CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 22 luglio 2009
207.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
COMUNICATO
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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Mercoledì 22 luglio 2009. - Presidenza del presidente Angelo ALESSANDRI. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Roberto Menia.

La seduta comincia alle 9.50.

Sull'ordine dei lavori.

Angelo ALESSANDRI, presidente, propone di procedere ad un'inversione dell'ordine del giorno, nel senso di svolgere prima la seduta di interrogazioni a risposta immediata e, successivamente, passare alla seduta in sede consultiva.

La Commissione concorda.

Avverte pertanto che si procederà allo svolgimento degli atti di sindacato ispettivo all'ordine del giorno, che, come concordato nell'ambito dell'Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, le interrogazioni a risposta immediata hanno ad oggetto questioni relative alla protezione dell'ambiente e alla tutela del territorio e del mare.
Ricorda, altresì, che, ai sensi dell'articolo 135-ter, comma 5, del Regolamento, la pubblicità delle sedute per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata è assicurata anche tramite la trasmissione attraverso l'impianto televisivo a circuito chiuso. Ne dispone, pertanto, l'attivazione.

5-01660 Mariani: sulle cause dell'oneroso aumento della tassa di smaltimento rifiuti nella città di Trieste.

Il sottosegretario Roberto MENIA risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 1).

Alessandro MARAN (PD), cofirmatario dell'interrogazione in titolo, si dichiara soddisfatto della risposta fornita dal rappresentante del Governo.

5-01661 Piffari: ripristino idrogeologico nei territori alpini colpiti da gravi fenomeni atmosferici.

Il sottosegretario Roberto MENIA risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2).

Sergio Michele PIFFARI (IdV), nel prendere atto che il Governo è consapevole dell'importanza dei fenomeni riportati nell'interrogazione in titolo ed auspicando che nel più breve tempo possibile siano definiti accordi quadro tra la regione Lombardia, i comuni ed il Ministero per la messa in sicurezza del territorio e la prevenzione dal rischio idrogeologico, preannuncia ulteriore iniziative dirette a monitorare l'azione del Governo. In relazione alle considerazioni svolte, si dichiara, quindi, soddisfatto della risposta fornita dal rappresentante del governo.

5-01662 Stradella: lavori urgenti di regimazione del Rio Loreto ad Alessandria e ristoro dei danni conseguenti il suo recente straripamento.

Il sottosegretario Roberto MENIA risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 3).

Franco STRADELLA (PdL) ringrazia il sottosegretario delle informazioni fornite, peraltro già note, rilevando che l'esondazione del Rio Loreto pone un problema

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particolarmente serio per la sicurezza delle popolazioni ivi residenti. Si dichiara, quindi, parzialmente soddisfatto, ritenendo che occorra al più presto un'assunzione di responsabilità da parte dell'Autorità di bacino in merito alla vicenda in esame.

5-01663 Guido Dussin: procedimento autorizzativo per la realizzazione di una centrale nel comune di Villa di Serio.

Il sottosegretario Roberto MENIA risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 4).

Angelo ALESSANDRI; presidente, cofirmatario dell'interrogazione in titolo, si dichiara parzialmente soddisfatto della risposta fornita dal rappresentante del Governo, anche perché da essa sembra trasparire la volontà di farsi carico delle questioni prospettate dagli interroganti.
Dichiara, altresì, conclusa la seduta dedicata allo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 10.15.

SEDE CONSULTIVA

Mercoledì 22 luglio 2009. - Presidenza del presidente Angelo ALESSANDRI. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Roberto Menia.

La seduta comincia alle 10.15.

Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2010-2013.
Doc. LVII, n. 2.

(Parere alla V Commissione).
(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame, rinviato il 21 luglio 2009.

Raffaella MARIANI (PD) intende preliminarmente chiedere chiarimenti sul motivo per cui non è stato trasmesso alle Commissioni parlamentari competenti, ai fini dell'espressione del parere prescritto dall'articolo 6-quinquies del decreto-legge n. 112 del 2008, lo schema di delibera CIPE del 26 giugno 2009 che ha provveduto alla ripartizione delle risorse relative al Fondo per il potenziamento delle rete infrastrutturale. Rileva, inoltre, che sovente trascorre un lasso di tempo prolungato tra l'approvazione delle delibere da parte del CIPE e la loro pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e che anche questo impedisce al Parlamento una conoscenza, se non preventiva, almeno tempestiva delle decisioni assunte. In merito a quanto contenuto nel Documento di programmazione economico-finanziaria, sottolinea l'insufficienza delle risorse rispetto al fabbisogno generale, rilevando che, se si ha riguardo ai dati forniti nell'Allegato sulle Infrastrutture, nella parte relativa alle stime di tiraggio di cassa, nel 2009 risultano spendibili solo 83 milioni, destinati interamente al Mo.SE e alla statale SS 106 Ionica. Rileva, inoltre, con preoccupazione che l'Allegato infrastrutture opera una pericolosa traslazione in avanti sia del reperimento delle risorse che dei tempi di completamento delle opere elencate.
Esprime, inoltre, perplessità sul fatto che il Ministro delle infrastrutture paventi un'incertezza sul quadro normativo di riferimento per i concessionari delle autostrade ai fini della realizzazione dei loro investimenti, ritenendo che, proprio per evitare tale incertezza, sarebbe stato opportuno introdurre prioritariamente regole chiare nel settore. Rileva, infine, che non risulta ancora chiaramente il quadro delle priorità di intervento del Governo in materia di infrastrutture e che probabilmente occorrerà definire l'insieme delle intese-quadro con le regioni per avere un quadro complessivo della situazione. Quanto alle opere previste in favore dell'Abruzzo, critica il fatto che nel DPEF sono soltanto elencate le opere e i relativi fabbisogni finanziari senza alcuna indicazione delle effettive disponibilità di cassa.

