XVI LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Mozione:
La Camera,
premesso che:
28 giugno 2014 ricorrerà il centesimo anniversario dell'assassinio dell'erede al trono austro-ungarico, l'arciduca Francesco Ferdinando d'Asburgo, ucciso in un attentato a Sarajevo;
il 28 luglio seguente sarà la volta del centesimo anniversario della dichiarazione di guerra dell'Austria alla Serbia, evento al quale si riconduce convenzionalmente l'inizio del primo conflitto mondiale;
il 24 maggio 2015 cadrà invece il centesimo anniversario dell'entrata dell'Italia nella prima guerra mondiale;
il 4 e l'11 novembre 2018 marcheranno infine il compimento di un secolo dalla conclusione delle ostilità, rispettivamente sul fronte italiano e sul fronte europeo-occidentale;
va sottolineato il carattere di momento fondativo dell'età contemporanea attribuito dalla storiografia al primo conflitto mondiale;
in vista di questa serie di ricorrenze, il 3 agosto 2012 il Presidente del Consiglio dei ministri ha emanato un proprio decreto che istituisce il Comitato storico-scientifico per il «centenario della prima guerra mondiale», senza oneri aggiuntivi per il bilancio dello Stato, affidandone la presidenza al Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio e chiamandone a far parte i Sottosegretari di Stato ai Ministeri dell'interno, della difesa, dell'economia e delle finanze, delle infrastrutture e dei trasporti, per i beni e le attività culturali, dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
sono state attribuite al predetto Comitato penetranti funzioni di impulso, promozione e coordinamento delle manifestazioni che saranno organizzate nella cornice della commemorazione delle ricorrenze connesse al centenario del primo conflitto mondiale;
va stigmatizzata tuttavia la decisione di non includere nel predetto Comitato alcuna espressione delle autonomie regionali, malgrado le regioni territorialmente maggiormente interessate alle ricorrenze, in ragione della loro passata esperienza di teatri operativi del primo conflitto mondiale, abbiano manifestato il proprio intendimento di procedere all'organizzazione di eventi;
va rimarcato come, al contesto delle celebrazioni, oltre all'azione pedagogica ed educativa connessa alla memoria degli eventi, sia opportuno ricondurre anche iniziative adeguate di recupero e valorizzazione dei siti collegati ai fatti della prima guerra mondiale – trincee, musei, cimiteri e sacrari in particolare – anche nella prospettiva di un successivo, razionale, sviluppo del turismo di carattere storico-militare;
si richiama la circostanza che con la legge 7 marzo 2001, n. 78, si sia già provveduto una prima volta a promuovere una campagna di valorizzazione delle vestigia della prima guerra mondiale, prevedendo all'uopo anche degli stanziamenti di lungo periodo, poi venuti meno in seguito all'accentuarsi delle difficoltà della finanza pubblica,
impegna il Governo:
a coinvolgere nella programmazione delle iniziative le rappresentanze delle regioni maggiormente coinvolte nel primo conflitto mondiale, in quanto ex teatri operativi, in particolare prevedendone l'inclusione nel Comitato storico scientifico per il «centenario della prima guerra mondiale»;
ad associare al sostegno nei confronti delle manifestazioni con le quali sarà celebrato in Italia il centenario del primo conflitto mondiale anche il rifinanziamento degli interventi di valorizzazione delle vestigia della guerra.
(1-01202) «Dozzo, Gidoni, Maroni, Bossi, Lussana, Fogliato, Montagnoli, Fedriga, Fugatti, Volpi, Chiappori, Molgora, Allasia, Bitonci, Bonino, Bragantini, Buonanno, Callegari, Caparini, Cavallotto, Comaroli, Consiglio, Crosio, D'Amico, Dal Lago, Desiderati, Di Vizia, Dussin, Fabi, Fava, Follegot, Forcolin, Giancarlo Giorgetti, Goisis, Grimoldi, Isidori, Lanzarin, Maggioni, Martini, Meroni, Laura Molteni, Nicola Molteni, Munerato, Negro, Paolini, Pastore, Pini, Polledri, Rainieri, Reguzzoni, Rivolta, Rondini, Simonetti, Stefani, Stucchi, Togni, Torazzi, Vanalli».
Risoluzioni in Commissione:
La IV Commissione,
premesso che:
nel corso della seduta della Commissione monocamerale d'inchiesta sull'uranio impoverito del 30 maggio 2012, è stata unanimemente approvata una relazione intermedia riguardante la situazione dei poligoni militari di tiro;
nel citato documento, nella parte relativa alle considerazioni conclusive la Commissione formula alcune proposte ed indicazioni;
per quanto riguarda l'area di Salto si chiede di procedere al definitivo divieto di tutte le attività suscettibili di produrre grave pregiudizio alla salute e all'ambiente; di avviare, senza alcun ulteriore indugio, l'opera di bonifica radicale, coerentemente con le indicazioni sulla criticità della condizione ambientale delle zone individuate dai progetti di caratterizzazione condotti e dall'indagine della procura della Repubblica di Lanusei; di concludere in tempi brevi l'indagine epidemiologica ad hoc e al tempo stesso intraprendere le iniziative necessarie per il conseguimento della certificazione ISO 14001 del PISQ e l'attivazione del sistema informativo ambientale finalizzato al monitoraggio delle condizioni ambientali del territorio anche accessibili in tempo reale agli organi istituzionali di controllo; di riqualificare l'intera area attualmente soggetta a servitù militare, pervenendo anche ad un suo ridimensionamento e destinando le aree non più soggette a vincolo ad usi civili o di tipo duale, con particolare riferimento allo sviluppo di attività attinenti alla protezione civile, alla ricerca scientifica e tecnologica in settori innovativi, ivi compresa l'elettronica, alla sperimentazione di aerei UAV, alla ricerca per il miglioramento delle condizioni di sicurezza dei militari impegnati nelle missioni internazionali, alla tutela delle iniziative imprenditoriali e delle competenze tecniche e professionali sviluppate nei territori interessati;
per quanto riguarda il poligono è da considerare inquinato a una profondità di 5 metri. Si tratterebbe, dunque, di asportare una fascia di terreno inquinato di almeno 5 metri per un'ampiezza di 135 chilometri quadrati;
ad oggi non è mai stato possibile effettuare la bonifica della ristretta fascia di Portoscuso di 1,5 metri di profondità, richiesta da vent'anni e considerata ormai zona permanentemente interdetta all'abitazione;
la decisione di bonificare almeno 13.500 ettari solo per il caso di Salto di Quirra senza valutare le conseguenze, tra l'altro di notevoli entità, e soprattutto senza considerare tempi e modalità appare all'interrogante ingiustificata per il Governo anche tenendo conto inoltre dell'enorme quantità di scorie che verrebbe creata da sottoporre a lavaggio raccogliendo le acque inquinate da sistemare in cassoni in una discarica appositamente preposta;
fare le bonifiche laddove il terreno è stato inquinato in profondità con proiettili conficcati anche ad un metro di profondità dal suolo e che è stato contaminato da emissioni di torio costituisce un problema di grandissima difficoltà. È stato fatto un tentativo nei poligoni scozzesi di Eskmeals e Kirtkcudbright con altissimi costi e tempi molto lunghi;
tali procedure sono state basate sull'uso di «tunnel» rivestiti con appositi sistemi di filtraggio nei quali si effettuava un lavaggio con acqua ad alta pressione. I residui radioattivi venivano asportati, dopo il trattamento di lavaggio e sistemati in contenitori di cemento e inviati a un sistema di discarica. Documentazione in merito è stata pubblicata dal dipartimento per l'ambiente del Ministero della difesa britannico nel dicembre 1997. I test nel poligono di Eskmeals sono stati condotti a partire dal 1981, il poligono è stato dotato di sette stazioni di monitoraggio dell'aria;
recentemente è emersa nuovamente la situazione del poligono di Torre Veneri in Puglia. L'intensissima attività svolta finora nel poligono non ha dato corso, purtroppo, ad alcuna bonifica effettiva. Tenendo conto del fatto che nel poligono sono state utilizzate armi anti-carro, di calibro di oltre 100 millimetri (in particolare armi da 105 millimetri), è sorto il problema del conficcamento nel terreno di queste armi a profondità che può raggiungere il metro e superarlo. Inoltre non è da escludersi che siano stati usati missili anticarro con dispositivi di guida al torio. Ed il personale è stato impiegato senza le necessarie misure di protezione (tute apposite, filtri, maschere, guanti, occhiali, sovrascarpe). Nelle zone di lancio occorre effettuare bonifiche effettive, cioè con impiego di ruspe che eseguono movimento terra a un metro, un metro e mezzo di profondità. Operazione tra l'altro delicata perché nel terreno sono conficcati dei proiettili,
impegna il Governo:
ad intervenire, non solo finanziariamente per bonificare tutti i poligoni tenendo conto delle modalità, dei tempi, delle conseguenze e dei rischi per l'ambiente e per la salute umana a breve e a lungo termine;
ad elaborare e rendere nota un'apposita documentazione ufficiale sulla questione della bonifica dei poligoni militari, specificando per ogni realtà attraverso studi ed indagini l’iter operativo della bonifica dei territori.
(7-01049) «Di Stanislao».
La XI Commissione,
premesso che:
il drammatico contesto socio-economico che caratterizza da diversi anni il nostro Paese non mostra segnali di miglioramento; gli ultimi dati Istat, aggiornati a settembre 2012, rilevano il perdurare di una condizione di estrema difficoltà: gli occupati sono 22.937 mila, in diminuzione dello 0,2 per cento rispetto ad agosto (-57 mila unità); il tasso di occupazione è pari al 56,9 per cento e, pur stabile nei dodici mesi, registra una diminuzione di 0,1 punti percentuali nel confronto congiunturale; il numero dei disoccupati, che riguarda prevalentemente gli uomini, è pari a 2.774 mila aumenta del 2,3 per cento rispetto ad agosto (62 mila unità); il tasso di disoccupazione si attesta al 10,8 per cento, in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto ad agosto e di 2 punti nei dodici mesi;
la crisi economica ha fortemente indebolito il sistema produttivo italiano, reso più fragile ed esposto a una crisi di competitività che si ripercuote sui lavoratori e sul loro posto di lavoro, sempre più a rischio; per far fronte a quella che si va delineando come una vera e propria emergenza sociale occorre sfruttare tutti gli strumenti a disposizione dello Stato al fine di attenuare gli effetti della grave recessione sulle famiglie italiane;
il Ministro del lavoro e delle politiche sociali si è mostrato consapevole della drammaticità del momento e dell'urgenza di operare al fine di scongiurare un ulteriore e pericoloso deterioramento della situazione, impegnandosi a tale scopo e dichiarando – nel corso della seduta d'Assemblea del Senato del 20 settembre 2012 – che dovrebbero essere disponibili risorse per soddisfare le richieste delle Regioni in ordine agli ammortizzatori sociali sia per il 2012 che per il 2013;
purtroppo, tali affermazioni appaiono finora non rispondenti al reale stato delle cose: nel corso del 2012 diverse regioni hanno lamentato la scarsità delle risorse stanziate a copertura per gli ammortizzatori sociali in deroga – che rappresentano un'indispensabile forma di sostegno al reddito, ma necessita, come noto, di una piena cooperazione tra Stato e regioni per poter efficacemente garantire una efficace gestione dei frangenti di crisi nel mondo del lavoro – ritenute largamente insufficienti a coprire il fabbisogno: si cita, a titolo esemplificativo, il caso della regione Puglia, dove i dati forniti dall'INPS, confermati dall'assessorato al lavoro, rilevano che il medesimo istituto avrebbe erogato, sino ad ottobre, un valore di 266 milioni di euro a fronte di 140 milioni euro assegnati; in considerazione di tali dati, occorrono circa 250 milioni per ripianare il disavanzo di 126 milioni e garantire ai lavoratori le indennità per tutto l'anno in corso; situazioni analoghe si riscontrano in Toscana, Liguria, Veneto e altrove;
inoltre, il Governo nel corso dell'esame del disegno di legge di stabilità ha accolto l'ordine del giorno 9/5534-bis-A/46, con il quale lo si invitava a operare al fine di rifinanziare le risorse destinate agli interventi di cassa integrazione in deroga;
le previsioni relative al 2013, che confermano una condizione di piena recessione del nostro Paese – si stima una ulteriore contrazione del PIL dello 0,7 per cento – contribuiscono a evidenziare la drammaticità del contesto e a rafforzare le richieste di interventi incisivi;
a oltre tre anni dall'accordo tra Stato, regioni e province autonome sugli ammortizzatori sociali in deroga e le politiche attive, sottoscritto nel febbraio del 2009 e rinnovato nell'aprile del 2011, con validità fino alla fine del 2012 si può disporre di dati attendibili e utili a verificare l'efficacia di tali strumenti e l'entità delle risorse realmente necessarie per non trovarsi impreparati di fronte al protrarsi della congiuntura negativa,
impegna il Governo
ad assumere iniziative per garantire per l'anno 2012 la copertura del fabbisogno delle regioni in materia di ammortizzatori sociali in deroga nonché a individuare anche per l'anno 2013 le necessarie risorse volte all'utilizzo di tali strumenti al fine di attenuare le drammatiche conseguenze sull'occupazione provocate dal protrarsi della crisi economica.
(7-01048) «Bellanova, Damiano, Bobba, Berretta, Boccuzzi, Codurelli, Gatti, Gnecchi, Madia, Mattesini, Miglioli, Mosca, Rampi, Santagata, Schirru».
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
l'isola di Lampedusa continua ad essere meta ininterrotta di sbarchi di immigrati provenienti dal nord Africa;
tale flusso rimane ininterrotto da anni e nelle ultime settimane, come ha riferito il Ministro Cancellieri al Senato, ha raggiunto punte elevatissime al cospetto di strutture di accoglienza inadeguate, anche a seguito di danneggiamenti dovuti ad incendi dolosi subiti;
per tale situazione la popolazione continua a pagare le conseguenze di uno stato di emergenza che si ripercuote sull'economia dell'isola;
per mitigare le ricadute negative sui flussi turistici, principale risorsa insieme all'attività di pesca per il sostentamento di gran parte delle famiglie lampedusane, erano state adottate misure di sostegno alle imprese turistiche di Lampedusa, volte a favorirne la sopravvivenza ed a fronteggiare le conseguenze del calo delle presenze turistiche dovuto alla continua emergenza che vivono le isole Pelagie;
tali misure vanno a scadere nei prossimi giorni e, ad oggi, non risulta in programma una loro proroga, anche se l'emergenza sbarchi non accenna a diminuire e con essa la sofferenza delle imprese turistiche dell'isola;
l'associazione degli albergatori di Lampedusa, il Consorzio dei pescatori, l'associazione dei pescatori e l'associazione degli imprenditori, hanno deciso, ove nei tempi più celeri non dovessero arrivare impegni da parte del Governo volti a rassicurare la popolazione che tali misure verranno riproposte anche per il prossimo anno, di intraprendere forme di protesta clamorose, e tali da enfatizzare lo stato di malessere della popolazione –:
se risulti al Governo lo stato di agitazione della popolazione e delle categorie economiche di Lampedusa;
se non ritengano di dover assumere le iniziative necessarie volte a prorogare le misure di sostegno alle imprese dell'isola ed aiutarle a fronteggiare l'emergenza dovuta agli sbarchi ed allo stato di tensione esistente a Lampedusa.
(2-01761) «Capodicasa, Antonino Russo, Siragusa».
