Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione
(Versione per stampa)
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Autore: | Servizio Studi - Dipartimento attività produttive |
Titolo: | Le fonti rinnovabili e i meccanismi incentivanti per il settore: prospettive e obiettivi |
Serie: | Documentazione e ricerche Numero: 284 |
Data: | 27/02/2017 |
Organi della Camera: | X-Attività produttive, commercio e turismo |
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Camera
dei deputati |
XVII
LEGISLATURA |
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Documentazione
e ricerche |
Le
fonti rinnovabili e i meccanismi incentivanti per il settore: prospettive e
obiettivi |
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n. 284 |
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27
febbraio 2017 |
Servizio
responsabile: |
Servizio Studi – Dipartimento attività produttive ( 066760-3403 – * st_attprod@camera.it - |
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I N D I C E
§ Gli obiettivi europei al 2030: il nuovo pacchetto
di proposte legislative per l’energia ed il clima
§ Gli incentivi per le fonti rinnovabili e le
recenti politiche legislative
Le
fonti rinnovabili e i meccanismi incentivanti per il settore: prospettive e
obiettivi
Nel 2015, il fabbisogno energetico lordo del Paese è stato pari a circa 171,289 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep), con un aumento del 3,2 % rispetto al 2014. Il dato è stato certificato dal MISE nel “Bilancio energetico nazionale”(BEN) di dicembre scorso.
L’aumento della domanda di energia primaria interrompe il trend negativo registratosi negli ultimi anni e il valore del 2015, in termini assoluti, si avvicina a quello registrato nel 2013 (si veda Relazione sulla “Situazione energetica nazionale nel 2015” di giugno 2016[1]).
Tabella
1. Consumo interno lordo nazionale – serie storica
Anno |
Consumo interno lordo |
1997 |
174,415 |
1998 |
179,427 |
1999 |
182,669 |
2000 |
185,897 |
2001 |
188,773 |
2002 |
188,066 |
2003 |
194,379 |
2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 |
196,526 197,776 196,191 194,200 191,304 180,343 187,785 184,204 176,306 172,994 165,965 171,289 |
Fonte Mise “Bilancio Energetico Nazionale”. Consumo
interno lordo dal 1998 al 2015 - serie storica
La composizione percentuale delle fonti energetiche impiegate per la copertura della domanda nel 2015 è stata caratterizzata, rispetto al 2014, da un aumento dell’incidenza del petrolio (da 57,3 Mtep di consumo nel 2014 a 59,2 Mtep di consumo nel 2015), dal più consistente aumento di quella del gas (da 50,7 nel 2014 a 55,3 Mtep nel 2015) e da un trend lievemente decrescente della quota delle fonti rinnovabili, che passa da 34,7 Mtep nel 2014 a 33,1 Mtep nel 2015 (cfr. successiva Tabella 2).
Tabella
2. Bilancio energetico nazionale Italia 2015-2014 per sotto settori
3
Fonte: Mise, Direzione generale per la sicurezza e
l’approvvigionamento delle risorse energetiche: Bilancio energetico nazionale 2015. Dati definitivi.
La Direttiva 2009/28/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 23 aprile 2009 sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE, fissa per l’Italia per il 2020:
a) un obiettivo complessivo (Overall target) che consiste nel soddisfare con energia da FER il 17% dei consumi finali lordi di energia;
b) un obiettivo settoriale che consiste nel soddisfare con energia da FER il 10% dei consumi complessivi per i trasporti. La stessa Direttiva, per il calcolo degli obiettivi, introduce alcune definizioni e alcuni criteri di calcolo non previsti dalle statistiche ordinarie.
Ai sensi del D.Lgs. 28/2011, il grado di raggiungimento di tale obiettivo è monitorato annualmente dal GSE, secondo la metodologia approvata dal Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico 14 gennaio 2012.
Il Piano d’Azione Nazionale per le energie rinnovabili (PAN), elaborato nel 2010, recepisce gli obiettivi definiti dalla direttiva 2009/28/CE (17% e 10% dei consumi finali lordi di energia coperti da fonti rinnovabili rispettivamente sui consumi energetici complessivi e sui consumi del settore Trasporti) e ne individua due ulteriori settoriali, per il settore Elettrico e per il settore Termico (rispettivamente 26,4% e 17,1% dei consumi coperti da FER).
Nel PAN sono inoltre indicate le traiettorie previste per il raggiungimento degli obiettivi e le principali politiche da attuare a tale fine[2].
Nell’ambito della ridefinizione delle priorità strategiche per l’intero sistema energetico nazionale, nel corso del 2012, l’Italia ha spontaneamente elaborato una Strategia Energetica Nazionale (SEN) – approvata con D.M 8 marzo 2013. In tale ambito, per quanto riguarda le energie rinnovabili, si è ritenuto di prevedere che al 2020 la quota di consumi finali coperti mediante le rinnovabili possa arrivare al valore del 19%-20%, fermo restando l’impegno vincolante del 17% assegnato in ambito europeo.
Il Governo ha annunciato che è in corso un processo di revisione della SEN in ragione della necessità di dotarsi di uno strumento programmatorio con un orizzonte temporale coerente con quello europeo, individuando obiettivi realisticamente perseguibili al 2030 e, come tendenza, al 2050, Vi sarà un primo documento pronto per la consultazione pubblica, in concomitanza con il G7 energia previsto nei primi giorni di aprile 2017. La consultazione sarà svolta mediante pubblicazione del documento sul sito del MISE (si veda la risposta del Governo all’interrogazione a risposta Immediata in Commissione n. 5-10250 di Giovedì 12 gennaio 2017).
A cura dell’Ufficio rapporti con l’Unione Europea
In linea con il suo impegno a presentare una Relazione annuale sullo stato dell'Unione dell'energia, la Commissione europea ha pubblicato, il 1° febbraio 2017, la sua seconda relazione (COM(2017)53) con cui illustra i progressi compiuti successivamente alla pubblicazione della prima relazione sullo stato dell'Unione dell'energia nel novembre 2015 (COM(2015)572).
Entrambe le relazioni sono elementi centrali per il monitoraggio dei progressi compiuti a livello di Unione e di singoli Stati membri e per tracciare le azioni future, elaborando anche gli orientamenti destinati agli Stati membri per quanto concerne i piani nazionali per l’energia e il clima.
L'UE nel suo insieme ha continuato a compiere buoni progressi verso la realizzazione degli obiettivi dell'Unione dell'energia, in particolare quelli in materia di clima ed energia per il 2020. L'UE, infatti, ha già raggiunto l'obiettivo fissato al 2020 per quanto riguarda il consumo di energia finale. Lo stesso vale per le emissioni di gas a effetto serra: nel 2015, erano del 22% inferiori ai livelli del 1990. L'UE è sulla buona strada anche nel settore delle energie rinnovabili, dove, in base ai dati del 2014, la quota di energie rinnovabili ha raggiunto il 16% del consumo unionale lordo di energia finale.
Per quanto riguarda l'Italia, la Commissione europea ha certificato il raggiungimento nel 2014 dell’obiettivo – previsto da raggiungere entro il 2020 - del 17% di energia da fonti rinnovabili; nel 2014, infatti, l’Italia ha raggiunto una quota di energia da fonti rinnovabili del 17,1%. La Commissione europea ha richiamato anche i risultati positivi conseguiti dall’Italia per quanto concerne l'efficienza energetica e la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. In particolare, sotto il profilo dell’efficienza energetica, la Commissione ha rilevato che, considerato il livello di consumo di energia primaria, si rendono necessari sforzi per mantenere il trend al ribasso. Sulla base dei dati Eurostat, infatti, l’Italia ha registrato una domanda di energia primaria nel 2014 pari a 143,8 Mtep, mentre i consumi finali di energia sono stati pari a 113,4 Mtep (esclusi gli usi non energetici). Circa la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, l’Italia, sempre in base ai dati Eurostat, mostra un trend positivo dal 2005 al 2014.
Tuttavia, nonostante i suddetti progressi, l'Italia, a giudizio della Commissione, dovrà impegnarsi ancora al fine di migliorare la capacità di interconnessione (l’Italia, infatti, è ancora insufficientemente collegata con il mercato dell'energia elettrica dell'UE e non ha ancora raggiunto l'obiettivo di interconnessione di energia elettrica 2020 del 10%) e di ridurre i prezzi dell'energia elettrica che, in generale, sono sopra la media UE.
Il 30 novembre 2016 la Commissione europea ha presentato il pacchetto legislativo "Energia pulita per tutti gli europei" , a completamento delle iniziative legislative previste nell'ambito della Strategia dell''Unione dell'energia”. Le proposte legislative del pacchetto riguardano l'efficienza energetica, le energie rinnovabili, l'assetto del mercato dell'energia elettrica, la sicurezza dell'approvvigionamento elettrico e le norme sulla governance per l'Unione dell'energia e intendono fornire un quadro di riferimento più appropriato per conseguire gli obiettivi europei al 2030 che il Consiglio europeo ha fissato nell'ottobre 2014 :
• ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 40% (rispetto ai livelli del 1990);
• raggiungere la quota del 27% di energia da fonti rinnovabili (dei consumi finali complessivi);
• aumentare l'efficienza energetica del 27% rispetto alle proiezioni di consumo basate sui criteri vigenti.
Al riguardo, la proposta di direttiva COM(2016)761 propone di modificare la direttiva 2012/27/UE al fine di introdurre un obiettivo unionale vincolante di miglioramento dell'efficienza energetica del 30% per il 2030.
Gli Stati membri presteranno ciascuno il proprio contributo (obiettivi nazionali specifici) nei piani nazionali per l’energia e il clima. Per quanto concerne l’Italia, il Ministro Calenda ha recentemente annunciato che nel corso del 2017 l’Italia provvederà ad aggiornare la Strategia energetica nazionale (SEN) risalente al 2013.
Inoltre, nell'ambito del suddetto pacchetto "Energia pulita per tutti gli europei", la Commissione ha presentato una proposta di regolamento (COM(2016)759) sulla governance dell'energia, la quale stabilisce che, entro il 1° gennaio 2019, gli Stati membri dovranno presentare un piano energetico e climatico integrato per il periodo 2021-2030 e per i decenni successivi, sulla base di un modello predisposto dalla Commissione europea.
Nei piani energetici, gli Stati membri dovranno indicare le misure nazionali relative alle cinque dimensioni dell'Unione dell'energia e una valutazione degli impatti di tali misure per il primo decennio, almeno fino al 2030.
Come risulta dal Bilancio energetico nazionale (BEN), le Fonti energetiche rinnovabili (FER), hanno consolidato negli ultimi anni un ruolo di primo piano nell’ambito del sistema energetico italiano, trainate da meccanismi di sostegno pubblico.
Applicando ai dati sulla produzione effettiva di energia i criteri di contabilizzazione previsti dalla Direttiva 2009/28/CE ai fini del monitoraggio degli obiettivi di consumo di FER al 2020 (si tratta di criteri differenti rispetto alle contabilizzazioni del BEN)[3], i consumi complessivi di energia da fonti rinnovabili sono risultati pari nel 2013 a 20,7 Mtep, con un’incidenza sui consumi finali lordi di energia pari al 16,7%, di poco inferiore al target del 17% fissato per l’Italia al 2020.
Mentre, per il 2014, i consumi complessivi di energia da FER si attestano intorno ai 20,2 Mtep[4], con un’incidenza sui consumi finali lordi di energia pari al 17,07%.
In termini assoluti, la flessione nel 2014 di circa 0,5 Mtep rispetto al 2013 (-2,4%) ha interessato il settore Termico (principalmente per il clima più caldo registrato nel 2014 che ha fatto diminuire l’utilizzo della biomassa) e il settore Trasporti (principalmente come conseguenza del trend di contrazione dei consumi di carburanti).
In termini percentuali (consumi complessivi di energia da FER su consumi finali lordi di energia), nel 2014 è stato raggiunto in anticipo e superato dall’Italia il target del 17% fissato in sede europea per il 2020 (cfr. Tabelle).
Si osservi comunque che l’obiettivo del 17% è un criterio dinamico che dipende dai consumi finali lordi di energia. Tale target è stato raggiunto nell’anno 2014 in una situazione di riduzione dei consumi complessivi di energia, dovuta dunque non solo agli interventi di maggiore efficientamento energetico avutisi negli ultimi anni, ma anche ed in modo sensibile alla crisi economica, che ha determinato una riduzione dei consumi energetici.
Pertanto,
come rileva il GSE la possibilità di
mantenere la quota dei consumi finali coperta da rinnovabili su questi livelli
dipenderà, oltre che dal trend di diffusione delle FER stesse nei prossimi anni
(e dagli interventi di efficienza energetica), anche dall’andamento dei consumi energetici complessivi del Paese nella
fase post-crisi.
Fonte: MISE-GSE “Terza relazione
dell’Italia sui progressi compiuti nell’attuazione della Direttiva 2009/28/CE”
(cd. Progress Report) di dicembre
2015, inviato alle Istituzioni europee[5].
Il raggiungimento in anticipo ed il superamento da parte dell’Italia degli obiettivi 2020 nell’anno 2014 è stato attestato - oltre che a novembre scorso dalla Commissione Europea - da Eurostat nel comunicato stampa del 10 febbraio 2016.
L’Istituto statistico europeo osserva che, tra i 28 Stati membri, un terzo di essi ha già raggiunto i propri obiettivi nazionali 2020: Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Croazia, Italia, Lituania, Romania, Finlandia e Svezia. Inoltre, Danimarca ed Austria sono sotto di un punto percentuale rispetto al loro target 2020. All’opposto, la Francia (sotto di 8,7 punti percentuali dal raggiungimento del suo obiettivo 2020), i Paesi Bassi (sotto di 8,5 punti), il Regno unito (sotto di 8,0 punti) e l’Irlanda (sotto di 7,4 punti) sono i più lontani dai loro obiettivi.
Infine, appare opportuno menzionare il “Monitoraggio statistico degli obiettivi nazionali e regionali sulle fonti rinnovabili di energia”, pubblicato a dicembre 2016 dal GSE ai sensi del D.M. 11 maggio 2015 (art. 7).
Con riferimento all’obiettivo complessivo (overall target, che prevede una quota FER sui consumi totali pari al 17%) fissato dalla Direttiva 2009/28, il Decreto 15 marzo 2012 del Ministero dello Sviluppo Economico (c.d. decreto burden sharing) fissa il contributo che le diverse regioni e province autonome italiane sono tenute a fornire ai fini del raggiungimento del target nazionale, attribuendo a ciascuna di esse specifici obiettivi regionali di impiego di FER al 2020. In questo contesto normativo, il Decreto 11 maggio 2015 del Ministero dello Sviluppo Economico, che approva la metodologia da applicare per misurare il grado di raggiungimento degli obiettivi regionali, prevede – all’articolo 7 – la pubblicazione annuale di “[…] un rapporto statistico relativo al monitoraggio del grado di raggiungimento dell’obiettivo nazionale e degli obiettivi regionali in termini di quota dei consumi finali lordi di energia da fonti rinnovabili, a livello complessivo e con riferimento ai settori elettrico, termico e dei trasporti”. A dicembre 2016, il GSE ha pubblicato il primo rapporto del DM, presentando i dati di monitoraggio degli obiettivi nazionali e regionali sulle FER aggiornati all’anno 2014.
Nel Rapporto è esposta una Tabella riepilogativa dei consumi finali lordi di energia da fonti rinnovabili attribuibili a ciascuna regione.
Sulla base di quanto
risulta dalla Tabella, quasi tutte le regioni
e le province autonome registrano, sia nel 2012 che nel 2014, una quota di consumi finali lordi di energia coperta da fonti
rinnovabili superiore alle previsioni del D.M. burden sharing.
Per quanto riguarda l’anno 2015, i dati preliminari diffusi dal GSE il 29 febbraio 2016 evidenziano consumi di energia da FER nel 2015 pari a 21,1 Mtep, con un’incidenza sui consumi finali lordi intorno al 17,3%, dunque un valore - sia in termini assoluti che in termini percentuali - superiore rispetto agli impieghi del 2014. L’incremento degli impieghi di FER (circa 900 ktep) è per oltre il 70% imputabile all’utilizzo delle biomasse nel settore termico.
