COMITATO DEI NOVE
Martedì 31 luglio 2012.
DL 79/2012: Misure urgenti per garantire la sicurezza dei cittadini, per assicurare la funzionalità del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e di altre strutture dell'Amministrazione dell'interno, nonché in materia di Fondo nazionale per il Servizio civile. Differimento di termine per l'esercizio di delega legislativa.
Emendamenti C. 5369 Governo, approvato dal Senato.
Il Comitato dei nove si è riunito dalle 12.05 alle 12.30 e dalle 15.55 alle 16.
INDAGINE CONOSCITIVA
Martedì 31 luglio 2012. — Presidenza del presidente Donato BRUNO.
La seduta comincia alle 12.30.
Sui recenti fenomeni di protesta organizzata in forma violenta in occasione di manifestazioni e sulle possibili misure di prevenzione e di contrasto di tali fenomeni.
(Deliberazione di una proroga del termine).
Donato BRUNO, presidente, ricorda che l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha convenuto sull'opportunità di richiedere una proroga del termine per la conclusione dell'indagine conoscitiva sui recenti fenomeni di protesta organizzata in forma violenta in occasione di manifestazioni e sulle possibili misure di prevenzione e di contrasto di tali fenomeni la cui scadenza era prevista entro la fine di luglio 2012. Essendo stata acquisita la previa intesa con il Presidente della Camera dei deputati, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del regolamento, propone di deliberare la proroga al 31 dicembre 2012 del termine dell'indagine.
La Commissione approva la proposta di prorogare al 31 dicembre 2012 il termine per la conclusione dell'indagine conoscitiva.
La seduta termina alle 12.35.
SEDE CONSULTIVA
Martedì 31 luglio 2012. — Presidenza del presidente Donato BRUNO. — Interviene il sottosegretario di Stato per l'interno Giovanni Ferrara.
La seduta comincia alle 12.35.
Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2011.
C. 5324 Governo.
Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2012.
C. 5325 Governo.
Tabella n. 2: Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno finanziario 2012 (limitatamente alle parti di competenza).
Tabella n. 8: Stato di previsione del Ministero dell'interno per l'anno finanziario 2012.
(Relazioni alla V Commissione).
(Esame congiunto e rinvio).
La Commissione inizia l'esame congiunto.
Pag. 26 Pierangelo FERRARI (PD), relatore, ricorda preliminarmente che il disegno di legge di rendiconto per l'anno 2011 (C. 5324) costituisce il primo documento di consuntivo redatto secondo le previsioni della legge di contabilità n. 196 del 2009 – entrata in vigore il 1o gennaio 2010 – che individua nei programmi le unità di voto. Pertanto, per la prima volta, il conto consuntivo finanziario dell'anno 2011 espone i dati di bilancio secondo l'articolazione per missioni e programmi di spesa (in numero, rispettivamente, di 34 missioni e 173 programmi), che privilegia una esposizione di tipo funzionale.
Rileva che per ciascun programma vengono esposti i risultati relativi alla gestione dei residui, alla gestione di competenza e alla gestione di cassa. La gestione di competenza evidenzia l'entità complessiva degli accertamenti di entrata e degli impegni di spesa effettuati nel corso dell'esercizio finanziario. La gestione di cassa evidenzia, per la parte di entrata, le somme riscosse e versate nella tesoreria dello Stato e, per la parte di spesa, i pagamenti compiuti dalle amministrazioni statali. Nella gestione dei residui vengono registrate le operazioni di incasso e di pagamento effettuate in relazione ai residui (rispettivamente, attivi e passivi) risultanti dagli esercizi precedenti. Un apposito allegato tecnico, predisposto per il conto consuntivo di ogni Ministero, espone i risultati disaggregati per capitoli che sono compresi in ciascuna unità di voto, che costituiscono la voce contabile ai fini della gestione e rendicontazione.
Fa presente che, com’è noto, con riguardo al conto del bilancio, l'esame parlamentare costituisce la verifica, nella forma della legge di approvazione del rendiconto medesimo, che il Governo abbia eseguito lo schema di previsione per l'entrata e di autorizzazione per la spesa nei termini preventivamente stabiliti con la legge di bilancio. In termini finanziari, viene in tal modo fissato in modo definitivo – approvando con legge il risultato della gestione annuale del bilancio – il flusso della gestione dei conti statali, anche al fine di consentire il passaggio dalla precedente legge di bilancio al futuro bilancio previsionale.
Il conto del bilancio all'interno del rendiconto, nel certificare la gestione dell'anno finanziario, costituisce la base contabile sulla quale si adeguano le autorizzazioni di cassa dell'anno immediatamente seguente (assestamento) e si costruiscono le previsioni per il nuovo progetto di bilancio a legislazione vigente.
Ricorda – come peraltro sottolinea la Relazione illustrativa – che la gestione 2011 si è svolta in base alle previsioni del comma 4 dell'articolo 33 dalla legge di contabilità in tema di flessibilità nella gestione del bilancio, il quale stabilisce che, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, nel rispetto dell'invarianza dei saldi di finanza pubblica, possono essere adottate variazioni compensative tra le dotazioni interne a ciascun programma, relativamente alle spese per adeguamento al fabbisogno, su proposta dei Ministri competenti, restando comunque precluso l'utilizzo degli stanziamenti di spesa in conto capitale per finanziare spese correnti. Inoltre, all'interno di ciascun programma possono essere disposte, con decreti del Ministro competente, variazioni compensative di bilancio tra capitoli appartenenti allo stesso macroaggregato.
Fa presente che in appendice al conto del bilancio i dati di consuntivo della spesa, oltre ad essere esposti in base alla classificazione per missioni e programmi sono classificati, con riferimento a ciascun Ministero, anche in relazione all'analisi economica (ripartizione delle entrate e delle spese per categorie economiche).
