,
identificare quali tecnologie e sistemi devono necessariamente essere
perseguiti attraverso collaborazioni, soprattutto europee, al fine di mantenere
e rafforzare le capacità nazionali. Per
le aree nelle quali siano presenti eccellenze conoscitive e tecnologiche, ma
non ci siano esigenze immediate nazionali delle Forze armate, dovranno essere
identificati possibili mercati esteri d’interesse al fine di assicurare il
mantenimento delle capacità tecnologiche e industriali estendendo l’inserimento
del supporto logistico di lungo termine nel contratto di acquisto e, se utile,
dell’addestramento iniziale.
Al contempo, il Libro Bianco evidenzia come
le acquisizioni militari restino ancora impostate su una dimensione nazionale.
Tale aspetto richiede necessariamente una maggiore spinta alla collaborazione
europea anche nelle attività di
sviluppo, acquisizione e supporto dei sistemi di ammodernamento ed
equipaggiamento delle Forze armate. Analogamente il Documento considera
necessarie forme di cooperazione in ambito internazionale anche ai fini della
sostenibilità finanziaria di determinati progetti e la possibilità/opportunità di esportazioni,
importante risorsa nei rapporti intergovernativi tesi alla cooperazione
militare.
Per quanto concerne, invece, le relazioni tra la Difesa e il comparto
industriale nazionale il Documento, anche ai fine di una maggiore
integrazione europea nel settore della difesa, considera essenziale ai fini
della sicurezza e della difesa, una stretta collaborazione tra l’industria
della Difesa e l’Amministrazione.
Al riguardo, si prevede, in particolare, che
nel termine di sei mesi, sulla base degli in dirizzi contenuti nel Libro Bianco
e sotto la supervisione del Ministro della difesa, il Segretario Generale della
difesa /Direttore Nazionale degli Armamenti predisponga[4], per
l’approvazione del Ministro della difesa e degli altri Ministri interessati,
una Strategia Industriale e Tecnologica (SIT), con la quale implementare una
nuova strategia di collaborazione ad ampio spettro tra la Difesa, l’industria e
il mondo universitario e della ricerca. Nella SIT saranno definiti gli
obiettivi di lungo termine, le competenze specifiche, le modalità di
interrelazione e di sviluppo delle iniziative, sia al fine di garantire una più ampia rispondenza del
“sistema Paese” alle esigenze di sicurezza e difesa future, sia per favorirne
la competitività internazionale, lo sviluppo scientifico e tecnologico e le
prospettive occupazionali.
Con riferimento, invece, ai sistemi di acquisizione, anche in vista
di un miglior utilizzo delle risorse a disposizione, il Documento sottolinea la
necessità di realizzare un processo di acquisizione sempre più interforze
promuovendo altresì, l’acquisizione di
sistemi ad utilizzo duale ed evitando, inoltre, duplicazioni di sistemi. Il
Documento preannuncia, poi, apposite iniziative volte a rivedere, al fine di
semplificarle, le modalità che regolano il processo di acquisizione e collaudo
delle forniture per l’Amministrazione Difesa. Si prevede, inoltre, di rivedere il modello delle acquisizioni
trasformando la natura e i contenuti del rapporto tra industria e
Amministrazione della Difesa da semplice fornitura a partnership strategica. A
tal fine il Documento prevede, infatti, di estendere il contenuto del contratto
di acquisizione anche al supporto logistico di lungo termine, all’addestramento,
agli aggiornamenti. Il Documento prende, inoltre, in considerazione la
possibilità che alcune attività di manutenzione e di gestione tecnica dei sistemi, attualmente svolte dalla Difesa, possano
essere in futuro realizzate da soggetti terzi (imprese e aziende private). In
tale ambito si ipotizza la possibilità che l’industria assorba alcune strutture
tecnico-industriali della Difesa e, grazie a specifiche norme, il relativo
personale, subordinatamente all’esigenza di mantenere un settore industriale
efficiente e competitivo e di non compromettere le prioritarie esigenze di
sicurezza.
Sempre in relazione ai profili contrattuali,
il Libro bianco sottolinea, come in futuro saranno preferiti processi di
“acquisizione a spirale”, con cicli successivi di studio delle soluzioni,
sperimentazione, realizzazione, spiegamento, impiego operativo e valutazione
dei risultati e successivo adattamento progressivo.
Tale soluzione dovrebbe consentire, infatti,
rispetto all’attuale formulazione contrattuale, un miglior adeguamento nel
tempo delle soluzioni tecniche ai problemi operativi e un maggiore controllo
dei costi e delle tempistiche di aggiornamento, per far fronte all’evoluzione
tecnologica del settore.
Per quanto riguarda, infine il tema
della pianificazione il Documento
prefigura un nuovo ciclo di pianificazione, coerente con quanto elaborato in
ambito europeo e di alleanza atlantica, per la realizzazione, da parte degli
organismi tecnico-operativi, di un documento programmatico quindicennale di
pianificazione generale.
Il Governo predisporrà, inoltre, una legge pluriennale di investimento per le Forze armate da sottoporre all’esame del Parlamento.
Il libro bianco del 2013
sulla difesa e la sicurezza nazionale[5]
Il 29
aprile 2013 è stato pubblicato il nuovo Libro
bianco sulla difesa e la sicurezza nazionale della
Francia, che definisce la politica di difesa del paese in una prospettiva di
medio (5 anni) e lungo periodo (15 anni). Il documento fa seguito ad altri tre
libri bianchi, pubblicati in materia rispettivamente nel 1972, nel 1994 e nel
2008. Il libro bianco 2013 è stato promosso dal Presidente della Repubblica
Hollande per delineare la strategia difensiva nel nuovo contesto geo-politico
segnato in particolare da alcuni eventi: la crisi economico-finanziaria
apertasi nel 2008, i mutati impegni militari degli Stati Uniti nel mondo, le
nuove scelte politico-economiche dei paesi emergenti – in particolare la Cina
-, lo scenario delineatosi in Medio oriente all’indomani della “primavera
araba”.
La Commissione
per la stesura del libro bianco, i cui membri sono stati designati su
indicazione del Presidente Hollande (Décret
n. 2012-913), si è insediata il 27 luglio 2012 ed è
stata presieduta da Jean-Marie Guéhenno, Conseilleur maître della Corte
dei conti. Ne hanno fatto parte tre deputati, tre senatori, i membri di
determinati Ministeri competenti, alcune personalità qualificate, tra cui, per
la prima volta, due membri stranieri: il tedesco Wolfgang Ischinger, Presidente
della “Conferenza di Monaco sulla sicurezza”, e l’inglese Peter Ricketts,
Ambasciatore del Regno Unito in Francia. Tra le 21 personalità audite
dall’organo figura anche l’ex-ministro degli esteri italiano Franco Frattini.
Il libro bianco 2013 ha ribadito la valenza
dell’obiettivo della “sicurezza nazionale”, esposto nel libro bianco
2008, che implica la necessità di gestire l’insieme dei rischi e delle minacce,
diretti o indiretti, che possano nuocere alla vita della nazione. Per il suo
raggiungimento è richiesto il concorso di forze armate, servizi di informazione,
forze di polizia, funzionari pubblici, semplici cittadini.
La
politica di difesa e sicurezza nazionale definita nel libro bianco 2013 si
articola su 5 funzioni strategiche, già definite nel 2008 e di cui è
previsto un aggiornamento:
1)
la
funzione della “conoscenza” e dell’“anticipazione” dei rischi e
delle minacce per la nazione, che costituisce la prima linea della difesa. In
tale ambito è previsto un rafforzamento della governance dei servizi
di sicurezza e informazione e del controllo da parte del Parlamento sulle
attività del Governo in materia (cfr. il ruolo della délégation
parlementaire au renseignement). E’ inoltre posta
particolare attenzione alla minaccia informatica e al potenziamento degli
strumenti per la cyberdefence;
2)
la
protezione della popolazione e del territorio francesi, indicata
come la missione di maggior rilievo per il 2013. Scopo della missione è
sia proteggere il paese da crisi di ampia portata, sia aumentare le sue
capacità di “resilienza” (definita già nel libro bianco 2008 come la capacità
della nazione di reagire ad una crisi grave e di ristabilire rapidamente la
normale vita politico-sociale);
3)
la
“dissuasione nucleare”, che costituisce un elemento essenziale per la
difesa della Francia e ne garantisce l’indipendenza. E’ indicata come la
seconda missione di rilievo per il 2013. La dissuasione trova il suo fondamento
nella possibilità per il paese di disporre, in maniera autonoma, di armi
nucleari;
4)
la
prevenzione delle crisi, è attuata in via prioritaria nei paesi in cui
il contesto istituzionale e sociale è maggiormente sottoposto a rischi di
instabilità (i cd. “Stati fragili”), con impatto nocivo sull’Europa. La politica
di difesa in tale ambito consiste nel favorire iniziative di aiuto allo
sviluppo. Per il 2013 è prevista una maggiore cooperazione interministeriale e
a livello di UE in tale campo;
5)
la
funzione dell’ intervento militare, riconosciuta come la terza missione
di rilievo per il 2013. Nel suo ambito è previsto il programma di ingaggio e
dislocazione delle forze armate nei diversi contesti geo-strategici.
