SEDE REFERENTE
Mercoledì 5 settembre 2012. — Presidenza del presidente della X Commissione, Manuela DAL LAGO. – Interviene il sottosegretario di Stato allo sviluppo economico, Claudio De Vincenti e il sottosegretario di Stato dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Tullio Fanelli.
La seduta comincia alle 10.15.
Decreto-legge 129/2012: Disposizioni urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto.
C. 5423 Governo.
(Seguito esame e rinvio).
La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 4 settembre 2012.
Giuseppe VATINNO (Misto-ApI) evidenzia come, nel quadro complessivo delle risorse finanziarie destinate agli interventi di bonifica e infrastrutturali, di cui all'articolo 5 del Protocollo d'intesa, le risorse di parte pubblica ammontino a 329.5 milioni di euro, mentre le risorse di parte privata siano individuate nella misura di 7,2 milioni di euro. Nel sottolineare l'irrisorietà delle risorse private rispetto ai complessi obiettivi dichiarati nel citato Protocollo che riguarderanno l'intero sito di Taranto, chiede al Governo un chiarimento in proposito.
Daniele MARANTELLI (PD) sottolinea come il gruppo Riva sia uno dei più importanti produttori di acciaio a livello mondiale, leader in Italia, quarto gruppo in Europa, diciassettesimo al mondo, con un numero di occupati pari a 22 mila persone.
Ricorda la storia del settore siderurgico che inizia nel 1954 quando l'attività industriale era incentrata sulla lavorazione di rottami di ferro e sulla commercializzazione dei tondini per cemento armato. Nel 1994 si arriva alla produzione di 5,8 milioni di tonnellate di acciaio e dall'aprile 1995 il settore siderurgico viene acquisito dall'ILVA per il disimpegno del Governo. Fa presente come a Taranto sia concentrato Pag. 4il cuore del gruppo dell'ILVA, vista l'importanza strategica dell'impianto ivi allocato (14,6 miliardi) per il sistema Italia.
Ciò premesso, esprime perplessità su talune dichiarazioni rilasciate da esponenti del gruppo Lega Nord sull'ILVA a Taranto, vista la ripercussione che tale situazione è destinata a produrre nelle regioni del Nord Italia.
Precisa come il rapporto tra il diritto alla salute e il diritto al lavoro sia da decenni oggetto di studio e come creare conflitto tra questi fondamentali diritti della persona determini un passo indietro di cinquant'anni. Aggiunge che la politica è chiamata a trovare soluzioni efficaci e moderne che rendano compatibili questi due diritti.
Rileva come sicuramente vadano accertate e perseguite da parte della magistratura le responsabilità, se ci sono, di coloro che hanno violato la legge, ma al contempo occorre verificare se effettivamente molti dei 176 milioni investiti nel 2010 a fini di ammodernamento delle strutture abbiano permesso l'abbattimento del 50 per cento dei livelli di benzo(a)pirene.
A tale proposito fa notare come il Governo debba agire tenendo conto dell'interesse generale di Taranto, della Puglia e dell'Italia e come, in tale prospettiva, occorra considerare che nella classifica di Legambiente sui livelli di PM nel 2010 ci sono ben 10 capoluoghi del Nord Italia che precedono la città di Taranto.
Si sofferma poi sui dati della produzione di acciaio in Italia (-8 per cento) dai quali non si può, a suo avviso prescindere, per capire che l'obiettivo non può che essere la green economy anche in tale settore. Nell'evidenziare l'importanza della nuova AIA in tale ottica, sottolinea come i parchi minerali rappresentano il cuore della produzione a Taranto, in quanto tutto il flusso produttivo parte da essi. Ritiene che, bloccando l'approvvigionamento di materie prime, si determinerebbe inesorabilmente un blocco della produzione nel giro di pochi giorni. Fa notare come andrebbero pertanto individuate soluzioni tecniche adeguate che consentano di salvaguardare tale approvvigionamento.
Salvatore MARGIOTTA (PD) osserva che la vicenda dell'ILVA rappresenta nella sua drammaticità tutta la politica industriale del Paese. In essa, infatti, si assommano scelte e pratiche industriali superate, i conflitti tra la magistratura e la politica, il mancato rispetto delle norme ambientali. Ritiene che il GIP di Taranto abbia assunto provvedimenti molto duri rispetto alle indicazioni provenienti dal Tribunale del riesame, tuttavia, le relazioni epidemiologiche dei periti presentano conclusioni molto preoccupanti. Aggiunge che anche nel sito di Taranto si presenta in maniera rilevante la contraddizione tra le esigenze di tutela della salute e dell'ambiente e la salvaguardia delle attività produttive e dei livelli occupazionali. Vi è infine la questione del Mezzogiorno che ripropone per l'ennesima volta aspetti affrontati e non risolti come avvenuto per l'Italsider di Bagnoli.
