Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Ufficio Rapporti con l'Unione Europea
Titolo: Audizione del Commissario europeo per l'Unione della sicurezza, Julian King, sulle iniziative adottate dalla Commissione europea in materia di lotta al terrorismo e sicurezza - 20 ottobre 2016
Serie: Documentazione per le Commissioni - Audizioni e incontri con rappresentanti dell'UE    Numero: 41
Data: 19/10/2016

        

 

 

Documentazione per le Commissioni

audizioni e incontri in ambito ue

 

 

 

Audizione del Commissario europeo per l’Unione della sicurezza, Julian King, sulle iniziative adottate dalla Commissione europea in materia di lotta al terrorismo e sicurezza

Roma, 20 ottobre 2016

 

 

 

 

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INDICE

Schede di lettura  1

Le competenze del Commissario alla sicurezza  3

Il programma del Commissario   4

Le dimensioni del fenomeno terroristico nell’UE: i dati di Europol  5

L’aumento degli attentati 5

Il fenomeno dei foreign fighters  7

Il coordinatore antiterrorismo UE  9

Le risorse UE in materia di sicurezza  11

L’Agenda europea per la sicurezza e le successive comunicazioni della Commissione europea  13

L’Unione della sicurezza  13

Europol  21

 


 



Schede di lettura




Le competenze del Commissario alla sicurezza

Il 19 settembre 2016 il Consiglio, di comune accordo con il Presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, ha nominato Julian King nuovo commissario per l'Unione della sicurezza. La nomina si applica per la restante durata dell'attuale mandato della Commissione, vale a dire fino al 31 ottobre 2019.

Cittadino britannico, Julian King è stato ambasciatore del Regno Unito in Francia dal gennaio 2016. Sostituisce Jonathan Hill, che ha rassegnato le dimissioni il 25 giugno 2016 a seguito dell’esito del referendum sulla Brexit.

Le competenze assegnate al Commissario sono:

·    assicurare la rapida attuazione si una effettiva e sostenibile Unione della sicurezza;

·    rafforzare l’attività comune di contrasto al terrorismo e al crimine organizzato;

·    potenziare la risposta alla radicalizzazione, aumentando gli sforzi nel contrasto alla propaganda e al discorso di odio diffuso mediante Internet;

·    potenziare lo scambio di intelligence, in particolare affidando un ruolo più importante alle Agenzie UE;

·    rafforzare la capacità di protezione delle infrastrutture critiche e dei cosiddetti soft target (bersagli facili);

·    contrastare il cybercrime in particolare mediante il ricorso all’intelligence digitale;

·    assicurare che le attività di ricerca in materia di sicurezza finanziate dall’UE corrispondano alle esigenze degli operatori del settore.

Nella lettera di incarico del 2 agosto 2016, il Presidente della Commissione europea Juncker precisa che il Commissario per l’Unione della sicurezza lavorerà sotto la guida del Primo Vicepresidente Frans Timmermans. Inoltre, la designazione del Commissario King è stata adottata ferme restando le competenze del Commissario Dimitris Avramopoulos alla migrazione, affari interni e cittadinanza, con il quale secondo la lettera di incarico il nuovo Commissario dovrà cooperare.

Il Commissario per l’Unione della sicurezza sarà supportato da una task force composta da esperti di vari servizi della Commissione, supervisionati dal Direttore generale per gli affari interni. Il Commissario è altresì invitato a riferire almeno una volta al mese al collegio dei Commissari sui progressi nella realizzazione dell’Unione della sicurezza.

Il programma del Commissario

Nell’ambito dell’audizione presso il Parlamento europeo svoltasi il 15 settembre 2016 il Commissario ha dichiarato di volere seguire quale tabella di marcia la comunicazione della Commissione dell'aprile 2016 dal titolo "Attuare l'Agenda europea sulla sicurezza per combattere il terrorismo e preparare il terreno per l'Unione della sicurezza" (vedi infra).

In particolare il Commissario intende concentrarsi sulla realizzazione di misure operative concrete nei settori della sicurezza seguendo modalità che rispettino e promuovano i diritti fondamentali.

Le priorità nella lotta comune contro il terrorismo dovranno  essere il contrasto alle fonti di finanziamento, la prevenzione della radicalizzazione e il contrasto alla propaganda terroristica e l'incitamento all'odio.

