ALLEGATO 1
Bilanci consuntivi 2004-2005-2006, bilancio preventivo 2007 e bilancio tecnico attuariale dell'Ente di previdenza e assistenza pluricategoriale (EPAP).
RELAZIONE
Premessa.
L'Ente nazionale di previdenza e assistenza pluricategoriale (Epap) è stato istituito a seguito del decreto legislativo n. 103 del 1996. L'Ente assicura gli iscritti agli ordini professionali delle categorie di dottore agronomo e dottore forestale, attuario, chimico e geologo, che esercitano attività autonoma di libera professione, in forma singola o associata, senza vincolo di subordinazione, anche sotto forma di collaborazione coordinata e continuativa, ancorché svolgano contemporaneamente attività di lavoro dipendente.
L'Epap eroga ai propri iscritti tutte le principali prestazioni previdenziali (pensioni di vecchiaia, di inabilità, di invalidità, di reversibilità e l'indennità di maternità). In aggiunta l'Ente nei limiti della disponibilità del bilancio può corrispondere agli iscritti alcune prestazioni assistenziali (assistenza integrativa sanitaria, sussidi, agevolazioni in caso di calamità naturali, piccoli prestiti).
Contributi, requisiti e sistema di calcolo delle pensioni.
L'Epap richiede ai propri iscritti un contributo soggettivo pari al 10 per cento del reddito professionale con facoltà opzionale di applicare un'aliquota superiore, in un intervallo previsto tra il 12 per cento-14 per cento-16 per cento-18 per cento o una percentuale pari all'aliquota massima tempo per tempo vigente nella gestione separata dei parasubordinati dell'Inps (23 per cento nel 2007), con opzione ripetibile annualmente. È comunque dovuto un contributo minimo che è pari a euro 518, per l'anno 2006. Per gli iscritti fino a 30 anni, qualora siano tenuti al solo versamento dei contributi minimi, l'Ente consente di ridurre il contributo soggettivo al 30 per cento per i primi 3 anni di iscrizione. Gli iscritti ultrasessantacinquenni possono versare il solo contributo integrativo. Coloro che al compimento dell'età pensionabile cessino l'attività professionale e non abbiano raggiunto i requisiti contributivi minimi hanno diritto alla restituzione dei contributi versati.
Gli iscritti sono tenuti, inoltre, a versare un contributo integrativo la cui percentuale di calcolo è pari al 2 per cento del volume di affari IVA. È comunque dovuto un contributo integrativo minimo pari a euro 73.
Infine, il contributo di maternità è pari a un ammontare fisso annuo, a carico di tutti gli iscritti, nella misura stabilita ogni anno dal Consiglio di amministrazione. Per l'anno 2006 esso ammonta a euro 44.
La pensione di vecchiaia spetta agli iscritti che abbiano compiuto 65 anni di età, in presenza di almeno 5 anni di contributi versati. L'importo della pensione è determinato sulla base del sistema di calcolo contributivo. Le pensioni sono rivalutate annualmente sulla base della variazione dell'indice dei prezzi ISTAT. Il pensionato che continui a versare dopo il raggiungimento della pensione ha diritto alla liquidazione di un supplemento di pensione, liquidato ogni 2 anni.
La gestione tipica entrate contributive-spesa prestazioni.
Nel 2006 l'Epap presenta un numero di iscritti pari a 17.101 di cui 3.161 femmine (tabella 1 e grafico 1). Negli anni tra il
Pag. 1432005 e il 2006, l'andamento del numero degli iscritti presenta un tasso di variazione pari al 3,8 per cento. Nell'ultimo anno di osservazione, l'età media degli iscritti è pari a 42,5 anni in media e a circa 38 per le femmine, leggermente inferiore al dato medio rilevato per il complesso dei lavoratori autonomi. La componente femminile costituisce il 18 per cento degli iscritti complessivi.
L'andamento del monte contributivo presenta una dinamica negativa, determinata dall'andamento negativo delle retribuzioni nel biennio analizzato (-12 per cento). Infine, l'aliquota legale, con riferimento al solo contributo soggettivo, è pari a un valore del 10 per cento con possibilità di optare per una percentuale più alta, compresa tra il 12 per cento e il 18 per cento. L'aliquota effettiva, data dal rapporto tra il monte contributivo e il monte redditi, che indica l'effettiva incidenza media del prelievo contributivo, si colloca su un valore leggermente superiore all'aliquota legale.