Sottolinea che gli stabilimenti dell'ILVA occupano i due terzi del comune di Taranto e che fermare l'attività dell'altoforno significa, di fatto, la chiusura dell'ILVA e conseguentemente della siderurgia italiana. In merito all'autorizzazione integrata ambientale del 2011, rileva che la pratica è durata quattro anni e che appare singolare che nel luglio dello scorso anno non sia stata evidenziata la problematicità dell'impianto.
In relazione al decreto-legge in esame, osserva che le risorse stanziate non sono sufficienti. Si chiede ai privati un intervento minimale rispetto all'importanza dell'operazione. Le risorse previste, peraltro, sono già state individuate da precedenti interventi e lo sforzo finanziario da parte del Governo è ancora troppo limitato rispetto alle necessità di bonifica e riqualificazione del territorio. Esprime perplessità anche sulle risorse sottratte al Fondo rotativo per l'attuazione del Protocollo di Kyoto e al Fondo per la protezione del suolo. Solleva altresì dubbi che il provvedimento in discussione sia in grado di conciliare la tutela del diritto alla salute Pag. 5e la salvaguardia dell'occupazione. Auspica, infine, che il lavoro emendativo sul testo consenta di migliorare alcuni aspetti qualificanti del provvedimento in esame.
Elisabetta ZAMPARUTTI (PD) sottolinea come il provvedimento si inserisce certamente in un quadro drammatico in cui la Magistratura sta svolgendo un ruolo determinante nell'imprimere una forte accelerazione all'azione del Governo. Ritiene in proposito che non si possa cedere al ricatto occupazionale nell'affrontare la questione del risanamento ambientale degli stabilimenti di ILVA e si chiede come sia possibile che il Ministero dell'ambiente sia nel procedimento di rilascio dell'AIA del 2011, così come del resto negli anni precedenti, non sia intervenuto in modo più efficace a difesa della salute delle popolazioni del territorio di Taranto. Ritiene altresì necessario ricordare la connivenza della politica con il gruppo Riva quando, in occasione del recepimento di una direttiva europea, si sono ridotti i limiti previsti dalla normativa comunitaria in materia con riferimento all'inquinamento da benzoapirene. Sull'entità delle risorse stanziate nel presente decreto-legge, evidenzia come circa i due terzi siano finalizzate non tanto alla bonifica ambientale del territorio, in senso stretto, ma a interventi infrastrutturali, in particolare dell'area portuale, mentre ad esempio nulla è previsto per la bonifica del suolo in superficie e in profondità, anche in considerazione della possibile contaminazione delle falde acquifere. Sottolinea che nell'affrontare l'inquinamento complessivo del territorio del comune di Taranto, i cui danni ricorda sono stati causati da diversi gruppi industriali e non solo dall'ILVA, ci sia una grande sproporzione tra le risorse pubbliche e quelle private, oltretutto messe a disposizione dalla TCT (Taranto Container Terminal Spa) che opera nel porto di Taranto. Per quanto riguarda il procedimento di riesame dell'AIA, occorre prevedere l'adozione delle migliori tecnologie possibili al fine di non rendere vani gli interventi di risanamento ambientale che verranno realizzati e che devono essere necessariamente posti a carico di ILVA. Sottolinea inoltre come l'intero settore dell'acciaio nel nostro Paese sia obsoleto ed in particolare gli impianti degli stabilimenti di Taranto risultano essere del tutto inadeguati a garantire la salute delle popolazioni. Stigmatizza la previsione, nel provvedimento in esame, della nomina dell'ennesimo commissario straordinario, figura che si pensava essere stata superata con le norme previste nel recente decreto-legge di riforma della protezione civile. Auspica infine che in futuro ci possa essere un giudice a Taranto anche per il cemento e per il petrolchimico.
Alfredo MANTOVANO (PdL) sottolinea preliminarmente il carattere limitato e circoscritto del decreto-legge in discussione. Osserva che gran parte delle risorse finanziate erano già state individuate e sono state destinate in modo specifico alla città di Taranto. Rileva che l'intervento legislativo non riguarda tanto l'ILVA, ma alcuni quartieri circostanti l'insediamento industriale interessati dalle polveri prodotte negli stabilimenti.