Secondo la contabilizzazione Eurostat, nel 2014, i consumi finali lordi (CFL) di energia in Italia si sono attestati intorno a 118,6 Mtep, valore più basso degli ultimi 10 anni e inferiore di oltre 5 Mtep rispetto all’anno precedente (-4,3%)[6]. La quota di tali consumi coperta da fonti rinnovabili (FER)è stata pari al 17,07 %, un valore superiore al target assegnato all’Italia dalla Direttiva 2009/28/CE per il 2020 (17%) e non distante dall’obiettivo individuato dalla Strategia Energetica Nazionale (19-20%).
Nel 2015, i consumi finali lordi (CFL) di energia in Italia si sono attestati (stime GSE[7]) intorno a 122,2 Mtep, registrando dunque una ripresa rispetto al 2014 (+ 3,0 %).
La quota di tali consumi coperta da FER sarebbe stata pari a 21,1 Mtep, con un’incidenza sui consumi finali lordi intorno al 17,3%, un valore dunque - sia in termini assoluti che in termini percentuali - superiore rispetto agli impieghi del 2014.
Rimane, anche in questo caso, l’osservazione del GSE secondo la quale la possibilità di mantenere la quota dei consumi finali coperta da rinnovabili su questi livelli dovrà essere testata anche sulla base del futuro andamento dei consumi energetici complessivi del Paese nella fase post-crisi.
La tabella seguente, tratta dalla pubblicazione del GSE “Energia da fonti rinnovabili in Italia – Dati preliminari 2015” del 29 febbraio 2016, fornisce il quadro completo delle grandezze considerate per il monitoraggio dell’obiettivo 2020: esse comprendono gli impieghi di FER in Italia nei settori elettrico, termico e trasporti, nonché le macro-voci che compongono i Consumi Finali Lordi di energia del Paese. I dati sono stati richiamati dal MISE nella “Relazione sulla situazione energetica nazionale 2015” di giugno 2016.
Dalla Tabella
precedente, si evince che le FER trovano impiego diffuso, in primis, per la produzione di calore: nel 2015 il settore Termico, concentra infatti circa il
50,1% dei consumi complessivi di energia da FER (dopo la lieve flessione
registrata nel 2014 principalmente per il clima più caldo che aveva fatto
diminuire l’utilizzo della biomassa); nonché, per la produzione di energia
elettrica: il settore Elettrico assorbe
nel 2015 il 44,3% dei consumi da
FER; infine come biocarburanti per l’autotrazione: il settore Trasporti assorbe il 5,6%, in lieve aumento rispetto al
2014 (anno in cui si è registrato un valore di consumi inferiore ascrivibile al
trend di contrazione dei consumi di
carburanti)[8].
Osservando in dettaglio i grafici relativi ai tre settori, elaborati dal GSE nell’ultimo Rapporto statistico (dicembre 2015[9]) si nota che:
§ nel 2014 il dato relativo ai consumi di FER nel settore Trasporti (Grafico C) risulta inferiore sia alle previsioni del PAN (circa 600 ktep in meno) sia al dato relativo al 2013, principalmente come conseguenza della contrazione generale dei consumi di carburanti in Italia;
§ il dato di consumo nel settore Elettrico (grafico D) risulta superiore, nel 2014, non solo al dato previsto dal PAN per lo stesso anno, ma anche al valore previsto per il 2020;
§ i consumi rilevati di FER nel settore Termico (grafico E) risultano sempre ampiamente superiori rispetto alle previsioni PAN.
Approfondimento: i consumi e la
produzione di energia da fonti rinnovabili in Italia nel 2014 e 2015 suddivisi
per settore
Come già detto, applicando
i criteri di contabilizzazione previsti dalla Direttiva 2009/28/CE, nel 2014 i consumi complessivi di energia
da FER in Italia risultano pari a 20,2
Mtep. La flessione di circa 0,5 Mtep
rispetto al 2013 (-2,4%) ha interessato
il settore Termico (principalmente
per il clima più caldo registrato
nel 2014 che ha fatto diminuire l’utilizzo della biomassa) e il settore Trasporti (principalmente a
causa del trend di contrazione dei consumi di carburanti).
Per quanto riguarda l’anno 2015, i le stime
diffuse dal GSE evidenziano consumi di energia da FER pari a 21,1 Mtep, circa il 17,3% dei consumi finali di energia,
dunque un valore - sia in termini
assoluti che in termini percentuali
- superiore rispetto agli impieghi del 2014. L’incremento
degli impieghi di FER è per oltre il 70% imputabile all’utilizzo delle biomasse
nel settore termico.
Per quanto riguarda la produzione in Italia di
elettricità da FER, i circa 656.000 impianti alimentati da fonti rinnovabili
installati sul territorio nazionale (per una potenza complessiva di 50.594 MW)
hanno prodotto, nel 2014, circa 120,7
TWh di energia elettrica (+7,8% rispetto al 2013), che si riducono a 107,6
TWh applicando le regole di calcolo previste dalla Direttiva 2009/28/CE ai fini
del monitoraggio degli obiettivi.
La fonte rinnovabile che ha
fornito il contributo più importante nel settore Elettrico è, nel 2014 quella idraulica (48% della produzione
elettrica da FER), seguita dalla fonte
solare (19%), dalle bioenergie
(15%), dalla fonte eolica (13%) e da
quella geotermica (5%). Nell’anno 2015, la produzione di energia
elettrica da FER si è ridotta, passando da circa 120,7 TWh a circa 106,8 TWh, ma rimane sostanzialmente
invariato, in termini percentuali, il contributo delle fonti predette.
Per quanto riguarda invece
il settore Termico, nel 2014 sono stati prodotti circa 9,9 Mtep di energia termica da fonti
rinnovabili (416.000 TJ), di cui poco meno di 9 Mtep in modo diretto
(attraverso stufe, camini, pannelli solari, pompe di calore, impianti di
sfruttamento del calore geotermico) e circa 1 Mtep come consumi di calore
derivato (principalmente attraverso sistemi di teleriscaldamento alimentati da
biomasse). La fonte di gran lunga più importante è la biomassa solida (6,7
Mtep), utilizzata soprattutto nel settore domestico. Assumono grande rilievo
anche le pompe di calore (2,6 Mtep), mentre sono ancora limitati i contributi
della fonte geotermica e di quella solare. Nel 2015, sono stati prodotti 10,6
Mtep di energia termica da FER, in
aumento rispetto all’anno 2014.
Per quanto riguarda infine
il settore Trasporti, nel 2014 sono
stati immessi in consumo circa 1,06 Mtep di biocarburanti (oltre 1,2 milioni di
tonnellate), e nel 2015 sono stati immessi in consumo 1,15 Mtep, in larghissima
parte costituiti da biodiesel.
Gli incentivi alla produzione rinnovabile elettrica in Italia sono storicamente i più elevati d’Europa, con un forte impatto sul costo dell’energia: circa il 20% circa della bolletta elettrica italiana è destinato a incentivi alla produzione tramite fonti rinnovabili (componente A3 della bolletta[10]. Si veda infra il box Andamento del fabbisogno economico e del gettito della componente A3 della bolletta elettrica).
Negli ultimi anni, comunque, in coerenza con la Strategia energetica nazionale, sono stati approvati alcuni provvedimenti mirati a ridurre i costi dell’energia, e in particolare le cosiddette norme “spalma-incentivi”, che puntano a diminuire l’onere annuo dell’incentivazione delle fonti rinnovabili che si scarica sulla componente A3. Dapprima, con il D.L. 145/2013 (articolo 1, commi 3-6), c.d. Destinazione Italia è stato previsto il cosiddetto "spalma-incentivi volontario" con il quale si è proposto ai produttori di energia elettrica da fonti rinnovabili titolari di impianti che beneficiano di Certificati Verdi, Tariffe Onnicomprensive e tariffe premio, un’alternativa tra continuare a godere del regime incentivante spettante per il periodo di diritto residuo oppure optare per la fruizione di un incentivo ridotto a fronte di una proroga del periodo di incentivazione[11].
Successivamente, con il D.L. 91/2014, articolo 26, è stato introdotto il cosiddetto "spalma-incentivi obbligatorio", che introduce nuove modalità di erogazione degli incentivi a carico delle tariffe elettriche già riconosciuti all’energia prodotta dai grossi impianti fotovoltaici (di potenza incentivata superiore a 200KW), lasciando ai produttori la scelta tra tre opzioni[12].
Con riferimento al cd.
spalma incentivi obbligatorio, la Corte
Costituzionale con sentenza n. 16
del 7 dicembre 2016- 24 gennaio 2017 ha dichiarato non fondata la questione di legittimità costituzionale
dell'art. 26, commi 2 e 3, del decreto-legge 24 giugno2014, n. 91 (disciplina
del cd. spalma incentivi obbligatorio).
Secondo la Corte
Costituzionale, l’intervento del legislatore del 2014 ha operato in un contesto
congiunturale nel quale - a fronte della remuneratività delle tariffe
incentivanti per l'energia solare prodotta da fonte fotovoltaica, rivelatasi
progressivamente più accentuata, sia rispetto anche ai costi di produzione (in
ragione del repentino sviluppo tecnologico del settore), sia rispetto al quadro
complessivo europeo - era venuto specularmente in rilievo il crescente peso
economico di tali incentivi sui consumatori finali di energia elettrica (in
particolare sulle piccole e medie imprese costituenti il tessuto produttivo
nazionale). Il legislatore è pertanto intervenuto, con logica perequativa, al
dichiarato fine di «favorire una
migliore sostenibilità nella politica di supporto alle energie rinnovabili»
(art. 26 D.L. n. 91 del 2014) e di «pervenire ad una più equa distribuzione
degli oneri tariffari frale diverse categorie di consumatori elettrici», prevedendo a tal proposito che i minori
oneri per l'utenza derivanti dalla rimodulazione degli incentivi per gli
impianti fotovoltaici siano «destinati alla riduzione delle tariffe elettriche
dei clienti di energia elettrica in media tensione e di quelli in bassa tensione
[...]» (art. 23 D.L. 91/2014[13]).
E', dunque,
quello contenuto nel D.L. n. 91/2014 un intervento che risponde ad un interesse
pubblico, in termini di equo bilanciamento degli opposti interessi in gioco,
volto a coniugare la politica di supporto alla produzione di energia da fonte
rinnovabile con la maggiore sostenibilità dei costi correlativi a carico degli
utenti finali dell'energia elettrica.
Come già detto, il cd. “spalma incentivi obbligatorio” interviene sulle tariffe incentivanti già godute, in quanto, dalla metà dell’anno 2013, si sono esauriti i fondi del Quinto Conto Energia per l’incentivazione del fotovoltaico, essendo stata raggiunta la soglia dei 6,7 miliardi di euro [14].
Per ciò che attiene agli effetti del cd. “spalma incentivi obbligatorio” il GSE, nell’ultimo Rapporto disponibile sull’attività svolta nel corso del 2015, pubblicato a marzo 2016, evidenzia che, nel corso dell’anno 2015, l’erogazione degli incentivi a favore di oltre 550.000 impianti (circa 17.700 MW) ammessi ai diversi Conti energia ha comportato un costo di 6,3 miliardi di euro, in calo rispetto al costo sostenuto nel 2014 (6,6 miliardi) per effetto della rimodulazione obbligatoria di cui al D.L. n. 91/2014.
Per ciò che attiene invece al cd. “spalma incentivi volontario”, il GSE rileva che gli impianti (non fotovoltaici) che risultano aver aderito alla rimodulazione sono 237 (di cui 174 a Certificati Verdi e 63 a Tariffa Onnicomprensiva), per una potenza complessiva di 942 MW (di cui 922 a CV e 20 a TO); si osserva una netta prevalenza della fonte idraulica. Complessivamente, la riduzione del costo indicativo annuo risulta pari, per il primo anno, a circa 51 milioni di euro, di cui quasi 39 milioni ascrivibili all’idroelettrico.
Alcuni più recenti interventi, contenuti nella legge di stabilità 2016, sono invece suscettibili di determinare un aumento degli oneri della componente A3. La legge di stabilità infatti riconosce alla produzione di energia elettrica di impianti alimentati da biomasse, biogas e bioliquidi sostenibili, che hanno cessato al 1° gennaio 2016 o cessano entro il 31 dicembre 2016 di beneficiare di incentivi sull’energia prodotta - in alternativa all’integrazione dei ricavi prevista dall’articolo 24, comma 8 del D.Lgs. n. 28/2011 a favore degli impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili eserciti in assenza di incentivi (norma questa mai attuata) - un diritto a fruire fino al 31 dicembre 2020 di un incentivo all’energia prodotta. L’incentivo è pari all’80% di quello riconosciuto dal D.M 6 luglio 2012 agli impianti di nuova costruzione e di pari potenza, ed è erogato dal GSE secondo le modalità fissate dallo stesso D.M.[15].
L’erogazione dell’incentivo è comunque subordinata alla decisione favorevole della Commissione europea in esito alla notifica del regime di aiuto (articolo 1, commi 149-151)[16].
Andamento
del fabbisogno economico e del gettito della componente A3 della bolletta
elettrica
Il GSE rileva, nell’ultimo
rapporto pubblicato, che il fabbisogno economico A3 è cresciuto rapidamente dai
circa 3 miliardi di euro nel 2009 a oltre 13 miliardi di euro nel 2014.
Per l’anno 2014 i costi sostenuti dal GSE nella gestione dei
meccanismi dedicati alle fonti rinnovabili e assimilate sono ammontati
complessivamente a un valore di 15,8 miliardi di euro.
I costi sostenuti dal GSE
sono stati in parte compensati dai ricavi provenienti dalla vendita sul mercato
dell’energia elettrica ritirata. Nel 2014 i ricavi, al lordo dei corrispettivi
di borsa e della valorizzazione degli sbilanciamenti, sono stati pari a circa
2.420 milioni di euro.
La differenza tra costi
(15,8 miliardi di euro) e ricavi (2,4 miliardi di euro) ha determinato un onere
e, dunque, un fabbisogno economico
della componente A3, pari a 13,4
miliardi di euro.
Il gettito A3 raccolto da parte dei distributori connessi alla rete di
trasmissione nazionale per l’anno 2014
è stato, invece, pari a circa 12,6
miliardi di euro[17].
Ne consegue un disavanzo
economico di circa 770 milioni di euro che dovrà essere comunque coperto con
successivi prelievi sulla componente A3.
Per il 2015, dati GSE[18], la
differenza tra costi nella gestione dei meccanismi dedicati alle fonti
rinnovabili - circa 15 miliardi di euro - e ricavi (poco più di 2 miliardi di
euro) ha determinato un onere e, dunque, un fabbisogno economico della componente A3, pari a 12,9 miliardi di euro.
La diminuzione del fabbisogno economico della componente A3 nel 2015
rispetto al 2014 è dovuta – secondo il GSE - al contemporaneo verificarsi di
fattori di segno opposto: la discesa di oltre 1 miliardo di euro del costo
relativo al Cip 6/92[19] –
gravato nel 2014 dal peso delle estinzioni anticipate – e secondariamente la
diminuzione del costo associato al Ritiro dedicato (RID[20]) e al
Conto Energia, hanno più che bilanciato i maggiori oneri per l’acquisto dei
certificati verdi (CV) e i minori ricavi derivanti dalla vendita dell’energia
sul mercato.
Un ulteriore incremento è
previsto dal GSE nel 2016, per cui
si stimano preliminarmente circa 14,4
miliardi di euro di oneri, principalmente per la sovrapposizione tra il
ritiro dei CV invenduti e l’erogazione delle tariffe incentivanti che, proprio
a partire dal 2016, sostituiscono i CV stessi.
Dal 2017 il GSE prevede,
invece, una riduzione del fabbisogno A3, sia perché cesserà il ritiro dei CV
sia per la conclusione del periodo di incentivazione per diversi impianti.
Il D.M. 23 giugno 2016[21] stabilisce le modalità di incentivazione della produzione di energia elettrica da impianti alimentati da fonti rinnovabili diversi da quelli fotovoltaici, inclusi i solari termodinamici, aventi potenza superiore a 1 kW nuovi, integralmente ricostruiti, riattivati, oggetto di intervento di potenziamento o di rifacimento purché entrati in esercizio dal 1°gennaio 2013.
Sono fissate modalità transitorie di applicazione, a specifiche condizioni, del precedente regime incentivante delineato nel D.M. 6 luglio 2012[22].
