Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento bilancio
Titolo: Rendiconto 2015 (A.C. 3973) - Assestamento 2016 (A.C. 3974)
Riferimenti:
AC N. 3973/XVII   AC N. 3974/XVII
Serie: Progetti di legge    Numero: 477
Data: 26/07/2016
Descrittori:
BILANCIO DI ASSESTAMENTO   RENDICONTO GENERALE DELLO STATO
Organi della Camera: V-Bilancio, Tesoro e programmazione

 

Camera dei deputati

XVII LEGISLATURA

 

 

 

Documentazione per l’esame di
Progetti di legge

Rendiconto 2015
Assestamento 2016

A.C. 3973 e A.C. 3974

 

 

 

 

 

 

 

n. 477

 

 

 

26 luglio 2016

 


Servizio responsabile:

Servizio Studi – Dipartimento Bilancio

( 066760-9932 – * st_bilancio@camera.it - Twitter_logo_blue.png @CD_bilancio

 

 

.

 

 

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File: BI0354.docx


INDICE

PARTE I - Rendiconto 2015 (A.C. 3973)

1. Il Rendiconto generale dello Stato. 3

2. I saldi di finanza pubblica nel 2015. 7

3. La gestione di competenza. 12

4. La gestione dei residui 22

5. La gestione di cassa. 28

6. Il conto del patrimonio. 31

7. I rilievi della Corte dei conti 34

Parte II – Assestamento 2016 (A.C. 3974)

1. L’assestamento del bilancio dello Stato. 39

2. I saldi di competenza del bilancio dello Stato risultanti dal ddl di assestamento  47

3. I saldi di cassa del bilancio dello Stato risultanti dal ddl di assestamento. 55

4. L’accertamento dei residui passivi 58

Appendice

Tavole riepilogative. 67

 

 


PARTE I - Rendiconto 2015
(A.C. 3973)


1. Il Rendiconto generale dello Stato

1.1 Funzioni e disciplina del Rendiconto generale dello Stato

Il Rendiconto generale dello Stato è lo strumento attraverso il quale il Governo, alla chiusura del ciclo di gestione della finanza pubblica (anno finanziario), adempie all'obbligo costituzionale di rendere conto al Parlamento dei risultati della gestione finanziaria.

La disciplina del rendiconto è dettata dalla legge di contabilità e finanza pubblica del 31 dicembre 2009, n. 196 che, all’articolo 35, dispone che il rendiconto relativo al 31 dicembre dell’anno precedente sia presentato entro il successivo mese di giugno alle Camere con apposito disegno di legge, dopo esser stato previamente sottoposto alla Corte dei conti per il giudizio di parificazione.

Ai sensi dell’articolo 36 della legge n. 196/2009, il rendiconto generale dello Stato, articolato per missioni e programmi, è costituito da due parti:

1)   il conto del bilancio, che espone l’entità effettiva delle entrate e delle uscite del bilancio dello Stato rispetto alle previsioni approvate dal Parlamento;

2)   il conto del patrimonio, che espone le variazioni intervenute nella consistenza delle attività e passività che costituiscono il patrimonio dello Stato.

L’esposizione dettagliata delle risultanze della gestione è fornita dal conto del bilancio, che risulta costituito dal conto consuntivo dell’entrata e, per la parte di spesa, dal conto consuntivo relativo a ciascun Ministero.

In linea con la struttura del bilancio, il conto consuntivo finanziario espone i dati di bilancio secondo l’articolazione per missioni e programmi di spesa, che privilegia una esposizione di tipo funzionale.

Per ciascun programma vengono esposti i risultati relativi alla gestione dei residui, alla gestione di competenza e alla gestione di cassa.

La gestione di competenza evidenzia l’entità complessiva degli accertamenti di entrata e degli impegni di spesa effettuati nel corso dell’esercizio finanziario.

La gestione di cassa evidenzia, per la parte di entrata, le somme riscosse e versate nella tesoreria dello Stato e, per la parte di spesa, i pagamenti compiuti dalle amministrazioni statali.

Nella gestione dei residui vengono registrate le operazioni di incasso e di pagamento effettuate in relazione ai residui (rispettivamente, attivi e passivi) risultanti dagli esercizi precedenti.

Un apposito allegato tecnico, predisposto per il conto consuntivo di ogni Ministero, espone i risultati disaggregati per capitoli che sono compresi in ciascuna unità di voto, che costituiscono la voce contabile ai fini della gestione e rendicontazione.

 

Si ricorda che a seguito delle modifiche apportate dal D.Lgs. n. 90/2016, attuativo della delega contenuta nell’articolo 40, comma 2, lettera o) della legge n. 196/2009, finalizzata al completamento della riforma della struttura del bilancio dello Stato in senso funzionale, i capitoli verranno sostituiti dalle azioni, quali unità elementari di bilancio, ai fini della gestione e della rendicontazione. Le azioni del bilancio dello Stato – che costituiscono un livello di dettaglio dei programmi di spesa, che specifica ulteriormente la finalità della spesa rispetto a quella individuata in ciascun programma e raggruppa le risorse finanziarie dedicate al raggiungimento di una stessa finalità - saranno individuate con apposito decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze. Esse si applicano, in via sperimentale, dall’esercizio 2017 fino alla conclusione dell’esercizio precedente a quello individuato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze, a seguito degli esiti della sperimentazione, a decorrere dal quale le azioni costituiranno le unità elementari di bilancio ai fini della gestione e della rendicontazione.

 

In appendice al conto del bilancio, i dati di consuntivo della spesa sono classificati, con riferimento a ciascun Ministero, anche in relazione all’analisi economica (ripartizione delle entrate e delle spese per categorie economiche).

 

L’esame parlamentare del conto del bilancio costituisce la verifica, nella forma della legge di approvazione del rendiconto medesimo, che, in sede di gestione, il Governo abbia eseguito lo schema di previsione per l’entrata e di autorizzazione per la spesa nei termini preventivamente stabiliti con la legge di bilancio. In termini finanziari, viene in tal modo fissato – approvando con legge il risultato della gestione annuale del bilancio – il flusso della gestione dei conti statali, anche al fine di consentire il passaggio dalla precedente legge di bilancio al futuro bilancio previsionale.

La previsione di bilancio a legislazione vigente per il 2017, che verrà presentato a ottobre 2016, assumerà, infatti, come base di riferimento per la valutazione dei residui passivi, le risultanze definitive contenute nel rendiconto 2015 in esame, come iscritti nel disegno di legge di assestamento del bilancio per l’esercizio finanziario 2016 (A.C. 3974). Il conto del bilancio all’interno del rendiconto, pertanto, nel certificare la gestione dell’anno finanziario, costituisce la base contabile sulla quale si adeguano le autorizzazioni di cassa dell’anno immediatamente seguente (assestamento) e si costruiscono le previsioni per il nuovo progetto di bilancio a legislazione vigente.

 

In attuazione dell’articolo 35, comma 2, della legge n. 196/2009, al Rendiconto generale dell’Amministrazione dello Stato è allegata, per ciascuna amministrazione, una Nota integrativa, articolata, nel caso della spesa, per missioni e programmi, che illustra i risultati conseguiti con la gestione in riferimento agli obiettivi fissati con le previsioni di bilancio, motivando gli eventuali scostamenti tra le previsioni iniziali di spesa e quelle finali indicate nel rendiconto generale, le risorse finanziarie impiegate, anche con l’indicazione dei residui accertati, e gli indicatori che ne misurano il grado di raggiungimento.

La Nota integrativa al Rendiconto di ciascuna amministrazione dello Stato è elaborata in modo confrontabile con la corrispondente nota al bilancio di previsione, ed è finalizzata ad evidenziare le risultanze della gestione, al fine di valutare l’operato delle Amministrazioni centrali dello Stato e fornire informazioni utili alla definizione del bilancio di previsione dell’esercizio successivo, sia in termini di allocazione delle risorse, sia di valutazione della congruità degli stanziamenti assegnati a ciascun Programma e degli obiettivi ad esso associati.

 

Il Rendiconto generale dello Stato è, inoltre, corredato del Rendiconto economico, in linea con quanto disciplinato dall’articolo 36, comma 5, della legge di contabilità, al fine di integrare la lettura dei dati finanziari con le informazioni economiche fornite dai referenti dei centri di costo delle amministrazioni centrali dello Stato.

Ai sensi dell’articolo 36, comma 6, della legge n. 196/2009, è inoltre allegata al Rendiconto una relazione illustrativa delle risorse impiegate per finalità di protezione dell’ambiente e di uso e gestione delle risorse naturali da parte delle amministrazioni centrali dello Stato (Eco-Rendiconto dello Stato).

1.2 Il contenuto del disegno di legge di Rendiconto per l'esercizio finanziario 2015 (A.C. 3973)

Gli articoli 1, 2 e 3 espongono i risultati complessivi relativi alle amministrazioni dello Stato per l’esercizio finanziario 2015, e sono riferiti rispettivamente alle entrate (con accertamenti per 829.108,1 milioni di euro), alle spese (con impegni per 826.630,8 milioni di euro) e alla gestione finanziaria di competenza, intesa come differenza tra il totale di tutte le entrate accertate[1] e il totale di tutte le spese impegnate[2], che evidenzia un avanzo di 2.477,2 milioni di euro (cfr. più diffusamente sul punto il § 3).

L’articolo 4 espone la situazione finanziaria del conto del Tesoro, che evidenzia, al 31 dicembre 2015, un disavanzo di 245.428,1 milioni di euro.

L’articolo 5 reca:

§  l’approvazione dell’Allegato n. 1[3] contenente l’elenco dei decreti con i quali sono stati effettuati prelevamenti dal “Fondo di riserva per le spese impreviste[4];

§  l’approvazione dell’Allegato n. 2 relativo alle eccedenze di impegni e di pagamenti risultate in sede di consuntivo, rispettivamente sul conto della competenza, sul conto dei residui e sul conto della cassa.

L’articolo 6 espone la situazione patrimoniale dello Stato al 31 dicembre 2015 (di cui al conto generale del patrimonio), da cui risultano attività per un totale di 962,6 miliardi di euro e passività per un totale di 2.721,0 miliardi di euro.

Gli articoli da 7 a 9 espongono i dati relativi ai conti consuntivi delle aziende e amministrazioni autonome (Istituto agronomico per l’Oltremare, Archivi notarili, Fondo edifici di culto).

Infine, l’articolo 10 dispone l’approvazione del Rendiconto generale delle Amministrazioni dello Stato e dei rendiconti delle Amministrazioni e delle Aziende autonome secondo le risultanze indicate negli articoli precedenti.

 


 

2. I saldi di finanza pubblica nel 2015

L'analisi delle risultanze del Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per il 2015, consente di ricostruire il quadro di quanto avvenuto nell'ambito del solo perimetro dell'amministrazione statale. Il Conto dello Stato, peraltro, costituisce una componente essenziale del Conto delle Amministrazioni pubbliche, a sua volta utilizzato come esclusivo quadro di riferimento per la verifica del rispetto dei vincoli europei in termini di indebitamento netto e di debito pubblico. Risulta pertanto utile, al fine di meglio contestualizzare il Rendiconto nel quadro di finanza pubblica, integrarne l’analisi con una sintetica ricognizione delle risultanze dei principali saldi di finanza pubblica in riferimento al medesimo esercizio.

A tal fine in questo paragrafo si riportano i dati definitivi di consuntivo per il 2015 relativi al conto economico della Pubblica Amministrazione (PA), che costituisce l'aggregato di riferimento per i parametri di finanza pubblica (indebitamento netto e debito) assunti nelle regole della fiscal governance adottata nell'ambito dell'Unione europea (UE). Poiché saldi di tale conto si riferiscono al più ampio aggregato delle amministrazioni pubbliche, gli stessi non sono esposti nel Rendiconto dell'Amministrazione dello Stato attualmente all'esame ma, per quanto riguarda lo Stato, tengono conto (integrando le informazioni sull’Amministrazione medesima con quelle relative alle amministrazioni pubbliche diverse da quella centrale) di una diversa raffigurazione della gestione complessiva (comprensiva del bilancio, della tesoreria e del patrimonio) realizzata nel corso dell'esercizio.

Le informazioni fornite nel disegno di legge di rendiconto consentono infatti di evidenziare l'effetto della gestione di bilancio (competenza e residui) sulla complessiva situazione del Tesoro tramite il raccordo tra gestione finanziaria del bilancio e situazione del Tesoro determinata mensilmente nei Conti riassuntivi, come saldo tra attività (fondo di cassa più crediti di tesoreria) e passività (debiti di tesoreria) così come esplicitato da quanto riepilogato all'articolo 4 del disegno di legge, relativo alla situazione finanziaria del Tesoro.

In proposito, va rammentato che il D.Lgs. 12 maggio 2016, n. 90, emanato in attuazione della delega contenuta nell’articolo 40, comma 2, lettera o) della legge di contabilità per il completamento della riforma della struttura del bilancio dello Stato in senso funzionale, secondo i caratteri di certezza, di trasparenza e di flessibilità, ha disposto all’articolo 7 la revisione del conto riassuntivo del Tesoro, a partire da quello che verrà elaborato con riferimento al mese di gennaio 2017. Tale revisione è prevista allo scopo di garantire maggiore chiarezza e significatività delle informazioni riportate in tale documento mediante l’integrazione dei dati contabili del bilancio dello Stato e di quelli di tesoreria[5].

* * * *

Nella tabella che segue  viene pertanto  riportato, con riferimento sia al 2015 che al triennio precedente, il Conto economico delle amministrazioni pubbliche. Come espone la tabella medesima, nel 2015 il PIL nominale è stato pari a 1.636.372 milioni di euro, con una crescita dell’ 1,5 per cento rispetto all’anno precedente: crescita che in termini reali si posiziona allo 0,8 per cento - in sostanziale allineamento con le stime contenute nella Nota di aggiornamento al DEF dello stesso anno - tornando pertanto in territorio positivo dopo un triennio di andamenti negativi (-2,8 nel 2012, -1,7 nel 2013 e – 0,3 per cento nel 2014).  Il dato, se affiancato allo scenario previsivo recato dal Documento di Economia e Finanza 2016, che indica un proseguimento dell’andamento positivo di tale indicatore anche per gli anni successivi, conferma al momento la chiusura della fase negativa precedente, anche tenuto conto che analoghi ed anche più consistenti aumenti di Pil si cono avuto nei principali paesi sviluppati (ad esempio, 2,2% in Gran Bretagna, 1,7% in Germania e 1,2% in Francia). La componente più importante dell’aumento del 2015, per oltre 0,5 punti percentuali, risulta dovuta alla domanda interna[6].

Con riguardo ai saldi di finanza pubblica, sulla base dei dati riportati nella "Notifica dell'indebitamento netto e del debito delle Amministrazioni pubbliche presentata il 21 aprile 2016 dall'ISTAT[7], nell'esercizio 2015 l'indebitamento netto delle Amministrazioni Pubbliche (42.388 milioni di euro) è stato pari al 2,6% del Pil, risultando in diminuzione di circa 6,5 miliardi rispetto al 2014 (in cui era stato pari a 48.936 milioni di euro, corrispondente al 3,0% del Pil). Tale saldo viene pertanto a ridursi dopo tre anni di sostanziale stabilità in cui, come desumibile dalla tabella, era rimasto prossimo al 3%, conseguendo ora nel 2015 un risultato che in termini di Pil torna per la prima volta al di sotto del livello 2008 (quando era risultato pari al 2,7%). Il minore indebitamento è riconducibile prevalentemente alla minore spesa per interessi, in riduzione rispetto al 2014 di circa 6 miliardi e di quattro decimi di punti in quota Pil: come espone la tabella, tale spesa è diminuita di circa 15 miliardi rispetto al dato del 2012 ,in cui tale componente di spesa ha registrato il livello più elevato del trascorso decennio, ed, inoltre, si posiziona al livello più basso in quota Pil del decennio medesimo.

La dinamica del saldo primario del 2015, pur in lieve aumento (di circa 2,6 punti percentuali) rispetto al dato 2014, conferma in rapporto al PIL il risultato positivo di 1,6 punti percentuali di Pil dell’anno precedente, pur in presenza di un andamento economico più favorevole, bilanciato tuttavia da un orientamento di politica economica più espansivo che nel 2014. 

Il saldo di parte corrente (risparmio o disavanzo delle Amministrazioni pubbliche) è stato positivo e pari a circa 19.000 milioni di euro, a fronte dei 4.254 milioni del 2014. Tale miglioramento è riconducibile ad un aumento delle entrate correnti, rispetto all’anno precedente, di circa 9 miliardi di euro e di una diminuzione delle uscite correnti di circa 5,5 miliardi.

Nel dettaglio delle sue principali componenti, sul versante delle entrate complessive, le stesse, pur aumentando di circa un punto percentuale, aumento ascrivibile come detto alle entrate correnti, fanno comunque registrare una lieve flessione in quota Pil, passando dal 48,2 al 47,9 per cento. Risulta altresì sostanzialmente stabile, anche in tal caso con una lieve diminuzione di circa 0,1 punti percentuali, la pressione fiscale, che dal 43,6 per cento del Pil del 2014 (livello identico a quello dei due anni precedenti) si posiziona al 43,5 per cento.

Sul versante delle spese si registra una diminuzione delle spese correnti, che scendono di circa 5,5 miliardi rispetto al 2014 (-0,7 punti percentuali) e si riducono rispetto al Pil di oltre 1 punto percentuale, passando dal 47,5  per cento dell’anno precedente al 46,4 del 2015. Come prima anticipato la discesa è interamente ascrivibile alla minor spesa per interessi, atteso che le altre spese si mantengono stabili in termini nominali (ed in quanto tali scendono di circa 0,5 punti in quota Pil) Tale stabilità è però la risultanza di un andamento diversificato delle differenti categorie di spesa, nel cui ambito, a fronte di una diminuzione della spesa per redditi da lavoro dipendente, che diminuisce di 0,3 punti di Pil, a conferma della tendenza in corso ormai dal 2009 (quando, si rammenta, era posizionata a 10,9 punti percentuali), ed a fronte di una sostanziale stabilità delle spese per consumi intermedi e di altre categorie di spesa, permane l’incremento, di fatto ininterrotto con riferimento all’ultimo decennio, della spesa per prestazioni sociali in denaro (costituita in prevalenza da spesa pensionistica), che cresce in termini nominali dell’1,9 per cento, confermando il 20,3 per cento in quota Pil dell’anno precedente (1 punto percentuale in più rispetto al dato 2012, come esposto in tabella)

In incremento, infine, la spese in conto capitale, che, invertendo la tendenza decrescente che da tempo la connota, cresce in termini nominali di quasi 6,5  miliardi (10,7 punti percentuali), passando in tal modo in quota Pil dal 3,7 al 4,1 per cento

La tabella che segue riporta con maggiori dettagli i dati che si sono qui sinteticamente riepilogati.

 

Conto economico consolidato delle amministrazioni pubbliche - Anni 2012-2015

 

VOCI ECONOMICHE

2012

2013

2014

2015

13/12

14/13

15/14

2012

2013

2014

2015

ENTRATE

milioni di euro

variazioni %

% Pil

Imposte indirette

246.110

238.675

248.207

249.324

-3,0

4,0

0,5

15,3

14,9

15,4

15,2

Imposte dirette

239.760

240.920

237.931

242.356

0,5

-1,2

1,9

14,9

15,0

14,8

14,8

Contributi sociali effettivi

211.733

211.200

210.392

214.660

-0,3

-0,4

2,0

13,1

13,2

13,1

13,1

Contributi sociali figurativi

4.104

4.089

3.948

3.875

-0,4

-3,4

-1,8

0,3

0,3

0,2

0,2

Altre entrate correnti

64.028

67.822

69.020

68.471

5,9

1,8

-0,8

4,0

4,2

4,3

4,2

Totale entrate correnti

765.735

762.706

769.498

778.686

-0,4

0,9

1,2

47,5

47,5

47,7

47,6

Imposte in conto capitale

1.524

4.154

1.581

1.074

172,6

-61,9

-32,1

0,1

0,3

0,1

0,1

Altre entrate in c/capitale

4.424

5.163

5.519

4.281

16,7

6,9

-22,4

0,3

0,3

0,3

0,3

Totale entrate in conto capitale

5.948

9.317

7.100

5.355

56,6

-23,8

-24,6

0,4

0,6

0,4

0,3

Totale entrate complessive

771.683

772.023

776.598

784.041

0,0

0,6

1,0

47,8

48,1

48,2

47,9

SPESE

Redditi da lavoro dipendente

166.142

164.784

163.622

161.746

-0,8

-0,7

-1,1

10,3

10,3

10,2

9,9

Consumi intermedi

87.023

89.579

88.564

88.831

2,9

-1,1

0,3

5,4

5,6

5,5

5,4

Prestazioni sociali in denaro

311.442

319.688

326.863

332.985

2,6

2,2

1,9

19,3

19,9

20,3

20,3

Altre spese correnti

106.824

109.617

111.855

107.682

2,6

2,0

-3,7

6,6

6,8

6,9

6,6

Spese correnti netto interessi

671.431

683.668

690.904

691.244

1,8

1,1

0,0

41,6

42,6

42,9

42,2

Interessi passivi

83.566

77.568

74.340

68.440

-7,2

-4,2

-7,9

5,2

4,8

4,6

4,2

Totale spese correnti

754.997

761.236

765.244

759.684

0,8

0,5

-0,7

46,8

47,4

47,5

46,4

Investimenti fissi lordi e variazione delle scorte

41.352

38.488

36.996

37.429

-6,9

-3,9

1,2

2,6

2,4

2,3

2,3

Contributi agli investimenti

17.029

13.977

13.170

15.684

-17,9

-5,8

19,1

1,1

0,9

0,8

1,0

Altre spese in c/capitale

5.843

5.281

10.124

13.632

-9,6

91,7

34,7

0,4

0,3

0,6

0,8

Totale spese in conto capitale

64.224

57.746

60.290

66.745

-10,1

4,4

10,7

4,0

3,6

3,7

4,1

Totale spese complessive

819.221

818.982

825.534

826.429

0,0

0,8

0,1

50,8

51,0

51,2

50,5

SALDI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Saldo primario

36.028

30.609

25.404

26.052

-15,0

-17,0

2,6

2,2

1,9

1,6

1,6

Saldo corrente

10.738

1.470

4.254

19.002

-86,3

189,4

346,7

0,7

0,1

0,3

1,2

Indebitamento netto

-47.538

-46.959

-48.936

-42.388

-1,2

4,2

-13,4

-2,9

-2,9

-3,0

-2,6

Pil nominale

1.613.265

1.604.478

1.611.884

1.636.372

-0,5

0,5

1,5

 

 

 

 

 

 

Per quanto riguarda infine il debito pubblico, questo ha raggiunto nel 2015 in valore assoluto la cifra di 2.171.71 milioni di euro (in aumento di 35.467 milioni rispetto ai 2.136.204 milioni dell’anno precedente), con una incidenza sul PIL  che viene ad attestarsi ai 132,7 punti percentuali, rispetto ai 132,5 punti dell’anno precedente, come riportato in tabella.