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Infine, per quanto riguarda le politiche ambientali, ritiene del tutto non credibili le cifre indicate documento del Governo nel quale si parla 14 miliardi di euro di stanziamenti per la difesa del suolo nel prossimo triennio, di cui soltanto 2 miliardi da parte del Ministero dell'Ambiente e i restanti 12 miliardi da parte di soggetti privati assolutamente non individuati o indicati.

Ermete REALACCI (PD) esprime anzitutto piena condivisione per le puntuali osservazioni critiche svolte dal deputato Mariani. Sottolinea, inoltre, che la vicenda relativa all'inserimento nell'articolo 4 del decreto-legge anticrisi di una norma che esautora completamente il Ministero dell'Ambiente in materia di autorizzazioni per la realizzazione di infrastrutture e di impianti per la produzione e la distribuzione di energia, è l'ultimo esempio eclatante del progressivo indebolimento politico del Ministro dell'Ambiente e delle politiche ambientali.
Si tratta di un fatto politico grave che, a suo giudizio, è «figlio» di un'impostazione profondamente errata delle politiche ambientali da parte del Ministro dell'Ambiente, oltre che della sistematica violazione da parte del Governo delle regole poste a garanzia del fatto che, in ambito parlamentare, la discussione e l'elaborazione dei testi normativi avvenga, con tempi adeguati, nella sede competente, sede che nel caso in questione sarebbe dovuta essere l'VIII Commissione.
Aggiunge, inoltre, che al di là del fatto, in sé grave, della irrisorietà degli stanziamenti previsti nel DPEF, tale documento rende evidente l'abbandono da parte del Ministero dell'Ambiente di ogni sforzo e impegno per incidere sulle politiche complessive del Governo e per qualificarle dal punto di vista ambientale. A testimonianza di ciò, denuncia il fatto che fra gli allegati al DPEF manca quello previsto dall'articolo 26 del decreto-legge n. 159 del 2007, da predisporre a cura del Ministro dell'Ambiente, sugli indirizzi e sullo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, in coerenza con gli obblighi derivanti dall'attuazione del Protocollo di Kyoto.
Detto questo, rileva sul piano generale che i dati del DPEF, se da un lato confermano la gravità della crisi economica in atto, dall'altro testimoniano la vitalità del sistema produttivo del Paese che ha mantenuto sostanzialmente intatte, quando non comparativamente aumentate, le posizioni in termini di export e di presenza sui mercati internazionali. Al riguardo, osserva che tale risultato è dovuto alla qualità delle produzioni italiane, qualità che oggi più che mai è strettamente connessa alle politiche ambientali, intese come politiche per l'innovazione tecnologica, il risparmio e la riqualificazione energetica dei prodotti. «Presidiare questa frontiera», che richiede una visione complessiva, sarebbe dovuto essere, a suo avviso, il compito e l'ambizione del Ministero dell'Ambiente, che, invece, si è progressivamente arroccato nelle proprie competenze settoriali fino a indebolire insieme alle politiche ambientali il proprio stesso ruolo e peso politico.
In conclusione, nell'auspicare lo stralcio della citata norma del decreto-legge «anticrisi»; chiede al Governo di presentare al Parlamento il documento previsto dal citato decreto-legge n. 159 del 2007; stigmatizza la mancata accettazione da parte del Governo e della maggioranza della proposta del partito democratico volta a stabilizzare ed estendere gli incentivi fiscali per la riqualificazione energetica e la messa in sicurezza degli edifici; invita la Commissione a vigilare sull'iter parlamentare del provvedimento anticrisi per scongiurare l'inserimento di norme penalizzanti per le politiche ambientali e contrarie al rafforzamento della cosiddetta «green economy». Su quest'ultimo punto, denuncia il rischio dell'inserimento nel decreto-legge anticrisi di un emendamento che differisce l'entrata in vigore della norma che limita l'uso dei sacchetti di plastica, non solo per gli effetti negativi sul piano dell'inquinamento, ma anche perché finirebbe per soffocare un settore produttivo di eccellenza del nostro sistema economico,

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vale a dire quello della produzione di materiali plastici biodegradabili. Allo stesso modo, il paventato rinvio dell'entrata in vigore del divieto di commercializzazione delle lampade a incandescenza e degli elettrodomestici energivori, oltre che penalizzante per l'ambiente metterebbe in grave crisi una filiera produttiva di eccellenza dell'industria italiana.

