XVI LEGISLATURA
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazioni a risposta scritta:
BARBATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il fenomeno dell'abusivismo edilizio è particolarmente avvertito nel sud Italia specie in Campania;
al riguardo, il presidente del Tar della Campania ha sottolineato che, per numero di procedimenti, il suo Tribunale è secondo soltanto al Tar del Lazio: nel 2011 sono stati presentati in Campania 8.822 nuovi ricorsi, di cui 6.706 solo a Napoli (leggera flessione rispetto al 2010);
«L'inefficienza e la tolleranza degli enti locali nel controllo e nella gestione del territorio e l'abusivismo dilagante e talora irresponsabile — ha detto il presidente del Tar — contribuiscono a determinare, oltre che la distruzione di un patrimonio naturale unico al mondo, risorsa essenziale per attività economiche, investimenti e occupazione, le conseguenze disastrose che puntualmente si sono verificate anche nello scorso anno». Il magistrato amministrativo ha sottolineato come quelli dell'edilizia e dell'urbanistica siano i settori che hanno prodotto il maggior numero di ricorsi, pur registrandosi lo scorso anno una leggera flessione rispetto al 2010» («È costiera on line» 5 marzo 2012);
il monitoraggio del territorio rivela dunque le sue debolezze ed inefficienze se affidato esclusivamente all'aspetto umano;
nella disponibilità delle forze di polizia e dell'Arma vi sono elicotteri e gli stessi potrebbero essere anche acquistati ad hoc;
i rilievi fotografici dall'alto restano un ausilio sicuro ed affidabile per creare una mappa e scoprire nascenti abusi edilizi, non visibili ad occhio nudo se in alta quota o ai piani alti di edifici residenziali o industriali;
la lotta all'abusivismo non conosce distinzioni;
il fenomeno ha conosciuto una recrudescenza nella penisola sorrentina ed in costiera amalfitana nonché nei paesi vesuviani, dell'agro aversano e agro nocerino sarnese –:
se non ritengano i Ministri interrogati di predisporre un piano di monitoraggio con velivoli dell'Arma o della polizia con cadenza mensile per prevenire o stanare i casi di «cemento selvaggio» atti a deturpare il paesaggio urbanistico e rurale.
(4-18724)
DIMA, TRAVERSA, ANTONINO FOTI, GOLFO, GALATI e SANTELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
il sistema della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani in Calabria sta nuovamente attraversando un periodo di enorme difficoltà che si traduce nel mancato espletamento di questo servizio in molti comuni della regione con gravi disagi per i cittadini ed evidenti ripercussioni sotto il profilo igienico-sanitario ed ambientale;
i rallentamenti che si stanno registrando nel conferimento dei rifiuti presso la discarica di Pianopoli (CZ), che riceve gran parte della produzione di rifiuti urbani ed è pertanto considerata la più importante della Calabria, stanno determinando una situazione che, giorno dopo giorno, diventa sempre più critica soprattutto in alcune aree come quella di Corigliano-Rossano ed in particolar modo nel comune di Corigliano dove giacciono ferme a terra, e quindi in attesa di essere smaltite, circa novecento tonnellate di immondizia che stanno provocando un evidente allarme igienico-sanitario e trasformando le strade cittadine in delle vere e proprie discariche a cielo aperto;
dopo 14 anni di commissariamento del settore, il sistema dei rifiuti in Calabria appare ancora gravemente condizionato dalla gestione della attuali discariche dove, in virtù della deroga all'articolo 7 del decreto legislativo n. 36 del 2003, si conferisce il rifiuto cosiddetto tal quale ed una notevole quantità di scarti e FOS delle lavorazioni provenienti dagli impianti tecnologici;
questa forzata dipendenza, per come affermato dal dipartimento politiche dell'ambiente della regione Calabria, dal conferimento in discarica permarrà sia fino alla realizzazione di azioni dirette al concreto aumento della percentuale regionale di raccolta differenziata sia fino al completamento del sistema impiantistico regionale ed al superamento delle criticità che ancora lo attanagliano;
in questo contesto, si inserisce la circostanza per cui la concessionaria del sistema «Calabria Sud», TEC-Veolia spa, fulcro quantitativo e qualitativo del sistema impiantistico regionale, avrebbe avviato le pratiche per la rescissione della concessione;
a monte di questa situazione, vi è la necessità di dare attuazioni a quanto previsto dal decreto-legge 15 maggio 2012, n. 59, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 2012, n. 100, tanto è vero che la regione Calabria ha sollecitato il commissario delegato per l'emergenza rifiuti, la protezione civile nazionale, la Presidenza del Consiglio dei ministri ed il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ad avviare le procedure di subentro nelle competenze regionali in materia di rifiuti, con particolare riferimento ai contenuti dell'ordinanza di protezione civile di individuazione del soggetto subentrante e delle attività ordinarie da svolgere attraverso la necessaria convocazione di un tavolo tecnico per la definizione congiunta del contenuti della menzionata ordinanza e l'individuazione dei relativi compiti, attesa la necessità del completamento del sistema impiantistico e della risoluzione delle questioni concernenti il venir meno dei concessionari sul territorio –:
quali iniziative di competenza il Governo intenda porre in essere per individuare le giuste soluzioni al problema del superamento della fase emergenziale e per favorire un percorso risolutorio di una problematica che diventa, ogni giorno che passa, sempre più grave. (4-18727)
BARBATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
nei campi ai piedi di «Maruzzella», la grande discarica che raccoglie i rifiuti di tutta la provincia di Caserta pascolano le bufale, dalle quali si ricava dunque la pregiata mozzarella;
la notizia è di Repubblica.it del 24 novembre 2012 a firma di Raffaele Sardo nel servizio: «Le bufale mangiano ai piedi della discarica. Gli animali nel sito che raccoglie i rifiuti di tutta la provincia di Caserta. E in un convegno si rilancia l'allarme tumori»;
«Mangiano tranquillamente l'erba fin sotto la recinzione della discarica, guardate a vista da una persona che le tiene e bada, le bufale divorano tutta l'erba al loro passaggio, mentre i gabbiani che circondano la discarica volano attorno alle loro sagome. Nei campi limitrofi crescono broccoli che qualcuno riesce anche a commercializzare, senza preoccuparsi della possibile contaminazione della catena alimentare. A pochi chilometri di distanza in linea d'aria, presso il Santuario della Madonna di Briano, si parla di “Ambiente, inquinamento, salute”. Padre Maurizio Patriciello, l'oncologo Antonio Marfella, il presidente del wwf regionale, Alessandro Gatto, insieme al vescovo di Aversa, Angelo Spinillo, Antonio Tessitore, malato di Sla presidente di Aisla Napoli-Caserta, e tanti altri cittadini, insistono per bonificare i territori inquinati. La denuncia è forte: “C’è stato un incremento di consumo di farmaci tumorali del 61 per cento nell'anno 2010-2011 – spiega il professor Antonio Marfella – e una delle cause dell'aumento dei tumori è da ricercare nelle coltivazioni inquinate prodotte su terreni contaminati. Si produce e si vende di tutto con il famoso ‘giro bolla’ utilizzato anche per le derrate alimentari. Qui arrivano camion con targhe spagnole che portano all'estero i nostri ortaggi, le nostre verdure” denuncia il professor Marfella. Da qui la proposta di Alessandro Gatto che propone la decontaminazione del territorio attraverso la “fito-decontaminazione”, ovvero bloccare la coltivazione dei terreni per una ventina di anni e seminare solo piante capaci di bonificare il terreno attraverso il metodo della fito-estrazione» (http://napoli.repubblica.it);
i fatti esposti in premessa sono ad avviso dell'interrogante gravissimi e richiedono un immediato intervento da parte dei Ministri interrogati –:
quali iniziative di competenza si intendano assumere per verificare la salubrità dei prodotti agricoli ed i capi di bestiame appartenenti alle zone descritte onde salvaguardare la catena alimentare che avvelenerebbe di conseguenza i consumatori italiani;
se non si intenda promuovere, per quanto di competenza, un urgente monitoraggio agricolo e pastorizio nonché negli allevamenti insistenti nelle immediate vicinanze di discariche presenti in Campania e rendicontare sugli esiti degli esami clinico-organolettici dei prodotti coltivati in queste zone. (4-18733)
BARBATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
in data 23 novembre 2012 su Repubblica.it nella rubrica «Re Inchieste» a firma di Vittoria Iacovella nell'articolo: «Gli esperti internazionali: “Un nesso chiaro tra il cattivo uso dei vaccini e il tumore”» si parla del nesso militare tra tumori e vaccini;
per Antonio Giordano, presidente dello Sbarro Institute di Philadelphia e per l'infettivologo Giulio Tarro le vaccinazioni troppo ravvicinate, anamnesi insufficienti e confezioni multidose possono essere all'origine delle morti o delle gravi malattie dei militari;
secondo il servizio le case farmaceutiche avrebbero risposto: «Non siamo in grado di offrire risposte sui tempi e modi di somministrazione»;
nel servizio si racconta di «David che aveva appena iniziato il servizio di leva nell'Esercito nell'85esimo Reggimento Verona a Montorio Veronese, quando il 19 giugno 2006 fu sottoposto a una serie di vaccinazioni. Stava bene, il giorno precedente aveva vinto una maratona locale, ma dopo l'ultima iniezione cadde a terra senza conoscenza. Oggi convive con un'invalidità del novanta per cento dovuta a una gravissima neuropatia da avvelenamento da metalli pesanti dovuta a un importante deficit del sistema immunitario. (...) La famiglia ha iniziato una battaglia per vedere riconosciuto il danno subito dal figlio a causa dei vaccini che gli sono stati iniettati durante il servizio militare, esibendo analisi di laboratorio e schede vaccinali piene di irregolarità. Niente però è servito. “Davanti a noi un muro insormontabile” racconta la madre Silvana “quando mi dissero che il caso di mio figlio non era classificabile fra quelli del Protocollo Mandelli, per chi aveva prestato servizio all'estero, né da nessun'altra parte, ho capito che avremmo urlato nel buio”. In questo buio però i genitori di David hanno incontrato più gente di quanta pensassero, familiari di ragazzi, spesso deceduti, che avevano storie analoghe, malattie violentissime comparse da un giorno all'altro»;
sarebbero quasi 4000, secondo l'associazione di assistenza ai familiari dei caduti delle Forze armate, i casi di contaminazione per uranio impoverito e altri agenti patogeni;
il dato di 3721 casi, fornito dalla difesa (dal menzionato servizio), è peraltro molto inferiore alla realtà perché si riferisce solo a casi di militari in servizio, mentre esclude tutto il personale militare in congedo che ha lasciato il servizio ed i civili che lavorano nelle Forze armate;
da Philadelphia, il professor Antonio Giordano, presidente dello Sbarro Institute ha detto: «C’è un nesso riconosciuto tra vaccini ravvicinati e abbassamento delle difese immunitarie. E in Italia c’è pieno di posti ad alto tasso d'inquinamento altamente pericolosi per chi ha un sistema immunitario compromesso». A una domanda precisa («Se venisse da lei un militare italiano che gli chiedesse un consiglio sul fatto di doversi sottoporre a una decina di vaccinazioni in un mese, cosa gli risponderebbe?»), Giordano ha detto: «Gli spiegherei che tanto vale suicidarsi». E lo stesso Giordano lancia la sua proposta: l’equipe di ricerca dello Sbarro institute of cancer research and molecular medicine di Philadelphia si mette a disposizione per fare, gratuitamente, studi scientifici in merito, per contribuire a far emergere la verità;
(...) Non solo, finora sono stati ignorati anche molti studi internazionali che sostengono la stessa evidenza e di cui ci parlano scienziati importanti che lavorano anche per altre nazioni come Giordano, Giulio Tarro medaglia d'oro del Presidente della Repubblica, infettivologo di fama mondiale, o Franco Nobile del Centro di eccellenza nazionale per la lotta ai tumori di Siena, che ha effettuato studi proprio sui militari. Tutti medici indipendenti, che non hanno mai accettato sostegno né fondi da case farmaceutiche;
«nel frattempo le condizioni di Erasmo Savino, il militare di cui denunciavamo la storia nella precedente inchiesta, continuano a peggiorare. Secondo un'analisi dell'infettivologo Giulio Tarro: “Si può affermare che ha ricevuto una concentrazione di vaccini in tempi brevi, le cui componenti metalliche hanno interagito con i trigliceridi ed hanno formato dei complessi che hanno fatto da pacemaker alla proliferazione della malattia.... Le vaccinazioni, quando non condotte secondo i protocolli della Sanità militare, spesso sono causa o concausa delle patologie di cui risultano affetti gli stessi militari e che in casi molto frequenti hanno portato al decesso”. Nonostante ciò, per Savino non c’è nessun risarcimento: la burocrazia sul suo caso è bloccata. Il tempo passa, il tumore corre. Rimane il silenzio dei grandi palazzi» –:
di quali notizie dispongano i ministri interrogati e quali iniziative intendano assumere alla luce di quanto esposto che ad avviso dell'interrogante è gravissimo quali studi si stiano conducendo e si intendano promuovere incaricando al riguardo medici specializzati in materia e soprattutto siano svincolati da logiche farmaceutiche indi super partes, a tutela della salute dei giovani militari e quali precauzioni che si intendono adottare;
se i Ministri interrogati intendano raccogliere la proposta di Giordano che mette a disposizione l’equipe di ricerca dello Sbarro institute of cancer research and molecular medicine di Philadelphia «gratuitamente» per studi scientifici in merito e per contribuire a far emergere la verità. (4-18746)
ROSATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
a marzo 2011, la crisi libica e la caduta del regime di Gheddafi hanno reso impossibile per alcune imprese italiane, pubbliche e private, riscuotere i loro crediti nei confronti di imprese statali libiche: la risoluzione delle Nazioni Unite che ha congelato le risorse finanziarie della famiglia dell'ex dittatore e l'instabilità politica che si è determinata nello Stato, infatti, hanno avuto importanti conseguenze sui bilanci delle imprese italiane che attendevano dalle autorità statali la corresponsione dei crediti vantati;
secondo uno studio della camera di commercio italo-libica, le novanta imprese italiane, spesso medie o piccole, che hanno sofferto una situazione di inesigibilità, vanterebbero ancora oggi crediti insoluti per un ammontare di 600 milioni di euro; e l'impossibilità di recuperare queste somme ha condotto le aziende coinvolte in questa vicenda, in una situazione di ridotta liquidità. Il puntuale versamento delle imposte, le pressioni per il pagamento dei debiti commerciali e bancari e l'incertezza sulle tempistiche circa il recupero di questi crediti hanno ridotto queste realtà produttive ad una condizione di impossibilità a riprendere l'attività economica, indirizzandole sulla via del fallimento;
con l'ordine del giorno 9/5178/054 il 17 maggio 2012 il Governo si è impegnato «ad assumere come prioritario il problema, convocando presso la Presidenza del Consiglio dei ministri un tavolo di lavoro con imprese, banche creditrici, ministeri coinvolti al fine di valutare le possibili soluzioni diplomatiche e nel contempo finanziarie, anche creando un sistema di garanzie pubbliche per quei crediti vantati e accertati dalla controparte prima della caduta del regime e non ancora incassati». Questa ipotesi avrebbe dovuto alleviare le difficoltà finanziarie delle imprese più piccole che si trovavano attanagliate dai debiti bancari ai quali non potevano dar seguito a causa del mancato incasso dei crediti contratti in Libia;
risulta all'interrogante che nelle relazioni diplomatiche non vi sia stato, ad oggi, un progresso in vista di una soluzione favorevole alle imprese coinvolte; al contrario, si apprende da notizie di stampa il dissequestro ordinato dalla corte d'appello di Roma, delle partecipazioni della Libyan Investment Authority in UniCredit e Finmeccanica. Tali partecipazioni erano state poste sotto sequestro giudiziale dalla magistratura nel marzo 2012 a seguito delle rogatorie emesse dalla Corte penale internazionale;
con l'interrogazione a risposta scritta 4-11345 del 23 marzo 2011, a cui non è stata data risposta nonostante fosse indirizzata a più Ministri, si chiedeva, alla luce della presenza in territorio italiano di ingenti investimenti e depositi direttamente riconducibili a fondi sovrani libici o ad altre autorità comunque riconducibili alla nazione libica, se il Governo ritenesse opportuno «considerare le partecipazioni e i depositi come risorse vincolabili a favore del sistema bancario a garanzia dei crediti maturati ed esigibili delle nostre imprese»;
l'avvicendamento alla guida del Governo di Tripoli può essere occasione per rafforzare i rapporti commerciali tra Italia e Libia, ma il Governo italiano dovrebbe chiedere ai nuovi leader libici una rapida soluzione della questione dei crediti italiani inesigibili che non trova la propria fine a oltre un anno e mezzo di distanza –:
quali iniziative il Governo abbia attivato tramite la convocazione del tavolo di lavoro con imprese, banche creditrici e ministeri coinvolti, di cui all'ordine del giorno 9/5178/054, al fine di trovare soluzioni finanziarie adeguate alle esigenze delle imprese italiane coinvolte nella vicenda;
quali iniziative in sede diplomatica siano state attivate dal Governo affinché si raggiunga con la controparte libica una comune strategia per l'accertamento e la riscossione dei crediti delle imprese italiane coinvolte;
se, nel rispetto delle convenzioni stipulate e del diritto internazionale pubblico e privato, il Governo e, nella fattispecie il Ministro dell'economia e delle finanze – utilizzando anche il lavoro di ricognizione che il Ministero degli affari esteri e Confindustria hanno svolto un anno fa – e senza compromettere le relazioni diplomatiche con il nuovo Governo libico, ritenga opportuno considerare le partecipazioni e i depositi presenti in Italia e riconducibili a fondi sovrani libici e della famiglia Gheddafi, come risorse vincolabili a favore del sistema bancario a garanzia dei crediti maturati ed esigibili delle imprese italiane. (4-18749)
AFFARI ESTERI
Interrogazioni a risposta in Commissione:
NIRENSTEIN. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
nei giorni scorsi il mondo ha assistito al terribile spettacolo di una guerra fra Israele e i Palestinesi, causata dal reiterato, criminale lancio di razzi Katyusha e missili Fajr sul territorio israeliano allo scopo di colpire la popolazione civile;
il consesso internazionale, mobilitatosi per ottenere una tregua fra i belligeranti, è riuscito ad acquietare la situazione, ottenendo un cessato il fuoco che è tuttora in atto;
risulta tuttavia che il presidente dell'Autorità nazionale palestinese, Mahmoud Abbas – il quale per altro si era congratulato nei giorni scorsi con i dirigenti di Hamas per «la tenacia mostrata dalla gente di Gaza» stia di nuovo per sollevare una dura polemica fra le parti in causa, stavolta sul terreno diplomatico, ponendo il 29 novembre 2012, anniversario della storica data della Partizione (risoluzione ONU 181, 1947), la questione del riconoscimento unilaterale di uno Stato palestinese come osservatore presso l'Assemblea delle Nazioni Unite;
sia gli Stati Uniti d'America, sia la Germania che l'Inghilterra, nonché altri Paesi europei che stanno elaborando la loro posizione al riguardo, hanno espresso il loro disaccordo nei confronti di questa decisione dell'Autorità palestinese. Nel novembre 2011, il disaccordo del consesso internazionale circa questa questione portò al respingimento di tale richiesta posta inizialmente dinanzi al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite;
anche se tale decisione unilaterale ha la possibilità di essere approvata – essendo posta all'Assemblea generale, ad avviso dell'interrogante caratterizzata da maggioranze automatiche legate a schieramenti preconcetti – essa non avrebbe niente a che fare con un'autentica soluzione del conflitto israelo-palestinese come prevista dalle risoluzioni dell'ONU 242 e 338 e dalla road map intrapresa dal Quartetto per il Medioriente per favorire un autentico processo di pace. Infatti, in ognuno di questi documenti si invoca una soluzione negoziata e accettata da entrambe le parti, rifiutando la via dell'unilateralismo. Come evidenziato dal Quartetto nel febbraio 2011: «... azioni unilaterali da entrambe parti non possono pregiudicare il risultato dei negoziati e non saranno riconosciute dalla comunità internazionale»;
di fatto, una decisione unilaterale allontanerebbe, forse per anni, la possibilità, più volte richiesta dal nostro Governo, che le due parti trattino l'una di fronte all'altra confini sicuri e attuabili per l'una e l'altra parte;
inoltre, deve fare riflettere che situazioni non concordate possono condurre, come nel caso del disimpegno dalla striscia di Gaza da parte di Israele nel 2005, a comportamenti bellicosi e inconsulti con un'utilizzazione belligerante delle porzioni di potere e di territorio di nuova acquisizione;
ogni decisione unilaterale appare come portatrice non di miglioramento internazionale, ma di sicura radicalizzazione delle parti;
altro elemento certamente negativo sarebbe lo spaccarsi del consesso internazionale per la parte comunemente chinata «occidentale», ovvero una posizione diversa e antagonista fra gli Stati Uniti e un'Unione europea polarizzata o di nuovo assente;
la scelta del presidente Mahmoud Abbas appare piuttosto dettata da motivi di politica interna, dopo la recente guerra che ha messo Hamas in primo piano –:
quale sarà l'atteggiamento del Governo italiano di fronte al voto previsto per giovedì 29 novembre 2012 presso l'Assemblea generale delle Nazioni Unite;
quali siano i passi compiuti dal nostro Governo per evitare una polarizzazione che porti su sponde diverse i Paesi membri dell'Unione europea e interi continenti democratici come gli Stati Uniti d'America e l'Europa;
come si intenda mantenere l'impegno dell'Italia nei confronti di uno Stato amico quale Israele che ha dichiarato più e più volte la sua volontà di trattare senza precondizioni e che si dimostra contrario e preoccupato rispetto alla prospettiva unilaterale;
come intenda l'Italia affrontare la questione della divisione interna all'Autorità nazionale palestinese, amministrata di fatto da due partiti, Fatah e Hamas, ostili fra loro. (5-08523)
RENATO FARINA. — Al Ministro degli affari esteri. Per sapere – premesso che:
secondo informazioni fornite da Fondazione Open Dialogue (associazione di difesa dei diritti umani audita dal Comitato diritti umani della Camera il 18 ottobre u.s.) in Kazakistan lunedì scorso si è svolto il processo d'appello di Vladimir Kozlov che è durato solo qualche ora, senza l'imputato presente in sala. Il giudice non ha risposto o toccato gli argomenti presentati dalla difesa, comprese le accuse di problemi procedurali individuati nel processo di prima istanza. In meno di 5 minuti ha confermato il verdetto di prima istanza che condannava Vladimir Kozlov a 7,5 di prigione con la confisca dei beni;
il 21 novembre 2012, il rappresentante ufficiale del procuratore generale ha rilasciato un comunicato nel quale dichiarava il partito di opposizione Alga!, il movimento Khalyk Maidany e la maggior parte dei media indipendenti in Kazakistan, «estremisti» e ordinava l'istantanea cessazione della loro attività;
il 22 novembre 2012, il Parlamento europeo ha adottato la risoluzione sulle negoziazioni tra l'Unione europea ed il Kazakistan sul nuovo allargato accordo di cooperazione e partenariato, includendo alcuni provvedimenti riguardanti i diritti dell'uomo, indicando anche casi specifici come quello di Kozlov e con un emendamento orale proposto il giorno della votazione con le informazioni sulle azioni delle autorità rivolte contro i media ed i movimenti di opposizione nel Paese –:
se i fatti riportati corrispondono al vero;
se il Governo sia a conoscenza dei fatti;
se non intenda confermare l'impegno per la tutela dei diritti umani;
come intende, visti i rapporti di positiva collaborazione, far valere i princìpi di libertà senza cui i buoni commerci coprono e occultano pratiche inaccettabili. (5-08524)
Interrogazioni a risposta scritta:
REGUZZONI. — Al Ministro degli affari esteri, Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
in attuazione del regolamento (CE) n. 847/2004, la legge 28 gennaio 2009, n. 2, prevede una sostanziale liberalizzazione del trasporto aereo da attuarsi anche mediante revisione degli accordi bilaterali che ne disciplinano i vari aspetti;
il nostro Paese ha intrapreso la procedura di revisione di detti accordi bilaterali con Israele, inviando una nota verbale di carattere generale che prospetta l'apertura di negoziati per una maggiore liberalizzazione degli accordi aerei attualmente in vigore;
la situazione politica attuale in Israele appare compromessa –:
se sia pervenuta una conclusione dei negoziati ovvero quale sia lo stato della trattativa;
quale siano i contenuti dell'intesa o le problematiche che ne impediscono la conclusione;
se e come l'attuale crisi influirà sullo stato delle trattative. (4-18735)
REGUZZONI. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
in attuazione del regolamento (CE) n. 847/2004, la legge 28 gennaio 2009, n. 2, prevede una sostanziale liberalizzazione del trasporto aereo da attuarsi anche mediante revisione degli accordi bilaterali che ne disciplinano i vari aspetti;
il nostro Paese ha intrapreso la procedura di revisione di detti accordi bilaterali con il Kenia, inviando una nota verbale di carattere generale che prospetta l'apertura di negoziati per una maggiore liberalizzazione degli accordi aerei attualmente in vigore –:
se sia pervenuta una conclusione dei negoziati ovvero quale sia lo stato della trattativa;
quale siano i contenuti dell'intesa o le problematiche che ne impediscono la conclusione. (4-18736)
REGUZZONI. — Al Ministro degli affari esteri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
in attuazione del regolamento (CE) 847/2004, la legge 28 gennaio 2009, n. 2, prevede una sostanziale liberalizzazione del trasporto aereo da attuarsi anche mediante revisione degli accordi bilaterali che ne disciplinano i vari aspetti;
il nostro Paese ha intrapreso la procedura di revisione di detti accordi bilaterali con Honk Kong, inviando una nota verbale di carattere generale che prospetta l'apertura di negoziati per una maggiore liberalizzazione degli accordi aerei attualmente in vigore –:
se sia pervenuta una conclusione dei negoziati ovvero quale sia lo stato della trattativa;
quale siano i contenuti dell'intesa o le problematiche che ne impediscono la conclusione;
se e quali iniziative il Governo intenda attuare ai fini di migliorare le condizioni di concorrenza e liberalizzazione del trasporto aereo. (4-18737)
ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. —Al Ministro degli affari esteri, al Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione. — Per sapere – premesso che:
Nasrin Sotoudeh, è un'avvocatessa iraniana che si è battuta per il rispetto dei diritti umani ed è nota in particolare per aver difeso minori condannati a morte, i diritti delle donne e dei bambini maltrattati e i dissidenti arrestati durante o dopo le proteste del 2010;
Nasrin Sotoudeh si trova nel carcere di Evin dal settembre 2010 ed il 9 gennaio 2011 è stata condannata a sei anni di prigione con l'imputazione di «atti contro la sicurezza nazionale» e «propaganda contro il regime». Ha più volte subito l'isolamento varie volte, le è stato proibito di vedere la famiglia e negate le visite con i figli perché si è rifiutata di mettersi il hijab che, contrariamente al chador, non è obbligatorio in Iran;
dal 17 ottobre 2012 ha iniziato uno sciopero della fame per le vessazioni subite dai familiari e le restrizioni al suo diritto di ricevere visite faccia a faccia da parte della figlia di 12 anni cui è stato negato il diritto all'espatrio e del figlio di cinque anni;
sei giorni dopo è stata ricoverata nella struttura medica interna al carcere di Evin, nella capitale Teheran;
a Nasrin Sotoudeh è stato conferito, insieme al regista Jafar Panahi lo scorso 26 ottobre di quest'anno il premio Sakharov per i diritti umani e la libertà di pensiero da parte del Parlamento europeo;
la richiesta da parte di una delegazione del Parlamento europeo che doveva compiere una missione in Iran, di poter visitare Nasrin Sotoudeh e Jafar Panahi (agli arresti domiciliari) per poter loro conferire il Premio, è stata all'origine dell'annullamento da parte del regime di Teheran della missione;
grazie a pressioni internazionali, sembrerebbe che a Nasrin sia stato concesso di vedere i figli –:
quali iniziative si intendano adottare per accertarsi delle condizioni di salute di Nasrin Sotoudeh;
se siano in corso azioni, e con quali risultati, per ottenere un miglioramento delle condizioni di detenzione di Nasrin Sotoudeh, che potrebbero anche consistere nell'eliminazione del divieto all'espatrio per la figlia;
in generale quali azioni siano in corso per assicurare il rispetto dei diritti umani fondamentali da parte dell'Iran conformemente a quanto prevede il patto internazionale sui diritti civili e politici ratificato da questo Paese. (4-18747)
AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazione a risposta scritta:
DI PIETRO, DI GIUSEPPE e ZAZZERA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
gli interroganti hanno presentato in data 6 settembre 2012 l'atto di sindacato ispettivo n. 4-17475 chiedendo al Governo se non ritenesse opportuno «interrompere l’iter autorizzativo di tutte le istanze già presentate e di quelle future, relative a sondaggi e prospezioni geosismiche con l'eventualità di future installazioni di piattaforme petrolifere, su tutto lo specchio di mare antistante le coste pugliesi»;
il Ministro interrogato ha risposto che a una semplice «prospezione geofisica con la tecnica dell’air-gun» peraltro della durata di pochi giorni non sarebbe seguita «la realizzazione di alcun tipo d'opera, sia temporanea che fissa» e che «nell'ambito della nuova Strategia Energetica è prevista una limitata serie di altri siti di ricerca e sviluppo in zone esterne e distanti da aree sensibili e protette, in grado di promuovere investimenti rilevanti e nuova occupazione, finalizzate, altresì, ad aumentare significativamente la produzione nazionale di idrocarburi»;
da alcuni studi, tra i quali il «Drowning sound», sembrerebbe che la tecnica dell’air-gun potrebbe provocare gravi danni a mammiferi, tartarughe marine e invertebrati. In Canada il dipartimento della pesca del Governo federale ne ha dimostrato la correlazione con lo spiaggiamento di calamari giganti sulle coste, con seri danni agli organi interni. Resta difficile credere all'ennesima coincidenza se si guarda ai numerosi spiaggiamenti di cetacei sulle coste pugliesi e alla notevole riduzione di specie migranti, come tonni e ricciole, nel Canale di Sicilia;
il fatto che le indagini e le eventuali perforazioni riguardino un'area non soggetta a vincoli non fornisce una giustificazione valida a questo tipo di attività poiché un incidente, con relativa perdita di greggio, sarebbe di difficile contenimento e andrebbe, con elevata probabilità, a deturpare le vicine isole Tremiti, nonché le coste molisane e pugliesi;
la strategia energetica del Governo è, a parere dell'interrogante, vecchia e fallimentare se si considera che il futuro dell'approvvigionamento energetico non è legato all'utilizzo delle fonti fossili, scarse e inquinanti, ma alla conversione verso le fonti energetiche rinnovabili –:
se il Governo non ritenga indispensabile, alla luce di quanto esposto in premessa, interrompere sondaggi e prospezioni geosismiche che, oltre a compromettere il delicato equilibrio del nostro ecosistema marino, metterebbero in ginocchio il settore ittico di Puglia e Molise;
se il Governo non ritenga più opportuno assumere iniziative volte a destinare fondi pubblici per rilanciare il turismo, oltre a promuovere fonti rinnovabili e l'efficienza energetica. (4-18725)
BENI E ATTIVITÀ CULTURALI
Interrogazione a risposta in Commissione:
MOTTA e GHIZZONI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:
il 28 novembre 2012 la casa d'aste Sotheby's di Londra metterà in vendita l'eredità musicale di Arturo Toscanini (1867-1957), tra cui il pianoforte Steinway del 1910 appartenuto al maestro, lettere vergate di Giuseppe Verdi, Leopardi, Beethoven, Wagner, Richard Strauss e altri celebri compositori e musicisti, oltre a una partitura manoscritta di un’overture di Mendelssohn e un'auto-caricatura di Enrico Caruso, per 88 lotti complessivi composti da centinaia di pezzi;
il materiale messo all'incanto proviene dalla casa di New Rochelle (New York) di Walfredo Toscanini, l'architetto nipote del direttore d'orchestra scomparso il 31 dicembre 2011;
il 19 dicembre 2012, a Milano, anche la casa d'aste Bolaffi metterà in vendita alcuni ulteriori oggetti appartenuti al maestro Toscanini tra cui il frac Caraceni, la sua bacchetta, il telegramma che gli fu inviato da Claude Debussy e Gabriele D'Annunzio, appartenenti ad Emanuela di Castelbarco, figlia di Wally Toscanini, secondogenita del maestro;
la notizia delle due aste sta suscitando grande interesse in tutto il mondo ed è forte quindi la possibilità che questo patrimonio venga disperso tra diversi proprietari;
la vita e l'attività del maestro Toscanini è un patrimonio universale e la sua eredità merita di essere raccolta, consultata e studiata in luoghi riconoscibili;
il valore, culturale degli oggetti che andranno all'asta il 28 novembre e il 19 dicembre 2012 è indiscutibile e non vi è dubbio che molti del pezzi messi in vendita (come ad esempio gli autografi di Leopardi, del giovane Toscanini e di Verdi) meriterebbero di rientrare in Italia –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto espresso in premessa e se non ritenga doveroso per lo Stato italiano manifestare interesse per i preziosissimi oggetti appartenuti al grande maestro Arturo Toscanini che costituiscono un patrimonio culturale straordinario del nostro Paese. (5-08515)
Interrogazioni a risposta scritta:
MELIS, CALVISI, FADDA, MARROCU, ARTURO MARIO LUIGI PARISI, PES e SCHIRRU. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:
gravi preoccupazioni desta da qualche tempo lo stato delle istituzioni statali preposte in Sardegna, e specificamente nella vasta area centro-settentrionale dell'isola, alla conservazione, tutela e gestione del patrimonio culturale;
la soprintendenza per i beni architettonici, paesaggistici, storici, artistici ed etnoantropologici delle province di Sassari e Nuoro, a seguito del decreto ministeriale 20 luglio 2009, ha sostituito le ormai ex soprintendenze per i beni architettonici e il paesaggio e per i beni storici artistici ed etnoantropologici della Sardegna, a loro volta istituite nel febbraio 2008, il cui esperimento, durato un solo anno, ha mostrato gravi insufficienze;
l'attuale soprintendenza dunque gestisce oggi, per un complesso di materie tutte molto impegnative, i due vasti territori provinciali di Sassari e Nuoro, intesi nei confini anteriori alla riforma del 2005 istitutiva delle quattro nuove province sarde non statali e dunque comprende l'attuale (soppressa per altro in base a un recente referendum popolare) provincia di Olbia-Tempio, nonché istituzioni e luoghi di cultura statali quali il compendio garibaldino di Caprera e il Mus'a-Pinacoteca del Canopoleno di Sassari, di recente apertura;
una situazione parallela per quanto riguarda i territori di competenza si registra per altro nel campo archeologico, con le due soprintendenze una per le due province storiche di Sassari e Nuoro e l'altra per quelle di Cagliari ed Oristano;
la citata soprintendenza di Sassari e Nuoro, in particolare, ha progettato e curato l'impianto del centro di conservazione e di restauro dei beni culturali della Sardegna, ubicato a Sassari, con laboratori e depositi aperti al pubblico e che, connessi alla galleria espositiva, costituiscono un unicum in tutto il Mediterraneo (unicità riconosciuta all'atto della firma dell'accordo recentemente sottoscritto dal Ministero per i beni e le attività culturali con la regione Sardegna e la provincia di Sassari);
annessa al centro inoltre, sempre a Sassari, agisce la scuola di alta formazione per il restauro, scuola cui si riferisce lo stesso accordo interistituzionale appena richiamato;
nel complesso del centro di restauro ha avviato la sua attività già dal 2000 il nucleo carabinieri tutela patrimonio culturale della Sardegna, protagonista di rilevanti recuperi di beni paleontologici, archeologici, artistici, archivistici e librari, esposti nella mostra allestita nel museo nazionale G.A. Sanna di Sassari nel 2007; il finanziamento per il funzionamento del nucleo è assegnato annualmente alla soprintendenza per i beni archeologici per le province di Sassari e Nuoro;
nella stessa sede è stata allestita la importantissima banca dati nazionale dei beni culturali del comando generale carabinieri tutela patrimonio culturale;
a Sassari e a Nuoro hanno anche sede i rispettivi archivi di Stato, detentori di un vasto patrimonio documentario indispensabile per la ricerca sulla storia della Sardegna moderna e contemporanea; nonché, a Sassari, la biblioteca universitaria nazionale, custode di collezioni di grande rilievo e frequentata da un pubblico amplissimo, sia universitario che non;
si ricorda che nel complesso oggi insistono sul territorio della Sardegna 7 musei nazionali, 34 musei civici archeologici con le sedi operative delle soprintendenze (5 nel centro-nord dell'isola, 2 per Cagliari e Oristano); in totale su 377 comuni più di un terzo hanno nel loro territorio monumenti archeologici aperti al pubblico;
attualmente la situazione delle istituzioni sopradescritte, in ragione della precarietà che ne caratterizza la gestione, può definirsi tale da destare vivo allarme tra gli operatori culturali e nel pubblico;
infatti l'archivio di Stato di Sassari è diretto ad interim da una dirigente che contemporaneamente detiene la responsabilità della soprintendenza archivistica della Sardegna e dell'archivio di Stato di Cagliari;
ugualmente ad interim è diretta la soprintendenza per i beni archeologici di Sassari e di Nuoro (dal dirigente titolare per Cagliari e Oristano);
così come ad interim, per altro, è gestita la soprintendenza per i beni architettonici, paesaggistici, storici, artistici ed etnoantropologici per le province di Cagliari e di Oristano;
la persistenza nel tempo degli interim (condizione fisiologicamente provvisoria), sommandosi alle esigenze della politica generale del Governo in tempi di spending review, fa ritenere plausibile che sia in atto un processo mirante a ridurre l'articolazione dell'amministrazione sul territorio sardo, in particolare disarmando i presidi tradizionalmente attivi nella Sardegna centro-settentrionale;
ove tale previsione si realizzasse, essa avrebbe effetti sicuramente negativi sul complesso dei beni culturali della Sardegna, mettendo seriamente a repentaglio un insieme di monumenti, di aree di straordinario interesse storico, di documenti storici e di valori paesaggistici il cui significato identitario è di grande rilievo non solo in campo nazionale ma anche internazionale –:
quali assicurazioni possa fornire il Ministro circa il superamento della attuale fase di emergenza caratterizzata da un'utilizzazione così diffusa e anomala dell’interim nell'attribuzione degli incarichi dirigenziali;
se possa il Ministro fornire rassicurazioni circa il mantenimento in particolare nella Sardegna centro-settentrionale delle attuali strutture e circa la loro piena funzionalità ed autonomia organizzativa assicurando il concreto presidio dei beni sui territori. (4-18728)
REGUZZONI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:
in comune di Castellanza si trova la chiesa di San Giulio (XII secolo, ricostruzione XX secolo), una chiesa ricostruita in stile neoromanico. Dell'antico edificio rimane un affresco tardo trecentesco, scoperto con la demolizione del campanile antico e l'affresco della «Madonna con Bambino» di scuola luinesca (XVI sec.), posto alla destra della Cappella della Madonna del Caravaggio, nel transetto sinistro. Degne di nota sono, inoltre, le statue seicentesche di santi –:
se quali iniziative di competenza il governo abbia attuato o intenda attuare per conservare i beni in argomento, migliorarne la fruibilità e aumentare l'attrattiva degli stessi e le sinergie, anche in vista di Expo 2015 che si svolgerà a pochi chilometri da Castellanza. (4-18738)
REGUZZONI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. — Per sapere – premesso che:
in provincia di Varese sono localizzati numerosissimi edifici di pregevole carattere storico, artistico e architettonico, tra i quali si segnalano:
in comune di Cantello, in località Ligurno, la chiesa di Santa Maria in Campagna, chiesa on catino absidale affrescato. Si tratta di un'opera di bottega quattrocentesca che presenta analogie con gli affreschi presenti nella chiesa di San Siro a Viggiù, in località Baraggia. Di notevole pregio la torre campanaria in stile romanico lombardo;
in comune di Gazzada, la chiesa di Santa Maria Assunta. Semplice struttura ad aula unica con abside e copertura a capanna risalente alla fine del XV secolo, presenta all'interno interessanti affreschi coevi venuti alla luce grazie ai recenti restauri. Sull'altare decorazione pittorica e monogramma di Cristo di S. Bernardino, dietro l'altare Cristo benedicente. Una Annunciazione incornicia il Pantocratore, attorno alla mandorla santi, profeti e i simboli degli evangelisti, crocifissione con Vergine e San Giovanni;
in comune di Gazzada Schianno, la chiesa dei santi Cosma e Damiano. La chiesa, probabilmente anteriore al mille, è munita di una poderosa torre campanaria che funge da ingresso. L'interno, ad aula unica con soffitto ligneo, conserva affreschi del XV e XVI secolo;
in comune di Gazzada Schianno, la chiesa parrocchiale di San Giorgio. La chiesa conserva una quattrocentesca «Madonna in trono» e due tele di Isidoro Bianchi da Campione (1602-1662) –:
se e quali iniziative di competenza il Governo abbia attuato o intenda attuare per conservare il bene in argomento, migliorarne la fruibilità, aumentarne l'attrattività dal punto di vista turistico. (4-18739)
REGUZZONI. —Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:
in comune di BREZZO DI BEDERO (Va) è localizzata la chiesa parrocchiale prepositurale (paleocristiana V-VI secolo) di S. Vittore. Chiesa plebana, fu fondata presumibilmente nel V-VI secolo, come la sua dedicazione lascia supporre, verme riedificata nel XII secolo, quando fu posta a capo della pieve di Travaglia. Edificata con regolari corsi di conci accuratamente squadrati, conserva resti romanici nei fianchi e nelle tre absidi, scandite da colonnine e coronate da archetti, mentre la facciata è stata largamente riconfigurata dopo il 1876. L'interno, a pianta basilicale, è a tre navate concluse da tre absidi decorate da archeggiature e colonnine. L'interno conserva interessanti affreschi. Nell'abside di destra figure di apostoli sormontate dal Cristo entro mandorla e simboli degli Evangelisti. Particolarmente interessante è l'affresco raffigurante «La cattura di S. Vittore». Tutta la decorazione è opera dello stesso autore, che può collocarsi nella cerchia dei pittori locali tardo-gotici, operanti negli ultimi anni del XV secolo e agli albori del XVI. Sempre nell'abside, vi sono antichi stalli lignei intagliati. Nella canonica si conservano preziosi antifonari in pergamena –:
se e quali iniziative di competenza il Governo abbia attuato o intenda attuare per conservare il bene in argomento e migliorarne la fruibilità. (4-18740)
REGUZZONI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. — Per sapere – premesso che:
in comune di Agra è localizzato un importante santuario del XVI secolo dedicato a S. Maria e S. Giuseppe, con l'annessa seicentesca cappella dei morti, circondato da una via crucis, di cui alcune stazioni recano affreschi coevi;
in comune di Cadegliano Viconago (Varese) è localizzato in località Doneda, il castello del XII secolo, in rovina per la residua parte più antica;
in comune di Cadrezzate (Varese) è localizzato il castello o ricetto fortificato – XIII secolo –:
se e quali iniziative di competenza il Governo abbia attuato o intenda attuare per conservare il bene in argomento, migliorarne la fruibilità, aumentarne l'attrattività dal punto di vista turistico. (4-18741)
DIFESA
Interrogazione a risposta in Commissione:
BURTONE. — Al Ministro della difesa, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
il consiglio comunale di Niscemi ha deliberato, il divieto assoluto di transito, nelle strade della riserva naturale di contrada Ulmo (sede della stazione radar Usa), di automezzi leggeri o pesanti adibiti al trasporto di armi, parabole, accessori e ogni materiale di pertinenza del costruendo Muos (Mobile user objective system), il sistema di comunicazioni satellitari ad alta frequenza, un programma gestito dal dipartimento della difesa americano;
il comune ha così inteso opporre il suo rifiuto alla realizzazione di un impianto che studi scientifici definiscono pericoloso per la salute pubblica in quanto agirebbe come un enorme forno a microonde causando gravi danni ai cittadini di un vasto comprensorio;
la questione sta generando molta tensione tra la comunità –:
se e quali iniziative il Governo intenda adottare alla luce di quanto indicato in premessa per quanto di competenza, in relazione alla citata installazione, anche al fine, ove possibile, di riconsiderare il progetto. (5-08517)
Interrogazione a risposta scritta:
MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
all'atto di sindacato ispettivo n. 4-09682 avente ad oggetto tempi e modalità di riscontro alle delibere dei consigli delle rappresentanze militari il Ministro interrogato ha risposto che «[...] i Vertici di Forza armata competenti, non hanno segnalato situazioni di ritardo o di omissioni particolarmente significative circa il riscontro alle delibere dei consigli della rappresentanza militare, ma solo rallentamenti quasi marginali [...]» –:
se sia stata data risposta alle seguenti delibere e in quali termini:
delibera n. 552 – verbale n. 114/X del 25 maggio 2010 – trattamento economico di missione. Indennità di trasferta ed indennità oraria maggiorata;
delibera n. 551 – verbale n. 114/X del 25 maggio 2010 – rideterminazione dell'assegno di valorizzazione del ruolo commissari e qualifiche e gradi corrispondenti della polizia di Stato e delle altre forze di polizia. Legge 27 dicembre 2002, n. 189 e decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 23 dicembre 2003;
delibera n. 550 – verbale n. 114/X del 25 maggio 2010 – carenza dei medici dell'Arma dei carabinieri. Benessere del personale;
delibera n. 549 – verbale n. 114/X del 25 maggio 2010 – la stazione Carabinieri. Gruppo di lavoro;
delibera n. 548 – verbale n. 114/X del 25 maggio 2010 – servizio di O.P. in Val di Susa. Disagi connessi con il vestiario in dotazione al personale dell'Arma dei carabinieri;
delibera n. 547 – verbale n. 114/X del 25 maggio 2010 – articolazione orario di lavoro nelle scuole dell'Arma dei carabinieri;
delibera n. 546 – verbale n. 114/X del 25 maggio 2010 – gruppo di lavoro degli ufficiali del ruolo speciale. Resoconto;
delibera n. 545 – verbale n. 114/X del 25 maggio 2010 – organizzazione logistica in occasione del vertice G8 tenutosi all'Aquila;
delibera n. 544 – verbale n. 114/X del 25 maggio 2010 – carabiniere di quartiere;
delibera n. 543 – verbale n. 114/X del 25 maggio 2010 – dotazione di apparecchi telepass alle autovetture di servizio. Benessere del personale;
delibera n. 542 – verbale n. 114/X del 25 maggio 2010 – benessere del personale. Problematiche relative al riscatto degli anni di servizio;
delibera n. 541 – verbale n. 114/X del 25 maggio 2010 – istituzione del servizio amministrativo presso il 1o RGT CC Tuscania;
delibera n. 540 – verbale n. 114/X del 25 maggio 2010 – tutela morale giuridica del personale;
delibera n. 539 – verbale n. 114/X del 25 maggio 2010 – recupero del riposo festivo infrasettimanale per i militari impiegati all'estero;
delibera n. 538 – verbale n. 114/X del 25 maggio 2010 – benessere del personale. Carabiniere di quartiere;
delibera n. 537 – verbale n. 114/X del 25 maggio 2010 – benessere del personale. Mensa obbligatori di servizio;
delibera n. 536 – verbale n. 114/X del 25 maggio 2010 – diplomi di qualifica professionale D.D. 16 aprile 2009 (M.I.U.R.);
delibera n. 535 – verbale n. 114/X del 25 maggio 2010 – assegnazione di pneumatici termici per auto di servizio in dotazione ai comandi di alta montagna;
delibera n. 534 – verbale n. 114/X del 25 maggio 2010 – giornata di riposo settimanale e lavoro straordinario;
delibera n. 533 – verbale n. 114/X del 25 maggio 2010 – pubblicazione R-11 edizione 2010;
delibera n. 532 – verbale n. 114/X del 25 maggio 2010 – tessere di riconoscimento personale per luogotenenti;
delibera n. 531 – verbale n. 114/X del 25 maggio 2010 – sperequazione giuridico-economica tra il personale dell'Arma;
delibera n. 530 – verbale n. 114/X del 25 maggio 2010 – carabiniere di quartiere. Sicurezza personale;
delibera n. 529 – verbale n. 114/X del 25 maggio 2010 – sezioni di polizia giudiziaria. Orario di servizio;
delibera n. 528 – verbale n. 114/X del 25 maggio 2010 – indennità del servizio esterno;
delibera n. 527 – verbale n. 114/X del 25 maggio 2010 – notificazione a mezzo delle Forze di Polizia. Articolo 17 legge 31 luglio 2005, n. 155;
delibera n. 524 – verbale n. 112/X del 20 aprile 2010 – reclutamento nell'Arma dei Carabinieri. Valorizzazione del rango di forza armata anche con l'arruolamento di carabinieri in ferma annuale (analogamente ai VFP1);
delibera n. 523 – verbale n. 112/X del 20 aprile 2010 – cronica carenza organica del personale specializzato per le centrali operative e problematiche connesse, che si ripercuotono sul benessere del personale;
delibera n. 522 – verbale n. 112/X del 20 aprile 2010 – capi di vestiario per servizi esterni notturni in periodo invernale per nuclei radiomobili e stazioni. Benessere del personale;
delibera n. 520 – verbale n. 112/X del 20 aprile 2010 – istituzione del distintivo/nastrino di merito e di medaglia per la lunga attività (5-10-15 anni) quale addetto ai servizi di protezione/guardia del corpo. Benessere del personale;
delibera n. 519 – verbale n. 110/X del 9 marzo 2010 – benessere del personale. Pagamento ore di lavoro straordinario non retribuite, né recuperate anno 2009;
delibera n. 518 – verbale n. 110/X del 9 marzo 2010 – assegnazione ed abbonamento Sky per sedi disagiate. Benessere del personale;
delibera n. 516 – verbale n. 110/X del 9 marzo 2010 – indennità di comando;
delibera n. 515 – verbale n. 109/10 del 23 febbraio 2010 – attestati di pubblica benemerenza;
delibera n. 514 – verbale n. 109/10 del 23 febbraio 2010 – ufficiale del ruolo tecnico operativi;
delibera n. 513 – verbale n. 109/10 del 23 febbraio 2010 – benessere del personale. Avanzamento dei Marescialli Capo al grado di M.A.s.UP;
delibera n. 512 – verbale n. 109/10 del 23 febbraio 2010 – sicurezza e durata della missione denominata Polmet, in Afghanistan;
delibera n. 510 – verbale n. 109/10 del 23 febbraio 2010 – documentazione caratteristica. Benessere del personale;
delibera n. 509 – verbale n. 109/10 del 23 febbraio 2010 – benessere del personale. Preoccupazione circa le voci di possibili trasferimenti «d'autorità» all'istituenda Compagnia Speciale di Roma;
delibera n. 508 – verbale n. 109/10 del 23 febbraio 2010 – trasparenza negli atti d'ufficio. Memoriale del Servizio;
delibera n. 507 – verbale n. 109/10 del 23 febbraio 2010 – decessi di familiari appartenenti all'arma;
delibera n. 506 – verbale n. 109/10 del 23 febbraio 2010 – trasferimenti... «due pesi, due misure». Benessere del personale;
delibera n. 504 – verbale n. 109/10 del 23 febbraio 2010 – funzioni del personale appartenente al ruolo ispettori;
delibera n. 503 – verbale n. 109/10 del 23 febbraio 2010 – nomina al grado di vice brigadiere dei carabinieri;
delibera n. 502 – verbale n. 109/10 del 23 febbraio 2010 – strutture alloggiative ad uso foresteria nell'arma dei carabinieri;
delibera n. 499 – verbale n. 109/10 nel 23 febbraio 2010 – disegno di legge n. 783 del Sen. Ramponi. Benessere del personale;
delibera n. 498 – verbale n. 109/10 del 23 febbraio 2010 – esposti anonimi a carico dei militari dell'arma dei carabinieri;
delibera n. 497 – verbale n. 109/10 del 23 febbraio 2010 – sospensione delle ritenute irpef;
delibera n. 496 – verbale n. 109/10 del 23 febbraio 2010 – tutela della vita privata dei carabinieri;
delibera n./490 – verbale n. 107/10 del 9 febbraio 2010 – procedura per l'immissione in servizio permanente degli ufficiali in f.p. provenienti dai corsi 8o, 9o e 10o anno 2009. Art. 6-bis del decreto-legge 23 febbraio 2009, n. 11;
delibera n. 489 – verbale n. 106/10 del 19 gennaio 2010 – medaglia di lunga specializzazione per unità cinofile;
delibera n. 487 – verbale n. 106/10 del 19 gennaio 2010 – problematiche relative alla partecipazione dei Marescialli Capo ai concorsi x Mar.A.s.UPS;
delibera n. 486 – verbale n. 106/10 del 19 gennaio 2010 – variazione dei punteggi incrementali ai fini della valutazione dei titoli in occasione della partecipazione ai concorsi interni dell'Arma. Periodo di comando interinale ed in sede vacante degli appuntati;
delibera n. 485 – verbale n. 106/10 del 19 gennaio 2010 – uso del tonfa nei servizi esterni presso le stazioni carabinieri;
delibera n. 484 – verbale n. 106/10 del 19 gennaio 2010 – assegnazione del Vestiario al personale qualificato «Carabinieri di quartiere»;
delibera n. 483 – verbale n. 104/10 del 2 dicembre 2009 – rivalutazione indennità di rischio relativa ai militari del L.A.S.S.;
delibera n. 482 – verbale n. 103/10 del 24 novembre 2009 – creazione e servizio Asili nido e scuola materna. Benessere del personale;
delibera n. 481 – verbale n. 103/10 del 24 novembre 2009 – benessere del personale. Vestiario per il personale dell'Arma dei Carabinieri in servizio presso legazioni di alta montagna;
delibera n. 481 – verbale n. 103/X del 24 novembre 2009 – benessere del personale. VFP1 e VFP4 nelle Forze armate;
delibera n. 479 – verbale n. 103/10 del 24 novembre 2009 – concorso per l'ammissione ai corsi di aggiornamento e formazione professionale riservato agli Appuntati Scelti;
delibera n. 478 – verbale n. 103/10 del 24 novembre 2009 – benessere del personale. Assistenza ai figli orfani;
delibera n. 477 – verbale n. 103/10 del 24 novembre 2009 – ritardi con cui il CNA di Chieti corrisponde emolumenti e spettanze varie al personale;
delibera n. 476 – verbale n. 103/10 del 24 novembre 2009 – modalità e tempistica delle procedure per il riconoscimento di patologie dipendenti da cause di servizio per i militari del 1o reggimento carabinieri paracadutisti;
delibera n. 475 – verbale n. 103/10 del 24 novembre 2009 – benessere del personale. Possibilità di concorso al grado di «sottotenenti del ruolo speciale», anche per ruolo brigadieri – Appuntati e carabinieri;
delibera n. 474 – verbale n. 103/10 del 24 novembre 2009 – concorso per titoli ed esami per il reclutamento di ufficiali in servizio permanente nel ruolo speciale dell'Arma dei carabinieri;
delibera n. 472 – verbale n. 103/10 del 24 novembre 2009 – benessere del personale. Disagio dei militari dell'Arma impiegati presso i seggi elettorali nell'ultima tornata elettorale;
delibera n. 471 – verbale n. 103/10 del 24 novembre 2009 – benessere del personale. Programmazione ed organizzazione della vita privata e familiare dei carabinieri;
delibera n. 470 – verbale n. 103/10 del 24 novembre 2009 – riordino delle carriere. Ruolo sovrintendenti vincitori di concorso;
delibera n. 469 – verbale n. 103/10 del 24 novembre 2009 – assegnazione stivali estivi ai militari in servizio presso i nuclei radiomobili. Benessere del personale;
delibera n. 468 – verbale n. 103/10 del 24 novembre 2009 – attribuzione della qualifica di luogotenente. Benessere del personale;
delibera n. 466 – verbale n. 103/10 del 24 novembre 2009 – operazione di servizio svolta dai carabinieri di Castello di Cisterna;
delibera n. 465 – verbale n. 103/10 del 24 novembre 2009 – criteri di assegnazione del vestiario al personale addetto al reparto squadriglie di Nuoro. Benessere del personale;
delibera n. 464 – verbale n. 103/10 del 24 novembre 2009 – benessere del personale. Trattamento alimentare gratuito;
delibera n. 463 – verbale n. 103/16 del 24 novembre 2009 – codice penale militare;
delibera n. 462 – verbale n. 103/10 del 24 novembre 2009 – medaglia di lunga specializzazione;
delibera n. 460 – verbale n. 103/10 del 24 novembre 2009 – benessere del personale approvvigionamento dei capi di vestiario (uniforme operativa blu) per le missioni all'estero;
delibera n. 459 – verbale n. 103/10 del 24 novembre 2009 – disappunto del COCER;
delibera n. 457 – verbale n. 101/X del 20 ottobre 2009 – bozza di documento sulla riforma del sistema previdenziale;
delibera n. 456 – verbale n. 100/X del 20 ottobre 2009 – resoconto del G.D.L. del COBAR «Lombardia» riguardante: «rivisitazione dell'indennità di reperibilità di cui all'articolo 64 L. 121/81»;
delibera n. 453 – verbale n. 98/X del 29 settembre 2009 – benessere del personale. Reimpiego del personale a seguito del riordino dell'organizzazione addestrativa;
delibera n. 452 – verbale n. 98/X del 29 settembre 2009 – riconoscimento del periodo di comando per il capo sezione amministrativa provinciale carabinieri, dei capi sezione dei comandi provinciali e de comandi legione;
delibera n. 451 – verbale n. 98/X del 29 settembre 2009 – incontro con i delegati del COIR ambito nazionale;
delibera n. 449 – verbale n. 98/X del 29 settembre 2009 – convenzioni universitarie;
delibera n. 448 – verbale n. 98/X del 29 settembre 2009 – utilizzo del veicolo privato per il raggiungimento ed il rientro dai distaccamenti in O.P.;
delibera n. 447 – verbale n. 98/X del 29 settembre 2009 – tutela sanitaria del personale. Militari colpiti da neoplasie alla tiroide ed ai testicoli;
delibera n. 445 – verbale n. 98/X del 29 settembre 2009 – sicurezza e benessere del personale. Automezzo «Lince», sistema di protezione della postazione denominata «Ralla»;
delibera n. 443 – verbale n. 98/X del 29 settembre 2009 – adozione di uno zaino «d'ordinanza» per i militari della linea mobile;
delibera n. 442 – verbale n. 98/X del 29 settembre 2009 – benessere del personale. Licenza straordinaria per gravi motivi;
delibera n. 441 – verbale n. 98/X del 29 settembre 2009 – richiesta d'incontro con il COCER, ex articolo 31 del RIRM, sul riordino delle carriere;
delibera n. 438 – verbale n. 95/X del 7 luglio 2009 – accompagnamenti coattivi;
delibera n. 437 – verbale n. 95/X del 7 luglio 2009 – inadeguatezza dei caschi da ordine pubblico. Benessere del personale;
delibera n. 436 – verbale n. 95/X del 7 luglio 2009 – disparità di trattamento – emolumento pensionabile – tra M.A.S.UPS dell'Arma dei carabinieri e il parigrado del corpo della Guardia di finanza;
delibera n. 435 – verbale n. 95/X del 7 luglio 2009 – procedure per l'accesso ai reparti speciali dell'Arma dei carabinieri;
delibera n. 434 – verbale n. 95/X del 7 luglio 2009 – gestione informatizzata delle foresterie dell'Arma;
delibera n. 433 – verbale n. 95/X del 7 luglio 2009 – ufficiali R.T.L. specialità veterinaria;
delibera n. 431 – verbale n. 95/X del 7 luglio 2009 – tempistica della trattazione delle istanze di trasferimento. Aspettative del personale;
delibera n. 430 – verbale n. 95/X del 7 luglio 2009 – posti di lavoro e sorveglianza sanitaria per i videoterminalisti ai sensi del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81;
delibera n. 429 – verbale n. 95/X del 7 luglio 2009 – servizio odontoiatrico presso i comandi legione;
delibera n. 428 – verbale n. 95/X del 7 luglio 2009 – comandanti di stazione;
delibera n. 427 – verbale n. 95/X del 7 luglio 2009 – problematiche legate all'assegnazione dei capi di vestiario al personale del 1o RGT paracadutisti «Tuscania»;
delibera n. 426 – verbale n. 94/X del 30 giugno 2009 – riordino dell'organizzazione addestrativa dell'Arma dei carabinieri;
delibera n. 424 – verbale n. 94/X del 30 giugno 2009 – apertura a tutto il personale dell'Arma del concorso per ufficiali del R.S.;
delibera n. 423 – verbale n. 94/X del 30 giugno 2009 – portale Leonardo area «Intranet»;
delibera n. 417 – verbale n. 93/10 del 16 giugno 2009 – estensione del compenso orario per il personale impiegato nei servizi interni di caserma – Indennità ex impiegato nei servizi interni di caserma – Indennità ex articolo 17 legge 668/1986 – Agli ope...;
delibera n. 410 – verbale n. 93/10 del 16 giugno 2009 – sorveglianza sanitaria nei confronti del personale utilizzatore dei VDT;
delibera n. 409 verbale n. 93/10 del 16 giugno 2009 – iscrizione dei militari dell'Arma all'albo degli infermieri professionali. Pagamento dell'iscrizione da parte dell'amministrazione;
delibera n. 404-bis – verbale n. 89/X del 5 maggio 2009 – compenso lavoro straordinario e indennità di O.P. per consultazioni elettorali/amministrative. Benessere del personale;
delibera n. 404 – verbale n. 91/X del 12 maggio 2009 – computo del lavoro straordinario nei servizi di ordine pubblico;
delibera n. 403 – verbale n. 91/X del 12 maggio 2009 – funzionamento degli organismi di rappresentanza militare;
delibera n. 402 – verbale n. 89/X del 5 maggio 2009 – documento riassuntivo relativo all'audizione dei delegati Co.Ba.R. Sardegna capi sezione amministrativa dei comandi provinciali di quella regione;
delibera n. 401-bis – verbale n. 89/X del 5 maggio 2009 – istituzione del ruolo tecnico per gli infermieri dell'arma dei carabinieri;
delibera n. 398 – verbale n. 89/X del 5 maggio 2009 – referenti informatici di compagnia;
delibera n. 397 – verbale n. 89/X del 5 maggio 2009 – porto di pistola per gli agenti di pubblica sicurezza;
delibera n. 395 – verbale n. 89/X del 5 maggio 2009 – benessere del personale. Procedure selettive per l'accesso ai reparti speciali dell'arma dei carabinieri;
delibera n. 393 – verbale n. 89/X del 5 maggio 2009 – benessere del personale. Concessioni di encomi ed elogi;
delibera n. 391 – verbale n. 85/X del 17 marzo 2009 – equipaggiamento aliquote radiomobili;
delibera n. 388 – verbale n. 85/X del 17 marzo 2009 – situazione delle compagnie d'intervento operativo. Disparità di trattamento economico col paritetico reparto della Polizia di Stato;
delibera n. 387 – verbale n. 84/X del 10 marzo 2009 – casse militari;
delibera n. 386 – verbale n. 83/10 del 3 marzo 2009 – abiti civili per il personale dell'Arma;
delibera n. 383 – verbale n. 82/X del 17 febbraio 2009 – arruolamenti nella carriera iniziale dell'Arma. Proposta di modifica;
delibera n. 380 – verbale n. 82/X del 17 febbraio 2009 – soppressione dei fondi speciali di previdenza gestiti dall'I.N.A.. Questione liquidazione conto di previdenza ex-GESCAL;
delibera n. 378 – verbale n. 82/X del 17 febbraio 2009 – situazione delle compagnie d'intervento operativo dei battaglioni mobili dell'arma dei carabinieri;
delibera n. 375 – verbale n. 82/X del 17 febbraio 2009 – pianificazione annuale dei trasferimenti per l'anno 2009. Benessere del personale;
delibera n. 374 – verbale n. 82/X del 17 febbraio 2009 – avvicendamento dei militari appartenenti ai nuclei carabinieri del comando carabinieri per la tutela del lavoro;
delibera n. 373 – verbale n. 82/X del 17 febbraio 2009 – pagamento della tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani da parte del personale dell'Arma. Benessere del personale;
delibera n. 371 – verbale n. 82/X del 17 febbraio 2009 – climatizzazione dei locali delle caserme arma;
delibera n. 369 – verbale n. 82/X del 17 febbraio 2009 – benessere del personale. Disposizioni in materia di esercizio di attività private extra professionali retribuite da parte del personale militare in servizio permanente e di concessione delle rela...;
delibera n. 368 – verbale n. 82/X del 17 febbraio 2009 – raccolta della carta nelle caserme;
delibera n. 366 – verbale n. 78/X del 13 gennaio 2009 – problematiche e disparità sul trattamento alimentare gratuito tra carabinieri e collaboratori di giustizia/arrestati;
delibera n. 365 verbale n. 78/X del 13 gennaio 2009 – disagio dei militari dell'arma derivanti dagli oramai continui e discriminanti disconoscimenti di malattie contratte in servizio e non più riconosciute dipendenti solo per ragioni di cassa, posta in es...;
delibera n. 363 – verbale n. 78/X del 13 gennaio 2009 – assegnazione dell'abito civile al personale autorizzato ad indossarlo permanentemente – problematiche e proposte;
delibera n. 360 – verbale n. 78/X del 13 gennaio 2009 – documento «non più letto» del COIR «Vittorio Veneto»;
delibera n. 359 – verbale n. 78/X del 13 gennaio 2009 – compenso per i servizi di ricezione pubblico e militare di servizio alla caserma nelle scuole dell'arma dei carabinieri;
delibera n. 358 – verbale n. 78/X del 14 gennaio 2009 – direttive sull'impiego del personale in missione in territorio nazionale per esigenze operative di polizia giudiziaria e di prevenzione in generale;
delibera n. 357 – verbale n. 78/X del 13 gennaio 2009 – rimborso spese documentate per l'alloggiamento del personale in regime di missione;
delibera n. 354 – verbale n. 78/X del 13 gennaio 2009 – anticipo spese di missione;
delibera n. 350 – verbale n. 78/X del 13 gennaio 2009 – benessere del personale. Riconoscimento e contabilizzazione dei periodi di comando;
delibera n. 349 – verbale n. 78/X del 13 gennaio 2009 – benessere del personale. Giubbotti antiproiettile;
delibera n. 347 – verbale n. 78/X del 13 gennaio 2009 – personale autorizzato permanentemente a vestire abiti civili;
delibera n. 346 – verbale n. 78/X del 13 gennaio 2009 – benessere del personale. Missione di vigilanza dell'Unione europea in Georgia;
delibera n. 345 – verbale n. 78/X del 13 gennaio 2009 – uso razionale delle risorse umane ed economiche;
delibera n. 344 – verbale n. 78/X del 13 gennaio 2009 – articolazione dell'orario di lavoro settimanale. Recuperi compensativi;
delibera n. 343 – verbale n. 75/X del 13 gennaio 2009 – pacchi dono alle vedove ed agli orfani dell'Arma;
delibera n. 342 – verbale n. 78/X del 13 gennaio 2009 – sicurezza sul posto di lavoro. Sinistri stradali. Opera di rivalsa nei confronti di militari;
delibera n. 341 – verbale n. 78/X del 13 gennaio 2009 – ufficiali del Ruolo Normale. Costituzione di un gruppo di lavoro a livello Co.Ce.R;
delibera n. 340 – verbale n. 77/X del 2 dicembre 2008 – Inserimento della laurea in scienze dell'educazione (ex pedagogia) e della specializzazione di II livello in psicologia giuridica e criminologia nei comparti-specialità in cui si articola il ruol...;
delibera n. 339 – verbale n. 77/X del 2 dicembre 2008 – nuclei carabinieri Banca d'Italia. Proposta d'indennità;
delibera n. 337 – verbale n. 75/X del 18 novembre 2008 – trasferimenti del personale del ruolo ufficiali «a domanda» anziché «per servizio»;
delibera n. 336 – verbale n. 75/X del 18 novembre 2008 – militari parzialmente idonei, concorsi interni ed impiego;
delibera n. 331 – verbale n. 75/X del 18 novembre 2008 – referenti telematici;
delibera n. 329 – verbale n. 75/X del 18 novembre 2008 – alloggio presso le sedi dell'Arma del personale frequentatore di corsi;
delibera n. 328 – verbale n. 75/X del 18 novembre 2008 – esenzione ICI sulla prima casa di proprietà per gli appartenenti alle forze armate e alle forze di polizia anche se diversa dall'abitazione principale;
delibera n. 327 – verbale n. 75/X del COCER/CC del 18 novembre 2008 – razionalizzazione della burocrazia;
delibera n. 326 – verbale n. 75/X del 18 novembre 2008 – squadre di soccorso alpino;
delibera n. 325 – verbale n. 75/X del 18 novembre 2008 – problematiche della compagnia carabinieri di Cortina d'Ampezzo. Benessere del personale;
delibera n. 324 – verbale n. 75/X del 19 novembre 2008 – pianificazione dei servizi ed attribuzione di indennità;
delibera n. 323 – verbale n. 75/X del 18 novembre 2008 – riconoscimento dipendenza da causa di servizio delle infermità sofferte dal personale militare redazione del modello informativo;
delibera n. 322 – verbale n. 75/X del 18 novembre 2008 – aspetti procedurali in tema di accertamenti sanitari dell'idoneità di servizio. Linee guida in materia di trattamento dei dati personali;
delibera n. 319 – verbale n. 75/X del 18 novembre 2008 – incidenza delle carenze organiche e dei servizi provvisori sul benessere del personale;
delibera n. 316-bis – verbale n. 73/X del 4 novembre 2008 – riconoscimento del comandante della sezione amministrativa provinciale, quale incarico di comando;
delibera n. 316 – verbale n. 73/X del 4 novembre 2008 – revisione della fascia oraria del trattamento alimentare gratuito;
delibera n. 314 – verbale n. 73/X del 4 novembre 2008 – centrali operative dell'Arma dei carabinieri;
delibera n. 312 – verbale n. 73/X del 4 novembre 2008 – trattamento economico accessorio – indennità per servizi al di sopra dei 700 metri di altitudine;
delibera n. 308 – verbale n. 73/X del 4 novembre 2008 – solidarietà al comandante Generale e allo Stato maggiore dell'Arma dei carabinieri;
delibera n. 307 – verbale n. 73/X del 4 novembre 2008 – degrado della caserma Varanini in Bologna;
delibera n. 305 – verbale n. 73/10 del 4 novembre 2008 – accesso all'area internet per la consultazione del sito dedicato alle armi ed agli esplosivi – codice delle armi e degli esplosivi;
delibera n. 304 – verbale n. 73/10 del 4 novembre 2008 – estensione della convenzione «Benessere» anche per il personale titolare di utenza di servizio e per i familiari dei militari in servizio;
delibera n. 303 – verbale n. 73/10 del 4 novembre 2008 – benessere del personale. Trasferimenti di militari a livello nazionale;
delibera n. 302 – verbale n. 73/10 del 4 novembre 2008 – inserimento in area intranet delle pubblicazioni Arma.
(4-18753)
ECONOMIA E FINANZE
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
la direttiva 2010/45/UE del Consiglio del 13 luglio 2010, recante modifica della direttiva 2006/112/CE, relativa al sistema comune d'imposta sul valore aggiunto per quanto riguarda le norme in materia di fatturazione, all'articolo 1, numero 7), capoverso, articolo 167-bis prevede che gli Stati membri che applicano il regime opzionale dell'IVA di cassa fissano, per i soggetti passivi che optano per tale regime nel loro territorio, una soglia basata sul fatturato annuo del soggetto passivo che non può essere superiore a 500 mila euro o al controvalore in moneta nazionale; gli Stati membri possono, previa consultazione del comitato IVA, applicare una soglia fino a 2 milioni di euro o al controvalore in moneta nazionale; tuttavia, tale consultazione del comitato europeo IVA non è necessaria per gli Stati membri che al 31 dicembre 2012 abbiano applicato una soglia superiore a 500 mila euro o al controvalore in moneta;
l'articolo 32-bis del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 134, ha introdotto in esecuzione della facoltà accordata dalla citata direttiva, il regime di liquidazione dell'IVA secondo la contabilità di cassa;
la circolare n. 44/E del 26 novembre 2012 dell'Agenzia delle entrate, contrariamente a quanto previsto dalla direttiva 2010/45/UE, ha previsto la consultazione del comitato IVA al fine di applicare il regime di contabilità per cassa alle imprese con una soglia di fatturato superiore a 500 mila euro e fino a 2 milioni di euro;
la medesima circolare n. 44/E sottolinea che tale consultazione è ancora in corso e che ne è prevista la definizione dopo il 1o dicembre 2012, stabilendo che, in caso tale procedimento non dovesse dare esito positivo, si dovrà procedere alla liquidazione con le modalità ordinarie dell'IVA per cassa eventualmente applicata senza corresponsione di sanzioni e interessi;
la decisione di chiedere un parere non necessario al comitato IVA genera incertezza e preoccupazione nelle imprese –:
per quali ragioni l'Agenzia delle entrate abbia inviato la richiesta di parere al comitato IVA senza che ciò fosse necessario in base alla direttiva europea 2010/45/UE;
se non si ritenga necessario ritirare immediatamente tale richiesta di parere.
(2-01759) «Vignali, Lupi, Baldelli, Saglia, Casero».
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:
si fa riferimento alla recentissima decisione del Governo Monti di applicare l'IMU a tutte le scuole paritarie con l'esenzione dal pagamento solo per quelle in cui non c’è retta o comunque nel caso ci sia ma di importo puramente simbolico;
la preziosa funzione educativa svolta dagli istituti scolastici paritari, in molti casi, da centinaia di anni, costituisce un autentico patrimonio culturale che, già in crisi, si calcola che nello scorso anno scolastico le scuole paritarie italiane hanno perso circa 12.000 iscritti, rischia di essere in larga parte disperso con evidenti danni per il mantenimento dell'identità storico-culturale del nostro Paese, basti pensare all'opera formativa svolta dai Salesiani, Gesuiti, Barnabiti, Domenicani, Filippini e altri;
la precipua funzione educativa delle paritarie non può essere confusa con quella delle attività commerciali (le rette pagate a mala pena consentono il mantenimento delle attuali strutture, con il sacrificio notevole di docenti e genitori) e se si tratta di adeguarsi agli standard europei con il recepimento del nuovo quadro normativo dell'IMU è necessario che i finanziamenti in favore delle medesime siano aggiornati e allineati all'Europa;
l'interpellante rileva che gli istituti paritari, per effetto di una legge dello Stato (legge 63 del 2000 cosiddetta legge Berlinguer) sono considerati, per il fatto che svolgono un servizio pubblico a tutti gli effetti, pubblici anch'essi, si pensi ad esempio alla funzione delle scuole materne diffuse capillarmente in ogni angolo del Paese nell'assenza spesso dello Stato e delle sue emanazioni periferiche, od alla funzione benefica e di indirizzo per i giovani degli istituti salesiani;
con la loro eventuale chiusura né lo Stato medesimo né gli enti locali riuscirebbero a farsi carico dei problemi conseguenti ad un aumento della popolazione scolastica e, conseguentemente, verrebbe meno il diritto di libertà educativa per le famiglie e i loro figli –:
se il Governo non intenda assumere iniziative volte a rivedere il provvedimento suesposto, il quale, non solo assume un aspetto particolarmente vessatorio e penalizzante verso la libertà di educazione e l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge (il rischio è infatti che rimangano aperte solo le scuole per ricchi), ma pare all'interpellante caratterizzarsi come un rifiuto di alcune pagine significative della storia d'Italia che non fa onore all'attuale Governo.
(2-01753) «Garagnani».
Interrogazione a risposta immediata:
MESSINA, DI GIUSEPPE, ROTA e BARBATO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
il settore agricolo, com’è noto, sta affrontando una delle crisi più dure degli ultimi decenni, accentuata dalla situazione economica internazionale e gravata dai recenti aumenti della pressione fiscale, che certamente non contribuiscono a sostenere le imprese del settore;
l'articolo 13, comma 14-ter, del decreto-legge n. 201 del 2011 ha introdotto l'obbligo di dichiarare al catasto urbano – entro il 30 novembre 2012, termine come da ultimo prorogato – i fabbricati rurali iscritti nel catasto dei terreni agricoli e di presentare gli atti di aggiornamento catastale relativi alle unità immobiliari per le quali è stata attribuita la rendita presunta, previsti, rispettivamente, dal già citato articolo 13 e dall'articolo 11, comma 7, del decreto-legge n. 16 del 2012, pena l'applicazione delle sanzioni ivi previste;
il 14 novembre 2012, la Commissione finanze della Camera dei deputati ha approvato, ancorché con il parere contrario del Governo, una risoluzione unitaria (la n. 8-00212) che impegna il Governo a disporre un'ulteriore proroga del suddetto termine – al mese di maggio 2013 – per le dichiarazioni catastali oppure, in subordine, a prevedere, fino al predetto termine del maggio 2013, la non applicazione delle sanzioni, al fine di tenere conto delle difficoltà a rispettare tali scadenze, legate ai carichi di lavoro gravanti in merito sull'Agenzia del territorio, ai ritardi derivanti al riguardo dall'incorporazione della stessa nell'Agenzia delle entrate e agli elementi di criticità segnalati dalle associazioni degli intermediari professionali che svolgono i relativi adempimenti;
la risoluzione approvata in Commissione nasce, infatti, a fronte delle segnalate difficoltà che l'Agenzia del territorio sta incontrando nel disbrigo delle pratiche indicate e dei ritardi ulteriori che inevitabilmente deriveranno dall'incorporazione della medesima Agenzia del territorio nell'Agenzia delle entrate;
la proroga deliberata dalla Commissione intende, soprattutto, scongiurare il rischio che i contribuenti siano colpiti dalle sanzioni conseguenti non a inadempimento, bensì alle difficoltà amministrative e burocratiche inerenti ai loro obblighi dichiarativi –:
in che modo e con quali iniziative si intenda dare attuazione, con la necessaria tempestività, a quanto esplicitato in premessa. (3-02630)
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VI Commissione:
FUGATTI e NEGRO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
il comune di Arcole ha stipulato per l'anno scolastico 2012/2013 una convenzioni con una IPAB per la gestione della scuola dell'infanzia e del nido integrato;
la suddetta istituzione scolastica ha finalità sociali e di pubblica utilità senza fini di lucro ed è amministrata da un comitato di gestione con la presenza di rappresentanti nominati dall'amministrazione comunale;
per le medesime finalità, il comune in parola ha stipulato altre due convenzioni, con due scuole dell'infanzia non statali gestite da due parrocchie presenti nel territorio, che svolgono egualmente funzioni di carattere educativo e sociale;
la funzionalità didattica delle sopra citate due istituzioni scolastiche sarebbe assicurata dalle autorizzazioni e dalla vigilanza dell'autorità scolastica competente;
nelle convenzioni è solitamente prevista l'erogazione di un contributo annuo per far fronte alle normali attività di gestione;
il suddetto contributo viene assoggettato alla ritenuta d'acconto del 4 per cento, ai sensi del comma 2 dell'articolo 28 del decreto del Presidente della Repubblica n. 600 del 1973, applicata dal comune all'atto del pagamento;
al riguardo la commissione tributaria centrale si è espressa affermando che gli enti pubblici devono operare la ritenuta d'acconto del 4 per cento sull'ammontare dei contributi corrisposti ad «imprese commerciali»;
nel caso di specie, si tratta, come sopra esplicitato, di società di «pubblica utilità e senza fini di lucro»;
la medesima commissione tributaria ha esentato dall'assoggettamento a ritenuta d'acconto «i contributi ministeriali erogati ad una società non avente per oggetto esclusivo o principale l'esercizio di attività commerciali, ove detti contributi abbiano carattere di sussidi per incentivare il raggiungimento dei fini di cultura e di elevazione spirituale e non abbiano carattere di compensi per la perdita di avviamento ai sensi dell'articolo 28 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973 n. 600» –:
alla luce di quanto espresso in premessa, se non ritenga che, nel caso di specie, i suddetti contributi debbano essere esenti dall'assoggettamento a ritenuta d'acconto, dal momento che l'ente territoriale in parola persegue finalità istituzionali a scopo «esclusivamente socio-educativo», e nel caso, quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda intraprendere per esentare anche i comuni da un'ingiusta tassazione. (5-08525)
GRAZIANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
Google, il popolare motore di ricerca per internet, fondato nel 1998 da Larry Page e Sergey Brin, è il sito più visitato al mondo: oltre a catalogare e indicizzare il world wide web, si occupa anche di foto, newsgroup, notizie, mappe, mail, shopping, traduzioni, video e programmi appositamente creati da esso;
nel 2011, la multinazionale americana ha realizzato un fatturato valutato intorno ai 600 milioni di euro, che corrispondono a più del 50 per cento del mercato dell’advertising digitale, tuttavia, come riportato da articoli e inchieste condotte da alcuni organi di stampa, la stessa sembrerebbe essere strutturata in modo da pagare le tasse dove queste sono più basse, riuscendo a realizzare affari miliardari in Paesi come la Gran Bretagna, la Francia, l'Australia e l'Italia, ma versando nelle casse di questi imposte sui redditi risibili;
in Australia si starebbe pensando a normative rigorose per impedire alle multinazionali di trasferire i propri profitti in Paesi a fiscalità privilegiata; anche in Francia una commissione di esperti parrebbe a breve mettere a punto una normativa fiscale per far pagare le tasse ai colossi americani del commercio on-line. Google incluso ed in Gran Bretagna, sempre sull'onda di inchieste giornalistiche sulla vicenda, sarebbe in corso un'indagine in tal senso;
in Italia, le attività di Google svolte nel nostro Paese sono da anni al centro di un'indagine condotta dalle autorità fiscali: l'amministrazione finanziaria avrebbe rilevato un sistema che permette alla multinazionale americana di trasferire in Irlanda i profitti realizzati operando nel nostro Paese; del resto, anche se ai suoi utilizzatori il motore di ricerca appare uno strumento gratuito, nel tempo questo ha sviluppato una serie di attività molto redditizie, come ad esempio quella pubblicitaria, che però non hanno traccia nei bilanci di alcune sue filiali o controllate: in particolare, attraverso una formale intestazione dei contratti pubblicitari ad una società del gruppo costituita in Irlanda, Google Ireland, dove il gruppo ha collocato il centro delle proprie operazioni fuori dagli Stati Uniti in ragione della normativa fiscale maggiormente favorevole. Google riuscirebbe ad evitare le imposte italiane su tali ricavi che di fatto vengono conseguiti in Italia attraverso l'attività svolta dalla controllata italiana, Google Italy, con sede a Milano;
dal 2002 al 2006 il giro di affari realizzato in Italia sarebbe di circa 237 milioni di euro, a fronte di nessun euro versato in termini di imposte, né Ires, né Irap, né Iva. Google Ireland non presenterebbe dichiarazione dei redditi in Italia perché la filiale milanese farebbe solo assistenza (marketing services) per conto di quella irlandese; a giudizio, invece, delle autorità fiscali italiane, come riportano le notizie di stampa, Google Italy sarebbe non solo una struttura di assistenza, ma anche una struttura organizzata per svolgere attività di impresa per conto di Google Ireland, la quale avrebbe in Italia una stabile organizzazione; per gli anni del decollo finora analizzati, Google non avrebbe versato imposte per circa 80 milioni di euro;
dal 2006 ad oggi il fatturato realizzato in Italia sarebbe notevolmente cresciuto, stando ad alcune stime del settore e tenendo conto che Google Ireland dal 2010 non deposita più il bilancio, avvalendosi di una norma locale che le consente di rifarsi a quello della capogruppo americana; in Italia i ricavi del gruppo avrebbero superato 400 milioni di euro nel 2009, 550 nel 2011 e probabilmente 700 milioni in quest'anno, a fronte di un mancato versamento di imposte per altre centinaia di milioni a favore di un'azienda che nel mercato della raccolta pubblicitaria destinata al web incrementa di continuo i suoi affari;
l'omessa dichiarazione si prescrive dopo 10 anni e resta poco tempo ancora per formalizzare le contestazioni;
la Commissione europea, come riportano sempre gli organi di stampa, a fronte dei problemi di liquidità dei diversi Paesi e delle crescenti rilevazioni sui trattamenti fiscali privilegiati di cui godono numerose imprese che profittano della complessità e soprattutto della disparità impositiva dei diversi sistemi fiscali europei, starebbe mettendo a punto una riforma della normativa continentale sulla questione, impegnando in tal senso gli Stati membri;
la condotta di Google dovrebbe essere attentamente vagliata, giacché il mancato pagamento delle imposte, condotto con metodo a giudizio dell'interrogante artificioso, è un comportamento che contrasta con la politica governativa di lotta all'evasione fiscale, mortifica i sacrifici di cittadini e imprese, che stanno fronteggiando una profonda crisi e nondimeno scontano un'elevata imposizione fiscale, e costituisce uno svantaggio per le imprese nazionali, nonché un mancato incasso per le finanze pubbliche;
in un settore diverso, quello del trasporto aereo, il Governo ha previsto, nell'ambito del decreto-legge n. 179 del 2012, al momento all'esame del Senato, la norma di cui all'articolo 38, che, ridefinendo il concetto di «base aerea», assoggetta alla disciplina nazionale fiscale quei vettori aerei esteri che attualmente si avvalgono di discipline più favorevoli dei Paesi europei di provenienza –:
se quanto riportato dagli organi di stampa e, in particolare, che l'amministrazione finanziaria avrebbe mosso contestazioni nei confronti di Google, risponda al vero e quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda adottare nei riguardi di tutte queste nuove forme di transazione dell'economia digitale, che, sfruttando ingegnerie finanziarie offerte da evidenti lacune nella normativa nazionale e internazionale, riescono a non pagare le tasse nel nastro Paese. (5-08526)
LO MONTE, BRUGGER e ZELLER. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 10 della legge n. 99 del 23 luglio 2009, ha portato ad una profonda modifica dell'articolo 2545-octies del codice civile, norma che disciplina le conseguenze derivanti dalla perdita dei requisiti della mutualità prevalente;
la perdita del carattere di mutualità prevalente avviene qualora non vengano rispettate le condizioni previste dall'articolo 2513 del codice civile per un periodo di due anni consecutivi, o qualora la cooperativa modifichi lo statuto in modo non conforme a quanto previsto all'articolo 2514 del codice civile;
l'articolo 2514 del codice civile prevede anche l'obbligo di devolvere l'intero patrimonio sociale, al netto del capitale sociale e dei dividendi eventualmente maturati, ai fondi mutualistici per la promozione e lo sviluppo della cooperazione, in caso di scioglimento della società;
alla luce della disposizione di cui sopra, si ritiene che, nel caso di perdita dei requisiti della mutualità prevalente (articoli 2512,2513 e 2514 del codice civile) la cooperativa deve redigere un bilancio straordinario certificato, in quanto ha violato le disposizioni di cui all'articolo 2514 del codice civile;
il bilancio straordinario certificato consente di determinare il valore effettivo dell'attivo patrimoniale da imputare alle riserve indivisibili;
l'obbligo di redigere il bilancio straordinario esclude il vincolo di versare ai fondi mutualistici l'ammontare delle riserve formatesi durante il periodo di mutualità prevalente fino ai momento della modifica dello statuto;
le riserve dovranno essere devolute ai fondi mutualistici solo al momento dello scioglimento della cooperativa, oppure in caso di trasformazione in altra forma societaria –:
quale sia l'interpretazione dei Ministro interrogato in tema di obbligo di immediata devoluzione del patrimonio sociale ai fondi mutualistici in caso di perdita della mutualità prevalente a seguito
della soppressione delle clausole mutualistiche, nella situazione sopra descritta.