 

 

Rapporto debito pubblico /PIL delle amministrazioni pubbliche

 

2012

2013

2014

2015

Debito pubblico (mln euro)

1.989.408

2.069.847

2.136.204

2.171.671

Debito pubblico/PIL

123,3

129,0

132,5

132,7

Fonte: ISTAT, Notifica dell’indebitamento netto e del debito delle amministrazioni pubbliche secondo il Trattato di Maastricht – anni 2012-2015 (21 aprile 2016).


3. La gestione di competenza

Nella tavola seguente sono esposti i saldi del bilancio dello Stato registrati a consuntivo nel 2015, in termini di competenza, posti a confronto con le previsioni iniziali di bilancio e con quelle definitive, nonché con i saldi relativi all’esercizio precedente. I dati sono al lordo delle regolazioni contabili[8].

I saldi di competenza

(dati in milioni di euro)

 

2014

2015

Differenza 2015/2014

 

Consuntivo

Previsioni iniziali

Previsioni definitive

Consuntivo

Saldo netto da finanziare

-52.839

-70.531

-65.551

-41.545

11.294

Risparmio pubblico

18.446

-32.283

-33.393

-9.021

-27.467

Ricorso al mercato

-260.401

-303.152

-298.613

-257.065

3.336

N.B.:  Dati al lordo delle regolazioni debitorie e contabili.

 

Nel suo insieme, la gestione di competenza ha fatto conseguire nel 2015 un miglioramento dei saldi rispetto alle previsioni definitive; un miglioramento si denota anche, per il saldo netto da finanziare e per il ricorso al mercato, con riferimento ai risultati registrati nell’esercizio 2014.

 

In particolare, il saldo netto da finanziare (SNF) presenta nel 2015 un valore pari a -41.545 milioni di euro, con un miglioramento di 11.294 milioni rispetto al saldo registrato nel 2014 (-52.839 milioni), dovuto al buon andamento delle entrate finali.

Come espongono i dati relativi alle entrate e alle spese riportati dettagliatamente nella tabella successiva, in relazione alle entrate finali si rileva che gli accertamenti sono ammontati nel 2015 a 569.566 milioni di euro evidenziando un aumento rispetto allo scorso anno (lo stesso dato era stato di 544.641 milioni nel 2014 e di 553.992 milioni di euro nel 2013); le spese finali si sono attestate a 611.111 milioni di euro manifestando, anch’esse, un andamento in crescita (lo stesso dato si era attestato a 603.025 milioni nel 2014 e a 582.010 milioni nel 2013, confermando pertanto, sebbene più attenuato, il trend incrementativo).

Ne deriva dunque un saldo netto da finanziare negativo per 41,5 miliardi di euro, con un miglioramento di circa 11,3 miliardi rispetto al dato 2014 (il saldo, si rammenta, era stato negativo sia nel 2014 per 52,8 miliardi che nel 2013 per 28 miliardi nel 2013, dopo il valore positivo che si era registrato per 10,8 miliardi di euro nel 2012). Rispetto alle previsioni definitive tale saldo è invece risultato migliore delle aspettative per oltre 24 miliardi, posto che era previsto attestarsi, nel 2015, ad un valore negativo di -65,5 miliardi.

 

Analizzando l’andamento delle entrate e delle spese correnti, si evidenzia, invece, l'ulteriore netta flessione registrata dal risparmio pubblico (saldo delle operazioni correnti) che, dopo essere sceso nel 2014 a 18,4 miliardi di euro rispetto ai 39,7 miliardi del 2013, si attesta nel 2015 ad un valore negativo di 9 miliardi di euro, dovuto ad un forte incremento delle spese correnti rispetto al 2014 (di oltre 43,6 miliardi), riconducibile ad una impostazione meno rigida di politica fiscale nel corso del 2015, solo in parte compensato dall’incremento delle entrate correnti (+16,1 miliardi). Anche in questo caso il risultato è comunque migliore delle corrispondenti previsioni definitive, in base alle quali il risparmio pubblico avrebbe dovuto attestarsi su valori decisamente più negativi (oltre i 33 miliardi).

 

Infine, il dato del ricorso al mercato finanziario (differenza tra le entrate finali e il totale delle spese, incluse quelle relative al rimborso di prestiti) si attesta nel 2015 a 257,1 miliardi, evidenziando una sostanziale stabilità rispetto al 2014 (260,4 miliardi di euro), mantenendosi dunque su valori decisamente più elevati rispetto sia al 2013 (199 miliardi di euro) che al 2012 (203,5 miliardi). Se ne conferma comunque, anche per esso, il sensibile miglioramento rispetto alla previsione definitiva, che lo stimava in 298,6 miliardi.

 

Ad ogni modo, sia il saldo netto da finanziare che il ricorso al mercato registrati nel 2015 sono rimasti nettamente al di sotto del tetto stabilito dalla legge di stabilità per il 2015 (tetto che risultava fissato in -70.884 milioni per il saldo netto da finanziare ed in  -323.000 milioni per il ricorso al mercato, al lordo delle regolazioni contabili e debitorie pregresse).

3.1 I risultati della gestione: entrate e spese

Il miglioramento del saldo netto da finanziare sopra evidenziato discende da una gestione di competenza che evidenzia una evoluzione positiva dell’andamento degli accertamenti di entrate finali rispetto al 2014, per la maggior parte ascrivibile alle maggiori entrate tributarie accertate, i cui effetti positivi risultano in parte compensati da un aumento moderato degli impegni di spesa.

 

Come evidenziato nella relazione illustrativa al disegno di legge di rendiconto, l’andamento crescente delle entrate finali accertate sarebbe riconducibile, oltre che al miglioramento del ciclo, all’applicazione del D.Lgs. n. 175/2014 – riguardante la semplificazione fiscale e l’introduzione della dichiarazione dei redditi precompilata – che ha modificato i meccanismi di compensazione e restituzione delle imposte tributarie.

Dal lato della spesa, un orientamento meno restrittivo della politica di bilancio ha determinato un incremento complessivo degli impegni finali, ed in particolare della spesa corrente (+43 miliardi rispetto al 2014), cui ha fatto peraltro riscontro la riduzione della spesa in conto capitale (-35 miliardi).

 

Nella tavola seguente sono esposti i dati relativi alla gestione di competenza relativa all’esercizio finanziario 2015, posti a raffronto con le previsioni iniziali (A), come risultanti dal bilancio di previsione per il 2015, e con le previsioni definitive (B). La tabella evidenzia altresì gli scostamenti determinatisi nel corso della gestione 2015 rispetto alle previsioni definitive. I dati sono altresì posti a raffronto con i risultati relativi all’esercizio finanziario precedente.

I dati sono al lordo delle regolazioni contabili.

 

Dati di competenza al lordo delle regolazioni – Esercizio 2015

(dati in milioni di euro)


 

2014

2015

Differenza
2015/2014

Variazioni %
2015/2014

Consuntivo

Previsioni iniziali
(A)

Previsioni definitive
(B)

Consuntivo

(C)

Differenza
(*)
(C-B)

ENTRATE

Entrate tributarie

460.253

474.737

478.138

477.178

-960

16.925

3,7

Entrate extratributarie

84.387

67.438

70.861

83.603

12.742

-784

-0,9

Totale entrate correnti

544.641

542.175

548.999

560.781

11.782

16.140

3,0

Alienaz., ammort., riscoss.

5.546

1.982

10.158

8.785

-1.373

3.239

58,4

Entrate finali

550.187

544.156

559.157

569.566

10.409

19.379

3,5

Accensione prestiti

289.973

303.152

304.651

259.542

-45.109

-30.431

-10,5

Entrate complessive

840.160

847.308

863.809

829.108

-34.701

-11.052

-1,3

SPESE

Spese correnti

526.195

574.458

582.392

569.801

-12.591

43.606

8,3

Spese conto capitale

76.830

40.230

42.316

41.310

-1.006

-35.520

-46,2

Spese finali

603.025

614.688

624.708

611.111

-13.597

8.086

1,3

Rimborso prestiti

207.562

232.620

233.062

215.520

-17.542

7.958

3,8

Spese complessive

810.587

847.308

857.771

826.631

-31.140

16.044

2,0

RISULTATI DIFFERENZIALI

Saldo netto da finanziare

-52.839

-70.531

-65.551

-41.545

24.006

11.294

 

Risparmio pubblico

18.446

-32.283

-33.393

-9.021

24.372

-27.467

 

Ricorso al mercato

-260.401

-303.152

-298.613

-257.065

41.548

3.336

 

(*)     Maggiori o minori entrate - economie o maggiori spese.

N.B.: Dati al lordo delle regolazioni debitorie.

 

L’entità degli accertamenti complessivi di entrata (comprensivi delle entrate per accensione di prestiti) è risultata, nel 2015, pari a 829.108 milioni di euro, con una evoluzione negativa rispetto al 2014 (-1,3%).

Come evidenziato anche nella relazione illustrativa, tale andamento rispetto all’esercizio 2014 trae origine dalla dinamica dell’accensione di prestiti, che ha registrato una contrazione di oltre 30 miliardi di euro (-10,4%). Le entrate finali hanno registrato, invece, un aumento di oltre 19 miliardi (+3,5%), derivante soprattutto dall’aumento delle entrate tributarie (quasi 17 miliardi).

Nel confronto con i dati gestionali, lo scostamento registrato, per quanto riguarda le entrate finali, tra previsioni definitive ed il volume accertato è stato pari a circa +10,4 miliardi di euro. A consuntivo 2015, il saldo di competenza delle entrate finali è decisivamente influenzato dall’evoluzione delle entrate extratributarie (+12,7 miliardi), rispetto alle previsioni definitive.

 

Gli impegni complessivi di spesa ammontano nel 2015 (incluse le spese per rimborso prestiti) a 826.631 milioni. Rispetto ai risultati dell’anno precedente, la gestione presenta un aumento complessivo degli impegni di spesa di 16 miliardi di euro (+2,0%).

Nel complesso, il peso della spesa complessiva, in rapporto al PIL, è passato dal 50,2 per cento del 2014 al 50,5 per cento del PIL nel 2015.

L’incremento ha riguardato per oltre 8 miliardi gli impegni per spese finali, che sono passati da 603 e 611 miliardi di euro nel 2015, pari al 37,3 per cento del PIL.

Per contro, il raffronto della previsione definitiva della spesa finale con il dato di gestione evidenzia invece uno scostamento di valore pari a circa -13,5 miliardi di euro, evidenziando che nel corso dell’anno si è speso meno di quanto previsto.

3.2 Analisi delle entrate finali

Sulla base di una sintetica analisi del confronto 2014-2015 relativo all'andamento delle entrate finali accertate – che hanno raggiunto, come detto, un valore pari a 569.566 milioni - si rileva innanzitutto il loro aumento per circa 19,4 miliardi (a fronte di un decremento di 3,8 miliardi registrato nel 2014 rispetto al 2013).

L’aumento delle entrate finali trova giustificazione nella crescita del PIL che ha determinato principalmente un aumento del primo titolo delle entrate. Rispetto al 2014, infatti, si registra una aumento delle entrate tributarie, che si attestano intorno a 477,2 miliardi di euro (460,3 miliardi nel 2014 e 464,9 miliardi registrati nel 2013), e una flessione delle entrate extratributarie, che raggiungono il livello di 83,6 miliardi (84,4 miliardi nel 2014, 85,7 miliardi nel 2013). Le entrate relative al Titolo III “Alienazione ed ammortamento di beni patrimoniali e riscossione di crediti” registrano un incremento di 3,2 miliardi rispetto al 2014.

L'analisi in dettaglio delle singole componenti gestionali che hanno concorso alla dinamica di competenza mostra, dal lato delle entrate, che le entrate tributarie si attestano ai 477.178 milioni di euro (460,3 miliardi nel 2014 e 464,9 miliardi nel 2013), mentre quelle extratributarie raggiungono il livello di 83.602 (84,4 miliardi nel 2014 e 85,7 miliardi nel 2013).

Il deciso incremento del dato degli accertamenti tributari è stato principalmente condizionato dall'effetto prodotto dai maggiori accertamenti delle “imposte sul patrimonio e sui redditi” (+14,6 mld rispetto al 2014) e delle "tasse e imposte sugli affari" (+3,8 mld rispetto al 2014). Sostanzialmente stabili risultano i dati relativi alle restanti poste.

Va peraltro considerato che sull’accertato hanno influito in modo considerevole le insussistenze che, fra il 2014 e il 2015, risultano più che dimezzate (da 118 a 59 miliardi), dopo il raddoppio segnato l’anno precedente. Un fenomeno, questo, che si è distribuito in misura pressoché equivalente fra le entrate extra-tributarie (-26,7 miliardi) e quelle tributarie (-31,6 miliardi)[9].

Per quanto concerne, in particolare, l’andamento delle entrate tributarie, nel 2015 si evidenzia, rispetto al 2014, un aumento sia delle imposte sul patrimonio e sul reddito di 14,6 miliardi (+6%), sia delle tasse ed imposte sugli affari di 3,8 miliardi (+2,4%). Risultano in diminuzione, invece, le imposte sulla produzione, sui consumi e dogane di circa 2 miliardi (-5,8%).

 

Per le entrate extratributarie, i peggioramenti riguardano principalmente i recuperi, rimborsi e contributi (-1,2 miliardi rispetto al 2014, -2,6%) e gli interessi su anticipazioni e crediti vari del Tesoro (-659 milioni rispetto al 2013, -11%) e (-0,5 miliardi sul 2013, che a sua volta segnava un +3 miliardi rispetto al 2012). In miglioramento per circa 1,4 miliardi di euro invece i proventi dei servizi pubblici minori (+5,6%).

Notevole, infine, l'aumento delle entrate registrate in relazione all'alienazione ed ammortamento di beni patrimoniali e riscossione di crediti, che sono passate dai 5,5 miliardi di euro del 2014 agli 8,7 miliardi del 2015, superando il livello dei 7,9 miliardi registrato nel 2012. Tale incremento è quasi interamente ascrivibile alla vendita di beni ed affrancazione di canoni i quali hanno più che raddoppiato gli introiti.

Analisi economica delle entrate accertate negli esercizi 2014‑2015

(milioni di euro)

Tributi

2014

2015

Var. % 2015/2014

Entrate tributarie

460.253

477.178

3,7

- Imposte sul patrimonio e sul reddito

244.865

259.462

6,0

- Tasse ed imposte sugli affari

158.266

162.086

2,4

- Imposte sulla produzione, sui consumi e dogane

35.465

33.379

-5,9

- Monopoli

10.370

10.716

3,3

- Lotto, lotterie ed altre attività di giuoco

11.287

11.534

2,2

Entrate extra-tributarie

84.387

83.603

-0,9

- Proventi speciali

721

665

-7,8

- Proventi di servizi pubblici minori

25.293

26.708

5,6

- Proventi dei beni dello Stato

419

379

-9,5

- Prodotti netti di aziende autonome ed utili di gestioni

1.952

1.623

-16,9

- Interessi su anticipazioni e crediti vari del Tesoro

5.843

5.184

-11,3

- Recuperi, rimborsi e contributi

47.872

46.632

-2,6

- Partite che si compensano nella spesa

2.288

2.413

5,5

ENTRATE CORRENTI

544.641

560.781

3,0

Alienazione ed ammortamento di beni patrimoniali e riscossione di crediti

5.546

8.785

58,4

- Vendita di beni ed affrancazione di canoni

3.503

6.620

89,0

- Ammortamento di beni patrimoniali

357

366

2,5

- Rimborso di anticipazioni e di crediti vari del Tesoro

1.686

1.799

6,7

ENTRATE FINALI

550.187

569.566

3,5

Accensione di prestiti

289.973

259.542

-10,5

ENTRATE COMPLESSIVE

840.160

829.108

-1,3

N.B.: Dati al lordo delle regolazioni debitorie.

3.3 Analisi delle spese finali

Quanto alle spese finali, la gestione di competenza ha determinato – come già ricordato - impegni per complessivi 611.111 milioni di euro, in aumento di 8.086 milioni rispetto all’esercizio precedente.

In merito, si può osservare come la spesa di parte corrente abbia generato impegni per 569.801 milioni di euro (in aumento dell’8,3 per cento a fronte dei 526.195 milioni di euro registrati nel 2014), mentre quella in conto capitale è scesa a 41.310 milioni di euro (in diminuzione del 46,2 per cento circa rispetto ai 76.831 milioni di euro registrati nel 2014).

 

Con riferimento alla dinamica delle spese correnti, complessivamente aumentate dell’8,3 per cento, confrontando i dati con quelli dell’esercizio 2014, la categoria che registra maggiori aumenti è quella relativa alle poste correttive e compensative (+43,2%), seguita dai trasferimenti correnti a famiglie e istituzioni sociali private (+33,6%) e alle imprese (+33,9%).

La voce relativa ai trasferimenti ad amministrazioni pubbliche ha registrato impegni per 271.213 milioni di euro, in ulteriore aumento rispetto al 2014 (+8,2%). In particolare, trattasi in prevalenza di trasferimenti ad amministrazioni locali (impegni per 126.310 milioni) e a enti previdenziali (135.590 milioni di euro). Tale voce rappresenta il 47,6% della spesa corrente complessiva.

Gli impegni per redditi da lavoro dipendente, che rappresentano il 15,3 per cento degli impegni, ammontano a 86.966 milioni di euro, in sostanziale stabilità rispetto al 2014.

La spesa corrente del 2015 si caratterizza poi per una sostanziale stabilità nei consumi intermedi che passano dai 12,3 miliardi del 2014 ai 12,9 miliardi del 2015 e per un calo degli oneri per interessi passivi, pari a 74,5 miliardi di euro (rispetto a 81,1 miliardi nel 2014 e 81,9 miliardi nel 2013 e 81,4 miliardi nel 2012).

Sostanzialmente stabili risultano le altre voci.

 

Per quel che concerne la spesa in conto capitale, i dati registrano una forte diminuzione, da 76.830 milioni del 2014 ai 41.310 milioni del 2015 (circa -35,5 miliardi).

Come evidenziato nella relazione illustrativa al disegno di legge di rendiconto, la contrazione della spesa in conto capitale rispetto al 2014 è da mettere in relazione al fatto che tale titolo di spesa aveva registrato un notevole incremento nel biennio 2013-2014, per la forte immissione di liquidità nel sistema economico determinata dai decreti-legge n. 35 e n. 102 del 2013, con i quali è stata operata una consistente azione di sostegno all’economia e alla domanda interna, volta a favorire lo sblocco dei pagamenti dei debiti delle amministrazioni pubbliche verso i propri fornitori.

 

Nell'ambito della spesa in conto capitale, in calo risultano sia i contributi agli investimenti ad imprese (9,4 miliardi a fronte dei 10,4 miliardi del 2014), sia gli investimenti fissi lordi (da 5,5 a 5,4 miliardi nel 2015) che gli altri trasferimenti in conto capitale (da 9,6 a 3,4 miliardi di euro). Ma la riduzione delle spese in conto capitale per oltre 35 miliardi è per la gran parte ascrivibile alla sensibile diminuzione delle spese per acquisizioni di attività finanziarie, che dopo il forte incremento registrato negli ultimi due anni (passate - partendo dagli 8 miliardi di euro circa del 2012 - ai 27 miliardi del 2013 e a circa 37 miliardi di euro nel 2014) scendono a 1,4 miliardi, per il venir meno – come sopra precisato -degli stanziamenti finalizzati a fornire la liquidità necessaria al pagamento dei debiti degli enti locali e quelli relativi alla ristrutturazione del debito delle Regioni.

 


 

Analisi economica delle spese finali negli esercizi 2014‑2015

(milioni di euro)

Categorie economiche

2014

2015

Var. % 2015/2014

Redditi da lavoro dipendente

86.538

86.966

0,5

Consumi intermedi

12.284

12.866

4,7

Imposte pagate sulla produzione

4.659

4.718

1,3

Trasferimenti correnti alle P.A..

250.612

271.213

8,2

Trasferimenti correnti a famiglie e istituzioni sociali private

10.330

13.800

33,6

Trasferimenti correnti a imprese

5.521

7.670

38,9

Trasferimenti all'estero

1.755

1.860

6,0

Risorse proprie UE

17.659

16.785

-4,9

Interessi passivi e redditi da capitale

81.073

74.523

-8,1

Poste correttive e compensative

54.182

77.571

43,2

Ammortamenti

357

365

2,2

Altre uscite correnti

1.225

1.464

19,5

Totale spese correnti

526.195

569.801

8,3

Investimenti fissi lordi e acquisti terreni

5.527

5.417

-2,0

Contributi agli investimenti ad A.P.

13.517

20.750

53,5

Contributi investimenti ad imprese

10.345

9.365

-9,5

Contributi agli investimenti a famiglie e istituzioni sociali private

252

240

-4,8

Contributi agli investimenti a estero

641

664

3,6

Altri trasferimenti in conto capitale

9.620

3.374

-64,9

Acquisizioni di attività finanziarie

36.928

1.499

-95,9

Totale spese conto capitale

76.830

41.309

-46,2

Totale spese finali

603.025

611.110

1,3

 

Per l’andamento delle spese finali per categorie economiche si veda la Tavola II in Appendice.