Con riferimento all'autorizzazione integrata ambientale che dovrà essere approvata entro il prossimo 30 settembre, sottolinea che essa si è resa necessaria per recepire le regole europee sulle BAT (Best Available Techniques) introdotte dalla direttiva 96/61/CE. L'intervento sul contributo dell'ILVA sarà stabilito in seguito alle nuove prescrizioni. Sottolinea che la situazione dell'area di Taranto, sia pure nella sua drammaticità, può incentivare alcuni processi positivi. Ritiene inopportuno proseguire in un conflitto con l'autorità giudiziaria che ha avuto il merito di dare una sferzata a tutti i soggetti coinvolti nella vicenda dell'ILVA dopo un serio approfondimento istruttorio. Al riguardo, chiede per quale motivo il soggetto maggiormente interessato non abbia presentato le sue ragioni in sede di incidente probatorio.
Ritiene che il decreto-legge in esame debba rappresentare un primo passo e avviare un nuovo percorso delle istituzioni nei confronti di realtà industriali complesse Pag. 6come quella tarantina già interessata nel passato da importanti interventi di bonifica. Sollecita il Governo a nominare il commissario straordinario previsto dall'articolo 1 con il compito di coordinare gli interventi, lamentando che è trascorso già un mese dall'adozione del decreto-legge e non vi è ancora alcuna indicazione. Auspica, infine, che il soggetto che sarà individuato per rivestire questa importante funzione abbia tutte le competenze necessarie, ma anche tempo sufficiente a seguire in maniera costante e approfondita i processi di bonifica e riqualificazione del territorio.
Manuela LANZARIN (LNP), nell'evidenziare l'assoluta necessità che il diritto alla salute sia tutelato e che le leggi siano rispettate in tutto il Paese, sottolinea come la questione degli stabilimenti dell'ILVA e dell'inquinamento del territorio del comune di Taranto rappresentino certamente un problema per tutta l'Italia, ma devono essere affrontate con la medesima urgenza altre emergenze, come ad esempio quelle dei territori di Porto Marghera e di Casale Monferrato, anch'esse rappresentando un problema per tutta l'Italia. Certamente il Mezzogiorno ha carenze specifiche, ma ciò non di meno tutte le problematiche relative alla bonifica di siti industriali di interesse nazionale necessitano di azioni decise da parte delle istituzioni nazionali e locali. Segnala infatti che ci sono altri territori ai quali non sono destinate risorse specifiche in quanto non rientrano nella categoria dei siti di interesse nazionale, ma che presentano nondimeno gravi problemi di risanamento e riqualificazione ambientale. Passando al contenuto del provvedimento in esame, ritiene che alcune delle risorse destinate ai previsti interventi di bonifica siano state inopportunamente distratte dalla loro finalità originaria e che, in particolare, sia un errore aver previsto che le risorse destinate al dissesto idrogeologico e i fondi destinati al Protocollo di Kyoto siano in parte utilizzate per il sito di Taranto. Per quanto riguarda la nomina del commissario straordinario, sottolinea l'opportunità che siano previsti compiti definiti e una precisa scadenza; infine ritiene che il provvedimento in esame non affronti in modo esaustivo la questione della bonifica dei siti industriali che, ribadisce, dovrebbe essere affrontata sistematicamente per tutto il territorio nazionale.
Savino PEZZOTTA (UdCpTP) condivide nel complesso il contenuto del provvedimento in esame. Più in generale, ritiene che vada mantenuta una stretta relazione tra la questione ambientale, la tutela della salute, la produzione industriale. Quella del risanamento ambientale e della riqualificazione del sito di Taranto è in realtà una questione aperta da tanto tempo che, anche grazie alla magistratura, si sta finalmente affrontando con l'urgenza che merita. Ritiene infatti che sia necessario intervenire rapidamente e che non possa più essere tollerata una contraddizione all'interno del delicato rapporto fra salute, lavoro e produzione, a Taranto come in altre realtà del Paese. La questione dirimente è quale politica industriale si vuole attuare nel nostro Paese. In proposito, ritiene necessario mantenere in Italia la produzione dell'acciaio anche al fine di arrestare il pericoloso processo di deindustrializzazione in atto anche in altri settori strategici. Occorre altresì investire sul terreno della produttività e su quello di nuovi paradigmi tecnologici che garantiscano il rispetto dell'ambiente. Nell'affrontare la questione del risanamento ambientale e della riqualificazione di tutta l'area industriale di Taranto occorre avere una chiara visione di insieme.
