XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 7 dicembre 2012

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   L'VIII Commissione,
   premesso che:
    in località Vianelle, nel territorio a confine tra i comuni di Marano Vicentino e Thiene (Vi), è presente una discarica di rifiuti inerti, proprietà della ditta Servizi s.r.l. di Montecchio Precalcino che gestisce anche l'esercizio;
    il sito è utilizzato in parte come discarica per materiali inerti e in parte come cava e si estende per una superficie complessiva di oltre 230.000 metri quadrati;
    il sito si colloca nell'alta pianura vicentina sopra la falda acquifera più importante del Nord Italia, dalla quale attingono gli acquedotti di Vicenza, Padova, di una parte significativa dei comuni dell'Alto Vicentino ed ex-Euganeo-Berico, per complessivi 700 mila abitanti serviti;
    la carta della Vulnerabilità intrinseca della falda freatica della pianura veneta indica, per questa zona, un grado di vulnerabilità compreso tra alto ed elevato (livelli 4o e 5o in una scala da 1 a 6);
    il decreto provinciale n. 62 del 2012 del 20 aprile 2012 estende le tipologie di rifiuti conferibili implicando la trasformazione del sito in impianto di discarica idoneo a smaltire non più e non solo rifiuti inerti ma anche altre tipologie di rifiuti a più elevato grado di pericolosità;
    tale decreto concorre ad aumentare le criticità sotto il profilo idrologico-idraulico perché si rende impermeabile un'ampia porzione di territorio azzerando la sua capacità di disperdere nel sottosuolo le precipitazioni dirette che cadono in quella stessa area e sotto il profilo del rischio-contaminazione per le falde idriche sottostanti, perché si introduce nel territorio una sorgente di potenziale inquinamento la cui pericolosità rimarrà latente per molti anni;
    la normativa vigente in materia di discariche, ed in particolare il decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36 «Attuazione della direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti», sembra ai firmatari del presente atto essere carente nei riguardi della tutela del territorio;
    la sede Arpav di Vicenza chiuderà causa tagli, e ciò costituisce un'aggravante ad un sistema di controlli già carente; la provincia, che ha dapprima autorizzato la trasformazione del sito in impianto idoneo ad accogliere e smaltire rifiuti speciali, si troverà nella condizione di non poter garantire adeguati controlli;
    i comuni raggiunti dagli acquedotti che attingono dalla falda si schierano e si mobilitano a favore della tutela dell'ambiente e della falda stessa. I comuni in questione interessano sia la provincia di Vicenza (Thiene, Marano Vicentino, Vicenza, Monteviale, Albettone, Caldogno, Nanto, Costabissara, Sovizzo, Altavilla Vicentina, Viltaverla, Dueville, Mossano) sia la provincia di Padova (Padova, Piove di Sacco, Brucine, Sant'Angelo di Piove, Abano Terme). I comuni di Thiene e Marano Vicentino hanno presentato due ricorsi e stanno attendendo una risposta. Esprimono preoccupazione e volontà di tutelare l'ambiente e la falda anche le asl, i consorzi della zona, nonché i cittadini, impegnati in una petizione contro la trasformazione del sito in discarica atta a smaltire rifiuti ad elevato grado di pericolosità,

impegna il Governo

ad assumere con estrema urgenza, ogni iniziativa di competenza, anche per il tramite della competente autorità di bacino, al fine di acquisire elementi di valutazione sul piano idrologico ed idraulico in relazione alla situazione descritta in premessa e di evitare la messa in pericolo di un vasto territorio che vede la presenza della falda acquifera più importante del Nord Italia, dalla quale attingono gli acquedotti che soddisfano un così vasto numero di persone.
(7-01059) «Mariani, Sbrollini».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   con il decreto-legge n. 174 del 2012 sugli enti locali, articolo 9, comma 6, il Governo ha introdotto una disposizione con l'intento di chiarire la questione inerente al pagamento dell'Imu per enti no profit e sui beni di enti ecclesiastici;
   il testo del regolamento, già oggetto di alcuni rilievi da parte del Consiglio di Stato, è risultato poi in linea con il parere del Consiglio stesso. Il regolamento pubblicato prevede, all'articolo 3, tra i requisiti per l'esenzione il divieto di distribuire, anche in modo indiretto, utili e avanzi di gestione nonché fondi o capitale durante la vita dell'ente, l'obbligo del reinvestimento di eventuali utili esclusivamente per lo sviluppo delle attività funzionali allo scopo istituzionale della solidarietà sociale, nonché l'obbligo di devolvere in caso di scioglimento il patrimonio dell'ente ad altro ente no profit che svolga una attività analoga. Si tratta di requisiti necessari e utili a ribadire che l'esenzione spetta solo e soltanto ad opere non lucrative che non hanno scopo di lucro;
   a questi principi di carattere generale il regolamento ne ha aggiunti altri contenuti all'articolo 4, condizioni che si prestano a giudizio degli interpellanti ad ambigue interpretazioni che rischiano di non consentire l'esenzione ad opere di carità, onlus, no profit, cooperative sociali che operano servizi pubblici. Tali attività devono essere infatti, secondo l'articolo 4, svolte «a titolo gratuito o dietro il pagamento di rete di importo simbolico»;
   il concetto di attività «non commerciale» risulta essere di difficile interpretazione dato che anche attività no profit possono operare senza fini di lucro ma mettendo in pratica attività commerciali connesse alle attività svolte, con rette, convenzioni, stipendi, contratti;
   aggiungere come condizione per l'esenzione che il servizio deve essere «gratuito» o di «importo simbolico», punisce tutte quelle realtà educative, sociali, assistenziali fatte da no profit che per svolgere l'attività devono garantire livelli di servizio e standard di qualità richiesti dalle normative che obbligano ad ingenti spese. Ciò implica la necessità di una retta necessaria a coprire i costi di servizio –:
   quale sia l'orientamento del Governo con riferimento al pagamento dell'Imu da parte di enti no profit, onlus, cooperative sociali e soggetti senza scopo di lucro quando svolgono attività di pubblica utilità;
   quali iniziative intenda intraprendere il Governo per chiarire la questione in modo definitivo e univoco, in virtù della complessità interpretativa del concetto di «attività non commerciale», e del concetto di «retta o prestazione gratuita o di importo simbolico», riferito agli enti no profit, per l'eventuale mantenimento dell'esenzione dall'Imu.
(2-01777) «Toccafondi, Palmieri, Renato Farina, Di Centa, Papa, Porcu, Nola, Savino, Frassinetti, Landolfi, Centemero, Mazzocchi».

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZAZZERA, PIFFARI e VATINNO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il 28 novembre 2012 una tromba d'aria si è abbattuta sulla città di Statte (Taranto): «due case del centro storico crollate, altre con il tetto scoperchiato, il campanile della chiesa parzialmente crollato, i vetri della scuola media Leonardo da Vinci infranti. Dei bambini che erano a scuola nove sono rimasti feriti ma nessuno in modo grave. È questo il bilancio fatto dal sindaco di Statte, Angelo Miccoli, dei danni ingenti provocati dal tornado [...]» (La Repubblica di Bari del 28 novembre 2012);
   durante il sopralluogo a Statte, l'assessore alla protezione civile della regione Puglia Fabiano Amati ha dichiarato: «È un disastro, che va ben oltre ogni immaginazione. Per i danni che ha inflitto la tromba d'aria, quei minuti saranno stati infiniti». «Ho visto tetti e mura di recinzione crollati, infissi anche pesantissimi scardinati, alberi e torri faro divelti, finestre infrante e muri divisori interni implosi, scuole devastate ed automobili ribaltate e accartocciate. Naturalmente, ed è la cosa più spaventosa, tutto il materiale è stato proiettato per diverse centinaia di metri sia in altezza che in lunghezza, portando in giro anche il rischio contaminazione da amianto. [...] Ho colto visibilmente l'entità milionaria dei danni al patrimonio pubblico e privato, che difficilmente potrà essere fronteggiata senza l'impegno corale dello Stato nazionale e della Regione. [...] Ora bisogna lavorare con determinazione, per lasciare solo negli annali i segni di questa disgrazia, che solo per inesplorabili casualità non ha fatto registrare a Statte perdite di vite umane» (meteoweb del 29 novembre 2012);
   «operai e tecnici comunali sono al lavoro [...] per bonificare e mettere in sicurezza la zona dopo che si sono sprigionate fibre d'amianto dalle coperture di un capannone aziendale e di alcune abitazioni colpite [...] dalla tromba d'aria. Le tettoie di diverse ville sono crollate e non si sa ancora quando i proprietari potranno accedervi. Sono crollati anche due palazzi disabitati del centro storico. Il sindaco di Statte, Angelo Miccoli, ha annunciato che chiederà il riconoscimento dello stato di calamità naturale, ma solo quando sarà ultimata la conta dei danni, che ora si stimano in non meno di 15 milioni di euro» (Il Corriere del mezzogiorno del 29 novembre 2012);
   i danni maggiori sono sotto il profilo abitativo: a Statte «diverse ville sono state letteralmente scoperchiate e sono quindi inagibili. Chi si è visto distruggere in poco tempo la propria abitazione, adesso è lì, all'esterno della propria casa, cercando di vedere che cosa si può fare ma soprattutto che cosa si può portar via perché serve alle proprie immediate necessità, non ci sono veri e propri crolli strutturali delle abitazioni, ma [...] l'agibilità di questi immobili è seriamente compromessa. [...] Il comune di Statte ha reperito decine di stanze d'albergo tra Marina e Crispiano per alloggiare i senza tetto [...]» (AGI del 29 novembre 2012) –:
   quali iniziative o provvedimenti intendano assumere per far fronte all'emergenza conseguente alla tromba d'aria che ha colpito la città di Statte (Taranto), ed in particolare, se intendano riconoscere lo stato di calamità naturale e garantire fondi agli enti territoriali per far fronte all'emergenza;
   quali iniziative urgenti di competenza ritengano opportuno adottare per tutelare la salute dei cittadini e l'ambiente dalla presenza di amianto sul territorio. (4-18961)


   BARBATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   Massimo Angrisani, docente ordinario dal 1986, è titolare dal 1990 dei corsi di matematica finanziaria e tecnica attuariale per la previdenza, facoltà di economia, università di Roma «La Sapienza»;
   «Il docente dell'ateneo romano (riferisce il quotidiano Libero in data 27 novembre 2012) è uno dei pochi – non a caso è consultato da numerose casse previdenziali private – che si orienta fra le 15 riforme previdenziali degli ultimi 20 anni. Per inciso Angrisani è stato anche membro della Commissione di valutazione della spesa previdenziale del Ministero del lavoro, bizzarramente svuotata, nel luglio 2011, e ora soppressa»;
   del sistema previdenziale dice che è «tutt'altro che in equilibrio come si continua a ripetere...»;
   «Quando facevo parte della Commissione ho chiesto di vedere i numeri previdenziali – ha dichiarato al giornalista il docente – Ma i membri della Commissione sono, bizzarramente, “senza facoltà di conto”. C’è una profonda mancanza di trasparenza su tutte le dinamiche previdenziali a cui si può supplire soltanto studiando i bilanci ex post. Ma non si può fare uno studio attuariale senza conoscere dinamiche del lavoro, retribuzioni e nel dettaglio la spesa pensionistica» inoltre «negli ultimi anni sono diminuiti i versamenti contributivi per effetto della chiusura di tante aziende. In più le pensioni future sono agganciate alla crescita economica del Paese. E gli italiani sono messi malissimo con tassi, quando va bene, vicini all'1,2 per cento in termini reali, per il 2030»;
   alla domanda: «se gli italiani sapessero la verità finirebbe con i forconi...», Angrisani risponde: «Appunto» e vi è la precisazione che «la Commissione di valutazione è stata svuotata dei compiti nel luglio 2011 e i poteri di controllo finanziario sono stati delegati alla Covip. Autorità di vigilanza sui fondi complementari di nomina parlamentare e governativa –:
   rispetto ai fatti esposti in premessa quale sia la rendicontazione completa ed aggiornata dei dati previdenziali, se vi siano stati benefìci e quali in termini numerici ad un anno dall'introduzione della cosiddetta Riforma Fornero delle pensioni; se sia vero che i membri della commissione citata sono senza facoltà di conto ed eventualmente perché;
   quale sia lo stato del sistema previdenziale in Italia (pensionati, assistiti, pensioni di invalidità, stipendi presidenti, dirigenti, e altro);
   se non intenda il Ministro delle politiche sociali dividere la previdenza dall'assistenza come richiesto dall'Alpi (Alleanza pensionati italiani), fondare un Centro unico per l'erogazione delle pensioni, eliminare il vigente sistema di buonuscita;
   quali misure si intendano adottare a fronte dell'allarme lanciato dal professor Angrisani. (4-18964)


