Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Ufficio Rapporti con l'Unione Europea
Titolo: Indagine conoscitiva sugli strumenti e i metodi per la valutazione ex ante e ex post dell'impatto della normativa dell'Unione europea: audizione di Laurent Muschel, Direttore Migrazione e Protezione della Direzione generale della Migrazione e degli Affari interni (HOME) della Commissione europea
Serie: Documentazione per le Commissioni - Audizioni e incontri con rappresentanti dell'UE    Numero: 36
Data: 02/05/2016
Descrittori:
DIRITTO DELL' UNIONE EUROPEA   EFFETTI, INTERPRETAZIONE ED APPLICAZIONE DELLE NORME
INDAGINI CONOSCITIVE     


Camera dei deputati

XVII LEGISLATURA

 

 

 

Documentazione per le Commissioni

audizioni e incontri in ambito ue

 

 

 


Indagine conoscitiva sugli strumenti e i metodi
per la valutazione ex ante e ex post dell’impatto
della normativa dell’Unione europea:

audizione di Laurent Muschel,
Direttore Migrazione e Protezione della Direzione generale della Migrazione e degli Affari interni (HOME) della Commissione europea

 

 

 

 

Roma, 3 maggio 2016

 

 

 

 

 

n. 36

 

2 maggio 2016

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il dossier è stato curato dall’Ufficio rapporti con l’Unione europea
(' 066760.2145 - * cdrue@camera.it)

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I dossier dei servizi e degli uffici della Camera sono destinati alle esigenze di documentazione interna per l'attività degli organi parlamentari e dei parlamentari. La Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge.

 


 

I N D I C E

 

 

Scheda di lettura   1

Recenti sviluppi in materia di migrazioni 3

·         Le dimensioni del fenomeno  3

·         Il Consiglio dell’UE giustizia e affari interni del 21 aprile 2016  4

·         Le proposte di riforma del sistema europeo di asilo della Commissione europea  8

·         Il ripristino dei controlli alle frontiere dell’UE   11

·         Il documento del Governo italiano  13

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

Scheda di lettura



Recenti sviluppi in materia di migrazioni

Attraversamenti irregolari nell’UE

 
Le dimensioni del fenomeno

Secondo l’UNHCR, dal 1° gennaio al 19 aprile 2016, hanno attraversato il Mediterraneo verso l’Unione europea circa 180 mila persone: oltre 154 mila migranti sarebbero arrivati via mare in Grecia, mentre sarebbero sbarcati in Italia circa 26 mila persone. L’UNHCR ha anche diffuso il dato dei morti/dispersi nel Mediterraneo dall’inizio dell’anno, che si attestebbe a circa 1.261 persone.

Di seguito una tabella degli arrivi in Europa via mare nei primi mesi del 2016 comparati con quelli del 2015

 

Nel 2015 in Unione europea sono arrivati oltre un milione di migranti. Durante lo scorso anno In Italia sarebbero arrivati circa 158 mila persone, circa 860 mila in Grecia.

L’Agenzia Frontex ha evidenziato che gli Stati membri dell’UE hanno registrato nel 2015 un livello record di attraversamenti irregolari, pari a circa 1,82 milioni.

Con riferimento a marzo 2016, Frontex rileva che, a seguito della chiusura della frontiera tra l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia e la Grecia, il numero di attraversamenti illegale delle frontiere nei Balcani occidentali è sceso di circa il 90% rispetto al mese precedente. Il dato di marzo (4.930 attraversamenti) è stato inferiore di quasi il 10% rispetto allo stesso mese del 2015.

Contestualmente, il miglioramento delle condizioni climatiche nel Mediterraneo centrale ha fatto raddoppiare il numero dei migranti che attraversano il mare, rispetto a febbraio. Il totale mensile a marzo ha raggiunto quasi 9.600, rispetto ai 2.283 attraversamenti registrati nello stesso mese del 2015.

Il Consiglio dell’UE giustizia e affari interni del 21 aprile 2016

Sicurezza

I Ministri hanno discusso sull'uso e sull'interoperabilità delle banche dati nonché sulle recenti proposte della Commissione in merito al pacchetto "frontiere intelligenti".

Sistema ingressi uscite EES

 
Il 6 aprile 2016 la Commissione europea ha presentato una proposta riveduta di regolamento relativo all'istituzione di un sistema di ingressi/uscite (EES) per accelerare, facilitare e rafforzare le procedure di controllo di frontiera per i cittadini di paesi terzi diretti nell'UE.

