Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione
(Versione per stampa)
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Autore: | Ufficio Rapporti con l'Unione Europea | ||
Titolo: | Visita d'informazione presso la Commissione europea Bruxelles, 6-7 luglio 2015 | ||
Serie: | Documentazione per le Commissioni - Esame di atti e documenti dell'UE Numero: 21 | ||
Data: | 02/07/2015 | ||
Descrittori: |
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Senato della Repubblica
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Camera dei deputati
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Dossier europei
Visita d’informazione presso la Commissione europea
Bruxelles, 6-7 luglio 2015
Senato della Repubblica n. 3 |
Camera dei deputati n. 21 |
2 luglio 2015
XVII LEGISLATURA
Il dossier è stato curato dall’Ufficio rapporti con l’Unione europea della Camera dei deputati (' 06 6760.2145 - * cdrue@camera.it) e dal Servizio Studi del Senato della Repubblica (' 06 6706.2891 - * affeuropei@senato.it).
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I dossier dei servizi e degli uffici del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati sono destinati alle esigenze di documentazione interna per l’attività degli organi parlamentari e dei parlamentari.
Il Senato della Repubblica e la Camera dei deputati declinano ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge.
I N D I C E
Il partenariato transatlantico per gli scambi e gli investimenti
· Le relazioni commerciali tra l’UE e gli Stati Uniti
· Il nono round negoziale sul TTIP
· IL TTIP e il comparto agricolo
· Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione e il commercio digitale
· Diritti di proprietà intellettuale
· Il meccanismo ISDS (Investor state dispute settlement)
· La trasparenza dei negoziati
· La posizione del Parlamento europeo
· Procedure di approvazione dei trattati internazionali dell'Unione europea
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Il partenariato transatlantico per gli scambi e gli investimenti (TTIP) è un accordo commerciale, attualmente in corso di negoziato, fra l'Unione europea e gli Stati Uniti. Obiettivo generale è quello di aumentare gli scambi e gli investimenti, generando nuove opportunità economiche in termini di creazione di posti di lavoro e di crescita mediante un maggiore accesso al mercato e una migliore compatibilità normativa.
La Commissione europea prevede che dall'accordo possano derivare significativi benefici economici all'intera Unione europea. Un accordo TTIP ambizioso aumenterebbe - su base permanente - le dimensioni dell'economia dell'Unione di circa 120 miliardi di euro (pari allo 0,5 per cento del prodotto interno lordo) e di quella statunitense di circa 95 miliardi (0,4 per cento del PIL)[1].
I vantaggi economici e strategici del TTIP sono stati più volte sottolineati dalla Commissione europea nei numerosi incontri che ha tenuto, soprattutto nell'ultimo anno, con associazioni di consumatori, ambientalisti, sindacati, con il Parlamento europeo e con i parlamenti nazionali. Il 1° giugno, in occasione della COSAC (Conferenza degli organismi specializzati negli affari comunitari) svoltasi a Riga, la Commissaria europea per il Commercio, Cecilia Malmström, ha ribadito come il TTIP, attraverso l'eliminazione delle tariffe che ostacolano le esportazioni verso gli USA e mediante l'apertura dei mercati statunitensi degli appalti pubblici alle imprese UE, rappresenti un'opportunità senza precedenti per l'economia europea. Dal punto di vista strategico consentirà all'Unione europea e agli Stati Uniti insieme di avere un peso maggiore nell'economia mondiale, che divenendo sempre più integrata necessita di regole comuni. Con il TTIP gli Usa e l'UE, che perseguono gli stessi valori in termini di protezione dell'ambiente, dei consumatori, della salute e della sicurezza, potranno fungere da modello globale.
Va peraltro rilevato che sul TTIP e sui suoi contenuti non sono mancate valutazioni più prudenti e problematiche, da parte tanto di attori istituzionali (primo fra tutti, la House of Lords britannica)[2] quanto della società civile e delle parti sociali.
I negoziati con gli Stati Uniti sono condotti dalla Commissione europea sulla base del mandato conferitole dal Consiglio. Per entrare in vigore l'accordo finale dovrà essere approvato dal Parlamento europeo e dal Consiglio.
Nel caso in cui l’accordo, alla luce dei risultati finali del negoziato, sarà considerato come un accordo di natura mista, ossia contente disposizioni che coinvolgono anche settori di competenza concorrente degli Stati membri, sarà richiesta anche la ratifica da parte di tutti gli Stati membri dell’UE.
Bruxelles, 6 luglio 2015 pomeriggio e
7 luglio 2015 mattino e pomeriggio
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Transfers:
6.7.2015, ore 12.40 a Bruxelles del volo SN3176 da Roma. L'autista (Capitale cars) attenderà all'uscita della dogana davanti al "Café Java" con un cartello "Parlamentari del Parlamento italiano" e li condurrà all'albergo.
7.7.2015, ore 18.00 partenza dall'albergo in autobus (Capitale cars) per l'aeroporto. Partenza alle 20.35 con il volo SN 3183. Arrivo a Roma, ore 22.40.
Centro dei visitatori della Commissione Europea - Edificio "Berlaymont"
Rue de la Loi 200 - B - 1040 Bruxelles
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Stazione metro più vicina: (linee 1 e 5): fermata:
"Schuman"
Organizzatore della visita |
Nome |
Adelaide Pinto |
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Centro dei visitatori |
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DG |
Comunicazione |
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Indirizzo |
Commissione europea B-1049 Bruxelles |
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Tel. |
+32 (0) 2 29 50714/+32(0)473535391 |
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Assistente |
+32(0) 2 29 67297 |
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Numero di contatto Hotel
Transporto à Bruxelles |
+32 (0) 2 29 99106/67297 assistente HOTEL SYLKEN Boulevard Charlemagne, 11 - 19 1000 Bruxelles Tel. +32 2 2310909 Capitale Cars, tel. +32 2 231 09 09 |
La visita è organizzata in collaborazione con la rappresentanza della Commissione di:
Roma - via IV Novembre 149 00187 Roma - tel. 0039 06 69.999.1 fax 0039 06 679.16.58, rappresentata da Emilio Dalmonte (tel. +39 3311907369)
I visitatori sono pregati di portare sempre con sé la propria carta d’identità o il proprio passaporto per poter accedere agli edifici della Commissione
Numero di partecipanti |
24+2 |
Lunedi, 6 luglio 2015
Luogo della visita:
Sala di riunione: |
Edificio "Berlaymont", Rue de la Loi, 200 BERLAYMONT/ sala 3 |
Arrivo – Controlli di sicurezza |
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14 : 55 |
Benvenuto e introduzione
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15 : 00 |
PRESENTAZIONE DEI NEGOZIATI TTIP (presentazione in inglese con interpretazione)
Hiddo HOUBEN Capo Unità America del Nord Direzione generale Commercio |
16 : 00 |
INTERVALLO |
16 : 15 |
INTELLECTUAL PROPERTY AND PUBLIC PROCUREMENT (presentazione in inglese con interpretazione)
Anders JESSEN Capo Unità Appalti pubblici e dei beni immateriali Direzione generale Commercio |
17 : 15 |
PANORAMICA DEGLI ALTRI NEGOZIATI COMMERCIALI IN CORSO E PREPARAZIONE DELLA NUOVA STRATEGIA PER LA POLITICA COMMERCIALE
Mauro Raffaele PETRICCIONE Vice Direttore generale Direzione generale Commercio |
18 : 15 |
FINE |
Martedi, 7 luglio 2015
Luogo della visita:
Sala di riunione: |
Edificio "Berlaymont", Rue de la Loi, 200
BERLAYMONT/ sala 7 (mattino) CHARLEMAGNE/ sala 2 (pomeriggio) |
09 15 |
Arrivo – Controlli di sicurezza |
09 30 |
DIGITAL TRADE (presentazione in inglese con interpretazione)
Jan WILLEM VERHEIJDEN Direzione Generale per il Commercio |
10 30 |
INTERVALLO |
10 45 |
INCONTRO CON IL MEMBRO DEL GABINETTO MALMSTRÖM
Jon NYMAN Membro del Gabinetto Malmström, Portafoglio: Commercio |
11 45 |
POLITICA DI INVESTIMENTI E ISDS (presentazione in inglese con interpretazione)
Nicolas VAN LINGEN Direzione Generale per il Commercio |
13 00 |
Pranzo offerto dalla Commissione al ristorante "Atelier", rue Stévin, 134, con la partecipazione di Sandra Gallina, Capo Unità (DG TRADE), in presenza di Emilio Dalmonte, Rappresentanza della Commissione in Italia a Roma. |
15 15 |
TTIP E PMI
Luca DE CARLI Direzione generale Commercio |
16 15 |
INTERVALLO |
16 30 |
ACCORDI RURALI - COME CAMBIANO LE REGOLE CON IL TTIP
Francesco MEGGIOLARO Direzione Generale per l'agricoltura e lo sviluppo rurale |
17 30 |
FINE della visita alla Commissione Europea
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Collegamenti ad altri siti web dell’UE |
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Relazione generale sull'attività dell'Unione europea 2013 http://europa.eu/generalreport/index_it.htm
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Per informazioni aggiornate su tutti gli aspetti delle istituzioni dell’UE Europa Il portale delle istituzioni dell’UE: |
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Per contattare la rappresentanza della Commissione europea in Italia |
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Per trovare le risposte a tutti gli interrogativi sull’UE Servizio centrale d’informazione Europe Direct |
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Per trovare materiale didattico interessante e stimolante sull’UE L’angolo degli insegnanti |
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Per ordinare o scaricare le pubblicazioni dell’UE EU Bookshop |
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Lo spazio YouTube dell’UE EU Tube |
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L’UE è su Facebook |
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L'Europa alla portata di tutti |
USA e UE sono reciprocamente i primi partner commerciali. Nel 2014 l'UE ha esportato verso gli Stati Uniti merci per circa 311 miliardi di euro e ha importato merci dagli Stati Uniti per circa 205 miliardi di euro.
