Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione
(Versione per stampa)
| |
---|---|
Autore: | Servizio Biblioteca - Ufficio Legislazione straniera |
Titolo: | Le misure di 'deradicalizzazione' e di reinserimento nella società degli aspiranti jihadisti adottate in Francia, Regno Unito e Spagna |
Serie: | Appunti Numero: 102 |
Data: | 04/11/2016 |
Camera dei deputati
XVII Legislatura
BIBLIOTECA – LEGISLAZIONE STRANIERA
A P P U N T I |
Appunto 33/2016 4
novembre 2016
Le misure di “deradicalizzazione” e di reinserimento nella
società degli aspiranti jihadisti adottate in Francia, Regno Unito e Spagna
Francia
Le prime esperienze di deradicalizzazione in Francia risalgono
al 2014.
In quell’anno varie
associazioni private hanno ricevuto finanziamenti dallo Stato al fine di
affiancare le prefetture nell’opera di assistenza alle famiglie che segnalavano
problematiche legate a possibili reclutamenti da parte dell’Islam radicale.
Tra queste associazioni riveste
un ruolo centrale la Maison de prévention
pour les familles (MPF), che si caratterizza in particolare per un
approccio culturale volto a far leva sui salafisti cosiddetti “quieti” al fine
di rimettere i giovani sulla giusta via.
Nel 2015 i finanziamenti
pubblici a tali associazioni sono stati interrotti e il Centre
de prévention des dérives sectaires liées à l’Islam (CPDSI) (Centro per la prevenzione delle derive
settarie legate all’Islam), che dal 2014 beneficiava di sovvenzioni pubbliche,
è stato incaricato dal Ministero dell’Interno di svolgere la funzione di unità
mobile di intervento su tutto il territorio francese, al fine di prevenire il
reclutamento dei giovani nelle fila dell’Islam radicale. Il Centro -
associazione privata riconosciuta dalla legge - ha poi rinunciato al rinnovo
del mandato che è scaduto a fine agosto 2016.
L’attività del Centro si
esplicava e si esplica ancora (esclusivamente come soggetto privato) attraverso
contatti diretti con le famiglie che segnalano la necessità di intervenire sui
membri delle loro famiglie e in particolare mediante un approccio mirato ad
agire non solo sul coinvolgimento relazionale dei giovani, ma anche su quello
più prettamente ideologico.
Il primo centro di
deradicalizzazione statale è stato aperto nel settembre del 2016 a
Beaumont-en-Véron. L’apertura di questo centro origina dalla precedente
esperienza del Centre Educatif et de
Formation Professionnelle de Pontourny, gestito dal dipartimento di Parigi, che ha svolto,
ospitando giovani sia stranieri che francesi, attività di deradicalizzazione
dal 2014 fino al giugno 2016.
Nel primo centro statale
di deradicalizzazione, che si caratterizza per essere una struttura sociale e
medico sociale a carattere sperimentale, sono ospitati esclusivamente
maggiorenni volontari tra i 18 e i 30 anni, identificati come persone fragili
psicologicamente o con carenze educative ovvero con difficoltà d’inserimento
professionale.
La durata del soggiorno
presso la struttura è di 10 mesi con varie fasi dedicate alla definizione della
problematica (3 mesi), alla stabilizzazione (3 mesi), alla finalizzazione (3
mesi), al consolidamento e, infine, alla preparazione all’uscita dal centro.
Gli scopi principali del
centro sono individuati nell’attività di distanziamento dall’ideologia
integralista e di promozione dei valori della cittadinanza, del rispetto dell’altrui
persona, dello Stato di diritto e dei valori della repubblica e della
democrazia oltre che nell’attività di reinserimento sociale e professionale.
Regno Unito
Nel
2015 è stato approvato il Counter-
Terrorism and Security Act 2015, che innestandosi in
un ambito di azione dei poteri pubblici già interessato dall’operatività di un programma
strategico di contrasto del terrorismo (denominato “Contest”), lo munisce di base legislativa e ne persegue le finalità
repressive e preventive, prefiggendosi, in particolare, l’obiettivo di
contrastare il fenomeno dei cosiddetti
foreign fighters nonché, più generalmente, la diffusione e il consolidarsi
di ideologie estremiste a sfondo religioso.