Il sistema di ingressi/uscite proposto mira a consentire una gestione efficace dei soggiorni di breve durata autorizzati e una maggiore automazione dei controlli alle frontiere, permettendo anche di individuare più facilmente i documenti contraffatti e le false identità. Il sistema si applica a tutti i cittadini di paesi terzi ammessi per un soggiorno di breve durata nello spazio Schengen (non superiore a 90 giorni nell'arco di 180 giorni).

Il sistema registra i nomi, il tipo di documento di viaggio e i dati biometrici, nonché la data e il luogo di ingresso e di uscita. Ciò agevola l'attraversamento delle frontiere per i viaggiatori in regola e permette di individuare coloro che sono rimasti nell'UE dopo la scadenza del periodo autorizzato e di identificare le persone prive di documenti nello spazio Schengen. Il sistema proposto registra anche i respingimenti.

Con tale meccanismo si intende sostituire l'attuale sistema di timbratura manuale dei passaporti che, secondo la Commissione europea è dispendioso in termini di tempo, non fornisce dati affidabili sugli attraversamenti di frontiera e non consente di individuare chi rimane nello spazio Schengen dopo la scadenza del periodo autorizzato né di affrontare situazioni in cui i documenti di viaggio siano stati perduti o distrutti.

Nella medesima data la Commissione europea ha altresì adottato una comunicazione sui sistemi di informazione per le frontiere e la sicurezza, che presenta alcune opzioni sul modo in cui i sistemi d'informazione presenti e futuri potrebbero contribuire a rafforzare le frontiere esterne e la sicurezza interna nell'UE. La Comunicazione definisce una serie di azioni per migliorare il funzionamento e l'interoperabilità dei sistemi informatici esistenti e dei potenziali sistemi nuovi per rimediare alle lacune nelle informazioni.

Secondo la Commissione europea esiste una serie di sistemi d'informazione a livello dell'UE che fornisce alle guardie di frontiera e agli agenti di polizia informazioni sulle persone che attraversano le frontiere, ma l'accesso per le autorità competenti e l'architettura di gestione dei dati non sono adeguati..

La Commissione ha deciso di avviare il processo di riforma istituendo un gruppo di esperti in materia di sistemi informatici e interoperabilità ad alto livello con le agenzie dell'UE, gli esperti nazionali e gli interlocutori istituzionali. Sulla base dei lavori del gruppo, la Commissione presenterà proposte al Parlamento europeo e al Consiglio quale base per una discussione comune sulle prospettive per il futuro.

 

Guardia costiera e di frontiera

 
I Ministri sono stati informati dei progressi compiuti sul progetto di regolamento relativo alla Guardia di frontiera europea

Il 15 dicembre 2015 la Commissione europea ha presentato una proposta di regolamento relativa alla guardia costiera e di frontiera europea e che abroga il regolamento (CE) n. 2007/2004, il regolamento (CE) n. 863/2007 e la decisione 2005/267/CE del Consiglio;

La proposta prevede l’istituzione di una guardia costiera e di frontiera europea e un nuovo quadro giuridico rafforzao di Frontex che prenderà il nome di Agenzia europea della guardia costiera e di frontiera. Gli elementi chiave della proposta sono:

·       una squadra di riserva rapida di almeno 1500 esperti e un parco di attrezzature tecniche messo a disposizione dagli Stati membri cui l’Agenzia dovrebbe poter attingere autonomamente;

·       l’istituzione di un centro di monitoraggio e analisi dei rischi abilitato a svolgere valutazioni di vulnerabilità che individuino le carenze nella gestione delle frontiere esterne da parte degli Stati membri;

·       in caso di persistenza delle carenze o di ritardo o inadeguatezza dell'azione nazionale, e in ogni caso di forte pressione migratoria che rappresenti una minaccia per lo spazio Schengen, la facoltà di intervento diretto della Commissione europea e della nuova Agenzia, attraverso misure cui lo Stato membro interessato è obbligato a conformarsi;

·       il rafforzamento del mandato dell’Agenzia per quanto riguarda le attività di rimpatrio.

Su tale proposta il Consiglio ha già raggiunto un orientamento comune che costituirà la base per il negoziato con il Parlamento europeo nell’ambito della procedura legislativa ordinaria (già procedura di codecisione).

La proposta è attualmente all’esame della I Commissione (Affari costituzionali).

 

Si ricorda infine che il Consiglio ha definivamente approvato la direttiva sui codici PNR.

I dati PNR riguardano le informazioni fornite dai passeggeri e raccolte dalle compagnie aeree durante la prenotazione dei voli e le procedure di check-in, come: data o date previste di viaggio; itinerario di viaggio; informazioni relative al biglietto; indirizzo ed estremi dei passeggeri; informazioni relative al bagaglio; informazioni relative alle modalità di pagamento.