Sottolinea inoltre come, in attuazione dell'articolo 35 della legge n. 196 del 2009, per la prima volta, al Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato 2011 è allegata, per ciascuna amministrazione, una Nota integrativa, articolata per missioni e programmi, che illustra i risultati conseguiti con la gestione in riferimento agli obiettivi fissati con le previsioni di bilancio, le risorse finanziarie impiegate, anche con l'indicazione dei residui accertati, Pag. 27e gli indicatori che ne misurano il grado di raggiungimento. Come indicato nella Relazione illustrativa, la compilazione delle Note integrative al consuntivo rappresenta la naturale conclusione dell'attività di programmazione, consentendo di esporre il grado di raggiungimento degli obiettivi prefissati e le ragioni degli eventuali scostamenti rispetto a quanto previsto.
Evidenzia che la Nota integrativa al Rendiconto di ciascuna amministrazione dello Stato è elaborata in modo confrontabile con la corrispondente nota al bilancio di previsione, ed è articolata, ai sensi dell'articolo 35, comma 2, della legge di contabilità, in due sezioni, la prima delle quali contiene il rapporto sui risultati ed espone l'analisi e la valutazione del grado di realizzazione degli obiettivi definiti in sede di previsione, effettuata innanzitutto mediante il confronto tra le spese preventivate e quelle effettivamente sostenute per la realizzazione di ciascun obiettivo, mentre la seconda, con riferimento ai programmi, illustra i risultati finanziari dell'esercizio ed espone i principali fatti di gestione, motivandone gli eventuali scostamenti tra le previsioni iniziali di spesa e quelle finali indicate nel Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato.
Il Rendiconto generale dello Stato 2011 è, inoltre, corredato – dopo l'elaborazione effettuata in via sperimentale lo scorso anno per l'esercizio finanziario 2010 – del Rendiconto economico, in linea con quanto disciplinato dall'articolo 36, comma 5, della legge di contabilità, al fine di integrare la lettura dei dati finanziari con le informazioni economiche fornite dai referenti dei centri di costo delle amministrazioni centrali dello Stato.
Rileva che, come già avvenuto con riferimento all'esercizio 2010, inoltre, al Rendiconto generale dello Stato 2011, ai sensi dell'articolo 36, comma 6, della suddetta legge n. 196 del 2009, è allegata, inoltre, una relazione illustrativa delle risorse impiegate per finalità di protezione dell'ambiente e di uso e gestione delle risorse naturali da parte delle amministrazioni centrali dello Stato (Eco-Rendiconto dello Stato).
Rileva quindi che nella Relazione sul Rendiconto generale dello Stato per il 2011, trasmessa al Parlamento, la Corte dei Conti evidenzia come, nello scorso anno, l'evoluzione dei conti pubblici italiani si è caratterizzata per un generale miglioramento dei saldi di bilancio in un contesto economico sfavorevole, caratterizzato dall'accentuarsi dei segnali di recessione nell'intera area europea. Il tasso di crescita del PIL italiano nel 2011 si è, infatti, assestato allo 0,4 per cento (rispetto all'1,8 per cento nel 2010), su valori più bassi rispetto a quelli registrati dalla media dei paesi dell'area euro (1,5 percento). Pur in tale contesto non favorevole, l'indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni è sceso al 3,9 per cento del Pil (rispetto a 4,6 per cento del 2010), mentre il saldo primario, pressoché nullo nel 2010, è tornato in avanzo per oltre 15 miliardi (1 per cento del Pil), in entrambi i casi risultando così rispettati gli obiettivi del Documento di Economia e Finanza del 2011. In tale quadro recessivo, il conseguimento degli obiettivi (in misura anche superiore a quanto richiesto in sede europea, vale a dire 0,7 punti invece che 0,5) è stato reso possibile, rileva la Corte dei Conti, dall'operare di interventi correttivi di dimensioni rilevanti.
Dopo il forte contenimento della spesa primaria delle amministrazioni centrali e degli enti territoriali affidato alle misure introdotte con i decreti-legge n. 112 del 2008 e n. 78 del 2010, il deterioramento delle condizioni cicliche e le tensioni sui mercati finanziari hanno indotto, nel secondo semestre del 2011, ad adottare i tre decreti-legge n. 98 del 2011, n. 138 del 2011 e n. 201 del 2011, volti a raggiungere nel 2012 l'obiettivo del rientro del disavanzo al di sotto della soglia del 3 per cento del PIL e poi ad anticipare il pareggio di bilancio strutturale già nel 2013.
La Corte rileva al riguardo l'opportunità di disinnescare, quanto prima, il rischio che un ulteriore rallentamento dell'economia allontani il raggiungimento degli Pag. 28obiettivi di riequilibrio dei conti pubblici, e pertanto evidenzia come priorità quella di interventi mirati al rilancio della crescita economica; interventi che devono essere accompagnati da una azione di contenimento della spesa, non più, o comunque non solo, incentrata sulle misure di pronto intervento, quanto finalizzata a realizzare «un complessivo processo di ripensamento e perimetrazione dei confini dell'azione pubblica nell'economia». A tali azioni occorrerebbe altresì affiancare, in tempi brevi, una significativa riduzione dello stock del debito pubblico, attraverso la dismissione di quote del patrimonio mobiliare e immobiliare in mano pubblica.
Per quanto concerne l'evoluzione delle grandezze di finanza pubblica che hanno condotto ai suddetti risultati, le stesse sono da individuare nel significativo rallentamento della dinamica della spesa corrente determinato dalle misure adottate e dall'andamento inferiore alle attese delle entrate, causa la debolezza del ciclo economico.
Quanto alla spesa, nel 2011 è proseguita efficacemente l'azione di controllo già avviata nel 2010 sulla spesa primaria corrente, i cui effetti hanno comportato che tale componente abbia registrato un incremento circoscritto allo 0,3 per cento rispetto all'anno precedente.
In particolare si è registrata una contrazione dell'1,2 per cento dei redditi da lavoro dipendente, una stabilità della spesa per consumi intermedi ed un incremento del 2,2 per cento delle prestazioni sociali. Analogamente a quanto già avvenuto nel 2010, i risparmi della spesa primaria corrente sono stati superiori (di 4,5 miliardi) rispetto agli obiettivi stabiliti nel DEF.