Interrogazione a risposta in Commissione:
BONGIORNO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
il 28 agosto 2012, la Corte europea dei diritti dell'uomo si è espressa – nel caso Costa e Pavan c. Italia (ric. n. 54270/10) – in ordine alla legittimità della legge italiana sulla procreazione medicalmente assistita (legge n. 40 del 2004), che non permette alle coppie portatrici di malattie ereditarie di accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita e di diagnosi genetica pre-impianto;
nell'ambito della predetta decisione, la Corte ha ritenuto costituisca un'interferenza illegittima dell'autorità pubblica nella vita privata e familiare dei singoli una misura che incida sulle scelte procreative individuali, qualora non risulti «necessaria» ai fini della tutela dei beni giuridici elencati dall'articolo 8 della Convenzione;
nonostante la tutela del nascituro costituisca in astratto un bene giuridico tale da giustificare un'interferenza nella vita privata degli individui, tale garanzia nel caso concreto non poteva essere qualificata come «necessaria», giacché – dall'analisi dell'ordinamento interno – era emersa la possibilità di tenere condotte maggiormente lesive per il nascituro stesso;
infatti, il divieto in oggetto, finalizzato a scongiurare il sacrificio degli embrioni malati, si scontra con la liceità del ricorso all'aborto terapeutico in caso di feto malato;
in sostanza, l'unico metodo accessibile ai genitori portatori di malattie ereditarie – per generare figli che non siano affetti dalla malattia di cui sono portatori sani – è iniziare una gravidanza secondo natura e procedere all'interruzione medica della gravidanza stessa ogniqualvolta una diagnosi prenatale dovesse rivelare che il feto è malato;
la Corte ha, per tali ragioni, condannato il nostro Paese per la violazione dell'articolo 8 della Convenzione, che tutela il diritto dell'individuo alla non ingerenza statale nelle questioni afferenti alla vita privata e familiare;
peraltro, nessuna opzione etica è stata esercitata dai giudici europei e nessuna indicazione assiologica è stata fornita al fine di dirimere la vexata quaestio circa lo statuto di «vita umana» spettante all'embrione;
al contrario, la Corte si è attenuta al dato normativo, confrontando le leggi italiane alle norme della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, individuando antinomie e risolvendo il caso tramite il ricorso ad argomentazioni prettamente logico-giuridiche, del tutto estranee ad altri ambiti, e inutilizzabili nel discorso etico;
con le sentenze nn. 348 e 349 del 2007 la Corte costituzionale ha chiarito la portata dei vincoli derivanti dal suddetto accordo internazionale. In particolare, ha precisato che non solo la Repubblica è tenuta a dare esecuzione alle sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo (ai sensi dell'articolo 46 della Convenzione), ma anche che le norme della Convenzione – nell'interpretazione che ne dà la Corte – si atteggiano a parametro interposto di costituzionalità delle leggi italiane, ai sensi dell'articolo 117, primo comma, della Costituzione;
anche la giurisprudenza interna ha dimostrato di voler recepire, attraverso un'interpretazione costituzionalmente orientata della legge n. 40, le indicazioni fornite dalla Corte di Strasburgo (decisione del Tribunale di Cagliari del 15 novembre 2012) –:
quali ragguagli possano offrire, anche in omaggio allo spirito dell'articolo 5, comma 3, della legge n. 400 del 1988, in ordine a quali strumenti normativi e amministrativi siano fin ora stati adottati o verranno adottati per adeguarsi con efficacia e tempismo alla suddetta decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo. (5-08554)
Interrogazioni a risposta scritta:
RIGONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
nella notte tra il 10 e l'11 novembre 2012 un episodio meteorologico con piogge di eccezionale intensità ha provocato numerosi e danni sul territorio della Liguria, della Toscana, dell'Umbria, del Triveneto e dell'Alto Lazio;
in particolare, nelle prime ore dell'11 novembre 2012 la violenta alluvione che si è abbattuta sulla Lunigiana orientale ha determinato il crollo del ponte di Serricciolo interrompendo la viabilità della strada statale 63 del Cerreto fra la frazione di Serricciolo e Pallerone, isolando totalmente i territori del comune di Fivizzano, Casola Lunigiana, parte del territorio di Aulla, la Garfagnana e l'Alto Reggiano;
è necessario reperire in breve tempo le risorse per la ricostruzione del ponte di Serricciolo coinvolgendo i soggetti interessati alla ricostruzione medesima e soprattutto è necessario acquisire da parte dell'ANAS la disponibilità ad una ricostruzione veloce dell'opera;
infatti, i sindaci dei comuni interessati, a seguito di una serie di incontri con i vertici dell'Anas, hanno constatato la disponibilità dell'ANAS ad investire la somma di 2 milioni di euro, ma tale investimento sconta tempi di realizzazione troppo lunghi, valutati intorno ad un anno;
i tempi prospettati dall'ANAS per la ricostruzione del ponte non sono compatibili con le esigenze del territorio che, per avviare al ripresa, ha necessità di collegamenti efficienti e di supporto all'imprenditorialità locale;
i sindaci dei comuni interessati hanno dunque proposto ad ANAS alcune ipotesi alternative, quali la realizzazione di un bypass a monte del ponte crollato che costerebbe circa 500.000 euro con la costruzione di 500 metri di strada e ponte bailey oppure l'installazione di un ponte bailey sopra il ponte crollato, così come si è fatto in altre zone italiane in situazioni analoghe;
purtroppo ANAS ha manifestato l'impossibilità di finanziare il bypass ed ha espresso contrarietà rispetto all'installazione del ponte bailey sopra il ponte crollato;
la strada statale 63 rappresenta una viabilità strategica per le attività economiche, turistiche, industriali e commerciali della zona e la prospettata attesa di un anno per la ricostruzione del ponte determinerebbe la chiusura delle moltissime attività imprenditoriali che insistono sul territorio;
già nel territorio comunale di Fivizzano le due cartiere ivi dislocate (Piandimolino e Gassano) sono state costrette a collocare i propri operai in cassa integrazione (90 dipendenti), mentre una cava di marmo ha chiuso determinando la perdita di circa 5 posti di lavoro;
infine, l'iniziare della stazione sciistica di Cerreto Laghi, impone che ANAS, con la massima urgenza, intervenga per costruire una strada alternativa al ponte, tenendo presente che le tre strade provinciali di accesso alla Lunigiana Orientale (Canova-Ceserano-Rometta/Quercia-Olivola-Serricciolo/Licciana nardi-Bigliolo-Agnino) sono interdette al traffico dei mezzi pesanti o autoarticolati –:
quali siano gli orientamenti del Governo sulla questione esposta in premessa e se non si ritenga urgente intervenire presso l'ANAS, al fine di ripristinare nel più breve tempo possibile la circolazione sulla strada statale n. 63. (4-18796)
PICCHI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
Italia e Somalia hanno un forte legame per ragioni storiche e culturali e il nostro Paese ospita una grande comunità somala ormai integrata e con passaporto italiano;
la Somalia ha, in seguito ad un processo di transizione durato otto anni, un nuovo presidente e un nuovo Governo;
il Ministro interrogato si è recato in visita a Mogadiscio il 23 ottobre 2012;
il presidente somalo Hassan Mohamud Sheikh, recentemente nominato, ha in programma una serie di visite ufficiali a capi di Stato e di Governo nei Paesi del Golfo e in Turchia –:
se il Governo non ritenga doveroso estendere un invito al presidente somalo a visitare Roma al fine di rinnovare il patto di amicizia tra i due Paesi. (4-18797)
LARATTA, OLIVERIO e MARINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
lo scorso 22 luglio in un'apposita conferenza stampa il prefetto Franco Gabrielli nella qualità di responsabile del Dipartimento di protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri ed il presidente della regione Calabria dottor Giuseppe Scopelliti annunciavano l'avvio delle procedure di trasferimento delle competenze in materia di costruzione dei nuovi ospedali ai sensi della legge n. 100 del 12 luglio 2012;
l'ordinanza di protezione civile concordata doveva essere emessa allo scadere dei trenta giorni successivi al 22 luglio 2012;
giova ricordare che il 31 dicembre 2011 è scaduta l'ordinanza di protezione civile che tramite l'istituto commissariale affidato al presidente della giunta regionale gestiva le attività e gli investimenti previsti dall'accordo di programma quadro integrativo sottoscritto tra la Regione e il Governo il 13 dicembre 2007;
com’è noto quell'accordo prevedeva un piano di investimenti assai significativo per l'intero sistema sanitario calabrese, fra cui la costruzione di quattro nuovi ospedali (Sibaritide, Vibo Valentia, Catanzaro, Gioia Tauro), oltre al potenziamento tecnologico degli ospedali di Cosenza, Catanzaro, Reggio Calabria;
purtroppo, non sono bastati circa cinque anni di commissariamento a che quel piano straordinario potesse avere concreta attuazione;
cinque anni sono troppi soprattutto a fronte del dato incontestabile che vede la disponibilità di risorse e la conferma in tutte le sedi della bontà e della necessità delle opere previste;
solo col nuovo ospedale ci può essere un vero salto di qualità e di efficienza del sistema sanitario territoriale. Lo stesso tempo trascorso dal suo concepimento 2006/2007 ad oggi ha reso sempre più urgente la costruzione del nuovo ospedale. Lo stesso piano di rientro dal debito sanitario della regione Calabria concordato col Governo nel dicembre 2009 ha ritenuto strategico ed ha recepito gli obiettivi dell'A.P.Q. già sottoscritto. Non ultimo lo stesso tavolo di monitoraggio interministeriale per l'attuazione del piano di rientro (tavolo Massicci) ha più volte sollecitato la stessa regione Calabria a voler accelerare le procedure circa la realizzazione dei quattro nuovi ospedali;
la riforma e la riorganizzazione del dipartimento della protezione civile completata con la legge n. 100 del 12 luglio 2012, di fatto ha prodotto al 31 dicembre 2011 la interruzione di tutte le procedure di gara. Nello specifico per quando riguarda la costruzione del nuovo ospedale della Sibaritide sono state già espletate le procedure di preselezione e il 20 gennaio 2012 è scaduto il termine per le offerte di gara a cui hanno partecipato quattro raggruppamenti di impresa. Manca la nomina della commissione aggiudicatrice di gara per poter verificare le offerte e aggiudicare la gara per la costruzione del nuovo ospedale della Sibaritide;
si è a conoscenza della corrispondenza intervenuta nei mesi scorsi tra il dipartimento della protezione civile, il Ministero dell'economia (dipartimento della ragioneria Generale dello Stato), il Ministero della salute e la regione Calabria;
dagli atti non si evince alcun ostacolo a che si possa emettere in tempi brevi l'ordinanza di protezione civile per sancire, finalmente, il trasferimento delle competenze in capo alla regione;
son ben dieci mesi che l'intero procedimento è completamento bloccato con seri danni alla credibilità delle Istituzioni e allo stesso erario pubblico –:
se il Governo sia a conoscenza di quanto su esposto;
cosa intenda per giungere rapidamente alla nomina della Commissione giudicatrice che dovrà vagliare le offerte e aggiudicare la gare per la costruzione del nuovo Ospedale dalla Sibaritide;
cosa si intenda fare, per quanto di competenza, per accelerare l’iter e per superare gli ostacoli in atto e in previsione, affinché questa ampia fascia della Calabria abbia il tanto atteso Ospedale.
(4-18808)
AFFARI ESTERI
Interrogazione a risposta in Commissione:
RENATO FARINA, PIANETTA, DI CENTA e TOCCAFONDI. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
in Nigeria, ed in particolare negli Stati del Nord, è diventato quasi un rito liturgico il sacrificio di cristiani ogni domenica ad opera di gruppi terroristici di ideologia islamica fondamentalista in capo a Boko Haram. Il 25 novembre 2012 la dimostrazione di potenza di Boko Haram si è palesata nella scelta del luogo dell'attentato, all'interno cioè di un compound militare, colpendo la chiesa protestante di sant'Andrea a Jaji, nello Stato centro-settentrionale di Kaduna, causando 11 morti e 30 feriti;
il cardinale John Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, ha dichiarato all'Agenzia Zenit: «È l'ennesima tragedia, ma stavolta è stato colpito uno dei maggiori complessi militari del Paese. È un segnale preoccupante, perché significa che nessun luogo è più sicuro»;
inoltre il cardinale Onaiyekan non esclude che i due ordigni esplosi possano essere stati fabbricati all'interno del compound stesso;
il 5 luglio 2012, il vicepresidente della Camera dei deputati, onorevole Lupi, ha ricevuto, insieme con un gruppo di deputati di tutti i partiti tra cui l'interrogante, una delegazione di personalità nigeriane cristiane in segno di solidarietà per la persecuzione di stampo terroristico. Sono intervenuti il vice governatore dello Stato del Plateau, Ignatius Longjan, Pauline Tallen, che ha ricoperto lo stesso incarico in precedenza, John Clark Dabwan, presidente del Parlamento dello Stato di Plateau (oltre ad alcune personalità ecclesiastiche, tra cui l'arcivescovo Ignatius Kaigama, presidente della Conferenza episcopale nigeriana, e suor Caterina Dolci, missionaria bergamasca da ventisette anni in Nigeria). La richiesta dei politici all'Italia è stata, oltre a quella di mantenere alta l'attenzione, di garantire un forte impegno della nostra intelligence per individuare le fonti di finanziamento dei gruppi terroristici e strumenti per controllare al meglio i confini così da bloccare il contrabbando di armi –:
quale sia l'orientamento del Governo sulla situazione in Nigeria in particolare riguardo allo stato della libertà religiosa e se disponga di altre informazioni utili a capire gli accadimenti;
quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere nelle sedi internazionali e nei rapporti bilaterali per combattere la violenza terroristica e tutelare la libertà religiosa in Nigeria.
(5-08552)
AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazione a risposta scritta:
BARBATO e VATINNO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
nel 2006-2007, secondo un articolo di Marco Travaglio apparso su Il Fatto Quotidiano del 28 novembre 2012, Emilio Riva, recentemente arrestato per omicidio colposo plurimo e disastro colposo, inquisito anche per una mega-evasione fiscale di 52 milioni, finanziò la campagna elettorale, con un assegno di 98 mila euro e di 245 mila euro, di due politici;
l'ILVA avrebbe finanziato, secondo quanto riportato da organi di informazione, anche la chiesa locale con 365.000 euro, 120.000 all'emittenza locale, 1 milione di euro agli organi di stampa del territorio;
come espresso dal medesimo articolo di stampa la classe politica locale e nazionale, di destra e di sinistra, «ha sempre consentito all'ILVA (pubblica e poi privata) di fare i comodi suoi, intascando utili miliardari e guardandosi bene dal bonificare gli impianti, tant’è che per fermare la strage c’è voluta la magistratura». C’è da chiedersi cosa deve pensare un elettore alla notizia che i vertici dei maggiori partiti di destra e di sinistra, nonché ministri preposti alla vigilanza sull'ILVA erano finanziati dai Riva;
il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare dell'attuale Governo «è sdraiato sulle posizioni dell'ILVA, come pure il suo collega dello sviluppo economico. I due seguitano ad attaccare i giudici, come se i disastri dell'ILVA fossero colpa loro»;
in uno Stato di diritto nessun Governo può cambiare sentenze e ordinanze giudiziarie per decreto e neanche chi ha responsabilità di Governo a livello locale della tutela della salute dei cittadini può mettere a rischio questi ultimi, come ad esempio ha fatto il Governatore pugliese, indicato dal GIP come «regista» della guerra al direttore dell'ARPA, reo di tutela la salute dei cittadini contro i disegni di Riva –:
se i fatti esposti in premessa siano noti ai Ministri interrogati e quali misure intendono assumere per tutelare la salute dei cittadini assicurando il rispetto della normativa ambientale di riferimento da parte dell'impresa, nonché per salvaguardare i livelli occupazionali dimostrando che anche in Italia è possibile coniugare l'attività d'impresa con il rispetto dell'ambiente e della salute, ponendo fine ai meccanismi descritti in premessa ed agendo in perfetta autonomia per l'affermazione di percorsi amministrativi nel solco della legalità e senza dover subire condizionamenti cui spesso la politica si sottopone anche con l'accettazione di dazioni liberali. (4-18813)
DIFESA
Interrogazioni a risposta scritta:
DI STANISLAO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
il 13 novembre 2012 durante la seduta n. 717 dell'Assemblea si è svolta la discussione congiunta di tre interrogazioni a risposta orale concernenti elementi ed iniziative in merito a casi di morte o di grave malattia di militari per possibile contaminazione da uranio impoverito;
è stato delegato a rispondere il Sottosegretario di Stato per la difesa, Filippo Milone;
vertendo sullo stesso argomento il Governo ha dato una risposta unitaria tesa a soddisfare i quesiti di tutte e tre gli atti di sindacato ispettivo;
una delle tre interrogazioni era la n. 3-02595 a prima firma dell'interrogante riguardava i premi assicurativi per personale ammalato o deceduto per tumori riconducibili a uranio impoverito o nano particelle;
si chiedeva, nello specifico, di chiarire i motivi per i quali non sono stati assegnati i premi assicurativi e la presenza di un elenco dei militari in condizioni simili al citato lanciere Pazzi che pur avendone diritto non ha ottenuto i risarcimenti;
si chiedeva, altresì, di chiarire se le assicurazioni riguardano solo i militari che hanno operato in missioni all'estero o anche coloro che hanno operato nelle basi Usa e Nato in Italia;
come emerge anche dal resoconto stenografico, nella risposta del Sottosegretario non viene presa affatto in considerazione tale questione, fatto denunciato successivamente dall'interrogante;
l'Accordo è tra il Ministero della difesa e l'assicurazione, è dunque il Ministero che deve denunciare i casi, mentre i militari non hanno poi nessun diritto di rivalersi o di far ricorso;
è necessario capire in che misura e in che modo il Ministero è intestatario della polizza che fa capo alla navale assicurazioni di Ferrara e se, in virtù di questo, il Ministero fa delle segnalazioni selettive a questa assicurazione, se ha mai denunciato i rischi e i pericoli connessi all'uranio e alle nano particelle –:
se il Governo intenda chiarire i rapporti tra il Ministero della difesa e l'assicurazione e le condizioni dell'accordo stipulato, e se le assicurazione riguardano solo i militari che hanno operato in missioni all'estero o anche coloro che hanno operato nelle basi americane e Nato in Italia. (4-18811)
DI STANISLAO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
