Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Ufficio Rapporti con l'Unione Europea
Titolo: Audizione del Vicepresidente della Commissione europea e Commissario europeo per l'Unione dell'energia Maro' 'ef'ovi' - Roma, 3 dicembre 2015
Serie: Documentazione per le Commissioni - Audizioni e incontri con rappresentanti dell'UE    Numero: 29
Data: 02/12/2015
Descrittori:
COMMISSIONE DELL' UNIONE EUROPEA   ENERGIA
UNIONE EUROPEA     

 

 

 

        

 

 

Documentazione per le Commissioni

AUDIZIONI E INCONTRI IN AMBITO UE

 

 

Audizione del Vicepresidente della Commissione europea e Commissario europeo per l'Unione dell'energia Maroš Šefčovič

 

Roma, 3 dicembre 2015

 

 

 

 

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Dossier europei

n. 13

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INDICE

Premessa   1

Schede di lettura  5

La Comunicazione sullo stato dell'Unione dell'energia 2015  7

Decarbonizzazione dell'economia   7

Efficienza energetica come mezzo per moderare la domanda   10

Un mercato dell'energia pienamente integrato   12

Sicurezza energetica, solidarietà e fiducia   15

Un'Unione dell'energia per la ricerca, l'innovazione e la competitività   17

Attuazione dell'Unione dell'energia   18

La scheda informativa sull’Italia  20

Il dibattito al Parlamento italiano                   28

Elementi di approfondimento   33

La politica energetica dell’UE  35

Il Pacchetto Unione Dell'energia  45

Una strategia quadro per un'Unione dell'energia resiliente, corredata da una politica lungimirante in materia di cambiamenti climatici 45

Il Protocollo di Parigi - Piano per la lotta ai cambiamenti climatici mondiali dopo il 2020  51

Raggiungere l'obiettivo del 10% di interconnessione elettrica. Una rete elettrica europea pronta per il 2020  54

La Strategia energetica nazionale (a cura del servizio studi della Camera) 57

 

 


 


Premessa

Con il Pacchetto di misure presentato nel febbraio 2015, la Commissione europea mira a costruire un'Unione dell'energia solida, articolata intorno ad un'ambiziosa politica per il clima, in grado di garantire ai consumatori energia sicura, sostenibile e competitiva a prezzi accessibili. Obiettivo dell'Unione dell'energia è quello di trasformare i 28 mercati nazionali in un unico mercato integrato, basato sulla concorrenza e sull'uso ottimale delle risorse, che consenta ai flussi di energia di transitare liberamente attraverso le frontiere[1].

L'Unione dell'energia si basa su cinque dimensioni, strettamente collegate, che si rafforzano a vicenda: sicurezza energetica, solidarietà e fiducia; piena integrazione del mercato europeo dell'energia; efficienza energetica per contenere la domanda; decarbonizzazione dell'economia; ricerca, innovazione e competitività[2].

Il 18 novembre scorso la Commissione europea ha presentato la Comunicazione sullo stato dell'Unione dell'energia 2015[3], nella quale esamina i progressi compiuti dal febbraio 2015. La Commissione analizza, per ciascuna delle cinque dimensioni dell'Unione dell'Energia, i progressi compiuti e le azioni future, presentando le conclusioni politiche a livello degli Stati membri, delle Regioni e dell'Unione europea, e individua le questioni chiave su cui si dovranno concentrare gli sforzi nel 2016.

Al fine di tracciare un quadro chiaro delle opportunità, dei punti di forza e di debolezza dell'Unione dell'energia, negli ultimi mesi il Commissario Maroš Šefčovič, Vice Presidente della Commissione europea, responsabile per l'Unione dell'Energia, si è recato negli Stati membri dove ha avviato un confronto con i governi, i parlamenti nazionali, le parti interessate e con i cittadini. Tale iniziativa è stata poi accompagnata da un'attività di sensibilizzazione da parte degli altri commissari, in particolare del Commissario Miguel Arias Cañete, Commissario per l'Azione per il clima e l'energia[4].

Dall'analisi condotta dalla Commissione europea emerge che sono stati già compiuti notevoli progressi, tuttavia resta ancora molto da fare e il 2016 sarà un anno cruciale in questo senso.

In particolare, la Commissione europea afferma che l'economia Ue è la più efficace al mondo in termini di emissioni di carbonio e l'Ue è l'unico attore globale che produce più della metà del suo fabbisogno di energia elettrica senza emettere gas serra. Anche nel settore delle energie rinnovabili sono stati realizzati buoni progressi, tuttavia c'è ancora molto da fare per qualche Stato membro sul fronte dell'efficienza energetica. Un fattore di preoccupazione è rappresentato dal fatto che non vi è  un'adeguata pianificazione strategica: solo un terzo degli Stati membri dispone di strategie globali in materia di energie e clima post-2020, comprendenti obiettivi nazionali per le emissioni di gas a effetto serra, le energie rinnovabili e l'efficienza energetica. A tal fine, nel contesto della governance in materia di clima e energia, la Commissione fornisce una guida per facilitare gli Stati Membri nella formulazione dei piani strategici nazionali per il periodo 2021-2030, sottolineando l'importanza che essi affrontino tutte e cinque le dimensioni dell'Unione dell'energia e che siano completati entro il 2018 e messi in atto ben prima del 2021. Per quanto concerne i mercati del gas e dell'elettricità, la Commissione afferma che non funzionano ancora come dovrebbero e richiama la necessità di un maggiore coinvolgimento dei cittadini che dovrebbero poter beneficiare delle nuove tecnologie e di una maggiore concorrenza del mercato. In tema di sicurezza energetica, la Commissione dichiara che l’Ucraina deve rimanere un Paese di transito nell’interesse di tutte le parti. Prende nota dei piani per la costruzione di altri gasdotti tra la Russia e la Germania attraverso il Mar Baltico - Nord Stream 3 e 4 - ma anche delle potenzialità del Mediterraneo orientale a seguito delle recenti scoperte di giacimenti di gas e rilancia il lavoro sul Corridoio Sud. Infine, la Commissione afferma che per accelerare la transizione verso un’Unione dell’energia occorre puntare maggiormente su ricerca, innovazione e competitività.

Per quanto riguarda l'Italia la Commissione europea afferma che è stato pressoché raggiunto l'obiettivo  del 17% di energia da fonti rinnovabili entro il 2020 e i risultati sono positivi anche per quanto concerne l'efficienza energetica e la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra. Tuttavia, nonostante i suddetti progressi l'Italia dovrà impegnarsi ancora al fine di migliorare la capacità di interconnessione e di ridurre i prezzi dell'energia elettrica che, in generale, sono sopra la media Ue.

Nel presentare la Comunicazione[5], il Commissario Šefčovič ha sottolineato che, per quanto riguarda le azioni future, per il 2016 l'Unione europea persegue le seguenti priorità: continuare a guidare la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio; fare in modo che tale transizione sia  equa e incentrata sui consumatori; continuare a concentrarsi sulle attuali sfide geopolitiche; gettare le basi per un solido sistema di governance che garantisca prevedibilità e trasparenza per gli investitori. Nello stesso contesto il Commissario Cañete  ha affermato che occorre passare all'attuazione vera e propria di tutte le azioni necessarie e che nel 2016 la Commissione si concentrerà sulle proposte legislative volte a migliorare il funzionamento del mercato dell'elettricità, aumentare ulteriormente la quota di energie rinnovabili, ridurre il nostro consumo energetico e garantire la sicurezza del nostro approvvigionamento di gas. Inoltre, nel contesto dominato dai negoziati di Parigi sul clima, avviati lo scorso 30 novembre, l'Unione europea rinnova il proprio impegno a favore di un ruolo guida dell'Europa e delle attività internazionali per lottare contro i cambiamenti climatici.



 

 

Schede di lettura




La Comunicazione sullo stato dell'Unione dell'energia 2015

La Comunicazione pubblicata lo scorso 18 novembre è accompagnata da due allegati contenenti rispettivamente un aggiornamento della tabella di marcia indicante il calendario per l'adozione di una serie di misure e azioni riguardanti l'Unione dell'energia[6] e gli orientamenti per gli Stati membri ai fini dell'elaborazione dei piani nazionali per l'energia e il clima per il periodo 2021-2030. E' inoltre corredata da 28 schede informative per gli Stati membri, tra cui quella per l'Italia[7]. A ciò si aggiungono anche una serie di relazioni e documenti di lavoro dei servizi della Commissione che analizzano nel dettaglio i progressi compiuti nell'ambito dei vari obiettivi dell'Unione dell'Energia (azione per il clima, efficienza energetica, sicurezza energetica), nell'attuazione di alcune direttive UE (sulla sicurezza nucleare e sulle scorte petrolifere) nonché una proposta legislativa sulle statistiche relative ai prezzi dell'elettricità e del gas naturale, volta al miglioramento delle statistiche europee sui prezzi dell'energia[8]. Si segnala poi la seconda lista di Progetti di Interesse Comune (PIC): si tratta di 195 progetti di infrastrutture indispensabili per conseguire gli obiettivi di politica energetica[9].

Di seguito un'illustrazione dei contenuti della Comunicazione, relativamente alle cinque dimensioni dell'Unione dell'energia.

Decarbonizzazione dell'economia

Questa dimensione riguarda la politica climatica dell'Unione europea e il settore delle energie rinnovabili, nel quale l'Unione aspira a diventare leader mondiale. Si premette che in materia di politica climatica l'obiettivo dell'Ue è quello di limitare il riscaldamento globale a 2° al di sopra delle temperature medie del periodo pre-industriale. Al riguardo l'Ue si pone i seguenti obiettivi per il 2020, come definiti dal Pacchetto clima-energia adottato nel 2008:

-        ridurre di almeno il 20% le emissioni di gas effetto serra;

-        portare al 20% la quota di rinnovabili nel consumo energetico.

Gli obiettivi dell'UE per il 2030 sono ancora più ambiziosi, come si evince dal Quadro 2030 per le politiche dell'energia e del clima adottato nell'ottobre 2014[10], su cui si basa la posizione europea alla Conferenza sul clima di Parigi avviata lo scorso 30 novembre[11]

-        ridurre di almeno il 40% le emissioni di gas effetto serra rispetto al 1990 (obiettivo vincolante);

-        raggiungere la quota del 27% di energia da fonti rinnovabili entro il 2030.

Per quanto concerne i progressi compiuti in questa dimensione dell'Unione dell'energia, la Commissione sottolinea che l'economia UE è la più efficace al mondo in termini di emissioni di carbonio e che è riuscita con successo a dissociare la crescita economica e le emissioni di gas a effetto serra. Tra il 1990  e il 2014 il PIL combinato dell'UE è aumentato del 46% mentre le emissioni di gas a effetto serra sono diminuite del 23%. Secondo le proiezioni fornite dagli Stati membri,  l'UE per il 2020 dovrebbe essere in grado non solo di conseguire l'obiettivo di ridurre del 20% le emissioni di gas effetto serra, ma di superarlo di quattro punti percentuali (24%). Le energie rinnovabili soddisfano già il fabbisogno di 78 milioni di europei e l'Unione europea è sulla buona strada per raggiungere l'obiettivo del 20% di consumo di energia finale da tali fonti. Nel 2015 l'Ue, oltre che nell'ambito delle energie rinnovabili,  ha compiuto progressi in altri due settori chiave:

-        sistema di scambio quote di emissione (ETS): la Commissione europea ha presentato, nel luglio 2015, una proposta di riforma che è attualmente al vaglio delle istituzioni, e ha raggiunto un accordo per la riserva stabilizzatrice di mercato che entrerà in vigore nel 2019 e che rafforzerà tale sistema;

-        investimenti nelle tecnologie a basse emissioni di carbonio e nell'efficienza energetica: almeno il 20%  del bilancio UE è destinato a tematiche legate al clima, per un ammontare di circa 180 miliardi di euro per il periodo 2014-2020. Di questi circa 110 miliardi sono messi a disposizione attraverso i fondi strutturali e di investimento europei (ESI). É stato inoltre attivato il Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS) per alcuni progetti in materia di energia sostenibile.

Inoltre, nel settembre 2015 l'Unione ha approvato il mandato politico per la Conferenza sul clima di Parigi[12]  nella quale ha confermato di essere pronta a negoziare un ambizioso accordo globale sul clima, vincolante e trasparente, presentando un obiettivo di riduzione delle emissioni a livello domestico del 40% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. La Commissione ha dato conto del fatto che al momento dell'adozione della Comunicazione, 160 paesi, responsabili di oltre il 90% delle emissioni, avevano presentato i loro contributi stabiliti a livello nazionale (INDC).

Per quanto concerne le azioni future, nel 2016 l'UE intende:

-        formulare proposte sull'attuazione dell'obiettivo di riduzione delle emissioni nei settori non compresi nel sistema ETS (30% in meno rispetto al 2005), fissando obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e affrontando la questione dell'uso del suolo;

-        pubblicare una comunicazione sulla decarbonizzazione dei mezzi di trasporto;

-        concentrarsi sulle emissioni prodotte dal trasporto stradale e sui sistemi di collaudo: è in preparazione una proposta volta ad applicare la procedura di prova armonizzata a livello mondiale per i veicoli leggeri (WLTP). Inoltre, dal 2017 sarà obbligatorio effettuare prove di emissioni in condizioni reali di guida al fine di abbattere le emissioni di ossido di azoto (NOx). E' altresì previsto il rafforzamento del sistema di sorveglianza del mercato;

-        presentare una nuova direttiva sulle energie rinnovabili e sulla politica di sostenibilità delle bioenergie ed eliminare gradualmente le sovvenzioni a favore dei combustibili fossili.

Conclusioni politiche

Per quanto concerne le emissioni di gas serra l’Unione europea nel 2020 avrà ridotto del 24%, quindi superato di quattro punti percentuali l’obiettivo stabilito. 24 Stati membri raggiungeranno gli obiettivi nei settori non-ETS. 4 Stati (Irlanda, Lussemburgo, Belgio e Austria) dovranno fare ulteriori sforzi per raggiungere tali obiettivi. Per quanto riguarda le fonti rinnovabili, l’Unione europea è sulla strada giusta per raggiungere gli obiettivi prefissati. 3 Stati (Lussemburgo, Paesi Bassi e Regno Unito) non hanno raggiunto il loro obiettivo intermedio al 2013, mentre 19 Stati membri (tra cui l'Italia) supereranno abbondantemente il loro obiettivo nel 2020. Alcuni, tra i quali Regno Unito, Francia, Spagna, dovranno invece valutare se occorrerà mettere in cantiere ulteriori misure. Per tutti saranno necessari sforzi aggiuntivi per integrare le energie rinnovabili nel mercato europeo. Si richiedono inoltre iniziative regionali volte a promuovere la cooperazione degli Stati in materia di energie rinnovabili. Al momento, gli unici Stati membri impegnati in tal senso sono la Svezia e la Norvegia con il Piano di interconnessione del mercato energetico del Baltico.