Si ricorda in proposito che il D.M. 6 luglio 2012 ha disciplinato anche le modalità con cui gli impianti già in esercizio passano, a partire dal 2016, dal meccanismo dei certificati verdi a nuovi meccanismi di incentivazione[23].
In continuità con il precedente D.M. 6 luglio 2012, viene incentivata la produzione di energia elettrica netta immessa in rete dall'impianto (calcolata come minor valore tra la produzione netta e l’energia elettrica effettivamente immessa in rete). Sono previsti due differenti meccanismi incentivanti:
a) una tariffa incentivante omnicomprensiva (To) per gli impianti di potenza fino a 0,500 MW, calcolata sommando alla tariffa incentivante base (Tb) gli eventuali premi a cui l'impianto ha diritto. Il corrispettivo erogato comprende anche la remunerazione dell'energia che viene ritirata dal GSE;
b) un incentivo (I) per gli impianti di potenza superiore a 0,500 MW, calcolato come differenza tra la tariffa incentivante base (Tb) - a cui vanno sommati eventuali premi a cui l'impianto ha diritto - e il prezzo zonale orario dell’energia. L’energia prodotta resta nella disponibilità del produttore.
Gli impianti di potenza fino a 0,500 MW possono optare per l’una o l’altra tipologia, con la facoltà di passare da un sistema all’altro non più di due volte nel corso dell'intero periodo di incentivazione.
Gli impianti di potenza superiore a 0,500 MW possono richiedere solo l’incentivo (I).
Gli incentivi vengono erogati, a partire dalla data di entrata in esercizio commerciale, per un periodo pari alla vita media utile convenzionale della specifica tipologia di impianto. Il periodo di incentivazione avrà nella gran parte dei casi durata di vent’anni (venticinque per il solare termodinamico).
Gli incentivi verranno assegnati attraverso diverse modalità a secondo della potenza dell’impianto. E’ in particolare previsto:
§ l’accesso
diretto, a seguito dell’entrata in esercizio: nel caso di impianti nuovi,
oggetto di intervento di integrale ricostruzione, riattivazione, potenziamento
o rifacimento, con potenza inferiore a
specifici valori di soglia, differenziati per tipologia di fonte[24];
§ l’iscrizione a
registri e successiva richiesta di accesso agli incentivi per gli impianti
ammessi in posizione utile: nel caso di impianti
nuovi, oggetto di intervento di integrale ricostruzione, riattivazione,
potenziamento, con potenza ricompresa in specifici valori di soglia,
differenziati per tipologia di fonte, ovvero nel caso di impianti oggetto di rifacimento, con potenza ricompresa in
specifici valori di soglia, differenziati per tipologia di fonte;
§ l’aggiudicazione delle procedure competitive di asta al ribasso: nel caso di impianti
nuovi, oggetto di intervento di integrale ricostruzione, riattivazione,
potenziamento, con potenza superiore al
valore di soglia di 5.000 KW (5 MW),
stabilito per specifiche tipologie di fonte rinnovabile.
Sul sito istituzionale del GSE è riportato il seguente schema delle modalità di accesso agli incentivi distinto per tipologie di impianti e di fonte.
Modalità di accesso agli incentivi per impianti
nuovi, riattivazioni, integrali ricostruzioni (**) e potenziamenti (***)
TIPOLOGIA DI FONTE |
ACCESSO DIRETTO (kW) |
REGISTRO (kW) |
ASTA(kW) |
Eolico on shore |
1 < P ≤ 60(*) |
1 < P ≤ 5000 |
P>5000 |
Eolico off-shore |
1 < P ≤ 60(*) |
P>5000 |
|
Idroelettrico (di cui all'art. 4.3.b punti i, ii, iii,
iv) |
1 < P ≤ 250 |
1 < P ≤ 5000 |
|
Idroelettrico (diversi dall’art. 4.3.b punti i, ii,
iii, iv) |
1 < P ≤ 5000 |
|
|
Oceanica |
1 < P ≤ 60(*) |
1 < P ≤ 5000 |
|
Geotermoelettrico |
1 < P ≤ 5000 |
P>5000 |
|
Biomasse (art 8.4.a-b) |
1 < P ≤ 200 |
1 < P ≤ 5000 |
|
Biomasse (art 8.4.c-d rifiuti) |
|
1 < P ≤ 5000 (****) |
P>5000(*****) |
Biogas |
1 < P ≤ 100 |
1 < P ≤ 5000 (****) |
|
Solare Termodinamico |
1 < P ≤ 100 |
1 < P ≤ 5000 |
P>5000 |
(*) Per impianti realizzati con procedure ad evidenza pubblica da PP.AA.,
anche tra loro associate, ivi inclusi i Consorzi di Bonifica, ad eccezione dei
potenziamenti, le potenze massime per l'accesso diretto sono raddoppiate.
(**) L’intervento di integrale ricostruzione non è contemplato per
gli impianti alimentati da bioliquidi, biogas, gas di discarica, gas residuati
dei processi di depurazione e idroelettrici installati negli acquedotti.
(***) Per interventi di potenziamento gli intervalli di potenza
sono riferiti all'aumento della potenza dell'impianto al termine
dell'intervento.
(****) Per impianti di cui all’articolo 8, comma 4, lettera d) e
gas di depurazione e gas di discarica e bioliquidi sostenibili
(*****) Per impianti di
cui all’articolo 8, comma 4, lettere c) e d).
Modalità di accesso agi incentivi per impianti
oggetto di rifacimento (*)
TIPOLOGIA DI FONTE |
ACCESSO DIRETTO (kW) |
REGISTRO (kW) |
Eolico on shore |
1 < P ≤ 60 |
P > 1 |
Eolico off-shore |
1 < P ≤ 60 |
|
Idroelettrico (di cui all'art. 4.3.b punti i, ii, iii,
iv) |
1 < P ≤ 250 |
P > 1 |
Idroelettrico (diversi dall’art. 4.3.b punti i, ii,
iii, iv) |
P > 1 |
|
Oceanica |
1 < P ≤ 60 |
|
Geotermoelettrico |
P > 1 |
|
Biomasse (art 8.4.a-b) |
1 < P ≤ 200 |
|
Biogas |
1 < P ≤ 100 |
(*) Per gli interventi di
rifacimento gli intervalli di potenza sono riferiti alla potenza dell'impianto
al termine dell'intervento
Fonte: GSE
Quanto alle risorse messe a disposizione, il D.M. 23 giugno 2016 stabilisce per le diverse fonti rinnovabili nuovi contingenti di potenza incentivabile (art. 9, 12 e 17). Il MISE ha pubblicato, sul proprio sito istituzionale una tabella riepilogativa, per ciascuna fonte, del contingente di potenza incentivabile e la spesa annua prevista, che, complessivamente ammonta a 435 milioni di euro.
Tecnologia |
Spesa prevista
(mln euro) |
Potenza
incentivabile (MW) |
Eolico on-shore |
85 |
860(*) |
Eolico off-shore |
10 |
30(*) |
Idroelettrico |
61 |
80(*) |
Geotermico |
37 |
50(*) |
Biomasse |
105 |
90(*) |
Rifiuti |
10 |
50(*) |
Solare
termodinamico |
98 |
120(*) |
Rifacimenti |
29 |
90(**) |
Totale |
435 |
1.370 |
(*) Art.9 (contingenti di potenza per
incentivazione con iscrizione a registro) + Art. 12 (contingenti di potenza per
incentivazione con procedure d’asta)
(**) Art. 12 (contingenti di potenza per interventi di rifacimento totale o parziale)
I nuovi incentivi verranno comunque erogati nell’ambito del tetto complessivo di 5,8 miliardi di euro annui previsto per le energie rinnovabili, diverse dal fotovoltaico, oggi in bolletta. Infatti, il D.M. 23 giugno 2016 (come il precedente D.M. 23 luglio 2016) stabilisce infatti che il costo indicativo cumulato di tutte le tipologie di incentivo degli impianti a fonte rinnovabile, con esclusione di quelli fotovoltaici, non può superare i 5,8 miliardi di euro annui (articolo 3, commi 2 e 3 e art. 27, comma 3).
Infine, per ciò che attiene al cumulo con altre fonti incentivanti, il D.M. 23 giugno 2016 prevede meccanismi di incentivazione non sono cumulabili con altri incentivi pubblici comunque denominati, fatte salve le disposizioni di cui all’art. 26 del decreto legislativo n. 28 del 2011 in materia di cumulo[25]. In particolare, nell’allegato I.3 sono stabilite le modalità per la rideterminazione della tariffa per gli impianti ai quali è stato riconosciuto o assegnato un contributo in conto capitale ai sensi del citato articolo 26.
La tariffa per la produzione in assetto cogenerativo ad alto rendimento di cui in allegato 1 non è cumulabile con ulteriori incentivi all’efficienza energetica e alla produzione di energia termica, inclusi quelli di cui all’art. 30, comma 11, della legge n. 99 del 2009.
Come sopra già accennato, il D.M. 23 giugno 2016 (come il precedente D.M. 23 luglio 2016) stabilisce infatti che il costo indicativo cumulato di tutte le tipologie di incentivo degli impianti a fonte rinnovabile, con esclusione di quelli fotovoltaici, non può superare i 5,8 miliardi di euro annui (articolo 3, commi 2 e 3 e art. 27, comma 3).
A tal fine, il GSE aggiorna periodicamente e pubblica aggiornamenti mensili del costo indicativo cumulato annuo degli incentivi. Il D.M. incide anche sulle modalità di calcolo del costo indicativo annuo.
Qualora poi il costo correlato comportasse il superamento del limite, tutti i contingenti dovranno essere ridotti dal GSE nella medesima misura percentuale, pari al rapporto fra il costo effettivamente disponibile (valore dato dalla differenza tra il costo massimo dei 5.8 MLD € ed il costo indicativo annuo) e quello relativo ai contingenti messi a disposizione (articolo 27).
Secondo i dati GSE, il costo
indicativo cumulato annuo degli incentivi riconosciuti agli impianti
alimentati da fonti rinnovabili diversi da quelli fotovoltaici (contatore
FER-E) si è attestato a fine 2015
sul valore di circa 5.658 milioni di
euro, ripartiti come segue tra i diversi meccanismi di incentivazione[26]
Costo
indicativo annuo di incentivazione della produzione di energia elettrica da
fonti rinnovabili (escluso il fotovoltaico) per meccanismo
(al 31/12/2015)
(mln
euro)
Fonte: GSE, Rapporto
attività 2015, pubblicato a marzo 2016.
Secondo gli ultimi dati messi a disposizione dal GSE, al 30 giugno 2016, risulta un costo indicativo annuo cumulato di 5.508 € mln, e un costo indicativo medio di 5.418 € mln.
Le proiezioni del GSE indicano uno scenario evolutivo in diminuzione, ed in particolare una ulteriore discesa del costo annuo dovuta prevalentemente al decadimento del diritto di accesso all’incentivo per impianti non realizzati entro i termini previsti dal DM 6 luglio 2012.
Per quanto riguarda il settore termico, l’obiettivo delineato nella SEN è quello di sviluppare la produzione di rinnovabili fino al 20% dei consumi finali al 2020 (dal 17% dell’obiettivo 20-20-20), pari a circa 11 Mtep/anno.
Il raggiungimento dell’obiettivo è legato alla sostituzione di una parte degli impianti esistenti alimentati a combustibili convenzionali, alle nuove installazioni, all’evoluzione degli obblighi di integrazione delle rinnovabili nell’edilizia. Per lo stimolo delle rinnovabili termiche di piccola taglia (destinato prevalentemente al settore civile), è stato varato un decreto ministeriale che incentiva direttamente l’installazione di impianti dedicati, il cosiddetto “Conto Termico” (D.M. 28 dicembre 2012)[27].
Con il D.L. 133/2014 (cd. Sblocca-Italia) si è poi cercato di dare nuovo impulso a tale tipologia di incentivazione, cercando di facilitare l'accesso ad imprese, famiglie e soggetti pubblici ai contributi per gli interventi:
§ di produzione di energia termica da fonti rinnovabili;
§ di incremento dell'efficienza energetica di piccole dimensioni, realizzati in data successiva al 31 dicembre 2011.
Il D.L. n. 133/2014 (articolo 22) ha previsto, a tal fine, l'aggiornamento, entro il 31 dicembre 2014, del sistema di incentivi definiti dal c.d. conto termico con il D.M. 28 dicembre 2012, al fine di semplificare le procedure ed utilizzare gli strumenti per favorire l'accesso alle risorse stanziate (cd. nuovo conto termico).
Il “Nuovo conto termico” (Decreto interministeriale
del 16 febbraio 2016 pubblicato in Gazzetta ufficiale il 2 marzo
2016), aggiorna dunque la disciplina per l’incentivazione di interventi di
piccole dimensioni per l’incremento dell’efficienza energetica e per la
produzione di energia termica da fonti rinnovabili, perseguendo i principi di
semplificazione, efficacia, diversificazione e innovazione tecnologica indicati
dal D.L. n. 133/2014, nonché di coerenza con gli obiettivi di riqualificazione
energetica degli edifici della pubblica amministrazione.
Il D.M. prevede un “tetto di spesa” pari a 200 milioni di euro per incentivi riconosciuti ad interventi di pubbliche amministrazioni e a 700 milioni di euro ad interventi realizzati da privati.
Le richieste possono essere presentate (entro
60 giorni dalla fine dei lavori) attraverso la modalità dell’accesso diretto[28]. Per
le PA è anche consentito, con l’accesso a prenotazione, riservare gli
incentivi prima dell’avvio lavori.
In accesso diretto l’incentivo
è erogato in un’unica soluzione, per i soggetti privati fino a 5.000
euro, per le PA a prescindere dall’importo[29].
In caso di prenotazione, le PA ricevono una
rata di acconto ad avvio lavori e il saldo al termine degli stessi.
Il responsabile della gestione del meccanismo
e dell’erogazione degli incentivi è il Gestore dei Servizi Energetici – GSE.
In particolare, come sopra accennato, soggetti
che possono richiedere gli incentivi
del nuovo Conto termico sono i soggetti privati e le pubbliche
Amministrazioni (di cui
all’articolo 1, comma 2 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165),
incluse gli ex Istituti Autonomi Case Popolari, le cooperative di abitanti iscritte
all’Albo nazionale delle società cooperative edilizie di abitazione e dei loro
consorzi, costituito presso il Ministero dello Sviluppo Economico, nonché le
società a patrimonio interamente pubblico e le società cooperative sociali
iscritte nei rispettivi albi regionali.
L’accesso ai meccanismi di incentivazione può
essere richiesto direttamente dai soggetti ammessi o per il tramite di ESCO:
per le Pubbliche Amministrazioni attraverso la sottoscrizione di un contratto di
prestazione energetica, per i soggetti privati anche mediante un contratto di
servizio energia previsti dal D.lgs. 115/2008.
Dal 19 luglio 2016 (a 24 mesi dall’entrata in
vigore del d.lgs. 102/2014), possono presentare richiesta di incentivazione al
GSE solamente le ESCO in possesso della certificazione, in corso di validità, secondo
la norma UNI CEI 11352.
Quanto agli interventi incentivabili, essi sono stati schematizzati dal GSE (Cfr. Vademecum del Conto termico 2.0) nel seguente modo:
Fonte: GSE.
Rispetto al precedente Conto termico, il nuovo Conto prevede, come evidenzia il GSE, percentuali di incentivazione più alte, ed in particolare:
§ fino al 65% della spesa sostenuta per gli nZEB
§ fino al 40% per gli interventi di isolamento di muri e coperture, per la sostituzione di chiusure finestrate, per l’installazione di schermature solari, l’illuminazione di interni, le tecnologie di building automation, le caldaie a condensazione
§ fino al 50% per gli interventi di isolamento termico nelle zone climatiche E/F e
§ fino al 55% nel caso di isolamento termico e sostituzione delle chiusure finestrate, se abbinati ad altro impianto (caldaia a condensazione, pompe di calore, solare termico, ecc.)
§ anche fino al 65% per pompe di calore, caldaie e apparecchi a biomassa, sistemi ibridi a pompe di calore e impianti solari termici
§ il 100% delle spese per la Diagnosi Energetica e per l’Attestato di Prestazione Energetica (APE) per la PA (e le ESCO che operano per loro conto) e il 50 % per i soggetti privati, con le Cooperative di abitanti e le Cooperative sociali.