Anche la spesa in conto capitale ha confermato il suo andamento discendente, con una flessione dell'11 per cento che segue a quella, ben superiore (quasi il 20 per cento), del 2010.
Tale flessione risulterebbe poi ancor minore (3,9 per cento) se si escludono gli introiti connessi alla cessione dei diritti d'uso delle frequenze televisive, che, rammenta la Corte, la contabilità nazionale computa come minori spese in conto capitale.
La spesa per interessi ha invece evidenziato una evoluzione di segno opposto, con un aumento del 9,7 per cento che ha assorbito circa il 40 per cento dei margini acquisiti mediante il miglioramento della spesa primaria. Nel complesso, conclude sul punto la Corte dei conti, al netto degli interessi le spese sono diminuite nell'anno dello 0,5 per cento, confermando il risultato del 2010 (con una correzione cumulata sul 2009 che ha raggiunto i 7 miliardi).
Fa presente come una diversa evoluzione presentino invece le entrate, i cui risultati sono risultati nel 2011 inferiori alle previsioni, con un aumento complessivo dell'1,7 per cento a fronte di un preventivato 2,7 per cento. I minori introiti hanno riguardato sia le imposte dirette (per 4,2 miliardi) che quelle indirette (4 miliardi) nonché i contributi sociali (3,5 miliardi). Si è determinata pertanto un perdita di gettito che, come già nel 2010, ha contrastato ai fini della riduzione del disavanzo pubblico, gli effetti positivi che si sono determinati dal lato della spesa. Ai fini del risultato complessivo la riduzione delle entrate correnti è stata peraltro parzialmente compensata, da parte capitale, dalla rilevante (e ben superiore alle previsioni) dimensione degli introiti rinvenienti dall'imposta sostitutiva sul riallineamento dei valori contabili ai principi IAS (articolo 15 del decreto-legge n. 185 del 2008).
L'analisi degli andamenti dei conti delle amministrazioni pubbliche nel 2011 è inoltre esposta dalla Corte per livelli di governo. Risulta che sia per le amministrazioni centrali, che per quelle locali, il saldo primario e l'indebitamente netto hanno registrato miglioramenti, con un saldo pari quasi all'1 per cento per le prime ed in sostanziale pareggio per le seconde, nonché un indebitamento in diminuzione; non registrano, invece, analoga evoluzione positiva gli enti di previdenza, i cui risultati comunque permangono stabili.Pag. 29
Rileva, per quanto attiene ai saldi del bilancio dello Stato, ed in particolare dell'indicatore di maggiore significatività, vale a dire il saldo netto da finanziare, la legge di stabilità 2011 (legge 13 dicembre 2010, n.220) aveva fissato il limite massimo del saldo medesimo in 41.900 milioni (ed in 268.000 milioni il limite del ricorso al mercato). Nella legge di bilancio per il medesimo anno (legge 13 dicembre 2010, n.221) il saldo netto da finanziare era stato stabilito ad un livello inferiore al predetto limite, vale a dire in 40.639 milioni (poi previsto ad un importo ancor minore, pari a 32.107 milioni, nel disegno di legge di assestamento per il 2011). A consuntivo, riferisce la Corte, il saldo netto da finanziare, al netto delle regolazioni contabili e debitorie, rimane ampiamente al di sotto del predetto limite, risultando anzi di valore positivo, essendo passato da un valore negativo di 17,403 milioni nel 2010 ad un risultato in avanzo di 9.754 milioni. Viene precisato che tale risultato deriva in buona parte dai maggiori accertamenti registratisi per entrate finali, pari a 38.087 milioni, nel cui ambito la componente più rilevante (per 28.075 milioni) è costituita da quella concernente le entrate extratributarie. Peraltro viene segnalato come tali entrate siano caratterizzate anche da modalità di quantificazione che ne comportano una sistematica sovrastima ed un conseguente ridotto tasso di realizzazione.
Ricorda che nell'analisi della Corte dei Conti si rileva come l'effetto della manovra 2011, pari a circa 15 miliardi, è solo in parte minore (circa il 18 per cento) riconducibile ai provvedimenti varati nell'anno, per il resto derivando, rispettivamente per il 36 e per il 41 per cento, dalle misure adottate nel 2008 e nel 2010. Ad avviso della Corte medesima gli interventi del 2011 sembrano peraltro mostrare segnali di cambiamento nella politica fiscale, soprattutto se si considerano anche le misure che divengono operative dall'anno successivo, in quanto, accanto al ricorso a forme di prelievo una tantum o per loro natura incerte – quali le entrate da assegnazione di frequenze ovvero da giochi – si introducono in quote significative prelievi di natura strutturale, quali l'aumento dell'Iva od il prelievo sugli immobili; viene valutato inoltre positivamente il fatto che le entrate attese dalle misure di contrasto all'evasione non vengono più conteggiate ai fini della copertura della manovra di bilancio.
Rileva che, riguardo alle spese dello Stato, la Corte richiama preliminarmente la perdurante esigenza della piena trasparenza e veridicità dei conti pubblici, ancora segnati da anomalie e disomogeneità cui dovrebbe far fronte il processo di armonizzazione contabile in corso tra i vari livelli di governo. Benché l'area del bilancio statale sia sotto questo aspetto quella più garantita, per lo stringente insieme di regole che la presidiano, nuove problematiche (che si aggiungono all'annosa questione delle regolazioni contabili e debitorie, in parte legato all'intreccio gestionale tra bilancio e tesoreria) sono emerse di recente, con riguardo in particolare al formarsi di una massa di debiti pregressi, che incide sull'annualità del bilancio e sulla stessa rappresentatività del rendiconto; tale questione è ora stata affrontata a livello normativo, nell'intento di ripianare i debiti accumulati e di prevenire il formarsi di future situazioni di debito. Ciò precisato, la Corte rileva come a fine 2011 le dotazioni definitive risultano pari a circa 499.657 milioni, con un incremento di 8.814 milioni rispetto alle dotazioni iniziali (+1,8 per cento), derivante in gran parte dal conto capitale; per la spesa corrente rispetto alla previsione iniziale diminuiscono gli interessi, che passano da 84.243 a 75.586 milioni, nonché le poste correttive e compensative (da 50.763 a 48262 milioni. Il limitato scostamento (6.120 milioni) tra previsioni iniziali e quelle a consuntivo finisce così per derivare dal normale utilizzo dei fondi di riserva allocati nella categoria relativa alle altre uscite correnti (categoria XII).