Margherita Angela MASTROMAURO (PD) svolge alcune considerazioni generali, riservandosi di esaminare con maggiore approfondimento i dati forniti nel Documento in esame. Rileva, quindi, che il quadro generale mostra un peggioramento delle previsioni di crescita del PIL ed una riduzione delle entrate fiscali; a fronte di tale situazione, il Governo ha varato una manovra per fronteggiare la crisi che appare inadeguata in merito alle misure introdotte e che risulta finalizzata ad apportare ulteriori tagli e ulteriori spostamenti di risorse rispetto alle poste di bilancio originariamente previste. Al riguardo, sottolinea negativamente come occorrerà aspettare la prossima finanziaria per sapere se i fondi FAS, che sono stati distratti dalla loro destinazione originaria, potranno essere ricostituiti per permettere al Mezzogiorno di colmare il divario infrastrutturale che ancora lo divide dal resto dell'Italia. In merito alla definitiva approvazione del Piano nazionale per l'edilizia abitativa, ricorda che i finanziamenti stanziati non sono altro che quelli originariamente previsti dal precedente Governo, bloccati dall'attuale Governo e finalmente resi disponibili per la realizzazione di un piano di edilizia abitativa. Per quanto riguarda, più in generale, le tematiche ambientali, ritiene che il Governo non mostri al riguardo un atteggiamento coerente perché se, da un lato, predispone appositi finanziamenti per l'implementazione degli obblighi di Kyoto, dall'altro, riduce il Comitato per l'attuazione di tale protocollo ad organo dipendente dal ministero, senza autonomia e con personale non retribuito. Rileva, infine, che dalle tabelle riportate nel Documento di programmazione si evince uno squilibrio nella ripartizione tra le regioni dei fondi destinati agli investimenti infrastrutturali, se è vero che la Puglia, la cui popolazione residente risulta praticamente equivalente a quella di altre regioni come la Sicilia, è destinataria di investimenti nettamente inferiori.

Sergio Michele PIFFARI (IdV) segnala con soddisfazione che oggi si inaugura la Bre.Be.Mi., a testimonianza che in Italia le infrastrutture si possono fare bene, sottolineando positivamente che circa metà delle opere comprese nel progetto complessivo di tale infrastruttura sono opere complementari che andranno a rafforzare la dotazione infrastrutturale dei comuni che insistono nell'area interessata e, in ultima analisi, a migliorare la qualità della vita quotidiana dei cittadini e delle imprese di quei territori.
Quanto al DPEF, e in particolare all'Allegato infrastrutture, rileva anzitutto l'insufficienza delle risorse effettivamente messe a disposizione e, soprattutto, il fatto negativo che tale documento sembra caratterizzato piuttosto da una politica degli annunci e degli avvii dei cantieri che da una reale capacità di tenere fede agli impegni assunti in termini di risorse effettivamente disponibili e di tempi certi per il completamento delle opere elencate. Al riguardo, denuncia la gravità del dato rappresentato dallo spostamento al di là del 2011 dell'orizzonte politico per il reperimento di oltre metà del fabbisogno complessivo per la realizzazione delle opere comprese nel programma delle infrastrutture strategiche. Quanto al Piano casa stigmatizza il fatto che dopo un anno e mezzo di totale immobilismo e di blocco dei fondi stanziati dall'allora Ministro Di Pietro, oggi il Governo annuncia il varo di un provvedimento che si limita a rendere disponibili - e solo in parte - quegli stessi fondi, senza risorse aggiuntive e senza dare risposte concrete all'emergenza abitativa che nelle grandi città si è andata progressivamente acuendo a causa della crisi economica.
Quanto al tema precedentemente sollevato del rispetto degli impegni, anche in

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termini di investimenti, da parte dei concessionari autostradali, ritiene che la questione di fondo sia quella dei controlli e delle verifiche che, tuttavia, il Governo in carica ha scelto di non fare, rimettendosi in modo poco lungimirante alla volontà dei concessionari stessi.
Infine, con specifico riferimento alla realizzazione dell'Alta Velocità, osserva che mentre il DPEF ne annuncia il prolungamento fino a Trieste, in realtà non ci sono le risorse neanche per completare la tratta fino a Brescia, mentre è grave che il Governo in questo anno abbia rinunciato ad una revisione dei vecchi contratti che avrebbe portato ad una riduzione dei costi di circa il 30 per cento.

