XVI LEGISLATURA
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazioni a risposta in Commissione:
ZAMPA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
numerose famiglie, che si sono rivolte a diversi enti autorizzati alle adozioni internazionali (Ai.Bi, Airone, Cifa, eccetera), segnalano che le procedure per le adozioni che interessano la Repubblica dello Sri Lanka sono ferme dal novembre 2011;
in particolare, risulterebbero bloccate tutte le procedure, compresi gli abbinamenti già formalizzati, con la conseguenza che alcune coppie in lista d'attesa, con abbinamento formalizzato, si ritrovano ancora oggi, dopo un anno, con i documenti preliminari già firmati e foto relative al bambino già ricevute, ma senza speranza di partire;
questa situazione si sarebbe determinata a seguito di una vicenda che avrebbe coinvolto una suora cattolica, (dell'ordine Suore di Madre Teresa di Calcutta), accusata di adozioni illegali e successivamente del tutto scagionata;
nonostante le accuse si siano dimostrate palesemente infondate, le procedure adottive risultano ancora sospese; risulterebbe, in particolare, che sarebbe stata avviata una revisione di tali procedure, con la nomina di apposita commissione, che avrebbe tuttavia concluso i suoi lavori da mesi;
gli enti italiani autorizzati segnalano inoltre di non aver ricevuto risposte alle richieste di informazioni avanzate al Department of Probation and Child Care Services of Sri Lanka (organismo preposto alle adozioni) e alle ambasciate della Repubblica dello Sri Lanka nonché all'ambasciata d'Italia a Colombo;
le famiglie italiane restano così in un'interminabile attesa, senza alcuna notizia affidabile sui possibili sviluppi della situazione –:
di quali informazioni disponga il Governo in merito alla situazione illustrata e alla posizione del Paese interessato;
se non si ritenga di assumere iniziative per favorire la ripresa delle procedure di adozione internazionale con la Repubblica dello Sri Lanka, venendo incontro alle legittime speranze delle tante famiglie interessate. (5-08390)
MARIANI, REALACCI, BENAMATI, BOCCI, BRAGA, BRATTI, ESPOSITO, GINOBLE, IANNUZZI, MARANTELLI, MARGIOTTA, MORASSUT, MOTTA, VIOLA e ZAMPARUTTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
sono passati dieci anni dal terremoto che, tra il 31 ottobre e il 2 novembre del 2002, ha colpito il Molise, causando morte, danni e distruzione;
gli interventi di ricostruzione sono stati secondo gli interroganti tardivi e inadeguati, la gestione dei fondi è stata caratterizzata da ombre e anomalie e la Corte dei conti ha contestato al commissario delegato, ossia all'allora presidente della regione Molise, Michele Iorio, il comportamento omissivo, il ritardo e, comunque, il non corretto o incompleto adempimento dell'obbligo di rendiconti amministrativi; irregolarità per le quali il presidente della regione è stato condannato al pagamento di una sanzione amministrativa;
il 31 dicembre 2009 è terminato, su tutto il territorio della Provincia di Campobasso, lo stato di emergenza dichiarato – ai sensi dell'articolo 5 della legge 225 del 1992 – con decreto del Presidente del Consiglio del 31 ottobre 2002, recante «Dichiarazione dello stato di emergenza in ordine ai gravi eventi sismici verificatisi il 31 ottobre 2002 nel territorio della Provincia di Campobasso»;
con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3253 del 29 novembre 2002, il commissario delegato e i sindaci dei comuni sono stati autorizzati ad assicurare l'assistenza alle popolazioni colpite dal terremoto provvedendo ad assegnare ai nuclei familiari la cui abitazione principale fosse stata distrutta in tutto o in parte ovvero sgomberata in esecuzione di provvedimenti delle autorità competenti, un contributo per l'autonoma sistemazione fino 400 euro mensili, laddove non fosse stato possibile il reperimento di una sistemazione abitativa alternativa;
con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3839 del 12 gennaio 2010 sono state introdotte una serie di disposizioni per consentire al commissario delegato alla ricostruzione di completare gli interventi necessari per il definitivo ritorno alla normalità, prevedendo, tra l'altro, l'autorizzazione, in capo al commissario delegato ed ai sindaci, a continuare ad erogare il contributo di cui all'ordinanza n. 3253 del 2002 della protezione civile in favore delle famiglie che alla data di cessazione dello stato di emergenza continuano a sostenere oneri per la propria sistemazione abitativa;
con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 4009 del 22 marzo 2012 il presidente della regione Molise è stato confermato commissario delegato per il completamento delle iniziative previste per il superamento delle criticità conseguenti agli eventi sismici fino al 30 aprile 2012;
il Comitato interministeriale per la programmazione economica, nella seduta del 3 agosto 2011, ha assegnato alla regione Molise 346,2 milioni di euro per il finanziamento del completamento del percorso di ricostruzione delle aree colpite dagli eventi sismici e per il risarcimento dei danni;
con legge regionale n. 12 del 30 aprile 2012, in materia di protezione civile, è stata istituita l'Agenzia regionale di protezione civile che, oltre ad espletare i compiti di protezione civile, svolge, in via transitoria, funzioni di completamento degli interventi di riparazione e ricostruzione degli edifici colpiti dal terremoto, nonché le opere di urbanizzazione primaria e secondaria;
in base all'articolo 6 della citata legge regionale «al servizio interventi post-sisma 2002 sono trasferite le funzioni amministrative e le competenze già esercitate alla data di entrata in vigore della presente legge, dalla struttura commissariale di cui al decreto-legge n. 245 del 2002 e dalle corrispondenti strutture comunali, provinciali e dall'Istituto IACP di Campobasso attivate sul territorio regionale interessato dagli eventi sismici del 2002»;
a dieci anni dagli eventi sismici, centinaia di famiglie risiedono ancora in moduli abitativi provvisori o in autonoma sistemazione, ma dal 1o maggio 2012 non vengono più erogati i fondi per sostenere le spese di affitto dei nuclei familiari sfollati –:
eventuali, iniziative, per quanto di competenza il Governo intenda adottare a favore dei 638 nuclei familiari costretti, a dieci anni dal terremoto, a vivere in una situazione di precarietà, privati anche del contributo per la locazione dell'abitazione;
che tempi fossero stimati dalla struttura commissariale per il completamento degli interventi di ricostruzione post-terremoto che dovrebbero garantire, finalmente, un'abitazione di proprietà alle 884 famiglie alle quali il sisma ha sottratto la casa. (5-08404)
Interrogazioni a risposta scritta:
REGUZZONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
nel 2015 a Milano si svolgerà l'Esposizione Universale;
Buscate è comune di circa 5000 abitanti in provincia di Milano;
Buscate vede la presenza di luoghi di interesse architettonico e artistico, storico e culturale, tra i quali: la chiesa di San Pietro e Paolo, la chiesa di San Mauro Abate, e la pregevole Villa Rosales-Abbiate, risalente al XVII secolo;
il comune di Buscate dista solo pochi chilometri dal sito della Fiera di Milano dove si svolgeranno i principali eventi della manifestazione –:
se e quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere ai fini di coinvolgere il comune di Buscate nell'organizzazione dell'Expo 2015. (4-18439)
REGUZZONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:
nel 2015 a Milano si svolgerà l'Esposizione Universale;
Dairago è comune di circa 5.400 abitanti in provincia di Milano;
Dairago vede la presenza di luoghi di interesse architettonico e artistico, storico e culturale, tra i quali la chiesa Prepositurale di San Genesio martire, il Santuario della Madonna in Campagna, il Palazzo del Camaòòn, la Torre dei Lampugnani;
il comune di Dairago dista solo pochi chilometri dal sito della Fiera di Milano dove si svolgeranno i principali eventi della manifestazione –:
se e quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere ai fini di valorizzare il notevole patrimonio culturale e storico del comune di Dairago;
se quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere ai fini di coinvolgere il comune di Dairago nell'organizzazione dell'Expo 2015. (4-18442)
DIMA, GOLFO, SANTELLI, TRAVERSA, GALATI e ANTONINO FOTI. – Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. – Per sapere – premesso che:
in data 6 dicembre 2007 tra il Ministero della salute e la regione Calabria è stato stipulato un protocollo di intesa per la sottoscrizione dell'accordo di programma relativo alla realizzazione degli ospedali della Sibaritide, di Catanzaro, di Vibo Valentia e della Piana di Gioia Tauro con fondi ex articolo 20 della legge n. 67 del 1988;
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 dicembre 2007 è stato dichiarato lo stato di emergenza socio-economico-sanitaria nella regione Calabria fino al 31 dicembre 2009 e lo stesso è stato prorogato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 18 dicembre 2009 fino al 31 dicembre 2010 ed ulteriormente prorogato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 novembre 2010 fino al 31 dicembre 2011;
in data 13 dicembre 2007 è stato sottoscritto l'accordo di programma per la realizzazione degli ospedali della Sibaritide, di Catanzaro, di Vibo Valentia e della piana di Gioia Tauro e con l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3635 del 21 dicembre 2007 è stato nominato il commissario delegato per la gestione della predetta situazione emergenziale e ne sono stati contestualmente definiti i compiti e i poteri;
con ordinanza n. 10 del 25 marzo 2010, recependo il parere espresso dal Ministero della salute, prot. DG.PROG.7/l.6.a.h./19002 del 24 marzo 2010, il commissario delegato pro tempore ha approvato i progetti preliminari di tre dei quattro ospedali, e segnatamente quelli di Vibo Valentia, della piana di Gioia Tauro e della Sibaritide, prescrivendo ai soggetti attuatori di apportare le modifiche indicate dal Ministero della salute nella citata nota;
con la stipula del protocollo d'intesa ex articolo 15 della legge n. 241 del 1990 tra la regione Lombardia e il commissario delegato per l'emergenza socio-economico-sanitaria della regione Calabria, recepito con ordinanza del commissario delegato n. 10 dell'8 novembre 2010, è stato individuato nella società regionale Infrastrutture Lombarde s.p.a. per le attività di assistenza tecnica, supporto alla stazione appaltante ed al responsabile unico del procedimento nonché di alta sorveglianza relativamente agli interventi di realizzazione dei tre nuovi ospedali di Vibo Valentia, della Piana di Gioia Tauro e della Sibaritide;
con ordinanza n. 14 del 30 novembre 2010, il commissario delegato ha costituito una struttura regionale tecnica per il coordinamento e l'alta sorveglianza sull'attuazione degli interventi relativi ai nuovi ospedali della piana di Gioia Tauro, della Sibaritide, di Vibo Valentia e di Catanzaro per come previsto dall'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3635 del 2007 ed in attuazione dell'accordo di programma sottoscritto dal Ministero della salute e dal presidente della regione Calabria in data 6 dicembre 2007;
in data 14 maggio 2011 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea il bando di gara della procedura ristretta per l'affidamento del contratto di concessione di costruzione e gestione al sensi dell'articolo 144 del decreto legislativo n. 163 del 2006 relativo all'intervento di realizzazione del nuovo ospedale della Sibaritide;
in data 31 dicembre 2011 è scaduto il termine stabilito dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 novembre 2010 recante la proroga dello stato di emergenza socio-economico-sanitario della regione Calabria;
l'articolo 5, comma 4-ter, della legge n. 225 del 1992 stabilisce che «il Capo del Dipartimento della Protezione civile emana, di concerto con il Ministero dell'Economia e delle Finanze, apposita ordinanza volta a favorire e regolare il subentro dell'amministrazione pubblica competente in via ordinaria a coordinare gli interventi, conseguenti all'evento, che si rendono necessari successivamente alla scadenza del termine di durata dello stato di emergenza»;
il capo del dipartimento di protezione civile, con lettera del 28 settembre 2012, ha chiesto, ai fini della redazione dell'ordinanza di subentro della regione Calabria nelle procedure di realizzazione dei nuovi ospedali, al Ministero della salute ed alla regione Calabria, alla luce anche di alcune osservazioni sollevate dalla ragioneria generale dello Stato e dal Ministero dell'economia e delle finanze, di specificare, nell'ambito delle proprie competenze, la sussistenza della disponibilità finanziarla e lo stato dell’iter amministrativo per la realizzazione degli ospedali;
la regione Calabria, con lettera del 15 ottobre 2012, ha risposto alle osservazioni mosse dal dipartimento della protezione e dal Ministero dell'economia e delle finanze, esponendo il quadro finanziario di riferimento, le fonti di finanziamento e le procedure sottese alla realizzazione degli ospedali, mentre il Ministero della salute, in data 15 ottobre 2012, ha confermato la disponibilità delle risorse finanziarie stanziate con precedenti decreti dirigenziali;
queste comunicazioni sono pervenute al dipartimento della protezione civile ed al Ministero dell'economia e delle finanze ai fini della definizione dell'ordinanza di subentro e dell'acquisizione del parere del Ministero dell'economia e delle finanze –:
quali iniziative il Governo intenda porre in essere per garantire una rapida definizione dell'ordinanza di subentro della regione Calabria nelle procedure di realizzazione dei nuovi ospedali, atteso non solo che si tratta di una problematica importante la cui soluzione non favorirà un percorso di modernizzazione della sanità regionale ed un miglioramento dei servizi forniti ai cittadini, ma anche che il tanto tempo trascorso nell'approfondimento della materia rischia di creare tensioni e polemiche con un Governo che ad avviso degli interpellanti dovrebbe manifestare più attenzione verso la Calabria.
(4-18446)
DI PIETRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
i Nas della regione Molise hanno scoperto circa centotrenta assunzioni a tempo determinato effettuate per chiamate tramite un'agenzia interinale non in regola di Termoli (Campobasso) in favore di infermieri, fisioterapisti e collaboratori all'ospedale San Timoteo di Termoli (Campobasso) e al Vietri di Larino (Campobasso);
fra il 2007 e il 2012, per le assunzioni pilotate, l'Asrem ha speso più di venti milioni di euro, proprio negli anni delle assunzioni virtualmente bloccate a causa dell'enorme debito sanitario regionale;
l'agenzia interinale termolese – con cui l'Asrem aveva stretto una collaborazione – avrebbe avuto benefici per oltre 200 mila euro anche se, da tempo, secondo i Nas, non aveva titolo per effettuare assunzioni a causa di un bando non rinnovato;
le assunzioni, avvenute non per meriti o tramite curricula, bensì, secondo gli inquirenti, per fax o telefonata, hanno danneggiato chi aveva effettivo diritto a quei posti di lavoro;
Michele Iorio è stato presidente della regione Molise per tre mandati consecutivi, ovvero dal giorno 11 novembre 2001 fino al 28 maggio 2012 – giorno dell'annullamento delle elezioni con sentenza del Tar n. 224/2012, poi confermata in data 29 ottobre 2012 con sentenza n. 5504/2012 del Consiglio di Stato che ha analizzato i ricorsi – e commissario ad acta per la gestione del piano di rientro dal debito sanitario del Molise, nominato con delibera del consiglio dei Ministri del 28 luglio 2009;
è la regione Molise ad assicurare i livelli essenziali di assistenza sanitaria attraverso l'Asrem – secondo quanto previsto dall'articolo 3, comma 1, della legge regionale 1° aprile 2005, n. 9 – e il loro perseguimento deve avvenire nel «rispetto delle compatibilità finanziarie definite dalla programmazione regionale» (articolo 1) –:
se si ritenga ancora opportuno aver confermato e, in subordine, se non intenda assumere iniziative per sollevare l’ex presidente della regione Molise Michele Iorio dall'incarico di commissario ad acta per la gestione del piano di rientro dal debito sanitario del Molise. (4-18450)
AFFARI ESTERI
Interrogazione a risposta in Commissione:
CONTENTO. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
l’Italian school committee, ente gestore accreditato dal Ministero degli affari esteri e dall’education department dello Stato del Queensland in Australia, svolge da anni la propria attività, di intesa con le competenti autorità del luogo, a favore della diffusione della lingua e della cultura italiane;
per diversi anni, l'ente ha usufruito dei contributi nazionali sulla base delle richieste presentate agli organismi competenti e redatte anche sulla scorta delle indicazioni ricevute;
negli ultimi tempi, però, si sono registrate grosse difficoltà in ordine alla relativa erogazione al punto che l'ambasciata italiana avrebbe espresso parere non favorevole all'erogazione del contributo per l'anno 2012 nonché in ordine al saldo di quello per il 2011;