Le incentivazioni di cui al Nuovo Conto Termico non sono cumulabili con altri incentivi di natura statale, ad eccezione dei fondi di rotazione, di garanzia e i contributi in conto interesse). Per le pubbliche amministrazioni (in riferimento agli edifici di proprietà e in loro uso, e ad eccezione delle cooperative sociali e di abitanti) è prevista la cumulabilità con altri incentivi in conto capitale, sia di natura statale che non statale, nel limite del 100% della spesa effettuata.
Per i soggetti privati è prevista la cumulabilità con altri incentivi non statali nel limite del 100% della spesa effettuata. Per le imprese, l’ammontare complessivo dell’incentivo concesso (contributo del conto termico più altri di natura non statale) deve essere nei limiti di spesa prevista dalla normativa europea sugli aiuti di stato in materia di energia e ambiente.
Alle ESCO si applicano i limiti di cumulabilità previsti per il Soggetto Ammesso per il quale operano.
Le domande di accesso agli incentivi presentate prima del 31 maggio
2016 sono disciplinate a norma del D.M. 28 dicembre 2012 (precedente conto
termico).
Le domande presentate dal 31 maggio 2016 sono invece soggette alla disciplina prevista dal “Nuovo conto termico” D.M. 16 febbraio 2016.
Ad ottobre 2016, il GSE ha provveduto ad una prima analisi dell’andamento delle domande, nell’anno 2016, avanzate ai sensi del precedente Conto termico e del Nuovo conto termico.
Fonte: GSE
La Tabella che segue è stata
tratta dalla “Terza Relazione dell’Italia in merito ai progressi ai
sensi della direttiva 2009/28/CE” (cd. Progress Report)” di dicembre 2015.
La tabella è stata
aggiornata agli interventi contenuti nella legge
di bilancio 2017 relativamente alle detrazioni
fiscali per ristrutturazioni edilizie e riqualificazioni energetiche e alla
disciplina del cd. nuovo “conto termico” di cui al D.M. 16 febbraio 2016.
Le misure di promozione delle fonti rinnovabili sono
qualificate per:
§ tipologie: come interventi finanziari (incentivazioni di varia natura, anche fiscale), ovvero come misure normative (costituenti talvolta obblighi di fare a carico dei soggetti destinatari);
§ per destinatari;
§ per risultato atteso;
§ per contenuto specifico della misura;
§ per data di inizio e conclusione della misura.
Denominazione e riferimento della misura |
tipo di misura |
risultato atteso |
destinatari |
politiche/misure esistenti/programmate |
data di inizio e conclusione della misura |
|
Misure
relative al settore del riscaldamento, raffrescamento ed efficienza
energetica |
|
|||||
|
Normativa Finanziaria |
Il D.M. 28/12/2012
ha stabilito che tramite il meccanismo dei TEE deve essere perseguito un
risparmio energetico annuo pari a: - 4,6 Mtep di energia primaria al 2013; - 6,2 Mtep di energia primaria al 2014; - 6,6 Mtep di energia primaria al 2015; - 7,6 Mtep di energia primaria al 2016. |
Soggetti obbligati: - Distributori di energia elettrica con più di 50.000
clienti finali; - Distributori di gas naturale con più di 50.000
clienti finali. Soggetti volontari: -Società di Servizi Energetici (SSE); -Società con obbligo di nomina dell’energy manager (SEM); -Società controllate dai distributori obbligati; -Distributori di energia elettrica o gas non soggetti
all’obbligo; -Imprese operanti nei settori industriale, civile,
terziario, agricolo, trasporti e servizi pubblici, compresi gli Enti
pubblici, che provvedano alla nomina dell’energy
manager oppure siano certificati ISO 50001 |
Misura
implementata, prevista dal PAN. Il meccanismo dei
Certificati Bianchi si configura come un regime obbligatorio di risparmio di energia primaria posto in
capo ai distributori di energia elettrica e gas naturale con più di 50.000 clienti.
L’obbligo è determinato sulla base del rapporto tra la
quantità di energia elettrica e gas naturale distribuita dai singoli
distributori e la quantità complessivamente distribuita sul territorio nazionale
dalla totalità dei soggetti obbligati. I soggetti obbligati possono adempiere
alla quota d’obbligo realizzando direttamente i progetti di efficienza
energetica per i quali vengono riconosciuti i TEE dal GSE oppure, in
alternativa, acquistando i titoli attraverso le negoziazioni sul mercato dei
TEE gestito dal Gestore dei Mercati Energetici (GME) o attraverso transazioni
bilaterali. Il meccanismo è stato aggiornato dal D.Lgs. n. 115 del 30 maggio
2008 e, successivamente, è stato ulteriormente aggiornato coerentemente con
l’evoluzione legislativa e, soprattutto, alla luce dei sempre più importanti
obiettivi di risparmio energetico a cui il meccanismo è chiamato a contribuire.
In particolare il D.M. 28 dicembre
2012 - Decreto Certificati Bianchi,
le relative Linee Guida EEN 9/11, e il
D.Lgs.102/2014 hanno introdotto rilevanti aggiornamenti sia in termini di
ambiti di applicazione e soggetti eleggibili sia di strumenti operativi per
il riconoscimento dei titoli. In particolare, il decreto Certificati bianchi, che ha
definito il nuovo periodo d’obbligo 2013‐2016, ha assegnato al GSE la responsabilità della
gestione della valutazione dei progetti di efficienza, introducendo rilevanti
aggiornamenti soprattutto in merito alla possibilità di rendicontare risparmi
conseguibili esclusivamente attraverso progetti nuovi o in corso di
realizzazione e vietando il cumulo dei
CB con altri incentivi statali. Successivamente il D.Lgs.102/2014 ha fissato un
obiettivo di risparmio cumulato minimo da conseguire nel periodo 2014‐2020, pari a 25,5
Mtep di energia finale, stabilendo che
il meccanismo dei CB dovrà garantire il raggiungimento del 60% di tale obiettivo.
Il decreto, fra gli altri aggiornamenti, ai fini dell’accesso al meccanismo
introduce l’obbligo di certificazione, rispettivamente, secondo le UNI CEI
11339 e UNI CEI 11352, per i soggetti con obbligo di nomina dell’energy manager e per le imprese che provvedano
alla nomina del responsabile per la conservazione e l’uso razionale
dell’energia. Nell’ambito del suddetto D.Lgs. 102/2014 che prevede l’aggiornamento e il potenziamento dell’efficacia
del meccanismo al fine di valorizzare opportunamente i risparmi
energetici addizionali generati dai progetti, il MiSE, in collaborazione con ENEA, RSE ed il GSE, ha predisposto le
linee di indirizzo per il
potenziamento del meccanismo e, in data 31 luglio 2015, ha avviato una consultazione pubblica con l’obiettivo di raccogliere le
osservazioni e le proposte in merito al processo di revisione del sistema dei
TEE. Considerato
l’esito della consultazione pubblica e a seguito del parere 784/2016/I/efr
del 22 dicembre 2016 dell’AEEGSI e della Conferenza Unifica delle Regioni
espresso nel dicembre 2016, il processo di aggiornamento del meccanismo è in fase di finalizzazione. Il MiSE di
concerto con il MATTM ha approvato il nuovo decreto sui Certificati Bianchi
che stabilisce i criteri, le condizioni e le modalità di realizzazione dei
progetti di efficienza energetica negli usi finali, per l’accesso al meccanismo
dei Titoli di Efficienza Energetica per il periodo 2017‐2020. Dopo la firma
dei Ministeri in oggetto - informa il GSE
nel Rapporto
annuale sui certificati bianchi pubblicato il 20 febbraio 2017 (e
sopra citato) - si attende la prossima pubblicazione del decreto in Gazzetta
Ufficiale. |
2005 – n.d. |
|
Detrazione fiscale per ristrutturazioni edilizie |
Finanziaria |
Raggiungimento
degli obiettivi di efficienza energetica e di produzione di energia da FER |
Contribuenti
titolari di edifici esistenti |
Misura implementata, integrativa del PAN. La detrazione
fiscale per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio è stata
introdotta dall'articolo 1, comma 5, della legge 27 dicembre 1997, n. 449. La
norma è stata successivamente modificata e prorogata e, infine, resa stabile dal D.L. n. 201 del 2011 (art. 4, comma
1, lett. c)) che ha inserito nel D.P.R. n. 917 del 1986 (TUIR) il nuovo articolo 16-bis. Tale norma ha confermato non sono
l'ambito, soggettivo ed oggettivo, di applicazione delle detrazioni, ma anche
le condizioni di spettanza del beneficio fiscale consolidando l'orientamento
di prassi formatosi in materia. A regime, la misura
della detrazione IRPEF è del 36 per
cento per le spese di ristrutturazione edilizia sostenute per un importo non superiore a 48.000 euro per ciascuna unità immobiliare. A seguito delle più recenti novità normative,
introdotte dal D.L. n. 83/2012, dal D.L. n. 63/2013 e, da ultimo dalla legge di Bilancio 2017 (legge n. 232
del 2016), i contribuenti possono usufruire delle seguenti detrazioni: - per le spese sostenute nel 2012, la misura della
detrazione è pari al 36% degli importi spesi fino al 25 giugno 2012, per un
ammontare massimo di spesa di 48.000 euro per ciascuna unità immobiliare; - per le
spese sostenute dal 26 giugno 2012 fino al 31 dicembre 2017, la detrazione è
stata elevata al 50% con un limite massimo di 96.000 euro per
ciascuna unità immobiliare. Salvo ulteriori modifiche, dal 1° gennaio 2018, la
detrazione torna ad essere pari al 36% delle spese sostenute per un ammontare
massimo di spesa di 48.000 euro per ciascuna unità immobiliare. Tra le varie tipologie di lavori per i quali è
prevista la detrazione fiscale rientrano anche gli “interventi finalizzati
alla cablatura degli edifici, al contenimento dell’inquinamento acustico, al
conseguimento di risparmi energetici, all’adozione di misure di sicurezza
statica e antisismica degli edifici, all’esecuzione di opere interne”. Alla
realizzazione di interventi finalizzati al risparmio energetico è equiparata
a tutti gli effetti la realizzazione di impianti a fonti rinnovabili
asserviti ad unità abitative, come ad esempio gli impianti fotovoltaici. La legge di bilancio 2017 ha previsto per gli interventi
relativi all'adozione di misure antisismiche a decorrere dal 1° gennaio
2017 fino al 31 dicembre 2021 una detrazione del 50 per cento,
ripartita in cinque quote annuali di pari importo. Tale beneficio si
applica non solo agli edifici ricadenti nelle zone sismiche ad alta
pericolosità (zone 1 e 2), ma anche agli edifici situati nella zona sismica 3
(in cui possono verificarsi forti terremoti ma rari). Qualora dalla
realizzazione degli interventi relativi all'adozione di misure antisismiche
derivi una riduzione del rischio sismico che determini il passaggio ad una
classe di rischio inferiore, la detrazione di imposta spetta nella misura
del 70 per cento della spesa sostenuta. Ove dall'intervento derivi il
passaggio a due classi di rischio inferiori, la detrazione spetta
nella misura dell'80 per cento. Qualora gli interventi relativi
all'adozione di misure antisismiche siano realizzati sulle parti comuni di
edifici condominiali, le detrazioni di imposta spettano, rispettivamente,
nella misura del 75 per cento (passaggio di una classe di rischio
inferiore) e dell'85 per cento (passaggio di due classi). Le
detrazioni si applicano su un ammontare delle spese non superiore a 96.000
euro moltiplicato per il numero delle unità immobiliari di ciascun edificio.
Per tali interventi, analogamente a quanto previsto per gli interventi per le
riqualificazioni energetiche di parti comuni degli edifici condominiali, a
decorrere al 1° gennaio 2017, in luogo della detrazione i soggetti
beneficiari possono optare per la cessione del corrispondente credito ai
fornitori che hanno effettuato gli interventi nonché a soggetti privati, con
la possibilità che il credito sia successivamente cedibile. Anche in questo
caso, è esclusa la cessione ad istituti di credito ed intermediari
finanziari. Tra le spese detraibili per la realizzazione degli interventi
relativi all'adozione di misure antisismiche, a decorrere dal 1° gennaio
2017, rientrano anche le spese effettuate per la classificazione e verifica
sismica degli immobili. La legge di bilancio 2017 ha inoltre prorogato la detrazione del 50% per l’acquisto di
mobili e di grandi elettrodomestici di classe non inferiore alla A+ (A
per i forni), finalizzati all’arredo di immobili oggetto di ristrutturazione.
Per questi acquisti sono detraibili le spese documentate e sostenute
limitatamente agli interventi di ristrutturazione edilizia iniziati a
decorrere dal 1° gennaio 2016, nel limite di spesa di 10.000 euro al netto
delle spese sostenute nell'anno 2016 per le quali si è fruito della
detrazione. La legge di
stabilità 2016 (n. 208 del 2015, articolo 1, comma 75) ha previsto un'altra
detrazione (non cumulabile con la precedente) per le giovani coppie,
anche di fatto, in cui almeno uno dei due componenti non abbia superato i 35
anni, che hanno acquistato un immobile da adibire ad abitazione principale:
tali soggetti possono usufruire di una detrazione fiscale del
50 per cento per le spese sostenute per l'acquisto di mobili nel 2016 fino a 16.000 euro. Tale detrazione non è stata prorogata. |
1998–n.d. |
|
Detrazione fiscale per riqualificazioni energetiche |
Finanziaria |
Raggiungimento
degli obiettivi di efficienza energetica e di produzione di energia termica
da FER |
Contribuenti
titolari di edifici esistenti |
Misura implementata, prevista dal PAN. Misura istituita dalla Legge Finanziaria 2007 e
successivamente prorogata e potenziata da più provvedimenti normativi che
prevede la possibilità di detrarre dall’IRPEF (l’imposta sul reddito delle
persone fisiche) o dall’IRES (Imposta sul Reddito delle Società) una parte
degli oneri sostenuti per la riqualificazione energetica degli edifici. A seguito delle più recenti novità normative,
introdotte dal D.L. n. 83/2012, dal D.L. n. 63/2013, dalle Leggi di Stabilità
2014, 2015 e 2016 e dalla Legge di
Bilancio 2017, la percentuale delle spese detraibili è stata fissata pari
a: - 55% delle
spese sostenute fino al 5 giugno 2013; - 65% delle
spese sostenute dal 6 giugno 2013 fino al 31 dicembre 2017. Successivamente a tali date, la misura diventa
strutturale al 36%, salvo interventi normativi ulteriori. Gli interventi ammessi sono: - interventi
di riqualificazione energetica di edifici esistenti, che ottengono un valore
limite di fabbisogno di energia primaria annuo per la climatizzazione
invernale inferiore di almeno il 20% rispetto ai valori riportati in
un’apposita tabella (detrazione massima 100.000 €); - interventi su edifici esistenti, parti di edifici
esistenti o unità immobiliari, riguardanti strutture opache verticali,
strutture opache orizzontali, finestre comprensive di infissi, fino a un
valore massimo della detrazione di 60.000 € (la condizione per fruire
dell’agevolazione è che siano rispettati i requisiti di trasmittanza termica
U, espressa in W/mqK, in un’apposita tabella); - installazione di pannelli solari per la produzione
di acqua calda per usi domestici o industriali e per la copertura del
fabbisogno di acqua calda in piscine, strutture sportive, case di ricovero e
cura, istituti scolastici e università (detrazione massima 60.000 €); - interventi di sostituzione di impianti di
climatizzazione invernale con impianti dotati di caldaie a condensazione e
contestuale messa a punto del sistema di distribuzione (detrazione massima
30.000 €); - interventi di sostituzione di scaldacqua
tradizionali con scaldacqua a pompa di calore dedicati alla produzione di
acqua calda sanitaria (detrazione massima 30.000 €); - sostituzione di impianti di climatizzazione
invernale con impianti dotati di generatori di calore alimentati da biomasse
combustibili (detrazione massima 30.000 €); - riqualificazione energetica relativi a parti
comuni di edifici condominiali o che interessino tutte le unità
immobiliari del singolo condominio (fino al 31 dicembre 2021, si veda oltre); - acquisto e posa in opera delle schermature
solari, nel limite massimo di detrazione di 60.000 euro; - l'acquisto, l'installazione e la messa in opera di
dispositivi multimediali per il
controllo da remoto degli impianti di riscaldamento o produzione di
acqua calda o di climatizzazione delle unità abitative, volti ad aumentare la
consapevolezza dei consumi energetici da parte degli utenti e a garantire un
funzionamento efficiente degli impianti. Tali dispositivi devono: mostrare
attraverso canali multimediali i consumi energetici, mediante la fornitura
periodica dei dati; mostrare le condizioni di funzionamento correnti e la
temperatura di regolazione degli impianti; consentire l'accensione, lo
spegnimento e la programmazione settimanale degli impianti da remoto (legge
n. 208 del 2015, articolo 1, comma 88). Con riferimento agli interventi di riqualificazione energetica di parti comuni degli edifici
condominiali la legge di Stabilità 2016 ha previsto la possibilità per i soggetti che si trovano
nella no tax area (i soggetti incapienti pensionati, lavoratori
dipendenti e autonomi) di cedere la
detrazione fiscale loro spettante ai fornitori che hanno effettuato i
lavori, con modalità da definire con successivo provvedimento dell'Agenzia
delle entrate. Le
detrazioni per gli interventi di riqualificazione energetica sono usufruibili anche dagli IACP,
comunque denominati, per le spese sostenute, dal 1° gennaio 2016 al 31
dicembre 2016, per gli interventi realizzati su immobili di loro proprietà adibiti
ad edilizia residenziale pubblica (legge n. 208 del 2015, articolo 1, comma
88). La legge di
Bilancio 2017, per gli interventi di riqualificazione energetica relativi
a parti comuni degli edifici condominiali o che interessino tutte le
unità immobiliari del singolo condominio, ha prorogato la misura della
detrazione al 65 per cento per cinque anni, fino al 31 dicembre
2021. La misura della detrazione è ulteriormente aumentata al 70 per
cento nel caso di interventi che interessano più del 25% della superficie
disperdente dell'edificio e al 75 per cento in caso di interventi
finalizzati a migliorare la prestazione energetica invernale e estiva e che
conseguano determinati standard. Le detrazioni sono calcolate su un ammontare
complessivo delle spese non superiore a 40.000 euro moltiplicato per il
numero delle unità immobiliari che compongono l'edificio. Per tali interventi
i condomini possono cedere la detrazione ai fornitori che hanno effettuato
gli interventi nonché a soggetti privati, con la possibilità che il credito
sia successivamente cedibile. Rimane esclusa la cessione ad istituti di
credito ed intermediari finanziari. Tali detrazioni sono usufruibili anche
dagli IACP, comunque denominati, per gli interventi realizzati su immobili di
loro proprietà adibiti ad edilizia residenziale pubblica. |
2007–n.d. |
|
Contributi per la produzione di energia termica da
fonti rinnovabili e per interventi di efficienza energetica di piccole
dimensioni (D.Lgs. 28/2011, art. 28, D.M. 28/12/2012 “Conto Termico” D.L. n. 133/2014, art. 22 e D.M. 16 febbraio 2016
“Nuovo conto termico”) |
Finanziaria |
Raggiungimento
degli obiettivi di efficienza energetica e di produzione di energia termica
da FER |
Amministrazioni
pubbliche e soggetti privati, (persone fisiche, condomini e soggetti titolari
di reddito di impresa o di reddito agrario) |
Misura implementata, prevista dal PAN. Il D.Lgs.