Andrea LULLI (PD) ritiene strategico mantenere la produzione dell'acciaio in Italia ricordando che l'ILVA di Taranto è la cokeria più grande d'Europa. Sottolinea di essersi formato ad una cultura politica che ha sempre evitato di mettere in contraddizione salute, ambiente e lavoro. Ciò significa che ogni soggetto deve fare al massimo livello la propria parte e che la magistratura ha il dovere di perseguire omissioni e violazioni.
Rileva che il decreto-legge in esame recepisce accordi già fatti a livello locale e Pag. 7dà risposta a giuste esigenze di risanamento della realtà urbana vicina allo stabilimento dell'ILVA di Taranto. Nel merito, condivide la previsione della figura di un commissario straordinario e sollecita il Governo a nominarlo quanto prima. Ritiene che la partita si giochi su quanto sarà stabilito dalla nuova autorizzazione integrata ambientale, in seguito alla quale la proprietà dovrà manifestare disponibilità ad intervenire per riorganizzare secondo le migliori tecnologie esistenti gli impianti industriali. Ritiene altresì che il Governo debba sostenere fortemente la politica industriale senza fare sconti a chi ha provocato danni ambientali.
Giudica in maniera estremamente negativa la campagna mediatica condotta sulla questione ILVA, ritenendo irresponsabile, da parte di alcune testate di livello nazionale, parlare di 75 mila morti nel territorio di Taranto negli ultimi dieci anni. Se fosse un dato reale, non dovrebbe esserci nessun dubbio a chiudere immediatamente gli stabilimenti. Il direttore generale dell'ARPA Puglia ha dichiarato che a Taranto si verificano circa 1.800 decessi all'anno in complesso (inclusi, quindi, anche gli incidenti stradali, ad esempio) e l'incidenza dei tumori è in linea con i dati registrati nel resto del Paese. Invita, quindi, gli istituti competenti a mettere a disposizione dati oggettivi in base ai quali assumere opportune decisioni politiche. Ritiene indispensabile individuare i soggetti che devono procedere alle bonifiche e, nel rispetto del lavoro svolto dalla magistratura, rivendica alla politica un ruolo decisionale nelle scelte della politica industriale volto alla tutela della salute dei cittadini e alla salvaguardia dell'occupazione.
Stefania PRESTIGIACOMO (PdL) condivide pienamente le considerazioni svolte dall'onorevole Lulli sulla campagna mediatica che ha fortemente danneggiato la città di Taranto e tutto il sistema-Paese. Nell'esprimere apprezzamento per l'operato del Governo, non può esimersi dallo stigmatizzare con rammarico le dichiarazioni di alcuni esponenti politici di questo Parlamento che riproducono le parole chiave della campagna dei media già ricordata. Esprime perplessità sulla congruità delle risorse finanziarie stanziate per gli interventi di bonifica, alcune delle quali distratte da importanti finalità di competenza del Ministero dell'ambiente (quali l'attuazione del Protocollo di Kyoto e gli interventi per la difesa del suolo dal dissesto idrogeologico). Non si associa al diffuso ringraziamento rivolto alla magistratura, che è intervenuta su una questione affrontata già dal precedente Governo nell'ambito procedimento di rilascio dell'AIA (i cui effetti sono stati anche una forte riduzione dell'inquinamento dalla diossina) e che l'attuale Governo stava riaprendo. Stigmatizza al contrario le forti divisioni che sono emerse nell'ambito degli uffici della magistratura e ribadisce il carattere fortemente irresponsabile della campagna di disinformazione riguardante anche gli investimenti operati da parte delle industrie private. Condivide senz'altro quanto affermato da alcuni colleghi circa la necessità di una politica industriale seria che preveda strumenti adeguati al fine di obbligare le industrie a rispettare la normativa nazionale ed europea. Non crede che la nuova autorizzazione integrata ambientale potrà prevedere molte altre prescrizioni rispetto a quelle già definite nella precedente procedura che è intervenuta sulla base dei parametri allora vigenti. Giudica cruciale il tema delle bonifiche e a tale riguardo ritiene opportuno chiarire in modo inequivocabile il ruolo dello Stato e delle industrie private che hanno operato nei siti oggi dichiarati di interesse nazionale. Certamente le decisioni di politica industriale devono fare i conti con risorse del tutto inadeguate e con il fatto che molti altri territori oltre il Mezzogiorno meritano interventi urgenti di riqualificazione ambientale, alcuni dei quali sono stati effettuati, ma c’è certamente ancora molto da fare. Auspica infine che il Governo sia disponibile a modificare il quadro delle risorse finanziarie destinate alla realizzazione degli interventi previsti nel decreto in esame, cosicché non vengano distratte Pag. 8dalle finalità originarie le risorse di competenza del Ministero dell'ambiente. A tale ultimo riguardo, chiede al Governo di chiarire, in particolare, a quali regioni appartengono le risorse destinate alla difesa del suolo che si vorrebbero utilizzare per le finalità del provvedimento in esame.