Chiara BRAGA (PD) rileva come dal Documento di programmazione non si evinca così nettamente la centralità degli investimenti in infrastrutture, se solo si presta attenzione al fatto che non vi è, sovente, corrispondenza tra gli impegni assunti e le risorse finanziarie disponibili. Sottolinea, inoltre, una certa approssimazione nell'individuare la provenienza delle risorse dei soggetti privati, che restano, nella realtà, di gran lunga inferiori rispetto agli investimenti provenienti da risorse pubbliche. Per quanto riguarda il piano di edilizia pubblica, approvato nei giorni scorsi, ritiene estremamente improbabile che si possa realizzare quanto previsto, e cioè la realizzazione in cinque anni di 100 mila alloggi pubblici; se, infatti, si ha riguardo alle risorse disponibili ed al costo per la realizzazione degli stessi, si può ritenere che con 350 milioni di euro a disposizione si potranno semmai costruire non più di 5 o 6 mila alloggi. Ricorda, inoltre, che una parte dei fondi complessivi originariamente previsti, pari a 550 milioni, deve essere ancora reperita. Sottolinea, inoltre, che non risulta chiaramente come il Governo intende impegnare lo stanziamento di 480 milioni di euro destinato all'edilizia scolastica, non essendo state individuate le priorità ed una strategia complessiva in merito. Rileva, inoltre, che mentre il Governo sembra prestare valore strategico alla realizzazione del piano energetico, che prevede un potenziamento di modalità di trasporto non inquinanti, dall'elenco delle infrastrutture programmate emerge che l'attenzione continua a essere concentrata quasi totalmente su progetti di sviluppo del trasporto su strada. In merito all'Expo 2015, ritiene che sembra mancare ancora un'indicazione precisa delle risorse spendibili e delle modalità di reperimento delle risorse private. In merito alle politiche ambientali, riscontra una disparità tra la declamata volontà del Governo di realizzare un'economia sostenibile ed i finanziamenti allo scopo destinati. In merito, infine, al programma di bonifica dei siti inquinati, sollecita il Governo a dar corso agli accordi già finanziati e a tener sempre presente le esigenze degli enti rappresentativi delle popolazioni residenti nei luoghi interessati.

Il sottosegretario Roberto MENIA ritiene di dover svolgere una replica breve e, per certi aspetti, problematica, limitandola ai temi e alle questioni di più stretto interesse della VIII Commissione.
Osserva, infatti, che sul complesso delle misure e degli indirizzi delineati dal DPEF - che pure, a suo avviso, delinea con correttezza e con realismo l'azione del Governo in un momento delicato come quello che il Paese sta attraversando - il dibattito che si svolgerà in Assemblea sarà certo la sede più idonea ad un confronto a tutto campo fra il Governo e le forze parlamentari. Nel raccogliere le sollecitazioni emerse dagli interventi dei deputati, ritiene che la questione di fondo stia nella crescita e nell'affermazione di una visione delle politiche ambientali non in contrasto, ma anzi a sostegno, delle esigenze dello sviluppo economico e del rafforzamento delle imprese. Entro questa cornice di fondo, ritiene che sia senz'altro opportuno ricercare le occasioni e gli strumenti per rafforzare le politiche ambientali e per scongiurare il rischio di una sottrazione di spazio e di ruolo all'azione del Ministero dell'Ambiente. Nel prendere atto, inoltre, della richiesta relativa alla mancanza nel DPEF del documento sugli indirizzi e sullo

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stato di attuazione degli impegni derivanti dal Protocollo di Kyoto, rileva che il Ministero ha svolto con coerenza il proprio ruolo, anche in ambito internazionale, con la organizzazione del G8 Ambiente a Siracusa, che ha portato alla firma di uno specifico documento diretto a rafforzare l'impegno per il raggiungimento degli obiettivi del Protocollo di Kyoto. Al riguardo, ritiene, inoltre, che sia senz'altro opportuno, anche in vista della Conferenza internazionale di Copenhagen, che il Ministro informi la Commissione dei risultati raggiunti e delle politiche approntate in materia. Quanto al tema specifico delle bonifiche dei siti inquinati e del loro riutilizzo, ritiene ormai non più eludibile una riflessione approfondita che conduca al superamento di un complessivo quadro ordinamentale basato sulla stipula di intese e accordi di programma che poi si rivelano puntualmente inattuabili. Infine, sulle politiche per la difesa del suolo, riconosce l'esistenza di un grave squilibrio fra interventi per la prevenzione del rischio idrogeologico e interventi di protezione civile per la gestione delle continue emergenze, così come fra le risorse in astratto necessarie alla messa in sicurezza del territorio e quelle in concreto disponibili. Conclude, esprimendo la propria convinzione che, sulla base di una visione dell'ambiente come fattore non di freno ma di sviluppo dell'economia, sia senz'altro possibile e opportuno rafforzare su tutte le problematiche evidenziate una riflessione e un percorso comune di lavoro fra la Commissione e il Ministero dell'Ambiente.