28/2011 prevede che dal 2012 gli interventi di produzione di energia termica
da fonti rinnovabili e di incremento dell’efficienza energetica di piccole
dimensioni abbiano accesso ad un incentivo
commisurato alla produzione di energia termica da fonti rinnovabili o ai
risparmi energetici generati. In attuazione
di quanto previsto dal D.Lgs. 28/11, il D.M.
28 dicembre 2012 recante: “Incentivazione
della produzione di energia termica da fonti rinnovabili ed interventi di
efficienza energetica di piccole dimensioni”. Le domande di accesso agli incentivi presentate
prima del 31 maggio
2016 sono disciplinate a norma del D.M. 28 dicembre 2012. Le domande
presentate dal 31 maggio 2016 sono
invece soggette alla disciplina
prevista dal “Nuovo conto termico” D.M. 16 febbraio 2016 (pubblicato in
G.U. del 2 marzo 2016, che entra in vigore il 90° giorno successivo alla sua
pubblicazione in Gazzetta Ufficiale). E disponibile
una pubblicazione del GSE che illustra dettagliatamente le novità del nuovo conto termico. Si rinvia, più
diffusamente, al precedente paragrafo sul “Settore termico”. |
2012 – n.d. |
|
Obbligo di integrazione delle fonti rinnovabili
negli edifici di nuova costruzione e negli edifici esistenti sottoposti a
ristrutturazioni rilevanti (D.Lgs. 28/2011, art. 11 e allegato 3, come
modificato dal D.L. 30 dicembre 2016,
n. 244, art. 12, comma 2, lett. a)
e b)) |
Normativa |
50% copertura
consumi di acqua calda sanitaria, e percentuale variabile di copertura dei
consumi di riscaldamento e raffrescamento |
Utenti finali
titolari di edifici di nuova costruzione o ristrutturazione |
Misura implementata, prevista dal PAN. I progetti di
edifici di nuova costruzione e i progetti di ristrutturazioni rilevanti degli
edifici esistenti devono prevedere l'utilizzo di FER per la copertura dei
consumi di calore, di elettricità e per il raffrescamento secondo i principi
minimi di integrazione e le decorrenze indicate all’allegato 3 al D.Lgs.
28/2011. In particolare
deve essere garantito il contemporaneo rispetto della copertura, tramite energia
da FER, del 50% dei consumi previsti per l’acqua calda sanitaria e delle
sotto elencate percentuali della somma dei consumi previsti per l’acqua calda
sanitaria, il riscaldamento e il raffrescamento: - il 20%
quando la richiesta del pertinente titolo edilizio è presentata dal 31 maggio
2012 al 31 dicembre 2013; - b) il 35 per cento quando la richiesta del
pertinente titolo edilizio è presentata dal 1° gennaio 2014 al 31 dicembre 2017; c) il 50 per cento quando la richiesta del
pertinente titolo edilizio è rilasciato dal 1° gennaio 2018. Per gli
edifici pubblici gli obblighi sono incrementati del 10%. Gli impianti
alimentati da FER realizzati per assolvere i precedenti obblighi accedono
agli incentivi previsti per la promozione delle FER, per la quota che eccede
quella necessaria per il rispetto dei sopra citati obblighi. L’inosservanza degli obblighi comporta il
non rilascio del titolo edilizio. Le Regioni possono stabilire quote
minime più rigorose rispetto a quanto già previsto nel D.M. |
Giugno 2012 –
n.d. |
|
Misure relative al settore
dell’elettricità |
||||||
Tariffa premio
per gli impianti fotovoltaici (“Conto
Energia fotovoltaico”) (D.Lgs.
28/2011, art. 25, D.M. 05 maggio 2011 e D.M. 05 luglio 2012) |
Finanziaria |
25.000 MW al
2020 (obiettivo
indicativo soggetto a limite di spesa annuo pari a 6,7 miliardi di Euro) |
Investitori / Utenti finali |
Misura implementata, prevista dal PAN. Il meccanismo
di incentivazione degli impianti fotovoltaici (Conto Energia) ha cessato di applicarsi il 6 luglio 2013, ovvero decorsi 30
giorni solari dalla data di raggiungimento
di un costo indicativo cumulato annuo degli incentivi di 6,7 miliardi di euro
(limite di spesa massimo). Al 31 dicembre
2014 risultano installati in Italia 18.609 MW; 17.713 MW hanno avuto accesso
al Conto Energia. |
2005– 2013 |
|
Nuovi meccanismi incentivanti (D.Lgs.
28/2011, art. 24, D.M. 6 luglio 2012, D.M.
23 giugno 2016) |
Finanziaria |
Raggiungimento
degli obiettivi di produzione di energia elettrica da FER |
Investitori / Utenti finali |
Misura implementata, integrativa del PAN. Il D.Lgs.
28/2011 ha previsto che gli impianti (esclusi quelli solari) in esercizio dal
2013, sarebbero stati incentivanti con nuovi strumenti, sostitutivi dei
Certificati Verdi e delle Tariffe Onnicomprensive. Il D.M.
06/07/2012 ha stabilito le nuove modalità di incentivazione della produzione
di energia elettrica da impianti alimentati da fonti rinnovabili, diverse da
quella solare fotovoltaica. L’accesso agli incentivi stabiliti dal D.M. 6
luglio 2012 è alternativo ai meccanismi dello Scambio sul Posto e del Ritiro
Dedicato. Il successivo D.M. 23 giugno 2016 stabilisce le
nuove modalità di incentivazione della produzione di energia elettrica da
impianti alimentati da fonti rinnovabili diversi da quelli fotovoltaici,
inclusi i solari termodinamici, aventi potenza superiore a 1 kW nuovi,
integralmente ricostruiti, riattivati, oggetto di intervento di potenziamento
o di rifacimento purché entrati in
esercizio dal 1°gennaio 2013. Sono fissate
modalità transitorie di applicazione, a specifiche condizioni, del precedente
regime incentivante delineato nel D.M.
6 luglio 2012. Si rinvia più diffusamente al Paragrafo “Fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico”. |
2013 – n.d. |
|
Misure relative al settore
dei trasporti |
||||||
Obbligo di immissione in consumo di biocarburanti (L. 11/03/2006
n.81; D.Lgs. 28/2011, art. 33 e s.m.i, D.M.
10 ottobre 2014 Direttiva (UE) 2015/652 |
Normativa Finanziaria |
Diffusione dei
biocarburanti sostenibili (target europeo al 2020: 10% dei
consumi dei trasporti coperti mediante fonti rinnovabili) |
Soggetti che
immettono in consumo carburanti fossili |
Misura implementata, prevista dal PAN. I soggetti che
immettono in consumo benzina e gasolio di origine fossile per autotrazione
hanno l'obbligo di immettere in consumo nel territorio nazionale una quota
minima di biocarburanti crescente nel tempo; i medesimi soggetti possono
assolvere al predetto obbligo anche acquistando, in tutto o in parte,
l'equivalente quota o i relativi diritti da altri soggetti. Tale sistema
(“obbligo di immissione”), introdotto dalla legge 11 marzo 2006, n.81, e
aggiornato dal D. Lgs 20/2011 e dal D.M. 10 ottobre 2014, costituisce
l’incentivo all’impiego di biocarburanti nei trasporti. Per il periodo
dal 2012 al 2014 suddetta quota minima di biocarburanti da immettere in
consumo, calcolata sulla base del potere calorifico dei carburanti fossili
immessi in consumo nell’anno precedente, è stata pari al 4,5%. Il D.M. 10
ottobre 2014 ha aggiornato i criteri, le condizioni e le modalità per
l’attuazione dell’obbligo. In particolare il Decreto ha determinato per gli
anni successivi al 2015 il quantitativo minimo di biocarburanti da immettere
obbligatoriamente in consumo ciascun anno, basato ora sul contenuto
energetico dei carburanti fossili immessi in consumo nel medesimo anno
solare, e la sua ripartizione in quote differenziate tra diverse tipologie di
biocarburanti. Il suddetto Decreto ha introdotto la categoria dei
biocarburanti avanzati, prodotti cioè a partire dalle materie prime elencate
nell’allegato 3 al D.M. 10 ottobre 2014. Di norma, per
ogni 10 Gcal di biocarburante immesso, si ha diritto ad un “Certificato di
Immissione in Consumo. Per alcuni biocarburanti sono previste “maggiorazioni”
in termini di Certificati ottenibili a parità di biocarburante immesso in
consumo. In particolare, l’immissione in consumo dei biocarburanti prodotti a
partire da rifiuti, compreso il gas di discarica, e da sottoprodotti,(art.
33, comma 5 del Decreto Legislativo del 3 marzo 2011, n. 28 e successive
modifiche e integrazioni), e dei biocarburanti avanzati dà diritto a ricevere
un Certificato ogni 5 Gcal immesse (double
counting). I sottoprodotti ammessi al double
counting sono inseriti in una lista esaustiva (art. 33 comma 5-ter). La maggiorazione double counting, inoltre, si applica a
tutti i biocarburanti prodotti da alghe, materie cellulosiche o
lignocellulosiche. Si consideri che tala sistema incentivante è in via
di modifica. Le modifiche sono contenute nello Schema di D.Lgs. A.G.
369 recante
attuazione della direttiva (UE) 2015/652 che stabilisce i metodi di calcolo e
gli obblighi di comunicazione ai sensi della direttiva 98/70/CE relativa alla
qualità della benzina e del combustibile diesel e della direttiva (UE)
2015/1513 che modifica la direttiva 98/70/CE, relativa alla qualità della
benzina e del combustibile diesel, e la direttiva 2009/28/CE, sulla
promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili. Sullo schema le commissioni competenti in sede
parlamentare VIII Ambiente e X Attività Produttive della Camera hanno
espresso parere favorevole con osservazioni in data 14 febbraio 2017. |
2007 – n.d. |
|
MISURE RELATIVE ALLE RETI
ELETTRICHE |
||||||
Autorizzazione delle opere di connessione alle reti
elettriche (D.Lgs. 28/2011, art.4 e 16) |
Normativa |
Coordinamento
tra lo sviluppo degli impianti di produzione e della rete elettrica |
Gestori di
rete |
Misura implementata, integrativa del PAN. La costruzione
e l'esercizio di talune opere di sviluppo della rete sono autorizzate dalla
Regione competente attraverso un procedimento unico. Possono
beneficiare di questo iter
autorizzativo le opere funzionali all'immissione e al ritiro dell'energia prodotta
da una pluralità di impianti e non previste all’interno dei preventivi di
connessione sottoscritti tra il gestore di rete e i proprietari degli
impianti. Beneficiano del procedimento unico anche le opere e le
infrastrutture delle reti di distribuzione funzionali al miglior
dispacciamento dell'energia prodotta da impianti già in esercizio. |
Marzo
2011-n.d. |
|
Piano di sviluppo della rete di trasmissione
nazionale (D.Lgs.
28/2011, art.17) |
Normativa |
Pianificazione
dello sviluppo delle rete di trasmissione nazionale |
Gestore del
sistema di trasmissione nazionale (Terna s.p.a) |
Misura
implementata, prevista dal PAN. Terna S.p.A.
include, in una specifica sezione nel Piano di sviluppo della rete di trasmissione
nazionale, gli interventi che beneficiano del procedimento unico sopra
descritto, tenendo conto dei procedimenti di autorizzazione alla costruzione
e all'esercizio degli impianti in corso. Nella medesima
sezione del Piano, Terna individua inoltre gli interventi di potenziamento
della rete che risultano necessari per assicurare l'immissione e il ritiro
integrale dell'energia prodotta dagli impianti a fonte rinnovabile. Tra
questi interventi sono inclusi anche i sistemi di accumulo per facilitare il
dispacciamento delle FER non programmabili. Riguardo agli investimenti in
sistemi di accumulo fissati nel Piano di sviluppo, il Ministero dello
Sviluppo Economico ha approvato la realizzazione di un programma sperimentale
per una potenza complessiva di 35 MW, che l’Autorità per l’Energia Elettrica
il Gas e il Sistema Idrico (AEEGSI) ha ammesso al trattamento incentivante
mediante sei progetti pilota applicati lungo alcune direttrici critiche della
RTN, dove più rilevante è il fenomeno della c.d. “mancata produzione da
fonti rinnovabili”. |
Marzo
2011-n.d. |
|
Remunerazione degli interventi sulla rete di
trasmissione nazionale (D.Lgs.
28/2011, art.17) |
Finanziaria |
Adeguamento
della rete di trasmissione allo sviluppo degli impianti FER. |
Gestore della
rete di trasmissione nazionale (Terna S.p.A.) |
Misura
implementata, integrativa del PAN. L' Autorità
assicura la remunerazione degli investimenti per la realizzazione e la
gestione delle opere previste nel Piano di sviluppo di Terna, tenendo conto
dell'efficacia ai fini del ritiro dell'energia da fonti rinnovabili, della
rapidità di esecuzione ed entrata in esercizio delle opere, anche con
riferimento, in modo differenziato, a ciascuna zona del mercato elettrico e
alle diverse tecnologie di accumulo. |
Marzo
2011-n.d. |
|
Remunerazione degli interventi sulla rete di
trasmissione nazionale (D.Lgs.