Con
riferimento alle risorse finanziarie, il libro bianco propone lo
stanziamento di 364 miliardi di euro per le politiche di difesa per il
periodo 2014-2025, di cui 179 miliardi di euro per il 2014-2019.
Per quanto riguarda le risorse umane, il documento predispone una
riduzione di 34.000 unità del personale del Ministero della Difesa nel periodo
2014-2019 (di cui 10.000 unità erano già calcolate nel libro bianco del 2008).
Il
nuovo modello delle Forze armate da realizzare entro il 2025
prevede:
1)
per
le forze terrestri: 66.000 uomini dispiegabili, 7 brigate interforze,
200 carri armati pesanti e 250 carri armati medi, 2.700 veicoli blindati, 140
elicotteri di ricognizione e di attacco, 115 elicotteri di manovra, 30 droni
tattici;
2)
per
le forze navali: 4 sottomarini nucleari lanciamissili balistici (SNLE),
6 sottomarini nucleari d’attacco (SNA), 1 portaerei, 15 fregate di primo rango,
circa 15 pattugliatori, 6 fregate di sorveglianza, 3 navi di proiezione e
comando;
3)
per
le forze aeree: 225 aerei caccia, circa 50 aerei per trasporto tattico,
7 aerei di rilevamento e sorveglianza aerea, 12 aerei rifornitori multiruolo,
12 droni di sorveglianza di teatro, 8 sistemi di armi terra-aria di media
portata. Con riguardo all’“industria della difesa”, che conta in Francia circa
4.000 imprese, il libro bianco riafferma il pieno sostegno dello Stato al suo
sviluppo.
Il
documento definisce inoltre la politica del paese in materia di alleanze
militari per l’arco temporale 2014-2025. In tale ambito stabilisce
innanzitutto la piena partecipazione della Francia nella struttura militare
integrata della NATO, riprendendo e approfondendo al riguardo le
conclusioni del “Rapporto
Védrine” (2012) presentato al Presidente Hollande
sul rientro del paese nella “struttura militare integrata” NATO. Si rileva che
la Francia è membro dell’Alleanza Atlantica fin dalla sua fondazione (1949) ed
era uscita dalla “struttura militare integrata” nel 1966 per decisione del
Presidente De Gaulle, facendovi rientro nel 2009 durante il Vertice NATO di Strasburgo-Kehl
(cfr. scheda
di approfondimento). Il libro bianco stabilisce inoltre
l’impegno della Francia per il rilancio del processo di costruzione europea
in materia di difesa e sicurezza comune.
La più
recente legge di programmazione militare (LPM) (Loi
n. 2013-1168 du 18 décembre 2013 relative à la programmation militaire pour les
années 2014 à 2019 et portant diverses dispositions concernant la défense et la
sécurité nationale) ha tradotto in norme alcune indicazioni
contenute nel libro bianco. In particolare, nel “Rapporto allegato” alla legge
è previsto che lo sforzo finanziario da realizzare nel settore difesa nell’arco
temporale 2014-2019 sarà di circa 190 miliardi di euro correnti (179,25
miliardi di euro calcolati nel 2013). Vi è inoltre delineata la nuova struttura
delle forze armate.
La legge di bilancio per il 2014, (Loi
n. 2013-1278 du 29 décembre 2013 de finances pour 2014 –
LF 2014) ha recepito alcune
istruzioni del libro bianco, disponendo in particolare che per la “missione:
Difesa” 2014 siano stanziati circa 38 miliardi di euro. Gli stanziamenti per la
politica di difesa sono iscritti anche in altre “missioni” della LF 2014 (cfr. scheda
di approfondimento).
Le linee guida di
politica della difesa (Verteidigungspolitische Richtlinien - VPR)
rappresentano un documento di principio che il Ministro federale della
Difesa emana quale fondamento vincolante per la politica tedesca della
difesa e per i compiti inerenti al suo dicastero. Tali direttive, elaborate
nell’unità di programmazione del Ministero federale della Difesa e periodicamente
revisionate e sviluppate, fungono da indicazioni quadro per altri documenti
programmatici come, ad esempio, il concetto delle Forze armate federali (Konzeption
der Bundeswehr - KdB). Nelle linee guida di politica della difesa sono
infatti formulati gli obiettivi della politica di sicurezza sulla base
di una valutazione della situazione attuale, in prospettiva dei probabili
sviluppi futuri. Le linee guida sono state emanate per la prima volta nel 1972
e, successivamente, nel 1979, 1992 e 2003 fino alla versione attualmente in
vigore, pubblicata il 27 maggio 2011.
Le linee guida del
2011 (Verteidigungspolitische Rechtlinien),
intitolate “Nationale Interessen wahren -Internationale Verantwortung
übernehmen - Sicherheit gemeinsam gestalten” (Salvaguardare gli interessi
nazionali - Assumersi la responsabilità internazionale - Realizzare insieme la
sicurezza), sono un documento di circa 20 pagine articolato in 10 capitoli.
Dopo l’introduzione del primo capitolo, viene affrontato il contesto strategico
di sicurezza, che si è ulteriormente modificato negli ultimi anni soprattutto a
causa di rischi e minacce provenienti da paesi in crisi e instabili, da azioni
di terrorismo internazionale e da regimi dittatoriali.
La Germania persegue
una politica estera e di sicurezza orientata ai valori e ai principi
dell’ordinamento liberaldemocratico delineato nella Legge fondamentale e nel
diritto internazionale. Come obiettivi di politica di sicurezza sono citati la
sicurezza e la protezione dei cittadini tedeschi, l’integrità e la sovranità
territoriale della Germania e dei suoi alleati e il rispetto delle
responsabilità internazionali. Tra gli interessi di sicurezza figurano in primo
luogo la prevenzione delle crisi e dei conflitti che danneggiano la
sicurezza della Germania e dei suoi alleati e il rafforzamento delle
relazioni transatlantiche ed europee.
La sicurezza della
Germania non può prescindere dagli sviluppi politici dell’Europa e del resto
del mondo. Di conseguenza, così come si evince dal IV capitolo del documento,
le linee guida propendono per il multilateralismo, menzionando
esplicitamente la cooperazione con le Nazioni Unite, la Nato e l’Unione
europea nell’istituzione e organizzazione di missioni militari
internazionali.
Nel V capitolo delle
linee guida sono illustrati i compiti e gli impegni delle Forze armate nazionali,
ritenute uno strumento indispensabile della politica estera e di sicurezza del
Paese. Tema del successivo capitolo sono infatti le missioni militari
all’estero organizzate e realizzate con paesi alleati o partner nell’ambito
dell’ONU, della Nato e dell’Unione europea.
Capacità, personale e
dotazione materiale delle Forze armate sono, rispettivamente, oggetto dei
capitoli VII, VIII e IX. Nell’ultimo e decimo capitolo sono invece messi in
evidenza il ruolo e l’immagine del nuovo esercito federale che, a
seguito della decisione di abolire la leva obbligatoria, si trasformerà
completamente in un esercito di volontari. Il nuovo cittadino in uniforme,
rispettoso del primato della politica ma anche della cura della tradizioni,
dovrà possedere conoscenze in materia di etica, storia e politica, nonché
competenze in ambito sociale e interculturale.
Sulla pagina web del
Ministero federale della Difesa dedicato alle linee guida sono disponibili,
oltre al testo originale in lingua tedesca, anche le versioni tradotte in
inglese (Defence Policy Guidelines:
Safeguarding National Interests - Assuming International Responsibility -
Shaping Security Together) e in francese (Les principes directeurs de la politique de défense:
Défendre nos intérêts nationaux - assumer nos responsabilités au niveau
international -façonner ensemble la sécurité).
Nel Regno Unito, le politiche della difesa
sono state oggetto di esame da parte del Governo in relazione principalmente a
due aspetti, considerati unitariamente: il contenimento della spesa pubblica e
l’aggiornamento dei criteri ispiratori del dispositivo militare nazionale.
Le misure di Spending Review hanno
infatti previsto, per il quadriennio 2011-2015, specifici interventi di
contenimento della spesa per la difesa, le cui linee di fondo si rinvengono nel
documento in tema di sicurezza e difesa strategica pubblicato il 19
ottobre 2010 (Securing
Britain in an Age of Uncertainty: The Strategic Defence and Security Review).
Nelle valutazioni del Governo, a motivare la necessità della revisione della
spesa in un settore certamente “sensibile” per la politica nazionale (in
ragione delle responsabilità ed ambizioni globali che tradizionalmente
orientano l’azione del Regno Unito sulla scena delle relazioni internazionali),
è il rapporto di reciproca dipendenza sussistente tra sicurezza nazionale e
sicurezza economica: in questa prospettiva, il contenimento della spesa per
la difesa è necessario al generale riequilibrio del deficit della finanza pubblica
e a preservare la stessa sicurezza nazionale.
Il perseguimento di tali finalità, inoltre,
nei propositi del Governo deve realizzarsi in conformità a generali obiettivi
di politica estera (foreign
policy priorities): essi sono individuati nella salvaguardia
della sicurezza nazionale attraverso la lotta al terrorismo, il controllo degli
armamenti e la riduzione dei conflitti; nella costruzione della prosperità del
Paese, attraverso l’apertura dei mercati, l’aumento delle esportazioni e degli
investimenti, la promozione dello sviluppo globale sostenibile; l’assistenza ai
cittadini del Regno Unito in ogni parte del mondo.