Nella tabella 2 è riportato il numero complessivo delle pensioni di vecchiaia, insieme al numero del totale dei trattamenti. Va però segnalato che per gli Enti di più recente costituzione (ex decreto n.103 del 1996) il numero delle pensioni in essere è ancora estremamente limitato e pertanto non significativo; di conseguenza nell'analisi che segue ci si limiterà ad indicarne il numero complessivo e gli importi dell'insieme dello stock di pensioni, senza analizzarne le sottocategorie, né i flussi che movimentano le pensioni in essere. Il numero di trattamenti pensionistici complessivamente erogati dall'Epap è pari, per il 2006, a 485 e mostrano una dinamica di crescita sostenuta (tasso di crescita 2005-2006 pari al 29 per cento) La quota del complesso dei trattamenti pensionistici che va alle femmine è pari al 15 per cento.
La stessa età media al pensionamento e il numero medio di anni di contribuzione sono scarsamente significativi, dal momento che si tratta di pensionati che hanno raggiunto appena il requisito contributivo minimo richiesto per l'accesso al pensionamento (5 anni di contribuzione).
Nelle tabelle 3 e 4 sono riportati gli importi medi relativi al complesso delle pensioni vigenti e alle nuove liquidate, insieme alla spesa complessiva per pensioni. Anche in questo caso, trattandosi di pensioni erogate in favore di neo contribuenti, i valori e i relativi indicatori di equilibrio, non sono significativi. Ci limiteremo pertanto a riportare solo alcuni principali valori aggregati. Gli importi medi del complesso delle pensioni sono pari nel 2006, per l'insieme della categoria, a circa 1.400 euro annui. Sulla base dell'esiguo numero delle pensioni fino ad oggi liquidate non è possibile valutarne, come già detto, né l'adeguatezza degli importi rispetto alle retribuzioni medie degli iscritti, né il livello dell'aliquota di equilibrio.
La spesa complessiva per pensioni ammonta nel 2006 a 680 mila euro. Il grado di copertura delle entrate complessive rispetto alla spesa totale, che rappresenta un indicatore dell'equilibrio finanziario dell'Ente, mostra come ci si trovi nella fase iniziale di accumulo dei contributi, cui non corrisponde ancora un adeguato flusso di prestazioni, caratteristica di un ente nei suoi primi anni di vita. Infine, l'indicatore che misura l'effetto sulla spesa dell'entrata di nuove pensioni, il così detto effetto rimpiazzo (tabella 4), dato dal rapporto tra gli importi delle nuove pensioni liquidate e quelli dello stock di pensioni, sia pure nei limiti di significatività ricordati, si mostra sostanzialmente stabile indicando che ogni nuova pensione liquidata dalla Cassa è di importo sostanzialmente pari all' importo medio dei trattamenti già esistenti.
La situazione economico-patrimoniale e le riserve obbligatorie.
In relazione alla situazione economico patrimoniale vengono riportati i dati relativi al risultato economico di esercizio e alla consistenza del patrimonio, al cui interno, tra le passività, viene evidenziata la riserva legale, che costituisce la garanzia
Pag. 144al pagamento delle prestazioni per i propri iscritti (tabella 5). Ricordiamo che gli enti privati ai sensi del decreto n.103 del 1996 si basano sul sistema di calcolo contributivo in base a conti individuali e sono pertanto tenuti ad accantonare le somme necessarie per la copertura della capitalizzazione dei montanti contributivi. Per tali enti l'adeguatezza delle risorse fa riferimento alle rate di pensione correnti in pagamento, secondo quanto anche previsto dall'articolo 1, comma 763, della legge finanziaria per il 2007.
Negli anni considerati l'Epap presenta un risultato economico di esercizio in avanzo per 4 milioni di euro nel 2006 e un patrimonio netto conseguentemente in aumento e pari a 45 milioni di euro. La riserva complessiva (data dalla somma della riserva legale e di quella facoltativa) risulta oltre 60 volte superiore se si fa riferimento alla spesa corrente per pensioni.
La gestione del patrimonio mobiliare e immobiliare.
Il patrimonio dell'Epap (immobiliare e mobiliare insieme) ammonta complessivamente a 322 milioni di euro nel 2006, in sensibile crescita rispetto all'anno precedente (tabella 6). Il patrimonio fruttifero è completamente investito in attività mobiliari, con la componente immobiliare limitata all'investimento di 13 milioni di euro per la sede, seguendo la tipica conformazione del portafoglio degli enti previdenziali più giovani. Il rendimento netto del patrimonio complessivo risulta più che soddisfacente, pari nel biennio esaminato a circa il 6 per cento, e decisamente più elevato del costo della rivalutazione dei montanti contributivi degli iscritti.