Efficienza energetica come mezzo per moderare la domanda

Si ricorda che l'Unione europea persegue l'obiettivo per il 2020 di migliorare l'efficienza energetica del 20%, come previsto dal pacchetto clima-energia. L'Obiettivo per il 2030 è di migliorarla del 27%, come previsto dal Quadro 2030 per le politiche del clima e dell'energia. Nel 2020, inoltre, vi sarà una revisione volta ad innalzare tale obiettivo al 30%. La Commissione intende quindi incoraggiare gli Stati membri affinché diano all'efficienza energetica un posto preminente nelle loro politiche. I settori maggiormente interessati sono quelli dell'edilizia e dei trasporti.

Per conseguire l'obiettivo 2030 la Commissione europea nel 2015 ha presentato una proposta di revisione della Direttiva sull’etichettatura energetica, ed entro l'anno prevede di presentare un programma di lavoro sull’ecodesign nel contesto della nuova proposta sull’economia circolare. Nel 2015 sono inoltre entrate in vigore numerose misure sull’ecodesign e sull’etichettatura energetica che dovrebbero ridurre il consumo energetico a vantaggio dei consumatori. Per quanto concerne i finanziamenti il Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici (FEIS) sta già sostenendo alcuni progetti in Europa, Italia inclusa.

Come evidenziato dalla relazione sui progressi compiuti in materia di efficienza energetica[13], che accompagna la Comunicazione, nonostante i significativi progressi compiuti, gli sforzi collettivi degli Stati membri hanno condotto a un risparmio di energia primaria solo del 17,6% rispetto alle previsioni per il 2020. Tuttavia, la Commissione ritiene che l'obiettivo per il 2020 sarà raggiunto, a condizione che la legislazione in vigore dell'UE sia pienamente attuata, gli sforzi si intensifichino, aumenti il livello di ambizione e migliorino le condizioni di investimento.

Per quanto riguarda le iniziative future, la Commissione europea nel 2016 intende presentare:

-       una proposta di  revisione della Direttiva sull’efficienza energetica nel contesto dell’obiettivo per il 2030;

-       una revisione della Direttiva sulla prestazione energetica degli edifici, che contano per il 40% delle emissioni di CO2;

-       una nuova strategia per il riscaldamento e il raffreddamento, che rappresenta il primo utilizzo dell’energia nell'UE (53,4%), puntando sugli edifici residenziali, terziari e industriali.

Inoltre, al fine di migliorare i finanziamenti iniziali nell'efficienza energetica, la Commissione europea elaborerà un piano per aggregare i progetti di efficienza energetica di piccole dimensioni nell'ottica di migliorare le opportunità di investimento e garantire maggior accesso ai capitali necessari per programmi nazionali, regionali o locali.  

Conclusioni politiche

Gran parte degli Stati Membri deve migliorare la performance per raggiungere gli obiettivi di efficienza energetica per il 2020. Molti Stati membri, tra cui l’Italia, hanno notificato obiettivi più ambiziosi in tema di consumo di energia primario o finale. Al tempo stesso alcuni hanno ridotto le loro aspettative in uno dei due obiettivi (l’Italia, per esempio, ha ridotto il suo obiettivo per il consumo finale di energia). Inoltre sempre per alcuni, tra cui l'Italia, gli obiettivi per il 2020 non sono sufficientemente ambiziosi per quanto concerne le previsioni di crescita economica. Per quanto concerne l'intensità energetica esiste una differenza notevole tra gli Stati membri dovuta in larga parte a differenze strutturali. Gli Stati membri dovranno inoltre promuovere ulteriormente il teleriscaldamento e il teleraffreddamento ad alto rendimento.

Un mercato dell'energia pienamente integrato

Questa dimensione dell'Unione dell'energia richiede un miglioramento delle infrastrutture, in particolare dei collegamenti transfrontalieri e delle interconnessioni. A tal riguardo si ricorda che l'Unione europea si è posta un obiettivo specifico di interconnessione minima per l'energia elettrica, da raggiungere entro il 2020, fissato al 10% della capacità di produzione elettrica installata degli Stati membri. In altri termini, il 10% dell'elettricità deve poter "attraversare le frontiere"[14]. Per far sì  che ciò accada la Commissione europea ha previsto che occorrerà investire circa 200 miliardi di euro l'anno per i prossimi dieci anni in grandi progetti infrastrutturali. Occorrerà poi garantire la piena applicazione della normativa vigente, in particolare il terzo pacchetto sul mercato interno dell'energia[15] e rivolgere un'attenzione miratas ai consumatori che in futuro dovrebbero poter godere di più ampie possibilità di scelta, acquistando energia anche da società con sedi in altri Stati membri.

Su questa dimensione la Commissione europea afferma che dal febbraio 2015 sono stati compiuti notevoli progressi, rappresentati, per quanto concerne il settore elettrico, dall'inaugurazione delle interconnessioni tra Francia e Spagna, Italia e Malta e dal completamento delle interconnessioni Eastlink tra Finlandia ed Estonia, NordBalt tra Lituania e Svezia, che hanno consentito agli Stati baltici di partecipare al mercato dell'energia elettrica "NordPool". Per quanto concerne il settore del gas, la Commissione richiama l'inaugurazione in Lituania del nuovo terminal di gas naturale liquefatto (GNL), la realizzazione di un'interconnessione tra Ungheria e Slovacchia e l'installazione all'interno dell'Ue e alle sue frontiere con l'Ucraina di attrezzature di flusso inverso per agevolare gli scambi bidirezionali. Nel 2015, la Commissione europea ha lavorato con alcuni Stati membri per istituire gruppi di alto livello per lo sviluppo di reti di interconnettività nella penisola iberica, nell'Europa meridionale, centrale ed orientale (CESEC), nella regione del Mar Baltico (BEMIP) e per eliminare gli attuali ostacoli normativi al commercio transfrontaliero di energia elettrica e gas, con particolare riguardo ai problemi connessi alla piena attuazione del terzo pacchetto dell'energia. Gli Stati membri a loro volta hanno rafforzato la loro collaborazione a livello regionale. Nel 2015 è stato istituito un Forum per le infrastrutture energetiche, inaugurato il 9-10 novembre scorso. Sul fronte dei consumatori, la Commissione europea rileva che questi non riescono ancora a svolgere appieno il loro ruolo nel sistema energetico[16]. I mercati del gas e dell'elettricità non funzionano ancora come dovrebbero, come evidenziato nel documento di lavoro sulle tendenze nel consumo di energia presentato congiuntamente alla Comunicazione[17].

Per quanto riguarda le prospettive future la Commissione europea sottolinea che nel 2016 occorrerà accelerare il lavoro sui progetti di infrastrutture energetiche, soprattutto per quanto riguarda i Progetti di Interesse Comune (PCIs), sui quali si registrano ritardi dovuti principalmente alle lungaggini delle procedure amministrative di autorizzazione e/o a questioni di finanziamento. La Commissione europea sottolinea inoltre la necessità per gli Stati membri di attuare il regolamento TEN-E, soprattutto in merito alle disposizioni sulla concessione di autorizzazioni. Contestualmente alla Comunicazione, la Commissione europea ha pubblicato la seconda lista di PIC, illustrando i progetti più urgenti per conseguire gli obiettivi di politica energetica e i miglioramenti necessari per predisporre l'infrastruttura portante di un mercato europeo integrato dell'energia[18].

Per il 2016 la Commissione europea prevede inoltre di:

-       presentare una Comunicazione sulle misure necessarie per raggiungere l'obiettivo del 15% di interconnessione entro il 2030;

-       destinare il 50% degli investimenti in PCI nel settore elettrico nella regione del Mare del Nord;

-       presentare proposte legislative volte a migliorare i collegamenti tra mercati all’ingrosso e al dettaglio; a migliorare la cooperazione regionale e il commercio internazionale; a sviluppare il mercato di breve e lungo periodo al fine di inviare segnali di prezzo adeguati per la modernizzazione delle tecnologie sia ai produttori che ai consumatori di energia;

-       proseguire il monitoraggio del sostegno pubblico agli investimenti nel settore energetico, per garantire che la concessione di aiuti di Stato sia compatibile con le regole europee;

-       realizzare uno studio sui prezzi e i costi dell’energia in Europa per avere un quadro del costo della tassazione e dei sussidi nazionali, anche al fine di fornire una base per comparare i diversi livelli di prezzo tra gli Stati membri e gli impatti sulla competitività.

 

 

 

Conclusioni politiche

La Commissione europea sottolinea che molti Stati membri hanno fatto notevoli passi avanti per garantire la concorrenza nel mercato dell’energia. Tuttavia, persistono numerose differenze tra gli Stati nell’attuazione delle regole sulla concorrenza. 22 Stati membri stanno per raggiungere o hanno raggiunto l’obiettivo del 10% sull'interconnessione elettrica. L’Italia invece deve fare ulteriori sforzi.

La regolamentazione dei prezzi per il settore industriale deve essere limitata a circostanze eccezionali[19] e dovrebbe essere ulteriormente ridotta. Il ruolo del consumatore deve essere rafforzato migliorando il sistema di informazione sulle opzioni riguardanti l'efficienza energetica. Lo sviluppo dei contatori intelligenti volti anche alla responsabilizzazione dei consumatori è una realtà concreta solo in pochi Stati membri (Finlandia e Svezia) Occorrono inoltre misure più mirate per i consumatori vulnerabili. A metà del 2015, a livello regionale la maggior parte dei mercati elettrici all’ingrosso risultavano accoppiati ad uno o più mercati vicini, con segnali di convergenza dei prezzi. Più complicata la situazione nel settore del gas. Nonostante una certa convergenza in alcuni principali hub del gas, differenze di prezzo di mercato e scarsa integrazione persistono, anche a causa di contratti a lungo termine e mancate interconnessioni. I mercati al dettaglio sia per l’elettricità che per il gas sono ancora nazionali e sono necessari maggiori sforzi da parte di tutti gli Stati membri per progredire nell’integrazione del mercato.

Sicurezza energetica, solidarietà e fiducia

Per quanto riguarda questa dimensione, l'obiettivo della Commissione europea, illustrato nella Strategia quadro per l'Unione dell'energia, è quello di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti, riducendo la dipendenza energetica attraverso la diversificazione delle fonti, dei fornitori e delle rotte di approvvigionamento.

Il 2015 è stato dominato da alcuni eventi che hanno fortemente inciso sul mercato dell’energia europeo:

-       il conflitto tra Russia e Ucraina;

-       il persistere di prezzi bassi del petrolio;

-       nuove infrastrutture per il trasporto di gas naturale dalla Russia;

-       nuove prospettive aperte dalla conclusione del negoziato sul nucleare iraniano;

-       la continua diminuzione della produzione di combustibile fossile.

 

La Commissione europea ritiene che l’Ucraina debba rimanere un Paese di transito nell’interesse di tutte le parti.

Nel corso del 2015, ha facilitato i negoziati tra Ucraina e Russia per garantire gli approvvigionamenti di gas all’Ucraina durante l’inverno. A tal riguardo nel settembre 2015 è stato siglato un protocollo vincolante, la cui attuazione è iniziata nell'ottobre 2015. Anche la capacità di flusso inverso dall'Ue, tra Ucraina e Slovacchia è considerevolmente aumentata nel corso del 2015. La Commissione europea prende atto di alcuni piani per la costruzione di altri gasdotti tra la Russia e la Germania attraverso il Mar Baltico. I gasdotti dovranno però rispettare la normativa Ue sul Terzo Pacchetto Energia.

La Commissione osserva che le recenti scoperte di gas nel Mediterraneo orientale aumentano il potenziale contributo della regione alla sicurezza energetica europea. Pertanto è stata intensificata la cooperazione attraverso l'istituzione di tre piattaforme sul gas, sul mercato elettrico regionale e sulla promozione delle energie rinnovabili. Inoltre è proseguito il lavoro sul Corridoio sud e sono stati rilanciati i negoziati sul gasdotto attraverso il Mar Caspio.

Per quanto riguarda le iniziative future, nel 2016 la Commissione intende presentare:

-       una proposta di revisione del regolamento sulla sicurezza degli approvvigionamenti di gas, con l’obiettivo di migliorare la capacità europea di reagire alle interruzioni dell'approvvigionamento;

-       una strategia per il gas naturale liquefatto (GNL) e per il suo stoccaggio;

-       la revisione della Decisione sugli accordi intergovernativi nel settore energetico, con l’obiettivo di aumentarne la trasparenza e fare in modo che siano adeguati alla normativa UE di riferimento;

-       un nuovo strumento giuridico  sulla sicurezza dell'approvvigionamento dell'energia elettrica volto a migliorare la trasparenza, assicurare un approccio comune e predisporre soluzioni transfrontaliere più efficaci.

La Commissione europea sosterrà inoltre l'importanza dell'energia nell'ambito dei negoziati in corso  con gli Stati Uniti sul Partenariato Transatlantico per il commercio e gli investimenti (TTIP) [20].

Conclusioni politiche

L’Unione europea sta realizzando progressi nella diversificazione delle fonti, delle rotte e dei fornitori di energia. Tuttavia molti Stati dell’Europa dell’Est e dell’Europa centrale dipendono esclusivamente da un unico fornitore (Russia). E’ necessario migliorare i collegamenti tra gli Stati baltici e la Finlandia e il mercato del gas dell'Europea centrale e assicurare l’accesso al gas liquefatto da parte di tutti i paesi europei. Gli stress test regionali eseguiti nel 2014 hanno evidenziato i benefici della cooperazione regionale nel prevenire o mitigare le crisi energetiche. Gli Stati membri devono rafforzare la loro cooperazione sulla sicurezza dell'approvvigionamento dell'energia elettrica e l'adeguatezza della produzione.

Un'Unione dell'energia per la ricerca, l'innovazione e la competitività

Questa dimensione dell'Unione dell'energia è fondamentale per accelerare la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio. Nel 2015 la Commissione europea ha presentato la Comunicazione "Verso un piano strategico europeo per le tecnologie energetiche (piano SET)[21] con la quale intende dare un nuovo impulso all'impiego di tecnologie a basse emissioni di carbonio.

Un ruolo fondamentale nel settore dell'innovazione è svolto dai finanziamenti. Al momento sono attivi il Fondo strategico per gli investimenti (FEIS) e il programma NER 300 - che offre un finanziamento di circa 2.1 miliardi di Euro. Inoltre, gli Stati membri possono avvalersi, per progetti connessi al clima e all'energia, dei fondi derivanti dalla vendita all'asta delle quote di emissione nell'ambito del sistema ETS (nel 2014 tale cifra è stata pari a 3,2 miliardi di euro).  Nell'ambito della revisione del sistema ETS, la Commissione europea ha proposto l'istituzione di un nuovo Fondo per l'innovazione e del nuovo Fondo per la modernizzazione. Il primo estende il Programma NER anche per i progetti per tecnologie a basso contenuto di carbonio  nei settori industriali e il secondo si rivolge agli Stati membri con un PIL inferiore al 60% della media dell'Ue. Mediante il programma quadro  "Orizzonte 2020" sono stati destinati, nel biennio 2014-2015, circa 9 miliardi per programmi in materia di ricerca energetica, trasporti puliti, azione per il clima e uso efficiente delle risorse.