(5-08527)
CESARIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
il sistema economico italiano è caratterizzato da un utilizzo ancora eccessivo del contante nei pagamenti;
tale circostanza, oltre a costituire un fattore di costo per il sistema bancario e finanziario, rappresenta un elemento negativo ai fini del contrasto all'evasione fiscale, in quanto transazioni effettuate con modalità non tracciabili consentono di occultare componenti reddituali;
una delle ragioni per le quali l'utilizzo di strumenti di pagamento in alternativo al contante, segnatamente le carte di pagamento, risulta nettamente più basso alla media europea, è legata al livello troppo elevato delle commissioni praticate sulle transazioni effettuate mediante carte di pagamento, che sono più alte rispetto alla media dei principali Paesi europei;
al fine di affrontare tale problematica, l'articolo 12 del decreto-legge n. 201 del 2011, prevede, al comma 9, che l'Associazione bancaria italiana, le associazioni dei prestatori di servizi di pagamento, la società Poste italiane spa, il Consorzio Bancomat, le imprese che gestiscono circuiti di pagamento e le associazioni delle imprese maggiormente significative a livello nazionale, definiscano, entro il 1o giugno 2012, regole generali per assicurare una riduzione delle commissioni a carico degli esercenti per le transazioni effettuate mediante carte di pagamento;
il comma 10 del medesimo articolo 12 stabilisce inoltre che entro i 6 mesi successivi, il Ministero dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministero dello sviluppo economico, sentite la Banca d'Italia e l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, valuta l'efficacia delle misure definite con l'accordo di cui al già citato comma 9, prevedendo soprattutto che, in caso di mancata stipula dell'accordo stesso, le misure di riduzione delle commissioni siano fissate con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministero dello sviluppo economico, sentite la Banca d'Italia e l'Autorità garante della concorrenza e del mercato;
il comma 10-bis del medesimo articolo 12 prevede altresì che, fino all'applicazione delle predette misure di riduzione delle commissioni, continua ad applicarsi la norma, di cui all'articolo 34, comma 7, della legge n. 183 del 2011, ai sensi della quale le transazioni regolate con carte di pagamento presso gli impianti di distribuzione di carburanti, di importo inferiore ai 100 euro, sono gratuite sia per l'acquirente sia per il venditore;
al momento, tuttavia, le norme appena richiamate non sono ancora state in alcun modo attuate, in quanto l'accordo previsto dal predetto comma 9 non è stato stipulato, non è stato emanato il decreto ministeriale previsto, in mancanza di accordo, dal comma 10, e anche la previsione di gratuità dei pagamenti presso gli impianti di distribuzione di carburante risulta applicata solo per quanto riguarda le carte di debito;
in tale contesto, appare grave che, a circa un anno dall'entrata in vigore delle predette disposizioni, le quali potrebbero rappresentare un primo passo importante per allineare, sotto questo profilo, la realtà italiana alle migliori prassi che si registrano in altri Paesi europei, esse siano state, di fatto, poste nel nulla, a causa delle resistenze delle parti private e dell'inerzia delle amministrazioni che avrebbero dovuto curarne l'attuazione;
risulta quindi evidente la necessità che il Governo compia in tempi rapidi azioni concrete per sanare tale situazione –:
quali siano le motivazioni della mancata attuazione delle previsioni di cui all'articolo 12, commi 9 e 10, del decreto-legge n. 201 del 2011, quali iniziative intenda assumere per l'adozione del decreto ministeriale di cui al comma 10 del citato articolo 12, ed entro quali termini ritenga che tale atto normativo possa entrare concretamente in vigore. (5-08528)
BARBATO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
il settore dell'energia rappresenta una chiave fondamentale per le economie dei Paesi avanzati e per ogni strategia di rilancio tesa a superare l'attuale recessione economica;
tale evidenza appare ancora più fondata con riferimento ad un'economia, quella italiana, caratterizzata da una forte struttura manifatturiera e sostanzialmente priva di risorse energetiche proprie;
in tale contesto, uno degli elementi di criticità del sistema economico nazionale è da tempo rappresentato dal più elevato costo dell'energia che le imprese nazionali devono sostenere rispetto ai loro competitori europei ed internazionali;
a tale riguardo è significativo l'appello, pubblicato su il Sole 24 Ore del 27 novembre 2012, del presidente di Confindustria Ceramica, Manfredini, nel quale si segnala come, nell'ultimo anno, il costo dell'energia per usi industriali in Italia sia cresciuto complessivamente, considerando tutte le componenti, del 25 per cento, con un'incidenza totale più che doppia rispetto a quella per le analoghe imprese tedesche;
appare dunque evidente come ogni strategia di rilancio del settore manifatturiero nazionale non possa prescindere da un incisivo intervento per ridurre il differenziale del costo energetico a danno delle imprese nazionali, ripristinando condizioni accettabili di competitività per queste ultime;
in tale contesto, occorre inoltre sottolineare come l'elevato costo dell'energia incida molto negativamente anche sulla generale platea delle famiglie, aggravando ulteriormente la riduzione del reddito disponibile determinata dalla crisi economica e dalle politiche tributarie restrittive adottate nel corso di questa legislatura;
in tale prospettiva un ruolo fondamentale deve essere giocato dalla leva tributaria, in specie introducendo forme di agevolazione atte ad eliminare, o quantomeno compensare, gli oneri impropri che attualmente gravano sul costo dell'energia;
in particolare, lo strumento tributario dovrà essere utilizzato per sostenere le imprese produttive, per incentivare la diversificazione delle fonti energetiche, riducendo la dipendenza del sistema nazionale dai combustibili fossili ed ampliando l'incidenza delle fonti rinnovabili;
in questa prospettiva occorre utilizzare al massimo le possibilità date dall'evoluzione della normativa europea in materia di fiscalità ambientale, in particolare dalla proposta di direttiva sulla tassazione dell'energia (COM (2011) 169) che, novellando la direttiva 2003/96/CE, intende adeguare alle nuove esigenze ambientali i meccanismi del mercato interno dell'energia;
a tale ultimo proposito merita peraltro ricordare come alcuni osservatori abbiano segnalato il rischio che la predetta proposta di direttiva possa apportare modifiche alla struttura della tassazione sui prodotti energetici che risulterebbero dannose soprattutto per l'economia italiana, determinando incrementi delle aliquote di accisa minime, nonché eliminando la possibilità di applicare trattamenti fiscali agevolativi per alcuni settori;
in quest'ambito si evidenzia altresì come la normativa nazionale in materia di detrazioni per la riqualificazione energetica degli edifici sia sempre stata soggetta a continue modificazioni, in particolare per quanto riguarda la percentuale di detraibilità e la misura massima delle spese che possono essere portate in detrazione, determinando dubbi e difficoltà per i contribuenti che intendessero avvalersi di tale possibilità e riducendo, in tal modo, la stessa incidenza positiva di tale agevolazione sull'efficienza energetica complessiva del sistema –:
quali iniziative intenda assumere per rivedere il sistema tributario, nel quadro di una complessiva riduzione della pressione fiscale sui redditi da lavoro e sui redditi derivanti dall'esercizio d'imprese produttive, al fine di ridurre il prelievo sull'energia, in particolare con l'obiettivo di ridurre il differenziale di costo di cui attualmente soffrono le imprese manifatturiere italiane, nonché le famiglie consumatrici, e di incentivare l'utilizzo di fonti energetiche alternative, per vigilare attentamente, in sede di discussione della citata proposta di direttiva (COM (2011) 169), onde evitare che possano essere introdotte, a livello europeo, ulteriori elementi di aggravio della tassazione nocivi per il sistema energetico nazionale, nonché per stabilizzare definitivamente il regime tributario agevolativo delle detrazioni per la riqualificazione energetica degli edifici, mantenendo le percentuali di detrazione e l'ammontare complessivo delle spese detraibili attualmente previsti solo fino al 30 giugno 2013. (5-08529)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
BURTONE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
si ipotizza la possibile soppressione della brigata della Guardia di finanza di stanza a Metaponto borgo;
si tratterebbe di una decisione assolutamente ingiustificata e anche priva di logica;
in questo caso non si tratta di una difesa d'ufficio per motivi di prestigio campanilistico ma di operatività della Guardia di finanza in un comprensorio molto importante del metapontino;
occorre ricordare le parole del Presidente del Consiglio che ha affermato che la lotta all'evasione fiscale è una guerra che deve impegnare il Paese;
non va inoltre dimenticato che suddetta brigata è ubicata in un territorio crocevia di dinamiche criminali tra Puglia e Calabria e si segnalano come già scritto in precedenti atti di sindacato ispettivo attentati e azioni criminali che turbano il territorio e le attività economiche, oltre al traffico di stupefacenti;
il consiglio comunale di Bernalda ha deliberato contro la eventuale soppressione;
è davvero difficile assistere inermi alla spoliazione che lo stato sta facendo dei suoi presidi al servizio dei cittadini e della comunità –:
se e quali iniziative alla luce di quanto espresso intenda attivare il Governo per evitare la soppressione della Brigata della Guardia di finanza di stanza a Metaponto. (5-08516)
BRAGANTINI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
le piccole imprese, gli artigiani ed i commercianti sono tra le categorie più danneggiate dalla crisi economico finanziaria che ha colpito l'Italia e le altre economie europee;
i mestieri «tradizionali», oltre a subire gli effetti della crisi, devono subire la concorrenza di chi sfrutta le nuove tecnologie in generale e la rete internet in particolare per arrivare a vendere i propri prodotti o i propri servizi in tutto il mondo;
spesso per le autorità è più semplice operare controlli fiscali sulle attività «tradizionali», fisicamente rintracciabili ed accessibili, piuttosto che sulle attività «online», certamente meno visibili e identificabili;
una delle professioni che negli ultimi anni si è maggiormente trasformata è quella della stampa delle fotografie: la tecnologia digitale, unitamente allo sviluppo delle rete internet, ha fatto scomparire molti negozi, consentendo la nascita di molte attività on line con centri stampa delocalizzati in Paesi lontani e manodopera a basso costo; in maniera parallela, a parere dell'interrogante, sarebbe necessario incrementare i controlli fiscali su questi soggetti che lavorano esclusivamente on line, senza una sede fisicamente accessibile ai clienti e al fisco –:
quale sia il gettito delle imposte dirette ed indirette generato dal settore della fotografia (stampa e altri servizi), suddiviso tra attività «tradizionale» e attività «on line». (5-08518)
BRAGANTINI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
quello delle costruzioni è uno dei settori che più risente degli effetti della crisi economico finanziaria che ha colpito l'Italia e le altre economie europee; secondo l'ANCE nel 2012 gli investimenti in costruzioni scenderanno del 6 per cento a causa soprattutto della difficoltà ad ottenere finanziamenti dal sistema bancario;
gli interventi che costituiscono trasformazione urbanistica ed edilizia del territorio sono subordinati al rilascio del permesso di costruire ed il rilascio di tale permesso comporta, ai sensi dell'articolo 16 del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, il versamento di un contributo commisurato all'incidenza degli oneri di urbanizzazione e al costo di costruzione; l'obbligazione è quindi di natura pecuniaria, con la possibilità per il soggetto debitore di eseguire, a parziale o totale scomputo del contributo, opere vere e proprie da cedere poi gratuitamente al comune;
ai fini fiscali, l'articolo 51 della legge n. 342 del 2000 definisce irrilevante ai fini IVA la cessione nei confronti di comuni di aree o di opere di urbanizzazione (tassativamente elencate), a scomputo di contributi di urbanizzazione o in esecuzione di convenzioni di lottizzazione, al pari quindi del versamento in denaro del contributo; spesso, però, i comuni chiedono alle imprese costruttrici di avere, a scomputo del contributo, alloggi residenziali da destinare a finalità pubbliche (per esempio edilizia convenzionata o per fasce bisognose); in tal caso, le cessioni effettuate ai comuni devono essere assoggettate ad IVA, non rientrando tra le opere di urbanizzazione primaria o secondaria;
in quest'ultimo caso l'ammontare dell'IVA diventa ovviamente un maggior onere per l'impresa costruttrice nel caso in cui rinunci alla rivalsa di cui all'articolo 18, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972, ovvero per il comune;
sarebbe opportuno estendere l'esenzione IVA prevista nel caso di cessione di aree o di opere di urbanizzazione anche alle cessioni gratuite di alloggi nell'ambito della realizzazione di piani di edilizia popolare e convenzionata, in modo da eliminare l'attuale disparità di trattamento fiscale –:
se non ritenga opportuno, al fine di aiutare la ripresa del settore delle costruzioni, assumere iniziative normative per estendere l'agevolazione prevista all'articolo 51 della legge n. 342 del 2000 anche alle cessioni gratuite di alloggi nell'ambito di realizzazione di piani di edilizia popolare e convenzionata. (5-08519)
BRAGANTINI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
quello delle costruzioni è uno dei settori che più risente degli effetti della crisi economico finanziaria che ha colpito l'Italia e le altre economie europee; secondo l'ANCE nel 2012 gli investimenti in costruzioni scenderanno del 6 per cento a causa soprattutto della difficoltà ad ottenere finanziamenti dal sistema bancario;
proprio per la difficoltà da parte delle famiglie di ottenere il finanziamento necessario per acquistare il nuovo immobile, sarebbe quanto mai opportuno, per aiutare il rilancio del settore, agevolare fiscalmente il ritiro in permuta da parte dell'impresa costruttrice del vecchio immobile che spesso è l'unico patrimonio disponibile da smobilizzare a sostegno dell'investimento; oggi, infatti, il trattamento fiscale della permuta è particolarmente gravoso per le imprese, in quanto il trasferimento di proprietà dell'immobile del privato è tassato ai fini delle imposte di registro, ipotecaria e catastale, ad aliquota piena;
nell'attuale ordinamento esiste già una norma che regola fattispecie similari, che consente l'applicazione dell'imposta di registro con aliquota agevolata dell'1 per cento delle imposte ipotecaria e catastale in misura fissa ai trasferimenti di immobili esenti da effettuati nei confronti di imprese che hanno per oggetto esclusivo o principale dell'attività la rivendita di beni immobili, a condizione che nell'atto di trasferimento l'acquirente dichiari che intende trasferirli entro i tre anni successivi;
sarebbe opportuno estendere tale trattamento fiscale all'ipotesi in cui il trasferimento di immobili avvenga da privati ovvero sia effettuato ad imprese che hanno per oggetto dell'attività esercitata la costruzione, la ristrutturazione, la rivendita e la gestione di immobili di proprietà; tale agevolazione dovrebbe essere concessa dietro impegno dell'impresa di costruzioni a rivendere gli immobili ritirati entro un determinato periodo temporale; in questo modo non si determinerebbero perdite di gettito per l'erario, dal momento che le imposte ad aliquote piene si applicherebbero al successivo trasferimento dall'impresa al nuovo acquirente –:
se non ritenga opportuno, al fine di aiutare la ripresa del settore delle costruzioni, assumere iniziative per applicare un trattamento fiscale agevolato ai fini delle imposte indirette ai trasferimenti di immobili da privati, ovvero effettuati ad imprese che hanno per oggetto dell'attività esercitata la costruzione, la ristrutturazione, la rivendita e la gestione di immobili di proprietà, senza perdita di gettito per l'erario. (5-08520)
NARDUCCI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
il decreto-legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011 (decreto cosiddetto Salva-Italia) ha disposto, all'articolo 26, la prescrizione, con decorrenza immediata, a favore dell'Erario delle banconote, dei biglietti e delle monete in lire ancora in circolazione. Pertanto, dalla giornata del 7 dicembre 2011, la Banca d'Italia non effettua più le operazioni di conversione lira-euro;
detta prescrizione opera abrogando, di fatto, il termine di prescrizione del 28 febbraio 2012, previsto per la conversione in euro delle lire in circolazione, ai sensi dell'articolo 3, comma 1-bis, della legge n. 96 del 1997 e dell'articolo 52-ter, comma 1-bis, del decreto legislativo n. 213 del 1998;
con la disposizione di cui sopra si è stabilita, senza alcun preavviso, la prescrizione immediata delle lire ancora in circolazione a beneficio dell'Erario. Conseguentemente, il controvalore che ne è versato all'entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnato al Fondo ammortamento dei titoli di Stato;
già in occasione della conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative, in data 23 febbraio 2012, il Governo aveva accolto un ordine del giorno, a firma dell'interrogante, volto ad impegnare il Governo medesimo a valutare la possibilità di riconoscere una proroga di termini nell'autorizzazione della Banca d'Italia in materia di conversione in euro delle lire ancora in circolazione;
da allora ad oggi non si hanno notizie sulle intenzioni del Governo, mentre molti cittadini, oltre un migliaio secondo alcune stime, si trovano in condizioni di attesa, sperando di non vedere volatilizzare i propri risparmi; infatti dai calcoli della Banca d'Italia, aggiornati al mese di maggio 2010, si evince che vi è un ammontare di lire in circolazione pari a 1,3 miliardi di euro, dunque un importante gettito per le casse dello Stato;
si registra una grave mancanza di informazione in merito alla prescrizione anticipata delle lire in circolazione a causa, anche, di una scarsa pubblicizzazione del provvedimento. Tutto ciò comporterà perdite di denaro, frutto di risparmi di cittadini ignari, soprattutto anziani e residenti all'estero, verso i quali sarebbe stato necessario e doveroso porre un termine di tempo congruo per poter essere informati e per potersi adeguare alle nuove disposizioni;
nessun altro Stato membro europeo ha posto con tale rigidità limiti alla conversione delle proprie vecchie monete, anzi per alcuni di questi Paesi non è nemmeno previsto un limite di tempo –:
quali iniziative intenda adottare il Governo per venire incontro alle esigenze di quei cittadini ignari delle repentine scadenze imposte e mantenere fede all'impegno assunto con l'accoglimento dell'ordine del giorno 9/4865-B/24 a prima firma Narducci, del 23 febbraio 2012, con il quale si è impegnato il Governo a valutare la possibilità di riconoscere una proroga di termini nell'autorizzazione della Banca d'Italia in materia di conversione in euro delle lire ancora in circolazione ed a garantire un'adeguata informazione nei confronti dei cittadini italiani residenti all'estero. (5-08521)
Interrogazioni a risposta scritta:
REGUZZONI e MONTAGNOLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere:
quanti siano i dipendenti dell'Agenzia delle entrate suddivisi regione per regione;
quale sia il rapporto tra i dipendenti dell'agenzia delle entrate e gli abitanti, regione per regione;
quale sia il rapporto tra i dipendenti dell'agenzia delle entrate e il prodotto interno lordo della regione, regione per regione;
se vi siano ragioni organizzative per gli scostamenti tra i rapporti sopra indicati;
se e quali iniziative il Governo abbia adottato o intenda adottare per normalizzare i dati di cui sopra e ridurre gli sprechi ove i rapporti non sono giustificati né giustificabili. (4-18742)
TASSONE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
nel mese di giugno 2012, nel comune di Scalea hanno fatto irruzione le forze dell'ordine su disposizione della direzione distrettuale antimafia della Calabria: nell'operazione sono stati sequestrati numerosissimi documenti deliberati dagli organi amministrativi degli ultimi anni;
il fatto ha rivestito notevole clamore nella comunità locale che conta circa 11 mila abitanti, in considerazione del fatto che la cittadina di Scalea è un punto di riferimento nel settore del turismo balneare, raggiungendo nei mesi estivi punte oltre 200 mila villeggianti, con notevoli riflessi quindi dal punto di vista socio-economico;
il comune è in forte difficoltà finanziarie per il debito pubblico che ammonta ad oltre 30 milioni di euro. I disagi derivati da questa disastrosa situazione per quanto consta agli interroganti, si riversano sui ritardi di pagamento degli stipendi degli impiegati e della mancanza di pagamento di forniture e delle prestazioni di decine di consulenti;
a tutto ciò l'amministrazione in carica ad avviso dell'interrogante non ha inteso rispondere con una coraggiosa politica di risparmio e di lotta all'evasione tributaria, continuando a chiedere alla tesoreria ingenti anticipazioni di cassa, con notevoli aggravi di interessi sul già enorme debito pubblico;
l'attività amministrativa del sindaco e della giunta è secondo l'interrogante basata essenzialmente sulla ricerca del consenso, distribuendo incarichi e prebende a soggetti vicini all'amministrazione e a finanziare cooperative e associazioni per futili attività promozionali, manifestazioni, convegni, e altro;
il consiglio comunale è molto diviso ed anche all'interno della maggioranza, oltre alle definizioni già avvenute, esistono forti spaccature tanto da non consentire il mantenimento del numero legale;
nel mese di agosto 2012, nel pieno dell'emergenza estiva, il sindaco ha posto in essere una disinibita operazione di potere azzerando la giunta e detenendo per oltre un mese tutte le deleghe sulla sua persona;
pare altresì che un'altra manovra di interessi personali sia in atto perché sembra si vogliano sostituire le attuali ditte per la raccolta dei rifiuti, della riscossione dei tributi e della costruenda azienda per il sistema di compostaggio, con società vicine ad alcuni componenti della giunta; queste situazioni sarebbero già avvenute per quanto riguarda alcune concessioni di terreni demaniali e altro;
il sindaco ultimamente è stato coinvolto in una forte polemica in quanto, nel 2008, in qualità di componente di una commissione di appalto di un finanziamento della regione Calabria di circa 400 mila euro, sembra volesse favorire una società di cui era stato in qualche misura dipendente. La gara poi, per effetto di un ricorso di una ditta esclusa, è stato annullata e, per l'evidente incompatibilità dell'attuale sindaco, si è perso il finanziamento regionale;
occorrerebbe limitare la perpetuazione di ulteriori danni alla società scaleota da parte degli organi politico-amministrativi di quella cittadina ed ostacolare l'intreccio di interessi personali nella pubblica amministrazione –:
se non sia opportuna un'ispezione da parte del Ministero dell'economia e delle finanze, in ordine alla drammatica condizione economica in cui versa il comune che non riesce a garantire i servizi essenziali alla comunità. (4-18750)
GIUSTIZIA
Interrogazione a risposta in Commissione:
SANTELLI. — Al Ministro della giustizia — Per sapere – premesso che:
con l'entrata in vigore, nell'ottobre del 1989, del nuovo codice di procedura penale, venne introdotta, come forma di verbalizzazione delle udienze penali, non più la dettatura da parte del giudice o il sunto del segretario di udienza e la relativa trascrizione manuale, ma la registrazione e la successiva trascrizione, oppure ove possibile, attraverso la stenotipia;
l'articolo 51 delle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale regolava l'attività di reperimento da parte dell'autorità giudiziaria del personale appositamente addestrato, e delegava il capo dell'ufficio giudiziario a stipulare contratti con ditte specializzate;
le modalità di documentazione del codice di procedura penale sono quelle previste dall'articolo 134 al 142. Con il decreto-legge n. 115 del 30 giugno 2005, articolo 9, venne modificato l'articolo 51 disposizioni attuative del codice di procedura penale, togliendo di fatto all'autorità giudiziaria il potere di incaricare il personale esterno, prevedendo che la gestione del servizio avvenisse per mezzo di un unico appalto nazionale stipulato dal Ministero della giustizia;
è di questi giorni la notizia che il Ministero della giustizia ha emanato una circolare destinata ai tribunali che li invita a tornare ai metodi precedenti, e cioè a far trascrivere a mano i verbali di udienza, in attesa di fondi da destinare alle ditte che hanno in appalto il servizio di registrazione e trascrizione, raccomandando di valutare fin da ora l'opportunità di limitarne l'utilizzo «ai soli procedimenti nei quali non sia praticabile la redazione di un verbale in forma integrale manuale»;
se non arriveranno i fondi, il Ministero dovrà rescindere i contratti stipulati con le ditte che svolgono il servizio di registrazione e trascrizione (stenotipia) e, pertanto, a decorrere dal primo dicembre 2012, lo stesso potrebbe essere interrotto;
la direzione generale del Ministero della giustizia, a maggio 2012 avrebbe chiesto al Ministero dell'economia e delle finanze l'integrazione ai fondi inizialmente stanziati sui vari capitoli di spesa che sono risultati insufficienti alle effettive esigenze;
tale richiesta sarebbe stata avanzata anche in relazione al capitolo di spesa per i costi relativi al servizio di documentazione degli atti processuali penali;
a quello che risulterebbe dalla circolare poiché il Ministero dell'economia e delle finanze non ha ritenuto di dover effettuare l'integrazione richiesta, al Ministero della giustizia si è presa in considerazione la possibilità di sopperire alla mancanza di risorse con gli stanziamenti provenienti dal fondo unico giustizia della cui ripartizione, tuttavia, ad oggi non è sarebbe pervenuta notizia certa;
in risposta ad un'interrogazione a risposta in Commissione, la n. 5-05752, il 29 novembre 2011, sempre in materia di trascrizione degli atti dibattimentali il Governo, il Sottosegretario al Ministero della giustizia professor Mazzamuto, comunicava che «è in corso di pubblicazione il nuovo bando di gara, nel quale sarà contemplato un ulteriore miglioramento del sistema di Portale: esso dovrà infatti garantire una maggiore sicurezza dei dati ed un più ampio accesso agli stessi da parte degli uffici giudiziari in sede locale, mantenendo a livello centrale il controllo sulla produzione qualitativa e quantitativa dei servizi» –:
quale sia stato l'esito della gara citata, e, qualora i fatti suesposti corrispondano al vero, quali siano le motivazioni che hanno impedito la previsione di un adeguato stanziamento di risorse necessarie ad assicurare quello che rappresenta un servizio assolutamente fondamentale, connaturato allo svolgimento del processo penale incentrato sull'oralità e sul principio dell'acquisizione della prova in dibattimento. (5-08513)
Interrogazione a risposta scritta:
DE POLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
a seguito della chiusura di alcuni uffici giudiziari (Pinerolo, Tolmezzo, Lucera, Rossano Calabro, Chiavari) si registrano numerose manifestazioni, convegni e raccolte firme da parte di rappresentanti di categoria per sensibilizzare l'opinione pubblica e poter presentare una legge di iniziativa popolare che ritocchi la legge delega n. 148 del 2011;
la legge delega n. 148 del 2011, che prevede appunto la revisione delle circoscrizioni giudiziarie sta provocando non pochi problemi di natura tecnico-organizzativa. In particolare i due decreti legislativi n. 155 e n. 156 del 7 settembre 2012 rispettivamente titolati «Nuova organizzazione dei tribunali ordinari e degli uffici del pubblico ministero, a norma dell'articolo 1, comma 2, della legge 14 settembre 2011, n. 148», e «Revisione delle circoscrizioni giudiziarie – Uffici dei giudici di pace, a norma dell'articolo 1, comma 2, della legge 14 settembre 2011, n. 148», non seguono secondo l'interrogante le indicazioni contenute nei pareri contrari delle Commissioni giustizia della Camera dei deputati e del Senato, che rilevavano come i criteri contenuti nell'articolo 1, comma 2, della delega prevista dalla legge n. 148 del 2011, di conversione, con modificazioni, del decreto-legge n. 138 del 2011, fossero stati recepiti solo in parte, non tenendo conto dell'estensione del territorio nonché della sua specificità, del numero degli abitanti, dei carichi di lavoro, della situazione infrastrutturale e del tasso d'impatto della criminalità organizzata, ma altrettanto grave è non preservare nuove strutture recentemente finanziate che assicurano un servizio di prim'ordine per tempi e modi di lavoro come quella di Bassano del Grappa –:
se non ritenga opportuno intervenire e assumere necessarie iniziative per modificare il decreto legislativo n. 155 del 2012 in particolare per la parte che riguarda il tribunale di Bassano e gli altri uffici giudiziari già soppressi. (4-18729)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazione a risposta in Commissione:
DELFINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
a seguito della decisione assunta dalla regione Piemonte, in merito al piano di riorganizzazione del trasporto pubblico ferroviario, le linee Castagnole delle Lanze-Alessandria e Asti-Alba sono state sospese e i collegamenti sono stati sostituiti interamente da autobus;
tale soluzione, però, ha creato numerosi disagi agli utenti per i continui ritardi registrati, condizioni di sovraffollamento e per le scarse informazioni nelle stazioni circa gli orari di arrivo e partenza degli autobus sostitutivi;
le tratte in parola rappresentano un collegamento fondamentale per il tessuto sociale, essendo utilizzate quotidianamente da numerosi pendolari, tra cui moltissimi studenti e lavoratori pendolari;
a fronte dei disagi riscontrati per l'inefficienza del servizio e della rilevante affluenza di pendolari che utilizzano tali collegamenti, gli amministratori locali dei comuni interessati hanno predisposto un documento, trasmesso alla regione Piemonte, con proposte per superare le attuali criticità registrate;
in particolare, nel documento viene proposto alla regione di inserire le linee Asti-Alba e Castagnole delle Lanze-Alessandria tra quelle che verranno messe a gara per individuare un nuovo gestore e avviare la sperimentazione di un sistema di trasporto integrato ferro-gomma, con collegamenti su rotaia negli orari di maggior affluenza e con autobus per le corse meno frequentate;
con questa proposta, hanno spiegato gli amministratori locali, verrebbero salvaguardate le infrastrutture ferroviarie, per le quali sono state investite ingenti risorse, e superate le attuali criticità riscontrate e denunciate quotidianamente dai cittadini –:
quali iniziative, per quanto di competenza, intenda attuare al fine di porre fine ai continui disagi che i cittadini piemontesi lamentano, con particolare riferimento alle problematiche e alla proposte evidenziate nel documento congiunto elaborato dagli amministratori locali dei comuni interessati. (5-08511)
Interrogazioni a risposta scritta:
DIMA, TRAVERSA, SANTELLI, GOLFO, ANTONINO FOTI e GALATI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
nel pomeriggio di sabato 24 novembre 2012, nel territorio del comune di Rossano (Cosenza), un terribile e gravissimo incidente ferroviario ha causato la morte di sei lavoratori agricoli rumeni;
la magistratura e le forze dell'ordine stanno predisponendo ogni accertamento utile a far emergere cause e responsabilità di una tragedia che ha sconvolto un intero territorio ed ha profondamente colpito una comunità di cittadini, quella rumena, che ogni anno, in questo periodo, raggiunge questa parte della Calabria per lavorare alla raccolta degli agrumi;
la sciagura è stata causata dall'impatto, nei pressi di c/da Toscano, nel comune di Rossano (Cosenza), nei pressi di un passaggio a livello gestito da privati, dell'autovettura sulla quale viaggiavano i sei lavoratori stagionali con il treno regionale 3753, partito da Sibari e diretto a Reggio Calabria;
il gravissimo episodio ripropone il tema della sicurezza della linea ferroviaria ionica, che è divenuta l'esempio più evidente dell'abbandono del territorio da parte dello Stato che ad avviso degli interroganti ha chiaramente deciso di disimpegnarsi e di non fornire più alcuna risposta sia al problema dell'ammodernamento e della messa in sicurezza di una tratta ferroviaria ad un solo binario e priva di elettrificazione sia a quello del taglio indiscriminato dei treni a lunga percorrenza che fino a poco tempo fa permettevano un collegamento più o meno decente con le grandi città del Nord Italia;
l'intero tratto ferroviario Ionico, teatro della gravissima vicenda, è costellato da quelli che agli interroganti appaiono pseudo passaggi a livello funzionalmente dati in concessione ad uno o più privati e molti dei quali in precarie condizioni di sicurezza;
la tristezza di queste ore che la comunità rossanese, e più in generale quella calabrese, sta condividendo, con grande e sincera solidarietà, con quella rumena, è accompagnata dalla rabbia e dalla preoccupazione per il complessivo quadro di degrado che questa parte della Calabria è costretta a subire per via dell'attuazione di politiche nazionali di riduzione di risorse e di investimenti infrastrutturali –:
quali iniziative il Ministro interrogato abbia posto in essere per verificare, per quanto di competenza, le responsabilità esistenti ed il complessivo stato di sicurezza in cui versa la rete ferroviaria ionica che dovrebbe essere caratterizzato dall'attuazione di un più complessivo piano di soppressione di questi attraversamenti ferroviari affidati in concessione ai privati nonché quali azioni siano state intraprese per permettere un miglioramento della linea ferroviaria io questione. (4-18726)
REGUZZONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere data l'importanza della strada statale 33 «del Sempione» e con riferimento all'intero asse da Milano al confine di Stato, quali interventi di miglioria o potenziamento siano programmati, in che stadio di realizzazione e/o progettazione siano, quali siano i finanziamenti e quali siano i tempi previsti per gli appalti, la realizzazione delle opere e la conclusione dei lavori. (4-18734)
ROSATO, MARTELLA, VIOLA, STRIZZOLO, MARAN, LENZI, SBROLLINI, SARUBBI e RUBINATO. —Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:
la Commissione europea ha inserito il progetto per la realizzazione di un corridoio ferroviario che colleghi la zona adriatica a quella baltica all'interno delle priorità strategiche europee, previste dalla proposta sulle linee guida delle nuove reti transeuropee di trasporto, pubblicata il 19 ottobre 2011;
il corridoio Baltico-Adriatico, che dovrebbe collegare Danzica a Bologna, attraversando Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Austria e Italia, toccando Venezia, Udine e Trieste, rappresenta un tracciato essenziale per il Friuli Venezia Giulia e per l'intero Nordest, perché implementerebbe il traffico di persone e merci su rotaia tra il nord e il sud dell'Europa centrale, agganciando i porti dell'Alto Adriatico al bacino danubiano;
il corridoio Baltico-Adriatico (progetto prioritario europeo numero 23), è ritenuto un progetto chiave per il rilancio dei traffici tra i porti del Baltico e quelli dell'Adriatico perché agevolerebbe lo smistamento delle merci in arrivo dalla Cina attraverso il Canale di Suez verso tutto il Centro Europa, e per Trieste e Venezia, terminal logistici privilegiati, rappresenterebbe una grande opportunità;
il progetto, quindi, determina quelli che saranno i traffici commerciali futuri in Europa e a tal fine è necessario ricordare che questo raffigura un'importante opportunità per il Nordest per tornare a essere la porta d'accesso dell'Unione europea al Mediterraneo;
grazie all'impegno e agli sforzi messi in campo dall'Italia e dalla delegazione italiana al Parlamento europeo, il progetto del 2011 ha previsto, coerentemente con gli obiettivi esposti, che la linea baltico-adriatica parta da Danzica e raggiunga i porti italiani di Trieste, Venezia e Ravenna, passando sul territorio italiano e incontrando nel Friuli Venezia Giulia il corridoio Mediterraneo;
la Slovenia sta ponendo in essere in ambito europeo manovre per ottenere un collegamento del porto di Capodistria al Corridoio Baltico-Adriatico passante attraverso il territorio sloveno: il 13 giugno 2012, il Consiglio europeo ha reintegrato la tratta Graz-Maribor-Lubiana-Capodistria e, in sintonia con questa decisione, ai primi di novembre di quest'anno è stato depositato alla Commissione trasporti del Parlamento europeo un corrispondente emendamento, fatto proprio dalla relatrice Inés Ayala Sender;
questa modifica metterebbe a rischio i risultati ottenuti dall'Italia e dagli europarlamentari italiani, tramutandosi in un grave pregiudizio per lo sviluppo economico dei porti dell'alto Adriatico che già soffrono una diminuzione dei trasporti marittimi complessivamente movimentati e che dal nuovo tracciato sarebbero danneggiati nelle loro capacità competitive; ciò è particolarmente vero per il porto di Trieste, che si trova a una decina di chilometri di distanza dal porto di Capodistria;
sollecitazioni a opporre resistenza alla realizzazione del ramo sloveno sono giunte anche dal presidente dell'Unione interporti riuniti e dell'interporto di Bologna, e dal presidente di Transpadana –:
se il Governo italiano intenda attuare presso il Consiglio e la Commissione europea interventi urgenti e determinati per mantenere in essere il tracciato già identificato dalla Commissione europea confermando all'Italia la tratta finale e impedendo tutte quelle modifiche che sarebbero irrimediabilmente dannose per il Paese. (4-18752)
INTERNO
Interrogazioni a risposta immediata:
DI BIAGIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 2199, comma 4, del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, che riproduce l'articolo 16 della legge 23 agosto 2004, n. 226, abrogata dallo stesso codice, dispone che i concorrenti per il ruolo degli agenti e assistenti della polizia di Stato, giudicati idonei e utilmente collocati nelle graduatorie di merito, vengono suddivisi in due cosiddette aliquote: una parte, corrispondente al 55 per cento, è immessa direttamente nelle carriere iniziali; la restante – pari al 45 per cento – viene immessa nelle carriere iniziali, dopo avere prestato servizio nelle Forze armate in qualità di volontario in ferma prefissata quadriennale;
il comma 6 dell'articolo 2199 del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, dispone, in particolare, che i criteri e le modalità per l'ammissione dei concorrenti alla ferma prefissata quadriennale, la relativa ripartizione tra le singole Forze armate e le modalità di incorporazione sono stabiliti con decreto del Ministro della difesa, sulla base delle esigenze numeriche e funzionali delle Forze armate, rimandando, di fatto, tali dinamiche di ammissione alle disponibilità dell'amministrazione e, quindi, ad un principio di discrezionalità amministrativa;
malgrado la sussistenza di una seconda aliquota in tutti i concorsi, a partire dal 2006 sono stati comunque banditi nuovi concorsi che hanno determinato l'incremento delle unità di personale rientranti nella cosiddetta seconda aliquota: dal 2006 al 2011 sono stati banditi quattro concorsi per una domanda di reclutamento pari a 6.814 unità di personale;
nonostante le evidenti e più volte ribadite esigenze di incremento delle risorse umane e strumentali in capo al Ministero dell'interno, paradossalmente, al momento, risultano inoperativi circa 1.700 vincitori di concorso, collocati nella cosiddetta seconda aliquota e non più transitati dall'Esercito alla polizia di Stato, sebbene titolari di una priorità di inserimento;
il Ministro interrogato, rispondendo all'interrogazione a risposta immediata in Assemblea del 26 settembre 2012 (la n. 3-02489), ha precisato che: «L'assunzione nel ruolo della polizia di Stato, una volta terminato il periodo di ferma, deve comunque essere valutata alla luce dei ridimensionamenti imposti dalla spending review, che incidono anche sul sistema delle dinamiche del turn over per il personale delle forze di polizia. La quota dei volontari che non potrà essere subito assunta sarà, comunque, immessa in servizio con il venir meno delle limitazioni imposte dal turn over»;
nell'ambito della discussione parlamentare in sede referente relativa alla legge di stabilità per l'anno 2013, è stata superata una parte delle criticità relativa alla configurazione del turn over nel comparto difesa, sicurezza e vigili del fuoco, così come delineato dalla spending review del luglio 2012: nello specifico, con i commi aggiuntivi all'articolo 3 introdotti dal relatore, i Ministeri interessati «sulla base di metodologie per la quantificazione dei relativi fabbisogni (...) procedono alla rimodulazione e alla riprogrammazione delle dotazioni dei programmi di spesa» finalizzate anche «ad assunzioni a tempo indeterminato sulla base di procedure concorsuali già avviate»;
le assunzioni, di cui ai commi sopra indicati, sono da effettuarsi – secondo il testo del disegno di legge di stabilità per l'anno 2013 approvato dalla Camera dei deputati e all'esame del Senato della Repubblica – anche in deroga «alle percentuali di turn over di cui all'articolo 66, comma 9-bis, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133»;
stando alla rettifica normativa introdotta nel corso della sede referente della legge di stabilità per l'anno 2013, si sarebbero verificate le condizioni – auspicate dal Ministro interrogato – per consentire di valutare l'immissione in servizio delle cosiddette seconde aliquote, una volta terminato il periodo di ferma;
in una prospettiva di reale razionalizzazione, inoltre, per far fronte al fabbisogno di personale, le amministrazioni competenti dovrebbero utilizzare le graduatorie ancora vigenti dei concorsi pubblici già espletati a decorrere dal 2006 per il reclutamento di personale a tempo indeterminato – e non limitarsi ai concorsi già avviati – ricorrendo a tali graduatorie quando si tratta di procedere all'assunzione di profili corrispondenti o analoghi a quelli previsti nei bandi dei concorsi ai quali si riferiscono le graduatorie medesime;
la mancata transizione degli idonei verso il Corpo della polizia di Stato, unita alla ciclica indizione di nuovi e onerosi concorsi, rischia di configurarsi come un paradosso: da un lato, l'amministrazione attraverso nuovi concorsi dichiara di aver bisogno di nuovi operatori, dall'altro relega ad una condizione di transizione coloro che hanno già superato il medesimo concorso, con conseguente dispendio di risorse da parte dell'erario –:
se si intenda dar seguito a quanto auspicato nel riscontro all'interrogazione a risposta immediata citata in premessa, alla luce delle recenti evoluzioni normative, attraverso iniziative volte a far fronte al rinnovato fabbisogno di personale attingendo dalle graduatorie ancora vigenti di concorsi già espletati a decorrere dal 2006, consentendo la reale transizione nel Corpo della polizia di Stato ai vincitori dei concorsi – già espletati – rientranti nelle seconde aliquote di cui in premessa.
(3-02626)
DOZZO, MARONI, BOSSI, LUSSANA, FOGLIATO, MONTAGNOLI, FEDRIGA, FUGATTI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CAVALLOTTO, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DAL LAGO, DESIDERATI, DI VIZIA, DUSSIN, FABI, FAVA, FOLLEGOT, FORCOLIN, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, ISIDORI, LANZARIN, MAGGIONI, MARTINI, MERONI, MOLGORA, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, POLLEDRI, RAINIERI, REGUZZONI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 1 della legge 24 dicembre 1954, n. 1228, in materia di iscrizioni anagrafiche, come integrata dall'articolo 1, comma 18, della legge 15 luglio 2009, n. 94 («Pacchetto Maroni sicurezza»), stabilisce che: «L'iscrizione e la richiesta di variazione anagrafica possono dar luogo alla verifica, da parte dei competenti uffici comunali, delle condizioni igieniche-sanitarie dell'immobile in cui il richiedente intende fissare la propria residenza, ai sensi delle vigenti norme sanitarie;
la citata disposizione introdotta su iniziativa dell'allora Ministro dell'interno, onorevole Roberto Maroni, è diretta a fornire ai sindaci e agli ufficiali di anagrafe la possibilità di verificare la sussistenza e i requisiti di abitabilità delle dimore per le quali venga avanzata una richiesta di fissazione di residenza;
s'intendeva in tal modo evitare, sulla scorta di casi concretamente verificatisi, che gli uffici anagrafici potessero essere chiamati ad accogliere domande di iscrizione anagrafica per abitazioni chiaramente prive dei minimi requisiti di abitabilità;
si riscontra da parte di alcune prefetture un'erronea interpretazione della norma citata, nel senso di ritenere che le risultanze delle certificazioni di carattere tecnico attinenti all'abitabilità non possano essere di ostacolo all'iscrizione anagrafica, in quanto la valutazione delle medesime esulerebbe dalla sfera delle competenze proprie dell'ufficiale d'anagrafe;
una siffatta interpretazione, anche alla luce della riduzione recata da recenti provvedimenti dell'attuale Governo dei termini per le iscrizioni anagrafiche, produrrebbe l'effetto di vanificare qualsiasi controllo sull'abitabilità in occasione dell'esame delle richieste di iscrizione anagrafica –:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno indirizzare agli uffici anagrafici dei comuni una circolare al fine di chiarire la corretta interpretazione della norma in esame, in conformità all'intenzione del legislatore illustrata in premessa. (3-02627)
SANTELLI, DIMA, GALATI, GOLFO e TRAVERSA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
a seguito delle elezioni amministrative del maggio 2011 è stato eletto sindaco del comune di Reggio Calabria il dottor Demetrio Arena, la cui giunta si è insediata nel mese di giugno 2011;
il 18 novembre 2011 si è conclusa un'operazione di polizia giudiziaria denominata «Astrea», che ha coinvolto il socio privato della Multiservizi spa, società mista affidataria dei servizi di manutenzione dei beni comunali;
il 21 dicembre 2011, nel corso dell'operazione di polizia giudiziaria denominata «Alta tensione 2», è stato tratto in arresto un consigliere comunale, immediatamente sospeso e sostituito con il primo dei non eletti della lista di appartenenza;
in conseguenza alle predette operazioni di polizia giudiziaria, il prefetto di Reggio Calabria, dottor Luigi Varratta, con proprio decreto del 20 gennaio 2012, ha disposto l'attivazione della procedura di accesso presso il comune di Reggio Calabria;
l'amministrazione comunale ha potuto svolgere a pieno il proprio mandato solo per sei mesi, ovvero fino all'insediamento della commissione di accesso;
il 14 luglio 2012, al termine dell'attività ispettiva, la commissione di accesso ha depositato le proprie conclusioni, sulle cui risultanze il neo prefetto, dottor Vittorio Piscitelli, sentito il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza, ha redatto la sua relazione trasmettendola al Ministero dell'interno il 26 luglio 2012;
il 9 ottobre 2012 il Consiglio dei ministri ha approvato la proposta di scioglimento del consiglio comunale di Reggio Calabria, ai sensi dell'articolo 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, formulata dal Ministro interrogato;
dalla relazione della commissione di accesso emergono grossolani errori, innumerevoli inesattezze e rilevanti omissioni, travisamento dei fatti e ribaltamento delle responsabilità, tra le quali:
a) casi di omonimia o notizie inesatte sull'attività di singoli professionisti, che hanno infangato la reputazione di onesti cittadini;
b) vengono tacciate di contiguità con la criminalità organizzata e si adombrano sospetti del tutto infondati su importanti imprese cittadine, che, addirittura, risulterebbero fornitrici ed appaltatrici della questura e della prefettura;
c) vengono segnalate come «infiltrate» cooperative sociali di tipo B, fornitrici dei servizi sociali al comune, in quanto composte da soggetti con precedenti penali, con ciò ignorando che le stesse, svolgendo attività di recupero di soggetti svantaggiati, devono essere composte da ex detenuti ed ex tossicodipendenti;
d) viene addebitata al comune, secondo quanto consta agli interroganti, l'intempestività con cui ha proceduto allo scioglimento della società mista Multiservizi spa, non tenendo in considerazione che la prefettura, soltanto a seguito delle reiterate richieste del comune, ha rilasciato l'interdittiva antimafia dopo ben sette mesi;
e) tra i consiglieri «attenzionati» non risultano, peraltro, due soggetti nei cui confronti esistono, a parere degli interroganti, motivi ben più gravi rispetto a quelli che vengono menzionati nella relazione: il primo in quanto socio in imprese confiscate e riportate nella citata relazione, il secondo in quanto imparentato con soggetti destinatari di procedimenti penali;
molti cittadini stanno proponendo azioni giudiziarie a causa degli errori contenuti nella relazione e dell'avvenuta pubblicazione di un atto riservato –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza degli errori contenuti nella relazione in base alla quale ha proposto il provvedimento di scioglimento e se abbia intenzione di chiedere ai propri uffici un riscontro in tal senso, anche al fine di individuare gli strumenti più idonei per salvaguardare i tanti cittadini onesti che si sono visti accusare ingiustamente di contiguità alla criminalità organizzata.
(3-02628)
Interrogazione a risposta orale:
BURTONE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il Ministero dell'interno si appresterebbe a varare un progetto di riordino degli uffici di prefetture e questure nelle sedi delle province di cui il Governo ha previsto la soppressione;
al loro posto dovrebbero sorgere cosiddetti «presidi di sicurezza» e «presidi di governo»;
purtuttavia per aree ad alto tasso di fenomenologie delittuose e criminali o a particolare rischio di vulnerabilità ambientale o anche di particolare disagio economico gli uffici di questure e prefetture potrebbero rimanere in vita;
alcuni articoli di stampa come ad esempio quello apparso su «La Stampa» del 25 novembre ultimo scorso parla di Brindisi, Crotone e Vibo Valentia che ad esempio salverebbero in questo modo la operatività dei propri attuali uffici di prefettura e Questura;
si intende sollevare la questione relativa alla provincia di Matera di cui il Governo avrebbe previsto la soppressione;
si tratta di un territorio molto ampio e importante sul quale insistono una serie di complessità, sociali, ambientali, di rischio infiltrazione criminale, soprattutto lungo la fascia jonica, che non possono in alcun modo prevedere un declassamento degli uffici in questione;
non sarà difficile per il Ministro informarsi dal prefetto e dal questore di Matera circa la enorme mole di lavoro svolta in vertenze, comitato territoriale dell'ordine e della sicurezza pubblica, di sollecitazioni per tensioni sociali legate alle crisi occupazionali, alle emergenze ambientali;
lavoro svolto con grande abnegazione dal personale in servizio nelle sedi centrali ma anche nei commissariati di pubblica sicurezza di Pisticci e Scanzano Jonico, dalle polstrada di Policoro, nonché dei vigili del fuoco su tutto il territorio provinciale –:
se e quali iniziative il Ministro intenda attivare con la massima urgenza per verificare quanto sopra espresso e di conseguenza evitare il declassamento di prefettura e questura di Matera. (3-02622)
Interrogazione a risposta in Commissione:
SANTELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
nel procedimento di assegnazione delle scorte, a livello locale, le esigenze di sicurezza devono essere valutate dalla prefettura che comunque non ha poteri decisionali che sono demandati al Ministro dell'interno;
il Ministro dell'interno, sentito il Comitato nazionale dell'ordine e della sicurezza, stabilisce le «alte personalità istituzionali nazionali» che hanno diritto alla scorta in ogni caso;
hanno diritto alla scorta per legge il Presidente e i Presidenti emeriti della Repubblica;
il Ministro Cancellieri ha più volte affermato che non saranno tollerati privilegi e che sarebbe auspicabile una profonda revisione del sistema;
il Ministero dell'interno non ha mai fornito dati certi ed aggiornati circa le risorse umane e finanziarie impegnate per i servizi di protezione;
secondo i dati forniti dai sindacati di polizia solo il 20 per cento dei servizi di protezione disposti riguarda persone considerate a rischio, mentre il restante 80 per cento riguarda servizi di protezione di secondo livello e di livelli più bassi;
sempre secondo i sindacati di polizia la spesa annua per il servizio di scorta si attesta sui 250 milioni di euro;
il segretario nazionale del sindacato Silp-Cgil ha sostenuto che uno dei maggiori problemi legati all'assegnazione di una scorta è la revoca, vale a dire che quando il rischio cessa spesso non si procede con l'interruzione del servizio –:
quanti siano ad oggi i parlamentari sottoposti al servizio scorta e quali siano i livelli di protezione;
che tipo di verifiche vengano effettuate per valutare periodicamente la gravità e l'attualità del rischio. (5-08530)
Interrogazioni a risposta scritta:
NICOLA MOLTENI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il decreto-legge n. 201 del 2011 prevede l'anticipo al 2012 dell'entrata in vigore dell'imposta municipale propria (IMU), rivedendo numerosi aspetti rispetto alla originale versione dell'imposta, così come era concepita all'interno del decreto sul federalismo municipale, ed in particolare stabilendo che il 50 per cento degli introiti provenienti dal gettito ICI (IMU) sulla seconda casa e sugli altri immobili non definibili come abitazione principale sia destinato allo Stato, e prevedendo altresì come il fondo sperimentale di riequilibrio, ovvero il fondo perequativo, venga modificato in ragione delle differenze del gettito stimato ad aliquota di base rispetto al gettito incassato dai comuni ICI del 2010, così come risultante dal rendiconto al bilancio dell'ente del 2010;
in conseguenza delle modifiche apportate alla legislazione vigente e contenute all'interno del decreto-legge n. 16 del 2012, i comuni, in fase di predisposizione dei bilanci previsionali per l'esercizio 2012 hanno iscritto il convenzionale derivante dall'applicazione dell'IMU ad aliquote ordinarie sulla base dei valori stimati dal dipartimento delle finanze del Ministero dell'economia e delle finanze per ciascun comune;
il gettito convenzionale di entrata da imposta municipale propria di spettanza del comune di Veniano (Como) risultava essere per il bilancio esercizio 2012 pari a 632.331 euro, così come riportato dal dipartimento delle finanze e in ottemperanza dell'articolo 13, comma 12-bis, del decreto-legge n. 201 del 2011. Tale valore, a seguito dell'aggiornamento operato dallo stesso dipartimento delle finanze, il 6 agosto 2012, è stato rideterminato in 589.864 euro, inferiore al precedente dato ma comunque maggiore della proiezione che l'ente comunale ha elaborato a fronte del pagamento della prima rata dell'imposta di giugno, pari a circa 273 mila euro, e che su base annuale, ad aliquote standard, porterà un incasso di 546.000 euro, ovvero 40 mila euro in meno rispetto alla proiezione governativa;
il medesimo dipartimento ha invece riportato il valore di 589.864 euro quale totale gettito IMU, ha confermato il valore di 53.511 euro per l'IRPEF e addizionale locale su redditi fondiari relativi ad immobili non locati, e rivisto al ribasso, il valore dell'ICI 2010, il cui importo è passato da 533.758 euro a 515.368 euro, pari ad una riduzione di 18.390 euro;
a fronte dei dati sopra esposti, il comune di Veniano subirà un taglio al FSR di 74.495,66 euro, così come riportato, peraltro, nel prospetto del dipartimento delle finanze in possesso al medesimo comune; di fatto la variazione sul fondo avrebbe dovuto essere calcolata tra i valori di 546.000 euro (proiezione gettito IMU come così come calcolato del comune) e 505.000 euro (dato incasso ICI così come ricavato dal certificato al conto consuntivo 2010). In questa circostanza il comune di Veniano non avrebbe subito il maggior taglio operato sul FSR con ovvie ripercussioni sugli equilibri finanziari dell'ente che, in sede di approvazione degli equilibri di bilancio, dovrà necessariamente far fronte a tale ammanco –:
in base a quali criteri siano state effettuate le stime ministeriali di gettito dell'IMU, anche a fronte dell'incasso registrato a giugno dall'ente, e le stime dell'ICI 2010 e dell'IRPEF e dell'addizionale locale sui redditi fondiari relativi agli immobili locati, specificando altresì se il Ministro non ritenga opportuno fornire al comune le idonee precisazioni sul fatto che le attribuzioni ministeriali al FSR derivano da procedimenti di quantificazione corretti, coerenti con la vigente normativa ed in linea con i valori ICI 2010 certificati dagli stessi comuni. (4-18732)
REGUZZONI e MONTAGNOLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere:
quanti siano gli appartenenti al Corpo dei vigili del fuoco suddivisi regione per regione;
quale sia il rapporto tra gli appartenenti al Corpo dei vigili del fuoco e gli abitanti, regione per regione;
se vi siano ragioni organizzative per gli scostamenti tra i rapporti sopra indicati;
se e quali iniziative il Governo abbia adottato o intenda adottare per normalizzare i dati di cui sopra e ridurre gli sprechi ove i rapporti non sono giustificati né giustificabili. (4-18743)
BARBATO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
il comune di Cava de’ Tirreni (Salerno) in data 26 novembre 2012 è stato interessato dall'arresto di sei persone nell'ambito di un'inchiesta sugli appalti pubblici condotta dalla procura di Salerno;
tra le sei persone arrestate dai carabinieri figura anche l'assessore comunale all'urbanistica, Alfonso Carleo, finito ai domiciliari, pochi giorni fa nominato vice sindaco dal sindaco Marco Galdi;
sono agli arresti domiciliari il dirigente del quarto settore lavori pubblici del comune, l'ingegnere Antonino Attanasio e ancora, Gianluigi Accarino, funzionario del settore lavori pubblici, Carmine Vitale, geometra del comune addetto alle opere pubbliche e servizi manutentivi. In carcere sono finiti: Francesco Porcelli, geometra addetto alla tutela ambientale e alla pianificazione del territorio del comune cavese e l'imprenditore Michele Russo al centro anche di verifiche su azioni intimidatorie di stampo camorristico compiute durante le elezioni amministrative del 2010;
alla base dell'inchiesta ci sarebbe un patto tra politici e imprenditori del territorio per gli appalti pubblici (http://lacittadisalerno.gelocal.it);
i militari hanno eseguito 28 perquisizioni a carico di amministratori locali;
secondo l'accusa era stato costituito un patto di potere con forti relazioni interpersonali per l'assegnazione di appalti pubblici disponendo l'effettuazione di lavori prima che venisse fatta la ricerca di mercato, condotta poi con l'acquisizione concordata di offerte da ditte compiacenti (http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it);
gli arresti sono stati eseguiti dai militari del comando provinciale di Salerno che hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del tribunale di Salerno;
i reati ipotizzati dalla procura della Repubblica, diversi da indagato a indagato, sono di abuso d'ufficio, concussione e falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale. Secondo gli investigatori «al patto di potere scoperto durante le indagini, che aveva come obiettivo fini illeciti, partecipavano privati cittadini, professionisti e imprenditori con referenti politici dell'area, pronti a spendere le loro conoscenze, influenze politiche e capacità di condizionamento delle amministrazioni per interessi propri e di terzi» –:
se sussistono i presupposti perché siano attivate le procedure per il controllo sugli organi di cui al testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali. (4-18748)
ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:
da un articolo apparso sul Fatto Quotidiano del 17 novembre 2012, si apprende che negli uffici dello stesso è stato fatto recapitare un dossier con ogni probabilità curato da un funzionario di ruolo, composto da un centinaio di pagine molto circostanziate nelle quali si parla di un non meglio specificato «sistema» che avrebbe interessato da tempo uno dei centri di spesa principali del Governo: la direzione generale della ricerca;
tale organo ministeriale gestisce l'erogazione di 6,2 miliardi di euro di contributi comunitari a fondo perduto, 3 miliardi di budget statale e un miliardo l'anno di fondi ordinari per gli enti di ricerca;
stando al dossier anonimo, quanto ivi contenuto sarebbe soltanto la punta dell’iceberg di un sistema messo in piedi da una vera e propria «cricca» che, ai piani alti del Ministero, avrebbe offerto una sponda sistematica alle truffe; come si apprende ancora da citato quotidiano, l'anonimo fa nomi e cognomi di funzionari e collaboratori infedeli, di consulenti rapaci, di tangenti, scambi di favore, di appalti pilotati, di assunzioni e consulenze, ancorché tutte da dimostrare e di una decine di aziende che avrebbero beneficiato di finanziamenti pur non avendo i requisiti; nell'articolo viene ricordato anche che tale ingente quantità di risorse risulta in parte già finita al centro di alcune inchieste per truffa, dal dissesto dell'Idi romana al gruppo Silva che dirottava al Nord i fondi europei per il meridione;
la ricerca In Italia è stata penalizzata da tagli assurdi e sconsiderati e immaginare che finanziamenti destinati ad essa siano finiti in un ragnatela fatta di scambi di favore, appalti pilotati, assunzioni e consulenze in pieno conflitto di interessi, sarebbe la mortificazione della ricerca, uno schiaffo in faccia intollerabile al Paese, ai giovani e ai ricercatori che portano avanti progetti importanti tra mille difficoltà o che, in molti casi, vi hanno dovuto rinunciare definitivamente;
il Ministro interrogato, nel corso di un'audizione tenutasi il 22 novembre presso la VII Commissione cultura, ha comunicato di aver prontamente richiesto alla ragioneria generale dello Stato di disporre con immediatezza un'indagine amministrativo-contablle, da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica, sulle modalità di gestione delle risorse finanziarie nazionali e comunitarie dal 2008 a oggi e di segnalare alla magistratura contabile e penale le eventuali irregolarità rinvenute, pur nella consapevolezza della natura anonima del citato dossier del quale il Ministero a tutt'oggi non conosce i contenuti;
a parere degli interpellanti, le risposte fornite nel corso della menzionata audizione non sono apparse, in ogni caso, pienamente esaustive –:
di quali ulteriori informazioni disponga in ordine a quanto espresso in premessa, con particolare riferimento ai contenuti del citato dossier anonimo;
quali tempi si prefigurino per ottenere una risposta tempestiva da parte delle istituzioni competenti, in termini di trasparenza e chiarezza.
(2-01756) «Borghesi, Zazzera, Di Pietro».
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
recenti denunce e fatti di cronaca hanno portato all'attenzione generale della pubblica opinione le condizioni di profondo disagio nella fruizione di locali e servizi pubblici che vivono le persone portatrici di handicap fisici;
si fa riferimento espressamente alla vicenda che ha visto protagonista il giornalista e firma storica del settimanale Panorama, Pino Bongiorno, costretto ad attese interminabili negli uffici dell'INPS privi delle necessarie dotazioni di ausilio o con dotazioni non funzionanti, al solo fine di certificare la propria condizione di disabilità. Lo stesso sarebbe stato anche dileggiato da una funzionaria dell'ente che avrebbe espresso giudizi inappropriati circa le conseguenze della sopravvenuta condizione di invalidità;
la persistenza delle barriere architettoniche non solo all'interno degli edifici, ma anche all'esterno determina inaccettabili difficoltà e limitazioni per i disabili;
il gruppo del Partito democratico ha sempre coerentemente mostrato sia con proposte di legge sia con atti di sindacato ispettivo una speciale attenzione nei confronti del mondo delle disabilità –:
se siano stati avviati accertamenti sull'accaduto sommariamente esposto in premessa, che ha visto vittima il giornalista Pino Bongiorno vicedirettore del settimanale Panorama, individuando le eventuali responsabilità;
quali siano i dati a disposizione del Governo circa la reale fruibilità da parte dei cittadini disabili di tutti gli uffici pubblici;
quali iniziative si intendano adottare per ottemperare ai doveri della pubblica amministrazione nei confronti dei cittadini portatori di handicap, qualora si riscontrino difformità e/o inadeguatezze nelle dotazioni infrastrutturali di enti e servizi pubblici.
(2-01754) «Losacco».
Interrogazione a risposta immediata:
ZELLER e BRUGGER. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 29, comma 5, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, recante «Attuazione dell'articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro», come da ultimo modificato dall'articolo 1, comma 2, del decreto-legge 12 maggio 2012, n. 57, prevede che i datori di lavoro che occupano fino a 10 lavoratori effettuino la valutazione dei rischi sulla base delle procedure standardizzate di cui all'articolo 6, comma 8, lettera f), del decreto legislativo n. 81 del 2012 e che, fino alla scadenza del terzo mese successivo alla data di entrata in vigore del decreto interministeriale che stabilisce tali procedure, non oltre comunque il 31 dicembre 2012, gli stessi datori di lavoro possano autocertificare l'effettuazione della valutazione dei rischi;
sulla base del disposto dell'articolo 6, comma 8, lettera f), sopra richiamato, la Commissione consultiva permanente per la salute e la sicurezza sul lavoro avrebbe dovuto adempiere al compito di «elaborare, entro e non oltre il 31 dicembre 2010, le procedure standardizzate di effettuazione della valutazione dei rischi di cui all'articolo 29, comma 5, tenendo conto dei profili di rischio e degli indici infortunistici di settore»;
sebbene con ritardo rispetto al termine inizialmente previsto, nel maggio 2012 la Commissione consultiva permanente per la salute e la sicurezza sul lavoro ha approvato le suddette misure;
tali procedure avrebbero dovuto essere successivamente recepite con decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e del Ministero dell'interno, acquisito il parere della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, ma ad oggi non risulta ancora un intervento in tal senso da parte dei Ministeri competenti, rimanendo così la previsione normativa totalmente disattesa;
l'adozione delle procedure standardizzate è fondamentale per le piccole realtà aziendali, che, in tal modo, potrebbero ricorrere a meccanismi prestabiliti e semplificati rispetto alle modalità attualmente indicate dagli articoli 28 e 29 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81;
la data del 31 dicembre 2012, termine ultimo per ricorrere all'autocertificazione della valutazione dei rischi, la cui prossimità è imminente, mette le imprese che occupano fino a 10 dipendenti nella condizione di non sapere a quali procedure standardizzate doversi adeguare e, per di più, anche qualora le stesse dovessero essere tempestivamente notificate agli interessati a mezzo pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto interministeriale di cui alla previsione normativa, i tempi previsti risulterebbero essere eccessivamente stringenti per l'eventuale messa in regola, posto che la stessa norma, seppur fissando un termine ultimo, prevedeva comunque prima della modifica un margine di 18 mesi, successivamente ridotto a 3, dall'entrata in vigore del decreto, ai fini dell'adeguamento della documentazione necessaria (ex articolo 29, comma 5);
un ulteriore passo in direzione della semplificazione delle procedure attualmente previste si è disposto con l'articolo 3, comma 1, lettera c), del disegno di legge del Governo recante «Nuove disposizioni urgenti di semplificazione amministrativa a favore dei cittadini e delle imprese», il quale contiene una semplificazione in relazione alla valutazione dei rischi, prevedendo che le imprese che operano in settori di attività a basso rischio possano sostituire il documento di valutazione con un modello semplificato, il che snellirebbe le procedure attualmente previste e il cui onere, in molti casi, non risulta essere proporzionato all'effettiva rischiosità delle attività svolte –:
se il Ministro interrogato, vista l'imminenza della data del 31 dicembre 2012 e considerato il mancato recepimento, da parte dei Ministeri interessati, delle procedure standardizzate di cui sopra, non ritenga necessario assumere iniziative normative per operare una proroga, almeno fino al 30 giugno 2013, del termine per l'adeguamento. (3-02629)
Interrogazione a risposta scritta:
CORSINI e FERRARI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
MAC s.p.a., azienda che opera nel settore dell’automotive, sta attraversando un prolungato stato di difficoltà di mercato;
MAC s.p.a. ha dichiarato che intende mettere in atto una progressiva cessazione totale dell'attività dello stabilimento di Brescia, da completarsi entro il 30 aprile 2013, con conseguente perdita del posto di lavoro per 84 dipendenti;
tra le organizzazioni sindacali, Mac e Iveco si sono svolti più incontri presso sia la prefettura di Brescia che l'Associazione industriale bresciana, senza che ad oggi sia stato individuato un percorso di salvaguardia occupazionale;
anche attraverso un'assunzione di responsabilità da parte di Fiat Iveco e Fiat Industrial e l'utilizzo degli ammortizzatori sociali, esistono tutte le condizioni per scongiurare i licenziamenti dei lavoratori;
i lavoratori hanno dichiarato la propria disponibilità ad essere occupati nei vari stabilimenti del gruppo Fiat Industrial –:
se il Ministro sia a conoscenza del caso MAC s.p.a.;
quali iniziative si intendano adottare e quali interventi predisporre al fine di una composizione della vertenza che preveda un'insieme di azioni (ammortizzatori sociali, collocamento della mano d'opera presso stabilimenti del gruppo IVECO e altro) tali da salvaguardare l'occupazione per tutti i lavoratori della M.A.C. s.p.a.