Complessivamente la composizione degli investimenti mobiliari vede un ruolo rilevante dell'investimento in fondi comuni e gestioni patrimoniali (che assorbono in media il 66 per cento del portafoglio), una buona presenza di investimenti diretti in obbligazioni, anche se con una quota in decrescita, ed un peso molto limitato dell'investimento azionario diretto; il peso delle attività liquide risulta anch'esso ridotto e prossimo al 6 per cento a fine 2006. Sotto il profilo delle attività, anziché degli strumenti finanziari, quasi la metà del portafoglio è concentrata su strumenti liquidi o quasi privi di rischio (disponibilità liquide, fondi monetari e titoli a capitale protetto), mentre la metà rimanente è equamente divisa tra obbligazioni e investimenti in attività più o meno «aggressive» (fondi azionari, hedge fund e fondi flessibili).
Il rendimento derivante dagli investimenti mobiliari nel complesso, al netto di imposte e tasse, tenendo conto anche delle plusvalenze maturate, mostra come detto un valore medio di periodo piuttosto elevato. Tale performance positiva sembra dovuta principalmente alle componenti più aggressive del portafoglio mentre sia la gestione della liquidità che l'investimento obbligazionario sembrano situarsi in linea con i valori medi di mercato; in particolare il rendimento delle attività liquide risulta pari all'1,7 per cento per l'Ente (a fronte dell'1,5 per cento di mercato), il comparto obbligazionario rende in media il 3,1 per cento (a fronte del 3,5 per cento di mercato) l'investimento in fondi rende il 7,8 per cento (contro una media di mercato del 3,7 per cento).
Anche in virtù di tali esiti gli orientamenti recenti del Consiglio di indirizzo generale riguardo alla gestione del portafoglio, che viene fatta in proprio dall'Ente, prevedono un incremento della quota azionaria, temperato da un incremento del comparto obbligazionario a scapito di una diminuzione della quota degli investimenti nel comparto protetto.
I costi e l'efficienza della gestione.
I costi di gestione dell'Epap (tabella 7) ammontano nel 2006 a poco più di 4 milioni di euro di cui il 30 per cento per il personale in servizio, con una quota in lieve aumento nel periodo osservato. Le spese per gli organi di gestione dell'ente ammontano a 1,3 milioni di euro, pari al 32 per cento dei costi complessivi. In termini relativi, le spese di gestione dell'Ente
Pag. 145nel 2006, sono pari a 231 euro per ciascun assicurato e pensionato della stessa (68 euro se ci riferiamo al solo costo del personale). Più propriamente, se si adotta come riferimento il totale di spesa per prestazioni e contributi, allora le spese di gestione della Cassa incidono per l' 8,8 per cento (2,6 per cento le sole spese per il personale), con una tendenza all'aumento delle spese di gestione complessive nel periodo di analisi.
Purtroppo non è possibile valutare l'ammontare dei crediti contributivi nei confronti degli iscritti, poiché il dato relativo non è disponibile.
I tempi medi di liquidazione delle prestazioni, sia pure poco significativi visto il limitato numero di liquidazioni per anno che vengono erogate, si attestano poco oltre i 30 giorni per tutti i tipi di prestazioni.
Anche in riferimento all'obbligo di comunicazione dei dati agli iscritti (1) non è possibile valutarne lo stato di adempimento, in quanto non sono state fornite le relative informazioni.
(1) Ai sensi di quanto stabilito dalla legge 243/04 e del successivo decreto attuativo del ministero del Lavoro 4 febbraio 2004.
Nota integrativa sui dati del bilancio preventivo 2007.
Il risultato economico di esercizio, per l'anno 2007, dell'Epap risulta positivo per un valore di 7,8 milioni di euro, in aumento rispetto al 2006, grazie soprattutto ad un consistente incremento (+17 per cento) delle entrate contributive. Il patrimonio netto risulta conseguentemente in aumento e pari a 53 milioni di euro. La riserva complessiva (data dalla somma di riserva legale e facoltativa) risulta oltre 49 volte superiore se si fa riferimento alla spesa corrente per pensioni.