3.4 Spese finali per missioni

Dopo il 2008, anno di avvio della riclassificazione del bilancio per missioni e programmi di spesa, sono intervenuti alcuni affinamenti nella classificazione delle spese, e tuttavia il numero e i contenuti delle missioni sono rimasti stabili, mentre il numero dei programmi gestiti è passato da 168 a 181 nel bilancio 2015, considerando una sola volta i programmi aventi la stessa denominazione in ciascun dicastero. Si rammenta in proposito che la delega contenuta nell’articolo 40, comma 2, lettera o) della legge di contabilità per il completamento della revisione della struttura del bilancio, esercitata con il D.Lgs. 12 maggio 2016, n. 90, prescrive una razionalizzazione delle missioni e dei programmi, a fini di maggiore attendibilità, trasparenza e significatività del bilancio.

Dall'analisi delle spese finali per missioni riferite al 2015 – che qui vengono analizzati al netto della missione debito pubblico, che pesa da sola in misura pari a circa il 53,7 per cento della somma degli importi relativi alle altre missioni - si conferma innanzitutto la rilevanza delle relazioni finanziarie con le autonomie territoriali (si tratta in sostanza di trasferimenti agli enti territoriali), che pesano per il 21,5 per cento (24,9 per cento nel 2014). Si conferma altresì la significativa incidenza sul totale delle politiche previdenziali, attestatesi al 19,7 per cento, rispetto al 17,8 per cento raggiunto nel 2014, valori comunque in significativa crescita in questi ultimi anni, nonché delle politiche economiche, finanziarie e di bilancio che si attestano al 16,9, in ulteriore crescita rispetto 15,2 per cento del 2014 al per cento del 2013, dopo che nel 2013 il valore si era attestato intorno al 14,5 per cento.

Gli incrementi significativi in valore assoluto si sono riscontrati per le politiche previdenziali, per le quali gli impegni (si tratta, in sostanza, di trasferimenti agli enti previdenziali) sono passati dagli 88,1 miliardi del 2013 ai 93 miliardi del 2014 per raggiungere i 105,5 miliardi nel 2015, la gran parte destinati al finanziamento del programma “Previdenza obbligatoria e complementare, assicurazioni sociali”, e per le politiche economico-finanziarie e di bilancio, che si sono attestate a 90,9 miliardi di euro nel 2015, rispetto ai 79,4 miliardi del 2013 e ai 71,2 miliardi del 2013, destinati principalmente al finanziamento del programma concernente le “Regolazioni contabili, le restituzioni e i rimborsi di imposte”.

L’incremento registrato dalla missione relativa alla competitività e sviluppo delle imprese, che ha registrato impegni per 17.070 milioni di euro, destinati principalmente al programma “Interventi di sostegno tramite il sostegno della fiscalità”, è da riconnettersi agli interventi di stimolo varati a partire dal 2014.

Una netta riduzione presenta invece la missione relazioni finanziarie con le autonomie territoriali rispetto al precedente anno, di circa 14,7 miliardi di euro (circa -11,3 per cento).

 

Analisi delle spese per le principali missioni
(al netto della missione debito pubblico)
(Dati di competenza – milioni di euro)

PRINCIPALI MISSIONI

Impegni
2014

Impegni
2015

Composizione percentuale 2015

Var. % 2015/2014

Relazioni finanziarie con le autonomie territoriali

130.182

115.455

21,5

-11,3

L'Italia in Europa e nel mondo

25.795

24.704

4,6

-4,2

Difesa e sicurezza del territorio

20.771

20.228

3,8

-2,6

Giustizia

7.857

8.268

1,5

5,2

Ordine pubblico e sicurezza

10.861

11.237

2,1

3,5

Competitività e sviluppo delle imprese

12.055

17.070

3,2

41,6

Diritto alla mobilità

12.461

11.644

2,2

-6,6

Istruzione scolastica

42.304

43.361

8,1

2,5

Istruzione universitaria

7.872

7.774

1,4

-1,2

Diritti sociali, politiche sociali e famiglia

33.343

34.686

6,4

4,0

Politiche previdenziali

92.998

105.984

19,7

14,0

Politiche per il lavoro

10.066

10.537

2,0

4,7

Politiche economico-finanziarie e di bilancio

79.413

90.945

16,9

14,5

Altre missioni

36.377

36.093

6,7

-0,8

Totale

522.355

537.986

100,0

3,0

 

 

 

 

 


 

4. La gestione dei residui

4.1 La disciplina generale

Nel corso dell’esercizio, alla gestione di competenza si affianca la gestione dei residui. Si definiscono residui attivi le entrate accertate, ma rimaste da versare e da riscuotere; residui passivi le spese impegnate, ma rimaste da pagare.

Tra i residui occorre altresì distinguere quelli provenienti dagli esercizi precedenti e quelli formatisi nel corso dell’esercizio considerato (residui di nuova formazione).

Si distinguono, inoltre, i residui c.d. “propri” (vale a dire somme impegnate e non pagate nell’esercizio di competenza), dai residui c.d. “impropri”, detti anche “di stanziamento”, relativi a somme stanziate ma non impegnate nell’esercizio di competenza.

 

In base alla normativa vigente, i residui “propri” relativi alle spese correnti e alle spese in conto capitale impegnate ma non ancora pagate sono mantenuti in bilancio per i due esercizi successivi a quello nel quale le somme corrispondenti sono state inizialmente stanziate[10].

Decorsi i suddetti termini, tali residui sono eliminati dal conto del bilancio, in quanto perenti in via amministrativa. Poiché a tali residui continuano a sottostare i relativi impegni giuridici di spesa, il relativo importo viene riscritto come debito nel conto del patrimonio[11].

Mentre le somme di parte corrente stanziate e non impegnate nell’esercizio di competenza sono registrate in economia, per gli stanziamenti relativi a spese in conto capitale è autorizzata, in generale, la conservazione in bilancio anche se, entro la fine dell’esercizio finanziario, tali spese non sono state impegnate (residui di stanziamento).

Secondo la normativa vigente[12], il periodo di conservazione dei residui di stanziamento è limitato ad un solo anno, dopo l’esercizio di iscrizione in bilancio, quali disponibilità di conto capitale non impegnate alla chiusura dell’esercizio. Per gli stanziamenti iscritti in bilancio in forza di disposizioni legislative che siano entrate in vigore nell'ultimo quadrimestre dell'esercizio finanziario, il periodo di conservazione è protratto di un ulteriore anno.

 

Con riferimento al mantenimento in bilancio dei residui passivi propri in conto capitale, va ricordato che la legge finanziaria per il 2008 (articolo 3, commi 37-39, legge n. 244/2007, come modificati dal D.L. n. 98/2011) ha previsto, con cadenza triennale, un programma di ricognizione dei residui passivi del bilancio dello Stato, al fine di verificare la permanenza dei presupposti per il loro mantenimento in bilancio.

In particolare, le norme citate prevedono un programma di ricognizione con cadenza triennale sulle somme in conto capitale riferibili ad impegni registrati dalle amministrazioni in base ad atti formali, al fine di verificare la sussistenza di obbligazioni giuridicamente perfezionate sottostanti, che ne giustifichi la permanenza in bilancio in conto residui.

Il programma di ricognizione, promosso dal MEF d’intesa con le amministrazioni interessate, deve concludersi entro il 30 aprile, con l'individuazione dei residui passivi per i quali non ricorrono più i presupposti per il loro mantenimento in bilancio. Con decreto del Ministro dell’economia, di concerto con i Ministri interessati, viene dunque quantificato l’ammontare degli stanziamenti in conto residui da eliminare - che devono essere conseguentemente versati dalle amministrazioni all’entrata del bilancio dello Stato - nonché l’ammontare degli stanziamenti da reiscrivere, nel limite massimo del 50% dei residui passivi “eliminati” per effetto della revisione, in un apposito fondo iscritto nello stato di previsione del Ministero dell'economia e finanze per il finanziamento di nuovi programmi di spesa o di quelli già esistenti.

 

L’articolo 49 del D.L. n. 66/2014 ha dato l’avvio ad un più ampio programma straordinario di riaccertamento della consistenza dei residui passivi iscritti nel bilancio dello Stato, che riguarda anche la sussistenza delle partite debitorie iscritte nel conto del patrimonio dello Stato in corrispondenza di residui andati in perenzione, esistenti alla data del 31 dicembre 2013, ai fini della verifica della sussistenza dei presupposti giuridici dell’obbligazione sottostante, che ne giustifichino la permanenza, rispettivamente, nel conto del bilancio e nel conto del Patrimonio. Anche tale procedura è finalizzata alla eliminazione dei residui passivi di bilancio e dei residui passivi perenti corrispondenti a somme non più esigibili, essendone venuti meno i presupposti giuridici dell’obbligazione sottostante, e alla reiscrizione in bilancio di stanziamenti corrispondenti alle somme individuate come non più dovute che riguardino del tutto o in parte residui passivi perenti.

In particolare, la norma prevede che, in esito a tale operazione di riaccertamento, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, venga quantificato, per ciascun Ministero, l'ammontare delle somme iscritte nel conto dei residui da eliminare, in quanto non più sussistenti per essi i presupposti giuridici dell’obbligazione sottostante e, compatibilmente con gli obiettivi programmati di finanza pubblica, si provvede alla loro reiscrizione in bilancio. Le somme corrispondenti alle partite così individuate confluiranno, infatti, secondo specifiche modalità, in appositi fondi da istituire negli stati di previsione delle Amministrazioni interessate, nonché in un fondo presso il Ministero dell’economia, ai fini del loro utilizzo successivo.

 

 

Si ricorda che la disciplina in tema di formazione e di mantenimento in bilancio dei residui passivi è stata rivista dal D.Lgs. n. 93/2016, emanato in attuazione della delega contenuta nell’articolo 42 della legge n. 196/2009, volta al riordino della disciplina per la gestione del bilancio dello Stato e al potenziamento della funzione del bilancio di cassa.

Le modifiche normative recate dal citato decreto legislativo alla disciplina sui residui passivi acquistano peraltro efficacia a decorrere dal 1° gennaio 2017, come previsto dall’articolo 9 del D.Lgs. medesimo.

In particolare, l’articolo 6 del D.Lgs. n. 93/2016 è intervenuto sulla materia disponendo l'abrogazione degli articoli 36 e 53 del regio decreto 18 novembre 1923, n. 2440 (Nuove disposizioni sull'amministrazione del patrimonio e sulla contabilità generale dello Stato) - che disciplinavano, rispettivamente, i termini di conservazione dei residui di parte corrente e di conto capitale e la procedura per l'accertamento di tali residui – e introducendo i nuovi articoli 34-bis e 34-ter nella legge di contabilità n. 196/2009. La normativa sui residui passivi è stata peraltro aggiornata anche con riferimento alle novità introdotte nella disciplina dell'impegno contabile, di cui all'articolo 34 della legge di contabilità, così come novellato dall'articolo 3 del D.Lgs. n. 93/2016.

In estrema sintesi, per la parte che qui interessa, si sottolinea come il nuovo articolo 34-bis conferma la norma generale previgente per cui, al termine dell'esercizio, gli stanziamenti di spesa di parte corrente sprovvisti di formale impegno contabile, costituiscono "economie" di bilancio, a meno che non sia disposto diversamente da specifiche disposizioni normative.

Per quel che concerne i residui “propri”, le nuove disposizioni confermano per i residui relativi alle spese correnti la possibilità del loro mantenimento in bilancio per i due esercizi successivi a quello nel quale le somme corrispondenti sono state inizialmente stanziate, con l'eccezione rappresentata dai residui relativi alle spese destinate ai trasferimenti correnti alle amministrazioni pubbliche, per i quali il termine di conservazione è portato a tre anni (co. 2).

Per qual che concerne i residui propri relativi a spese in conto capitale, i termini di conservazione in bilancio (ora fissati in due esercizi finanziari successivi alla loro iscrizione in bilancio) sono portati a tre anni (co. 4).

Per quel che concerne i residui di stanziamento (relativi, cioè, a somme stanziate in conto capitale ma non impegnate nell’esercizio di competenza) il loro mantenimento in bilancio è mantenuto nei limiti di un solo anno dopo l’esercizio di iscrizione in bilancio, quali disponibilità di conto capitale non impegnate alla chiusura dell’esercizio. Per gli stanziamenti iscritti in bilancio in forza di disposizioni legislative che siano entrate in vigore nell'ultimo quadrimestre dell'esercizio finanziario, il periodo di conservazione è protratto di un ulteriore anno. La norma viene tuttavia integrata, rispetto a quella contenuta nel Regio decreto del 1923, prevedendosi che, in alternativa alla facoltà di conservazione in bilancio di un ulteriore anno, lo stanziamento possa, con la legge di bilancio, essere iscritto nella competenza dell'esercizio successivo, in relazione a quanto previsto dal piano finanziario dei pagamenti, ai sensi dell'articolo 30, comma 2, come novellato dall'articolo 3 del decreto legislativo medesimo.

Tale comma prevede, infatti, che le somme stanziate annualmente nel bilancio dello Stato, relative ad autorizzazioni di spese pluriennali, non impegnate alla chiusura dell'esercizio, con l'esclusione di quelle riferite ad autorizzazioni di spese permanenti, possono essere reiscritte, con la legge di bilancio, nella competenza degli esercizi successivi in relazione a quanto previsto nel piano finanziario dei pagamenti, dandone evidenza in apposito allegato di cui al comma 1.

4.2 La gestione dei residui nell’esercizio 2015

In base ai dati forniti nella Relazione al Rendiconto, al 1° gennaio 2015 il conto dei residui indicava residui attivi iniziali, provenienti dagli esercizi 2014 e precedenti, per un valore complessivo di 209.126 milioni di euro e residui passivi delle spese complessive per 113.254 milioni di euro, al lordo dei residui relativi al rimborso di prestiti, con una eccedenza attiva pari a 95.872 milioni di euro (nel 2014 l'eccedenza attiva era pari a 176.907 milioni di euro.

Nel corso dell’esercizio 2015, l’entità dei residui si è andata modificando a seguito sia dell’attività di accertamento e gestione in conto residui; inoltre, la gestione di competenza dell’esercizio 2015 ha dato luogo alla formazione di nuovi residui.

 

Infatti, rispetto allo stock di 209.126 milioni di residui attivi provenienti dagli esercizi precedenti, al 31 dicembre 2015 ne sono stati accertati 150.680 milioni, di cui solo 37.773 milioni incassati e 112.907 milioni ancora da versare o riscuotere. A tale importo di residui pregressi si sono aggiunti 95.352 milioni di residui di nuova formazione, per un totale di residui attivi, al 31 dicembre 2015, pari a 208.260 milioni.

Analogamente, per quanto riguarda i residui passivi delle spese complessive, dei 113.254 milioni di residui indicati al 1° gennaio 2015, provenienti dagli esercizi precedenti, ne risultano accertati 99.304 milioni, di cui 52.523 pagati e 46.781 milioni ancora da pagare, che unitamente ai residui di nuova formazione, pari a 66.250 milioni, determinano residui passivi totali al 31 dicembre 2015, per 113.031 milioni.

Non considerando i residui relativi al Titolo III rimborso delle passività finanziarie, pari a 3.340 milioni, i residui passivi delle spese finali ammontano a 109.691 milioni.

In sintesi, il conto dei residui al 31 dicembre 2015 espone residui attivi per 208.260 milioni e residui passivi per 113.031 milioni (di cui 3.340 milioni relativi al Titolo III rimborso delle passività finanziarie), con una eccedenza attiva di 95.229 milioni di euro.

(valori in milioni di euro)

 

2014

2015

Var. % 2015/2014

Provenienti da esercizi precedenti

Di nuova formazione

Totale

Provenienti da esercizi precedenti

Di nuova formazione

Totale

Residui attivi

112.562

96.565

209.127

112.907

95.352

208.260

-0,4%

Residui passivi

36.662

76.591

113.253

46.781

66.250

113.031

-0,2%

Eccedenza

75.900

19.974

95.874

66.126

29.685

95.229

-0,7%

 

La tabella evidenzia che i residui attivi hanno fatto registrare, rispetto al 2014, una riduzione di 868 milioni (-0,4 per cento), con un lieve aumento di quelli pregressi e una riduzione dell’1,3 per cento di quelli di nuova formazione.

Con riferimento alla parte di tale dato riferibile ai residui attivi pregressi si conferma – dopo l’inversione di tendenza registrato lo scorso anno (-32 per cento), anche per il riaccertamento straordinario sopra richiamato - la tendenza all'incremento riscontrato negli ultimi anni (ad esclusione del 2011)[13].

 

Anche i residui passivi evidenziano una riduzione di 222 milioni (-0,2 per cento).

La leggera riduzione dei residui passivi complessivi è legata ad una minore costituzione di quelli di nuova formazione, che scendono a 66.205 milioni rispetto ai 76.591 milioni dello scorso esercizio (-10.341 milioni, circa il 13,5% in meno), cui ha peraltro fatto riscontro un aumento di quelli pregressi, provenienti dagli esercizi precedenti, che aumentano a 46.781 milioni (rispetto ai 36.662 milioni del 2014, +27,6 per cento), denotando un peggioramento del processo di smaltimento dei residui pregressi.

Peraltro, il decremento di 10.341 milioni di euro dei residui passivi di nuova formazione è correlato al fatto che gli impegni di competenza hanno registrato, rispetto all’esercizio passato, un aumento percentuale (+2 per cento) inferiore a quello registrato dai pagamenti di competenza (+3,6 per cento). Quanto sopra trova riscontro nel valore assunto dal tasso di formazione dei residui, che passa dal 9,4 per cento del 2014 all’8 per cento del 2015.

 

Dalla ricognizione dei profili qualitativi della consistenza dei residui passivi di nuova formazione al 31 dicembre 2015, sulla base della Tabella 17 della Relazione al disegno di legge di Rendiconto si osserva che circa il 65,2 per cento (64,3 per cento nel 2014) sono da imputare alle spese di parte corrente, circa il 31,8 per cento (35,2 nel 2013) è da ricondurre alle spese in conto capitale, mentre il peso del rimborso di passività finanziarie si attesta al 3 per cento (0,5 per cento nel 2014).

 

Per una analisi più approfondita della consistenza e struttura dei residui passivi del bilancio dello Stato al 31 dicembre 2015, si rinvia al paragrafo 4 della sezione relativa all’assestamento 2016.

 


 

5. La gestione di cassa

La gestione di competenza e la gestione dei residui concorrono a determinare i risultati della gestione di cassa, che è rappresentata, per la parte di entrata, dagli incassi e, per la parte di spesa, dai pagamenti.

 

In termini di cassa, i saldi registrano un peggioramento rispetto ai risultati dell’esercizio 2014, ad eccezione del ricorso al mercato.

I saldi di cassa

(dati in milioni di euro)

 

2014

2015

Differenza 2015/2014

 

Consuntivo

Previsioni iniziali

Previsioni definitive

Consuntivo

Saldo netto da finanziare

-78.809

-129.963

-149.619

-88.275

-9.466

Risparmio pubblico

-24.841

-89.920

-99.653

-51.836

-26.995

Ricorso al mercato

-286.426

-362.584

-383.056

-300.917

-14.491

N.B.: Dati al lordo delle regolazioni debitorie e contabili.

 

Passando in rassegna i saldi della gestione di cassa al lordo delle regolazioni contabili, si osserva che nel 2015 il saldo netto da finanziare è risultato nel 2014 pari a -88.275 milioni, con un peggioramento di 9.466 milioni di euro rispetto al risultato raggiunto l’anno precedente (-78.809 milioni di euro). Considerando che il valore del saldo era stato di -76.947 milioni di euro nel 2013 di -58,8 miliardi di euro nel 2012, si conferma nel 2015 un trend in peggioramento, anno in cui, peraltro, il saldo si attesta sul valore più elevato del decennio 2005/2014.

Il risparmio pubblico si è confermato negativo per -51.836 milioni di euro, in sensibile peggioramento sia rispetto al dato del 2014 (-24.841 milioni di euro) che a quello del 2013 (-19,9 miliardi di euro).

Il ricorso al mercato si attesta, ancora in crescita, a 300.917 milioni di euro (era stato di 286.426 milioni nel 2014 e di 248.036 milioni di euro nel 2013).

Come evidenzia la tabella peraltro, tutti e tre i saldi, benché in peggioramento rispetto all’anno precedente, registrano comunque valori migliori delle previsioni, sia iniziali che definitive

Dai dati sopradetti emerge per la gestione di cassa, sotto un profilo generale, un andamento analogo a quella di competenza, con risultanze che pur evidenziando un miglioramento rispetto alle previsioni definitive denotano comunque un peggioramento dei saldi rispetto ai risultati conseguiti nel 2014.

 

Nella tabella che segue si riportano i dati relativi alle previsioni definitive per la cassa (A), gli incassi o pagamenti (B) a raffronto con i risultati di cassa del rendiconto relativo all’esercizio 2014, nonché la massa acquisibile o spendibile (C), determinata dalla somma dei residui e degli stanziamenti di competenza. Le percentuali contenute nelle ultime due colonne evidenziano il rapporto fra gli incassi e i pagamenti effettivamente realizzati e, rispettivamente, le previsioni definitive di cassa e la massa acquisibile o spendibile.

(dati in milioni di euro)

 

2014

2015

Variaz.
 %
(B/A)

Variaz.
 
%
(B/C)

 

Consuntivo

Previsioni definitive
(A)

Consuntivo

(B)

Differenza 2015/2014

Massa acquisibile o spendibile
(C)

      ENTRATE

Entrate tributarie

425.587

447.580

449.786

24.199

590.531

100,5

76,2

Entrate extratributarie

53.279

52.902

53.440

161

167.109

101,0

32,0

Totale entrate correnti

478.866

500.483

503.227

24.361

757.641

100,5

66,4

Alienaz., ammort., riscoss.