Raffaella MARIANI (PD) fa notare come il decreto-legge in esame costituisca solo il primo passo verso la soluzione della situazione dell'ILVA di Taranto, considerato che il cuore del problema non potrà che essere affrontato nella nuova autorizzazione integrata ambientale, che dovrà inevitabilmente insistere sull'uso delle nuove tecnologie per la sostenibilità ambientale. Fa poi notare come il tema delle bonifiche sia un tema importante e come la Commissione abbia sempre espresso perplessità sulla dismissione dei 3 miliardi di euro per le bonifiche, considerato che non è affatto giusto lasciare tale onere solo in capo alle imprese. A tale riguardo, fa notare come nel nostro Paese, a fronte di bonifiche avviate, vi siano ancora numerosi siti da bonificare, previa perimetrazione. Aggiunge che occorre comunque mettere in condizione gli enti locali di procedere nei controlli a tutela dell'ambiente. Dichiarandosi favorevole alla nomina di un commissario straordinario per l'attuazione degli interventi previsti nel Protocollo del 26 luglio scorso, fa notare come sia altrettanto importante concentrare l'attenzione sui controlli ambientali e quindi sul sistema delle agenzie preposte essenzialmente a tale compito. Esprime, infine, perplessità sull'utilizzo per la riqualificazione ambientale del territorio della città di Taranto delle risorse disponibili nello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'esercizio finanziario 2012, che molto più opportunamente andrebbero lasciate per interventi contro il dissesto idrogeologico. A tale riguardo, fa notare come nella Regione Toscana si sia assistito ad un aumento delle accise, con oneri pertanto a carico dei singoli cittadini e delle imprese, per fronteggiare i danni prodotti da calamità naturali, determinando così una situazione di iniquità che non è affatto sostenibile.
Ludovico VICO (PD), relatore per la X Commissione, nel ringraziare tutti i colleghi che sono intervenuti nel dibattito fin qui svolto, ritiene opportuno svolgere alcune precisazioni che chiariscano la portata del provvedimento che le Commissioni riunite si accingono ad esaminare. Il decreto-legge in esame affronta una situazione di carattere emergenziale in un contesto di particolare difficoltà economica del Paese. Come è già stato evidenziato da alcuni colleghi, il commissario straordinario deve essere tempestivamente nominato e avere senza dubbio compiti precisi e definiti nel tempo; più in generale, occorre tener presente che il provvedimento non interviene sulle fonti di inquinamento del territorio di Taranto che sono rappresentate dagli impianti delle industrie ivi localizzate, né in particolare sull'ILVA. Su tali questioni è destinata ad incidere la nuova AIA che verrà rilasciata, certamente entro il 15 ottobre prossimo, sulla base delle nuove norme emanate dalla Commissione europea e delle ulteriori indicazioni che il Governo riterrà di includere. Occorre inoltre chiarire che l'area industriale di Taranto non è solo quella coperta dagli stabilimenti ILVA, ma è costituita dalla raffineria di ENI, dal cementificio della Cementir, dall'area industriale della difesa, dalle aziende cosiddette «ex Seveso» nonché da un porto hub e da un porto industriale. Ciò occorre tenere presente in quanto gli interventi di risanamento e di riqualificazione ambientale devono riguardare tutta la citata area industriale in un percorso di medio e lungo periodo in cui gli ingenti oneri devono certamente essere posti a carico delle industrie private. In questo quadro, auspica che il Governo riesca, attraverso le procedure in corso, a definire con chiarezza un modello di metodologia da seguire in situazioni analoghe, affinché non si ripropongano vicende problematiche come quella in corso, ben sapendo che gli oneri di bonifica e di riqualificazione non Pag. 9possono essere a carico del bilancio pubblico.