Il patrimonio immobiliare dell'Ente, costituito dalla sola sede, è pari a 13 milioni di euro e resta immutata la sua consistenza per l'anno 2007. Il patrimonio mobiliare risulta in aumento rispetto al 2006 e ammonta ad un valore pari a 335 milioni di euro, mentre si mostra in calo il rendimento netto che risulta pari al 3 per cento.
Infine i costi di gestione complessivi, che nel 2007 ammontano a 5,5 milioni di euro mostrano una tendenza all'aumento rispetto all'anno precedente, principalmente a causa dell'incremento dei costi per il personale e della voce «altri oneri», tra cui figurano anche «gli oneri tributari». Il personale in servizio ammonta a 22 unità per l'anno 2007.
L'equilibrio della gestione nel lungo periodo.
Nella tabella 8 e nel grafico 2 sono riportati i principali indicatori della gestione dell'ente di previdenza e assistenza pluricategoriale (Epap) secondo le risultanze dell'ultimo bilancio tecnico attuariale, redatto con i dati a tutto il 2004. I risultati sono chiaramente influenzati dalla giovane età della Cassa e dal sistema di calcolo contributivo delle pensioni. Il primo aspetto è ben visibile dalla dinamica del numero e della spesa per pensioni e, in particolar modo, dai valori pressoché nulli di inizio periodo che danno luogo a tassi di crescita decisamente elevati nei primi anni di simulazione; il ruolo del criterio di calcolo contributivo delle pensioni è ben visibile, invece, nella persistenza su valori elevati del saldo corrente della gestione che per larga parte del periodo di previsione dovrebbe presentare valori superiori al flusso di contributi. Si consideri, tuttavia, che a partire dal 2038 e fino alla fine del periodo di previsione il saldo previdenziale dovrebbe risultare negativo indicando la progressiva entrata della gestione in una fase di maturità.
Chiaramente tali andamenti determinano una crescita costante del patrimonio e del suo grado di copertura rispetto alla spesa pensionistica: in valori il patrimonio dovrebbe crescere dai 290 milioni di euro di inizio periodo a quasi 5 miliardi di euro di fine periodo, rappresentando a tale data oltre 27 volte la spesa per pensioni. Anche se tali risultati non possono essere considerati rappresentativi delle condizioni di equilibrio di lungo periodo della Cassa,
tuttavia si può ragionevolmente anticipare che a regime la Cassa non dovrebbe presentare situazioni di difficoltà, confortati in ciò sia dalla presenza del sistema di calcolo contributivo e sia dalla presenza di un flusso di contributi integrativi che, secondo le risultanze del bilancio tecnico, dovrebbero risultare sempre eccedenti le spese di gestione della Cassa: nell'ultimo anno di previsione a fronte di contributi integrativi per oltre 31 milioni di euro (più del 20 per cento del totale dei contributi), le spese di gestione dovrebbero limitarsi a poco meno di 9 milioni di euro. Si consideri, inoltre, che le cifre del patrimonio non tengono conto delle risorse affluite al fondo contributo di solidarietà che, sempre nel 2044, dovrebbero commisurarsi ad oltre 132 milioni di euro.
Conferme a tale fiducia vengono anche osservando la dinamica dell'aliquota contributiva di equilibrio (2) e la sua posizione relativa rispetto all'aliquota contributiva effettiva (3) (grafico 3): se, infatti, l'aliquota contributiva di equilibrio presenta una dinamica costantemente in crescita, va rilevato che da un lato essa rimarrebbe per gran parte del periodo di previsione al di sotto dell'aliquota effettiva e che, dall'altro lato, a fine periodo essa presenterebbe una tendenza alla stabilizzazione intorno al livello del 17 per cento, non discostandosi molto dal valore dell'aliquota contributiva effettiva a tale data. Di nuovo in tali valori e andamenti sono ben caratterizzanti la giovane età della Cassa e il criterio di calcolo contributivo della rendita pensionistica.
(2) L'aliquota contributiva di equilibrio è definita come rapporto tra spesa per pensioni e massa dei redditi degli iscritti e individua l'aliquota contributiva contributiva in grado di eguagliare ogni anno il flusso dei contributi con la spesa per pensioni. Nel bilancio tecnico non è presentata la previsione sulla massa dei redditi degli iscritti, di conseguenza abbiamo tratto il valore di quest'ultimo utilizzando i valori riportati per le entrate per contributi e la relativa aliquota legale.