in particolare, risulta all'interrogante, che tale posizione sarebbe stata giustificata con riferimento alla circolare ministeriale n. 13 del 2003; circostanza che parrebbe singolare, soprattutto se riferita a richieste precedenti o, comunque, riferibili a spese già sostenute dall'ente –:
quale sia la reale situazione dei contributi riconosciuti all'ente dalla prima erogazione a tutt'oggi;
quali siano state le modalità seguite dall'ente per l'ottenimento dei contributi relativi agli anni 2009-2010-2011 e chi fosse incaricato presso il consolato o l'ambasciata, ad interloquire con gli uffici dell'ente per gli adempimenti contabili afferenti le richieste;
come sia giustificabile il richiamo ad una circolare del 2003 per sanzionare comportamenti posti in essere in un periodo precedente;
come giustifichi il cambiamento di atteggiamento tenuto dall'ambasciata e dal consolato rispetto al passato;
quali mutamenti siano intervenuti negli ultimi cinque anni in relazione ai contributi erogati e a quelli disponibili per le finalità analoghe a quella perseguita dall'ente;
se esistano altri enti operanti nel Queensland nello stesso settore dell’Italian school committee, quali siano e quali contributi abbiano ottenuto nonché rispetto a quali richieste negli ultimi cinque anni;
quali iniziative intenda assumere per accertare se il mancato riconoscimento dei contributi sia stato originato da ragioni diverse rispetto a quelle ufficialmente rese note. (5-08391)
Interrogazione a risposta scritta:
REGUZZONI. — Al Ministro degli affari esteri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
in attuazione del Regolamento (CE) n. 847 del 2004, la legge 28 gennaio 2009, n. 2, prevede una sostanziale liberalizzazione del trasporto aereo da attuarsi anche mediante revisione degli accordi bilaterali che ne disciplinano i vari aspetti;
il nostro Paese ha intrapreso la procedura di revisione di detti accordi bilaterali con la Georgia, inviando una nota verbale di carattere generale che prospetta l'apertura di negoziati per una maggiore liberalizzazione degli accordi aerei attualmente in vigore –:
se sia pervenuta una conclusione dei negoziati ovvero quale sia lo stato della trattativa;
quali siano i contenuti dell'intesa o le problematiche che ne impediscono la conclusione;
se e quali iniziative il Governo intenda attuare ai fini di migliorare le condizioni di concorrenza e liberalizzazione del trasporto aereo. (4-18432)
AFFARI EUROPEI
Interrogazione a risposta scritta:
REGUZZONI. — Al Ministro per gli affari europei, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
la sindrome emolitico uremica (SEU) è una malattia rara, caratterizzata dalla comparsa di tre sintomi tipici: anemia emolitica (per rottura dei globuli rossi); piastrinopenia (ridotto numero di piastrine per consumo); insufficienza renale acuta;
colpisce prevalentemente i bambini di età inferiore a 5 anni, più raramente gli adulti;
nei bambini, in particolare è tra le cause più frequenti di insufficienza renale acuta e molto spesso è necessario ricorrere temporaneamente alla dialisi per sopperire alla mancanza di funzione renale. Guarisce in molti casi, può lasciare una leggera insufficienza renale e, più raramente, insufficienza renale cronica terminale, con conseguente ricorso al trapianto renale;
raramente, sia nei bambini sia negli adulti, la Seu può avere un decorso molto grave fino a essere, talvolta, mortale (tasso di mortalità: circa 3 per cento);
la causa iniziale della malattia non sempre è identificabile con sicurezza, ma origina molto spesso da un'infezione intestinale. Alcuni ceppi di batteri (tra cui Escherichia coli e Shigella dysenteriae) producono una tossina (verotossina) che da principio danneggia la parete intestinale provocando una colite emorragica e successivamente si diffonde nel circolo ematico;
il principale organo bersaglio è il rene dove si realizza un danno del rivestimento interno (endotelio) della parete dei piccoli vasi sanguigni, che causa l'aggregazione delle piastrine e la formazione di trombi, con conseguente consumo di piastrine (piastrinopenia);
l'anemia emolitica che si verifica nella Seu è di origine meccanica, dipende dalla rottura dei globuli rossi nel passaggio attraverso i vasi parzialmente ostruiti dai trombi;
oltre al rene, anche altri organi (cervello, cuore, fegato, pancreas e altri) possono essere coinvolti dal processo di formazione di trombi intravascolari;
in rari casi, la malattia può essere sostenuta non da un'infezione intestinale, ma dalla presenza di alcuni deficit genetici. Nelle forme tipiche, la malattia può esordire con sintomi quali diarrea (spesso emorragica), vomito, dolore addominale, debolezza e pallore;
successivamente, con il progredire della malattia, si manifestano i segni e i sintomi dell'insufficienza renale acuta (contrazione della diuresi sino all'anuria, aumento della creatinina, iperpotassemia, ipertensione e altro) dell'anemia emolitica (riduzione dell'emoglobina) e del consumo di piastrine. Nei casi più gravi, possono comparire manifestazioni neurologiche come la confusione mentale, l'obnubilamento del sensorio e le convulsioni –:
se esista un coordinamento per la ricerca e/o la cura di detta patologia a livello europeo ed in cosa si concretizzi;
quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nei Paesi dell'Unione europea, quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti e l'impegno dell'Unione europea al riguardo;
se e quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
a) promuovere una migliore conoscenza della patologia in argomento che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
b) sviluppare la ricerca in questo settore;
c) sostenere i malati anche attraverso centri di ascolto e assistenza ovvero alle associazioni di malati;
quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese, quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti e l'impegno del settore pubblico al riguardo. (4-18433)
AFFARI REGIONALI, TURISMO E SPORT
Interrogazione a risposta scritta:
REGUZZONI. — Al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
per ipertensione polmonare si intende un aumento della pressione nel circolo polmonare. Le malattie respiratorie possono causare un aumento della pressione polmonare, ma le forme più severe sono provocate da malattie che colpiscono direttamente il sistema vascolare polmonare (embolie polmonari ripetute, ipertensione polmonare primitiva o idiopatica) e le forme «associate» a malattie come la sclerodermia, le cardiopatie congenite, infezione da HIV, malattie del fegato. In queste malattie i vasi polmonari sono in gran parte ostruiti per un inspessimento della parete e per la coagulazione del sangue al loro interno, causando una severa riduzione dell'albero vascolare polmonare (effetto potatura) e un enorme aumento della resistenza al flusso del sangue. In questa situazione la parte destra del cuore tende a dilatarsi e può non essere in grado di pompare un'adeguata quantità di sangue nel circolo polmonare. I sintomi sono aspecifici e frequentemente la diagnosi viene fatta tardivamente quando il paziente è fortemente limitato nelle sue attività quotidiane e le prospettive di sopravvivenza sono scarse. Fino a qualche fa, l'unica terapia era costituita dai calcioantagonisti (dilatatori), ma era efficace solo nel 20 per cento dei pazienti. Per gli altri restava solo il trapianto polmonare o cuore-polmone. Negli ultimi 10 anni, si sono resi disponibili alcuni farmaci innovativi: prostanoidi, sostanze con azioni vasodilatante e antiproliferativa (Epoprostenolo, Iloprost, Trepostinil), probabilmente i farmaci più potenti utilizzati nei casi più gravi, anche per la difficoltà di somministrazione; antagonisti recettoriali dell'endotelina (Bosentan e Sitaxentan) che tendono a bloccare gli effetti deleteri dell'endotelina (somministrazione orale); inibitori della fosfodiesterasi (Sildenafil) che aumentano gli effetti dell'ossido nitrico, un potente vasodilatatore e antiproliferativo (somministrazione orale). Generalmente si tende a somministrare i farmaci orali nei pazienti meno gravi per arrivare ai prostanoidi quando le condizioni peggiorano. Sono in corso studi sulle terapie di combinazione. Solo pochi centri sono in grado di gestire le terapie più complesse –:
se esista un coordinamento tra i vari soggetti istituzionali (ministeri, regioni, IRCCS, centri di ricerca, università) nel campo della ricerca scientifica e clinica per la cura della patologia in argomento;