5.438

10.158

8.760

3.322

10.643

86,2

82,3

Entrate finali

484.304

510.640

511.987

27.683

768.284

100,3

66,6

Accensione prestiti

289.972

364.084

259.542

-30.430

304.652

71,3

85,2

Entrate complessive

774.276

874.724

771.529

-2.747

1.072.935

88,2

71,9

      SPESE

Spese correnti

503.709

600.135

555.063

51.354

650.449

92,5

85,3

Spese conto capitale

59.406

60.124

45.199

-14.207

87.051

75,2

51,9

Spese finali

563.115

660.259

600.262

37.147

737.500

90,9

81,4

Rimborso prestiti

207.618

233.437

212.642

5.024

233.525

91,1

91,1

Spese complessive

770.733

893.696

812.904

42.171

971.024

91,0

83,7

N.B.:     Dati al lordo delle regolazioni debitorie.

 

In particolare gli incassi finali si attestano a 511.987 milioni di euro a fronte dei 484.306 milioni segnati nel 2014 (e 483.665 milioni registrati nel 2013). L'ammontare degli incassi finali si è rivelato maggiore del dato di previsione per circa 1,3 miliardi di euro.

Dai dati evidenziati nella precedente tabella, si può sottolineare che gli incassi per le entrate finali hanno costituito il 100,3 per cento delle corrispondenti previsioni definitive (mentre l'analogo dato del 2014 era stato del 96,2 per cento) ed hanno raggiunto il 66,6 per cento della relativa massa acquisibile a fronte del 59,1 registrato nel 2014.

In conto competenza sono stati incassati 474.213 milioni di euro (erano stati 453.262 milioni di euro nel 2014) e in conto residui 37.773 milioni di euro (30.683 milioni di euro erano stati nel 2014).

 

Considerando anche la voce accensione prestiti, gli incassi complessivi ammontano a 771.529 milioni di euro.

Rispetto al 2014, gli incassi complessivi hanno manifestato un decremento pari a 2.747 milioni di euro, quale risultante di aumenti di gettito delle entrate tributarie (24.199 milioni), delle entrate extra-tributarie (161 milioni), per alienazione e ammortamento di beni patrimoniali e riscossione di crediti (3.322 milioni) e diminuzione dell’accensione di prestiti (-30.431 milioni di euro).

 

In valore assoluto, il volume dei pagamenti finali, attestatosi a 600.262 milioni di euro (erano stati 563.114 milioni nel 2014 e 560.611 milioni di euro nel 2013), è stato inferiore di circa 60 miliardi rispetto alle previsioni definitive.

Dei pagamenti finali, un importo pari a 548.094 milioni di euro (526.799 milioni di euro nel 2014) sono stati erogati in conto competenza e 52.168 milioni in conto residui (36.315 milioni nel 2014).

Rispetto ai risultati dello scorso esercizio si registra un incremento dei pagamenti di oltre 37 miliardi.

Le operazioni finali rappresentano il 90,9 per cento delle previsioni definitive e l’81,4 per cento della relativa massa spendibile.

I pagamenti relativi alle spese di parte corrente ammontano a 555.063 milioni di euro, pari al 92,5 per cento delle previsioni definitive di cassa. I pagamenti relativi alle spese in conto capitale ammontano a 45.199 milioni di euro.

I pagamenti per il rimborso di passività finanziarie ammontano invece a 212.642 milioni di euro, presentando una riduzione di 20.795 milioni (-8,9 per cento) rispetto alle previsioni definitive e un aumento di 5.024 milioni (+2,4 per cento) rispetto all’esercizio precedente.

 


 

6. Il conto del patrimonio

6.1 Struttura e funzioni

Il conto generale del patrimonio è il documento contabile che fornisce annualmente la situazione patrimoniale dello Stato, quale risulta alla chiusura dell’esercizio.

Il conto generale del patrimonio comprende:

a)  le attività e le passività finanziarie e patrimoniali con le relative variazioni prodottesi durante l’esercizio di riferimento;

b)  la dimostrazione dei vari punti di concordanza tra la contabilità del bilancio e quella patrimoniale.

La Sezione I contiene la classificazione patrimoniale degli elementi attivi e passivi, definiti in modo che possano raccordarsi con il sistema di contabilità nazionale SEC 95. Le attività, in particolare, si distinguono in tre categorie di primo livello:

1)   attività finanziarie (attività economiche comprendenti i mezzi di pagamento, gli strumenti finanziari e le attività economiche aventi natura simile agli strumenti finanziari);

2)   attività non finanziarie prodotte (attività economiche ottenute quale prodotto dei processi di produzione. Esse comprendono beni materiali e immateriali prodotti, beni mobili di valore culturale, biblioteche e archivi);

3)   attività non finanziarie non prodotte (attività economiche non ottenute tramite processi di produzione. Esse comprendono beni materiali quali terreni, giacimenti, risorse biologiche non coltivate).

Dette attività sono distinte in successivi livelli di ordine analitico inferiore.

Per quanto concerne le passività è prevista un’unica voce di primo livello, denominata “passività finanziarie”, comprensiva di mezzi di pagamento, strumenti finanziari e simili.

Anche in questo caso, la voce di primo livello è distinta in ulteriori livelli di maggior dettaglio. Essa comprende tanto i debiti (a breve termine e a medio-lungo termine) quanto le anticipazioni passive.

La Sezione II illustra gli elementi di raccordo tra i dati patrimoniali e quelli del bilancio, mostrando l’incidenza dei risultati della gestione di bilancio sulle componenti patrimoniali attive e passive. La struttura della Sezione II tiene conto, in particolare, dell’articolazione del bilancio dello Stato sinora adottata, e cioè l’articolazione per unità previsionali di base e della classificazione delle spese per funzioni-obiettivo corrispondenti, al livello di maggior dettaglio, con le missioni istituzionali perseguite da ciascuna amministrazione.

In tale sezione si determina altresì l’ammontare dell’entrata netta e quello della spesa netta corrispondenti al beneficio o alla perdita apportati dalla gestione di competenza del bilancio al patrimonio.

A ciò si aggiungono la classificazione delle attività e passività per Ministeri, le tabelle, gli altri allegati e appendici al conto generale.

Infine, il conto generale del patrimonio si compone della “nota preliminare”, contenente una serie di tavole analitiche e riassuntive delle attività e passività patrimoniali dello Stato, nonché di alcune rappresentazioni grafiche che ne evidenziano l’evoluzione della sostanza patrimoniale.

6.2 I risultati generali della gestione patrimoniale per l’esercizio finanziario 2015

L’articolo 6 del disegno di legge di rendiconto dispone l’approvazione dei risultati generali della gestione patrimoniale, evidenziati nella successiva tavola.

Risultati generali della gestione patrimoniale 2015

(dati in milioni di euro)

Conti generali

consistenza al
31 dicembre 2014

consistenza al
31 dicembre 2015

differenza

Attività finanziarie

669.041

657.100

-11.941

Attività non finanziarie prodotte

295.228

301.269

6.041

Attività non finanziarie non prodotte

4.296

4.240

-56

Totale attività

968.565

962.609

-5.956

Passività finanziarie

2.660.141

2.721.031

60.890

Totale passività

2.660.141

2.721.031

60.890

Eccedenza passiva

1.691.575

1.758.422

66.847

 

Dai risultati generali della gestione patrimoniale 2015 emerge una eccedenza passiva di 1.758,4 miliardi, con un peggioramento di 66,8 miliardi rispetto alla situazione patrimoniale a fine 2014 (risultato negativo ma migliore rispetto al risultato negativo ben più consistente registrato nel 2014 sul dato 2013, pari a -129,6 miliardi), determinata da una riduzione delle attività (-6 miliardi circa) e da un aumento delle passività (+60,9 miliardi).

Il risultato riconferma gli andamenti negativi registrati negli anni dal 2004 in poi (con l'eccezione del 2009), come riassunti nella tabella che segue.

Risultati della gestione patrimoniale

(miliardi di euro)

2006

2007

2008

2009

2010

2011

2012

2013

2014

2015

-64,8

-55,1

-30,3

78,6

-18,7

-78,9

-10,5

-28,2

-129,6

-66,9

 

Come risultato del progressivo adeguamento della struttura del conto del patrimonio alle modifiche intervenute nella struttura del bilancio[14] si hanno quattro gestioni che determinano il risultato complessivo: quella relativa alle attività finanziarie, quella relativa alle attività non finanziarie prodotte, quella relativa alle attività non finanziarie non prodotte e, infine, quella relativa alle passività finanziarie[15].

Tale articolazione permette di comprendere in dettaglio la distribuzione delle variazioni degli elementi attivi e di quelli passivi del patrimonio, con il risultato finale sopra menzionato di un peggioramento nel 2015 di circa 66,9 miliardi di euro.

Il totale delle attività ammonta a 962,6 miliardi, di cui:

§  657,1 miliardi di attività finanziarie (in diminuzione rispetto al 2014);

§  301,3 miliardi di attività non finanziarie prodotte, che comprendono beni materiali e immateriali prodotti, materie prime e prodotti intermedi, prodotti finiti, oggetti di valore e d’arte (beni mobili di valore culturale, biblioteche e archivi), in aumento rispetto al 2014 (+6 miliardi);

§  4,2 miliardi di attività non finanziarie non prodotte, che comprendono i beni materiali non prodotti, ossia terreni, giacimenti e risorse biologiche non coltivate (in lieve decremento rispetto al 2014).

Nel dettaglio, le attività finanziarie si assestano nel 2015 a 657 miliardi, con un decremento di circa 12 miliardi di euro rispetto al precedente esercizio finanziario.

In particolare, è da registrarsi una diminuzione delle attività finanziarie di breve termine, pari a 19,8 miliardi di euro, dovuto al decremento dei residui attivi per denaro presso gli agenti della riscossione” (-4,2 miliardi) e nei crediti di tesoreria (-18,9 miliardi), parzialmente compensato dall'incremento registrato nei residui attivi per denaro da riscuotere (+3,3 miliardi)[16].

Le attività finanziarie di medio-lungo termine risultano in crescita rispetto al 2014 di 7,8 miliardi di euro dovuti, principalmente, all'incremento delle azioni ed altre partecipazioni per 2,6 miliardi, all'incremento delle anticipazioni attive per 5,8 miliardi di euro, e alla parziale compensazione dei titoli diversi dalle azioni diminuiti di circa 1 miliardo di euro[17].

Le attività non finanziarie prodotte che, come prima illustrato, comprendono beni materiali e immateriali prodotti, beni mobili di valore culturale, biblioteche e archivi, denotano un incremento pari a 6 miliardi di euro, mentre le attività non finanziarie non prodotte, che comprendono beni immobili, segnano un decremento di 56 milioni di euro[18].

 

Il totale delle passività ammonta a 2.721 miliardi e si riferisce interamente a passività di natura finanziaria. Rispetto alla chiusura dell’esercizio 2014, l’entità delle passività finanziarie ha registrato un incremento di 60,9 miliardi di euro.

Tale ultimo dato è connesso ad un peggioramento sia della situazione debitoria a medio-lungo termine dello Stato per 36,5 miliardi di euro (in particolare, si evidenzia la notevole crescita dei buoni del tesoro poliennali per 48,1 miliardi di euro mentre si registra la consistente diminuzione dei certificati di credito del tesoro per 2 miliardi di euro e dei prestiti esteri per 2,6 miliardi) che della situazione debitoria a breve termine, nell'ambito delle quali emerge l'incremento dei debiti di tesoreria per circa 22,4 miliardi di euro. In lieve aumento risultano le anticipazioni passive, di 2,3 miliardi di euro.

7. I rilievi della Corte dei conti

Nel referto al Parlamento sul rendiconto 2015 la Corte dei conti ha dedicato come al solito una specifica parte alla trattazione delle problematiche emerse in relazione alle procedure di contabilizzazione, sia delle entrate che delle spese (in part. il Volume III).

In tal senso, in particolare, sul versante delle entrate[19], la Corte ha innanzitutto confermato i rilievi già emersi negli scorsi esercizi relativi alle procedure di contabilizzazione, dal momento che sono state nuovamente riscontrate anomalie e incongruenze nelle contabilità delle Amministrazioni, costituite essenzialmente dalla rilevazione di capitoli che presentano valori negativi nel “da riscuotere”(somme accertate e non riscosse) e nel “da versare” (somme riscosse e non versate) sia del conto competenza che del conto residui.

Sono poi state evidenziate dalla Corte le altre anomalie nell’ambito della costruzione del Rendiconto, in particolare le discordanze, in capitoli/articoli, tra i dati del consuntivo e quelli rinvenibili nelle contabilità delle Amministrazioni: in queste ultime, difatti, sono stati riscontrati importi di segno negativo, non rinvenibili a rendiconto in seguito alle procedure di rettifica, utilizzate dalla RGS nella predisposizione del Rendiconto stesso. Sono, inoltre, estrapolate, ove riscontrate per capitoli/articoli, le minori entrate di competenza e di cassa rispetto sia alle previsioni iniziali che alle previsioni definitive.

L’Organo di controllo ha riscontrato la mancata esplicitazione delle componenti della riscossione e del versamento residui, ovvero la mancata evidenziazione delle riscossioni in conto residui, operate nell’esercizio di riferimento, e che si trovano, invece, cumulate con quelle operate in esercizi precedenti e rimaste da versare, incidendo negativamente sulla trasparenza di bilancio. In tale ambito, riguardante in particolare il calcolo delle riscossioni nette sui residui, sono stati rilevati alcuni capitoli/articoli, con importi "negativi" risultanti dalla differenza fra il totale dei residui riscossi e le somme rimaste da versare dell’esercizio precedente e pertanto già riscosse.

Analoga problematica si è poi rilevata, ove si siano riscontrati valori negativi per capitoli/articoli, nei versamenti netti sui residui, che attestano che non è stato versato neppure ciò che restava da versare in totale nell’esercizio precedente. La Corte ha segnalato altresì che non è ancora possibile il monitoraggio negli anni dell’andamento reale dei resti da versare, perché i dati dovrebbero poter essere rilevati contabilmente, attraverso operazioni idonee a consentire l'individuazione direttamente degli importi che vengono versati a valere sulle somme che erano rimaste da versare, e gli importi che vengono versati a seguito delle riscossioni operate nell’anno sui resti iniziali da riscuotere.

Sul versante della spesa, al fine di evidenziare le anomalie più rilevanti, la Corte dei conti ha come di consueto proceduto sia con lo strumento di auditing finanziario-contabile su scala generale, sia con accertamenti diretti sulla regolarità dei procedimenti seguiti in specifiche aree d’intervento. Sull’esito degli accertamenti le Sezioni riunite riferiscono sia nei casi di riscontrate criticità, sia in quelli nei quali si renda necessario fornire raccomandazioni alle Amministrazioni al fine di adottare correttivi utili al miglioramento dello svolgimento dell’azione amministrativa. Le irregolarità riscontrate sul Rendiconto 2015 hanno riguardato una percentuale, calcolata in termini di rapporto tra l’importo del titolo e l’ammontare della spesa campionata, che, secondo l’Organo di controllo, non incide sul piano dell’affidabilità dei conti[20].

La Corte, peraltro, ha ribadito che, come negli anni precedenti, ha potuto operare solo sulle risultanze del “pagato”, persistendo l’impossibilità di accedere direttamente al c.d. “conto impegni” del Sistema informativo integrato Corte dei Conti-RGS. Anche in relazione alle recenti modifiche apportate alla legge n. 196/2009, la Corte auspica che, in occasione dell’adeguamento dei sistemi informativi competenti in materia di formazione, gestione e rendicontazione del Bilancio dello Stato (previsto dall’articolo 25-bis della legge n. 196/2009), tale problema trovi adeguata soluzione.

Viene pertanto confermata anche nella Relazione 2015 la necessità – già espressa negli anni precedenti - e l’urgenza di interventi finalizzati al miglioramento dell’affidabilità del rendiconto: necessità peraltro condivisa, osserva la Corte, anche dalle Amministrazioni. Queste, nell’aderire agli indirizzi individuati dal giudice contabile, evidenziano nel contempo le difficoltà dovute non solo alla grande quantità dei soggetti obbligati, ed alle relative operazioni elementari da compiere, ma anche alla numerosità dei soggetti istituzionali coinvolti (Banca d’Italia, RGS, Struttura di gestione dell’Agenzia delle entrate, Anagrafe tributaria, Sistema informativo delle Commissioni tributarie) ed alla conseguente numerosità dei relativi sistemi informativi, che non sono ancora in grado di colloquiare fra di loro[21].

Per quanto concerne infine il conto del patrimonio[22], si rammenta il modello di rappresentazione del patrimonio ha determinato la necessità di riclassificare i beni già inseriti a patrimonio e di individuare e classificare i beni demaniali suscettibili di valutazione economica (come imposto dall’art. 14, comma 2, del D.Lgs. n. 279/1997). Il processo di rilevazione, tuttavia, non è stato ancora completato.

Le verifiche svolte dalla Corte, in sede di esame del Rendiconto generale dello Stato, ai fini del giudizio di parificazione del conto generale del patrimonio, sono rivolte allo scopo di accertare la regolare iscrizione delle singole variazioni alle poste patrimoniali e dei relativi allegati, sotto il profilo della corrispondenza con la documentazione giustificativa dei dati riportati nelle scritture contabili, delle modalità di aggiornamento dei valori iscritti, della sussistenza dei requisiti di certezza ed esigibilità per il mantenimento della iscrizione, delle modalità di determinazione dei valori di iscrizione dei beni materiali prodotti. Per le entrate, riscosse e versate, per le somme riscosse e “da versare” e per quelle “da riscuotere”, si procede con il riscontro dei dati esposti nel Conto generale del patrimonio con i dati contenuti nei riepiloghi generali e nel Conto del bilancio. Per la spesa vengono effettuati riscontri sulla base delle scritture tenute o controllate.

La classificazione dei beni immobili dello Stato presenti nel Conto generale del patrimonio, identifica nei conti accesi ai distinti componenti attivi sia i beni patrimoniali (disponibili ed indisponibili) che i beni demaniali (demanio accidentale). I beni patrimoniali sono amministrati, in via generale, dal Ministero dell’economia e delle finanze (ai sensi dell’art. 1 del r.d. n. 2440 del 1923) e per esso dall’Agenzia del demanio. Nell’ambito dell’operatività diretta dell’Agenzia del demanio ai beni assegnati in uso governativo (circa 21.700 beni) e ai circa 3.000 beni di altro patrimonio indisponibile, deve aggiungersi la categoria dei beni patrimoniali disponibili (circa 19.000).

Dal Conto del Patrimonio si evince una consistenza al 31 dicembre 2015 dei beni immobili demaniali e patrimoniali pari a 61,7 miliardi, a fronte dei 61,3 miliardi del 2014, con un incremento di circa 460 milioni, principalmente riconducibile alla voce relativa ai “Beni immobili di valore culturale” che registra una consistenza finale di 21,1 miliardi, con un incremento per 300 milioni.

Il Conto del Patrimonio contempla, tra le attività finanziarie e le passività finanziarie, rispettivamente, i crediti e i debiti della Tesoreria statale evidenziati nel Conto Riassuntivo del Tesoro.

La gestione di tesoreria rappresenta un aspetto delle gestioni pubbliche che, anche nell’ottica del potenziamento del bilancio di cassa disposto dall’art. 42 della legge n. 196 del 2009, attuato con il recente D.Lgs. n. 93 del 12 maggio 2016, assume, anche in una visione prospettica, secondo la Corte importanza fondamentale non solo per la formulazione del bilancio di previsione, ma anche per la gestione dei saldi di finanza pubblica rilevanti ai fini europei. Presso di essa, inoltre, sono accese contabilità speciali e conti correnti, intestati ad Amministrazioni dello Stato, di rilevante importo. In particolate l’art. 7 del D.Lgs. n.93/2016 suddetto ha previsto, quindi, che in allegato al conto generale del patrimonio dello Stato siano evidenziate le somme erogate dal bilancio statale intermediate dalla tesoreria affluite sui conti la cui titolarità è di Amministrazioni dello Stato, rispetto a quelle che vanno direttamente al sistema economico ed a quelle che hanno destinazioni diverse. Infatti, oltre alla gestione degli incassi e dei pagamenti per le Amministrazioni statali centrali e periferiche, la Tesoreria si occupa anche della tenuta delle contabilità intestate a Enti non statali, la cosiddetta “tesoreria unica” disciplinata dalla legge n. 720 del 1984. Attualmente, a seguito dell’art. 35, comma 8, del decreto-legge n. 1 del 2012, vige il sistema della tesoreria unica “pura” in quanto le entrate proprie degli Enti e i trasferimenti dal bilancio dello Stato affluiscono direttamente sulle circa 18.400 contabilità speciali aperte presso la Banca d’Italia.

 


Parte II – Assestamento 2016
(A.C. 3974)

 


1. L’assestamento del bilancio dello Stato

1.1 Funzione dell’assestamento del bilancio dello Stato

L'istituto dell'assestamento di bilancio dello Stato è previsto per consentire un aggiornamento, a metà esercizio, degli stanziamenti del bilancio, anche sulla scorta della consistenza dei residui attivi e passivi accertata in sede di rendiconto dell'esercizio scaduto al 31 dicembre precedente.

Sotto questo profilo, il disegno di legge di assestamento si connette funzionalmente con il rendiconto del bilancio relativo all’esercizio precedente: l’entità dei residui, attivi e passivi, sussistenti all’inizio dell’esercizio finanziario, che al momento dell’elaborazione e approvazione del bilancio di previsione è stimabile solo in misura approssimativa, viene, infatti, definita in assestamento sulla base delle risultanze del rendiconto.

Con il disegno di legge di assestamento le previsioni di bilancio sono adeguate in relazione:

a)  per quanto riguarda le entrate, all’eventuale revisione delle stime del gettito;

Poiché esse sono il frutto di una valutazione di carattere tecnico, eventuali modifiche possono essere determinate dall’evoluzione della base imponibile e dagli effetti derivanti dall’applicazione della normativa vigente.

b)  per quanto riguarda le spese aventi carattere discrezionale, ad esigenze sopravvenute;

c)  per quanto riguarda la determinazione delle autorizzazioni di pagamento, in termini di cassa, alla consistenza dei residui accertati in sede di rendiconto dell’esercizio precedente.