Ratifica ed esecuzione della Convenzione sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo, con Allegato, adottata a Parigi il 2 novembre 2001, e norme di adeguamento dell'ordinamento interno.
C. 2411 Governo.

(Parere alle Commissioni riunite III e VII).
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame.

Angelo ALESSANDRI, presidente, sostituendosi al relatore impossibilitato ad intervenire alla seduta, fa presente che la Commissione è chiamata ad esaminare, ai fini del prescritto parere, il disegno di legge di ratifica della Convenzione sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo, adottata a Parigi dalla Conferenza generale dell'UNESCO il 2 novembre 2001 ed entrata in vigore in ambito internazionale il 2 gennaio 2009, dopo la ratifica - come prescritto - di almeno venti Paesi. Ricorda che, come opportunamente segnalato dal Governo nella relazione che accompagna il disegno di legge di ratifica, «l'Italia ha attivamente contribuito al lungo e complesso negoziato, che mirava a mettere a punto uno strumento internazionale in grado di garantire la tutela dei beni culturali sommersi» situati al di fuori della cosiddetta «zona archeologica marina» degli Stati costieri, limitata alle 24 miglia misurate a partire dalla costa.
Rileva, quindi, che, sotto questo profilo, la Convenzione colma una lacuna evidente nell'ordinamento internazionale, che prima di essa disciplinava soltanto i ritrovamenti archeologici avvenuti entro la citata zona archeologica marina (entro le 24 miglia) e quelli avvenuti nell'area delle acque internazionali (oltre le 200 miglia), ma non sottoponeva ad una specifica normativa l'area intermedia fra le 24 e le 200 miglia dalla costa, vale a dire l'area che ricomprende la cosiddetta «zona economica esclusiva» all'interno della quale lo Stato costiero ha il diritto esclusivo di sfruttare le risorse naturali e di svolgere attività di protezione e conservazione dell'ambiente marino.
Segnala, peraltro, che il contenuto della Convenzione - i cui obiettivi e principi, ad esempio quello relativo alla protezione del patrimonio culturale subacqueo dal rischio dello sfruttamento commerciale o speculativo, ovvero quello della preferenza per la sua protezione in situ, sono coerenti con quelli del nostro ordinamento - è in parte già recepito dalla legislazione italiana, che ad essa si è adeguata spontaneamente ancor prima della sua entrata. Ricorda, al riguardo, che, ad esempio,

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l'articolo 94 del Codice ei beni culturali - decreto legislativo n. 42 del 2004 -, nell'istituire la citata zona archeologica marina, prevede che gli oggetti archeologici e storici in essa rinvenuti «sono tutelati ai sensi delle «regole relative agli interventi sul patrimonio culturale subacqueo» allegate alla Convenzione UNESCO» in questione. Allo stesso modo, inoltre, l'articolo 2 della legge n. 61 del 2004 ha stabilito che l'Italia protegge ai sensi di tale Convenzione il patrimonio archeologico e storico situato nella zona di protezione ecologica italiana - zona molto più estesa della zona archeologica marina nella quale lo Stato costiero esercita poteri finalizzati prevalentemente alla protezione dell'ambiente marino e alla lotta all'inquinamento - istituita dalla stessa legge n. 61 del 2004.
Sottolinea, infine, fra i punti qualificanti della Convenzione, quello fissato dall'articolo 6 che incoraggia gli Stati parte a stipulare accordi bilaterali, regionali e multilaterali a sviluppare gli accordi esistenti, sotto forma di accordi integrativi della Convenzione stessa. Si tratta di un punto di evidente importanza che rafforza l'azione politica di un Paese come l'Italia, posta al centro di un'area straordinaria dal punto di vista del patrimonio archeologico e storico come il Mediterraneo e da sempre impegnata a sviluppare la cooperazione in ambito europeo ed euromediterraneo nella tutela di quel patrimonio. Al riguardo, segnala che nella relazione governativa si richiama l'iniziativa avviata dal nostro Paese nel 2003 per la stipula di una specifica convenzione relativa al patrimonio culturale subacqueo nel Mediterraneo.
In conclusione, esprime un orientamento convintamente favorevole al disegno di legge in esame e ritiene che da parte di tutti i gruppi ci siano le condizioni per esprimere un parere favorevole sul disegno di legge in esame che rappresenta un passo concreto per una migliore tutela e valorizzazione dell'immenso patrimonio archeologico e storico custodito nei nostri mari. Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia, quindi, il seguito dell'esame ad altra seduta.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Montenegro, dall'altra, con Allegati, Protocolli e Atto finale con dichiarazioni allegate, fatto a Lussemburgo il 15 ottobre 2007.
C. 2539 Governo.

(Parere alla III Commissione).
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame.