   SBROLLINI e RUGGHIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   a Vicenza è situata la base americana Dal Molin, la seconda ospitata dalla città;
   la costruzione della base Dal Molin ha creato, fin dal principio, grande dissenso tra la cittadinanza, tanto che il sindaco Variati promosse una consultazione popolare al riguardo, che tuttavia non si tenne poiché pochi giorni prima dell'evento il Consiglio di Stato dichiarò l'approvazione dell'installazione militare un «atto politico, come tale insindacabile dal giudice amministrativo»;
   quella contrarietà si è ora tradotta in una richiesta di informazioni e risposte circa; la questione della compensazione che riguarda la costruzione della nuova tangenziale e il finanziamento per opere nel parco a est dell'area Dal Molin; i dati dell'impatto del cantiere Dal Molin sulla falda acquifera sul quale si erge;
   queste informazioni non sono mai pervenute nonostante i continui solleciti da parte dell'amministrazione comunale;
   durante gli scorsi 5 anni, Vicenza ha potuto contare su un anello di congiunzione con Roma grazie alla nomina del commissario straordinario per il Dal Molin, Paolo Costa. Risulta agli interroganti che l'incarico non sia stato a lui rinnovato e tale decisione priva la città del riferimento governativo di cui ha bisogno –:
   se non intenda restituire a Vicenza il suo interlocutore individuandolo nelle figure del prefetto e del sindaco della città, in modo che, senza nessun costo aggiuntivo, la città conservi un ruolo da protagonista nella delicata vicenda che la riguarda. (4-18966)

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CROLLA. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
   la legge 27 dicembre 2001, n. 459, sull'esercizio del voto all'estero prevede, all'articolo 19, che sia stipulata un'intesa preventiva con le autorità di Governo del Paese ospitante per consentire lo svolgimento delle elezioni e l'esercizio del diritto di voto attivo e passivo ai cittadini italiani residenti all'estero;
   la rappresentanza della collettività italiana in Canada, come emerso nel corso della II assemblea plenaria del Consiglio generale degli italiani all'estero, segnala che le autorità di quel Paese sarebbero orientate a non rinnovare l'intesa stipulata «a titolo eccezionale e condizionale» in occasione delle elezioni del 2008;
   una decisione di tale genere impedirebbe ai cittadini italiani residenti in quel Paese di esercitare il proprio diritto di voto sancito dalla Costituzione italiana, collocandoli in una condizione di ineguaglianza rispetto ai cittadini di altri Paesi europei, come la Francia, che hanno potuto esercitare tale diritto –:
   quali iniziative abbia assunto o intenda assumere il Governo per assicurare il regolare esercizio del diritto di voto alle prossime elezioni politiche ai cittadini italiani residenti in Canada. (5-08622)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   si è ancora in attesa di una risposta all'interrogazione scritta 4-13844 dell'8 novembre 2011, nonostante tre solleciti e che infine è stata trasformata il 20 luglio nella interrogazione a risposta in Commissione 5/07477;
   agli interroganti risulta che, in data 26 giugno 2012, con le sentenze nn. 71, 72, 73 e 74, il tribunale militare di Verona ha condannato quattro militari dell'Arma dei carabinieri, ritenendoli responsabili del reato di truffa militare pluriaggravata;
   i predetti militari furono denunciati all'autorità giudiziaria dal generale Luigi Finelli, all'epoca dei fatti comandante della legione Trentino Alto Adige e presidente del Coir Carabinieri Vittorio Veneto;
   già in precedenza, altri militari operanti nel Trentino Alto Adige (un tenente colonnello, un capitano ed un maresciallo), denunciati anch'essi dal generale Finelli, riportarono condanne in sede penale, ora definitive perché confermate dalla Corte di cassazione (si vede la precedente interrogazione);
   per la seconda volta, quindi, la magistratura, sia inquirente, sia giudicante, conferma il buon operato del generale Finelli;
   ricordato come, successivamente alle denunce di cui sopra, egli venne trasferito dalla regione Trentino Alto Adige e assegnato ad un ufficio di minima importanza in Roma (con l'incarico di vice comandante delle unità specializzate), con suo grave demansionamento (e la recente assegnazione al nuovo incarico di Capo di Stato Maggiore del comando unità mobili e specializzate non può certo dirsi riparatoria di una protratta situazione di disagio professionale);
   ad oggi, l'Amministrazione non ha riconosciuto alcunché al militare di cui si discute, in riferimento all'attività profusa nel segnalare gravi deviazioni all'interno dell'Arma, senza cioè riconoscere il merito ed il coraggio sottesi al suo spirito d'iniziativa, finalizzato (con ottimi risultati) al rispetto della legge e delle istituzioni;
   le iniziative del generale Finelli rispecchino, pienamente, l'esigenza di trasparenza e legalità a cui fanno sempre puntuale riferimento i massimi vertici delle istituzioni –:
   quali iniziative intenderà adottare affinché lo Stato riconosca al generale Finelli l'indiscutibile impegno da questi profuso nella lotta per l'affermazione della giustizia e della legalità, lotta resa ancor più meritevole perché avvenuta all'interno dell'Arma dei carabinieri ed in favore di questa. (5-08614)

Interrogazione a risposta scritta:


   DI STANISLAO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   è senza dubbio importante fornire anche all'opinione pubblica il massimo possibile di informazioni sulla questione delle «vittime dell'uranio impoverito e altri fattori patogeni»;
   l'opera d'informazione al contempo dovrebbe essere sviluppata attraverso un'ampia e precisa documentazione resa nota pubblicamente sui siti del Ministero della difesa divenendo possibile oggetto di consultazione, osservazioni e qualora accadesse anche di repliche e contestazioni –:
   se il Ministero della difesa abbia emanato delle disposizioni sui comportamenti da tenere in caso di domande sui rischi legati all'uranio impoverito e questioni affiliate e se abbia indicato anche le risposte da fornire. (4-18974)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CONTENTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 13-ter del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, ha introdotto delle modifiche al decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, in materia di responsabilità solidale dell'appaltatore;
   da più parti è stato segnalato come, proprio in seguito a tali nuove disposizioni, si siano verificati dubbi ed incertezze tra gli operatori economici che hanno, in alcuni casi, bloccato o ritardato i pagamenti dovuti da alcune aziende ai loro fornitori sulla base di un ritenuta generale applicazione delle medesime;
   né la circolare emanata dall'agenzia delle entrate in proposito (circolare n. 40/E del 8 ottobre 2012) ha fugato i dubbi relativi alla applicazione delle nuove norme;
   posto, infatti che queste ultime usano generalmente i termini di «committente», «appaltatore» e «subappaltatore» si è diffusa un'opinione in forza della quale esse non sarebbero limitate agli appalti che intervengono nel settore edilizio (come risulterebbe facendo riferimento al capo III del decreto-legge n. 83 del 2012), ma andrebbero estese anche agli appalti di opere o servizi non riferibili al medesimo settore e, addirittura, al caso di contratti d'opera previsti dall'articolo 2222 del codice civile o, peggio, di semplice fornitura di beni o servizi –:
   quali siano gli orientamenti del Ministro in relazione all'accaduto e quali iniziative intenda adottare per ovviare agli inconvenienti interpretativi denunciati. (5-08608)


   CONTENTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 14 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, come risultante dalle modifiche successivamente intervenute, ha istituito il tributo comunale sui rifiuti e sui servizi, a copertura dei costi di gestione dei rifiuti urbani ed assimilati avviati allo smaltimento, a decorrere dal 1o gennaio 2013;
   le disposizioni in questione, dopo aver preso a riferimento la superficie assoggettabile a tributo, hanno specificato anche la composizione della tariffa (comma 11), rinviando ad un regolamento i criteri per l'individuazione del costo del servizio di gestione dei rifiuti e per la determinazione della tariffa (comma 12);
   le stesse disposizioni hanno inserito una maggiorazione sulla tariffa determinata pari a 0,30 euro per metro quadrato a copertura dei costi relativi ai servizi indivisibili dei comuni, maggiorazione modificabile in aumento fino a 0,40 euro con delibera del consiglio comunale (comma 13);
   il regolamento previsto entro il 31 ottobre 2012 non risulta intervenuto, ragion per cui dovrebbero trovare applicazione le disposizioni di cui al decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1999, n. 158 –:
   se, in conseguenza della mancata adozione entro i termini del regolamento previsto del comma 12 del predetto articolo di legge, non sia inibita l'applicazione della maggiorazione di cui al successivo comma 13. (5-08612)


   MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   il quotidiano online la Voce di Manduria in data 29 agosto ha dato notizia che «Militari del comando provinciale della guardia di finanza di Taranto hanno individuato nelle campagne di Manduria un terreno sul quale erano coltivate piante di marijuana dell'altezza media di un metro e mezzo. (...) composta di piantine per oltre 300 grammi di sostanza stupefacente.» E che «Le fiamme gialle, al fine di individuare i coltivatori delle piante hanno predisposto un servizio di osservazione mediante l'appostamento di militari del nucleo polizia tributaria di Taranto» che si è protratto per diversi giorni. La notizia è corredata da una foto in cui si vedono 10-12 arbusti divelti e corredati di radice. E, in conclusione viene infine data notizia che i presunti responsabili del fatto specifico «sono stati denunciati a piede libero alla magistratura per illecita coltivazione di sostanze stupefacenti» –:
   quanti militari del nucleo polizia tributaria di Taranto e per quanti giorni abbiano partecipato al servizio di osservazione;
   se il sequestro di «300 grammi di sostanza stupefacente» sia notizia fornita dal comando provinciale della guardia di finanza di Taranto;
   se la quantità dichiarata sia relativa al prodotto mostrato in foto e quindi anche del fusto e dalle radici, ovvero solo delle foglie e quanto fosse il principio attivo contenuto, onde evitare di dover infine appurare che i semi utilizzati fossero quelli solitamente presenti nei mangimi per uccelli in libera vendita.
(5-08617)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   FERRANTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   su tutti i mezzi d'informazione si dà giornalmente notizia delle grave situazione in cui versa a Roma l'Istituto dermopatico dell'Immacolata – istituto di ricovero e cura a carattere scientifico, I.D.I. i.r.c.c.s.: già a maggio, per esempio, il Corriere della Sera titolava «Buco di 600 milioni all'IDI;
   dagli stessi mezzi di informazione risulta che, presso la procura di Roma, sono aperti vari filoni di indagine nei confronti degli amministratori;
   l'istituto risulta versare in un grave stato debitorio verso le banche, verso i fornitori e verso il fisco;
   l'estrema gravità dello stato di insolvenza in cui versa l'Istituto dermopatico dell'Immacolata, emerge dal fatto che da agosto non vengono corrisposti gli stipendi ai dipendenti dell'ospedale, non vengono riparati i medicinali salva vita, non vengono riparati i macchinari essenziali e l'ospedale appare ormai abbandonato dagli utenti;
   lo stato debitorio è grave tanto da aver portato al deposito della richiesta di termine per la presentazione del concordato;
   di giorno in giorno lo stato di insolvenza dell'ospedale si aggrava con perdita dell'avviamento e della funzionalità dell'ospedale stesso;
   la perdita di valore dell'azienda si riverbera in ulteriore danno per i creditori e in particolare i dipendenti che, stante la situazione di stallo, non sono nemmeno collocabili in mobilità;
   qualsiasi ritardato intervento determina ulteriore danno per il centro ospedaliero che costituiva un'eccellenza per la sanità nazionale;
   i pignoramenti dei conti correnti bancari determinano un'illiquidità assoluta con conseguente impossibilità di soddisfare anche solo, in via parziale i creditori –:
   se e quali iniziative giudiziarie siano state poste in essere, anche con particolare riferimento all'articolo 2 e ss. del decreto legislativo 270 del 1999, per l'eventuale apertura della procedura di amministrazione straordinaria che potrebbe consentire attraverso la nomina di un commissario straordinario di recuperare la gestione del patrimonio. (3-02647)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RENATO FARINA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   giunge dal carcere di Biella una lettera fatta pervenire all'interrogante in cui il signor A.M. ristretto nell'istituto, tra le altre cose scrive: ogni anno per Natale portavo al Vescovo che ci veniva a trovare delle rose fatte di carta crespata, quest'anno non si può perché il Dipartimento Penitenziario ha fatto un'ordinanza che tutti i disegni, quadri e oggetti di artigianato possono uscire dopo 6 mesi che sono stati fatti. Motivo? Per sicurezza!»;
   a parere dell'interrogante questa disposizione ha del paradossale, soprattutto nel momento in cui si discutono proposte volte a favorire il lavoro all'interno del carcere che consenta di valorizzare la persona e il suo operato –:
   se trovi conferma questa disposizione del dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria;
   se il Governo non ritenga che quanto descritto configuri una contraddizione rispetto a quanto affermato dallo stesso Ministro Severino nei recenti interventi alla Camera in merito all'umanità della pena e alla rieducazione;
   se non ritenga di intervenire, per quanto di competenza, per rivedere questa stortura nel più breve tempo possibile.
(5-08621)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PAGANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   in data 15 ottobre 2012 si sono svolte le elezioni per il rinnovo del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili per il mandato 2013-2016. L'insediamento del nuovo Consiglio dovrà avvenire all'inizio di gennaio 2013;
   a tutt'oggi, nonostante siano passati quasi due mesi dalla data delle elezioni, la commissione elettorale istituita presso il Ministero della giustizia e presieduta da un suo funzionario, non ha ancora proclamato ufficialmente i vincitori della competizione elettorale;
   sulle elezioni gravano alcuni ricorsi amministrativi e il ritardo di comunicazioni ufficiali da parte del Ministero della Giustizia sta creando spaccature all'interno dell'ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili oltre che un grave danno di immagine all'intera categoria;
   i lavori della commissione elettorale sono stati sospesi per espressa volontà del dirigente responsabile, Eugenio Selvaggi, che ha comunicato al Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili l'intenzione di attendere che esso si esprimesse preliminarmente sul ricorso presentato dal pubblico ministero di Aosta avverso il trasferimento da Paola ad Aosta del candidato Giorgio Sganga, motivando tale sua determinazione con il fatto che, ove il Consiglio nazionale avesse accolto il ricorso del pubblico ministero di Aosta, ciò avrebbe determinato l'invalidità della lista «Insieme per la professione»;
   in data 21 novembre il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili si è riunito ed ha accolto il citato ricorso, stabilendo l'invalidità del trasferimento del candidato Giorgio Sganga e trasmettendo, lo stesso 21 novembre 2012, il dispositivo della decisione all'attenzione del dottor Selvaggi che l'aveva a suo tempo sollecitata –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle circostanze esposte in premessa;
   quali siano le ragioni del mancato riavvio dei lavori della commissione elettorale;
   se non ritenga opportuno sanare la grave situazione determinata da incomprensibili ritardi precisando quali siano i tempi necessari al Ministero della giustizia per adempiere ai suoi compiti istituzionali con riferimento ai lavori della citata commissione elettorale. (4-18963)