La nuova direttiva regola l'utilizzo dei dati del codice di prenotazione (PNR) ai fini di prevenzione, accertamento, indagine e azione penale nei confronti dei reati di terrorismo e dei reati gravi. In base alla disciplina, le compagnie aeree saranno obbligate a comunicare alle autorità i dati dei passeggeri per tutti i voli provenienti da Paesi terzi verso l'Unione europea e viceversa; tuttavia gli Stati membri potranno decidere di estenderla ai voli intra-UE (i voli che si dirigono da uno Stato membro verso un altro o altri Stati membri), notificandolo per iscritto alla Commissione.

Migrazione

L’accordo UE Turchia del 18 marzo 2016

 
I Ministri hanno ribadito la necessità di accelerare l'attuazione delle conclusioni del Consiglio europeo di marzo e della dichiarazione UE-Turchia: in particolare, il reinsediamento di rifugiati siriani dalla Turchia nel quadro del meccanismo "uno in cambio di uno". Gli Stati membri sono stati altresì invitati ad accelerare la ricollocazione di richiedenti asilo dalla Grecia e dall'Italia conformemente alle decisioni del Consiglio del settembre 2015.

Si ricorda che il 18 marzo 2016 i leader dell'UE e della Turchia hanno raggiunto un accordo sui seguenti punti:

·     il ritorno in Turchia di tutti i migranti irregolari che hanno compiuto la traversata dalla Turchia alle isole greche, a decorrere dal 20 marzo 2016, nel pieno rispetto del diritto dell'UE e internazionale;

·     per ogni siriano che ritorna in Turchia un altro siriano sarà reinsediato dalla Turchia all'UE, sulla base degli impegni esistenti;

·     la Turchia adotterà qualsiasi misura necessaria per impedire l'apertura di nuove rotte terrestri o marittime per la migrazione illegale;

·     una volta terminati gli attraversamenti irregolari, verrà attivato un programma volontario di ammissione umanitaria;

·     l'UE accelererà ulteriormente l'erogazione dei 3 miliardi di euro inizialmente assegnati e mobiliterà altri 3 miliardi di euro una volta che queste risorse saranno state utilizzate e a condizione che gli impegni siano soddisfatti;

·     l'UE e la Turchia si adopereranno per migliorare la situazione umanitaria in Siria.

Infine, i leader dell'UE e la Turchia hanno convenuto di accelerare l'adempimento della tabella di marcia sulla liberalizzazione dei visti, nonché di rilanciare il processo di adesione della Turchia all’UE .

Al riguardo, si ricorda che il 20 aprile 2016 la Commissione europea ha presentato una relazione sull’accordo UE-Turchia nella quale sottolinea che:

·     il rinvio dei migranti irregolari in Turchia è iniziato il 4 aprile, ed ha riguardato finora 325 persone. Frontex ha inviato nelle isole greche 318 agenti di scorta e 21 esperti in materia di riammissione per sostenere le operazioni di rientro. Inoltre, sono stati inviati 25 ufficiali di collegamento turchi nei punti di crisi in Grecia e 5 ufficiali di collegamento greci nei punti di arrivo in Turchia;

·     i primi reinsediamenti di persone provenienti dalla Turchia a seguito della dichiarazione si sono svolti il 4 e 5 aprile. Finora, 103 rifugiati siriani sono stati reinsediati nell’UE;

·     la Grecia ha istituito procedure accelerate per il trattamento di tutte le fasi delle procedure delle domande di asilo sulle isole. L’EASO ha inviato nelle isole greche 60 funzionari competenti in materia di asilo e 67 interpreti per prestare assistenza nel trattamento delle domande di asilo;

·     il 4 maggio la Commissione presenterà la terza relazione sui progressi compiuti dalla Turchia in materia di liberalizzazione dei visti e, se la Turchia dovesse adottare le misure necessarie per soddisfare i rimanenti parametri, la relazione potrebbe essere accompagnata da una proposta legislativa per il trasferimento della Turchia nell'elenco dei Paesi esenti dall'obbligo del visto;

·     sul piano finanziario, oltre al miliardo di euro già stanziato ed erogato a carico dal bilancio UE, 16 Stati membri dell’UE (Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lettonia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Repubblica ceca, Slovacchia, Svezia, Ungheria) hanno inviato i propri contributi (per l’Italia, circa 225 milioni di euro), che coprono 1,61 miliardi di euro dei 2 miliardi previsti per il periodo 2016-2017. I primi contratti nell’ambito dello strumento, del valore di 77 milioni di euro, sono stati firmati il 4 marzo e i primi pagamenti sono stati effettuati il 18 marzo.