La disciplina dell’istituto dell’assestamento del bilancio dello Stato è contenuta all’articolo 33 della legge di contabilità e finanza pubblica (legge n. 196/2009), che ne prevede la presentazione entro il 30 giugno dell’anno.

Il disegno di legge di assestamento riflette la struttura del bilancio dello Stato organizzato - secondo la disciplina recata dalla legge di contabilità n. 196/2009 - in missioni e programmi, che costituiscono, a decorrere dal 2011, le unità di voto.

Come previsto dalla legge di contabilità (articolo 33, comma 3), anche in sede di assestamento possono essere modificati gli stanziamenti di spese predeterminate per legge in virtù della c.d. flessibilità di bilancio, fermo restando il divieto di utilizzare stanziamenti di conto capitale per finanziare spese correnti, secondo le modalità indicate dall’articolo 23, comma 3, della legge di contabilità.

 

Si rammenta qui che il testo della legge di contabilità è stato di recente oggetto di modifiche da parte di due decreti legislativi attuativi di due distinte deleghe a suo tempo disposte dalla stessa legge n. 196/2009, con riferimento, in particolare, al completamento della struttura del bilancio dello Stato ed al potenziamento della funzione del bilancio di cassa. Si tratta dei seguenti due provvedimenti:

§  Decreto legislativo 12 maggio 2016, n. 90, recante completamento della riforma della struttura del bilancio dello Stato, in attuazione dell’articolo 40, comma 1, della legge n. 196/2009;

§  Decreto legislativo 12 maggio 2016, n. 93, recante riordino della disciplina per la gestione del bilancio e il potenziamento della funzione del bilancio di cassa, in attuazione dell’articolo 42 della legge n. 296/2009.

 

Inoltre, è attualmente all’esame delle Camere la proposta di legge, già approvata dalla Camera e ora all’esame del Senato (S. 2451) recante le modifica alla legge n. 196/2009, concernente il contenuto della legge di bilancio, in attuazione dell’art. 15 della legge n. 243/2012.

1.2 Il contenuto del disegno di legge di assestamento del bilancio per l’esercizio 2016 (A.C. 3974)

L’articolo 1 del disegno di legge di assestamento dispone l’approvazione delle variazioni alle previsioni del bilancio dello Stato per il 2016 (approvato con la legge n. 209 del 28 dicembre 2015) indicate nelle annesse tabelle, riferite allo stato di previsione dell’entrata, agli stati di previsione della spesa dei Ministeri e ai bilanci delle Amministrazioni autonome.

Il disegno di legge reca, infatti, sia per lo stato di previsione dell’entrata che per ciascuno degli stati di previsione dei Ministeri di spesa, le proposte di variazione degli stanziamenti di bilancio in termini di competenza e di cassa, che costituiscono oggetto di approvazione da parte del Parlamento. In allegato al disegno di legge è evidenziata, a fini conoscitivi, l’evoluzione, in termini di competenza e di cassa, delle singole poste di bilancio per effetto sia delle variazioni apportate in forza di atti amministrativi fino al 31 maggio sia delle variazioni proposte con il disegno di legge di assestamento. Per ciascuna unità di voto si indicano, inoltre, le variazioni che si registrano nella consistenza dei residui, in linea con le risultanze definitive esposte nel Rendiconto dell’esercizio precedente.

Le variazioni disposte in bilancio con atto amministrativo nel periodo gennaio-maggio derivano dall’applicazione di provvedimenti legislativi intervenuti successivamente all’approvazione del bilancio (per le quali il Ministro dell’economia è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le conseguenti variazioni), oppure dall’applicazione di procedure previste dalla normativa contabile. La maggior parte delle variazioni non ha effetto sui saldi (variazioni compensative) perché si tratta o dello spostamento di somme tra capitoli di spesa, oppure di modifiche della stessa entità ma di segno contrario dell’entrata e della spesa.

In base alla relazione illustrativa, nell’assestamento 2016 le variazioni compensative dipendono, per la gran parte, dai prelievi dai fondi di riserva (nel complesso, 1.286 milioni in conto competenza e 1.786 milioni per cassa), dei quali, i più significativi hanno riguardato il fondo per la reiscrizione dei residui passivi perenti di parte corrente (229 milioni), il fondo per la reiscrizione dei residui passivi perenti di parte capitale (528 milioni), il fondo di riserva per le autorizzazioni di cassa (830 milioni), il fondo relativo al 5 per mille IRPEF (500 milioni) e il fondo da ripartire per fronteggiare le spese derivanti dalle consultazioni elettorali (290 milioni).

Solo con effetti in termini di cassa, per il pagamento dei residui, ulteriori variazioni compensative sono state disposte per incrementare la dotazione del Fondo per assicurare agli enti territoriali la liquidità necessaria al pagamento dei debiti (1.340 milioni di euro), prelevate dai capitoli relativi alla compartecipazione IVA.

Hanno invece natura non compensativa, e incidono quindi sui saldi di bilancio, le variazioni dovute, principalmente a riassegnazioni ai capitoli di spesa di somme affluite in entrata, per complessivi 1.966 milioni di euro.

A partire dalla previsione iniziale della legge di bilancio, le variazioni intervenute per atto amministrativo e quelle proposte con il disegno di assestamento determinano, per ciascun programma, la previsione assestata.

Le variazioni proposte con il provvedimento di assestamento includono altresì operazioni di rimodulazione tra risorse appartenenti a programmi di una stessa missione ovvero a programmi di missioni diverse di ciascun Ministero, ai sensi di quanto previsto dalla disciplina sulla flessibilità di bilancio. Le rimodulazioni proposte dal disegno di legge di assestamento sulle dotazioni finanziarie relative a spese predeterminate per legge sono esposte in appositi prospetti allegati a ciascuno stato previsione della spesa dei Ministeri interessati dalle rimodulazioni.

 

In base alla Circolare del Ministero dell’economia n. 16 del 17 maggio 2016[23], “nelle more della pubblicazione, ormai prossima, del decreto legislativo per la riforma della struttura del bilancio (ai sensi dell’art. 40 della legge n. 196/2009) e del decreto legislativo per il rafforzamento del bilancio di cassa (ai sensi dell’art. 42 della legge n. 196/2009) nonché della presentazione del disegno di legge per l’attuazione dell’articolo 15 della legge n. 243/2012, le proposte di assestamento continueranno, per il corrente esercizio, ad essere avanzate con le consuete modalità dalle Amministrazioni proponenti in funzione dei Programmi quali unità di voto parlamentari (art. 21 della citata legge n. 196)”.

In particolare, la Circolare si richiama, per la formazione delle previsioni assestate di spesa, in linea generale, alla disposizione in materia di flessibilità di bilancio di cui al comma 3 dell’articolo 33 della legge n. 196, il quale prevede che con il disegno di legge di assestamento possono essere proposte variazioni compensative, in corso d’anno, tra i programmi di una stessa missione di spesa, ivi comprese appunto le spese predeterminate per legge, nel rispetto delle modalità indicate dall’articolo 23, comma 3, della medesima legge n. 196, nel rispetto dei saldi di finanza pubblica, restando precluso l’utilizzo degli stanziamenti di conto capitale per finanziare spese correnti. Le rimodulazioni proposte dal disegno di legge di assestamento sulle dotazioni finanziarie relative a spese predeterminate per legge sono esposte in appositi prospetti allegati a ciascuno stato previsione della spesa dei Ministeri interessati dalle rimodulazioni.

Sull’assestamento del bilancio di previsione per l’anno finanziario 2016 hanno potuto essere valutate e accolte in sede di assestamento anche proposte di rimodulazione di risorse tra programmi appartenenti a missioni di spesa diverse, tenuto conto di quanto disposto in tema di flessibilità di bilancio dall’articolo 2, comma 1, del D.L. n. 78 del 2010[24] e dalla relativa circolare applicativa[25], la cui applicazione è stata prorogata all’esercizio 2016 dall'articolo 10, comma 11, del D.L. n. 192 del 2014.

Come precisato nella Circolare n. 16/2016, questa maggiore flessibilità a favore delle amministrazioni - unitamente a quella offerta anche in ambito gestionale dalla citata circolare della Ragioneria n. 17/2011 e dall’articolo 17, comma 29, della legge di bilancio 2016 (legge n. 209/2015) - è motivata anche dalla necessità di evitare la formazione di debiti fuori bilancio, agevolare l’adozione di eventuali ulteriori piani di rientro dai debiti pregressi e consentire il rispetto della direttiva UE in materia di tempi di pagamento dei debiti commerciali, tenuto conto del fatto che, principalmente nell’ambito delle spese per acquisto di beni e servizi, si sono spesso registrate, a consuntivo, consistenti economie di bilancio su talune tipologie di spesa, mentre su altre si sono formati debiti.

Si rammenta che al fine di consentire alle amministrazioni centrali di razionalizzare la gestione delle risorse secondo le modalità ritenute più efficaci e di prevenire la formazione di debiti fuori bilancio, l’articolo 50, comma 2, del D.L. n. 66/2014 h autorizzato, in via sperimentale per il 2014 e per il 2015 il Ministro dell'economia e delle finanze, nel rispetto dell'invarianza dei saldi di bilancio, ad effettuare variazioni compensative, nell’ambito degli stanziamenti dei capitoli della categoria 2 (consumi intermedi) e della categoria 21 (investimenti fissi lordi), previa motivata e documentata richiesta da parte delle Amministrazioni interessate. Le variazioni, che non possono comunque riguardare le spese predeterminate per legge, vengono effettuate tramite decreti del Ministero dell’economia e delle finanze da comunicare alle Camere. Tale facoltà è stata estesa al 2016 dall’articolo 17, comma 29, della legge n. 209/2015.

La Circolare n. 16/2016 richiama altresì la normativa sull’obbligo di predisposizione del crono-programma dei pagamenti e sulla flessibilità gestionale dei pagamenti del bilancio statale introdotta dall’articolo 6, commi 10-16 del D.L. n. 95/2012, rilevando l’opportunità che le proposte sulle previsioni di cassa devono essere redatte valutando le relative occorrenze in misura direttamente strumentale alla predisposizione del richiamato piano finanziario dei pagamenti e dunque per pervenire all’allineamento delle dotazioni di cassa alle effettive capacità di spesa.

Si ricorda che l’articolo 6, commi 10, 11 e 12, del D.L. n. 95/2012 (legge n. 135/3012) ha disposto, in via sperimentale per il triennio 2013-2015 per tutti i Ministeri, l’obbligo dei dirigenti responsabili della gestione di predisporre un piano finanziario dei pagamenti in relazione a ciascun impegno assunto su tutti i capitoli di bilancio di propria pertinenza. Il piano opera per tutte le tipologie di spesa. Come precisato nella Circolare RGS n. 1/2013, fermo il limite massimo dei pagamenti costituito dalle autorizzazioni di cassa a legislazione vigente, il funzionario responsabile dovrà, entro il predetto limite, graduare il complesso dei pagamenti attribuendo agli stessi specifiche priorità nel piano finanziario. Per ovviare alla indisponibilità di risorse di cassa che dovessero verificarsi in corso di gestione, il comma 14 del citato articolo 6 introduce una nuova forma di flessibilità di bilancio, che consente al Ministro competente, con decreto, da comunicare al Parlamento ed alla Corte dei conti, di disporre variazioni compensative di sola cassa, indistintamente tra tutti i capitoli del proprio stato di previsione, con esclusione dei soli capitoli relativamente ai quali i pagamenti vengono disposti mediante l’emissione di ruoli di spesa fissa (competenze al personale, fitti passivi, ecc.). Tale facoltà è stata estesa al 2016 dall'articolo 10, comma 10, alla lett. a) del D.L. n. 192/2014.

 

Nel ddl di assestamento 2016, gli unici stati di previsione della spesa interessati da rimodulazione di fattori legislativi sono quelli relativi al Ministero dell’economia e delle finanze, degli affari esteri, dell’ambiente, e delle infrastrutture e dei trasporti. Per una analisi delle singole autorizzazioni legislative interessate da rimodulazioni si rinvia alla tabella posta alla fine del paragrafo.

 

L’articolo 2 novella l’articolo 2, comma 3, della legge di bilancio per il 2016 (legge n. 209/2015), relativo alla quantificazione dell'importo massimo di emissione di titoli pubblici, in Italia e all'estero, al netto di quelli da rimborsare e di quelli per regolazioni debitorie, aumentandolo, per l'anno 2016, a 64.000 milioni di euro rispetto ai 53.400 milioni previsto dalla legge di bilancio.

 

L’articolo 3 novella l’articolo 11 della legge di bilancio per il 2016 (legge n. 209/2015), relativo al Ministero della difesa, al fine di modificare il numero massimo degli ufficiali ausiliari da mantenere in servizio come forza media nell'anno 2016, la consistenza organica degli allievi ufficiali delle accademie delle Forze armate, compresa l'Arma dei carabinieri, la consistenza organica degli allievi delle scuole sottufficiali delle Forze armate, esclusa l'Arma dei carabinieri, la consistenza organica degli allievi delle scuole militari.

 

L’articolo 4, comma 1, del disegno di legge modifica l’articolo 17 della legge di bilancio per il 2016 (legge n. 209/2015), introducendo il comma 35-bis, con il quali il Ministro dell’economia è autorizzato a ripartire a ripartire, tra gli stati di previsione dei Ministeri interessati, le risorse del capitolo “Fondo da ripartire per la sistemazione contabile delle partite iscritte al conto sospeso”, iscritto nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno 2016.

Tale fondo viene istituito presso il MEF (cap. 3035) e dotato con il presente disegno di legge di assestamento di 1 miliardo di euro.

La norma prevede altresì che le risorse non utilizzate nel corso del esercizio 2016 potranno essere utilizzate, in conto residui, nell’esercizio successivo.

 

Il comma 2 aumenta la dotazione del Fondo istituito dall’articolo 1, comma 200, della legge n. 190/2014, per fronte ad esigenze indifferibili che si dovessero manifestare nel corso della gestione, di circa 955,1 milioni per l'anno 2016.

Il Fondo - istituito presso il MEF (cap. 3076) con una dotazione originaria di 25 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2016 – è ripartito annualmente con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze. Ne bilancio 2016-2018 esso presenta una dotazione di 781,5 milioni di euro per l'anno 2016, di 985,5 milioni per l’anno 2017 e di 519,2 milioni per il 2018.

* * *

Rimodulazioni di spese predeterminate per legge

Come sopra già accennato, le rimodulazioni proposte dal disegno di legge di assestamento che riguardano le dotazioni finanziarie relative a spese predeterminate per legge sono esposte in appositi prospetti allegati a ciascuno stato previsione della spesa dei Ministeri interessati dalle rimodulazioni.

Nella Tabella che segue sono riportati, per Ministero, i programmi di spesa che sono stati oggetto di rimodulazione da parte delle Amministrazioni, relativamente al fattore legislativo per l’anno 2015.


 

 

Autorizzazioni legislative di spesa oggetto di rimodulazione

Dati in euro


Ministero/Missione Programma

2016

Prev. assest. (*)

Rimodulazione

ECONOMIA E FINANZE

 

 

25. Fondi da ripartire

 

 

25.1 Fondi da assegnare

 

 

L.F. n. 244/2007, art. 2, comma 100, punto 1
Assunzione personale civile in organismi militari Comunità Atlantica

(Cap-pg: 3042/1)

642.937

-100.000

L.S. n. 147/2013, art. 1, comma 287
Fondo restituzione contributo perequazione pensioni alte

(Cap-pg: 3040/1)

100.000

100.000

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

 

 

1. L’Italia in Europa e nel mondo

 

 

1.8 Presenza dello Stato all’estero tramite le strutture diplomatico-consolari

 

 

LF. N. 244/2007, art. 2, comma 57
Razionalizzazione organici e personale utilizzato dagli uffici locali all’estero
(Cap-pg: 1613/1)

82.234.727

-377.000

1.7 Promozione del sistema Paese

 

 

L. n. 100/2013, art. 3, comma 1, punto A
Contributo ordinario per il funzionamento segretariato WWAP
(Cap-pg: 2763/1)

1.653.106

377.000

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

 

 

1. Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell’ambiente

 

 

1.3 Sviluppo sostenibile, rapporti e attività internazionali

 

 

L. n. 120/2002, art. 3
Convenzione sui cambiamenti climatici
(Cap-pg: 2211/3)

23.259.375

-40.000

1.11 Prevenzione e gestione dei rifiuti, prevenzione degli inquinamenti

 

 

L. n. 340/1993
Ratifica ed esecuzione della Convenzione sul controllo dei movimenti transfrontalieri di scorie tossiche e della loro eliminazione
(Cap-pg: 1871/1)

279.123

40.000

1.10    Tutela e conservazione della fauna e della flora, salvaguardia della biodiversità e dell’ecosistema marino

 

 

L.S.  n. 228/2012, art. 1, co. 226
Accordi internazionali in materia di politiche per l’ambiente marino
(Cap-pg: 1644/4)

6.107.562

-8.443

L. n. 391/2001, art. 4, comma 2
Attuazione accordo per creazione santuario mammiferi marini
(Cap-pg: 1648/2)

56.250

8.443

L.S.  n. 147/2013, art. 1, co.117, punto 3
Istituzione area marina protetta
(Cap-pg: 7311/2)

535.003

-100.000

L. n. 344/1997, art. 4, comma 11
Interventi per la conservazione della natura
(Cap-pg: 7216/3)

2.041.717

100.000

 

 

 

INFRASTRUTTURA E TRASPORTI

 

 

1. Infrastrutture pubbliche e logistica

 

 

1.2 Sistemi stradali, autostradali ed intermodali

 

 

L.F. n. 388/2000, art. 144, co. 1, punto J/bis
Fondo opere per la realizzazione di interventi in favore del sistema autostradale
(Cap-pg: 7002/15)

20.658.415

-10.329.000

D.L. n. 98/2011, art. 32, comma 1, punto 7
Realizzazione dell’intervento asse stradale Lioni-Gottaminarda, tratto svincolo di Frigento-svincolo di San Teodoro
(Cap-pg: 7529/1)

25.253.343

10.329.000

L.F. n. 296/2006, art. 1, comma 981, punto 1/bis
Spese per assicurare il concorso dello stato al completamento della realizzazione delle opere infrastrutturali della pedemontana di Formia
(Cap-pg: 7002/17)

-

-3.000.000

D.L. n. 98/2011, art. 32, co. 1, punto 7
Realizzazione dell’intervento asse stradale Lioni-Gottaminarda, tratto svincolo di Frigento-svincolo di San Teodoro
(Cap-pg: 7529/1)

25.256.343

3.000.000

D.L. n. 69/2013, art. 18, comma 2, punto 3
Programma ponte e gallerie stradali
(Cap-pg: 7002/6)

62.594.510

-2.376.343

D.L. n. 98/2011, art. 32, comma 1, punto 7
Realizzazione dell’intervento asse stradale Lioni-Gottaminarda, tratto svincolo di Frigento-svincolo di San Teodoro
(Cap-pg: 7529/1)

25.256.343

2.376.343


 

2. I saldi di competenza del bilancio dello Stato
risultanti dal ddl di assestamento

La relazione al disegno di legge di assestamento per il 2016 evidenzia, in termini di competenza, al netto delle regolazioni debitorie e contabili, un peggioramento del saldo netto da finanziare rispetto alle previsioni iniziali di bilancio. Nel complesso, il saldo nelle previsioni assestate si attesta ad un valore di -35.355 milioni, rispetto ad una previsione iniziale di -34.261 milioni.

 

I saldi di competenza

(dati in milioni di euro)

 

Rendiconto 2015

Previsioni iniziali
2016

Variazioni per atto amministrativo

Variazioni proposte ddl assestamento

Previsioni assestate 2016

Saldo netto da finanziare

-31.720

-34.261

-1.337

243

-35.355

Risparmio pubblico

5.839

2.523

-341

168

2.349

Saldo primario

42.802

49.896

-1.331

-4.439

44.126

Ricorso al mercato (*)

-257.065

-256.896

-1.419

3.038

-255.277

N.B.:  Dati al netto delle regolazioni debitorie e contabili. I dati di rendiconto sono riferiti alla gestione.

(*)      Il ricorso al mercato è al lordo delle regolazioni debitorie.

 

In particolare, al netto delle regolazioni debitorie e contabili, il peggioramento del saldo (corrispondente alla differenza tra entrate finali e spese finali) rispetto alle previsioni iniziali, pari a oltre 1 miliardo di euro, è dovuto per -1.337 milioni alle variazioni per atto amministrativo e per +243 milioni di euro alle variazioni di valore positivo proposte dal disegno di legge di assestamento in esame.

Le regolazioni debitorie e contabili esposte nel bilancio assestato 2016 ammontano, in termini di competenza, a 4.450 milioni di euro. In particolare, si registrano, sul lato delle entrate, regolazioni di bilancio per 27.445 milioni, relative ai rimborsi IVA, e, sul lato della spesa, regolazioni di bilancio, contabili e debitorie per 31.895.305 milioni di euro.

Il valore del saldo netto da finanziare che si determina sulla base delle previsioni di assestamento rientra nel limite massimo stabilito dalla legge di stabilità per il 2016,fissato in 35.400 milioni di euro.

 

Evoluzione del saldo netto da finanziare nel ddl di assestamento
al netto delle regolazioni debitorie e contabili      (milioni di euro, competenza)

Anno

Legge finanziaria/stabilità

Ddl di assestamento

Consuntivo

Limite massimo

Regolazioni debitorie

2011

-41.900

11.306

-32.107

+9.754

2012

-2.200

9.761

+3.446

+20.893

2013

-39.600 (*)

6.230

-31.065

-23.906

2014

-59.100 (**)

4.000

-41.582

-49.665

2015

-54.000

16.844

-52.334

-31.720

2016

-35.400

4.150

-35.355

 

(*)  Il livello massimo del saldo netto da finanziare per il 2013, fissato dalla legge di stabilità 2013 (legge n. 228/2012) in -6.600 milioni di euro, è stato successivamente aumentato a -31.600 milioni dall’articolo 12, comma 8, del D.L. n. 35/2013 e poi a -39.600 dall’articolo 15, comma 5, del D.L. n. 102/2013 in relazione all’aumento di liquidità messo a disposizione per il pagamento dei debiti delle Amministrazioni pubbliche.