Per quanto riguarda le prospettive future, nel 2016 la Commissione europea intende presentare una nuova strategia integrata dell'Unione dell'energia e concentrarsi su un coordinamento più efficace tra Unione dell'energia, mercato unico digitale ed economia circolare.

Conclusioni politiche

Molti Stati membri hanno compiuto sforzi significativi per promuovere l'innovazione e, nonostante la crisi, nel settore delle energie rinnovabili è aumentata l'occupazione, con quasi mezzo milione di posti di lavoro. Tuttavia, la Commissione europea ritiene che possano essere compiuti ulteriori sforzi, ad esempio modificando il sistema fiscale in modo da stimolare l'occupazione e la competitività contribuendo a realizzare gli obiettivi dell'Unione dell'energia.

Attuazione dell'Unione dell'energia

Si ricorda che la Strategia quadro per l'Unione dell'energia, oltre alle cinque dimensioni, prevede un sistema di governance integrata che garantisca che tutte le azioni intraprese a livello nazionale, regionale e locale siano in linea con gli obiettivi fissati. Il processo di governance sarà volto, tra l'altro, a combinare le azioni in materia di clima ed energia a quelle in altri settori strategici per garantire una maggiore coerenza programmatica a lungo termine e dare così agli investitori maggiore certezza.

A seguito di un confronto politico e di un dialogo tecnico con gli Stati membri, avviato nei mesi scorsi con le numerose visite del Commissiario Šefčovič presso di essi, la Commissione europea ha elaborato una serie di schede informative per ciascun paese, la proposta di una metodologia basata su alcuni indicatori chiave, e un documento di lavoro che offre un quadro comparativo tra gli Stati Membri nell’implementazione delle cinque dimensioni dell’Unione dell’Energia utilizzando questi primi indicatori chiave[22].

La Commissione europea afferma che solo un terzo degli Stati membri dispone di strategie globali in materia di clima ed energia per il periodo post-2020. Pertanto, contestualmente alla Comunicazione, ha presentato una guida per facilitare gli Stati Membri nella formulazione dei piani strategici nazionali per il periodo 2021-2030. Questi dovranno essere presentati nel 2017, per essere completati, dopo eventuali altre discussioni, nel 2018 e messi in atto prima del 2021.

Per quanto riguarda le azioni future, nel 2016 la Commissione europea pubblicherà delle linee guida su come migliorare e rafforzare la cooperazione regionale. Per seguire da vicino i progressi sarà istituito un sistema trasparente di monitoraggio basato su indicatori chiave, sulle relazioni biennali degli Stati membri in merito ai rispettivi piani nazionali. Inoltre, la Commissione intende presentare una proposta volta a razionalizzare la pianificazione e  gli obblighi di comunicazione per gli Stati membri, in  modo da ridurre gli oneri amministrativi superflui, in linea con l'agenda "Legiferare meglio".

Si segnala che lo scorso 26 novembre il Consiglio energia ha adottato delle Conclusioni relative ad un nuovo sistema di governance dell'Unione dell'energia che controllerà i progressi dell’UE verso il raggiungimento degli obiettivi dell’UE in materia di energia e clima e gli obiettivi strategici generali. Il sistema dovrebbe operare sulla base di programmi esistenti e non dovrebbe comportare alcun onere amministrativo. Fra gli elementi essenziali del sistema di governance rientrano:

        un piano nazionale per l’energia e il clima che deve essere adottato da ciascuno Stato membro per il periodo dal 2021 al 2030;

        relazioni sui progressi compiuti nell’attuazione del piano nazionale;

        dialoghi costruttivi tra la Commissione e gli Stati membri;

        il monitoraggio e la valutazione basati su indicatori chiave.

 

La scheda informativa sull’Italia

Le relazioni sullo stato di attuazione dell’Unione per l’energia, presentate il 18 novembre 2015, sono accompagnate da schede informative sui singoli Stati membri. Per quanto riguarda l’Italia, la Commissione segnala che:

·    per percentuale sul valore aggiunto lordo totale e percentuale sul totale degli occupati, il settore energetico nazionale registra valori più bassi rispetto alla media europea;

 

·    il mix energetico differisce da quello dell’UE a 28, con una più ampia percentuale di gas e l’assenza del nucleare. Comparate ai dati del 1995, la percentuale di petrolio e derivati è diminuita (passando dal 58% al 37% del consumo energetico all’ingrosso) mentre la percentuale di combustibili solidi e energie rinnovabili è aumentata rispettivamente di 2 e 8 punti percentuale. La percentuale di gas è cresciuta considerevolmente, passando dal 28% al 36% del mix energetico;

 

·    la dipendenza da combustibili solidi è superiore rispetto all’UE a 28. La dipendenza dalle importazioni è particolarmente elevata per i prodotti del petrolio e del gas. Un’alta percentuale di importazioni del gas proviene dalla Russia, ma in ogni caso, le fonti di approvvigionamento sono relativamente ben diversificate. Pertanto, l’indice di concentrazione dei paesi fornitori è relativamente basso;

 

 

·    la capacità di interconnessione rappresenta il 7,4% della capacità istallata e necessita di essere migliorata. L’Italia è interessata a 16 Progetti di interesse comune (PIC); quelli nel  settore elettrico sono concentrati principalmente sulle interconnessioni con la Francia (Grande Ile-Piossasco), la Svizzera (Verderio Inferiore-Thusis/Sils e Airolo-Baggio), l’Austria (Lienz-Veneto e Wurmlach-Somplago), la Slovenia (Salgareda-Divaca/Bericevo) e il Montenegro (Latsva-Villanova). L’attuazione di questi progetti entro il 2020 dovrebbe portare la capacità di interconnessione al 12%, mentre l’obiettivo del 15% entro il 2030 dovrebbe essere raggiunto con l’attuazione dei nuovi PIC. La Commissione segnala inoltre la necessità di migliorare la rete interna per eliminare i colli di bottiglia, aumentando i livelli di sicurezza e flessibilità del sistema. Per quanto riguarda il gas, l’Italia gioca un ruolo importante nella creazione di un hub mediterraneo: in tale ambito, uno dei progetti PIC prevede la costruzione di un gasdotto che colleghi l’Algeria all’Italia, via Sardegna (cosiddetto gasdotto Galsi). Nell’ambito del corridoio meridionale per il gas – una delle priorità della politica energetica dell’UE -, la TAP (Trans Adriatic Pipeline), che trasporterà il gas azero dal confine turco all’Italia meridionale attraverso Grecia e Albania, dovrebbe partire nel 2016 nonostante la forte opposizione delle autorità locali.

·    i prezzi dell’energia elettrica al dettaglio per l’utenza domestica sono in generale sopra la media UE; i costi per la rete, gli oneri di sistema e le tasse pesano rispettivamente per il 17%, il 23% e il 13% del prezzo finale al consumatore; i prezzi del gas per tutti i consumatori sono fra i più alti tra gli Stati membri: costi della rete e tasse pesano rispettivamente per il 18% e il 36% sul prezzo finale;

·    i clienti sono relativamente attivi nel cambio di fornitore. A dispetto dei numerosi fornitori di energia elettrica presenti sul mercato nazionale (circa 140), la Commissione segnala che l’offerta standard ("maggior tutela", rivolto alle sole utenze domestiche) è dominato da una grande compagnia con l’85.4% del mercato;

·    l’obiettivo dell’Italia in termini di efficienza energetica per il 2020 è 158 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep) espressi in consumo di energia primaria (124 Mtep espressi in consumo finale di energia). Considerato il livello attuale di consumo di energia primaria (166 Mtep nel 2014), si rendono necessari sforzi per mantenere il trend al ribasso anche in presenza dell’atteso incremento del PIL durante i prossimi cinque anni;

·    l’Italia ha diminuito le sue emissioni del 22% tra il 2005 e il 2014 ed è sulla strada per raggiungere il suo obiettivo 2020 di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra;  

·    con una percentuale di 16.7% di energie da fonte rinnovabile nel 2013, l’Italia ha pressoché raggiunto l’obiettivo del  17% per il 2020. Secondo quanto dichiarato dal Gestore dei servizi energetici durante un’audizione al Senato, il sostegno ai costi per l’energia rinnovabile ha raggiunto euro 307/MWh per il fotovoltaico solare e euro 120/MWh per le altre rinnovabili.  Ciò avrebbe indotto il Governo a rivedere il sistema degli incentivi. Secondo la Commissione, le attuali incertezze sul futuro degli incentivi alle rinnovabili possono determinare nuove sfide per lo sviluppo di questo importante settore.

 

 

·    in Italia l’intensità di carbonio dell’economia nel 2013 è stata del  4% più bassa rispetto alla media UE. Nel 2014 gli introiti dalle assegnazioni delle quote ETS ammontano a 408.6 milioni di euro, il 50% dei quali destinato ad obiettivi climatici ed energetici;

·    l’Italia è vicina alla media europea, sopra gli USA e sotto Giappone e Corea del Sud, in termini di sostegno pubblico alla ricerca e innovazione nei settori energetico e ambientale. Questi livelli  sono più bassi di altre grandi economie europee, quali Francia o Germania. In termini di brevetti per tecnologie a bassa intensità di carbonio, l’Italia è invece molto indietro rispetto alla media europea e ai principali partner internazionali;

 

·    il costo reale unitario dell’energia è più alto in Italia che in UE e USA. Con riguardo ai prezzi pagati dai consumatori industriali, l’Italia sperimenta uno fra i prezzi più in Europa e fra i maggiori partner commerciali non UE. Si registra naturalmente una grande discrepanza tra i prezzi minimi e massimi pagati dall’industria, basati sui livello di consumo. Tasse e prelievi sui prezzi dell’elettricità sono saliti in maniera significativa negli ultimi anni, specialmente per l’industria. Mentre per una larga maggioranza degli Stati membri il livello di tasse e prelievi è sotto il 10%, per l’Italia essi eccedono il 20%. I prezzi per il gas sono molto più bassi per l’industria e si sono abbassati recentemente.

 

·    la politica di coesione costituisce – in complemento con il cofinanziamento pubblico e privato - un’importante opportunità di investimento per attuare gli obiettivi della politica energetica in Italia.

-       Mercato interno dell’energia: nel perdiodo 2014-2020, la politica di coesione investirà quasi 444 millioni di euro in reti intelligenti di distribuzione dell’energia elettrica. Tali investimenti dovrebbero contribuire a connettere circa 304.000 nuovi utenti alle reti intelligenti;

-       efficienza energetica: nel mededismo periodo la politica di coersione investirà 1.413 milioni di euro in miglioramenti dell’efficienza energetica nell’ediliza pubblica e, con estensione minore, negli edifici residenziali e industriali, così come in cogenerazione ad alta efficienza e distretti di riscaldamento in Italia. Ulteriori 3.684 milioni di euro saranno investiti a supporto di trasporti efficienti e decarbonizzati. Tali investimenti dovrebbero contribuire a circa 1.000 utenze domestiche con una migliore classificazione in termini di consumo di energia  e una diminuzione di 367.598.000 kWh per anno del consumo di energia primaria degli edifici pubblici, così come a circa 270 chilometri di reti ferroviarie ricostruite e migliorate e 250 chilometri di nuove linee metro e tram;

-       decarbonizzazione: gli investimenti della politica di coesione contribuiranno una diminuzione annuale di emissioni di gas ad effetto serra, per un totale di circa 5.149.000 tonnellate  di  CO2 equivalente. Tra il 2014 e il 2020, verrranno inoltre investiti 200 milioni di euro in energie rinnovabili, aumentando la capacità produttiva di quasi 405 MW;

-       ricerca, innovazione e competitività: nell’ambito della politica di coesione, si invetirà  in maniera significativa in competività delle piccole e medie imrpese e in ricerca e innovazione, sulla base delle strategie energetiche nazionali e regionali per la smart specialisation.

 

Il dibattito al Parlamento italiano

Senato della Repubblica

Il Pacchetto "Unione dell'Energia" è stato esaminato dalle Commissioni riunite 10a (industria, commercio turismo) e 13a (territorio, ambiente, beni culturali) del Senato della Repubblica, che il 4 giugno 2015 hanno adottato una risoluzione (DOC XVIII, n. 92) nella quale si sono espresse in senso favorevole formulando alcuni rilievi. In particolare, per quanto concerne l'impegno dell'Unione europea a ridurre le emissioni del 40% entro il 2030 hanno sottolineato come esso debba essere commisurato agli obiettivi delle altre macroregioni del mondo. Circa gli impegni Ue in materia di energie verdi ed efficienza energetica hanno precisato che questi dovranno essere realizzati nel contesto di accordi che coinvolgano tutte le principali economie del mondo (in riferimento alla COP21 e al TTIP). Altre osservazioni hanno riguardato la proposta di revisione del sistema ETS, l'importanza dell'approvvigionamento dai giacimenti del Mediterraneo orientale, del Caspio, del Mediooriente e del Nord Africa, la necessità di regole di accesso più semplici ai finanziamenti, soprattutto nel settore dei Progetti di interesse comune (PIC), l'importanza di garantire un'efficace governance dell'energia, mediante una semplificazione e riduzione degli oneri amministrativi e un quadro normativo chiaro. Tra gli altri elementi emersi, l'opportunità, per concerne il passaggio a sistemi energetici e di produzione a bassa emissione di gas serra, di puntare su norme regolatrici dei mercati piuttosto che su incentivi o disincentivi diretti.

Sempre presso in Senato, la 10a Commissione l'8 ottobre 2015 ha approvato una risoluzione sulla Proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un quadro per l'etichettatura dell'efficienza energetica (DOC XVIII n. 97). La 13a Commissione il 30 luglio 2015, in occasione della consultazione pubblica sull'economia circolare, ha adottato una risoluzione (Doc XXIV n. 51) a conclusione dell'esame assegnato in materia di rifiuti, Atto n. 580[23]. La risoluzione è stata adottata al termine di un breve ciclo di audizioni informali di personalità provenienti dalla Commissione europea, dal Governo italiano nonché di enti di ricerca sul tema dell'economia circolare.

Camera dei deputati

Il pacchetto Unione dell’energia è stata esaminato dalla Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive della Camera, che l’8 luglio 2015 hanno approvato un documento finale in cui si esprime una valutazione positiva, con alcune osservazioni. In particolare si pone l’attenzione sul tema delle interconnessioni, chiedendo la realizzazione, nel più breve tempo possibile, della piena interconnessione delle reti a livello continentale, sulla base di un disegno strategico coerente che non sia rimesso alle iniziative di singoli paesi o operatori, ma che risponda a una logica sistemica e ad esigenze comuni. A tal fine, si richiede che in sede europea si individuino e si stanzino le risorse necessarie allo scopo, ad integrazione di quelle già disponibili che appaiono largamente insufficienti. Specifico riferimento viene fatto alla realizzazione di un hub del gas nell'Europa meridionale per il quale l'Italia può legittimamente candidarsi.