Queste premesse, integrate dalla “foreign
policy baseline” adottata dal Governo di coalizione
conservatore-liberaldemocratico, influenzano, nel citato documento strategico
del 2010, l’individuazione di criteri generali (principles) per
l’impiego delle forze armate. Essi sono improntati a maggiore selettività,
seppure mantenuti nella loro complessiva capacità di tutelare gli interessi
nazionali nella più ampia dimensione geografica, e sono orientati - oltre che
alla necessaria sussistenza dell’interesse nazionale - alla chiarezza degli obiettivi
strategici, alla proporzionalità dei benefici rispetto ai rischi politici,
economici, all’esistenza di politiche praticabili successivamente
all’intervento militare (exit strategy) e alla giustificabilità
dell’intervento militare sul piano del diritto internazionale.
L’attivazione dei dispositivi di sicurezza
nazionale, inoltre, è contemplata in presenza di rischi i quali, articolati in
tre livelli in base alla gravità, sono oggetto di costante valutazione (National
Security Risk Assessment) da parte del National Security Council in
seno al Cabinet Office.
Ai suddetti criteri generali si correlano
ambiti fondamentali di operatività, articolati in sette Military Tasks
(a loro volta specificati in Defence Planning Assumptions). Tali
compiti sono individuati nella difesa del Regno Unito e dei suoi Territori
d’oltremare, nella intelligence strategica, nel mantenimento dei
dispositivi di deterrenza nucleare nazionale, nell’esercizio di compiti di
protezione civile a sostegno delle competenti organizzazioni, e, più in
generale, nella difesa degli interessi nazionali attraverso il mantenimento di
uno status di potenza militare ed attraverso la partecipazione a
operazioni militari multinazionali.
Le forze armate così prefigurate (The
Future Force) sono costituite da tre elementi, differenziati, a seconda
delle diverse modalità operative, in Deployed Force, High
Readiness Force e Lower Readiness Force. La prima comprende
contingenti militari impegnati in ambiti operativi ritenuti vitali per la
sicurezza nazionale, come la difesa aerea territoriale, la presenza della
Marina militare nel Sud Atlantico e il deterrente nucleare; peraltro, anche
l’attuale impegno in Afghanistan è fatto rientrare in questa categoria di
operazioni. La seconda è preordinata principalmente alla reazione rapida in
caso di crisi, ma può includere la partecipazione di contingenti militari in
operazioni multinazionali. La terza è costituita essenzialmente da personale
militare già addestrato per l’ingaggio in operazioni protratte nel tempo, che
con criteri di flessibilità può tuttavia essere addestrato in prospettiva di
operazioni di intervento rapido.
Sotto il profilo della spesa pubblica, la
nuova definizione di strutture e di modalità operative delle forze armate,
assieme ad interventi di contenimento destinati ad incidere soprattutto sui
settori non operativi (personale civile, beni immobili) comporterà, nelle stime
del Governo, un risparmio di 4,3 miliardi di sterline nel quadriennio
della Spending Review.
Il carattere prioritario riconosciuto alla
sicurezza nazionale richiede, tuttavia, che in quest’ambito i tagli della spesa
seguano criteri differenziati rispetto a quelli programmati per altri
Dipartimenti governativi; a tale riguardo il Governo ha previsto che gli
obiettivi di spesa si attestino sui livelli stabiliti dalla NATO nel suddetto
quadriennio, e che in tale arco di tempo il Regno Unito mantenga il quarto
posto, su scala mondiale, in ordine agli stanziamenti per la difesa.
La definizione di nuovi criteri di spesa comporta inoltre una riformulazione
degli equipaggiamenti e dei sistemi d’arma in dotazione alle forze armate, che
superando le inefficienze sperimentate nelle modalità di
approvvigionamento ponga le condizioni
per un ammodernamento delle risorse tecniche e per il loro impiego più idoneo.
Questo particolare obiettivo è stato perseguito, da ultimo, con l’approvazione
del Defence
Reform Act 2014, con cui è stata modificata, tra l’altro,
la disciplina degli appalti e dei contratti per forniture militari.
Tra le misure contemplate dal già richiamato
documento programmatico del 2010, viene in rilievo, in materia di dotazione
delle forze armate, il mantenimento di un ruolo operativo di primo piano dell’Esercito,
per il quale si prevede la dotazione di equipaggiamenti più leggeri tali da
consentirne l’impiego con carattere di flessibilità. L’operatività delle truppe
di terra è assicurata, nelle previsioni del Governo, attraverso il
potenziamento della flotta di elicotteri da combattimento e per il trasporto,
sia con l’acquisto di nuovi mezzi, sia con il più lungo impiego nel tempo di
mezzi già disponibili.
Quanto alla Marina militare, il
Governo ha manifestato l’intento di completare la costruzione di due grandi
portaerei, nel presupposto che la capacità di dislocare aerei nei teatri di
combattimento in assenza di basi di terra costituisca un obiettivo prioritario.
La necessità di garantire l’interoperabilità del trasporto di mezzi aerei nel
quadro delle alleanze militari è posta a fondamento, tuttavia, della scelta del
Governo di procedere alla dismissione degli aerei Harrier e alla
modifica dei mezzi navali di trasporto per consentire il decollo di aerei del
tipo Joint Strike Fighter. È altresì previsto il potenziamento della
flotta sottomarina, componente essenziale del deterrente nucleare
britannico, con l’acquisizione di sei sottomarini di classe Type 45. La
capacità di lancio di missili nucleari dei sottomarini in dotazione alla Royal
Navy verrà comunque ridotta: la misura, da adottare in ottemperanza agli
impegni internazionali in materia di disarmo multilaterale, consentirà, nelle
stime del Governo, un risparmio di 750 milioni di sterline nel quadriennio
della Spending Review e di 3,2 miliardi di sterline nell’arco del
prossimo decennio.
Relativamente all’aviazione, il
Governo prevede che la Royal Air Force sia dotata, entro il 2020, di
versatili e moderni aerei da combattimento aria-aria ed aria-terra di tipo Typhoon,
nonché dei già menzionati aerei del tipo Joint Strike Fighter. Verrà
inoltre incrementata la dotazione di aerei senza pilota (Unmanned Air
Vehicles) per compiti di ricognizione e di combattimento.
La revisione della spesa della difesa
intende, tuttavia, mantenere inalterata, con riguardo ai compiti in tali ambiti
esercitati da personale militare, l’efficacia dell’azione anti-terrorismo
svolta sul territorio nazionale, il contrasto del residuo terrorismo
nell’Irlanda del Nord e l’utilizzazione delle forze armate nel far fronte ad
emergenze civili o a catastrofi naturali.
E’ d’interesse segnalare, anche per le
questioni che potranno venire all’esame in occasione della prossima adozione,
nel 2015, della National Security Strategy, le critiche espresse in
ambito parlamentare circa le opzioni (oltre che sulle stesse modalità di
approvazione) del documento programmatico del 2010. Nella sua relazione del
2012 (First
Report of session 2012-13), la commissione bicamerale competente (Joint
Committee on the National Security Strategy) ne ha infatti ravvisato
l’inadeguatezza sotto il profilo della realistica valutazione possibilità di
mantenere una effettiva capacità di influenza internazionale del Paese e della
opacità dei criteri di valutazione dei rischi per la sicurezza nazionale National
Security Risk Assessment (NSRA). Nella sua relazione del 7 aprile 2014 (First
Report of session 2013-14), la commissione ha evidenziato le carenze,
alla luce di recenti vicende internazionali (come la crisi russo-ucraina),
delle direttive strategiche del 2010 in ordine ad alcune delle stesse priorità
perseguite, e ha di esse constatato, inoltre, le criticità con riguardo
all’efficacia degli interventi di protezione civile e di resilience
posti in essere per fronteggiare l’emergenza nazionale costituita dalle recenti
alluvioni verificatesi in alcune aree del Paese.
Ancora in ambito parlamentare, l’idoneità
delle politiche nazionali di difesa ad assicurare il potenziale di deterrenza
militare del Regno Unito è il tema dell’inchiesta recentemente conclusa dal Defence
Committee della Camera dei Comuni (Deterrence
in the twenty-first century, pubblicata l’11 marzo
2014). Tra gli aspetti presi in esame, rileva quello del mutato contesto
internazionale e della conseguente necessità di una aggiornata valutazione dei
rischi per la sicurezza nazionale, affinché gli strumenti di deterrenza
mantengano la loro credibilità e siano adeguati a nuove tipologie di rischio,
incluso quello concernenti le reti di comunicazione e il cyberspazio.
Una ulteriore relazione del Defence Committee (Intervention:
When, Why and How?, pubblicato l’8 aprile 2014) è stata
dedicata ai criteri che presiedono all’impiego all’estero delle forze armate,
alla luce dei criteri di flessibilità (“adaptable posture”) enunciati
nella National Security Strategy del 2010 e in considerazione dei
rapporti tra Governo e Parlamento in ordine alle relative decisioni, il cui
assetto è divenuto materia di riflessione a seguito del recente voto
parlamentare contrario all’invio di contingenti militari britannici in Siria.