Secondo il Commissario occorrerà un rapido accordo sulla proposta di direttiva sulla lotta contro il terrorismo per potere affrontare efficacemente l'evoluzione della minaccia terroristica, in particolare fornendo un quadro utile a reagire alla minaccia dei combattenti terroristi stranieri. È inoltre necessario ridurre l'accesso dei terroristi alle armi da fuoco e agli esplosivi. Secondo il Commissario le competenti agenzie dell'UE, in particolare Europol, devono svolgere un ruolo più incisivo, collaborare meglio e sostenere in modo più efficace le autorità nazionali nelle loro operazioni contro i terroristi e la criminalità organizzata

Le dimensioni del fenomeno terroristico nell’UE: i dati di Europol

L’aumento degli attentati

Gli attentati di Parigi (7 gennaio e 13 novembre 2015), Bruxelles e Nizza (2016), che hanno causato la morte di oltre 250 persone, hanno confermato il preoccupante trend degli ultimi anni per quanto riguarda il fenomeno terroristico, specie quello di matrice jihadista, nell’Unione europea.

In particolare, secondo la Relazione sulla situazione e sulle tendenze del terrorismo nell'Unione europea (TE-SAT) pubblicata da Europol nel luglio 2016, nel 2015 si sono registrati 211 attentati, che hanno provocato la morte di 151 persone e il ferimento di 360.

Nello stesso anno per ragioni di terrorismo sono state arrestate 1.077 persone, circa il 25 per cento in più rispetto all’anno precedente.

Di seguito il trend degli ultimi anni relativo al numero degli attentati terroristici in Europa (non esclusivamente di matrice jihadista) e degli arresti per ragioni di terrorismo.

 

 

Più dettagliatamente, il numero di attacchi terroristici jihadisti è significativamente cresciuto da 4 nel 2014 a 17 nel 2015, mentre gli arresti di sospetti fondamentalisti islamici sono passati dai 395 nel 2014 ai 687 nel 2015.

Di seguito il trend degli ultimi anni per quanto riguarda gli arresti dei sospettati di terrorismo islamico: Fonte Europol

Di seguito gli arresti dei sospettati di terrorismo islamico distribuiti per Stato membro: Fonte Europol

 

Il fenomeno dei foreign fighters

Secondo gli studi più attendibili, utilizzati anche dal Parlamento europeo, nel 2015 il numero complessivo dei combattenti stranieri in Siria e Iraq è tra i 27 e i 30 mila.

In particolare, Europol ritiene che i foreign fighters provenienti dall’UE siano oltre 5 mila, numero che sarebbe raddoppiato rispetto a giugno 2014.

La maggior parte dei foreign fighters di origine UE provengono da quattro Stati membri: Francia, Regno Unito, Germania e Belgio.

Secondo la Commissione europea, circa il 30 per cento dei foreign fighters partiti dall’UE hanno fatto ritorno nei Paesi di origine. Combattenti stranieri di ritorno sono stati collegati agli attentati terroristici del 2015 e del 2016. Alcuni combattenti stranieri avrebbero ricevuto l'incarico di ritornare in Europa per perpetrare attentati, diffondere la propaganda del Daesh/Isis e radicalizzare e reclutare altre persone.


 


 

Il coordinatore antiterrorismo UE

A seguito degli attentati terroristici dell'11 marzo 2004 a Madrid, il Consiglio europeo ha adottato una dichiarazione sulla lotta al terrorismo. Tra le misure contenute in tale dichiarazione c'è l'istituzione della figura di coordinatore antiterrorismo.

Il 19 settembre 2007 Javier Solana, all'epoca Alto rappresentante dell'UE per la politica estera e di sicurezza comune, ha nominato Gilles de Kerchove coordinatore antiterrorismo dell'UE.

In tale veste egli è incaricato di:

·       coordinare i lavori del Consiglio nella lotta al terrorismo;

·       presentare raccomandazioni politiche e proporre al Consiglio settori prioritari d'azione, basandosi sull'analisi della minaccia e sui rapporti stilati dal Centro dell'UE di analisi dell'intelligence e da Europol;

·       monitorare da vicino l'attuazione della strategia antiterrorismo dell'UE;

·       mantenere una visione d'insieme di tutti gli strumenti a disposizione dell'Unione europea per riferire periodicamente al Consiglio ed assicurare l'efficace follow-up delle decisioni del Consiglio;

·       coordinarsi con i competenti organi preparatori del Consiglio, la Commissione e il SEAE e metterli al corrente delle sue attività;

·       assicurare che l'UE svolga un ruolo attivo nella lotta al terrorismo;

·       migliorare la comunicazione tra l'UE e i paesi terzi in questo ambito.