28/2011, art.18) |
Finanziaria |
Adeguamento
della rete di trasmissione allo sviluppo degli impianti FER. |
Gestori di
reti di distribuzione |
Misura implementata, integrativa del PAN. È
prevista una maggiorazione della remunerazione del capitale investito per
interventi di ammodernamento secondo i concetti di smart grid. Tali
interventi consistono in sistemi per il controllo, la regolazione e la gestione
dei carichi e delle unità di produzione, inclusi i sistemi di ricarica
di auto elettriche. Il livello di
remunerazione tiene conto della dimensione del progetto, in termini di utenze
attive coinvolte, grado di innovazione, rapidità di esecuzione ed entrata in
esercizio delle opere, efficacia ai fini del ritiro integrale della
produzione distribuita. Il regolatore
ha provveduto a selezionare sette progetti pilota relativi all’introduzione
di tecnologie innovative sulla rete di distribuzione, sulla base del rapporto
tra l’indicatore dei benefici e il costo del progetto pilota (procedure e
criteri di selezione stabiliti con delibera ARG/elt 39/10). |
Marzo
2011-n.d. |
|
Piani di sviluppo delle reti di distribuzione (D.Lgs.
28/2011, art.18) |
Normativa |
Pianificazione
dello sviluppo delle reti di distribuzione |
Gestori di
reti di distribuzione |
Misura implementata, integrativa del PAN. I gestori di
reti di distribuzione pubblicano annualmente un Piano di sviluppo in cui sono
indicati i principali interventi e la previsione dei relativi tempi di
realizzazione, anche al fine di favorire lo sviluppo coordinato della rete e
degli impianti di produzione. I piani
dovranno essere redatti in coordinamento con Terna e coerenti con quanto
previsto dal Piano di sviluppo della rete di trasmissione nazionale. |
Marzo
2011-n.d. |
|
Aggiornamento delle condizioni tecnico economiche di
accesso alle reti (D.Lgs. 28/2011, art.19) |
Normativa |
Assicurare
l'integrazione delle fonti rinnovabili nel sistema elettrico nella misura
necessaria per il raggiungimento degli obiettivi al 2020 |
Produttori e
Gestori di rete |
Misura
implementata, integrativa del PAN. L’AEEGSI
aggiorna biennalmente il testo integrato delle condizioni tecniche ed
economiche per la connessione alle reti con obbligo di connessione di terzi
degli Impianti di produzione (TICA, testo integrato delle connessioni attive)
ed effettua un'analisi quantitativa degli oneri di sbilanciamento gravanti
sul sistema elettrico connessi al dispacciamento di ciascuna delle fonti
rinnovabili non programmabili, valutando gli effetti delle disposizioni
previste nel TICA. Il regolatore,
laddove ricorrano mutate condizioni del mercato, provvede ad aggiornare i
propri provvedimenti in materia di connessione degli impianti anche con
cadenza inferiore a quanto stabilito dal D.Lgs. 28/2011. |
Marzo
2011-n.d. |
|
Realizzazione da parte del gestore di rete di
sistemi di accumulo (D. Lgs. 93/2011, art.36) |
Normativa |
Garantire
l’integrazione delle fonti rinnovabili non programmabili nel sistema
elettrico |
Gestori di
rete |
Misura
implementata, integrativa del PAN. Il D.Lgs.
28/2011 consente a Terna di inserire nel proprio Piano di Sviluppo della rete
sistemi di accumulo dell’energia elettrica, finalizzati a favorire il
servizio di dispacciamento degli impianti non programmabili.
Il D.Lgs.
93/2011 prevede che tali sistemi possano essere realizzati anche dai gestori
del sistema di distribuzione. |
Giugno 2011 –
n.d. |
|
Decreti
ministeriali 5 maggio 2011 e 5 luglio 2012 per l’incentivazione dell’energia da fonte fotovoltaica |
Normativa |
Garantire
l’ammodernamento degli impianti al fine di offrire servizi di rete |
Produttori |
Misura
implementata, integrativa del PAN. Per assicurare
lo sviluppo degli impianti fotovoltaici garantendo al contempo la sicurezza
del sistema elettrico, gli impianti, non muniti degli appositi dispositivi,
devono essere ammodernati al fine di prestare i servizi di rete richiesti
dalla normativa tecnica di riferimento. |
Maggio 2011-
n.d. |
|
Semplificazione per la connessione degli impianti
FTV (DM 19 maggio 2015) |
Normativa |
Favorire la
connessione degli impianti FTV integrati su edifici |
Produttori/gestori
di rete |
Misura
implementata, integrativa del PAN. Il D.M.
19/05/2015 prevede l’adozione di un modello unico per la realizzazione, la
connessione e l’esercizio di piccoli impianti fotovoltaici integrati sui
tetti degli edifici, con potenza inferiore a 20kW. |
Maggio 20125 –
n.d |
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Aggregazione di impianti di generazione e di utenze (D.lgs.
102/2014) |
Normativa |
Efficientare
il mercato elettrico evitando l’interruzione della produzione rinnovabile. |
Produttori/consumatori/
gestori di rete |
Misura programmata, integrativa del PAN. Il D.Lgs.
102/2014 prevede la possibilità di creare aggregati di impianti di
generazione e di utenze per l’accesso all’offerta aggregata e per fornire dei
servizi di flessibilità, affidandoli a soggetti in grado di garantire
efficacemente tale aggregazione. I gestori di rete devono definire le regole
per organizzare la partecipazione di queste nuove formazioni. |
Luglio 2014 –
n.d. |
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Misure relative alle reti di gas naturale |
||||||
Condizioni per la connessione alla rete del gas
naturale degli impianti di biometano (D.Lgs. 28/2011, art.20; delibera 46/2015/R/gas del
12 febbraio 2015) |
Normativa |
Immissione del
biometano nella rete del gas naturale |
Produttori di
biometano e gestori della rete del gas naturale |
Misura
programmata, integrativa del PAN. Con la delibera 46/2015/R/gas del 12 febbraio
2015, l’AEEGSI approva le direttive
per la connessione degli impianti di biometano alle reti del gas naturale,
a cui i gestori di rete dovranno adeguare i propri codici di rete, e le
disposizioni in materia di determinazione delle quantità di biometano
ammissibili all'incentivazione. Nello
specifico l'Allegato A della delibera contiene: - nella
Sezione I le direttive per il biometano, sviluppate in coerenza con gli
obiettivi indicati dal Decreto Legislativo n. 28/11 volte a garantire la
sicurezza e l'efficienza tecnica nella gestione delle reti del gas, a rendere
trasparenti e certe le procedure di connessione alle reti e a garantire
l'economicità della connessione, al fine di favorire un ampio utilizzo del
biometano;
- nella
Sezione II le disposizioni relative alle modalità di misurazione,
determinazione e certificazione della quantità di biometano da ammettere agli
incentivi ai sensi del Decreto 5 dicembre 2013. |
2011-n.d |
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Incentivazione del biometano immesso nella rete del
gas naturale (D.Lgs. 28/2011, art.21, D.M. 5 dicembre 2013) |
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Immissione del
biometano nella rete del gas naturale |
Produttori di
biometano |
Misura
implementata, integrativa del PAN. Il DM 5 dicembre 2013 si applica: - ai nuovi impianti realizzati sul territorio nazionale entrati in
esercizio successivamente al 18 dicembre 2013 e non oltre i cinque anni
successivi a tale data; - agli impianti esistenti per la produzione e utilizzazione di biogas
(o gas da discarica/depurazione fanghi o syngas), realizzati sul territorio
nazionale, che successivamente al 18 dicembre 2013 e non oltre i cinque anni
successivi siano stati convertiti, parzialmente o totalmente, alla produzione
di biometano. Il Decreto
prevede tre tipologie di incentivazione per il biometano immesso nella rete
del gas naturale, a seconda della sua destinazione d’uso: - il rilascio
di Certificati di Immissione in Consumo (CIC) per il biometano immesso nella
rete del gas naturale con destinazione specifica per i trasporti; - un incentivo
monetario per il biometano immesso nella rete di trasporto o di distribuzione
del gas naturale, senza specifica destinazione d'uso; - un incentivo
monetario tramite le tariffe per la produzione di energia elettrica previste
dal DM 6 luglio 2012 riferite al biogas, per il biometano immesso nella rete
del gas naturale e utilizzato in impianti di cogenerazione ad alto
rendimento. La produzione
di biometano è incentivata tipicamente per 20 anni. |
2013
– n.d. |
|
MISURE RELATIVE ALLE RETI DI TELERISCALDAMENTO E
TELERAFFRESCAMENTO |
||||||
Fondo di
garanzia per il teleriscaldamento (D.Lgs. 28/2011, art. 22) |
Finanziaria |
Supporto alla
realizzazione delle infrastrutture |
Investitori |
Misura
integrativa del PAN. Il D.Lgs.
28/2011 ha istituito un fondo di garanzia a sostegno della realizzazione di
reti di teleriscaldamento, finanziato da un corrispettivo applicato al
consumo di gas metano (posto inizialmente pari a 0,05 c€/Sm3, a carico dei
clienti finali). Successivamente, le risorse destinate al suddetto fondo sono
state assegnate al Fondo nazionale per l’efficienza energetica istituito
dall’art. 15 del D.Lgs. 102/2014. Il D.M. che fissa le modalità di funzionamento del Fondo
nazionale per l’efficienza energetica non è stato ancora adottato |
2012 – 2014 |
|
Fondo nazionale efficienza energetica (D.Lgs.
102/2014, art. 15) |
Finanziaria |
Sostegno al
finanziamento di interventi di |
Pubblica
Amministrazione e investitori privati |
Misura
esistente, prevista dal PAN Il Fondo è
destinato a favorire il finanziamento di interventi coerenti con il
raggiungimento degli obiettivi nazionali di efficienza energetica,
promuovendo il coinvolgimento di istituti finanziari, nazionali e comunitari,
e investitori privati sulla base di un'adeguata condivisione dei rischi, con
particolare riguardo alle seguenti finalità: - interventi di miglioramento dell'efficienza energetica degli edifici
di proprietà della Pubblica Amministrazione; - realizzazione di reti per il teleriscaldamento e per il tele
raffrescamento; - efficienza energetica dei servizi e infrastrutture pubbliche,
compresa l'illuminazione pubblica; - efficientamento energetico di interi edifici destinati ad uso
residenziale, compresa l'edilizia popolare; efficienza energetica e riduzione dei consumi di energia nei settori
dell'industria e dei servizi. Il Fondo ha
natura rotativa ed è destinato a sostenere il finanziamento di interventi di
efficienza energetica, realizzati anche attraverso le ESCO, il ricorso alle forme
di partenariato pubblico-privato, società di progetto o di scopo
appositamente costituite. Il D.M. che fissa le modalità di funzionamento del
Fondo nazionale per l’efficienza energetica non è stato ancora adottato. |
2014 – n.d |
|
Promozione e
sviluppo di teleriscaldamento e teleraffrescamento (D. Lgs 102/2014, art. 10) |
Regolatoria |
Tutela degli
utenti, promozione e regolazione della concorrenza |
Operatori |
Misura
esistente, integrativa del PAN E’ dato
mandato all’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico di: - definire gli
standard del servizio, i relativi
sistemi di contabilizzazione;
- stabilire i
criteri per la determinazione e la pubblicizzazione delle tariffe di
allacciamento delle utenze e le modalità per l'esercizio del diritto di
scollegamento e, per i soli casi di nuove reti di teleriscaldamento per le
quali comuni o regioni stabiliscano l'obbligo di allacciamento, le tariffe di
cessione del calore; - individuare
condizioni di riferimento per la connessione al fine di favorire
l'integrazione di nuove unità di generazione del calore e il recupero del
calore utile disponibile in ambito locale. |
2014-n.d |
|
MISURE TRASVERSALI |
||||||
Disposizioni in
materia di bioliquidi/ biocarburanti sostenibili (D.Lgs. 55/2011, D.Lgs. 28/2011, D.M. 23 gennaio 2012) |
|
Diffusione dei biocarburanti e bioliquidi sostenibili (target
comunitario al 2020: 10% dei consumi dei trasporti coperti mediante fonti
rinnovabili e target complessivo
dei consumi di energia mediante fonti rinnovabili del 17% al 2020) |
Operatori delle filiere dei bioliquidi/ biocarburanti |
Misura implementata, integrativa del PAN. Il D.Lgs. 55/2011, che ha recepito la Direttiva
2009/30/CE, e il D.Lgs. 28/2011 prevedono che siano adottati i criteri di
sostenibilità comunitari. Con il D.M. 23 gennaio 2012 e s.m.i. è entrato in
vigore il sistema nazionale di certificazione dei biocarburanti e bioliquidi
che disciplina le modalità di verifica del rispetto dei criteri di sostenibilità. Il Decreto 23 gennaio 2012: - istituisce il sistema nazionale di certificazione per
biocarburanti e bioliquidi; - detta le condizioni per l’adesione a tale sistema; - definisce gli aspetti relativi alla comunicazione
delle informazioni relative alle emissioni di gas ad effetto serra prodotte
dai combustibili per unità di energia - disciplina le condizioni per verificare il rispetto
del sistema di equilibrio di massa necessario a garantire la tracciabilità
del prodotto certificato lungo tutta la filiera. Si consideri che tala sistema incentivante è in via
di modifica. Le modifiche sono contenute nello Schema di D.Lgs. A.G.
369 recante
attuazione della direttiva (UE)
2015/652 che stabilisce i metodi di calcolo e gli obblighi di
comunicazione ai sensi della direttiva 98/70/CE relativa alla qualità della
benzina e del combustibile diesel e della direttiva (UE) 2015/1513 che
modifica la direttiva 98/70/CE, relativa alla qualità della benzina e del
combustibile diesel, e la direttiva 2009/28/CE, sulla promozione dell'uso
dell'energia da fonti rinnovabili. Sullo schema le commissioni competenti in sede
parlamentare VIII Ambiente e X Attività Produttive della Camera hanno
espresso parere favorevole con osservazioni in data 14 febbraio 2017. |
2012 – n.d. |
|
Meccanismi di
cooperazione internazionale (D.Lgs. 28/2011,
art. 35 e 36) |
Normativo Finanziario |
Raggiungimento degli obiettivi. Possibilità di
investimenti internazionali. |
Altri Stati, Investitori, TSO |
Misura programmata,
prevista dal PAN. Il D.Lgs. 28/2011 prevede che l’eventuale incentivo per
il trasferimento statistico e per i progetti comuni dovrà comunque essere
inferiore al valore medio ponderato dell’incentivazione della produzione
elettrica da fonti rinnovabili in Italia. |
2011-n.d |
|
Semplificazione iter autorizzativi (D.Lgs. 28/2011, art. 5, 6, 7 e D.Lgs. n. 222/2016 cd. “Scia 2” Tab. Sez. II.3) |
Normativa |
Semplificazione e accelerazione procedura autorizzative |
Investitori /
Utenti finali/ Pubblica Amministrazione |
Misura esistente e implementata, prevista dal PAN. Il D.Lgs. 28/2011 ha previsto lo snellimento e
accelerazione degli iter autorizzativi per gli impianti alimentati a fonti
rinnovabili, semplificando il quadro con l’individuazione di tre differenti
tipologie di autorizzazioni: - autorizzazione unica (AU); - procedura abilitativa semplificata (PAS); - comunicazione al Comune per Attività di Edilizia
Libera. Le Regioni possono, per talune tipologie e soglie di
impianti, semplificare ulteriormente le procedure autorizzative (sono già
diverse le Regioni che hanno provveduto a legiferare in tal senso). |
Marzo 2011-n.d |
|
Misure di
razionalizzazione (D.Lgs. 28/2011,
art. 12) |
Normativo - Finanziario |
Razionalizzazione procedure |
Investitori / Utenti finali |
Misura programmata, prevista dal PAN. Il D.Lgs. 28/2011 ha previsto l’adozione di misure di
semplificazione ai fini del riordino degli oneri economici e finanziari e
delle diverse forme di garanzia richiesti per l'autorizzazione, la
connessione, la costruzione, l'esercizio degli impianti da fonti rinnovabili
e il rilascio degli incentivi ai medesimi impianti. |
2013 – n.d. |
|
Formazione e
informazione (D.Lgs. 28/2011,
art. 14) |
Non vincolante |
Informazione, cambiamento di comportamento |
Operatori, progettisti, Regioni, Enti locali,
cittadini, imprese, ecc. |
Misura implementata, integrativa del PAN. Il D. Lgs. 28/2011 ha previsto la realizzazione di un
portale informativo sulle fonti rinnovabili e l’efficienza energetica, nella
responsabilità del GSE. In esso sono contenute, tra l’altro, informazioni
circa incentivi, iter autorizzativi, buone pratiche, azioni da mettere in
pratica per la sostenibilità e il risparmio energetico, etc. |
Ottobre 2011 – n.d. |
|
Sistemi di
qualificazione degli installatori
(D.Lgs. 28/2011, art. 15; D.L. n. 63/2013) |
Normativo |
Garanzia di qualità nella installazione di impianti a
FER |
Installatori |
Misura implementata, integrativa del PAN. La qualifica professionale per l’attività
d’installazione e di manutenzione straordinaria di caldaie, caminetti e stufe
a biomassa, di sistemi solari fotovoltaici e termici sugli edifici, di
sistemi geotermici a bassa entalpia e di pompe di calore, può essere
conseguita con corsi specifici attivati dalle Regioni provvedono ad attivare.
|
Agosto 2013 – n.d. |
|
Ripartizione degli
obiettivi nazionali tra le regioni (D.Lgs.