Nel documento finale, si richiede inoltre di promuovere l'ampliamento della generazione distribuita, favorendo una maggiore capacità da fonti di energia rinnovabile con gli opportuni e necessari interventi di semplificazione amministrativa. In particolare, si ritiene opportuno un disegno di riordino complessivo dei meccanismi di incentivazione alle fonti rinnovabili di energia per favorirne lo sviluppo su scala continentale con un sistema di regole stabile e omogeneo tra i diversi paesi.

Tra le ulteriori indicazioni fornite dalle Commissioni, si segnalano la promozione delle attività di ricerca e innovazione nell'ambito della produzione e distribuzione di energia da fonti rinnovabili – anche allo scopo di sostenere lo sviluppo dell'industria del settore; gli investimenti per la realizzazione di reti elettriche intelligenti (smartgrids) e di sistemi di gestione intelligente attraverso l'utilizzo della tecnologia digitale; la definizione in sede europea di sistemi di tassazione che attribuiscano un costo al carboniocarbon tax – e di un sistema di regole chiaro, coerente, uniforme e stabile nel tempo che dia il giusto segnale alle imprese per indirizzare le proprie scelte di investimento verso tecnologie e attività a bassissimo impatto di carbonio.

Nel quadro della cooperazione internazionale, si richiede la promozione di partenariati con i paesi del Nord Africa, finalizzati non soltanto a garantire all'Unione europea l'accesso alle fonti energetiche ma anche a favorire lo sviluppo di tali paesi.

La Commissione attività produttive della Camera ha esaminato anche le due comunicazioni “Un new deal per i consumatori di energia”  (COM (2015) 339) e “Avvio del processo di consultazione pubblica sul nuovo assetto del mercato dell’energia” (COM(2015)340) presentate il 15 luglio 2015, nell’ambito delle iniziative previste dall’Unione dell’energia. Il 2 dicembre 2015 la Commissione ha approvato un documento finale, in cui esprime una valutazione positiva, con alcune osservazioni. Per quanto riguarda i consumatori, la Commissione attività produttive chiede che venga garantita agli utenti la conoscibilità ed accessibilità dei dati sul consumo in tempo reale, per consentire scelte consapevoli nell’utilizzo dell’energia; che venga promossa la digitalizzazione delle relazioni fornitore/cliente per semplificare e accelerare l’espletamento delle richieste del cliente e che vengano ridotti ulteriormente i tempi per l’attivazione delle forniture e per il cambiamento del fornitore. Per quanto riguarda il mercato dell’energia elettrica, nel documento finale si pone l’accento sulla necessità di destinare tutte le risorse disponibili all’ammodernamento delle reti e alle loro interconnessioni, con particolare riguardo all’Italia, al fine di consentire lo sviluppo della produzione decentrata da energie rinnovabili. Si sollecita inoltre un approccio più coordinato tra gli Stati membri per la revisione dei regimi di aiuto a favore delle rinnovabili, l’accelerazione del processo di armonizzazione dei mercati di bilanciamento nonché la promozione della cooperazione regionale in tema di sicurezza dell’approvvigionamento e interconnessioni, dando priorità alla zona del Mediterraneo.


 


 

 

Elementi di approfondimento



 

La politica energetica dell’UE

La politica energetica dell’Unione europea si articola su tre linee di intervento:

·    sicurezza dell'approvvigionamento, per assicurare una fornitura affidabile di energia quando e dove necessario;

·    competitività, per assicurare prezzi ragionevoli per utenze domestiche e imprese;

·    sostenibilità del consumo energetico, attraverso l’abbattimento delle emissioni di gas ad effetto serra e la riduzione della dipendenza da combustibili fossili.

 

L'energia nell'UE in cifre

·    6 Stati membri dipendono da un unico fornitore esterno per la totalità delle loro importazioni di gas

·    l'UE importa il 90% del petrolio greggio e il 66% del gas naturale

·    il 75% delle abitazioni nell'UE è a bassa efficienza energetica

·    il 94% dei trasporti dipende da prodotti petroliferi, che sono importati al 90%

·    i prezzi all'ingrosso dell'elettricità sono superiori del 30% e i prezzi all'ingrosso del gas di oltre il 100% rispetto a quelli degli Stati Uniti

Come risulta dalle cifre sopra indicate, tra le sfide cui è sottoposta l’UE in campo energetico, la sua dipendenza dalle importazioni è la questione più pressante: l’UE, la seconda economia mondiale, consuma un quinto dell’energia prodotta nel mondo e possiede una percentuale molto ridotta di riserve energetiche; attualmente importa oltre la metà della sua energia per un costo di 400 miliardi per anno.

Altro importante tema è rappresentato dalla scarsa differenziazione delle fonti, in particolare greggio e gas naturale, e dei fornitori, che rende l’UE vulnerabile alle perturbazioni nelle forniture energetiche e al conseguente aumento dei prezzi. Inoltre, il continuo ricorso ai combustili fossili in Europa contribuisce al riscaldamento globale e all’inquinamento.

Proprio in relazione a quest’ultimo problema, negli ultimi anni la politica energetica dell’UE è stata strettamente legata alla definizione di una politica europea per il cambiamento climatico e alla conseguente definizione di una strategia per uno sviluppo sostenibile (sotto il profilo ambientale) dell’economia europea. In tale ambito, l’UE si pone in posizione di leader del processo in atto a livello internazionale nella lotta ai cambiamenti climatici.

Per inserire le sue iniziative nell’ambito di una strategia coerente di lungo termine, a partire dal 2007 l’UE si è data obiettivi misurabili in materia di clima ed energia

per il 2020:

per il 2030:

per il 2050:

·    tagliare dell'80-95% i gas a effetto serra rispetto ai livelli del 1990. La tabella di marcia per l'energia 2050 illustra come ci si può riuscire.

Per favorire il raggiungimento degli obiettivi indicati, il 25 febbraio 2015 la Commissione ha presentato una strategia quadro per l'Unione dell'energia[24] che riunisce in un'unica strategia coerente una serie di settori di intervento, concentrandosi su cinque elementi che si sostengono reciprocamente:

·    la sicurezza energetica, puntando alla diversificazione delle fonti e dei fornitori, allo sviluppo ulteriore delle risorse interne e al miglioramento delle infrastrutture di accesso a nuove fonti di approvvigionamento;

·    il rafforzamento del mercato interno dell'energia per garantire il coordinamento delle capacità a livello regionale, lo stoccaggio e una risposta più flessibile alla domanda, consentendo una partecipazione più attiva dei consumatori al mercato e scambi transfrontalieri di energia più agevoli;

·    l'efficienza energetica, in quanto mezzo per moderare la domanda di energia, promuovendo in particolare interventi per migliorare l'efficienza energetica e la prestazione energetica nell'edilizia;

·    la decarbonizzazione dell’economia, puntando all’efficiente integrazione nel mercato della produzione di energia da fonti rinnovabili e accelerando la decarbonizzazione del settore dei trasporti, anche attraverso la promozione dell'elettrificazione del settore e di investimenti nella produzione di biocarburanti avanzati;

·    la ricerca, l'innovazione e la competitività, sostenendo in particolare attività di tecnologie energetiche del futuro sicure, pulite ed efficienti.

Il piano d’azione allegato alla strategia quadro illustra le misure specifiche da preparare e attuare nel corso dei prossimi anni. Alcune di esse sono già state presentate dalla Commissione il 15 luglio 2015. Si tratta in particolare:

-    della proposta di riforma del sistema di scambio delle quote di emissione dei gas ad effetto serra, che l’UE ha istituito nel 2003 per affrontare i cambiamenti climatici e indirizzare l'UE verso un'economia a basse emissioni di biossido di carbonio.

-    della revisione della direttiva sull'etichettatura energetica dei prodotti, a vent’anni dalla sua introduzione;

-    di una consultazione sul riassetto del mercato interno dell’energia elettrica;

-    di proposte volte a tutelare i consumatori di energia, favorendo il risparmio di denaro ed energia grazie a una migliore informazione e ad un più ampio margine di scelta in materia di partecipazione ai mercati dell'energia.

 

L’energia nell’UE

Il consumo interno lordo di energia nell'UE-28 ha mostrato nel periodo 1990-2012 un andamento tendenzialmente stabile: nel 2012 è stato inferiore dell'1% rispetto al 2011 (circa 70,5 milioni di terajoule - TJ).

 

EU-28: consumo interno lordo di energia, 1990-2012 (1.000 TJ)

 

 

 

 

 

 


Fonte: Eurostat, Energy, transport and environment indicators - 2014

A fronte di tale andamento, si riscontra una crescita molto forte del consumo di energia (e, conseguentemente, delle emissioni di CO2) da parte delle economie più sviluppate.

Totale consumo finale di energia – 1971-2012 (MTOE)

 

 

 

 


**Asia esclusa Cina
***Inclusi l'aviazione internazionale e i trasporti marittimi internazionali
Fonte: Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA), Key World Energy Statistics, 2014

 

 

 

 

 

 

Le emissioni di gas ad effetto serra da parte delle economie più sviluppate hanno avuto il seguente andamento nel periodo 1990-2012:

 

 

 

 

 

 

 

 


L’UE ha conseguito risultati generalmente valutati positivamente nella riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, come si evince anche dal confronto internazionale.

Emissioni di gas serra (escluso LULUCF- tonnellate CO2 equivalenti – migliaia)

 

 

2009

2010

2011

2012

UE 28

4.646,7

4.756,1

4.607,7

4.548,3

Germania

912,6

946,3

928,6

939,0

Spagna

359,6

347,1

345,8

340,8

Francia

509,2

516,4

490,0

490,2

Italia

490,3

499,8

487,4

461,1

Regno Unito

593,3

609,6

565,7

582,8

Fonte: Agenzia europea per l’Ambiente, marzo 2015

 

 


 

Emissioni di gas serra (escluso LULUCF- tonnellate CO2 equivalenti – migliaia) – 2011

 

Giappone

1.307,7

Russia

2.320,8

Stati Uniti

6.665,7

Brasile

862,8

Cina

7.465,9

India

1.523,8

Fonte: Eurostat, The EU in the world 2014

La struttura del consumo lordo per il 2012 mostra ancora un peso preponderante del consumo di petrolio (34%), seguito dal gas (23%), dai combustibili solidi (17%). Il nucleare ha raggiunto la quota del 14% e le fonti di rinnovabili l’11%.

In questo quadro, è interessante notare come il ricorso ai combustibili solidi si è ridotto, tra il 1990 e il 2012, del 10% (dal 27% al 17%) mentre, nel medesimo periodo, il consumo di energia da fonti rinnovabili è aumentato dal 4% all’11%. La composizione dei consumi varia tra i vari Stati membri a seconda del tipo e della quantità delle risorse naturali disponibili, della struttura dell'economia e dei sistemi energetici.


 

EU-28: quote nazionali delle fonti di energia nel consumo interno lordo, 2012

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Fonte: Eurostat, Energy, transport and environment indicators - 2014

 

Interessante è il notevole sviluppo delle energie rinnovabili nel medesimo periodo 1990-2012.


 

 

EU-28: produzione di energia da fonti rinnovabili (1990-2012)

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Fonte: Eurostat, Energy, transport and environment indicators - 2014

 

Il risparmio energetico è uno degli obiettivi della Strategia Europa 2020 (in tale anno, il consumo di energia primaria dovrà essere pari a 1.483 Mtoe).

EU-28: risparmio energetico 2005-2012 (%)

 

 

 


Fonte: Eurostat, Energy, transport and environment indicators - 2014

Il raggiungimento degli obiettivi di risparmio energetico è funzionale anche alla necessità per l’Unione europea di raggiungere un maggior grado di indipendenza energetica, vista la relativa scarsità di risorse energetiche proprie.

La figura che segue illustra l’andamento delle importazioni dei più importanti prodotti energetici nel periodo 1990-2012.

 

UE-28, importazioni di prodotti energetici, 1990-2012 (1.000 TJ)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Fonte: Eurostat, Energy, transport and environment indicators – 2014

 

La principale fonte delle importazioni europee è la Russia (per tutti i tipi di prodotti: carburanti solidi, gas naturale e petrolio greggio), anche se, nel tempo, il grado di dipendenza europeo da tale paese è andato ridimensionandosi.

UE -28, importazioni di prodotti energetici dalla Russia, 2002-2012 (% totale importazioni extra UE)

 

2002

2005

2009

2010

2011

2012

 

Combustibili solidi

13.1

23.7

30.0

26.9

26.2

25.9

 

Petrolio greggio

29.5

22.9

33.5

34.7

34.8

33.7

 

Gas naturale

45.2

40.7

33.0

29.5

31.6

32.0

 

Fonte: Eurostat, Energy, transport and environment indicators - 2014

I dati dimostrano che, sebbene sia stato fatto uno sforzo per diversificare il grado di dipendenza dell’UE da un singolo paese esportatore, la dipendenza energetica complessiva dell’UE è rimasta, nel periodo 2002-2012, sostanzialmente stabile.

 

 

 

Dipendenza energetica totale, 2009-2012 (%)

 

2009

2010

2011

2012

UE 28

53.7

52.7

53.9

53.4

UE 18

63.8

62.1

62.2

61.0

Germania

61.0

60.0

61.5

61.1

Spagna

79.1

76.8

76.4

73.3

Francia

51.0

49.1

48.7

48.1

Italia

83.3

84.3

81.8

80.8

Regno Unito

26.3

28.3

36.2

42.2

Fonte: Eurostat, Energy, transport and environment indicators - 2014

 


 

il pacchetto unione dell'energia

Il Pacchetto "Unione dell'energia" presentato nel febbraio 2015 è composto da tre comunicazioni: la prima riunisce in un'unica strategia coerente una serie di settori di intervento, la seconda illustra la visione dell'UE per il nuovo accordo globale sul clima, che dovrebbe essere concluso a Parigi nel dicembre 2015 e la terza descrive le misure necessarie per raggiungere l'obiettivo del 10% di interconnessione elettrica entro il 2020.

Una strategia quadro per un'Unione dell'energia resiliente, corredata da una politica lungimirante in materia di cambiamenti climatici

La prima Comunicazione definisce innanzitutto gli obiettivi dell'Unione dell'energia e illustra la Strategia quadro volta a realizzarli. La Commissione europea mira a costruire un'Unione dell'energia solida, articolata intorno ad un'ambiziosa politica per il clima in grado di garantire ai consumatori energia sicura, sostenibile e competitiva a prezzi accessibili. Obiettivo dell'Unione dell'energia è superare la frammentazione attuale trasformando i 28 mercati nazionali in un unico mercato integrato, basato sulla concorrenza e sull'uso ottimale delle risorse, che consenta ai flussi di energia di transitare liberamente attraverso le frontiere[25].