(**) Il livello massimo del saldo netto da finanziare per il 2014,  fissato dalla legge di stabilità 2014 (legge n. 147/2013) in -39.100 milioni di euro, è stato successivamente modificato dal D.L. n. 66/2014, in relazione all’aumento di liquidità messo a disposizione per il pagamento dei debiti delle Amministrazioni pubbliche.

 

Per quanto concerne gli altri saldi, il risparmio pubblico (saldo corrente) registra un lieve peggioramento rispetto alla previsione iniziale, attestandosi a 2.349 milioni. Il ricorso al mercato (differenza tra le entrate finali e il totale delle spese, incluse quelle relative al rimborso di prestiti) evidenzia invece un miglioramento di oltre 1,6 miliardi (il dato comprende anche le regolazioni debitorie).

2.1. Le variazioni di competenza

Come esplicitato nella relazione illustrativa, le variazioni proposte con il disegno di legge di assestamento risultano coerenti con il rispetto dei saldi di finanza pubblica indicati nel Documento di economia e finanza 2016 presentato ad aprile scorso.

Come risulta dalla tabella seguente, in termini di competenza, l’incremento del saldo netto da finanziare che si determina nelle previsioni assestate, al netto delle regolazioni debitorie e contabili, è dovuto ad un aumento delle spese finali per complessivi 380 milioni di euro e ad una riduzione delle entrate finali di 715 milioni.

Il peggioramento del saldo è interamente derivato dalle variazioni di bilancio apportate con atti amministrativi. La proposta del disegno di legge di assestamento migliora il saldo per 243 milioni di euro.

Variazioni al bilancio 2016 - Competenza

(milioni di euro)

 

Rendiconto 2015

Previsioni iniziali
2016

Variazioni per atto amministrativo

Variazioni proposte ddl assestamento

Previsioni assestate 2016

      ENTRATE

Entrate finali:

540.041

539.241

1.123

-1.838

538.526

- Entrate tributarie

 

463.574

97

-3.510

460.161

- Entrate extratributarie

 

72.493

1.026

1.670

75.190

- Alienazione e ammortamento

 

3.174

0

1

3.175

      SPESE

Spese finali:

571.761

573.502

2.461

-2.081

573.881

- Spese correnti netto interessi

 

449.387

1.458

2.675

453.521

- Interessi

 

84.157

6

-4.683

79.481

- Spese conto capitale

 

39.957

996

-74

40.879

 

Saldo netto da finanziare

-31.720

-34.261

-1.337

243

-35.355

N.B.:  Dati al netto delle regolazioni debitorie e contabili. I dati di rendiconto sono riferiti alla gestione.

(*)            Il ricorso al mercato è al lordo delle regolazioni debitorie.

In particolare, le proposte di assestamento del disegno di legge in esame determinano un miglioramento del saldo netto da finanziare per 243 milioni, che è principalmente ascrivibile ad una importante riduzione della spesa per interessi (-4.683 milioni), per la gran parte, tuttavia, compensata da una riduzione delle entrate finali, ed in particolare di quelle tributarie (-3.510 milioni), e da un aumento delle spese primarie, per 2.675 milioni.

 

Con riferimento al peggioramento del saldo netto da finanziare che si determina nelle previsioni assestate, si rileva che:

§  la riduzione delle entrate è dovuta alle variazioni proposte dal disegno di legge di assestamento (-1.838 milioni), e riguarda esclusivamente le entrate tributarie (-3.510 milioni), in ragione dell’adeguamento al quadro macroeconomico per l’anno corrente, assunto a base per l’elaborazione delle stime per il 2016 contenute nel Documento di economia e finanze di aprile scorso, nonché dell’andamento del gettito registrato nei primi mesi dell’anno in corso. In aumento, invece, l’andamento delle entrate extratributarie (+2.696 milioni) (cfr. ultra);

§  l’incremento delle spese finali rispetto alle previsioni di bilancio, complessivamente modesto (+380 milioni), è dovuto a variazioni positive per atto amministrativo (+2.461 milioni), ascrivibili sia alle spese primarie che alle spese in conto capitale. Per contro, la proposta di assestamento prevede una riduzione delle spese finali (-2.081 milioni), su cui influisce in maniera preponderante la riduzione della spesa per interessi (-4.683 milioni), che sconta l’aggiornamento del profilo dei tassi di interesse sui titoli pubblici (con conseguente riduzione della spesa per interessi per oltre 3.400 milioni) e la riduzione degli interessi passivi sui conti correnti di Tesoreria (per (per 1.000 milioni).

L’ingente proposta di riduzione della spesa per interessi è peraltro compensata dalla proposta di aumento della spesa primaria (+2.675 milioni), che si aggiunge alle variazioni in aumento per atto amministrativo (+1.458 milioni), su cui influisce la maggiore spesa legata all’incremento dei trasferimenti alle Regioni, principalmente dovuto all’adeguamento delle spettanze delle Regioni a statuto speciale e delle Province autonome di Trento e Bolzano in relazione all’andamento delle entrate erariali (cfr. ultra).

 

Le proposte di variazioni formulate con il disegno di legge di assestamento in esame sono analizzate di seguito distintamente per le entrate e per le spese.

Le proposte di variazioni delle entrate

Per quanto concerne le entrate finali, la tabella precedente evidenzia come il disegno di legge di assestamento reca una proposta di riduzione per complessivi -1.838 milioni di euro. Tale variazione è determinata dalla riduzione delle entrate tributarie (-3.510 milioni) e dall’aumento delle entrate non tributarie (1.671 milioni).

La Relazione illustrativa al disegno di legge di assestamento evidenzia che le variazioni proposte dal provvedimento per le entrate tributarie scontano – come già accennato - l’adeguamento al quadro macro-economico per l’anno corrente, assunto a base nell’elaborazione delle stime contenute nel Documento di Economia e Finanza 2016, nonché l’andamento del gettito registrato nei primi mesi dell’anno in corso.

Su tale punto, la Relazione aggiunge che, per una puntuale quantificazione del gettito dell’esercizio finanziario 2015, non sono conosciuti i dati definitivi concernenti l'autoliquidazione delle imposte sui redditi, considerato che i versamenti a saldo ed in acconto (I rata) relativi alle dichiarazioni dei redditi possono essere effettuati fino al 16 giugno 2016, senza maggiorazione, e successivamente a tale data, entro il 16 luglio 2016, con una maggiorazione dello 0,40 per cento, a titolo di interesse corrispettivo. Per i contribuenti le cui attività sono interessate da studi di settore, tali termini sono differiti, rispettivamente, al 6 luglio 2016 e al 22 agosto 2016.

Inoltre, la relazione segnala, fra le principali variazioni derivanti da nuovi provvedimenti legislativi, gli effetti derivanti dall’adozione del decreto-legge 14 febbraio 2016, n. 18 (concernente la riforma delle banche di credito cooperativo), e del decreto-legge 4 dicembre 2015, n. 191 (recante disposizioni urgenti per la cessione a terzi dei complessi aziendali del Gruppo ILVA) e del decreto-legge 30 dicembre 2015, n. 210 (recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative)[26].

 

Considerando anche gli effetti delle modifiche apportate con gli atti amministrativi adottati nel corso della gestione, le proposte di riduzione riguardano, nell’ambito delle entrate tributarie, sia le imposte dirette, per circa 2.129 milioni, che quelle indirette, per circa 1.381 milioni.

In particolare, assumono rilievo le variazioni in diminuzione relative all’IRES (-375 milioni), alle imposte sostitutive sui redditi nonché ritenute su interessi ed altri redditi di capitali (-2.200 milioni), alle imposte sostitutive per le società previste dall’art.3 della legge n. 662 del 1996 (-615 milioni), alle imposte sostitutive dell’IRPEF e delle relative addizionali, all’imposta di bollo (-465 milioni) e all’accisa sul gas naturale (-1.073 milioni).

Per quanto riguarda le variazioni in aumento, si segnalano soprattutto quelle relative alle imposte sostitutive delle imposte di registro e di bollo sul contratto di locazione (cedolare secca) (+390 milioni) e ai versamenti derivanti dall’adesione alla procedura di collaborazione volontaria (voluntary disclosure) (+1.062 milioni).

 

L’andamento delle entrate tributarie nella prima parte del 2016

 

Il recente Bollettino delle entrate gennaio-maggio 2016 del Dipartimento delle finanze evidenzia come nei primi cinque mesi del 2016 le entrate tributarie erariali, accertate in base al criterio della competenza giuridica, ammontano a 156.470  milioni di euro, in crescita rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (+4.173 milioni di euro, pari a +2,7%).

Il gettito del periodo gennaio-maggio 2016 deve essere però neutralizzato dei risultati negativi registrati per l’imposta di bollo e il canone di abbonamento radio e TV: il primo, per la possibilità di scomputare l’acconto versato l’anno precedente dall’acconto da versare per l’anno corrente nel mese di aprile; il secondo, dalla nuova modalità di riscossione fissata con la legge di stabilità per il 2016 (art.1, commi 152 e seguenti), in base alla quale gli introiti relativi alle prime sei rate del canone stesso si avranno successivamente al mese di luglio 2016.

Rispetto all’analogo periodo del 2015, tra le imposte dirette cresce l’introito dell’IRPEF del 3,9% (+2.703 milioni di euro) principalmente per effetto delle ritenute sui redditi dei dipendenti del settore privato (+6,8%), mentre quelle dei lavoratori autonomi sono diminuite di 3 milioni di euro ( –0,1%); diminuiscono, rispettivamente, del 53,1% (–741 milioni di euro) il gettito dell’imposta sostitutiva sui redditi da capitale e sulle plusvalenze e del 38,7% (–427 milioni di euro)  quello dell’imposta sostitutiva sul valore dell’attivo dei fondi pensione. Tale risultato negativo è legato alla dinamica degli importi versati in seguito agli incrementi di aliquota fissati con la legge di stabilità 2015 e alla riduzione dei rendimenti degli investimenti di natura finanziaria.

Il gettito delle imposte indirette ammonta a 76.901 milioni di euro, con un aumento del 3,5% (+2.599 milioni di euro) rispetto allo stesso periodo del 2015. Si confermano in aumento le entrate dell’IVA, che crescono di 3.679 milioni di euro (+8,9%) per effetto dell’andamento positivo della componente relativa agli scambi interni e dei versamenti dovuti in base all’applicazione del meccanismo dello “Split Payment”, mentre il prelievo sulle importazioni diminuisce di 615 milioni di euro (–11,8%).

 

La proposta di aumento delle entrate extra-tributarie (+1.670 milioni) deriva, secondo quanto segnalato dalla relazione, principalmente, dalla partecipazione agli utili di gestione della Banca d'Italia (+1.252 milioni, già scontati nelle stime tendenziali di finanza pubblica), resa nota con la chiusura dell’esercizio 2015, ai dividendi dovuti dalle società partecipate (+300 milioni), nonché ai proventi dei diritti d’uso delle frequenze radioelettriche a seguito della gara di assegnazione stabilita dalla Legge di stabilità per il 2015 (+462 milioni, già scontati nelle stime tendenziali di finanza pubblica).

Per quanto riguarda le entrate da alienazioni e ammortamento dei beni patrimoniali e riscossione di crediti, si registra un aumento di poco superiore a 1 milione di euro.

Le proposte di variazioni sulle spese

Per quanto concerne le spese finali – che, come già sopra detto, scontano un incremento di 380 milioni di euro dovuto alle variazioni per atto amministrativo –, le variazioni proposte dal provvedimento presentato dal Governo determinano una riduzione di 2.081 milioni di euro.

Tale riduzione interessa prevalentemente le spese correnti, nel cui ambito si registra una significativa proposta di diminuzione di quelle per interessi, che decrescono di oltre 4.683 milioni rispetto alle previsioni iniziali (-5,6 cento circa), grazie – come già sottolineato - al più favorevole profilo dei tassi di interesse sui titoli di Stato (per 3.400 milioni) rispetto a quanto previsto in sede di presentazione del disegno di legge di bilancio 2016.

Si rileva come il miglior andamento della spesa in questione rispetto alle previsioni di inizio anno trovi riscontro nelle indicazioni riportate nel Documento di Economia e Finanza per il 2016, nel quale, per tale anno, è indicata una revisione in diminuzione delle previsioni di spesa per interessi rispetto a quanto previsto nella Nota tecnico illustrativa alla legge di stabilità 2016, per circa 4,5 miliardi nel 2016, 6,0 miliardi nel 2017 e 7,8 miliardi nel 2018, in relazione ad un percorso di progressiva diminuzione di tale tipologia di spesa esposto nel DEF medesimo.

Una ulteriore diminuzione della spesa per interessi, per 1.000 milioni, deriva da minori esigenze per gli interessi corrisposti sui conti correnti di Tesoreria[27].

Tale andamento di spesa per interessi viene parzialmente compensato dalla proposta di aumento di altre spese correnti, che, al netto di quelle per interessi, salgono di 2.675 milioni. L’incremento è riconducibile principalmente all’incremento dei trasferimenti alle Regioni per 3.936 milioni.

Infine, per le spese in conto capitale, la proposta di assestamento determina una lieve riduzione di 74 milioni di euro, a fronte di un aumento di poco meno di 1 miliardo di euro registrato per atti amministrativi.

 

La tavola che segue illustra le proposte di variazione del disegno di legge di assestamento delle spese finali del bilancio dello Stato per categorie economiche rispetto al dato iniziale di bilancio 2016.

Spese finali del bilancio dello stato per categorie
(competenza - valori in milioni di euro – al netto delle regolazioni debitorie)

CATEGORIE

Bilancio

Atti ammin.

Proposta ddl

Dato assestato

%
Ass/Bil

redditi da lavoro dipendente

88.938

+1.079

+26

90.043

1,2

imposte pagate sulla produzione

4.764

+74

+64

4.902

2,9

consumi intermedi

11.428

+356

+166

11.950

4,6

trasferimenti correnti ad A.P.

252.934

+462

+3.857

257.254

1,7

di cui:      amministrazioni centrali

9.449

+98

-2

9.545

1,0

           amministrazioni locali

121.574

+177

+3.941

125.693

3,4

                   - regioni

103.929

0

+3.936

107.864

3,8

                  - comuni

9.926

+211

-8

10.128

2,0

                  - altre

7.720

-33

+14

7.701

-0,2

           Enti di previdenza e assist. sociale

121.911

+187

-82

122.016

0,1

Trasferimenti correnti a famiglie e istituzioni sociali private

13.895

+55

+8

13.957

0,4

Trasferimenti correnti a imprese

6.526

+21

+1

6.548

0,3

Trasferimenti all'estero

1.394

+1

0

1.395

0,1

Risorse proprie UE

19.200

0

-100

19.100

-0,5

Interessi passivi e redditi da capitale

84.157

+6

-4.683

79.481

-5,6

Poste correttive e compensative

41.979

0

-2.303

39.677

-5,5

Ammortamenti

976

0

+14

990

1,4

Altre uscite correnti

7.352

-589

+942

7.705

4,8

Totale Spese Correnti

533.544

+1.465

-2.007

533.002

-0,1

Investimenti fissi lordi e acquisti terreni

3.834

+221

+6

4.075

6,3

Contributi agli investimenti ad A.P.

16.873

+169

-79

16.964

0,5

Contributi agli investimenti ad imprese

9.788

+529

+1

10.319

5,4

Contributi agli investimenti a famiglie e istituzioni sociali private

163

+5

+1

169

3,7

Contributi agli investimenti a estero

489

+2

0

491

0,4

Altri trasferimenti in conto capitale

7.539

-472

-4

7.063

-6,3

Acquisizioni di attività finanziarie

1.257

+541

+1

1.798

43,0

Totale spese Conto Capitale

39.957

+996

-74

40.879

2,3

Totale Spese Finali

573.502

+2.461

-2.081

573.881

 

 

Oltre alle considerazioni sopra dette, nella tabella si evidenzia, con riguardo alle proposte in diminuzione delle spese correnti, oltre alla riduzione di quelle per interessi di cui si è già detto, le minori esigenze per poste correttive e compensative delle entrate, per 2.303 milioni. Tale variazione è la risultante di minori somme da versare all’entrata del bilancio dello Stato a fronte di minore esigenze delle regolazioni contabili comunicate dall’Agenzia delle entrate per i recuperi tributari effettuati nei confronti delle regioni Sicilia, Friuli Venezia Giulia e province autonome di Trento e Bolzano (-4.000 milioni) e di maggiori rimborsi di somme iscritte a ruolo riconosciute indebite (+400 milioni).

 

Per quel che concerne la proposta di aumento della dotazione di competenza della spesa corrente, considerata al netto degli interessi, essa è principalmente legata ai trasferimenti correnti alle Amministrazioni pubbliche, ed in particolare alle amministrazioni locali, per 3.936 milioni. L’aumento di tale aggregato di spesa deriva, secondo quanto esplicitato nella Relazione illustrativa, dalla maggiore spesa regionale per 2.195 milioni e dall’adeguamento contabile dei fondi per 1.741 milioni a copertura del fabbisogno, già previsto nelle stime tendenziali di finanza pubblica, del servizio sanitario nazionale.

In particolare, la maggiore spesa regionale è legata ai seguenti trasferimenti:

a)   trasferimenti alla Regione Sardegna anche in relazione all’adeguamento delle spettanze regionali in relazione all’andamento delle entrate (541 milioni);

b)   trasferimenti alla Regione Sicilia (80 milioni) per somme derivanti da innovazioni normative in materia di split payment;

c)   adeguamento dei trasferimenti alle Regioni a statuto speciale per regolazioni contabili relative alle entrate tributarie riscosse direttamente dalle stesse (1.137 milioni) e alla devoluzione alle Regioni a statuto speciale e alle Province autonome di Trento e Bolzano del gettito di entrate erariali ad esse spettanti in misura fissa (+437 milioni).

 

Con riferimento alle spese in conto capitale, le variazioni di assestamento proposte alle spese in conto capitale in termini di competenza determinano complessivamente una modesta ricomposizione degli stanziamenti iniziali e, complessivamente, un decremento di 74 milioni.

 

Tra i Ministeri, pertanto, le variazioni di bilancio risultanti dalle proposte di assestamento si concentrano nel Ministero dell’economia e delle finanze, in relazione all’adeguamento delle spese per interessi e alle sopra citate variazioni della spesa per poste correttive e compensative e per trasferimenti alle Regioni.

 

Tra le missioni del bilancio dello Stato, per le stesse motivazioni, le variazioni proposte risultano più evidenti nella missione “Debito pubblico”, “Relazioni finanziarie con le autonomie territoriali” e “Politiche economico-finanziarie e di bilancio”.

Si osserva inoltre un consistente incremento delle risorse afferenti alla missione “Politiche per il lavoro” (di oltre 4 miliardi), dovuto principalmente all’aumento degli oneri relativi ai trattamenti di cassa integrazione guadagni straordinaria e connessi trattamenti di fine rapporto, e una consistente riduzione delle risorse relative alla missione “Politiche previdenziali” (circa 4 miliardi), legata principalmente all’adeguamento dell’effettivo fabbisogno INPS.

 

Per l’andamento delle spese complessive del bilancio per missioni di spesa si veda la Tavola III in Appendice.

 


 

3. I saldi di cassa del bilancio dello Stato
risultanti dal ddl di assestamento

In termini di cassa, il disegno di legge di assestamento per il 2015 registra, al netto delle regolazioni debitorie e contabili, un peggioramento del saldo netto da finanziare.

                                                  I saldi di cassa

(dati in milioni di euro)

 

Rendiconto 2015

Previsioni iniziali
2016

Variazioni
per atto amministrativo

Variazioni proposte ddl assestamento

Previsioni assestate 2016

Saldo netto da finanziare

-78.783

-98.098

-1.311

-7.588

-106.997

Risparmio pubblico

-37.309

-59.274

1.494

-3.536

-61.316

Saldo primario

4.220

-13.940

-1.332

-12.104

-27.376

Ricorso al mercato (*)

-300.917

-320.733

-1.393

-7.888

-330.014

N.B.:  Dati al netto delle regolazioni debitorie e contabili.

(*)      Il ricorso al mercato è al lordo delle regolazioni debitorie.

 

In particolare, il saldo netto da finanziare si attesta a -106.997 milioni, con un peggioramento di 8.899 milioni rispetto alla previsione di bilancio.

Il peggioramento è per lo più dovuto alla proposta di assestamento, che, per la dotazione di cassa, considera, oltre alle variazioni proposte agli stanziamenti di competenza e le esigenze legate all’operatività delle Amministrazioni, anche la consistenza dei residui passivi accertata a rendiconto. Nel complesso, la proposta determina, infatti, un peggioramento del saldo di cassa di 7.588 milioni.

Per quanto concerne gli altri saldi, il risparmio pubblico rimane di segno negativo, attestandosi nelle previsioni assestate a -61.316 milioni di euro, ed il ricorso al mercato (al lordo delle regolazioni debitorie) aumenta rispetto al bilancio di previsione, raggiungendo un valore pari a -330.014 milioni.

3.1 Le variazioni di cassa

Dal quadro delle variazioni delle autorizzazioni di cassa, esposto nella tabella che segue, si evidenzia che il peggioramento del saldo netto da finanziare derivante dalla proposta di assestamento è dovuto principalmente all’incremento delle autorizzazioni ai pagamenti finali per 5.808 milioni di euro e, in minor misura, alla riduzione delle entrate finali per complessivi 1.799 milioni di euro.