Agostino GHIGLIA (PdL) relatore per la VIII Commissione nel fare presente come il decreto-legge in esame richiami temi di particolare importanza che vanno però oltre l'oggetto specifico che ha determinato l'urgenza del provvedimento, sottolinea come tale decreto intenda fornire un segnale, considerato che la soluzione del problema dell'ILVA di Taranto non può e non deve spettare solo allo Stato. Conclude, invitando il Governo a valutare attentamente la questione dell'uso, ai fini della riqualificazione e del risanamento ambientale del territorio della città di Taranto, dei 20 milioni di euro disponibili nello stato di previsione del Ministero dell'ambiente che andrebbero più opportunamente lasciati alla loro destinazione originaria, e quindi agli interventi per la difesa del suolo.
Il Sottosegretario Claudio DE VINCENTI esprime apprezzamento per la discussione proficua svoltasi nella seduta odierna che conferma uno spirito di cooperazione interistituzionale già sperimentato in altre sedi territoriali nelle scorse settimane. Condivide l'intervento dell'onorevole Marantelli che ha richiamato il carattere nazionale degli stabilimenti dell'ILVA di Taranto in cui si produce circa il 40 per cento dell'acciaio italiano alimentando una complessa filiera di altri siti siderurgici italiani. Se dovesse venire meno questa realtà industriale le conseguenze sarebbero pesantissime per tutta l'economia italiana. Sottolinea che, in questo momento, è prioritario risolvere gli aspetti connessi alla bonifica del territorio e alla tutela della salute, come messo in luce dell'intervento della magistratura che ha accelerato azioni già intraprese dal Governo in questo senso. Taranto può rappresentare un'occasione per individuare soluzioni da applicare anche ad altre realtà industriali del Paese.
Con riferimento alle osservazioni sollevate in merito alle risorse per cui sarebbe richiesto un modesto contributo ai privati, mentre non è previsto alcun contributo da parte dell'ILVA, chiarisce che l'ambito del decreto-legge in esame è limitato allo stanziamento di risorse pubbliche finalizzate a processi di bonifica e riqualificazione del territorio che preludono al coinvolgimento dei privati, i quali saranno interessati da successivi interventi. Per quanto riguarda la riqualificazione industriale prevista dal Protocollo dello scorso mese di luglio, le risorse individuate rappresenteranno un volano per una parte più rilevante di risorse private da mobilitare sul territorio.
Con riferimento all'intervento dell'onorevole Zamparutti che ha lamentato che solo un'esigua parte delle risorse è attribuita alle bonifiche, sottolinea che 119 milioni di euro sono destinati a questo scopo, mentre circa 80 milioni di euro saranno utilizzati per la bonifica dell'area portuale. In questo senso, la riqualificazione del porto darà un contributo determinante anche alla crescita delle attività produttive nell'area di Taranto.
Rileva che un'altra questione importante emersa nei vari interventi riguarda il contributo che dovrà essere messo a disposizione dall'ILVA per la bonifica. Ricorda che nell'incontro svoltosi a Taranto lo scorso 17 agosto la proprietà ha mostrato la disponibilità di integrare con 146 milioni di euro le risorse per l'AIA dell'agosto 2011, mentre risorse aggiuntive dovranno ovviamente essere messe a disposizione in seguito alla nuova autorizzazione integrata ambientale che sarà definita entro il corrente mese di settembre.
Condivide i rilievi critici relativi al ritardo della nomina del commissario straordinario ed assicura che si dovrebbe procedere nei prossimi giorni all'individuazione di questa figura.
Con riferimento alla nuova AIA, ricorda che la sentenza del TAR sul ricorso dell'azienda aveva stabilito che alcune delle prescrizioni dell'AIA del 2011 fossero troppo stringenti. Il Ministero dell'ambiente ha provveduto nel marzo 2012 ad avviare la proceduta della nuova AIA e nel frattempo l'atteggiamento dell'ILVA è decisamente cambiato: l'azienda è attualmente molto collaborativa nel dare informazioni Pag. 10e il gruppo di lavoro sta operando in loco per mettere a punto la nuova AIA che recepirà le BAT più sfidanti anticipando di tre anni il termine fissato a livello europeo nel 2016. Ciò al fine di affrontare il nodo posto dall'esigenza di una continuità della produzione siderurgica che deve essere compatibile con gli obiettivi della salute e dell'occupazione. In questo senso, l'Italia potrà rappresentare un esempio di best practice a livello europeo.