se e quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
a) promuovere una migliore conoscenza della patologia in argomento che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
b) sviluppare la ricerca in questo settore;
quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese, quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti e l'impegno del settore pubblico al riguardo;
se esista un coordinamento che ha portato o porterà all'individuazione di uno o più centri di eccellenza per la cura della patologia in argomento. (4-18440)
AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazione a risposta in Commissione:
BURTONE. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
è bastata l'ondata di maltempo di fine ottobre 2012 per riproporre l'emergenza erosione lungo il tratto lucano della costa jonica;
le località più colpite sono quelle di Metaponto Lido e di Scanzano Jonico con strade interrotte al traffico, come nel caso di Metaponto, pini sradicati e spiaggia invasa da detriti di ogni genere, come nel caso di Scanzano Jonico;
purtroppo l'interrogante aveva già fatto presente al Ministro, con l'interrogazione numero 5-07760, a cui non è ancora pervenuta risposta, nello scorso mese di settembre dopo una mareggiata che aveva colpito Metaponto, quale fosse l'urgente necessità di porre in essere azioni di messa in sicurezza della costa jonica lucana;
purtroppo si è a novembre e le cose rischiano solo di peggiorare con gravi danni per l'ambiente e gli operatori turistici e non si può certo auspicare solo la clemenza del clima;
nel luglio 2011 è stato siglato un accordo di programma con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per la ricerca di misure in grado di attenuare il fenomeno dell'erosione della costa –:
se e quali iniziative il Ministro intenda promuovere al fine di dare attuazione operativa all'accordo di programma del 2011 e porre in essere misure di contrasto al fenomeno dell'erosione della costa jonica e di salvaguardia dei lidi di Metaponto e Scazano jonico a salvaguardia del patrimonio ambientale e del settore turistico del comprensorio interessato. (5-08393)
Interrogazioni a risposta scritta:
COSENZA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
l'Unione europea ha emanato, al fine di favorire un processo di abbattimento dei gas serra e dell'inquinamento, il che è essenziale per raggiungere l'obiettivo del cosiddetto «20-20-20», la direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell'aria ambiente e per un'aria più pulita in Europa;
in sede di espressione di parere in sede consultiva sullo schema di decreto legislativo concernente modifiche ed integrazioni del decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 155, recante attuazione della citata direttiva (atto Governo n. 152), la Commissione ambiente della Camera ha richiamato la necessità che i prescritti piani regionali di qualità dell'aria siano coerenti con gli strumenti di pianificazione nazionale per la riduzione delle emissioni di gas responsabili dell'effetto serra;
in Italia la pianificazione nazionale finalizzata all'obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra è affidata alla compilazione di un documento denominato «Piano nazionale per la riduzione delle emissioni di gas responsabili dell'effetto serra». Il primo documento del genere è stato il «Piano nazionale per la riduzione delle emissioni di gas responsabili dell'effetto serra» riferito al periodo 2003-2010. Dal 2010, invece, l'Italia ne è priva, perché il nuovo «Piano» è stato elaborato, in una prima stesura, dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nel mese di aprile 2012 e quindi trasmesso, in estate, al Comitato interministeriale per la programmazione economica, il quale non lo ha però ancora esaminato, né peraltro vi sono notizie che ciò possa accadere nelle prossime riunioni del CIPE stesso;
pertanto manca lo strumento di indirizzo per le regioni affinché esse pongano in essere iniziative concrete non solo per il monitoraggio delle emissioni derivanti dagli scarichi di mezzi di trasporto terrestri e marittimi, sia pubblici che privati, ma anche per la costituzione di nuclei specifici che, nell'ambito delle Polizie municipali, evitino la circolazione di mezzi che scaricano quantità nocive di sostanze inquinanti a causa della loro obsolescenza e cattiva manutenzione;
oggi, infatti, a frapporsi tra ciò che in teoria affermano i piani regionali e il raggiungere concretamente i loro obiettivi vi sono proprio gli ostacoli della mancanza di monitoraggio e coordinamento e della inadeguatezza, soprattutto nel Sud Italia, dei mezzi di trasporto terrestri e marittimi –:
quale sia la tempistica attesa per l'esame e l'auspicato varo del nuovo «Piano nazionale per la riduzione delle emissioni di gas responsabili dell'effetto serra» che dovrà coprire il periodo 2012-2020;
se il Governo preveda, nell'ambito degli interventi programmati dal «Piano» in questione, uno specifico programma di controllo delle emissioni nocive dei mezzi di trasporto, terrestri e marini, attualmente in circolazione attraverso la promozione di un'azione di coordinamento tra i competenti organi di polizie per l'istituzione di appositi nuclei in grado di controllare e sanzionare, arrivando a toglierli dalla circolazione, i mezzi obsoleti e inquinanti che oggi circolano liberamente contribuendo, come avviene nel sud Italia dove c’è una particolare diffusione dei vecchi mezzi e dove quindi le azioni volte a tenere in efficienza e a rinnovare devono essere particolarmente incisive, a peggiorare la qualità dell'aria. (4-18410)
ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
da notizie stampa risulta che l'amministrazione comunale di San Giminiano ha dato parere favorevole alla realizzazione di una centrale a biomasse di 1 mega watt di potenza accanto al carcere di Ranza su un terreno in parte di privati ed in parte confiscato alla mafia e che dovrebbe alimentare il carcere e delle serre;
non risulta però ancora predisposto un progetto esecutivo, né sono disponibili dettagli tecnici, mentre è noto che la società realizzatrice sarà la Renovo, per un costo di 6 milioni di euro, che vedrà l'impiego di una ventina di persone tra detenuti e disabili che fanno riferimento alla cooperativa sociale il Santo;
la presenza del carcere risulterebbe decisiva per il buon esito dell'operazione, poiché il coinvolgimento dell'amministrazione penitenziaria consentirà alla cooperativa «Il Santo» interessata al progetto di accedere ai fondi sociali europei;
Italia Nostra ha espresso riserve sia per quanto riguarda l'impatto paesaggistico dell'impianto che, al di là della presenza del carcere, comunque andrebbe ad essere realizzata in un'area di pregio e ha espresso dubbi sulla possibilità che tale impianto possa funzionare 12 mesi all'anno con il solo legno di risulta del sottobosco, con gli sfalci e con le potature di olivi e viti come è stato detto;
secondo dichiarazioni rilasciate da esponenti locali, la realizzazione dell'impianto avrebbe effetti negativi sulle attività agricole e sull'aria per via delle emissioni che saranno rilasciate, di cui a farne le spese saranno in primo luogo i detenuti del carcere a ridosso degli impianti –:
di quali informazioni disponga il Governo sulla vicenda descritta in premessa;
di quali informazioni disponga il Governo in merito alla realizzazione di opere di tal genere in prossimità di strutture carcerarie e se si intenda acquisire elementi anche per il tramite del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria su opere di questo tipo costruite, in corso di realizzazione o di programmazione vicine a strutture comunque restrittive della libertà personale. (4-18420)
BARBATO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. — Per sapere – premesso che:
con legge 18 maggio 1989, n. 183, e successive integrazioni e modificazioni, (dal sito www.difesa.suolo.regione.campania.it) sono state dettate le «Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo» e si è provveduto a riorganizzare, complessivamente, le competenze degli organi centrali dello Stato e delle amministrazioni locali in materia di difesa del suolo istituendo le Autorità di bacino, assegnando loro il compito di assicurare la difesa del suolo, il risanamento delle acque, la fruizione e la gestione del patrimonio idrico e la tutela degli aspetti ambientali nell'ambito dell'ecosistema unitario del bacino idrografico, nonché compiti di pianificazione e programmazione per il territorio di competenza. La delimitazione di tali bacini idrografici è avvenuta non su base amministrativa, ma con criteri geomorfologici e ambientali;