La Commissione sottolinea che l'Unione dell'energia intende mettere in primo piano i cittadini, che devono poter usufruire di opzioni sufficienti nella scelta dei loro fornitori, poter controllare in modo adeguato i loro costi e vedere diminuiti i rischi di back out. Gli Stati membri, dal canto loro, dovranno essere consapevoli di dipendere gli uni dagli altri nell'assicurare ai loro cittadini un approvvigionamento energetico sicuro.

Inoltre, l'Unione dell'energia dovrà attirare investimenti nel settore delle infrastrutture energetiche che a loro volta dovranno adeguarsi alla transizione verso la produzione di energia da fonti rinnovabili.

La Strategia quadro prevede una serie di misure ed iniziative volte a modificare drasticamente il sistema energetico europeo attuale[26] e si basa su cinque dimensioni strettamente collegate e che si rafforzano a vicenda: sicurezza energetica, solidarietà e fiducia; piena integrazione del mercato europeo dell'energia; efficienza energetica per contenere la domanda; decarbonizzazione dell'economia; ricerca, innovazione e competitività. Per ciascuna di queste dimensioni la Commissione illustra una serie di azioni e indica  in una Tabella di marcia un calendario per la loro  adozione e attuazione.

Per quanto concerne la prima dimensione della sicurezza energetica, solidarietà e fiducia, obiettivo della Commissione europea è quello di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti. Per fare ciò occorre innanzitutto ridurre la dipendenza energetica attraverso la diversificazione delle fonti, dei fornitori e delle rotte di approvvigionamento. A tale fine la Commissione europea intende: intensificare i lavori del corridoio meridionale del trasporto del gas per favorire le importazioni dall'Asia centrale; favorire l'accesso a fornitori alternativi dal Mediterraneo e dall'Algeria; ridurre il consumo di petrolio e investire sulle fonti rinnovabili. Inoltre, la Commissione mira a sfruttare le potenzialità del gas naturale liquefatto (GNL) sul quale sarà elaborata una strategia globale che considererà anche l'infrastruttura di trasporto e lo stoccaccio. Presenterà poi una proposta di revisione del regolamento sulla sicurezza degli approvvigionamenti[27] che farà parte di un pacchetto di resilienza e diversificazione per il settore del gas. Poiché la sicurezza degli approvvigionamenti dipende anche dalla capacità degli Stati membri di collaborare tra loro e dalla possibilità di contare sui propri vicini, soprattutto nei casi di perturbazione degli approvvigionamenti, la Commissione intende proporre dei piani di prevenzione e di emergenza a livello regionale e dell'Ue volti ad istituire una gestione comune delle crisi. Inoltre, valuterà la possibilità di adottare dei meccanismi di aggregazione volontaria della domanda per acquisti collettivi di gas in caso di crisi o dipendenza da un unico fornitore. Perseguirà poi il fine della sicurezza degli approvvigionamenti anche nell'ambito della politica commerciale, inserendo delle clausole sull'energia negli accordi commerciali, istituendo partenariati strategici sull'energia con paesi quali l'Algeria, la Turchia, l'Azerbaijan, il Medio oriente e l'Africa e consolidando quelli esistenti con la Norvegia e l'Ucraina. Inoltre valuterà il riassetto delle relazioni con la Russia nel settore dell'energia. Infine, si adopererà per garantire maggiore trasparenza nell'approvvigionamento di gas, assicurando la conformità al diritto dell'Ue degli accordi stipulati con i paesi terzi per l'acquisto di gas. Attualmente tale verifica viene fatta ex post, con tutte le problematiche derivanti dall'eventuale necessità di rinegoziare accordi già conclusi. La Commissione, pertanto, intende riesaminare la normativa sugli accordi intergovernativi al fine di garantire una migliore valutazione della compatibilità al diritto dell'Unione ex ante.

Circa la seconda dimensione relativa alla piena integrazione del mercato interno dell'energia, la Commissione sottolinea come sia necessario migliorare le infrastrutture, in particolare i collegamenti transfrontalieri e le interconnessioni. A tale riguardo il Consiglio europeo dell'ottobre 2014 ha posto un obiettivo specifico di interconnessione minima per l'energia elettrica, da raggiungere entro il 2020, fissato al 10% della capacità di produzione elettrica installata degli Stati membri. In altri termini, il 10% dell'elettricità deve poter "attraversare le frontiere". Le misure previste a tale scopo sono illustrate nella terza Comunicazione facente parte del Pacchetto "Unione dell'energia", di cui si veda infra. La Commissione europea periodicamente farà il punto sull'avanzamento dei grandi progetti infrastrutturali e presenterà una relazione annuale sui progressi compiuti per raggiunger l'obiettivo di interconnessione del 10%. Sempre per garantire la realizzazione del mercato interno dell'energia occorrerà investire circa 200 miliardi di euro l'anno per i prossimi dieci anni in grandi progetti infrastrutturali, quali le reti energetiche, attraverso i mezzi disponibili, ovvero il Meccanismo per collegare l'Europa, i fondi strutturali e di investimento europei, il Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS), e attraverso altresì investimenti privati. Al fine poi di garantire l'accesso ai finanziamenti, sarà allestito, nell'ambito del Fondo europeo per gli investimenti strategici, un "Portale degli investimenti", il cui scopo è migliorare la trasparenza dell'iter dei progetti e rendere le informazioni accessibili ai potenziali investitori. Per far sì che il mercato interno dell'energia sia pienamente integrato occorrerà inoltre garantire la piena applicazione e il rispetto della normativa vigente, in particolare le disposizioni in materia di concorrenza nonché quelle contenute nel 3° pacchetto sul mercato interno dell'energia[28]. Riguardo a quest'ultimo, la Commissione intende dare piena realizzazione alle misure ivi contenute, provvedendo, in alcuni casi, a rafforzarle. Ad esempio, intende incrementare i poteri dell'ACER, l'Agenzia per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell'energia, conferendole funzioni di regolamentazione a livello europeo e di monitoraggio dello sviluppo del mercato interno, per poter affrontare tutte le questioni transfrontaliere derivanti dall'integrazione dello stesso. La Commissione elaborerà poi una proposta legislativa per riconfigurare il mercato dell'energia integrando il commercio all'ingrosso e al dettaglio. Essa sarà volta ad aumentare la sicurezza degli approvvigionamenti e a garantire un aumento del numero dei produttori, in particolare di quelli che utilizzano fonti energetiche rinnovabili. La Commissione intende poi intervenire nell'ambito dei meccanismi di regolazione di capacità e a tal proposito ha già pubblicato degli orientamenti e delle norme per limitare gli effetti dannosi di alcune forme di intervento pubblico. La Commissione mira a garantire che i meccanismi di regolazione della capacità e il sostegno all'elettricità da fonti rinnovabili non falsino il mercato dell'energia. Particolare attenzione sarà poi rivolta ai consumatori che in futuro dovrebbero poter godere di più ampie possibilità di scelta, acquistando energia anche da società con sedi in altri Stati membri. I consumatori dovranno inoltre poter usufruire di tecnologie in grado di consentire loro di monitorare il proprio consumo energetico e avere facile accesso alle informazioni relative ai costi. A tal riguardo la Commissione intende promuovere la standardizzazione dei contatori intelligenti a livello nazionale e premiare altresì l'uso flessibile dell'energia. Inoltre, si impegnerà per la graduale eliminazione delle tariffe regolamentate sottocosto che di fatto scoraggiano il libero mercato e alla lunga risultano dannose per i consumatori stessi. Gli Stati membri saranno pertanto incoraggiati ad eliminare progressivamente queste tariffe e ad istituire un meccanismo di tutela dei consumatori vulnerabili nell'ambito del sistema generale di previdenza sociale.

Circa la terza dimensione dell'efficienza energetica come mezzo per moderare la domanda di energia, la Commissione ricorda che obiettivo dell'Unione, fissato dal Consiglio europeo dell'ottobre 2014, è quello di migliorare del 27% l'efficienza energetica entro il 2030. Nel 2020 vi sarà una revisione in vista di un obiettivo del 30%. La Commissione intende quindi incoraggiare gli Stati membri affinché diano all'efficienza energetica un posto preminente nelle loro politiche. I settore maggiormente interessati sono quelli dell'edilizia e dei trasporti. Nel settore edilizio, la Commissione si concentrerà sul potenziale offerto dal teleriscaldamento e dal teleraffreddamento, che saranno oggetto di una strategia apposita. Inoltre si adopererà per attrarre il maggior numero di investimenti possibile nella progettazione di edifici ad alta efficienza energetica e nella riqualificazione di quelli esistenti. Per quanto attiene il settore dei trasporti, che rappresentano più del 30% del consumo finale di energia in Europa, la Commissione si adopererà per rendere più severe le norme sul consumo di CO2 per le autovetture e i furgoni e per ridurne il consumo da parte dei veicoli  pesanti e degli autobus. Promuoverà l'utilizzo di sistemi di tariffazione stradale basati sui principi "chi usa paga" e "chi inquina paga". Inoltre, investirà nei settori che producono basse emissioni di gas effetto serra, quali il trasporto ferroviario, il trasporto marittimo e le vie navigabili interne. Si concentrerà poi sulla decarbonizzazione del settore dei trasporti, che dipende ancora dal petrolio, incoraggiando la diffusione di carburanti alternativi, l'elettrificazione del parco automobilistico e di altri mezzi di trasporto. 

La quarta dimensione, quella della decarbonizzazione dell'economia, riguarda la politica climatica dell'Unione europea e il settore delle energie rinnovabili, nel quale l'Unione aspira a diventare leader mondiale. Sul clima l'Unione persegue una politica ambiziosa, con un obiettivo di ridurre di almeno il 40% delle emissioni di gas effetto serra rispetto al 1990 entro il 2030. Questo rappresenta il contributo che l'Unione fornirà nell'ambito dei negoziati mondiali sul clima che si svolgeranno a Parigi nel 2015, di cui si veda infra. Per quanto concerne le energie rinnovabili obiettivo dell'Unione è quello di raggiungere la quota del 27% di energia da fonti rinnovabili entro il 2030. A tale scopo proporrà un nuovo pacchetto sulle energie rinnovabili che comprenderà una politica per la biomassa e i biocomustibili sostenibili, e altre norme per garantire l'obiettivo sia raggiunto con efficacia dei costi.

Infine, per quanto concerne la quinta dimensione, relativa alla ricerca, all'innovazione e alla competitività, la Commissione annuncia che metterà a punto una strategia R&I per l'energia che perseguirà i seguenti obiettivi: garantire all'Unione europea la leadership mondiale nello sviluppo della prossima generazione delle energie rinnovabili; agevolare la partecipazione dei consumatori alla transizione energetica mediante reti intelligenti e città intelligenti; disporre di tecnologia in grado di rendere il parco immobiliare neutro dal punto di vista energetico; dotare l'Unione di sistemi di trasporto più sostenibili. La strategia R&I perseguirà anche altre priorità, quali quella di definire un approccio lungimirante alla cattura e allo stoccaggio del carbonio e alla cattura e al consumo del carbonio, mantenere la leadership tecnologia nel settore del nucleare, continuando a garantire che gli Stati membri utilizzino i migliori standard in materia di sicurezza, gestione dei rifiuti e non proliferazione

Oltre che su queste cinque dimensioni, la Commissione europea pone l'accento sulla necessità che l'Unione dell'energia sia dotata di una governance integrata che garantisca che tutte le azioni intraprese a livello nazione, regionale e locale siano in linea con gli obiettivi fissati. Il processo di governance sarà volto, tra l'altro, a combinare le azioni in materia di clima ed energia a quelle in altri settori strategici per garantire una maggiore coerenza programmatica a lungo termine e dare così agli investitori maggiore certezza.

Il Protocollo di Parigi - Piano per la lotta ai cambiamenti climatici mondiali dopo il 2020

La seconda Comunicazione è incentrata sul tema dei cambiamenti climatici e sul dibattito politico in atto a livello mondiale per la negoziazione di un nuovo accordo sul clima, che coinvolga tutte le principali economie del mondo e sostituisca l'attuale impianto del Protocollo di Kyoto, basato sulla responsabilizzazione dei paesi industrializzati[29]. Questo accordo dovrebbe essere raggiunto durante la ventunesima Conferenza delle Parti attualmente in corso a Parigi (COP21) e dovrebbe entrare in vigore dopo il 2020[30]. Obiettivo generale, perseguito anche dall'Unione europea, è quello di limitare il riscaldamento globale a 2° al di sopra delle temperature medie del periodo pre-industriale. Come già ricordato, nell'ottobre 2014 il Consiglio europeo ha adottato le Conclusioni sul Quadro 2030 per le politiche dell'energia e del clima, sulle quali cui si baserà la posizione europea in occasione della COP21. Esse stabiliscono che entro il 2030 l'Unione dovrà ridurre le proprie emissioni del 40% rispetto ai livelli del 1990.

La presente Comunicazione illustra la visione dell'UE per nuovo accordo trasparente, dinamico e giuridicamente vincolante sui cambiamenti climatici. In particolare, essa:

-        traduce la decisione presa dal Consiglio europeo dell'ottobre 2014 nell’obiettivo per le emissioni proposto dall’UE, ossia il suo contributo previsto stabilito a livello nazionale (di seguito "INDC" - Intended Nationally Determined Contribution), che deve essere presentato entro la fine del primo trimestre del 2015;

-        propone che tutte le Parti dell’UNFCCC presentino i loro INDC con ampio anticipo rispetto alla Conferenza di Parigi;

-        traccia le linee di un accordo trasparente, dinamico e giuridicamente vincolante che contenga impegni equi e ambiziosi di tutte le Parti stabiliti in base a una situazione geopolitica ed economica mondiale in costante evoluzione;

-        propone che l’accordo del 2015 sia un protocollo dell’UNFCCC, al quale le grandi economie, in particolare l’UE, la Cina e gli Stati Uniti dovrebbero aderire il più presto possibile.

Il "Protocollo di Parigi", dovrebbe perseguire i seguenti obiettivi :

-        garantire riduzioni ambiziose di emissioni, precisando che l'obiettivo a lungo termine è ridurre le emissioni mondiali di almeno il 60% entro il 2050, rispetto ai livelli del 2010 e definire impegni chiari che consentano di raggiungere l'obiettivo dei 2°. La riduzione delle emissioni dovrebbe riguardare tutti i settori, compresi quello dell'agricoltura, della silvicoltura, dei trasporti aerei e marittimi;

-        garantire un dinamismo degli impegni attraverso un riesame completo da effettuarsi ogni cinque anni;

-        rafforzare la trasparenza e l’assunzione di responsabilità, mediante  un insieme comune di norme e procedure da applicare alla rendicontazione annuale, alla verifica periodica e all’esame degli inventari delle emissioni a cura di esperti internazionali;

-        incoraggiare uno sviluppo sostenibile resiliente ai cambiamenti climatici promuovendo la cooperazione internazionale;

-        promuovere un’attuazione e una cooperazione efficienti ed efficaci, incoraggiando investimenti pubblici e privati, in programmi e politiche a basse emissioni, resilienti ai cambiamenti climatici.