Fa presente che, in ordine alla struttura della spesa, anche nel rendiconto 2011 si conferma la concentrazione della spesa in poche missioni: in termini di massa impegnabile per spese finali, infatti Pag. 30– cioè al netto del rimborso dei prestiti, di cui, per 197 miliardi, al programma 2 della missione 34 «Debito pubblico» – solo 5 missioni su 34 assorbono più dei due terzi degli oneri, per un importo complessivo di quasi 375 miliardi (68,2 per cento del totale). Si tratta delle missioni 3 «Relazioni finanziarie con le autonomie territoriali» per il 21,2 per cento, 25 «Politiche previdenziali» per il 13,2 per cento, 34 «Debito pubblico» (per la sola componente interessi) per il 14,4 per cento, 29 «Politiche economico-finanziarie e di bilancio» per l'11,6 per cento e 22 «Istruzione scolastica» per il 7,9 per cento. Il peso di queste cinque missioni appare sostanzialmente invariato dal primo anno (2008) di vigenza della nuova classificazione funzionale.
Tali risultanze trovano corrispondenza nella fase operativa della gestione, da cui emerge che oltre il 90 per cento delle spese risulta allocato in sole 13 missioni, mentre meno di un decimo attiene alle altre 21 missioni, in taluni casi con livelli finanziari scarsamente significativi. Ciò comporta, ne deduce la Corte, l'opportunità di una razionale rivisitazioni delle missioni, considerato che le stesse sulla base della vigente disciplina contabile (articolo 21, comma 2, della legge n.196 del 2009), costituiscono «le funzioni principali e gli obiettivi strategici perseguiti con la spesa».
Da ultimo, nell'analisi dei saldi di bilancio dello Stato da parte della Corte vengono presi in considerazione i residui, di ammontare tuttora rilevante ed il cui accumulo «costituisce l'anomalia maggiore dei conti dello Stato».
Ricorda che con la circolare del 27 febbraio 2012, n. 6, il Ministero dell'economia ha avviato il programma di ricognizione dei residui passivi, d'intesa con le Amministrazioni interessate, da attuare in sede di Conferenza permanente, che avrebbe dovuto concludersi entro il 30 aprile del corrente anno. La circolare prevede che le Amministrazioni comunichino, entro il 30 maggio, gli importi dei residui da eliminare ai fini dell'adozioni del conseguente decreto del Ministro dell'economia e delle finanze.
Infine, il ricorso al mercato si è attestato nel 2011 a 185.215 milioni di euro, su valori sensibilmente più bassi rispetto alle previsioni iniziali e a quelle definitive, con un miglioramento di oltre 24,8 milioni di euro rispetto al 2010. In termini di cassa, invece, i saldi registrano un peggioramento rispetto ai risultati dell'esercizio 2010, pur risultando inferiori al previsto.
Sottolinea, per quanto riguarda l'analisi delle spese per le principali missioni al netto della missione debito pubblico, come emerga – per le parti di competenza della I Commissione – che la missione «ordine pubblico e sicurezza» era pari, nel 2009, a 11.775 milioni di euro, nel 2010 a 10.859 milioni di euro e nel 2011 a 11.498 milioni di euro.
Infine, dai risultati generali della gestione patrimoniale 2011 emerge una eccedenza passiva complessiva di 1.523.220 milioni, con un peggioramento di 78.860 milioni rispetto alla situazione patrimoniale a fine 2010, determinata da una diminuzione delle attività (-14.844 milioni) e dall'aumento delle passività (+64.016 milioni).
Passando ad illustrare il disegno di legge di assestamento per il 2012 (C. 5325), per le parti di competenza, ricorda preliminarmente che l'istituto dell'assestamento di bilancio è previsto per consentire un aggiornamento, a metà esercizio, degli stanziamenti del bilancio dello Stato, anche sulla scorta della consistenza dei residui attivi e passivi accertata in sede di rendiconto dell'esercizio scaduto al 31 dicembre precedente. Sotto questo profilo, il disegno di legge di assestamento si connette funzionalmente con il rendiconto del bilancio del bilancio relativo all'esercizio precedente: l'entità dei residui, attivi e passivi, sussistenti all'inizio dell'esercizio finanziario, che al momento dell'elaborazione e approvazione del bilancio di previsione è stimabile solo in misura approssimativa, viene, infatti, definita in assestamento sulla base delle risultanze del rendiconto.Pag. 31
La disciplina dell'istituto dell'assestamento del bilancio dello Stato è contenuta all'articolo 33 della legge n. 196 del 2009. La circolare del Ministero dell'economia n. 17 del 4 maggio 2012, sull'assestamento del bilancio di previsione per l'anno finanziario 2012, prevede, inoltre, tenuto conto di quanto disposto in tema di flessibilità di bilancio, dall'articolo 2, comma 1 del decreto-legge n. 78 del 2010, che per il biennio 2012-2013 potranno essere valutate e accolte in sede di assestamento anche proposte di rimodulazione di risorse tra Programmi di Missioni diverse.
Rileva come il disegno di legge di assestamento del bilancio per l'esercizio 2012 rifletta la struttura del bilancio dello Stato 2012, organizzato – secondo la disciplina recata dalla legge di contabilità e finanza pubblica n. 196 del 2009 – in missioni e programmi, che costituiscono, a decorrere dal 2011, le unità di voto.