 


 

Le risorse UE in materia di sicurezza

Il Fondo sicurezza interna dell’Unione europea stabilito per il periodo 2014-20 prevede lo stanziamento di 3,8 miliardi d euro in sette anni.

Il Fondo sostiene

·       l’attuazione della Strategia di sicurezza interna;

·       la cooperazione per quanto riguarda le attività di contrasto al crimine;

·       la gestione delle frontiere esterne.

Il Fondo si articola in due canali principali: il Fondo ISF Frontiere e visti e il Fondo ISF Polizia.

A quest’ultimo è assegnata una dotazione di circa un miliardo di euro.

Nell’ambito del Fondo ISF Polizia l’Italia riceve per l’attuazione dei programmi nazionali in materia di polizia circa 57 milioni di euro.

Si segnala inoltre che l’Unione europea ha previsto risorse per la ricerca e innovazione volte alla protezione dei cittadini della società e della economia nell’ambito del Programma Horizon 2020. In particolare il Programma EU Research and Innovation programme 2014- 2020 prevede un budget di 1,7 miliardi di euro per la protezione della libertà e della sicurezza dei cittadini, di cui il 75 per cento sarà gestito dalla DG Affari interni della Commissione europea.


 


 

L’Agenda europea per la sicurezza e le successive comunicazioni della Commissione europea

Presentata dalla Commissione europea nell’aprile del 2015, l’Agenda ha definito la strategia dell'Unione per affrontare le minacce alla sicurezza interna nel periodo 2015-2020.

Il documento, in sintesi, individua nel terrorismo e la radicalizzazione, la criminalità organizzata e la criminalità informatica le principali minacce con cui l’Europa deve confrontarsi. La comunicazione enuclea una serie di azioni a livello europeo e nazionale da attuare attorno alle seguenti priorità:

·        facilitare lo scambio d'informazioni tra le autorità di contrasto e le agenzie dell'UE;

·        aumentare la cooperazione operativa di polizia;

·        promuovere la formazione e il cofinanziamento per la sicurezza a livello dell'UE.

Secondo l’Agenda, l’Unione europea, nel combattere il terrorismo e le altre minacce alla sicurezza, deve basarsi sui valori democratici comuni agli Stati membri, considerando la sicurezza e il rispetto dei diritti fondamentali come finalità non in conflitto tra loro, ma obiettivi strategici coerenti e complementari.

L’Unione della sicurezza

Con la comunicazione “Attuare l’Agenda europea sulla sicurezza per combattere il terrorismo e preparare il terreno per l’Unione della sicurezza, del 20 aprile 2016, la Commissione europea ha fatto il punto sui progressi compiuti per quanto riguarda l’attuazione dell’Agenda, con particolare riferimento al contributo dell'UE alla lotta contro il terrorismo.

Il documento individua una serie di obiettivi, rispetto ai quali sono indicate le iniziative già completate e quelle da avviare a livello europeo, nonché gli impegni a carico degli Stati membri.

La Commissione europea individua i seguenti obiettivi:

·        contrastare la minaccia rappresentata dai terroristi combattenti stranieri che ritornano in patria;

·        prevenire e combattere la radicalizzazione;

·        punire i terroristi e i loro sostenitori;

·        migliorare lo scambio di informazioni;

·        rafforzare il Centro europeo antiterrorismo;

·        bloccare l'accesso dei terroristi ad armi da fuoco ed esplosivi;

·        impedire ai terroristi di accedere alle fonti di finanziamento;

·        proteggere i cittadini e le infrastrutture critiche;

·        dimensione esterna.

Di seguito una sintetica rassegna delle più importanti iniziative della Commissione europea riguardo ai principali settori di intervento citati nella comunicazione sull’Unione della sicurezza

Combattenti stranieri

L’Unione europea ha affrontato il tema dei viaggi all’estero dei cittadini europei per unirsi alle milizie terroristiche, in particolare in Iraq e Siria, sia arricchendo il quadro penalistico relativo alla fattispecie di terrorismo sia prevedendo una stretta per quanto riguarda i controlli alle frontiere esterne UE, che dovrebbero contemplare i cittadini degli Stati membri.