con la legge n. 183 del 1989 tutto il territorio nazionale è stato suddiviso in bacini idrografici, i quali hanno tre gradi di rilievo territoriale: bacini di rilievo nazionale, bacini di rilievo interregionale e bacini di rilievo regionale, per i quali è stata data facoltà alle regioni di istituire analoghe autorità nei bacini interamente compresi nei propri confini territoriali;
la regione Campania, in recepimento della citata normativa nazionale, con la legge regionale 7 febbraio 1994, n. 8. (B.U.R.C. n. 10 del 14 febbraio 1994) recante «Norme in materia di difesa del suolo – Attuazione della Legge 18 Maggio 1989, n. 183 e successive modificazioni ed integrazioni» ha regolamentato la specifica materia della difesa del suolo ed ha istituito, per bacini compresi nel proprio territorio, le autorità di bacino regionali ed i relativi organi istituzionali e tecnici. Fino al 14 maggio 2012 le autorità di bacino operanti sul territorio della regione Campania erano le seguenti: nazionale Liri-Garigliano e Volturno, interregionale del Fiume Sele, regionale della Puglia (con competenza in Campania per i bacini dei fiumi: Ofanto 3c, Calaggio 3b e Cervaro 3a), interregionale dei fiumi Trigno, Biferno e Minori, Saccione e Fortore, regionale Destra Sele, regionale Nord Occidentale della Campania, regionale Sarno, regionale Sinistra Sele;
dal 15 maggio 2012, le autorità di bacino regionali in destra Sele e in sinistra Sele e, previa intesa con la regione Basilicata (in corso di perfezionamento), l'autorità interregionale del fiume Sele sono state accorpate nell'unica Autorità di bacino regionale Campania Sud ed interregionale per il bacino idrografico del fiume Sele (DPGR n. 142 del 15 maggio 2012, in attuazione della legge regionale n. 4 del 2011 articolo 1, comma 255);
dal 1o giugno 2012, l'autorità di bacino regionale nord occidentale della Campania è stata incorporata nell'autorità di bacino regionale del Sarno che viene denominata autorità di bacino regionale della Campania centrale (DPGR n. 143 del 15 maggio 2012, in attuazione della legge regionale n. 1 del 2012, articolo 52, comma 3, lettera 6);
gli accorpamenti sono stati attuati nelle more del riordino normativo di cui al decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 208, recante misure straordinarie in materia di risorse idriche e di protezione dell'ambiente, e della conseguente riorganizzazione in ambito regionale;
le autorità di bacino di cui alla legge n. 183 del 1989, ai sensi del citato decreto-legge continuano a svolgere le attività in regime di proroga fino all'entrata in vigore del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di cui al comma 2 dell'articolo 63 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152;
il decreto legislativo n. 152 del 2006, infatti, all'articolo 61, comma 3, sopprime le autorità di bacino previste dalla legge n. 183 del 1989 ed istituisce i «distretti idrografici», ossia aree di terra e di mare costituite da uno o più bacini idrografici limitrofi e dalle rispettive acque sotterranee e costiere, che costituiscono le principali unità per la gestione dei bacini idrografici;
la gestione dell'attuale sistema delle autorità di bacino, specie in Campania, pone problemi significativi sul piano della razionalizzazione e sussiste anche il rischio di gestioni inappropriate con un potenziale cattivo uso delle risorse pubbliche in un settore cruciale anche per l'incolumità dei cittadini;
il 7 agosto 2012 è passato il decreto cosiddetto «spending review»;
la difesa del suolo, delle acque, laghi, fiumi e mare è un dovere civico, ecologico, morale dell'uomo all'ambiente –:
se non ritenga ormai ineludibile dare attuazione a quanto stabilito dal decreto legislativo n. 152 del 2006 con riferimento all'istituzione delle autorità di bacino distrettuali. (4-18424)
BENI E ATTIVITÀ CULTURALI
Interrogazioni a risposta scritta:
MANCUSO, BARANI, BOCCIARDO, CROLLA, CICCIOLI e GIRLANDA. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:
nel 1999, ad Altamura, sono state scoperte in una cava circa 30mila impronte di dinosauro, risalenti a 65 milioni di anni fa;
l'icnologia, la scienza che studia le impronte fossili, riesce a ricostruire l'albero genealogico dei dinosauri;
un sito del genere, unico in Europa, potrebbe avere una significativa valenza per il territorio della cittadina pugliese;
la cava è di proprietà privata;
si è aperto un contenzioso tra le parti, pubblica e privata, che ad oggi non ha ancora trovato soluzione;
il sito versa in condizioni sempre più critiche, le impronte fossili non sono messe in sicurezza e si segnalano molte manomissioni;
un anno fa, l'allora soprintendente Antonio De Siena dichiarò la sua intenzione di procedere all'esproprio, dopo una stima del valore della cava;
a oggi la situazione è la medesima di un anno fa;
l'attuale soprintendente, Luigi la Rocca, ha spiegato che il suo predecessore aveva solo dichiarato di avere intenzione di stimare il valore della cava, e non promesso di farlo effettivamente;
la Rocca ha anche specificato che l'amministrazione non è tenuta, essendo coinvolto un privato, a rendere pubblico il valore del sito –:
se il Governo intenda invitare il soprintendente Luigi la Rocca ad effettuare la stima della cava per procederne all'esproprio;
se il Governo intenda assumere iniziative per stanziare dei fondi, e in che quantità, per il recupero della zona archeologica di Altamura. (4-18425)
REGUZZONI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. — Per sapere – premesso che:
in comune di Somma Lombardo (Varese) sono localizzati numerosi edifici religiosi degni di attenzione, tra i quali:
la chiesa parrocchiale prepositurale di S. Agnese. S. Agnese sorse al posto dell'antica chiesa di S. Fede (sec. XI) e l'antico castello. Nel 1664 venne eretto l'attuale edificio su disegno di Francesco Maria Richini. La facciata presenta due ordini di quattro colonne con capitelli corinzi che, nella parte inferiore, inquadrano il portone centrale, sormontato da timpano, e i due portali laterali, coronati da fregio. L'interno, a navata unica, conserva pitture dei sec. XV, XVII e XVIII. Attribuito a Giovanni e Matteo Della Chiesa il trittico del XV secolo, ricco di suggestioni luinesche;
la chiesa di S. Vito. L'attuale edificio venne eretto nel 1586, sul sito di una cappella dedicata a SS. Vito e Modesto, (sec. XIII). Nel 1617 vennero aggiunte le due cappelle laterali e il campanile e nel 1650 fu terminato il coro. La facciata è ritmata da quattro lesene entro le quali sono inseriti i portali; nella parte superiore una finta apertura centrale è affiancata da due ampi finestroni. L'interno presenta un'unica navata coperta da soffittatura lignea, nella cappella della Madonna del Carmine affreschi di Francesco Bernardino (1664);
la chiesa di S. Bernardino. Oratorio fondato nel secolo XV ma completamente riedificato nel 1530, ha facciata rifatta in stile neoclassico (1936). L'interno a unica navata presenta un decorato soffitto ligneo a cassettoni. Nel presbiterio è conservata la pregevole tela «S. Bernardino da Siena che invoca la Madonna col Bambino» (1633), opera di Giovanni Mauro della Rovere detto il Fiammenghino;
in località Mezzana, la chiesa prepositurale di S. Stefano. La parrocchiale di S. Stefano risale al secolo XIII, quando era capo di Pieve. Restaurata nel Seicento, ebbe una nuova facciata nel 1753. L'interno presenta un'unica navata. Alla parete destra si notano due tempere di Bartolomeo Suardi detto il Bramantino (1480-1536), raffiguranti «La Pietà» e «La Pentecoste», mentre alla parete sinistra vi è il trittico dell’«Assunzione della Vergine, di S. Stefano e S. Giovanni Battista» opera di Marco d'Oggiono (1470-1530);
sempre in località Mezzana, il santuario della Madonna della Ghianda. Bellissimo edificio eretto per volere di S. Carlo Borromeo su disegno di Pellegrino Tibaldi, fra il 1582 e il 1639, al posto di una cappella quattrocentesca ove si venerava una Vergine miracolosa. L'interno presenta un'unica navata ove si affacciano sei cappelle laterali. L'abside comprende una porzione dell'antico edificio quattrocentesco con affresco (prima metà del XV secolo), raffigurante «Vergine con il Bambino» –:
se e quali iniziative di competenza il Governo abbia attuato o intenda attuare per conservare i beni in argomento, migliorarne la fruibilità e aumentarne l'attrattività dal punto di vista turistico. (4-18426)
REGUZZONI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. — Per sapere – premesso che:
in comune di Castelveccana sono localizzati numerosi edifici religiosi degni di attenzione, tra i quali:
la chiesa di San Veronica in Rocca (XV secolo). La chiesa, che sorge in posizione panoramica, è stata ampiamente rimaneggiata ed integrata. Conserva un affresco del XV secolo nel catino absidale;
il campanile di San Martino (XII-XIII secolo), un campanile romanico, appartenente alla demolita chiesa di San Martino in Saltirana, è scandito da tre ordini marcati da archetti e cella a bifore;
la chiesa di San Giorgio con campanile (XII-XIII secolo). La chiesa romanica a due navate, nel cinquecento ne possedeva soltanto una, di ridotte dimensioni e coperta da volte. La seconda venne probabilmente aggiunta dopo il 1683, chiudendo un portico preesistente. Ben conservata è l'abside, caratterizzata da muratura in blocchi, interrotta da una monofora centrale, oggi occlusa, e dalle tracce dell'apertura, in epoca tarda, di una grande finestra rettangolare. L'interno, molto rimaneggiato, reca nell'abside tracce di affreschi cinquecenteschi. Di notevole pregio è il campanile, sorto in aderenza alla facciata della chiesa, che racchiude entro larghe lesene angolari, una specchiatura coronata da archetti e un'ampia bifora;
la chiesa di San Genesio (XIII secolo), che conserva affreschi dei secoli XIV-XVII –:
se e quali iniziative di competenza il Governo abbia attuato o intenda attuare per conservare i beni in argomento, migliorarne la fruibilità e aumentarne l'attrattività dal punto di vista turistico. (4-18428)
REGUZZONI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
in provincia di Varese – ed in particolare lungo l'asse della Valle del fiume Olona – esistono numerosi edifici industriali che recano una testimonianza storica e architettonica di pregio, tra i quali:
a Cairate – località Bergoro, Ex Cartiera Vita e Meyer;
a Fagnano Olona, il candeggio Pigni;
a Fagnano Olona, il cotonificio E. Candiani (via Colombo n. 90);
a Fagnano Olona, il mulino del Sasso (viale Carso n. 13) e il Mulino Bosetti (via G. Cesare n. 4);
a Fagnano Olona, la tintoria Tronconi (via Opifici);
a Fagnano Olona, il cotonificio Cantoni (via Piave 42-44);
a Gornate Olona, i mulini di S. Pancrazio (via I Maggio), i mulini di Torba, il mulino Gadda;
a Castiglione Olona, il cotonificio Giovanni Schoch (via Benedetto Milani n. 1), la Mazzucchelli S.I.C., Fondazione 1858. Fabbrica di pettini e bottoni;
a Castiglione Olona, il mulino Cattaneo ed il ponte medievale sul fiume Olona in prossimità del mulino Cattaneo;
a Castiglione Olona, Mulino Guidali o delle Sette Mole;
a Olgiate Olona, la Luigi Candiani, il cotonificio di Sant'Antonio, il cotonificio Ottolini Ferrario, il Mulino del Sasso;
a Solbiate Olona, il cotonificio Ponti (Via Tobler n. 1);
a Castellanza, la tintoria Cerini e C. (via Bettinelli) e il cotonificio Cantoni (corso Matteotti n. 22);
molti di detti edifici sono stati recuperati a destinazioni diverse dalle originarie funzioni produttive e manifatturiere, mentre in molti altri tuttora vengono svolte attività artigianali, industriali o comunque produttive, mentre di altri ancora rimangono a volte solo residuati non funzionali –:
se e come il Governo intenda favorire, per quanto di competenza, la conservazione e/o il recupero degli edifici sopra elencati, favorendone la fruizione al pubblico ovvero la prosecuzione di attività produttive o manifatturiere;
se ed in che modo il Governo intenda valorizzare, per quanto di competenza, detto poderoso patrimonio culturale, artistico e architettonico ai fini culturali e turistici, favorendone, quando possibile, il prosieguo di attività economiche. (4-18430)
REGUZZONI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. — Per sapere – premesso che:
in comune di Gallarate (Va) si trovano numerosi edifici di pregio, tra i quali i seguenti:
la chiesa di San Maria Assunta. Sorge in piazza della Libertà, nel centro storico cittadino. Citata per la prima volta nel 974, la chiesa di San Maria divenne nel secolo XI capo di Pieve. Nel secolo XIV venne rinnovata e ingrandita, quindi rimaneggiata in epoca barocca e decorata con affreschi del pittore Carlo Cane. Nel 1854 l'edificio fu ritenuto pericolante. Venne deciso il suo totale abbattimento e rifacimento su disegno di Giacomo Moraglia, con facciata neoclassica dell'architetto Camillo Boito. Solo il campanile, eretto in forme tardo-romaniche nel 1454, fu lasciato intatto. Sull'altare si trovano lo «Sposalizio della Vergine» del Morazzone (1573-1626) e «Natività della Vergine» di Daniele Crespi (1597). L'interno presenta un'unica navata retta da colonne corinzie. La cupola è decorata da affreschi di Luigi Cavenaghi;
la chiesa (XII secolo) di San Pietro. Sorge tra piazza della Libertà e piazza Garibaldi. Chiesa romanica dal notevole paramento murario (conci in pietra e cotto), è decorata da un fregio aereo di leggeri archetti intrecciati, che corre lungo i fianchi. L'abside, semicircolare, fu rifatta durante i restauri del 1897-1901;
il chiostro di San Francesco, Chiostro facente parte di un convento duecentesco, restaurato nel 1911 e oggi sede del museo della Società gallaratese di studi patrii. È costituito da archi a sesto acuto, retti da esili colonne;
il santuario della Madonna in campagna. Fu eretto nel 1608, al posto di una cappelletta in cui si trovava una venerata effigie della «Madonna delle Grazie» –:
se e quali iniziative il Governo abbia attuato o intenda attuare per conservare i beni in argomento, migliorarne la fruibilità e aumentarne l'attrattività dal punto di vista turistico. (4-18434)
REGUZZONI. —Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. — Per sapere – premesso che:
in comune di Castelseprio sono localizzati numerosi edifici religiosi degni di attenzione, tra i quali:
la chiesa di S. Maria foris Portas (Medioevo-IX secolo). Edificato quasi completamente in ciottoli, l'edificio originario consisteva in un'unica aula chiusa dall'abside e preceduta da un atrio rettangolare. Le due absidi laterali furono aggiunte in epoca successiva e poi abbattute all'inizio del secolo scorso. Queste furono successivamente riedificate in occasione del restauro del 1947-48. L'interno conserva, nel settore nord-est, l’opus sectile bianco e nero dell'antica pavimentazione. Gli affreschi superstiti, sono quelli dell'abside centrale e rappresentano in due zone orizzontali il ciclo dell’«infanzia di Cristo». Nel rovescio dell'arco trionfale due arcangeli in volo fanno ala ad un clipeo nel quale è raffigurato il trono regale, simbolo della seconda venuta di Cristo. Nell'abside, in alto a sinistra, «Annunciazione», «Visitazione», «Prova delle acque», «Cristo Pantocratore», «Annuncio a Giuseppe», «Viaggio a Betlem», in basso «Natività», «Adorazione dei Magi», «Presentazione al Tempio» e tracce, forse, della Strage degli innocenti. Le pitture di S. Maria sono databili al IX secolo. Esse appartengono all'età carolingia, non soltanto per la loro cronologia, ma soprattutto perché rivelano quella penetrazione di fermenti bizantini, già presenti nelle miniature della corte di Carlo Magno intorno all'Ottocento e identificabili anche in Sant'Ambrogio a Milano;
la chiesa con Battistero Medioevo (V-VI secolo) dedicata a S. Giovanni Evangelista. I resti murari della chiesa sorgono all'interno della cinta fortificata, sul luogo ove presumibilmente sorgeva l'antico oratorio del castello. Esso venne abbattuto tra il secolo V e VI, per permettere l'erezione di un vasto edificio ad aula, diviso in tre navate, separate da quattro campate su archi a tutto sesto, come suggerisce il frammento di un pluteo marmoreo qui ritrovato. Verso il VII secolo venne eretta l'abside in muratura a ciottoli di fiume. Essa presenta due ordini di ampie finestre, inquadrate nelle lesene, con arco in mattoni. Più tardi, intorno al secolo XI, venne costruita l'absidiola, sulla destra dell'abside. Dell'antico edificio sussistono resti delle murature laterali e un alto tratto del muro dell'abside. Dalla navata sinistra si accede al Battistero a pianta ottagonale, che reca al centro due fonti, di cui una è una vasca battesimale per immersione;
la chiesa di San Paolo (Medioevo- XI-XII secolo). Eretta dai conti di Castelseprio intorno al secolo XII, venne forse edificata come fastoso oratorio della famiglia comitale. Presenta una pianta esagonale, nella quale si alzano sei colonne che reggevano volte a crociera –:
se e quali iniziative di competenza il Governo abbia attuato o intenda attuare per conservare i beni in argomento, migliorarne la fruibilità e aumentarne l'attrattività dal punto di vista turistico.