Importanti progressi sono stati compiuti con il Trattato di Lisbona nel settore della politica europea di sicurezza comune. In primo luogo, la prospettiva di una difesa comune, o comunque la definizione di una politica di difesa comune, i cui principi erano già stati stabiliti nel trattato di Maastricht, diventa più realistica.
La PSDC conferisce all'Unione una capacità operativa basata su strumenti civili e militari. Il Trattato di Lisbona ribadisce che il perseguimento della politica di sicurezza e di difesa comune non pregiudica il carattere specifico della politica di sicurezza e di difesa di taluni Stati membri, rispetta gli obblighi derivanti dal Trattato del Nord-Atlantico, per gli Stati membri che ritengono che la loro difesa comune si realizzi tramite la NATO, ed è compatibile con la politica di sicurezza e di difesa comune adottata in tale contesto.
In materia di politica estera e di sicurezza, il Trattato di Lisbona ha provveduto:
· ad individuare la nuova figura dell’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (AR), cui si riconnette l’istituzione di un servizio europeo per l’azione esterna chiamato ad assistere, in collaborazione con le strutture diplomatiche degli Stati membri, l’Alto rappresentante;
· a consolidare e definire le linee generali dell’azione dell’Unione con riferimento alla politica estera e di sicurezza comune (PESC) e alla politica di sicurezza e difesa comune (PSDC), fondate sulla reciproca solidarietà degli Stati membri e sul perseguimento di una sempre più stretta convergenza delle azioni poste in essere dai medesimi Stati. E’ in questa prospettiva che si ipotizza di pervenire ad un modello di difesa comune. Tale prospettiva, tra le altre cose, ha comportato l’istituzionalizzazione dell’Agenzia europea per la difesa (EDA) – già creata nel 2004 - chiamata, tra le altre cose, a promuovere la cooperazione europea in materia di armamenti;
· a consentire eventualmente, con decisione del Consiglio che delibera a maggioranza qualificata, una cooperazione strutturata permanente in materia di difesa tra gli Stati membri che hanno le capacità militari necessarie e la volontà politica di aderirvi.
Il Trattato di Lisbona ha rafforzato inoltre la solidarietà tra gli Stati membri attraverso:
· la creazione di una clausola di solidarietà tra gli Stati membri in caso di attacco terroristico o di catastrofe naturale o di origine umana;
· la creazione di una clausola di mutua assistenza in caso di aggressione armata.
Per quanto riguarda in particolare le missioni PSDC, il Trattato ha disposto l’estensione delle cosiddette missioni di Petersberg[6], integrandole con ulteriori compiti relativi alle missioni di disarmo, di consulenza ed assistenza in materia militare, di stabilizzazione al termine dei conflitti. In tutto l’ambito delle missioni così allargate devono poter intervenire i Gruppi tattici (battlegroups), contingenti militari di reazione rapida.
Si tratta di forze nazionali o multinazionali composte da circa 1.500 uomini dispiegabili entro 10 giorni dalla decisione politica e sostenibili fino a 120 giorni. Ogni grande Paese UE (Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia) fornisce un BG, gli altri paesi invece collaborano formando BG “misti”.
Quanto alle procedure decisionali, il Consiglio adotta le relative decisioni all’unanimità stabilendone l'obiettivo, la portata e le modalità generali di realizzazione. L'Alto rappresentante, sotto l'autorità del Consiglio e in stretto e costante contatto con il comitato politico e di sicurezza, provvede a coordinare gli aspetti civili e militari di tali missioni.
Spese
militari dei Paesi dell’UE 2007-2014 in mld di euro (a prezzi 2005):
Spese per la difesa per Stato membro in mln di euro, in percentuale del PIL e pro capite (2013-2014)
Il Consiglio europeo del 19-20 dicembre 2013, per la prima volta dall’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, ha svolto un dibattito tematico sulla politica di sicurezza e difesa comune (PSDC) individuando un quadro complessivo di azioni e iniziative volte a rilanciare la PSDC sulla base di tre assi principali:
1. aumento dell’efficacia, della visibilità e dell’impatto della PSDC;
2. potenziamento dello sviluppo delle capacità militari;
3. rafforzamento dell’industria europea della difesa.
Le iniziative sono entrate nella fase attuativa a
partire da giugno 2014 e il Consiglio
europeo si è impegnato a valutare i progressi compiuti su ciascun asse in
occasione della sua riunione che si svolgerà a Riga, il 25 e 26 giugno 2015.
In preparazione di tale riunione, il Consiglio Affari esteri dell’UE
dovrebbe adottare delle conclusioni il 18
maggio 2015.
In vista del Consiglio affari esteri del 18 maggio
e del Consiglio europeo del 25 e 26 giugno, la Commissione europea e l’Alto Rappresentante hanno presentato l’8 maggio 2015:
·
una relazione sulle iniziative in corso per
la promozione di una base industriale e tecnologica di difesa europea, con particolare riferimento all’area del
mercato interno, ricerca e politica industriale;
·
una relazione sulle
iniziative in corso per aumentare l’efficacia, l’impatto e la visibilità della
PSDC.
Nella premessa alla relazione, si
sottolinea che dal dicembre 2013 la situazione
della sicurezza nel vicinato europeo
è significativamente peggiorata: ad
Est con l’annessione della Crimea da parte della Russia e le azioni conseguenti
in Ucraina; a Sud conflitti e instabilità
creano forti pressioni migratorie; l’azione del Da’esh ha destabilizzato la
regione e gli attacchi terroristici negli Stati membri dell’Ue impattano sulla
sicurezza interna. La percezione delle minacce è dunque aumentata sia negli
Stati membri sia tra la popolazione in generale e l’Unione europea si trova ad
affrontare vecchie e nuove sfide che rendono sempre più evidente la sua
responsabilità crescente insieme a quella degli Stati membri, ma anche la necessità
di fornire una risposta comune alla richiesta di protezione da parte dei
cittadini, anche attraverso un uso più estensivo degli strumenti di difesa.
In particolare nella relazione sull’efficacia,
l’impatto e la visibilità della PSDC, l’Alto rappresentante presenta le
seguenti valutazioni e proposte sulle prospettive future della PSDC:
·
le missioni e le
operazioni in ambito PSDC costituiscono la parte più concreta e visibile
dell’azione dell’UE, ma esse sono efficaci se gli Stati membri vi destinano le risorse necessarie e se sono basate su
una forte volontà politica e su
chiari mandati ed obiettivi;
·
è fondamentale, a lungo termine, rafforzare la capacità dei paesi partner e delle organizzazioni
regionali di assumere direttamente le responsabilità per la prevenzione e
gestione delle crisi;
·
l’UE deve ulteriormente ampliare i partenariati in ambito PSDC, in particolare attraverso
il dialogo politico e a partecipazione di Stati terzi a missioni ed operazioni
dell’UE;
·
il mutato contesto
geostrategico fornisce uno stimolo
ulteriore al rafforzamento della cooperazione tra l’UE e la NATO, in
particolare per quanto riguarda gli strumenti di pianificazione, la sicurezza
marittima, la cooperazione con Stati terzi, le minacce ibride, la comunicazione
strategica, la cibersicurezza, le forze di intervento rapido;
·
è necessario dedicare maggiore attenzione e risorse allo sviluppo delle capacità civili delle missioni dell’UE;
·
gli Stati membri si devono impegnare ad investire di più e meglio nel settore della
difesa, con riguardo anche agli investimenti nel settore della ricerca e
sviluppo tecnologico. Occorre promuovere misure volte a stimolare gli
investimenti degli Stati membri in progetti di ricerca nei settori della
difesa, con l’obiettivo di raggiungere un’autonomia europea in tecnologie
fondamentali per garantire la autonomia strategica dell’Europa;
·
occorre promuovere una cooperazione sistematica e a lungo termine tra gli Stati membri nel
settore della difesa, che deve diventare la regola e non l’eccezione. A tale
proposito occorre sfruttare a pieno le
disposizioni del Trattato di Lisbona per sviluppare tale cooperazione;
·
nel settore spaziale,
la difesa europea deve sfruttare meglio i progetti esistenti come Galileo[7] e Copernicus[8] e promuovere migliori sinergie tra progetti del settore
civile e di quello militare.
Il primo asse individuato dal Consiglio europeo di dicembre 2013 riguarda la necessità di migliorare la capacità di risposta rapida dell’UE attraverso:
·
una
maggiore flessibilità e schierabilità
dei gruppi tattici (Battlegroups) dell’EU;
Si ricorda che
il tema dei gruppi tattici è stato discusso nell’ambito di un gruppo di lavoro istituito, su iniziativa dell’Italia e dell’Olanda,
dalla Conferenza interparlamentare
sulla politica estera e di sicurezza
comune (PESC) e sulla politica di
sicurezza e difesa comune (PSDC).