L'articolo 1 del disegno di legge di assestamento dispone l'approvazione delle variazioni alle previsioni del bilancio dello Stato per il 2012 (approvato con la legge n. 184 del 2011), indicate nelle annesse tabelle. L'articolo 2 reca alcune modifiche all'articolo 2 della legge di bilancio per il 2011 (legge n. 184 del 2011). L'articolo 3 sopprime l'ultimo periodo del comma 6 dell'articolo 6 della legge di bilancio 2012, che – relativamente alle variazioni compensative che il Ministero dell'economia, su proposta del Ministero degli affari esteri, è autorizzato ad effettuare in sede gestionale tra i capitoli allocati nel programma «cooperazione allo sviluppo», nell'ambito della missione «l'Italia in Europa e nel mondo» dello stato di previsione del MAE, relativamente agli stanziamenti per l'aiuto pubblico allo sviluppo – mantiene ferma la norma che consente l'impegnabilità nell'esercizio successivo delle somme non impegnate nell'esercizio di competenza (articolo 15, comma 9, primo periodo, della legge n. 49 del 1987).
Infine, l'articolo 4 aggiunge un nuovo comma 10-bis all'articolo 8 della legge di bilancio 2012, che autorizza il Ministro dell'economia – al fine di reperire le risorse occorrenti per i programmi di rimpatrio volontario e assistito verso i paesi di origine dei cittadini di paesi terzi (ai sensi dell'articolo 14-ter del testo unico n. 286 del 1998) – ad apportare, con propri decreti, su proposta del Ministro dell'interno, le occorrenti variazioni compensative di bilancio anche tra missioni e programmi diversi, allo stato di previsione del Ministero dell'interno.
Per quanto riguarda l'evoluzione della spesa finale dei singoli stati di previsione e l'incidenza percentuale sul bilancio dello Stato, sottolinea che per lo stato dei previsione del ministero dell'interno l'incidenza percentuale era pari al 5,7 per cento nel 2009 e nel 2010, al 5,5 per cento del 2011, al 5,3 per cento nel bilancio 2012 e al 4,5 per cento nel disegno di legge assestato 2012 per un ammontare pari a 24.455 milioni di euro (a fronte di 30.961 milioni di euro del consuntivo 2009).
In merito all'andamento delle missioni ed all'incidenza percentuale sulle spese complessive del bilancio dello Stato, rileva che per la categoria «organi costituzionali» il rendiconto 2009 reca a consuntivo la somma di 3.271 milioni di euro, il rendiconto 2010 la somma di 3.432 milioni di euro, il rendiconto 2011 la somma di 3.012 milioni di euro e l'assestato 2012 la somma di 2.895 milioni di euro, con una percentuale sul bilancio dello Stato pari allo 0,5 per cento nel 2009 e nel 2010, lo 0,4 per cento nel 2011 e nel 2012.
La categoria «amministrazione generale del territorio» ha fatto registrare uno stanziamento pari a 573 milioni di euro nel rendiconto 2009, a 467 milioni di euro nel rendiconto 2010, a 686 milioni di euro nel rendiconto 2011 e a 506 milioni di euro nel disegno di legge assestato per il 2012, con una percentuale sul bilancio dello Stato pari allo 0,1 per cento negli anni 2009, 2010, 2011 e 2012.
Nella categoria «relazioni con le autonomie territoriali» è stato previsto uno stanziamento pari a 112.359 milioni di euro nel rendiconto 2009, a 117.008 milioni di euro nel rendiconto 2010, a 111.946 milioni di euro nel rendiconto 2011 e a 115.393 milioni di euro nel disegno di legge assestato per il 2012, con Pag. 32una percentuale sul bilancio dello Stato pari al 15,7 per cento nel 2009, al 16,4 per cento nel 2010, al 15,8 per cento nel 2011 ed al 14,6 per cento nel 2012.
La categoria «ordine pubblico e sicurezza» ha fatto registrare uno stanziamento pari a 11.775 milioni di euro nel rendiconto 2009, a 10.859 milioni di euro nel rendiconto 2010, a 11.498 milioni di euro nel rendiconto 2011 e a 10.594 milioni di euro nel disegno di legge assestato per il 2012, con una percentuale sul bilancio dello Stato pari all'1,6 per cento nel 2009, all'1,5 per cento nel 2010, all'1,6 per cento nel 2011 ed all'1,3 per cento nel 2012.
Infine, per la categoria «immigrazione» vi è stato uno stanziamento pari a 1.608 milioni di euro nel rendiconto 2009, a 1.757 milioni di euro nel rendiconto 2010, a 1.651 milioni di euro nel rendiconto 2011 e a 1.519 milioni di euro nel disegno di legge assestato per il 2012, con una percentuale sul bilancio dello Stato pari allo 0,2 per cento negli anni 2009, 2010, 2011 e 2012.
Donato BRUNO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.
La seduta termina alle 12.55.
ATTI DEL GOVERNO
Martedì 31 luglio 2012. — Presidenza del presidente Donato BRUNO. — Interviene il sottosegretario di Stato per l'interno Carlo De Stefano.
La seduta comincia alle 12.55.
Schema di decreto legislativo recante modifiche ed integrazioni al decreto legislativo 4 aprile 2010, n. 58, di attuazione della direttiva 2007/23/CE relativa all'immissione sul mercato di articoli pirotecnici.
Atto n. 490.
(Seguito dell'esame e rinvio).
La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 25 luglio 2012.
Mauro LIBÈ (UdCpTP), relatore, fa presente di aver predisposto una prima bozza di parere, che si riserva di presentare nella seduta già prevista per domani, così da poter nel frattempo definire gli ulteriori aspetti relativi al provvedimento in titolo.
Donato BRUNO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.
La seduta termina alle 13.
SEDE REFERENTE
Martedì 31 luglio 2012. — Presidenza del presidente Donato BRUNO. — Intervengono i sottosegretari di Stato per l'interno Giovanni Ferrara, Carlo De Stefano e Saverio Ruperto.
La seduta comincia alle 13.
Disposizioni per favorire la ricerca delle persone scomparse.
Nuovo testo C. 4568 approvata, in un testo unificato, dalla 1a Commissione permanente del Senato, C. 705 Villecco Calipari, C. 3214 Carlucci, C. 3728 Carlucci e C. 4187 Galati.