Per il primo profilo viene in considerazione la proposta di direttiva sulla lotta contro il terrorismo e che sostituisce la decisione quadro del Consiglio 2002/475/GAI sulla lotta contro il terrorismo[1] (COM(2015) 625).

La proposta intende rafforzare il quadro normativo vigente introducendo i reati connessi ai viaggi dei terroristi, alla formazione passiva, al finanziamento, alla fornitura di sostegno materiale di qualsiasi tipo e al favoreggiamento di attività terroristiche. In particolare, la Commissione evidenzia che le disposizioni nazionali di diritto penale dovrebbero essere "più coerenti, globali e allineate" in tutta l'Unione per consentire di prevenire e perseguire efficacemente i reati relativi ai "combattenti terroristi stranieri", senza tuttavia sottovalutare la minaccia posta dal terrorismo endogeno e dagli attentatori isolati radicalizzati.

La proposta contiene inoltre norme riguardanti le vittime del terrorismo, per quanto concerne in particolare le loro specifiche esigenze di protezione, sostegno e assistenza (la direttiva 2012/29/UE[2] stabilisce, infatti, una serie di diritti vincolanti per tutte le vittime di reato, ma non prevede alcuna misura specifica per le vittime del terrorismo).

Per quanto riguarda il profilo relativo ai controlli di frontiera si segnala invece la proposta, presentata dalla Commissione europea il 15 dicembre 2015, recante una modifica mirata del regolamento (CE) n. 562/2006 al fine di rafforzare la sicurezza nello spazio senza controllo alle frontiere interne. Essa intende pertanto imporre l'obbligo per gli Stati membri di effettuare verifiche sistematiche sui beneficiari del diritto alla libera circolazione ai sensi del diritto dell'Unione quando attraversano la frontiera esterna, consultando le banche dati sui documenti smarriti o rubati.

La proposta modifica l'articolo 7 del regolamento (CE) n. 562/2006 introducendo:

·        l'obbligo di effettuare, all'ingresso e all'uscita, verifiche sistematiche sui beneficiari del diritto alla libera circolazione ai sensi del diritto dell'Unione, consultando le pertinenti banche dati (il sistema d'informazione Schengen, la banca dati Interpol sui documenti smarriti o rubati, le banche dati nazionali contenenti informazioni sui documenti di viaggio rubati, smarriti o invalidati) e al fine di accertarsi che tali persone non rappresentino una minaccia per la sicurezza interna, l'ordine pubblico, le relazioni internazionali o la salute pubblica;

·        un rafforzamento della necessità di verificare gli identificatori biometrici integrati nei passaporti e nei documenti di viaggio rilasciati in conformità al regolamento (CE) n. 2252/2004 del Consiglio[3];

·       la possibilità per gli Stati membri, qualora alle frontiere esterne terrestri e marittime la consultazione sistematica delle banche dati per tutti i beneficiari del diritto alla libera circolazione ai sensi del diritto dell'Unione rischi di avere un impatto sproporzionato sul flusso di traffico, di limitarsi a eseguire verifiche mirate nelle banche dati, in base a una valutazione dei rischi connessi con la sicurezza interna, l'ordine pubblico o le relazioni internazionali degli Stati membri o con una minaccia per la salute pubblica;

·        l'eliminazione del margine lasciato agli Stati membri quanto alla possibilità di non effettuare verifiche sui cittadini di Paesi terzi all'uscita.

Nello stesso ambito si ricorda che l’Unione europea ha recentemente adottato la direttiva sui dati del codice di prenotazione (PNR)[4]. Ai sensi della nuova direttiva, le compagnie aeree dovranno fornire i dati PNR per i voli in arrivo o in partenza dall'UE. La direttiva consentirà inoltre agli Stati membri, senza obbligarli, di raccogliere i dati PNR in relazione a voli intra-UE selezionati.

Da ultimo, nella comunicazione del 14 settembre 2016 ”Rafforzare la sicurezza in un mondo di mobilità: un migliore scambio di informazioni nella lotta al terrorismo e frontiere esterne più solide”, la Commissione ha chiesto la rapida approvazione del sistema di ingressi/uscite (EES)[5], nonché preannunciato l’intenzione di proporre un nuovo sistema di informazione e autorizzazione ai viaggi (ETIAS), sulla falsariga dei sistemi di raccolta di informazioni e di controlli adoperati da Stati terzi come Stati Uniti e Canada nei confronti dei viaggiatori che intendono entrare in quei Paesi. Tale meccanismo si tradurrebbe in un sistema automatizzato per determinare se i cittadini di paesi terzi esenti dall’obbligo del visto possano essere ammessi allo spazio Schengen.