il giorno 31 ottobre 2012 presso l'aula della Commissione difesa della Camera dei deputati, nell'ambito delle audizioni circa l'indagine conoscitiva sul «reclutamento del personale militare dei ruoli della truppa a dieci anni dal decreto legislativo 215/2001», il comandante in capo della squadra navale ammiraglio di squadra Giuseppe de Giorgi dichiarava che, i servizi di camerieri svolti dai «Volontari di truppa», fanno parte dell'attività di cerimoniale della nave sia all'estero, che in patria, al fine di ricevere adeguatamente le visite di personalità istituzionali come ambasciatori come gli stessi membri della Commissione difesa. Spiegava inoltre che durante «gli assetti operativi tutti mangiano con il sistema della tavola calda» facendo dedurre che tali servizi di cerimoniale sono occasionali e non ordinari, e ci si può permettere tale servizio perché la vita sulle navi deve essere sussistente sotto l'aspetto della logistica;
il giorno 25 ottobre 2012, al contrario, sul sito www.grnet.it veniva pubblicata una foto che riprendeva il suddetto ammiraglio sull'aletta di plancia, in un contesto indubbiamente operativo con mare mosso. Si vede il personale intento a prendere dei rilevamenti ed anche si intravede un capitano di fregata, probabilmente il commissario di bordo visto il colore rosso dei gradi. Ciò che imbarazza di quella foto è che, nonostante l'indubbia delicata attività operativa in atto, il suddetto ammiraglio era vestito con un giubbotto alla «top gun», intento a sorseggiare champagne ed assaggiare pizzette e tartine che gli venivano portate con vassoi da due probabili militari in abbigliamento da cameriere. Ciò, contraddicendo a quanto espresso nell'audizione e con probabili rischi per la sicurezza sul lavoro. Si possono immaginare le difficoltà che avranno dovuto affrontare i due militari per salire sulla aletta di plancia, con quell'abbigliamento e con le mani impegnate dalle guantiere e dalla bottiglia di champagne;
l'interrogante quasi due mesi fa, chiedeva con atto parlamentare n. 4-17954 chiarimenti in merito alla comunicazione di servizio del comandante in II di nave Mimbelli, nella quale si davano disposizioni circa il servizio di «una idonea bottiglia di spumante/champagne tenuta in fresco in riposto Ufficiali, nonché biscotti al burro e mandorle da tostare al momento a cura del cuoco di servizio»;
inoltre con l'atto parlamentare n. 4-18097, si chiedevano informazioni circa l'uso degli aeromobili in generale (aerei P-180 compresi), da parte del comandante in capo della squadra Navale da quanto ha assunto il comando;
con delibera del 9 ottobre 2012, il Co.Ce.R. Marina riferendosi a questi comportamenti ha preso le distanze da tali atteggiamenti ritenendoli in riferimento alla Forza Armata «lontani dai suoi tradizionali valori di sacrificio e dedizione alle istituzioni»;
l'atto risulta ancora privo di risposte. Gli equipaggi hanno il morale basso, tra l'altro, anche a causa di noti tagli economici e delle incertezze sul loro futuro conseguenti al disegno di legge circa la «revisione dello strumento militare» che tenderà a «rottamare» non si sa come, soprattutto qualificati sottufficiali –:
se intenda dare delle chiare direttive per i servizi di rinfreschi e cerimoniale a bordo delle navi, specificando come debbano essere attuati, per chi, in che contesti (quadrati, plancia, controplancia, mensa, equipaggio e altro), in che circostanze e da parte di chi (Ufficiali inferiori, Marescialli, sergenti, sottocapi, volontari di truppa);
in considerazione del presunto «morale alto» espresso dall'ammiraglio De Giorgi in audizione alla camera il 31 ottobre 2012, ed ai fini della professionalizzazione, se ci siano delle norme di massima che debbano indicare quali siano i servizi manuali che si svolgono a bordo e da quali categorie debbano essere effettuate (come ad esempio i cosiddetti posti di lavaggio) o se, viceversa, tali direttive siano lasciate all'iniziativa del comandante di turno –:
se si intenda razionalizzare l'impiego logistico a bordo, eliminando il servizio dei baristi svolti dai pochissimi volontari, sostituendoli ad esempio con macchinette automatiche, oppure unificando i servizi bar e simili in un luogo unico per tutte le categorie;
in considerazione della decisa riduzione di personale in particolare VFP1 e VFP4, conseguente alla spending-review se si voglia ridurre al minimo l'attività di cerimoniale e comunque vietare servizi ad avviso dell'interrogante appariscenti e pretenziosi richiesti agli equipaggi come quelli che si deducono dalla foto in questione, ciò nella piena convinzione dell'interrogante che oggi quanto mai il personale sottoposto a tagli e ristrettezze economiche ed incerti disegni di legge governativi, necessita di indispensabili esempi di sobrietà e di moralità. (4-18812)
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazione a risposta in Commissione:
CAUSI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 78 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008 n. 133, ha previsto per il comune di Roma la nomina di un commissario straordinario del Governo per la ricognizione della situazione economico-finanziaria del comune e delle società da esso partecipate, con esclusione di quelle quotate nei mercati regolamentati, e per la predisposizione ed attuazione di un piano di rientro dall'indebitamento pregresso. Il commissario ha assunto, da allora, in un bilancio separato rispetto a quello della gestione ordinaria, tutte le entrate di competenza e tutte le obbligazioni assunte alla data del 28 aprile 2008. Si è disposta, quindi, la separazione della gestione antecedente l'insediamento della nuova giunta rispetto a quella successiva;
come già sostenuto in altri atti (interpellanza n. 2-00192, ordine del giorno su Pdl 9/01891/086), secondo il Partito Democratico, tale separazione: a) non aveva in origine una solida motivazione, poiché una crisi di liquidità del comune, indotta dalla crisi finanziaria della regione Lazio, è stata scambiata per una crisi di tipo strutturale; b) ha comportato una perdita di efficienza, di trasparenza e di autonomia nella gestione finanziaria della capitale; c) ha generato un'abnorme superfetazione normativa con provvedimenti che si sono rincorsi e accavallati nel tempo; d) ha prodotto un'allocazione inefficace e distorta delle risorse aggiuntive create per finanziare il piano di rientro, a carico sia della finanza statale sia dei contribuenti romani;
per questi motivi a partire dal 2008, anno in cui ha avuto inizio la suddetta separazione, il Partito democratico si batte incessantemente per rendere trasparenti, pubblici – e quindi valutabili – i risultati della gestione commissariale;
con l'interrogazione a risposta immediata in Commissione n. 5-06069, si è chiesto al Governo di rendere pubblica la rendicontazione della gestione del piano di rientro che il commissario è tenuto ad inviare annualmente al Ministero dell'economia e delle finanze ai sensi dell'articolo 14, comma 15-ter del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito con modificazioni nella legge 30 luglio 2010, n. 122;
a questa richiesta il Governo ha risposto che la rendicontazione pervenuta aveva natura di documento contabile e, pertanto, più che le attività svolte, riportava le risultanze finanziarie dei fatti di gestione intervenuti nel corso dell'anno. Inoltre, la citata normativa non prevedeva l'obbligo di pubblicare il rendiconto, anche se – si ammetteva – in ossequio a un principio generale di trasparenza amministrativa potrebbe essere valutata l'opportunità di adottare forme di pubblicità del rendiconto;
successivamente, l'articolo 13, comma 1, del decreto legislativo 18 aprile 2012, n. 61, che ha inserito il comma 13-quater al decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito con modificazioni dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, ha stabilito l'obbligo per il commissario straordinario di inviare annualmente una relazione al Parlamento e al Ministro dell'interno contenente la rendicontazione delle attività svolte all'interno della gestione commissariale e l'illustrazione dei criteri che hanno informato le procedure di selezione dei creditori da soddisfare;
a poco più di un mese dalla fine dell'anno non risulta che tale relazione sia stata trasmessa al Parlamento –:
se il Ministro dell'interno abbia ricevuto tale relazione;
quali strumenti il Ministero dell'economia e delle finanze intenda attivare per rendere pubblici e trasparenti i risultati dell'attività svolta dalla gestione commissariale come auspicato nella risposta all'interrogazione n. 5-06069. (5-08550)
Interrogazione a risposta scritta:
MANCUSO, BARANI, CICCIOLI e GIRLANDA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
il Redditest è il nuovo software dell'Agenzia delle entrate, che permette di valutare la coerenza tra il reddito familiare dei contribuenti e le spese sostenute nell'arco dell'anno;
al momento è scaricabile on line un prototipo del file, che gli utenti possono compilare liberamente;
dalla compilazione del prototipo risulta che non tutte le spese vengono considerate allo stesso modo;
evidentemente l'applicazione di diversi coefficienti di ponderazione e di funzioni di stima assegnate alle singole voci di spesa fanno lievitare il livello di reddito sinteticamente stimato dall'applicativo software;
a parità di spesa sostenuta nell'anno non si ottiene una parità di responso ai fini del redditometro;
in particolare la medesima cifra indicata tra le spese veterinarie e le spese per gioielli e preziosi decreta uno stato d'incoerenza nel primo caso, di coerenza nel secondo;
è incongruo e fuori luogo che le spese veterinarie abbiano, nel redditest, un peso proporzionale evidentemente maggiore rispetto alle spese di lusso;
molti animali domestici sono custoditi in famiglie con bambini o persone anziane, che da essi ricevono affetto e compagnia;
le spese per il possesso di un cavallo vengono incluse nella schermata relativa alle spese per il gioco d'azzardo e ai giochi on line;
in molti casi un cavallo è detenuto come animale da compagnia, al pari di un cane o di un gatto –:
se il Governo intenda tarare il redditest di modo che abbia rilevanza l'ammontare della somma spesa e non la voce di spesa;
se il Governo intenda almeno ricalibrare i coefficienti di ponderazione escludendo le veterinarie dalla categoria delle voci di lusso;
se il Governo intenda ricomprendere le spese per il possesso e il mantenimento di un cavallo tra la categoria delle spese veterinarie. (4-18800)
GIUSTIZIA
Interrogazione a risposta scritta:
RENATO FARINA. —Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
l'interrogante ha presentato l'atto camera 4-18525 del 13 novembre 2012 sul caso di Silvia Kalina detenuta in palese cattivo stato di salute incontrata nel carcere di San Vittore della cui situazione si è interessato anche il sito Tempi.it;
il sito Repubblica.it riporta articoli, sia martedì 27 novembre (titolo «Le carte dei Pubblici Ministeri smentiscono Farina. “Scrive il falso sulla ladra di bambini”»), che mercoledì 28 sempre a firma Davide Carlucci (titolo: «Le carte dei pubblici ministeri smentiscono Farina: “Scrive il falso sulla rapitrice di figli”»). Come si evince dai citati titoli si sostiene che a seguito degli accertamenti chiesti dalla Procura di Milano è falso che Silvia Kalina «sia malata terminale di cancro a San Vittore» citando l'interrogazione dell'interrogante e il successivo articolo su Tempi;
a detta di Repubblica.it gli atti della procura, a seguito delle indagini effettuate, sosterrebbero che i problemi oncologici della signora sono risolti e la stessa, per quanto debilitata, si trovi in uno stato di salute compatibile con la detenzione. L'articolo è tutto impostato ad avviso dell'interrogante nel far intendere che con questo scritto la procura e in particolare il pubblico ministero dottor Forno intendano così non solo rispondere all'interrogazione dello scrivente ma anche sbugiardarlo;
sarebbe opportuno accertare come informazioni sensibili, contenute in fascicoli detenuti dalla procura, siano affluite in un articolo di giornale –:
se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative ispettive ai fini dell'eventuale esercizio di tutti i poteri di competenza. (4-18814)
INTERNO
Interrogazioni a risposta in Commissione:
BENAMATI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
Pianetto, è una delle frazioni del comune di Galatea in provincia di Forli-Cesena;
il comune di Galatea è commissariato e vi siede un commissario prefettizio in attesa delle prossime elezioni municipali;
durante un'assemblea pubblica nel comune di Galatea è stata presentata una petizione che ha per oggetto una nuova rotatoria in località Pianetto di Galate;
tale petizione, firmata da numerosi cittadini, è scaturita da notizie apparse sulla stampa locale riguardanti il licenziamento di un progetto per la creazione della rotatoria in località Pianetto non conforme al deliberato operato dalla cessata giunta municipale, deliberato raggiunto a seguito di ampia e circostanziata consultazione pubblica;
l'originario progetto approvato, infatti, sembra rappresentare una soluzione ottimale che considera sia le esigenze di sicurezza stradale, di tutela ambientale e dei beni archeologici e paesaggistici esistenti che le esigenze di valorizzazione dell'abitato e della sua vivibilità;
il nuovo progetto al contrario, secondo quanto appreso dalle notizie di stampa, prevederebbe la realizzazione di un complesso di rotonde, parcheggi, strade, stravolgendo completamente la viabilità interna dell'antico borgo e riducendo drasticamente la valenza e la potenzialità di rilancio, dal punto di vista turistico della piccola realtà, svilendone il territorio e provocando profonde e non sanabili ferite al tessuto urbano e sociale;
il nuovo progetto, inoltre, prevederebbe di mantenere in essere il muro costruito fra la strada provinciale e la via del vecchio borgo, con pareti prefabbricate, totalmente fuori contesto ed incompatibile con la peculiarità dei luoghi costituendone, ad avviso dell'interrogante, un inaccettabile «vulnus» urbanistico suscitando la indignazione di tutti gli abitanti;
gli abitanti del borgo di Pianetto mostrano una forte identità ed un forte senso di appartenenza al proprio territorio che include in pochi chilometri un inestimabile patrimonio storico-artistico ed archeologico incastonato in un paesaggio che deve essere tutelato e valorizzato –:
se quanto riportato in premessa risponda al vero, quali siano state le motivazioni che hanno giustificato l'eventuale adozione di un nuovo progetto e se non si intenda considerare le indicazioni fornite dalla popolazione. (5-08541)
PELUFFO e FIANO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
nel territorio del comune di Pero (Milano), sin dal 2001, l'Arma dei carabinieri ha espresso la necessità di trovare soluzioni alternative alla sede della caserma di via Pace 18, collocata presso una villa bifamiliare, affittata nella seconda metà degli anni 70, situata all'interno del centro abitato, in una via stretta, priva di marciapiedi e di parcheggi;
con delibere di consiglio comunale n. 140 del 20 dicembre 2001 e n. 82 del 5 novembre 2002 il comune di Pero individuava l'area per la costruzione di una nuova (caserma e la rendeva disponibile prima con procedura di alienazione (andata deserta) poi con costituzione sull'area di diritto di superficie;
con nota n. 253/47-38-1992-log. di protocollo del 27 ottobre 2005, il comando provinciale dei carabinieri di Milano confermava l'idoneità dell'area per la costruzione della nuova caserma di Pero;
con delibere n. 69 del 22 dicembre 2005 e n. 22 del 29 maggio 2006, il consiglio comunale di Pero, confermava la disponibilità dell'ente locale di mettere a disposizione in diritto di superficie l'area sita in via Figino, idonea a realizzare anche una tenenza dei carabinieri, quindi con zona operativa, zona logistica, zona servizi e zona alloggi destinata ad ospitare le famiglie dei militari con accesso distinto dalla caserma;
con nota n. 600/C/CC/49.121.10990.69932.9335 del 14 luglio 2009 il Ministero dell'interno esprimeva l'assenso al prosieguo delle trattative con il costruttore per l'assunzione in locazione, chiavi in mano, dell'immobile da adibire a nuova sede della tenenza dei carabinieri di Pero, ad un canone annuo ritenuto congruo dall'Agenzia del demanio, con richiesta di una clausola che prevedesse la facoltà per l'amministrazione locataria di acquisto dell'immobile scomputando dal prezzo determinato i canoni di locazione nel frattempo riscossi;
in data 7 ottobre 2009 il costruttore ha sottoscritto presso gli uffici della prefettura di Milano l'atto di impegno a locare l'immobile da adibire a tenenza, alle condizioni individuate dall'ufficio territoriale del Governo;
con provvedimento n. 8 del 2010, notificato il 22 settembre 2010, il comune di Pero rilasciava permesso di costruire all'operatore che aveva ottenuto dal Ministero dell'interno impegno formale alla locazione del costruendo immobile da destinare a tenenza dei Carabinieri;
l'area del comune di Pero è tra le aree ricomprese nel nuovo polo fieristico di Rho – Pero e la realizzazione della tenenza dei carabinieri nel territorio ha assunto, sin dall'inizio, un ruolo strategico non solo per l'amministrazione del comune di Pero ma per l'intera area a nord ovest di Milano, interessata oltre che dal potenziamento delle attività del polo fieristico di Milano, anche dalle opere funzionali alla realizzazione di Expo 2015, dal calendario degli eventi connessi e dalla gestione della fase successiva a tale appuntamento di rilevanza internazionale, con scenari di profonda trasformazione sotto il profilo urbano e della mobilità, con gravi pericoli di infiltrazione della criminalità organizzata, già attestati dalle numerose inchieste effettuate dalla procura antimafia del tribunale di Milano, fattori che richiederanno un maggiore controllo dell'ordine pubblico di tutta l'area;
l'attuale sede della caserma dei carabinieri di Pero, sita in via Pace, non è più idonea ad ospitare i militari dell'Arma in quanto; i locali sono privi di vespaio areato e di rapporti aeroilluminanti adeguati; mancano spazi per l'accoglienza del pubblico; i proprietari hanno espresso la volontà di rientrare in possesso dell'immobile sin dal 2005; nel tetto della villetta è sta rilevata presenza di manufatti contenenti amianto, per la cui rimozione il comune ha emesso, a norma di legge, specifica diffida ad adempiere;
con nota n. 2012-0017281 dell'11 maggio 2012 il Ministero dell'interno, dipartimento della pubblica sicurezza, comunicava al comune di Pero, alla provincia di Milano, alla regione Lombardia e al costruttore, la difficoltà a mantenne l'impegno economico-preso in precedenza per la realizzazione della nuova tenenza dell'Arma dei carabinieri in Pero;
le ripetute e univoche manifestazioni di volontà espresse dal Ministero dell'interno negli anni passati sulla realizzazione di tale opera sono state formalizzate da specifici procedimenti amministrativi, dando vita ad un accordo tra pubbliche amministrazioni, che ha portato non solo alla progettazione della stessa caserma, ma alla realizzazione a rustico dell'intero edificio;
il mancato compimento di tale opera comporterebbe gravi conseguenze economiche e ambientali, senza considerare che oggi l'attuale caserma risulta priva dei requisiti strutturali necessari per la prosecuzione delle attività, ed è pertanto soggetta a sfratto esecutivo –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto sopra esposto, e quali iniziative si intendano intraprendere per sanare tale situazione, mantenere gli impegni assunti e consentire il completamento dell'opera, indispensabile per le esigenze di maggiore controllo di ordine pubblico e per il contrasto alla criminalità organizzata presente in questi territori, controlli richiesti da eventi di portata internazionale come quelli previsti nei prossimi anni su questo territorio. (5-08547)