(3) L'aliquota contributiva effettiva è definita come rapporto tra i contributi versati e la massa dei redditi.
Indicazioni interessanti sulla dinamica dell'aliquota contributiva di equilibrio si ottengono se si considerano gli andamenti riportati nel grafico 4. Come noto la crescita del rapporto tra pensioni e massa dei redditi degli iscritti può essere scomposta in due componenti economicamente significative: il rapporto tra importo medio delle pensioni in essere e l'importo medio del reddito da professione (una specie di tasso di sostituzione macro dello stock di pensione che ci dà una misura delle condizioni economiche relative dei pensionati) e il rapporto tra numero di pensioni e numero degli iscritti (rapporto che ci da una descrizione degli effetti della demografia, sia per quanto attiene agli aspetti generali che quelli specifici della cassa, sugli equilibri gestionali). Come si può notare la crescita dell'aliquota contributiva legale è dovuta sia alla crescita del rapporto tra numero di pensioni e totale attivi e sia al un incremento del peso relativo dell'importo medio delle pensioni in essere sul reddito medio professionale, anche se l'effetto demografico appare decisamente più significativo: in particolare se ad inizio periodo si pagavano 2 pensioni ogni 100 iscritti alla fine del periodo di previsione tale rapporto supera di poco le 80 pensioni per 100 iscritti, valore che data l'età media di pensionamento degli iscritti indicherebbe una storia contributiva piuttosto contenuta; l'evoluzione del tasso di sostituzione macro indicherebbe, invece, che a fine periodo l'importo medio delle pensioni in essere si commisurerebbe a poco più del 20 per cento del reddito medio professionale, in crescita rispetto ai valori di inizio periodo inferiori al 10 per cento, coerenti con il basso livello di contribuzione ma sicuramente non sufficiente per garantire da sola una vita post lavorativa adeguatamente tutelata.
Infine nel grafico 5 diamo un dettaglio per categoria di alcuni parametri di equilibrio del fondo pluricategoriale: in particolare per i 4 fondi componenti riportiamo i rapporti al 2044, ultimo anno di previsione, tra patrimonio e spesa per pensioni e tra numero di pensioni e numero di attivi. Come si può notare l'indicatore
patrimoniale di copertura della spesa previdenziale presenta valori di assoluta garanzia per tutti i fondi componenti l'EPAP con un valore massimo superiore ai 32 anni per gli attuari e un valore minimo prossimo ai 25 anni per i chimici; tale valore minimo sarebbe spiegato da un rapporto tra numero di pensioni e numero di attivi che supera la barriera del 100 per cento per i chimici, mentre presenta valori prossimi a quelli medi (80 per cento) per gli altri tre fondi.
Osservazioni conclusive.
L'Epap assicura quattro diverse categorie di iscritti: i dottori agronomo e forestale, gli attuari, i chimici e i geologi. L'Ente si trova, per tutte le categorie rappresentate, nella fase iniziale di evoluzione della propria gestione previdenziale caratterizzata da tassi di variazione degli iscritti estremamente positivi, a fronte di un livello di prestazioni scarsamente significativo. Una fase di accumulazione, in cui il patrimonio si accresce costantemente e così i relativi impieghi. Tutte le grandezze osservate risentono di tali condizioni: tra queste i costi di gestione, che a fronte di un livello minimo funzionale, non sono ancora ammortizzati dalle economie di scala derivanti dall'ampliarsi del numero delle erogazioni. Anche la gestione del patrimonio è quella tipica di un ente giovane, orientata quasi esclusivamente verso l'investimento mobiliare, che rappresenta la garanzia al pagamento delle prestazioni future.
L'analisi di lungo periodo mostra una situazione di mantenimento sostanziale degli attuali equilibri, su valori propri di una gestione più matura. Nel lungo periodo si manifestano all'interno delle quattro categorie gestite delle piccole differenze nell'andamento dei principali indicatori, dovute alle specifiche caratteristiche strutturali di ciascuna gestione e in particolare ai diversi andamenti demografici, ma che non ne modificano in maniera significativa le sostanziali caratteristiche di stabilità.
Dal lato dell'adeguatezza delle prestazioni tutti gli indicatori, in primo luogo il metodo di calcolo contributivo, nonché l'attuale livello dell'aliquota legale richiedono, indistintamente per tutte e quattro le categorie gestite, un attento monitoraggio dell'andamento del livello delle pensioni, anche rispetto ai redditi professionali medi degli iscritti.