Nel periodo 2010-2014 le esportazioni dell’UE verso gli Stati Uniti sono cresciute con un tasso annuale medio di 6,4% mentre le importazioni dagli Stati Uniti verso l’UE del 4,2%. Nel settore dei servizi, secondo gli ultimi dati disponibili, relativi al 2013, le esportazioni di servizi dall'UE verso gli Stati Uniti hanno raggiunto circa 181 miliardi di euro e le importazioni nell'Unione di servizi provenienti dagli Stati Uniti sono state pari a 160 miliardi di euro.
In termini di investimenti esteri diretti (IED), al 2013 gli stock di IED dell'UE negli Stati Uniti hanno raggiunto il valore di 1.686 miliardi di euro e quelli degli Stati Uniti nell’UE sono pari a 1.651 miliardi di euro.
Sull’impatto dell’accordo TTIP sono stati prodotti una ampia serie di studi, tra i quali si segnalano i seguenti.
· la valutazione di impatto della Commissione europea pubblicata nel settembre 2013, basata sullo studio “Reducing Transatlantic Barriers to Trade and Investment” che la Commissione europea aveva commissionato al Centre for Economic Policy Research, pubblicato nel marzo 2013.
Nelle previsioni della Commissione europea, la stipula dell’accordo potrebbe incrementare il PIL dell’UE di circa lo 0,5%, per un valore di 119 miliardi di euro l’anno; per gli USA il vantaggio viene quantificato in un aumento dello 0,4% del PIL, per un valore di 95 miliardi di euro;
· “Transatlantic Trade andInvestment Partnership (TTIP) - Who benefits from a free trade deal?” pubblicato dalla fondazione Bertelsmann nel giugno 2013;
· il rapporto di Confindustria pubblicato nel maggio 2013, che in particolare analizza l’impatto dell’accordo TTIP per i diversi settori industriali italiani;
Confindustria è favorevole all’accordo di libero scambio UE-USA. Nonostante il basso livello medio di protezione tariffaria vi sono ancora picchi che ostacolano l’accesso al mercato USA e la rimozione dei dazi, data l’entità degli scambi commerciali, può fornire risultati immediati e assai consistenti. La divergenza regolamentare costituisce un costo fisso per le imprese, per taluni settori assai elevato, riducendone l’accesso al mercato e la competitività. Sarà necessario un elevato livello di cooperazione regolamentare preventiva per evitare l’adozione di nuove barriere o norme divergenti. Per la liberalizzazione dei servizi va garantito pieno accesso al mercato e trattamento pari a quello degli operatori nazionali con limitate eccezioni, applicando norme e requisiti domestici senza discriminazione ed assicurando la protezione dei dati senza ulteriori costi o vincoli. Il mutuo riconoscimento delle qualifiche professionali favorirebbe il superamento di molti limiti e restrizioni. L’accesso agli appalti pubblici è attualmente sbilanciato in favore degli US, il cui mercato è aperto alle imprese europee soltanto per poco più del 30%, con regole diverse a livello federale e statale. In materia di proprietà intellettuale, l’accordo dovrebbe permettere di estendere l’armonizzazione al trattamento dei dati, dei segreti e delle informazioni confidenziali industriali. Altresì prioritari gli aspetti legati al riconoscimento delle Indicazioni Geografiche e le problematiche connesse al fenomeno dell’Italian sounding[3], particolarmente grave per il settore agroalimentare;
· “Stima degli impatti sull’economia italiana derivanti dall’accordo di libero scambio USA-UE” pubblicato da Prometeia nel giugno 2013 e che in particolare analizza l’impatto sull’economia italiana.
Lo studio Prometeia evidenzia che una semplice abolizione della barriere tariffarie non avrebbe apprezzabili ritorni economici. La riduzione o l’abolizione delle barriere non tariffarie avrebbe invece effetti significativi per tutti i paesi coinvolti dall’accordo, con un loro pieno dispiegamento in un orizzonte temporale di tre anni. L’Italia sarebbe quindi tra i paesi che maggiormente beneficierebbe in termini industriali dall’accordo TTIP, per le maggiori difficoltà dei produttori italiani rispetto ai principali concorrenti europei, dovute al mix merceologico dell’export italiano, che da lato è maggiormente esposto alle barriere tariffarie (con un aggravio di costi del 7% nei confronti dei concorrenti UE) e dell’altro subisce la concorrenza dei paesi che hanno nel prezzo la loro maggiore leva competitiva (Cina e Messico su tutti). Particolarmente positivi sarebbero gli effetti per tutto il comparto dei mezzi di trasporto, e per i seguenti settori: meccanica, sistema moda, alimentare e bevande. Nello scenario più ottimista il rapporto stima la possibilità di un aumento delle esportazioni italiane di merci, a prezzi costanti, pari ai due miliardi di euro. Il rapporto individua come invece esposte ad un possibile effetto negativo le aree della filiera chimica e farmaceutica, dell’agricoltura e dei prodotti intermedi come carta e legno, data la maggiore competitività delle merci statunitensi. Gli effetti non sarebbero però limitati alla competitiva delle esportazioni; l’aumento delle esportazioni stimolerebbe l’attività di investimento. La componente di domanda interna più favorita sarebbe quella dei beni strumentali, storicamente legate all’andamento delle esportazioni. Un’estensione ampia dell’accordo di liberalizzazione potrebbe produrre un aumento dell’economia italiana di circa il mezzo punto percentuale. Il rapporto stima che a tre anni dall’applicazione dell’accordo il PIL dell’Italia aumenterebbe al netto dell’inflazione, di 5,6 miliardi di Euro e l’occupazione di circa 30.000 unità;
· “Il partenariato transatlantico su commercio ed investimenti: presupposti e prospettive”, pubblicato dall’Istituto affari internazionali (IAI) nel dicembre 2013;
· “Trade Sustainability Impact Assessment on the Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP) between the European Union and the United States of America” rapporto commissionato dalla Commissione europea al centro Studi Ecorys e pubblicato nel marzo 2014;
· “The Impact of TTIP -The underlying economic model and comparisons” del Centre for European Policy Studies (CEPS) dell’ottobre 2014, commissionato dal Parlamento europeo e che in particolare analizza la metodologia usata dalla Commissione europea nella valutazione dell’impatto dell’accordo TTIP;
· “The Trans Atlantic Trade and Investment Partnership:European Disintegration, Unemployment and Instability” dell’ottobre 2014 Global development and environment institute, presso la Tufts University che ha in particolare un approccio molto critico rispetto ai possibile impatto dell’accordo TTIP;
· “TTIP impact on european energy markets and manufacturing industries” del gennaio 2015, commissionato dal Parlamento europeo e che analizza l’impatto sul mercato europeo dell’energia e sull’industria manifatturiera;
· “Boosting TTIP Negotiations: A Value Chain Approach” pubblicato dall’Istituto affari internazionali (IAI) il 25 maggio scorso.
Il Governo italiano si è impegnato, durante il proprio semestre di Presidenza, a sostenere lo sviluppo delle relazioni UE-USA e il mantenimento di contatti ad alto livello su tutte le principali questioni politiche e regionali, con una particolare attenzione ai progressi significativi che devono essere compiuti nei negoziati TTIP.
Come dichiarato in più occasioni dal Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, l’accordo ha “l’appoggio totale e incondizionato del governo” italiano, che spera in una sua conclusione entro la fine del 2015.
Rispondendo ad una interrogazione del deputato Gallinella, nel corso della seduta del 30 aprile 2014, il Ministro per lo sviluppo economico, Federica Guidi, ha dichiarato che l’Italia ha effettuato un’attenta valutazione di impatto sulle risultanze economiche per il paese, da cui risulta che saremo tra i paesi con i maggiori effetti positivi dal buon esito del negoziato per i principali settori di specializzazione del nostro paese nel commercio mondiale, quali ad esempio, la meccanica, il sistema moda, l’agroalimentare, le bevande e anche per l’industria dei mezzi di trasporto.
Sull’argomento sono state presentate diverse mozioni, che sono state esaminate e votate nelle sedute della Camera del 20 ottobre e del 17 novembre 2014. Nelle mozioni approvate si è impegnato il Governo: a riferire in Parlamento sugli esiti delle trattative; ad intervenire in sede europea affinché i beni e servizi fondamentali siano esclusi dalla trattativa e si svolgano adeguate consultazioni pubbliche; a vigilare su un approccio equilibrato al meccanismo arbitrale Investor State dispute settlement (Isds); a ribadire la necessità per il settore alimentare del riconoscimento delle indicazioni geografiche (IIGG) e del contrasto dell’«italian sounding»; a monitorare l’impatto dell’accordo sul sistema delle piccole e medie imprese.
La XIII Commissione Agricoltura della Camera, inoltre, il 4 novembre 2014 ha avviato un’ indagine conoscitiva “Ricadute sul sistema agroalimentare italiano dell'Accordo di partenariato transatlantico su commercio e investimenti (TTIP)”, nell’ambito della quale ha svolto audizioni dei rappresentanti delle principali organizzazioni agricole nonché del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, del Vice Ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda, del relatore permanente della Commissione agricoltura del PE per i negoziati di libero scambio UE-USA, Paolo De Castro.
La 14a Commissione Politiche dell'Unione europea del Senato della Repubblica ha avviato, lo scorso 3 giugno, la trattazione di un affare assegnato sull'attuazione delle iniziative della Commissione europea connesse agli aspetti istituzionali della strategia commerciale dell'Unione europea (atto n. 440).