Variazioni al bilancio 2015 – Cassa

(milioni di euro)

 

Rendiconto 2015

Previsioni iniziali
2016

Variazioni
per atto amministrativo

Variazioni proposte ddl assestamento

Previsioni assestate 2016

      ENTRATE

Entrate finali:

483.204

490.938

1.176

-1.779

490.335

- Entrate tributarie

 

433.016

150

-3.449

429.717

- Entrate extratributarie

 

54.748

1.026

1.668

57.443

- Alienazione, ammortam.

 

3.174

0

1

3.175

      SPESE

Spese finali:

561.987

589.036

2.488

5.808

597.332

- Spese correnti netto interessi

 

462.880

-297

6.272

468.856

- Interessi

 

84.158

-21

-4.516

79.620

- Spese conto capitale

 

41.998

2.805

4.053

48.856

 

Saldo netto da finanziare

-78.783

-98.098

-1.311

-7.588

-106.997

N.B.: Dati al netto delle regolazioni debitorie, contabili e rimborsi IVA. I dati di rendiconto sono riferiti alla gestione.

(*)     Il ricorso al mercato è al lordo delle regolazioni debitorie.

 

In particolare, per quanto concerne le entrate finali, in simmetria con quanto esposto per la competenza, la variazione negativa proposta dal disegno di legge di assestamento è principalmente ascrivibile alle proposte di riduzione del gettito del comparto tributario (-3.449 milioni).

Si rinvia sul punto, alle osservazioni espresse nel precedente paragrafo 2.1. Rispetto a quanto osservato in tale paragrafo, relativo alle variazioni di competenza, in termini di cassa le imposte dirette ed indirette presentano, invece, una riduzione rispettivamente di 2.559 milioni di euro e di 890 milioni di euro. Le differenze rispetto all’assestamento delle previsioni di competenza sono imputabili all’aumento delle riscossioni dei ruoli tributari per le quali è attesa una accelerazione, solo in termini di cassa, dell’ordine di 1.045 milioni (554 milioni per le imposte dirette e 491 milioni per le imposte indirette), nonché da un diverso profilo degli incassi delle imposte dirette derivanti dalla voluntary disclosure (-900 milioni rispetto alla variazione di competenza).

 

Circa l’incremento delle autorizzazioni finali, a fronte delle variazioni per atti amministrativi per 2.488 milioni, si evidenzia una proposta di incremento in sede di assestamento per 5.808 milioni di euro. Tale importo si riferisce a maggiori dotazioni di cassa di natura corrente per 1.756 milioni di euro (+6.272 milioni se si considera la spesa corrente al netto degli interessi) e a maggiori dotazioni di cassa per le spese in conto capitale per 4.053 milioni. Ciò soprattutto per tener conto della massa dei residui accertati con il rendiconto 2015.

Per le dotazioni di cassa, le proposte di assestamento considerano, infatti, oltre alle variazioni proposte agli stanziamenti di competenza e le esigenze legate all’operatività delle Amministrazioni, anche la consistenza dei residui passivi accertata a rendiconto. Quest’ultima infatti può risultare differente da quella presunta al momento della formazione della previsione della legge di bilancio considerato che tale stima è formulata con riferimento a un esercizio non ancora concluso.

 

Il notevole incremento delle dotazioni di cassa di parte corrente, viene attribuita dalla Relazione illustrativa, in aggiunta alle considerazioni già illustrate per gli stanziamenti di competenza, ad una ulteriore pluralità di fattori:

§  alle ulteriori risorse da destinare alle Regioni per il pagamento di residui passivi relativi alla compartecipazione IVA;

§  alle maggiori dotazioni sui capitoli di trasferimenti alle imprese per pagamenti da erogare a favore dei lavoratori portuali e delle Ferrovie dello Stato, per queste ultime, in considerazione dell’ammontare dei residui passivi certificati nel rendiconto 2015;

§  ai maggiori trasferimenti agli enti di previdenza per 774 milioni, di cui 622 milioni per il pagamento di residui sul Fondo sociale per l’occupazione.

 

Nell’ambito della dotazione di cassa della spesa corrente, come già analizzato con riferimento alla gestione di competenza, va segnalata la proposta di riduzione della spesa per interessi, per un totale di 4.156 milioni di euro, conseguente ad una previsione più aggiornata rispetto a quella iniziale della dinamica dei tassi di interesse.

 

Per le spese in conto capitale, la Relazione illustrativa evidenzia che l’ulteriore incremento delle dotazioni di cassa – oltre alle stesse voci che hanno interessato la competenza – è relativo anche:

§  a contributi agli investimenti ai Comuni (+1.324 milioni), di cui 737 milioni per somme da destinare agli uffici speciali del comune dell’Aquila e ai comuni del cratere danneggiati dal sisma di aprile 2009 e 560 milioni per somme da assegnare al Comune di Roma per il piano di rientro finanziario;

§  ai maggiori contributi agli investimenti alle imprese (+1.183 milioni), di cui 1.000 milioni riferibili a pagamenti residui da erogare a favore delle Ferrovie dello Stato;

§  alle acquisizioni di attività finanziarie, il cui aumento delle dotazioni (+759 milioni) è riferito, per oltre 600 milioni, alle somme necessarie al pagamento dei residui passivi per assicurare agli enti territoriali la liquidità necessaria per il pagamento dei debiti certi, liquidi ed esigibili.


4. L’accertamento dei residui passivi

Nella definizione del bilancio di previsione, l’entità dei residui passivi viene stimata, in modo presuntivo, sulla base di un calcolo che fa riferimento alla massa spendibile e alle autorizzazioni di cassa risultanti dal bilancio dell’esercizio in corso a quel momento.

Solo con l’assestamento viene iscritta in bilancio la consistenza effettiva dei residui al 1° gennaio dell’esercizio in corso, quale è stata accertata sulla base delle risultanze del Rendiconto per l’esercizio precedente.

Pertanto, il disegno di legge di assestamento per il 2016 registra l’entità effettiva dei residui esistenti all’inizio dell’esercizio, come accertata nel disegno di legge di approvazione del Rendiconto per l’esercizio 2015 (A.C. 3973).

 

Con riferimento alla spesa complessiva - analizzata più approfonditamente nella precedente sezione del dossier relativa al Rendiconto dello Stato - l’ammontare dei residui passivi (ivi compresi, dunque, quelli relativi al rimborso prestiti, pari a 3.340 milioni) risultanti alla chiusura dell’esercizio 2015 è pari a 113.031 milioni.

 

Con riferimento a quelli relativi alle spese finali, in base al Rendiconto 2015 (Tabella n. 16 della Relazione al disegno di legge di Rendiconto), i residui passivi iniziali (quelli cioè al 1° gennaio 2015, provenienti dall’esercizio 2014 e precedenti) sono stati accertati in 112.792 milioni.

Alla fine dell’esercizio 2015 (31 dicembre 2015), a seguito dei risultati di gestione[28], la consistenza dei residui passivi per le spese finali è risultata pari a 109.691 milioni (al netto di 3.340 milioni relativi al rimborso prestiti[29]), di cui:

§  46.675 milioni, che residuano dalla gestione dei residui passivi provenienti dagli esercizi 2014 e precedenti (residui pregressi);

§  63.016 milioni, che derivano dalla gestione di competenza 2015 (residui di nuova formazione).

 

Nel complesso, la consistenza dei residui passivi delle spese finali alla fine dell’esercizio finanziario 2015 (109.691 milioni) presenta un decremento di 3.100 milioni rispetto all’analoga consistenza accertata alla chiusura dell’esercizio precedente (112.792 milioni alla fine del 2014).

Tale consistenza dei residui passivi delle spese finali al 31 dicembre 2015, come certificata dal Rendiconto, risulta tuttavia superiore all’importo iscritto, in via presuntiva, nella legge di bilancio per il 2015 (91.322 milioni). Conseguentemente, con il disegno di legge di assestamento in esame si provvede ad adeguarne l’importo in bilancio.

 

L’aumento della consistenza complessiva dei residui finali nel 2015 (3.100 milioni) è imputabile ad un incremento di quelli di parte corrente, per 7.135 milioni, e ad una riduzione dei residui in conto capitale, per -10.235 milioni.

Residui Passivi

(milioni di euro)

 

2007

2008

2009

2010

2011

2012

2013

2014

2015

Spese finali

88.608

89.336

95.926

108.203

92.964

73.347

83.650

112.792

109.691

Spese correnti

38.035

42.894

50.059

65.621

57.585

48.757

51.042

66.602

73.736

Spese c/capitale

50.573

46.442

45.867

42.582

35.380

24.590

32.608

46.190

35.955

 

La tabella evidenzia come l’andamento dei residui passivi manifesti fino al 2010 un andamento in crescita, dovuto essenzialmente all’incremento costante dei residui passivi di parte corrente. Negli stessi anni, i residui relativi alle spese in conto capitale evidenziano, invece, una importante flessione, legata alla riduzione dei termini per la perenzione amministrativa per le spese in conto capitale (da sette a tre anni), ai sensi dell’articolo 3, comma 36, della legge finanziaria per il 2008[30]. Negli due anni successivi, la consistenza dei residui passivi sembrava aver invertito la tendenza, con una flessione che ha interessato sia i residui per le spese di parte corrente sia quelli per le spese in conto capitale. Tuttavia, a partire dal 2013, si denota nuovamente un andamento in crescita della consistenza dei residui passivi, con un aumento importante anche dei residui passivi in conto capitale, la cui entità risulta peraltro ridimensionata nel 2015 rispetto all’anno precedente.

In merito alla riduzione dei residui di conto capitale nel 2015 rispetto al 2014, la Relazione illustrativa ricorda che, nell’esercizio 2015, sono stati effettuati pagamenti straordinari di somme provenienti da esercizi precedenti per operazioni relative al pagamento dei debiti certi, liquidi ed esigibili degli enti territoriali (circa 7.100 milioni).

La diminuzione dei residui di conto capitale è parzialmente compensata dall’incremento di quelli di parte corrente (+7.135 milioni) imputabile prevalentemente ai trasferimenti alle regioni e agli enti di previdenza.

La riduzione dei residui di conto capitale è imputabile – sottolinea la relazione illustrativa - a quelli riferiti ad acquisizioni di attività finanziarie, il cui il decremento (pari a 7.738 milioni) risente del pagamento ingente di residui inerenti il fondo per assicurare agli Enti territoriali la liquidità per i pagamenti dei debiti certi, liquidi ed esigibili, e a quelli relativi ai contributi agli investimenti a imprese (-2.061 milioni), su cui si sono formati nuovi residui in misura inferiore all’esercizio precedente e sono stati pagati residui in relazione ai contributi alle Ferrovie dello Stato.

Inoltre, nell’ambito dei residui delle spese di conto capitale, la Relazione evidenzia una compensazione tra quelli relativi ai contributi ad investimenti alle amministrazioni centrali (+13.695 milioni) e agli altri trasferimenti in conto capitale (-13.652 milioni), da attribuire alla riclassificazione in bilancio del fondo sviluppo e coesione che , fino al 2014, era iscritto nella categoria “altri trasferimenti in conto capitale” per essere spostato, dal 2015, nei contributi agli investimenti alle amministrazioni centrali (collocato nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze, a seguito della istituzione dell’Agenzia per la coesione territoriale).

 

Il grafico che segue mostra l’andamento della consistenza dei residui passivi per tipologia di spesa.

 

Consistenza dei residui passivi per tipologia di spesa

(in mln di euro)

 

 

I residui di nuova formazione nel 2015

Come evidenziato nell’analisi del Rendiconto 2015[31], la minore consistenza dei residui passivi finali a fine 2015 (109.691 milioni, al netto di quelli relativi al rimborso prestiti, pari, come detto, a 3.340 milioni) è correlata soprattutto alla minore costituzione di quelli di nuova formazione, derivanti dalla gestione della competenza nel 2015, che ammontano complessivamente a 63.016 milioni e rappresentano il 55,8% circa della consistenza complessiva dei residui finali.

Al lordo di quelli relativi al rimborso prestiti, l’importo risulta essere pari a 63.226 milioni.

In rapporto al volume complessivo degli impegni, il tasso di formazione dei residui si è ridotto dal 12,6 per cento del 2014 al 10,3 per cento del 2015.

Residui passivi di nuova formazione

(milioni di euro)

 

2007

2008

2009

2010

2011

2012

2013

2014

2015

Spese finali

55.436

56.045

63.946

66.686

49.865

41.478

58.120

76.226

63.016

Spese correnti

26.228

31.992

36.897

44.540

31.796

29.246

37.508

49.288

48.093

Spese c/capitale

29.207

24.052

27.049

22.146

18.069

12.232

20.611

26.937

14.923

 

Come evidenziato nella Tabella, il decremento concerne i residui sia di parte corrente che di conto capitale, risultando, per la parte corrente, pari a 1.195 milioni e, per la parte capitale, pari a 12.014 milioni.

La Relazione illustrativa al disegno di legge di assestamento rileva che a determinare la consistenza a fine 2015 dei residui di nuova formazione di parte corrente (48.093 milioni) hanno concorso, soprattutto, gli aggregati relativi al complesso dei trasferimenti ad amministrazioni pubbliche per 35.983 milioni e alle imprese per 1.805 milioni, alle poste correttive e compensative delle entrate (4.057 milioni) ed ai consumi intermedi (3.661 milioni).

Quanto ai trasferimenti alle amministrazioni pubbliche, va rilevato che i residui di nuova formazione hanno interessato in particolar modo le somme da destinare alle regioni (20.213 milioni), con riferimento essenzialmente alle risorse da erogare a titolo di compartecipazione all’IVA (14.126 milioni), al Fondo sanitario nazionale (3.364 milioni) e al Fondo ordinamento regioni a statuto speciale (1.847 milioni);

Per quanto concerne i nuovi residui di conto capitale (14.923 milioni) si rileva che essi riguardano, soprattutto, i contributi agli investimenti ad amministrazioni pubbliche per 7.146 milioni ed alle imprese per 2.810 milioni, gli investimenti fissi lordi (2.778 milioni) e altri trasferimenti in conto capitale (1.227 milioni).

Quanto ai nuovi residui relativi ai contributi alle amministrazioni pubbliche, si rileva che essi riguardano per 5.135 milioni le Amministrazioni centrali (di cui 3.693 milioni al fondo sviluppo e coesione) e per 2.011 milioni riguardano le Amministrazioni locali, con particolare riferimento al comune dell’Aquila per la ricostruzione e il rilancio delle zone colpite dal sisma 2009).

I nuovi residui relativi ai contributi agli investimenti ad imprese (2.810 milioni), riguardano principalmente le Ferrovie dello Stato S.p.A. (per circa 515 milioni), gli importi da assegnare per la realizzazione della nuova linea ferroviaria Torino-Lione (per 243 milioni), il fondo per l'acquisto di veicoli adibiti al miglioramento dei servizi offerti per il trasporto pubblico locale (227 milioni),

I residui relativi agli gli investimenti fissi lordi (2.778 milioni) sono relativi soprattutto ai Dicasteri della Difesa (888 milioni, soprattutto per le spese relative alla costruzione e acquisizione di impianti e sistemi), delle Infrastrutture (671 milioni di cui oltre il 50% per somme destinate alle infrastrutture carcerarie); quelli relativi agli altri trasferimenti in conto capitale (1.277 milioni) sono riferiti principalmente alle opere strategiche del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti (circa 1.045 milioni).

Per quanto concerne le acquisizioni di attività finanziarie, i residui sono per la gran parte (300 milioni) riferiti al gruppo Ilva in amministrazione straordinaria per far fronte alle indilazionabili esigenze finanziarie.

I residui pregressi

Per quanto concerne la consistenza dei residui pregressi delle spese finali, essi risultano, a fine dicembre 2015, pari a 46.675 milioni di euro.

A tale riguardo, la Relazione al disegno di legge di Rendiconto 2015 evidenzia un peggioramento del processo di smaltimento dei residui pregressi, aumentati del 27,6 per cento rispetto ai 36.566 milioni del 2014.

 

La Relazione al Rendiconto 2015 sottolinea, altresì, che nel corso dell’esercizio 2015 si sono manifestati importanti effetti finanziari e patrimoniali derivanti dall’applicazione dell’articolo 49 del D.L. n. 66/2014, il quale ha disposto un’attività di riaccertamento straordinario dei residui esistenti alla data del 31 dicembre 2013 a cura delle Amministrazioni centrali dello Stato e degli Uffici centrali del bilancio.

Come già anticipato al capitolo 4 della sezione del dossier relativo al Rendiconto, si ricorda che l’articolo 49 del D.L. n. 66/2014 prevede un programma straordinario di riaccertamento della consistenza dei residui passivi iscritti nel bilancio dello Stato e della sussistenza delle partite debitorie iscritte nel conto del patrimonio dello Stato in corrispondenza di residui andati in perenzione, esistenti alla data del 31 dicembre 2013, ai fini della verifica della sussistenza dei presupposti giuridici dell’obbligazione sottostante, che ne giustificano la permanenza, rispettivamente, nel conto del bilancio e nel conto del Patrimonio.

In esito a tale rilevazione, si provvede alla eliminazione dei residui passivi di bilancio e dei residui passivi perenti corrispondenti a somme non più esigibili, essendone venuti meno i presupposti giuridici dell’obbligazione sottostante, e alla reiscrizione in bilancio delle somme corrispondenti alle partite così individuate vengano, ai fini del loro utilizzo successivo per altre finalità. A tal fine, si prevede che tali somme confluiscano, secondo specifiche modalità, in appositi fondi di bilancio da istituire, con la legge di bilancio 2015-2017, negli stati di previsione dei Ministeri interessati, per il finanziamento di nuovi programmi di spesa. Il meccanismo introdotto dall’articolo 49 è pertanto finalizzato, in sostanza, proprio a consentire l’iscrizione di nuovi stanziamenti in bilancio a fronte di cancellazione di partite residue.

 

 


Appendice

 


 

Tavola I – Evoluzione della spesa finale dei singoli stati di previsione ed incidenza percentuale sul bilancio dello Stato

(competenza – milioni di euro – dati al lordo delle regolazioni debitorie e contabili)

 

STATO DI PREVISIONE

RENDICONTO 2013

RENDICONTO 2014

RENDICONTO 2015

BILANCIO 2016

ASSESTATO 2016

Previsioni Definitive

Consuntivo

%

Previsioni Definitive

Consuntivo

%

Previsioni Definitive

Consuntivo

%

Legge Bilancio

%

ddl assestato

%

Economia e finanze

344.422

326.986

56,2

365.981

349.983

58,0

355.442

342.555

56,1

357.733

59,0

354.482

58,5

Sviluppo economico

13.358

13.328

2,3

11.485

10.864

1,8

5.808

5.788

0,9

4.545

0,8

5.283

0,9

Lavoro e politiche sociali

111.694

111.576

19,2

117.859

117.796

19,5

131.696

131.634

21,5

118.021

19,5

118.215

19,5

Giustizia

8.012

7.830

1,3

7.889

7.703

1,3

8.177

8.127

1,3

7.743

1,3

7.916

1,3

Affari esteri

2.092

1.967

0,3

2.054

1.958

0,3

2.616

2.537

0,4

2.289

0,4

2.393

0,4

Istruzione, università e ricerca

52.999

53.319

9,2

52.793

52.628

8,7

53.250

53.486

8,8

55.018

9,1

55.482

9,2

Interno

26.094

25.853

4,4

22.203

21.906

3,6

26.717

26.540

4,3

21.375

3,5

22.144

3,7

Ambiente, tutela territorio e mare

650

630

0,1

885

864

0,1

1.030

1.013

0,2

764

0,1

821

0,1

Infrastrutture e trasporti

13.811

13.703

2,4

13.768

13.582

2,3

13.880

13.675

2,2

13.808

2,3

14.103

2,3

Difesa

22.192

22.169

3,8

21.052

21.027

3,5

20.952

20.672

3,4

19.982

3,3

20.297

3,4

Politiche agricole

1.546

1.525

0,3

1.351

1.322

0,2

1.434

1.389

0,2

1.230

0,2

1.271

0,2

Beni e attività culturali

1.658

1.620

0,3

1.900

1.843

0,3

1.639

1.644

0,3

2.085

0,3

2.113

0,3

Salute

1.517

1.505

0,3

1.548

1.549

0,3

2.067

2.050

0,3

1.234

0,2

1.256

0,2

Totale spese finali

600.043

582.010

100

620.768

603.025

100

624.708

611.111

100,0

605.828

100,0

605.775

100,0

 


Tavola II – Evoluzione della spesa finale per categorie ed incidenza percentuale sul bilancio dello Stato

(competenza – milioni di euro – dati al lordo delle regolazioni debitorie e contabili)

CATEGORIE

RENDICONTO 2013

RENDICONTO 2014

RENDICONTO 2015

BILANCIO 2016

ASSESTATO 2016

Previsioni Definitive

Consuntivo

%

Previsioni Definitive

Consuntivo

%

Previsioni Definitive

Consuntivo

%

Legge Bilancio

%

ddl assestato

%

Redditi da lavoro dipendente

87.922

87.206

15,0

87.417

86.538

14,4

87.432

86.966

14,2

88.938

14,7

90.043

14,9

Consumi intermedi

12.761

12.183

2,1

12.639

12.284

2,0

13.260

12.866

2,1

11.428

1,9

11.950

2,0

Imposte pagate sulla produzione

4.730

4.706

0,8

4.707

4.659

0,8

4.748

4.718

0,8

4.764

0,8

4.903

0,8

Trasferimenti correnti alle P.A..