(Seguito dell'esame e conclusione).
La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 5 luglio 2012.
Donato BRUNO, presidente, avverte che sono pervenuti i pareri favorevoli delle Commissioni IV, VII, VIII, XI, XII e Commissione parlamentare per le questioni regionali, il nulla osta della V Commissione e il parere favorevole con una osservazione della II Commissione.
Maria Elena STASI (PT), relatore, fa presente di aver attentamente esaminato i Pag. 33pareri espressi dalle competenti Commissioni in sede consultiva, con particolare riguardo a quello approvato dalla Commissione Giustizia, che contiene una osservazione. Ritiene tuttavia opportuno non apportare ulteriori modifiche al testo come definito dalla I Commissione nel corso dell'esame in sede referente, ritenendo più corretto mantenere l'attuale riferimento alla «denuncia» anziché richiamare la «segnalazione», come suggerito dalla II Commissione.
La Commissione delibera di conferire il mandato al relatore, on. Maria Elena Stasi, di riferire in senso favorevole all'Assemblea sul provvedimento in esame. Delibera altresì di chiedere l'autorizzazione a riferire oralmente.
Donato BRUNO, presidente, si riserva di designare i componenti del Comitato dei nove sulla base delle indicazioni dei gruppi.
Nuove norme per la concessione della «Stella al merito del lavoro».
C. 4858 Petrenga.
(Esame e rinvio).
La Commissione inizia l'esame del provvedimento.
Beatrice LORENZIN (PdL), relatore, illustra la proposta di legge C. 4858 che modifica la disciplina per la concessione della decorazione «Stella al merito del lavoro», istituita con il Regio Decreto 30 dicembre 1923, n. 3167, attualmente recata dalla legge 5 febbraio 1992, n. 143.
L'articolo 1 prevede che tale decorazione sia concessa ai cittadini italiani, anche lavoratori dipendenti di imprese pubbliche o private, pur se soci di imprese cooperative, nonché di aziende o stabilimenti dello Stato, Regioni, Province, Comuni ed enti pubblici, che si siano particolarmente distinti per singolari meriti di perizia, di laboriosità e di buona condotta morale nel campo delle attività lavorative.
Il comma 4 di tale articolo diminuisce il numero massimo di decorazioni che può essere concesso annualmente, dalle attuali 1.000 (di cui il 50 per cento lavoratori che abbiano iniziato la loro attività dai livelli contrattuali più bassi) a 100 per i maestri e a 50 per gli ufficiali del lavoro. Ai sensi dell'articolo 5, la concessione della decorazione, che avviene il 1o maggio tramite decreto del Presidente della Repubblica, comporta inoltre il conseguimento del titolo di «Maestro del lavoro».
L'articolo 3, comma 2, fermi restando i titoli richiesti ai fini della concessione della decorazione, nonché l'età anagrafica minima per ottenere la decorazione (50 anni), innalza il requisito del periodo minimo lavorativo prescritto, pari a 35 anni ininterrotti documentabili (in luogo dei 25 attualmente richiesti). L'articolo 4 prevede il conferimento del titolo di «ufficiale del lavoro» ai maestri del lavoro che abbiano svolto, per almeno 5 anni, attività di formazione nelle scuole secondarie di secondo grado o nell'ambito delle attività di volontariato.
Ricorda che è prevista un'apposita procedura per le candidature dei soggetti ai quali concedere la decorazione (articolo 8) e per l'istruttoria da seguire (articolo 9). In particolare, le candidature sono proposte da ciascun Ministro competente e, per i cittadini italiani residenti fuori dal territorio nazionale, dal Ministro degli affari esteri. Segnalazioni al Ministro competente possono essere inoltrate anche dai prefetti. Le proposte di candidature sono trasmesse al Ministro del lavoro e delle politiche sociali entro il 15 gennaio di ciascun anno, e sono altresì trasmesse ai prefetti, territorialmente competenti, ai fini dell'istruttoria, che è finalizzata a documentare che i candidati si siano resi singolarmente benemeriti promuovendo un incremento notevole dell'economia nazionale. L'istruttoria tiene conto, oltre che delle informazioni di cui ciascuna prefettura anche delle relazioni richieste all'autorità giudiziaria, alle Camere di commercio, all'ispettorato del lavoro, all'intendenza di finanza.Pag. 34
La procedura prevede il controllo dei titoli in possesso dei candidati, la documentazione e i rispettivi allegati, corredata di un motivato parere del prefetto, viene trasmessa al Ministero del lavoro e delle politiche sociali e, ove previsto, al Ministero degli affari esteri, per essere sottoposta all'esame della Commissione di valutazione. Spetta al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, tenuto conto delle risultanze istruttorie, sceglie i candidati da proporre al Presidente della Repubblica, lo stesso Ministro sottopone alla firma del Presidente della Repubblica il decreto di conferimento della decorazione in tempo utile per darne notizia in occasione della Festa del 1o maggio.
L'articolo 6, comma 2, ultimo periodo, intervenendo sulla morfologia della decorazione (stella a 5 punte smaltata di bianco con centro in smalto verde chiaro con rilievo raffigurante la testa d'Italia turrita e la scritta laboris merita, la decorazione inoltre è appesa ad un nastro listato da 3 bande) prevede una modifica (aggiunta di un libro da sfondo alla stella e modifiche cromatiche al nastro) nel caso in cui essa sia concessa agli Alfieri del lavoro.
L'Attestato d'Onore «Alfiere del Lavoro» è una benemerenza istituita dalla Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro, in collaborazione con la Presidenza della Repubblica Italiana, in occasione delle celebrazioni per il Centenario dell'Unità d'Italia nel 1961. Essa viene concessa contestualmente alla consegna delle onorificenze ai Cavalieri del Lavoro dell'Ordine al merito del lavoro nominati il 2 giugno scegliendo i 25 migliori studenti d'Italia, tra quelli diplomati nelle scuole superiori, nominati sulla base di specifici requisiti.