In materia di accesso al mercato, il mandato negoziale - concordato all’unanimità dagli Stati membri dell’UE in seno al Consiglio - affronta tra l’altro le seguenti questioni:
· tariffe - l'obiettivo è sopprimere tutti i dazi sugli scambi bilaterali, con lo scopo comune di raggiungere una sostanziale eliminazione delle tariffe al momento dell'entrata in vigore dell'accordo e una graduale abolizione di tutte le tariffe, salvo quelle più sensibili, in un breve arco di tempo. Le barriere tariffarie transatlantiche sono relativamente basse, con una media del 5,2% per l’UE e 3,5% per gli USA, ma, in considerazione della grandezza degli scambi tra UE e USA, comportano costi non trascurabili;
· ostacoli non tariffari causati dalle differenze nella disciplina e nelle norme. In base ai calcoli effettuati da uno studio indipendente del Centro di ricerca per la politica economica (CEPR) di Londra, intitolato Reducing barriers to Transatlantic Trade ("ridurre gli ostacoli agli scambi transatlantici"), circa l'80% dei vantaggi economici del TTIP deriverebbero dalla riduzione dei costi imposti dalla burocrazia e dalle disposizioni normative, nonché da una liberalizzazione degli scambi di servizi e delle gare d'appalto pubbliche;
· regole di origine - l’obiettivo è quello di conciliare gli approcci UE e USA in materia di regole di origine per facilitare gli scambi, tenendo in conto gli interessi dei produttori europei;
· misure di difesa commerciale - l’UE vuole istituire un dialogo su misure antidumping e anti sussidi con gli USA, senza pregiudizi per i diritti ad usare tali misure nel quadro delle regole dell’Organizzazione mondiale del commercio;
· servizi - entrambe le parti dovrebbero aprire i loro settori dei servizi analogamente a quanto è stato fatti in altri accordi simili; allo stesso tempo le parti intendono aprire i loro mercati dei servizi in nuovi settori, quale quello dei trasporti. Sono stati esclusi, su richiesta dalla Francia, il settore degli audiovisivi;
· appalti pubblici - le imprese europee i cui affari dipendono da appalti pubblici rappresentano il 25% del PIL dell’UE e 31 milioni di posti di lavoro. Significative nuove opportunità dovrebbero arrivare secondo la Commissione dall’apertura dei mercati degli appalti pubblici a tutti i livelli, senza discriminazioni per le imprese europee.
Come ribadito in più occasioni dalla Commissione, le norme fondamentali dell’UE, come quelle in materia di OGM o in difesa della vita e della salute umana, della salute e del benessere degli animali o dell'ambiente e degli interessi dei consumatori, non rientreranno nei negoziati.
Dal luglio 2013 si sono susseguiti 9 round negoziali, l'ultimo dei quali ha avuto luogo a New York dal 20 al 24 aprile scorsi (vedi infra) . Sono state elaborate sinora dieci proposte di testi consolidati, su materie di rilievo, che definiscono i termini comuni del negoziato in corso. Questi testi sono stati resi disponibili presso un'apposita "reading room" ("sala di lettura"), istituita a Bruxelles, aperta alla consultazione dei parlamentari europei.
Dopo un periodo di stallo, causato dalla difficoltà dei negoziati su alcuni capitoli, già con l'ottavo round tenutosi a Bruxelles dal 2 al 6 febbraio 2015, si è registrata un'intensificazione del confronto tra UE e Stati Uniti, nello spirito del fresh start, il nuovo inizio, rilanciato dal Commissario europeo al commercio, Cecilia Malmström, in occasione della sua visita a Washington nel mese di dicembre . Il round ha rilanciato il dialogo su un'ampia gamma di materie, escluse le questioni più delicate dell'accordo, quali ad esempio quelle relative alla protezione degli investimenti, ai servizi finanziari, all'energia, ai prodotti agroalimentari, di cui si parlerà dettagliatamente più avanti. La Commissione europea intende, infatti, definire prioritariamente i capitoli meno controversi per poi affrontare quelli più complessi ed impegnativi.
Per quanto concerne il calendario dei negoziati, il Consiglio europeo del 18 dicembre 2014 ha fatto riferimento al TTIP nelle proprie conclusioni, chiedendo, tra l'altro, che l'UE e gli Stati Uniti facciano "tutto il possibile per concludere entro la fine del 2015 i negoziati relativi a un partenariato transatlantico su commercio e investimenti (TTIP) ambizioso, globale e reciprocamente vantaggioso". Tale invito è stato ribadito dal Consiglio europeo anche nelle Conclusioni della riunione del 19 e 20 marzo 2015.
Al momento, la tempistica sembra essere nelle mani degli USA . Una svolta decisiva è stata segnata dall'approvazione, il 15 maggio scorso, da parte del Senato degli Stati Uniti, di una proposta di legge che conferisce al Presidente Obama un'autorità negoziale speciale (Trade Promotion Authority, TPA) per la conclusione di alcuni trattati commerciali. In base a tale autorità, il Presidente potrebbe sottoporre direttamente al Congresso gli accordi commerciali affinché siano approvati o respinti in tempi brevissimi e senza possibilità di votare emendamenti. La proposta di legge, dopo non poche difficoltà registrate soprattutto nel passaggio alla Camera dei rappresentanti, ha ottenuto il definitivo via libera del Senato americano lo scorso 24 giugno. L'istituzione di questa corsia preferenziale ("fast track") per il Presidente Obama dovrebbe imprimere un'accelerazione nella conclusione di due accordi cruciali per la sua agenda politica, ovvero il TPP e il TTIP.
Il decimo round negoziale si terrà dal 13 al 17 luglio a Bruxelles.
Il nono round delle trattative tra Unione europea e Stati uniti sul partenariato transatlantico per gli scambi e gli investimenti (TTIP) ha avuto luogo a New York dal 20 al 24 aprile 2015 ed è stato dedicato all'avanzamento dei lavori nei tre pilastri sui quali si articolerà l'accordo, ossia accesso al mercato, questioni normative e norme . Le discussioni hanno riguardato la maggior parte dei settori relativi a questi tre pilastri - soprattutto agli ultimi due - ad eccezione di quelli riguardanti i servizi, la concorrenza, le norme di origine e lo sviluppo sostenibile, temi particolarmente impegnativi sui quali si è deciso di attendere i prossimi round negoziali.
I negoziatori hanno approfondito le discussioni tecniche volte a raggiungere una migliore comprensione sulle rispettive proposte in materia di tariffe e appalti pubblici.
Per quanto concerne le tariffe, ha avuto luogo una sessione congiunta riguardante le tariffe sui prodotti agricoli e industriali. I negoziatori hanno condotto una revisione delle rispettive proposte prodotto per prodotto, illustrando le motivazioni alla base delle loro scelte.
Le discussioni tecniche sugli appalti pubblici si sono concentrate sui chiarimenti in merito agli impegni esistenti in materia di accesso al mercato. Si ricorda che il tema degli appalti pubblici è di fondamentale interesse per l'Unione europea, che dispone di un mercato molto aperto dove le aziende statunitensi possono competere senza problemi, mentre negli Stati Uniti vi sono forti restrizioni per le aziende dell'UE, alle quali in taluni casi non è neanche concesso di partecipare alle gare di appalto.
Le cosiddette restrizioni "Buy American", che disciplinano gli appalti pubblici negli USA, riguardano una gran parte di commesse pubbliche negli Stati Uniti, riservando una quota significativa di appalti pubblici a beni e servizi locali ed escludendo dalla gara d'appalto le imprese estere. È chiaro che un progresso significativo in questo settore rappresenterebbe un importante presupposto per la conclusione positiva dei negoziati TTIP in corso. In particolare, sarà essenziale assicurare un migliore accesso dell'UE agli appalti subfederali negli Stati Uniti. E' quanto la Commissione europea sottolinea nella "Relazione 2015 sugli ostacoli al commercio e agli investimenti" (COM(2015) 127).
Obiettivo dell'Unione europea è quindi quello di consentire alle aziende europee e statunitensi di partecipare alle gare di appalto alle medesime condizioni. In particolare, l'Unione mira a garantire il più alto grado di trasparenza nella conduzione delle gare di appalto, al fine di assicurare che le imprese di ambo le parti siano consapevoli delle opportunità oltre oceano. Inoltre, intende massimizzare le opportunità per le imprese europee e statunitensi di partecipare alle gare a tutti i livelli, centrale, federale o sub-federale, senza rischi di discriminazioni .
Le discussioni hanno riguardato sia le questioni di carattere orizzontale sia i nove settori specifici. Le questioni di carattere orizzontale comprendono i capitoli sulla coerenza della regolamentazione, gli ostacoli tecnici al commercio e le misure sanitarie e fitosanitarie.
Obiettivo dell'UE in questo ambito è quello di definire una cornice pratica entro la quale instaurare forme di cooperazione tra le autorità di regolamentazione UE e statunitensi, nel rispetto delle reciproche sovranità nel definire obiettivi e standard di protezione appropriati.
Si segnala che sul capitolo coerenza della regolamentazione, l'UE ha presentato una proposta riveduta sulla cooperazione in campo normativo, che aggiunge alcune disposizioni al testo iniziale presentato il 10 febbraio scorso, che riguardano gli scambi a livello non-centrale, ossia tra i singoli Stati USA e gli Stati membri dell'UE . Le parti hanno convenuto sull'opportunità di proseguire la riflessione al fine di identificare le priorità nell'ambito di una futura cooperazione, raggiungendo al tempo stesso un equilibrio tra il desiderio di evitare qualsiasi forma di duplicazione e di ridurre gli oneri burocratici e la necessità di rispettare la sovranità di ciascuna parte.