PELUFFO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
da notizie apparse sui giornali risulta che il sindaco del comune di Sedriano (MI) Alfredo Celeste, dal mese di ottobre 2012 agli arresti domiciliari con l'accusa di corruzione, e stato sospeso dall'esercizio delle proprie funzioni amministrative, dal prefetto, per il periodo relativo alla misura cautelare applicata allo stesso sindaco da parte del GIP del tribunale di Milano dottoressa A. Santangelo;
la vicenda sembra riconducibile all'inchiesta che ha portato in carcere l'assessore regionale della Lombardia Domenico Zambetti, vicenda già sollevata nell'interrogazione n 5/08129, alla quale ancora non si è ricevuta risposta, accusato di aver ottenuto circa 4 mila voti pagando 200 mila euro, ossia «50 euro a voto»;
nello stessa vicenda emergono altri due nomi di rilevanza e riconducibili anche al filone Zambetti: Eugenio Costantino imprenditore e titolare di un negozio di compravendita dell'oro il quale sembrerebbe aver procurato circa 700-800 voti nell'area del Magentino, e il medico Silvio Marco Scalabra; ad entrambi, secondo l'ordinanza, è contestata la fattispecie associativa in concorso esterno in associazione mafiosa ed è applicata la misura di custodia cautelare in carcere;
nell'ordinanza di applicazione della misura di custodia cautelare risulta che i tre sono indagati per il reato di corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio perpetrato dal 2009 ad oggi, Scalambra e Costantino in concorso fra loro e in qualità di corruttori, mentre Alfredo Celeste sembra sia coinvolto in qualità di corrotto e nello specifico, secondo l'ipotesi dei pubblici ministeri di Milano: «in particolare Celeste risulterebbe aver «asservito, in modo sistematico e continuativo le proprie funzioni di pubblico ufficiale agli interessi privati dei corruttori. Sussiste quindi, anche per il futuro, il pericolo di reiterazione di condotte analoghe» –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti, quali iniziative urgenti siano state intraprese affinché si possa dare delle risposte chiare alle richieste di trasparenza sollevate dai consiglieri comunali e dalla cittadinanza e se si ritenga opportuno inviare quanto prima una commissione d'accesso per la salvaguardia dell'amministrazione pubblica di fronte alla eventuale pressione e influenza della criminalità organizzata. (5-08551)
Interrogazioni a risposta scritta:
DIMA, SANTELLI, GOLFO, ANTONINO FOTI, GALATI, TRAVERSA, BIAVA, PISO, SALTAMARTINI, MURGIA, DI CATERINA, CASTIELLO, NASTRI, FAENZI, MINASSO, MARTINELLI, DELL'ELCE, ROSSO, FRASSINETTI, LABOCCETTA, NOLA, GHIGLIA, CICCIOLI, GOTTARDO, CANNELLA, COSTA, FORMICHELLA, FUCCI, PICCHI, NICOLUCCI, BELLOTTI, CATANOSO, PELINO, ABRIGNANI, ASCIERTO, CALDERISI, CAZZOLA, CICU, CIRIELLI, CONTENTO, GARAGNANI, LAFFRANCO, MISEROTTI, PETRENGA, ROCCELLA, MARIAROSARIA ROSSI, SBAI, TESTONI, CESARIO, D'ANNA, LEHNER, MOTTOLA, ORSINI, STASI, PITTELLI, MARIO PEPE (MISTO-R-A), ROMELE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
con l'operazione «Terminator 4» della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, che ha portato nel mese di dicembre 2011 all'esecuzione di 18 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di esponenti e gregari della cosca Lanzino/Ruà di Cosenza, è emersa la capacità della ’ndrangheta di controllare il voto in occasione delle competizioni elettorali;
a seguito di questa operazione antimafia, sono stati iscritti nel registro degli indagati per concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione e voto di scambio l'ex sindaco del comune di Rende (Cosenza), attuale consigliere provinciale del partito democratico, e l'ex assessore dello stesso comune, già assessore provinciale in quota al partito democratico e successivamente autosospesosi dall'incarico pubblico perché rinviato a giudizio in un'altra inchiesta della DDA di Catanzaro con l'accusa di usura aggravata dalle modalità mafiose;
secondo quanto emerso dagli atti d'indagine, i due esponenti politici in questione, nelle vesti di sindaco ed assessore comunale del comune di Rende, avrebbero affidato alla cooperativa «Rende 2000» l'esecuzione di alcuni lavori in cambio di voti e sostegno elettorale in occasione della competizione per il rinnovo del Consiglio provinciale di Cosenza del 2009 che si è conclusa con l'elezione di entrambi;
la cooperativa in questione, che si è occupata, per conto del comune di Rende, dello svolgimento di servizi di competenza comunale come la manutenzione delle fognature, la nettezza urbana, la cura del verde, i servizi cimiteriali, la manutenzione e la sorveglianza dei beni municipali, sarebbe stata gestita, secondo gli inquirenti, da esponenti di primo piano della criminalità organizzata locale destinatari dei provvedimenti giudiziari legati a questa operazione antimafia;
gli accertamenti della polizia giudiziaria hanno evidenziato come in occasione delle elezioni provinciali del 2009 la cosca locale si sia attivamente impegnata nell'elezione dei due amministratori comunali attraverso un capillare controllo del voto condotto anche al di fuori delle sezioni elettorali;
già in data 31 maggio 2012, sullo stesso argomento, è stata presentata un'interrogazione parlamentare a risposta scritta a cui il Ministro dell'interno, nonostante la serietà dei fatti denunciati, non ha ancora dato alcuna risposta –:
se non ritenga necessario e non più differibile, visto il notevole lasso di tempo trascorso dall'emersione dei gravi fatti contestati dalla magistratura inquirente ai due ex amministratori comunali, promuovere l'accesso presso il comune di Rende al fine di chiarire un quadro che, per come emerge dagli atti dell'inchiesta, sarebbe di un'evidente serietà. (4-18793)
NICOLA MOLTENI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 142 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285 al comma 1, dispone che la velocità massima non può superare i 110 chilometri orari per strade extraurbane principali;
la superstrada Milano-Meda rientra fra le fattispecie di cui sopra, ma il limite di velocità è stato ridotto a 80 chilometri orari nel tratto che ricade nel territorio del comune di Paderno Dugnano (provincia di Milano), nonostante le tre corsie di rettilineo;
alcuni mesi fa, in suddetto tratto sono stati posizionati due autovelox, ciascuno per senso di marcia e da allora la provincia di Milano sembra multare circa 800 automobilisti, molti dei quali per il superamento dei limiti di velocità di soli 5 chilometri orari e comunque quasi la totalità degli automobilisti multati non supera i 100 chilometri orari;
il posizionamento degli autovelox e il contestuale abbassamento dei limiti di velocità ha portato nelle casse della provincia di Milano circa un milione di euro, a scapito soprattutto dei pendolari lavoratori che percorrono regolarmente quel tratto di strada;
la stessa amministrazione della provincia di Milano ha stabilito che a partire da gennaio 2013 gli autovelox si convertiranno in tutor ed i limiti di velocità torneranno a 100 chilometri orari –:
se i Ministri interrogati non ritengano doveroso mettere in atto misure volte a tutelare gli automobilisti che percorrono la super strada Milano-Meda nel tratto del comune di Paderno Dugnano e che vengono multati a causa del posizionamento degli autovelox laddove subentra l'abbassamento dei limiti di velocità, anche prevedendo misure provvisorie in attesa che da gennaio 2013 entrino in funzione i nuovi tutor e torni in vigore il limite di velocità di 100 chilometri orari. (4-18794)
CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:
il castello di Arechi è un castello medievale risalente al VI secolo situato ad un'altezza di circa 300 metri sul livello del mare, che domina la città ed il golfo di Salerno. E detto di Arechi, perché la costruzione di questa fortificazione si associa, tradizionalmente, al duca longobardo Arechi II;
attualmente di proprietà della provincia di Salerno, il castello offre una splendida panoramica sulla città e sull'intero golfo di Salerno ed è circondato da un parco con percorsi naturalistici immersi nella macchia mediterranea;
nella zona restaurata, è stato creato un primo nucleo espositivo dei materiali del castello, attraverso l'istituzione del «museo delle ceramiche del castello medievale di Arechi», dove sono attualmente esposte ceramiche, vetri, oggetti metallici e monete, oltre che reperti provenienti dal castello stesso;
in particolare, l'esposizione museale ospita circa 400 frammenti di tre diverse classi di ceramica (a «bande rosse», del tipo spiral ware e protomaiolica) risalenti all'epoca dal VII al XIII secolo ed oltre, diversi oggetti metallici e numerose armi (cuspidi, punte di freccia e di dardo da balestra, lance) utilizzabili sia in battaglia sia per la caccia e la cui cronologia varia dal XII al XIV-XV secolo;
nel museo medievale sono, infine, custodite numerose monete, tra cui si segnalano una preziosa tipologia d'argento, coniata tra la seconda metà del secolo XI e gli inizi del secolo XII e ventuno monete d'oro rinvenute in una brocca di creta e risalenti all'epoca di Ruggiero I (1072-1107) e Tancredi (1189-1194);
la struttura ospita, oltre al suddetto museo, una sala per mostre e un salone per conferenze e congressi;
da notizie provenienti da organi di stampa locali, emerge che nel corso della notte tra il 22 ed il 23 novembre 2012 alcuni ignoti, dopo aver distrutto le telecamere di videosorveglianza installate lungo il perimetro esterno del castello, avrebbero forzato il cancello di ingresso per introdursi all'interno della struttura;
approfittando del buio della notte e della disattivazione delle telecamere, precedentemente da loro distrutte, i soggetti in questione si appropriavano furtivamente di 80 metri di fili di rame, sistemati in un angolo lungo un corridoio e da utilizzare per alcuni lavori da realizzare all'interno della struttura;
la compravendita illecita del rame al mercato nero rappresenta un'attività molto diffusa in virtù del valore del metallo stimato in circa sette euro al chilo ed è probabile ritenere che gli autori del furto fossero a conoscenza della presenza del rame all'interno del castello;
inoltre, i preziosi beni archeologici custoditi all'interno del museo medievale possono rappresentare un potenziale oggetto di furto, di interesse analogo se non superiore rispetto al rame furtivamente sottratto, per il loro inestimabile valore storico, artistico e culturale;
simili episodi meritano un adeguato controllo ed approfondimento, non solo per la pericolosità intrinseca del furto, ma anche per il valore storico, culturale e paesaggistico del sito archeologico preso di mira dalla condotta criminosa;
negli ultimi tempi, come più volte segnalato dall'interrogante, la città di Salerno presenta fenomeni di criminalità diffusa sempre più frequenti –:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, una volta verificata la veridicità degli stessi, se non ritenga opportuno, vista la minaccia ai beni custoditi all'interno del castello di Arechi, assumere iniziative urgenti finalizzate ad una maggiore tutela dei siti di interesse storico, archeologico e naturalistico presenti nel territorio della provincia di Salerno. (4-18795)
MONTAGNOLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il decreto-legge n. 201 del 2001 anticipa l'entrata in vigore dell'imposta municipale propria (IMU), prevedendo altresì che il fondo sperimentale di riequilibrio, ovvero il fondo perequativo, così come stabilito dallo stesso decreto-legge n. 201 del 2011, sia modificato in ragione delle differenze del gettito stimato ad aliquota di base rispetto al gettito incassato dai comuni ICI del 2010, così come risultante dal rendiconto al bilancio dell'ente del 2010;
in virtù del congegnato sistema di compensazione IMU-ICI 2010, il comune di Oppeano (Verona) potrà disporre di risorse sul FSR 2012 per un totale di 981.650 euro, in diminuzione di oltre 380 mila euro rispetto al 2011, quando l'ammontare del medesimo fondo, comprendendo altresì l'addizionale ENEL, era pari a 1.368.060 euro;
i dati degli ultimi anni evidenziano chiaramente come i contributi derivanti da trasferimenti erariali in favore del Comune di Oppeano abbiano subito una drastica riduzione, passando dal 1.555.621 euro del 2009 ai 1.412.874 euro dell'anno dopo, segnando, insieme ai valori del biennio 2011-2012, un trend discendente tale per cui l'ente, nel giro di tre soli esercizi, ha registrato una diminuzione di oltre 570.000 euro, pari ad una diminuzione di quasi 37 punti percentuali;
le ripercussioni di tale ammanco avranno gravi effetti sull'equilibrio finanziario dell'ente, il quale, a fronte della drastica riduzione, dovrà necessariamente rivedere le proprie scelte di bilancio, rivedendo altresì la garanzia dei servizi essenziali oggi erogati dal medesimo ente –:
quali orientamenti intenda esprimere il Ministro interrogato in ragione dei dati sopra esposti, e quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano assumere per garantire le risorse a favore degli enti locali necessarie ad assicurare i servizi essenziali a favore del cittadino. (4-18799)
CHIAPPORI e MONTAGNOLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il corpo nazionale dei vigili del fuoco è una delle realtà istituzionali più vicine ai cittadini e la sua capillare presenza sul territorio, con le attività di soccorso, prevenzione e vigilanza, è garanzia di sicurezza e salvaguardia dell'incolumità delle persone e dell'integrità delle cose;
sebbene la riforma del 2005 abbia ridefinito le funzioni tecnico-operative espletate dal personale operativo, anche alla luce delle sempre più numerose professionalità tecniche e ad alto contenuto specialistico richieste, molte incertezze si ravvisano con riferimento alle responsabilità e alle funzioni dei diversi ruoli;
il decreto legislativo n. 217 del 2005, nel disciplinare le funzioni del personale appartenente al ruolo dei capi squadra e dei capi reparto, dispone che il capo squadra è responsabile della squadra di cui fa parte, stabilmente o occasionalmente e, in assenza delle professionalità superiori, valuta autonomamente gli interventi necessari;
lo stesso decreto attribuisce alla figura del vigile coordinatore il compito di sostituire il capo squadra quando questi è assente e stabilisce che gli appartenenti alle qualifiche di capo reparto assicurano l'intervento delle squadre operative e le coordinano, anche recandosi sul posto, assumendone, ove necessario, la responsabilità operativa;
al personale inserito nel ruolo dei tecnici, ovvero ispettori e sostituti direttori, il decreto assegna il compito di partecipare all'attività di soccorso;
con riferimento alle funzioni del personale dei ruoli direttivi e dei dirigenti, il citato provvedimento dispone che i funzionari del ruolo dei direttivi partecipano alle attività di soccorso tecnico urgente e, ove necessario, ne assumono la direzione;
l'attività di soccorso è pertanto svolta in via ordinaria dagli appartenenti ai ruoli di vigile, capo squadra e capo reparto i quali, nelle loro rispettive qualifiche, assolvono ad essa esaurendo gli obblighi dell'amministrazione verso i cittadini, assumendo la direzione e la responsabilità delle azioni necessarie, valutate, di caso in caso, secondo le loro autonome determinazioni;
è evidente, tuttavia, che qualora il dirigente intervenisse sullo scenario del soccorso potrebbe assumere la direzione delle operazioni con le stesse attribuzioni di chi, fino a quel momento, ne ha avuta la responsabilità, tranne che per l'incolumità della squadra di soccorso, onere che resta in capo alla figura del capo squadra;
tale assetto normativo delinea una organizzazione che assegna a figure professionali diverse per ordine e grado le stesse responsabilità e competenze nelle operazioni di soccorso, prescindendo da una gradualità proporzionale al ruolo ricoperto, tale che il capo reparto di fatto possiede le stesse attribuzioni, sotto il profilo operativo, dei funzionari tecnici; nelle attività di soccorso tecnico urgente il capo squadra risulta esercitare la stessa responsabilità del dirigente;
è noto che le responsabilità più significative nei ruoli dei vigili del fuoco sono legate alle operazioni di soccorso, dal momento che colui che risponde personalmente del loro esito sotto il profilo civile, penale ed amministrativo, è chiamato ad assumere decisioni immediate, il più delle volte irripetibili, che in gran parte determinano la riuscita dell'intervento e richiedono alta professionalità non disgiunta da lunga esperienza;
nessuna novità all'attuale assetto organizzativo risulta nel recente regolamento del maggio 2012, che anzi prevede la possibilità anche per il personale dei ruoli tecnici di poter coordinare l'attività di soccorso, accentuando, se possibile, la complessità del sistema delle attribuzioni;
appare evidentemente necessaria una più chiara definizione delle responsabilità in capo alle diverse figure, che in particolare preveda una più lineare assegnazione dei compiti ed a questa parametri il relativo corrispettivo e garanzie di status, posto che molte mansioni assegnate al personale con qualifica superiore possono essere svolte, come mostra la pratica quotidiana, dal personale con qualifica inferiore –:
di quali ulteriori elementi disponga il Ministro in relazione a quanto riportato in premessa e se non ritenga opportuno assumere con urgenza iniziative per una più chiara definizione dei ruoli e delle responsabilità del personale operativo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco al fine di valorizzare adeguatamente le diverse professionalità e garantire ai cittadini, oltre che agli stessi operatori, un servizio più efficace e di qualità. (4-18802)
LARATTA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
l'amministrazione comunale in carica di Soriano (Vibo Valentia), nonostante notevoli difficoltà, si sta caratterizzando per un forte impegno per il rilancio della cittadina delle serre vibonesi il cui consiglio comunale, nel recente passato è stato sciolto per infiltrazioni mafiose; la stessa commissione straordinaria insediatesi ha dichiarato il dissesto economico-finanziario dell'ente;
l'attuale amministrazione sta profondendo il suo impegno per il risanamento finanziario dell'ente e per quello morale della collettività con un impiego di risorse nel settore culturale ed in favore delle giovani generazioni e, in tale direzione, ha inaugurato l'apertura del MUMAR (museo dei marmi) un unicum nel panorama culturale dell'Italia meridionale, richiamando l'attenzione delle maggiori testate giornalistiche nazionali, dal Corriere della Sera all’Espresso a La Repubblica, oltre a programmi televisivi, quali Atlantide de la Sette;
la stessa amministrazione ha una continua interlocuzione con la prefettura – ufficio territoriale del Governo – di Vibo Valentia relativamente alle problematiche più gravi che interessano l'ente;
si sta assistendo a un tentativo di sostanziale delegittimazione della citata amministrazione;
in realtà, il sindaco e gli attuali amministratori comunali sono stati in passato vittime di aggressioni e intimidazioni, perfino di pestaggi, per avere sempre agito nell'interesse generale della comunità, senza mai piegarsi alla sopraffazione delinquenziale e criminale, che voleva imporre le sue leggi e tutelare i suoi interessi. Fatti che sono stati sempre denunciati, così come l'amministrazione comunale si è anche costituita parte civile nei processi in atto;