L’ultima conferenza interparlamentare PESC/PSDC
che si è svolta a Riga dal 4 al 5
marzo 2015, ha: a) invitato gli Stati membri a considerare l’impiego dei gruppi
tattici quali forza iniziale di intervento ogni qual volta decidano di
mobilitare una forza di intervento rapida; b) sottolinea la necessità di
adottare un concetto modulare per il loro dispiegamento; c) si incoraggiato il
Consiglio europeo a trovare una soluzione permanente per le modalità di
finanziamento dei raggruppamenti tattici nell’ambito del meccanismo Athena; d) invitato
l’Alto rappresentante a presentare proposte sul miglioramento dei
raggruppamenti tattici al prossimo Consiglio europeo di giugno.
·
la
revisione del meccanismo Athena per
la copertura dei costi relativi alle operazioni militari dell’UE;
Il meccanismo è
stato concepito per amministrare, sulla base di contributi degli Stati membri in proporzione dei rispettivi PIL nazionali,
il finanziamento di una serie di spese
definite come comuni (l’elenco dei costi comuni a carico di Athena è ampliabile
dal Consiglio o se richiesto dal Comandante dell’operazione e dal Comitato
speciale che gestisce il meccanismo Athena, composto da rappresentanti degli
Stati membri). Al meccanismo Athena partecipano tutti gli Stati membri ad
eccezione della Danimarca, che ha un opt-out
sulla PSDC. L’Italia contribuisce al
meccanismo Athena, secondo un criterio di ripartizione basato sul prodotto
nazionale lordo, per 12,10% (la Francia per il 16.32%, la Germania per il
21.48%, il Regno unito per il 14.81%). Il meccanismo Athena, attualmente
finanza i costi comuni per le seguenti missioni militari: EUFOR-Althea
(Bosnia-Erzegovina): 14.6 milioni di euro; Eunavfor-Atalanta (costa somala): 7
milioni di euro; EUTM Somalia: 7,3 milioni di euro; EUTM Mali: 7,7 milioni di
euro; EUMAM Repubblica centro Africana, 7,9 milioni.
·
procedure
più flessibili per accelerare lo
schieramento di missioni civili dell’UE.
In relazione alle nuove sfide in materia di sicurezza, il Consiglio europeo di dicembre 2013 ha chiesto:
Il Consiglio dell’UE nelle conclusioni
sulle prospettive della PSDC, adottate il
18 novembre 2014, ha chiesto il rafforzamento dei legami tra sicurezza interna e esterna, in particolare per mezzo di un approccio maggiormente strutturato alla
cooperazione tra le missioni e operazioni PSDC e gli attori dello spazio di
libertà, sicurezza e giustizia, segnatamente le agenzie dell'UE (EUROPOL,
FRONTEX e CEPOL) e con INTERPOL, nonché il rafforzamento dei legami con la
Forza di gendarmeria europea;
Il Consiglio dell’UE nelle conclusioni sulle prospettive della PSDC, adottate il 18 novembre 2014, ha invitato gli Stati membri ad adoprarsi per lo sviluppo del sostegno concreto della PSDC alla gestione delle frontiere nella regione sahelo-sahariana;
Come richiesto dal Consiglio europeo di dicembre 2013, il Consiglio europeo del giugno 2014, ha poi approvato – sulla base di una comunicazione (JOIN(2014) 9) presentata dalla Commissione europea e dall’Alto rappresentante nel marzo 2014 – la strategia per la sicurezza marittima dell’UE, che mira in particolare a:
·
riunire gli aspetti sia interni che esterni della
sicurezza marittima dell'Unione e promuovere
un approccio ampio per far fronte alle sfide per la sicurezza marittima e
tutelare gli interessi marittimi;
·
promuovere una
buona governance marittima,
basata su un complesso di norme, nelle acque poste sotto la sovranità o
giurisdizione o soggette ai diritti sovrani degli Stati membri e in alto mare;
·
contribuire alla sicurezza in mare e a rendere sicure le frontiere marittime esterne dell’Unione;
·
promuovere la sicurezza regionale presso ogni bacino
marittimo situato alle frontiere esterne dell'UE in modo coerente alle specificità
di ogni regione;
·
promuovere coordinamento e sinergie con e tra gli Stati membri, anche a
livello regionale, nonché la cooperazione con i partner e le organizzazioni regionali e internazionali;
·
rafforzare la solidarietà tra gli Stati membri e
promuovere il sostegno reciproco nell'affrontare le sfide per la sicurezza
marittima;
·
promuovere una
migliore consapevolezza comune della
situazione marittima e una migliore condivisione
di informazioni, concetti operativi, modus
operandi ed esperienze, in modo da prevedere le minacce;
·
potenziare il ruolo dell'UE di attore e garante della
sicurezza a livello globale tramite l'assunzione di responsabilità nella
prevenzione dei conflitti e nella risposta e gestione delle crisi nelle zone di
interesse, in mare e dal mare, e conseguire stabilità e pace tramite
un'azione globale e di lungo termine dell'UE.
Il Consiglio dell’UE ha poi adottato il 16 dicembre 2014 un piano d'azione per l’attuazione
della strategia per la sicurezza marittima adottata nel giugno 2014.
Il quadro strategico UE in materia di ciberdifesa –
approvato dal Consiglio dell’Ue il 18
novembre 2014 - prevede azioni
volte in particolare a promuovere:
·
lo sviluppo delle capacità di ciberdifesa
degli Stati membri:
·
la protezione
delle reti di comunicazione PSDC;
·
la cooperazione e le sinergie civili-militari
con le altre politiche dell'UE in materia di cibernetica, con le pertinenti
istituzioni e agenzie dell'UE nonché con il settore privato;
·
la formazione ed esercitazioni;
·
la cooperazione con i partner internazionali.
La Commissione europea e l’Alto rappresentante hanno presentato una comunicazione congiunta (Join(2015)17) nella quale si avanzano proposte volte a promuovere il sostegno dell’UE al potenziamento delle capacità dei paesi partner e delle organizzazioni regionali in termini di prevenzione e gestione delle crisi.
Nella comunicazione si invita a migliorare il coordinamento all’interno dell’UE per mezzo di misure concrete volte a:
·
intensificare gli
scambi di informazioni sulle attività in corso e programmate
di sostegno al potenziamento delle capacità in contesti più vasti di
prevenzione delle crisi (compreso il sostegno ai settori della giustizia e
della sicurezza) condotte attraverso la cooperazione bilaterale degli Stati
membri, gli strumenti UE di cooperazione tecnica e allo sviluppo e le azioni
PSDC;
·
estendere
gli scambi di informazioni ai partner
multilaterali dell’UE (comprese l’ONU, la NATO e l’OSCE) e ad altri paesi
terzi e partner strategici;
·
avvalersi
dell’introduzione del quadro politico
per l’approccio alle crisi per intensificare i contatti tra i servizi che
si occupano della cooperazione allo sviluppo e delle questioni inerenti alla
politica di sicurezza, promuovendo un’analisi globale dell’impegno dell’UE in
un determinato contesto prima di decidere di avviare nuove azioni nell’ambito o
al di fuori della PSDC;
·
le
azioni PSDC dovrebbero utilizzare meglio
le competenze esistenti in materia di cooperazione allo sviluppo.
Analogamente, i programmi di sviluppo possono beneficiare dell’esperienza acquisita
in ambito PSDC e di quella degli Stati membri;
·
un’interazione più
regolare e sistematica tra le
delegazioni dell’UE e la missione e/o le operazioni PSDC nel
paese partner.
Inoltre, nella comunicazione si ritiene che debba essere valutata la fattibilità concreta delle tre azioni seguenti:
·
una
proposta volta ad adattare il Fondo per
la pace in Africa per ovviare alle sue limitazioni;
·
la
creazione di un fondo che colleghi pace,
sicurezza e sviluppo nell’ambito di uno o più strumenti già esistenti;
·
uno
strumento specifico istituito a tale
scopo.
Il Fondo per la
pace in Africa, istituito nell’ambito del Fondo europeo di sviluppo (FES),
il fornisce sostegno all’Unione africana e alle comunità economiche regionali
per la prevenzione e, all’occorrenza, la gestione delle crisi. I finanziamenti
coprono, fra l’altro, i costi operativi delle operazioni di mantenimento della
pace in Africa (esclusi gli stipendi), la formazione e le esercitazioni, i
sistemi di comando, controllo e comunicazione e le missioni di accertamento dei
fatti. Dal 2003, anno della sua creazione, il Fondo per la pace in Africa ha
erogato più di 1,2 miliardi di EUR per sostenere i tentativi di pacificazione
nel continente.
Relativamente al secondo asse, Consiglio europeo di dicembre 2013 ha incoraggiato lo sviluppo di incentivi e approcci innovativi per la cooperazione sulla messa in comune e la condivisione (pooling and sharing) e invitato l'Agenzia europea per la difesa ad esaminare modalità con le quali gli Stati membri possano cooperare in progetti di acquisizione in comune.
Si ricorda che il Consiglio dell’UE ha adottato il 19 novembre 2012, su proposta dell’agenzia europea per la difesa, un codice di condotta su pooling & sharing che reca azioni per sostenere gli sforzi di cooperazione degli Stati membri volti a usare in modo collettivo capacità militari (Pooling) o a prevedere, quando uno Stato membro decide di abbandonare il supporto ad alcune capacità o attività, la garanzia che tali capacità e attività potranno essergli fornite o eseguite da un altro Stato membro (Sharing).