28/2011, art. 37 – D.M. 11 maggio 2015) |
Normativo |
Migliore coordinamento delle funzioni dello Stato e
delle regioni e conseguenti indicazioni ai gestori di rete e ai produttori |
Regioni e province autonome, gestori di rete,
produttori |
Misura implementata, prevista dal PAN La ripartizione degli obiettivi nazionali tra le
regioni, effettuata in accordo con le regioni stesse, fornisce ad esse uno
stimolo per programmare le modalità di raggiungimento degli obiettivi e
migliorare ed accelerare i procedimenti autorizzativi in modo coerente con
gli impegni assunti; costituisce inoltre un utile orientamento per i gestori
di rete ai fini della pianificazione dello sviluppo delle reti. Il D.M. 11/5/2015 ha approvato la metodologia che,
nell’ambito del sistema statistico nazionale, è applicata per rilevare i dati
necessari a misurare il grado di raggiungimento degli obiettivi regionali. |
2011 – 2015 |
[1] La Relazione sulla situazione energetica nazionale nel 2015, come si afferma nella sua premessa, è stata redatta da un gruppo di lavoro, formato da rappresentanze istituzionali e settoriali interessate alla specifica tematica, con l'intento di fornire un quadro informativo finalizzato al monitoraggio e all'aggiornamento della Strategia Energetica Nazionale approvata con D.M. 8 marzo 2013. Il decreto direttoriale del MISE del 2 marzo 2016 dispone in ordine alla costituzione del gruppo di lavoro per la redazione della "Relazione sulla situazione energetica nazionale nel 2015”. In ragione della necessità di dotarsi di uno strumento programmatorio con un orizzonte temporale coerente con quello europeo, individuando obiettivi realisticamente perseguibili al 2030 e, come tendenza, al 2050, il gruppo di lavoro predisporrà un primo documento pronto per la consultazione pubblica, in concomitanza con il G7 energia previsto nei primi giorni di aprile 2017. La consultazione sarà svolta mediante pubblicazione del documento sul sito del MISE (si veda la risposta del Governo ad un question time in Commissione (Interrogazione a risposta Immediata n. 5-10250 Giovedì 12 gennaio 2017).
[2] A norma dell'articolo 4, paragrafo 1, della direttiva 2009/28/CE, gli Stati membri sono tenuti a fissare obiettivi nazionali per la quota di energia da fonti rinnovabili da raggiungere nel 2020 nei seguenti settori: -riscaldamento e raffreddamento; -elettricità; -trasporti. Il totale dei tre obiettivi settoriali, tradotto in volumi previsti (espressi in ktoe), compreso il ricorso previsto alle misure di flessibilità, deve almeno essere pari alla quantità attesa di energia da fonti rinnovabili corrispondente all'obiettivo dello Stato membro per il 2020.
La direttiva prevede che ogni due anni tutti gli Stati Membri trasmettano una relazione (Progress Report) predisposta seguendo schema pubblicato dalla Commissione Europea. I documenti devono consentire il monitoraggio del grado di raggiungimento degli obiettivi 2020 e l’individuazione degli eventuali scostamenti rispetto ai PAN. L’ultimo Progress Report è stato inviato dall’Italia alla Commissione UE a dicembre 2015.
[3] La contabilizzazione Eurostat dei consumi diverge dalla
contabilizzazione dei consumi secondo il Bilancio energetico nazionale.
In particolare, per la contabilizzazione in sede europea, si procede – come
rileva il MISE - ad una normalizzazione delle produzioni idroelettriche ed
eolica, alla contabilizzazione dei soli bioliquidi sostenibili e dell’energia
fornita dalle pompe di calore. Nel BEN, invece, le produzioni elettriche dalle
fonti eolica, fotovoltaica e idraulica, nonché l’energia elettrica importata,
vengono valutate in energia primaria applicando il coefficiente 2200 kcal/kWh
anziché il coefficiente 860 kcal/kWh utilizzato da Eurostat; nel settore
Termico, invece, si riscontrano differenze nella contabilizzazione del calore
derivato, dell’energia prodotta da collettori solari termici (non considerata
dal BEN) e dei rifiuti industriali non rinnovabili (non considerati dal BEN).
Infine, il BEN conteggia tra i consumi nazionali i bunkeraggi marini, esclusi dalle convenzioni Eurostat. Seguendo
tali criteri, il consumo interno lordo di rinnovabili nel BEN si attesta nel 2013
poco sotto i 34 Mtep, con un’incidenza sui consumi totali del 19,5% ampiamente
superiore alla quota ricavabile nel bilancio Eurostat per la medesima grandezza.
Mentre, sempre secondo il BEN, nel 2014 il consumo finale di energia si attesta
a 34,7 Mtep.
[4] Dati GSE, Rapporto Statistico “Energia da fonti rinnovabili -Anno 2014”, pubblicato a dicembre 2015. Il GSE fornisce il quadro statistico completo sulla diffusione e sugli impieghi delle fonti rinnovabili di energia (FER) in Italia nei settori Elettrico, Termico e dei Trasporti, aggiornato al 2014. Tale quadro è stato trasmesso dall’Italia a Eurostat, IEA e Commissione Europea, ai fini sia della produzione statistica ordinaria sia del monitoraggio degli obiettivi di consumo di energia da FER fissati dalla Direttiva 2009/28/CE e dal Piano d’Azione Nazionale per le energie rinnovabili (PAN). A dicembre 2015, il MISE ed il GSE hanno inviato alle istituzioni europee la “Terza Relazione dell’Italia in merito ai progressi ai sensi della direttiva 2009/28/CE” (cd. Progress Report). La Relazione è presentata alla Commissione ogni due anni.
[5] Si riportano alcune note della Tabella 1 e 1A:
2 Quota di energie rinnovabili per riscaldamento e
raffreddamento: consumo finale lordo di energia da fonti rinnovabili destinato
a riscaldamento e raffreddamento (quale definito all’articolo 5, paragrafo 1,
lettera b), e all’articolo 5, paragrafo 4, della direttiva 2009/28/CE), diviso
per consumo finale lordo di energia per riscaldamento e raffreddamento. Sono
state applicate le metodologie di calcolo definite da EUROSTAT.
3 Quota di energie rinnovabili nel settore
dell’elettricità: consumo finale lordo di elettricità da fonti rinnovabili per
l’elettricità (quale definito all’articolo 5, paragrafo 1, lettera a), e
articolo 5, paragrafo 3, della direttiva 2009/28/CE), diviso per il consumo
finale totale lordo di elettricità. Ai fini della quantificazione della quota
rinnovabile sono state applicate le metodologie di calcolo definite da
EUROSTAT.
4 Quota di energie rinnovabili nel settore dei
trasporti: consumo finale di energia da fonti rinnovabili per i trasporti (cfr.
articolo 5, paragrafo 1, lettera c), e articolo 5, paragrafo 5, della direttiva
2009/28/CE), diviso per il consumo, nel settore dei trasporti, di 1) benzina,
2) diesel, 3) biocarburanti impiegati nel trasporto su strada e per ferrovia e
4) elettricità usata nei trasporti via terra (riga 3 della tabella 1). Ai fini
della quantificazione della quota rinnovabile sono state applicate le
metodologie di calcolo EUROSTAT.
5 Quota di energie rinnovabili nel consumo finale lordo
di energia. Metodologie EUROSTAT.
6 e 7 In percentuale della quota complessiva di EFR.
9 A norma dell’articolo 5, paragrafo 1, della direttiva
2009/28/CE, il gas, l’elettricità e l’idrogeno da fonti rinnovabili sono
contabilizzati una sola volta. Non è consentita la doppia contabilizzazione.
[6] Più in generale, secondo
il GSE, a partire dal 2011 i CFL
risultano nettamente inferiori alle
attese, per effetto principalmente della crisi economica, che ha
determinato una contrazione rilevante della domanda e dei consumi, e solo secondariamente per effetto delle
politiche sull’efficienza energetica. Solo nel 2015 si registra nuovamente
un aumento dei consumi.
[7] GSE “Energia da fonti rinnovabili in Italia – Dati preliminari 2015” del 29 febbraio 2016.
[8] Cfr., anche, sul punto, MISE “La situazione energetica nazionale nel 2014”, pagg. 15 e ss.
[9] Dati GSE Rapporto Statistico “Energia da fonti rinnovabili -Anno 2014”, pubblicato a dicembre 2015.
[10] Come specifica l’AEEGSI sul suo sito istituzionale, le componenti tariffarie A coprono gli oneri sostenuti nell'interesse generale del sistema elettrico (quali ad esempio i costi di ricerca, i costi per l'incentivazione dell'utilizzo di fonti energetiche rinnovabili etc.) e sono individuati dal Governo con decreto o dal Parlamento tramite legge; le componenti UC coprono ulteriori elementi di costo del servizio elettrico (quali, ad esempio, la perequazione) individuate dall'Autorità. Le aliquote relative alle componenti tariffarie A e UC sono fissate dall'Autorità ed aggiornate periodicamente sulla base delle esigenze di gettito. Le componenti tariffarie prevedono, in generale, corrispettivi espressi in centesimi di euro per punto di prelievo e in centesimi di euro per kWh. Le componenti tariffarie A, MCT, UC3, UC4 e UC6 sono pagate da tutti i clienti finali, con l'eccezione:
§ della componente tariffaria As che non è pagata dai destinatari del bonus elettrico;
§ della componente tariffaria Ae, che non è pagata per i punti in media, alta e altissima tensione nella titolarità delle imprese a forte consumo di energia elettrica.
Il gettito raccolto dall'applicazione degli oneri generali è trasferito su appositi Conti di gestione istituiti dalla Cassa conguaglio per il settore elettrico per ciascuna componente; fanno eccezione la componente A3 che affluisce per circa il 98% direttamente al Gestore dei Servizi Energetici (GSE) e la componente As, per la quale i distributori versano alla Cassa solo la differenza tra il gettito raccolto e i costi sostenuti per il riconoscimento del bonus (se la differenza è negativa, viene riconosciuta al distributore). L'utilizzo e la gestione di questi fondi è disciplinata dall'Autorità che aggiorna trimestralmente le aliquote sulla base del fabbisogno
Come evidenzia sempre l’AEEGSI, La componente A3 della bolletta elettrica è la più consistente fra gli oneri di sistema e finanzia sia l'incentivazione del fotovoltaico sia il sistema del Cip 6, che incentiva le fonti rinnovabili e assimilate (impianti alimentati da combustibili fossili e da combustibili di processo quali scarti di raffineria etc. La componente A3 finanzia inoltre: lo scambio sul posto, il ritiro dedicato dell'energia elettrica prodotta da impianti a fonti rinnovabili o non rinnovabili sotto i 10 MVA; il ritiro da parte del GSE dei certificati verdi CV invenduti nell'anno precedente; la copertura degli oneri CV per gli impianti assimilati in convenzione CIP 6/92 non cogenerativi; la copertura degli oneri CO2 per gli impianti assimilati in convenzione CIP 6/92; la tariffa omnicomprensiva per gli impianti alimentati da fonti rinnovabili (feed in). L'incidenza di questi incentivi sulla spesa delle famiglie aumenta con il crescere dei consumi. Il GSE, congiuntamente con la Cassa Conguaglio, valuta il fabbisogno economico della componente tariffaria A3 su base annua. In funzione del fabbisogno, l’Autorità per l’Energia Elettrica il Gas ed il Sistema Idrico (AEEGSI) determina il gettito necessario per alimentare il “Conto per nuovi impianti da fonti rinnovabili e assimilate” e provvede all’aggiornamento trimestrale dei valori della componente tariffaria A3, pagata dai consumatori nelle bollette elettriche.
[11] Come evidenzia il GSE (Rapporto attività 2015, pag. 68 e ss.), agli operatori è stata data, in particolare, la possibilità di optare per l’estensione del periodo di incentivazione di 7 anni, a fronte di una riduzione dell’incentivo, determinata al fine di redistribuire l’incentivo spettante nel periodo residuo in un nuovo periodo esteso di ulteriori 7 anni, con un tasso interesse tra il 2% e il 3,2%, specifico per tecnologia; alternativamente, gli operatori hanno potuto optare per il mantenimento dell’incentivo spettante per il periodo residuo nel qual caso però, per un periodo di dieci anni decorrenti dal termine dell’incentivazione, interventi di qualunque tipo realizzati sullo stesso sito non possono accedere ad altri incentivi né al Ritiro Dedicato o allo Scambio sul Posto.
[12] Si tratta delle seguenti opzioni:
§ l'estensione da 20 a 24 anni del periodo di incentivazione, a fronte di una rimodulazione del valore unitario dell'incentivo di entità (tra il 17% ed il 25%) dipendente dalla durata del periodo incentivante residuo;
§ il mantenimento del periodo di erogazione ventennale, a fronte di una riduzione dell'incentivo per un primo periodo secondo percentuali definite dal MiSE (tra il 10% ed il 26%), e di un corrispondente aumento dello stesso per un secondo periodo;
§ il mantenimento del periodo di erogazione ventennale, a fronte di una riduzione percentuale fissata dal decreto (tra il 6% e l’8%), crescente a seconda della taglia degli impianti, cioè della classe di potenza (tale opzione è quella applicata in assenza di comunicazioni da parte dell'operatore). Per quanto riguarda l’attuazione delle norme sopra indicate si ricorda che:
Lo spalma-incentivi volontario è stato attuato con il DM 6 novembre 2014, il quale stabilisce le modalità di ridefinizione volontaria degli incentivi per gli impianti da fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico. Il decreto riguarda in particolare i produttori da fonti rinnovabili interessati a operazioni di rifacimento o ripotenziamento del sito, e porta ad un prolungamento di sette anni del periodo di diritto agli incentivi, con una conseguente riduzione dell'erogazione annua.
Lo spalma-incentivi obbligatorio per i grandi impianti fotovoltaici (previsto dall'articolo 26, comma 3, del DL 91/2014), che regolamenta la rimodulazione degli incentivi agli impianti fotovoltaici di potenza superiore a 200 kW nell'arco dei venti anni, è stato attuato con il DM 17 ottobre 2014.
Il DM 16 ottobre 2014 , sulle modalità di erogazione degli incentivi al fotovoltaico da parte del Gestore dei servizi energetici – GSE Spa, ha attuato l'articolo 26, comma 2, del decreto-legge 91/2014. Sulla base del provvedimento, ai produttori è riconosciuto, ogni anno, un acconto pari al 90%, calcolato sulla base della produzione effettiva dell'anno precedente, con saldo entro 60 giorni dall'invio delle misure sulla produzione effettiva e comunque entro il 30 giugno dell'anno successivo.
[13] L’articolo 23, comma 1 del D.L. n. 91/2014, al fine di pervenire a una più equa distribuzione degli oneri tariffari fra le diverse categorie di consumatori elettrici, dispone che i minori oneri per l'utenza derivanti dagli articoli da 24 a 30 dello stesso D.L. n. 91/2014, laddove abbiano effetti su specifiche componenti tariffarie, siano destinati alla riduzione delle tariffe elettriche dei clienti di energia elettrica in media tensione e di quelli in bassa tensione con potenza disponibile superiore a 16,5 kW, diversi dai clienti residenziali e dall'illuminazione pubblica. Il comma 2 destina alla stessa finalità i minori oneri tariffari conseguenti dall'attuazione del cd. spalma incentivi facoltativo (articolo 1, commi da 3 a 5, del D.L. n. 145/2013).