Sergio PIZZOLANTE (PdL), relatore, ricorda che la Commissione è chiamata ad esaminare, ai fini del prescritto parere, il disegno di legge di ratifica dell'Accordo di stabilizzazione e associazione tra l'Unione europea e il Montenegro, che si compone di tre articoli. Fa presente, al riguardo, che i primi due articoli recano, rispettivamente, l'autorizzazione alla ratifica e l'ordine di esecuzione dell'Accordo di stabilizzazione e associazione CE-Montenegro mentre l'articolo 3 dispone l'entrata in vigore della legge di autorizzazione alla ratifica per il giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale. Rammenta che l'Accordo in esame è finalizzato ad integrare il Montenegro nel contesto politico ed economico europeo, anche nella prospettiva di una futura candidatura all'ingresso nell'Unione europea, presentata ufficialmente dal Montenegro il 15 dicembre 2008. L'Accordo è parte del processo di stabilizzazione e di associazione che contribuisce alla definizione della strategia comune dell'Unione nei confronti di cinque paesi dell'Europa sud-orientale - Bosnia-Erzegovina, Croazia, Repubblica federale di Jugoslavia - ridottasi nel frattempo alla Serbia dopo l'indipendenza del Montenegro e del Kosovo - ex Repubblica jugoslava di Macedonia e Albania -. L'Accordo in esame comprende un Preambolo, 139 articoli raggruppati in dieci titoli, l'Atto finale, 7 Allegati, 8 Protocolli e Dichiarazioni. Gli obiettivi dell'Accordo con il Montenegro, delineati nell'articolo 1 dell'Accordo stesso, sono quelli di favorire il dialogo per consentire lo sviluppo delle relazioni politiche tra le

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Parti, nonché la stabilizzazione del Montenegro e il consolidamento della democrazia e dello Stato di diritto, di sostenere il Montenegro nello sviluppo della cooperazione economica e internazionale, di instaurare progressivamente una zona di libero scambio tra la Comunità europea e il Montenegro nonché di promuovere la cooperazione regionale. È, inoltre, previsto che il dialogo politico si possa svolgere a livello parlamentare, attraverso un apposito Comitato parlamentare di stabilizzazione e di associazione, quale previsto dall'articolo 125 dell'ASA.
Per quanto di specifico interesse della Commissione, ricorda quanto contenuto nell'Accordo in merito al diritto delle società consociate e alle filiali comunitarie di utilizzare e locare proprietà immobiliari in territorio montenegrino; le consociate di società comunitarie hanno, altresì, il diritto di acquistare proprietà immobiliari e di godere dei diritti derivanti da tali proprietà. Le norme sullo stabilimento non si applicano ai servizi di trasporto aereo, fluviale e di cabotaggio marittimo, con salvaguardia, tuttavia, dell'Accordo sullo spazio aereo comune europeo. Ricorda, infatti, che il Protocollo n. 4 è dedicato ai trasporti terrestri e mira a garantire un livello di traffico stradale illimitato tra i territori del Montenegro e della CE, assieme alla progressiva armonizzazione della normativa montenegrina con quella comunitaria. Per quanto concerne i beni immobili, i cittadini comunitari che acquisteranno proprietà immobiliari in Montenegro riceveranno dall'entrata in vigore dell'Accordo lo stesso trattamento riservato ai cittadini montenegrini. Il medesimo Accordo contiene anche delle disposizioni specifiche relative alle imprese pubbliche o alle imprese cui sono stati riconosciuti diritti speciali o esclusivi, alla tutela e alla applicazione dei diritti di proprietà intellettuale, industriale e commerciale, all'aggiudicazione di appalti pubblici nonché alla standardizzazione, metrologia, certificazione e valutazione della conformità. La cooperazione riguarda, inoltre, l'ammodernamento dell'industria del Montenegro, lo sviluppo delle piccole e medie imprese, il settore agroalimentare e della pesca, la gestione delle risorse idriche e forestali, il turismo, il settore delle dogane e della fiscalità. Ricorda, inoltre, che, per assicurare il corretto funzionamento dell'Accordo è istituito un Consiglio di stabilizzazione e di associazione composto, da un lato, da membri del Consiglio dell'UE e della Commissione europea e, dall'altro, da membri del Governo del Montenegro. Fa presente, al riguardo, che nella relazione sui progressi compiuti dal paese nel quadro del processo di stabilizzazione ed associazione, pubblicata dalla Commissione il 5 novembre 2008, si sottolinea che il Montenegro ha compiuto notevoli progressi in termini di conformità con i criteri politici, miglioramento del quadro legislativo e rafforzamento della capacità istituzionale. Per quanto riguarda, infine, l'allineamento all'acquis comunitario e agli standard europei, la Commissione segnala che il Montenegro ha compiuto buoni progressi in particolare in materia di libero stabilimento dei servizi, tassazione e agricoltura mentre ancora scarsi risultano, invece, i miglioramenti nei settori dei trasporti, dell'energia, della società dell'informazione e, soprattutto, con riguardo allo sviluppo del sistema statistico.
Alla luce delle considerazioni svolte, propone che la Commissione esprima parere favorevole sul provvedimento in esame.