   CIRIELLI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   organi di stampa nazionali e la trasmissione televisiva Report hanno riportato, nelle scorse settimane, una notizia relativa all'acquisizione di alcuni immobili, siti in diverse città italiane, da parte della società immobiliare An.To.Cri. Srl;
   tale società, costituita a Bergamo nel 2003 ed avente come oggetto sociale gli acquisti e le gestioni immobiliari, avrebbe acquisito tra il 2004 ed il 2009 circa nove immobili, di cui almeno due tra Roma e Milano, sottoscrivendo relativi contratti di mutuo bancario, attualmente ancora in essere;
   gli immobili in questione, secondo quanto riportato dalle medesime fonti, presenterebbero un valore commerciale di gran lunga superiore rispetto al capitale sociale della Srl, stimato in 50 mila euro, e sarebbero stati ceduti per diversi anni in locazione dalla An.To.Cri. Srl al partito politico «Italia dei Valori»;
   inoltre, da quanto sostenuto dalla stampa, gli amministratori ed i soci dell'immobiliare An.To.Cri. Srl avrebbero una correlazione immediata e diretta con i vertici del partito «Italia dei Valori», rapporti di parentela diretta o addirittura coinciderebbero con alcuni di essi;
    sembrerebbe che, proprio attraverso la suddetta correlazione, la An.To.Cri Srl avrebbe fronteggiato il pagamento delle onerose rate dei mutui di acquisto degli immobili, beneficiando dei finanziamenti pubblici erogati negli anni al partito «Italia dei Valori»;
   tale vicenda avrebbe, pertanto, fatto emergere una anomala coincidenza tra gli acquirenti degli immobili per conto di An.To.Cri. Srl, i conduttori del rapporto di locazione degli stessi ed i destinatari dei finanziamenti pubblici erogati a titolo di rimborso elettorale al partito «Italia dei Valori»;
    la questione per molti versi appare da correlare a quella già esaminata nel corso di una seduta di interpellanze urgenti svoltasi il 25 febbraio 2010, nella quale il rappresentante del Governo allora in carica, rispondendo all'interpellanza n. 2-00585, concernente il regime fiscale applicabile ai rimborsi elettorali, nonché ai fondi percepiti dall'associazione «Italia dei valori», prospettava tra l'altro un complesso di verifiche che avrebbero dovuto essere oggetto di successivi approfondimenti, come segnalato dalla stessa Agenzia delle entrate –:
   se le verifiche prospettate siano state effettivamente svolte, quali ne siano stati gli esiti, se il Governo disponga, anche alla luce degli sviluppi considerati in premessa, di ulteriori elementi sulla questione, ed in particolare se risultino avviate indagini sulla specifica vicenda. (4-18965)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:


   OLIVERIO e LARATTA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   il sistema dei trasporti della Calabria è ormai entrato nell'elenco delle emergenze di questa regione, il personale delle aziende private di trasporto pubblico locale è in sciopero, spontaneo e ad oltranza, dalla giornata di lunedì 3 dicembre 2012;
   i lavoratori rivendicano il pagamento degli stipendi dovuto al mancato trasferimento entro novembre, da parte della regione Calabria, dei fondi alle aziende destinati al pagamento degli stipendi di ottobre, novembre, dicembre a cui si sommano anche le risorse per provvedere alla manutenzione dei mezzi in servizio;
   attualmente non vengono assicurati neanche i servizi minimi essenziali ai cittadini che pagano le tasse e gli abbonamenti ma che si vedono negati i più elementari diritti costituzionali, come diritto alla mobilità e il diritto allo studio, visto che centinaia di studenti sono rimasti a casa perché le corse sono state soppresse, mentre moltissimi lavoratori pendolari hanno dovuto utilizzare mezzi privati per raggiungere il posto di lavoro;
   i disagi di questi giorni si aggiungono alla riduzione delle corse dei treni e alla soppressione delle fermate intermedie creando gravi ripercussioni sulla viabilità dell'intera regione Calabria, specialmente in relazione al numero di pendolari che quotidianamente usano il servizio di trasporto pubblico locale per raggiungere il posto di lavoro;
   la vertenza del trasporto pubblico locale calabrese è ormai una polveriera e il blocco del servizio, ampiamente criticato dalle maggiori sigle sindacali calabresi che rivendicano il giusto bisogno dei lavoratori alla regolarità del salario, rischia di decretare il definitivo tracollo del trasporto pubblico calabrese con conseguenze ben più gravi –:
   se il Governo sia a conoscenza della situazione esposta in premessa e intenda intervenire al più presto, nell'ambito delle proprie competenze, per risanare questa grave situazione che determina il blocco del trasporto pubblico locale nella regione Calabria ormai al limite della sostenibilità;
   quali urgenti iniziative il Governo intenda adottare, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di garantire il diritto alla mobilità dei cittadini, attualmente compromessa in tutta la regione, con particolare riferimento alle esigenze della popolazione studentesca;
   se intendano impegnarsi al fine di risolvere il disagio dei lavoratori del trasporto pubblico locale. (4-18970)


   STRADELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   da qualche mese i giornali locali e comunicazioni attraverso internet segnalano presunte irregolarità in tema di collaudi ed autorizzazioni nei confronti della ditta MASSONE Carlo di Castelletto D'Orba;
   le vicessitudini dell'impresa in questione sono già state oggetto di atti di sindacato ispettivo da parte di parlamentari della Lega Nord è dell'IDV;
   l'azienda dichiara, anche con comunicati di una associazione che patrocina imprese in difficoltà, che non corrisponderebbero al vero le notizie fornite agli interroganti;
   le rimostranze del titolare della ditta MASSONE determinano sconcerto e preoccupazione tra gli operatori del settore e mettono in dubbio la correttezza di importanti funzioni dello Stato –:
   se intenda predisporre una iniziativa volta a chiarire definitivamente la posizione della ditta MASSONE e a individuare eventuali responsabilità amministrative sulle irregolarità denunciate.
(4-18971)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BORDO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   il comando stazione carabinieri di Pineto (Teramo) è ubicato in uno stabile di proprietà privato costruito agli inizi degli anni ’70 per il cui utilizzo è corrisposto un canone di un contratto scaduto il 30 giugno 2012;
   lo stabile è in condizioni strutturali, interne ed esterne, fatiscenti e indecorose, oltre ad essere inadeguato sotto il profilo operativo materia di edifici pubblici, giacché è destinato a civili abitazioni e non a sede di sede di forze dell'ordine;
   il comune di Pineto, affrontando non poche difficoltà di ordine finanziario, ha realizzato il comando stazione carabinieri, i cui lavori sono stati ultimati a giugno 2012, e rilasciato il conseguente certificato di agibilità nel luglio 2012;
   il canone di locazione già fissato per l'utilizzo dell'edificio, realizzato nel pieno rispetto delle norme e delle esigenze funzionali, ammonta, per il 1o anno, a circa 37.000 euro;
   la prefettura di Teramo, da ultimo il 21 novembre 2012, ha più volte sollecitato la direzione centrale dei servizi tecnico-logistici e della gestione patrimoniale c/o il dipartimento della P.S. a rilasciare idonea attestazione della «sussistenza della capacità finanziaria necessaria a sostenere gli oneri derivanti dalla sottoscrizione del contratto relativo alla locazione della nuova caserma dei Carabinieri di Pineto»;
   la suddetta capacità finanziaria è richiesta dell'Agenzia del demanio – filiale Abruzzo e Molise – per il rilascio del nulla osta alla stipula del contratto di locazione;
   il semplice confronto tra il canone di locazione attualmente pagato e quello richiesto dal comune di Pineto, oltre alla maggiore funzionalità operativa della nuova caserma, fa emergere l'utilità e la convenienza alla rapida conclusione dell’iter burocratico che precede la stipula del contratto –:
   se e come il Governo intenda intervenire per consentire il rilascio dell'attestazione richiesta dall'Agenzia del demanio, così da offrire idonea sistemazione logistica al comando della stazione dei carabinieri di Pineto, consentire al comune di Pineto di inoltrare risorse certamente destinate a opere e servizi utili alla comunità e scongiurare il deperimento della struttura a causa del mancato uso. (5-08611)


   MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il primo aprile 2011 alle ore 14 circa i deputati radicali Maurizio Turco e Maria Antonietta Farina Coscioni comunicavano alla prefettura di Taranto che si sarebbero recati con Giuseppe Turco, medico e sindaco del comune di Torricella e con Maurizio Bolognetti, membro della direzione nazionale di Radicali italiani a visitare la tendopoli di Manduria-Oria dove era stato approntato un centro per allocare i migranti sfollati da Lampedusa;
   alle ore 20 circa dalla prefettura giungeva comunicazione che la visita dei deputati non era consentita in quanto nel pomeriggio il Ministero dell'interno aveva disposto che solo le organizzazioni umanitarie avrebbero potuto accedere ai centri di accoglienza e detenzione di immigrati;
   il due aprile 2011 alle ore 13 circa la delegazione si recava in prefettura dove il capo di gabinetto del prefetto non solo non consegnava copia della disposizione ministeriale ma sosteneva di non poterla nemmeno far leggere, a richiesta comunque consentiva a un incontro fuori dal campo con il funzionario della prefettura di Taranto responsabile del campo;
   il due aprile alle ore 14,30 circa la delegazione raggiungeva il campo proveniente da Manduria verso Oria. Il set si presentava con, sulla destra, un numero considerevole di telecamere operatori e giornalisti e sulla sinistra, sui lati del campo sud ed est, con forze dell'ordine a piedi, in auto e a cavallo. Mentre dallo spiazzo dove c’è l'ingresso del campo, lato est, si aveva la netta sensazione che il lato nord non fosse controllato, tant’è che durante l'incontro con il responsabile del campo, nel mentre si faceva notare questa discrepanza, c'erano persone che scappavano dal campo in direzione Oria;
   durante l'incontro con il funzionario non si è riuscito a sapere nulla, nemmeno dove mangiavano e dormivano i membri delle forze dell'ordine tantomeno a vedere alcunché nemmeno i servizi igienici a loro destinati;
   il 10 marzo il quotidiano online la voce di Manduria ha pubblicato il seguente articolo a firma del suo direttore Nazareno Di Noi dal titolo «Tendopoli: quanto costano 2 pasti freddi e 5 sigarette al giorno»;
   «Il Connecting People, il consorzio d'imprese con sede a Trapani che gestisce per conto del Ministero dell'interno il Centro d'accoglienza e identificazione di Manduria, non ha ancora sottoscritto un contratto con la Prefettura. La sua attività è regolata per ora da un incarico provvisorio firmato dal prefetto di Taranto. Ma è già possibile fare i conti con quanto costerà allo Stato il suo intervento. Le tariffe stabilite da una convenzione nazionale, stabiliscono una retta di trentacinque euro al giorno per ogni ospite. Prezzo, questo, suscettibile di ritocchi (difficilmente a ribasso) in fase di sottoscrizione del contratto. In cambio, il consorzio deve occuparsi della fornitura del vitto, dell'igiene delle tende e di tutta l'assistenza alberghiera dei profughi. La convenzione prevede anche l'assistenza sanitaria, legale e l'attività ricreativa e l'integrazione dei migranti. In effetti queste ultime due voci non sono ancora iniziate. L'impossibilità di sapere ciò che accade nella tendopoli, rende difficile valutare la qualità delle altre prestazioni erogate né è possibile sapere il numero e le qualifiche del personale impiegato. Le uniche fonti per attingere informazioni in merito, dunque, sono gli immigrati i cui giudizi non sono per niente positivi. Si lamentano ad esempio del cibo che arriva freddo (i pasti preparati da tre centri cottura di Brindisi arrivano a bordo di furgoni), dell'acqua non sempre calda e delle poche sigarette cinque al giorno). Il ricambio della biancheria l'hanno avuto solo all'ingresso un asciugamano, maglia, mutande e due boccette di shampoo e sapone). Facendo una media di 1.400 presenze giornaliere, dunque, da quando è stato aperto il centro ad oggi il consorzio Connecting People ha già maturato entrate per circa 700mila euro. Intanto la noia che regna nel campo costringe gli ospiti a vagare per le campagne o a recarsi nei vicini centri di Manduria e Oria. Un esodo che crea problemi alla sicurezza della circolazione. Per questo l'assessore provinciale di Brindisi, Cosimo Pomarico ha lanciato un appello. “Non è possibile – dice – continuare a tergiversare sulla necessità di istituire immediatamente un collegamento, attraverso l'utilizzo di un pullman, tra la tendopoli e il centro abitato di Oria. La strada provinciale Manduria-Oria – aggiunge – continua a rappresentare un rischio per i tanti immigrati ospiti del Centro che la percorrono a piedi sia di giorno che nelle ore serali”; l'assessore si rivolge quindi al prefetto e ai responsabili del consorzio Connecting People “Prendo atto che due delle tre richieste formulate dal presidente della Provincia di Brindisi, Massimo Ferrarese – afferma ancora Pomarico – sono state immediatamente realizzate ma il trasporto con un mezzo pubblico non è rinviabile perché c’è il rischio concreto che la strada provinciale diventi teatro di una tragedia”. Ieri, davanti alla tendopoli, distribuzione di volantini dello Slai Cobas di Taranto e Brindisi e visita all'interno dell'eurodeputata PD Debora Serracchiani»;
   il 6 aprile il consiglio di amministrazione di Connecting People ha diffuso un comunicato in cui tra l'altro si afferma che «A Manduria oggi ci sono circa 1500 ospiti»;
   il 31 marzo l'avvocato Pasquale Fistetti, a nome e per conto dei signori Leonzio Patisso Lorenza Conte, ha depositato alla Procura della Repubblica del tribunale penale di Taranto una «Denuncia nei confronti del Ministro dell'interno Roberto Maroni e altri da identificare in relazione al campo profughi realizzato nei pressi della provinciale Oria Manduria in agro di Manduria in area ad alta pericolosità idraulica (PAI Regione Puglia Nov. 2005) e in violazione del vincolo del Piano Paesaggistico Regionale P.U.T.T./P posto nella zona a tutela della macchia mediterranea che è stata letteralmente distrutta. (Artt. 146, 151, 163 c. 1 DLvo 490/99, 734 c.p.)» –:
   quali siano le ragioni per le quali è stato deciso di impedire l'ingresso ai parlamentari e a quali strutture; se e quando detta decisione sia stata rivista;
   quali procedure si siano seguite nell'individuare e quindi procedere all'allestimento del campo di Manduria, ovvero ad evitare di rispettarle;
   quanto sia costato allestire il campo di Manduria;
   quanto sia costata la prima recinzione e le successive e per quali ragioni non si sia direttamente provveduto a realizzare direttamente quella che è attualmente la recinzione più esterna al campo;
   quali siano le ditte che hanno fornito macchinari, materiale e la manodopera necessaria per realizzare il campo, come siano state scelte, quali lavori abbiano eseguito e a quale costo, in quali tempi verranno liquidate, quali siano i controlli ex ante ed ex post previsti e quali di questi siano stati già eseguiti, da chi e con quali risultati;
   quante persone siano state registrate giorno per giorno, quante ne siano state trasferite e quante si siano dileguate e chi abbia eseguito ed esegue questi controlli;
   quanti membri delle forze dell'ordine siano state impegnate, dove abbiano dormito e mangiato, quali i turni di lavoro e i costi complessivi;
   da chi e perché sia stato scelto il consorzio d'imprese Connecting People;
   con chi Connecting People abbia sottoscritto il contratto, a quali condizioni e per quali servizi;
   quante persone accreditate da Connecting People possano entrare nel campo, quali qualifiche abbiano, quali mansioni svolgano e quale tipo di contratto le leghi a Connecting People;
   se e come cambi lo status dei migranti se, una volta fuggiti dal campo, dovessero essere fermati dalle forze dell'ordine. (5-08615)


   MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. —Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   sul sito del Ministero dell'interno il 17 marzo 2012 è stato pubblicato un comunicato dal titolo «Il prefetto di Taranto sospende il consiglio comunale di Manduria» nel quale si legge che: «A seguito delle dimissioni rassegnate da sedici consiglieri comunali del comune di Manduria, il prefetto di Taranto Claudio Sammartino ha disposto ieri la sospensione di quel Consiglio comunale, nominando Commissario prefettizio per la provvisoria amministrazione dell'ente il viceprefetto Aldo Lombardo, in servizio al Gabinetto del ministero dell'Interno. Il prefetto Sammartino ha anche proposto al ministero dell'interno lo scioglimento dell'organo consiliare. Il Commissario prefettizio, che si insedierà nei prossimi giorni, avrà i poteri del Consiglio comunale, del sindaco e della Giunta municipale»;
   sul sito del Ministero dell'interno il 30 marzo 2012 è stato inserito un comunicato dal titolo «Accesso ispettivo antimafia nel comune tarantino di Manduria» nel quale si legge che: «Il prefetto di Taranto è stato delegato dal ministero dell'interno ad esercitare i poteri di accesso e di accertamento presso il comune di Manduria, dove recenti iniziative giudiziarie hanno evidenziato pericoli di infiltrazioni della criminalità organizzata pugliese (Sacra Corona Unita) nel tessuto amministrativo municipale. L'accesso ispettivo antimafia sarà svolto, entro un termine di tre mesi eventualmente prorogabile, da una Commissione che avrà il compito di accertare eventuali collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata ovvero forme di condizionamento tali da determinare un'alterazione del procedimento di formazione della volontà degli organi elettivi ed amministrativi e da compromettere il buon andamento o l'imparzialità dell'amministrazione comunale, ed anche il regolare funzionamento dei servizi ad essa affidati. La Commissione sarà formata dal prefetto Angelo Ciuni, dal viceprefetto Francesco D'Alessio e dal maggiore Giuseppe Dell'Anna, comandante del Gruppo della Guardia di Finanza di Taranto» –:
   quali siano le «iniziative giudiziarie (che) hanno evidenziato pericoli di infiltrazioni della Criminalità organizzata pugliese» ovvero per quali motivi non si sia intervenuto prima del 17 marzo;
   non essendo reperibili sul sito del Ministero comunicazioni al riguardo, se l'accesso ispettivo antimafia che si doveva svolgere sia stato concluso o prorogato, nel qual caso fino a quando, e comunque, se del caso, quando siano state consegnate le conclusioni e con quali esiti;
   se non si ritenga urgente adottare ogni iniziativa di competenza per lo svolgimento delle elezioni per il rinnovo del consiglio comunale alla prima data utile. (5-08618)

Interrogazione a risposta scritta:


   TOCCAFONDI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   si apprende da notizie di stampa che nella notte fra il 2 e il 3 dicembre 2012 alcune persone si sono introdotte nella cantina della tenuta «Case Basse» di proprietà di Gianfranco Soldera in provincia di Siena e, aprendo i rubinetti delle botti in cui si trovavano i vini delle ultime annate, hanno distrutto l'intera produzione vinicola che riguarda le vendemmie dal 2007 al 2012 che ammontava a circa 600 ettolitri per un valore di oltre 2 milioni di euro;
   da quanto riportano i giornali sia locali che nazionali per Soldera si sarebbe trattato di un «vero atto mafioso» dato che nient'altro all'interno della proprietà è stato danneggiato o sottratto alla famiglia;
   il presidente e il vicepresidente del Consorzio del Brunello di Montalcino esprimendo solidarietà per quanto successo hanno sottolineano l'unicità di questo gesto che, non avendo precedenti nella storia locale, inquieta e preoccupa, in quanto si tratta di un prodotto conosciuto nel mondo;
   Soldera era conosciuto non soltanto per la qualità del suo vino ma anche per essere un purista del Brunello e per le sue battaglie in difesa del disciplinare del rosso di Montalcino –:
   se il Governo sia a conoscenza di quanto descritto in premessa di quali elementi disponga sulla matrice dell'episodio e quali iniziative di competenza intenda assumere per evitare simili episodi che, come ricordato in premessa, presentano tratti preoccupanti anche per la loro unicità. (4-18962)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CICU. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   il direttivo aziendale della Coca Cola HBC dello stabilimento di Elmas, alle porte di Cagliari, ha deciso di procedere alla messa in mobilità di sedici dipendenti del settore produttivo, dopo i licenziamenti dei mesi precedenti avviati nei confronti di altri dipendenti dei settori produttivo e commerciale;
   a quanto si apprende la società, adducendo come motivazione la crisi, intende chiudere lo stabilimento, operativo da quasi cinquant'anni, solo per assicurarsi maggiori profitti, spostando la produzione altrove e licenziando quindi numerosi lavoratori che, all'improvviso, si trovano a vivere in una condizione di estrema precarietà ed incertezza;
   la chiusura dello stabilimento di Elmas metterebbe a rischio anche tutto l'indotto che gravita intorno al sito produttivo, tra cui le aziende di produzione delle bottiglie PET, le cooperative che svolgono servizi di facchinaggio e l'azienda che svolge in esclusiva i trasporti dei prodotti Coca Cola;
   a giudizio dell'interrogante, si tratta del classico caso in cui gli interessi di una multinazionale finiscono per prevalere sugli interessi dei cittadini e del territorio –:
   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare iniziative urgenti per impedire i licenziamenti e scongiurare la chiusura dello stabilimento;
   quali iniziative intenda assumere al fine di promuovere l'istituzione di un tavolo di confronto con i lavoratori, le parti sociali, la regione, le amministrazioni locali ed i vertici aziendali, volto ad individuare le soluzioni più opportune per salvaguardare i posti di lavoro a rischio.
(5-08609)


   BELLANOVA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   da quanto si apprende dagli organi di stampa circa 40 precari operanti nell'Università del Salento – in gran parte tecnici ed amministrativi dell'area informatica – rischiano di trovarsi senza un lavoro a seguito della scadenza di contratto il 15 dicembre 2012;
   questi lavoratori, di concerto con le organizzazioni sindacali, sembrerebbe abbiano dichiarato lo stato di agitazione dopo la notizia del mancato rinnovo dei contratti a seguito dello «stop dei revisori dei conti dello stesso Ateneo», tanto da arrivare a mettersi tutti in ferie fino a scadenza e la causa, da quanto si legge, pare essere «la mancanza di risorse che metterebbe in difficoltà l'amministrazione universitaria»;
   le stesse organizzazioni sindacali contestano «che si sia arrivati a ridosso della scadenza per affrontare la questione»; peraltro si sono svolti nella giornata di lunedì e martedì scorso, tra l'amministrazione universitaria, le parti sindacali e i precari, degli incontri dai quali sembrerebbe essere scaturito che «i contratti a tempo determinato non saranno trasformati a tempo indeterminato, neppure nei casi in cui ci siano le condizioni per poterlo fare»;
   questa notizia ha suscitato tra i lavoratori un clima di sconforto e paura per il prossimo futuro, famiglie, molto spesso con figli che da un giorno all'altro si vedranno costrette a fare a meno di uno stipendio avendo sulle spalle mutui ed altre pendenze da evadere e bilanci economico-familiari da dover affrontare;
   la mancata proroga dei contratti da parte dell'università del Salento per questi lavoratori, rischia, inoltre, di creare anche un disagio reale alla stessa struttura che finirebbe, facendo a meno di queste risorse, col razionalizzare servizi che dovrebbero essere a vantaggio dell'utenza: gli studenti –:
   se il Ministro interrogato non ritenga di dover urgentemente intervenire per quanto di competenza affinché le aspettative dei lavoratori che hanno maturato il diritto ad essere stabilizzati non vengano d'un tratto infrante, creando anche gravi ripercussioni sull'assetto familiare ed economico degli stessi e non per ultimo sui servizi offerti agli studenti, anche incrementando i fondi per il finanziamento del sistema universitario. (5-08620)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PORFIDIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   da una nota emessa dalla direzione centrale risorse umane dell'INAIL ed inoltrata a tutte le sigle sindacali risulterebbe che per rispondere alla carenza di personale medico dirigente di II livello (primari) si intende affidare tali incarichi a medici di livello inferiore, che non ne hanno requisito sia secondo canoni di trasparenza che di regolarità;
   è bene ricordare che al ruolo di primario INAIL si accede per mezzo di un concorso pubblico nazionale, per titoli ed esami. Affidare incarichi, ancorché provvisori e/o temporanei a medici senza titolo, senza alcuna formazione specifica di responsabilità e senza aver bandito un nuovo concorso pubblico, soprattutto riconoscendo illegittimamente mansioni superiori e in aggiunta con oneri economici rilevanti, non sembra fondato su criteri di logica e buona prassi –:
   se sia a conoscenza della nota in oggetto e quali provvedimenti intenda assumere per ovviare all'opzione proposta dall'INAIL, anche in relazione alla necessità di allargare la sfera di competenza dei primari attualmente in servizio, peraltro con scarsi oneri economici aggiuntivi, semplicemente modificando i regolamenti interni attualmente vigenti. (4-18959)


   GATTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   il 22 novembre 2012 il Governo ha dato risposta all'interrogazione n. 5-08017, fornendo i dati relativi ai pensionati di vecchiaia, di anzianità e prepensionati con decorrenza dal 1o gennaio 2005 al 31 dicembre 2008 che hanno usufruito della possibilità di cumulo della pensione con redditi da lavoro, differenziandoli per anno di contribuzione e gestione di contribuzione e classe di importo della pensione;
   tali dati rappresentano un importante strumento per la comprensione di un fenomeno i cui aspetti e la cui rilevanza non sono ancora valutati nella loro completezza e che, a parere dell'interrogante, necessitano di ulteriore approfondimento –:
   sulla base dei medesimi criteri adottati in sede di risposta all'interrogazione n. 5-08017, quali siano i dati riferiti ai pensionati di vecchiaia, di anzianità e prepensionati, con decorrenza dal 1o gennaio 2009 a oggi, che abbiano usufruito della possibilità di cumulo della pensione con redditi da lavoro. (4-18960)


   PATARINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   attraverso le pagine del Quotidiano Nazionale del 30 novembre 2012, un cittadino di Modena ha invitato il Ministro del lavoro e delle politiche sociali ad occuparsi dell'Enasarco che, a suo dire, avrebbe affidato buona parte dei contributi, versati dagli agenti di commercio, ad un fondo attualmente in perdita del 30 per cento, mettendo a serio rischio migliaia di pensioni;
   una conferma di tali preoccupanti dichiarazioni si avrebbe anche leggendo alcuni quotidiani on line che, già dal 13 novembre 2012, hanno denunciato che molti milioni gestiti da Davide Serra, attraverso il fondo Algebris, un fondo di genere «CoCo» bond (Cotingent convertible fund), sarebbero stati versati dall'Enasarco; da un articolo del 10 febbraio 2012 del Wall Street Journal, risulta che, nel 2011, il predetto fondo avrebbe perso il 30 per cento, soprattutto a causa delle scommesse europee;
   nel sito ufficiale della Borsa italiana si legge che i CoCo bond sono, in pratica, «obbligazioni ibride convertibili che, in determinate condizioni, si trasformano in azioni, quindi in capitale della banca che li ha emessi, alleggerendone sostanzialmente l'esposizione debitoria; si tratta, dunque, di strumenti rischiosi riservati in genere agli investitori istituzionali che, in caso di conversione, potrebbero subire notevoli perdite»;
   l'Enasarco (Ente di previdenza e assistenza degli agenti e rappresentanti di commercio) è già stato, in passato, al centro di attenzione a seguito dell'andamento negativo emerso dai risultati di gestione;
   dall'indagine conoscitiva svolta, nel 2011, dalla Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, sulla situazione economico-finanziaria delle Casse anche in relazione alla crisi dei mercati internazionali, è emerso come l'Enasarco fosse l'ente con l'esposizione indiretta più significativa verso Lehman Brothers, attraverso una delle obbligazioni Anthracite nel 2008, per un importo pari a 780 milioni di euro;
   la Commissione, nell'esaminare i bilanci consuntivi 2007-2008, i preventivi 2008-2009 e il bilancio tecnico attuariale al 31 dicembre 2006, ha, alla fine, osservato: «si presti particolare attenzione agli investimenti in titoli di rischio»;
   con riferimento ai contributi versati (aumentati considerevolmente, negli ultimi anni, come accertato in sede di verifica ispettiva), va evidenziato che si tratta di risorse destinate prevalentemente ad assicurare prestazioni di natura obbligatoria, per cui sarebbe opportuno, oltre che doveroso nei confronti dei professionisti iscritti, assicurare investimenti volti ad ottenere rendimenti certi e positivi, al fine di non compromettere la stabilità finanziaria degli enti previdenziali nonché la sostenibilità stessa del sistema pensionistico adottato;
   a tutto ciò si aggiungono le richieste di numerose associazioni di categoria di una drastica riduzione delle spese di gestione dell'ente (in particolare, per quanto concerne i compensi dei membri del consiglio d'amministrazione e degli organi dirigenti) nonché la recente posizione della Federagenti, che, dopo aver chiesto che «i sindacati escano dal Consiglio di Amministrazione per limitarsi – senza compensi – alla vigilanza», ha ottenuto, con un referendum cui hanno partecipato diverse decine di migliaia di persone, un vero consenso plebiscitario (il 95 per cento dei votanti) alla propria proposta di «fare confluire l'Esanarco nell'INPS per evitare aumenti dei contributi da versare e dell'anzianità contributiva che sono diventati negli ultimi anni una costante insopportabile per la categoria»; a seguito di quel referendum, Federagenti ha chiesto anche ai «Ministeri competenti di sospendere la vendita degli immobili» –:
   se i Ministri interrogati non ritengano opportuno intervenire, per quanto di competenza, al fine di accertare la fondatezza delle notizie di stampa di cui in premessa nonché, in caso positivo, quali iniziative intendano adottare, qualora la scelta dell'investimento effettuato, non risulti rispondente ai criteri di efficienza e di trasparenza che un ente previdenziale ha il dovere di osservare al fine di garantire un uso corretto del danaro dei professionisti iscritti;
   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare al fine di assicurare forme capillari ed efficaci di monitoraggio, di controllo e di governo pubblico della gestione del patrimonio mobiliare ed immobiliare degli enti previdenziali, pubblici e privati, soprattutto al fine di garantire una maggiore trasparenza nonché un equo contemperamento tra l'esigenza di assicurare la funzione sociale e solidaristica del citato patrimonio e quella di favorire una adeguata valorizzazione dello stesso, anche attraverso forme di investimento redditizie, a tutela di una effettiva e strutturale stabilità finanziaria degli enti stessi. (4-18967)


   LARATTA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   per come da tempo denunciano i sindacati di categoria, i lavoratori Lsu-Lpu, si sentono trattati quasi come schiavi, sottopagati, da mesi senza stipendi e senza alcuna certezza per il loro futuro;
   è sconcertante quanto sta accadendo ai lavoratori Lsu-Lpu in Calabria. I precari, infatti, vivono una condizione di estrema difficoltà e senza alcuna certezza per il loro futuro. Nel corso delle assemblee organizzate dai lavoratori negli ultimi mesi, è emersa l'indignazione dei precari, stanchi di essere sfruttati e perfino non retribuiti. Sono stati inutili gli appelli alla giunta regionale della Calabria affinché intervenga per l'opportuna e urgente soluzione dei problemi denunciati dai suddetti lavoratori;
   i precari Lsu-Lpu della Calabria, che da tantissimi anni prestano servizio presso enti pubblici, oltre a essere sottopagati, non ricevono i contributi dai comuni e dalla regione, quasi fossero dei veri e propri lavoratori in nero;
   i lavoratori rivendicano oltre che il pagamento degli arretrati, anche un piano di stabilizzazione, al fine di porre fine a questa lunga condizione di incivile precariato;
   occorre ricordare che senza l'apporto degli Lsu/Lpu, viene messa in ginocchio la normale gestione dei servizi essenziali in molti enti locali. Già alcuni comuni stanno dichiarando l'impossibilità di garantire i servizi essenziali;
   in questi anni tutti gli appelli e le proteste dei precari non hanno prodotto nulla di concreto –:
   se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra esposto;
   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere, anche sul piano normativo. (4-18973)

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   Gregory Perrucci, uno tra i più importanti produttori di vino Primitivo, titolare dell'azienda agricola Racemi (Manduria), in una lettera pubblicata dal quotidiano online «tre bicchieri», del Gambero Rosso, scrive: «Prima la riflessione: il settore vino, che fa registrare export da record, come può davvero crescere nelle sabbie mobili di una burocrazia “euro-imposta” e “italo-amministrata”? Le aziende spendono tempo e denari (dovrei dire: sprecano) per indicare su un registro con quale tipo di detergente sono stati lavati i locali di cantina e altre scempiaggini del genere, prescritte dal fatidico Haccp. Poi ci sono le comunicazioni obbligatorie per le Doc: da inviarsi a Valoritalia o alle Camere di commercio. Ogni minimo spostamento, taglio, manipolazione del proprio vino nella propria cantina deve essere comunicato e approvato da questi enti. Comunicare e pagare, aspettare e, solo dopo l'autorizzazione, pensare al vino. Lo scandalo delle dichiarazioni di produzione bloccate per il default del Sian-Agea, è un monumento all'eterna via crucis dei produttori. Ma gli esempi sono innumerevoli. In questi giorni ne vivo uno sulla mia pelle: il 2 gennaio scorso abbiamo richiesto alla Camera di commercio di Taranto di prelevare i campioni per la degustazione del doc da immettere in commercio. Risposta: abbiamo tante altre richieste e la Regione (Puglia) non ha ancora nominato la Commissione di degustazione. Tre giorni dopo gli ispettori della CdC arrivano in cantina: per prendere i campioni? No, per fare l'ennesimo controllo amministrativo. Avevamo già acquisito un ordine di 9 mila bottiglie da spedire in Svizzera per pronta consegna ma non avevamo più scorte di vino “autorizzato” dalla Cdc: occorreva che fosse prima analizzato e degustato e – ottenuta la relativa certificazione – imbottigliato e spedito. Abbiamo chiesto al cliente svizzero di aspettare 15 giorni di tempo. Solo che il tempo sta scadendo. Ora ho saputo che la commissione degustazione è stata nominata ma la CdC di un'altra provincia ha fatto opposizione e la Regione ha difficoltà a ratificare la nomina. Poiché si sono accumulate decine di domande di degustazione di vini doc il funzionario mi ha consigliato di inoltrare una protesta formale attraverso il Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria. Morale: sono passati i 15 giorni, il cliente svizzero reclama il vino, noi non possiamo spedirlo e perdiamo la vendita e forse il cliente stesso. Cala il fatturato, l'Italia perde export ma tutto l'apparato burocratico rimane indenne e scevro da ogni preoccupazione. Fino a quando ci sono i decreti e le convenzioni l'apparato è salvo!» –:
   se e quali iniziative di competenza intenda prendere, fatte salve tutte le garanzie a tutela del consumatore, per evitare inutili e costose pratiche burocratiche. (5-08616)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   D'IPPOLITO VITALE, BINETTI, ANNA TERESA FORMISANO, NUNZIO FRANCESCO TESTA, DE POLI, CALGARO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   la neuropsichiatria infantile attraversa un momento veramente critico e decisivo;
   in Italia oggi sono presenti solo 382 posti letto a degenza piena per patologie neurologiche e psichiatriche in età evolutiva (fascia di età 0-18 anni);
   secondo una stima ragionevole è necessario prevedere 5 posti letto di degenza ordinaria ogni 100.000 soggetti in fascia di età (0-18 anni);
   come segnalato al Ministro della salute anche dalla Società di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza la proposta di regolamento recante: definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e qualitativi relativi all'assistenza ospedaliera, in attuazione dell'articolo 1, comma 169 della legge 30 dicembre 2004 n. 311 e dell'articolo 15, comma 13, lettera c) del decreto-legge 6 luglio 2012 n. 95 convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012 n. 135 viene ora a peggiorare ulteriormente una situazione già drammatica;
   la proposta di regolamento che verrà discussa dalla conferenza Stato-regioni, anche considerando gli standard massimi proposti per la neuropsichiatria infantile, prevede un calo del 10 per cento rispetto all'attuale e non prende in considerazione il più che necessario aumento del 15 per cento già indicato;
   la salute mentale in età evolutiva, che identifica come sua base operativa i servizi di neuropsichiatria infantile, necessita, oltre alle degenze ordinarie, di un ulteriore investimento fondamentale per posti letto di day Hospital, centri diurni e Unità ambulatoriali;
   si fa riferimento ad una platea di almeno 600.000 bambini e ragazzi, se consideriamo soltanto i dati dei minori con disabilità e dei minori con disturbi specifici dell'apprendimento forniti dal MIUR per le età 3-18 anni frequentanti le scuole della Repubblica;
   per le particolari ed evidenti esigenze della neuropsichiatria infantile, occorre considerare (oltre ai ricoveri in degenza ordinaria, necessari per le acuzie), anche i ricoveri in degenza diurna, fondamentali, dal punto di vista psicologico, per le attività di riabilitazione, psicoterapia, post-acuzie e, per moltissimi casi, come alternativa e prevenzione del ricovero a degenza piena;
   su questa linea di lavoro la neuropsichiatria infantile in Italia ha una tradizione pluridecennale: i posti di degenza diurna vanno aggiunti ai posti di degenza ordinaria in ragione di un rapporto 2:1 (degenza diurna versus degenza ordinaria);
   naturalmente, per la formazione professionale dei neuropsichiatri infantili e dei terapisti della neuro e psicomotricità dell'età evolutiva vanno computati ambedue i tipi di degenza. La chiarificazione ed il rispetto di questa indicazione tiene conto di un principio chiave della salute mentale in età evolutiva –:
   se non intenda tempestivamente attuare gli impegni precedentemente presi attraverso l'approvazione di diversi atti, di indirizzo in merito;
   se non ritenga di dover ripensare la pregiudizievole proposta di riduzione del 10 per cento di cui in premessa;
   se non ritenga opportuno applicare l'aumento del 15 per cento degli standard massimi proposti per la neuropsichiatria infantile, anziché la menzionata riduzione. (3-02646)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BINETTI, CALGARO e NUNZIO FRANCESCO TESTA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   il decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158, convertito dalla legge 8 novembre 2012, n. 189, recante disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute ha previsto, tra le altre disposizioni, anche il divieto su ogni tipo di media (riviste, quotidiani, cinema, internet) alle pubblicità che inducono al gioco;
   nello specifico sono vietati i messaggi pubblicitari di giochi con vincite in denaro nelle trasmissioni televisive, radiofoniche, nonché via internet, e nelle rappresentazioni teatrali o cinematografiche rivolte ai minori e nei trenta minuti precedenti e successivi alla trasmissione delle stesse;
   è sancito l'obbligo di riportare avvertimenti sul rischio di dipendenza dalla pratica di giochi con vincite in denaro e sulle relative probabilità di vincita sulle schedine e tagliandi dei giochi e sugli apparecchi di gioco, cioè quegli apparecchi che si attivano con l'introduzione di moneta metallica ovvero con appositi strumenti di pagamento elettronico;
   ciononostante, allo stato attuale continua a registrarsi una progressiva esplosione di pubblicità nelle forme non tutelate a sufficienza dalla sopracitata legge;
   inoltre, sulle slot machine si sarebbero dovuti intensificare i controlli, ma anche ripianificare la collocazione, evitandone la presenza vicino alle scuole, ai luoghi di culto, agli ospedali; in parte è stato fatto, però sembrerebbe ufficiale che a breve più di mille nuovi giochi di modello slot siano legalmente «online». Basterebbe introdurre codice fiscale e numero di carta di credito, per poter giocare sul computer dal sofà in soggiorno. Questa tipologia di giochi sarà forse lontano dagli ospedali e dalle scuole, dalle chiese, dalle sinagoghe o dalle nuove moschee, come sancisce il decreto «Balduzzi» per difendere i più vulnerabili, ma sarà in casa a portata di tutti, compresi i cassaintegrati rimasti a casa tutto il giorno –:
   quali urgenti iniziative intenda assumere per rendere operativi i principi contenuti nel decreto «Balduzzi» e quali controlli a tappeto siano previsti per rendere efficaci le disposizioni contenute nel citato decreto. (5-08610)