(4-18730)
POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI
Interrogazioni a risposta scritta:
REGUZZONI e MONTAGNOLI. — Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere:
quante siano le guardie forestali suddivise regione per regione;
quale sia il rapporto tra le guardie forestali e gli abitanti, regione per regione;
quale sia il rapporto tra le guardie forestali e i chilometri quadrati di aree boschive o comunque verdi, regione per regione;
se vi siano ragioni organizzative per gli scostamenti tra i rapporti sopra indicati;
se e quali iniziative il Governo abbia adottato o intenda adottare per normalizzare i dati di cui sopra e ridurre gli sprechi nelle realtà i cui rapporti non sono giustificati né giustificabili. (4-18744)
MONTAGNOLI. — Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
in considerazione della grave situazione in cui versa il settore ippico, il Ministro interrogato ha più volte illustrato le misure urgenti che si intendono attivare al fine di evitare pesanti ricadute sul fronte occupazionale oltre che sullo stesso futuro del comparto;
tra gli interventi immediati, unitamente al più generale progetto di riforma dell'intero settore, figura la previsione di una maggior dotazione finanziaria per il 2013, con una diversa ripartizione della posta di gioco per le scommesse ippiche, l'innalzamento della posta unitaria minima di gioco e la chiusura di una serie di contenziosi aperti con l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato che consentirà ad Assi (ex Unire) di destinare al montepremi le somme accantonate per questa operazione;
il pagamento delle spettanze dovute agli operatori ippici da parte di ASSI relative agli ultimi 5 mesi del 2012 sarà corrisposto, come annunciato dal delegato del Ministro per l'ordinaria amministrazione dell'Agenzia, nel 2013 per il cui esercizio finanziario il bilancio complessivo ammonta a circa 250 milioni di euro, di cui 124 milioni destinati a montepremi;
qualora il suddetto importo destinato al montepremi 2013 venisse utilizzato per il pagamento dei premi relativi al 2012, il budget totale per il prossimo anno risulterebbe consistentemente decurtato rispetto allo stanziamento previsto, e le risorse disponibili sarebbero assolutamente insufficienti ad incrementare la media ordinaria del montepremi;
inoltre la riforma del settore sembra orientata a prevedere la nascita di una struttura di tipo privatistico per la gestione dell'intero comparto; sarebbe opportuno chiarire fin da ora quale sarà il soggetto incaricato di gestire le passività a carico della soppressa Agenzia per lo sviluppo del settore ippico -:
di quali ulteriori elementi disponga il Ministro in relazione a quanto sommariamente espresso in premessa e se non ritenga opportuno assumere iniziative per provvedere urgentemente allo stanziamento di risorse destinate al pagamento delle spettanze 2012, al fine di accordare un sostegno immediato agli operatori del settore ed evitare di ridurre la dotazione di bilancio prevista per il 2013. (4-18745)
MESSINA e DI GIUSEPPE. —Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
il 10 luglio 2012 è stato firmato il protocollo di intesa per l'istituzione della «Commissione unica nazionale dei conigli vivi da carne da allevamento nazionale» (CUN), promossa in attuazione del Piano di intervento per il settore cunicolo, approvato in sede di Conferenza Stato-Regioni il 29 aprile 2010;
scopo della Commissione è la formulazione delle tendenze di mercato e dei prezzi della categoria di prodotto «conigli vivi da allevamento nazionale»;
è previsto un periodo sperimentale di funzionamento della Commissione unica nazionale che è iniziato il 1o agosto 2012 e si concluderà il 31 dicembre 2012 al termine dei quale le tendenze di mercato e i prezzi medi all'ingrosso fissati dalla commissione diverranno punto di riferimento per il mercato e per le contrattazioni future da inserire nei singoli contratti di fornitura che verranno volontariamente sottoscritti tra le parti, anche in adempimento degli obblighi di cui all'articolo 62 della decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, recante disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività, convertito con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27;
l'Autorità garante del mercato e della concorrenza, nel suo parere, ha sancito che l'attività della CUN deve ispirarsi ai principi di trasparenza e neutralità, elementi fondamentali per tutelare il libero mercato e la libera concorrenza e garantire il rispetto del regolamento istitutivo nonché l'autorevolezza della CUN stessa;
un primo elemento di attenzione a tutela di trasparenza e neutralità è nella stessa composizione della CUN;
la CUN è formata da 6 commissari in rappresentanza degli allevatori e 6 in rappresentanza dei macellatori, oltre ai supplenti, che vengono designati dalle maggiori organizzazioni professionali agricole e dalle maggiori associazioni di categoria in base alla loro rappresentatività, più un segretario incaricato da borsa merci telematica italiana S.c.p.a.;
innanzitutto, risulta agli interroganti, che le designazioni, in particolare quelle dei macellatori, non sono ancora bilanciate tra i diversi territori. Sarebbe necessario pertanto prevedere che la rappresentatività non sia vagliata solo a livello di categoria e di rappresentatività di organizzazione e associazione ma anche sotto il profilo territoriale;
la problematica dei conflitti di interesse dei commissari è inoltre contemplata nell'articolo 3 del regolamento che prevede una verifica a posteriori di eventuali conflitti di interesse da parte del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, nonché dall'articolo 9, che prevede che ciascun commissario ha l'obbligo di comunicare all'organizzazione o associazione che l'ha segnalato, e per conoscenza al Ministero, ogni eventuale modifica delle proprie attività che potrebbe porlo in una situazione di oggettivo conflitto di interessi;
nella pratica però questa formulazione del regolamento si è già rivelata carente: consta infatti agli interroganti che in data 28 settembre 2012, alle ore 18:15, il commissario Luigi Montesel presso la sede Coldiretti di Verona, ha affermato alla presenza di otto commissari allevatori di essere legato da una convenzione contrattuale (ritiro conigli/vendita mangime) con alcuni gruppi presenti tra i commissari macellatori. Egli, inoltre, ha anche affermato che, nella sua associazione, sono in tanti a trovarsi nella sua medesima condizione;
la neutralità dei commissari, deve essere assicurata soprattutto dalla loro libertà economica ovvero indipendenza commerciale. A tal proposito, il diritto comunitario, all'articolo 81, paragrafo 1, del Trattato CE (ora 101 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea) vieta, ritenendoli accordi anticoncorrenziali, quei contratti (scritti o verbali) conclusi con l'accettazione da parte degli altri contraenti di prestazioni supplementari che, per loro natura o secondo gli usi commerciali, non abbiano alcun nesso con l'oggetto dei contratti stessi (contratti a prestazioni abbinate, contratti leganti);
per evitare queste situazioni sarebbe dunque auspicabile definire nel regolamento delle indicazioni più stringenti sui requisiti dei commissari e sull'effettività del ruolo, tale che non sia possibile nominare rappresentanti che abbiano relazioni commerciali con uno stesso gruppo presente in CUN e che non vi siano commissari il cui fatturato dipenda in prevalenza da altri commissari. A tal proposito è necessario che ogni componente fornisca al Ministero prove documentali di natura fiscale (elenco fornitori/clienti), a conferma della propria indipendenza commerciale;
per evitare inoltre influenze restrittive della concorrenza sui commissari allevatori della CUN, è opportuno che tra gli stessi non vi siano membri delle borse merci locali, in particolare allevatori partecipanti a sedute di borsa antecedenti quelle della CUN; come è noto agli addetti ai lavori, il «meccanismo inefficiente» trae origine dalla borsa merci di Padova che continua ad avere una funzione di orientamento per Verona (premercato), dunque, discrezionale e in grado di coordinare le strategie future di prezzo sia nella CUN che nella borsa merci di Verona;
per quanto riguarda i macellatori occorrerebbe inoltre evitare che per uno stesso gruppo vi siano più componenti, assicurarsi che acquistino realmente conigli vivi nazionali e che non vi siano operatori che importino in prevalenza conigli dall'estero in quanto incompatibili con una Commissione che ha lo scopo di monitorare, tutelare e rendere trasparente il mercato dei conigli vivi di allevamenti nazionali;
in ossequio al principio di trasparenza occorre poi innanzitutto rendere pubblici i verbali della Commissione ma soprattutto lavorare ulteriormente sulla qualità delle informazioni di mercato, su cui i commissari devono poter basare le proprie decisioni oggettivamente. Questo obiettivo, a parere degli interroganti, non è stato ancora raggiunto, a causa di informazioni incomplete e poco aggiornate; senza informazioni di qualità, le valutazioni continueranno ad essere discrezionali, con il rischio di far riassorbire la CUN nella continuità con le borse merci locali;
in definitiva è necessario definire un preciso modello econometrico multifattoriale di previsione di mercato, basato sull'insieme degli indicatori fondamentali macroeconomici, che favorisca valutazioni oggettive sulle tendenze di mercato e sui prezzi medi. Nella computazione dei dati è inoltre importante attingere a fonti diverse, come ad esempio servirebbe per i dati di macellazione, ma nonostante la richiesta di fornitura fatta dai commissari allevatori, non è stata ancora attivata una banca dati;
inoltre, tra i nuovi indicatori, il piano cunicolo redatto dal Mipaaf e approvato in conferenza Stato-regioni prevedeva anche il costo di produzione. Sul punto, peraltro, le disposizioni di cui all'articolo 62, comma 2, del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27, e il recente decreto interministeriale applicativo, vietano qualsiasi comportamento del contraente che, abusando della propria maggior forza commerciale, imponga condizioni contrattuali ingiustificatamente gravose, ivi comprese quelle che determinino prezzi palesemente ai di sotto dei costi di produzione;
oltre agli indicatori di costo, è importante misurare la copertura distributiva. Nel primo report di analisi fornito da Ismea è stato dimostrato che il problema per il coniglio oggi è il sell in e non il sell out: solo un terzo dei punti vendita ha il coniglio sullo scaffale. A conferma di queste analisi, i dati Gfk Eurisko sulla segmentazione del mercato carni a dicembre 2010 sul totale Italia (iper+super+self+discount), indicano per il coniglio una penetrazione molto scarsa pari a 28/100. La rarefazione nella distribuzione, dovuta alla chiusura di tanti allevamenti e macelli, rappresenta l'inevitabile cartina al tornasole di una situazione di crisi dal lato dell'offerta e non della domanda;
a tal proposito, il ruolo della CUN è di impedire attraverso le informazioni che questa condizione di scarsa offerta venga appannata, per rendere anticoncorrenziale il prezzo all'origine e continuare a falsare il mercato, in una deriva monopolizzante che distrugge ricchezza, investimenti e occupazione;
la normativa relativa alla costituzione ed al funzionamento della borsa merci di Verona e Padova «nella misura in cui sollecita o facilita l'adozione di comportamenti anticoncorrenziali», appare idonea a dare luogo a effetti che rendono praticamente inefficaci le norme dei Trattato a tutela della concorrenza, andrebbe pertanto «disapplicata»;
secondo un consolidato orientamento della Corte di giustizia, infatti, gli Stati membri dell'Unione non possono – in virtù del principio di leale collaborazione – adottare o mantenere in vigore misure, anche di natura legislativa o regolamentare, che possano rendere praticamente inefficaci le regole di concorrenza del Trattato applicabili alle imprese. La giurisprudenza della Corte di giustizia, a tal proposito, ha espressamente riconosciuto non solo ai giudici, ma anche a tutti gli organi dello Stato, incluse le pubbliche amministrazioni, l'obbligo di disapplicare una norma nazionale contrastante con il diritto comunitario –:
se il Ministro non ritenga la posizione dei Commissario Luigi Montesel in oggettivo conflitto di interessi e se pertanto non ritenga opportuno intervenire dichiarandone la decadenza e la necessità di sostituzione così come previsto dall'articolo 9 del Regolamento;
se il Ministro, a tutela del libero mercato e della libera concorrenza, intenda prendere gli opportuni provvedimenti per garantire una maggiore autorevolezza della CUN attraverso un processo di miglioramento dei Regolamento istitutivo della CUN stessa che indichi in maniera più dettagliata i requisiti dei Commissari anche in termini di rappresentanza territoriale e sotto il profilo di eventuali conflitti di interessi nei termini indicati in premessa;
se il Ministro interrogato, in ordine ad un miglioramento della qualità delle informazioni a disposizioni dei Commissari intenda promuovere la costituzione di una banca dati di macellazione;
se il Ministro intenda promuovere azioni utili alla definizione di un preciso modello econometrico multifattoriale di previsione di mercato, ad uso delle valutazioni della CUN, che contempli anche il costo di produzione, nonché un indicatore della copertura distributiva della merce in termini numerici e ponderati;
se il Ministro, a garanzia dei pronunciamenti della Corte di giustizia e del parere emesso dall’antitrust, intenda prendere gli opportuni provvedimenti per «disapplicare» i regolamenti delle borse merci di Verona e Padova atteso che quelle specifiche Commissioni favoriscono comportamenti d'impresa in contrasto con l'articolo 81.1 del Trattato CE (ora 101 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea), ovvero ne legittimano o rafforzano gli effetti, di fatto eludendo il divieto recato da siffatta norma. (4-18751)
SALUTE
Interrogazioni a risposta immediata:
BINETTI, CALGARO, NUNZIO FRANCESCO TESTA, DELFINO, ANNA TERESA FORMISANO, DIONISI, RAO, ENZO CARRA, CAPITANIO SANTOLINI, CARLUCCI, DE POLI, COMPAGNON, CICCANTI, NARO e VOLONTÈ. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
l'analisi della popolazione differentemente abile è condizionata da difficoltà oggettive che permettono una quantificazione solo parziale dei bisogni di cura dei disabili. Solo in poche realtà territoriali sono presenti dei sistemi informativi che rilevano e restituiscono dati inerenti alla domanda di servizi e alle prestazioni forniti dai vari enti;
ciò premesso, si considerano le stime disponibili riferite al numero di disabili tenendo presente che: la definizione di disabilita non è universale (spesso si usano in modo impreciso termini come disabile, handicappato, invalido, inabile e altro); il sistema attuale di certificazione di disabilità manca di uniformità; manca una fonte anagrafica universale e, quindi, le fonti esistenti non sono né esaustive, né paragonabili tra loro;
stimare il numero dei bambini e dei giovani disabili richiede fonti informative diverse, mentre la principale fonte utilizzata per stimare il numero delle persone con disabilità presenti in Italia è l'indagine Istat sulle condizioni di salute e il ricorso ai servizi sanitari del 2004-2005. Secondo l'Istat, la proporzione di persone disabili sulla popolazione residente nel nostro Paese è del 4,8 per cento;
considerando i diversi livelli di disabilità, naturalmente quello più grave è rappresentato dal confinamento, che implica la costrizione permanente a letto, o su una sedia con livelli di autonomia nel movimento pressoché nulli, nonché il confinamento in casa per impedimento psichico o fisico;
secondo la classificazione Istat, per esempio, solo in provincia di Roma risultano confinate più di 70 mila persone con più di 6 anni. Circa 110 mila persone presentano difficoltà nello svolgimento delle attività quotidiane, cioè vivono con difficoltà ad espletare le principali attività di cura della propria persona, più di 80 mila presentano disabilità nel movimento, mentre le difficoltà nella sfera della comunicazione, quali l'incapacità di vedere, sentire o parlare, coinvolgono circa 40 mila persone con più di 6 anni, che richiedono un particolare lavoro di cura, spesso per la concomitante disabilità di tipo psicomotorio;
il Centro educazione motoria della Croce rossa italiana a Roma, per l'assistenza ai disabili gravi, ma lo stesso dicasi per gli altri centri presenti nel resto dell'Italia, rischia di chiudere tra le drammatiche incertezze per utenti, famiglie e lavoratori. La struttura romana dagli anni ’50 è centro di eccellenza nell'assistenza, ma oggi sembra essere un peso per l'ente pubblico che persegue un obiettivo: il risanamento. Il futuro è legato a un debito di 27 milioni di euro accumulato dal comitato provinciale di Roma della Croce rossa italiana. Il 70 per cento degli operatori è precario;
i familiari e gli ospiti disabili sono in mobilitazione e non si escludono forme più eclatanti di protesta. Loro non vogliono andarsene, mentre il commissario della struttura annuncia: «Inevitabile il trasferimento degli utenti», dal momento che da mesi non c’è nessuna manutenzione –:
quali urgenti misure intenda assumere al fine di tutelare la continuità assistenziale, e con essa la salute dei cittadini, di strutture, come il Centro educazione motoria della Croce rossa italiana a Roma, che rischiano di chiudere a causa dei tagli effettuati senza adeguate misure di razionalizzazione della spesa pubblica. (3-02623)
MOFFA, D'ANNA, CALEARO CIMAN, CATONE, CESARIO, LEHNER, MARMO, MILO, MOTTOLA, ORSINI, PIONATI, PISACANE, POLIDORI, RAZZI, ROMANO, RUVOLO, SCILIPOTI, SILIQUINI, STASI e TADDEI. —Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il commissario alla sanità per la regione Lazio, Enrico Bondi, dopo aver optato per tagli lineari del 7 per cento per le strutture private e religiose, sarebbe orientato alla chiusura di interi reparti e numerosi ospedali;
i tecnici ministeriali hanno richiesto al commissario Bondi, entro il 31 dicembre 2012, di redigere un programma operativo nel quale si faccia chiarezza sul piano di riconversione che avrebbe dovuto interessare 24 ospedali di provincia e i reparti menzionati dal decreto n. 80 del 2010;
in sostanza ci si troverà di fronte al blocco del turn over, al mancato rinnovo dei contratti a termine (con cinquemila persone che rischiano di restare senza lavoro) e all'ulteriore taglio di 1.963 posti letto;
di fatto, i cittadini della regione Lazio dovranno fare i conti con chiusura degli ospedali con meno di 80 posti letto e con bacino di utenza tra gli 80 mila e i 150 mila abitanti;
la situazione si presenta ancora più drammatica considerato che anche numerosi grandi ospedali della capitale (l'Oftalmico, il Forlanini, l'Eastman e il Nuovo Regina Margherita) rischiano la chiusura;
tutto ciò in una situazione di grave crisi economica e a fronte della mancata realizzazione, in maniera strutturale, di una rete di servizi sanitari e sociali sul territorio capace di attuare una strategia comune e di fornire ai cittadini servizi di qualità attraverso una collaborazione concreta tra pubblico e privato;
anche l'Aris (l'Associazione degli ospedali religiosi), che ha cercato sempre di mantenere un profilo basso rispetto alle polemiche sulle scelte operate dal Governo in materia di sanità, si è trovata costretta, attraverso il suo presidente Michele Bellomo, a lanciare un grido d'allarme per questi tagli che colpiscono in maniera indiscriminata tutti i servizi, con la pretesa che le prestazioni rimangano invariate;
quest'ultima scelta appare ancor più incomprensibile, stante il fatto che le prestazioni negli ospedali religiosi costerebbero mediamente un terzo rispetto agli ospedali pubblici;
in tale situazione, su un tema così delicato, appare del tutto incomprensibile una scelta esclusivamente di carattere contabile che, colpendo in maniera indiscriminata, senza individuare i centri di spreco del denaro pubblico, rischia di non garantire più ai cittadini quanto previsto dall'articolo 32 della Costituzione in materia di tutela della salute –:
se non si ritenga necessario, stante la situazione di grave allarme sociale che si potrebbe determinare nella regione Lazio, qualora tali provvedimenti entrassero a regime, assumere iniziative per rivedere il piano di rientro sanitario valutando la possibilità di un patto tra imprenditori privati e servizio pubblico, al fine di predisporre un rientro dell'esposizione che salvaguardi le strutture di eccellenza e alimenti un'ampia e articolata integrazione dei servizi territoriali di cura e assistenza della persona, anche mediante una riconversione dei nosocomi e delle strutture ospedaliere di cui si minaccia la chiusura, determinando così, peraltro, una più chiara analisi dei costi di funzionamento e di accreditamento, non disgiunta dalla qualità delle prestazioni. (3-02624)
MIOTTO, ARGENTIN, BOSSA, BUCCHINO, BURTONE, D'INCECCO, GRASSI, LENZI, MURER, PEDOTO, SARUBBI, SBROLLINI, LIVIA TURCO, MARAN, QUARTIANI, GIACHETTI, MARIANI e BRATTI. —Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
attualmente è in corso di discussione la revisione della normativa sui campi elettromagnetici, che suscita notevole perplessità, in particolare rispetto alla progressiva minimizzazione dell'esposizione ai campi elettromagnetici;
le evidenze scientifiche emerse dalla ricerca epidemiologica mondiale riconosciute dall'Organizzazione mondiale della sanità hanno evidenziato che i campi elettromagnetici non vanno sottovalutati rispetto alla salute umana ed ha inserito i campi a radiofrequenza (in particolare quelli emessi dai cellulari, ma l'agente fisico è lo stesso di tutte le sorgenti di campi elettromagnetici oggetto del decreto ministeriale) fra i possibili agenti cancerogeni per l'uomo a causa dell'aumento del rischio di tumori cerebrali come il glioma (40 per cento di rischio per un uso di 30 minuti al giorno per almeno 10 anni);
la Corte di cassazione ha confermato la sentenza della corte di Appello di Brescia del 22 dicembre 2009 che condannò l'Inail a corrispondere ad un manager la rendita per malattia professionale prevista per l'invalidità all'80 per cento legata all'uso di cordless e cellulari per motivi professionali;
il manager aveva agito in giudizio, deducendo che, in conseguenza dell'uso lavorativo protratto, per dodici anni e per 5-6 ore al giorno, di telefoni cordless e cellulari all'orecchio sinistro aveva contratto una grave patologia tumorale (il neurinoma del Ganglio di Gasser);
la sentenza rappresenta un decisivo passo verso il riconoscimento completo dei reali rischi per la salute da esposizione alle onde elettromagnetiche;
le indicazioni fornite dal Consiglio d'Europa, dall'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro e dall'Organizzazione mondiale della sanità indicano le radiofrequenze come possibili cancerogeni –:
quali iniziative urgenti il Governo intenda assumere, anche alla luce della sentenza della Corte di cassazione sopra citata, al fine di rivedere la normativa riguardante le misurazioni dei campi elettromagnetici, che, di fatto, attualmente annullano il principio di precauzione raccomandato dall'Unione europea e dalla legge quadro n. 36 del 2001, avendo recentemente affievolito le tutele ambientali in vigore, mettendo così gravemente a rischio la salute della popolazione, specialmente di quella che abita e lavora in prossimità di tali campi elettromagnetici. (3-02625)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
BINETTI, NUNZIO FRANCESCO TESTA, DE POLI e CALGARO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
sembrerebbe da quanto si apprende da anticipazioni di stampa che i medici specializzandi negli ultimi due anni del corso potranno svolgere attività ordinarie negli ospedali e nei presidi territoriali, su base volontaria e senza ulteriore retribuzione;
sono 10 mila gli studenti che frequentano gli ultimi anni dei corsi di specializzazione, su un totale di 25 mila, secondo quanto evidenziato dai segretari Fp-Cgil medici, e Flc-Cgil, così facendo, in ospedale, al posto dei precari, si moltiplicheranno gli specializzandi a costo zero;
per coloro che frequentano l'ultimo anno di corso, si prevede inoltre il raggiungimento della «completa autonomia delle responsabilità assistenziali», disposizione che nella pratica si concretizzerebbe anche nell'espletamento dei turni di guardia;
è evidente quanto sia necessaria una formazione di qualità, da effettuare anche nei policlinici non universitari del servizio sanitario nazionale, con un affiancamento dei medici strutturati, non con una loro sostituzione, che causerebbe uno snaturamento dell'esperienza formativa e un danno occupazionale;
l'utilizzo degli specializzandi coprirebbe così i posti lasciati vacanti dal blocco del turn over, che impedisce di sostituire i medici andati in pensione, e da quei medici precari che rischierebbero di perdere il posto se i futuri provvedimenti normativi non individuassero una adeguata soluzione;
si sarebbe così in presenza di una ambiguità per gli specializzandi che si troverebbero a lavorare invece di formarsi, occupando un posto di lavoro che un giorno sarà occupato da altri specializzandi –:
se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa, e nel caso in cui risponda al vero, quali iniziative preveda di assumere per impedire che possa attuarsi una vera e propria distorsione normativa ai danni della futura classe medica e cosa intenda fare in merito. (5-08512)
RENATO FARINA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il 28 agosto 2012, la II sezione della I camera della Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato l'Italia sul divieto della diagnosi genetica preimpianto contenuta nella legge 19 febbraio 2004, n. 40, recante «Norme in materia di procreazione medicalmente assistita»;
all'origine della sentenza, e quindi della causa, vi è il ricorso n. 54270/10 proposto contro la Repubblica italiana con cui due cittadini hanno adito la Corte il 20 settembre 2010 in virtù dell'articolo 34 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali;
dopo la nascita della loro figlia, nata nel 2006, i ricorrenti appresero di essere portatori sani della mucoviscidosi. La figlia era stata colpita da questa patologia;
i ricorrenti hanno lamentato di non poter accedere alla diagnosi genetica preimpianto al fine di selezionare un embrione che non sia affetto da tale patologia e sostengono che a tale tecnica possono accedere categorie di persone delle quali essi non fanno parte. A questo titolo hanno invocato gli articoli 8 e 14 della Convenzione;
i ricorrenti vorrebbero accedere alle tecniche della procreazione medicalmente assistita (PMA) e ad una diagnosi genetica preimpianto (DPI) prima che la ricorrente inizi una nuova gravidanza. Tuttavia, ai termini della legge 19 febbraio 2004, n. 40, le tecniche della procreazione medicalmente assistita sono accessibili soltanto alle coppie sterili o infertili. La diagnosi preimpianto è vietata ad ogni altra categoria di persone. Infatti, l'articolo 4, comma 1, rubricato «Accesso alle tecniche», stabilisce che «Il ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita è consentito solo quando sia accertata l'impossibilità di rimuovere altrimenti le cause impeditive della procreazione ed è comunque circoscritto ai casi di sterilità o di infertilità inspiegate documentate da atto medico nonché ai casi di sterilità o di infertilità da causa accertata e certificata da atto medico»;
la Corte ha evidenziato che: «Il ricorso alla diagnosi preimpianto per indicazioni mediche è stato richiesto da coppie che presentavano un elevato rischio di trasmissione di una specifica malattia genetica di particolare gravità [...] e incurabile al momento della diagnosi. Questo rischio era stato spesso individuato sulla base dei precedenti familiari o dalla nascita di un bambino affetto dalla malattia. Numerose indicazioni monogeniche rispondono attualmente a questi criteri che giustificano l'esecuzione di una diagnosi preimpianto: la mucoviscidosi, la distrofia muscolare di Duchenne, la distrofia miotonica di Steinert, la malattia di Huntington, la amiotrofia spinale infantile e l'emofilia»; «Nei paesi in cui è praticata, la diagnosi preimpianto è diventata una metodica clinica ben sperimentata per analizzare le caratteristiche genetiche degli embrioni dopo fecondazione in vitro e per ottenere informazioni che consentano di selezionare gli embrioni da trasferire. La diagnosi preimpianto è richiesta principalmente dalle coppie portatrici di caratteri genetici che possono trasmettere ai loro discendenti malattie gravi o provocare decessi prematuri, che desiderano evitare una gravidanza che potrebbe non arrivare a termine o porli di fronte alla scelta difficile di una eventuale interruzione nel caso venga rilevato un problema genetico particolarmente grave»; e, in altro punto, «senza ombra di dubbio i ricorrenti sono interessati direttamente dalla misura interdittiva controversa: hanno un figlio affetto dalla patologia di cui sono portatori ed hanno già proceduto una volta all'interruzione medica di gravidanza in quanto il feto era colpito da mucoviscidosi»;
i ricorrenti hanno fatto appello all'articolo 8 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, che dispone così nelle parti pertinenti: 1. «Ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare (...). Non può esservi ingerenza di una autorità pubblica nell'esercizio di tale diritto a meno che tale ingerenza sia prevista dalla legge e costituisca una misura che, in una società democratica, è necessaria [...] alla protezione della salute e della morale, o alla protezione dei diritti e delle libertà altrui»;
il Governo italiano ha precisato alla Corte, come riportato nella sentenza, che, in sostanza, i ricorrenti invocano un «diritto ad avere un figlio sano», diritto non tutelato, in quanto tale, dalla Convenzione. Quindi la doglianza dei ricorrenti sarebbe irricevibile ratione materiae; se, malgrado ciò, la Corte dovesse ritenere che l'articolo 8 trovi applicazione nel caso di specie, il diritto dei ricorrenti al rispetto della vita privata e familiare non sarebbe stato comunque violato. Il divieto di accedere alla diagnosi preimpianto costituisce, infatti, una misura prevista dalla legge, volta al perseguimento di uno scopo legittimo, vale a dire la tutela dei diritti altrui e della morale, e necessaria in una società democratica. Infatti, disciplinando la materia, lo Stato ha tenuto conto della salute del bambino nonché di quella della donna, esposta al rischio di depressioni dovute alla stimolazione e alla puntura ovariche; la misura in questione sarebbe volta a tutelare la dignità e la libertà di coscienza delle professioni mediche ed eviterebbe il rischio di derive eugeniche; in mancanza di un consenso europeo in materia, gli Stati membri godrebbero di un ampio margine di apprezzamento, stante la natura morale, etica e sociale delle questioni sollevate dal ricorso;
la Corte ha stabilito di non prendere in considerazione le eccezioni sollevate dal Governo italiano. Infatti, a suo giudizio, il ricorso non è manifestamente infondato ai sensi dell'articolo 35 paragrafo 3 (a) della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali e non si oppone a nessun altro motivo di irricevibilità;
la Corte ha stabilito, nel caso di specie, che il desiderio dei ricorrenti di mettere al mondo un figlio non affetto dalla malattia genetica di cui sono portatori sani e di ricorrere, a tal fine, alla procreazione medicalmente assistita e alla diagnosi preimpianto rientra nel campo della tutela offerta dall'articolo 8. Una tale scelta costituisce, infatti, una forma di espressione della vita privata e familiare dei ricorrenti. Pertanto, tale disposizione trova applicazione nel caso di specie;
la Corte ha constatato che nel diritto italiano, la possibilità di accedere alla procreazione medicalmente assistita è aperta unicamente alle coppie sterili o infertili nonché alle coppie di cui l'uomo sia portatore di malattie virali sessualmente trasmissibili (H.I.V., epatite B e C) (si veda l'articolo 4, comma 1, della legge n. 40 del 2004 e il decreto del Ministero della salute n. 31639 dell'11 aprile 2008). I ricorrenti non rientrano in queste categorie di persone, quindi non possono accedere alla procreazione medicalmente assistita. Quanto all'accesso alla diagnosi preimpianto, il Governo riconosce esplicitamente che, nel diritto interno, l'accesso a questo tipo di diagnosi è vietato a qualsiasi categoria di persone (si veda il paragrafo 73 infra). Il divieto in questione costituisce quindi un'ingerenza nel diritto dei ricorrenti al rispetto della loro vita privata e familiare;
la Corte ha constatato che nel diritto italiano, per giustificare l'ingerenza, il Governo invoca la preoccupazione di tutelare la salute del «bambino» e della donna nonché la dignità e la libertà di coscienza delle professioni mediche, e l'interesse ad evitare il rischio di derive eugeniche;
la Corte ha espresso il giudizio che questi argomenti non sono convincenti, sottolineando che il concetto di «bambino» non è assimilabile a quello di «embrione», e la stessa Corte non vede come la tutela degli interessi menzionati dal Governo si concili con la possibilità offerta ai ricorrenti di procedere ad un aborto terapeutico qualora il feto risulti malato, tenuto conto in particolare delle conseguenze che ciò comporta sia per il feto, il cui sviluppo è evidentemente assai più avanzato di quello di un embrione, sia per la coppia di genitori, soprattutto per la donna; inoltre il Governo italiano ha omesso di spiegare in quale misura risulterebbero esclusi il rischio di derive eugeniche e quello di ledere la dignità e la libertà di coscienza delle professioni mediche nel caso di esecuzione legale di un'interruzione medica di gravidanza;
inoltre la Corte ha espresso il parere che, in materia, il sistema legislativo italiano manca di coerenza. Da un lato, esso vieta l'impianto limitato ai soli embrioni non affetti dalla malattia di cui i ricorrenti sono portatori sani; dall'altro, autorizza i ricorrenti ad abortire un feto affetto da quella stessa patologia;
a giudizio della Corte le conseguenze di un tale sistema sul diritto al rispetto della vita privata e familiare dei ricorrenti sono evidenti. Per tutelare il loro diritto a mettere al mondo un figlio non affetto dalla malattia di cui sono portatori sani, l'unica possibilità offerta ai ricorrenti è iniziare una gravidanza secondo natura e procedere a interruzioni mediche della gravidanza qualora l'esame prenatale dovesse rivelare che il feto è malato. Nello specifico, i ricorrenti hanno già proceduto una volta all'interruzione medica di gravidanza per tale motivo, nel mese di febbraio del 2010;
la Corte europea dei diritti dell'uomo ha inoltre affermato di non potere non tenere conto, da un lato, dello stato di angoscia della ricorrente, la quale, nell'impossibilità di procedere ad una diagnosi preimpianto, avrebbe come unica prospettiva di maternità quella legata alla possibilità che il figlio sia affetto dalla malattia in questione, e, dall'altro, della sofferenza derivante dalla scelta dolorosa di procedere, all'occorrenza, ad un aborto terapeutico; nelle conclusioni ha affermato che, stante l'incoerenza del sistema legislativo italiano in materia di diagnosi preimpianto nel senso sopra descritto, che l'ingerenza nel diritto dei ricorrenti al rispetto della loro vita privata e familiare sia stata sproporzionata. Pertanto, l'articolo 8 della Convenzione è stato violato nel caso di specie; ha quindi stabilito che lo Stato convenuto deve versare ai ricorrenti congiuntamente, entro tre mesi a partire dal giorno in cui la sentenza sarà divenuta definitiva conformemente all'articolo 44 paragrafo 2 della Convenzione, le seguenti somme: 15.000 euro, oltre ad ogni importo eventualmente dovuto a titolo di imposta, per danni morali; 2.500 euro, oltre ad ogni importo eventualmente dovuto a titolo d'imposta, per spese e che, a partire dalla scadenza di detto termine e fino al versamento, tali importi dovranno essere maggiorati di un interesse semplice ad un tasso uguale a quello delle operazioni di rifinanziamento marginale della Banca centrale europea applicabile durante quel periodo, aumentato di tre punti percentuali;
il bambino non nato a parere dell'interrogante è a pieno titolo soggetto di diritti;
il Ministro interrogato, intervistato dal quotidiano Avvenire il 19 ottobre 2012, ha dichiarato che: la sentenza della Corte «è andata oltre le sue competenze e ha travisato la situazione normativa in Italia, creando un problema di sovrapposizione tra giurisdizione nazionale ed europea e, in generale, tra giustizia e politica» e che la Corte costituzionale «ha conservato a più riprese l'impianto della legge 40 e ha contribuito ad affermare nel Paese il dato culturale più importante: l'embrione ha una soggettività, non è un grumo di cellule» e ha assicurato la presentazione del ricorso, in uno dei successivi Consigli dei ministri;
la sentenza contrasta con l'articolo 1 della legge 19 febbraio 2004, n. 40, che prevede l'accesso alla fecondazione solo delle coppie sterili, ed è a giudizio dell'interrogante il punto su cui è debole la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, che viene ancora prima della discussione sul diritto della coppia in questione alla diagnosi preimpianto. Sterile, per l'ordinamento italiano, è considerato anche chi ha malattie sessualmente trasmissibili, ma non genetiche;
la diagnosi prenatale fornisce informazioni sulla salute del feto ed è vero che la legge 22 maggio 1978, n. 194, recante «Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza», permette di interrompere la gravidanza, ma non in quanto il feto sia malformato o abbia una malattia genetica (come viene spesso riportato), e quindi non degno di nascere, ma solo quando esiste una condizione che metta in grave pericolo la salute fisica o mentale della donna. In questa situazione, la legge, pur riconoscendo la dignità dei due soggetti, la madre e il feto, in caso di pericolo per la salute, dovendo obbligatoriamente scegliere tra «uno dei due», permette alla donna di interrompere una gravidanza. Le condizioni di pericolo per la salute della donna in gravidanza possono verificarsi anche con un feto non affetto da malattie genetiche. L'articolo 6, comma 2, della citata legge permette l'aborto dopo i 90 giorni «quando siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna»;
l'intento di conoscere la salute dell'embrione è principalmente quello di scegliere l'embrione sano da impiantare e di conseguenza scartare tutti gli altri, sia sani che malati. In questo caso, a giudizio dell'interrogante, si è realmente nella situazione in cui si propone volontariamente di selezionare esseri umani in base alla loro tipologia, scegliendo quelli senza difetti a scapito di diversi altri;
con l'approvazione, invece, del diritto alla diagnosi preimpianto a parere dell'interrogante si riconosce il diritto della selezione di embrioni della specie umana;
a quanto risulta all'interrogante si è verificato un errore di tipo procedurale nell'adire alla Corte europea dei diritti dell'uomo da parte dei ricorrenti, in quanto per ricorrervi il cittadino deve aver esaurito i ricorsi ai tribunali statali. In questo caso non ve ne è stato nemmeno uno;
la Corte europea dei diritti dell'uomo ha accettato il ricorso affermando che, date le motivazioni del Governo, è evidente che i ricorsi sarebbero stati persi. A quanto risulta all'interrogante, questo è un errore perché il Governo non è il legislatore. Non solo, i due ricorrenti portano, in allegato al ricorso, come motivazione a loro favore, la sentenza del giudice di Salerno che permette a una coppia malata di accedere alla fecondazione, giudice che ha usato erroneamente le linee guida del 2008 (che accetta il ricorso alla fecondazione da parte di chi ha malattie sessualmente trasmissibili e non genetiche), le quali considerano sterili solo chi ha patologie sessualmente trasmissibili;
la legge 19 febbraio 2004, n. 40, permette l'accesso alla fecondazione solo alle coppie infertili per evitare operazioni di tipo eugenetico, ed è vero che la sentenza di Salerno si riferisce erroneamente a una fattispecie diversa. Infatti, contrariamente a quanto si sente dire, le linee guida accettano il ricorso alla fecondazione da parte di chi ha malattie sessualmente trasmissibili e chi le ha è considerato come un infertile e quindi ha accesso alla fecondazione assistita, ma questo non significa che sia permessa la selezione degli embrioni. Infatti, in questi casi, lo sperma può essere pulito prima della fecondazione –:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno e necessario, come tra l'altro da lui stesso affermato a mezzo stampa, che il Governo assuma iniziative di competenza per opporsi, ricorrendo, all'erronea valutazione da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo delle disposizioni interne italiane sulla materia del contendere rispetto alle norme dell'Unione europea, tenuto conto anche delle sentenze della Corte costituzionale italiana. (5-08522)
SVILUPPO ECONOMICO
Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
oggi più che mai con la carenza di infrastrutture viarie e ferroviarie il trasporto aereo resta per la Sicilia e per i siciliani l'unico mezzo rapido e funzionale per il raggiungimento di qualsiasi meta si a livello nazionale che internazionale;
la società aerea Windjet, vettore low-cost nato nel 2003 come prima compagnia a basso costo italiana, ha gestito esponenzialmente dal momento del suo ingresso nel mercato volumi di traffico notevoli, arrivando a trasportare nel 2011 quasi tre milioni di passeggeri da e per gli aeroporti siciliani di Catania e di Palermo;
in data 13 aprile 2012 la società Alitalia – Compagnia aerea italiana – a seguito di una lunga trattativa ha firmato il contratto per l'acquisizione dell'attività di trasporto aereo di passeggeri a quella data svolta dalla compagnia siciliana mirando ad acquisire – come si legge in una nota diramata dall'azienda – «il know-how specialistico sviluppato da Windjet nel settore dei voli a basso costo, completando e arricchendo il proprio portafoglio di prodotti e competenze»;
l'ambizioso progetto di integrazione coerente con i processi di consolidamento nel settore del trasporto aereo, a livello nazionale e internazionale, sarebbe finalizzato a realizzare un aumento della competitività e lo sviluppo della capacità di affrontare e gestire le variabili del quadro macroeconomico. Secondo Alitalia, grazie alle sinergie rese possibili dall'integrazione, l'intento sarebbe stato quello di moltiplicare le opportunità di attrarre i flussi turistici internazionali;
la suddetta operazione di concentrazione nel settore del trasporto aereo di linea, che esplica i suoi effetti in un mercato domestico nel quale Alitalia detiene una posizione del 49,9 per cento circa e Windjet del 6,3 circa, è stata notificata, ai sensi dell'articolo 16 della legge 10 ottobre 1990, n. 287, all'Autorità garante della concorrenza e del mercato per l'emanazione del relativo provvedimento autorizzatorio;
in tal senso l'autorità garante della concorrenza e del mercato si è espressa in data 18 luglio 2012 concedendo un via libera condizionato all'acquisizione di Windjet da parte di Alitalia, subordinandola a misure in grado di eliminare gli effetti anticoncorrenziali che si sarebbero altrimenti creati sulle rotte Catania-Milano, Palermo-Milano e Catania-Roma;
a seguito del pronunciamento dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato le trattative hanno subito però un'evidente retromarcia fino al pronunciamento ufficiale del ritiro da parte di Alitalia aprendo le porte al fallimento della società siciliana, vessata da svariati milioni di euro di debiti e alla conseguente inevitabile impossibilità da parte del vettore siciliano a garantire l'effettiva operatività del servizio aereo, che dalla metà del mese di agosto dopo giorni di grandissimi disagi per i passeggeri viene ufficialmente bloccata anche per intervento dell'ENAC;
a seguito del blocco dell'operatività sono stati numerosi i tentativi, anche da parte del Governo stesso, di trovare una soluzione alla vicenda e porre le condizioni per evitare il fallimento della società aerea ma ad oggi la vicenda presenta ancora profili di grossa incertezza: mentre procede la sospensione delle licenze di volo e Windjet ha chiesto un risarcimento danni di 162,5 milioni di euro ad Alitalia per la mancata conclusione della trattativa, intrapresa e mai portata a termine e sono state poste le basi per la risoluzione attraverso un concordato giudiziale col tribunale di Catania; nello stesso tempo la compagnia siciliana ha messo sul tavolo altre ipotesi di cessione delle quote ad altri gruppi industriali e finanziari interessati apprestandosi a ridisegnare l'azienda attraverso una newco, una società a cui dovrebbe partecipare anche la regione siciliana per una quota di minoranza, e annunciando la ripresa delle attività operative seppur in maniera ridotta a partire dal 5 dicembre 2012 con tre aerei per la fase iniziale per voli a livello nazionale con il reintegro di una buona parte dei lavoratori tra i circa 500 dipendenti tra personale di terra, volo e indotto in forza alla società;
l'ultima uscita pubblica sull'argomento da parte del patron Windjet Antonino Pulvirenti risale ormai al 5 ottobre 2012, con la pubblicazione di un'intervista da parte del settimanale Panorama, poi da quel giorno nessun'altra dichiarazione o atto ufficiale in merito se non invece una smentita da parte di ENAC di non aver ricevuto alcuna richiesta per la ripresa delle operazioni della compagnia aerea Windjet o per la creazione di una nuova società che ne prenda il posto, e un intervento qualche giorno fa dell'amministratore delegato della Sac, la società di gestione dell'aeroporto di Catania, storica base della compagnia siciliana che ha dichiarato di non avere ricevuto più nessuna notizia in merito, auspica tuttavia che il progetto possa avere un seguito, considerando l'importanza che una compagnia come Windjet può avere per lo scalo e per tutto il territorio siciliano;
il Governo lo scorso settembre ha firmato la concessione della cassa integrazione per il personale del vettore low-cost catanese coinvolto dalla crisi della compagnia ma da quanto consta agli interpellanti, sulla base di fonti sindacali e di notizie provenienti da alcuni diretti interessati, ad oggi a più di tre mesi dalla firma del protocollo ancora non è stata elargita in larga parte la corresponsione economica spettante, mettendo ancor di più in condizioni di estrema difficoltà tutti i lavoratori che con grandissima preoccupazione stanno vivendo il dramma di una crisi occupazionale, considerate anche le non ottimali condizioni di sostenibilità del sistema dei vettori aerei in questo periodo congiunturale di grandissime difficoltà economiche sia per l'Italia che per l'intero continente europeo –:
quale sia l'effettivo stato dell’iter di acquisizione delle quote societarie e dell'attività di trasporto aereo passeggeri della società Windjet e quali urgenti iniziative in loro potere intendano adottare per favorire una rapida risoluzione positiva della crisi del vettore in modo da ridare impulso economico e occupazionale al territorio siciliano;
se corrisponda al vero la notizia della non regolare corresponsione delle spettanze dovute ai lavoratori posti in regime di cassa integrazione guadagni e, qualora fosse confermato, quali urgentissime iniziative intendano adottare per far fronte alla gravissima inadempienza riscontrata.
(2-01757) «Tassone, Galletti, Mereu, Compagnon».
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
l'Unione internazionale delle telecomunicazioni (ITU) è un'agenzia specializzata delle Nazioni Unite, il cui obiettivo è quello di promuovere «la cooperazione internazionale tra i popoli e lo sviluppo economico e sociale attraverso servizi di telecomunicazione efficienti»;
alla riunione plenipotenziaria ITU del 2010, si è deciso di tenere una Conferenza mondiale sulle telecomunicazioni internazionali (WCIT) a Dubai dal 3 al 14 dicembre 2012, con l'obiettivo di rivedere i regolamenti internazionali delle telecomunicazioni (ITR), contenuti in un accordo internazionale firmato da 178 Paesi, che definiscono i princìpi generali per la fornitura e la gestione di telecomunicazioni internazionali;
mentre alcuni ITR si concentrano su questioni di telecomunicazione internazionali, altri ITR sono direttamente collegati all’acquis comunitario, ed in particolare al quadro regolamentare delle comunicazioni elettroniche;
l'Italia è Paese votante dell'ITU così come tutti i 27 Stati membri dell'Unione europea; molte delle proposte presentate finora per le modifiche agli ITR riguardano aspetti di telecomunicazioni internazionali che rientrano nel campo di applicazione all’acquis comunitario e delle politiche dell'Unione europea, tra cui il rapporto tra autorità di regolamentazione e operatori commerciali indipendenti, il roaming, e la protezione dei dati personali” –:
quali attività preparatorie stia svolgendo il Governo e quale sia la posizione che esso assumerà nell'ambito del prossimo congresso dell'Unione internazionale delle telecomunicazioni (ITU) di dicembre 2012 a Dubai concernente la revisione dei regolamenti internazionali delle telecomunicazioni (ITR).
(2-01758) «Bergamini, Baldelli».
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
una gravissima crisi economica e finanziaria sta attraversando la società Aligrup spa, crisi che, nel contesto di una grave congiuntura economica negativa mondiale, costituisce per la città di Catania e per tutto il territorio regionale, un allarme sociale di enorme portata, considerato il livello occupazionale che Aligrup esprime sia in maniera diretta, circa 1600 dipendenti, che in maniera indiretta, un indotto di ulteriori 1500 lavoratori, numeri che in qualsiasi contesto hanno un significato notevolissimo, ma ancor di più in Sicilia, dove la perdita anche di un solo posto di lavoro crea disagi non indifferenti;
per una maggiore conoscenza della problematica, si riassumono in maniera sintetica le vicende che hanno coinvolto Aligrup, che traggono le loro origini diversi anni addietro, ma che si sono manifestate nella loro assoluta drammaticità negli ultimi mesi. Aligrup spa opera dal 1987 nel settore della grande distribuzione organizzata, ma nasce dal solco di un'azienda familiare di commercio all'ingrosso di granaglie, avviata dagli antenati dell'attuale famiglia imprenditoriale nel lontano 1890. Concessionaria per il marchio Despar per le province di Catania, Ernia, Caltanissetta, Siracusa, Ragusa e Palermo, gestisce un centro distributivo moderno efficiente, realizzato in base alle tecniche distributive più avanzate. Nel contesto della grande distribuzione organizzata l'azienda si è sempre collocata al primo posto tra le aziende a intero capitale siciliano e al secondo posto, dopo il gruppo SMA Auchan, considerando tutti gli attori presenti nel territorio;
queste sono le performance di Aligrup (dati riferiti al 2011): un fatturato di più di 300 milioni di euro; una rete di 159 punti vendita (di cui 45 diretti e 114 affiliati); gestione di un deposito (grocery e fresco) e 3 piattaforme (surgelati, orto frutta e macelleria); quota di mercato Sicilia del 16,87 per cento 1449 addetti, 45000 referenze trattate;
nel 2001, nell'ambito di un procedimento penale antimafia a carico del socio di riferimento le azioni dell'azienda sono state sottoposte a sequestro e l'amministrazione di Aligrup è stata affidata a custodi amministratori giudiziari. Il 16 aprile 2010 viene emessa la sentenza di primo grado che restringe il sequestro alla «quota ideale del 15 per cento» delle quote societarie in giudiziale sequestro appartenenti al socio imputato e, con una particolare formula giuridica, ad una proporzionale quota dei beni mobili ed immobili di proprietà della società medesima. Contestualmente il tribunale nomina il professor Muscarà come custode amministratore giudiziario;
tale sequestro, unitamente alla crisi finanziaria, ha causato il crollo tanto progressivo quanto inesorabile dell'azienda Aligrup. Una pesante contrazione degli affidamenti (sia da parte del sistema bancario, sia da parte delle compagnie assicuratrici dei crediti e, conseguentemente, da parte dei fornitori), e anche delle vendite (dovuto alla crisi economica delle famiglie) ha dato avvio alle difficoltà di adempimento dei pagamenti. Difficoltà divenute man mano insormontabili, allorché le perdite hanno eroso il patrimonio, conducendo l'impresa ad un drammatico epilogo;
a maggio 2012 iniziano le trattative con le Coop che avrebbero dovuto acquisire alcuni punti vendita e il deporto oltre a dare speranze ad altri dipendenti di sede;
il tribunale a giugno 2012 revoca improvvisamente dall'incarico il professor Muscarà (facente anche parte del consiglio di amministrazione di Aligrup) e nomina il dottor Consoli nuovo custode amministratore giudiziario;
segue la messa in liquidazione volontaria della società, avvenuta in data 23 luglio 2012 a seguito di approvazione del bilancio di esercizio al 31 dicembre 2011 che certifica una perdita di oltre otto milioni di euro e un'ulteriore sopraggiunta perdita;
quindi, passa la decisione di porre in liquidazione la società con la nomina di un collegio di liquidatori a cui vengono affidati i compiti previsti dalle vigenti normative e l'esercizio provvisorio dell'impresa che dovrà, come primario obiettivo, tentare la dismissione dei rami commerciali con il miglior realizzo. Il collegio di liquidatori è composto dal dottor Verona, l'avvocato Di Stefano e, per la proprietà, il signor Salvatore Scuto. Nel contempo con l'assistenza dell'avvocato Franchina, è stato avviato un accordo di ristrutturazione del debito con i fornitori ai sensi dell'articolo ex 182-bis l.f. che ha già superato la fase del deposito del piano di ristrutturazione (14 settembre 2012) e dell'istanza di sospensione; si è svolta la prima udienza l'8 ottobre che è stata rinviata al 5 novembre;
le speranze per tutti finiscono a settembre quando scadono i termini delle trattative con le Coop che si tirano indietro in quanto non garantiti da una probabile revocatoria fallimentare successivamente, dal collegio di liquidatori si dimettono l'avvocato Di Stefano e il signor Scuto, lasciando a procedere il dottor Verona. A questo punto un nuovo colpo di scena. Il 3 novembre il tribunale revoca il mandato al dottor Consoli nominando l'ennesimo Custode Amministratore giudiziario;
il 5 novembre, alla presentazione del lavoro svolto da parte del liquidatore, il giudice si riserva di rispondere successivamente. Si sta ventilando l'ipotesi di un concordato preventivo fallimentare in bianco. Si evidenzia la gravissima crisi occupazionale che sta coinvolgendo tutto il personale, che oggi, paga indirettamente un costo elevatissimo, sia in termini di salvaguardia del proprio posto di lavoro, sia in termini di remunerazione salariale che ormai rischia di diventare insostenibile;
attualmente il personale adibito alle complesse attività amministrative del gruppo (circa 160 lavoratori negli uffici di sede), sopporta un contratto di solidarietà con riduzione del 50 per cento delle retribuzioni e degli orari lavorativi, con conseguente autorizzazione dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali all'integrazione salariale; il personale adibito alla vendita presso i vari negozi, sopporta una cassa integrazione guadagni straordinaria a rotazione, a seguito di due diverse procedure, che coinvolge un numero complessivo di circa 340 lavoratori al mese, di cui una procedura è ancora in attesa di autorizzazione;
tutti i lavoratori attendono le retribuzioni da oltre 2 mesi. Ma pur tuttavia, malgrado i sacrifici fin qui sostenuti dai lavoratori, la situazione peggiora in maniera graduale e progressiva, tanto da poter affermare che, considerato lo stato delle trattative commerciali, rischia di perdere il proprio posto di lavoro tutto il personale addetto alle attività amministrative e tutto il personale dei negozi che a tutt'oggi, non avendo avuto alcuna offerta commerciale, dovranno essere chiusi. Anche per i punti vendita facenti parte delle trattative non è garantito il massimo livello occupazionale. La situazione grave potrebbe diventare drammatica in quanto coinvolgerebbe tutto il personale dipendente, cioè 1660 lavoratori e un indotto rappresentato da piccole aziende locali che sono nate e cresciute grazie ai rapporti commerciali con Aligrup e dagli operatori dei centri commerciali, ulteriori 1500 lavoratori: quindi più di 3000 famiglie in totale;
la vicenda ed i numeri della crisi dell'Aligrup, anche se rinchiusi in un ambito regionale, avrebbero delle conseguenze nefaste per la Sicilia già allo stremo per la crisi economica aggravata dalla politiche restrittive del Governo;
altre crisi aziendali di altre zone d'Italia, con molti meno dipendenti coinvolti, sono in corso di risoluzione al Ministero dello sviluppo economico;
come si evince da una pubblicazione della Uil, vi sono ben 203 tavoli aperti che coinvolgono ben 244 mila 642 lavoratori e 18 aziende in amministrazione straordinaria. Di questi, 77 tavoli hanno individuato una soluzione e 8 di questi sono in amministrazione straordinaria. Di tutto il complesso dei tavoli di confronto aperti o risolti, le aziende con un numero di dipendenti superiore alle mille unità sono 50 e fra queste c’è anche la Telecom con 50 mila lavoratori coinvolti, quindi un quarto del totale;
a giudizio dell'interpellante anche la situazione dell'Aligrup, con più di 3 mila lavoratori coinvolti, deve essere portata presso i Ministeri competenti con un tavolo di trattative così come le altre crisi aziendali nazionali degli altri territori –:
quali iniziative di competenza intendano adottare i Ministri interpellati per risolvere le problematiche indicate in premessa.