Rispondendo all'onorevole Mariani, sottolinea che è ferma intenzione del Governo coinvolgere le imprese nelle operazioni di bonifica. Per quanto riguarda le questioni relative al ricorso ai Fondi del Protocollo di Kyoto e della difesa del suolo, sollevate in particolare dall'onorevole Prestigiacomo e dal relatore Ghiglia, osserva che l'urgenza dell'intervento ha implicato un utilizzo di risorse immediatamente disponibili. Garantisce che in prossimi provvedimenti saranno individuate ulteriori risorse e invita i deputati a presentare ordini del giorno che escludano il ricorso a fondi destinati alla tutela dell'ambiente e del suolo per operazioni di bonifica, che si impegna sin d'ora ad accettare. Assicura, infine, che renderà conto alle Commissioni sulle prescrizioni che saranno stabilite nella nuova AIA.
Manuela DAL LAGO, presidente, considerato che i deputati di tutti i gruppi hanno espresso perplessità sull'utilizzo dei Fondi del Protocollo di Kyoto e della difesa del suolo, sollecita il Governo a prevedere sin d'ora una diversa copertura per la bonifica dell'area di Taranto.
Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.
La seduta termina alle 12.25.
SEDE REFERENTE
Mercoledì 5 settembre 2012. — Presidenza del presidente della X Commissione, Manuela DAL LAGO. – Interviene il sottosegretario di Stato dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Tullio Fanelli.
La seduta comincia alle 19.
Decreto-legge 129/2012: Disposizioni urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto.
C. 5423 Governo.
(Seguito esame e rinvio).
La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta antimeridiana.
Manuela DAL LAGO, presidente, avverte che sono state presentate quaranta proposte emendative, alcune delle quali presentano profili di criticità relativamente alla loro ammissibilità.
In proposito, ricorda che, ai sensi del comma 7 dell'articolo 96-bis del Regolamento, non possono ritenersi ammissibili le proposte emendative che non siano strettamente attinenti alle materie oggetto dei decreti-legge all'esame della Camera.
Tale criterio risulta più restrittivo di quello dettato, con riferimento agli ordinari progetti di legge, dall'articolo 89 del medesimo Regolamento, il quale attribuisce al Presidente la facoltà di dichiarare inammissibili gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi che siano estranei all'oggetto del provvedimento. Ricordo, inoltre, che la lettera circolare del Presidente della Camera del 10 gennaio 1997 sull'istruttoria legislativa precisa che, ai fini del vaglio di ammissibilità delle proposte emendative, la materia deve essere valutata con riferimento «ai singoli oggetti e alla specifica problematica affrontata dall'intervento normativo».
La necessità di rispettare rigorosamente tali criteri ancor più si impone a seguito della recente sentenza della Corte Costituzionale n. 22 del 2012 e della lettera del Presidente della Repubblica del 23 febbraio 2012. Pag. 11
In particolare, nella recente sentenza n. 22 del 2012 la Corte Costituzionale, nel dichiarare l'illegittimità costituzionale del comma 2-quater dell'articolo 2 del decreto-legge n. 225 del 2010, in materia di proroga dei termini, introdotto nel corso dell'esame parlamentare del disegno di legge di conversione, ha sottolineato come «l'innesto nell’iter di conversione dell'ordinaria funzione legislativa possa certamente essere effettuato, per ragioni di economia procedimentale, a patto di non spezzare il legame essenziale tra decretazione d'urgenza e potere di conversione». «Se tale legame viene interrotto, la violazione dell'articolo 77, secondo comma, della Costituzione, non deriva dalla mancanza dei presupposti di necessità e urgenza per le norme eterogenee aggiunte, che, proprio per essere estranee e inserite successivamente, non possono collegarsi a tali condizioni preliminari (sentenza n. 355 del 2010), ma per l'uso improprio, da parte del Parlamento, di un potere che la Costituzione gli attribuisce, con speciali modalità di procedura, allo scopo tipico di convertire, o non, in legge un decreto-legge».