   ZAZZERA, PIFFARI e VATINNO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   il 28 novembre 2012 si è abbattuta su Taranto una violenta tromba d'aria che ha devastato tutta l'area, provocando un morto, una quarantina di feriti e danni strutturali allo stabilimento siderurgico Ilva;
   «Dallo stabilimento si sono levate un'enorme nube nera e fiamme altissime» (La Repubblica del 28 novembre 2012), nel reparto cokerie è crollato il camino delle batterie 1 e 2 ed una gru è caduta in mare;
   «L'Azienda ha fatto sapere in una nota di aver messo in atto “tutte le procedure di emergenza generale” chiarendo che “non c’è stato nessun incendio, le fiamme visibili dall'esterno sono relative agli sfoghi di sicurezza provocati dalle candele di sicurezza degli impianti”» (9colonne del 28 novembre 2012);
   l'Ilva ha anche precisato che «Tutte le emissioni dell'azienda sono sotto controllo» (Adnkronos del 28 novembre 2012);
   agli interroganti invece risulta che l'area dello stabilimento interessata dal fenomeno sia stata gravemente danneggiata. Da alcune fotografie infatti si scorgerebbero lamiere, un edificio completamente crollato e personale tra le macerie che attraversa la zona della devastazione senza alcuna protezione;
   alcuni operai sono stati impegnati nella messa in sicurezza della zona della banchina dove si trovava la gru divelta, mentre altri, insieme a tecnici comunali, si sono messi a lavoro «per bonificare e mettere in sicurezza la zona (Montermiti di Statte) dopo che si sono sprigionate fibre d'amianto dalle coperture di un capannone aziendale e di alcune abitazioni colpite [...] dalla tromba d'aria» (Ansa del 29 novembre 2012);
   a due giorni dalla catastrofe, un operaio ha anche girato un video che riporta le operazioni per rimuovere l'amianto. Nel video, pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 3 dicembre 2012, si vedono uomini vestiti con tute bianche e sacchi con l'etichetta A (contiene amianto);
   il presidente del Fondo antidiossina onlus Fabio Matacchiera, ha dichiarato che sarebbero state fatte diverse «segnalazioni su presunta allerta amianto in diversi reparti dell'Ilva, come, per esempio, nel reparto colata continua (CCO5) e nei pressi della ciminiera di 80 metri di altezza che si sarebbe totalmente frantumata al suolo. [...] Qualche ditta esterna avrebbe iniziato una bonifica, probabilmente impossibile, per la straordinaria diffusione delle polveri nel raggio di centinaia di metri e per l'assoluta sottigliezza delle fibre di amianto. [...] tali fibre microscopiche, inferiori anche a 3 micron, non possono essere rilevate e tanto meno raccolte con alcun sofisticato strumento e, se tale diffusione dovesse essere confermata, potrebbe causare serissimi problemi di salute tra gli operai e nella popolazione» (Ansa del 3 dicembre 2012);
   anche l'USB (Unione sindacale di base) ha segnalato «la presenza di fibre di amianto in diverse zone dello stabilimento Ilva, trasportate dal tornado [...]» facendo presente «di aver appreso dai lavoratori delle aree Cok, Pma e Cco5 che ditte specializzate starebbero provvedendo all'incapsulamento del materiale in questione». Secondo l'USB i lavoratori di dette aree non sarebbero stati «posti in luoghi distanti dalle zone interessate dal problema e, poiché vi è dispersione nell'ambiente, anche a causa del forte vento [...] si ritiene pericoloso per tutti i lavoratori dello stabilimento che rimangono esposti a gravi rischi per la salute» (Ansa 4 dicembre 2012) –:
   se quanto riportato in premessa corrisponda al vero, ed in particolare, se gli interventi e le operazioni di bonifica dell'area contaminata dalle fibre di amianto siano state effettuate nel totale rispetto della salute pubblica e secondo quanto previsto dalla normativa vigente. (5-08613)


   VIOLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   i servizi veterinari del Servizio sanitario nazionale rappresentano da sempre un presidio fondamentale nella prevenzione del rischio delle malattie trasmissibili all'uomo dagli animali, direttamente o attraverso il consumo di alimenti di origine animale, e offrono un determinante contributo scientifico e professionale per una più moderna visione del rapporto uomo animale nella nostra società;
   tale attività ha permesso al nostro Paese di affrontare con successo le ricorrenti crisi legate ad eventi quali l'influenza aviaria, la BSE, la Blue Tongue, la rabbia, la West Nile Disease e altre e, in anni più lontani, l'afta e altre epidemie che tanto hanno preoccupato l'opinione pubblica, ma soprattutto ha garantito nel tempo un efficace (e spesso silenzioso) sistema di controllo sulla intera filiera degli alimenti di origine animale, dal campo al piatto del consumatore, a tutela della salute pubblica;
   i dipartimenti di prevenzione della maggior parte delle ASL del nostro Paese, sono strutturati, con il livello minimo organizzativo previsto dall'articolo 7-quater della legge n. 229 del 1999 e dall'articolo 7-quater del decreto legislativo n. 502 del 1992 e successive modificazioni e integrazioni;
   a causa del susseguirsi di variegate interpretazioni e applicazioni a livello locale, anche estranee alla ratio originaria della norma nazionale, in risposta ad un sollecitazione degli onorevoli Schirru e Viola, il Governo si impegnava ad intervenire per chiarire in modo inequivocabile quanto previsto dalla norma sopracitata;
   l'articolo 7-quater, di cui sopra, rubricato «Organizzazione del dipartimento di prevenzione», è stato quindi recentemente novellato dal decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158, convertito con modificazioni dalla legge 8 novembre 2012, n. 189;
   in particolare, il Governo e il Parlamento hanno ravvisato la necessità, di modificare il quarto comma del succitato articolo 7-quater al fine di rendere più chiara la rilevanza e le corrette allocazioni organizzative delle strutture dei dipartimenti di prevenzione delle Aziende sanitarie locali che si occupano di sanità pubblica veterinaria e sicurezza alimentare. Pertanto, il quarto comma è stato così sostituito: « 4. Le strutture organizzative dell'area di sanità pubblica veterinaria e sicurezza alimentare operano quali centri di responsabilità, dotati di autonomia tecnico-funzionale e organizzativa nell'ambito della struttura dipartimentale, e rispondono del perseguimento degli obiettivi dipartimentali e aziendali, dell'attuazione delle disposizioni normative e regolamentari regionali, nazionali e internazionali, nonché della gestione delle risorse economiche attribuite.»;
   il recentissimo intervento legislativo ha, dunque, superato ogni possibile equivoco circa una presunta obsolescenza dell'originario decreto legislativo n. 502 del 1992, riaffermando l'attualità dei suddetti dipartimenti di prevenzione e tracciandone un modello rispondente alle attuali norme internazionali;
   tuttavia la regione Piemonte avrebbe predisposto un piano di «revisione organizzativa» dei dipartimenti di prevenzione in senso fortemente riduttivo, senza peraltro alcun opportuno confronto con i medici e i veterinari che quotidianamente svolgono le funzioni di vigilanza sulle filiere alimentari;
   i servizi di prevenzione sono già stati fortemente ridotti nel 2008 e, ad oggi, rispettano i parametri di contenimento dei costi stabiliti a livello nazionale;
   l'ASL TO1 avrebbe già deliberato il proprio piano di «demolizione» dell'area di sanità pubblica veterinaria e di sicurezza alimentare;
   tale «destrutturazione» dei servizi che tutti i giorni controllano gli alimenti – se portata a compimento – metterà in serio pericolo la salubrità e qualità della filiera, la salute dei cittadini, nonché sarà foriera di gravi danni per il commercio, l'industria e l'esportazione, sia regionali che nazionali;
   è dunque assolutamente necessario assicurare la salvaguardia dei livelli di eccellenza già raggiunti in Piemonte dai servizi di sanità pubblica veterinaria e sicurezza alimentare, senza intaccarli in alcun modo per evitare danni irreparabili all'intero comparto;
   la Federazione veterinari e medici della regione Piemonte ha già avviato una forte azione di protesta pubblica contro il suddetto piano di «revisione organizzativa» dell'amministrazione regionale, con lo stato di agitazione dal 21 novembre 2012 e due ore di sciopero virtuale con devoluzione del corrispettivo alle mense sociali. La stessa Federazione ha, inoltre, annunciato che – se inascoltata – la protesta proseguirà anche mediante astensione dal lavoro –:
   quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo, anche ricorrendo a forme di concertazione in sede di Conferenza Stato-regioni, per la piena applicazione del nuovo articolo 7-quater del decreto legislativo n. 502 del 1992, come novellato dal decreto-legge n. 158 del 2012, (convertito dalla legge 8 novembre 2012, n. 189), da cui discende la prioritaria funzionalità ed efficacia di uno specifico settore sanitario come quello costituito dalle strutture organizzative dell'area di sanità pubblica veterinaria e sicurezza alimentare poste a presidio della salute pubblica. (5-08619)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BARBATO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   da un'agenzia dei giorni scorsi dell'AgenParl si apprende di cibi al «sapore di ammoniaca» serviti in alcuni ospedali romani. Le denunce dei pazienti sono più di una: «In tre giorni di ricovero – hanno riferito – sono arrivati cibi che emanavano odore di ammoniaca. Addirittura le zucchine oltre ad avere un coloraccio sapevano di detersivo. Non è possibile servire ai degenti cibo di questo tipo. Capiamo l'esigenza delle amministrazioni di ridurre i budget, ma non possiamo essere sempre noi malati a pagarne le conseguenze», lamenta uno dei pazienti ascoltati dall'agenzia di stampa;
   non si tratta purtroppo di un caso isolato visto che, anche sul quotidiano La Repubblica, recentemente, al centro della cronaca finiscono i pasti serviti dall'ospedale San Camillo: «Non ne posso più di mangiare così male. Ieri sera ci hanno servito del palombo al forno: la stanza si è riempita di una puzza tremenda di ammoniaca. Nessuno di noi l'ha toccato – racconta un altro testimone, indicando i compagni di stanza – e poi da dieci giorni il catering ha sostituito le scodelle in ceramica con i piatti di plastica, e da allora ogni giorno mancano o i bicchieri o le posate. Anche il sale merce rara qui dentro», si legge nella denuncia di un paziente al quotidiano –:
   se il ministro sia a conoscenza di quanto esposto in premesso;
   se non ritenga opportuno un intervento del Nucleo antisofisticazioni e sanità dell'Arma dei carabinieri onde verificare le eventuali irregolarità all'interno delle mense ospedaliere romane. (4-18968)