A
tal fine la legge abilita i poteri pubblici a predisporre misure idonee a
prevenire ex ante i fenomeni di
radicalizzazione religiosa che possono favorire l’affiliazione alle
organizzazioni suddette o il coinvolgimento nelle relative attività criminose.
Tale attività di prevenzione è anzi declinata dal legislatore (nella parte
quinta del testo normativo) quale obbligo posto su determinati enti pubblici,
chiamati ad adempiervi secondo linee-guida di cui è demandata la
predisposizione all’autorità ministeriale. Gli enti locali, in particolare,
sono ora vincolati a costituire al loro interno unità operative (panels)
espressamente dedicate all’assistenza di persone individuate come vulnerabili
ed esposte al rischio di essere attratte dal fenomeno terroristico.
Il
contesto sociale in cui possono attecchire simili manifestazioni apologetiche
oppure di aperto sostegno del terrorismo a sfondo religioso, e favorire così le
premesse di un coinvolgimento materiale nelle relative attività, è stato tra i
temi presi in esame nella relazione conclusiva dell’indagine svolta recentemente
dallo Home Affairs Committee della
Camera dei Comuni (Radicalisation:
the counter-narrative and identifying the tipping point, pubblicato il
25 agosto 2016). Tra le risposte ordinamentali, la Commissione ha appunto
individuato l’attivo intervento dei poteri pubblici a contrasto della
propaganda filo-fondamentalista, anche mediante il ricorso ad una
“contro-narrativa” che contrasti le rappresentazioni “in positivo” del fenomeno
diffuse attraverso i social networks
e attraverso programmi di recupero e di riabilitazione delle persone e delle
reti familiari che, tempestivamente individuate dalle strutture addette (e nel
quadro della collaborazione tra educatori, amministrazioni locali, servizi
sociali), siano più esposte o abbiano risentito di tale propaganda.
Spagna
In Spagna il Ministero dell’Interno ha avviato nel 2012 un piano integrale di reinserimento per i
terroristi dell’ETA[1] (Plan integral de reinserción de presos de
ETA)[2],
estendibile anche ad altri soggetti, quali jihadisti e membri di organizzazioni
criminali.
Il piano contiene un programma dedicato all’educazione ai valori della
convivenza e prevede l’accesso a corsi di miglioramento delle capacità
socio-professionali orientate alla formazione per il reinserimento nella vita
lavorativa. I prigionieri devono firmare un documento di rinuncia al terrorismo
per accedere al programma.
Si tenga presente che i terroristi interessati non devono chiedere il
perdono alle vittime e ai loro familiari per accedere ai programmi, condizione
invece indispensabile per accedere ai normali benefici penitenziari previsti
dalla legislazione in materia.
Secondo dati del Ministero dell’Interno, i detenuti legati all’ETA
nelle carceri spagnole al momento di attivazione del piano erano circa 500, il
numero di terroristi legati al jihadismo era invece di circa 50 unità, mentre
circa 400 erano i soggetti legati alla criminalità organizzata e 30 quelli
relativi ai GRAPO (Grupos de Resistencia
Antifascista Primero de Octubre)[3].
SERVIZIO BIBLIOTECA - Ufficio Legislazione Straniera
tel. 06/6760. 2278 – 3242 ; mail: LS_segreteria@camera.it
[1] L’ETA (Euskadi Ta Askatasuna, in spagnolo País Vasco y Libertad, cioè “Paese basco e libertà”) è
un’organizzazione armata terroristica nazionalista dei Paesi Baschi di
ispirazione marxista, il cui scopo è l’indipendenza del popolo basco.
[2] Sul piano di reinserimento si vedano tra
i numerosi articoli: “Interior
lanza un plan de reinserción para presos de ETA que rechacen la violencia”,
RTVE, 26 aprile 2012; “El
Gobierno no exigirá a los presos de ETA pedir perdón a las víctimas”,
El Mundo, 26 aprile 2012.
[3] I Grupos
de Resistencia Antifascista Primero de Octubre (GRAPO) sono
un’organizzazione terroristica nata nel 1975 e il cui obiettivo è
l’instaurazione di uno Stato socialista in Spagna.