Ricollocazione e reinsediamento

 
 


In attuazione dell’Agenda europea sulla migrazione, l’Unione europea, nell’autunno del 2015, ha avviato due meccanismi di ricollocazione e un programma di reinsediamento concernenti rispettivamente 160 mila e 22 mila richiedenti asilo in evidente stato di bisogno di protezione.

I programmi di ricollocazione prevedono che una parte dei richiedenti asilo che abbiano presentato domanda in Italia, Grecia, o in eventuali altri Strati membri in stato di emergenza rifugiati, siano presi in carico da altri Stati membri secondo chiavi di distribuzione predefiniti, che tengono conto di parametri come il PIL, la popolazione e i richiedenti asilo già accolti dallo Stato membro considerato.

Il programma di reinsediamento prevede il trasferimento in Stati membri, previa selezione anche tramite il lavoro dell’UNHCR, di richiedenti asilo individuati in campi profughi presso Stati terzi.

Nella prima relazione sulla ricollocazione e il reinsediamento, del 16 marzo 2016, la Commissione ha rilevato che sono state ricollocate 1.145 persone dalla Grecia e dall'Italia e che solo pochi Stati membri e paesi associati hanno contribuito agli sforzi di ricollocazione.

Inoltre secondo le informazioni trasmesse dagli Stati membri e dagli Stati associati al sistema Dublino, 5.677 sfollati bisognosi di protezione sono stati reinsediati in 15 paesi dall'inizio del programma di reinsediamento europeo,

 

Le proposte di riforma del sistema europeo di asilo della Commissione europea

Riforma regolamento Dublino

 
Il 6 aprile 2016 la Commissione ha presentato la comunicazione COM(2016)197 “Verso una riforma del Sistema europeo comune di asilo e li rafforzamento delle vie legali d’ingresso nell’UE”, nella quale sono prospettati diversi percorsi possibili di riforma in materia di asilo e migrazione legale.

Per quanto riguarda la politica europea di asilo, nella comunicazione sono indicate le seguenti aree prioritarie di intervento:

·         istituire un sistema di Dublino sostenibile ed equo per determinare lo Stato membro competente per i richiedenti asilo.

Secondo la Commissione, l'afflusso incontrollato e su larga scala di migranti e di richiedenti asilo ha messo a dura prova i sistemi di asilo di molti Stati membri, e il sistema europeo nel suo insieme. In particolare, il volume e la concentrazione degli arrivi hanno messo in luce le debolezze del sistema di Dublino, che individua lo Stato membro competente per l’esame di una domanda d’asilo in base al primo punto di ingresso irregolare. Ciò ha determinato un onere insostenibile per gli Stati membri più esposti alle rotte della migrazione, in particolare Grecia e Italia. La Commissione europea a tal proposito intende proporre modifiche al regolamento Dublino o razionalizzandolo e integrandolo con un meccanismo correttivo per assicurarne l'equità, o adottando un nuovo sistema basato su un diverso principio di ripartizione;

·         conseguire una maggiore convergenza, ridurre il cosiddetto "asylum shopping" e scoraggiare i movimenti secondari irregolari.

Secondo la Commissione europea la coesistenza di approcci nazionali diversi ha alimentato il cosiddetto "asylum shopping", spingendo i richiedenti asilo a concentrare le loro richieste di protezione in un numero ristretto di Stati membri. La Commissione intende contrastare tale fenomeno armonizzando ulteriormente le procedure di asilo in modo che garantiscano un trattamento più umano ed equo in tutta l’UE. La comunicazione prefigura a tal fine l’adozione di due nuovi regolamenti per sostituire la direttiva sulle procedure d’asilo e la direttiva qualifiche, nonché eventuali modifiche anche alla direttiva accoglienza.

La Commissione potrebbe inoltre proporre misure per scoraggiare e sanzionare i movimenti secondari irregolari. Secondo la comunicazione, taluni diritti potrebbero essere subordinati alla registrazione, al rilevamento delle impronte digitali e al soggiorno nel paese dell'UE cui il richiedente è assegnato;

·         un nuovo mandato per l’Agenzia per asilo dell'UE (EASO).

La Commissione prefigura la possibilità di rafforzare il mandato dell’Ufficio europeo di sostegno per l'asilo –EASO, in particolare, per quanto riguarda la gestione del meccanismo di distribuzione (dei richiedenti asilo) nel quadro di un sistema di Dublino riformato, il controllo della conformità degli Stati membri con le norme europee sull'asilo e la capacità di adottare misure operative in situazioni di emergenza;

·         rafforzare il sistema Eurodac.