Angelo ALESSANDRI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

Ratifica ed esecuzione della Convenzione ONU contro la corruzione del 31 ottobre 2003 nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno.
C. 2551 Governo, approvato, in un testo unificato, dal Senato.

(Parere alle Commissioni riunite II e III).
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame.

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Tommaso FOTI (PdL), relatore, rileva, anzitutto, che il provvedimento in esame è stato approvato dal Senato, all'unanimità, nella seduta il 24 giugno scorso. Si tratta di un provvedimento importante che, come è opportunamente evidenziato nella relazione illustrativa del disegno di legge governativo, consente di colmare una lacuna del nostro ordinamento, dato che finora l'Italia non ha ancora provveduto a ratificare la Convenzione in questione - di cui pure è fra i paesi sottoscrittori -, adottata dall'Assemblea generale il 31 ottobre 2003 ed entrata in vigore a livello internazionale il 14 dicembre 2005.
Aggiunge, peraltro, che anche nella passata legislatura vi era stata da parte del Governo in carica la presentazione di un analogo disegno di legge approvato in prima lettura alla Camera, nella seduta del 19 febbraio 2008, ma decaduto per l'anticipato termine della stessa legislatura.
Nel rinviare, per quanto concerne l'analisi dettagliata del provvedimento in questione alla discussione svolta presso le Commissioni Giustizia e Affari esteri, che lo stanno esaminando congiuntamente, ritiene opportuno sottolineare il significato politico della Convenzione contro la corruzione, la quale rappresenta il primo Accordo mondiale di contrasto alla corruzione come fenomeno transnazionale.
Segnala, inoltre, che la Convenzione mira a rafforzare l'impegno degli Stati aderenti in ordine al coinvolgimento nella lotta alla corruzione sia del settore pubblico che di quello settore privato, con la creazione, ad esempio, di uno specifico organo «anticorruzione», e la previsione di codici di condotta e di politiche favorevoli al buon governo, allo stato di diritto, alla trasparenza e alla responsabilità. La Convenzione pone, inoltre, in capo agli Stati parte l'obbligo di conferire carattere penale - ove questo non sia già previsto negli ordinamenti interni - a una grande diversità di infrazioni correlate ad atti di corruzione; al riguardo, ricorda che essa non prende in considerazione solamente forme elementari e «tradizionali» di corruzione, ma anche atti commessi allo scopo di facilitare la corruzione stessa, quali l'ostacolo al buon funzionamento della giustizia, o la ricettazione o il riciclaggio di proventi della corruzione.
Per quanto concerne la cooperazione internazionale, infine, la Convenzione ne sottolinea l'essenzialità, prevedendo specifiche forme di cooperazione internazionale, quali l'assistenza giudiziaria nel campo della raccolta e della trasmissione di elementi di prova, dell'estradizione, del congelamento, sequestro e confisca dei proventi della corruzione. Rammenta che uno dei principi più innovativi e fondamentali della Convenzione, sotto questo aspetto, è quello della restituzione in ambito internazionale dei beni o somme illecitamente ottenuti attraverso la corruzione.
In conclusione, propone senz'altro che la Commissione esprima un parere favorevole sul disegno di legge in esame come segnale della volontà della nostra Commissione di contribuire ad una sollecita approvazione del provvedimento.

Angelo ALESSANDRI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia ad altra seduta il seguito dell'esame del provvedimento.

Proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali.
C. 2602 Cirielli ed emendamenti.

(Parere alle Commissioni riunite III e IV).
(Esame e conclusione - Parere favorevole e parere su emendamenti).

La Commissione inizia l'esame.

Tommaso FOTI (PdL), relatore, fa presente che la proposta di legge in esame, assegnata in sede legislativa alle Commissioni riunite Affari esteri e Difesa, e sulla quale la Commissione è chiamata ad esprimere il prescritto parere, reca talune disposizioni volte ad assicurare, per il periodo dal 1o luglio al 31 ottobre 2009, la prosecuzione delle iniziative in favore dei processi di pace e di stabilizzazione nei Paesi coinvolti da eventi bellici e la proroga