ALLEGATO 2
Bilanci consuntivi 2004-2005-2006, bilancio preventivo 2007 e bilancio tecnico attuariale dell'Opera nazionale per l'assistenza agli orfani dei sanitari italiani. (ONAOSI).
RELAZIONE
Premessa.
La Fondazione Onaosi, Opera nazionale per l'assistenza agli orfani dei sanitari italiani, provvede all'erogazione di contributi economici e servizi agli orfani dei sanitari (medici, odontoiatri, veterinari e farmacisti). A seguito dei provvedimenti introdotti dalla legge finanziaria per il 2007 è stata ridotta la platea degli iscritti limitando l'obbligo di iscrizione ai soli sanitari dipendenti pubblici, mentre gli altri non dipendenti dalla pubblica amministrazione possono aderire alla Fondazione su base volontaria.
Contributi e prestazioni.
L'Onaosi richiede ai propri iscritti un contributo in quota unitaria differenziato per fasce di reddito e per età. Per il 2007 il contributo è pari a:
124,45 euro annui fino ai 67 anni di età con un reddito superiore a 28 mila euro annui;
74,65 euro annui per un'età tra i 33 e i 67 anni con un reddito tra i 14 e i 28 mila euro annui;
37,35 euro annui fino ai 33 anni di età con un reddito tra i 14 e i 28 mila euro annui;
12,45 euro annui per gli iscritti ad un corso di prima specializzazione o, a prescindere dalla posizione e dall'età, per coloro i quali abbiano un reddito inferiore a 14 mila euro annui.
La Fondazione assicura ai propri iscritti l'erogazione a favore degli orfani di contributi economici, inserimento in strutture residenziali, interventi speciali a favore dei disabili e interventi diretti a favorire l'attività di formazione. Il diritto alle prestazioni si estingue al compimento del 30o anno di età dei diretti beneficiari, con l'eccezione di motivate necessità.
La gestione tipica entrate contributive-spesa prestazioni.
Nell'anno 2007 l'Onaosi presenta un numero di iscritti pari a 183.666, di cui 57.696 femmine (tabella 1 e grafico 1). Nell'ultimo anno di analisi, l'andamento del numero degli iscritti presenta tassi di variazione fortemente negativi (-61 per cento) a causa dei provvedimenti previsti dalla legge finanziaria per il 2007 che hanno limitato l'obbligo di iscrizione ai soli sanitari dipendenti della pubblica amministrazione. L'indicatore demografico rappresentato dal rapporto tra numero di cessati su numero di assicurati è inferiore all'unità, indicando un andamento dei flussi in entrata di nuove posizioni contributive positivo fino al 2006. L'età media degli iscritti è pari, nell'ultimo anno di osservazione, a poco più di 48 anni in media e a circa 43 per le femmine, con una spiccata tendenza all'aumento nel 2007 in concomitanza con le modifiche normative prima ricordate che hanno ridotto la platea degli iscritti. L'andamento del monte contributivo presenta una dinamica fortemente oscillante con una prima caduta del valore (-25 per cento) già nel 2005, seguita da quella più forte del 2007 (-53,6 per cento).
La situazione economico-patrimoniale e le riserve obbligatorie.
In relazione alla situazione economico patrimoniale vengono riportati i dati relativi
Pag. 161al risultato economico di esercizio e alla consistenza del patrimonio, al cui interno, tra le passività, viene evidenziata la riserva legale, che costituisce la garanzia al pagamento delle prestazioni per i propri iscritti (tabella 5). Negli anni considerati l'Onaosi presenta un risultato economico di esercizio in costante riduzione con un valore pari per l'anno 2007 a zero. Il patrimonio netto risulta fermo sul valore dell'anno precedente (2006) e pari a 377 milioni di euro.
La gestione del patrimonio mobiliare e immobiliare.