La Commissione potrebbe proporre di adeguare il sistema Eurodac e di ampliarne le finalità agevolando la lotta contro l’immigrazione irregolare, migliorando il rilevamento delle impronte digitali e la trasmissione di informazioni nonché offrendo sostegno per i rimpatri.

Domande di asilo

 
Secondo l’EASO- Ufficio europeo per il sostegno all’asilo nel febbraio 2016 gli Stati membri hanno registrato 108.490 domande di asilo, con un incremento dell’11 per cento rispetto al dato di gennaio 2016, e del 49 per cento rispetto a febbraio 2015.

Gli ultimi dati Eurostat, diffusi il 20 aprile, evidenziano nel 2015 un incremento di 693.000 delle domande di asilo, che sommate alle 563.000 del 2014 portano il totale a 1,26 milioni di domande nel 2015. Come risulta da grafico sottostante il maggior numero di richieste proviene da cittadini della Siria (363.000, il 29% del totale), seguiti da quelli di Afghanistan (14%) e Iraq (10%) e, in misura minore, da Albania, Kosovo (5%) e in Pakistan (4%).

Per quanto riguarda l’Italia, secondo i dati Eurostat, nel 2015 le domande di asilo provengono principalmente da cittadini della Nigeria (17.780), Pakistan (10.285) e Gambia (8.015).

Nel 2015 gli Stati membri dell’Unione europea hanno concesso protezione a più di 330.000 richiedenti asilo, con un incremento del 72% rispetto all’anno precedente. Secondo i dati Eurostat, maggiori beneficiari sono i siriani, con oltre 166.000 richieste accolte, ovvero il 50% del totale. A seguire i cittadini di Eritrea (27.600, l’8%) e quelli dell’Iraq (23.700, il 7%).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per quanto riguarda i Paesi di accoglienza, l’Ufficio statistico europeo fa notare che la metà di tutte le richieste è stata accolta in Germania. Nel 2015, infatti, Berlino ha riconosciuto lo status di richiedente asilo a 148.200 persone. A seguire Svezia (34.500), Italia (29.600), Francia (26.000), Regno Unito (17.900), Austria (17.800) e Paesi Bassi (17.000).

 

Accesso legale nell’UE

 
Nella medesima comunicazione sulla riforma del sistema comune di asilo, la Commissione europea ha indicato una serie di azioni prioritarie in materia di migrazione legale. Si tratta in particolare di:

·         una proposta su un sistema strutturato di reinsediamento, sulla base di norme comuni per l’accesso e la distribuzione dei rifugiati, lo status da accordare alle persone reinsediate, il sostegno finanziario e le misure volte a scoraggiare i movimenti secondari.

Si ricorda che anche l’accordo UE–Turchia del 18 marzo 2016 prevede un particolare meccanismo di reinsediamento: in particolare per ogni siriano rimpatriato in Turchia dalle isole greche un altro siriano sarà reinsediato dalla Turchia all'UE tenendo conto dei criteri di vulnerabilità delle Nazioni Unite;

·         una riforma della direttiva sulla carta blu UE recante condizioni di ammissione più flessibili, il miglioramento delle procedure di ammissione e maggiori diritti per i cittadini di paesi terzi altamente qualificati.

A tal proposito il Commissario Avramopoulos, il 6 aprile 2016, ha dichiarato che l'Europa deve anche potenziare i canali di accesso legali e sicuri per le persone che vengono nell'UE anche per motivi di lavoro, attraendo in particolare talenti dall’estero al fine di sostenere la crescita economica UE;

·         misure per attrarre e sostenere gli imprenditori innovativi;

·         una valutazione dell'adeguatezza (REFIT) delle attuali norme sulla migrazione legale;

·         una stretta cooperazione con i paesi terzi.

La Commissione ha inoltre preannunciato l’intenzione di presentare anche un piano d’azione dell’UE sull'integrazione.

Il ripristino dei controlli alle frontiere dell’UE

La normativa vigente

Gli articoli da 23 a 25 del codice Schengen prevedono la possibilità di reintrodurre come extrema ratio controlli alle frontiere interne (in tutte le sue parti o in parti specifiche) in caso di grave minaccia per l’ordine pubblico o la sicurezza interna per un periodo limitato a una durata massima di trenta giorni o per la durata prevedibile della minaccia grave se essa supera i trenta giorni. Se la minaccia grave per l’ordine pubblico o la sicurezza interna persiste, lo Stato membro può prorogare il controllo di frontiera, per periodi rinnovabili non superiori a trenta giorni. La durata totale del ripristino del controllo di frontiera alle frontiere interne – escluse circostanze eccezionali di cui all’articolo 26 - non può essere superiore ai sei mesi.