(4-18435)
REGUZZONI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:
in comune di Besano si trova la chiesa della Madonna di S. Martino al Colle. La chiesa, posta al termine di una salita con stazioni della Via Crucis di origine settecentesca, conserva un affresco della metà del Quattrocento raffigurante «Madonna in trono con Bambino» –:
se e quali interventi il Governo abbia attuato o intenda attuare per conservare il bene in argomento e migliorarne la fruibilità. (4-18441)
REGUZZONI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:
in comune di Arcisate è localizzata un bel Battistero edificato tra il V e il X secolo, rimaneggiamento X-XI secolo dedicato a S. Giovanni B. e situato nel nucleo antico del paese. È una costruzione ottagonale, sorta su precedenti resti romani. Nonostante pesanti restauri e mutilazioni, rimane visibile l'originale pianta a nicchie alterne, quadrangolari e circolari –:
se e quali interventi il governo abbia attuato o intenda attuare per conservare il bene in argomento, migliorarne la fruibilità e aumentarne l'attrattività dal punto di vista turistico. (4-18444)
DIFESA
Interrogazione a risposta in Commissione:
BURTONE. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
a seguito della risposta illustrata dal Governo in commissione all'interrogazione n. 5-07981 a firma dell'interrogante concernente il potenziamento degli organici e dei mezzi della stazione dei carabinieri di Picerno, del tutto burocratica e insufficiente, rinnovo la necessità di porre attenzione in merito all'adeguamento degli organici dell'arma presso la locale stazione;
mediamente nella stazione dei carabinieri di Picerno si ricevono oltre 10 persone al giorno per denunce e pratiche attinenti la sicurezza a volte anche 15;
il fenomeno della droga e della dipendenza devasta una parte consistente della comunità giovanile. Serve prevenzione e contrasto;
ci sono unità in servizio con trenta giorni di ferie arretrate;
la macchina aggregata, come comunicato nella risposta, deve diventare definitiva e per essere però utilizzata ha bisogno dell'adeguamento del personale in servizio presso la locale stazione;
si può comprendere la distanza dal capoluogo quale criterio per le unità in servizio presso stazioni in comuni più piccoli ma che ve ne siano il doppio in comuni con la metà degli abitanti e ad una distanza dal capoluogo non così rilevante pone qualche problema –:
alla luce di queste nuove considerazioni, se il Governo intenda adeguare l'organico della stazione dei carabinieri di Picerno con nuove unità in servizio.
(5-08403)
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazioni a risposta in Commissione:
CONTENTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
risulta all'interrogante che a vari contribuenti del Friuli Venezia Giulia sia pervenuta in questi giorni la comunicazione di estinzione del giudizio relativamente a contenziosi tributari degli anni ottanta, con relativo annuncio di rimborso;
nello specifico si tratta di procedimenti instaurati anche trenta anni fa in merito alla costituzionalità dell'allora imposta locale ordinaria sul reddito (I.L.O.R.), abrogata il 1o gennaio del 1998 dal decreto legislativo n. 446 del 1997 e sostituita dall'IRAP;
gli episodi riguardano rinunce alla prosecuzione del giudizio che l'intendenza di finanza avrebbe notificato alla commissione tributaria centrale nel 1997 dopo sentenze di primo e secondo grado che accordavano al contribuente il diritto al rimborso (da notare che nessuno dei due organi ora citato esiste più da tempo);
nonostante siano trascorsi numerosi anni dalle prime decisioni e dal formale abbandono dei contenziosi, i rimborsi tardano ad essere materialmente eseguiti a favore dei richiedenti e, comunque, con riconoscimento dei soli interessi legali ma non della rivalutazione monetaria –:
se quanto esposto in premessa corrisponda al vero, quanti cittadini coinvolga a livello nazionale e come intenda affrontare la situazione qui denunciata, soprattutto rispetto alla mancata rivalutazione delle somme originariamente espresse in lire e ora convertite tal quali in euro.
(5-08392)
PES. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 13 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, e disciplinata dal citato articolo 13, oltreché dagli articoli 8 e 9 del decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23, assoggetta ad imposta tutti gli immobili;
il regime sperimentale dell'imposta decorre dal 1o gennaio 2012 al 31 dicembre 2014, in tutti i comuni del territorio nazionale. L'applicazione a regime dell'Imu è fissata dal 1o gennaio 2015;
sono assoggettati ad imposta anche i terreni coltivati in modeste quantità per soddisfare il fabbisogno familiare, i terreni improduttivi e i terreni (non fabbricabili) detenuti da imprese, anche di tipo industriale, non utilizzati per attività agricole, ma utilizzati nell'attività svolta;
la volontà del legislatore di assoggettare ad imposta (IMU) tali tipologie di terreni è pacifica, almeno in territorio non montano;
in territorio montano la situazione più ricorrente è che i terreni realmente produttivi dal punto di vista agricolo siano pochi e con rese scarse e che il restante territorio sia destinato a bosco, oppure che sia costituito da pietraie o scarpate e non abbia pertanto alcuna possibilità reale di utilizzo;
inoltre nel territorio montano ricorrono con maggiore frequenza i piccoli appezzamenti di terreno, insufficienti per un utilizzo agricolo imprenditoriale e pertanto destinati a non poter garantire adeguati livelli di produttività;
tutte queste situazioni sfuggono alla definizione di «terreno agricolo» come definito dall'articolo 2 del decreto legislativo n. 504 del 1992, e non possono pertanto rientrare nella disposizione di esenzione prevista dall'articolo 7, lettera h, del medesimo decreto legislativo n. 504 del 1992 che esentò da ICI i terreni agricoli nei comuni montani (in particolare quelli che poi vennero inseriti nell'allegato A della circolare n. 9 del 1993) –:
se non ritenga opportuno assumere iniziative per riconsiderare l'assoggettamento ad imposta di tali terreni nei comuni montani, ovvero ritenere esenti da imposta tutti i terreni, escluse le aree fabbricabili, compresi nel territorio di un comune montano. (5-08397)
PAGANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
il 14 settembre scorso il Consiglio dei ministri ha approvato in via definitiva il decreto legislativo n. 169 del 2012, «Ulteriori modifiche ed integrazioni al decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 141, recante attuazione della direttiva 2008/48/CE relativa ai contratti di credito ai consumatori, nonché modifiche del Titolo V del testo unico bancario in merito alla disciplina dei soggetti operanti nel settore finanziario, degli agenti in attività finanziaria e dei mediatori creditizi», il quale costituisce il secondo provvedimento correttivo del decreto legislativo n. 141 del 2010, che ha recepito nell'ordinamento italiano la predetta direttiva 2008/48/CE;
in relazione alla disciplina dei promotori finanziari e degli agenti in attività finanziaria il testo del decreto legislativo correttivo approvato dal Governo differisce in maniera significativa da quello predisposto dopo l'espressione dei pareri parlamentari ed esaminato in sede di cosiddetto Pre-consiglio dei ministri l'11 settembre 2012, versione che a sua volta recepiva i pareri della VI Commissione Finanze della Camera dei deputati e della 6a Commissione Finanze e Tesoro del Senato della Repubblica, le quali, tra l'altro, sottolineavano la necessità di ridimensionare gli obblighi di iscrizione dei promotori finanziari nell'elenco degli agenti in attività finanziaria; in particolare, l'osservazione di cui alla lettera e) del parere espresso dalla Commissione Finanze della Camera dei deputati sullo schema di decreto legislativo (Atto n. 486) invitava il Governo a valutare «la possibilità di limitare fortemente l'obbligo di doppia iscrizione dei promotori finanziari ... nell'elenco degli agenti in attività finanziaria, in particolare sostituendo il comma 8 dell'articolo 128-quater del TUB, nel senso di prevedere che, per i promotori finanziari ... i quali svolgano solo attività di promozione e collocamento di contratti di credito, non sussiste l'obbligo di iscriversi anche nell'elenco degli agenti in attività finanziaria»;