Radicalizzazione

Tra le priorità della Commissione europea vi è l’attività di prevenzione dei processi di radicalizzazione e il contrasto alla propaganda e alla diffusione dell’hate speech, che costituiscono frequentemente il brodo di coltura per le cellule terroristiche in Europa, come dimostrato dai tragici fatti in Francia e Belgio.

Su questo versante tra le misure adottate dall’Unione europea si ricordano:

·        la creazione nell’ottobre 2015 del Centro di eccellenza della rete UE di sensibilizzazione al problema della radicalizzazione[6];

·        l’istituzione nel luglio 2015 presso Europol dell’Unità UE addetta alle segnalazioni su Internet relative a discorsi di incitamento all’odio e alla propaganda terroristica on line[7];

·        il Forum dell’UE su Internet[8], lanciato nel dicembre 2015 in collaborazione con le imprese che operano su Internet per limitare l'accessibilità dei materiali terroristici online e moltiplicare le contro-argomentazioni efficaci;

·        finanziamenti per l'elaborazione di programmi di reinserimento e deradicalizzazione dentro e fuori l'ambiente carcerario, per lo sviluppo di strumenti di valutazione dei rischi e per la formazione degli addetti;

·        misure di prevenzione della radicalizzazione mediante l'istruzione e la sensibilizzazione dei giovani, in particolare nell'ambito di Erasmus+, dando priorità ai progetti che stimolano l'inclusione e la promozione dei valori fondamentali UE.

Da ultimo, il 15 giugno 2016, la Commissione europea ha adottato la comunicazione “Sostenere la prevenzione della radicalizzazione che porta all’estremismo violento”, recante una strategia organica antiterrorismo.

Finanziamento del terrorismo

Le principali azioni dell’Ue in materia sono:

·       il Piano d'azione per rafforzare la lotta contro il finanziamento del terrorismo, presentato dalla Commissione europea nel febbraio 2016;

Il Piano prevede due filoni di azione: individuare i terroristi attraverso i loro movimenti finanziari e impedire loro di spostare fondi o altri beni; smantellare le fonti di entrata usate dalle organizzazioni terroristiche, in primo luogo colpendo le capacità di raccolta fondi.

·       la citata proposta di direttiva sulla lotta contro il terrorismo, che qualifica come reato il finanziamento del terrorismo e il finanziamento del reclutamento, dell'addestramento e dei viaggi a scopo terroristico;

·       la proposta normativa recante modifiche mirate alla quarta direttiva antiriciclaggio;

La Commissione ha proposto, tra l’altro: il rafforzamento dei poteri delle unità di informazione finanziaria dell’Unione europea e promozione della loro cooperazione, ampliando la gamma di informazioni a loro disposizione delle unità di informazione finanziaria; misure contro il finanziamento del terrorismo mediante le valute virtuali; contrasto ai rischi connessi agli strumenti prepagati anonimi (ad esempio le carte prepagate), riducendo al minimo i pagamenti anonimi mediante carte prepagate abbassando le soglie per l'identificazione da 250 euro a 150 euro e ampliando gli obblighi di verifica dei clienti; maggiori controlli nei paesi terzi a rischio ("misure di adeguata verifica"); totale accessibilità al pubblico dei registri dei titolari effettivi; interconnessione diretta dei registri per agevolare la cooperazione tra gli Stati membri; obblighi di adeguata verifica sia per i conti esistenti che per quelli nuovi, per evitare che conti potenzialmente utilizzati per attività illecite sfuggano all’individuazione (le società e i trust passivi, come quelli citati nei Panama Papers, dovrebbero essere soggetti a un maggiore controllo e a norme più severe).