La reintroduzione dei controlli alle frontiere deve restare un’eccezione e rispettare il principio di proporzionalità. Lo scopo e la durata di una simile reintroduzione non devono eccedere quanto strettamente necessario per rispondere alla minaccia grave. In tali casi i controlli possono essere ripristinati dallo Stato membro, previa notifica agli altri Stati membri ed alla Commissione europea.

L’articolo 26 del codice Schengen prevede - in circostanze eccezionali per far fronte a una situazione in cui esistano deficit seri e ricorrenti nei controlli lungo le frontiere esterne e le misure previste non risultano efficaci – la possibilità di ripristinare il controllo di frontiera alle frontiere interne per una durata massima di sei mesi. Tale periodo può essere prorogato non più di tre volte, per un massimo di 2 anni. I tali casi il ripristino è reintrodotto sulla base di una raccomandazione adottata dal Consiglio dell’UE, su proposta della Commissione europea.

I casi concreti

A causa degli ingenti flussi di migranti e richiedenti asilo molti Stati membri negli ultimi mesi, avvalendosi delle relative disposizioni del Codice frontiere Schgengen  hanno deciso di reintrodurre i controlli alle frontiere interne.

Le notifiche di controlli temporanei alle frontiere più recenti riguardano:

·     Belgio (dal 23 febbraio al 22 aprile 2016) per atteso forte afflusso di persone che tenterebbero di raggiungere l’area portuale di Zeebrugge a seguito della chiusura dei campi migranti nella regione francese Nord-Pas-de-Calais;

·     Danimarca (dal 4 marzo al 2 giugno 2016) per l’alto afflusso di persone in cerca di protezione internazionale a tutte le frontiere, con particolare attenzione ai confini marittimi e terrestri con la Germania;

·     Norvegia (dal 15 gennaio al 12 maggio 2016) a tutti i confini per il rischio di alto afflusso di persone in cerca di protezione internazionale;

·     Svezia (dal 10 gennaio all’8 maggio 2016) a tutti i confini, con attenzione particolare sui porti meridionali e occidentali e sul ponte Öresund tra Danimarca e Svezia (per l’alto afflusso di persone in cerca di protezione internazionale);

·     Austria (dal 16 novembre 2015 al 16 maggio 2016), a tutti i confini ma con particolare attenzione alle frontiere con Slovenia, Ungheria e Italia (per l’alto afflusso di persone in cerca di protezione internazionale; il confine può essere attraversato soltanto nei punti di attraversamento autorizzati);

·     Germania (dal 14 Novembre 2015 al 13 maggio 2016), a tutti i confini, con speciale attenzione al confine con l’Austria (per l’alto afflusso di persone in cerca di protezione internazionale) ;

·      Francia (dal 13 novembre 2015 al 26 maggio 2016). Lo stato di emergenza è stato introdotto sul territorio francese a seguito degli attacchi terroristici di Parigi.

Si ricorda che secondo recenti notizie informali il governo tedesco, assieme a quelli di Francia, Austria, Belgio, Danimarca e Svezia avrebbe chiesto alla Commissione europea di attivare la procedura straordinaria ex articolo 26 del Codice frontiere Schengen sopra citata al fine di consentire il prolungamento dei controlli alle frontiere interne nell'area Schengen, per altri sei mesi.

 

I controlli al Brennero

 
Il Brennero

L’Austria avrebbe avviato la costruzione delle infrastrutture necessarie per eseguire i controlli alla frontiera con l’Itala, con particolare riguardo alla realizzazione di una barriera sul suo lato del confine con l’Italia, in vista di un atteso grande afflusso di migranti e rifugiati che attraverserebbero il Mediterraneo nel corso dell’estate.

In particolare, secondo quanto riportato dalla stampa, i controlli al Brennero dovrebbero prevedere la costruzione di una rete tra i 250 e i 370 metri. Il 27 aprile 2016 le autorità austriache hanno altresì precisato che al Brennero, con l'introduzione dei controlli di confine, saranno in servizio 250 poliziotti, prefigurando anche l’eventuale invio di soldati su decisone del Ministero della difesa.

Inoltre, durante un vertice tra i rappresentanti delle forze dell'ordine di Italia, Austria e Germania per discutere gli ormai imminenti controlli di frontiera, le autorità di Vienna hanno fatto sapere che chiederanno di poter effettuare controlli sui treni e sulla strada già sul territorio italiano.