Si segnala altresì che tra gli aspetti controversi evidenziati da molte organizzazioni della società civile rientra anche la proposta della Commissione europea relativa alla creazione, attraverso il TTIP, di un organismo di cooperazione normativa, composto da rappresentanti ad alto livello delle autorità di regolamentazione dell'UE e degli Stati Uniti, che fissi le priorità dei lavori nel campo della cooperazione normativa. Questo organismo, che, come sottolinea la Commissione stessa, non avrebbe il potere di adottare atti giuridici, dovrebbe contribuire a rendere maggiormente trasparenti le attività di cooperazione, attraverso la pubblicazione di relazioni periodiche e attraverso i contatti con stakeholder, sindacati, consumatori, ONG e grande pubblico. Tuttavia, il timore espresso da numerose organizzazioni della società civile, sindacati ed associazioni di consumatori è quello che tale organismo di fatto scavalchi i poteri dei governi e dei legislatori nazionali centralizzando i poteri decisionali su Bruxelles e Washington .
Per quanto attiene gli ostacoli tecnici al commercio, le parti si sono concentrate sul miglioramento del contesto che regola la valutazione di conformità di un prodotto ai requisiti di sicurezza. Hanno discusso, tra l'altro, gli aspetti relativi agli standard e alla trasparenza con particolare riferimento alla possibilità per i rispettivi stakeholder di partecipare ai processi di standardizzazione della controparte. Le trattative si basano sull'accordo dell'OMC sugli ostacoli tecnici agli scambi (TBC), in vigore dal 1980, che sarà inserito nel testo del TTIP, e che reca disposizioni riguardanti le caratteristiche dei prodotti, la loro etichettatura e i metodi di verifica di conformità dei requisiti. Obiettivo dell'UE è quello di mantenere un livello elevato di sicurezza dei prodotti evitando ostacoli agli scambi che spesso non migliorano i livelli di protezione. L'UE propone una cooperazione più stretta tra gli "organismi di normazione" e che nel quadro delle procedure di valutazione di conformità condotte dagli USA siano accettati i risultati delle prove di laboratorio condotte nell'UE .
Le parti hanno poi illustrato i rispettivi testi in materia di misure sanitarie e fitosanitarie al fine di migliorarne la comprensione reciproca. Si ricorda che le misure sanitarie e fitosanitarie sono volte a promuovere la sicurezza alimentare e la salute degli animali e delle piante e come tali sono essenziali al fine di proteggere la salute dei cittadini e la fiducia del pubblico nei settori dell'agricoltura e dell'alimentazione. Pertanto rappresentano un aspetto delicato dell'accordo.
Negli Stati Uniti persistono molti ostacoli causati da misure sanitarie e fitosanitarie. Continuano a destare preoccupazione per l'UE le restrizioni alle importazioni istituite dagli Stati Uniti sulle carni ovine e caprine, nonché sugli ovoprodotti. Inoltre le domande di esportazione di prodotti di origine animale presentate dall'UE come le carni bovine, certi prodotti lattiero-caseari, i molluschi bivalvi vivi e i prodotti vegetali quali mele e pere, subiscono notevoli ritardi. Anche in questo caso, i negoziati TTIP dovrebbero offrire la possibilità di progredire verso una soluzione di tali questioni. E' quanto sottolinea la Commissione europea nella "Relazione 2015 sugli ostacoli al commercio e agli investimenti" (COM(2015) 127).
In alcuni ambiti della regolamentazione alimentare l'Unione europea e gli Stati uniti hanno punti di vista differenti ma in altri hanno approcci simili. Le trattative si basano anche in questo caso sulle regole dell'OMC, vale a dire sull'Accordo sull'applicazione delle misure sanitarie e fitosanitarie (SPS), approvato nel 1994, che contiene disposizioni volte a garantire che possano essere commercializzati solo i prodotti sicuri al fine di prevenire la diffusione delle malattie degli animali o delle piante. L'Unione europea in questo settore mira: ad accelerare le procedure di approvazione e certificazione delle importazioni da parte degli USA (che a volte richiedono anni); a far riconoscere l'equivalenza delle regole, delle procedure di test e di controlli specifici, in modo che essi non debbano essere ripetuti; a fare accettare il principio di "regionalizzazione" nel caso di focolai di malattie specifiche, in modo che, se una malattia interessa un'area circoscritta di una parte, l'altra parte non debba bloccare le esportazioni provenienti dall'intero territorio.
Si segnala che uno dei temi sensibili in materia di misure sanitarie e fitosanitarie è la possibilità che con il TTIP l'UE si trovi costretta a coltivare piante geneticamente modificate. Tuttavia, come la stessa Commissione europea ha precisato, la coltivazione di organismi geneticamente modificati è soggetta ad un meccanismo di autorizzazione previsto dalle norme europee che il TTIP non andrà ad intaccare .
Per quanto concerne i settori specifici oggetto delle discussioni, si segnala quanto segue:
· per i veicoli, i negoziatori hanno discusso gli aspetti riguardanti il riconoscimento dell'equivalenza delle norme in materia di sicurezza. Si sono basati sul test case prodotto dalla Commissione europea riguardante le norme in materia di illuminazione e visione;
· per il settore farmaceutico, i negoziatori hanno lavorato su come migliorare la cooperazione per facilitare l'approvazione dei biosimilari. L'UE si è poi impegnata a presentare una proposta di cooperazione sui generici prima del prossimo round negoziale;
· per i dispositivi medici, l'UE ha presentato un position paper che illustra alcuni elementi che potrebbero essere inseriti nel TTIP, tra cui il riconoscimento reciproco delle verifiche dei sistemi di gestione della qualità; la convergenza dei sistemi atti all'identificazione e alla tracciabilità dei dispositivi medici; la convergenza dei modelli atti alla presentazione di dati ai fini dell'immissione di un dispositivo medico sul mercato.
Il pilastro relativo alle norme rappresenta un elemento importante del TTIP.
Il nono round negoziale si è concentrato, in particolare, su tre capitoli specifici: energia e materie prime, piccole e medie imprese, dogane e agevolazione degli scambi.
Relativamente all'energia e alle materie prime, per la prima volta i negoziatori si sono confrontati su una vasta serie di temi che potrebbero essere oggetto delle disposizioni del TTIP. Si è discusso, ad esempio, di come il TTIP potrebbe contribuire ad assicurare un accesso trasparente e non discriminatorio alle infrastrutture di trasporto dei prodotti energetici (gasdotti e reti elettriche) e di come migliorare la cooperazione normativa nel settore dell'efficienza energetica. Non è stato deciso però se ci sarà un capitolo specifico su energia e materie prime, valutazione che è stata rimandata ad una fase successiva. Gli Stati Uniti al riguardo sembrerebbero mantenere un atteggiamento cauto ritenendo, in linea di massima, che le questioni energetiche siano sufficientemente coperte in altri capitoli.
Obiettivi dell'UE in materia di energia sono: la creazione, mediante il TTIP, di un insieme forte e sostenibile di norme per il commercio e gli investimenti al fine di facilitare l'accesso all'energia e alle materie prime e la diversificazione delle fonti. Esistono però alcune questioni sensibili da considerare, tra le quali si segnala quella riguardante il fracking , di cui alcune organizzazioni non desiderano l'autorizzazione nell'UE, la mancanza di riferimenti nel TTIP alle energie rinnovabili, il timore che gli Stati non possano più decidere se consentire o no lo sfruttamento delle proprie risorse naturali. Relativamente alle suddette questioni la Commissione europea risponde che: per quanto concerne il fracking, nessun elemento del TTIP limiterebbe la sovranità degli Stati nello scegliere se consentire la produzione di shale gas; sulle energie rinnovabili l'impegno dell'UE nei negoziati per il TTIP è quello di inserire norme volte a promuoverne l'uso così come l'efficienza energetica. Infine, sulla sovranità degli Stati nel decidere riguardo allo sfruttamento delle risorse naturali, ciò non è messo in discussione dal TTIP. Una volta deciso in senso positivo, il TTIP incoraggerà la concorrenza e l'accesso al mercato .
Per quanto concerne le Piccole e medie imprese, sono proseguite le discussioni sulle disposizioni in materia di trasparenza e scambio di informazioni. I negoziatori si sono concentrati inoltre sui vantaggi concreti che un capitolo sulle PMI nel TTIP potrebbe apportare ai diretti interessati. L'approccio UE nei negoziati su questo capitolo si basa su una Relazione pubblicata dalla Commissione europea il 20 aprile scorso, che presenta i risultati di un'indagine condotta nel 2014 su 900 PMI europee, in merito gli ostacoli incontrati da parte di queste nel commercio transatlantico. Ciò che emerge dallo studio è che già oggi gli scambi transatlantici creano vantaggi alle PMI (circa 150.000 PMI hanno effettuato esportazioni nel 2012 e la loro quota ammonta al 28% delle esportazioni totali dell'UE negli USA), ma occorre raggiungere una maggiore compatibilità normativa tra le due parti.
Tra gli ostacoli incontrati dalle PMI rientrano: la difficoltà di accedere alle informazioni relative a quali regolamenti si applicano ai prodotti; l'esclusione dal mercato, giuridicamente prevista per molti settori degli appalti pubblici; la conformità alle norme doganali, che spesso possono risultare costose e avere un impatto negativo sul commercio.
Sul capitolo dogane e agevolazione degli scambi esiste già un testo consolidato e i negoziatori hanno proseguito le discussioni sugli elementi che potrebbero portare a rafforzare la cooperazione tra UE e USA. Un elemento considerato importante dalle autorità di regolamentazione UE è quello relativo ai requisiti dei dati, ambito nel quale il TTIP potrebbe portare vantaggi considerevoli per i commercianti e cittadini europei, in particolare per le PMI.
Per quanto concerne gli altri capitoli, gli esperti di sviluppo sostenibile, come già accennato, hanno proseguito i loro colloqui in videoconferenza, discutendo di alcuni argomenti, tra cui la lotta alla pesca illegale, settore per il quale l'UE presenterà una proposta prima dell'estate. Come ha sottolineato il Capo negoziatore Bercero, questo è un settore in cui si dovrebbe sviluppare una proposta ambiziosa e all'avanguardia che vada oltre gli accordi commerciali esistenti e che tenga conto del riscontro fornito dagli stakeholders.