Il patrimonio dell'Onaosi (immobiliare e mobiliare insieme) ammonta complessivamente a 378 milioni di euro nel 2007, presentando un profilo di crescita continua, fino al 2006, e pari al 2 per cento medio annuo (tabella 6). La componente immobiliare del patrimonio risulta significativa, nel confronto con gli altri enti previdenziali, e in progressivo incremento risultando a fine 2007 pari a quasi il 30 per cento del patrimonio, per un valore di 104 milioni di euro; tuttavia la quasi totalità di tale patrimonio è costituita, come noto, da immobili funzionali all'attività della Fondazione, limitando di conseguenza l'impatto di tale componente sul conto economico. La componente mobiliare ammonta, invece, a fine 2007 a 274 milioni di euro e risulta pressoché stazionaria nel quadriennio esaminato. Il rendimento netto del patrimonio complessivo risulta piuttosto soddisfacente se valutato nella media del periodo, denotando però una preoccupante tendenza decrescente, fino ad un minimo del 3,4 per cento a fine 2007; tale tendenza decrescente è condivisa sia dalla componente immobiliare che mobiliare, anche se quest'ultima presenta, come normale, un valore medio di periodo più elevato: 5,3 per cento contro il 3,6 per cento della componente immobiliare (4).
(4) Se come benchmark si considera il rendimento prevalente nel complesso dei fondi previdenziali, allora è da considerare che è soprattutto la componente immobiliare a presentare rendimenti di rilievo.
Complessivamente, la composizione degli investimenti mobiliari vede un ruolo rilevante dell'investimento in titoli che, se assorbono in media il 70 per cento del portafoglio, a fine periodo arrivano a rappresentare la quasi totalità del portafoglio, una assenza dell'investimento azionario diretto e un peso decrescente dell'investimento in altri titoli, fondi comuni e gestioni patrimoniali; il peso delle attività liquide risulta anch'esso ridotto, in progressiva riduzione e prossimo al 3 per cento a fine 2007.
Il rendimento derivante dagli investimenti mobiliari nel complesso, al netto di imposte e tasse, tenendo conto anche delle plusvalenze maturate, mostra come detto un valore medio di periodo piuttosto soddisfacente. Tale risultato sembra dovuto principalmente ad una buona performance nel comparto obbligazionario che presenta un rendimento medio di periodo pari al 4,8 per cento per la Fondazione (a fronte del 3,5 per cento di mercato); buona anche la performance del risparmio in gestioni e fondi comuni (7,2 per cento per la Fondazione a fronte del 3,7 medio di mercato), mentre poco brillante appare la gestione della liquidità che frutta un rendimento di poco superire all'1 per cento, di quasi mezzo punto percentuale inferiore ai rendimenti di mercato.
La Fondazione gestisce in proprio il portafoglio finanziario, in particolare la giunta esecutiva dell'Ente, acquisiti i pareri di un notevole numero di operatori e nel rispetto dei tradizionali profili di rischio e rendimento, di norma ricerca impieghi che generino un adeguato flusso di rendimenti con piena garanzia del capitale investito. Il piano degli investimenti così determinato è attuato operativamente da un apposito ufficio interno composto di due risorse opportunamente qualificate.
I costi e l'efficienza della gestione.
I costi di gestione dell'Onaosi (tabella 7) ammontano nel 2007 a poco meno di 8 milioni di euro, di cui il 50 per cento per il personale in servizio, e mostrano una tendenza costante all'aumento nel periodo
Pag. 162osservato. Le spese per gli organi di gestione dell'ente ammontano a 1 milione di euro, pari a poco meno del 13 per cento dei costi complessivi. In termini relativi, le spese di gestione della Fondazione sono pari nel 2006 a 15 euro per ciascun assicurato e pensionato, per balzare a 44 euro ad assicurato nell'anno successivo a causa del calo degli iscritti. Più propriamente, se si adotta come riferimento il totale di spesa per prestazioni e contributi, allora le spese di gestione incidono per il 9 per cento (il 5,1 per cento le sole spese per il personale) nell'anno 2006, per salire bruscamente al 16 per cento nell'anno 2007 (l' 8 per cento le sole spese per il personale).
A fronte di tali costi risultano 245 unità di personale in servizio, di cui 4 dirigenti. Il costo unitario medio del lavoro si attesta intorno ai 62 mila euro. La presenza femminile sul personale complessivamente in servizio è pari al 60 per cento e al 25 per cento per il personale dirigente.
I crediti contributivi, pari a poco più di 44 milioni di euro nel 2006, vengono a costituire un costante e crescente problema per la Fondazione. Nel periodo osservato risultano, come noto, in forte crescita, fino ai noti provvedimenti poi sfociati nelle modifiche normative contenute nella Finanziaria per il 2007; di contro la quota di contributi recuperati, pari a oltre il 6 per cento del dovuto nel 2004, si riduce progressivamente nel tempo fino a costituire appena poco più del 2 per cento nel 2006.