In merito alla minacciata chiusura del Brennero da parte dell’Austria, il 20 aprile scorso, durante una conferenza stampa, il Commissario europeo per la migrazione, gli affari interni e la cittadinanza, Dimitris Avramopoulos, ha dichiarato che la Commissione europea è impegnata a risolvere il problema, ribadendo la contrarietà europea ad una chiusura della frontiera. Il Commissario Avramopoulos ha aggiunto che "tutti i paesi devono condividere le responsabilità sull'emergenza profughi, anche Italia e Grecia che stanno facendo molto ma devono fare di più per l'accoglienza e i controlli dei migranti.

Il 27 aprile 2016 il Presidente del Consiglio Matteo Renzi avrebbe dichiarato che “l'ipotesi di chiudere il Brennero “è contro le regole europee, oltre che contro la storia, contro la logica e contro il futuro".

Da ultimo, il 28 aprile 2016 presso il Ministero dell’Interno italiano si è tenuto sul tema un vertice tra il Ministro Alfano e il collega austriaco Sobotka.

Lettera del presidente del Consiglio italiano

 
Il documento del Governo italiano

Il 16 aprile il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha inviato al Presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, e al Presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, un documento intitolato ”Migration compact: contributo a una strategia UE per l’azione sterna sulla migrazione”.

Il documento è accompagnato da una lettera nella quale il Presidente del Consiglio sottolinea che l’Italia appoggia con convinzione la proposte della Commissione europea di istituire una Guardia di frontiera e costiera europea e le comunicazione sulla riforma del Sistema di Dublino, che, tuttavia, potranno dare risultati concreti solo se la gestione dei flussi migratori passerà dalla fase dell’emergenza a quella di una più ordinata e strategica gestione. Pertanto, ad avviso del Governo italiano la gestione dei flussi di migranti non è più sostenibile senza una cooperazione mirata e rafforzata con i Paesi terzi di provenienza e di transito.

In particolare, si ritiene essenziale finanziare e gestire a livello europeo:

·     un piano straordinario di rimpatri;

·     supporto legale, logistico, finanziario e infrastrutturale per la gestione dei flussi nei Paesi partner anche attraverso uno screening accurato in loco tra rifugiati e migranti economici.

Più specificamente, nel documento del Governo si sottolinea la necessità di sviluppare con ciascun Paese partner un tipo di cooperazione basato su determinati requisiti (per esempio: dinamiche economiche e sociali; livelli di sicurezza; problemi legati al cambiamento climatico, ecc). Sulla base di questi presupposti, l’UE potrebbe offrire:

·     progetti di investimento ad alto impatto sociale e infrastrutturale, da identificare insieme con il Paese partner, facendo confluire le risorse degli attuali strumenti finanziari dell'azione esterna (Fondo europeo di sviluppo, Strumento di cooperazione allo sviluppo e Strumento europeo di vicinato) in un nuovo Fondo europeo per gli investimenti nei Paesi terzi;

·     emissione di “obbligazioni UE-Africa", al fine di agevolare l'accesso dei Paesi africani ai mercati dei capitali; allo stesso tempo, si potrebbero introdurre misure per agevolare le rimesse degli immigrati e il loro reinvestimento, in sinergia con la Banca europea per gli investimenti e altre organizzazioni finanziarie europee e internazionali;

·     integrazione temi connessi al fenomeno migratorio (gestione/controllo delle frontiere, dogane, giustizia penale, gestione dei rifugiati in linea con gli standard internazionali) nel mandato delle missioni attuali e future adottate nell’ambito della politica estera e di sicurezza comune in Africa;

·     opportunità di migrazione legale, offrendo quote di ingresso per i lavoratori, informazioni sulle opportunità di lavoro in Europa per i cittadini dei Paesi terzi, partecipazione ad Erasmus e ad altri programmi per la mobilità di studenti e ricercatori;

·     programmi di reinsediamento come compensazione per l'onere sopportato da quei Paesi che si impegnano per l’introduzione di sistemi nazionali di asilo in linea con gli standard internazionali;

L’UE, da arte sua, potrebbe chiedere:

·     impegno nel controllo delle frontiere e per la riduzione dei flussi verso l'Europa, nonché nelle attività di soccorso;

·     cooperazione in materia di rimpatri /riammissioni, anche attraverso il distacco di funzionari incaricati di accelerare l'identificazione e il rilascio dei documenti di viaggio, nonché lo sviluppo di basi di dati biometrici e sistemi informatici per i registri civili;

·     gestione della migrazione e dei flussi di profughi, garantendo un attento esame in loco per distinguere i rifugiati dai migranti economici, accompagnato da misure di reinsediamento in Europa per chi necessita di protezione internazionale e rimpatri per i migranti irregolari;

·     istituzione di sistemi nazionali di asilo in linea con gli standard internazionali;

·     rafforzare la lotta contro la tratta di esseri umani e il traffico di migranti anche attraverso azioni congiunte di polizia e cooperazione giudiziaria.