(2-01755) «Catanoso, Corsaro».
Interrogazione a risposta in Commissione:
LULLI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
la società Galileo Vacuums Systems, con sede a Prato, è una delle tre aziende leader mondiali nella costruzione di macchinari per la metallizzazione in alto vuoto di film plastico, carta e materiale plastico rigido e in questi anni ha arricchito il proprio patrimonio di brevetti e progetti innovativi;
fino al 2008, l'azienda è stata partecipata più o meno direttamente da società del gruppo Finmeccanica ed ha già attraversato un periodo di forte crisi dal 2007 al 2009 dovuto a difficoltà economiche, risolte con l'intervento di Finmeccanica e di un fondo governativo russo (Rusnanotech) e la creazione di una società italo russa;
tale società subentrò nel capitale sociale di Galileo Vacuums Systems, garantendo la ripartenza delle attività industriali, ma a distanza di tre anni la situazione sta nuovamente peggiorando, sia per le difficoltà nell'acquisire nuove commesse, sia a causa di non risolte pendenze economiche legate a trattative con Finmeccanica per la vendita di brevetti;
il 28 novembre 2012 le rappresentanze sindacali unitarie, i sindacati esterni e i due liquidatori si incontreranno; l'azienda ha, infatti, attivato una procedura concorsuale con esiti incerti e molto preoccupanti per l'occupazione; i circa cinquanta lavoratori, che non prendono lo stipendio da cinque mesi, sono sospesi in contratto di solidarietà e la società ha annunciato che a breve si fermeranno le residue attività;
lo sviluppo, che si prospetta molto rapido, di nuovi prodotti nei settori trainanti delle energie alternative e della comunicazione commerciale, nonché il continuo interesse di settori orientati all'alta tecnologia, come quello della difesa, può offrire ad un'azienda come Galileo Vacuum Systems, nuove opportunità, in settori ai quali l'azienda ha dedicato notevoli risorse negli ultimi anni –:
quali iniziative urgenti intenda assumere, anche attraverso il coinvolgimento di Finmeccanica, al fine di non perdere un'attività industriale di alta tecnologia e disperdere il patrimonio di professionalità e brevetti costruito negli anni dalla Galileo Vacuums Systems. (5-08514)
Interrogazioni a risposta scritta:
IANNACCONE. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
il 21 giugno 2012 si è svolto un incontro tra Poste Italiane e le organizzazioni sindacali nazionali finalizzato all'esame del piano interventi 2012 (razionalizzazione e chiusura uffici postali);
in quella occasione è stato sottoscritto un verbale che rinviava ai tavoli territoriali l'esame di eventuali altre proposte e l'approfondimento delle modalità di gestione delle risorse interessate;
successivamente, il 5, 20 e 26 luglio Poste Italiane e sindacati si sono incontrati territorialmente;
il 26 ottobre Poste Italiane ha comunicato le modifiche scaturite dai tavoli territoriali ed è stata siglata dall'azienda e da tutte le organizzazioni sindacali campane;
in base a tale accordo a partire dal 26 novembre 2012 inizieranno le procedure per lo smantellamento di alcuni uffici postali, procedure che si concluderanno il 4 dicembre 2012;
nell'area avellinese, sono otto gli uffici previsti in chiusura: Ariano Irpino (Stazione e Orneta), Castel del Lago, Carpignano, Serra di Montefusco, Serra di Pratola, Starze di Summonte, Quaglietta. Sono tutte frazioni, contrade, ma popolate e decisamente distanti da quello che poi diventerebbe l'ufficio di riferimento nel comune centrale;
sopprimere l'ufficio postale a Quaglietta, per fare un esempio, significherebbe dunque ridurre una popolazione già martoriata dall'emigrazione e perciò oramai composta sostanzialmente da persone anziane, a fare sacrifici ulteriori finanche per adempiere alle azioni più normali che un cittadino svolge (o che tali dovrebbero essere) come pagare una bolletta, ritirare la pensione, effettuare un vaglia postale –:
quali iniziative intenda porre in essere affinché vengano salvaguardati i servizi postali in quelle realtà già penalizzate e spogliate e dove l'ufficio postale rappresenta l'unico punto di riferimento importante, quasi di aggregazione, per una popolazione per lo più anziana con molte difficoltà di spostamento. (4-18723)
POLLEDRI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
i lavoratori dell'Atlantis di Gropparello stanno attraversando un momento di grave difficoltà ed incertezza dopo aver appreso che l'azienda del gruppo Azimut-Benedetti avrebbe deciso di chiudere lo stabilimento piacentino;
il gruppo Azimut-Benedetti è leader mondiale nella produzione di imbarcazioni a motore di lusso;
la crisi economica non ha mancato di colpire il settore nautico mettendo in difficoltà anche il gruppo Azimut-Benedetti che, secondo le dichiarazioni dei vertici aziendali, da circa quattro anni non produce più guadagni;
secondo i vertici aziendali, la quota italiana di produzione sarebbe crollata da 150 a 12 milioni di euro, segnando una battuta d'arresto per il mercato interno;
l'azienda, in risposta alla crisi, ha annunciato la chiusura della fabbrica di Piacenza, che occupa circa 200 dipendenti, con la strategia di rilanciare la produzione nelle fabbriche di Avigliana e di Viareggio, che avverrà non senza conseguenze per i lavoratori;
la chiusura dello stabilimento piacentino rappresenta un duro colpo per l'economia della zona, già fortemente provata dalla crisi –:
se il Ministro ritenga di assumere iniziative volte a far chiarezza sulla vicenda e se intenda adottare gli strumenti propri ad evitare che le strategie di sviluppo dell'azienda abbiano come conseguenza la chiusura della fabbrica di Atlantis di Gropparello ed il licenziamento dei dipendenti. (4-18731)
Apposizione di una firma ad una mozione.
La mozione Fiano e altri n. 1-01007, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 aprile 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Graziano.
Apposizione di una firma ad una risoluzione.
La risoluzione in Commissione Benamati e altri n. 7-01027, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 novembre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Iannuzzi.
Apposizione di una firma ad una interrogazione.
L'interrogazione a risposta in Commissione Raisi n. 5-08415, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 novembre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Barbaro.
Pubblicazione di testi riformulati.
Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Bucchino n. 7-01041, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 722 del 22 novembre 2012:
La XII Commissione,
premesso che:
è stato inviato all'attenzione della Commissione europea uno schema di decreto interministeriale che propone l'introduzione di alcune modifiche al decreto legislativo n. 31 del 2001 relativamente ai requisiti di potabilità, in particolare l'introduzione del parametro «Microcistina-LR» e relativo valore di parametro (notification number 2012/0534/I – C50A, title Schema di decreto interministeriale per l'introduzione, nell'allegato I, parte B, del decreto legislativo 2 febbraio 2001 n. 31, del parametro «microcistina-LR» e relativo valore di parametro);
lo schema di decreto in questione, costituito da due articoli, stabilisce che nella tabella presente nell'allegato I, parametri e valori di parametro, parte B, parametri chimici, del decreto legislativo n. 31 del 2001 con cui l'Italia ha recepito nel proprio ordinamento la direttiva 98/83/CE, è aggiunta una riga concernente la voce microcistina-LR e, nella tabella note, è aggiunta la nota 12 che fornisce istruzioni relative alla determinazione del contenuto di tale tossina;
lo schema di decreto sembra essere stato indirizzato per verifica alla sola Commissione imprese e industrie dell'Unione europea (nel cui sito internet compare con la relativa scheda), mentre riguarda una classe di sostanze tossiche di diretto impatto e interesse primario sanitario e non industriale, in quanto è riferito alla totalità della popolazione nazionale utente di un servizio;
dal testo dello schema di decreto, presente nel sito della Commissione imprese e industrie dell'Unione europea si evince come l'atto sia presentato in modo che all'interrogante appare a dir poco elusivo; vi si legge che «esso non è una misura sanitaria o fitosanitaria», mentre è di assoluta evidenza che, se approvato, esso avrebbe una rilevanza sanitaria assai negativa; analoga sottolineatura merita l'esplicita ammissione che «l'analisi di impatto non è disponibile al momento della notifica»;
l'approvazione del decreto renderebbe de facto lecita l'erogazione di acque destinate a consumo umano anche in presenza di contaminazione da cianobatteri e loro micro cistine, violando l'articolo 32 della Costituzione della Repubblica italiana che «tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività»; esso si pone peraltro in aperto contrasto con la necessità di combattere ogni forma di inquinamento e degrado delle acque, anche in considerazione degli obiettivi europei in tema di qualità delle acque previsti per l'anno 2015;
le indicazioni delle maggiori agenzie internazionali, europee ed italiane, di protezione dell'ambiente e della salute evidenziano il pericolo per la salute umana determinato dalla presenza di cianobatteri nelle acque, e ciò anche in considerazione:
a) della complessità biologica e, in parte ancora sconosciuta, potenzialità tossica dei cianobatteri;
b) della loro mutevole ed imprevedibile risposta a diverse condizioni climatiche ed ambientali;
c) delle azioni tossiche, epigenetiche, genotossiche ed oncogene di tanti e vari tipi di microcistine da essi prodotte;
d) delle attività tossiche e/o cancerogene di svariati elementi contaminanti ed inquinanti le acque, tra cui le microcistine, che possono esplicarsi con molteplici e ancora sconosciuti meccanismi di interazione ed amplificazione indicati come «effetto cocktail», diversi da quello della sola e semplice sommatoria delle loro singole azioni;
sono da tempo documentate le croniche difficoltà del nostro Paese ad assicurare una potabilizzazione efficace, sicura e costante delle acque che presentano queste criticità e la mancanza di un reale e diffuso sistema di sorveglianza, allarme e gestione di questi fenomeni: valga ad esempio il caso del lago di Vico, affetto da tempo da un gravissimo processo di eutrofizzazione e da sempre più frequenti e massicce fioriture del cianobatterio Plankthotrix rubescens, detto anche alga rossa, capace di produrre una microcistina cancerogena, non termolabile e tossica per gli esseri umani, per la flora e la fauna lacustre, classificata dalla Iarc (Agenzia internazionale di ricerca sul cancro) come cancerogeno di classe 2 b,
impegna il Governo:
ad adottare urgentemente tutte le iniziative necessarie affinché il decreto legislativo n. 31 del 2001, che ha recepito la direttiva europea 98/83 per quanto riguarda la potabilità delle acque destinate a consumo umano, non venga modificato con l'introduzione di nuovi valori di parametro per sostanze cancerogene evitabili per le quali, come noto, non esistono soglie di sicurezza;
a revocare lo schema di decreto interministeriale citato, tenendo conto che esso si configura in conflitto con la normativa italiana e in contrasto con l'evidenza scientifica e la deontologia medica, ecologica e bioetica, oltre che con l'ortoprassi amministrativa e gestionale.
(7-01041)
(nuova formulazione) «Bucchino, Miotto».
Si pubblica il testo riformulato dell'interrogazione a risposta scritta Bernardini n. 4-18642, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 721 del 21 novembre 2012.
BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
il dottor Agostino Abate è da numerosi anni sostituto pubblico ministero presso la procura della repubblica presso il tribunale di Varese;
egli nell'ambito della sua attività istituzionale ha indagato i signori Sandro Polita e Antonello Polita – imprenditori di lunga data in ambito immobiliare e dei servizi – per reati societari, fallimentari e contro il patrimonio, nel procedimento rubricato al numero 6784/10 r.g.n.r. pendente avanti la Procura di Varese;
sempre nell'ambito della sua attività istituzionale egli ha promosso il fallimento delle società La Quiete srl. Casa di Cura Privata s.r.l. La Quiete Hospital srl, Ansafin srl, i signori Sandro Polita e Antonello Polita erano amministratori;
per fatti occorsi nell'ambito delle predette procedure fallimentari, nel dicembre 2011, i signori Polita hanno sporto una denuncia-querela avanti la competente procura della Repubblica presso il tribunale di Brescia nei confronti del dottor Abate per reati di cui agli articoli 323 c.p. (abuso d'ufficio), 326 (rivelazione del segreto-d'ufficio), 328 (omissione di atti ufficio), 595 (diffamazione), 610 e 61 n. 2 e 9 (violenza privata con l'aggravante di aver commesso il reato per commetterne un altro e con abuso di poteri), 646 e 61 n. 7 (appropriazione indebita con l'aggravante di avere arrecato un danno patrimoniale di rilevante gravità);
per le medesime vicende i signori Polita hanno contestualmente sporto denuncia-querela anche nei confronti del dottor Cosentino, giudice delegato del Tribunale fallimentare di Varese e del dottor Marco Bianchi curatore del fallimento La Quiete s.r.l. per il reato di cui all'articolo 323 c.p (abuso d'ufficio), nonché di altri due imprenditori coinvolti nelle vicende fallimentari per il reato di cui all'articolo 646 (appropriazione indebita);
la procura della Repubblica presso il tribunale di Brescia ha aperto un procedimento penale a seguito del suindicato esposto dei signori Polita, per i reati e nei confronti dei soggetti indicati nella denuncia querela;
anzi, più precisamente risulta l'apertura e la separata iscrizione di due procedimenti penali;
per uno dei due procedimenti, il 23448/2011 r.g.n.r., la procura della Repubblica di Brescia ha chiesto l'archiviazione dei reati contestati a carico di Abate, Cosentino, Bianchi e dei due imprenditori, per i reati di cui agli articoli 323, 646, 610, 595;
per tale procedimento non è stata a tutt'oggi disposta l'archiviazione, essendo fissata l'udienza per l'opposizione all'archiviazione in data 21 novembre 2012 avanti il giudice per le indagini preliminari di Brescia;
l'altro procedimento penale di cui la procura di Brescia ha disposto la separata iscrizione è a carico del solo dottor Abate ed è relativo ai i reati di cui agli articoli 326 e 328;
in particolare, in relazione tali fattispecie di reato, i signori Polita avevano denunciato la diffusione da parte del dottor Abate (anche alla stampa) di notizie relative ai fallimenti dei signori Polita coperte dal segreto della camera di consiglio;
essi inoltre avevano denunciato la mancata trasmissione da parte del dottor Abate al tribunale del riesame, in spregio all'articolo 324, 3o comma, c.p.p, degli atti relativi ad un sequestro di documenti dei signori Polita da lui disposto nell'ambito delle sue funzioni: sequestro che a causa della mancata trasmissione del fascicolo non è mai stato sottoposto al giudizio del tribunale del riesame, con la conseguenza che il sequestro è ad oggi formalmente decaduto, ma che i documenti permangono tuttora nella disponibilità del pubblico ministero in una situazione di lamentata illegittimità;
tale procedimento penale a carico del dottor Abate per i reati 362 e 328 c.p. risulta tutt'ora in istruttoria, senza attuali richieste di archiviazione da parte della procura;
il dottor Abate, in siffatto contesto, pur essendo indagato di reati (anche) contro la pubblica amministrazione (di competenza – si ricorda – del tribunale penale collegiale) e per i quali i signori Polita e le società da loro rappresentate sono persone offese e danneggiate, risulta tuttora assegnatario del fascicolo penale presso la Repubblica di Varese in cui egli procede penalmente contro gli stessi signori Polita, dopo avere chiesto il fallimento delle società da loro amministrate;
tale situazione si ritiene sia degna di valutazione ed osservazione da parte del Ministro interrogato in quanto pare agli interroganti sinceramente non consona rispetto ad una serena e corretta amministrazione della giustizia, anche in rapporto a temi di delicata gestione di interessi sociali quali il fallimento di plurime realtà imprenditoriali;
in relazione al medesimo dottor Abate risulta in essere un'ulteriore situazione degna di segnalazione al Ministero della giustizia, per la quale si è a conoscenza del fatto che nel dicembre 2011 era già stato inviato un ampio esposto all'indirizzo del medesimo Ministero da parte della sig.ra Lucia Uva;
altra vicenda degna di attenzione è quella relativa alla morte di Giuseppe Uva, fratello della signora Lucia Uva, per il quale è stata emessa sentenza del Tribunale penale di Varese;
tale sentenza, le cui motivazioni sono state depositate in data 28 giugno 2012, ha assolto il medico imputato di omicidio colposo di Giuseppe Uva (il quale era giunto in pronto soccorso dell'ospedale di Varese dopo essere stato fermato dalle forze dell'ordine e trattenuto diverse ore nella locale caserma dei carabinieri, decedendo lo stesso giorno 14 giugno 2008) e – in ragione della perizia medico legale che individuava la causa di morte di Uva nella tempesta emotiva legata al precedente contenimento, ai traumi auto, e/o eteroprodotti e all'intossicazione alcolica – ha trasmesso gli atti alla procura della Repubblica di Varese «con riferimento agli accadimento occorsi tra l'intervento dei carabinieri e l'ingresso di Giuseppe Uva al pronto soccorso dell'ospedale di Varese»;
nella stessa sentenza si dava atto che – a quanto emerso in dibattimento – il pubblico ministero dottor Abate aveva già aperto nel settembre 2009 un fascicolo relativo ai fatti occorsi a Giuseppe Uva. Ha prima dell'ingresso al pronto soccorso, recante il numero 5509/09 r.g.n.r., ma che tale fascicolo era ancora nella fase delle indagini preliminari da quattro anni;
il giudice di Varese rilevava testualmente al proposito «è certo che detto procedimento trovasi nella fase delle indagini preliminari (e quindi coperto dal segreto e inaccessibile dalle parti private) ormai da alcuni anni ed è tutt'ora attivo, se è vero che il PM lo ha recentemente utilizzato per acquisire le relazioni prodotte in allegato alla memoria depositata all'udienza del 19 marzo 2012»;
Lucia Uva aveva già segnalato, nel citato esposto al Ministero della giustizia, di non aver mai ricevuto in relazione a tale fascicolo 5509/09 alcun avviso di proroga delle indagini nel corso di tutti gli anni di apertura dello stesso, sebbene ne avesse diritto in ragione di specifica richiesta;
lo stesso giudice del tribunale di Varese aveva ritenuto di precisare in sentenza che «va rimarcato con chiarezza come costituisca un legittimo diritto dei congiunti di Giuseppe Uva – innanzitutto sul piano dei più elementari sentimenti della specie umana – conoscere, dopo quasi quattro anni, se negli accadimenti intervenuti antecedentemente all'ingresso del loro congiunto in ospedale siano ravvisabili profili di reato»;
a seguito di tale sentenza risulta che il dottor Abate abbia egli stesso dichiarato alla stampa di continuare ad essere assegnatario del fascicolo r.g.n.r. 5509/09;
a tutt'oggi tale fascicolo non risulta essere stato portato al vaglio di un giudice, né per una richiesta di proroga indagini né per una richiesta di archiviazione;
anche tale situazione di «immobilità» del fascicolo r.g.n.r. 5509/09 pare agli interroganti non conforme alla corretta amministrazione della giustizia, in tema peraltro di argomenti estremamente delicati quali l'accertamento del contesto di un decesso non qualificabile come morte per cause naturali;
in entrambe le situazioni pare agli interroganti assolutamente meritevole di indagine la condotta del pubblico ministero dottor Abate in relazione alla gestione dei fascicoli a lui assegnati, alla corretta rispondenza ai suoi doveri istituzionali, e alla legittimità della permanenza in capo al medesimo pubblico ministero dei fascicoli penali sopra indicati –:
se il Ministro non ritenga opportuno disporre le dovute verifiche ed ispezioni, ai fini dell'eventuale esercizio dei poteri di competenza, sugli indicati fascicoli in assegnazione al dottor Agostino Abate, nonché sulle condotte del medesimo pubblico ministero. (Nuova formulazione) (4-18642)
Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta in Commissione Bergamini n. 5-08361 del 31 ottobre 2012;
interrogazione a risposta in Commissione Binetti n. 5-08459 del 20 novembre 2012.
INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA
BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
Radio radicale ha mandato in onda un'intervista il cui contenuto è secondo gli interroganti incredibile se la veridicità dei fatti fosse confermata;
un imprenditore veneto, Mario Bortoletto, imprenditore edile a capo della ditta Bortoletto Engineering, una piccola impresa di 15 dipendenti e 3 milioni e mezzo di euro di fatturato, è il protagonista di un episodio iniziato nel 2009, quando il Ministero degli Interni (FEC) gli propone, per conto di uno sponsor, la ristrutturazione di un appartamento a Venezia in Campo San Paolo e il restauro della facciata di una chiesa di Roma. Lo sponsor, con il ricavato di cartelloni pubblicitari che doveva esporre sui ponteggi della chiesa a Roma, avrebbe pagato le due imprese edili esecutrici delle opere a Venezia e a Roma;
vengono, quindi, convocati al Viminale: i due titolari delle imprese edili (tra cui la Bortoletto Engineering) e lo sponsor, per sottoscrivere la Convenzione predisposta dallo stesso Ministero e i contratti d'appalto. All'articolo 12 della stessa Convenzione viene dichiarato che il Ministero, con la firma di detta Convenzione, aveva ricevuto dallo sponsor una fideiussione a garanzia del finanziamento dei lavori;
garantito e referenziato dal Ministero, Bortoletto inizia i lavori dell'opera secondo il contratto stipulato e, dopo quasi due mesi, viene portato a termine l'85 per cento del restauro;
i giorni passano, scadono i pagamenti con lo sponsor che rifiuta di pagare il credito e, avvisato il Vice Prefetto, Bortoletto chiede di escutere la fideiussione prevista dall'articolo 12 della Convenzione;
una fideiussione che, a quanto pare, il Ministero ancora non aveva e che, secondo varie rassicurazioni, avrebbe immediatamente richiesto allo sponsor;
tempo perso, perché la società sponsorizzata durante i lavori fallisce, facendo cadere ogni speranza sul credito da incassare. A questo punto il Ministero decide di trovare un altro sponsor, in grado di subentrare al posto del precedente andato in fallimento;
il nuovo sponsor viene individuato in una nuova ditta, la quale si sarebbe impegnata a pagare i lavori della facciata della chiesa a Roma ottenendo uno sconto sul totale dei lavori da eseguire e ad esporre sul ponteggio pubblicità per 24 mesi anziché 18 mesi, come previsto nella Convenzione precedente, garantendosi così un notevole maggior utile;
a questo punto il FEC pretendeva che Mario Bortoletto sottoscrivesse una nuova Convenzione, escludendo la fideiussione a garanzia del finanziamento dei lavori e pertanto esponendo la ditta Bortoletto Engineering ad un ulteriore rischio: lavorare senza un'adeguata garanzia; un passo che l'imprenditore veneto ha decisamente rifiutato di compiere;
il nuovo sponsor ha eseguito il ripristino della facciata della Chiesa di Roma e ha pagato il Ministero secondo quanto convenuto nella nuova convenzione. Il Ministero, dunque, ha incassato il credito dello sponsor ma non ha pagato l'impresa Bortoletto Engineering, la quale è ancora in attesa dei crediti vantati confronti dello Stato per il servizio fornito;
crediti che non sono mai stati rispettati e che hanno portato l'azienda sull'orlo di una drammatica crisi finanziaria;
l'imprenditore, sollecitando l'amministrazione centrale per ricevere il compenso della propria opera lavorativa, si è sentito rispondere che i crediti da lui vantati non erano a carico del Ministero perché la fideiussione a garanzia del creditore non sarebbe mai stata sottoscritta –:
se i fatti narrati in premessa corrispondano al vero e, nell'eventualità positiva, con chi l'amministrazione abbia sottoscritto il contratto di locazione dell'abitazione restaurata dalla Bortoletto Engineering in Venezia e, soprattutto, quali iniziative gravi e urgenti intendano assumere per dare soluzione alla vicenda narrata. (4-15832)
Risposta. — In riferimento ai fatti riferiti dall'interrogante, si rappresenta che il Fondo edifici di culto (FEC) il 19 gennaio 2009 stipulò una convenzione con la società Media advertising per l'effettuazione di alcuni interventi di restauro su due immobili di proprietà: la chiesa di Santa Caterina in Magnanapoli a Roma e un appartamento a Venezia.
I costi dell'intervento sarebbero gravati interamente sulla medesima società, alla quale venivano concessi in esclusiva gli spazi pubblicitari ricavati dalla posa in opera dei ponteggi per effettuare i lavori di ristrutturazione.
La convenzione prevedeva anche che in nome e per conto della Media advertising, la ditta Bortoletto engineering si sarebbe impegnata ad eseguire gli interventi relativi all'appartamento di Venezia, come da contratto d'appalto stipulato tra i due soggetti (Bortoletto engineering e Media advertising).
L'impresa Bortoletto engineering, quindi, non è stata individuata dal Ministero dell'interno, bensì direttamente dalla Media advertising srl, con la quale il medesimo era già entrato in contatto per altre collaborazioni in tempi precedenti.
Successivamente, la ditta Bortoletto engineering avviava ed effettuava detti lavori fino a quando, a seguito delle inadempienze della Media advertising (mancato versamento dei ratei previsti), decideva di rescindere il contratto con detta società, presentando altresì istanza di fallimento nei confronti della medesima.
In relazione alla polizza fideiussoria, si evidenzia che l'articolo 12 della convenzione prevedeva che la Media advertising srl prestasse idonea garanzia al Fondo edifici di culto mediante polizza fideiussoria a copertura dei finanziamento dei lavori. Quindi, la fideiussione era una garanzia a tutela del F.E.C. La ditta Bortoletto avrebbe dovuto invocare una garanzia nel rapporto di appalto che la legava alla Media advertising srl.
Nessuna garanzia è stata rilasciata alla ditta Bortoletto da parte di questa amministrazione in quanto, come chiaramente espresso dall'avvocatura generale dello Stato, unico soggetto obbligato nei confronti della Bortoletto è la Media advertising srl, tenuta (in forza del contratto di appalto stipulato esclusivamente tra la Bortoletto engineering e la Media advertising srl) al versamento del compenso pattuito con le modalità e i tempi contrattualmente previsti.
A seguito del fallimento della Media advertising srl, un nuovo sponsor si è reso disponibile a subentrare nella convenzione al suo posto. Tuttavia, nessuno sconto è stato applicato al nuovo sponsor per i lavori relativi alla facciata della chiesa di Santa Caterina in Magnanapoli.
La mancata sottoscrizione della nuova convenzione fu determinata dalla pretesa della ditta Bortoletto di ottenere che il nuovo sponsor si impegnasse a pagare la stessa cifra pattuita a suo tempo con la Media advertising srl, senza che venisse effettuata alcuna verifica tecnica sui lavori eseguiti sull'appartamento di Venezia.
Non essendo stati ultimati i lavori, l'immobile non è stato collocato sul mercato in quanto non possiede i requisiti necessari ai fini di una eventuale locazione, con la conseguente impossibilità di raggiungere una soluzione transattiva extra giudiziale.
Sulla questione, comunque, il Ministero dell'interno si riserva di interessare nuovamente l'avvocatura generale dello Stato in ordine ad eventuali nuovi e diversi elementi che dovessero essere rappresentati.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Saverio Ruperto.
BORGHESI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
un avvocato, Pietro Palau Giovannetti, presidente dell'associazione «Movimento per la Giustizia Robin Hood» di «Avvocati senza Frontiere», manifesta il suo dissenso nei confronti di Silvio Berlusconi e dei suoi fans davanti il tribunale di Milano (dove è stata tenuta un'udienza nell'ambito del processo Mills). La DIGOS interviene e porta via a forza l'avvocato, reo di aver lanciato frasi del tipo: «fatti processare». Ciò si evince da video amatoriali pubblicati sul sito youtube.com;
Giovannetti ha poi detto «Sono stato identificato dalla polizia strattonato, portato in un portone ma mi hanno lasciato libero perché non ho fatto nulla. È chiaro che lo hanno fatto per impedirmi di parlare, in questo paese ormai non c’è più libertà di espressione»;
i giornalisti presenti al fatto si sono «ribellati» pronunciando frasi come «lasciatelo», «cosa ha fatto?», «questa è democrazia?»...;
dal video emerge anche che un rappresentante delle forze dell'ordine avrebbe pronunciato una frase ingiuriosa –:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti narrati in premessa;
se non ritenga di dover impartire disposizioni affinché le forze dell'ordine non impediscano le manifestazioni della libertà di opinione garantite dalla Costituzione. (4-12127)
Risposta. — Durante la mattinata del 9 maggio 2011 si è svolta, presso il palazzo di giustizia di Milano, un'udienza del cosiddetto «processo Mills» alla quale ha partecipato l'onorevole Silvio Berlusconi. Contemporaneamente nella via Freguglia, una strada limitrofa al palazzo, fin dalle ore 8.30, si radunava una piccola folla composta da giornalisti e sostenitori dell'ex Presidente del Consiglio dei ministri.
Erano circa le 10 del mattino quando un uomo – identificato, poi, come Pietro Mauro Massimiliano Palau Giovannetti – ha apostrofato in modo polemico i sostenitori dei leader politico.
Invitato a desistere da tale iniziativa, il signor Palau Giovannetti ha opposto resistenza, perseverando nelle frasi di tono polemico ed irriguardoso nei confronti dei manifestanti, tanto da rendere necessario il suo allontanamento da parte degli operatori di polizia in servizio, che l'hanno condotto nell'antistante via Zaccaria.
Dopo qualche istante, un nutrito gruppo di giornalisti ha raggiunto gli operatori di polizia, rendendo impossibile agli stessi lo svolgimento di tutte le procedure di identificazione, mentre il signor Palau Giovannetti protestava ed inveiva contro le Forze dell'ordine.
Al fine di espletare le procedure di identificazione senza turbativa per l'ordine pubblico, l'uomo è stato condotto nell'androne di uno stabile sito nella vicina via Zaccaria e, dopo essere stato identificato, è stato rilasciato e ha raggiunto i giornalisti rimasti in attesa all'esterno dell'edificio.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Carlo De Stefano.
DI PIETRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
l'interrogante è intervenuto, in data 9 luglio 2012, presentando un atto di sindacato ispettivo n. 4-16896 con il quale denunciava la fornitura di tecnologia da parte della società Selex Elsag, filiale dell'italiana Finmeccanica, al regime di Bashar al Assad che da tempo si sta sempre più caratterizzando per l'atroce politica repressiva che ha trasformato la Siria in un teatro di bagno di sangue senza fine;
l'11 marzo 2010, è stato concessa al dittatore Assad la più alta onorificenza del nostro Paese – Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran cordone al merito della Repubblica italiana – apprezzando la laicità del suo governo;
l'uso di artiglieria pesante nei confronti di manifestanti non violenti che chiedono libertà e democrazia al regime totalitario siriano è stata fortemente condannata a livello internazionale con risoluzioni di censura da parte del Consiglio di sicurezza dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) e con sanzioni economiche da parte di molti Paesi, compresa l'Italia;
la legge 3 marzo del 1951, n. 178, che disciplina il conferimento delle onorificenze prevede all'articolo 5 che «la perdita dell'onorificenza all'insignito che se ne renda indegno» e la revoca «con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta motivata del Presidente del Consiglio dei ministri, sentito il Consiglio dell'Ordine» –:
se non ritenga opportuno attivare le procedure necessarie volte a ottenere la revoca immediata dell'onorificenza al Presidente siriano Bashar al-Assad. (4-17085)
Risposta. — Il Governo italiano, in accoglimento della risoluzione approvata nella seduta del 19 giugno 2012 dalla commissione affari esteri e comunitari della Camera dei deputati, ha deliberato di promuovere la procedura di revoca per indegnità dell'onorificenza di cavaliere di gran croce decorato di gran cordone dell'ordine al merito della Repubblica italiana (OMRI), conferita al presidente siriano Bashar al-Assad l'11 marzo 2010, in occasione di una visita di Stato effettuata in Siria dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in base ad una consolidata prassi protocollare.
A seguito dell'avvio della procedura di revoca per indegnità, il cancelliere dell'OMRI ha provveduto ad informare le autorità siriane, stabilendo al 12 settembre 2012 il termine entro il quale presentare al consiglio dell'ordine eventuali controdeduzioni, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 458 del 1952.
In data 31 agosto 2012 si è ottenuta la restituzione da parte delle autorità siriane delle insegne appartenute al Presidente Assad.
In data 28 settembre 2012 il Capo dello Stato ha firmato il decreto di revoca per indegnità dell'onorificenza OMRI già conferita al presidente siriano Bashar al-Assad.
Lo stesso giorno il decreto è stato controfirmato dal Presidente del Consiglio, completando la procedura.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Marta Dassù.
DI PIETRO, DI GIUSEPPE e ZAZZERA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
le isole Tremiti, o Diomedee, sono un arcipelago del mare Adriatico, sito 12 miglia nautiche a nord del promontorio del Gargano e 24 ad est della costa Molisana e da Termoli; abitate già in antichità (IV-III secolo a.C.), famose in epoca romana con il nome Trimerus, l'arcipelago sono uno dei tesori più preziosi dell'Adriatico. L'arcipelago costituisce il comune italiano di isole Tremiti, della provincia di Foggia in Puglia. Il comune fa parte del parco nazionale del Gargano e, dal 1989, una porzione del suo territorio costituisce la riserva naturale marina isole Tremiti;
secondo quanto noto, grazie alle autorizzazioni ministeriali, la multinazionale irlandese Petrolceltic inizierà trivellare, per svolgere i sondaggi per la ricerca di petrolio, a 40 chilometri dal litorale adriatico, praticamente di fronte alle isole Tremiti;
gli idrocarburi sono composti chimici costituiti da atomi di carbonio ed idrogeno. Tali sostanze, oltre ad essere cancerogene per l'uomo, sono tra i principali inquinanti dell'ambiente, capaci di devastare l'ecosistema. Il 10 per cento di inquinamento da idrocarburi è provocato dalle piattaforme offshore, pertanto i mari ove l'attività petrolifera è intensa, sono anche quelli più inquinati di tutto il mondo;
il nostro Mediterraneo che è un mare chiuso, caratteristica ancora più marcata per quanto riguarda l'Adriatico, ha molte piattaforme petrolifere e, secondo quanto si evince dai risultati di diverse analisi, nelle sue acque sono stati rilevati 10 grammi di idrocarburi per metro quadro in superficie, e 500 litri di catrame per chilometro quadrato. Gli idrocarburi cancerogeni, oltre ai danni provocati direttamente all'ecosistema, vengono assorbiti dai tessuti dei pesci commestibili, diventando nocivi per l'uomo;
le piattaforme petrolifere possono provocare anche altri pericoli: ad esempio, si ricorda il gigantesco rogo del 1988 alla Piper Alpha, piattaforma offshore di Aberdeen, causò la morte di ben 167 persone; inoltre, recentemente, il 21 aprile 2010 si è incendiata la piattaforma petrolifera Deep Water Horizon della BP nel golfo del Messico, di fronte alle coste della Louisiana, affondata nelle acque circostanti. La dispersione del petrolio in mare, nonostante i tempestivi interventi, ha determinato un disastro ambientale incalcolabile;
a seguito del gravissimo incidente petrolifero della BP in Louisiana, il Commissario europeo per l'energia, Guenther Oettinger, si era espresso dando precise indicazioni che, di fatto, applicavano una moratoria sulle autorizzazioni alle prospezioni geosismiche e alle trivellazioni;
da un dossier pubblicato sul quotidiano «La Repubblica» del 4 settembre 2012 si apprende che il Governo punterebbe a raddoppiare nel giro di pochi anni la produzione italiana di idrocarburi, l'obiettivo sarebbe quello di soddisfare per via interna il 20 per cento dei consumi contro il 10 per cento attuale; è lecito pensare che in nome del petrolio e degli interessi delle lobby, anche questo Governo si prepara a dare l'assalto ai nostri mari e alle nostre coste, a partire da quelle adriatiche, con grave danno per l'ecosistema delle isole Tremiti, con un'operazione che rischia di compromettere seriamente il territorio e l'economia del Paese;
il mare antistante le coste della Puglia è interessato dalla costruzione di piattaforme di estrazione del petrolio, corrosivo e non trasportabile, che richiede lavorazioni altamente inquinanti e pericolose per la salute umana e per l'ambiente, quindi per l'agricoltura, la pesca ed il turismo; la Puglia è rinomata per la bellezza del suo territorio digradante dalle colline verso la sua multiforme costa, sempre più meta di un turismo qualificato ed esigente; la qualità e la peculiarità delle risorse agricole, ittiche ed enogastronomiche della Puglia sono strettamente connesse a questa unicità e tipicità del territorio; l'agricoltura, che costituisce una voce crescente di reddito nella regione trainando nuove forme di turismo legate alla salubrità del territorio e alla tipicità dei suoi prodotti, subirebbe un inevitabile tracollo; la pesca, altro settore economico rilevante, subirebbe danni irreversibili considerata anche la conformazione quasi chiusa del mare Adriatico;
recenti studi hanno dimostrato come le perforazioni legate alla ricerca e coltivazione degli idrocarburi aumenterebbero inevitabilmente l'incidenza del rischio sismico;
risulta dunque agli interroganti, inammissibile tale autorizzazione ministeriale in virtù dei danni che certamente si provocherebbero già nell'immediato all'ecosistema marino. Infatti le prospezioni a largo delle Tremiti dovrebbero essere effettuate con il metodo air-gun, ovvero attraverso una serie di piccole esplosioni in fondo al mare, ripetute ad intervalli di pochi secondi. È chiaro come questa pratica possa essere dannosa per le numerose biodiversità presenti all'interno della riserva marina dell'arcipelago delle Tremiti; inoltre è bene ricordare che con questo tipo di ricerche, unitamente alle trivellazioni, si correrebbe il rischio di sversamenti di greggio in mare;
la Puglia ha investito nell'energia pulita e già produce il 160 per cento del proprio fabbisogno energetico, mentre i proventi delle royalty sulle attività di idrocarburi saranno per la Puglia insignificanti e di gran lunga inferiori ai gravi danni causati alla salute, all'ambiente e alle attività fondanti l'economia regionale, anche per questo è difficile comprendere la scelta del Governo di avallare la richiesta di autorizzazione della società irlandese Petrolceltic a svolgere dei sondaggi per la ricerca di petrolio al largo delle Diomedee;
mentre in tutta Europa si punta sulle rinnovabili e si finanzia la ricerca, in Italia il Governo moltiplica le trivellazioni per estrarre il petrolio e taglia i fondi per le energie alternative –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto;
se non ritenga opportuno interrompere l’iter autorizzativo di tutte le istanze già presentate e di quelle future, relative a sondaggi e prospezioni geosismiche con l'eventualità di future installazioni di piattaforme petrolifere, su tutto lo specchio di mare antistante le coste pugliesi e promuovere una moratoria per le trivellazioni nel Mediterraneo in acque nazionali;
se il Ministro interrogato non intenda assumere iniziative volte a correggere il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni, che ha consentito l'istanza di permesso di ricerca di idrocarburi in mare finalizzate alla installazione di piattaforme per l'estrazione petrolifera, prevedendo il divieto assoluto di ogni ulteriore installazione delle stesse piattaforme in tutta l'estensione del mare Adriatico di competenza nazionale.
(4-17475)
Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, relativa alle ricerche petrolifere nell'Adriatico, nei pressi delle isole Tremiti, da parte della Petroceltic, si rappresenta quanto segue.
A seguito dell'entrata in vigore delle limitazioni all'attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi in mare, introdotte dall'articolo 6, comma 17, del decreto legislativo n. 128 del 2010 di modifica al Codice Ambientale, la società Petroceltic Italia s.r.l. ha presentato al Ministero dello sviluppo economico l'istanza di riperimetrazione e unificazione dei permessi di ricerca denominati «d494 BR-EL», «d497 BR-EL» e «d498 BR-EL», al fine di escludere le zone interdette.
In data 10 gennaio 2011 il Ministero dello sviluppo economico, verificato che l'area proposta nella riperimetrazione rispettasse i vincoli posti dalla normativa citata, ha dato assenso al proseguimento dell’iter istruttorio relativo al permesso di ricerca (denominazione «d494 BR-EL»).
Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nel prendere atto della decisione della società proponente di proseguire l’iter istruttorio di valutazione d'impatto ambientale (Via) con una modifica dell'area e del relativo programma lavori, ha evidenziato là necessità di ritirare le istanze in corso per i progetti denominati «d497 BR-EL» e «d498 BR-EL», di aggiornare il contenuto della documentazione tecnica del progetto «d494 BR-EL» e provvedere a una nuova fase di consultazione del pubblico, con la pubblicazione sui quotidiani, della riperimetrazione dell'area del permesso di ricerca «d494 BR-EL».
Tutta la documentazione richiesta è stata ricevuta in data 11 aprile 2011; si è provveduto a comunicare a tutte le amministrazioni interessate l'esito positivo riguardo la procedibilità dell'istanza relativa al permesso di ricerca con riperimetrazione del progetto «d494 BR-EL».
La commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale Via/Vas, con parere n. 732 del 10 giugno 2011, ha espresso parere positivo con prescrizioni riguardo la compatibilità ambientale del progetto, esclusivamente per quanto attinente alla ricerca sismica con tecnica air-gun.
Successivamente, la regione Molise, con delibera di giunta regionale n. 452 del 14 giugno 2011, ha espresso «la propria netta e totale contrarietà nei confronti del progetto» e le osservazioni contenute nella predetta delibera sono state controdedotte dalla commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale Via/Vas, con il parere n. 806 de 25 novembre 2011, che ha confermato il precedente parere n. 732.
La regione Puglia, con delibera della giunta regionale n. 2858 del 20 dicembre 2011, ha espresso parere non favorevole per il progetto e la sopra citata commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale Via/Vas, con parere n. 895 del 16 marzo 2012, ha controdedotto detto parere confermando il parere favorevole n. 732.
Il 2 maggio 2012, il Ministero per i beni e le attività culturali ha espresso parere favorevole al progetto della società Petroceltic Italia s.r.l.
A conclusione dell'istruttoria è stato emanato il decreto di compatibilità ambientale n. DVA–DEC-2012-0000432 del 7 agosto 2012.
Si rammenta che il progetto in questione riguarda la sola prospezione geofisica con la tecnica dell’air-gun e si colloca al di fuori delle aree di divieto introdotte dal decreto legislativo citato (articolo 2, comma 3, lettera, h), del decreto legislativo n. 128 del 2010).
Detto decreto ha imposto una serie di prescrizioni riguardanti particolari restrizioni nella propagazione delle onde acustiche, la non effettuazione delle attività in concomitanza del passaggio di mammiferi marini, l'adozione di tecniche di rilevamento poco impattanti.
L'attività di prospezione e di ricerca sismica è effettuata a mezzo di navi appositamente attrezzate, trainanti un cavo detto streamer che reca, alternativamente, valvole ad aria compressa, dette air-gun, e geofoni. Gli air-gun liberano ad intervalli di tempo regolari aria compressa, creando onde sonore che sono riflesse dal fondale marino e captate dai geofoni che, a loro volta, trasmettono i dati alla nave dove vengono elaborati.
Naturalmente, una semplice attività di prospezione sismica della durata di pochi giorni non prevede la realizzazione di alcun tipo di opera, sia temporanea che fissa.
Si evidenzia dunque che in questa fase il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non ha autorizzato, né ha facoltà di farlo, alcuna perforazione in mare alla società Petroceltic, ma si è soltanto espresso positivamente in merito ai programmi di esplorazione presentati da quella società.
Le autorizzazioni a perforare potrebbero essere rilasciate, in futuro, qualora venisse conferito alla società Petroceltic un permesso di ricerca; a seguito di studi geologici e geofisici, che normalmente richiedono circa tre anni, in base ai quali fosse individuato un potenziale giacimento di idrocarburi. La ipotetica domanda di perforazione, che andrebbe presentata ai competenti uffici tecnici del Ministero dello sviluppo economico, richiederebbe specifica valutazione di impatti ambientali e potrebbe essere autorizzata a seguito di un procedimento ad evidenza pubblica.
Vale la pena ricordare che le perforazioni nei mari italiani si sono regolarmente sviluppate a partire dal 1960, con l'esecuzione di oltre 1000 sondaggi e il rinvenimento di numerosi giacimenti, rivelandosi sempre perfettamente compatibili con le attività turistiche e di pesca come dimostra chiaramente il polo di Ravenna, dove è stata sviluppata al massimo la ricerca petrolifera e le attività turistiche e la pesca si svolgono regolarmente. Si può anzi osservare che le piattaforme presenti in Adriatico si sono trasformate in altrettante aree di salvaguardia e ripopolamento ittico, precedentemente assenti in quelle acque.
L'estrazione di petrolio e gas avviene in Italia senza alcun incentivo economico ed è soggetta a royalties variabili tra il 7 per cento il 10 per cento ed ad un sistema di tassazione complessivamente pari a circa il 65 per cento del valore prodotto. Negli ultimi anni, a causa dell'estrema complessità del sistema autorizzativo, le perforazioni esplorative in Italia si sono ridotte quasi a zero (un pozzo esplorativo nel 2011, nessuno nel 2012).
Nell'ambito della nuova strategia energetica è prevista una limitata serie di altri siti di ricerca e sviluppo in zone esterne e distanti da aree sensibili e protette, in grado di promuovere investimenti rilevanti e nuova occupazione, finalizzate, altresì, ad aumentare significativamente la produzione nazionale di idrocarburi. Tutti questi programmi saranno ampiamente pubblicizzati e resi noti sul territorio, di cui si garantirà il massimo coinvolgimento.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare: Corrado Clini.
DI STANISLAO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
il 23 giugno 2010 il caporalmaggiore scelto degli Alpini Francesco Saverio Positano missione in Afghanistan. Era alla sua settima missione: quando è partito per la prima, in Albania, era ancora minorenne;
il 12 marzo 2011 i coniugi Positano scrivono una lettera al Capo dello Stato perché si riaprano le indagini e si faccia chiarezza sull'accaduto;
il racconto reso dai commilitoni descrive una caduta del caporalmaggiore a peso morto, in avanti durante un'operazione di ricognizione tecnica lungo l'itinerario «Bretella aeroportuale Est – Ring Roud» tra Herat o Shindand, caduta che gli ha procurato serissime e letali lesioni craniche;
quindici giorni dopo riesumano il corpo: la procura di Roma apre un fascicolo «modello 45», senza ipotesi di reato. L'autopsia arriva soltanto a gennaio 2011 e certifica che il caporalmaggiore era in perfetta salute. Ma il pubblico ministero Paolo Ielo archivia in fretta e ipotizza una «repentina ripartenza del mezzo blindato» quando «Positano non aveva verosimilmente recuperato una posizione di piena stabilità», da qui la «fatale caduta da più di cinque metri»;
secondo i coniugi Positano, se così fosse, ci sarebbe un profilo colposo da indagare come nei più canali incidenti stradali. Inoltre sostengono che il Buffalo è alto non più di 4 metri, e la padana arriva a 2. Un ragazzo robusto come lui, venti chili di equipaggiamento protettivo e casco antiproiettile, non può cadere da due metri e fracassarsi metà cranio in mille pezzi, deviarsi la mandibola, le orbite da fuori, il cadavere a un metro e mezzo dal blindato, il fucile a un altro metro e mezzo. La perizia dei medici legali, nominati dai Positano, scandaglia tutte le ipotesi, dalla caduta accidentale a blindato fermo, fino alla ipotesi «più probabile»: è morto per un «investimento da mezzo in movimento in retromarcia o caduta accidentale con successivo invertimento veicolo in retromarcia o che segue»;
Vincent C. Mason, l'infermiere americano che interviene per il Medevac, il soccorso sul campo, dà due versioni diverse. Prima annota sul referto: «Mi riferiscono che è caduto dal Buffalo mentre andavano a 50 chilometri all'ora». Poi ritratta: «Erano soltanto mie supposizioni» –:
di quali elementi disponga il Ministro in merito alla vicenda di cui in premessa e quali siano state le conclusioni dell'inchiesta svolta dai competenti organi militari. (4-11309)
Risposta. — In relazione alla questione affrontata con l'interrogazione in esame relativa all'evento nel quale ha perso la vita il 23 giugno 2010 in Afghanistan il caporal maggiore scelto Francesco Saverio Positano, faccio osservare che successivamente alla richiamata archiviazione del caso sono state riaperte le indagini a cura dell'autorità giudiziaria competente, che risultano tuttora in corso.