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della partecipazione del personale delle Forze armate e di polizia alle missioni internazionali in corso.
Segnala, al riguardo, che essa è di contenuto sostanzialmente analogo all'articolo 24, commi 1-72 e 76 del decreto legge n. 78 del 2009, cosiddetto decreto legge anti-crisi, attualmente all'esame dell'Assemblea, sul quale la Commissione ha già espresso il prescritto parere.
Rispetto al citato articolo una differenza significativa si ravvisa nel fatto che, mentre ai sensi dell'articolo 24, comma 76, del decreto legge anti-crisi la ripartizione tra le singole voci di spesa è demandata ad un atto di rango non legislativo - decreto del Ministro della difesa, adottato di concerto con il Ministro degli affari esteri e del Ministro dell'economia e delle finanze, da emanare entro dieci giorni dalla data di entrata in vigore del decreto-legge, e da comunicare alle competenti commissioni parlamentari -, viceversa, la proposta di legge in esame provvede direttamente a definire la ripartizione delle risorse necessarie agli interventi previsti dal provvedimento.
Nello specifico, il provvedimento, suddiviso in tre capi, è composto di otto articoli. Il capo I, composto dal solo articolo 1, reca interventi di cooperazione allo sviluppo e al sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione. In particolare, la citata norma, è dedicata essenzialmente alle iniziative di cooperazione in favore di Afghanistan, Iraq, Libano, Pakistan, Sudan e Somalia, limitatamente al periodo dal 1o luglio al 31 ottobre 2009. La medesima disposizione reca, altresì, talune disposizioni di carattere generale riguardanti le indennità di missione da corrispondere al personale inviato nelle citate missioni e la possibilità, per il Ministero degli affari esteri, di ricorrere ad acquisti e lavori in economia, anche in deroga alle disposizioni di contabilità generale dello Stato, nei casi di necessità ed urgenza e per le finalità e nei limiti temporali stabiliti dall'articolo in esame. Ricorda, quindi, che il capo II provvede alla proroga al 31 ottobre 2009 delle missioni internazionali delle forze armate e delle forze di polizia e le relative autorizzazioni di spesa, nonché, norme sul personale, in materia penale e contabile. Il capo III contiene le disposizioni finali, relative alla copertura finanziaria, alla convalida degli atti e all'entrata in vigore del provvedimento.
Ricorda, inoltre, che sono stati trasmessi 13 emendamenti e due articoli aggiuntivi riferiti al testo in esame. In particolare, l'emendamento Evangelisti 1.1 aumenta l'autorizzazione di spesa relativa alle iniziative di cooperazione in Afghanistan, Iraq, Libano, Pakistan, Sudan e Somalia, portandola da 28 milioni di euro a 50 milioni e prevedendo che la relativa copertura sia assicurata attraverso la riduzione della dotazione del Fondo per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio, istituito dall'articolo 13, comma 3-quater, del decreto-legge n. 112 del 2008 presso il Ministero dell'economia e delle finanze con una dotazione di 60 milioni di euro per l'anno 2009, 30 milioni di euro per l'anno 2010 e 30 milioni di euro per l'anno 2011 e destinato alla concessione di contributi statali per interventi di risanamento e di recupero dell'ambiente e lo sviluppo economico dei territori stessi. Proprio in ragione delle finalità a cui è chiamato il predetto Fondo, che interessano le competenze della Commissione Ambiente, ritiene di dover esprimere parere contrario su tale emendamento. Segnala, inoltre il contenuto dell'emendamento 1.2 dei relatori, secondo il quale il Ministero degli affari esteri può conferire incarichi temporanei di consulenza, nonché a personale estraneo alla pubblica amministrazione, anche in deroga alle disposizioni in materia di lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni, nonché dell'articolo aggiuntivo Ascierto 5.02, il quale riconosce la specificità del ruolo delle Forze armate, delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e dello stato giuridico del personale ad esse appartenente, rilevando che gli altri emendamenti presentati non rivestono profili che attengono alla competenza della Commissione.

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Formula, quindi, la proposta di parere (vedi allegato 5), auspicandone l'approvazione.

La Commissione approva, quindi, all'unanimità la proposta di parere formulata dal relatore.

La seduta termina alle 11.45.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

Mercoledì 22 luglio 2009.

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 12 alle 12.10.

INDAGINE CONOSCITIVA

Mercoledì 22 luglio 2009. - Presidenza del vicepresidente Roberto TORTOLI. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Roberto Menia.

La seduta comincia alle 11.45.

Indagine conoscitiva sulle politiche per la tutela del territorio, la difesa del suolo e il contrasto agli incendi boschivi.
Audizione del sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Roberto Menia.
(Seguito dello svolgimento e conclusione).

Roberto TORTOLI, presidente, propone che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche mediante impianti audiovisivi a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.

Interviene, per porre quesiti e formulare osservazioni, il deputato Raffaella MARIANI (PD).

Il sottosegretario Roberto MENIA risponde ai quesiti posti.

Roberto TORTOLI, presidente, ringrazia e dichiara conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 12.

N.B: Il resoconto stenografico dell'audizione è pubblicato in un fascicolo a parte.

AVVERTENZA

Il seguente punto all'ordine del giorno non è stato trattato:

COMITATO RISTRETTO

Sistema casa qualità. Disposizioni concernenti la valutazione e la certificazione della qualità dell'edilizia residenziale.
C. 1952 Guido Dussin.