Nel documento del Governo si prospetta la possibilità che la nuova Guardia di frontiera europea sviluppi un piano per le operazioni di rimpatrio da finanziare con il bilancio dell'UE. Tutti gli strumenti a disposizione degli Stati membri e dell’UE in materia di politica estera e di sviluppo dovrebbero essere strategicamente combinati per mantenere una presenza costante nella Cintura sahariana con l'obiettivo di addestrare, equipaggiare ed assistere i Paesi della regione nelle attività di controllo delle frontiere, pattugliamento, contrasto all’immigrazione irregolare, al terrorismo, alla droga e alla criminalità organizzata.

Eurobond per le spese connesse alle politiche in materia di migrazione

 
Sul piano del finanziamento, il Governo italiano propone di istituire un nuovo “strumento finanziario per l’azione esterna in materia di migrazione”, cui potrebbe aggiungersi l’emissione di bond comuni europei per sostenere le politiche connesse alle migrazioni.

La parte finale del documento è dedicata alla situazione libica: a tale riguardo, il Governo italiano sottolinea la necessità di intensificare la nostra collaborazione con il governo libico, mirando, tra le altre cose, alla formazione della Guardia costiera nazionale, della polizia e del sistema giudiziario.

Risposta della Commissione europea

 
Il 20 aprile 2016 il presidente della Commissione europea, Juncker, ha inviato una lettera di risposta al Presidente del Consiglio nella quale, tra le altre cose:

·     accoglie con grande favore la l’iniziativa del Governo italiano – che conferma l’esigenza di un approccio europeo al tema delle migrazioni;

·     ribadisce che l’Unione europea ha bisogno di gestire i propri confini esterni insieme, deve fornire protezione ai rifugiati che ne hanno diritto, offrire modi legali ai migranti di venire in Europa e deve tenere aperti i propri confini;

·     ricorda la creazione dell’Eu-Africa Trust Fund da 1,8 miliardi di euro, concordato in occasione del Summit UE-Africa di La Valletta del novembre scorso[1], sottolineando che sono già stati allocati 350 milioni di euro per progetti per lo sviluppo con i Paesi africani. Riconosce altresì la necessità cercare altri strumenti innovativi per finanziare l’azione esterna dell’UE nel settore delle migrazioni;

·     si dichiara pronto a lavorare su tutti i temi del migration compact, dando mandato di approfondire l’iniziativa ai Vicepresidenti della Commissione Ue Federica Mogherini e Frans Timmermans, in vista del Consiglio europeo del 28-29 giugno p.v.;

Posizione del Governo tedesco

 
Secondo fonti di stampa, il portavoce del Governo tedesco, Steffen Seibert, avrebbe dichiarato che non esiste alcuna base per un finanziamento comune – attraverso l’emissione di bond - delle spese in materia di migrazione e che si potrebbe ricorrere ad altri strumenti disponibili nel bilancio europeo, come pure a misure alternative quali l’introduzione di una tassa sulla benzina, di cui il ministro tedesco delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, avrebbe già discusso col Presidente della Commissione Juncker.

 

 



[1] Al Vertice sulla migrazione di La Valletta dell’11 e 12 novembre 2015 hanno partecipato, tra l’altro, i capi di Stato e di Governo dell'Unione europea e dei Paesi africani parti del processo di Khartoum (in particolare i Paesi del Corno d'Africa e l’Egitto) e del processo di Rabat (gli Stati delle regioni dell’Africa settentrionale, occidentale e centrale).

In esito al Vertice è stato lanciato un Fondo fiduciario d'emergenza dell'Unione europea per la stabilità e la lotta contro le cause profonde della migrazione irregolare e del fenomeno degli sfollati in Africa con una dotazione di 1,8 miliardi di euro finanziato in parte dal bilancio UE e in parte da contributi degli Stati membri. Il Fondo dovrebbe sostenere, tra l’altro, programmi di sviluppo in quelle aree dell’Africa di origine e di transito dei migranti verso l’UE (Sahel, Corno d’Africa, Africa del Nord). Per quanto riguarda la cooperazione in materia di rimpatrio e riammissione, su sollecitazione dei paesi africani, il Vertice ha sostanzialmente accordato la preferenza ai rimpatri volontari; il Vertice ha inoltre discusso della possibilità di stabilire un collegamento tra gli accordi di riammissione con i Paesi africani e gli accordi di facilitazione del rilascio dei visti, nonché di misure volte a sostenere un'effettiva riammissione dei migranti irregolari nei Paesi di origine.