Alcuni Stati, infine, hanno avviato una stretta collaborazione nel settore mediante accordi bilaterali, quale quelli stipulati tra Francia e Regno Unito nel novembre 2010. Alcuni di essi riguardano il mercato della difesa: il supporto e l’addestramento per il velivolo da trasporto A 400 M e la realizzazione di sistemi di contromisura per le mine navali, di satelliti di comunicazione, di velivoli non pilotati ad altitudine media e lungo raggio e, in prospettiva, anche armati. A questi si aggiunge un accordo strategico decennale nel campo delle armi complesse (missili e sistemi di difesa aerea) volto a costituire un'unica industria europea in questo settore.
Il Consiglio europeo si è impegnato, inoltre, a sostenere i programmi multinazionali nei seguenti settori:
· sistemi aerei pilotati a distanza (RPAS) nel periodo 2020-2025: attraverso l’elaborazione di un programma di RPAS di “mezza altitudine lunga estensione”. Si invita, inoltre, la Commissione europea ad istituire un quadro normativo per l’integrazione del sistemi aerei pilotati a distanza (RPAS) nel sistema aeronautico europeo entro il 2016;
In tale ambito, il Consiglio dell’UE del
18 novembre 2014, su invito del Consiglio europeo del 2013, ha adottato
un quadro strategico per la cooperazione
sistematica e a lungo termine in materia di difesa, volto
a guidare gli approcci cooperativi degli Stati membri, attraverso i rispettivi
processi decisionali nazionali, nella sviluppo delle capacità di difesa. Il
quadro è stato messo a punto in piena coerenza con i processi di pianificazione
esistenti della NATO.
In particolare, il Quadro
strategico individua i seguenti elementi volti a orientare gli approcci
cooperativi degli Stati membri nello sviluppo delle capacità:
·
coerenza
strategica:
su richiesta degli Stati membri interessati, l'AED sosterrà le analisi della difesa nazionale, dalla prestazione
di consulenza ad hoc, alla condivisione delle migliori prassi, fino alla
partecipazione attiva nel processo;
·
scambio
di informazioni:
per informare le decisioni nazionali sugli investimenti, gli obiettivi e la
definizione delle priorità è necessario aumentare
la trasparenza e il coordinamento relativi alla pianificazione delle capacità,
a tutti i livelli e in tutti i processi. Lo scambio di informazioni più
sistematico tra gli Stati membri, anche in ambito di Comitato militare dell'UE
(EUMC), rappresenta un passo iniziale fondamentale verso una cooperazione più
sistematica e a lungo termine in materia di difesa e contribuirebbe a una
maggiore convergenza nella pianificazione della difesa;
·
identificazione
delle carenze di capacità critiche in ambito PSDC: per individuare le carenze di capacità
critiche si ricorrerà al processo dell'obiettivo primario sostenuto dallo Stato
maggiore dall'UE e valutato dal EUMC. Le carenze saranno riesaminate
periodicamente alla luce dei progressi compiuti in sede UE e NATO e degli
ulteriori orientamenti politici;
·
fissazione
delle priorità:
il piano di sviluppo delle capacità[9] sarà un elemento fondamentale per la
fissazione delle priorità di sviluppo cooperativo delle capacità. Esso
consentirà di predisporre azioni per sanare le carenze e di classificarle per
ordine di priorità;
·
sviluppo
di incentivi
per la cooperazione e relativi approcci innovativi, anche esaminando le misure fiscali che non producono
distorsioni del mercato per progetti in
collaborazione a norma del vigente diritto dell'UE;
·
preparazione
di programmi futuri:
prima di avviare un nuovo programma o un'iniziativa di sviluppo di capacità,
siano essi su base nazionale o multinazionale, gli Stati membri sono incoraggiati a chiedere la consulenza dell'EDA;
·
uso del quadro europeo per incentivare la cooperazione. Al riguardo l'EDA:
a) ricercherà maggiori sinergie con le altre politiche e attività svolte dalle
istituzioni e agenzie dell'UE (in particolare per stimolare la ricerca a
duplice uso, la certificazione o la sicurezza dell'approvvigionamento) e promuoverà maggiori sinergie con l'OCCAR[10]; b) sulla scorta di una valutazione
dell'impatto che hanno sulla cooperazione in Europa, la direttiva sugli appalti
nel settore della sicurezza e della difesa e la direttiva sui trasferimenti
intracomunitari, formulerà raccomandazioni politiche sulla maniera di favorire
la cooperazione in materia di difesa tra gli Stati membri; c) in consultazione
con l'EUMC, consoliderà i requisiti militari e ricercherà sinergie con i
requisiti civili in materia di sicurezza, quali basi per nuovi programmi
cooperativi volti allo sviluppo di capacità militari;
·
gestione
dei programmi:
gli Stati membri partecipanti a un programma cooperativo dovrebbero individuare
un coordinatore per tutto il ciclo di vita che fungerà da punto di contatto
principale con l'industria;
·
supervisione
politica:
gli Stati membri coinvolti nello sviluppo cooperativo di capacità procederanno
a uno scambio regolare di opinioni a livello di responsabili decisionali, anche
in formati variabili. Saranno incoraggiate sinergie tra le iniziative regionali
allo scopo di condividere informazioni e migliorare la coerenza;
·
coordinamento
del supporto in servizio:
gli Stati membri manterranno la coerenza lungo tutto il ciclo di vita di una
capacità, anche per quanto riguarda la certificazione, le prove e le
valutazioni e l'addestramento;
·
coordinamento
nell'uso delle capacità:
l'EDA svilupperà proposte inclusive, in particolare un meccanismo di scambio
destinato ad ottimizzare l'uso delle capacità esistenti;
·
miglioramento
della capacità e della preparazione per condurre missioni e operazioni PSDC: valorizzare la partecipazione e la
cooperazione degli Stati membri nell'addestramento e nelle esercitazioni.
Il terzo asse individuato dal Consiglio europeo di dicembre 2013 riguarda la necessità di una base industriale e tecnologica di difesa (EDTIB) più integrata, sostenibile, innovativa e competitiva idonea a garantire l’autonomia strategica dell’Europa e la sua capacità di agire con i partner, stimolando occupazione, innovazione e crescita in Europa. A tal fine, appare necessaria la piena e corretta applicazione delle due direttive in materia di difesa del 2009[11].
Le conclusioni del Consiglio europeo in tale ambito tengono conto delle indicazioni formulate dalla Commissione europea nella comunicazione “Verso un settore della difesa e della sicurezza più concorrenziale ed efficiente” (COM(2013)542), del 24 luglio 2013.
Le azioni proposte riguardano le seguenti aree:
La tabella riporta i dati relativi alle 10 maggiori società produttrici di armi (2012)
|
Company |
Country |
Arms sales
($ m.) |
Profit ($
m.) |
1 |
Lockheed Martin |
USA |
36 000 |
2 745 |
2 |
Boeing |
USA |
27 610 |
3 900 |
3 |
BAE Systems |
UK |
26 850 |
2 599 |
4 |
Raytheon |
USA |
22 500 |
1 900 |
5 |
General Dynamics |
USA |
20 940 |
-332 |
6 |
Northrop Grumman |
USA |
19 400 |
1 978 |
7 |
EADS |
trans-Europe |
15 400 |
1580 |
8 |
United Technologies |
USA |
13 460 |
5 200 |
9 |
Finmeccanica |
Italy |
12 530 |
-1 010 |
10 |
L-3 Communications |
USA |
10 840 |
782 |
Fonte: SIPRI - Stockholm International Peace Research Institute
La Commissione
europea ha presentato nel giugno
2014 una comunicazione (COM(2014)387) nella quale ha presentato una tabella di marcia per l’attuazione
della comunicazione “Verso un
settore della difesa e della sicurezza più concorrenziale ed efficiente” (COM(2013)542), del 24 luglio 2013.
In particolare, la Commissione
europea ha sottolineato l’importanza dei seguenti obiettivi:
·
un mercato
interno della difesa in cui le imprese europee possano operare liberamente
e senza discriminazioni in tutti gli Stati membri. In particolare, verranno
promosse iniziative volte a: a) promuovere un approccio comune a livello di UE in materia di normalizzazione e certificazione;
b) sostenere reti regionali di PMI e cluster strategici nel settore della
difesa;
·
una
condizione di sicurezza dell'approvvigionamento su tutto il territorio
dell'UE che dia alle forze armate la certezza di ricevere forniture sufficienti
in ogni circostanza, a prescindere dallo Stato membro in cui ha sede il
fornitore. In particolare, la Commissione
si è impegnata a presentare, in
vista del Consiglio europeo del prossimo giugno, la tabella di marcia per un regime globale di sicurezza
dell’approvvigionamento a livello di UE;
·
un'azione
preparatoria sulla ricerca connessa con la PSDC, per esplorare le
potenzialità di un programma di ricerca europeo che in futuro possa riguardare
sia la sicurezza che la difesa, sfruttando altresì tutte le possibili sinergie
esistenti tra ricerca civile e ricerca relativa alla difesa;
La Commissaria Bienkoowska,
responsabile per il mercato interno e la politica industriale, ha costituito un
gruppo ad alto livello per
individuare le modalità con le quali promuovere la ricerca nel settore della
difesa;
·
una politica
industriale che favorisca la competitività delle industrie europee della
sicurezza e contribuisca a fornire a prezzi accessibili tutte le capacità di
cui l'Europa ha bisogno per garantire la propria sicurezza.