Accesso alle armi da fuoco e agli esplosivi

I tale settore le principali iniziative della Commissione europea sono:

·       il piano di azione volto a migliorare la cooperazione operativa a livello dell'UE e con i paesi terzi volta al contrasto del mercato nero delle armi e degli esplosivi;

La Commissione propone in particolare agli Stati membri di istituire punti nazionali di contatto interconnessi in materia di armi da fuoco. È previsto inoltre il rafforzamento del ruolo di Europol per quanto riguarda il traffico on-line e lo sviamento del commercio legale. Il piano d'azione sollecita gli Stati membri a creare pattuglie informatiche, o ad ampliare quelle esistenti, in materia di armi da fuoco, esplosivi e precursori di esplosivi, e a rafforzare la cooperazione di polizia e doganale, con controlli basati sul rischio delle merci che arrivano col traffico commerciale (ad es. container), col trasporto passeggeri (ad es. macchine) o nei bagagli dei passeggeri. Il piano prevede infine di inserire sistematicamente i dati sulle armi da fuoco ricercate nel sistema di informazione Schengen e nel sistema iARMS di Interpol ove disponibile. Per il profilo dell’azione esterna UE, si propone di rafforzare la cooperazione, oltre che con i paesi chiave dei Balcani occidentali, anche con quelli del Medio Oriente e dell'Africa settentrionale così come con la Turchia e l'Ucraina, con la regione del Sahel e con la Lega araba.

·       la proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 91/477/CEE del Consiglio, relativa al controllo dell'acquisizione e della detenzione di armi (COM(2015)750), presentata dalla Commissione il 18 novembre 2015;

La vigente normativa dell'Unione europea sulle armi da fuoco deriva in ampia misura dal Protocollo delle Nazioni Unite sulle armi da fuoco (UNFP), negoziato e firmato dalla Commissione nel 2002 a nome dell'Unione europea[9]. Tuttavia, come evidenziato dalla Commissione nella Relazione introduttiva alla proposta, gli attentati terroristici compiuti il 13 novembre 2015 a Parigi sono stati una "chiara prova della minaccia pluridimensionale" costituita dalla criminalità organizzata e hanno dimostrato la necessità di adottare "un approccio coordinato e coerente" per rafforzare ulteriormente la lotta contro il traffico di armi da fuoco. Principale obiettivo della proposta della Commissione è dunque quello di limitare la disponibilità di alcune armi semiautomatiche fra le più potenti e di quelle che potrebbero essere facilmente convertite in armi pienamente automatiche, nonché migliorare lo scambio di informazioni fra Stati membri, la tracciabilità e le norme di marcatura.


 

Europol

Istituito nel 1999 l’Ufficio Europol è il principale strumento a livello europeo di assistenza alle autorità di contrasto al crimine negli Stati membri dell’UE.

In estrema sintesi, le funzioni di Europol sono le seguenti:

·       sostegno alle operazioni sul campo delle forze di contrasto;

·       centro di scambio di informazioni sulle attività criminali;

·       centro di competenze in materia di contrasto.

È recentemente entrata in vigore la riforma di Europol, proposta dalla Commissione nel 2013 al fine di attuare compiutamente le disposizioni del Trattato che lo riguardano. Il nuovo regolamento sostituisce la decisione 2009/371/GAI, trasformando l’Ufficio Europol in un’Agenzia dell’Unione europea. Gli elementi chiave della riforma sono:

·        il potenziamento della funzione di hub per lo scambio di dati, rafforzando gli obblighi degli Stati membri di fornire informazioni;

·        la previsione di un meccanismo di controllo democratico sull’operato dell’Agenzia tramite l’istituzione di un gruppo parlamentare misto di controllo cui partecipano il Parlamento europeo e i Parlamenti nazionali;

·        il rafforzamento degli strumenti di tutela per quanto riguarda il trattamento dei dati personali da parte di Europol.

 

Dal gennaio 2016 opera presso Europol il Centro europeo antiterrorismo, ove sono distaccati gli esperti antiterrorismo degli Stati membri al fine di incrementare la capacità di indagine transfrontaliera. Il Centro offre agli Stati membri una piattaforma per potenziare la condivisione di informazioni e il coordinamento operativo, in particolare nella lotta contro i combattenti terroristi stranieri, il traffico di armi da fuoco e il finanziamento del terrorismo.

Da ultimo, si segnala che nella citata comunicazione del 14 settembre 2016, la Commissione europea ha proposto il rafforzamento delle capacità del Centro europeo antiterrorismo, tra l’altro, mediante il potenziamento dell’acceso alle banche dati UE, e l’aumento delle risorse finanziarie, tecnologiche e umane per gestire i volumi accresciuti di informazione e di intelligence criminale.