I negoziatori hanno poi discusso due proposte dell'UE in materia di diritti di proprietà intellettuale. La prima riguarda una lista di trattati internazionali ai quali le due parti aderirebbero nel TTIP, mentre la seconda mira a combattere il commercio di prodotti contraffatti.
Difficoltà si sono registrate nei colloqui in materia di indicazioni geografiche (IG). Su questo punto gli Stati Uniti sembrerebbero aver assunto un atteggiamento vago. Anche in questo caso, come per gli appalti pubblici, la difficoltà dei negoziati rende necessario rinviare ad una fase successiva le discussioni.
La "Relazione 2015 sugli ostacoli al commercio e agli investimenti" (COM(2015) 127) sottolinea che negli Stati Uniti la difficoltà nel proteggere i diritti di proprietà intellettuale, in particolare le indicazioni geografiche (IG) dell'UE sui prodotti alimentari e sulle bevande (specialmente nei settori del vino, dei formaggi e delle carni) è fonte di notevole frustrazione per i produttori dell'UE.
Nel Position paper relativo ai diritti di proprietà intellettuale nel TTIP, adottato il 20 marzo 2015, la Commissione europea ha annunciato i possibili contenuti della proposta dell'Unione sul capitolo relativo ai diritti di proprietà intellettuale. Esso non toccherà tutti gli aspetti legati a questo tema, ma si concentrerà sulla cooperazione in alcuni settori chiave. Il capitolo potrebbe essere strutturato in quattro sezioni: 1) elenco degli accordi in materia di proprietà intellettuale ai quali le due parti partecipano; 2) principi generali che sottolineano l'importanza della proprietà intellettuale come mezzo di innovazione, crescita e occupazione 3) impegni vincolanti su un numero limitato di questioni relative al tema della proprietà intellettuale; 4) cooperazione in settori di interesse comune.
I negoziati per il TTIP riguardano anche il settore agricolo. Il commercio bilaterale del settore agricolo tra UE e USA ammonta a circa 30 miliardi di dollari. Gli USA rimangono il maggior mercato dell’UE per l’esportazione dei suoi prodotti agricoli, mentre l’UE è il quinto mercato per le esportazioni statunitensi. Dopo una ripresa nel 2010 ed un moderato incremento nel 2011, le esportazioni agricole UE sono in decisa crescita sul mercato USA (+13% rispetto al 2011) e hanno raggiunto nel 2012 i 15 miliardi di euro, con un surplus dell’UE rispetto agli Stati Uniti pari a 6,8 miliardi di euro.
Gli Stati Uniti sono interessati a vendere una quota maggiore dei loro prodotti agricoli di base, quali il frumento e la soia. Le esportazioni UE verso gli USA interessano in genere prodotti alimentari di maggior valore come alcolici, vino, birra e alimenti trasformati (tra i quali formaggi, prosciutto e cioccolato).
L'Europa ha interesse a potenziare le vendite agli Stati Uniti dei prodotti alimentari di alta qualità. Al momento, alcuni prodotti alimentari europei, come le mele e vari formaggi, sono vietati sul mercato statunitense; altri sono penalizzati da elevati dazi applicati dagli USA — carni 3%, bevande 22-23% e prodotti lattiero-caseari fino al 139%. L'eliminazione di questi e di altri ostacoli contribuirà a rafforzare le esportazioni UE verso gli Stati Uniti.
Come ricordato, il TTIP riguarderà anche le indicazioni di origine, materia sulla quale la Commissione europea sottolinea quanto segue:
· motivazione per negoziare le regole sulle indicazioni di origine: esse sono un punto chiave in qualsiasi accordo commerciale poiché regolano la produzione nei paesi contraenti; pertanto il TTIP dovrebbe garantire che le regole europee incontrino le necessità dell’ industria e del commercio e promuovano gli investimenti negli Stati Uniti; occorrono regole comuni per l’indicazione di origine dei prodotti;
· Obiettivi dell’UE sono: regole più semplici; incentivi all’innovazione; stabilire norme per la verifica dell’efficacia delle regole; limitazione delle frodi.
Al riguardo, il Commissario europeo al commercio, Cecilia Malmstrom, in visita in Italia il 22 giugno scorso, ha ribadito che la Commissione si sta impegnando per rafforzare la parte del negoziato che riguarda le indicazioni geografiche, al fine di proteggere la produzione di qualità, quale quella italiana, considerato che mentre la vendita del cibo italian style negli Stati Uniti genera un ritorno economico di circa 24 miliardi di euro, soltanto 3,3 miliardi di produzione autentica italiana viene esportata dall’Italia.
Si ricorda al riguardo che Il 19 novembre 2014 il ministro delle politiche agricole e forestali Maurizio Martina ha confermato, nel corso di un'audizione presso la 9a Commissione permanente del Senato della Repubblica, che "per l'UE non sarà possibile accettare un arretramento sulla regolamentazione delle indicazioni geografiche (...)".
Come previsto nel mandato negoziale, uno degli obiettivi del futuro accordo è quello di ridurre gli ostacoli non tariffari e raggiungere un alto livello di compatibilità normativa in materia di beni e servizi, anche mediante il riconoscimento reciproco, l’armonizzazione delle regole e il miglioramento della cooperazione tra autorità di regolamentazione.
Tra i settori nei quali intervenire figurano anche le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC), che dovrebbero essere oggetto di uno dei 24 capitoli del testo finale e sulle quali l’UE non ha ancora presentato la propria posizione[4].
Una grande quantità del commercio UE-USA è rappresentato da beni e dati digitali. Secondo una relazione dell’istituto Brookings, i flussi di dati digitali tra USA e UE sono i più alti al mondo, 50% in più rispetto a quelli tra USA e Asia e quasi il doppio dei flussi tra USA e America latina. Se è vero che non ospita le maggiori aziende mondiali del settore, l’Europa è tuttavia leader in alcuni importanti ambiti, quali robotica ed embedded systems, in cui copre il 31% del mercato globale, ed è il maggior esportatore di servizi digitali.
Nell’ambito del negoziato con gli USA, l’Unione europea si è posta gli obiettivi generali di elevare gli standard e rafforzare la protezione del consumatore. In particolare l’UE punta a:
· rafforzare la regolamentazione del settore ed incrementare la cooperazione su e-labelling (attraverso la definizione di standard per fornire ai consumatori informazioni sui prodotti in formato elettronico, rimpiazzando le etichette tradizionali) nonché e-accessibility (per rendere le TIC più accessibili, in particolare per persone anziane e con disabilità);
· migliorare l’interoperabilità, consentendo agli utenti di scambiare con facilità dati tra differenti prodotti;
· definire principi comuni per la certificazione dei prodotti TIC.
Anche in questo settore la Commissione ha sottolineato come siano infondate le preoccupazioni avanzate dall’opinione pubblica, dal momento che l’UE non abbasserà né comprometterà i suo standard di qualità e sicurezza nel corso del negoziato.
La promozione del commercio digitale rappresenta un importante obiettivo per la Commissione, che l’ha inserita tra le azioni prioritarie dell’Agenda digitale europea del 2010 e, più recentemente, della strategia per il mercato unico digitale presentata a maggio 2015.
Come rilevato dalla Commissione, l’esistenza di ostacoli alle operazioni online impedisce ai cittadini e alle imprese di profittare di una più vasta gamma di beni e servizi: solo il 15% dei cittadini effettua acquisti online da un altro Stato, mentre soltanto il 7% delle piccole e medie imprese vende all’estero.
Per superare tali difficoltà, nella citata strategia la Commissione ha preannunciato l’intenzione di:
· introdurre norme intese ad agevolare il commercio elettronico transfrontaliero. Ciò include norme dell’UE armonizzate in materia di contratti e di tutela dei consumatori per gli acquisti online, che si tratti di beni materiali, o di contenuti digitali;
· garantire un’attuazione più rapida ed omogenea delle norme di protezione dei consumatori, mediante la revisione del regolamento sulla cooperazione per la tutela dei consumatori;
· assicurare servizi di consegna dei pacchi più efficienti e a prezzi accessibili. Attualmente, il 62% delle imprese che cercano di vendere online sostiene che il costo eccessivo della consegna dei pacchi costituisce un ostacolo;
· individuare potenziali problemi relativi alla concorrenza che possano incidere sui mercati europei del commercio elettronico. Pertanto, la Commissione europea ha di recente avviato un’inchiesta in materia di antitrust nel settore del commercio elettronico nell’Unione europea (comunicato stampa);
In materia di TIC, nella relazione del 28 maggio 2015 (vedi infra) la commissione commercio internazionale del PE ha sollecitato la Commissione a:
· sottolineare, nell'ambito dei negoziati, la necessita che l'economia digitale sia al centro del mercato transatlantico, fungendo da leva per l'economia mondiale e l'ulteriore apertura dei mercati globali;
· tenere presente, per quanto riguarda i servizi della società dell'informazione e i servizi di telecomunicazione, la particolare importanza che il TTIP garantisca parità di condizioni, assicurando alle imprese di servizi dell'UE un accesso al mercato statunitense equo e trasparente e improntato alla reciprocità, prevedendo altresì l'obbligo per i fornitori di servizi statunitensi di rispettare tutti i pertinenti standard di settore e sulla sicurezza dei prodotti, nonché i diritti dei consumatori quando prestano servizi in Europa o a clienti europei.
Il commercio tra UE e USA di beni e servizi ad alto contenuto di diritti di proprietà intellettuale è già molto intenso e il futuro accordo, secondo la Commissione, potrà sostenerlo e incrementarlo grazie ad un limitato numero di miglioramenti specifici.