La Comunicazione illustra inoltre la strategia diplomatica dell'Unione in vista della COP21, che prevede le seguenti azioni:

-        porre i cambiamenti climatici al centro dei dialoghi politici, in particolare in occasione delle riunioni del G7 e del G20, nonché all’Assemblea generale delle Nazioni Unite;

-        sostenere uno sviluppo a basse emissioni e resiliente ai cambiamenti climatici e alle catastrofi attraverso la cooperazione allo sviluppo dell’UE;

-        collegare il cambiamento climatico alle sue potenziali conseguenze a lungo termine, ivi compresi i problemi di sicurezza.

Queste azioni si sommeranno ad altre politiche dell'Unione che possono contribuire agli obiettivi della stessa nel negoziato internazionale e nell’applicazione del protocollo nei paesi partner. Si tratta in particolare delle politiche in materia di cooperazione economica e allo sviluppo, di ricerca scientifica, nonché della politica commerciale, della politica ambientale e della politica in materia gestione delle catastrofi.

Infine, la Comunicazione illustra gli impegni futuri dell'Unione europea, che dovrà innanzitutto presentare il proprio INDC entro la fine del primo trimestre del 2015. A tal proposito si segnala che nel corso della riunione del Consiglio "Ambiente" svoltasi il 6 marzo 2015, sono stati adottati gli INDC dell'Unione europea e dei suoi Stati membri, che si sono impegnati a conseguire entro il 2030 un obiettivo vincolante, da realizzarsi congiuntamente, di una riduzione delle emissioni nazionali di gas a effetto serra di almeno il 40% rispetto ai livelli del 1990, come indicato nelle conclusioni del Consiglio europeo di ottobre 2014. Lo stesso giorno gli INDC sono stati trasmessi al Segretariato dell'UNFCCC. L'Unione europea, inoltre, si adopererà per dimostrare e garantire la stabilità e la prevedibilità del sostegno finanziario che l’UE fornisce collettivamente ai propri partner internazionali per stimolare uno sviluppo a basse emissioni e resiliente al clima e in ultimo premerà affinché si giunga alla rapida liberalizzazione (entro la fine del 2015) degli scambi di beni e servizi ambientali.

La Comunicazione è corredata da un Allegato che contiene informazioni generali e curve di emissione dei maggiori produttori mondiali di emissioni.

Raggiungere l'obiettivo del 10% di interconnessione elettrica. Una rete elettrica europea pronta per il 2020

La terza Comunicazione[31] illustra la strategia della Commissione europea in materia di interconnessioni, volta al raggiungimento dell'obiettivo di interconnessione elettrica del 10% fissato dal Consiglio europeo dell'ottobre 2014. Nonostante negli ultimi dieci anni gli Stati membri abbiano potenziato le proprie capacità di interconnessione, ben dodici Stati membri, tra cui l'Italia, non hanno raggiunto l'obiettivo del 10% e rimangono isolati nel mercato interno dell'energia elettrica[32]. Le infrastrutture energetiche rappresentano pertanto una priorità della politica energetica europea. In tale contesto particolare attenzione è rivolta alle strutture interconnesse che consentono di  rafforzare la sicurezza degli approvvigionamenti, garantiscono prezzi più accessibili nel mercato interno e favoriscono il conseguimento degli obiettivi in materia di decarbonizzazione del mix energetico e di politica climatica grazie alla riduzione delle emissioni di CO2. Inoltre, incrementare l'interconnessione della rete consentirà all'Unione europea di realizzare la sua ambizione di divenire leader mondiale nel settore delle energie rinnovabili.

Come già accennato al paragrafo n. 1 della presente Scheda, l'Unione europea si è dotata di una serie di strumenti di intervento per favorire gli investimenti nelle infrastrutture di rete. Nell'ambito del programma energetico europeo per la ripresa (EEPR), elaborato a seguito della crisi economica, sono stati individuati alcuni progetti di interconnessione e spesi circa 650 milioni di euro per le interconnessioni elettriche. Altri strumenti sono il Regolamento TEN-E, adottato nel 2013[33] e il Meccanismo per collegare l'Europa (MCE)[34], che consentono di individuare  progetti lungo 12 corridoi, aree prioritarie e di assicurarne la realizzazione. Progetti di comune interesse ( PIC) sono 248 e sono stati individuati in un  primo elenco nel 2013, di questi ben 52 riguardano le interconnessioni elettriche. Entro il 2020 la Commissione prevede il completamento di circa il 75% dei progetti. Il secondo elenco dei PIC dovrebbe essere adottato dalla Commissione europea nell'autunno 2015. In questo contesto sarà conferita particolare importanza ai progetti che potenzieranno la capacità di interconnessione in quei paesi che sono al di sotto dell'obiettivo del 10%. Per quanto riguarda l'Italia i progetti previsti (che riguardano le interconnessioni con Francia, Svizzera e Austria) potrebbero portare, una volta completati, la capacità di interconnessione al 12% entro il 2020. La Commissione prevede che entro tale data occorrerà investire circa 200 miliardi di euro nelle infrastrutture necessarie a garantire un'adeguata interconnessione. In particolare, per i progetti legati all'energia elettrica saranno necessari 105 miliardi di euro, di cui 35 miliardi per le interconnessioni. Nell'ambito del MCE nel bilancio 2014-2020, sono stati stanziati 5.35 miliardi di euro, e nell'ambito Fondo europeo e di sviluppo regionale (FESR) ne saranno stanziati circa 2 miliardi. Con il Fondo europeo per investimenti strategici (FEIS), presentato dalla Commissione nel gennaio 2015, potranno essere finanziati  molti PIC e altri progetti di interconnessione. Inoltre con il futuro Polo europeo di consulenza sugli investimenti (EIAH) potranno essere individuati, ed attuati progetti di investimento.

La Comunicazione si sofferma poi sull'esigenza di garantire una maggiore cooperazione a livello regionale e indica quattro regioni che dovranno compiere ulteriori sforzi in tale senso: la regione baltica, la penisola iberica, i paesi del mar del Nord, l'Europa centrale e sudorientale. Questi gruppi regionali definiranno, con la collaborazione della Commissione, dei piani d'azione corredati da tappe precise per la realizzazione dell'obiettivo 10%. La Commissione seguirà da vicino l'attuazione dei piani d'azione e promuoverà l'armonizzazione dei metodi di lavoro dei vari gruppi regionali.

Infine la Comunicazione illustra le prospettive future che riguardano l'innalzamento al 15% entro il 2030 dell'obiettivo di interconnessione. Il Consiglio europeo dell'ottobre 2014 ha invitato la Commissione europea a riferire periodicamente sui progressi realizzati in tal senso.

La Comunicazione è accompagnata da due Allegati relativi rispettivamente ai progetti cofinanziati dal Programma energetico europeo per la ripresa e ai PIC.

 


 

La Strategia energetica nazionale

(a cura del Servizio Studi della Camera)

La Strategia energetica nazionale (SEN) contiene le linee direttrici della politica energetica italiana dei prossimi decenni. Essa indica quattro obiettivi principali:

Per ottenere questi obiettivi, la SEN individua 7 priorità d'azione, ciascuna dettagliata in misure concrete da prendere:

Il Rapporto "La situazione energetica nazionale nel 2014

A luglio 2015 il Ministero dello sviluppo economico ha presentato il Rapporto "La situazione energetica nazionale nel 2014". Nel Rapporto si mette in evidenza che il fabbisogno energetico lordo dell'Italia nel 2014 è stato di 166,43 Milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep), con un decremento del 3,8 % rispetto al 2013, a fronte di una riduzione del PIL in termini reali dello 0,4. La diminuzione della domanda di energia primaria conferma il trend di riduzione registratosi negli ultimi anni, rappresentando il valore, in termini assoluti, più basso da 18 anni. In termini di composizione percentuale delle fonti energetiche impiegate per la copertura della domanda nel 2014, rispetto al 2013, è stabile il petrolio (dal 33,7% del 2013 al 34,4%) e i combustibili solidi (dall' 8,2% all' 8,1%) e diminuisce gas, dal 33,2% al 30,5%. Aumenta di poco l'importazione netta di energia elettrica dal 5,4% al 5,7%, mentre continuano a crescere della quota delle fonti rinnovabili che passa dal 19,5% al 21,2%. Nel 2014, la produzione nazionale di fonti energetiche è cresciuta complessivamente del 2,8%, passando da 43,8 a 45,4 Mtep. La quota delle importazioni nette di energia rispetto al fabbisogno energetico nazionale si riduce, da 74,7% del 2013 al 73,6% nel 2014. L'Italia, nel confronto con la media dei 28 paesi dell'Unione Europea, si caratterizza per un maggior ricorso al gas naturale, all'import strutturale di elettricità, al ridotto contributo dei combustibili solidi e al mancato ricorso alla fonte nucleare.

 

 

Energie rinnovabili

Nell'ambito della Strategia energetica nazionale il concetto chiave in materia di fonti rinnovabili è quello di un loro "sviluppo sostenibile". L'Italia intende superare gli obiettivi di produzione rinnovabile europei (‘20-20-20'), contribuendo in modo significativo alla riduzione di emissioni e all'obiettivo di sicurezza energetica, ma contemporaneamente vuole realizzare lo scopo di contribuire alla ripresa economica.  Oltre a valorizzare le energie rinnovabili nell’ambito della green economy[35], si impone il vincolo di contenere la spesa in bolletta che grava su imprese e famiglie, allineando il livello degli incentivi ai valori europei e spingendo lo sviluppo dell'energia rinnovabile termica, che ha un buon potenziale di crescita e costi specifici inferiori a quella elettrica. L'Italia ha prezzi dell'energia mediamente superiori ai suoi concorrenti europei e ad altri paesi come gli Stati Uniti. Questa situazione rappresenta un fattore di grave appesantimento per la competitività del sistema economico italiano, ed una delle cause è dovuta al peso sui costi energetici degli incentivi alla produzione rinnovabile elettrica in Italia. Tali incentivi, che derivano dai molteplici meccanismi di sostegno che convivono in Italia, sono storicamente i più elevati d'Europa (ad esempio, quelli alla produzione fotovoltaica sono circa il doppio di quelli tedeschi), con un forte impatto sul costo dell'energia: circa il 20% circa della bolletta elettrica italiana (escluse imposte) è destinato al sostegno della produzione di elettricità tramite fonti rinnovabili.

Per quanto riguarda il settore elettrico, l'obiettivo italiano è quello di sviluppare le rinnovabili fino al 35-38% dei consumi finali al 2020. Con tale contributo, la produzione rinnovabile diventerà la prima componente del mix di generazione elettrica in Italia, al pari del gas. Si consideri che la produzione di energia rinnovabile elettrica negli ultimi anni ha avuto uno sviluppo fortissimo, guidato dagli incentivi di cui si diceva. Nel settore elettrico, l'obiettivo 20-20-20 è stato raggiunto, con quasi 8 anni di anticipo: nel 2013 sono stati prodotti 112 TWh di energia elettrica, mentre nel 2014 la stima preliminare si attesta sui 118 TWh.

Gli impianti alimentati da fonti rinnovabili rappresentano circa il 37% della potenza complessiva istallata in Italia e il 31% della produzione lorda totale Questo è dovuto ad una forte crescita delle installazioni negli ultimi anni, in particolare degli impianti fotovoltaici: che hanno raggiunto i 21,6 TWh (siamo secondi solo alla Germania). Il grafico che segue illustra l’evoluzione della potenza e della numerosità degli impianti fotovoltaici installati in Italia.

 

Il sistema incentivante italiano non ha tenuto in debito conto della rapida diminuzione dei costi legati alle tecnologie (la tecnologia fotovoltaica ha abbattuto i suoi costi di circa il 70% dal 2008 al 2012). Da alcuni anni, come si diceva, per contenere i costi in bolletta il sostegno alle fonti rinnovabili – ed al fotovoltaico in particolare – ha subito una brusca sterzata. Dalla metà del 2013 sono esauriti i fondi del Quinto Conto Energia per l'incentivazione del fotovoltaico, in quanto è stata raggiunta la soglia dei 6,7 miliardi di euro. In seguito, sono stati emanati alcuni provvedimenti, cosiddetti “spalma-incentivi”[36], mirati a ridurre il costo annuo dell’incentivazione.

Produzione degli impianti fotovoltaici in Italia

La crescente produzione da fonti intermittenti e non programmabili rappresenta inoltre sempre più una sfida per l'infrastruttura di rete e per il mercato, per i problemi di dispacciamento che essa comporta. La produzione rinnovabile discontinua è ad esempio concentrata (e probabilmente destinata a concentrarsi ancor più) al Sud, Centro-Sud e nelle isole, con una potenza attesa già al 2016 superiore alla domanda di punta di quest'area (25.000 MW contro i 21.000 MW), mentre la domanda è maggiore in Nord Italia. Sono necessari, quindi, interventi di rafforzamento della rete sulle principali sezioni critiche tra zone di mercato. Inoltre, per quanto riguarda gli oneri da sbilanciamento, sarà importante adottare un approccio che stimoli i produttori da fonti rinnovabili a programmare la propria produzione tenendo conto delle, possibilità effettive di previsione delle diverse tecnologie, e che favorisca una gestione aggregata degli impianti e dei carichi. Molto importanti saranno gli sviluppi circa la riduzione dei costi ed il miglioramento delle prestazioni della capacità di accumulo elettrico per garantire lo sviluppo in sicurezza delle energie rinnovabili elettriche.

Il contributo fornito dalle fonti rinnovabili nel settore Termico è un fenomeno che è stato approfondito dal punto di vista statistico solo negli anni più recenti, grazie principalmente alle attività di rilevazione sviluppate dal GSE ai fini del monitoraggio degli obiettivi europei sugli impieghi di FER e alla realizzazione di importanti rilevazioni sul tema. Nel 2013 risultano consumati circa 10,6 Mtep di fonti rinnovabili per riscaldamento, pari al 18% dei consumi termici complessivi del Paese; in particolare, 9,8 Mtep sono stati consumati in modo diretto (attraverso stufe, camini, pannelli solari, pompe di calore, impianti di sfruttamento del calore geotermico), mentre 0,8 Mtep sono relativi ai consumi di calore prodotto da attività di trasformazione, principalmente impianti di cogenerazione e sistemi di teleriscaldamento alimentati da biomasse (calore derivato). I dati preliminari relativi al 2014 indicano una leggera flessione della produzione complessiva rispetto all'anno precedente, stimabile in circa 0,4 Mtep, associata principalmente alle più favorevoli condizioni climatiche. La fonte rinnovabile di gran lunga più importante per la produzione di energia termica è costituita dalla biomassa solida (7,8 Mtep nel 2013 e 7,3 Mtep secondo le stime preliminari del 2014), utilizzata soprattutto nel settore domestico in forma di legna da ardere e pellet; è ancora piuttosto limitato, invece, lo sfruttamento della risorsa geotermica e di quella solare (complessivamente 0,3 Mtep - 0,4 Mtep). È da sottolineare, infine, il contributo rilevante fornito delle pompe di calore (oltre 2,5 Mtep sia nel 2013 che nel 2014). I dati suesposti e la Tabella che segue sono tratti dal Rapporto MISE sulla "Situazione energetica nazionale nel 2014".