L'articolo 7 istituisce la Federazione nazionale dei maestri del lavoro e degli ufficiali del lavoro, quale ente morale riconosciuto, senza scopo di lucro, con autonomia finanziaria e statutaria, la quale è finalizzata a premiare i valori umani del lavoro, dell'ingegno e della realizzazione dell'individuo. La Federazione dovrebbe subentrare all'attuale Federazione dei maestri del lavoro, associazione senza fini di lucro, costituita il 27 marzo 1954 ed eretta in Ente Morale con il Decreto del Presidente della Repubblica 14 aprile 1956, n. 1625.
L'articolo 10 modifica la composizione della Commissione di valutazione che ha il compito di svolgere le valutazioni finali in ordine alla concessione nonché alla revoca della decorazione. La Commissione è composta da un rappresentante della Presidenza del Consiglio dei ministri; un rappresentante del Ministero del lavoro e delle politiche sociali; un rappresentante del Ministero degli affari esteri; un rappresentante del Ministero dello sviluppo economico; quattro membri designati dalla Federazione nazionale dei maestri del lavoro e degli ufficiali del lavoro (di cui all'articolo 7), ai quali non spetta alcuna retribuzione.
L'articolo 12 introduce la possibilità di revoca della decorazione, non contemplata dalla disciplina vigente. La revoca viene disposta con decreto del Presidente della Repubblica nei casi in cui l'insignito se ne renda indegno. Lo stesso articolo prevede altresì una specifica procedura ai fini della revoca, disponendo che l'interessato possa proporre, entro 30 giorni dalla proposta di revoca, le proprie difese per iscritto, che saranno sottoposte alla Commissione di valutazione che esprime il proprio parere entro i successivi 60 giorni.
Donato BRUNO, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.
La seduta, sospesa alle 13.10, riprende alle 13.35.
Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, in materia di cittadinanza dei minori nati da genitori stranieri.
C. 2431 Di Biagio, C. 2684 Mantini, C. 2904 Sbai, C. 4236 Bressa, C. 4836 Livia Turco, C. 5274 Cazzola, C. 5356 Vassallo e C. 5370 Favia.
(Seguito dell'esame e rinvio).
Pietro LAFFRANCO (PdL) rileva che il tema oggetto delle proposte di legge in Pag. 35esame è tipicamente tra quelli sui quali si riscontrano le maggiori divisioni politiche. A suo avviso, tuttavia, le divergenze di posizione emerse nel dibattito fin qui svolto nella Commissione dipendono dalle dinamiche politiche della legislatura più che dal merito delle questioni e sono, in altre parole, l'effetto di distorsioni strumentali del tema più che di concezioni culturali o ideologiche differenti.
Ricorda che la Costituzione italiana non definisce il concetto di cittadinanza, in quanto lo assume per evidente e si limita a darlo per presupposto. Nel momento in cui le contingenze storiche e la stessa appartenenza dell'Italia all'Unione europea – la quale ha introdotto una cittadinanza europea che si aggiunge a quelle nazionali – hanno modificato la nozione di cittadinanza, ogni intervento in materia di cittadinanza dovrebbe, a suo avviso, configurarsi innanzitutto come intervento di revisione costituzionale.
A parte questo, si dichiara personalmente contrario ad una idea della cittadinanza come strumento di integrazione dello straniero e come diritto. Ritiene infatti che la cittadinanza debba giungere al termine del percorso di integrazione dello straniero e che, per sua natura, essa sia costituita più da doveri che da diritti.
Sottolinea che, quanto ai diritti, la cittadinanza non conferisce diritti sociali o civili che lo straniero non abbia già in quanto tale; essa comporta, in più, soltanto i diritti politici. Per questo ritiene che le forze politiche che propugnano una più agevole estensione della cittadinanza agli stranieri siano mosse da un calcolo di interesse politico, in quanto ritengono – peraltro forse a torto – che i nuovi cittadini rappresenterebbero un elettorato a loro favorevole. Soltanto questo calcolo può, a suo parere, motivare la proposta di attribuire la cittadinanza ai minori stranieri, ossia a persone che non sono ancora mature per manifestare il proprio consenso. Sottolinea che attribuire la cittadinanza a una persona senza verificarne la volontà equivale a commettere un sopruso, una vera e propria violenza, tanto più considerato che la maggioranza degli stranieri, se anche resta a lungo in Italia, non progetta il proprio futuro in questo Paese, ma in quello di origine.
Ritiene quindi che, senza la verifica della effettiva volontà della persona di essere cittadino italiano e senza l'avvenuta integrazione, attribuire la cittadinanza agli stranieri possa avere l'unico scopo di cercare di creare un nuovo elettore a proprio favore.
In conclusione, valuta favorevolmente modifiche puntuali alla legge vigente volte ad evitare le lungaggini burocratiche che allungano i tempi previsti per l'acquisizione della cittadinanza, ma ritiene che non sussistano le condizioni politiche per una riforma complessiva della legge attuale.
Andrea SARUBBI (PD) rileva di avere attentamente approfondito le proposte di legge in esame, rispetto alle quali ritiene non vi sia molto da aggiungere, essendo a questo punto necessario solo un atteggiamento di disponibilità al dialogo politico che, allo stato, appare tuttavia improbabile.
Ricorda come sia stato chiesto di non utilizzare il tema in discussione per fare propaganda elettorale ma non può non rilevare come tale approccio sembra caratterizzare più i gruppi del Popolo delle libertà e della Lega nord Padania, che hanno fatto riferimento a casi limite o a temi poco inerenti alle proposte di legge in titolo, come il riferimento all'acquisto del diritto di voto, considerato che le misure proposte dalle proposte di legge in titolo riguarderebbero essenzialmente bambini di uno o due anni di età.
Rileva come la sua storia personale sia nota a molti: egli non proviene dall'esperienza politica e, una volta entrato in Parlamento, pensava che questo potesse essere un luogo di incontro e di scambio di opinioni anziché una sede in cui contrapporre schemi divergenti.