L’Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’UE, Federica Mogherini, in occasione di un dibattito sulla politica estera e di sicurezza dell’UE svoltosi al PE il 15 gennaio 2015 ha annunciato che in preparazione del Consiglio europeo di giugno 2015 presenterà una relazione di valutazione sulla sicurezza globale, indicando che essa sarà anche l’occasione per iniziare un processo per dotare l’UE di una nuova Strategia europea di sicurezza.
La Strategia Europea in materia di Sicurezza adottata dal Consiglio europeo nel dicembre 2003, stabilisce principi e fissa obiettivi per promuovere gli interessi dell’UE in materia di sicurezza in base ai suoi valori fondamentali.
La Strategia
Europea in materia di Sicurezza adottata dal Consiglio europeo nel dicembre
2003, stabilisce principi e fissa obiettivi per promuovere gli interessi
dell’UE in materia di sicurezza in base ai suoi valori fondamentali. In
particolare, la strategia individua una serie di minacce con cui l’Europa è
chiamata a confrontarsi e tre obiettivi strategici:
·
affrontare le minacce: la fine della
guerra fredda e il contesto della globalizzazione hanno comportato
un’evoluzione del concetto tradizionale di autodifesa, non più basata sul
pericolo di un’invasione, ma su minacce meno visibili, spesso lontane, le
quali che richiedono che la prima linea di difesa sia spesso all’estero. La
prevenzione dei conflitti e delle minacce assume un carattere prioritario.
Poiché nessuna delle minacce è più puramente militare né può essere affrontata
con mezzi solamente militari, occorre una combinazione di strumenti militari,
civili e politici;
·
costruire sicurezza nelle nostre
vicinanze ed in particolare nei Balcani, nel Mediterraneo, in Medio Oriente e
nel Caucaso;
·
un ordine internazionale basato su un
multilateralismo efficace nel quadro fondamentale della Carta delle Nazioni
Unite e nel rispetto di istituzioni quali l’OMC, la NATO e l’OSCE.
Il 28 aprile 2015 la Commissione europea ha presentato l’Agenda europea sulla sicurezza interna per il periodo 2015-2020. L'agenda stabilisce misure e strumenti concreti da utilizzare nell'ambito della cooperazione per garantire la sicurezza e affrontare le minacce più urgenti.
L’agenda individua quali sfide più urgenti 1) la prevenzione del terrorismo e la lotta alla radicalizzazione; 2) la lotta alla criminalità organizzata; 3) l’attività di contrasto alla criminalità informatica.
Le azioni principali individuate dall’agenda sono:
· lotta alla radicalizzazione: la Commissione intende istituire un centro di eccellenza per raccogliere e diffondere le competenze in materia di lotta alla radicalizzazione, basato sulla Rete per la sensibilizzazione in materia di radicalizzazione (RAN);
· aggiornamento della decisione quadro sulla lotta al terrorismo, al fine di fornire un quadro giuridico più coerente per affrontare il fenomeno dei combattenti stranieri;
· taglio dei finanziamenti dei criminali, mediante il rafforzamento della cooperazione tra le autorità competenti in Europa (in particolare le unità nazionali di informazione finanziaria, che si intendono collegare a Europol); la Commissione intende valutare altresì l’adozione di nuove disposizioni legislative per contrastare il finanziamento del terrorismo e migliorare la confisca dei beni derivati da attività criminali;
· rafforzamento del dialogo con il settore delle tecnologie dell'informazione: la Commissione intende lanciare un forum a livello dell'UE con le principali società informatiche per combattere la propaganda terroristica su internet e sui media sociali e per esplorare modi per affrontare le preoccupazioni delle autorità di contrasto sulle nuove tecnologie di cifratura;
· rafforzamento del quadro giuridico sulle armi da fuoco per contrastarne il traffico illegale e la riattivazione, stabilendo norme comuni, condividendo più informazioni e intensificando la cooperazione con i paesi terzi;
· rafforzamento degli strumenti di lotta alla criminalità informatica: superando gli ostacoli alle indagini penali online, in particolare per quanto riguarda questioni quali la giurisdizione competente e le norme in materia di accesso a prove e informazioni ricavate da Internet;
· miglioramento delle capacità di Europol, anche attraverso la creazione di un centro europeo antiterrorismo a supporto dell'agenzia dell'UE, intensificando il sostegno alle autorità di contrasto nazionali per le attività di lotta ai terroristi combattenti stranieri, al finanziamento del terrorismo, ai contenuti online di estremismo violento e al traffico illecito di armi da fuoco.
Il Parlamento
europeo ha approvato il 12 marzo
2015 una risoluzione sulla
relazione annuale a consuntivo per il 2013 dell’Alto rappresentante sulla
politica estera e di sicurezza comune, nella quale, per quanto riguarda in
particolare le prospettiva del dibattito
sulla politica di difesa in vista del Consiglio europeo del giugno 2015, chiede che siano adottate decisioni
ambiziose e in particolare:
·
l'introduzione,
sulla base della revisione del quadro strategico dell'UE, di un processo di riflessione strategica sugli
obiettivi e le priorità in materia di sicurezza e difesa, che definisca le
capacità necessarie e le opzioni per approfondire la cooperazione in materia di
difesa;
·
il rafforzamento dell'Agenzia europea per la
difesa, facendo sì che abbia le risorse e l'impulso politico necessari per
svolgere pienamente il proprio ruolo di coordinamento e di stimolo alla
cooperazione in materia di armamenti;
·
l'esame del meccanismo di finanziamento Athena, allo scopo
di aumentare ulteriormente i finanziamenti comuni nell'ambito delle operazioni
militari della PSDC, così da impedire che considerazioni di natura finanziaria
compromettano la capacità dell'UE di rispondere alle crisi e da incoraggiare
gli Stati membri a mettere rapidamente a disposizione forze per le operazioni
della PSDC e garantire una più equa ripartizione dell'onere;
·
il potenziamento della base industriale e
tecnologica di difesa europea, anche coordinando i bilanci della difesa,
armonizzando i requisiti, riducendo le inefficienze e creando sinergie;
·
la gestione
delle problematiche esistenti nei
settori della pianificazione e dello
svolgimento delle operazioni militari, anche istituendo quartier generali militari operativi
permanenti in stretta collaborazione con la già esistente capacità civile
di pianificazione e condotta (CPCC);
·
l'aumento
dell'efficacia e della possibilità di impiego dei gruppi tattici dell'UE, ad esempio attraverso l'introduzione di un
approccio modulare, l'ampliamento dei finanziamenti comuni per mezzo del
meccanismo Athena e l'impiego dei gruppi tattici nei futuri scenari di gestione
delle crisi, laddove del caso.
La Commissione Affari esteri del Parlamento
europeo ha approvato una relazione
sullo stato di applicazione della politica comune di sicurezza e difesa e
una relazione
sul finanziamento della politica comune di sicurezza e difesa, rispettivamente il 19 e il 21 aprile 2015, che dovranno ora essere sottoposte
all’esame della plenaria del PE nell’ambito della sessione dal 18 al 21 maggio 2015.