   BARBATO. — Al Ministro della salute, al Ministro degli affari esteri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   Roberto Mazzeo, nato il 28 settembre 1985 a Milano, dove vive con la famiglia, è affetto dalla nascita da una forma di Xeroderma Pigmentoso (codice di esenzione RN0520);
   lo Xeroderma Pigmentoso è una malattia rara, autosomica recessiva geneticamente determinata e ad andamento cronico, caratterizzata da un difetto degli enzimi di riparazione del Dna dopo esposizione ai raggi ultravioletti, che predispone ed espone il paziente allo sviluppo di patologie cutanee maligne quali melanoma, carcinoma spino e basocellulare. La patologia in oggetto è da considerarsi potenzialmente letale. Il paziente necessita di cure continue sia mediche che chirurgiche. Anche dal punto di vista psicologico è in atto una terapia di supporto personale e familiare. È sottoposto ad un rigido regime preventivo per consentire un'esposizione minima ai RUV. Per questo motivo è necessario che il paziente applichi degli schermi anti-RSU sia alle finestre di casa che alla macchina. È già stato sottoposto ad innumerevoli asportazioni di formazioni tumorali e per scongiurare il rischio di progressione neoplastica sono necessari controlli dermatologici seriati per individuare le precancerosi» (relazione Centro per le Malattie Cutanee Ereditarie Fondazione IRCCS Ca’ Granda – Ospedale Maggiore Policlinico Università di Milano, 30 marzo 2011);
   ad oggi non risulterebbe alcuna terapia risolutiva del problema;
   diverse testate tra quotidiani e settimanali si sono già occupati del caso;
   per ben otto volte Roberto ha anche tentato di togliersi la vita (settimanale Visto, servizio dal titolo «Margherita è stata il sole nella vita buia di mio figlio» a firma di Luigi Nocenti);
   in data 27 novembre 2010 il quotidiano Il Giornale informava che: «In 25 anni Roberto ha subito più di 100 interventi. Risultato: un volto devastato dalle piaghe» ed ancora «Problemi economici (per Roberto la famiglia Mazzeo può contare solo su una pensione di invalidità di 200 euro al mese); problemi sanitari (nessuna struttura riesce a seguire in maniera continuativa la situazione, sempre più grave di Roberto); problemi relazionali (Roberto non ha amici ed è sempre costretto a vivere nella sua stanza in penombra perché la luce aggrava la sua patologia)»;
   le condizioni economiche della famiglia di Roberto per la particolare precarietà della stessa dovute alle ingenti cure mediche ed all'assistenza dovutagli non consentono l'accensione di un mutuo per l'acquisto di una casa;
   i familiari (madre anni 55, padre 69 anni) da aprile 2012 girano vari istituti di credito per un mutuo;
   la famiglia sopporta enormi sforzi economici per garantire medicinali e habitat adeguato alle esigenze di Roberto, ricorrendo nel passato già a diversi prestiti per fare fronte alle spese mediche e farmacologiche necessarie alla cura ed all'assistenza;
   lo stipendio paterno risulta già decurtato per pregressi prestiti per la gestione di una decorosa vita domestica;
   taluni medicinali non sono a carico del Servizio sanitario locale (come da relazione 6 ottobre 2003 a firma del dottor Carlo Gelmetti del Centro malattie cutanee ereditarie, università di Milano, Istituto di scienze dermatologiche);
   i fatti esposti in premessa meritano un intervento urgente da parte dei ministri interrogati, quali misure si intendono assumere –:
   di quali notizie disponga circa la malattia interessante Roberto, quali cure o terapie siano previste in Italia a fronte di una situazione clinica particolarmente delicata nella sua complessità;
   se a fronte di una richiesta dell'interessato siano state attivate le procedure di assegnazione di una pensione di accompagnamento in considerazione della riconosciuta invalidità del 100 per cento;
   se il Ministro per gli affari esteri intenda consultare le autorità estere preposte affinché mediante un ponte di comunicazioni si acquisiscano entro il più breve tempo possibile le informazioni di cui si dispone in altre nazioni o Stati circa la malattia di cui è interessato il giovane ed a che punto sia la ricerca nonché quali terapie all'avanguardia siano previste in materia in maniera tale da mutuarle nella sanità italiana per rendere sollievo a tante persone che vivono la medesima condizione di Roberto Mazzeo. (4-18969)


   DI STANISLAO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   giungono da più parti segnalazioni sull'annullamento dei ricoveri programmati per i pazienti di CIDP al Policlinico di Bari;
   la CIDP è una patologia cronica progressivamente invalidante riconosciuta come malattia rara;
   questi pazienti sono già in possesso di un piano terapeutico che prevede periodici ricoveri ospedalieri per la somministrazione di immunoglobuline umane;
   tale farmaco sino ad ora è stato assicurato, trattandosi di una malattia rara, senza particolari problemi;
   ora, invece, la necessità di contenere le spese ha comportato un irrigidimento nella somministrazioni di farmaci off-label arrivando a negare le uniche cure che si sono dimostrate efficaci a pazienti che già hanno un elevato grado di disabilità funzionale;
   eppure come risulta dalle risposte ad atti di sindacato ispettivo il Ministro della salute aveva dato ampie rassicurazioni ai pazienti di CIDP, assicurando che il tanto costoso farmaco salvavita di cui avevano bisogno, sarebbe stato autorizzato dall'AIFA per l'immissione in commercio con la specifica autorizzazione lo scorso 26 novembre 2012. E comunque nelle more di questa autorizzazione, l'AIFA avrebbe sicuramente autorizzato, come già successo per altri ospedali, l'importazione di tale farmaco da altro paese europeo perché in quella nazione già autorizzato;
   per tutto questo i pazienti di CIDP si ritrovano confusi e ancora di più delusi. I pazienti di CIDP sono convinti della bontà delle parole del Ministro e proprio per questo chiedono si sapere con estrema urgenza se l'iter avviato per l'autorizzazione inserimento in commercio del farmaco IG Vena presentato dalla azienda farmaceutica Kedrion si sia conclusa nei tempi previsti e con quale esito;
   nelle more i pazienti di CIDP chiedono di sapere perché» il policlinico di Bari invece di avviare le già oleate procedure di importazione del farmaco Gamunex per il tramite di AIFA neghi invece le cure ai pazienti di CIDP;
   i pazienti di CIDP sono pazienti che se opportunamente curati riescono a condurre una vita dignitosa conservando il loro ruolo nella società e nella famiglia dando alla collettività un valore aggiunto derivante dal sacrificio, dalla valorizzazione della vita e dalla voglia di lavorare per il prossimo;
   negare le cure a pazienti di CIDP significa cronicizzare le patologie e condurre il paziente entro pochi mesi ad uno stato di disabilità non più recuperabile con la conseguenza che ad ammalarsi di CIDP non è più il singolo paziente ma l'intera famiglia –:
   se il Governo intenda avviare ogni possibile e urgente intervento al fine di assicurare ai pazienti di CIDP il riconoscimento alla somministrazione di un farmaco che in base alle parole del Governo stesso non è più off-label. (4-18972)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:


   GALLI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   da recenti articoli apparsi sulla stampa nazionale e internazionale si evince che la società ENEL spa, rinuncia alla collaborazione con l'analoga francese Edf e lascia i progetti per la costruzione di nuovi reattori in Francia, e che la risoluzione dell'accordo porterà nelle tasche della società un maxi-rimborso da 613 milioni di euro;
   a detta delle fonti di stampa sembra che «a far decidere la società, che ha lasciato il progetto della costruzione del reattore nucleare EPR di Flamanville, in Normandia, e altri cinque progetti sul suolo francese, siano i ritardi e il conseguente aumentare dei costi. Ad aggiungersi a questo aspetto una flessione nella domanda di energia elettrica e l'esito del referendum del giugno 2011, che ha impedito lo sviluppo nucleare in Italia, togliendo rilevanza all'accordo con i francesi», e che «Enel sarà rimborsata delle spese già anticipate, rispetto alla sua quota, che copre il 12,5 per cento del progetto totale. Cessa, con la risoluzione dell'accordo, il contratto di anticipo di capacità da parte della Edf, per 1200 MW nel 2012. Sarà ridotto a 800 MW nel primo anno. Poi a 400 MW, per azzerarsi al terzo anno. La presenza della società elettrica in Francia continuerà sul fronte delle energie rinnovabili, nelle attività di trading di gas ed energia elettrica»;
   contraddicendo quanto affermato ieri rispetto alla ventilato motivo di abbandono delle fonti nucleari, oggi un nuovo comunicato di Conti informa: «Enel: Conti, continueremo sviluppo nucleare in Spagna e Slovacchia. Mercato elettrico francese resta strategico» (Il Sole-24 Ore Radiocor) – Roma, 6 dicembre – L'addio di Enel al progetto del nucleare in Francia non significa l'abbandono dell'atomo per il gruppo». Lo ha chiarito l'amministratore delegato Fulvio Conti a margine della celebrazione del cinquantenario di Enel: «Le energie nucleari – ha detto – sono in questo momento in sviluppo in Slovacchia e in Spagna». L'uscita di Enel dal progetto EPR in Francia, ha ribadito Conti, «è legata al fatto che questo prototipo ha costi superiori alla media del mercato francese». Un mercato, secondo Conti, «che resta strategico per il gruppo: continueremo ad essere presenti sul mercato libero, abbiamo sviluppato investimenti nelle rinnovabili e aspettiamo con molto interesse le gare per le concessioni idroelettriche che il governo francese dovrebbe varare quanto prima». La separazione da Edf, per Conti, «non avrà ripercussioni tra Italia e Francia, perché è una decisione tra due aziende che hanno opportunità diverse ma che continuano ad essere amiche»;
   lo sviluppo di tale nuovo reattore francese, di terza generazione, rappresenta una nuova frontiera per il sistema nucleare francese, il migliore, il più sicuro e il più economico del mondo, dove il ciclo del combustibile è ottimizzato e rende i costi di esercizio molto più bassi delle centrali slovacche, spagnole e russe, tanto che la Francia sta vendendo con successo questo tipo di centrali, notevolmente efficienti e sicure alla Cina rendendo questa potenza economica, indipendente da un punto di vista energetico;
   l'energia francese sarebbe stata impiegata in Italia mentre è impossibile per le energie prodotte in Slovacchia e Spagna;
   le scelte dell'Enel sembrano quindi più dettate da politiche da multinazionale oligopolista, che non conseguenti ad una analisi attenta dei bisogni dell'industria e della popolazione italiana;
   l'Italia aveva l'opportunità di partecipare in una quota sopportabile ad un sistema tecnologico e scientifico notevolmente più avanzato delle analoghe esperienze slovacche e spagnole, rimanendo agganciata ad un sistema energetico leader nel mondo;
   l'energia nucleare spagnola e slovacca non raggiungerà mai l'Italia, mentre già oggi l'energia nucleare francese viene consumata in Italia, e quindi questa nuova energia a buon prezzo avrebbe avuto un benefico effetto sulla nostra economia che riscontra i prezzi elettrici più alti in Europa;
   la nuova energia dall'estero avrebbe contribuito a ridurre il potere monopolistico che oggi sta esercitando l'obsoleta ed inefficiente produzione nazionale enel, alla quale il Governo si appresterebbe, appoggiando tale monopolio, addirittura a distribuire contributi, pagati dagli italiani, come riportato dal Fatto Quotidiano del 1o dicembre 2012;
   l'Italia, con tale nuova energia, avrebbe diversificato l'importazione di elettricità che sicuramente nei prossimi anni continuerà ad essere superiore (almeno 5.000 megawatt) alla quota di partecipazione del nuovo nucleare francese che era prevista in 1.200 megawatt, per poter continuare ad ottenere energia a buon prezzo rispetto a quella troppo costosa prodotta in Italia e quindi aiutare l'industria di base nazionale e mantenere posti di lavoro;
   in tutti i casi questa energia, che sarebbe stata garantita per almeno trent'anni, sarebbe costata meno della metà di quello che costa in Italia, rappresentando una ottima diversificazione;
   non risulta tuttora presentato ufficialmente il nuovo piano energetico nazionale che avrebbe dovuto finalmente far chiarezza su queste delicate questioni di lunghissimo termine visto che queste centrali durano come minimo trent'anni;
   il costo dell'energia in Italia è uno dei più cari nel mondo;
   a fronte delle dichiarazioni rese dal Ministro dello sviluppo economico alla Camera il 5 dicembre 2012, in cui si afferma: «Nel breve termine non vediamo la necessità di sviluppare la capacità produttiva» e si annuncia, «data la forte sovra capacità produttiva e le attuali condizioni di mercato, una riduzione della capacità di generazione termoelettrica, con ristrutturazione e ridimensionamento del parco elettrico», e si rileva che «a fronte di una potenza installata pari a 120 gigawatt, il consumo supera di poco la metà», la logica di mercato in un Paese liberale vorrebbe che a una flessione della domanda corrispondesse una diminuzione del prezzo, cosa che in Italia non avviene per il mercato elettrico, anzi accade il contrario, come in un tipico sistema monopolista;
   la partecipazione di Enel all'iniziativa nucleare francese avrebbe generato della marginalità favorevole rispetto al costo dell'energia sul libero mercato;
   la diminuzione dei consumi in Italia conseguente alla progressiva deindustrializzazione è certo dovuta alla crisi strutturale e finanziaria in corso, ma anche all'impraticabilità delle forniture energetiche totalmente fuori mercato per i costi, tali da rappresentare un pesante fattore penalizzante del sistema industriale italiano;
   le scelte di incentivazione delle rinnovabili secondo l'interrogante assume, in particolare sul fotovoltaico, hanno causato vertiginosi aumenti tariffari a fronte di picchi di energia non gestibili e a costi proibitivi –:
   se tale decisione sia o no corrispondente alle previsioni del piano energetico nazionale in corso di definizione;
   se il Governo sia stato informato preventivamente di tale decisione ed abbia provato a valutare di sostituire Enel nel progetto proposto dalla Francia con altre istituzioni, al fine di non perdere l'offerta dello stato francese, che ha voluto coinvolgere, solo in quota per rendere economicamente sopportabile la partecipazione, lo Stato italiano in un settore tecnologico notevolmente avanzato, permettendo di poter usufruire di tale energia a buon prezzo in Italia;
   se il Governo abbia o no assentito preventivamente a tale decisione;
   se non ritenga di dover intervenire sulla ratio di tale decisione anche al fine di aiutare la nostra industria di base che ha fame di energia a buon prezzo, in quanto la improvvisa e non meditata decisione dell'Enel, unita alla sua carente gestione, a parere dell'interrogante, non è coerente con le esigenze della nostra nazione, in quanto è evidente che con le sue scelte nucleari intenda di perseguire solo mire da multinazionale privata, producendo, con questi errori strategici, gravi danni al sistema economico nazionale e minandone le possibilità di ripresa con il mantenimento di prezzi elettrici impossibili da sostenere. (3-02648)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MARROCU. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   Energit è una società attiva nel mercato libero dell'energia elettrica, fondata a Cagliari nel 2000 come multiutility e che conta attualmente 62 dipendenti;
   nel 2006 la società è stata rilevata dal gruppo Alpiq (allora Atel), importante multinazionale energetica con sede in Svizzera;
   la nuova proprietà si presentò con un ambizioso piano industriale che prometteva una crescita esponenziale in termini di numero clienti, energia erogata e fatturato;
   nella mattina di giovedì 25 ottobre 2012, l'azienda, dopo un vertice convocato presso la sede della provincia di Cagliari, che si è purtroppo concluso con un nulla di fatto, ha avviato la procedura per la messa in mobilità dei dipendenti della Energit spa;
   il comportamento della Alpiq, gruppo multinazionale proprietario dell'azienda, (a quanto è dato sapere dalle cronache degli organi di stampa), appare da tempo assai discutibile; tanto da indurre non solo i sindacati a manifestare forti perplessità in ordine alle procedure per la vendita. Molti infatti sostengono che, anziché puntare alla cessione di Energit – con tutti i suoi dipendenti – ad un altro soggetto industriale, interessato all'acquisto, le azioni della Alpiq fossero invece orientate a favorire la liquidazione della società;
   tale atteggiamento, troverebbe conferma nel fatto che i numerosi operatori, che hanno manifestato interesse all'acquisto, sono stati, tutti, per motivi mai palesati, ritenuti non idonei;
   l'Alpiq, negli ultimi due anni si è disinteressata delle sorti della Energit così da farle perdere, secondo i sindacati, importanti contratti con enti pubblici e con clienti di pregio;
   i livelli occupazionali in Sardegna hanno toccato minimi molto preoccupanti e la malaugurata perdita anche di questa realtà produttiva, assesterebbe un altro colpo durissimo all'economia dell'Isola, che, come è noto, da tempo versa in grave crisi –:
   conosciuti i fatti, sia pure brevemente descritti, quali urgentissime iniziative si intendano assumere per evitare, che l'avvio delle procedure di mobilità, porti al licenziamento dei 62 dipendenti della Energit spa di Cagliari;
   quali atti concreti s'intendano porre in essere in considerazione dei comportamenti, ad avviso dell'interrogante ostruzionistici, della multinazionale svizzera Alpiq che di certo non ha favorito la ricerca di soluzioni positive della vicenda. (4-18958)


   MELONI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la Unopiù è un'importante azienda italiana, attiva da oltre trenta anni principalmente nel settore dell'arredamento da esterni;
   tale realtà, nata a Soriano nel Cimino (VT) e successivamente diramatasi in Italia e all'estero, è riuscita a diventare leader europeo, e non solo, nel proprio settore commerciale;
   per le caratteristiche di stretto legame col territorio, per i livelli occupazionali garantiti e per l'indotto economico, la Unopiù è da sempre una risorsa economica e produttiva dell'intera provincia di Viterbo, e da sempre la collaborazione con le istituzioni locali è stata determinante per la risoluzione dei problemi che di volta in volta si sono presentati all'azienda;
   risulta infatti all'interrogante che anche nel corso del 2011, in un periodo di difficoltà aziendale, la Unopiù di Soriano nel Cimino riuscì a ricevere il sostegno necessario da parte di istituti di credito presso i quali si adoperarono in maniera importante le istituzioni locali, a dimostrazione del fatto che per tutti i soggetti coinvolti nella vicenda la Unopiù rappresenta una risorsa del territorio da tutelare e incentivare;
   è delle scorse settimane invece, la notizia secondo la quale la Unopiù, a dispetto dell'impegno di istituzioni e istituti di credito, abbia presentato un piano di sviluppo in cui è prevista la messa in mobilità (e quindi, a seguire, il quasi certo licenziamento) di ben 74 unità (su un totale di 176 dipendenti in Italia). Di queste ben 63 unità nella sola sede di Soriano nel Cimino, con il coinvolgimento quindi di quasi la metà dei dipendenti della sede stessa. È inoltre da sottolineare come tali lavoratori siano già da 4 anni in regime di cassa integrazione;
   da quanto risulta la proprietà della Unopiù è individuabile in «Mezzanove Capital», gruppo finanziario specializzato in investimenti attraverso lo strumento del cosiddetto debito «mezzanino», nato per iniziativa in particolare della Bi-Invest di proprietà della famiglia Bonomi;
   di questi giorni è invece la notizia che la famiglia Bonomi, tramite il fondo investindustrial, ha rilevato il 37,5 per cento della Aston Martin per una cifra di circa 190 milioni di euro;
   la comune proprietà riconducibile ai due fondi autorizza a pensare che le difficoltà eventuali di uno dei due (o di uno degli investimenti dello stesso) possano essere supportate ed eventualmente superate con la collaborazione tra gli stessi, a garanzia proprio dell'investimento fatto;
   risulta inoltre, da notizie apparse sui media locali e non, che la trattativa tra la dirigenza della Unopiù di Soriano nel Cimino e rappresentanti dei lavoratori sia giunta ad uno stallo, con la dirigenza dell'azienda che avrebbe persino rifiutato una proposta di contratto di solidarietà, firmato da tutti i dipendenti in Italia, disposti dunque a lavorare e guadagnare meno, per incontrare le esigenze di risparmio dell'azienda (così come rese note dalla stessa) e, al contempo, salvaguardare tutti i posti di lavoro, in specie in un'area particolarmente depressa dal punto di vista occupazionale;
   l'eventuale ricorso a forme di ammortizzatori sociali non può non tenere conto della volontà di salvaguardare i posti di lavoro e l'economia di un'intera provincia, anche a fronte della citata importanza che la suddetta azienda riveste per il territorio –:
   se sia a conoscenza della situazione descritta in premessa;
   se non ritenga opportuno, una volta verificata la situazione, convocare nel più breve tempo possibile le parti in causa al fine di trovare una soluzione alla vicenda, anche verificando le possibilità di investimento della proprietà di Unopiù nella situazione su descritta;
   quali urgenti iniziative intenda adottare per far sì che la crisi di Unopiù di Soriano nel Cimino non sfoci nei licenziamenti ipotizzati, salvaguardando quindi i livelli occupazionali della stessa e gli investimenti sul territorio della provincia di Viterbo. (4-18975)

Apposizione di firme a interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-17408, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 settembre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bernardini, Mecacci, Beltrandi, Maurizio Turco, Zamparutti, Farina Coscioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-17418, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 settembre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bernardini, Mecacci, Beltrandi, Maurizio Turco, Zamparutti, Farina Coscioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-17420, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 settembre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bernardini, Mecacci, Beltrandi, Maurizio Turco, Zamparutti, Farina Coscioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-17421, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 settembre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bernardini, Mecacci, Beltrandi, Maurizio Turco, Zamparutti, Farina Coscioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-17422, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 settembre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bernardini, Mecacci, Beltrandi, Maurizio Turco, Zamparutti, Farina Coscioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-17423, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 settembre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bernardini, Mecacci, Beltrandi, Maurizio Turco, Zamparutti, Farina Coscioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-17509, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 settembre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bernardini, Mecacci, Beltrandi, Maurizio Turco, Zamparutti, Farina Coscioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-17560, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 settembre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bernardini, Mecacci, Beltrandi, Maurizio Turco, Zamparutti, Farina Coscioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-17561, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 settembre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bernardini, Mecacci, Beltrandi, Maurizio Turco, Zamparutti, Farina Coscioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-17562, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 settembre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bernardini, Mecacci, Beltrandi, Maurizio Turco, Zamparutti, Farina Coscioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-17563, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 settembre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bernardini, Mecacci, Beltrandi, Maurizio Turco, Zamparutti, Farina Coscioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-17564, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 settembre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bernardini, Mecacci, Beltrandi, Maurizio Turco, Zamparutti, Farina Coscioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-18043, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 ottobre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bernardini, Mecacci, Beltrandi, Maurizio Turco, Zamparutti, Farina Coscioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-18130, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 ottobre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bernardini, Mecacci, Beltrandi, Maurizio Turco, Zamparutti, Farina Coscioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-18135, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 ottobre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bernardini, Mecacci, Beltrandi, Maurizio Turco, Zamparutti, Farina Coscioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-18138, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 ottobre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bernardini, Mecacci, Beltrandi, Maurizio Turco, Zamparutti, Farina Coscioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-18231, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 ottobre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bernardini, Mecacci, Beltrandi, Maurizio Turco, Zamparutti, Farina Coscioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-18233, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 ottobre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bernardini, Mecacci, Beltrandi, Maurizio Turco, Zamparutti, Farina Coscioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-18236, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 ottobre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bernardini, Mecacci, Beltrandi, Maurizio Turco, Zamparutti, Farina Coscioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-18241, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 ottobre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bernardini, Mecacci, Beltrandi, Maurizio Turco, Zamparutti, Farina Coscioni.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
   interrogazione a risposta orale Tassone n. 3-02645 del 5 dicembre 2012;
   interrogazione a risposta scritta Amici n. 4-18833 del 3 dicembre 2012.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo (ex articolo 134, comma 2, del Regolamento).

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
   interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-11567 del 12 aprile 2011 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-08615;
   interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-14584 del 23 gennaio 2012 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-08616;
   interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-17399 del 5 settembre 2012 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-08617;
   interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-18520 del 13 novembre 2012 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-08618;
   interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-18644 del 21 novembre 2012 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-08614.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta scritta Barbato n. 4-18955 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 730 del 6 dicembre 2012. Alla pagina 37173, seconda colonna, dalla riga trentaduesima alla riga trentatreesima deve leggersi: «e terapeutici validati scientificamente secondo i canoni scientifici ufficialmente» e non «e terapeutici vaHdati scientificamente secondo i canoni scientifici ufficialmente», come stampato.