appare all'interrogante chiaro ed evidente che si intende screditare gli uomini impegnati nella civile e pubblica amministrazione, indebolendoli e così esponendoli ai rischi che in alcune aree della Calabria si corrono quotidianamente –:
se il Governo sia a conoscenza di quanto su esposto;
cosa intenda fare, per quanto di sua competenza, per sostenere l'attività del sindaco e dell'amministrazione comunale di Soriano (Vibo Valentia);
cosa intenda fare per favorire atti e strumenti necessari a difendere l'impegno del consiglio comunale, del sindaco e della Giunta, in favore della legalità e della trasparenza, tutelando gli amministratori locali che sempre più appaiono indeboliti ed esposti. (4-18809)
GIAMMANCO, DE LUCA, BARANI, GIRLANDA e ANTONINO FOTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
nelle operazioni di voto e di spoglio elettorale che si svolgono gli scrutatori rivestono un ruolo fondamentale;
le norme che disciplinano le modalità di nomina degli scrutatori prevedono che la commissione elettorale comunale li scelga tra i nominativi compresi nell'albo senza alcuna distinzione, dal momento che i requisiti per essere iscritti all'albo suddetto sono soltanto l'essere elettore del comune e aver assolto gli obblighi scolastici;
l'allontanarsi dei soggetti nominati dal proprio posto di lavoro per adempiere al compito di scrutatore, comporta tuttavia un onere per lo Stato che, oltre a doverli remunerare nonostante l'assenza dal lavoro, deve loro un emolumento per l'adempimento dei loro compiti in veste di scrutatori durante le consultazioni elettorali;
si fa sempre più impellente il bisogno di una partecipazione più ampia alla politica e al sistema elettorale da parte dei giovani che, soprattutto se disoccupati, o studenti universitari, potrebbero avere un diritto prioritario a partecipare alle consultazioni elettorali anche in vista di un emolumento per il lavoro svolto –:
se il Governo intenda assumere iniziative anche normative per far sì che, nell'elenco degli scrutatori, venga data la priorità nella scelta a soggetti privi di un'occupazione remunerata. (4-18810)
ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA
Interrogazioni a risposta in Commissione:
GHIZZONI e TOCCI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
la legge 24 marzo 2012, n. 27, all'articolo 9, comma 5, è intervenuta a regolamentare il tirocinio per l'accesso alle professioni regolamentate stabilendo che «La durata del tirocinio previsto per l'accesso alle professioni regolamentate non potrà essere superiore a diciotto mesi e, per i primi sei mesi, potrà essere svolto, in presenza di un'apposita convenzione quadro stipulata tra i consigli nazionali degli ordini e il ministro dell'istruzione, università e ricerca, in concomitanza col corso di studio per il conseguimento della laurea di primo livello o della laurea magistrale o specialistica»;
il decreto del Presidente della Repubblica 7 agosto 2012, n. 137, emanato a norma dell'articolo 3, comma 5, della legge 14 settembre 2011, n. 148, stabilisce, all'articolo 6, comma 4, che «il tirocinio può essere altresì essere svolto per i primi sei mesi, in presenza di specifica convenzione quadro tra il consiglio nazionale dell'ordine o collegio, il Ministro dell'istruzione, università e ricerca, e il ministro vigilante, in concomitanza con l'ultimo anno del corso di studio per il conseguimento della laurea necessaria. I consigli territoriali e le università pubbliche e private possono stipulare convenzioni, conformi a quella di cui al periodo precedente, per regolare i reciproci rapporti»;
la nuova normativa, peraltro molto positiva, a giudizio degli interroganti, per un più rapido inserimento dei laureati nel mondo del lavoro professionale, mostra già nei testi primari citati qualche discordanza che pone problemi interpretativi e inoltre appare di complessa implementazione rispetto a norme precedenti in vigore da molti decenni, in particolare per quanto riguarda la fase transitoria tra le due normative;
solo il 27 settembre 2012, con nota ai rettori delle università n. 2992, la direzione generale per l'università del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha espresso l'avviso che, anche sulla base delle considerazioni contenute in una circolare del Ministro della giustizia del 4 luglio 2012, coloro che hanno iniziato il tirocinio prima dell'entrata in vigore della legge 24 marzo 2012, n. 27, e hanno già effettuato diciotto mesi di tirocinio possono essere ammessi all'esame di Stato;
nella medesima nota la direzione generale ha fatto comunque notare che il tirocinio deve comunque essere svolto per almeno dodici mesi successivamente al conseguimento della laurea;
peraltro, per poter effettuare il periodo di sei mesi di tirocinio prima della laurea, è necessaria la stipula di una convenzione quadro tra il Consiglio nazionale dell'ordine professionale interessato e il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca (legge n. 27 del 2012), nonché col Ministero vigilante (decreto del Presidente della Repubblica n. 137 del 2012), a cui devono seguire a livello locale analoghe e conformi convenzioni tra i consigli territoriali degli ordini e le università interessate;
per rendersi conto della complicazioni relative alla nuova normativa del tirocinio basta scorrere, a puro titolo di esempio, le indicazioni date sul loro sito da due università importanti e di grande tradizione, l'università di Pavia (www.unipv.eu) e l'università Bocconi (http://www.unibocconi.it), tenuto conto che esistevano già convenzioni stipulate tra università e consigli territoriali degli ordini per lo svolgimento dei tirocini da parte dei laureati;
sono molte migliaia, se non decine di migliaia, gli studenti laureandi che attendono con ansia di sapere al più presto quando e come potranno iniziare il tirocinio secondo la nuova e più favorevole normativa, con l'obiettivo di poter affrontare al più presto l'esame di Stato per l'accesso alla professione prescelta e dunque l'inserimento nel mondo lavorativo –:
quali tempi il Ministro preveda siano necessari per la stipula delle convenzioni quadro previste dall'articolo 9, comma 6, del decreto-legge n. 1 del 2012 e dall'articolo 3, comma 5, del decreto del Presidente della Repubblica n. 137 del 2012;
in quale modo il Ministro intenda velocizzare tutta la procedura di applicazione e messa a regime delle nuove norme sul tirocinio per l'accesso agli esami di Stato per le professioni regolamentate, tenuto conto che sono norme intese a semplificare e accelerare l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro in un periodo di disoccupazione giovanile purtroppo molto accentuata soprattutto in alcune aree del Paese. (5-08543)
GHIZZONI e TOCCI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
la legge 28 giugno 2012, n. 92, all'articolo 1, commi 34 e 36, stabilisce che i tirocini formativi e di orientamento devono prevedere una congrua indennità, anche in forma forfetaria, in relazione alla prestazione svolta dal tirocinante, ma che comunque l'applicazione di questa norma non deve generare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica;
la medesima norma stabilisce anche che il Governo e le regioni, in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, devono concludere, entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, cioè entro il 14 gennaio 2013, un accordo per la definizione di linee-guida condivise in materia di tirocini formativi e di orientamento;
il suddetto accordo non risulta essere stato ancora concluso, né se ne conosce lo stato dell’iter;
in diretta applicazione della norma di legge sembra di poter concludere che i tirocini formativi e di orientamento non potranno più essere svolti presso amministrazioni pubbliche, in quanto queste non potrebbero accollarsi l'indennità obbligatoria;
conseguentemente, molte amministrazioni pubbliche hanno immediatamente sospeso programmi e accordi, spesso in vigore da molti anni, per l'utilizzazione al loro interno di studenti universitari tirocinanti sulla base di precise specifiche dei loro piani di studio, approvati dagli organi universitari, cui è spesso collegata la maturazione di crediti formativi universitari necessari al completamento della carriera per il conseguimento del titolo;
al di là degli aspetti burocratici, risulta essere sempre molto gradita agli studenti universitari la possibilità di svolgere esperienze di tirocinio formativo e di orientamento, coerenti con i loro studi, presso pubbliche amministrazioni o imprese;
a solo titolo di esempio, si cita qui il caso dell'accordo stipulato oltre dieci anni fa dal Ministero degli affari esteri con la Conferenza dei rettori delle università italiane per l'effettuazione di tirocini di studenti di scienze politiche o di altre discipline affini interessati alle carriere diplomatiche presso ambasciate, consolati o altre rappresentanze italiane all'estero, che ha permesso finora a oltre undicimila studenti universitari provenienti da 76 università (cioè praticamente tutte le università) di compiere esperienze importanti per la loro formazione in ben 164 diversi Paesi stranieri sulla base di un'attenta selezione per merito degli aspiranti condotta dalla Fondazione CRUI e dal Ministero degli affari esteri;
la partenza per le loro destinazioni estere della seconda tranche dei tirocinanti selezionati nel 2012 è stata immediatamente bloccata in base alla norma di legge sopra citata, generando una situazione pregiudizievole per gli studi degli studenti vincitori e forse anche con qualche danno economico per chi aveva già iniziato le pratiche per il viaggio e il soggiorno all'estero;
le stesse rappresentanze diplomatiche italiane all'estero dove era previsto lo svolgimento dei tirocini si trovano in qualche difficoltà per l'improvvisa mancanza del contributo di persone ben formate, giovani ed entusiaste di cui da anni fruivano;
in generale, si è diffusa grande preoccupazione tra gli studenti, i docenti e i rettori delle università per lo stato di incertezza e di sostanziale impossibilità che si è venuto a creare riguardo ad un'attività formativa importante e innovativa ormai tradizionale come gli stage pre-laurea presso pubbliche amministrazioni, quasi sempre molto gradita anche alle stesse pubbliche amministrazioni per il contributo di impegno e di freschezza prestato da giovani preparati e attivi –:
quale sia lo stato dell’iter e i tempi di stipula prevedibili del predetto accordo tra Governo e regioni per le linee-guida sui tirocini formativi e di orientamento, in particolare per quanto riguarda la questione della congrua indennità da versarsi ai tirocinanti da parte delle pubbliche amministrazioni presso cui si svolge il tirocinio;
come il Ministro intenda procedere affinché si possa restituire velocemente ai programmi e agli accordi per i tirocini o stage pre-laurea degli studenti universitari la loro piena operatività ed efficacia formativa;
in particolare, come il Ministro intenda procedere, in collegamento con il Ministero degli affari esteri, per ripristinare al più presto il programma di tirocini formativi e di orientamento di studenti laureandi presso le rappresentanze diplomatiche italiane all'estero che è stato in funzione con ottimi risultati sin dal 2001. (5-08544)
Interrogazione a risposta scritta:
DI GIUSEPPE, DI PIETRO e ZAZZERA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
il 31 agosto 2011 la giunta regionale del Molise ha approvato la proroga dell'intesa con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca per potenziare i servizi d'istruzione, stanziando un milione e quattrocentomila euro per i progetti;
nell'ottobre 2011 è stato firmato il patto territoriale di concertazione interistituzionale, per definire le modalità dell'intervento; le scuole dopo aver presentato i progetti hanno ricevuto dalla regione la determina per chiamare i precari e realizzare quanto programmato;
nel patto territoriale era espressamente previsto che i progetti, ed i relativi contratti, sarebbero dovuti durare fino al termine delle lezioni, ma la regione Molise ha decretato che i contratti stipulati con i precari non avrebbero potuto superare i tre mesi, in piena violazione degli accordi sottoscritti con le organizzazioni sindacali;
appare evidente che una durata inferiore avrebbe comportato la riduzione delle attività progettate dalle scuole con evidenti ripercussioni sulla qualità dell'offerta formativa. Inoltre, contratti di così breve durata, avrebbero determinato per i precari un evidente pregiudizio, in quanto sarebbero stati nell'impossibilità di concludere l'attività didattica e, contestualmente, avrebbero perso la possibilità di accedere ad eventuali supplenze rinunciando, eventualmente, agli incarichi in corso;
per tutto il primo semestre del 2012 la FLC CGIL Molise ha incalzato la giunta regionale molisana, chiedendo lumi circa i problemi dei precari della scuola assunti temporaneamente con i progetti regionali, senza ricevere, a quanto dato sapere, alcuna risposta. La preoccupazione principale riguardava la possibilità, per i precari assunti con i progetti regionali, di riuscire ad avere la retribuzione spettante;
il 18 maggio 2012 il personale docente ed ATA, impiegato nella realizzazione dei progetti approvati dalla regione Molise e mai retribuito, ha partecipato alla manifestazione indetta davanti alla sede della giunta regionale in via Genova a Campobasso;
a seguito di numerose richieste di chiarimento e di incontri, data la necessità di trovare le risorse stanziate per pagare gli stipendi dei precari della scuola impegnati nei progetti regionali derivanti dall'intesa con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca – regione Molise, gli uffici amministrativi della giunta regionale hanno inviato i mandati di pagamento alle scuole per un primo importo di seicentomila euro, piccola parte delle risorse stanziate inizialmente dalla regione Molise (che ricordo essere pari ad un milione e quattrocentomila euro) per migliorare l'offerta formativa delle scuole molisane, risorse da accreditare alle scuole per consentire il pagamento degli stipendi dei precari in attesa di retribuzione;
inoltre, per il protrarsi della grave situazione dei precari della scuola, che non vedevano accreditarsi le proprie retribuzioni, il 2 agosto 2012 si è tenuta una nuova manifestazione con un presidio davanti alla prefettura di Campobasso. Al prefetto di Campobasso è stata esposta, dal segretario regionale della FLC CGIL Molise, la grave condizione nella quale ancora versavano i precari della scuola in Molise, anticipando l'intenzione, o meglio, la necessità di queste persone, di adire le vie legali. A seguito dell'incontro, il prefetto di Campobasso si era impegnato a contattare il presidente della giunta regionale per chiedere conto di questo comportamento;
alla già grave situazione per i precari della scuola, che intanto avevano terminato il loro rapporto di lavoro il 30 giugno, si è aggiunta anche la impossibilità di vedersi pagate le ferie, a seguito dell'approvazione del decreto-legge n. 95 del 2012 sulla razionalizzazione della spesa pubblica che ne vieta il pagamento. Appare utile ribadire che tale norma rappresenta una vera e propria ingiustizia e, poiché il diritto alle ferie è costituzionalmente garantito, oltre che tutelato da norme specifiche del nostro ordinamento e dalla disciplina comunitaria, questa norma risulta inapplicabile al personale supplente temporaneo della scuola che, per ragioni di continuità didattica e di servizio, non ha potuto fruire delle ferie durante la durata del contratto, salvo obbligare la scuola ad assumere altri supplenti per non lasciare le classi scoperte;
è utile ricordare che in sede di approvazione del decreto-legge n. 95 del 2012, spending review, il Parlamento ha accolto un ordine del giorno che potrebbe e dovrebbe riaprire le possibilità per i precari della scuola di vedersi pagate le ferie;
dopo il presidio del 2 agosto davanti alla prefettura di Campobasso e l'incontro con il prefetto, i precari molisani hanno presentato le diffide alle scuole per chiedere il pagamento di quanto dovuto, e alcuni di loro si sono visti accreditare parte degli stipendi;
il Ministero dell'economia e delle finanze, dipartimento dell'amministrazione generale del personale e dei servizi, con il messaggio 135 del 6 settembre 2012 pubblicato sul sito di SPT service personale tesoro, riconosce la interpretativa, con i tentativi del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e del Ministero dell'economia e delle finanze di rendere retroattivo quanto previsto dall'articolo 5, comma 1, della legge sullo spending review, ricordando il parere favorevole del dipartimento della funzione pubblica e della ragioneria generale dello Stato alla liquidazione di tutte le ferie non fruite purché maturate prima dell'entrata in vigore del decreto-legge n. 95 del 6 luglio 2012;
oggi, a distanza di dieci mesi, la regione Molise non ha ancora disposto il pagamento di quanto dovuto alle scuole per le retribuzioni dei precari, alcune centinaia di persone tra docenti ed ATA precari che hanno lavorato da gennaio a maggio senza salario, che non hanno ricevuto quanto loro spettava; inoltre, anche quei precari che avevano ricevuto solo una parte, rischiano di non ricevere più nulla;
le scuole interessate, avendo anticipato tramite la propria cassa il pagamento di quanto spettava ai precari, si ritrovano oggi senza disponibilità economiche per far fronte alle situazioni di normale gestione dei problemi quotidiani, nonostante i numerosi solleciti indirizzati all'amministrazione regionale Molisana, all'attenzione del presidente Iorio e dell'assessore all'istruzione;
data la situazione insostenibile, molti degli interessati dopo aver presentato le dovute diffide tramite i propri legali stanno presentando i decreti ingiuntivi nei confronti dell'amministrazione inadempiente, esponendo così l'amministrazione stessa ad ulteriori costi relativi alle spese legali e processuali, con buona pace del contenimento dei costi della spesa pubblica –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non ritenga, nell'ambito delle proprie competenze, di monitorare il processo di accreditamento alle scuole molisane delle risorse spettanti, ed il relativo pagamento degli stipendi dei docenti e del personale ATA in attesa delle proprie retribuzioni;
se non si ritenga utile, per quanto di competenza, verificare che non sussistano impedimenti al pagamento delle risorse spettanti. (4-18806)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazione a risposta in Commissione:
MANCUSO, BARANI, CROLLA, CICCIOLI, DE LUCA e GIRLANDA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
secondo i dati ISTAT (2010) le persone con disabilità che vivono in famiglia in Italia nel 2004 sono due milioni e 600 mila, pari al 4,8 per cento della popolazione italiana;
la disabilità è un problema che coinvolge soprattutto gli anziani, infatti, quasi la metà delle persone con disabilità, un milione e 200 mila, ha più di ottanta anni;
la perdita di autonomia funzionale aumenta all'avanzare dell'età, quando le patologie cronico-degenerative di tipo invalidante si cumulano al normale processo di invecchiamento dell'individuo;