L'obiettivo nazionale per il settore termico è quello di sviluppare la produzione di rinnovabili fino al 20% dei consumi finali al 2020 (dal 17% dell'obiettivo 20-20-20), pari a circa 11 Mtep/anno. Il raggiungimento dell'obiettivo è legato alla sostituzione di una parte degli impianti esistenti alimentati a combustibili convenzionali, alle nuove installazioni, all'evoluzione degli obblighi di integrazione delle rinnovabili nell'edilizia. Le dimensioni proposte implicano anche lo sviluppo o l'ampliamento, ove economicamente conveniente, di infrastrutture di rete per la diffusione del calore rinnovabile, attraverso l'attivazione di un Fondo di garanzia, e la costituzione di un sistema statistico, con la diffusione di sistemi di misura e contabilizzazione del calore. Nei prossimi anni, le azioni saranno dunque volte ad un'ampia crescita di tecnologie quali caldaie a biomassa, pompe di calore, solare termico, ecc. Per razionalizzare e garantire continuità dei meccanismi di supporto, è stato introdotto un Conto Termico per l'incentivazione degli interventi di più piccole dimensioni, con a disposizione fino a circa 900 milioni di euro l'anno. Saranno inoltre attivati i previsti strumenti a sostegno delle reti di teleriscaldamento.

Le fonti rinnovabili termiche rappresentano un elemento fondamentale della strategia italiana di raggiungimento degli obiettivi '20-20-20', grazie alla loro efficienza di costo e alla facilità di installazione diffusa. Fino ad oggi, queste tecnologie sono state piuttosto trascurate dalle politiche energetiche del Paese e dalla regolazione; nonostante ciò, hanno visto uno sviluppo spontaneo importante. I consumi termici rappresentano la quota più importante dei nostri consumi energetici, sia nei settori civili che industriali (circa il 45% dei consumi finali complessivi). Rispetto alle rinnovabili elettriche, quelle termiche risultano in generale più efficienti e meno costose per il raggiungimento degli obiettivi europei (in termini di costo per tonnellata di CO2 evitata o di costo per KWh di energia finale prodotta), e comportano benefici significativi di risparmio combustibile per il consumatore finale (ad esempio attraverso il riscaldamento a biomassa), e per il Paese nel suo complesso (riduzione import di combustibili fossili). Lo sviluppo delle rinnovabili termiche negli ultimi 5 anni è avvenuto in assenza di un quadro di incentivazione stabile e dedicato, in grado di orientare il consumatore verso le tecnologie più "virtuose". Prevalentemente, le misure a supporto sono state sovrapponibili a quelle per l'efficienza energetica – detrazioni fiscali e certificati bianchi – in assenza di iniziative dedicate. Il Paese è ben posizionato nel segmento industriale delle rinnovabili termiche, in particolare nell'ambito delle biomasse, in cui circa il 65% della tecnologia è di produzione italiana.

Per lo stimolo delle rinnovabili termiche di piccola taglia (destinato prevalentemente al settore civile), è stato varato un decreto ministeriale che incentiva direttamente l'installazione di impianti dedicati, il cosiddetto "Conto Termico" (DM 28 dicembre 2012). Tale meccanismo:

Al 2020, il Conto Termico da solo consentirà di raggiungere il target PAN per le rinnovabili termiche, pari al 17% dei consumi finali lordi, ovvero ~10 Mtep.

Con il D.L. 133/2014 (cd. Sblocca-Italia) si è cercato di dare nuovo impulso a tale tipologia di incentivazione, cercando di facilitare l'accesso ad imprese, famiglie e soggetti pubblici ai contributi per gli interventi:

Si prevede a tal fine che l'aggiornamento del sistema di incentivi (attualmente definiti dal c.d. conto termico) venga effettuato entro il 31 dicembre 2014, semplificando le procedure ed utilizzando strumenti per favorire l'accesso alle risorse stanziate. L'applicazione di tale nuovo sistema prevede un monitoraggio entro il 31 dicembre 2015. Sulla base del monitoraggio è prevista l'adozione di un decreto modificativo della disciplina vigente. L'incentivo viene inoltre reso accessibile da parte dei soggetti di edilizia popolare e delle cooperative di abitanti alle categorie di incentivi della Pubblica Amministrazione. Il Ministero ha aperto una consultazione pubblica fino al 28 febbraio 2015 sulle nuove misure per la semplificazione e il potenziamento del meccanismo di del "Conto Termico", ha predisposto l'aggiornamento del decreto ad aprile 2015, e successivamente è stata avviata la fase di concertazione con i Ministeri interessati (Ambiente e politiche agricole), ma il decreto non è stato ancora adottato, in quanto attualmente all'esame presso la Conferenza Unificata.

Per quanto riguarda il settore Trasporti,  l'impiego delle fonti rinnovabili è costituito dall'immissione in consumo di biocarburanti, per un contenuto energetico complessivo che nel 2013 è stato pari a circa 1,25 Mtep, mentre i dati preliminari relativi al 2014 indicherebbero una flessione di circa 0,2 Mtep. In entrambi gli anni la quota principale di biocarburanti immessi in consumo in Italia (90-95%) è costituita da biodiesel.

I dati suesposti e la tabella che segue sono tratti dal Rapporto del MISE "La situazione energetica nazionale nel 2014".

La strategia energetica nazionale conferma l'obiettivo europeo al 2020 di un contributo da biocarburanti pari a circa il 10% dei consumi, ovvero circa 2,5 Mtep/anno. Ci si propone di spingere quanto possibile l'adozione di biocarburanti di seconda generazione, preservando tuttavia gli investimenti già effettuati sulla produzione di biocarburanti di prima generazione. In termini di costi per il sistema, dato il differenziale di prezzo per la quota di biocarburanti, l'impatto al 2020 potrebbe ammontare a circa 1 miliardo di euro l'anno.

La riduzione delle bollette elettriche

Una delle cause degli alti costi dell'energia in Italia rispetto agli altri paesi è da ricercarsi nel peso degli incentivi alla produzione rinnovabile elettrica. Tali incentivi sono storicamente i più elevati d'Europa (ad esempio, gli incentivi unitari alla produzione fotovoltaica sono circa il doppio di quelli tedeschi), con un forte impatto sul costo dell'energia: circa il 20% circa della bolletta elettrica italiana (escluse imposte) è destinato a incentivi alla produzione tramite fonti rinnovabili (componente A3 della bolletta).

I provvedimenti emanati nella XVII legislatura

Con il D.L. 145/2013, c.d. Destinazione Italia (convertito in legge 9/2014) sono state previste numerose disposizione che vanno nella direzione di ridurre le bollette energetiche. In particolare, con il cosiddetto "spalma-incentivi volontario" (articolo 1, commi 3-6) si propone ai produttori di energia elettrica da fonti rinnovabili titolari di impianti che beneficiano di incentivi un'alternativa tra continuare a godere del regime incentivante spettante per il periodo di diritto residuo oppure optare per la fruizione di un incentivo ridotto a fronte di una proroga del periodo di incentivazione. In tal modo si cerca di ridurre il peso della componente A3 sulle bollette dei prossimi anni, senza effetti retroattivi sui contratti già stipulati.

Con il D.L. 91/2014, l'obiettivo della riduzione delle bollette elettriche si concentra sulle piccole e medie imprese, alle quali sono destinati i risparmi sulle componenti tariffarie effettuati col decreto. Anzitutto, con il cosiddetto "spalma-incentivi obbligatorio" (articolo 26), vengono introdotte nuove modalità di erogazione degli incentivi a carico delle tariffe elettriche riconosciute all'energia prodotta dai grossi impianti fotovoltaici. In particolare, il Gestore dei Servizi Energetici S.p.A. (G.S.E. S.p.A.) – a decorrere dal secondo semestre 2014 – eroga le tariffe incentivanti con rate mensili costanti, su base annua, pari al 90% della producibilità media annua stimata di ciascun impianto e un conguaglio, riconosciuto entro il 30 giugno dell'anno successivo, in relazione alla produzione effettiva. Ai produttori viene lasciata la scelta tra tre opzioni:

a.             l'estensione da 20 a 24 anni del periodo di incentivazione, a fronte di una rimodulazione del valore unitario dell'incentivo di entità dipendente dalla durata del periodo incentivante residuo;

b.             il mantenimento del periodo di erogazione ventennale, a fronte di una riduzione dell'incentivo per un primo periodo, e di un corrispondente aumento dello stesso per un secondo periodo, secondo percentuali definite dal MiSE;

c.             il mantenimento del periodo di erogazione ventennale, a fronte di una riduzione percentuale fissata dal decreto, crescente a seconda della taglia degli impianti (tale opzione è quella applicata in assenza di comunicazioni da parte dell'operatore).

La medesima norma prevede la possibilità per i beneficiari di incentivi pluriennali per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, di cedere una quota fino all'80% degli incentivi per le
fonti rinnovabili a operatori finanziari internazionali attraverso un'asta organizzata dall'Autorità per l'energia. Alle quote di incentivi cedute agli acquirenti selezionati non si applicano, a decorrere dalla data di cessione, le rimodulazioni precedenti. Tale possibilità di cessione è però subordinata alla verifica da parte del ministero dell'Economia della compatibilità degli effetti delle operazioni sottostanti sui saldi di finanza pubblica.

Altri risparmi sulle componenti della bolletta arrivano dalla rimodulazione del sistema tariffario elettrico delle Ferrovie dello Stato, dalla riduzione dei costi per le isole minori non interconnesse, dall'esclusione degli sconti ai dipendenti delle aziende elettriche dagli oneri generali di sistema, dalle norme sulle reti interne di utenza e i sistemi efficienti di utenza. Lo stesso decreto contiene norme di semplificazione amministrativa e di regolazione per interventi di efficienza energetica. Le semplificazioni, che sono operate attraverso apposite integrazioni alla disciplina contenuta nel D.Lgs. n. 28/2011, riguardano tra l'altro la procedure per l'autorizzazione realizzazione di interventi di efficienza energetica, piccoli impianti a fonti rinnovabili, e di impianti di produzione di biometano.

Per quanto riguarda i decreti di attuazione di queste norme che mirano alla riduzione degli oneri di incentivazione dell'energia elettrica da fotovoltaico e da altre fonti rinnovabili, si ricordano:

·        lo spalma-incentivi volontario (previsto dall'articolo 1, commi 3-6 del DL 145/2013), che stabilisce le modalità di ridefinizione volontaria degli incentivi per gli impianti da fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico. Il decreto interessa in particolare ai produttori da fonti rinnovabili interessati a operazioni di rifacimento o ripotenziamento del sito, e porta ad un prolungamento di sette anni del periodo di diritto agli incentivi, con una conseguente riduzione dell'erogazione annua (DM 6 novembre 2014);

·        lo spalma-incentivi obbligatorio per i grandi impianti fotovoltaici (previsto dall'articolo 26, comma 3, del DL 91/2014), che regolamenta la rimodulazione degli incentivi agli impianti fotovoltaici di potenza superiore a 200 kW nell'arco dei venti anni (DM 17 ottobre 2014).

·        il DM 16 ottobre 2014, sulle modalità di erogazione degli incentivi al fotovoltaico da parte del Gestore dei servizi energetici – GSE Spa, in attuazione dell'articolo 26, comma 2, del decreto-legge 91/2014. Sulla base del provvedimento, ai produttori sarà riconosciuto, ogni anno, un acconto pari al 90%, calcolato sulla base della produzione effettiva dell'anno precedente, con saldo entro 60 giorni dall'invio delle misure sulla produzione effettiva e comunque entro il 30 giugno dell'anno successivo.

Il Ministero stima di poter ottenere tramite queste misure una tra 500 e 700 milioni di euro l'anno, a partire dal 2015.

Efficienza energetica

In termini di efficienza energetica, l'Italia parte già da un buon livello medio. E' uno dei primi paesi per intensità energetica in Europa, con un livello inferiore alla media di circa il 14%, nonostante una struttura economica in cui l'industria manifatturiera ha un peso superiore alla media europea (anche se, negli ultimi due decenni, altri Paesi europei hanno mediamente migliorato tale indicatore in maniera più forte rispetto a quanto fatto dall'Italia). L'Italia vanta inoltre una consolidata tradizione industriale in molti settori strettamente correlati all'efficienza energetica (caldaie, motori, inverter, smart grid, edilizia, …).
Rimane tuttavia un potenziale di miglioramento importante. Da quanto risulta dall'ultimo Rapporto dell'ENEA (giugno 2015) relativo all'anno 2013, grazie alle politiche nazionali per l'efficienza energetica l'Italia ha risparmiato 7,55 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti (Mtep) all'anno, pari a oltre 2 miliardi di euro di minori importazioni di gas naturale e petrolio, evitando la produzione di 18 milioni di tonnellate di CO2. Inoltre, grazie al solo meccanismo delle detrazioni fiscali, i cosiddetti ‘ecobonus', oltre 2 milioni di famiglie hanno investito 22 miliardi di euro per riqualificare energeticamente le proprie abitazioni dal 2007 al 2013, con un indotto di 40 mila occupati in media l'anno. Il Rapporto evidenzia che nel 2013 è stato raggiunto oltre il 20% dell'obiettivo di efficienza previsto per il 2020; tra i settori che hanno maggiormente contribuito a questo risultato il residenziale e l'industria.

Relativamente all'anno 2014, il Rapporto del MISE sulla situazione energetica italiana, evidenzia che il fabbisogno energetico lordo del Paese nel 2014 si è ridotto del 3,8% rispetto al 2013 (nel 2014 è stato di 166,43 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep), che rappresenta il valore, in termini assoluti, più basso da 18 anni) e che il decremento del fabbisogno energetico del 2014 è stato determinato dall'azione congiunta della recessione economica, della ricomposizione settoriale della produzione e della maggiore efficienza energetica.

Coerentemente con la strada tracciata nel 2013 dalla Strategia Energetica Nazionale, nell'attuale legislatura, è stato adottato il provvedimento di recepimento della Direttiva sull'Efficienza Energetica, D.Lgs. n. 102/2014, sia il Piano d'Azione per l'Efficienza Energetica (PAEEE, con D.M. 17 luglio 2014), nonchè sono state adottate misure sull'efficienza energetica nel patrimonio edilizio, attraverso la leva delle detrazioni per la riqualificazione energetica degli edifici (i cd. ecobonus) e sulla certificazione energetica.