[14] Per gli impianti che generano elettricità attraverso la conversione dell’energia solare (impianti solari fotovoltaici e impianti solari termodinamici) è stato previsto un sistema d’incentivazione specifico denominato Conto Energia. Il Conto energia è il sistema di incentivazione consistente originariamente in un premio incentivante fisso erogato sulla base dell’energia prodotta. Nel caso degli impianti fotovoltaici, il quinto Conto Energia (D.M. 5/7/2012), ha disposto che l’incentivo sia corrisposto sulla quota di energia prodotta e autoconsumata (premio incentivante) e sulla quota di energia prodotta e immessa in rete (su tale quota l’incentivo assume la forma di una Tariffa Onnicomprensiva per impianti fino a 1 MW di potenza ed è invece pari alla differenza tra una tariffa di riferimento e il prezzo zonale orario nel caso di impianti sopra il MW).
Dal 6 luglio 2013 (30 giorni dopo la data di raggiungimento del costo indicativo cumulato annuo degli incentivi di 6,7 miliardi di euro) gli investimenti in impianti fotovoltaici non hanno avuto più accesso alle tariffe incentivanti del Conto Energia (tranne casi particolari previsti dalla legge). Essa continua però a essere riconosciuta a quegli impianti che hanno avuto accesso al meccanismo.
Le realizzazioni avvenute nel secondo semestre 2013 e nel 2014 sono state supportate principalmente tramite lo Scambio sul Posto e/o tramite un meccanismo di detrazione fiscale (quest’ultimo accessibile solo per piccoli impianti asserviti agli edifici).
[15] L’incentivo è erogato a partire dal giorno successivo alla cessazione del precedente incentivo, qualora tale data sia successiva al 31 dicembre 2015, ovvero a partire dal 1° gennaio 2016 se la data di cessazione del precedente incentivo è antecedente al 1 gennaio stesso.
[16] Entro il 31 dicembre 2016, i produttori interessati devono fornire al MISE gli elementi per la notifica alla Commissione UE del regime di aiuto ai fini della verifica dello stesso con la disciplina in materia di aiuti di Stato a favore dell’ambiente e dell’energia 2014-2020 (Comunicazione 2014/C 200/01) (commi 149-151 dell’articolo 1).
[17] Il gettito componente A3 affluisce per circa il 98% direttamente al Gestore dei Servizi Elettrici (GSE).
[18] GSE “Rapporto annuale 2015”, del 16 marzo 2016.
[19] Il Cip 6/92 è una forma di remunerazione amministrata dell’energia prodotta da fonti rinnovabili e da fonti assimilate attraverso una tariffa incentivante, il cui valore è aggiornato nel tempo. Consiste in una tipologia di Tariffa Onnicomprensiva poiché la remunerazione riconosciuta include implicitamente sia una componente incentivante sia una componente di valorizzazione dell’energia elettrica immessa in rete. Non è più possibile accedere a questo meccanismo. Esso continua a essere riconosciuto, tuttavia, a quegli impianti che hanno sottoscritto l’apposita convenzione durante la vigenza del provvedimento.
Come ricorda il GSE in proposito (Rapporto attività 2015, pag. 31 e ss.), ai sensi dell’articolo 3, comma 12 del D.Lgs. 79/1999, dal 2001 il GSE ritira l’energia immessa in rete da diverse tipologie di impianti alimentati da fonti rinnovabili o assimilate.
Nella categoria delle fonti definite assimilate (legge 9/1991) ricadono la cogenerazione, il calore recuperabile dai fumi di scarico e da impianti termici, elettrici o da processi industriali, da impianti che usano gli scarti di lavorazione o di processi e che utilizzano fonti fossili prodotte solo da giacimenti minori isolati. In relazione al tipo di convenzione, che regola la cessione dell’energia al GSE e la corrispondente tariffa riconosciuta, si individuano le seguenti tipologie di impianti incentivati:
§ impianti titolari di convenzione di cessione c.d. «destinata» ai quali è riconosciuta la tariffa Cip 6/92 ovvero la tariffa prevista dalla deliberazione AEEGSI 81/99 per gli impianti da fonti rinnovabili o assimilate delle imprese produttrici‐distributrici soggetti al titolo IV lettera B del provvedimento Cip 6/92;
§ impianti titolari di convenzione di cessione delle eccedenze di energia elettrica ai quali è riconosciuta la tariffa prevista dalla deliberazione AEEGSI 108/97;
§ impianti idroelettrici con potenza nominale media annua fino a 3 MW titolari di convenzione di cessione delle eccedenze di energia elettrica ai quali è riconosciuta la tariffa prevista dalla deliberazione AEEGSI 62/02 ‐ ex 82/99 (provvedimento in vigore fino al 2004).
Sempre secondo i dati diffusi dal GSE nel Rapporto attività 2015, gli impianti che ancora usufruiscono del meccanismo incentivante Cip 6/1992 sono 46 a fine 2015, a fronte dei 68 di un anno prima, di cui 44 a fonte rinnovabile.
[20] Il Ritiro Dedicato rappresenta una modalità semplificata a disposizione dei produttori per il collocamento sul mercato dell'energia elettrica immessa in rete.
Essa consiste nella cessione al GSE dell’energia elettrica e sostituisce anche ogni altro adempimento contrattuale relativo all’accesso ai servizi di dispacciamento e di trasporto. Sono ammessi al regime di Ritiro Dedicato gli impianti di potenza inferiore a 10 MVA o di potenza qualsiasi se alimentati da energia solare, eolica, maremotrice, del moto ondoso, geotermica, idraulica limitatamente alle unità ad acqua fluente o da altre fonti rinnovabili se nelle titolarità di un autoproduttore. L’accesso al RID è alternativo agli incentivi riconosciuti ai sensi del D.M. 5/7/2012 e D.M. 6/7/2012.
[21] Il D.M. è stato adottato dopo valutazione positiva della Commissione UE ai fini della coerenza con le disposizioni della nuova disciplina sugli aiuti di stato in materia di energia e ambiente.
[22] In particolare, possono continuare a richiedere l'accesso agli incentivi del precedente DM 6 luglio 2012:
§ gli impianti entrati
in esercizio tra il 31 maggio e il 29 giugno 2016 che abbiano presentato o
presentino domanda di accesso diretto (piccoli impianti) entro 30 giorni
dall’entrata in esercizio;
§ gli impianti iscritti
in posizione utile nelle graduatorie delle Procedure d’Asta e Registro
svolte ai sensi del citato DM 6 luglio 2012, per i quali non siano decorsi i
termini per l’entrata in esercizio.
Potranno beneficiare delle tariffe incentivanti e degli eventuali premi del DM 6 luglio 2012 anche gli impianti che presenteranno richiesta di accesso diretto agli incentivi ai sensi del DM 23 giugno 2016 o risulteranno ammessi in posizione utile ai Registri del medesimo D.M., se entrati in esercizio entro il 29 giugno 2017. Sono esclusi da tale possibilità gli impianti solari termodinamici e quelli aggiudicatari di Procedura d’Asta.
Sul sito del GSE è data indicazione delle modalità di accesso alle nuove tariffe incentivanti e alle “vecchie tariffe” nella fase transitoria, secondo il seguente schema:
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TARIFFE INCENTIVANTI DM 6 luglio 2012 |
TARIFFE INCENTIVANTI DM 23 giugno
2016 |
MODALITA' E CONDIZIONI DI ACCESSO AI SENSI DEL DM 6 luglio 2012 |
- Impianti iscritti in posizione utile a seguito
delle Procedure d'Asta e Registro del DM 6 luglio 2012 - Impianti in accesso diretto ai sensi
del DM 6 luglio 2012 entrati in esercizio tra il 31 maggio e il 29 giugno
2016, a condizione che abbiano presentato o presentino domanda di accesso
agli incentivi entro 30 giorni dalla data di entrata in esercizio |
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MODALITA' E CONDIZIONI DI
ACCESSO AI SENSI DEL
DM 23 giugno 2016 |
- Impianti in
accesso diretto ai sensi del DM 23 giugno 2016 che entrano in esercizio entro
il 29 giugno 2017, fermo restando il termine per la presentazione delle
richieste di cui all’art. 3, comma 2 del DM 23/06/2016 - Impianti iscritti
in posizione utile a seguito delle procedure dei Registri del DM 23 giugno
2016 che entrano in esercizio entro il 29 giugno 2017 |
- Impianti in
accesso diretto ai sensi del DM 23 giugno 2016 che entrano in esercizio oltre
il 29 giugno 2017 - Impianti iscritti
in posizione utile a seguito delle procedure dei Registri del DM 23 giugno
2016 che entrano in esercizio oltre il 29 giugno 2017 - Impianti
aggiudicatari di Asta del DM 23 giugno 2016 |
Si rinvia al sito istituzionale del GSE.
[23] I Certificati Verdi sono titoli attribuiti in misura proporzionale all’energia prodotta da impianti a fonti rinnovabili e da impianti cogenerativi abbinati al teleriscaldamento, entrati in esercizio entro il 31 dicembre 2012. Il numero di CV spettanti è differente a seconda del tipo di fonte e di intervento impiantistico realizzato (nuova costruzione, potenziamento, rifacimento totale o parziale, riattivazione). I produttori possono vendere i Certificati Verdi acquisiti, realizzando così un introito aggiuntivo a quello dato dalla remunerazione dell’energia elettrica prodotta.
La domanda sul mercato dei CV si basa sull’obbligo, posto in capo a soggetti produttori e importatori di energia elettrica da fonti convenzionali, di immettere nel sistema elettrico una determinata quota di produzione di energia da fonti rinnovabili.
I CV possono essere altresì ritirati dal GSE.
A partire dal 2016, agli impianti che hanno maturato il diritto ai Certificati Verdi e per i quali non è ancora terminato il periodo incentivante, è riconosciuto, per il periodo residuo di incentivazione, un incentivo sulla produzione netta incentivata aggiuntivo ai ricavi conseguenti alla valorizzazione dell’energia.
Secondo i dati GSE, a fine 2015 risultano circa 4.900 impianti in esercizio (20.150 mw) qualificati IAFR: il 35% sono idroelettrici, il 29% a biogas, il 20% eolici che prevalgono però in termini di potenza (40%). relativamente alle produzioni rinnovabili 2015 risultano emessi dal GSE oltre 25 milioni di certificati verdi, cui si aggiunge l’attività di consuntivazione dei CV IAFR relativi a produzioni 2014, per le quali si è raggiunto un totale pari a oltre 38 milioni di CV. Nel 2015 il GSE ha ritirato circa 39,1 milioni di certificati verdi, sostenendo un costo di 3,9 miliardi di euro, sensibilmente maggiore di quello dell’anno precedente (3,2). quasi 2.900 impianti (1.660 MW) hanno avuto accesso alle tariffe onnicomprensive: il ritiro di 8,8 TWH (il 67% da biogas) è costato 2,3 miliardi di euro.
[24] Possono accedere direttamente ai meccanismi di incentivazione i seguenti impianti:
§ eolici di potenza fino a 60 kW
§ a fonte oceanica di potenza fino a 60 kW
§ idroelettrici di potenza nominale di concessione fino a 250 kW, che rientrano in una delle seguenti casistiche:
- realizzati su canali o condotte esistenti, senza incremento né di portata derivata dal corpo idrico naturale né del periodo in cui ha luogo il prelievo
- che utilizzano acque di restituzioni o di scarico di utenze esistenti senza modificare il punto di restituzione o di scarico
- che utilizzano salti su briglie o traverse esistenti senza sottensione di alveo naturale o sottrazione di risorsa
- che utilizzano parte del rilascio del deflusso minimo vitale al netto della quota destinata alla scala di risalita, senza sottensione di alveo naturale
§ alimentati a biomassa di Tipo A (prodotti) e/o di Tipo B (sottoprodotti), come definite dal Decreto, di potenza fino a 200 kW
§ alimentati a biogas di potenza fino a 100 kW;
§ solari termodinamici di potenza fino a 100 kW
[25] In particolare, ai sensi del comma 2 dell’articolo 26, il diritto agli incentivi, è cumulabile, nel rispetto delle relative modalità applicative:
a) con l'accesso a fondi di garanzia e fondi di rotazione;
b) con altri incentivi pubblici non eccedenti il 40 per cento del costo dell'investimento, nel caso di impianti di potenza elettrica fino a 200 kW, non eccedenti il 30 per cento, nel caso di impianti di potenza elettrica fino a 1 MW, e non eccedenti il 20 per cento, nel caso di impianti di potenza fino a 10 MW, fatto salvo quanto previsto alla lettera c); per i soli impianti fotovoltaici realizzati su scuole pubbliche o paritarie di qualunque ordine e grado ed il cui il soggetto responsabile sia la scuola ovvero il soggetto proprietario dell'edificio scolastico, nonché su strutture sanitarie pubbliche, ovvero su edifici che siano sedi amministrative di proprietà di regioni, province autonome o enti locali, la soglia di cumulabilità è stabilita fino al 60 per cento del costo di investimento;
c) per i soli impianti di potenza elettrica fino a 1 MW, di proprietà di aziende agricole o gestiti in connessione con aziende agricole, agro-alimentari, di allevamento e forestali, alimentati da biogas, biomasse e bioliquidi sostenibili, a decorrere dall'entrata in esercizio commerciale, con altri incentivi pubblici non eccedenti il 40% del costo dell'investimento;
d) per gli impianti, con la fruizione della detassazione dal reddito di impresa degli investimenti in macchinari e apparecchiature;
e) per gli impianti cogenerativi e trigenerativi alimentati da fonte solare ovvero da biomasse e biogas derivanti da prodotti agricoli, di allevamento e forestali, ivi inclusi i sottoprodotti, ottenuti nell'ambito di intese di filiera o contratti quadro ai sensi degli articoli 9 e 10 del D.Lgs, n. 102/2005, oppure di filiere corte, cioè ottenuti entro un raggio di 70 chilometri dall'impianto che li utilizza per produrre energia elettrica, a decorrere dall'entrata in esercizio commerciale, con altri incentivi pubblici non eccedenti il 40% del costo dell'investimento.
[26] Il contatore dà conto degli oneri di incentivazione imputabili
agli impianti incentivati con il provvedimento CIP 6 (quota
rinnovabile), con i Certificati Verdi, con le Tariffe Onnicomprensive
ai sensi del D.M. 18/12/2008, agli impianti incentivati mediante il Conto
Energia per il Solare Termodinamico, agli impianti ammessi ai registri
in posizione utile o vincitori delle procedure d'asta ai sensi del D.M.
6/7/2012 e agli impianti i cui Soggetti Responsabili hanno presentato
richiesta di ammissione agli incentivi del D.M. 6/7/2012 a seguito dell'
entrata in esercizio.
Ai fini del calcolo del “costo indicativo cumulato annuo degli incentivi” non vengono considerati gli oneri derivanti dai servizi di Ritiro Dedicato (RID) e Scambio sul Posto (SSP).
[27] Il decreto interministeriale del 28 dicembre 2012 ha dato attuazione all’articolo 28 del D.Lgs. 28/2011 che ha recepito la direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili. Il D.Lgs. 102/2014, ha apportato significative modifiche al Conto Termico, in particolare in merito all’ampliamento del perimetro dei soggetti provati ammessi, alla limitazione dell’importo dell’incentivo ad un massimo del 65% della spesa sostenuta, alla possibilità di erogazione di rate in acconto e a saldo in caso di richieste di prenotazione da parte di soggetti pubblici e alla possibilità di riconoscere l’incentivo in una unica soluzione per richieste presentate da parte di soggetti pubblici.
[28] E’ previsto un iter semplificato per gli interventi riguardanti l’installazione di uno degli apparecchi di piccola taglia (per generatori 35 kW e per sistemi solari 50 mq) contenuti nel Catalogo degli apparecchi domestici, reso pubblico e aggiornato periodicamente dal GSE.
[29] In accesso diretto è possibile ricorrere al mandato irrevocabile all’incasso per destinare direttamente l’incentivo a soggetti terzi. In caso di prenotazione, le PA possono destinare direttamente tutto l’incentivo o parte di esso (in acconto e/o saldo) alle ESCO che operano per loro conto.