 



[1] Decisione quadro del Consiglio, del 13 giugno 2002, sulla lotta contro il terrorismo (2002/475/GAI).

[2] Direttiva 2012/29/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, che istituisce norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato e che sostituisce la decisione quadro 2001/220/GAI.

[3] Regolamento (CE) n. 2252/2004 del Consiglio, del 13 dicembre 2004, relativo alle norme sulle caratteristiche di sicurezza e sugli elementi biometrici dei passaporti e dei documenti di viaggio rilasciati dagli Stati membri. Il regolamento è stato modificato dal regolamento (CE) n. 444/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 maggio 2009 (vd. la versione consolidata).

[4] I dati del codice di prenotazione (PNR) sono informazioni personali fornite dai passeggeri che vengono raccolte e conservate dai vettori aerei. Il PNR contiene informazioni quali il nome del passeggero, la data di viaggio, l'itinerario, il posto assegnato, i bagagli, i dati di contatto e le modalità di pagamento.

[5] Il sistema dovrebbe raccogliere i dati (identità, documento di viaggio e dati biometrici) e registrare i dati di ingresso e uscita (data e luogo di ingresso e di uscita) presso il valico di frontiera, sostituendo la timbratura dei passaporti. Esso avrà un ruolo particolarmente importante nel garantire che le norme siano applicate per accedere all’UE sia in regime di esenzione dal visto, sia a seguito del rilascio di un visto. Aiuterà inoltre a identificare i soggiornanti fuori termine (le persone che rimangono nello spazio Schengen dopo la scadenza del soggiorno autorizzato). Le regole sul soggiorno di breve durata (per un massimo di 90 giorni su un periodo di 180 giorni) nello spazio Schengen si applicano a tutti i cittadini di paesi terzi. Il sistema sarà quindi cruciale per identificare tutti i cittadini di paesi terzi che soggiornano nello spazio Schengen dopo la scadenza di questo termine.

[6] Il Centro di eccellenza della Rete per la sensibilizzazione alla radicalizzazione (RAN) è una piattaforma per scambiare esperienze, conoscenze, e migliori pratiche per affrontare la radicalizzazione. Ad esso partecipano diversi attori (tra cui psicologi, educatori, operatori sociali, capi delle comunità e ONG assieme a rappresentanti della polizia, del personale carcerario e di quello addetto alla sorveglianza delle persone in libertà provvisoria nonché rappresentanti di diversi ministeri e amministrazioni) in tutti gli ambiti pertinenti che vanno dallo scambio di esempi di resilienza contro la propaganda estremistica su internet alla radicalizzazione nelle carceri nonché al contesto educativo con un'attenzione particolare per i giovani. La Commissione ha previsto di stanziare fino a 25 milioni di EUR in un quinquennio per il Centro d'eccellenza della Rete per la sensibilizzazione alla radicalizzazione al fine di offrire un sostegno specifico agli stakeholder negli Stati membri chiamati a delineare strategie di prevenzione e ad attuare progetti concreti.

[7] L’Unità ha finora ha esaminato oltre 4.700 casi di materiali reperiti su 45 piattaforme e inoltrato a imprese su Internet oltre 3.200 richieste di rimozione di contenuti, con un tasso di ritiro effettivo del 91 per cento.

[8] Il Forum riunisce i Ministri degli Interni dell'Unione europea, rappresentanti di alto livello delle principali società di Internet, Europol, il Coordinatore antiterrorismo UE, il Parlamento europeo, al fine di cooperare per limitare l'accessibilità dei materiali terroristici online e dei discorsi di odio on line e per moltiplicare le contro-argomentazioni efficaci

[9] Il processo di recepimento del Protocollo è stato completato attraverso: la direttiva 2008/51/CE, che integra le disposizioni appropriate richieste dal protocollo sulle armi da fuoco per quanto riguarda il trasferimento intracomunitario delle armi; il regolamento (UE) n. 258/2012, che disciplina gli scambi e i trasferimenti con paesi al di fuori dell'UE e attua quindi le disposizioni dell'articolo 10 dell'UNFP. Vd. inoltre la decisione del Consiglio, dell'11 febbraio 2014, relativa alla conclusione, a nome dell’Unione europea, del protocollo delle Nazioni Unite contro la fabbricazione e il traffico illeciti di armi da fuoco, loro parti e componenti e munizioni, addizionale alla convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale (2014/164/UE).