infatti, l'80 per cento delle persone con disabilità ha più di 65 anni, in questa classe di età la quota di persone con disabilità raggiunge il 18,7 per cento;
valori decisamente più alti sono raggiunti dopo gli 80 anni di età, quando il 44 per cento della popolazione non ha più autonomia funzionale;
nella maggior parte dei casi, quindi, si tratta di persone che sommano due diverse tipologie: la disabilità e l'età avanzata;
in questi ultimi anni l'INPS sta portando avanti una massiccia campagna al fine di scovare finti disabili, che percepiscano impropriamente una pensione di disabilità o un emolumento di accompagnatoria;
nei primi 7 mesi del 2012 sono stati smascherati dalla Guardia di finanza circa 3.400 truffatori, di cui 1.844 falsi indigenti e 1.565 falsi disabili;
allo Stato le truffe di questo tipo costano 60 milioni di euro l'anno e all'INPS, in quanto erogatore di pensioni sociali, 2,5 milioni di euro;
il nucleo speciale spesa pubblica e repressione frodi comunitarie di Roma ha recentemente scoperto 418 italiani residenti all'estero che percepiscono indebitamente l'assegno sociale di povertà;
a loro favore, negli anni, lo Stato aveva erogato un totale di 9 miliardi di euro che difficilmente potranno essere completamente recuperati;
si tratta di cifre senz'altro importanti, che giustificano la campagna dell'ente pensionistico pubblico;
la campagna contro i falsi invalidi non deve, però, assumere toni persecutori nei confronti dei disabili reali;
la relazione ispettiva della Corte dei conti del 6 novembre 2012 svela che i tempi per gli accertamenti e per le erogazioni delle pensioni di disabilità, a causa dell'aumento della severità dei controlli, sono diventati inaccettabili nel caso di un richiedente in stato di necessità;
si arriva ad aspettare 278 giorni dalla data di domanda per gli invalidi civili, 35 giorni per i non vedenti e 344 per i non udenti;
ai ritardi consegue il pagamento degli interessi legali: nel 2011 37 milioni di euro, che equivale al 63 per cento delle pensioni di invalidità;
un quinto delle cause di contestata invalidità vede l'INPS come controparte;
nel 2011 nei tribunali italiani vi erano 745.971 cause per invalidità civile;
l'INPS ha avuto sentenza favorevole in appena 144.402 casi ed è stata soccombente il 57 per cento delle volte –:
se il Governo intenda verificare che i criteri utilizzati dall'INPS per la scoperta di falsi invalidi non arrechino danni agli invalidi reali;
se il Governo intenda assumere iniziative affinché l'INPS riduca i tempi necessari per il riconoscimento dell'invalidità e per l'elargizione della relativa pensione, onde evitare di arrecare danno agli aventi diritto e di dover corrispondere il contestuale esoso pagamento di interessi di mora. (5-08542)
Interrogazioni a risposta scritta:
RONDINI e FAVA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
l'ospedale San Raffaele, istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS) con sede a Milano, ha acquisito a livello regionale, nazionale ed europeo, fama e notorietà per l'assistenza, la cura e la ricerca sanitaria, rappresentando con ciò una fondamentale tutela nello svolgimento delle sue attività di cura, nonché nella erogazione di servizi sanitari e di ricerca di eccellenza, destinati ai cittadini residenti nei paesi dell’hinterland milanese, Vimodrone compreso, nella città di Milano e più in generale per l'intero Paese, nonostante le malversazioni e gli scandali che di recente lo hanno colpito;
della complicata e difficile situazione venutasi a creare, gli utenti e i lavoratori del San Raffaele, non sono affatto responsabili, tanto che i primi continuano a richiedere l'erogazione dei servizi e i lavoratori, proseguendo nello svolgimento della loro opera nonostante il clima di grande incertezza, ed è solo grazie a questa loro sensibilità che la struttura ospedaliera continua a dare risposta alla pressante domanda di servizi sanitari, di cura e riabilitazione, proveniente dall'intero territorio nazionale;
a riconoscimento di questa importante attività svolta al servizio della collettività, il 7 dicembre 2011 il consiglio comunale di Milano ha attribuito a tutti i lavoratori del San Raffaele l'Ambrogino d'oro con la seguente motivazione: «Si tratta di un riconoscimento importantissimo che va doverosamente a chi si impegna ogni giorno con dedizione e abnegazione. A chi si è speso per mantenere alto il valore dell'istituzione, a quanti hanno continuato a riconoscersi con fierezza nei principi fondanti del San Raffaele proseguendo il lavoro eccellente e quotidiano nell'assistenza clinico-sanitaria, nella ricerca scientifica e nella didattica, nonostante la bufera mediatica. L'Ambrogino è sicuramente uno sprone ulteriore a rinnovare l'impegno perché il San Raffaele continui a essere, e sia, ogni giorno di più, quel bene prezioso conosciuto come un patrimonio unico non solo del nostro Paese»;
con atto unilaterale il consiglio di amministrazione del San Raffaele, presieduto dal professor Giuseppe Rotelli ha comunicato lo scorso 31 ottobre 2012 l'avvio delle procedure di licenziamento collettivo per 244 dipendenti, tra infermieri, tecnici e amministrativi e la disdetta di tutti gli accordi aziendali stipulati dal 1973 ad oggi. La conseguenza di tale decisione risulta essere il peggioramento delle condizioni di lavoro per i restanti dipendenti, delle loro condizioni economiche e professionali, con inevitabile ripercussione sugli standard qualitativi offerti alla cittadinanza, nonché la messa in discussione dei diritti per l'affermazione del valore sociale e scientifico del lavoro sanitario, conquistati in tutti questi anni dai lavoratori dell'intero comparto ospedaliero;
non 244, ma anche un solo licenziamento è sempre un atto gravemente lesivo della dignità della persona umana, oltre che fortemente preoccupante, poiché la perdita del lavoro, in particolare in una fase come questa caratterizzata da una profonda crisi economica, comporta spesso l'avvio di condizioni di indigenza non solo per la persona licenziata, ma anche per i suoi figli e famigliari –:
se intendano verificare se esistano le condizioni di ripensare e/o ritirare il provvedimento di licenziamento nei confronti di 244 dipendenti e la disdetta di tutti gli accordi aziendali stipulati dal 1973 ad oggi, riprendendo il dialogo con le rappresentanze sindacali, al fine di risolvere positivamente la vertenza senza ricorrere al taglio del personale, scongiurando in questo modo il peggioramento dei servizi sanitari e di assistenza ospedaliera, che interessano da vicino, non solo le lavoratrici e i lavoratori, ma anche e soprattutto i cittadini e l'insieme della collettività che con fiducia li utilizza. (4-18798)
DI PIETRO. —Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
è in corso una procedura di Cassa integrazione guadagni straordinaria (di seguito CIGS) avviata dalla società Almaviva Contact S.p.A. con lettera consegnata alle rappresentanze sindacali unitarie aziendali il 28 agosto 2012 e riguardante 632 lavoratori dell'unità produttiva di via Lamaro a Roma così distribuiti: Tim Consumer (387 addetti), Mediaset (135 addetti), TPI (54 addetti), ENI check call (33 addetti), La Sapienza (3 addetti), e altro personale non attribuito a commesse (8 addetti) e 12 addetti alle funzioni di staff trasversali che saranno sospesi a zero ore per un periodo pari a 12 mesi;
le motivazioni addotte dall'azienda, oltre a generico richiamo alla crisi generale e a una presunta crisi del settore, sono: inefficienza, bassa produttività, poca flessibilità e scarsa qualità erogata dai lavoratori del sito (Roma);
l'attività della citata società Almaviva Contact si estrinseca nella fornitura ai propri clienti (committenti) di servizi in outsourcing consistenti nell'organizzazione e nell'esecuzione, per conto degli stessi, di commesse che essa svolge attraverso lavoratori con mansione di operatori telefonici. Sulla base del tipo di campagna espletata, l'attività si distingue in attività inbound e outbound o mista;
detta società ha più siti produttivi dislocati sia sul territorio del comune di Roma, sia sul territorio nazionale (Milano, Napoli, Palermo, Catania, Rende in provincia di Cosenza) con circa 10.000 dipendenti, per la quasi totalità con contratti part-time aventi lo stesso inquadramento di «operatore telefonico», e di cui 2.200 circa in forze all'unità produttiva di Roma;
la stragrande maggioranza di questi ultimi sono stati assunti nel 2007 a seguito della «stabilizzazione» e alla sottoscrizione di una liberatoria «tombale», con la quale i suddetti lavoratori hanno rinunciato a tutti i diritti derivanti dai rapporti di lavoro pregressi, per i quali la direzione provinciale del lavoro di Roma aveva verificato la condizione di irregolarità contrattuale e contributiva e che ha consentito, peraltro, alla società Almaviva Contact di godere di ampie agevolazioni contributive;
come tutte le aziende di call center, Almaviva Contact gestisce, con l'ausilio di sistemi informatici, i volumi di lavoro attraverso «sale di regia» che permettono di indirizzare le chiamate telefoniche verso qualsiasi sede del territorio nazionale in modo variabile, anche all'interno della stessa giornata. Le stesse commesse sono gestite con regolarità da più sedi;
Almaviva Contact per espletare la propria attività di fornitura di servizi di customer care, utilizza su scala nazionale e per quasi la totalità dell'attività operativa, lavoratori con la mansione di operatore telefonico. L'identica mansione dei suddetti operatori comporta la loro totale fungibilità e ciò ha permesso, e permette tuttora, alla società in oggetto, di effettuare regolarmente rotazione di personale sulle diverse commesse a seguito di briefing formativi dalla durata variabile (da poche ore sino a 4-8 settimane). Per questa ragione buona parte dei dipendenti in forza presso la sede di via Lamaro a Roma risulta essere già formata per le commesse svolte presso le altre sedi Roma e viceversa;
l'utilizzo da parte di Almaviva degli ammortizzatori sociali non è una novità, avendo la società più e più volte utilizzato fondi pubblici per gestire gli asseriti esuberi di personale nonché per procedere a nuove assunzioni;
le procedure di consultazione sindacale previste dalla normativa si sono concluse con un verbale di mancato accordo datato 26 settembre 2012;
vi è da considerare che non c’è alcuna cessazione di attività in quanto l'attività delle commesse interessate dal provvedimento di CIGS non cessano ma sono state semplicemente spostate in altri siti produttivi (Tim 119 a Rende, 1288 a Palermo, Eni check all a Milano e Mediaset a Catania). Le motivazioni dell'azienda non fanno alcun riferimento ad una contrazione della produzione;
le motivazioni addotte dall'azienda relative alla scarsa professionalità sono riferite ad un personale con un'esperienza lavorativa media di 7-8 anni, che nel corso degli anni ha dimostrato competenza e professionalità permettendo all'azienda di vincere alcuni premi relativi alla qualità erogata su singole commesse;
la pratica gestionale di Almaviva Contact, atta ad indirizzare con estrema facilità i volumi di chiamate, e quindi porzioni di lavoro, verso le diverse sedi del territorio nazionale, deve indurre a una definizione di una unità produttiva che va oltre la mera individuazione di struttura produttiva territorialmente limitata e che, nel caso specifico, l'unità produttiva debba essere considerata, in un'accezione più ampia, nell'insieme delle sedi sparse sul territorio nazionale. Inoltre, si evidenzia come sia la stessa Almaviva Contact ad affermare più volte di poter indirizzare i volumi di lavoro a sua discrezione;
in considerazione di quanto detto sopra e del decreto ministeriale del 18 dicembre 2002, articolo 2, la stabilità di organico è requisito indispensabile per la concessione dell'ammortizzatore sociale in oggetto, mentre Almaviva Contact ha proceduto nell'ultimo biennio a più di mille assunzioni nelle sedi di Catania, Napoli e Rende, tutte ubicate in regioni nelle quali sono previsti incentivi e sgravi per le nuove assunzioni per le zone disagiate (legge 407 del 1990), nonché di finanziamenti regionali a fondo perduto FESR;
in data 18 giugno 2012 è stato sottoscritto un accordo tra Almaviva Contact e le organizzazioni sindacali per la sede di Rende (Cosenza) nel quale è stata programmata l'assunzione di 250 nuovi operatori telefonici entro dicembre 2012, e l'effettuazione di investimenti, per gestire la maggiore delle commesse (TIM Consumer) assegnata sino al 26 settembre 2012 agli operatori di via Lamaro, oggi in CIGS a zero ore. Inoltre, numerose altre assunzioni sono state effettuate presso la sede di Rende nel corso dei sei mesi in cui in Almaviva Contact di Roma erano attivi i contratti di solidarietà difensivi, avviati in data 15 marzo 2012;
nel corso dei cinque mesi di «solidarietà» Almaviva Contact avrebbe potuto realizzare quei processi di formazione contenuti nelle proposte di accordo presentate dall'azienda durante il periodo delle consultazioni sindacali;
in ogni caso, la sospensione per CIGS senza rotazione per la sola sede di via Lamaro, anziché a rotazione per tutti i dipendenti delle tre sedi potrebbe evidenziare il tentativo strumentale di utilizzare il periodo di CIGS al solo fine di procedere successivamente al licenziamento definitivo dei lavoratori interessati dal provvedimento;
la domanda di CIGS della società Almaviva Contact è stata inoltrata agli uffici competenti del Ministero del lavoro in data 25 ottobre 2012 e ancora non è iniziata la fase di istruttoria relativa alla medesima –:
se sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e se non ritenga di dover intervenire immediatamente, con tutti gli strumenti a sua disposizione in ordine ai fatti esposti in quanto si evidenzia un abuso e un uso distorto della CIGS, finalizzato esclusivamente allo spostamento della produzione;
se non ritenga di intervenire per verificare se la sospensione per CIGS a zero ore, per 12 mesi, per un massimo di 632 lavoratori della sede di via Lamaro (Roma), realizzata dalla società Almaviva Contact S.p.A., con decorrenza dal 27 settembre 2012 sia pienamente conforme a quanto stabilito dalle norme vigenti;
se intenda assumere iniziative per correggere la normativa nazionale che prevede la possibilità di accedere ai finanziamenti regionali e agli incentivi statali anche per le aziende che contestualmente licenziano o utilizzano ammortizzatori sociali. (4-18807)
POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI
Interrogazione a risposta orale:
GALLETTI e LIBÈ. — Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il regolamento (CE) n. 853 del 29 aprile 2004, all'allegato III, sez. VII, capitolo V, lettera d) stabilisce che i molluschi bivalvi (cozze) non devono contenere biotossina marina del tipo yessotossina superiore a 1 milligrammo per chilogrammo;
il nuovo regolamento dell'Unione europea n. 15/2011 del 10 gennaio 2011 modifica i valori del regolamento (CE) 853 e sancisce che l'equivalenza tossica complessiva delle tossine marine venga calcolata mediante valori raccomandati dall'EFSA (european food safety authority);
l'EFSA con un accurato studio del 2009 ha stabilito che le yessotossine, se ingerite, risultano molto meno aggressive di quanto previsto dagli studi che hanno permesso di redigere i parametri all'interno del regolamento (CE) 853 ed eleva da 1 milligrammo per chilogrammo a 3,75 milligrammi per chilogrammo la concentrazione massima in 400 grammi di cozze;
il regolamento dell'Unione europea 15/2011 concede come termine ultimo il 31 dicembre 2014 agli Stati membri per adeguarsi ai nuovi parametri delle tossine e sancisce l'uso di nuovi metodi per la ricerca di tossine marine oltre a mettere al bando l'uso di cavie;
il nuovo regolamento permetterebbe la riapertura dei vivai perché i valori, almeno in Romagna, non superano i 3,75 milligrammi per chilogrammo ma per essere recepito ha bisogno di una legge nazionale o regionale;
sembrerebbe che la causa di tale ritardo sarebbe imputabile al fatto che mentre i valori della yessotossina tollerabili aumentano, quelli di altre tossine diminuiscono e questo potrebbe mettere a dura prova altri vivai in altre parti d'Italia –:
se non ritengano di procedere rapidamente all'emanazione del provvedimento attuativo del regolamento dell'Unione europea n. 15/2011 il cui ritardo sta producendo danni ingenti ai miticoltori della Romagna che non possono riaprire i loro vivai in assenza di un suo recepimento. (3-02632)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
DI GIUSEPPE, MESSINA e ROTA. —Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
a causa della globalizzazione dei mercati è aumentato considerevolmente il rischio dell'introduzione di nuovi parassiti. Per evitare che si verifichi nuovamente quanto accaduto con il cinipide del castagno occorre lavorare ed investire sempre più sulla prevenzione;
nuovi pericolosi insetti di recente introduzione in Italia possono causare danni irreparabili alla flora nazionale. È fondamentale continuare a formare gli addetti ai lavori al fine di affiancare gli imprenditori agricoli nel contrasto ai rischi e nelle procedure da seguire;
dopo i casi di tignola del pomodoro, di rhagoletis completa (nota anche come mosca del noce), di drosophila suzukii, l'ultimo insetto avvistato in ordine di tempo è l’Aromia bungii che arriva dall'Oriente (Cina e Corea);
l’Aromia bungii (Faldermann), è un cerambicide di origine asiatica, riportato nella lista di allerta dell'EPPO (Organizzazione europea e mediterranea per la protezione delle piante), in ragione della sua potenziale pericolosità; l'insetto è quasi sconosciuto in Europa, ma nel 2011 è stato segnalato per la prima volta in Germania, in Baviera, dove sembra essere stato completamente eradicato;
di recente sono stati avvistati ben sei focolai nel napoletano che hanno messo in allarme il servizio fitosanitario regionale. La sua pericolosità è incalcolabile, praticamente un flagello. Il suo nome più comune è Red Neck Longhorn beetle (scarafaggio collo rosso lungocomo) o Aromia bungii, in Italia è conosciuto con il nome comune di cerambicide dal collo rosso;
nel corso delle attività di monitoraggio e sorveglianza del territorio condotte dal personale del servizio fitosanitario della regione Campania è stata rinvenuta la presenza di «Aromia bungii» sia in aziende che in giardini privati, nei quartieri napoletani di Fuorigrotta, Pianura, Soccavo, Astroni e a Pozzuoli, su piante di albicocco e susino (Prunus domestica e Prunus armeniaca); in letteratura scientifica sono anche segnalati attacchi da parte del suddetto cerambicida anche su altre piante ospiti di Prunus nonché Olea europea (olivo), Punica granatum (melograno), Diospyros virginiana (stesso genere del cachi), Populus alba (pioppo bianco), Pterocarya stenoptera (stessa famiglia del noce), Schima superba (Theaceae), Azadirachta indica e Bambusa textilis. A tal proposito è utile segnalare che i monitoraggi degli ispettori fitosanitari, che stanno perlustrando l'intero territorio regionale campano alla ricerca di altri eventuali focolai, proseguono quotidianamente;
l'assessorato all'agricoltura della regione Campania ha già approntato un piano di azione che, tra l'altro, prevede di dare immediata comunicazione al servizio fitosanitario regionale della comparsa effettiva o sospetta di Aromia bungii, e continua nell'attività di promozione e monitoraggio in collaborazione con i partner dell'intesa Urcofi (unità regionale coordinamento fitosanitario), con le amministrazioni comunali e con gli enti gestori dei parchi;