Pertanto, in merito ai quesiti posti dall'interrogante, non posso che rimandare alle conclusioni cui perverrà la predetta autorità giudiziaria.
Il Ministro della difesa: Giampaolo Di Paola.
DI STANISLAO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
la legge finanziaria per il 2008, all'articolo 2, commi 78 e 79, abrogati dal nuovo codice militare, stabiliva che nei poligoni esistono rischi per nano particelle di metalli pesanti, ma non sono state adottate le necessarie misure di protezione;
tale norma assumeva particolare importanza in relazione ai poligoni di impiego internazionale, nei quali non si può essere sicuri degli armamenti che vengono sperimentati da ditte o forze straniere perché a questi enti si richiede solo un'autocertificazione;
ad oggi nel poligono di Teulada esistono addirittura aree che sono state ufficialmente definite come non più bonificabili e delle quali è stata interdetta l'abitabilità –:
se il Governo intenda chiarire perché non siano mai state adottate misure di protezione adeguate nei poligoni;
se e come il Governo intenda provvedere per tutelare i militari ed i civili dai rischi per la salute e per l'ambiente.
(4-14263)
Risposta. — In applicazione delle vigenti normative in materia di tutela dell'ambiente e della salute umana, puntualmente richiamate anche nel codice dell'ordinamento militare e nel relativo testo unico regolamentare, sono vietate nei poligoni militari tutte le attività suscettibili di arrecare direttamente grave pregiudizio alla salute e all'ambiente.
Già dal 2008, le principali aree addestrative, a valenza interforze e di maggiore impegno per le attività a fuoco, ovvero il poligono di Capo Teulada e il poligono sperimentale di Salto di Quirra, sono dotati di specifici «disciplinari per la tutela ambientale» – attualmente in corso di estensione a tutti i poligoni di tiro sul territorio nazionale – che, in particolare, subordinano l'effettuazione di tutte le attività esercitative nonché, soprattutto, quelle di carattere innovativo/sperimentale, alla redazione di «schede di sicurezza ambientale», riguardanti le specifiche tecniche di ogni tipo di munizionamento da impiegare, onde valutare a priori la sostenibilità delle varie attività in riferimento alla tutela dell'ambiente e della salute umana.
Tali schede s'ispirano al modello previsto dal regolamento (Commissione europea) n. 1907 del 2006, concernente la registrazione, la valutazione, l'autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (REACH), e forniscono, con un sistema di facile utilizzo e di rapida consultazione, informazioni riguardo alle specifiche tecniche del munizionamento utilizzato in ciascuna attività addestrativa.
Lo scopo di queste schede è quello di raccogliere in un unico documento tutti i dati concernenti una specifica tipologia di munizionamento, al fine di poter meglio valutare i potenziali rischi e di adottare, conseguentemente, le misure più idonee di protezione per il personale e di contenimento degli effetti sull'ambiente.
Tra l'altro, è stato recentemente costituito un gruppo di lavoro interforze per la definizione di un nuovo e più avanzato modello di «schede di sostenibilità ambientale», allo scopo di incrementare ulteriormente le informazioni utili per l'operatore, con particolare riferimento agli effetti sull'ambiente nel tempo di attività anche di modesta incidenza, ma che siano connesse, comunque, a qualsiasi attività antropica.
Alcuni poligoni sono già stati interessati da campagne di monitoraggio ambientale, autonomamente intraprese dalla singola Forza armata ovvero pianificate attraverso il comitato interforze di coordinamento – costituito presso lo Stato maggiore della difesa – che definisce il programma annuale degli interventi degli enti tecnici interforze presso i siti e gli ambienti di lavoro della difesa, in patria e all'estero.
È, altresì, in fase di predisposizione un programma di preliminare ricognizione sistematica dello stato ambientale di tutti i poligoni, a conclusione della quale si procederà alla pianificazione degli interventi di ulteriore caratterizzazione e di bonifica eventualmente necessari, stimandone oneri e tempi di realizzazione, così come sono in corso di definizione linee di intervento unitarie e di indirizzo per la gestione uniforme di tutti i poligoni di tiro all'aperto.
Ciò posto, le misure di protezione del personale impiegato nelle operazioni di sgombero/bonifica dei poligoni di tiro sono stabilite in relazione alle tipologie di esercitazioni condotte.
In particolare, per quanto concerne l'individuazione e la distruzione degli ordigni inesplosi a seguito di attività addestrative, si evidenzia che nel caso di:
rischio chimico, gli operatori EOD (Explosive Ordnance Disposal) del genio vengono equipaggiati con i materiali per la rivelazione e la protezione batteriologica/chimica EOD;
rischio derivante dall'eventuale dispersione di microparticelle, sono state definite specifiche misure di protezione per la prevenzione e il contenimento delle possibili forme di inquinamento da polveri sottili di metalli pesanti prodotte durante i relativi lavori di bonifica.
Nel merito, si precisa che per la condotta della bonifica con rischio di produzione delle polveri di metalli pesanti, in aggiunta agli accorgimenti di carattere generale – quali l'impiego dei guanti monouso in lattice per la manipolazione degli esplosivi plastici e il lavaggio accurato della tuta mimetica e degli anfibi – è stato disposto che la quantità massima di esplosivo da utilizzare in unica soluzione in fornello caricato con diversi ordigni sia di 150 chilogrammi.
È stato, altresì, previsto, che i dispositivi di protezione, da distribuire, previo addestramento per lo specifico impiego, debbano essere:
facciali filtranti antipolvere monouso conformi agli standard FFP2 o classe 2 (protezione dagli aerosol solidi e/o liquidi indicati come pericolosi o irritanti) e FFP3 o classe 3 (protezione dagli aerosol solidi e/o liquidi tossici), di cui alla norma UNI 10270;
tute monouso con cappuccio e cerniera con elastici ai polsi, alle caviglie e alla vita con tessitura ad elevata traspirabilità, conformi alla norma EN 467 e certificazione CE – categoria III (protezione contro sporco, schizzi e sostanze nebulizzate).
Quanto alla tutela dei «civili dai rischi per la salute e per l'ambiente», è stato costituito, il 16 dicembre 2011, uno «Scientific board» – su richiesta della regione Sardegna e dell'assessorato della sanità – composto da esperti regionali e dell'Istituto superiore della sanità, del Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione Salute (CNESPS), nonché da un esperto del dipartimento di statistica dell'università di Firenze, con la finalità di valutare criticamente tutti gli studi ambientali e sanitari ad oggi condotti per l'area del poligono interforze del Salto di Quirra.
Tale indagine epidemiologica prende in considerazione anche le aree della Sardegna sedi dei poligoni di Capo Teulada e di Capo Frasca.
Il 25 giugno 2012 si è tenuta una riunione dello «Scientific board» nel corso della quale sono stati presentati i primi riscontri ed è emersa la decisione di completare tutti i lavori d'indagine entro e non oltre il 31 dicembre 2012, come auspicato dalla stessa regione.
Si conferma, in conclusione, l'impegno assoluto delle Forze armate ad attenersi, nello svolgimento di ogni attività e in ogni circostanza, ad un imprescindibile principio di precauzione, a tutela della salute dei propri militari e di tutta la popolazione residente nelle aree interessate dalla presenza di poligoni.
Il Ministro della difesa: Giampaolo Di Paola.
DI STANISLAO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
nei giorni scorsi un brigadiere in congedo intervistato dal Tgcom24 racconta della sua esperienza in missione a Nassiriya e della malattia di cui soffre, il Ptsd, disturbo post traumatico da stress, sindrome che può colpire chi ha subito eventi traumatici;
i medici, che curano anche altre reduci da Nassiriya, spiegano che «chi ne soffre non riesce a elaborare i fatti traumatici come ricordi, ma è come se li rivivesse continuamente, non ripensa a quei momenti, li rivive. Nei casi più estremi si sentono gli stessi odori e i medesimi rumori di quegli istanti»:
il brigadiere in questione ha effettuato numerose missioni all'estero (tra cui Bosnia e Albania). Si trovava a Nassiriya il 12 novembre 2003, quando un camion pieno di esplosivo scoppia davanti alla base «Maestrale». Rimane solo lievemente ferito, mentre altri 19 soldati italiani muoiono. Continua la missione, torna in Italia e, nonostante non si senta nel pieno delle forze, decide di ripartire per l'Iraq. Resiste solo 40 giorni;
nell'intervista parla della malattia di cui soffre, la Ptsd, e di come spesso sia difficile oltreché insopportabile conviverci;
alla domanda circa il fatto che in Italia si parli poco o niente di questo disturbo il brigadiere risponde: «vertici militari non vogliono che se ne parli: pensi che ufficialmente l'ospedale militare del Celio, ha riconosciuto solo tre casi di Ptsd. Eppure solo fra i miei colleghi reduci di Nassiriya eravamo in cinque a essere curati al Centro di igiene mentale di Finale Ligure. Non se ne parla perché non se ne vuole parlare, altrimenti si dovrebbero creare strutture militari apposite per seguire questi casi. Io sono stato curato quasi esclusivamente in strutture pubbliche. Il risultato, oltre alla mancanza di aiuto che riceviamo, è che spesso questo tipo di disturbo viene dissimulato: chi lo conclama, viene congedato. E un ragazzo, magari di 20-30 anni che sogna la carriera militare, cosa fa ? Si fa congedare ? No fa finta di niente, minimizza, per poter continuare la vita nell'esercito. E non solo questo può peggiorare la sua situazione psichica, ma è pericoloso per sé e per gli altri»;
si evidenzia, inoltre, come la strage avvenuta in Afghanistan, ad opera del soldato Usa, possa avere che fare con questa patologia e con una mancata preparazione a livello psico-fisico dei soldati prima della partenza in missione;
tutte le missioni rappresentano in maniera più o meno rilevante scenari complessi e problematici ed in particolar modo la missione in Afghanistan che vede mutare continuamente e profondamente lo scenario in termini politici, di sicurezza, di avversità e di raggiungimento degli obiettivi che hanno spinto l'Italia a partecipare;
le condizioni di salute fisiche e soprattutto psicologiche dei giovani soldati italiani impegnati nelle missioni all'estero diventano la priorità, ora più che mai;
sarebbe opportuno che il Governo facesse chiarezza sui casi di Ptsd tra i militari italiani –:
se come il Governo prenda in considerazione le patologie psico-fisiche che possono colpire i soldati impegnati in missioni all'estero e se non ritenga necessario avviare iniziative che tutelino pienamente la salute fisica e mentale dei soldati durante la partecipazione alla missione e al rientro in Italia. (4-15458)
Risposta. — È opportuno premettere, in primo luogo, che le procedure concorsuali per l'arruolamento nelle Forze armate prevedono, già in fase di selezione, il superamento di test e colloqui psicologici diversificati e specifici per ciascuna Forza armata, finalizzati ad analizzare le componenti caratteriali e psicoattitudinali dei candidati.
Ciò posto, durante le fasi dell'immissione dei contingenti militari nei teatri operativi le Forze armate pongono in essere ulteriori specifiche attività sanitarie a tutela della salute psicofisica del proprio personale, anche con particolare riferimento agli aspetti psicologici e psichiatrici.
Nello specifico, per quanto riguarda l'Esercito, il personale individuato per l'impiego in teatro operativo viene sottoposto ad apposita visita medica di idoneità e vengono, altresì, realizzate per i reparti dell'area operativa, a cura di ufficiali psicologi, cattedre itineranti relative alle attività di supporto psicologico e di stress management.
Il dirigente del servizio sanitario e gli ufficiali medici dei reparti in procinto di essere impiegati in teatro operativo effettuano lezioni e conferenze su varie tematiche sanitarie, con peculiare attenzione alle psicopatologie reattive a situazioni stressanti (disturbo post traumatico da stress e patologie correlate).
In fase di dispiegamento del dispositivo militare in teatro operativo, gli ufficiali medici, a vario titolo impiegati, svolgono visite mediche giornaliere, effettuano attività di monitoraggio del disagio psicologico e di prevenzione dello stress e delle patologie ad esso correlate, nonché, ai fini della prevenzione.
Inoltre, l'ufficiale psicologo presente in teatro operativo gestisce sia lo stress operazionale che il supporto psicologico individuale e di gruppo.
Nella fase di rientro in Patria dal teatro operativo, i dirigenti del servizio sanitario e gli ufficiali medici effettuano la visita medica di controllo.
A richiesta dei reparti, ufficiali medici psichiatri e ufficiali psicologi svolgono attività per la prevenzione di psicopatologie reattive a situazioni stressanti.
Quanto alla Marina, tutto il personale viene sottoposto, con criterio anagrafico e di impiego, a valutazione psicologica/psichiatrica con cadenza biennale o quinquennale attraverso un protocollo diagnostico finalizzato alla rilevazione di eventuali sintomi di disagio e/o di disturbo psichico.
In tale contesto, l'ufficiale psicologo che rileva sintomi dubbi o clinici chiede l'approfondimento diagnostico da parte dello psichiatra.
In fase del rientro dal teatro operativo il personale viene sottoposto al medesimo protocollo, mentre per quanto attiene la formazione il personale di previsto impiego in teatro operativo, partecipa a specifiche conferenze informative a cura degli ufficiali psicologi dei reparti.
La gran parte degli ufficiali psicologi è formata sulla tecnica Eye Movement Desensibilization and Reprocessing (EMDR), utilizzata per il trattamento del PTSD.
Per quanto concerne l'Aeronautica, il personale che al rientro dal teatro operativo presenti la necessità, viene sottoposto oltre che a visita psichiatrica, anche a visita di controllo straordinario.
Nel caso in cui si riscontri una diagnosi «irreversibile», si valuta l'idoneità del militare presso le competenti commissioni mediche ospedaliere.
Con riferimento all'Arma dei carabinieri, tutto il personale dell'Arma impiegato in missioni ad elevato impegno operativo viene sottoposto ad una valutazione psicologico/psichiatrica sia prima che dopo l'impiego in teatro operativo.
Quanto all'Esercito e alla Marina, sono stati istituiti (rispettivamente, nel 1989 e nel 1986) presso le relative strutture sanitarie i consultori psicologici che, stante l'attuale connotazione interforze, svolgono attività di formazione, di prevenzione e di trattamento del disagio psicologico e dei disturbi psichiatrici nei confronti del personale militare e dei loro familiari.
In analogia, operano per l'Arma dei carabinieri i servizi di psicologia medica attivati nel 2001.
Si osserva, in ultimo, che in accordo con quanto previsto dal vigente documento sanitario relativo alle patologie psichiatriche, non può essere posta, per definizione, diagnosi di disturbo post-traumatico da stress (DPTS) se non sono trascorsi almeno trenta giorni dall'evento potenzialmente stressogeno.
Per cui, se al rientro in Patria, il militare, come nel caso richiamato dall'interrogante, si affida a un centro di igiene mentale civile, (come, peraltro, suo diritto), la struttura sanitaria militare di riferimento non ne viene a conoscenza.
Il Ministro della difesa: Giampaolo Di Paola.
DI STANISLAO. — Al Ministro della difesa, al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
in rete e nei principali social network sono presenti articoli e post di denuncia di cittadini e associazioni contro l'abbandono della ex base militare USAF sita in località Monte Limbara (tratto Tempio-Oschiri) che costituisce un grave pericolo per l'ambiente e la salute umana;
un tempo questa base era una potente stazione per ricerche ed elaborazioni dati ad impulsi radar;
la base, senza alcuna trattativa con l'amministrazione locale che era la legittima proprietaria del terreno, nacque nel 1968 come stazione radiotelegrafica ad onda lunga per poter comunicare tra le altre cose anche con i sommergibili;
il Governo americano pagava annualmente allo Stato italiano per la locazione del sito 5 lire;
il 31 ottobre del 1993 fu abbandonata, a seguito dell'avvento dei satelliti e non fu mai restituita al comune ma passata al Ministero della difesa che l'affidò in custodia all'Aeronautica militare artefice del totale abbandono;
dai racconti dei cittadini e dalle foto reperibili online allo stato di cose attuali l'area è completamente lasciata a sé stessa, si può entrare indisturbati poiché alcune recinzioni sono divelte e nessun segnale indica divieto di accesso agli estranei. Il sito quindi può essere facilmente visitato anche da minori;
lo scenario che si presenta è raccapricciante, l'area è una pericolosissima fonte di inquinamento e di degrado;
le parabole e le mura della vecchia base sono fatiscenti, dai soffitti pendono pannelli di lana di vetro, acqua sporca penetra lentamente nel pavimento nell'indifferenza generale provocando forti dubbi e dal punto di vista etico e da quello della salute generale, l'impatto che tutto ciò ha sulla salute delle acque della zona, che come si sa è ricca di sorgenti, sulla flora e sulla fauna del luogo;
all'interno del sito sono presenti anche generatori di corrente dismessi e tank contenenti liquidi non bene identificati –:
se il Governo intenda chiarire la situazione della ex base USAF di Monte Limbara, quali siano le informazioni in possesso circa il suo stato e le conseguenza che comportano sulla salute umana e ambientale e le motivazioni per le quali non sia stata messa in campo alcuna opera di dismissione e di bonifica. (4-17839)
Risposta. — L`ex base USAF sita in località Limbara nel comune di Tempio Pausania, provincia di Olbia Tempio, risulta costituita da due cespiti demaniali denominati rispettivamente Monte Limbara Captazione Sorgenti (codice id 3634) e base Usaf (codice id 2866).
I siti in argomento risultano dismessi definitivamente all'amministrazione finanziaria con verbale n. 5343/09 e contestualmente transitati alla regione Sardegna con verbale 5344/09 del 23 marzo 2009.
Al riguardo, si osserva che la consegna dei siti è avvenuta «nello stato di fatto e di diritto in cui si trova al momento della sottoscrizione del presente verbale, compresi pertanto gli oneri gestionali o di eventuale bonifica», quindi nella piena consapevolezza delle particolari condizioni al momento della presa in consegna da parte dell'organo ricevente.
Peraltro, trattandosi di cespiti dismessi dal 2009, non si è in possesso di ulteriori informazioni sulle eventuali situazioni di «pericolo per l'ambiente e la salute umana».
Il Ministro della difesa: Giampaolo Di Paola.
EVANGELISTI. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
le autorità di New Delhi hanno denunciato che il 15 febbraio 2012 i Marò italiani del reggimento San Marco, di scorta al mercantile Enrica Lexie, avrebbero ucciso per errore due pescatori indiani scambiati per pirati; da prime notizie, si tratterebbe di un uomo di 25 anni (tale Pinku) e un altro di 45 (Jalastin), entrambi originari del sud dell'India. Il Governo del Kerala ha deciso di indennizzare i familiari dei due pescatori con 300 mila rupie (pari a oltre 4.600 euro);
lo Stato maggiore della Marina italiano aveva comunicato che gli uomini della sicurezza della petroliera avevano respinto un attacco di pirati, mentre il Governo indiano confermava che erano stati uccisi due pescatori innocenti;
per tali motivi, la petroliera è stata intercettata da due motovedette e da un aereo da ricognizione e fatta attraccare nel porto di Kochi per procedere all'interrogatorio del capitano e dell'equipaggio della Enrica Lexie, appartenente alla compagnia di navigazione fratelli D'Amato, mentre il Governo indiano ha inoltrato una protesta formale all'Italia;
le versioni fornite sono ancora discordanti; infatti, il proprietario del peschereccio, Freddy Louis, ha dichiarato che la sparatoria non era giustificata e che quando sono partiti gli spari l'equipaggio stava dormendo ad eccezione dei due marinai uccisi; mentre, secondo la Marina italiana, «la versione è tutta ancora da verificare»;
l'ambasciatore italiano a Nuova Delhi, Giacomo Sanfelice di Monteforte, prontamente convocato dalle autorità indiane per far luce sulla sparatoria, ha dichiarato: «la Marina italiana ha rispettato il diritto internazionale: quando la nave è stata avvicinata da una imbarcazione che non si era fermata ai segnali luminosi»;
è dall'estate scorsa che militari o contractor privati sono ammessi a bordo delle navi italiane per fronteggiare il pericolo pirateria. Le disposizioni del decreto-legge sul rifinanziamento delle missioni militari all'estero prevedono l'imbarco di personale armato, a spese degli stessi armatori;
come più volte paventato e denunciato dall'interrogante e dal gruppo parlamentare Italia dei valori (in occasione dell'approvazione del provvedimento di rifinanziamento delle missioni internazionali) andava evitata questa opzione proprio in quanto i militari non sono addestrati per questo lavoro –:
di quali informazioni disponga circa l'esatta dinamica dei fatti;
se non ritenga di promuovere una revisione della disciplina in materia di missioni internazionali proprio con riguardo all'l’utilizzo di guardie private e contractor in funzione antipirateria.
(4-15000)
Risposta. — Il giorno 15 febbraio 2012, alle ore 12.00 circa italiane, la petroliera italiana «Enrica Lexie» in trasferimento da Galle (Sri Lanka) a Gibuti, veniva avvicinata da un'imbarcazione da pesca, con a bordo cinque persone armate con evidenti intenzioni di attacco.
I militari del battaglione San Marco – facenti parte del team di protezione a bordo (Nmp) – in accordo con le regole d'ingaggio in vigore, mettevano in atto graduali misure di dissuasione con segnali luminosi fino a sparare in acqua tre serie di colpi d'avvertimento, a seguito dei quali il natante cambiava rotta.
La guardia costiera indiana comunicava, quindi, alla «Enrica Lexie» di avere fermato un'imbarcazione coinvolta nell'evento, chiedendo alla petroliera di tornare indietro per un riconoscimento dei presunti pirati.
La «Enrica Lexie», avvertito l'armatore, invertiva la rotta per venire in contatto con la guardia costiera indiana, da cui era scortata nella rada di Kochi, nelle acque territoriali indiane.
Successivamente, l'armatore della «Enrica Lexie» informava l'unità di crisi della Farnesina in merito ad una comunicazione del comandante della petroliera che riferiva dell'intenzione della guardia costiera indiana di salire a bordo.
Il Comandante chiedeva che tale incontro potesse avvenire la notte stessa, per riprendere la navigazione il giorno seguente, ma la guardia costiera indiana riferiva al comandante di non potere rispettare tali tempi.
Il Ministero degli affari esteri, d'intesa con la Marina militare, istantaneamente informava dell'accaduto l'ambasciata a New Delhi per intervenire sulle autorità indiane.
L'ambasciatore a New Delhi disponeva di inviare a Kochi il console generale a Mumbai, competente per il Kerala, immediatamente recatosi sul luogo, viaggiando sul primo volo disponibile.
Il 16 febbraio 2012 il console era già a bordo della Enrica Lexie e poteva avviare l'azione di difesa degli interessi italiani.
L'azione del console a bordo, dapprima da solo, poi già dal giorno seguente assistito dall'addetto militare, da un legale di Delhi, nonché da un team di ufficiali di Marina giunto da Roma, ha consentito, in stretto coordinamento con l'ambasciata a Delhi e con il Ministero degli affari esteri, di tenere sotto controllo la situazione, evitando che precipitasse, per ben 72 ore: un tempo lunghissimo, viste le incessanti, minacciose insistenze della polizia del Kerala, che ha per tutto il tempo presidiato la nave con uomini armati.
Contestualmente, proseguiva a Roma l'azione del Ministero degli affari esteri con la convocazione di una riunione interministeriale (difesa, esteri, giustizia) presso la Farnesina, per definire una strategia comune.
Nel corso della riunione, tenutasi il 17 febbraio 2012, è stato deciso l'invio di una missione tripartita a Delhi, composta da alti funzionari dei tre dicasteri.
Per tutto il periodo in cui la Enrica Lexie è stata in rada, a 6-9 miglia dalla costa, funzionari del Ministero degli affari esteri, dell'ambasciata e del consolato si sono costantemente avvicendati a bordo, nonostante l'accesso fosse vincolato alla autorizzazione a salirvi da parte indiana, invero, assai sospettosa.
I contatti telefonici con la nave, curati soprattutto dalla Marina, sono stati inoltre quotidiani, così come frequenti i colloqui del console generale a Mumbai con il comandante della petroliera, cui è stata assicurata ogni possibile assistenza.
In particolare, si rammenta che, dal 16 febbraio 2012 a tutt'oggi, sono stati complessivamente circa 50 i funzionari degli affari esteri e gli ufficiali della difesa fisicamente e senza interruzione impegnati ad alternarsi in diverse riprese in Kerala, tra Kochi, Kollam e Trivandrum, in aggiunta alle missioni in India dei Ministri Terzi e Di Paola e del Sottosegretario degli affari esteri De Mistura.
Dopo il comunicato emesso dal Ministro degli esteri indiano Krishna, nel quale con toni durissimi si sentenziava che i nostri militari dovevano essere sottoposti «al corso della legge indiana», la polizia, dopo aver lasciato la nave ad un semplice presidio, ritornava a bordo in forze, guidata dal capo della polizia di Kochi, comunicando con toni perentori e minacciosi di aver ricevuto ordini dal Chief Minister del Kerala, con il pieno assenso del governo di Delhi, di portare a terra i militari italiani, con l'uso della forza, se necessario.
Nonostante le nostre ferme, rinnovate proteste, il trasferimento a terra dei due fucilieri è avvenuto in maniera unilaterale e coercitiva.
L'azione condotta dal Governo è stata da subito finalizzata ad ottenere il rimpatrio dei due fucilieri di Marina con tutti i mezzi politici e legali disponibili. Ciò ha comportato, a tutti i livelli, un'intensa attività diplomatica che ha propiziato una crescente condivisione del problema da parte dei Paesi partner, i quali hanno dimostrato solidarietà con la posizione dell'Italia, aderendo a le nostre iniziative e condividendo le rivendicazioni italiane.
Infine, anche sul piano multilaterale è stata calibrata un'apposita strategia di sensibilizzazione dei Paesi interessati in particolare alle attività di cooperazione internazionale per il contrasto al fenomeno della pirateria, sottolineando l'importanza del rispetto del diritto internazionale e degli impegni internazionali assunti da parte dei Paesi in collaborazione tra loro con obiettivi comuni.
Il Governo fa, quindi, affidamento sull'imparzialità di giudizio della Corte Suprema di Nuova Delhi ai fini di un pronunciamento che riconosca la piena giurisdizione italiana sul caso, l'immunità funzionale dei due militari italiani e il conseguente annullamento del processo penale presso le Corti dello Stato indiano del Kerala.
Quanto all'opportunità di «promuovere una revisione della disciplina in materia di missioni internazionali proprio con riguardo all'utilizzo di guardie private e contractor in funzione antipirateria», il competente Ministero dell'interno, di concerto con i Ministri della difesa e delle infrastrutture e dei trasporti, ha predisposto una bozza di decreto concernente i servizi di vigilanza privata per la protezione delle navi mercantili italiane contro gli atti di pirateria, ai sensi dell'articolo 5, comma 5-ter, del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, con legge 2 agosto 2011, n. 130.
Lo schema di decreto è stato inoltrato dal Ministero dell'interno al Consiglio di Stato per il previsto parere.
Concludendo, assicuro che il Governo continua a riservare alla vicenda la massima attenzione, concentrandosi sulle indagini in corso, sull'eccezione di giurisdizione e d'immunità funzionale, proseguendo nel contempo nell'opera di sensibilizzazione dei Paesi amici, anche in seno alle principali organizzazioni internazionali, con l'immutato obiettivo di riportare in Italia i nostri marò.
Il Ministro della difesa: Giampaolo Di Paola.
EVANGELISTI. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
il signor Massimo Scozzaro, residente in Thailandia e iscritto all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (Aire) ha rappresentato all'interrogante, tramite e-mail, una serie di problemi che affliggono i nostri concittadini italiani in relazione alla qualità dei servizi consolari messi a disposizione da quando gli uffici dell'ambasciata si sono trasferiti in nuova sede, presso la All Season Tower, e separati in cancelleria consolare e diplomatica;
risulta che per accedere alla sezione consolare, situata al 27° piano, è necessario prendere appuntamento tramite il sito internet, ma sullo stesso (quando funziona, però – sempre secondo il menzionato signor Scozzaro) i tempi di attesa sarebbero in media di 20 giorni e le motivazioni per ottenere la visita sono limitate a poche voci e troppo generiche: capita, a quanto pare, a molte persone che per poter accedere agli uffici debbano prendere un appuntamento per rinnovo patente anche se non è quello il vero motivo della visita;
inoltre, allo sportello di ingresso, in genere determinante per smistare e gestire l'arrivo dei cittadini, pare siano presenti delle guardie di vigilanza privata di nazionalità Thai che non parlano in maniera comprensibile né l'inglese né l'italiano e che in molti casi, non sapendo cosa rispondere, facciano attendere a lungo fuori dagli uffici dell'ambasciata; come pure, risulterebbero disagevoli sia l'utilizzo del numero telefonico messo a disposizione (nessuna risposta o operatore che non comprende l'italiano e casella telefonica piena che impedisce di lasciar messaggi) sia l'utilizzo dello strumento di posta elettronica in quanto, viene lamentato, le e-mail non riceverebbero alcuna risposta;
in ogni caso, sono frequenti notizie relative alle lamentele di molti cittadini italiani che vivono in Asia sui disservizi degli uffici consolari –:
se sia a conoscenza dei disagi e delle difficoltà dei nostri concittadini residenti nella regione asiatica;
se ciò non derivi anche dalla drastica riduzione di personale e sedi di uffici consolari;
come intenda garantire migliori e più efficienti servizi atteso che, nello specifico, la nostra rappresentanza a Bangkok è una delle più importanti in Asia. (4-17732)
Risposta. — Nel febbraio 2011 l'ambasciata a Bangkok ha trasferito la propria sede nel complesso dell`«All Seasons Place», palazzo moderno e prestigioso situato nel cuore del quartiere diplomatico e finanziario di Bangkok, a pochi passi dalla metropolitana sopraelevata. In termini di accessibilità, la separazione fra la cancelleria diplomatica (al quarantesimo piano) e gli uffici consolare e visti (ventisettesimo piano), serviti da distinte colonne di ascensori, consente di indirizzare il pubblico alle rispettive destinazioni in modo ottimale.
Per l'accesso alla sezione consolare-visti è utilizzato principalmente il servizio di prenotazione degli appuntamenti on line, che consente di migliorare da un lato l'erogazione dei servizi agli utenti (consentendo a questi ultimi di essere ricevuti ad un orario determinato e a verifiche già effettuate dall'operatore consolare) e dall'altro l'organizzazione dell'ufficio.
Naturalmente l'introduzione di innovazioni informatiche non comporta il totale abbandono di altri sistemi. A Bangkok, infatti, il sistema della prenotazione on line degli appuntamenti non preclude al connazionale la possibilità di essere ricevuto presso l'ufficio consolare senza appuntamento per comprovati motivi di urgenza. Si è dunque in presenza di un sistema flessibile che consente da un lato di elevare gli standard di efficienza e di trasparenza nell'erogazione dei servizi consolari, dall'altro di venire incontro alle esigenze dell'utenza. Anche persone che non riescono a prenotare un appuntamento sul sito dell'ambasciata, perché prive di computer o non in grado di utilizzarne uno, vengono assistite per telefono per consentire la registrazione del loro appuntamento.
Per quanto riguarda invece lo sportello di ingresso, la vigilanza locale di nazionalità thai ha ricevuto apposite istruzioni di contattare immediatamente un dipendente che parli italiano in modo da capire se l'utente necessiti di assistenza pur essendo privo di appuntamento. È possibile contattare la cancelleria consolare sia tramite centralino, ove è addetta una dipendente locale da molti anni in servizio presso l'ambasciata, che parla italiano, sia tramite e-mail, che vengono sempre riscontrate, a meno che le richieste non trovino già palese risposta nelle informazioni pubblicate sul sito dell'ambasciata.
Sul piano generale si conferma che – alla luce dei noti vincoli restrittivi di bilancio e del sostanziale blocco del turnover – il quadro relativo alle risorse umane di ruolo presso l'amministrazione degli affari esteri è tuttora caratterizzato da rilevanti criticità: si consideri che nel corso del periodo gennaio 2006-agosto 2012 sono venute meno oltre 760 dipendenti delle aree funzionali. Anche l'ambasciata d'Italia a Bangkok versa in una situazione di difficoltà per carenza di personale rispetto alle effettive esigenze di organico, a fronte delle quali è stata finanche disposta, sino alla fine del corrente mese di ottobre, una missione di sostegno nel settore consolare di un dipendente. Quanto al personale a contratto, nonostante la condizione di sostanziale pieno impiego del relativo contingente, la sede di Bangkok non solo non ha subito contrazioni di organico, ma è stata anzi potenziata con l'assunzione di una unità aggiuntiva con mansioni ausiliarie, che si è aggiunta alla sostituzione dei dipendenti cessati dal servizio.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Staffan de Mistura.
LABOCCETTA, D'ANNA, DE GIROLAMO, DI CATERINA, FORMICHELLA, CASTIELLO, CESARIO e PAOLO RUSSO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
con le interrogazioni presentate alla Camera n. 4-11543 concernente infiltrazioni della criminalità organizzata nel comune di Gragnano e irregolarità nelle elezioni amministrative n. 4-14558 (gravi vicende del comune di Gragnano) e con l'interrogazione n. 4-04084 presentata al Senato della Repubblica il 16 novembre 2010 è stata portata all'attenzione del Governo la vicenda del comune di Gragnano;
è stata altresì inviata la commissione d'accesso, peraltro sollecitata dallo stesso sindaco di Gragnano dopo le accuse rivoltele;
in concomitanza dei lavori della commissione d'accesso sono state diffuse notizie a mezzo stampa riportate in particolare sui quotidiani il Mattino, Metropolis, La Repubblica, nella sua edizione napoletana;
tutte le predette informazioni, alcune delle quali del tutto destituite di fondamento, hanno creato un clima di grande suggestione intorno alla vicenda di Gragnano, tentando in particolare di dilatare gli aspetti della vicenda di brogli elettorali che ha visto coinvolto il presidente del consiglio comunale;
quest'ultimo, invero, è stato rinviato a giudizio innanzi al tribunale di Gragnano, in composizione monocratica, per rispondere dei reati previsti dall'articolo 51 della legge n. 18 del 1979, in relazione agli articoli 100, 103 e 104 del decreto del Presidente della Repubblica n. 361 del 1957, nonché dagli articoli 90, comma 1 e 2, e 96 del decreto del Presidente della Repubblica n. 570 del 1960: nella sostanza l'ex presidente del consiglio comunale di Gragnano è stato accusato di essere il beneficiario del fatto che Coticelli Ciro e Coticelli Sebastiano esercitavano il diritto di voto con duplicati delle schede elettorali intestate a Sicignano Marco e Sicignano Vincenzo dei quali assumevano falsamente il nome;
non esiste alcun rapporto di parentela tra il Coticelli Giuseppe e gli altri due Coticelli, Ciro e Sebastiano, come erroneamente indicato in alcuni articoli di stampa;
nel processo in questione, alla prima udienza del 31 marzo 2011, il comune di Gragnano si costituiva parte civile a tutela della legalità dell'azione amministrativa;
è stata riportata erroneamente la notizia che il comune non si era costituito;
invece, veniva respinta la richiesta di costituzione di parte civile presentata dai candidati sindaco perdenti, considerato che il giudice ha ritenuto che non era stata superata la prova di resistenza, trattandosi di due voti, e che il voto poteva anche essere disgiunto (al consigliere ed al sindaco di diversa coalizione), e, dunque per la mancanza di qualsiasi danno;
dall'istruttoria dibattimentale ed in particolare dall'escussione del teste del p.m. Maresciallo Sossio Giordano, comandante della locale stazione dei carabinieri udienza del 31 marzo 2011, è emerso che delle 800 persone ascoltate in caserma, e cioè tutte quelle per le quali il duplicato delle tessere elettorali era stato ritirato da terzi, non si era riscontrata alcuna irregolarità e/o anomalia;
il presidente del consiglio comunale all'esito del processo, udienza del 5 gennaio 2012, è stato condannato alla pena di anni 3 e mesi due di reclusione, perché ritenuto beneficiario dei due voti illecitamente espressi;
con lettera del 9 gennaio 2012, indirizzata al prefetto di Napoli, dottor Andrea De Martino, ed al sindaco del comune di Gragnano, avvocato Annarita Patriarca, il Coticelli Giuseppe rassegnava le dimissioni dalla carica di consigliere comunale;
il Coticelli Giuseppe non risulta indagato per fatti collegati alla criminalità organizzata;
nelle indagini della direzione distrettuale antimafia di Napoli nel procedimento Golden goal emergevano dei dati investigativi chiari che anche le notizie della stampa non hanno riportato;
in particolare, alla pagina 550 del decreto di fermo, emesso nel procedimento penale di cui sopra, è riportata la risultanza di un'intercettazione ambientale di un colloquio avvenuto nella casa di lavoro di Sulmona l'11 giugno 2009, pochi giorni prima del ballottaggio tra Annarita Patriarca e Michele Mascolo, tra Di Martino Leonardo, il figlio Fabio e la moglie del primo Anna;
in questa conversazione Fabio dice: «Mo che con Michele vinciamo il ballottaggio!», ottenendo sul punto l'implicito assenso alla comune posizione criminale di appoggio al candidato opposto alla Patriarca;
dal tenore dell'intercettazione ambientale appare evidente a giudizio degli interroganti che il clan Di Martino avesse intenzione di votare il candidato sindaco Michele Mascolo avversario di Annarita Patriarca;
a parere degli interroganti, appare grave che il contenuto della conversazione, avvenuta nella settimana precedente il turno di ballottaggio, non sia stato oggetto di approfondimento da parte dell'autorità inquirente;
la notizia non è stata riportata dalla stampa; va segnalato che al ballottaggio Michele Mascolo, e dal movimento Gragnano dei Valori espressione territoriale del partito dell'IDV;
la stampa coeva ha invece parlato di altri fatti non collegati alla vicenda del processo Coticelli creando collegamenti assolutamente non riscontrati;
in particolare, sui quotidiani La Repubblica, Il Mattino e Metropolis del 9 gennaio 2012 appariva la notizia che collegava l'incendio dell'autovettura del signor Mosca Vincenzo alla condanna di Coticelli per il solo fatto che il figlio del primo risultava essere un teste a carico nel processo del secondo;
il testimone Mosca Salvatore, dal canto suo smentiva la notizia di un collegamento dell'incendio dell'autovettura paterna, peraltro in uso esclusivo al fratello Enzo Maria, con il processo, ma la stampa non dava risalto alla lettera di smentita, che il Mosca ha pubblicato sulla sua bacheca di Facebook;
ancora, nella lettera il Mosca dice di: «non aver ricevuto alcuna forma di minaccia, pressione o condizionamento come più volte ho affermato agli organi inquirenti, anche perché non avrei esitato un istante a denunciare tale situazione»;
le elezioni amministrative del comune di Gragnano si sono tenute nel giugno 2009 sotto la gestione del commissario prefettizio dottor Umberto Cimmino;
il sindaco Patriarca ha adottato una serie di azioni coraggiose e significative volte a contrastare il clan Di Martino;
invero in data 24 novembre 2010, il comune di Gragnano ha proceduto all'abbattimento della casa abusiva del boss Leonardo Di Martino (il soggetto delle intercettazioni ambientali di cui sopra), con procedimento iniziato in data 11 agosto 2010, RESA n. 121/2006, nota prot. 25349 dell'11 novembre 2010) mettendo in esecuzione un provvedimento definitivo già da quando sindaco era Michele Serrapica che nelle indagini della DDA viene individuato come l'inventore dei brogli elettorali;
il Serrapica è stato sfiduciato con l'approvazione della mozione di sfiducia votata anche da Annarita Patriarca in consiglio comunale;
il Serrapica è stato, a quanto risulta, lo sponsor politico di Michele Mascolo alle elezioni amministrative;
il sindaco Patriarca ha presentato una denuncia-querela alla procura della Repubblica di Torre Annunziata per le calunnie contenute in particolare in uno scritto il cui autore ha una grafia che presenta una compatibilità funzionale con quella dello stesso Serrapica, come risulta dalla perizia di parte;
l'istituzione e l'invio di una commissione di accesso nascono da una lunga serie di scritti anonimi che hanno invaso la prefettura e la stessa procura della Repubblica, creando un clima di sospetto non corrispondente al vero;
nessuno dei consiglieri comunali di maggioranza dell'amministrazione Patriarca risulta indagato per reati di camorra;
ancora, in data 5 febbraio 2010, veniva inoltrata dal sindaco Patriarca una nota al prefetto di Napoli con la quale si segnalava che il Di Martino Michele, figlio del boss Leonardo aveva aperto sul territorio di Gragnano un'attività commerciale di somministrazione di bevande, al fine di voler sollecitare ogni accertamento per consentire all'ente di adottare gli eventuali consequenziali provvedimenti antimafia, senza però, e quanto risulta, riscontro da parte della prefettura;
successivamente, in seguito ad azione congiunta della polizia municipale e dei carabinieri si è provveduto alla chiusura del bar e di un ristorante gestito dal clan Di Martino;
con nota del 22 ottobre 2010, il sindaco di Gragnano chiedeva alla prefettura di Napoli ed al provveditore delle opere pubbliche l'adesione alla stazione unica appaltante (SUAP), al fine di garantire legalità e massima trasparenza nelle procedure di affidamento delle gare di appalto per opere pubbliche e servizi;
in data 11 gennaio 2011, veniva sottoscritta la convenzione, tra il comune di Gragnano e la prefettura di Napoli ed il provveditore interregionale alle opere pubbliche per la creazione della stazione unica appaltante;
la materia dello scioglimento del consiglio comunale è disciplinato dall'articolo 143 del T.U.E.L., come modificato dalla legge 15 luglio 2009, n. 94 (pacchetto sicurezza);
il nuovo testo ha recepito le elaborazioni giurisprudenziali in materia e, in particolare, la Corte costituzionale, con sentenza n. 103 del 19 marzo 1993, ha evidenziato che nella circolare ministeriale n. 7102 M/6 del 25 giugno 1991: «...si afferma che dagli elementi oggetto di valutazione debba emergere chiaramente il determinarsi di uno stato di fatto nel quale il procedimento di formazione della volontà degli amministratori subisca alterazioni per effetto dell'interferenza di fattori, esterni al quadro degli interessi locali riconducibili alla criminalità organizzata»;
inoltre, il Consiglio di Stato, VI sezione, con sentenza n. 06657/2009 ha chiarito che la commissione d'accesso nel relazionare debba seguire un percorso lineare teso a dimostrare come da concreti elementi di fatto si possa, in modo plausibile, giungere ad una diagnosi di condizionamento dell'amministrazione controllata da parte della criminalità organizzata, in modo rigoroso non potendo sopperire a tale obbligo l'indicazione generica di indagini; dovendo altresì comparare gli elementi raccolti con gli sforzi, gli atteggiamenti e le azioni poste in essere dall'amministrazione per contrastare il fenomeno mafioso;
ancora, il Consiglio di Stato, sezione V, con sentenza n. 4135/2006, ha stabilito che l'omessa ponderazione degli elementi positivi, come ad esempio le azioni di contrasto ai clan, in sede di valutazione del quadro complessivo degli elementi, a disposizione del Ministro dell'interno, comporta l'illegittimità del provvedimento di scioglimento, vertendosi in tema di accertamento per presunzioni, che esige indizi gravi, precisi e concordanti per pervenire alla dissoluzione degli organi elettivi;
a parere degli interroganti sarebbe opportuno che la magistratura inquirente iniziasse un'indagine al fine di accertare se dietro le notizie apparse sui quotidiani locali ci siano persone che, traendo in inganno gli organi di stampa abbiano inteso simulare tracce di reato ai danni dell'amministrazione Patriarca, considerato il numero impressionante di denunce anonime rivolte alle diverse autorità giudiziarie ed amministrative aventi ad oggetto il comune di Gragnano, in funzione teleologica rispetto all'obiettivo finale di ottenere lo scioglimento del consiglio comunale per camorra, creando un clima di suggestione e di grande allarme sociale presso le autorità, con l'aggravante a giudizio degli interroganti di turbare l'attività della commissione d'accesso, del prefetto e in modo indiretto dello stesso Ministro dell'interno e del Governo nel tentativo di utilizzare per finalità di parte le stesse istituzioni, potendosi configurare nei fatti descritti ipotesi di reati perseguibili di ufficio;
è particolarmente sconcertante ad avviso degli interroganti che si possa ipotizzare lo scioglimento di un'amministrazione comunale al cui vertice siede un sindaco che si è contraddistinto per interventi tesi a contrastare concretamente la presenza e l'ingerenza del crimine organizzato nelle attività del comune amministrato –:
se le evidenziate attività del sindaco di Gragnano di contrasto al clan Di Martino siano state prese in considerazione dalla commissione d'accesso e dal prefetto di Napoli nella relazione ispettiva;
se siano state compiute ulteriori verifiche al fine di accertare se effettivamente, come risulta agli interroganti e si evidenzia dalla prefata intercettazione ambientale, il clan Di Martino abbia votato il candidato sindaco Michele Mascolo;
se la commissione d'accesso ed il prefetto di Napoli abbiano acquisito il dato emerso dal processo Coticelli che i brogli elettorali hanno riguardato solo due voti, che non incidono per la prova della resistenza né sull'elezione del sindaco né su quella dello stesso consigliere comunale, e che il reato contestato non è collegato a fatti di camorra;
se, in particolare, l'organo ispettivo abbia preso contezza delle dimissioni del consigliere Coticelli Giuseppe, e che, comunque, la sua vicenda personale non può assolutamente incidere sulle conclusioni dei lavori della commissione, sia perché riguarda il momento precedente alla costituzione dell'assemblea, e, dunque, all'esistenza della stessa amministrazione, sia per le ragioni indicate in premessa (cfr. dichiarazioni Maresciallo Sossio Giordano), ma, soprattutto, perché difetta il requisito dell'attualità, non essendo più il Coticelli consigliere comunale. (4-14855)
LABOCCETTA, DI CATERINA, CESARIO, D'ANNA, FORMICHELLA, PAOLO RUSSO, DE GIROLAMO e CASTIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il comune di Gragnano è sottoposto ad azione ispettiva su iniziativa della prefettura di Napoli e che ha inviato presso il detto comune una commissione di accesso;
il sindaco Gragnano, con note dell'8 luglio 2009 e del 9 agosto 2009, invitava il segretario generale ed i capi settori al rispetto diligente del protocollo di legalità sottoscritto con l'Ufficio territoriale del Governo di Napoli, disponendo di richiedere, oltre che laddove previsto, la liberatoria antimafia ma anche per gli appalti sotto-soglia, tanto che la prefettura ha scritto al comune invitandolo al rispetto letterale del protocollo di legalità non potendo soddisfare le richieste del Comune di Gragnano per gli appalti sotto soglia;
per come certificato dal responsabile dell'ufficio contratti dell'ente risulta che per tutte le gare di appalto svoltesi presso il comune di Gragnano, sotto la gestione del sindaco Patriarca, è stato rispettato il protocollo di legalità;
risulta, invero, che gli appalti sono stati affidati definitivamente con la stipula del relativo contratto in presenza della liberatoria antimafia dell'Ufficio territoriale del Governo competente o dopo lo scadere del termine dei 45 giorni indicato nel protocollo di legalità;
con nota del 22 ottobre 2010, il sindaco di Gragnano chiedeva alla prefettura di Napoli ed al provveditore delle opere pubbliche l'adesione alla stazione unica appaltante (SUAP), al fine di garantire legalità e massima trasparenza nelle procedure di affidamento delle gare di appalto per opere pubbliche e servizi;
in data 11 gennaio 2011, veniva sottoscritta la convenzione, repertorio n. 7071, tra il comune di Gragniano e la prefettura di Napoli ed il provveditore interregionale alle opere pubbliche per la creazione della stazione unica appaltante;
la procedura amministrativa oggetto di articoli di stampa in relazione al cosiddetto housing sociale è nata sotto la gestione commissariale nel 2009, con la richiesta di quattro gruppi imprenditoriali di cui solo due hanno coltivato la procedura e l’iter è di esclusiva competenza della regione Campania;
la procedura è stata «bocciata» dalla regione Campania e la vicenda penale che ha riguardato un parente di un titolare di una delle imprese richiedenti si è conclusa con l'esclusione dell'aggravante di cui all'articolo 7 legge 203 del 1991 a seguito di giudizio penale allo stato degli atti;
la materia dello scioglimento del consiglio comunale è disciplinata dall'articolo 143 del Testo unico degli enti locali come modificato dalla legge 15 luglio 2009, n. 94 (pacchetto sicurezza);
il nuovo testo ha recepito le elaborazioni giurisprudenziali in materia e che in particolare, la Corte costituzionale con sentenza n. 103 del 19 marzo 1993 ha evidenziato che nella circolare ministeriale n. 7102 M/6 del 25 giugno 1991: «... si afferma che dagli elementi oggetto di valutazione debba emergere “chiaramente il determinarsi di uno stato di fatto nel quale il procedimento di formazione della volontà degli amministratori subisca alterazioni per effetto dell'interferenza di fattori, esterni al quadro degli interessi locali riconducibili alla criminalità organizzata”»;
inoltre, il Consiglio di Stato, VI sezione, con sentenza n. 06657 del 2009 ha chiarito che la commissione d'accesso nel relazionare debba seguire un percorso lineare teso a dimostrare come da concreti elementi di fatto si possa, in modo plausibile, giungere ad una diagnosi di condizionamento dell'amministrazione controllata da parte della criminalità organizzata, in modo rigoroso non potendo sopperire a tale obbligo l'indicazione generica di indagini; dovendo comparare gli elementi raccolti con gli sforzi, gli atteggiamenti e le azioni poste in essere dall'amministrazione per contrastare il fenomeno mafioso;
ancora, il Consiglio di Stato, sezione V, con sentenza n. 4135 del 2006, ha stabilito che l'omessa ponderazione degli elementi positivi, come ad esempio le azioni di contrasto ai clan, in sede di valutazione del quadro complessivo degli elementi, a disposizione del Ministro dell'interno, comporta l'illegittimità del provvedimento di scioglimento, vertendosi in tema di accertamento per presunzioni, che esige indizi gravi, precisi e concordanti per pervenire alla dissoluzione degli organi elettivi –:
se la commissione d'accesso ed il prefetto di Napoli abbiano valutato ai fini delle determinazioni di competenza l'azione a difesa della legalità del sindaco di Gragnano e gli elementi indicati in premessa in modo corrispondente alla verità dei fatti. (4-14856)
LABOCCETTA, D'ANNA, DE GIROLAMO, DI CATERINA, FORMICHELLA, CASTIELLO, CESARIO e PAOLO RUSSO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
la società «T.E.S.S. – Costa del Vesuvio società per Azioni», con sede in Napoli, ai sensi dell'articolo 3 del suo statuto, ha per oggetto «lo sviluppo e la promozione delle attività economiche nel territorio dell'area vesuviana costiera»;
con nota prot. n. 516/06 del 5 maggio 2006 la predetta società comunicava al comune di Gragnano di aver sottoscritto con la regione Campania una convenzione finalizzata alla elaborazione di studi e progetti per lo sviluppo del territorio dell'area vesuviana costiera ed interna e, conseguentemente, lo invitava a segnalare una proposta di progetto avente particolare rilevanza strategica;
i comuni di Casola di Napoli, Gragnano e Pimonte sottoscrivevano un documento di programmazione congiunta, comprensiva dell'intervento di recupero dell'ex monastero di S. Nicola dei Miri, ed al contempo delegavano la società T.E.S.S. – che di tanto veniva notiziata con nota prot. n. 14969 del 17 luglio 2006 – a redigere un apposito studio di dettaglio;
in data 7 novembre 2006 veniva sottoscritta la convenzione, il cui schema era stato preventivamente approvato dalla giunta municipale con deliberazione n. 302 del 25 ottobre 2006, tra il comune di Gragnano e la T.E.S.S. affinché quest'ultima predisponesse il progetto preliminare di recupero, poi affidato all'architetto Francesco Bocchino;
con nota prot. n. 7661 del 2 aprile 2007 il comune di Gragnano riconosceva la società T.E.S.S. soggetto attuatore dell'intervento ed in tale qualità la medesima società otteneva i titoli abilitativi, ivi compresa l'autorizzazione della Soprintendenza ai beni ambientali ed architettonici di Napoli resa con nota prot. n. 25999 del 26 ottobre 2007, e l'ammissione al finanziamento – per una previsione di spesa pari ad euro 14.040.418 – da parte della regione Campania giusta decreto dirigenziale n. 196 del 31 marzo 2009;
sempre in forza della riferita qualità la società T.E.S.S. ha, in seguito, provveduto a definire ed approvare il bando ed il disciplinare di gara per l'affidamento dei relativi lavori, nominare la commissione di gara e approvare le risultanze della gara stessa;
proprio in considerazione della rilevanza economica dell'intervento e della presenza sul territorio di interessi ricollegabili alla criminalità organizzata, il nuovo sindaco di Gragnano, avvocato Annarita Patriarca, con nota del 28 aprile 2010 rappresentava al prefetto di Napoli l'opportunità di demandare la gestione di una gara così delicata alla stazione unica Appaltante e segnalava al contempo che la società pubblica T.E.S.S. appare avere avviato le procedure di gara in piena autonomia;
i paventati timori venivano ulteriormente prospettati al prefetto di Napoli con nota prot. n. 363 del 6 maggio 2010, senza tuttavia che il sindaco ricevesse alcun riscontro;
con nota acquisita al protocollo del comune di Gragnano in data 8 settembre 2010 con il numero 20193, il RUP (responsabile unico del procedimento) comunicava che con decisione del consiglio di amministrazione di T.E.S.S. del 1° settembre 2010, i lavori di restauro e rifunzionalizzazione dell'ex convento di S. Nicola dei Miri erano stati affidati alla ditta Mastrominico per un importo di 7.699,221,79 euro oltre IVA;
di tanto notiziata, il sindaco Patriarca con nota prot. n. 20970 del 16 settembre 2010 chiedeva al prefetto di designare il rappresentante della prefettura di Napoli nell'ambito della commissione di vigilanza ed alta sorveglianza, prevista dall'articolo 2 dell'accordo di programma stipulato tra T.E.S.S. e comune di Gragnano nel testo integrato con delibera della giunta comunale n. 31 dell'8 settembre 2009, richiesta che restava priva di riscontro;
con successiva nota prot. n. 21074 del 17 settembre 2010 indirizzata al prefetto di Napoli ed alla T.E.S.S., il sindaco Patriarca diffidava la società a dare inizio ai lavori dell'appalto in parola senza preventivamente aver ricevuto la certificazione antimafia per la ditta aggiudicataria e ciò al fine di «prevenire ogni possibile tentativo di infiltrazione della malavita organizzata»;
a distanza di circa un mese dalla trasmissione dell'atto di diffida, la prefettura di Napoli, con nota prot. n. I/2889/Area 1/Ter/O.S.P. del 7 ottobre 2010, informava il sindaco di Gragnano che la società T.E.S.S. era sottoposta a monitoraggio e che per la stessa sussisteva una interdittiva atipica, in considerazione dei diffusi precedenti che avevano interessato il presidente della società, avvocato Leopoldo Spedaliere ed in ragione del fatto che T.E.S.S, aveva assorbito – con atto notarile del 31 dicembre 2007 – la società Miglio d'Oro tra i cui consiglieri figuravano due amministratori di non specchiata condotta e con frequentazioni con esponenti del clan Villaro, vale a dire del pericoloso sodalizio criminale particolarmente attivo su quel territorio;
stranamente nella citata nota prefettizia nulla veniva detto in ordine alla ditta Mastrominico, per la quale il sindaco di Gragnano aveva espressamente chiesto alla prefettura di vigilare, ed altrettanto stranamente si comunicava al comune – che nulla aveva chiesto al riguardo – una interdittiva atipica della T.E.S.S., vale a dire proprio della stazione appaltante;
le anomalie non finivano qui perché con nota prot. n. 1568/2010 del 2 dicembre 2010, il presidente di T.E.S.S. informava il sindaco ed il prefetto di Napoli di aver ricevuto per la ditta Mastrominico regolare certificazione antimafia e che, dunque, si sarebbe provveduto alla sottoscrizione del contratto e all'avvio dei lavori, mentre il prefetto di Napoli, con nota prot. n. I/6303/Areal/Ter/OSP/PL del 13 gennaio 2011, scriveva al sindaco di Gragnano (e non alla T.E.S.S. cioè alla stazione appaltante) che Mastrominico Pasquale era «imparentato» con Iovine Antonio esponente di spicco della criminalità organizzata e ribadiva, sempre al sindaco di Gragnano, che la T.E.S.S. era destinataria di un provvedimento atipico ai sensi dell'articolo 1-septies del decreto-legge n. 629 del 1982, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 486 del 1998;
il sindaco Patriarca, allarmata perché i rischi di infiltrazione da lei segnalati ripetutamente avevano trovato riscontro e preoccupata per il mancato intervento della prefettura su T.E.S.S. e soprattutto sull'andamento della gara, con esposto del 26 gennaio 2011 denunciava l'accaduto al procuratore della Repubblica presso il tribunale di Torre Annunziata, fornendo una dettagliata ricostruzione dei fatti;
peraltro, i medesimi fatti, con nota prot. n. 29 S.U. del 10 gennaio 2011 firmata dal capo settore urbanistica del comune di Gragnano, venivano motivati al commissariato di polizia di Castellammare di Stabia;
inoltre, con nota del 7 febbraio 2011 pervenuta il giorno 8, il sindaco Patriarca notiziava T.E.S.S. dell'informativa atipica concernente la ditta Mastrominico nei termini rappresentati dalla prefettura di Napoli con la richiamata nota del 13 gennaio 2011;
anche in ragione di tale iniziativa, il sindaco Patriarca, con riservata amministrativa del 15 luglio 2011 diretta al prefetto di Napoli, riepilogava gli accadimenti, precisando non solo la estraneità sua e dell'amministrazione comunale al procedimento di affidamento dei lavori di restauro del monastero di S. Nicola dei Miri, ma anche la funzione di vigilanza attiva da lei svolta e che aveva fatto emergere la controversa posizione della ditta Mastrominico che senza il suo intervento non sarebbe mai venuta in evidenza;
in data 23 maggio 2011, vale a dire a 4 mesi dalla segnalazione del sindaco Patriarca, la T.E.S.S. revocava l'affidamento alla ditta Mastrominico ed affidava i lavori al Consorzio Cooperative Costruzioni di Bologna società che aveva impugnato gli atti di gara ma che risulterebbe soccombente nei relativi giudizi –:
quali azioni a quanto risulta al Ministro abbia intrapreso la prefettura di Napoli negli anni nei confronti della TESS spa alla luce dei rilievi riportati nella informativa del 7 ottobre 2010, prot. n. I/2889/Area 1/Ter/O.S.P., sul conto della TESS e del suo presidente Spedaliere, che sottolineava sospetti di infiltrazione camorristica, formalmente emessi solo dopo le sollecitazioni del sindaco di Gragnano;
se risulti rispondente al vero la circostanza rappresentata con nota del 29 settembre 2010, prot. 1306/2010, dal presidente della TESS, avvocato Leopoldo Spedaliere, secondo la quale egli, quale rappresentante della TESS avrebbe sotto scritto nel luglio del 2009 il protocollo di legalità in materia di appalti presso la prefettura di Napoli e, nel caso in cui tale circostanza risponda al vero, come sia possibile che la prefettura abbia siglato detto protocollo considerate le notizie riportate nella citata informativa atipica del 7 ottobre;
se risulti per quali ragioni le informazioni sul possibile rischio di infiltrazioni dei clan sul conto della Mastrominico srl contenute nella nota dell'ufficio territoriale del Governo (UTG) di Napoli, del 13 gennaio 2011, venivano comunicate solo al comune di Gragnano e non anche alla TESS che è l'ente appaltante.