Lo studio, intitolato "Intellectual Property Rights intensive industries: contribution to economic performance and employment in Europe" (settembre 2013), ha misurato l'importanza dei diritti di proprietà intellettuale per l'economia europea. I suoi principali risultati indicano che circa il 39% dell'attività economica complessiva dell’Unione europea (pari indicativamente a 4.700 miliardi di euro all’anno) ruota attorno a industrie ampiamente basate sui diritti di proprietà intellettuale, le quali generano direttamente circa il 26% di tutti i posti di lavoro nell’UE (56 milioni) a cui si somma un altro 9% derivante dall'indotto.
La Commissione ricorda che l’UE - nel corso degli anni – ha sviluppato un sistema moderno di protezione dei diritti di proprietà intellettuale (IPR) che ha fornito un grande contributo alla crescita economica e alla creazione di posti di lavoro, allo stesso tempo assicurando un bilanciamento degli interessi degli utenti. D’altra parte anche gli USA hanno sviluppato un sistema IPR altamente sofisticato.
Su tali basi, nel corso del negoziato l’UE vorrebbe affrontare un numero limitato di temi specifici che, secondo la sua opinione, limitato la crescita potenziale di beni e servizi.
Secondo quanto indicato nel breve documento che sintetizza la posizione dell’UE, una possibile architettura del capitolo dedicato ai diritti di proprietà intellettuale potrebbe prevedere quattro sezioni:
· la prima sezione dovrebbe contenere la lista degli accordi internazionali in cui sono impegnate entrambe le parti;
· l’obiettivo della seconda sezione sarebbe quello di individuare - in aree preventivamente identificate di comune accordo - un comune denominatore tra regole UE e regole USA, in modo da incrementare, senza modificare tali regole, la certezza giuridica degli scambi transatlantici. Una lista non esaustiva di tali aree potrebbe includere: misure contro la non corretta registrazione di marchi e brevetti; rafforzamento dei controlli doganali, ivi inclusi beni contraffatti in piccole spedizioni; pratiche su criteri e procedure per la concessione delle patenti, ivi incluse quelle per uso secondario o incrementale dell’innovazione;
· la terza sezione dovrebbe contenere impegni vincolanti su un numero limitato di questioni significative: oltre alle indicazioni geografiche (vedi infra), si tratterà di diritto d’autore e in particolare di tre questioni chiave: diritti di remunerazione in caso di radiodiffusione e comunicazioni pubbliche per performers e produttori di fonogrammi; pieno diritto di comunicazione in pubblico per autori in bar, ristoranti e negozi; diritto per i creatori di opere d’arte di partecipare alla loro rivendita. Si tratta di questioni sulle quali l’UE già garantisce protezione attraverso il suo acquis e sulle quali è importante ottenere il reciproco riconoscimento negli USA;
· la quarta sezione dovrebbe riguardare la cooperazione nelle aree di comune interesse per proseguire e rafforzare il lavoro già compiuto nel gruppo di lavoro su diritti di proprietà intellettuale: portale del gruppo di lavoro; coordinamento dell’assistenza tecnica ai paesi terzi; cooperazione doganale.
L’introduzione di misure volte a garantire tutela e sicurezza per gli investitori e gli investimenti è prevista nel mandato negoziale approvato dal Consiglio.
Anche allo scopo di rendere i negoziati con gli USA più aperti e più trasparenti possibile, la Commissione ha avviato il 27 marzo 2014 una consultazione pubblica online sulla protezione degli investitori e sulla composizione delle controversie investitore-Stato (Investor state dispute settlement - ISDS) nel contesto del TTIP.
La consultazione ha inteso verificare se l’approccio proposto dall’UE per il TTIP abbia raggiunto il giusto equilibrio tra la protezione degli investitori e la salvaguardia del diritto dell’UE di introdurre regolamentazioni nel pubblico interesse.
L' ISDS è uno strumento di diritto pubblico internazionale che garantisce ad un investitore straniero il diritto di dare inizio ad un procedimento di risoluzione delle controversie nei confronti di un Governo straniero (lo "Stato ospite"). Se l'investitore straniero di un paese "A" ("Stato d'origine") investe in un paese "B" ("Stato ospite"), e quest'ultimo viola uno dei diritti garantiti all'investitore secondo il diritto pubblico internazionale, qualora entrambi abbiano concordato sull'ISDS, allora quell'investitore può portare la questione di fronte ad una corte arbitrale. Secondo un studio UNCTAD del febbraio 2015], nel corso del 2014 42 ricorsi a tribunali ISDS sono stati presentati dagli investitori. Allo stesso anno i casi conclusi sono 356 dei quali il 37% in favore dello Stato, il 25% dell'investitore e nel 28% dei casi le parti si sono accordate. Per maggiori dettagli si veda la nota esplicativa sul sistema ISDS a cura della Commissione europea.
La composizione delle controversie tra investitori e Stato attraverso un arbitrato internazionale è prevista in più di 1.400 trattati di investimento conclusi dagli Stati membri dell'UE e in circa 3.000 trattati simili sottoscritti in tutto il mondo. La Commissione europea ha compiuto sforzi per riformare il sistema vigente di protezione degli investimenti e di ISDS, con un approccio diverso da quello adottato nell'ambito dei 3.000 accordi esistenti - molti risalenti agli anni '60, '70 e '80 - che contengono clausole tradizionali di protezione degli investimenti e di ISDS. Tale approccio fa leva su due serie di azioni:
a) chiarire e migliorare le regole a protezione degli investimenti in modo da assicurare che il diritto a legiferare degli Stati non subisca pregiudizio;
b) creare un sistema di ISDS moderno, trasparente ed efficace basato sui seguenti aspetti: prevenire il rischio di abuso del sistema; rendere il sistema di arbitraggio più trasparente; prevenire i conflitti d'interesse o la tendenziosità per quanto concerne gli arbitratori; assicurare una coerenza e un controllo migliori; chiarire che gli ISDS si applicheranno soltanto alle violazioni delle disposizioni a tutela degli investimenti e a nessun altra parte della TTIP.
L'approccio si basa anche sulle iniziative dell'UE in sede di Nazioni Unite per creare il primo sistema di regole globali in materia di trasparenza per l'ISDS nell'ambito dell’UNCITRAL (United Nations Commission on International Trade Law), l’organo fondamentale del sistema delle Nazioni Unite nel campo del diritto commerciale internazionale.
Il 13 gennaio 2015 la Commissione ha reso pubblica la propria dettagliata analisi delle quasi 150.000 risposte ricevute[5], dalle quali emerge chiaramente – come dichiarato dal Commissario responsabile per il commercio, Cecilia Malmström, - un notevole scetticismo nei confronti dello strumento ISDS e la necessità di "intavolare una discussione aperta e franca” prima di varare qualsiasi raccomandazione politica in questo ambito.
A tal fine, la Commissione ha organizzato diverse consultazioni con i ministri del commercio dell'UE, il Parlamento europeo e i soggetti interessati - tra cui organizzazioni non governative, imprese, sindacati, organizzazioni dei consumatori e organizzazioni ambientaliste - per discutere di protezione degli investimenti e ISDS.
Il 6 maggio 2015 il Commissario Cecilia Malmström ha presentato un concept paper nella quale illustra le seguenti proposte per riformare il meccanismo ISDS per tener conto delle critiche formulate in quattro aree:
· diritto a regolamentare degli Stati: introdurre delle disposizioni volte a garantire il diritto degli Stati di prendere misure per obiettivi di interesse pubblico secondo il grado di protezione ritenuto piu appropriato;
· trasprarenza /nomina degli arbitri: prevedere che gli arbitri del sistema ISDS siano scelti nell’ambito di un albo prestabilito dalle parti dell’accordo e prevedere che abbiano specifiche qualificazioni di attività giuridisdizionale;
· rapporto con le giurisdizioni nazionali: imporre agli investitori esteri che vogliano aprire un contenzioso di scegliere, all’inizio del procedimento, tra il ricorso al meccanismo ISDS o quello alle corti nazionali, oppure in alternativa richidere all’investitore di rinunciare alla giurisdizione domestica una volta adito il sistema ISDS;
· diritto di appello: introdurre un sistema di appello rispetto al decisioni assunte con meccanismo ISDS, sulla base dell’organismo di appello esistente in ambito OMC. Tale organo sarebbe formato da 7 membri permanenti, e dovrebbe disporre di un segretariato.
Nel documento, il Commissario propone, inoltre, a medio lungo termine di far evolvere il sistema ISDS verso un sistema multilaterale attraverso la creazione di una corte permanente internazionale, composta da giudici titolari e deputata a regolamentare l’ambito delle controversie in tutti gli accordi commerciali che richiedano un sistema di ISDS.
La Commissione europea si è impegnata a presentare, dopo la pronuncia del Parlamento europeo su questa fase negoziale, più articolate proposte in tal senso.
L’UE ha assunto diverse iniziative volte a diffondere informazioni e a promuovere la trasparenza dei negoziati, a partire dalla pubblicazione del testo del mandato negoziale, decisa dal Consiglio il 9 ottobre 2014.
Fino al 31 ottobre 2014 è stata aperta sul tema una consultazione organizzata dal mediatore europeo. Alla consultazione hanno partecipato oltre 6.000 cittadini. Anche sulla base delle risposte dei cittadini, a marzo 2015 il mediatore europeo ha ribadito che - nonostante gli sforzi intrapresi dalla Commissione – è necessaria maggiore trasparenza nei negoziati tra Unione europea e Stati Uniti sul TTIP perché “la resistenza Usa alla pubblicazione di alcuni documenti non è di per sé sufficiente a tenerli nascosti al pubblico europeo”. In particolare, il mediatore chiede alla Commissione di pubblicare un elenco completo dei documenti che sono pubblici e di quelli che non lo sono, nonché di pubblicare gli ordini del giorno dei verbali delle riunioni con i lobbisti. Inoltre chiede di estendere gli obblighi di trasparenza anche agli incontri delle parti interessate con i direttori della Commissione, i responsabili di unità, e i negoziatori.