244.234

243.493

41,8

252.207

250.612

41,6

271.467

271.213

44,4

253.934

41,9

257.554

42,5

Trasferimenti correnti a famiglie e istituzioni sociali private

4.394

4.228

0,7

10.449

10.330

1,7

14.025

13.800

2,3

13.895

2,3

13.957

2,3

Trasferimenti correnti a imprese

6.640

5.790

1,0

6.069

5.521

0,9

7.782

7.670

1,3

6.526

1,1

6.548

1,1

Trasferimenti all'estero

1.778

1.703

0,3

1.836

1.755

0,3

1.908

1.860

0,3

1.394

0,2

1.395

0,2

Risorse proprie UE

18.600

17.622

3,0

18.000

17.659

2,9

17.900

16.785

2,7

19.200

3,2

19.100

3,2

Interessi passivi e redditi da capitale

89.883

81.869

14,1

90.792

81.073

13,4

80.857

74.523

12,2

84.157

13,9

79.481

13,1

Poste correttive e compensative

54.938

50.483

8,7

55.986

54.182

9,0

79.330

77.571

12,7

73.305

12,1

70.272

11,6

Ammortamenti

1.024

300

0,1

1.081

357

0,1

946

365

0,1

976

0,2

990

0,2

Altre uscite correnti

1.859

1.253

0,2

2.048

1.225

0,2

2.737

1.464

0,2

7.352

1,2

8.705

1,4

Totale spese correnti

528.763

510.835

87,8

543.231

526.195

87,3

582.392

569.801

93,2

565.870

93,4

564.896

93,3

Invest. fissi lordi e acquisti terreni

6.551

6.541

1,1

5.536

5.527

0,9

5.601

5.417

0,9

3.849

0,6

4.075

0,7

Contributi agli investimenti ad A.P.

13.873

13.862

2,4

13.537

13.517

2,2

21.464

20.750

3,4

16.873

2,8

16.964

2,8

Contributi investimenti ad imprese

11.217

11.148

1,9

10.371

10.345

1,7

9.415

9.365

1,5

9.788

1,6

10.319

1,7

Contributi agli investimenti a famiglie e istituzioni sociali private

54

54

0,0

253

252

0,0

245

240

0,0

163

0,0

169

0,0

Contributi agli investimenti a estero

770

769

0,1

643

641

0,1

664

664

0,1

489

0,1

491

0,1

Altri trasferimenti in conto capitale

11.851

11.838

2,0

10.268

9.620

1,6

3.427

3.374

0,6

7.539

1,2

7.063

1,2

Acquisizioni di attività finanziarie

26.964

26.964

4,6

36.929

36.928

6,1

1.500

1.499

0,2

1.257

0,2

1.798

0,3

Totale spese conto capitale

71.280

71.175

12,2

77.537

76.830

12,7

42.316

41.309

6,8

39.957

6,6

40.879

6,7

Totale spese finali

600.043

582.010

100

620.768

603.025

100

624.708

611.110

100,0

605.828

100,0

605.775

100,0


Tavola III – Andamento delle Missioni ed incidenza percentuale sulle spese complessive
del bilancio dello Stato

(competenza – milioni di euro – dati al lordo delle regolazioni debitorie e contabili)

MISSIONI

RENDICONTO 2013

RENDICONTO 2014

RENDICONTO 2015

BILANCIO 2016

ASSESTATO 2016

Previsioni Definitive

Consuntivo

%

Previsioni Definitive

Consuntivo

%

Previsioni Definitive

Consuntivo

%

Legge Bilancio

%

ddl assestato

%

1 - Organi costituzionali

2.813

2.807

0,4

2.781

2.776

0,3

2.681

2.681

0,3

2.703

0,3

2.695

0,3

2 - Amministrazione generale territorio

560

516

0,1

537

547

0,1

597

581

0,1

559

0,1

571

0,1

3 - Relazioni autonomie territoriali

123.959

123.736

16,4

131.489

130.182

16,1

115.591

115.455

14,0

109.813

13,3

114.386

13,9

4 - L'Italia in Europa e nel mondo

29.219

28.071

3,7

26.284

25.795

3,2

25.904

24.704

3,0

26.289

3,2

26.216

3,2

5 - Difesa e sicurezza del territorio

21.878

21.865

2,9

20.794

20.771

2,6

20.470

20.228

2,4

19.941

2,4

20.304

2,5

6 - Giustizia

8.164

7.981

1,1

8.044

7.857

1,0

8.320

8.268

1,0

7.789

0,9

7.968

1,0

7 - Ordine pubblico e sicurezza

10.976

10.743

1,4

11.073

10.861

1,3

11.446

11.237

1,4

10.539

1,3

10.930

1,3

8 - Soccorso civile

4.988

4.839

0,6

5.149

5.041

0,6

4.320

4.210

0,5

3.993

0,5

4.020

0,5

9 - Agricoltura e pesca

1.135

1.126

0,1

952

948

0,1

1.015

1.010

0,1

818

0,1

848

0,1

10 - Energia e fonti energetiche

10

9

0,0

287

287

0,0

660

656

0,1

241

0,0

241

0,0

11 - Competitività e sviluppo imprese

6.323

6.108

0,8

12.187

12.055

1,5

17.165

17.070

2,1

17.783

2,2

18.806

2,3

12 - Regolazione dei mercati

65

64

0,0

27

27

0,0

40

39

0,0

12

0,0

35

0,0

13 – Diritto alla mobilità

13.961

13.890

1,8

12.590

12.461

1,5

11.711

11.644

1,4

11.000

1,3

11.067

1,3

14 - Infrastrutture pubbliche e logistica

4.782

4.777

0,6

5.093

5.087

0,6

4.900

4.849

0,6

5.704

0,7

5.868

0,7

15 - Comunicazioni

1.169

1.119

0,1

1.436

1.414

0,2

1.071

1.069

0,1

603

0,1

610

0,1

16 - Commercio internazionale

175

173

0,0

163

162

0,0

263

262

0,0

219

0,0

220

0,0

17 - Ricerca ed innovazione

3.696

3.693

0,5

3.130

3.121

0,4

2.869

2.848

0,3

2.687

0,3

2.760

0,3

18 - Sviluppo sostenibile

788

771

0,1

1.023

999

0,1

1.322

1.294

0,2

907

0,1

966

0,1

19 - Casa e assetto urbanistico

598

598

0,1

830

830

0,1

1.873

1.854

0,2

2.167

0,3

2.238

0,3

20 - Tutela della salute

978

969

0,1

1.035

1.039

0,1

1.633

1.619

0,2

926

0,1

934

0,1

21 - Tutela beni culturali

1.588

1.557

0,2

1.660

1.607

0,2

1.592

1.596

0,2

1.867

0,2

1.891

0,2

22 - Istruzione scolastica

42.130

42.456

5,6

42.455

42.304

5,2

43.116

43.361

5,2

44.799

5,4

45.241

5,5

23 - Istruzione universitaria

7.792

7.785

1,0

7.883

7.872

1,0

7.780

7.774

0,9

7.851

1,0

7.862

1,0

24 - Diritti sociali e solidarietà sociale

32.554

32.214

4,3

33.608

33.343

4,1

34.889

34.686

4,2

35.322

4,3

35.275

4,3

25 - Politiche previdenziali

88.423

88.185

11,7

93.066

92.998

11,5

106.073

105.984

12,8

91.403

11,1

87.409

10,6

26 - Politiche per il lavoro

9.138

9.101

1,2

10.113

10.066

1,2

10.589

10.537

1,3

9.976

1,2

14.142

1,7

27 - Immigrazione

1.698

1.676

0,2

2.390

2.384

0,3

2.279

2.277

0,3

2.406

0,3

2.451

0,3

28 - Sviluppo e riequilibrio territoriale

8.139

8.130

1,1

5.985

5.392

0,7

6.012

5.338

0,6

2.833

0,3

2.733

0,3

29 - Politiche finanziarie e di bilancio

77.651

71.237

9,5

82.336

79.413

9,8

93.126

90.945

11,0

89.908

10,9

88.216

10,7

30 - Giovani e sport

635

634

0,1

698

698

0,1

688

687

0,1

641

0,1

691

0,1

31 - Turismo

30

30

0,0

199

199

0,0

29

30

0,0

41

0,0

46

0,0

32 - Servizi generali amministrazioni

1.791

1.697

0,2

1.716

1.637

0,2

1.843

1.759

0,2

1.498

0,2

1.578

0,2

33 - Fondi da ripartire

2.700

1.340

0,2

3.705

2.181

0,3

3.392

1.433

0,2

9.720

1,2

8.363

1,0

34 – Debito pubblico

289.029

253.084

33,6

316.939

288.232

35,6

312.511

288.645

34,9

301.354

36,6

293.668

35,8

TOTALE SPESE COMPLESSIVE

799.535

752.983

100

847.658

810.587

100,0

857.770

826.630

100,0

824.313

100,0

821.247

100,0

 


 

Tavola IV – Andamento delle principali imposte e loro incidenza percentuale sulle entrate tributarie

     (competenza – milioni di euro – dati al lordo delle regolazioni debitorie e contabili)

Entrate tributarie

RENDICONTO 2013

RENDICONTO 2014

RENDICONTO 2015

BILANCIO 2016

ASSESTATO 2016

 

Previsioni Definitive

Consuntivo

%

Previsioni Definitive

Consuntivo

%

Previsioni Definitive

Consuntivo

%

Legge Bilancio

%

ddl assestato

%

Entrate tributarie di cui:

470.025

464.884

 

478.538

460.253

 

478.138

477.178

100,0

491.750

100,0

487.606

100,0

Entrate ricorrenti:

462.035

455.874

98,1

469.348

451.574

98,1

474.978

474.599

99,5

487.656

99,2

482.090

98,9

1 - Redditi

185.023

175.119

37,7

185.450

175.425

38,1

187.110

187.622

39,3

189.356

38,5

189.306

38,8

2 - Reddito delle società

49.528

48.333

10,4

50.451

40.098

8,7

40.492

40.965

8,6

44.191

9,0

43.816

9,0

3 - Imposte sostitutive

13.861

16.914

3,6

18.034

16.824

3,7

20.131

20.538

4,3

22.055

4,5

19.202

3,9

4 - Altre imposte dirette

4.527

4.852

1,0

4.042

4.539

1,0

9.377

8.549

1,8

7.919

1,6

7.952

1,6

5 - Iva

127.127

131.129

28,2

128.292

134.826

29,3

136.466

139.120

29,2

141.241

28,7

141.219

29,0

6 - Registro, bollo e sostitutive

14.785

12.342

2,7

14.628

12.705

2,8

13.000

12.155

2,5

12.945

2,6

12.145

2,5

7 - Accisa e imposta erariale sugli oli minerali

26.008

26.452

5,7

27.373

26.215

5,7

26.318

26.185

5,5

26.529

5,4

26.671

5,5

8 - Accisa e imposta erariale su altri prodotti

8.169

8.638

1,9

8.631

9.106

2,0

8.272

7.120

1,5

8.565

1,7

7.258

1,5

9 - Imposte sui generi di monopolio

10.925

10.373

2,2

10.734

10.369

2,3

10.580

10.715

2,2

10.893

2,2

10.960

2,2

10 - Lotto

6.331

6.090

1,3

6.331

6.364

1,4

7.200

6.793

1,4

7.200

1,5

8.000

1,6

11 - Imposte gravanti sui giochi

4.117

4.354

0,9

4.249

4.465

1,0

5.007

4.344

0,9

5.863

1,2

5.674

1,2

12 - Lotterie ed altri giochi

595

491

0,1

480

431

0,1

503

371

0,1

508

0,1

371

0,1

13 -Altre imposte indirette

11.039

10.785

2,3

10.654

10.209

2,2

10.521

10.122

2,1

10.391

2,1

9.516

2,0

Entrate non ricorrenti:

7.990

9.011

1,9

9.190

8.679

1,9

3.160

2.578

0,5

4.093

0,8

5.515

1,1

1 - Imposte sostitutive

1.379

3.161

0,7

3.726

3.629

0,8

1.075

896

0,2

804

0,2

770

0,2

2 - Altre imposte dirette

4.926

4.033

0,9

4.740

4.087

0,9

1.203

497

0,1

2.306

0,5

3.690

0,8

3 - Condoni dirette

124

221

0,0

101

263

0,1

256

396

0,1

256

0,1

341

0,1

4 - Altre imposte indirette

1.560

1.549

0,3

623

657

0,1

591

754

0,2

693

0,1

678

0,1

5 - Condoni indiretti

1

46

0,0

-

43

0,0

35

35

0,0

35

0,0

36

0,0

 

 



 



[1]     Comprensive delle somme versate, rimaste da versare e rimaste da riscuotere.

[2]     Comprensive delle somme pagate e delle quelle rimaste da pagare.

[3]     Previsto dall’articolo 28, comma 4, della legge n. 196/2009.

[4]     Nell’allegato è specificato, per ciascun decreto di prelevamento, la missione ed il programma, nonché l’amministrazione di pertinenza e la specifica finalità a motivo del prelievo.

[5]     L'articolo 7 del D.Lgs. n. 90/2016 aggiunge alla legge di contabilità due articoli (44-bis e 44-ter) le cui disposizioni sono volte al perfezionamento del raccordo tra le autorizzazioni di cassa del bilancio dello Stato e la gestione di tesoreria, da attuarsi da un lato attraverso il rafforzamento del contenuto informativo delle informazioni contabili e l'integrazione dei due sistemi, e dall'altro tramite la riconduzione all'interno del bilancio dello Stato delle gestioni contabili operanti a valere su contabilità speciali o conti correnti di tesoreria, che verranno ridotte nel numero e nell'entità complessiva. In particolare, con l'introduzione dell'articolo 44-bis si rivedono i contenuti del Conto riassuntivo del Tesoro, a partire da quello elaborato con riferimento al mese di gennaio 2017, e se ne prevede la pubblicazione sul sito istituzionale del Ministero dell'Economia e delle Finanze. I commi 2 e 3 riguardano l'integrazione contabile, tra bilancio e tesoreria, in quanto stabiliscono che il Conto riassuntivo del Tesoro costituisce la rendicontazione mensile delle riscossioni e dei pagamenti relativi al servizio di tesoreria statale, riguardante sia la gestione del bilancio dello Stato sia quella della tesoreria statale.

[6]     ISTAT, Comunicato PIL e Indebitamento AP del 1° marzo 2016.

[7]    http://www.istat.it/it/archivio/185151 .

[8]     La regolazione contabile è lo strumento per ricondurre in bilancio un’operazione gestionale che ha già manifestato il suo impatto sull’economia. Ciò in particolare per quel tipo di regolazioni concernenti i rapporti tra bilancio e tesoreria, qualora, ad esempio, si renda necessaria una anticipazione da parte di quest’ultima, cui consegue un debito del bilancio nei confronti della tesoreria medesima che deve essere, per l’appunto, “regolato” successivamente. Ulteriori tipologie di regolazioni sono di natura debitoria (ad esempio, ripiani di disavanzi della ASL, accantonamenti per estinguere debiti pregressi ed altro), ovvero concernono i rimborsi di imposte pregressi. La contabilizzazione di tali operazioni nei diversi saldi finanziari (saldo di competenza, fabbisogno ed indebitamento) dipendono dalla tipologia e dalle specifiche caratteristiche delle regolazioni.

[9]     Cfr. CORTE DEI CONTI, SS.RR. Relazione sul rendiconto generale dello Stato, Volume I, pagina 20.

[10]    Si ricorda che la disciplina sui termini di perenzione dei residui passivi, contenuta nell’articolo 36 del regio decreto n. 2440 del 1923, da ultimo modificata dall’articolo 10, comma 8, del D.L. n. 98/2011 (Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria), ha equiparato i termini di perenzione dei residui passivi relativi alle spese in conto capitale a quelli già previsti dal regio decreto per i residui delle spese di parte corrente, riducendoli da tre a due anni. Si ricorda che il termine di perenzione amministrativa dei residui passivi propri di conto capitale era già stato ridotto da sette a tre anni dall’articolo 3, comma 39, della legge finanziaria 2008 (legge n. 244/2007).

[11]    La perenzione amministrativa è un istituto della contabilità pubblica, secondo il quale i residui passivi che non vengono pagati entro un certo tempo a partire dall'esercizio cui si riferiscono vengono eliminati dalle scritture dello Stato. Le somme eliminate possono però riprodursi in bilancio, con riassegnazione ai pertinenti capitoli degli esercizi successivi con prelevamento dall'apposito Fondo speciale per la riassegnazione dei residui perenti delle spese, istituito nello stato di previsione del Ministero dell'economia, qualora il creditore ne richieda il pagamento (purché non sia trascorso il periodo di «prescrizione» giuridica del suo diritto). Quella della perenzione è, dunque, un istituto amministrativo che non arreca alcun danno al creditore in quale, anche se è avvenuta la cancellazione dell'importo dovutogli, può avanzare richiesta di pagamento provocando la reinscrizione in bilancio del suo credito.

[12]    Contenuta nell’articolo 36 del regio decreto n. 2440 del 1923, come, da ultimo, modificato dall’articolo 1, comma 33-bis, del D.L. n. 138/2011 (legge n. 148/2011).

[13]    L'aumento è stato del 14,4 per cento nel 2007, del 30 per cento nel 2008, del 18,4 per cento nel 2009, del 22,4 per cento nel 2010, del 14,88 per cento nel 2012, del 13,81 per cento nel 2013.

[14]    Il D.Lgs. n. 279 del 1997 prevede la presentazione del conto generale del patrimonio sulla base di una classificazione di tipo economico raccordata a quella di cui al SEC '95.

[15]    Cfr. Prospetto I.1 del Conto generale del patrimonio dello Stato per l'anno 2015.

[16]    Ministro dell'economia e delle finanze, Rendiconto generale dello Stato 2014, Conto Generale del Patrimonio dello Stato, Prospetto II.5.

[17]    Ibidem, Prospetto II.13.

[18]    Ibidem, Prospetto II.20.A e seguenti e Prospetto II.21.

[19]    Corte dei conti, Referto sul Rendiconto Generale dello Stato 2015, Volume III.

[20]    Tuttavia segnala che è in corso l’istruttoria relativamente a n. 2 ordinativi di pagamento, per i quali le Amministrazioni interpellate non hanno fatto pervenire, alla data del giudizio di parificazione, gli elementi di risposta richiesti. Su tali titoli di spesa la Corte si è riservata una valutazione della regolarità amministrativa e contabile dei procedimenti presupposti all’esito delle verifiche.

[21]    Inoltre, una fonte di sicura discordanza, ad avviso dei rappresentanti delle Amministrazioni predette, è certamente quella degli esiti del contenzioso, che non trovano un riflesso diretto sulla contabilizzazione dei residui, proprio perché il sistema informativo delle Commissioni tributarie non è stato costruito in modo da poter colloquiare con il sistema informativo della RGS. Cfr. Relazione sul rendiconto generale dello Stato 2015, volume III, pag.22.

[22]    Cfr. Corte dei conti, Relazione sul rendiconto generale dello Stato 2015, volume I.

[23]    Assestamento del bilancio di previsione e Budget rivisto per l'anno finanziario 2016”.

[24]    Si ricorda che a fronte di consistenti riduzioni delle dotazioni finanziarie delle missioni di spesa operate a decorrere dal 2011, il citato D.L. n. 78/2010 ha previsto che con il disegno di legge di bilancio possano essere rimodulate, le dotazioni finanziarie “tra le missioni” di ciascun stato di previsione della spesa (laddove l’articolo 23 della legge di contabilità riconosce tale facoltà solo nell’ambito di un singolo programma o fra programmi della stessa missione). Tale facoltà può essere esercitata solo per motivate esigenze ed entro i seguenti limiti:

§  esclusivamente con riferimento alle spese rimodulabili, riconducibili a quelle disposte da fattori legislativi e di adeguamento al fabbisogno;

§  nel rispetto dell’invarianza degli effetti sui saldi di finanza pubblica;

§  con preclusione per l’utilizzo di stanziamenti in conto capitale per finanziare spese correnti.

[25]    Circolare n. 17/2011, “Circolare esplicativa sulle regole di flessibilità del bilancio dello Stato introdotte dalla legge 31 dicembre 2009, n. 196, concernente la “Legge di contabilità e finanza pubblica”, come modificata dalla legge 7 aprile 2011, n. 39

(*)   Le Previsioni assestate complessive sono date dalla legislazione vigente (previsioni iniziali + atti inclusi) + le proposte del presente provvedimento di assestamento.

[26]    Con riferimento alla perdita di gettito relativa alle entrate tributarie, la Relazione evidenzia gli effetti derivanti dall’adozione del D.L. n. 18/2016, concernente la riforma delle banche di credito cooperativo, che avrebbe determinato, all’articolo 16, commi 4 e 5, una riduzione delle imposte indirette (in particolare, imposta di registro, ipotecaria e catastale) di oltre 220 milioni, nonché del D.L. n. 210/2015, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative, che determinerebbe, all’articolo 10, commi 2-ter-2-sexies, una riduzione di 3 milioni per l’imposta sul valore aggiunto riscossa a mezzo ruoli a seguito dell'estinzione delle controversie pendenti sulla detrazione di imposta assolta sugli acquisti di beni e servizi dagli organismi di formazione professionale.

[27]    Si ricordano, su tale aspetto, le disposizioni recate dalla legge di stabilità 2015, che, all’articolo 1, comma 390, della legge n. 190/2014, è intervenuta in ordine alla remunerazione dei conti correnti aperti presso la Tesoreria centrale dello Stato, stabilendo che gli stessi non sono produttivi di interessi, ad eccezione di alcuni specifici conti elencati in un apposito allegato alla legge di stabilità medesima (Cassa Depositi e Prestiti- Gestione separata; Poste Italiane spa – Bancoposta (conti correnti e soggetti privati); Poste Italiane spa – Bancoposta (conti correnti e soggetti pubblici); Regione Abruzzo – Programma IPA).

[28]    Per effetto delle perenzioni, delle variazioni in diminuzione, delle economie e dei pagamenti effettuati nel corso dell’anno.

[29]    Con riferimento alle spese complessive del bilancio dello Stato, i residui passivi sono risultati pari a 113.254 milioni di euro, come analizzato nella parte I del dossier, cap. 4.2, pag. 25.

[30]    Si ricorda che a seguito delle modifiche apportate dall’art. 10, comma 8, D.L. 15 luglio 2011, n. 98 al regio decreto n. 2440/1923, già a partire dal 2011 i residui propri in conto capitale sono mantenuti in bilancio soltanto per due anni successivi all’esercizio in cui è stato iscritto il corrispondente stanziamento.

[31]    Si veda la Parte I del presente Dossier, paragrafo 4.