L'equilibrio della gestione nel lungo periodo.
Il bilancio tecnico dell'opera nazionale per l'assistenza agli orfani dei sanitari italiani: medici, odontoiatri, veterinari e farmacisti (Onaosi) redatto con i dati a tutto il 2003 mira principalmente a valutare la compatibilità con gli equilibri di lungo periodo di una manovra di riduzione dell'onere contributivo a favore principalmente di coloro che possono vantare un'iscrizione all'albo professionale inferiore ai 5 anni, degli specializzandi e di coloro che hanno un reddito annuo lordo inferiore ai 14 mila euro. Va chiarito che tale ipotesi di riduzione è coerente con il fatto che, secondo un precedente bilancio tecnico, a normativa vigente, si determinavano avanzi crescenti nel tempo che, «anche alla luce della determinazione e relativa relazione con cui la Corte dei Conti ha riferito al Parlamento, non sono necessari» (5). Va inoltre ricordato che alla data di redazione del bilancio tecnico non era ancora prevedibile il sopraggiunto provvedimento di riduzione della platea dei contribuenti descritto appena prima che, se da un verso allontana la fattibilità della suddetta ipotesi di riduzione delle attuali aliquote contributive a favore dei contribuenti caratterizzati da livelli di reddito più bassi, rende però un'idea delle disponibilità finanziarie dell'Ente.
(5) Bilancio Tecnico all'1/1/2005, marzo 2005.
Senza entrare nel dettaglio della riforma proposta e analizzata nel Bilancio Tecnico a fronte di un onere contributivo medio a legislazione vigente pari a 120 euro per il 2004, e in seguito crescente con l'inflazione, si simulano gli equilibri della gestione, per il periodo 2005-2024, sotto i seguenti valori medi del contributo annuo:
1) 108,61 euro per il triennio 2005-2007;
2) 109,20 euro per il triennio 2008-2010;
3) 120,12 euro per gli anni 2011-2018;
4) 126,12 euro per gli anni 2019-2024.
Sotto le precedenti ipotesi di onere contributivo, la tavola 8 e il grafico 2 riportano i principali indici di gestione del fondo Onaosi. Come si può notare il saldo assistenziale, differenza tra entrate per contributi e spese per prestazioni, risulta sempre positivo, ma equilibrato cioè senza mostrare tendenze divergenti verso l'alto. Tale impressione non cambia se si considerano, da un lato, le spese di gestione e,
Pag. 163dall'altro, le entrate da redditi da capitale e da servizi a pagamento, giungendo al saldo corrente della gestione: a seguito delle ipotesi sottostanti la fissazione dell'onere contributivo, il saldo risulta quasi sempre positivo (solo nel 2018 si avrebbe un modesto disavanzo) ma sempre collocandosi nei pressi del punto di equilibrio.
In base ai precedenti andamenti il patrimonio dell'Ente dovrebbe mostrare una crescita modesta, ma continua nel tempo: dai 355 milioni di euro di inizio periodo ai 440 di fine periodo. Tale crescita è comunque sufficiente a garantire un grado di copertura patrimoniale rispetto alle prestazioni sempre superiore al livello di garanzia richiesto (5 volte la spesa per prestazioni): nel grafico 3, si può notare che tale grado di copertura già molto elevato ad inizio periodo (pari a 10 annualità della spesa per prestazioni) si ridurrebbe nel corso del tempo risultando, comunque, a fine periodo pari a poco più di 7 annualità della spesa per prestazioni.
Osservazioni conclusive.
La Fondazione Onaosi in seguito alle modifiche normative introdotte con la legge finanziaria per il 2007 vede ridursi il numero degli iscritti a poco più di 1/3. Parimenti si riducono le entrate contributive. A fronte di tale situazione, esaminando i dati riportati nel bilancio tecnico al 2003, si può comunque considerare come la gestione sia caratterizzata, anche nel lungo periodo da una tendenziale permanenza su valori di equilibrio: il saldo assistenziale rimane positivo, così come il patrimonio dell'Ente mostra una crescita modesta, ma continua nel tempo e comunque sufficiente a garantire un grado di copertura patrimoniale rispetto alle prestazioni sempre superiore al livello di garanzia richiesto. A fronte di tali osservazioni si sottolinea una tendenza alla crescita nel tempo, per il periodo osservato, dei costi di gestione, accanto a rendimenti del patrimonio investito decrescenti.
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