la pericolosità del parassita Aromia bungii è tale che le piante infestate o che presentino sintomi della presenza dell'insetto, devono essere immediatamente abbattute (ad eccezione del periodo che va dal 15 maggio al 30 settembre quando il rischio di favorire il volo degli adulti è molto elevato) e le radici devono essere asportate e distrutte. Il materiale, inoltre, deve essere trattato termicamente alla presenza di un ispettore fitosanitario o, altrimenti, deve essere imbustato e smaltito successivamente;
l'insetto compie una generazione ogni due anni e sverna come larva all'interno delle profonde gallerie scavate all'interno dei tronchi dopo la schiusa delle uova e qualora in primavera le larve arrivano a sfarfallare, proliferano e attaccano intere coltivazioni; l’Aromia bungii depone le uova alla base dei tronchi, la loro presenza è segnalata dall'accumulo di mucchietti di segatura, prodotta dalle stesse larve, alla base del tronco o sulle branche. È stato osservato che in un solo tronco possono convivere diverse generazioni di larve;
data la grande varietà di alberi in cui di solito si insedia, i danni potenziali, secondo l'analisi scientifica, sottoscritta anche dai dirigenti dell'assessorato all'agricoltura della regione Campania, sono talmente elevati da non essere quantificabili. Il controllo chimico dell'insetto è difficile proprio per l'elevata polifagia e per il comportamento endofitico di tutti gli stadi di sviluppo, ad eccezione dell'adulto;
la giunta regionale della Campania, con decreto dirigenziale A.G.C. 11, sviluppo attività settore primario, N. 426 del 14 novembre 2012 avente oggetto Misure fitosanitarie per la lotta al cerambicide Aromia bungii in Campania ai sensi del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 214 e sue modifiche, trasmesso all'assessore all'agricoltura, al servizio fitosanitario Centrale del Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, ai dirigenti dei STAPA-CePICA, ai sindaci dei comuni interessati dall'infestazione, all'ex area 02 – settore 01 – servizio 04, ha decretato il seguente piano di azione:
a) rendere obbligatoria la lotta al cerambicide Aromia bungii nell'intero territorio regionale;
b) adottare tutte le misure atte ad eradicare ed in subordine a circoscrivere e contenere la zona interessata dall'infestazione del cerambicide Aromia bungii, articolate secondo il «Piano d'azione» allegato al presente decreto, di cui forma parte integrante e sostanziale;
c) anticipare l'attivazione del servizio di «Pronto intervento fitosanitario» così come definito nel piano URCOFI, approvato con DRD 257 del 4 luglio 2012, al paragrafo 13,1 «Misure ufficiali nei casi di rinvenimento di nuovi organismi nocivi»;
al momento per le piante considerate ornamentali e quindi ubicate prevalentemente in giardini urbani i prodotti fitosanitari da impiegare per i trattamenti fitoiatrici sono quelli registrati per la distribuzione su piante ornamentali (PPO), caratterizzati da bassa classe tossicologica e da effetto abbattente. Per i frutteti, venendo a mancare prodotti fitosanitari registrati contro Aromia bungii, si può beneficiare degli effetti dei trattamenti contro altri parassiti per i quali esiste la registrazione a norma di legge, in caso di loro impiego durante il periodo di volo del coleottero, nondimeno tutto ciò non appare sufficiente per arginare il rischio;
l'allarme non va sottovalutato, dato che Aromia bungii o collo rosso, che si presenta in diverse livree, dal rosso, al bianco, si è guadagnato il marchio wanted anche del dipartimento di Stato degli Usa –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto descritto in premessa, e quali iniziative urgenti per quanto di competenza intenda intraprendere a tutela del patrimonio floristico italiano;
se non si ritenga utile adottare misure di controllo aggiuntive, per arginare il pericolo di introduzione di nuovi parassiti dai Paesi stranieri. (5-08546)
OLIVERIO e LARATTA. — Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
da una recente indagine di Swg per Veronafiere e la Federazione italiana dei panificatori (Confcommercio), emerge che il pane è un «prodotto anticrisi» ed è «un piacere quotidiano, più che una necessità alimentare, almeno per 1 italiano su 3»;
nel panorama della panificazione meridionale e in particolare della regione Calabria esistono molte criticità connesse alla vendita di prodotti del settore, mantenuti ad un prezzo volutamente più basso rispetto alla media italiana;
i panificatori calabresi in regola con le disposizioni di legge devono far fronte quotidianamente alle criticità commesse ad un settore già saturo per via anche della presenza di centinaia di forni abusivi che alterano il mercato locale portando al graduale ridimensionamento del prezzo del pane, cui vanno aggiunti la pressione fiscale e il costante aumento dei costi delle materie prime, energetiche e della manodopera che in questo periodo di grave crisi economica sta costringendo molti artigiani a mettere fine alle loro attività;
le difficoltà degli operatori sono profonde. Per questo i panificatori catanzaresi da alcuni giorni sono in stato di agitazione per protestare contro l'abusivismo dei venditori ambulanti privi di qualsiasi autorizzazione amministrativa e sanitaria che operano in città ormai da diverso tempo e che stanno mettendo a rischio le diverse attività regolari del territorio, visto che diversi cittadini sono invogliati all'acquisto del pane presso i rivenditori abusivi perché il prezzo è minore rispetto a quello applicato nei normali luoghi di vendita;
numerose denunce sono state presentate nei mesi scorsi all'Asp e alle forze dell'ordine, ma sin'ora rendono noto gli operatori del settore non sono bastate a contrastare il fenomeno. Il consiglio direttivo della categoria, che rappresenta oltre 300 soci di Assipan (Associazione italiana panificatori e affini), è ormai determinato a non soprassedere ulteriormente;
gli abusivi, denuncia Assipan, provvedono inoltre a vendere i propri prodotti in autovetture private senza alcun rispetto delle principali norme igienico-sanitarie, visto che spesso presiedono in luoghi abbastanza trafficati, esponendo il pane privo di alcun tipo di incartamento, allo smog cittadino. Proprio per tutelare la salute dei cittadini nei prossimi giorni i panificatori incontreranno il direttore dell'U.O. igiene degli alimenti e della nutrizione dell'Asp di Catanzaro, al quale richiederanno di «predisporre appositi controlli finalizzati alla repressione del fenomeno dell'esercizio abusivo della panificazione» fornendo una apposita relazione circa i soggetti protagonisti di detti abusi e i luoghi dove avvengono quotidianamente le irregolarità;
nonostante la crisi e il fenomeno dell'abusivismo i panificatori catanzaresi per responsabilità sociale si dichiarano ancora disponibili a non aumentare il prezzo al chilogrammo del pane al fine di consentire a tutti i cittadini l'acquisto di uno dei beni di prima necessità, ma si dichiarano pronti a chiudere i negozi e a scendere in piazza per manifestare qualora il fenomeno dell'abusivismo non venga al più presto contrastato –:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali celeri iniziative ritenga necessario intraprendere al fine di garantire il controllo della legalità nel settore della panificazione, per evitare che questo diventi monopolio assoluto della criminalità organizzata, in modo, da poter garantire la qualità dei prodotti ai consumatori. (5-08549)
SALUTE
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
il 26 luglio 2012 il Ministro interpellato, di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Corrado Clini, ha costituito con decreto ministeriale un gruppo di lavoro al quale ha affidato il compito di chiarire la relazione esistente tra incremento delle morti per cancro in alcune specifiche aree della Campania, come quella a nord di Napoli e la provincia di Caserta, e i fattori ambientali;
secondo il provvedimento, il gruppo di lavoro avrebbe dovuto presentare entro il 28 settembre 2012 una relazione al Ministro interpellato sulla situazione epidemiologica nel territorio preso in considerazione;
il 13 ottobre 2012, nel corso della trasmissione di Rai 3 Ambiente Italia, il Ministro interpellato avrebbe lasciato intendere che il gruppo di lavoro avrebbe terminato il compito e sarebbe già approdato ad una conclusione;
va considerato il significativo livello di allarme sociale ingenerato dagli eventi paventati ed ora anche dai ritardo nel rendere pubbliche le conclusioni del gruppo di lavoro, per taluni sospetto;
va considerato in ogni caso che il termine previsto dal decreto è da tempo trascorso –:
se sia vero che l'indagine effettuata dal gruppo di lavoro sia stata portata a compimento;
quali siano il contenuto e le conclusioni della relazione eventualmente già predisposta dal gruppo di lavoro;
quali siano le ragioni dell'eventuale ritardo nel rendere pubblica tale relazione rispetto alla data prevista dal decreto stesso.
(2-01762) «Paolo Russo, Gioacchino Alfano, Beccalossi, Bianconi, Brunetta, Calabria, Carfagna, Casero, Castiello, Catanoso, Cesaro, Colucci, Gianfranco Conte, Cosentino, Cossiga, Crosetto, De Girolamo, Del Tenno, Dima, Faenzi, Formichella, Giammanco, Alberto Giorgetti, La Loggia, Mantovano, Mazzocchi, Milanese, Milo, Nastri, Pescante, Picchi, Pisacane, Repetti, Rosso, Scajola, Scilipoti, Stradella, Taddei, Nunzio Francesco Testa, Valducci».
Interrogazioni a risposta in Commissione:
MIOTTO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il 25 luglio 2012 la commissione tecnico scientifica (CTS) dell'Agenzia italiana del farmaco ha approvato la rimborsabilità del farmaco ipilimumab per il trattamento del melanoma avanzato (non resecabile o metastatico) negli adulti che hanno ricevuto una precedente terapia;
Ipilimumab, è un anticorpo monoclonale ed è stato creato per legarsi a una proteina denominata CTLA-4, che è presente sulla superficie delle cellule T (un tipo di globuli bianchi), per bloccare la sua attività. La proteina CTLA-4 inibisce l'attività delle cellule T. Ipilimumab, bloccando la CTLA-4, permette l'attivazione e la diffusione delle cellule T, che si infiltrano nelle cellule tumorali rimaste nell'organismo dopo una precedente terapia e le distruggono;
il farmaco ha dimostrato di migliorare la sopravvivenza generale. I pazienti in trattamento o in terapia combinata sono sopravvissuti per circa 10 mesi, rispetto ai 6 mesi registrati nel caso di monoterapia con gp100;
l’iter sarebbe dovuto proseguire con il passaggio al comitato prezzi e rimborso (CPR) dell'AIFA;
in data 21 novembre 2012 presso l'ospedale delle Molinette di Torino, un pazienze che per la sua patologia oncologica necessiterebbe del farmaco Ipilimumab, a quanto consta all'interrogante, si è sentito rispondere che pur essendo approvato non poteva essere ancora somministrato perché l’iter non era stato ancora concluso –:
quali siano effettivamente le cause ostative all'impiego del farmaco ipilimumab e se non ritenga opportuno intervenire urgentemente, qualora l’iter non fosse completato, affinché tale farmaco, nel più breve tempo possibile, possa trovare un pieno e completo impiego. (5-08545)
MANCUSO, BARANI, CROLLA, CICCIOLI, DE LUCA e GIRLANDA. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
secondo i dati ISTAT (2010) le persone con disabilità che vivono in famiglia in Italia nel 2004 sono due milioni e 600 mila, pari al 4,8 per cento della popolazione italiana;
la disabilità è un problema che coinvolge soprattutto gli anziani, infatti, quasi la metà delle persone con disabilità, un milione e 200 mila, ha più di ottanta anni;
la perdita di autonomia funzionale aumenta all'avanzare dell'età, quando le patologie cronico-degenerative di tipo invalidante si cumulano al normale processo di invecchiamento dell'individuo;
infatti, l'80 per cento delle persone con disabilità ha più di 65 anni, in questa classe di età la quota di persone con disabilità raggiunge il 18,7 per cento;
valori decisamente più alti sono raggiunti dopo gli 80 anni di età, quando il 44 per cento della popolazione non ha più autonomia funzionale;
nella maggior parte dei casi, quindi, si tratta di persone che sommano due diverse tipologie: la disabilità e l'età avanzata;
a luglio 2012, il Sottosegretario alle politiche sociali Maria Cecilia Guerra, aveva assicurato che «il Governo si è impegnato con un apposito comunicato a non utilizzare l'ISEE per tagliare la spesa sociale e anche a non assoggettare a ISEE l'indennità di accompagnamento»;
a settembre 2012, la stessa Guerra dichiarava: «L'indennità di accompagnamento per le persone disabili» non è mai stata messa in discussione, né sarà toccata, ma entrerà nel conteggio dell'ISEE «perché lo prevede la legge»;
includere nell'ISEE le provvidenze concesse a titolo di una minorazione (indennità di accompagnamento, pensioni di invalidità, assegni sociali e di cura), equivale a porre una tassa sulla disabilità –:
se il Governo intenda slegare la concessione dell'indennità di accompagnamento dall'ISEE, mantenendola legata solo alla certificazione dello stato invalidante;
se il Governo intenda legare la compartecipazione alle spese assistenziali al reddito da lavoro e all'entità del patrimonio immobiliare, slegandola dalla presentazione dell'ISEE. (5-08548)
PEDOTO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
con l'articolo 11 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, «disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività» al fine di potenziare il servizio di distribuzione farmaceutica è stato indetto un concorso straordinario su base regionale, per l'assegnazione di sedi farmaceutiche;
con la nuova normativa, al fine di favorire l'accesso alla titolarità delle farmacie da parte di un più ampio numero di aspiranti, aventi i requisiti di legge, nonché di favorire le procedure per l'apertura di nuove sedi farmaceutiche garantendo al contempo una più capillare presenza sul territorio del servizio farmaceutico è stato stabilito che vi sia una farmacia ogni 3.300 abitanti e che la popolazione eccedente, rispetto al parametro di cui sopra, consente l'apertura di una ulteriore farmacia, qualora sia superiore al 50 per cento del parametro stesso (1.651 abitanti);
ad oggi solo 6 regioni hanno bandito il concorso per l'apertura di nuovi sedi farmaceutiche: Piemonte (per assegnazione di 147 sedi farmaceutiche, scadenza bando 22 dicembre 2012); Lombardia (per l'assegnazione di 343 sedi farmaceutiche, scadenza bando 19 dicembre 2012); Veneto (per assegnazione 224 sedi farmaceutiche, scadenza bando 16 dicembre 2012); Toscana (per l'assegnazione di 131 sedi farmaceutiche, scadenza bando 21 dicembre 2012); Liguria (per l'assegnazione di 89 sedi farmaceutiche, scadenza bando 30 novembre 2012); Lazio (per l'assegnazione di 278 sedi farmaceutiche, scadenza bando 13 dicembre 2012);
lo stesso Ministero della salute per facilitare la conoscenza di tutte le procedure concorsuali ha attivato un sito web, hyperlink «http://www.concorsofarmacie.sanita.it», ove gli aspiranti titolari di farmacia possono reperire gratuitamente tutte le informazioni necessarie ed iscriversi ai concorsi su base regionale;
il concorso prevede una selezione dei concorrenti per titoli conseguiti negli anni e non prevede prove selettive, pertanto ai concorrenti viene chiesto esclusivamente di inserire nella domanda tutti i loro requisiti; di conseguenza gli stessi non si dovranno preparare al test per risposte multiple;
nel passato, infatti, i concorsi indetti prevedevano, oltre ai requisiti e ai titoli, il superamento di un test a risposte multiple; per le difficoltà che incontravano i partecipanti al concorso erano molte le associazioni di categoria o i privati che organizzavano a pagamento dei gruppi di studio per superare il predetto test;
attualmente non essendoci questa necessità appaiono sul web dei siti che propongono aiuti alternativi per il superamento del concorso organizzatisi a livello regionale, tra questi è presente il sito «http://www.concorsofarmacie2012.it» ove propongono: ... «risorse e servizi professionali integrati volti al raggiungimento del tuo successo personale nella partecipazione al concorso. Con l'utilizzo delle più avanzate risorse tecnologiche, lo Staff potrà, a tuo gradimento, supportarti in tutte le fasi del tuo futuro business senza necessità da parte tua di anticipi e/o esborsi finanziari»;
gli stessi organizzano delle riunioni di candidati farmacisti, in varie città italiane, nelle quali vengono quantificate le probabilità di aggiudicazione, in base ai propri titoli, delle sedi farmaceutiche;
ai candidati più promettenti viene proposto un contratto per la consulenza relativa all'aggiudicazione della sede farmaceutica con la sottoscrizione di una scrittura privata che oltre ad offrire i servizi preliminari per l'aggiudicazione della farmacia vincola il candidato per la fornitura di servizi:
consulenza per l'attività di selezione ed aggiudicazione della migliore sede farmaceutica;
assistenza alla scelta dell'esatta ubicazione della sede farmaceutica, nonché nella scelta delle modalità di allestimento ed organizzazione aziendale (arredi, hardware, software gestionale, contratti assicurativi e contratti di fornitura alle migliori condizioni economiche);
assistenza sull'attività di procacciamento delle risorse finanziarie;
assistenza all'espletamento di ogni formalità burocratica amministrativa;
assistenza nella selezione degli strumenti operativi più opportuni per la migliore performance dell'attività;
tenuta delle scritture contabili;
fornitura dei servizi di amministrazione del personale, predisposizione buste paga, assistenza nella gestione dei rapporti con l'Inail, assistenza nelle pratiche di assunzione;
coordinamento con i professionisti prescelti e supporto in relazione ai profili legali connessi ai succitati servizi;
secondo lo schema di contratto a disposizione dell'interrogante, il compenso per i su elencati servizi sarebbe così suddiviso:
a) alla data della sottoscrizione del contratto un importo una tantum di euro 300,00 oltre Iva a titolo di corrispettivo per i servizi preliminari;
b) a seguito dell'aggiudicazione e con decorrenza dalla data di apertura della sede farmaceutica un corrispettivo mensile (oltre IVA) determinato secondo le tabelle allegate al contratto che vanno da un minimo di 250 euro mensili fino a 983,33 euro per un giro di affari pari a 3.000.000,00 e un ulteriore somma di 500 euro oltre i 3.000.000,00 per ogni euro 250.000,00 di giro d'affari;
c) a seguito dell'aggiudicazione della sede farmaceutica un corrispettivo una tantum a titolo di «success fee» pari al 2 per cento del volume fatturato conseguito nei primi 18 mesi di apertura al pubblico della sede farmaceutica stessa –:
se il Ministro non ritenga opportuno assumere iniziative, per quanto di competenza, affinché in tempi brevi si possa venire a conoscenza di tutte le sedi farmaceutiche messe a concorso sul territorio nazionale vista la possibilità per i candidati di presentare la domanda al concorso in due regioni;
se il Ministro sia a conoscenza del sito sopracitato hyperlink «http://www.concorsofarmacie2012.it» e se non ravvisi la necessità di assumere ogni iniziativa di competenza al fine di garantire la salvaguardia di una corretta gestione delle nuove farmacie nel rispetto delle leggi e delle norme vigenti, a tutela dello stesso servizio sanitario nazionale.