(4-14933)
Risposta. — In relazione a quanto rappresentato dall'interrogante nelle interrogazioni in esame, va premesso che, per una corretta ed efficace politica di prevenzione antimafia, il 1o agosto 2007 è stato sottoscritto «Il Protocollo di legalità sugli appalti» tra prefetto di Napoli, la regione Campania, la provincia, il comune, la camera di commercio di Napoli.
Con il Protocollo gli enti territoriali, in qualità di stazioni appaltanti, hanno assunto l'obbligo di richiedere le informazioni antimafia di cui all'articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica n. 252 del 1998 anche nei confronti dei soggetti affidatari di forniture di servizi cosiddetti sensibili, indipendentemente dal valore economico dell'appalto. La norma pattizia prevede che all'informazione interdittiva consegue il divieto per l'impresa aggiudicataria di stipulare contratto con il soggetto controindicato.
La società T.e.s.s. Costa del Vesuvio spa, nella persona del presidente Spedaliere, ha sottoscritto, in data 11 novembre 2008, il protocollo per lo sviluppo in sicurezza e legalità dell'area tornese-stabiese e successivamente, il 16 luglio 2009, il protocollo di legalità in materia di appalti.
La predetta società, in ragione del coinvolgimento del suo presidente in alcune vicende penali, è stata oggetto di accertamenti e di monitoraggio, all'esito dei quali, nell'ottobre del 2010, ossia oltre un anno dopo la stipula del protocollo di legalità, è stata emessa una interdittiva atipica ai sensi dell'articolo 1-septies del decreto-legge n. 629 del 1982. Dette informazioni sono state fornite non solo alle stazioni appaltanti interessate ma anche agli enti locali, tra cui lo stesso comune di Gragnano, e alle istituzioni quali soci della società T.e.s.s..
In ordine alle azioni intraprese alla luce della nota con la quale il sindaco di Gragnano avrebbe diffidato la società – alla quale lo stesso comune di Gragnano, in virtù di apposita convenzione stipulata in data 7 novembre 2006, aveva affidato le funzioni di soggetto attuatore dell'intervento di recupero dell’ex monastero di San Nicola dei Miri – dall'avviare i lavori dell'appalto in assenza di certificazione antimafia, si rappresenta che ai sensi e per gli effetti del protocollo di legalità è stata interessata la prefettura di Caserta, dove ha sede la ditta Mastrominico Costruzioni srl.
Relativamente all'istanza prodotta dalla T.e.s.s., quale stazione appaltante, volta al rilascio della certificazione antimafia sul conto della società Mastrominico, la prefettura di Napoli, non potendo fornire le informazioni alla T.e.s.s. in quanto destinataria, come detto, di una interdittiva atipica, ha ritenuto di dare riscontro direttamente al comune di Gragnano, quale ente interessato alla realizzazione dei lavori di restauro dell’ex convento San Nicola dei Miri, per garantire comunque ogni possibile valutazione in termini di cautela antimafia da parte dell'ente locale in questione anche in merito all'opportunità di proseguire il rapporto in corso con lo stesso soggetto attuatore.
Inoltre, si fa presente che l'appalto della T.e.s.s., relativo all’ex convento San Nicola dei Miri, è stato oggetto di esame da parte della commissione di accesso, incaricata degli accertamenti di cui all'articolo 1, comma 4, del decreto-legge 629 del 1982 presso il comune di Gragnano.
Si soggiunge, infine, che nella seduta del Consiglio dei ministri del 23 marzo 2012 è stato deliberato, su proposta del Ministro dell'interno, lo scioglimento del consiglio comunale di Gragnano ai sensi dell'articolo 143 del testo unico n. 267 del 2000.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Saverio Ruperto.
MARMO. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
il 15 febbraio scorso la nave italiana Enrica Lexie, mentre navigava in acque internazionali nell'oceano Indiano, veniva avvicinata da un'imbarcazione non meglio definita e ne scaturiva un drammatico episodio con una sparatoria;
sulla nave italiana era presente un team di sicurezza composto da 6 militari, denominato Nucleo militare di protezione, istituito con la legge n. 130 dei 2011, per difendere le navi commerciali di bandiera da eventuali attacchi di pirateria;
i nuclei di NMP si attengono alle regole di ingaggio basate sul principio dell'autodifesa, e, l'uso della forza viene esercitato solo in caso di necessità, quindi la loro funzione è quella di contrasto alla pirateria per conto del Governo italiano alla luce di risoluzioni ONU, godendo di immunità funzionali;
in quell'occasione, il 15 febbraio 2012, due marò italiani, secondo la ricostruzione delle autorità indiane avrebbero ucciso due pescatori indiani, scambiandoli per pirati somali;
attraverso un espediente le autorità indiane hanno fatto rientrare nelle proprie acque territoriali la nave italiana Enrica Lexie, della società di navigazione Fratelli D'Amato di Napoli, fino al porto di Kochi, facendo credere di dover rilasciare una semplice testimonianza;
a seguito di tutto ciò, da oltre sette mesi, due sottufficiali della marina militare italiana, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, sono trattenuti dalla stato federale indiano del Kerala, contro la loro volontà e quella del nostro Governo, sono in stato di libertà su cauzione a Kochi e sono accusati di aver ucciso in mare due pescatori;
il capo di imputazione nei confronti dei due militari italiani, in base al codice indiano prevede una pena che va dall'ergastolo alla pena di morte;
il triste accadimento del 15 febbraio 2012 è avvenuto in acque internazionali, quindi deve essere giudicato da un tribunale italiano;
a giorni dovrebbe pronunciarsi la Suprema corte di New Delhi sulla questione di territorialità, cioè se il tribunale dello stato del Kerala sia competente o se lo sia un tribunale italiano;
il Governo italiano ha giustamente definito l'intera vicenda come inaccettabile, e, attraverso la diplomazia ha assicurato ai due militari assistenza legale;
sempre il nostro Governo ha cercato di dirimere la vicenda attraverso un'azione diplomatica che coinvolgesse la comunità internazionale e l'ONU –:
se il Governo e il Ministro competente non intendano mettere in atto azioni più stringenti per ottenere un pronunciamento dell'ONU e della comunità internazionale al fine di risolvere la vicenda e riportare in Italia i due militari, quali veri servitori dello Stato. (4-17936)
Risposta. — In merito all'azione condotta dal Ministero degli affari esteri a seguito dell'incidente che il 15 febbraio 2012 ha coinvolto la petroliera italiana Enrica Lexie, si fa presente che sin dalle prime fasi la Farnesina si è attivata rendendo istantaneamente operative tutte le sue unità, sia in sede – istituendo un apposito tavolo di coordinamento diretto, nella fase iniziale, dall'unità di crisi – sia in loco, attraverso la fondamentale azione dei funzionari dell'ambasciata di New Delhi e soprattutto del consolato di Mumbai, in stretto e costante coordinamento con il Ministero della difesa.
L'azione dell'ambasciatore italiano a New Delhi e del console a Mumbai, in particolare, è stata incessante. Essi si sono messi a totale disposizione, 24 ore su 24, della causa della nave italiana e del suo equipaggio, come dimostrato, peraltro, dalle immagini trasmesse dai mezzi di comunicazione nazionali e internazionali, che testimoniano della presenza ininterrotta dei funzionari della Farnesina a fianco dei connazionali, a loro difesa e supporto, e negli uffici della locale polizia per fare valere la nostra ferma posizione circa la giurisdizione italiana sul caso e l'immunità funzionale dei due militari, legittimamente impegnati in acque internazionali in azioni di difesa autorizzate dalle Nazioni unite in ottemperanza a leggi dello Stato ed in piena conformità con le pertinenti norme del diritto internazionale.
Dinamica dei fatti.
Nel tardo pomeriggio del 15 febbraio – allorché la nave aveva già fatto ingresso nelle acque territoriali indiane – la Farnesina ha ricevuto dal Comando operativo del vertice interforze un'informativa via fax che comunicava che la petroliera italiana «Enrica Lexie», in navigazione verso Gibuti con a bordo un team di protezione armata del battaglione San Marco, era stata avvicinata da un'imbarcazione da pesca, con a bordo cinque persone armate con evidenti intenzioni di attacco e che i militari del battaglione, dopo avere messo in atto misure di dissuasione con segnali luminosi, avevano proceduto a sparare in acqua tre serie di colpi d'avvertimento a seguito dei quali il natante aveva cambiato rotta. La stessa comunicazione segnalava che la guardia costiera indiana aveva comunicato alla «Enrica Lexie» di avere fermato un'imbarcazione coinvolta nell'evento, richiedendo alla petroliera di tornare indietro per un riconoscimento dei presunti pirati. La «Enrica Lexie», avvertito l'armatore, aveva di conseguenza invertito la rotta per venire in contatto con la guardia costiera indiana, da cui era stata scortata nella rada di Kochi, nelle acque territoriali indiane.
Successivamente l'armatore della «Enrica Lexie» ha informato l'unità di crisi della Farnesina di una comunicazione del comandante della petroliera (già trasmessa alla Marina) che riferiva dell'intenzione della guardia costiera indiana di salire a bordo. Il comandante aveva chiesto che tale incontro potesse avvenire la notte stessa, per riprendere la navigazione l'indomani ma la guardia costiera indiana aveva riferito al Comandante di non potere rispettare tali tempi. Il Ministero degli Esteri, d'intesa con la Marina militare, ha quindi istantaneamente informato dell'accaduto l'ambasciata a New Delhi per intervenire sulle autorità indiane. L'ambasciatore a New Delhi ha disposto di inviare a Kochi il console generale a Mumbai, competente per il Kerala. Il console generale si è quindi immediatamente recato sul luogo, viaggiando sul primo volo disponibile. Il 16 febbraio 2012 nel primo pomeriggio il console era già a bordo della Enrica Lexie e poteva avviare l'azione di difesa degli interessi italiani.
Contestualmente, proseguiva a Roma l'azione del Ministero degli affari esteri con la convocazione di una riunione interministeriale (difesa, esteri, giustizia) presso la Farnesina, per definire una strategia comune. Nel corso della riunione, avvenuta il 17 febbrai 2012, è stato deciso l'invio di una missione tripartita a Delhi composta da alti funzionari dei tre dicasteri. Il Ministro degli affari esteri Terzi ha informato della decisione il Ministro degli affari esteri indiano Krishna lo stesso giorno, con l'invio di una lettera, cui è seguita una telefonata, il giorno successivo. Parallelamente il Segretario generale del Ministero degli affari esteri ha convocato l'ambasciatore dell'India e gli ha consegnato copia della lettera del Ministro Terzi.
Nella serata di sabato 18 febbraio 2012, tuttavia, il comandante della polizia di Kochi ha comunicato con toni perentori che, su istruzioni di Delhi e delle autorità del Kerala, aveva avuto l'ordine di portare a terra comandante e personale militare. In caso di diniego avrebbe proceduto in maniera coercitiva. Su dirette indicazioni del Ministro Terzi, è stata data istruzione al console generale di opporre la massima fermezza e di non esitare a documentare con foto e video la situazione in caso di atteggiamenti impropri e così il console ha operato, riuscendo a ritardare l'azione ma non potendo poi opporsi alla minaccia dell'uso della forza.
A bordo della nave il comandante, a fronte di toni ultimativi, nonostante l'opposizione del console, ha risposto a domande non strettamente collegate all'operato dei militari in occasione dell'incidente. Al termine dell'interrogatorio, i due militari a protezione della petroliera, Massimiliano La Torre e Salvatore Girone, sono stati fatti forzatamente scendere dalla polizia del Kerala e condotti in un ufficio governativo (accompagnati dal console, dall'addetto alla difesa e dall'avvocato) per essere successivamente sottoposti ad interrogatorio, sempre nonostante l'opposizione del console.
Precisazioni sulla ricostruzione giornalistica.
In merito alla ricostruzione effettuata nell'articolo de «Il Giornale», secondo cui la delegazione italiana a bordo dell'Enrica Lexie «non avrebbe potuto evitare il peggio», si replica precisando che le citate dichiarazioni del direttore di macchina smentiscono quelle date alle agenzie stampa, subito dopo la partenza della nave, tra gli altri, dal comandante in seconda (Noviello), che ha dato invece atto di una presenza costante delle istituzioni per tutto lo svolgersi dei fatti, soprattutto nella persona del console Cutillo.
Per tutto il periodo in cui la Enrica Lexie è stata in rada, a 6-9 miglia dalla costa, funzionari del Ministero degli affari esteri, dell'ambasciata e del consolato si sono costantemente avvicendati a bordo, nonostante l'accesso fosse vincolato alla autorizzazione a salirvi da parte indiana, invero assai sospettosa e mal disposta.
I contatti telefonici con la nave, curati soprattutto dalla Marina, sono stati inoltre quotidiani, così come frequenti i colloqui del console Cutillo con il comandante Vitelli, cui è stata assicurata ogni possibile assistenza, da lui sempre apprezzata e riconosciuta, anche sulla terraferma.
Tutto ciò, evidentemente, mentre la vicenda dei due fucilieri seguiva, in un clima di ostilità ambientale e tra enormi difficoltà operative, un corso di continue e drammatiche accelerazioni ed imprevisti, seguiti dall'intero «team Kerala» ora per ora, senza che mai venisse meno il coordinamento tra gli uomini in loco, Delhi e Roma.
In particolare, si rammenta che, dal 16 febbraio 2012 a tutt'oggi, sono stati complessivamente circa 50 i funzionari degli esteri e gli ufficiali della difesa fisicamente e senza interruzione impegnati ad alternarsi in diverse riprese in Kerala, tra Kochi, Kollam e Trivandrum, in aggiunta alle missioni in India dei Ministri Terzi e Di Paola e del Sottosegretario de Mistura. Il Ministro degli affari esteri Terzi si è recato personalmente in India agli inizi di marzo ed ha intrattenuto colloqui con l'omologo Krishna. Lo stesso ha fatto il Sottosegretario de Mistura, che si è periodicamente recato in India, inaugurando una prassi assai inusuale di presenza di alti funzionari dell'amministrazione in loco. Il Sottosegretario ha avviato un'azione ad ampio raggio, intrattenendo colloqui ai vertici e non, ed adoperandosi anche con la stampa locale e nazionale indiana per rappresentare correttamente la legittima posizione italiana. Tutto questo ha peraltro comportato notevoli costi per i bilanci di ambedue le amministrazioni.
Quanto all'affermazione, secondo cui l'equipaggio sarebbe stato «abbandonato dallo Stato italiano», dopo l'arresto di Latorre e Girone, si rappresenta che, fermo restando che la Enrica Lexie è entrata in acque indiane in buona fede, a seguito di un deliberato inganno della guardia costiera indiana (che se ne è vantata anche in conferenza stampa, come tra l'altro documentato dalla stessa stampa indiana), l'intervento della Farnesina è stato sollecitato la sera del 15, quando la nave era già in rada, a 10 miglia da Kochi, in acque territoriali indiane.
Il console è riuscito ad arrivare sotto bordo il 16 febbraio 2012, dopo appena 18 ore dalla prima chiamata all'unità di crisi, dopo una notte di frenetici interventi telefonici, ed il tempo fisico necessario per raggiungere in volo da Mumbai dapprima Kochi e poi la nave. Egli ha trovato la Lexie già circondata da tre unità della guardia costiera e da un elicottero, mentre a bordo numerosi uomini della stessa guardia costiera avevano di fatto già preso possesso della nave.
L'azione del console a bordo, dapprima da solo, poi già dal giorno seguente assistito dall'addetto militare da un legale di Delhi, nonché da un team di ufficiali di Marina giunto da Roma, ha consentito, in stretto coordinamento con l'ambasciata a Delhi e con il Ministero degli affari esteri, di tenere sotto controllo la situazione, evitando che precipitasse, per ben 72 ore, un tempo lunghissimo viste le incessanti, minacciose insistenze della polizia del Kerala, che ha per tutto il tempo presidiato la nave con uomini armati.
Dopo il comunicato emesso dal Ministro degli affari esteri indiano Krishna, nel quale con toni durissimi si sentenziava che i nostri militari dovevano essere sottoposti «al corso della legge indiana», la polizia – che aveva lasciato la nave ad un semplice presidio – è ritornata a bordo in forze, guidata dal capo della polizia di Kochi, ed ha comunicato con toni perentori e minacciosi di aver ricevuto ordini dal Chief minister del Kerala, con il pieno assenso del governo di Delhi, di portare a terra i militari italiani, con l'uso della forza se necessario.
Nonostante le nostre ferme, rinnovate proteste, il trasferimento a terra dei due fucilieri è avvenuto in maniera unilaterale e coercitiva. Il Ministro Terzi, a marzo, in Senato, ha già potuto dare esaustive valutazioni anche su tale episodio.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Staffan de Mistura.
GIORGIO MERLO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
lo storico reggimento del Nizza Cavalleria è presente a Pinerolo ininterrottamente dal 1946, e già presente nell'Ottocento, starebbe per lasciare Pinerolo per trasferirsi a Bellinzago;
la scelta del vertice dello Stato maggiore dell'Esercito, se confermata, sarebbe dettata da motivazioni logistiche per contenere i costi e razionalizzare l'uso delle strutture militari e vedrebbe il trasferimento a Pinerolo, da Oulx del 3° Alpini;
ora, al di là delle decisioni ovviamente autonome e discrezionali del vertice dell'Esercito, è indubbio che una scelta del genere impoverirebbe la presenza militare a Pinerolo ma, soprattutto, indebolirebbe il ruolo storico e culturale che il blasonato Reggimento del Nizza Cavalleria ha avuto nella città torinese e, di conseguenza, nella regione e nell'intero Paese –:
a tal fine quali siano le iniziative che il Ministro intenda intraprendere per scongiurare quella ipotesi e per confermare, invece e ancora, la presenza del reggimento Nizza Cavalleria a Pinerolo.
(4-17804)
Risposta. — In primo luogo, premesso che non è stata ancora assunta alcuna decisione definitiva in merito allo storico reggimento Nizza cavalleria di stanza a Pinerolo, faccio osservare che, più in generale, la questione relativa alla configurazione dei comandi ed unità operative proiettabili si deve collocare nel più ampio quadro del progetto di revisione dello strumento militare.
In particolare, nell'ambito di tale progetto, sono in corso anche specifici approfondimenti tesi a definire tale configurazione nell'ottica di perseguire un ottimale rapporto costi/efficacia.
I criteri capacitivi ed organizzativi alla base di tale studio sono la:
riconfigurazione in senso riduttivo delle brigate (da 11 a 9), secondo una struttura «pluriarma», che prevede l'integrazione delle capacità esistenti con quelle di esplorazione terrestre e di supporto logistico diretto;
valorizzazione del patrimonio infrastrutturale disponibile, investendo sulle strutture più moderne e/o che presentano minori costi di esercizio;
concentrazione (o mantenimento) delle unità nelle prossimità delle aree addestrative più idonee alle specifiche attività operative;
salvaguardia di denominazioni e bandiere/stendardi delle unità operative che vantano più antiche tradizioni e decorazioni;
massimo contenimento dei costi connessi con ciascun provvedimento.
In tale quadro, desidero rammentare che il progetto di revisione mira ad una razionalizzazione dello strumento militare che, eliminando ridondanze ed inefficienze, consenta di correggere l'attuale sbilanciamento delle componenti strutturali di spesa e di conseguire uno strumento operativamente efficace e sostenibile, a fronte delle risorse disponibili, che contemperi le esigenze prioritarie di difesa nazionale, e quelle correlate alla partecipazione alle missioni internazionali.
Il Ministro della difesa: Giampaolo Di Paola.
MIGLIORI. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
è deceduto in circostanze misteriose Osvaldo Payà, storico dissidente cubano, leader del Movimento cristiano di liberazione, più volte condannato ai lavori forzati;
insignito dal Parlamento europeo nel 2002 del premio Sakharov, più volte candidato al Nobel per la pace, Osvaldo Payà è stato guida morale della resistenza pacifica al regime castrista, combattendo, in duri decenni di persecuzione, per la libertà e i diritti civili;
nello stesso incidente automobilistico ha trovato la morte anche Harold Cepero altro dissidente cubano e sono rimasti feriti gravemente due giovani dirigenti del partito popolare europeo;
non sono chiari i motivi e la dinamica dell'incidente tanto che sia il Governo spagnolo che il segretario generale del partito popolare europeo Antonio Lopez hanno chiesto al Governo cubano una indagine per chiarire esattamente le ragioni dell'incidente stesso –:
se non si ritenga opportuno chiedere ufficialmente al Governo cubano di fare chiarezza sui motivi dell'incidente automobilistico onde appurare definitivamente se la morte dei dissidenti cubani sia stata effettivamente accidentale. (4-17122)
Risposta. — Come noto, nel pomeriggio del 22 luglio 2012, il leader del movimento cristiano di liberazione, Oswaldo Payà – figura storica dell'opposizione al regime castrista nel 2002 insignito del premio Sakharov per la libertà di pensiero per la proposta di riforma delle istituzioni nota come progetto Varela – è deceduto a seguito di un incidente stradale avvenuto nelle vicinanze della città di Bayamo. Payà si trovava a bordo di un veicolo in compagnia di Harold Cepero, dissidente della provincia di Ciego de Avila – anch'egli deceduto nell'impatto – Àngel Carromero Barrios, esponente dell'organizzazione giovanile del Partido popular spagnolo, e Jens Aron Modig, rappresentante del Partito cristiano democratico svedese, questi due ultimi sopravvissuti.
Le notizie in un primo momento raccolte dai mezzi di informazione italiani (provenienti per lo più dai media di Miami, città a forte presenza di esuli cubani) mettevano in luce l'ipotesi che il regime castrista fosse direttamente coinvolto nell'incidente, anche sulla base delle dichiarazioni rilasciate dalla figlia di Payà, che a seguito della morte del padre attribuiva la responsabilità dell'accaduto alle autorità governative. In realtà, le informazioni raccolte dalla nostra Ambasciata a L'Avana e le affermazioni del Presidente della commissione cubana per i diritti umani, Elizardo Sànchez (altro autorevole membro della dissidenza cubana), non avvalorano tale ipotesi. L'assenza di un coinvolgimento del regime sarebbe stata confermata anche dalle dichiarazioni dello spagnolo Carromero Barrios, giovane esponente del Partido popular, che si trovava alla guida del veicolo al momento dell'incidente: l'ambasciatore spagnolo a Cuba ha infatti riferito che il suo connazionale avrebbe reso alle autorità cubane una dichiarazione in cui riconosce la sua responsabilità nell'incidente, causato da una guida troppo veloce su una strada in cattive condizioni.
L'ambasciatore di Spagna, anche in ragione del fatto che Payà è in possesso della cittadinanza spagnola, ha chiesto alle autorità cubane di effettuare un'esaustiva indagine sulle circostanze dell'incidente, registrandone la disponibilità.
Alla luce di quanto finora esposto, non si ritiene opportuno, in questa occasione, sollevare una protesta formale contro il Governo cubano, verso il quale non sono rilevabili né comprovabili responsabilità dirette in base alle informazioni di cui al momento si dispone. Su tale linea hanno concordato tutti gli ambasciatori dei Paesi membri dell'Unione europea accreditati a L'Avana, in un'apposita riunione dei rispettivi Capi missione tenutasi il 25 luglio 2012.
Ciò detto, è imperativo che l'attenzione verso il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali a Cuba rimanga elevata sia a livello nazionale che internazionale.
Tra l'altro, il Governo italiano ha sollecitato nelle settimane scorse – ma senza esito – la concessione del visto di uscita della vedova di Osvaldo Payà. Anche per questa ragione, il recente annuncio cubano riguardo all'eliminazione del permesso per l'espatrio dei suoi cittadini costituisce un importante passo avanti che va verso la direzione auspicata dal Governo italiano.
Il nostro Paese non manca quindi, sia attraverso i contatti dell'ambasciata d'Italia a L'Avana sia negli incontri con l'ambasciata cubana a Roma, di richiamare l'attenzione del Governo cubano sull'importanza del rispetto dei principi dello stato di diritto, sempre avvalendosi della consolidata linea di politica estera, del constructive engagement, incentrata sul mantenimento di un dialogo continuo, critico ma costruttivo con il regime.
Forte di questa linea-guida, che ha peraltro prodotto risultati positivi sul fronte delle relazioni bilaterali, il Ministro Terzi si è fatto fra l'altro promotore, in ambito Ue, dell'organizzazione di un seminario che commemori l'importanza della figura e dell'opera di Payà. Tale iniziativa è attualmente allo studio presso il Servizio europeo per l'azione esterna dell'Unione europea e sarà probabilmente realizzata con il patrocinio del Parlamento europeo, sede ritenuta più idonea per lo speciale legame esistente tra l'istituzione e Oswaldo Payà, da essa insignito nel 2002 del premio Sakharov per la libertà di pensiero.
Infine, su istruzione del Ministro Terzi, l'ambasciata a L'Avana, in rappresentanza del nostro Paese, ha partecipato in maniera sentita al lutto della famiglia ed alle esequie di Oswaldo Payà, riaffermando in maniera palese quei principi cardine del patrimonio civile italiano ed europeo, opportunamente richiamati da vari parlamentari.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Marta Dassù.
MISEROTTI. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il Comando generale dell'Arma dei carabinieri nel febbraio 2012 ha indetto un concorso per il reclutamento di 1886 allievi effettivi e nel settembre 2011 è stato bandito il concorso per l'ammissione al 2° corso triennale di 490 allievi marescialli le cui prove concorsuali sono terminate nel giugno 2012;
il decreto-legge n. 95 del 2012 meglio noto come spending review prevede il blocco del turn over al 20 per cento è tagli dell'80 per cento per il triennio 2012/2015, con conseguente riduzione degli allievi assunti in base ai sopracitati concorsi da 1886 a 241 unità;
i candidati che hanno partecipato hanno dovuto sostenere diverse prove attitudinali e psicofisiche che hanno comportato anche un investimento economico da parte delle loro famiglie diretto ad aiutare gli aspiranti vincitori;
ad avviso dell'interrogante, una politica di tagli applicata ad un concorso già espletato non garantisce risparmio di spesa dal momento che, ridurre il personale dichiarato idoneo è antieconomico trattandosi di un investimento statale già concluso;
tali tagli comporterebbero un ulteriore aggravio della situazione critica che già investe il settore della sicurezza con l'inevitabile conseguenza di abbassare i livelli di qualità del servizio a scapito dei cittadini –:
se il Governo non ritenga opportuno, in deroga a quanto stabilito dalla normativa vigente, riconsiderare il numero di unità da assumere tra i vincitori dei suddetti concorsi al fine di garantire e potenziare la sicurezza per tutti i cittadini, messa a rischio dall'ondata di protesta e disordine sociale dovuti alla grave crisi economica che sta attraversando il nostro Paese. (4-17722)
Risposta. — Le questioni affrontate con l'atto in discussione rientrano, a pieno titolo, nel quadro più ampio della cosiddetta «spending review» che, nell'ottica di perseguire con equilibrio e rigore gli obiettivi di razionalizzazione della spesa, ha imposto a tutte le amministrazioni una disponibilità ai sacrifici e un impegno per la realizzazione del programma di rimodulazione della spesa stessa.
In tale quadro, la difesa, d'intesa con gli altri dicasteri interessati, si è già resa artefice di un'iniziativa per innalzare in maniera significativa, pur tenuto conto delle esigenze di contenimento della spesa, secondo un principio di gradualità negli anni, le attuali percentuali del «turn over» stabilite dall'articolo 14 comma 2 del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito con modificazioni dalla legge 7 agosto 2012, n. 135.
Tale iniziativa è in corso di esame in ambito governativo, mancando, tra l'altro, di adeguata copertura finanziaria.
Tale modifica – che vedrebbe ricompresi anche i vincitori dei concorsi richiamati nell'interrogazione – consentirebbe di mitigare gli effetti della norma sul turn over approvata con la spending review a beneficio della funzionalità delle forze di polizia, compresa l'Arma dei carabinieri, e permetterebbe di andare incontro alle aspettative dei volontari in ferma prefissata delle Forze armate vincitori di concorso.
Per quanto riguarda l'Arma dei carabinieri le attuali percentuali di blocco del turn over determinano, da un lato, una contrazione effettiva stimata in circa 6.500 unità nel periodo 2012-2016 e, dall'altro, l'impossibilità per circa 2.500 volontari in ferma prefissata quadriennale, già vincitori di concorso, di essere immessi nelle carriere iniziali delle forze di polizia.
Il Ministro della difesa: Giampaolo Di Paola.
MISEROTTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
con la legge n. 94 del 2009, recante disposizioni in materia di sicurezza pubblica, il precedente Governo Berlusconi ha modificato il codice penale vietando l'utilizzo di minori nell'accattonaggio, introducendo anche delle aggravanti nel caso gli sfruttatori di minori siano genitori o tutori degli stessi;
recentemente il fenomeno dell'accattonaggio ha coinvolto anche i disabili e le forze di polizia, in particolare nelle città di Milano e di Torino, hanno individuato alcune bande che sfruttavano tali soggetti schiavizzandoli e costringendoli con la violenza a chiedere l'elemosina;
il fenomeno dello sfruttamento dell'accattonaggio è diffuso in tutto il territorio nazionale e rappresenta uno spregevole esempio di individui senza scrupoli che si accaniscono contro degli esseri umani incapaci, per costringerli a elemosinare sfruttandone i guadagni;
distinguendo dai casi in cui gli stessi mendicanti fingono una menomazione fisica per procurarsi l'elemosina, è necessario impedire il sequestro della libertà degli esseri umani da parte di veri e propri schiavisti che in alcuni casi acquistano a buon mercato i disabili, diventandone i «padroni» –:
in che modo il Governo intenda intervenire per far fronte a questa situazione di disagio sociale e di criminalità impiegando in maniera più mirata le forze di polizia in tutto il territorio nazionale.
(4-17891)
Risposta. — Con l'interrogazione in esame, l'interrogante chiede di conoscere in che modo il Governo intenda intervenire per contrastare il preoccupante fenomeno dello sfruttamento dell'accattonaggio che, con riferimento a Milano e a Torino e più in generale al nord Italia, ha fatto registrare situazioni di particolare allarme con esiti anche sul piano investigativo e giudiziario.
Le autorità di Governo hanno piena consapevolezza del fatto che dietro questo fenomeno si celano interessi criminali che finiscono per colpire le persone più fragili e indifese, portatrici di handicap ma anche minori di varie nazionalità ed etnie, coinvolte talora fino al loro inserimento nei circuiti del lavoro forzato.
L'esigenza di prevenire e di reprimere ogni forma di sfruttamento costituisce una priorità cui viene dedicata particolare attenzione dal Governo e dal Ministero dell'interno.
A questo proposito, si ricorda che la questione è stata affrontata fin dall'inizio della legislatura con interventi diretti a colpire, come gli stessi interroganti mettono in evidenza, la filiera criminale che alimenta questo odioso fenomeno traendone cospicui profitti.
Si fa riferimento, in particolare, alle iniziative che hanno portato all'approvazione della legge 15 luglio 2009, n. 94, con la quale è stata prevista la pena della reclusione per coloro che, per mendicare, si avvalgono di persone al di sotto di 14 anni o, comunque, non imputabili.
Il fenomeno è costantemente monitorato dalle forze di polizia sia sotto il profilo della prevenzione generale e del controllo del territorio, sia sotto quello investigativo.
Oltre alla risposta delle istituzioni in termini di sicurezza pubblica, sono indispensabili interventi e misure finalizzati al recupero delle vittime mediante attività di assistenza sociale, psicologica e legale.
Alla realizzazione di tale obiettivo è dedicato, peraltro, l'impegno da parte dei servizi sociali dei comuni ed anche di numerose associazioni di volontariato. Le stesse prefetture, in questo ambito, contribuiscono a sviluppare una rete di interventi assistenziali, in alcuni casi anche sotto il profilo sanitario, promuovendo iniziative di prossimità in collaborazione con le altre istituzioni del territorio.
Lo sfruttamento dell'accattonaggio potrà essere contrastato anche con specifiche ordinanze adottate dai sindaci in base all'articolo 54 del testo unico degli enti locali, dando attuazione al decreto ministeriale che nel contesto della sicurezza urbana fa esplicito riferimento a tale fenomeno.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Carlo De Stefano.
PICCOLO, BOSSA, ANDREA ORLANDO, GARAVINI e CIRIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
in data 7 aprile 2011, a firma dell'interrogante e di altri deputati, veniva presentato l'atto ispettivo, 4-11543 con il quale si interrogava il Ministro dell'interno sulle delicate ed inquietanti vicende del comune di Gragnano, in provincia di Napoli, con riferimento particolare ad un'inchiesta della direzione distrettuale antimafia di Napoli in ordine a presunti brogli nelle elezioni amministrative del 2009 ed a possibili infiltrazioni camorristiche nello svolgimento della predetta competizione;
è da rilevare che l'inchiesta per brogli elettorali aveva portato all'arresto ed al processo a carico dei fratelli Ciro e Luigi Coticelli, che avevano patteggiato la condanna a 1 anno e 4 mesi di reclusione;
con la medesima interrogazione venivano riferite altre gravissime vicende e circostanze attinenti l'attività dell'amministrazione comunale in carica, all'esame della procura distrettuale antimafia di Napoli, e – di conseguenza – si richiedeva al Ministro dell'interno di disporre l'accesso, con le modalità previste dalla normativa vigente, presso il comune di Gragnano per accertare se, nell'ambito dell'apparato politico-amministrativo, sussistessero forme di condizionamento, dirette o indirette, che potessero compromettere la libera determinazione degli organi elettivi, nonché il regolare funzionamento dei servizi alla stessa affidati;
con decreto del 3 maggio 2011 il Ministero dell'interno concedeva delega per i poteri di accesso al prefetto di Napoli che provvedeva a nominare un'apposita, commissione, ai sensi dell'articolo 59, comma 7, del decreto legislativo n. 267 del 2000, che si insediava presso il comune di Gragnano per effettuare gli accertamenti di competenza;
risulta che alcune settimane addietro la commissione abbia completato i suoi lavori ed abbia trasmesso al prefetto di Napoli la relazione finale per le determinazioni e le iniziative conseguenti;
nel frattempo sono interventi altri fatti, assolutamente rilevanti, che meritano di essere attentamente valutati nelle sedi competenti;
con sentenza del 5 gennaio 2012 il tribunale di Torre Annunziata – sezione distaccata di Gragnano – ha condannato il presidente del consiglio comunale, Giuseppe Coticelli, coinvolto nell'inchiesta giudiziaria per brogli elettorali a carico dei fratelli Coticelli, suoi stretti parenti, alla pena di anni tre e mesi due di reclusione, nonché al pagamento di una multa e delle spese processuali, in quanto ritenuto il mandante dei brogli;
con la stessa sentenza il Coticelli è stato dichiarato interdetto dai pubblici uffici per la durata di anni cinque;
il giudice, peraltro, ha disposto la trasmissione di copia della sentenza al prefetto di Napoli per le valutazioni e gli adempimenti di competenza;
inoltre, nei giorni immediatamente successivi alla pronuncia della predetta sentenza si sono verificati alcuni episodi di grave intimidazione, rispettivamente, ai danni del signor Salvatore Mosca, rappresentante di lista del PD alle elezioni amministrative del 2009 che scoprì i brogli ed è stato un testimone chiave al processo in questione e del dottor Michele Inserra, capogruppo del PD ed esponente di rilievo dell'opposizione;
il primo fatto inquietante ha colpito signor Mosca al quale, durante la notte, «qualcuno» ha incendiato l'autovettura di sua proprietà;
il secondo gravissimo episodio ha interessato il dottor Inserra che ha denunciato, sporgendo formale querela, di essere stato pubblicamente insultato con espressioni volgari, violente e minacciose dal padre del summenzionato presidente del consiglio comunale, Giuseppe Coticelli, il quale ha pesantemente inveito contro di lui, dando la sensazione di volerlo aggredire anche fisicamente;
tali fatti sono stati riferiti con grande risalto anche dalla stampa che ha espresso il fondato sospetto sulla loro matrice dolosa e sul collegamento alle vicende politiche ed amministrative della città;
peraltro, come riferito dal quotidiano Il Mattino di Napoli, nella sua edizione del 9 gennaio 2012, in un articolo dal titolo «denunciò brogli a Gragnano: auto incendiata», pubblicato a pagina 42, nuovi particolari emergono «sulle indagini svolte al Comune di Gragnano per accertare eventuali condizionamenti camorristici». Nel predetto articolo, tra l'altro, si legge, testualmente: «Il lavoro si è focalizzato su vari atti amministrativi, tra delibere di giunta, determine e disposizioni consiliari. A questa inchiesta si aggiungono poi le istruttorie della Dda, composte di vari filoni» –:
se sia a conoscenza degli ulteriori gravissimi fatti sopra descritti, che integrano e aggravano il drammatico ed allarmante quadro, già delineato nella precedente interrogazione n. 4-11543 rispetto alle vicende del Comune di Gragnano;
se non ritenga di attivarsi rapidamente per acquisire il sopra menzionato dispositivo di sentenza, con la condanna del presidente del consiglio comunale e, di seguito, accelerare le scioglimento del consiglio comunale ai sensi e per gli effetti dell'articolo 143 del decreto legislativo 267 del 2000, essendo, secondo gli interroganti, evidente che ne ricorrono tutti i presupposti e le condizioni di legge. (4-14558)
Risposta. — In relazione alle vicende del comune di Gragnano, segnalate con l'interrogazione in esame, si fa presente che la relazione conclusiva redatta dalla Commissione di accesso incaricata degli accertamenti di cui all'articolo 1 comma 4 del decreto-legge n. 629 del 1982 presso il predetto comune, è stata trasmessa il 26 gennaio 2012 ai competenti uffici del Ministero dell'interno.
Successivamente, nella seduta del Consiglio dei ministri del 23 marzo 2012, è stato deliberato, su proposta del Ministro dell'interno, lo scioglimento del consiglio comunale di Gragnano ai sensi dell'articolo 143 del decreto legislativo n. 267 del 2000.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Saverio Ruperto.
PUGLIESE, FALLICA, GRIMALDI, IAPICCA, MICCICHÈ, MISITI, PITTELLI, SOGLIA, STAGNO d'ALCONTRES e TERRANOVA. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
in data 25 febbraio 2012 è stato bandito il concorso, per esami e titoli, per il reclutamento di 1.886 allievi carabinieri effettivi, riservato, ai sensi dell'articolo 2199 del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, ai volontari delle forze armate in ferma prefissata di un anno o quadriennale ovvero in rafferma annuale, in servizio o in congedo e, ai sensi del decreto legislativo del 21 gennaio 2011, n. 11, ai concorrenti in possesso dell'attestato di bilinguismo;
il concorso prevedeva lo svolgimento di specifiche prove, all'esito delle quali giovani ragazzi avrebbero potuto realizzare il sogno di indossare la prestigiosa divisa dell'Arma dei Carabinieri;
a giorni si sarebbe dovuta pubblicare la graduatoria e le relative partenze per le scuole; tuttavia, con l'approvazione del decreto-legge n. 95 del 2012, denominato spending review, il blocco del turnover ha determinato l'incertezza dell'esito del concorso pubblico;
infatti, a seguito dell’iter regolare di reclutamento, così come previsto dalla legge, la stampa quotidiana ha riportato notizie allarmanti circa il numero effettivo degli arruolamenti e cioè al posto di 1.886 soltanto 227 assunzioni. Ciò determina una naturale incertezza su un concorso che, bandito nel febbraio 2012 e previsto nella legge di stabilità approvata nell'anno passato, subirebbe inaccettabili modifiche di contenuto –:
se il Ministro intenda intervenire al fine di accertare la regolarità delle dinamiche che avrebbero portato alla drastica riduzione del numero dei vincitori del concorso, e di l'applicare la norma, mantenendo i 1.886 posti per allievi carabinieri, così da bando, e garantire altresì la graduatoria per almeno 5 anni. (4-18065)
Risposta. — La questione affrontata con l'atto in discussione rientra, a pieno titolo, nel quadro più ampio della cosiddetta «spending review» che, nell'ottica di perseguire con equilibrio e rigore gli obiettivi di razionalizzazione della spesa, ha imposto a tutte le amministrazioni una disponibilità ai sacrifici e un impegno per la realizzazione del programma di rimodulazione della spesa stessa.
In tale quadro, la difesa, d'intesa con gli altri dicasteri interessati, si è già resa artefice di un'iniziativa per innalzare in maniera significativa, pur tenuto conto delle esigenze di contenimento della spesa, secondo un principio di gradualità negli anni, le attuali percentuali del «turn over» stabilite dall'articolo 14 comma 2 del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito con modificazioni dalla legge 7 agosto 2012, n. 135.
Tale iniziativa è in corso di esame in ambito governativo, mancando, tra l'altro, di adeguata copertura finanziaria.
Tale modifica – che vedrebbe ricompresi anche i vincitori del concorso richiamato nell'interrogazione – consentirebbe di mitigare gli effetti della norma sul turn over approvata con la spending review a beneficio della funzionalità delle Forze di polizia, compresa l'Arma dei carabinieri, e permetterebbe di andare incontro alle aspettative dei volontari in ferma prefissata delle Forze armate vincitori di concorso.
Per quanto riguarda l'Arma dei carabinieri le attuali percentuali di blocco del turn over determinano, da un lato, una contrazione effettiva stimata in circa 6.500 unità nel periodo 2012-2016 e, dall'altro, l'impossibilità per circa 2.500 volontari in ferma prefissata quadriennale, già vincitori di concorso, di essere immessi nelle carriere iniziali delle forze di polizia.
Il Ministro della difesa: Giampaolo Di Paola.