Sulla base delle proposte avanzate nella comunicazione del 25 novembre 2014 (C(2014)9052), la Commissione europea ha assunto iniziative volte a:
· rendere pubblici un maggior numero di testi negoziali dell’UE che la Commissione già condivide con Stati membri e Parlamento;
· fornire l’accesso ai testi relativi al TTIP a tutti i membri del Parlamento europeo, e non soltanto ai pochi selezionati, all’interno della cosiddetta “reading room”;
· classificare meno documenti come “ad accesso limitato”, rendendoli più facilmente accessibili ai membri del Parlamento europeo fuori dalla reading room;
· pubblicare e modificare su base regolare la lista pubblica dei documenti condivisi con Parlamento europeo e Consiglio.
Anche il Consiglio, nelle sue conclusioni del 21 novembre 2014, ha sottolineato quanto sia importante comunicare meglio lo scopo e i vantaggi dell’accordo e aumentare la trasparenza e il dialogo con la società civile. Secondo il Consiglio, è necessario affrontare il tema anche sul versante statunitense per individuare possibili soluzioni per migliorare la trasparenza, incluso l’accesso a tutti i documenti negoziali per consentire agli Stati membri di sviluppare costruttive discussioni con la società civile.
Nell’ambito del dibattito pubblico si è posta la questione di come contemperare la necessaria confidenzialità dei negoziati con la trasparenza e il controllo democratico, con particolare riguardo al ruolo dei Parlamenti nazionali, anche in considerazione del fatto che allo stato non è chiaro se l’Accordo avrebbe o meno natura mista, vale a dire se investe anche aspetti non di competenza esclusiva dell’UE, ma anche di competenza concorrente tra UE e Stati membri e quindi richiedere la ratifica da parte di tutti gli Stati membri dell’Unione europea.
Su tale aspetto la Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell’UE che si è svolta a Roma il 20 e 21 aprile 2015 ha invitato la Commissione europea a garantire ai parlamentari nazionali lo stesso accesso di documenti consentito ai parlamentari europei.
La Camera dei deputati, da parte sua, ha approvato il 17 novembre 2014 alcune mozioni che impegnano il governo a riferire in Parlamento sull’andamento delle trattative.
La Commissione europea e gli Stati Uniti hanno raggiunto un accordo in base al quale l’accesso ai documenti negoziali sarebbe riservato, oltre che ai parlamentari europei, ai funzionari governativi (e non anche ai membri dei parlamenti nazionali) i cui nominativi devono essere previamente comunicati alle autorità americane per il gradimento. L’accesso avverrebbe a condizioni limitate (nel numero di due persone per due giorni la settimana) e avrebbe luogo presso le ambasciate americane dei paesi membri dell’Unione europea.
Ad avviso del Parlamento italiano tale modalità potrebbe risultare problematica, escludendo di fatto dall’accesso i parlamentari ed impedendo ai funzionari di utilizzare le informazioni acquisite per la documentazione da predisporre per gli organi parlamentari.
La Commissaria Malmström starebbe comunque negoziando con le autorità statunitensi per verificare la possibilità di garantire l’accesso, a specifiche condizioni, ai documenti negoziali per via informatica.
Il Parlamento europeo, che è autorizzato ad esprimere la propria posizione in ogni fase del negoziato di un accordo internazionale, sta predisponendo il testo di una risoluzione in cui si valuta l’andamento dei negoziati a 1 anno e mezzo dal loro avvio e si rivolgono raccomandazioni alla Commissione.
La commissione commercio internazionale del PE ha approvato (28 voti a favore, 13 contro) il 28 maggio 2015 la relazione presentata da Bernd Lange (gruppo dei socialisti e democratici, Germania) recante raccomandazioni alla Commissione sui negoziati TTIP, che doveva essere discussa e votata dalla Assemblea plenaria il 10 giugno.
Il Presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, considerato l’alto numero di emendamenti e richieste di voto separate (circa 200) che erano stati presentati in plenaria e il mancato accordo da parte dei principali gruppi politici che avevano sostenuto la relazione in commissione (Popolari, Conservatori, Liberali a cui si era aggiunto il Gruppo Socialista) ha però deciso il 9 giugno 2015, ai sensi dell’articolo 175 del regolamento del PE, di rinviarli alla Commissione commercio internazionale che si è nuovamente riunita il 29 giugno ed ha deciso di ammettere al voto tutti gli emendamenti e le richieste di voto separato presentati in plenaria.
La relazione della Commissione commercio internazionale verrà esaminata dalla plenaria del Parlamento europeo nell’ambito della sessione del 6- 9 luglio 2015.
Tra gli emendamenti e richieste di voto per parti separati, presentati in Assemblea, si segnalano in particolare quelli sul meccanismo ISDS e in particolare quello presentato dal gruppo socialista (dal relatore on. Lange) volto a proporre una soluzione permanente per la risoluzione delle controversie tra investitori e Stati senza utilizzare il sistema privato di risoluzione delle controversie tra investitore e Stato (ISDS). Vi è poi un emendamento più radicale, proposto dalla socialista britannica Jude Kirton-Darling insieme a Verdi, Sinistra unitaria europea (GUE) e Movimento 5 stelle, contrario all'inclusione dell'ISDS nel TTIP poiché esistono altre opzioni per l'applicazione della tutela degli investimenti, come ad esempio le vie di ricorso nazionali. Infine, vi è l'emendamento più "soft" del partito popolare (PPE) sostenitore di un organismo che a differenza del vecchio sistema di risoluzione delle controversie tra investitore e Stato (ISDS), sia soggetto ai principi e al controllo democratici".
Nella relazione approvata dalla Commissione commercio internazionale si raccomanda, tra l’altro, alla Commissione europea che:
· il sistema di protezione degli investitori (ISDS) dovrebbe essere basato sul documento (concept paper) presentato il 6 maggio scorso dal commissario per il commercio internazionale Cecilia Malmström, e in particolare prevedere giudici togati nominati pubblicamente e indipendenti, audizioni pubbliche, un meccanismo di appello che assicuri la coerenza delle sentenze e il rispetto della giurisdizione UE e di quella nazionale. Nel medio termine, si dovrebbe istituire una “Corte internazionale per gli investimenti”;
· negoziare una lista esaustiva di prodotti agricoli e industriali sensibili che potrebbe essere esentata dalla liberalizzazione commerciale oppure essere sottoposta a un periodo di transizione più esteso. Dovrebbe essere eliminato il divieto statunitense sull'importazione di carne di manzo europea e salvaguardato il sistema europeo d’indicazione geografica;
· prevedere un sistema di riconoscimento reciproco degli standard equivalenti per il riconoscimento degli standard per la salute pubblica di prodotti alimentari e di piante. In ogni caso deve essere mantenuto il rispetto del principio di precauzione in vigore nell'UE;
· dovrebbe essere previsto uno specifico capitolo dedicato all'energia e abolite le restrizioni esistenti o gli ostacoli all'esportazione dei carburanti, compresi il GNL e il petrolio greggio tra UE e Stati Uniti;
· che l'acquis dell'UE in materia di protezione dei dati personali non sia compromesso dalla liberalizzazione dei flussi di dati, in particolare nel settore del commercio elettronico e dei servizi finanziari;
· siano rimosse le restrizioni USA in merito all'acquisizione da parte di imprese europee di servizi marittimi e aerei nonché di compagnie aeree;
· sia superata la disparità nell'apertura dei mercati degli appalti pubblici attraverso un'apertura significativa del mercato statunitense degli appalti pubblici a tutti i livelli di governo;
· sia garantita un'opportuna esclusione dei servizi sensibili, quali i servizi pubblici e le aziende di pubblica utilità (tra cui acqua, sanità, previdenza sociale e istruzione);
· l’accordo includa un capitolo specifico per le PMI che preveda di: eliminare il doppio requisito di certificazione; istituire un sistema d'informazione via web sulle diverse regolamentazioni; introdurre una "corsia preferenziale" alle frontiere o eliminare alcuni picchi tariffari;
· si preveda un capitolo sui diritti di proprietà intellettuale (DPI) che comprenda una tutela sicura di settori DPI definiti in modo chiaro e preciso;
· si insista sulla ratifica ed applicazione da parte degli Stati Uniti delle otto convenzioni fondamentali dell'Organizzazione internazionale del lavoro (finora gli USA ne hanno ratificate solo due);
· sia previsto un monitoraggio delle incidenze economiche, occupazionali, sociali e ambientali del TTIP. Si chiede, inoltre, alla Commissione europea di eseguire studi di impatto per ciascuno Stato membro come pure una valutazione della competitività dei settori dell'Unione rispetto ai settori analoghi degli Stati Uniti;
· sia assicurata una migliore trasparenza dei negoziati, rendendo pubblico un numero superiore di testi. Dovrebbe essere garantito ad ogni parlamentare europeo l'accesso ai testi consolidati (ossia ai capitoli già concordati tra Unione europea e Stati Uniti). I Governi devono essere incoraggiati a coinvolgere i Parlamenti nazionali, tenendoli adeguatamente informati sui negoziati in corso.
L'art. 47 del Trattato sull'Unione europea ha riconosciuto esplicitamente la personalità giuridica dell'Unione europea. Non ne è dunque più dubbia la natura di soggetto di diritto internazionale, in grado di negoziare e concludere in prima persona, nel rispetto delle proprie competenze esterne, accordi e trattati, i quali "vincolano le istituzioni dell'Unione e gli Stati membri" (art. 216, par. 2, Trattato sul funzionamento dell'Unione europea).