(5-08553)
Interrogazioni a risposta scritta:
MISEROTTI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
la pediculosi, solo in Italia, colpisce più di 1 milione ottocentomila persone, il 70 per cento delle quali sono bambini tra i 3 e gli 11 anni: questi sono i dati di una problematica sempre più diffusa ma ancora oggi largamente sottovalutata;
nonostante non esistano stime ufficiali sull'incidenza della pediculosi nel nostro Paese, si calcola che siano circa 500 mila le famiglie che, ogni anno, si trovano ad affrontare quella che può essere considerata una vera e propria emergenza sanitaria;
in Italia, viste le dimensioni del problema, la pediculosi è oggetto di controllo da parte di organismi medico-scientifici multidisciplinari ad hoc – coordinati da dermatologi e da pediatri – il cui obiettivo principale è quello di promuovere una corretta conoscenza del tema, attraverso la divulgazione dei risultati di studi e ricerche nazionali e internazionali;
negli ultimi anni si è osservato un progressivo aumento dei casi di pediculosi e nella scuola l'infestazione si è diffusa in maniera talmente coinvolgente da assumere connotati di disagio per gli alunni, per i genitori e per gli insegnanti;
ciò non significa puntare l'indice contro gli operatori scolastici siano essi insegnanti o medici. I bambini oggi vivono spesso anche altre realtà di aggregazione, come le palestre, le piscine, i campi di calcio e ciò può favorire le condizioni affinché la pediculosi si diffonda;
la pediculosi del capello è diffusa in tutto il mondo, senza distinzione di classe sociale, anche se le condizioni di affollamento e scarsa igiene possono favorirla;
i casi di infestazione da pidocchio sono sempre più frequenti e i contagi – soprattutto a causa dell'assenza di corretta informazione e di adeguate norme di prevenzione – diventano sempre più difficilmente controllabili;
la pediculosi sta assumendo risvolti più allarmanti soprattutto da un punto di vista socio-culturale: infatti la mancanza di un'informazione capillare e completa, accanto alla persistenza di falsi luoghi comuni fa sì che la pediculosi rimanga ancora un argomento tabù, nonostante sia un fenomeno che può coinvolgere tutti, indiscriminatamente;
false credenze – come quella che il pidocchio tocchi da vicino solo le realtà sociali meno abbienti – possono portare disagio e malessere tra le famiglie, e creare pesanti stati di ansia e stress nei bambini, per i quali il vero problema può diventare l'emarginazione e la discriminazione;
i costi – sia diretti che indiretti – legati alla diffusione del problema sono significativi: assenze da scuola, giorni di lavoro persi dai genitori che devono rimanere a casa con il bambino, ma anche le spese sostenute per l'acquisto dei prodotti per la prevenzione e per il trattamento della pediculosi –:
quali tempestive iniziative intendano intraprendere per favorire la più completa informazione sul problema della pediculosi, con particolare attenzione alla prevenzione, e se non ritengano opportuno – nell'ambito delle proprie competenze e nel rispetto delle prerogative attribuite alle regioni in materia sanitaria dalla normativa vigente – promuovere la distribuzione gratuita di prodotti anti parassitari alle famiglie, in particolare a quelle a basso reddito che accedono alle prestazioni sociali agevolate attraverso la dichiarazione dell'indicatore della situazione economica equivalente (ISEE). (4-18803)
CALEARO CIMAN. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
in tutto il Paese la spesa destinata alla sanità tende ad aumentare ogni anno a causa del progressivo innalzamento dell'età media della popolazione e della costante necessità di modernizzare le strutture ospedaliere e le attrezzature;
l'ULSS 12 veneziana presenta delle caratteristiche uniche nel Paese, non solo per la conformazione del territorio di competenza ma anche per le seguenti motivazioni:
a) il quadro epidemiologico dell'ULSS 12 veneziana, come documentato dal sistema epidemiologico regionale, presenta dei tassi di mortalità più alti rispetto a quelli della regione Veneto, raggiungendo dei preoccupanti primati (per esempio neoplasie, malattie del fegato, diabete mellito);
b) le strutture, anche se private, presenti nel territorio di competenza dell'ULSS 12 sono da considerare strategiche per dare risposte all'utenza della terraferma e non solo;
c) in centro storico risiede il 50 per cento in più di anziani rispetto alla media regionale e la capillarità dei servizi in laguna risulta indispensabile per tutelare il diritto all'accesso alle cure;
vista la particolarità dell'ULSS 12 e il suo particolare fabbisogno di risorse per garantire buoni livelli sanitari, va considerato che, il Governo italiano, nell'ultimo anno, ha imposto numerosi tagli agli enti locali (regione, provincia e comune) mettendo in difficoltà i bilanci e di conseguenza l'erogazione di molti servizi;
il decreto-legge n. 95 del 2012 conosciuto come «spending review» approvato dal Consiglio dei ministri e convertito in legge dal Parlamento ha disposto la riduzione del finanziamento del servizio sanitario nazionale di 900 milioni nel 2012 e di 1.800 milioni nel 2013. Contestualmente, ha disposto la riduzione dello standard di posti letto da 4 a 3,7 per mille abitanti, nonché altri interventi restrittivi sulla spesa farmaceutica e sulle prestazioni specialistiche e ospedaliere fornite da operatori privati accreditati;
il disegno di legge stabilità 2013, ha disposto ulteriori nuovi tagli alle forniture di beni e servizi sanitari, per una riduzione ulteriore di risorse pari a 600 milioni nel 2013 e ad un miliardo dal 2014. Allo stato attuale, è possibile ipotizzare che le misure restrittive concernenti il servizio sanitario nazionale si tradurranno in minori risorse per la sanità veneta pari a 73 milioni nel 2012 e a 194 milioni di euro nel 2013;
nonostante l'intenzione originale della «spending review» fosse quella di individuare e colpire gli sprechi effettivi, essa si è in pratica tramutata in un taglio lineare sulla base della spesa per i consumi intermedi, penalizzando le amministrazioni virtuose come il Veneto e lasciando, ad avviso dell'interrogante, ancora margine di spreco in quelle realtà dove la spesa pubblica e in particolare quella sanitaria sono gestite all'insegna dello sperpero e dell'irresponsabilità;
la riduzione dei trasferimenti in una regione virtuosa come il Veneto, che ha sempre cercato di ottimizzare la spesa salvaguardando la salute dei cittadini, si traduce inevitabilmente in una riduzione dei servizi essenziali –:
se non ritenga necessario porre in essere, di concerto con gli operatori del settore, iniziative volte a diminuire ed ammortizzare gli effetti delle manovre, citate in premessa, sull'utenza. (4-18804)
CALEARO CIMAN. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
l'asl 12 veneziana, in base alle notizie della stampa locale, ha deciso di procedere al taglio di fatto delle strutture ospedaliere private del policlinico San Marco e di Villa Salus, prevedendo una revoca delle convenzioni stipulate con le medesime e l'accorpamento dei servizi erogati in capo all'ospedale all'Angelo;
la legge sulla «spending review» stabilisce, per quanto attiene specificatamente il caso di Villa Salus, che siano da «tagliare» le strutture che non raggiungono i 500 parti l'anno;
Villa Salus, ospedale privato ma titolare di convenzione col servizio sanitario nazionale, è diventato negli ultimi anni un centro di eccellenza per quanto riguarda la nascita, con un gruppo di operatori coesi che, formatisi negli anni, hanno offerto e offrono tuttora un parto non violento nel rispetto delle richieste delle donne e del benessere dei neonati. Basti ricordare:
a) la prima vasca per parto in acqua del territorio, la sola ad oggi dove si fanno travagli e parti in acqua;
b) la pratica del rooming-in ovvero la possibilità di tenere nella propria stanza di ospedale i bambini appena nati, nel corso della degenza dopo il parto, giorno e notte, senza limiti di orario, in un lettino posizionato accanto a quello della mamma (numerosi studi hanno dimostrato che l'instaurarsi del legame profondo tra la mamma e il suo bambino, il cosiddetto bonding, è favorito dal contatto prolungato nel periodo che segue immediatamente la nascita);
c) la disponibilità di una stanza matrimoniale per permettere un ottimo imprinting alla nuova famiglia nella prima notte dopo il parto;
d) la possibilità per le donne di partorire con le persone che desiderano avere vicino;
e) la possibilità di scegliere la posizione che si ritiene più idonea per il travaglio (ancor oggi in certi ospedali v’è l'abitudine di far sdraiare la partoriente per rendere più agevole il lavoro al ginecologo ma non di certo quello del neonato che deve uscire);
f) il legame e l'ascolto reciproco tra operatori del nido e genitori in merito alla prima cura dei neonati (accudimento delle neo mamme durante i primi allattamenti, contatto pelle a pelle);
attualmente, i parti seguiti da questa struttura superano le 800 unità l'anno e circa il 40 per cento delle partorienti proviene dal resto della provincia di Venezia o, addirittura, da fuori provincia;
una possibile alternativa alla prospettiva delineata dall'Asl potrebbe essere quella della nascita di una «casa del parto» di cui esistono in Italia già alcune esperienze, anche consolidate, a cui guardare (Firenze, Genova, Milano, Roma) e che potrebbe diventare, sotto il profilo economico e sotto quello di qualità della vita, una grande opportunità per la città –:
se non ritenga necessario valutare la possibilità di sostenere, di concerto con le regioni interessate, l'istituzione di «case del parto» laddove, vi siano centri di eccellenza che non raggiungono i 500 parti/anno e che devono essere «tagliati» sulla base della «spending review» come accaduto per l'ospedale Villa Salus di Venezia convenzionato con il sistema sanitario nazionale. (4-18805)
SVILUPPO ECONOMICO
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
il costo dell'energia rappresenta, come noto, una delle principali voci di spesa delle famiglie italiane;
il sistema delle imprese italiane, ed in particolare quelle di piccole e media dimensione, che rappresentano la spina dorsale dell'economia italiana ed usano l'energia come fattore costitutivo del prodotto (come ad esempio le imprese manifatturiere), soffrono pesantemente la crescita esponenziale del costo dell'energia che, soprattutto in questi ultimi anni, è avvenuta al di fuori di ogni logica economica e di mercato;
in Italia, la regolazione del settore energetico è affidata all'AEEG, l'Autorità per l'energia elettrica e il gas;
l'Autorità per l'energia elettrica e il gas è un organismo indipendente, istituito con la legge 14 novembre 1995, n. 481 con il compito di tutelare gli interessi dei consumatori e di promuovere la concorrenza, l'efficienza e la diffusione di servizi con adeguati livelli di qualità, attraverso l'attività di regolazione e di controllo nei settori di competenza. In particolare, l'Autorità deve «garantire la promozione della concorrenza e dell'efficienza» nei settori dell'energia elettrica e del gas, nonché assicurare «la fruibilità e la diffusione [dei servizi] in modo omogeneo sull'intero territorio nazionale, definendo un sistema tariffario certo, trasparente e basato su criteri predefiniti, promuovendo la tutela degli interessi di utenti e consumatori...»;
detta Autorità opera in piena autonomia e con indipendenza di giudizio nel quadro degli indirizzi di politica generale formulati dal Governo e dal Parlamento e delle normative dell'Unione europea;
l'indipendenza e l'autonomia dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas sono state rafforzate dal cosiddetto terzo pacchetto energia europeo anche per quanto riguarda l'organizzazione, il funzionamento ed il finanziamento. Inoltre, con il decreto di recepimento del cosiddetto «terzo pacchetto energia» della Unione europea (decreto legislativo n. 93 del 2011) gli obiettivi in materia di concorrenza dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas sono stati rafforzati (articoli 42 e 43), e al fine dell'efficace svolgimento dei propri compiti, ivi compresi quelli operativi, ispettivi, di vigilanza e monitoraggio;
il costo del funzionamento dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas viene sostenuto direttamente dalle imprese, e quindi indirettamente dai consumatori, attraverso il cosiddetto «Contributo AEEG» previsto dal comma 38, dell'articolo 2, della citata legge n. 481/95, ove si stabilisce che all'onere derivante dal funzionamento dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas si provveda mediante «contributo a carico dei soggetti operanti nei settori dell'energia elettrica e del gas, entro il limite massimo dell'uno per mille dei ricavi risultanti dai relativi bilanci approvati e riferiti all'esercizio immediatamente precedente e che l'Autorità può stabilire modalità e termini della predetta contribuzione con la procedura disciplinata dal comma 65, dell'articolo 1, della legge n. 266/05»;
per quanto risulta all'interpellante sembrerebbe che i commissari dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas avrebbero presentato ricorso in giudizio contro i tagli alle indennità degli alti funzionari pubblici previsti dalla legislazione vigente;
inoltre, nell'ambito della «Segnalazione al Governo e al Parlamento sull'assetto dei mercati energetici conseguenti al recepimento delle direttive europee del cosiddetto terzo pacchetto energia - proposte di miglioramento normativo» (Autorità per l'energia elettrica e il gas, 8 novembre 2012 n. 461/2012/I/com), l'AEEG sembrerebbe addirittura chiedere un riduzione del periodo di astensione» dagli incarichi nel settore energetico successivo alla fine del mandato, con lo scopo di tutelare l'indipendenza e la terzietà dell'istituzione stessa. In particolare, laddove si legge: «Infine, in relazione alle condizioni di esercizio del mandato, si dovrebbe stabilire che il mandato del Presidente e dei Componenti possa essere revocato esclusivamente per il venir meno dei requisiti di indipendenza previsti dalla legge o per gravi violazioni di legge, con un procedimento analogo quello previsto per la nomina dei componenti stessi nella legge n. 481 del 1995, e adeguare il termine di incompatibilità successivo alla conclusione del mandato, in armonia con la disciplina vigente per altre autorità di regolamentazione europee, con riferimento ai casi similari a quello dell'autorità di regolazione italiana, quali ad esempio quelli relativi ad autorità nazionali di Paesi europei con sistemi economici comparabili a quello italiano e con attribuzioni regolatorie multisettoriali (energia, altri servizi a rete) –:
se non ritenga opportuno fornire elementi di chiarimento rispetto ai fatti riportati in premessa;
quali siano gli orientamenti del Governo in relazione alla segnalazione dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas di cui in premessa e se non intenda escludere che trovino accoglimento le istanze ivi formulate che all'interrogante appaiono incompatibili con il prestigio dell'AEEG, in quanto non terrebbero in alcuna considerazione le reali esigenze dei cittadini e delle imprese che, come noto, soffrono pesantemente la crisi economica attuale e non riescono più a dare credibilità a tale istituzione pubblica.
(2-01763) «Borghesi».
Interrogazione a risposta scritta:
ANTONINO FOTI e GIAMMANCO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
il decreto-legge n. 135 del 2009, convertito con modificazioni, dalla legge n. 166 del 2009 ha introdotto in Italia il principio del cosiddetto opt-out (ovvero l'espresso diniego dell'utente a ricevere chiamate finalizzate alla proposizione di offerte commerciali);
il decreto del Presidente della Repubblica n. 178 del 2010 ha istituito il registro delle opposizioni gestito dalla Fondazione Ugo Bordoni;
tale registro doveva risolvere una volta e per tutte il disagio che quotidianamente viene vissuto dai cittadini tempestati da pratiche telefoniche aggressive;
la normativa tuttavia presenta dei limiti in quanto possono iscriversi al registro i soli clienti presenti nell'elenco telefonico pubblico. Inoltre questi ultimi se hanno dato il consenso al contatto possono essere comunque disturbati;
in questo modo il cittadino, indipendentemente dall'essere iscritto nel registro pubblico delle opposizioni, qualora abbia rilasciato il consenso ad una società (per esempio banalmente al supermercato per le tessere fedeltà) potrà comunque essere contattato;
peraltro, nel tempo, si è creato un vero e proprio mercato di cosiddette «liste consensate» che circolano tra le aziende che intendono avvalersi del teleselling. Il fenomeno è quindi esasperato dal fatto che molti cittadini non ricordano né a chi e né quando avevano dato il proprio consenso e sono quindi impossibilitati ad esercitare il loro legittimo diritto di opporsi e a cancellarsi dalle suddette «liste consensate»;
tutto questo dimostra che il registro pubblico delle opposizioni non assolve al proprio compito di strumento di garanzia di non contattabilità e privacy, cui il legislatore aveva sicuramente pensato nel momento in cui lo ha introdotto;
infine risulta agli interroganti, che da sempre le associazioni di consumatori denunciano tale situazione di disagio dei cittadini, in particolare nelle ultime settimane l'associazione Adiconsum ha scritto una lettera al Ministro dello sviluppo economico e al presidente della Fondazione Ugo Bordoni presentando delle proposte concrete per intervenire immediatamente sul tema –:
quali iniziative intenda intraprendere per mettere fine a tale situazione consentendo a tutti i cittadini di poter iscriversi nel registro delle opposizioni e non essere più contattato da alcuno. (4-18801)
Apposizione di una firma ad una mozione.
La mozione Livia Turco e altri n. 1-01201, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 novembre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Codurelli.
Apposizione di una firma ad una interrogazione.
L'interrogazione a risposta in Commissione D'Incecco e altri n. 5-08539, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 novembre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bossa.
Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interpellanza urgente Dima n. 2-01735 del 13 novembre 2012;
interrogazione a risposta in Commissione Peluffo n. 5-08469 del 21 novembre 2012.
Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.
Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Bongiorno n. 4-18578 del 20 novembre 2012, in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-08554.