ROSATO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
il 25 febbraio 2012 è stato indetto un bando per esami e titoli per il reclutamento di 1886 allievi carabinieri effettivi, riservato, ai sensi dell'articolo 2199 del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, ai volontari delle Forze Armate in ferma prefissata di un anno o quadriennale; e lo stesso si è concluso il 26 marzo 2012;
dal bando stesso si evince che «i candidati idonei, fino a concorrenza dei posti messi a concorso saranno dichiarati vincitori secondo l'ordine delle graduatorie ed ammessi alla frequenza del corso formativo, che si svolgerà presso i Reparti di istruzione di assegnazione» e che «i vincitori del concorso, senza attendere alcuna comunicazione, dovranno presentarsi presso i Reparti di istruzione, nella data e con le modalità che saranno resi noti, verosimilmente a partire dal 21 settembre 2012»;
le graduatorie sono state rese disponibili e, di conseguenza, i 1886 vincitori individuati del bando di reclutamento degli allievi carabinieri effettivi si sono resi disponibili per presentarsi ai reparti a partire da settembre di quest'anno;
con il provvedimento di revisione della spesa, la presa in organico presso i reparti dei 1886 vincitori del bando, risulta all'interrogante, abbia subito un arresto a causa del contenimento della spesa e del blocco del turnover disposti anche per il Ministero della difesa;
che si dovesse procedere ad una riduzione della spesa era noto all'Esecutivo ben prima del 6 luglio 2012, quindi, quando il Ministero della difesa ha pubblicato l'avvio del bando per 1886 allievi carabinieri, ha fatto intendere ai candidati che lo stesso non sarebbe stato poi inficiato da previsioni di tagli della spesa ai ministeri;
su tali garanzie, i 1886 allievi carabinieri che hanno vinto il concorso, si aspettano la presa in carico presso i reparti e sono in attesa di capire il loro destino alla luce del taglio alle risorse decretato nel provvedimento sulla revisione della spesa del 6 luglio;
dietro questi numeri ci sono vite e aspettative di 1886 ragazzi e ragazze che hanno vinto un regolare concorso del Ministero della difesa e che sulla base di ciò hanno assunto delle decisioni personali e si sono organizzati di conseguenza, rinunciando, in alcuni casi, anche ad altre offerte di lavoro;
il settore della difesa e della sicurezza è stato colpito da molteplici tagli di risorse finanziarie ed umane negli ultimi anni, e l'avvio del bando rappresentava l'atteso e sperato cambio di marcia che da tempo veniva chiesto –:
se e attraverso quali azioni, il Ministero intende tutelare i vincitori del bando per il reclutamento di 1886 allievi carabinieri, anche garantendo i vincitori eventualmente non chiamati per i limiti imposti dal taglio del turnover, che la loro posizione in graduatoria verrà salvaguardata attraverso la posticipazione dell'assunzione. (4-17451)
ROSATO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
il 17 ottobre 2011 è scaduto il termine per la presentazione delle domande per la partecipazione al concorso per titoli ed esami per l'ammissione al 2° corso triennale (2012 – 2015) di 490 allievi marescialli del ruolo ispettori dell'Arma dei carabinieri, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 74, del 16 settembre 2011;
dal decreto dirigenziale n. 133 della Direzione generale per il personale militare si evince che la necessità di indire un concorso per titoli ed esami per 490 allievi, era ravvisata dalla circostanza che tale contingente era pari al settanta per cento dei posti disponibili in relazione all'organico di cui all'articolo 679 del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66;
la selezione era aperta ai diplomati di istruzione secondaria di secondo grado di età compresa tra i 17 e i 26 anni, e si sarebbe conclusa con una graduatoria finale di merito che avrebbe individuato i vincitori ammessi alla frequenza del corso;
lo stesso si sarebbe dovuto svolgere, con inizio entro la fine del 2012, presso la scuola marescialli e brigadieri dell'Arma dei carabinieri di Firenze;
le prove concorsuali sono terminate nel mese di giugno di quest'anno e da allora i candidati sono in attesa della pubblicazione della graduatoria finale e delle convocazioni;
con l'applicazione del blocco del turnover previsto nel provvedimento di revisione della spesa, i posti previsti dal concorso saranno ridimensionati nella misura dell'ottanta per cento, portando i reclutamenti per allievi maresciallo da 490 a 150 unità, pur se ad oggi non vi è stata alcuna comunicazione nemmeno in tal senso;
l'incertezza sta creando notevoli disagi ai candidati e alle loro famiglie, che non sanno né i risultati finali delle prove, né se e quanti posti si renderanno disponibili per il corso;
l'interrogante non può non sottolineare il fatto che i numerosi tagli al comparto della difesa, e in particolare il continuo ritardo nell'assunzione di nuovo personale, rischiano di compromettere la funzionalità delle Forze Armate ed in tal senso si auspica che il governo condivida le iniziative volte a rimuovere il blocco del turnover sostituendo i risparmi di spesa derivanti con altri tagli più selettivi;
molti giovani si sono presentati alle procedure concorsuali speranzosi di poter servire il proprio Paese; sono ragazze e ragazzi carichi di entusiasmo che purtroppo si trovano, e non è la prima volta, ad affrontare delle prove di selezione che poi non si traducono in una assunzione di personale –:
quando sarà resa nota la graduatoria finale del concorso per titoli ed esami per l'ammissione al 2° corso triennale di 490 allievi marescialli del ruolo ispettori dell'Arma dei carabinieri, di cui in premessa;
se e quali iniziative il Governo stia valutando per tutelare comunque i restanti vincitori che potrebbero non accedere al corso triennale per allievi marescialli di cui trattasi. (4-17491)
Risposta. — Le questioni affrontate con l'interrogazione in esame rientrano, a pieno titolo, nel quadro più ampio della cosiddetta «spending review» che, nell'ottica di perseguire con equilibrio e rigore gli obiettivi di razionalizzazione della spesa, ha imposto a tutte le Amministrazioni una disponibilità ai sacrifici e un impegno per la realizzazione del programma di rimodulazione della spesa stessa.
In tale quadro, la difesa, d'intesa con gli altri dicasteri interessati, si è già resa artefice di un'iniziativa per innalzare in maniera significativa, pur tenuto conto delle esigenze di contenimento della spesa, secondo un principio di gradualità negli anni, le attuali percentuali del «turn over» stabilite dall'articolo 14 comma 2 del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito con modificazioni dalla legge 7 agosto 2012, n. 135.
Tale iniziativa è in corso di esame in ambito governativo mancando, tra l'altro, di adeguata copertura finanziaria.
Detta rimodulazione – che vedrebbe ricompresi anche i vincitori dei concorsi richiamati nelle interrogazioni – consentirebbe di mitigare gli effetti della norma sul turn over approvata con la spending review a beneficio della funzionalità delle Forze di polizia, compresa l'Arma dei carabinieri, e permetterebbe di andare incontro alle aspettative dei volontari in ferma prefissata delle Forze armate vincitori di concorso.
Per quanto riguarda l'Arma dei carabinieri le attuali percentuali di blocco del turn over determinano, da un lato, una contrazione effettiva stimata in circa 6.500 unità nel periodo 2012-2016 e, dall'altro, l'impossibilità per circa 2.500 volontari in ferma prefissata quadriennale, già vincitori di concorso, di essere immessi nelle carriere iniziali delle Forze di polizia.
In relazione, infine, alla graduatoria relativa al concorso per l'ammissione al 2o corso triennale allievi marescialli del ruolo ispettori dell'Arma dei carabinieri, si precisa che il relativo decreto di approvazione, firmato dal Vice direttore della Direzione generale per il personale militare in data 20 settembre 2012, è già reso disponibile per la consultazione sul sito istituzionale dell'Arma stessa unitamente alla graduatoria di merito.
Il Ministro della difesa: Giampaolo Di Paola.
SANTORI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il Gazzettino di Venezia del 22 gennaio 2012 titolava «Casinò di Venezia, primo sì di Roma – Via libera del Ministero dell'interno alla procedura per cedere la gestione»;
l'esercizio della casa da gioco spetta per legge al comune di Venezia a ciò autorizzato dal Ministero dell'interno giusto regio decreto-legge 16 luglio 1936, n. 1404, convertito dalla legge n. 62 del 1937;
il Casinò di Venezia è la più antica casa da gioco al mondo risale al 1638. La quota detenuta, rispetto al mercato è del 38,22 per cento dei casinò in Italia;
lo statuto della società casinò, all'articolo 2, recita così: «La Società ha per oggetto sociale la gestione dell'esercizio della Casa da gioco di Venezia, nonché la realizzazione di iniziative culturali, turistiche, promozionali, ricreative e ricettive direttamente o indirettamente connesse all'esercizio della Casa da gioco»;
dunque la missione della casa da gioco veneziana è quella di gestire l'esercizio di quella potestà attivata dalla legge a favore del comune di Venezia, di istituire e condurre case da gioco nel territorio comunale, ai fini di un interesse generale per la collettività amministrata, massimizzando le entrate tributarie a tale titolo percepite dal comune stesso. Una missione, dunque, che è espressione della natura stessa della società, la quale, pur mantenendo la propria struttura e organizzazione di diritto privato, assolve al contempo una rilevante funzione pubblica;
sono nulli i trasferimenti di azioni che vengono a ridurre la partecipazione del comune al di sotto del 51 per cento;
da anni e soprattutto negli ultimi tempi, le entrate del casinò hanno subito una particolare flessione;
le minori entrate del casinò si riflettono sul desolante bilancio del comune di Venezia, giunto oramai agli sgoccioli;
il sindaco di Venezia ad avviso dell'interrogante sembrerebbe depauperare il patrimonio pubblico al solo fine di «fare cassa» e sanare i debiti di bilancio;
dopo aver alienato parte del patrimonio culturale della città, si appresta a vendere la casa da gioco, cercando modalità giuridiche ed autorizzazioni che gli permettano questo atto che l'interrogante ritiene si tratti di una vera e propria offesa alla città;
il gioco d'azzardo è un illecito penale per questi motivi l'esercizio è autorizzato al comune secondo criteri di ordine pubblico –:
se risulti vera la notizia che il Ministero dell'interno abbia dato via libera all'avvio della procedura di vendita ai privati del Casinò di Venezia e a quali condizioni;
se sia stato valutato quali garanzie o azioni potrà esercitare l'ente pubblico se la casa da gioco verrà completamente ceduta ai privati (esempio rispetto eventuali infiltrazioni mafiose o rispetto la tutela occupazionale);
quali elementi giuridici, rispetto al regio decreto-legge 16 luglio 1936, n. 1404, che ne motivava le finalità pubbliche, rendono giuridicamente possibile l'alienazione del bene. (4-14754)
Risposta. — In via preliminare, è opportuno ricordare che la deroga al divieto penale all'esercizio del gioco d'azzardo, previsto e punito dagli articoli 718 e seguenti del codice penale, è stata disposta in via eccezionale solo per alcuni comuni con particolare vocazione turistica che, a causa di flussi di popolazione non residente, incontravano difficoltà di bilancio per assicurare i servizi pubblici, tenuto conto che le entrate previste dalla legislazione sulla finanza locale dell'epoca, calcolate in base alla popolazione residente, risultavano insufficienti.
Tale legittimazione, pertanto, si fonda su finalità pubbliche di speciale rilievo, quali gli equilibri di bilancio e la realizzazione di opere pubbliche indilazionabili; la deroga, dettata originariamente per il comune di Sanremo con Regio decreto-legge n. 2448 del 1927, è stata successivamente estesa al comune di Campione d'Italia con Regio decreto-legge n. 201 del 1933 e, con Regio decreto-legge n. 1404 del 16 luglio 1936, convertito in legge n. 62 del 14 gennaio 1937, anche al comune di Venezia. Sebbene il tenore letterale della norma non faccia alcun riferimento esplicito all'istituzione di case da gioco, dai lavori parlamentari è emerso che proprio questo era l'intento perseguito dal legislatore.
In virtù di tale deroga, l'autorizzazione all'esercizio dei giochi d'azzardo è stata data ai comuni interessati con decreti del Ministro dell'interno, emanati in forza dei suddetti provvedimenti legislativi che gli hanno attribuito specifici poteri. Tali decreti, pertanto, costituiscono l'atto che effettivamente permette al comune lo svolgimento dell'attività vietata dalle norme del codice penale.
Nello specifico, in relazione ai fatti riferiti dall'interrogante, si rappresenta che il comune di Venezia è stato autorizzato con decreto del Ministro dell'interno del 30 luglio 1936, mentre con altro decreto in pari data è stata approvata la convenzione stipulata dal comune di Venezia con un concessionario privato per la gestione del casinò municipale. Nel 1965 il comune ha assunto la gestione in forma diretta della casa da gioco e, con deliberazione n. 22/55369 del febbraio 1995, il consiglio comunale ha approvato la costituzione della Casinò municipale di Venezia Spa, tra il comune di Venezia e la locale azienda di promozione turistica: l'attuale forma giuridica è quella della società per azioni con socio unico, le cui quote appartengono totalmente al comune di Venezia. La scadenza è stabilita dallo statuto al 30 dicembre 2024.
Ciò premesso, si rappresenta che la progressiva diminuzione degli incassi investe tutte le case da gioco operanti in Italia: la recessione del mercato del gioco tradizionale ha diverse cause, tra le quali la crisi economico finanziaria internazionale, l'ampliamento delle offerte di gioco in denaro con una diffusione capillare su tutto il territorio nazionale (slot machine, scommesse ippiche e sportive, giochi da remoto) e lo sviluppo sempre maggiore delle possibilità di gioco on line.
A fronte di tale situazione di crisi, il sindaco del comune di Venezia ha rappresentato a questo ministero come il calo degli incassi, che si ritiene proseguirà anche nel prossimo futuro, si rifletta negativamente sul bilancio del comune, considerato che la casa da gioco garantisce introiti consistenti e necessari ai fini dell'erogazione dei servizi alla popolazione.
Il sindaco, quindi, ha prospettato la modifica della forma di gestione del casinò, con l'affidamento della stessa a soggetti terzi attraverso la valutazione di percorsi societari quali la cessione totale delle azioni della società (con patto di retrocessione al Comune dopo un periodo definito), oppure l'affitto d'azienda.
Considerata la complessità delle connesse questioni giuridiche, questo ministero ha interessato al riguardo l'Avvocatura generale dello Stato, sulle cui conclusioni si trova concorde. In particolare, tenuto conto delle connotazioni di carattere pubblico che sono alla base dei regime derogatorio al divieto penale, ne discende che le attività legate al gioco d'azzardo, ove il comune non voglia provvedervi in via diretta, possono essere realizzate ricorrendo allo strumento della concessione attraverso il quale il comune di Venezia potrà trasferire al privato, individuato mediante procedura ad evidenza pubblica, la mera facoltà di gestire la casa da gioco.
Ove il comune intendesse intraprendere tale percorso, alla concessione dovrà necessariamente accedere una convenzione diretta a regolare i rapporti tra l'ente e il concessionario, sulla quale dovrà esprimersi questo ministero in sede autorizzatoria. La convenzione dovrà assicurare che il comune mantenga penetranti poteri di indirizzo, in grado di incidere direttamente sulle facoltà decisionali del concessionario, nonché poteri di vigilanza e controllo preordinati a verificare che il concessionario svolga l'attività con regolarità e nel rispetto del principio della buona amministrazione.
Il comune di Venezia, sulla base delle indicazioni fornite dall'Avvocatura generale dello Stato, ha predisposto gli atti prodromici alla predetta procedura, il cui atto definitivo, per i profili pubblicistici impliciti nella gestione di tale particolare attività, dovrà essere successivamente sottoposto ad autorizzazione da parte di questa amministrazione. Con deliberazione consiliare del 23 aprile 2012, l'ente comunale ha approvato la riorganizzazione societaria del gruppo casinò municipale di Venezia Spa, che prevede la costituzione di una nuova società pubblica interamente partecipata dalla stessa casinò municipale di Venezia Spa, alla quale saranno affidate le attività strettamente legate alla gestione della casa da gioco.
Con la predetta delibera, infine, il comune di Venezia ha accolto alcune proposte avanzate dalle organizzazioni sindacali locali – fortemente contrarie alla scelta dell'amministrazione comunale di affidare a terzi la gestione della casa da gioco – concernenti la salvaguardia degli attuali livelli occupazionali e delle relative condizioni economiche.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Saverio Ruperto.
SBAI. — Al Ministro degli affari esteri, al Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione. — Per sapere – premesso che:
dopo la Primavera araba c’è stato un inasprirsi dell'estremismo religioso di matrice islamica in tutto il quadrante;
in quel quadrante oggi l'apostasia è reato punibile con la pena di morte;
in Italia si è verificato un ampio flusso di migranti provenienti dai Paesi del Nordafrica;
deve essere garantita la libertà religiosa di tutti i soggetti che risiedono nel territorio italiano, come da articolo 19;
l'estremismo di matrice salafita dilaga anche nel nostro Paese, tramite moschee «fai da te» e «imam fai da te» che ricalcano l'esplosione dilagante del fondamentalismo salafita –:
se intenda il Governo studiare soluzioni per garantire la libertà religiosa;
se intenda il Governo mettere in atto misure di prevenzione e di repressione dei fenomeni di intolleranza religiosa specie verso i convertiti al cristianesimo, che in Italia spesso sono ridotti al silenzio o sono oggetto di gravi episodi di violenza.
(4-16506)
Risposta. — Il bacino del Mediterraneo, culla delle tre principali religioni monoteiste, è soggetto a forti spinte di cambiamento, in particolare a seguito degli eventi della primavera araba, le quali sottendono da un lato la richiesta di un pieno riconoscimento dei diritti umani, ivi compresa la libertà di religione e di credo, dall'altro il rischio dell'emersione di movimenti più inclini all'intolleranza religiosa. Il Ministro Terzi ha più volte ricordato come, sul piano generale, la tutela delle minoranze religiose sia imprescindibile, affermando che bisogna inserire tutele nelle costituzioni, formare sulla tolleranza e collaborare sull'antiterrorismo.
In tale contesto, il dialogo tra le diverse culture, civiltà e religioni gioca un ruolo essenziale per la piena realizzazione del diritto alla libertà di religione e per l'effettivo godimento da parte di tutti i gruppi religiosi, soprattutto se minoritari, del diritto a professare liberamente il proprio credo. Sono temi, questi, che l'Italia non cessa di sostenere e la cui importanza è costantemente ribadita dal nostro Paese, e dal Ministro Terzi in particolare, tanto nei contatti bilaterali quanto nei principali fori multilaterali.
D'altra parte, la promozione della libertà di religione e del dialogo interreligioso sono una delle priorità politiche della stessa Unione europea, anche grazie all'impulso impresso dall'Italia.
A Bruxelles, su forte impulso del Ministro Terzi, è stata infatti avviata dal nostro Paese un'azione di stimolo affinché fosse aggiornato il database sulla situazione della libertà religiosa nei Paesi terzi, corredato d'informazioni aggiornate su alcune iniziative intraprese dalla Unione europea in materia nel corso soprattutto dei dialoghi politici avviati con i Paesi terzi, anche attraverso passi e dichiarazioni dell'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune. A seguito dell'ampia discussione sul tema delle libertà religiose promosso dal Ministro Terzi alla riunione informale dei Ministri degli esteri della Ue dell'aprile 2012, è stato quindi avviato a Bruxelles un lavoro di consolidamento delle linee guida dell'Unione europea sulle libertà religiose che consentiranno una maggiore organicità e visibilità a questa tematica, così come avviene per un limitato numero di grandi priorità dell'Unione in materia di diritti umani. Sempre grazie a questa incessante opera di sensibilizzazione condotta in prima persona del Ministro Terzi, nella nuova strategia della Ue sui diritti umani adottata dal Consiglio affari esteri il 25 giugno la libertà di religione è stata annoverata tra le principali priorità.
Importanti iniziative in materia si registrano pure in ambito Onu, sia in Assemblea generale sia nel Consiglio diritti umani. Anche qui l'azione promossa dal Ministro Terzi ha collocato il nostro Paese in prima linea, come testimonia il recente svolgimento, proprio a margine della settimana ministeriale dell'Assemblea generale delle nazioni unite, di un importante evento collaterale, organizzato dall'Italia e co-presieduto dal Ministro Terzi e dal suo omologo giordano, Nasser Judeh, focalizzato sul tema dell'educazione ai diritti umani come strumento di promozione della tolleranza religiosa.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Staffan de Mistura.
SCHIRRU e CODURELLI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
il Concorso indetto il 25 Febbraio 2012 dal Comando generale dell'Arma dei carabinieri per il reclutamento di 1886 allievi carabinieri effettivi, riservato, ai sensi dell'articolo 2199 del decreto legge 15 marzo 2010, n. 66, ai volontari delle Forze armate in ferma prefissata di un anno o quadriennale ovvero in rafferma annuale, in servizio o in congedo e, ai sensi del decreto legislativo novembre 2011, ai concorrenti in possesso dell'attestato di bilinguismo era finalizzato al reclutamento di 1886 allievi carabinieri effettivi; riservato ai volontari in ferma prefissata di un anno VFP1 quadriennale VFP4 oppure in rafferma annuale, in servizio o in congedo;
il concorso bandito nel mese di febbraio 2012 è ancora in svolgimento in quanto le visite di idoneità si protrarranno fino al mese di settembre 2012, dopo di che si procederà a stilare la graduatoria finale per il previsto arruolamento allievi carabinieri entro la fine del 2012;
con l'approvazione della spending review lo scorso 7 agosto 2012, nello specifico con il blocco del turn over al 20 per cento, si parla di tagli perlomeno dell'80 per cento e/o dell'annullamento dei concorsi per i prossimi anni e pare che il numero degli allievi assunti a seguito del citato concorso possa ridursi da 1886 a sole 241 unità;
su 20.500 domande presentate inizialmente si è arrivati ad una platea di 3000 aspiranti candidati che nell'anno in corso hanno dovuto sostenere prove di ogni genere, attitudinali e psicofisiche, affrontate con grande impegno e significativo investimento economico, soprattutto da parte delle famiglie dei giovani, molte delle quali hanno fatto enormi sacrifici per aiutare i propri figli a realizzare il sogno di una vita;
il concorso pubblico (denominato 2 IST) per l'ammissione al 2° corso triennale (2012-2015) di 490 allievi marescialli del ruolo ispettori dell'Arma dei carabinieri (Gazzetta ufficiale n. 74 del 16 settembre 2011) è stato bandito nel settembre 2011 dal Ministero della difesa e le prove concorsuali sono terminate nel mese di giugno del 2012. Da quel momento i giovani aspiranti sono in attesa della graduatoria finale e delle convocazioni che dovrebbero permettere di reclutare i 490 vincitori alla scuola allievi marescialli di Velletri entro il mese di settembre;
il giorno 7 agosto 2012 il COCER carabinieri ha emesso un comunicato, con cui si annuncia che con l'applicazione della spending review e quindi con il blocco del turn over i concorsi su indicati subiranno i seri ridimensionamenti:
a) concorso Marescialli triennale, da 490 a 150 posti;
b) concorso per accademia militare, da 50 a 40 posti;
c) concorso per allievi carabinieri, da 1886 a 241 posti;
in particolare, per i concorsi banditi nel 2011, quali allievi marescialli e allievi ufficiali, non si evince in modo esplicito dall'interpretazione della legge se questa sarà applicabile anche ai posti a concorso indicati da tali bandi, in quanto la rivalutazione della spesa risulta essere applicata nel triennio che va dal 2012 al 2014;
si potrebbe ritenere che i concorsi programmati e banditi per nell'anno 2011 che vanno a coprire vacanze organiche del 2010 non rientrino nella riduzione del turn-over previsto dalla spending review, per cui risulterebbero illegittime le riduzioni a cui dovrebbero andare incontro i vincitori dei concorsi banditi nel 2011, cosa diversa per il concorso per allievi carabinieri bandito già nell'anno solare 2012 che copre posti vacanti del 2011 (come previsto dallo stesso decreto governativo);
numerose sono le e-mail e le telefonate che gli interroganti ricevono sul tema: giovani uniti dal desiderio di vestire una divisa, concretizzare le proprie aspirazioni, pronti a rischiare la vita pur di difendere il proprio paese, giovani che, avendo svolto servizio presso una Forza Armata, si prefissavano l'obiettivo di realizzarsi e poter servire lo Stato e che ora si ritrovano delusi e amareggiati con la paura di non venire assunti, pur vincitori di concorso;
il timore che permea questi giovani è inoltre che il Governo possa risparmiare sulle forze di Polizia e sulle forze armate, non garantendo la sicurezza per la qualità della vita dei cittadini –:
se le notizie riportate in premessa abbiano fondamento; come e quali iniziative il Ministro intenda avviare per evitare che l'ipotizzato provvedimento si realizzi, andando di fatto in direzione prevista opposta allo spirito della manovra di risparmio considerato che ridurre ai minimi termini, tagliando sul numero dei vincitori, un concorso che ormai si avvia alla conclusione sia antieconomico a investimenti già chiusi per lo Stato, con il personale dichiarato idoneo, mentre sarebbe molto più coerente utilizzare tutta la graduatoria degli idonei dell'attuale concorso in atto, pur rallentando eventualmente la frequenza di uscita di futuri concorsi.
(4-17514)
Risposta. — Le questioni affrontate con l'atto in discussione rientrano, a pieno titolo, nel quadro più ampio della cosiddetta «spending review» che, nell'ottica di perseguire con equilibrio e rigore gli obiettivi di razionalizzazione della spesa, ha imposto a tutte le Amministrazioni una disponibilità ai sacrifici e un impegno per la realizzazione del programma di rimodulazione della spesa stessa.
In tale quadro, la difesa, d'intesa con gli altri dicasteri interessati, si è già resa artefice di un'iniziativa per innalzare in maniera significativa, pur tenuto conto delle esigenze di contenimento della spesa, secondo un principio di gradualità negli anni, le attuali percentuali del «turn over» stabilite dall'articolo 14 comma 2 del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito con modificazioni dalla legge 7 agosto 2012, n. 135.
Tale iniziativa è in corso di esame in ambito governativo, mancando, tra l'altro, di adeguata copertura finanziaria.
Tale modifica – che vedrebbe ricompresi anche i vincitori dei concorsi richiamati nell'interrogazione – consentirebbe di mitigare gli effetti della norma sul turn over approvata con la spending review a beneficio della funzionalità delle Forze di polizia, compresa l'Arma dei carabinieri, e permetterebbe di andare incontro alle aspettative dei volontari in ferma prefissata delle Forze armate vincitori di concorso.
Per quanto riguarda l'Arma dei carabinieri le attuali percentuali di blocco del turn over determinano, da un lato, una contrazione effettiva stimata in circa 6.500 unità nel periodo 2012-2016 e, dall'altro, l'impossibilità per circa 2.500 volontari in ferma prefissata quadriennale, già vincitori di concorso, di essere immessi nelle carriere iniziali delle Forze di polizia.
Il Ministro della difesa: Giampaolo Di Paola.
FEDERICO TESTA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
secondo quanto si apprende da un articolo pubblicato sul Corriere di Verona del 4 febbraio 2011 i poliziotti in servizio presso la questura di Verona dispongono di un limitatissimo numero di giubbotti antiproiettile del modello cosiddetto «sottocamiciale», ovvero quelli che possono essere indossati sotto gli indumenti senza che se ne noti la presenza, e che, soprattutto, diversamente da quelli tradizionali, consentono libertà di movimento a bordo dei veicoli di servizio, e più in concreto consentono di salire e scendere dalle auto. Quelli tradizionali, invece, di fatto irrigidiscono il tronco di chi lo indossa, rivelandosi un pericoloso impedimento nelle fasi più delicate degli interventi;
si tratterebbe in altri termini di una protezione da usare in particolari servizi investigativo – operativi, che consente a personale delle forze di polizia in abiti civili di eseguire pedinamenti ed appostamenti nei quali è presumibile possa verificarsi un conflitto a fuoco;
in effetti il pezzo giornalistico prende le mosse da una sparatoria avvenuta in provincia di Modena pochi giorni prima, nel corso della quale è deceduto uno dei rapinatori che gli uomini della squadra mobile della questura di Verona, grazie ad intercettazioni telefoniche, sapevano avrebbero tentato di commettere una rapina. Il redattore dell'articolo evidenzia che i circa dieci poliziotti della questura di Verona, che date le circostanze dovevano necessariamente indossare abiti civili e dissimulare la loro presenza sul luogo dell'appostamento, disponevano di soli sei giubbotti antiproiettile del tipo sottocamiciale. Scendendo nel dettaglio il giornalista ha rappresentato che in realtà la squadra mobile dispone di soli tre giubbotti, mentre gli altri tre erano stati chiesti in prestito alla Digos, che li utilizza ordinariamente per le scorte ai politici;
nel contributo sono state pubblicate anche le dichiarazioni dei rappresentanti territoriali di pressoché tutte le sigle sindacali della polizia di Stato, a tenore delle quali questa situazione sarebbe imputabile alla limitata capienza dei fondi di bilancio destinati all'approvvigionamento ed al rinnovo degli equipaggiamenti. Una situazione grave al punto che negli altri reparti della polizia di Stato della provincia di Verona, che pure operano con modalità quali quelle dianzi segnalate, non solo non sarebbe disponibile alcun giubbotto sottocamiciale, ma addirittura i giubbotti in dotazione, di vecchia generazione e quindi affetti dai vizi dianzi segnalati, sarebbero per giunta scaduti di validità, essendo il materiale protettivo soggetto a naturale decadimento;
in base alle informazioni assunte il costo dei giubbotti antiproiettile sottocamiciali, che tra l'altro vengono indossati anche dalle personalità più esposte a rischio attentati e dalle loro scorte, varia in una forbice compresa all'incirca tra i 700 e i 2000 euro. Dotare quindi la questura di Verona di almeno una ventina di questi modelli comporterebbe un impegno di spesa decisamente contenuto, nell'ordine approssimativo di una somma che può essere stimata intorno ai 25 mila euro;
per quanto è dato sapere la questura di Verona ha da tempo sollecitato l'invio del materiale in questione, senza invero ottenere risposta al riguardo –:
se sia vero che, a fronte di spese sostanzialmente irrilevanti, si metta in discussione la sicurezza della vita di poliziotti per un'asserita carenza di fondi di bilancio;
che cosa intenda fare il Ministro interrogato per rimuovere questa situazione che, se rispondente al vero, oltre che una violazione di ogni comune buon senso, rappresenterebbe, ad avviso dell'interrogante, una vergognosa disistima delle vite del personale delle forze di Polizia che, come attestato dal successo dell'operazione conclusiva delle lunghe indagini condotte nella vicenda della rapina in provincia di Modena di cui in premessa, non esitano a mettere generosamente a rischio la loro stessa incolumità per assicurare alla giustizia pericolosi criminali armati.
(4-10899)
Risposta. — La questura di Verona ha a disposizione 94 giubbotti antiproiettile del tipo «morbido», sei giubbotti del tipo «sottocamiciale» di cui tre a disposizione della squadra mobile e tre a disposizione dell'ufficio Digos.
Entrambi i tipi di giubbotto antiproiettile in uso al personale dipendente soddisfano i requisiti di sicurezza previsti dalle norme vigenti.
Per fronteggiare al meglio le richieste provenienti dalle varie questure, il 15 marzo 2011, la competente direzione del dipartimento della pubblica sicurezza, a seguito di licitazione privata campionata in ambito Ue/Wto, ha stipulato un contratto con Rti Eyntex s.a. – Montexo srl, per la fornitura di 500 giubbetti antiproiettile «sottocamiciali», già parzialmente distribuiti. Successivamente vi è stata una trattativa privata per l'acquisizione di 250 manufatti, cui si aggiungono 100 giubbotti acquisiti in sede di «quinto d'obbligo».
Nel presente esercizio finanziario 2012 si è dato avvio alle procedure di gara per l'approvvigionamento di ulteriori 500 giubbotti antiproiettile del tipo «sottocamiciale».
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Carlo De Stefano.
MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
le attività dei consigli della rappresentanza militare si risolvono unicamente nella formulazione di delibere e atti consultivi o propositivi indirizzati alle corrispondenti autorità militari che spesso rimangono senza alcuna risposta, anche per periodi di tempo molto lunghi –:
quante siano le delibere o gli atti formati dai predetti consigli che sono ancora privi di riscontro da parte delle autorità militari corrispondenti;
quali siano gli obblighi delle autorità militari e quali i termini temporali per fornire gli eventuali elementi di risposta ai consigli in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere con riferimento ad eventuali ritardi od omissioni dell'amministrazione militare. (4-09682)
Risposta. — Gli articoli 894, 896 e 898 del decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 90, recante il «Testo Unico delle disposizioni regolamentari in materia di Ordinamento militare», prevedono che le conclusioni alle quali pervengono i consigli della rappresentanza (Cobar, Coir e Cocer), redatte in apposito verbale, siano presentate alla corrispondente autorità (unità di base, alto comando, Capo di Stato Maggiore della difesa).
Il termine ordinatorio previsto per fornire riscontro alle delibere degli organismi di rappresentanza è:
un mese per i Cobar e i Coir (articoli 894 e 896 del Testo unico);
due mesi per il Cocer (articolo 898 del Testo unico).
Le citate disposizioni normative prevedono, altresì, che in assenza di risposta da parte dell'autorità militare competente, i Cobar ed i Coir possano comunque sottoporre la questione all'attenzione dell'organismo rappresentativo sovraordinato ovvero, nel caso del Cocer interforze e delle singole sezioni di Forza armata/Corpo armato, al Ministro della difesa.
Tanto premesso, si rappresenta che i vertici di Forza armata competenti, non hanno segnalato situazioni di ritardo o di omissioni particolarmente significative circa il riscontro alle delibere dei consigli della rappresentanza militare, ma solo rallentamenti quasi marginali, fisiologici anche a fronte delle numerose delibere prodotte, e ciò a testimonianza della giusta attenzione posta dalla linea di comando nei confronti dell'istituto della rappresentanza militare.
Ad ogni buon conto, gli organi competenti hanno assicurato di aver adottato tutte le opportune iniziative per il completo superamento delle residuali pendenze.
Il Ministro della difesa: Giampaolo Di Paola.
MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
sul quotidiano La Repubblica, edizione di Bari, dell'11 marzo 2011, un articolo dal titolo «Militare italiano morto ad Herat “Non fu un malore, riaprite il caso”» ha diffuso la notizia secondo cui il «Il caporale scelto Francesco Positano, 29enne militare foggiano della Brigata Alpina Taurinense del 32° reggimento del genio guastatori di Torino, potrebbe appunto non essere deceduto per un malore.»;
nel medesimo articolo si legge che «il militare però non morì per un malore. Lo stabilisce il referto dell'autopsia, depositato a gennaio, poco prima dell'archiviazione. Dall'esame necroscopico sul corpo del caporale scelto fu effettuata il 16 luglio dall'equipe di Vittorio Fineschi dell'università di Foggia e dal referto, depositato a gennaio, emerge infatti che il giovane non fu colto da malore. Il corpo presentava una ferita da impatto alla tempia e a una alla spalla, mentre il cranio era fracassato. Se fosse caduto dal Buffalo, alto due metri e mezzo, non avrebbe riportato ferite di tali proporzioni, anche perché indossava l'elmetto. Probabilmente il mezzo non era fermo, come invece era stato detto in un primo momento, ma in manovra. Inoltre il corpo è stato trovato a circa due metri dal Buffalo e a pancia in su, come se fosse stato urtato violentemente e sbalzato più lontano.»;
il Ministro interrogato, rispondendo ad una interrogazione (4-07795) sul decesso del militare, affermò che «i primi elementi d'informazione dei competenti organi tecnico-operativi ipotizzano che lo stesso possa essersi verificato a seguito dei traumi riportati per effetto della caduta accidentale dal mezzo. Le cause potranno essere meglio chiarite dall'inchiesta sommaria disposta ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 90 (“Testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di ordinamento militare”);» –:
se i Ministri siano a conoscenza dei fatti in premessa e quali siano state le conclusioni dell'inchiesta sommaria svolta dai competenti organi militari. (4-11264)
Risposta. — In relazione alla questione affrontata con l'interrogazione in esame relativa all'evento nel quale ha perso la vita il 23 giugno 2010 in Afghanistan il Caporal Maggiore scelto Francesco Saverio Positano, faccio osservare che sono tuttora in corso le indagini a cura dell'autorità giudiziaria competente.
Pertanto, in merito ai quesiti posti dall'interrogante, non posso che rimandare alle conclusioni cui perverrà la predetta Autorità giudiziaria.
Il Ministro della difesa: Giampaolo Di Paola.
MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
sul portale tematico di «LiberoReporter» il 19 febbraio 2012 è stata pubblicata un'intervista al dottor Mario Scaramella, esperto di intelligence e di diritto internazionale, sull'incidente accaduto nell'Oceano Indiano, al largo delle coste indiane, che ha determinato la morte di due pescatori indiani scambiati per pirati somali e si ipotizza uccisi dai fanti del Reggimento San Marco imbarcati a bordo della nave italiana, Enrica Lexi, come nucleo di protezione militare antipirateria. Nell'articolo si legge che «in seguito a questo episodio l'India trattiene ora la nave italiana e 11 cittadini italiani, 5 membri dell'equipaggio e i 6 membri del nucleo di protezione militare. Su tutti loro grava l'incriminazione per omicidio. Due marò, il capo del team di sicurezza e il suo vice sono attualmente in custodia giudiziaria della polizia di Kerala. In merito tra Italia e India è in corso una disputa sulla competenza giudiziaria dell'episodio. Dalle dichiarazioni rese dalle parti coinvolte, gli italiani e i pescatori indiani emergono contraddizioni che portano a credere addirittura che l'arrembaggio alla «Enrica Lexie» e la morte dei 2 pescatori siano due episodi distinti. Oltre al fatto che gli orari differiscono di oltre 4 ore, e che chi era a bordo della nave italiana asserisce che l'imbarcazione fatta oggetto dell'azione dissuasiva era, per forma e colore, diversa dal peschereccio su cui sono morti i 2 indiani. Quello che più divide i due Paesi nel trovare un accordo sono le posizioni indicate dalle due parti al momento del «contatto». I due punti si differiscono di almeno di diverse miglia marine. Gli italiani dicono che si trovavano a 32 miglia marine dalla costa, mentre gli indiani a 16 miglia. Sulla vicenda l'Italia rivendica la competenza della sua magistratura essendo i fatti avvenuti in acque internazionali, e su una nave battente bandiera italiana. Inoltre, in una nota la Farnesina sottolinea che la presenza dei militari a bordo delle navi mercantili italiane è regolata da una specifica legge italiana che risponde anche alle esigenze delle risoluzioni delle Nazioni Unite in materia di lotta alla pirateria. In virtù di questo ricorda che i militari sono organi dello Stato italiano e pertanto godono dell'immunità dalla giurisdizione rispetto agli Stati stranieri. Pertanto per la Farnesina sono atti unilaterali quelli in corso da parte delle autorità di polizia indiana. Dottor Scaramella, nel braccio di ferro fra Italia ed India per quanto è successo il 15 febbraio alla Motonave Enrica Lexie di chi è la competenza a giudicare i militari italiani, poteva la marina indiana «accompagnare» la nave e l'equipaggio nel porto di Koci? Possono interrogare i nostri connazionali? Ogni paese costiero può, ai sensi del diritto internazionale, estendere la propria giurisdizione ad un area che va ben oltre le 20 miglia del mare territoriale e precisamente fino a 200 miglia nautiche ovvero 370 Km dalla costa, calcolati dalla linea di base del mare territoriale, in questa area denominata Exclusive Economic Zone, il paese costiero ha diritti come la pesca e lo sfruttamento minerario e doveri fra cui il «SAR» ovvero Search and Rescue, assistenza al naviglio in difficoltà e la responsabilità/giurisdizione militare funzionale allo sfruttamento economico, non tutti i paesi hanno una EEZ, ad esempio l'Italia pur assumendosi responsabilità di SAR ben oltre le proprie acque territoriali non ha una zona esclusiva. L'India con il «Maritime Zones of India Act», del 25 Agosto 1976 definisce il proprio limite della Zona di Interesse Economico Esclusivo, EEZ, ed assoggetta alla esclusiva competenza della marina indiana un area di poco più di due milioni di chilometri quadrati intorno al proprio perimetro. Quanto accaduto alla MV italiana Enrica Lexie, che si trovava certamente in zona EEZ indiana, è assai complesso sotto il profilo internazionalistico perché la Marina indiana ha il potere di esercitare sulle navi altrui tutti i poteri connessi alla regolamentazione dello sfruttamento delle risorse. Innanzi a due cittadini indiani uccisi in zona di esclusiva competenza e ad un peschereccio di fatto attaccato da una nave italiana che ai sensi della Convenzione di Montego Bay non aveva il «diritto di passaggio inoffensivo» (il principio è sancito anche negli articoli 14-17 della Convenzione di Ginevra che recita: il passaggio è inoffensivo finché non reca pregiudizio alla pace, al buon ordine o alla sicurezza dello Stato costiero) e che certamente ha giurisdizione penale sulla Nave italiana, indiscutibile perché connessa alla tutela del proprio interesse alla pesca nella zona esclusiva (la giurisdizione teoricamente è limitata a fatti non puramente interni alla nave straniera ma la formulazione dell'articolo 19 della Convenzione di Ginevra anche su questo è ambigua e recita: «Lo stato costiero non dovrebbe esercitare la giurisdizione su fatti interni della nave») lo Stato indiano ha quindi il diritto di visitare e catturare la nave italiana e comminare attraverso la giurisdizione ordinaria sanzioni penali a carico dell'equipaggio. Il fatto che a bordo della Enrica Lexie vi fosse un nucleo di militari non fa della Motonave una unità militare, alla quale si applicherebbe una diversa normativa (la nave da guerra è sempre territorio della Stato di bandiera) ma non è detto che una tale eventuale posticcia qualificazione da parte dell'Italia risolverebbe i problemi, ci si troverebbe innanzi ad un atto di aggressione o comunque di legittima difesa o meglio «autotutela» italiana su territorio indiano laddove il diritto internazionale vieta categoricamente l'uso della forza in via preventiva (in altri termini neanche in autotutela è possibile ricorrere a violenza di tipo bellico ossia atti pure isolati e limitati in intensità che implichino operazioni militari contro navi). Pertanto quanto accaduto costituisce una violazione italiana alle norme di diritto internazionale in ogni caso, l'India ha la giurisdizione sull'evento e l'Italia potrebbe solo negoziare un accordo giudiziario affinché gli italiani siano giudicati in patria [...]»;
l'autopsia del Coroner indiano non ha ancora accertato se sono stati i proiettili dei militari della marina italiana ad aver ucciso i pescatori;
la professionalità dei militari del Reggimento San Marco è fuor di dubbio e con ogni probabilità avranno eseguito direttive e si saranno attenuti a regole di ingaggio e procedure standard, purtroppo a giudizio degli interroganti viziate a monte da strategie errate giocando sulla ambiguità della nave mercantile in transito pacifico però armata con militari a bordo;
le direttive, le regole di ingaggio e le misure di contrasto sono state emanate dal Ministero della difesa ai sensi dell'articolo 5 del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130 –:
quali immediate iniziative intenda avviare in merito a quanto riportato in premessa e se non si ritenga opportuno promuovere modifiche all'impianto normativo che disciplina l'uso di militari a bordo del naviglio mercantile e come.
(4-14991)
Risposta. — La giurisdizione penale nelle acque internazionali, tra le quali rientra la zona economica esclusiva (Zee), è di competenza dello Stato di bandiera, in quanto non formano oggetto di diritto di sovranità territoriale assoluta dello Stato costiero; pertanto, gli altri Stati continuano a godere della libertà di navigazione.
Lo Stato costiero, invece, è competente ad esercitare la giurisdizione penale su una nave mercantile straniera in transito in acque territoriali nei casi indicati nell'articolo 19 della Convenzione di Ginevra e nell'articolo 27 della Convenzione di Montego Bay.
Lo status giuridico delle navi mercantili non cambia per la presenza di militari armati a bordo.
Infatti, una nave per essere militare (navi da guerra o navi dello Stato adibite ad uso non commerciale), secondo il diritto internazionale, deve quantomeno appartenere alle Forze armate dello Stato e l'equipaggio deve essere soggetto alla disciplina delle Forze armate regolari.
Ciò premesso, con riferimento alla vicenda occorsa il 15 febbraio 2012 al mercantile M/N Enrica Lexie, si sottolinea come l'azione condotta dal Governo sia stata da subito finalizzata ad ottenere il rimpatrio dei due fucilieri di marina con tutti i mezzi politici e legali disponibili.
L'azione del Governo si è articolata, sin dall'inizio, lungo tre direttrici:
stabilire contatti di dialogo costruttivo, ma fermo con le Autorità indiane al fine di ottenere per i due militari italiani un dignitoso trattamento ed in particolare la libertà su cauzione;
contestare le competenze giurisdizionali del Kerala, forti delle argomentazioni fondate sul diritto internazionale vigente;
attirare l'attenzione della comunità internazionale sulla vicenda, sottolineando l'interesse comune ad impedire che la pretesa dell'India di far prevalere il proprio diritto interno su quello internazionale crei un precedente dannoso per la certezza del diritto internazionale.
Ciò ha comportato, a tutti i livelli, un'intensa attività diplomatica che ha propiziato una crescente condivisione del problema da parte dei Paesi partners, i quali hanno dimostrato solidarietà con la posizione dell'Italia, aderendo alle nostre iniziative e condividendo le rivendicazioni italiane.
Infine, anche sul piano multilaterale è stata calibrata un'apposita strategia di sensibilizzazione dei Paesi interessati in particolare alle attività di cooperazione internazionale per il contrasto al fenomeno della pirateria, sottolineando l'importanza del rispetto del diritto internazionale e degli impegni internazionali assunti da parte dei Paesi in collaborazione tra loro con obiettivi comuni.
In questa delicata fase conclusiva del processo dinanzi alla Corte suprema indiana, l'azione di difesa legale e di supporto diplomatico è stata massima, e i nostri militari hanno potuto beneficiare del contributo di esperti internazionalisti italiani, che sono stati chiamati ad affiancare il consistente team di legali fin da subito approntato a loro difesa.
Il Governo fa quindi affidamento sull'imparzialità di giudizio della Corte suprema di Nuova Delhi ai fini di un pronunciamento che riconosca la piena giurisdizione italiana sul caso, l'immunità funzionale dei due militari italiani e il conseguente annullamento del processo penale presso le Corti dello Stato indiano del Kerala.
Quanto all'opportunità di «promuovere modifiche all'impianto normativo», è stata recentemente approvata, presso la 4a Commissione difesa del Senato, la risoluzione n. XXIV-46 che prevede tra gli impegni al Governo, anche quello di rivedere e di ottimizzare il protocollo d'intesa siglato tra il Ministero della difesa e la Confederazione italiana armatori (Confitarma).
Al riguardo, sono già in avanzato stato di definizione le modifiche a tale protocollo.
Concludendo, assicuro che il Governo continua a riservare alla vicenda la massima attenzione, concentrandosi sulle indagini in corso, sull'eccezione di giurisdizione e d'immunità funzionale, proseguendo nel contempo nell'opera di sensibilizzazione dei Paesi amici, anche in seno alle principali organizzazioni internazionali, con l'immutato obiettivo di riportare in Italia i nostri marò.
Il Ministro della difesa: Giampaolo Di Paola.
MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
consta agli interroganti che presso la stazione aeromobili marina militare di Grottaglie (Taranto) sono presenti numerosi manufatti costruiti con materiali contenenti amianto, come ad esempio l’hangar elicotteri AB-212 con l'adiacente palazzina denominata «ex marinai di leva» (attualmente dismessa), gli uffici N.L.A. e i magazzini dei pezzi di ricambio;
sulle pareti dei suddetti manufatti sono stati affissi, da circa due anni, dei cartelli di colore rosso con la scritta «Attenzione contiene amianto – Non forare, Danneggiare, eccetera – Respirare le polveri di amianto è pericoloso per la salute, attenersi alle regole di sicurezza» –:
se non si ritenga opportuno procedere all'immediata bonifica dei manufatti in premessa, o di altri, che dovessero risultare costruiti con materiali contenenti amianto e quindi valutare l'opportunità di concedere temporaneamente alla stazione aeromobili della Marina militare l'uso dell’hangar dalla Guardia di finanza attualmente non utilizzato e privo di amianto;
se il personale civile e militare in forza alla predetta stazione aeromobili sia stato regolarmente sottoposto a visite di controllo e ad esami specialistici per escludere la presenza nell'organismo di fibre di amianto inalate a causa della prolungata permanenza in ambienti insalubri.
(4-17631)
Risposta. — Il comando della stazione aeromobili di Grottaglie svolge, già da diversi anni, un'attenta e mirata azione di controllo riguardo ai materiali contenenti amianto presenti presso un numero limitato di infrastrutture, tra cui quelle cui fa riferimento l'interrogante.
Inoltre, il Comando ha richiesto ai preposti organi tecnici lo svolgimento di specifici controlli: in particolare, le rilevazioni effettuate nel novembre 2010 dall'Arsenale militare di Taranto, nonché quelle svolte nel dicembre 2011 dal Centro tecnico logistico interforze (Cetli) nucleare batteriologico chimico/sezione rilevamenti ambientali hanno evidenziato una concentrazione di fibre aerodisperse notevolmente inferiore ai valori limite di sicurezza stabiliti dall'articolo 254 del decreto legislativo n. 81 del 2008.
Il Comando della stazione ha posto in essere le misure di prevenzione e di protezione previste dagli articoli 251 e seguenti del menzionato decreto legislativo n. 81 del 2008, tra cui: l'affissione di idonea segnaletica antinfortunistica, la fornitura dei dispositivi di protezione individuale, l'esame e il monitoraggio continuo delle infrastrutture interessate, il disimpegno di fabbricati e il transennamento dell’ex palazzina marinai di leva, nonché l'attività informativa a beneficio dei lavoratori mediante apposite conferenze, anche con l'ausilio di personale tecnico esterno.
Con riferimento all'opportunità di «procedere all'immediata bonifica dei manufatti», oltre alle richiamate attività d'informazione e di prevenzione nei confronti dei lavoratori, il comando ha attuato un monitoraggio continuo delle infrastrutture interessate e ha posto in essere una serie di azioni tese al contenimento del potenziale pericolo.
Ha, inoltre, avviato l’iter amministrativo finalizzato alla soluzione definitiva del problema, richiedendo interventi tecnici per la bonifica e/o la ristrutturazione o per la demolizione di infrastrutture contenenti amianto.
In merito all’hangar, impropriamente detto «della Guardia di Finanza», si rappresenta che lo stesso è già nella disponibilità della Marina militare, ma, di fatto, non utilizzabile, poiché risultano inefficienti/inidonei tutti gli impianti di pertinenza (elettrico, idrico, riscaldamento e sistema fognario), nonché parti significative della struttura stessa.
Quanto, invece, alle «visite di controllo» per il personale civile e militare che presta servizio presso la stazione aeromobili di Grottaglie, si osserva che i dipendenti non risultano esposti a rischio tale da dover essere sottoposti alla specifica sorveglianza sanitaria prevista dall'articolo 259 del decreto legislativo n. 81 del 2008.
Ciò, in considerazione del fatto che, all'esito degli opportuni controlli, i livelli di aerodispersione di fibre sono risultati decisamente inferiori ai limiti previsti dalla legge.
In particolare:
le relazioni statiche prodotte negli ultimi due anni, a firma del Direttore del servizio sanitario (Dss) e del Comandante della stazione aeromobili di Grottaglie, assegnavano, alla voce relativa alle condizioni igienico-sanitarie dei locali, il giudizio di «buono»;
ai sensi della vigente normativa (articolo 254 del decreto legislativo n. 81 del 2008), «il valore limite di esposizione per l'amianto è fissato in 0,1 fibre per centimetro cubo di aria, misurato come media ponderata nel tempo di riferimento di otto ore», mentre il valore massimo rilevato presso la stazione aeromobili di Grottaglie è pari a 0,008 fibre per centimetro cubo;
l'articolo 249, comma 2, del decreto legislativo n. 81 del 2008 stabilisce che la sorveglianza sanitaria non deve applicarsi nei casi di esposizioni sporadiche e di debole intensità e a condizione che non sia superato «il valore limite di esposizione all'amianto».
Il Ministro della difesa: Giampaolo Di Paola.