La procedura generale per la negoziazione e conclusione è descritta nell'articolo 218 del TFUE e prevede che:
· la Commissione europea o l'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, per le materie di propria competenza, presentino al Consiglio raccomandazioni per l'avvio dei negoziati (par. 3);
· il Consiglio, con decisione, autorizzi l'avvio dei negoziati e designi un negoziatore o un capo della squadra di negoziato (par. 2 e 3). Di norma è la Commissione europea a condurre i negoziati, in collaborazione con gli Stati membri. Se l'accordo verte su un settore in cui l'UE possiede una competenza esclusiva, la negoziazione è a cura della Commissione e esperti nazionali sono associati strettamente ai lavori tramite "comitati speciali" (si veda il par. 4). Qualora invece l'accordo verta su un settore di competenza condivisa (cd. "accordi misti"), il negoziato viene condotto congiuntamente da Commissione ed esperti nazionali;
· il Consiglio impartisca le direttive di negoziato. Fonti dottrinali sottolineano come "le linee guida dei negoziati (...) formalmente dovrebbero essere confidenziali (... e ... ) hanno solitamente una portata generica";
· il negoziatore proponga la firma dell'accordo, solitamente autorizzata dal Consiglio con una propria decisione (par. 5). E' possibile che quest'ultimo proponga altresì l'applicazione provvisoria del testo prima della sua entrata in vigore. Di norma è la Commissione ad apporre la propria firma all'accordo ed a presentare al Consiglio due proposte di atti, l'una relativa alla firma e l'altra alla conclusione dell'accordo medesimo;
· il Consiglio, sempre su proposta del negoziatore, adotti una decisione relativa alla conclusione. Tale decisione equivale ad una ratifica.
Con il trattato di Lisbona le competenze del Parlamento europeo nel processo di negoziazione dei trattati sono state significativamente ampliate: per espressa previsione del par. 10 dell'art 218, il PE "è immediatamente e pienamente informato in tutte le fasi della procedura". Se generalmente ne è prevista la mera consultazione (par. 6, lett. b), per un significativo numero di accordi internazionali è necessaria invece una sua formale approvazione, che completa a tutti gli effetti l'iter. Tra questi rientrano i trattati di politica commerciale comune.
Il par. 11 dell'art. 218 specifica che Consiglio, Commissione, Parlamento europeo o Stati membri possono adire la Corte di giustizia al fine di verificare la compatibilità di un accordo con i trattati istitutivi dell'UE. Il controllo verte sulla validità formale (rispetto della procedura di adozione) e sostanziale (conformità dell'accordo col diritto primario europeo). Qualora il parere della Corte sia negativo, "l'accordo previsto non può entrare in vigore, salvo modifiche dello stesso o dei trattati".
Agli accordi in materia di politica commerciale comune è dedicato l'art. 207 del TFUE, il quale, per la negoziazione e la conclusione di trattati con uno o più paesi terzi o organizzazioni internazionali, rinvia all'art. 218, il cui contenuto è stato già illustrato nel paragrafo precedente. Si evidenzia l'ulteriore disposizione per cui la Commissione conduce i negoziati in consultazione con un "comitato speciale designato dal Consiglio per assisterla in questo compito e nel quadro delle direttive che il Consiglio può impartirle". Alla Commissione spetta l'ulteriore compito di riferire periodicamente al Comitato speciale, ma anche al Parlamento europeo, sui progressi dei negoziati.
Il par. 3, c. 2, specifica che "spetta al Consiglio e alla Commissione adoperarsi affinché gli accordi negoziati siano compatibili con le politiche e norme interne dell'Unione".
Si ricorda che la politica commerciale comune è, ai sensi dell'art. 3, par. 1, let. e), del TFUE, una competenza esclusiva dell'Unione europea.
Gli accordi di libero scambio sono certamente espressione della politica commerciale comune, ovvero di una competenza esclusiva dell'Unione europea.
Per contro, nel corso del negoziato vengono di regola affrontate materie diverse. Per alcune di esse - si citano, a titolo esemplificativo, i servizi, i trasporti e la tutela degli investitori - è prevista una competenza concorrente tra UE e Stati membri. In virtù di questa circostanza i Presidenti di 21 Commissioni parlamentari di Parlamenti nazionali[6] si sono fatti portavoce dell'opportunità di considerare i relativi accordi, una volta conclusi, di natura "mista", con conseguente necessità di sottoporre il testo al processo di ratifica presso i Parlamenti di tutti gli Stati membri sulla base delle norme costituzionali vigenti in ognuno di essi.
Questa tesi è stata argomentata al Commissario europeo competente in una lettera datata 25 giugno 2014. In essa viene esplicitata la richiesta di considerare gli accordi in corso di negoziato (il TTIP ma anche il CETA) come "accordi misti, da sottoporre quindi alla ratifica dei Parlamenti nazionali".
L'allora commissario Sefcovic ha replicato a questa lettera il 16 ottobre 2014. Senza fornire una risposta diretta, si è limitato ad affermare che "la natura di ogni accordo internazionale, e quindi di ogni accordo commerciale (...), possa essere determinata solo alla fine delle negoziazioni". Sulla base dei precedenti forniti dagli accordi con la Corea del sud e con Perù e Colombia, però, ha aggiunto che "è probabile che anche il TTIP venga considerato dal Consiglio come un accordo misto".
Si segnala che l'interesse dimostrato dai principali Parlamenti nazionali europei nelle questioni relative al commercio internazionale in generale, ed al TTIP in particolare, è stato significativo. Per quanto riguarda il Senato italiano, la 14a Commissione permanente ha in programma di approfondire l'attuazione delle iniziative della Commissione europea connesse agli aspetti istituzionali della strategia commerciale dell'Unione europea nell'ambito dell'atto n. 440, assegnato nel gennaio 2015.
Il ruolo dei parlamenti nazionali nell'ambito dei negoziati sui trattati internazionali è stato dibattuto anche in seno alla Conferenza dei Presidenti dei parlamenti dell'Unione europea tenutasi a Roma il 20 e 21 aprile 2015. Nelle Conclusioni i Presidenti hanno sottolineato come tale ruolo assuma una particolare attualità dato l'interesse dimostrato dalla società civile per i negoziati in corso, soprattutto sul TTIP. Hanno, inoltre, ribadito la necessità che i parlamenti nazionali esercitino una specifica competenza su un numero maggiore di accordi di libero scambio e che abbiano un ampio accesso alle informazioni sui negoziati in corso al fine di poter meglio esprimere i loro orientamenti. A tal proposito, hanno espresso apprezzamento per la decisione del Consiglio di rendere pubblici i mandati negoziali e per l'impegno della Commissione europea a rendere pubblici il maggior numero di testi possibile, fornendo anche l'accesso ai testi relativi al TTIP a tutti i membri del Parlamento europeo all'interno della "sala di lettura". I Presidenti, hanno quindi invitato la Commissione europea a garantire il medesimo accesso anche ai parlamenti nazionali.
[1] Tali previsioni sono basate su uno studio del Centro di ricerca sulla politica economica. Si veda anche lo studio Transatlantic trade and investment partnership: the economic analysis explained, 2013, a cura della Commissione europea.
[2] La House of Lords (The Transatlantic Trade and Investment Partnership, 2014, par. 226, Raccomandazioni), ha avvertito che "previsioni sull'incremento del PIL che iniziano con lo zero e benefici per le famiglie che non si materializzerebbero in pieno prima del 2027 non entusiasmeranno l'opinione pubblica", aggiungendo che "il tradizionale ostacolo politico degli accordi commerciali è che i benefici potenziali sono diffusi e i costi immediati, ed è improbabile che il TTIP costituisca un'eccezione". Ne deriva la necessità, a giudizio della House of Lords, che i proponenti dimostrino l'esistenza di "benefici potenziali tangibili per gruppi identificabili". In senso critico si è espressa la House of Commons nel proprio rapporto Transatlantic trade and investment partnership (marzo 2015), affermando che, "data la mancanza di dettagli relativi all'ampiezza e alla profondità di ogni accordo commerciale", i relativi dati rimangono altamente ipotetici (p. 7).
[3] L'Italian sounding è un fenomeno basato sulla capacità di proporre al consumatore prodotti che, indipendentemente dalla qualità e dal luogo di produzione, siano associati ad un elemento tipicamente italiano, ad esempio un nome simile a quello del prodotto "originario", o che utilizzino nell'etichetta o nel confezionamento colori o immagini che richiamano esplicitamente l'Italia.
[4] L'UE ha finora presentato proposte in sette settori (sostanze chimiche, prodotti cosmetici, farmaceutici e tessili, settore ingegneristico, dispositivi medici, veicoli a motore).
[5] 149.399 sono state le risposte; il maggior numero di esse sono giunte dal Regno Unito, seguito da Austria, Germania, Francia, Belgio, Paesi Bassi e Spagna, che insieme raggiungono il 97% delle risposte totali. La vasta maggioranza delle risposte (oltre il 99%) sono state sottoposte da singoli individui o collettivamente attraverso azioni coordinate con le organizzazioni della società civile.
[6] La lettera è stata firmata, su iniziativa della Camera bassa dei Paesi Bassi, dai Presidenti delle Commissioni competenti in materia di affari europei della stessa Tweede Kamer olandese, del Nationalrat e del Bundesrat austriaci, della Camera dei rappresentanti del Belgio, della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica ceca, dell'Assemblea nazionale francese, del Bundestag tedesco, dell'Assemblea nazionale ungherese, dell'Oireachtas irlandese, della Seima lettone, della Camera dei deputati del Lussemburgo, della Camera dei rappresentanti di Malta, della Sejm e del Senato polacchi, dell'Assemblea della Repubblica portoghese, del Consiglio nazionale slovacco, dell'Assemblea nazionale slovena, della House of Lords e della House of Commons britanniche.