Nella prima relazione – che contiene, per i profili del finanziamento della politica comune di sicurezza e difesa, elementi poi ripresi anche dalla relazione del 21 aprile – la Commissione affari esteri del PE:
· ritiene che lo slancio politico impresso nel 2013 non si sia tradotto nell'attuazione di misure concrete all'altezza delle ambizioni enunciate e che oggi l'Unione non disponga ancora di mezzi operativi e industriali e di capacità che le consentano di contribuire in maniera decisiva alla gestione delle crisi internazionali e all'affermazione della sua autonomia strategica;
· ritiene che il prossimo Consiglio europeo del giugno 2015 dovrebbe: incoraggiare gli stati membri più recalcitranti ad investire più risorse nella difesa comune; assumere decisioni volte a migliorare la capacità di difesa territoriale dell’UE e dei paesi membri, in piena complementarità con la NATO; rafforzare il ruolo della Agenzia per la difesa europea e la base industriale per una difesa europea; promuovere una riflessione per un concetto comprensivo di sicurezza che integri la sicurezza interna e quella esterna;
· constata che le operazioni civili e militari della PSDC continuano a presentare lacune strutturali: processi decisionali lunghi e rigidi, inadeguatezza dei mandati delle missioni rispetto al loro contesto evolutivo, problema di costituzione della forza, mancanza di reattività logistica e di mezzi finanziari;
· ritiene che le missioni dell'Unione europea, a differenza di quanto accaduto fino ad ora, dovrebbero essere concepite come uno strumento strategico frutto di un'analisi e di una pianificazione approfondite, integrate in una strategia d'azione globale;
· richiama la necessità di una maggiore contributo da parte di tutti gli Stati membri in termini di forze e capacità alle missioni e operazioni condotte dalla UE;
· ritiene che la questione del finanziamento delle missioni e delle operazioni della PSDC sia cruciale per garantire il futuro di tale politica e chiede che il meccanismo Athena si faccia sistematicamente carico del finanziamento delle spese connesse allo svolgimento delle operazioni e delle missioni della PSDC, e in particolare per l’utilizzo dei raggruppamenti tattici (Battlegroups), e possa gestire i finanziamenti provenienti dagli Stati membri a titolo bilaterale, dai paesi terzi o da altre organizzazioni internazionali, consentendo loro di partecipare finanziariamente a un'operazione;
· apprezza la volontà espressa dal Consiglio dell’UE nel novembre 2013 di rafforzare la modularità e la flessibilità dei raggruppamenti tattici affinché possano essere impiegati per qualsiasi compito di gestione delle crisi; osserva, tuttavia, che finora l'unico progresso, alquanto limitato, è stato quello di prevedere che il trasporto strategico dei gruppi tattici verso i teatri delle operazioni fosse affidato al meccanismo Athena; chiede che tutti gli Stati membri dimostrino un atteggiamento costruttivo e risolvano una volta per tutte gli ostacoli politici e operativi all'impiego dei raggruppamenti tattici;
· invita il Consiglio ad avviare la costituzione di un fondo iniziale (previsto dall'articolo 41, paragrafo 2, TUE) per l'urgente finanziamento delle fasi iniziali delle operazioni militari, che potrebbe altresì servire da forte strumento di sviluppo delle capacità;
· deplora che le divisioni all’interno del Consiglio non abbiano consentito per il momento di compiere alcun progresso sulle modalità di applicazione dell'articolo 44 del TUE (che prevede che il Consiglio possa affidare una missione in ambito PSDC a un gruppo di Stati), che consentirebbe di migliorare notevolmente la flessibilità e la rapidità d'intervento dell'Unione. E si esorta gli Stati membri che non sono interessati a partecipare alle operazioni della PSDC o che non dispongono dei mezzi per farlo ad agire in modo costruttivo permettendo agli altri di intervenire, se lo desiderano;
· evidenza come, in conseguenza della crisi economica e finanziaria del 2008, vi sia stata una forte riduzione delle spese nazionali per la difesa e che tale riduzione sia avvenuta senza il minimo coordinamento fra gli Stati membri, minacciando l'autonomia strategica dell'Unione. A tal proposito si evidenzia l’importanza di una pianificazione strategica degli investimenti tra gli Stati membri;
· chiede che siano predisposti a livello europeo incentivi fiscali alla cooperazione e alla messa in comune delle capacita militari, sottolineando che l'appello del Consiglio di dicembre 2013 a studiare misure fiscali in tal senso non abbia prodotto nessuna misura concreta.
La Conferenza interparlamentare sulla politica estera e di sicurezza comune (PESC) e sulla politica di sicurezza e difesa comune (PSDC) è stata istituita dalla Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti
dell’UE che si è svolta a Varsavia
il 19-21 aprile 2012.
Successivamente all’entrata in vigore del Trattato di Lisbona (1° dicembre 2009), e in particolare delle disposizioni in materia di politica estera e di difesa comune - tra cui la clausola di mutua assistenza in caso di aggressione armata - il 31 marzo 2010 la Presidenza spagnola dell’Unione dell’Europa occidentale (UEO), a nome degli Stati membri effettivi del Trattato UEO, ha annunciato la decisione collettiva di ritirarsi dal Trattato stesso, determinandone così la dissoluzione avvenuta il 30 giugno 2011. Conseguentemente sono cessate anche le attività dell’Assemblea parlamentare dell’UEO. Ciò ha posto dunque la questione della sede e delle modalità con le quali esercitare il controllo parlamentare sulla PESC/PSDC.
La Conferenza
si riunisce due volte l'anno nel
Paese che esercita la Presidenza semestrale del Consiglio o presso il
Parlamento europeo a Bruxelles Essa è
composta da delegazioni dei Parlamenti nazionali degli Stati membri dell'Unione
europea e del Parlamento europeo (6
membri per i PN, 16 per il PE) I Parlamenti dei paesi candidati all’adesione ed i Parlamenti di paesi europei membri della NATO
partecipano come osservatori (4 membri
ciascuno) [12].
La Conferenza
può adottare per consenso conclusioni non vincolanti; la Presidenza delle riunioni è esercitata dal Parlamento nazionale dello Stato membro che ricopre la Presidenza di turno dell’UE, in stretta
cooperazione con il Parlamento europeo.
La Conferenza
ha adottato un suo regolamento interno.
L’ultima conferenza interparlamentare per la
politica estera di sicurezza comune (PESC) e per la politica di sicurezza e
difesa comune (PSDC), che si è svolta a
Riga dal 4 al 6 marzo 2015 -
nell’ambito del semestre di Presidenza lettone del Consiglio dell’UE – per
quanto riguarda le prospettive della PSDC in vista del Consiglio europeo del
giugno 2015 ha, in particolare:
[1] Si noti che il Libro Bianco
francese del 2013 conferma rispetto al precedente Libro Bianco del 2008 la
validità del concetto di "sicurezza nazionale", che traduce la
necessità di gestire l'insieme dei rischi e delle minacce, diretti e indiretti,
suscettibili di colpire la sicurezza della Nazione, tramite il concorso dei
militari, dei servizi di informazione, del personale delle forze di polizia,
dei diplomatici, dei funzionari pubblici, ma anche semplici cittadini.
[2] La legge di delega
al governo (legge n. 244 del 2012) per la revisione dello strumento militare (c.d. Riforma Di Paola) ha previsto la
riduzione delle dotazioni organiche di personale militare a 150.000 uomini di
qui al 2024. La delega per la riduzione degli organici è stata poi esercitata
con il d.lgs. n. 8 del 2014 che porta la dotazione complessiva a 150.000 unità
così ripartite per forza armata: Esercito 89.400; Marina 26.800, Aeronautica
33.800.
[3] Giova ricordare
che, internamente all’Amministrazione
Difesa, il bilancio è rappresentato anche in un modo differente rispetto al
quadro che emerge in base alla classificazione per Missioni e Programmi e alla
classificazione economica, secondo aggregati denominati Funzioni. Tali
Funzioni sono: Difesa, Sicurezza pubblica, Funzioni Esterne e Trattamento di
ausiliaria. Per le previsioni di spesa relative alle Funzioni Difesa e
Sicurezza del territorio, la citata Nota Aggiuntiva allo stato di previsione
della Didesa prospetta le seguenti aggregazioni
di spesa: personale, esercizio, investimento.
[4] Al riguardo si
osserva che l’espressione “Segretario Generale della difesa /Direttore
Nazionale degli Armamenti” sembrerebbe superata in quanto il Documento sembra
prefigurare una separazione delle due figure con ambiti e competenze
diversificate.
[5] Ulteriori
informazioni sul Libro bianco sono contenute nel dossier “Libro bianco sulla difesa e sicurezza della Francia (2013)”, curato dal
Servizio Studi del Senato della Repubblica (dossier n. 124, aprile 2014).
[6] Missioni
umanitarie e di soccorso, missioni di mantenimento della pace (peace-keeping), missioni di unità di
combattimento nella gestione di crisi, comprese le missioni tese al
ristabilimento della pace (peace-making).
[7] Il progetto
Galileo è volto a sviluppare un sistema di posizionamento e navigazione
satellitare civile europeo, alternativa al Global Positioning System
(NAVSTAR GPS), controllato invece dal Dipartimento della Difesa degli Stati
Uniti.
[8] Il progetto
Copernicus, precedentemente conosciuto come GMES (Global Monitoring for
Environment and Security), è volto ad istituire un complesso programma di
osservazione satellitare della Terra.
[9] Dal 2008,
l'Agenzia europea per la difesa (EDA) produce un piano di sviluppo delle
capacità (CDP) per affrontare le sfide di sicurezza e difesa nel breve, medio e
lungo termine. Il CDP è un metodo di pianificazione completo che fornisce un
quadro delle capacità militari europee nel corso del tempo. Può essere
utilizzato dagli Stati membri al momento di individuare le priorità e le
opportunità di cooperazione. Il CDP è in continuo aggiornamento e l'ultima
versione è stata approvata dai ministri della Difesa dell’UE nel novembre 2014.
[10] L’OCCAR (Organizzazione congiunta per la cooperazione
in materia di armamenti), è un’organizzazione europea che gestisce
programmi europei di cooperazione nel campo degli armamenti è stata istituita
il 12 novembre 1996 dai ministri della Difesa di Francia, Germania, Italia e
Regno Unito. Ha acquisito personalità giuridica propria a gennaio 2001 dopo che
i parlamenti dei quattro Paesi fondatori hanno ratificato la Convenzione OCCAR.
Belgio e Spagna hanno aderito all'organizzazione rispettivamente nel 2003 e nel
2005.
[11] Si tratta della
direttiva 2009/81/CE in materia di appalti pubblici nel settore
della difesa e della sicurezza e della direttiva 2009/43/CE relativa ai trasferimenti all’interno delle
Comunità di prodotti per la difesa.
[12] Si tratta di Croazia (in procinto di divenire membro
dell’UE), Islanda e Turchia in
quanto candidati all’adesione e Norvegia
e Albania, in quanto Paesi europei membri della NATO;