Ha quindi presentato, sentita la Comunità di Sant'Egidio, una proposta di legge in materia di acquisto della cittadinanza che potesse raccogliere anche punti di vista diversi Pag. 36dal suo, elaborando un testo che è stato poi sottoscritto da venti deputati del Popolo delle libertà, da venti deputati del Partito democratico, da cinque deputati dell'Unione di centro e da cinque deputati dell'Italia dei Valori. Ricorda che la presentazione di tale proposta di legge fece notizia in quanto bipartisan.
Con riguardo alle proposte di legge in esame, rileva come le proposte di legge C. 5274 Cazzola e C. 2904 Sbai appaiano vicine alle altre e sottolinea come la soluzione non debba quindi essere trovata altrove se non nei testi presentati. Va solo «tirato fuori» il testo in modo da trovare un accordo possibile, individuando canali diversi per situazioni differenti.
Se l'atteggiamento politico sarà dunque costruttivo sarà possibile giungere ad un risultato ma teme che tale atteggiamento mancherà, anche per timori in vista delle elezioni.
Chiede quindi ai deputati del Popolo delle libertà di non rassegnarsi ad una proposta fatta da altri. Egli stesso incontra periodicamente ragazzi di seconda generazione e associazioni operanti nel settore che ormai sanno che la legge potrà approvarsi con più probabilità nella prossima legislatura, con una maggioranza differente: ritiene tuttavia che su temi come questi non sia corretto procedere a «colpi di maggioranza».
Il suo gruppo è dunque disponibile ad approvare oggi una legge che non sia in tutti gli aspetti quella che vorrebbe, se ciò servisse a trovare un accordo politico. Non riuscire ad approvare questa modifica normativa è, infatti, a suo avviso una sconfitta per l'intero paese e bisogna quindi continuare a lavorarci con spirito costruttivo.
Ricorda che il 22 dicembre 2009 in Assemblea intervennero 37 deputati sul testo relativo all'acquisito della cittadinanza elaborato dalla I Commissione (C. 103 e abb.), di cui 28 si espressero favorevolmente alla attribuzione della cittadinanza ai minori a determinate condizioni; da allora, tuttavia, non ci si è più mossi.
Il Governo ha sempre detto che si tratta di una materia di cui si deve occupare il Parlamento; da parte sua, avrebbe preferito un apporto più attivo da parte dell'Esecutivo, ma resta il fatto che la materia è nella «piena disponibilità» del Parlamento. Ribadisce quindi il proprio invito ai gruppi, con umiltà e con spirito di servizio, a fare il possibile per giungere all'approvazione di un testo sulla materia.
Il sottosegretario Saverio RUPERTO, ad integrazione di quanto già detto nella precedente seduta, informa la Commissione che il quadro informativo richiesto dal deputato Bragantini in relazione agli stranieri che lasciano l'Italia per trasferirsi altrove può essere integrato – anche se solo per la regione Lombardia, nella quale comunque la presenza di stranieri è molto significativa – anche ricorrendo ai sondaggi svolti dalla Fondazione ISMU (Iniziative e studi sulla multietnicità), che è un ente scientifico autonomo e indipendente che promuove studi, ricerche e iniziative sulla società multietnica e multiculturale, con particolare riguardo al fenomeno delle migrazioni internazionali. Aggiunge che i dati raccolti dalla Fondazione sono pubblicati sul sito di quest'ultima e che, in ogni caso, ove necessario, il Governo è pronto a fornirli alla Commissione.
Matteo BRAGANTINI (LNP) ringrazia il sottosegretario per il contributo che fornisce ai lavori della Commissione ed esprime l'avviso che sarebbe preferibile che i dati in questione fossero comunicati dal Governo nel corso di una seduta, più che consultati autonomamente dai singoli deputati.
Mario TASSONE (UdCpTP), intervenendo sull'ordine dei lavori, chiede al presidente in che modo intenda organizzare i lavori della Commissione, considerato che le posizioni emerse appaiono fortemente divaricate.
Donato BRUNO, presidente, ritiene che, essendosi concluso con la seduta odierna l'esame preliminare del provvedimento, la cosa migliore sia che le relatrici definiscano una proposta di testo base, eventualmente Pag. 37individuando quest'ultimo tra le proposte di legge in titolo, in modo che, una volta adottato il testo base, la Commissione possa procedere alla fase emendativa.
Sesa AMICI (PD), relatore, concorda con il percorso ipotizzato dal presidente.
Donato BRUNO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.
La seduta termina alle 14.05.
UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI
Martedì 31 luglio 2012.
L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 13.20 alle 13.35.
COMITATO PERMANENTE PER I PARERI
Martedì 31 luglio 2012. — Presidenza del presidente Isabella BERTOLINI.
La seduta comincia alle 15.30.
Modifiche alla disciplina del condominio negli edifici.
Nuovo testo C. 4041, approvata dal Senato ed abb.
(Parere alla II Commissione).
(Rinvio del seguito dell'esame).
Il Comitato prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 25 luglio 2012.
Maria Elena STASI (PT), relatore, chiede il rinvio del seguito dell'esame alla seduta di domani, per poter completare alcuni approfondimenti sul testo.
Isabella BERTOLINI, presidente, rilevato che non vi sono richieste di intervento, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.
Promozione a titolo onorifico ai militari profughi a seguito dell'applicazione del trattato di Parigi del 10 febbraio 1947.
C. 4994 Villecco Calipari.
(Parere alla IV Commissione).
(Esame e conclusione – Parere favorevole).
Il Comitato inizia l'esame del provvedimento.
Maria Elena STASI (PT), relatore, dopo aver brevemente illustrato il provvedimento in esame, formula una proposta di parere favorevole (vedi allegato).
Nessuno chiedendo di intervenire, il Comitato approva la proposta di parere del relatore.
La seduta termina alle 15.40.
AVVERTENZA
Il seguente punto all'ordine del giorno non è stato trattato:
SEDE CONSULTIVA
Ratifica ed esecuzione della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie, fatta a Strasburgo il 5 novembre 1992.
Nuovo testo C. 5118 Governo ed abb.