Il principio della sostanziale omogeneità delle norme contenute nella legge di conversione di un decreto-legge è altresì stato richiamato nel messaggio del 29 marzo 2002, con il quale il Presidente della Repubblica, ai sensi dell'articolo 74 della Costituzione, ha rinviato alle Camere il disegno di legge di conversione del decreto legge 25 gennaio 2002, n. 4 e ribadito nella lettera del 22 febbraio 2011, inviata dal Capo dello Stato ai Presidenti delle Camere ed al Presidente del Consiglio dei ministri nel corso del procedimento di conversione del decreto-legge. Da ultimo, il 23 febbraio scorso, il Presidente della Repubblica ha inviato una ulteriore lettera ai Presidenti delle Camere e al Presidente del Consiglio dei Ministri, in cui ha sottolineato «la necessità di attenersi, nel valutare l'ammissibilità degli emendamenti riferiti ai decreti-legge, a criteri di stretta attinenza, al fine di non esporre disposizioni a rischio di annullamento da parte della Corte Costituzionale per ragioni esclusivamente procedimentali».
Pertanto, alla luce di quanto testé detto, i presidenti non possono che applicare rigorosamente le suddette disposizioni regolamentari e quanto previsto dalla citata circolare del Presidente della Camera dei deputati del 1997. Con riferimento al provvedimento in esame, quindi, sono da considerarsi ammissibili solo gli emendamenti che intervengono sulla materia già oggetto del decreto-legge in esame, ovvero il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto, o che siano strettamente connesse o consequenziali alla stessa.
Sono pertanto da considerarsi inammissibili le seguenti proposte emendative che non recano disposizioni strettamente connesse o consequenziali a quelle contenute nel testo del decreto-legge:
Lanzarin 1.21, limitatamente alla seconda parte; l'emendamento sopprime il comma 3 dell'articolo 1 e destina le risorse rivenienti da tale soppressione all'attuazione di piani straordinari diretti a rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico nelle regioni del nord Italia;
Togni 1.6, nonché gli analoghi Torazzi 1.7 e 1.8, Lanzarin 1.11, Fava 1.12, Torazzi 1.13 e Lanzarin 1.14 che destinano le risorse del citato comma 3 dell'articolo 1, anziché all'attuazione del Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 concernente la bonifica, l'ambientalizzazione e la riqualificazione di Taranto, ad interventi di bonifica di altri siti, quali Pitelli (La Spezia), dei fiumi Lambro e Olona, delle grandi città del bacino del Po, di Fidenza, dei Laghi di Mantova e polo chimico, di altre aree in situazioni di crisi aziendale incluse in accordi di programma quadro, e di Porto Marghera;
Mariani 2.1, che destina una quota delle risorse dei PON per interventi nei siti di interesse nazionale ricadenti nelle regioni dell'obiettivo convergenza;
Cosenza 2.01, che introduce un articolo 2-bis concernente la bonifica dei siti industriali inquinanti presenti nelle aree costiere;Pag. 12
Lanzarin 2.02, che introduce un articolo 2-bis concernente la bonifica e la riqualificazione del SIN di Fidenza e analogo Fava 2.03 riguardante la messa in sicurezza e la bonifica del SIN Laghi di Mantova e polo chimico;
Alessandri 2.04, che introduce un articolo 2-bis recante modifiche al decreto legislativo n. 155 del 2010 concernenti la definizione dei livelli massimi di benzoapirene in alcune aree urbane.
Alberto TORAZZI (LNP), nella consapevolezza che molte proposte emendative presentate dal proprio gruppo presentano profili problematici e sono state pertanto dichiarate inammissibili, intende tuttavia sottolineare che molte altre zone italiane, in particolare al Nord, presentano notevoli rischi ambientali e per la salute pubblica. Lamenta che con il decreto-legge in esame si sono stanziate risorse solo per l'area di Taranto con un'evidente scelta discriminatoria nei confronti di altre realtà italiane, ubicate soprattutto al Nord, che non hanno ricevuto finanziamenti pubblici per la bonifica dei loro territori.
Giovanni FAVA (LNP) giudica intollerabile la dichiarazione di inammissibilità di numerose proposte emendative presentate dal proprio gruppo. Ritiene che non si possa accettare passivamente una scelta evidentemente discriminatoria nei confronti delle regioni italiane settentrionali che, in situazioni analoghe a quella di Taranto, non hanno ricevuto alcuna forma finanziamento statale per procedere alle bonifiche. Preannuncia, pertanto che il proprio gruppo ricorrerà a tutti gli strumenti regolamentari disponibili per opporsi alla conversione in legge del decreto in esame.
Manuela DAL LAGO, presidente, nessun altro chiedendo di parlare, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.
La seduta termina alle 19.20.