Il Decreto Legislativo 102/2014

Il D.Lgs. n. 102/2014 ha recepito in Italia la Direttiva 2012/27/UE10 stabilendo un quadro di misure per la promozione e il miglioramento dell'efficienza tese al raggiungimento degli obiettivi nazionali di risparmio energetico definiti al 2020, pari alla riduzione dei consumi di energia primaria di 20 Mtep/anno, equivalenti a 15,5 Mtep/anno di energia finale. Per quanto riguarda il settore industriale, entro il 5 dicembre 2015 (e successivamente ogni quattro anni) le grandi aziende e le imprese ad alta intensità energetica saranno tenute ad eseguire diagnosi energetiche periodiche, utili per individuare gli interventi più efficaci per ridurre i consumi di energia. Per incentivare la realizzazione dei progetti di efficienza energetica definiti sulla base delle diagnosi realizzate, il Decreto prevede un ulteriore potenziamento del meccanismo dei Certificati Bianchi, nonché l'istituzione di schemi di certificazione e accreditamento per la conformità alle norme tecniche in materia di Società di Servizi Energetici, esperti in gestione dell'energia, sistemi di gestione dell'energia e diagnosi energetiche. Per il settore edilizio, l'ENEA viene incaricata di elaborare una proposta di interventi di medio-lungo termine per il miglioramento della prestazione energetica degli immobili, sia pubblici che privati, anche per aumentare il numero di Edifici a Energia Quasi Zero. Per il settore pubblico è previsto un programma annuale di interventi di riqualificazione energetica negli edifici della Pubblica Amministrazione centrale, inclusi gli immobili periferici, relativi ad almeno il 3% annuo della superficie coperta utile climatizzata, da realizzare ricorrendo al finanziamento tramite terzi e ai contratti di rendimento energetico. Inoltre, nell'ambito delle forniture di prodotti e servizi della Pubblica Amministrazione centrale, il provvedimento rafforza il vincolo di acquisto di prodotti e servizi ad alta efficienza energetica. Il provvedimento istituisce, inoltre, il Fondo nazionale per l'efficienza energetica, un importante strumento finanziario di supporto alla riqualificazione energetica degli edifici della Pubblica Amministrazione ed agli interventi per la riduzione dei consumi di energia nei settori dell'industria e dei servizi. Il decreto prevede, inoltre una cabina di regia per il coordinamento degli interventi per l'efficienza energetica, composta dallo Ministero dello sviluppo economico e dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. La cabina di regia si potrà avvalere della collaborazione di ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile) e GSE (Gestore Servizi Energetici).Le modalità di funzionamento sono stabilite dal decreto 9 gennaio 2015

Si ricorda che sul relativo schema di decreto legislativo (Atto n. 90) le Commissioni parlamentari competenti hanno reso il parere nella seduta del 18 giugno 2014. La X Commissione della Camera dei Deputati ha richiesto (si veda la seduta del 18 giugno) un approfondimento sulla riforma del mercato elettrico, clausole di salvaguardia per il superamento della progressività delle tariffe elettriche, la garanzia dell'Iva al 10% per i contratti di prestazione energetica stipulati con la pubblica amministrazione indipendentemente dai combustibili utilizzati e che la nozione di contratto di servizio energia sia interpretata nel senso di fornitura di servizi e non di fornitura di combustibile al cliente. La Commissione Industria del Senato, nel proprio parere, ha posto come condizioni, tra le altre, di rendere permanente l'ecobonus per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici, di riformulare le condizioni sul teleriscaldamento e di ampliare la platea degli interventi di riqualificazione energetica da realizzare ogni anno in modo da ricomprendere anche gli immobili di proprietà delle Regioni e degli altri Enti territoriali. Si segnala infine, che la X Commissione attività produttive della Camera ha recentemente reso (il 22 ottobre 2015) parere favorevole con condizioni e osservazioni sullo schema di decreto legislativo recante disposizioni integrative al D.Lgs. n. 102/2014, finalizzato a dare risposta ai rilievi della Commissione europea di incompleto recepimento nell'ordinamento giuridico italiano della direttiva 2012/27/Ue sull'efficienza energetica.

Per quanto riguarda la riqualificazione energetica degli edifici il decreto-legge 63/2013 ha recepito la direttiva 2010/31/UE  in materia di certificazione energetica degli edifici, sostituendo l'attestato di certificazione energetica con il nuovo attestato di prestazione energetica (APE). Tale decreto ha anche potenziato il regime di detrazioni fiscali. Tali misure nel corso degli anni sono state ulteriormente prorogate.

Il disegno di legge di stabilità 2016 (A.C. 3444), attualmente all'esame in seconda lettura presso la Camera, dispone la ulteriore proroga per l'anno 2016 degli ecobonus relativi agli interventi di riqualificazione energetica, inclusi quelli relativi alle parti comuni degli edifici condominiali, e di quelli concernenti gli interventi antisismici (articolo 1, comma 41-43).

In uno studio realizzato ad ottobre 2015 dal Servizio Studi della Camera in collaborazione con l'istituto di ricerca CRESME su "Il recupero e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio: una stima dell'impatto delle misure di incentivazione" si evidenzia che gli incentivi fiscali in esame hanno interessato dal 1998 al 2015 oltre 12,5 milioni di interventi. Nello stesso periodo le misure di incentivazione fiscale hanno attivato investimenti pari a 207 miliardi di euro (una media di 11 miliardi di euro all'anno a valori correnti), di cui 178 miliardi hanno riguardato il recupero edilizio e poco meno di 30 miliardi la riqualificazione energetica. Il dato a consuntivo per il 2014 indica un volume di investimenti pari a 28,5 miliardi di euro, di cui 24,5 miliardi di euro sono relativi al recupero e 3,9 alla riqualificazione energetica.

Il 1° ottobre 2015 è la data di entrata in vigore dei decreti del MiSE 26 giugno 2015:

 

 



[1] Il Pacchetto "Unione dell'energia" si compone delle seguenti tre comunicazioni: Una strategia quadro per un'Unione dell'energia resiliente, corredata da una politica lungimirante in materia di cambiamenti climatici"COM(2015)80 final; Il Protocollo di  Parigi - Piano per la lotta ai cambiamenti climatici mondiali dopo il 2020 COM(2015)81 final; Raggiungere l'obiettivo del 10% di interconnessione elettrica. Una rete elettrica europea pronta per il 2020 COM(2015)82 final.

[2] Si veda al riguardo la Strategia quadro, COM (2015)80 final.

[3] COM(2015)572 final.

[4] Si ricorda che il 25 giugno scorso si è svolta, presso la Camera dei deputati, l'audizione del Commissario Cañete sui temi del clima e dell'energia. L'audizione è stata organizzata dalle Commissioni congiunte VIII (Ambiente), X (Attività produttive) e XIV (Politiche dell'Unione europea) della Camera dei deputati e 10ª (Industria, commercio turismo), 13ª (Territorio, ambiente e beni culturali) e 14ª (Politiche dell'Unione europea) del Senato della Repubblica.

[5] Si veda al riguardo il comunicato stampa della Commissione europea del 18 novembre scorso.

[6] La Strategia quadro del febbraio 2015 contiene una tabella di marcia indicante una serie di misure e iniziative da intraprendere nell'ambito di ciascuna delle cinque dimensioni dell'Unione dell'energia.

[7] SWD(2015)229, disponibile in lingua inglese.

[8] Per un elenco completo dei documenti adottati si rimanda alla pagina sullo Stato di attuazione dell'Unione dell'energia, a cura della Commissione europea.

[9] Si veda al riguardo il comunicato stampa della Commissione europea del 18 novembre scorso.

[10] Si vedano al riguardo le Conclusioni del Consiglio europeo del 23-24 ottobre 2014.

[11] Si tratta della ventunesima Conferenza delle parti (COP21), l'incontro annuale tra paesi firmatari della Convenzione quadro delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), siglata a Rio de Janeiro nel 1992. La COP21 di Parigi dovrebbe negoziare un nuovo accordo sul clima, che coinvolga tutte le principali economie del mondo e sostituisca l'attuale impianto del Protocollo di Kyoto, basato sulla responsabilizzazione dei paesi industrializzati. Il Protocollo di Kyoto è stato approvato dalla terza conferenza delle parti riunitasi a Kyoto nel 1997, e per la prima volta prevedeva obiettivi vincolanti e quantificati di limitazione e riduzione dei gas ad effetto serra in una misura non minore del 5% rispetto alle emissioni registrate nel 1990, applicabili però ai soli paesi industrializzati.

[12]Si vedano al riguardo le Conclusioni del Consiglio ambiente del 18 settembre scorso.

[13] COM(2015) final,disponibile in lingua inglese.

[14] Le misure previste a tale scopo sono illustrate nella terza Comunicazione facente parte del Pacchetto "Unione dell'energia".

[15] Direttiva 2009/72/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 luglio 2009, relativa a norme comuni per il mercato interno dell’energia elettrica e che abroga la direttiva 2003/54/CE e Direttiva 2009/73/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 luglio 2009 , relativa a norme comuni per il mercato interno del gas naturale e che abroga la direttiva 2003/55/CE.

[16] Si veda al riguardo la Comunicazione "Un "new deal" per i consumatori di energia" presentata il 15 luglio 2015.

[17] SWD(2015)249, disponibile in lingua inglese.

[18] C(20159)8052, disponibile in lingua inglese.

[19] Si veda al riguardo la sentenza della corte di Giustizia europea C-36/14 contro la Polonia.

[20] Al riguardo la Commissione europea è favorevole all'inclusione di un capitolo specifico sull'energia e le materie prime.

[21] C(2015)6317, disponibile in lingua inglese.

[22] SWD(2015) 243 final, disponibile in lingua inglese.

[23] Il Regolamento del Senato prevede che il presidente del Senato possa  assegnare alle Commissioni competenti per materia i disegni di legge o gli affari sui quali esse sono chiamate a pronunciarsi riguardanti le materie di loro competenza (articolo 34, comma 1). le Commissioni permanenti a conclusione dell'esame di affari ad esse assegnati possono votare risoluzioni volte ad esprimere il loro indirizzo sull'argomento in discussione (Articolo 50, comma 2).

[24]La Strategia quadro fa parte del pacchetto "Unione dell'energia", su cui vd infra.

[25] Si veda anche il Comunicato Stampa sull'Unione dell'energia del 25 febbraio 2015.

[26] La Commissione ricorda a tal proposito che: l'Europa importa il 53% del proprio fabbisogno energetico ad un costo di 400 miliardi di euro; 6 Stati membri dipendono da un unico fornitore esterno per tutte le loro importazioni di gas e sono pertanto vulnerabili alle crisi di approvvigionamento (Bulgaria, Estonia, Finlandia, Lettonia, Lituania, Slovacchia); il 75% del parco immobiliare è a bassa efficienza energetica; il 94% dei trasporti dipende da prodotti petroliferi, il cui il 90% sono importati; l'Europa spende oltre 120 miliardi di euro l'anno in sovvenzioni a favore dell'energia e fino al 2020 occorrerà investire oltre 1000 miliardi di euro; in Europa i prezzi all'ingrosso dell'elettricità sono più elevati del 30% rispetto a quelli praticati negli USA; nel periodo 2012-2013 i prezzi dell'energia per le famiglie sono aumentati mediamente del 4,4%; le imprese europee detengono il 40% dei brevetti relativi alle tecnologie rinnovabili e occorre pertanto mantenere un ruolo guida negli investimenti globali in questo settore.

[27] Regolamento (UE) n. 994/2010 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 ottobre 2010, concernente misure volte a garantire la sicurezza dell’approvvigionamento di gas e che abroga la direttiva 2004/67/CE del Consiglio.

[28] Direttiva 2009/72/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 luglio 2009, relativa a norme comuni per il mercato interno dell’energia elettrica e che abroga la direttiva 2003/54/CE e Direttiva 2009/73/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 luglio 2009 , relativa a norme comuni per il mercato interno del gas naturale e che abroga la direttiva 2003/55/CE.

[29] Si ricorda a tal proposito che nel giugno 1992 si è tenuta a Rio de Janeiro la Conferenza sull'ambiente e sullo sviluppo delle Nazioni Unite, nella quale 154 paesi hanno firmato la Convenzione quadro delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) [29], trattato internazionale nato con l'obiettivo di ridurre l'emissione dei gas ad effetto serra sulla base dell'ipotesi del riscaldamento globale con lo scopo specifico di prevenire interferenze antropiche pericolose per il sistema climatico della terra. Originariamente non era legalmente vincolante, in quanto non poneva limiti obbligatori per gli Stati, e riconosceva responsabilità comuni ma differenziate. Tuttavia prevedeva degli aggiornamenti successivi (detti "protocolli") che avrebbero posto dei limiti obbligatori per le emissioni. Nel corso degli anni i paesi firmatari, che attualmente sono divenuti 195, si sono riuniti annualmente nella Conferenza delle parti (COP) per valutare gli sviluppi compiuti nell'affrontare il cambiamento climatico. Degna di nota la terza Conferenza (COP3) riunitasi a Kyoto nel 1997, nel corso della quale è stato adottato il Protocollo di Kyoto, che per la prima volta prevedeva obiettivi vincolanti e quantificati di limitazione e riduzione dei gas ad effetto serra in una misura non minore del 5% rispetto alle emissioni registrate nel 1990.

[30] Le linee guida dell'accordo definitivo sono state fissate nel corso dell'ultima Conferenza (COP20) svoltasi a Lima l'8-12 dicembre 2014, al termine di un intenso e difficile negoziato. La decisione più importante adottata a Lima riguarda le modalità con cui i paesi dovranno formulare e comunicare gli obiettivi di riduzione delle emissioni da essi proposti, i cosiddetti INDC (Intended Nationally Determined Contribution), con largo anticipo rispetto alla COP21.

[31] COM(2015)82.

[32] Gli altri Stati sono: Cipro, Estonia, Irlanda, Lituania, Lettonia, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Spagna, Regno Unito.

[33] Regolamento (UE) n. 347/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 aprile 2013 , sugli orientamenti per le infrastrutture energetiche transeuropee e che abroga la decisione n. 1364/2006/CE e che modifica i regolamenti (CE) n. 713/2009, (CE) n. 714/2009 e (CE) n. 715/2009

[34] Regolamento (UE) n. 1316/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell' 11 dicembre 2013 , che istituisce il meccanismo per collegare l'Europa e che modifica il regolamento (UE) n. 913/2010 e che abroga i regolamenti (CE) n. 680/2007 e (CE) n. 67/2010.

[35] Per approfondimenti, si rinvia al Tema dell’attività parlamentare sulla Green Economy, curato dal Servizio Studi della Camera dei Deputati.

[36] Per approfondimenti si rinvia al Tema dell’attività parlamentare sulle Energie rinnovabili curato dal Servizio Studi della Camera dei Deputati.