infatti, il testo del decreto legislativo predisposto dopo l'espressione dei competenti organi parlamentari ed esaminato in sede di cosiddetto Pre-Consiglio escludeva la necessità dell'iscrizione dei promotori finanziari nell'elenco degli agenti in attività finanziaria per l'esercizio di attività promozionali, includendo espressamente in queste ultime, con il termine «collocamento», anche la mera raccolta delle proposte contrattuali firmate dai clienti; allo stesso tempo, il testo lasciava sussistere la necessità di tale iscrizione nel caso in cui venisse attribuito ai promotori finanziari il potere di rappresentanza per la conclusione dei contratti in questione: ciò al fine di evitare l'iscrizione dei promotori finanziari – già sottoposti alla diretta vigilanza sanzionatoria della CONSOB – ad un ulteriore elenco, con i connessi oneri a carico di vigilanti e vigilati, per l'esercizio di un'attività in sé intrinsecamente connessa, nella concreta operatività del promotore finanziario, a quella di promozione e collocamento di strumenti finanziari e servizi di investimento disciplinata dagli articoli 30 e 31 del TUF;
a ciò si aggiunga che, nella relazione illustrativa al decreto legislativo in oggetto, si afferma, con riferimento alla predetta tematica, che: «Trovano quindi accoglimento le osservazioni formulate sia dalla VI Commissione della Camera che dalla Commissione del Senato»;
viceversa, e contrariamente a quanto evidentemente e inequivocabilmente sollecitato da tutti i soggetti istituzionali coinvolti nell’iter formativo del provvedimento legislativo in esame in relazione alle attività di «promozione e collocamento», nel testo del decreto legislativo definitivamente approvato dal Consiglio dei ministri è stato aggiunto un inciso in forza del quale «non costituisce esercizio di agenzia in attività finanziaria la promozione e il collocamento di contratti relativi alla concessione di finanziamenti o alla prestazione di servizi di pagamento da parte dei promotori finanziari ... purché i finanziamenti o i servizi di pagamento siano volti a consentire agli investitori di effettuare operazioni relative a strumenti finanziari» (articolo 12, comma 1-bis, del decreto legislativo n. 141 del 2010, introdotto dall'articolo 7, comma 1, lettera c), del decreto legislativo in oggetto): tale inciso avrebbe, di fatto, l'effetto di eliminare l'esonero dall'iscrizione e risulterebbe fortemente restrittivo per le attività dei promotori finanziari e degli agenti in attività finanziaria;
esso, infatti, se inteso alla lettera, sarebbe foriero di innumerevoli dubbi nell'individuazione dei casi in cui un finanziamento o un conto corrente o una carta di debito o di credito potessero ritenersi volti a consentire un'operazione in strumenti finanziari, lasciando peraltro irrisolta la questione della disciplina applicabile ai prodotti finanziari –:
quali siano le ragioni che hanno indotto il Governo a conformarsi solo parzialmente ai pareri resi dalle competenti Commissioni parlamentari coinvolte nell’iter legislativo di emanazione del decreto legislativo, disattendendo nel contempo le indicazioni contenute nella stessa relazione illustrativa del provvedimento;
se non ritenga opportuno privilegiare un'interpretazione sostanziale del suddetto inciso, frutto evidentemente di un refuso, che dovrebbe comunque essere eliminato ai fini della linearità e uniformità dell'interpretazione e applicazione della norma, in virtù della quale l'esenzione dall'iscrizione operi – in accoglimento di un'intuitiva ratio ispirata ai principi di proporzionalità della regolamentazione e di semplificazione dell'esercizio delle professioni – quando la prestazione di servizi di finanziamento e di pagamento sia funzionalmente collegata all'esercizio dell'attività di offerta fuori sede di prodotti e servizi finanziari tipicamente svolta dal promotore finanziario. (5-08405)
GIUSTIZIA
Interrogazioni a risposta scritta:
BORGHESI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
in sede di conversione del decreto-legge 2 marzo 2012 n. 16 è stata introdotta la seguente norma:
«10-bis. All'articolo 5 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 2001, n. 404, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 3, le parole: “in possesso di almeno cento unità immobiliari” sono sostituite dalle seguenti: “in possesso di almeno dieci unità immobiliari”;
b) dopo il comma 3 è inserito il seguente: “3-bis. Sono, altresì, tenuti ad adottare la procedura di registrazione telematica i soggetti di cui alla lettera d-bis) dell'articolo 10 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 aprile 1986, n. 131”»; di conseguenza è prevista l'obbligatorietà della registrazione telematica dei contratti di locazione;
è in vigore l'obbligo di registrazione telematica per gli agenti di affari in mediazione iscritti nella sezione degli agenti immobiliari del ruolo di cui all'articolo 2 della legge 3 febbraio 1989, n. 39, per le scritture private non autenticate di natura negoziale stipulate a seguito della loro attività per la conclusione degli affari;
la norma di per sé non consenta deroghe, però il proprietario di un unico appartamento da affittare è costretto ad utilizzare il servizio telematico ove fosse proprietario di altri nove terreni, anche se di modeste dimensioni, di valore irrilevante e/o in comproprietà con altri (per esempio a seguito di successione) –:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti;
se il Governo abbia intenzione di assumere iniziative per apportare una deroga riservando il ricorso delle condizioni per l'applicazione della citata disciplina solo agli immobili di pari valore per il proprietario, e limitando la distinzione tra terreni e fabbricati (in caso di affitto di fabbricato avrebbe rilevanza il numero dei fabbricati, in caso di affitto di terreni avrebbe rilevanza il numero dei terreni). (4-18412)
MADIA. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
con comunicato stampa n. 151 del 26 ottobre 2012 il Ministero dell'economia e delle finanze, ha annunciato che, d'intesa con il Ministero della giustizia, dal 1o gennaio 2013 metterà gratuitamente a disposizione la Gazzetta Ufficiale telematica nel formato autentico dato alle stampe;
l'iniziativa è meritevole perché consente di avvicinare i cittadini alla conoscenza della legge;
tuttavia, rimane ancora l'impossibilità di accedere liberamente alle sentenze della Corte di Cassazione, opportunità attualmente garantita gratuitamente per le sentenze del Tar e del Consiglio di Stato tramite l'accesso al sito www.giustizia-amministrativa.it;
la stessa opportunità è data a chiunque voglia venire a conoscenza delle pronunce della Corte Costituzionale, le quali possono essere liberamente consultate dal sito www.giurcost.it –:
se il Governo ritenga o meno opportuno assumere iniziative, se del caso normative, per consentire l'accesso gratuito al sito del Ced della Cassazione, o comunque fare in modo che siano istituiti strumenti alternativi funzionali e gratuiti alla lettura dei testi integrali delle pronunce della Corte di Cassazione. (4-18413)
SCHIRRU. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
l'annoso problema del pagamento dei bolli sugli atti successivi all'apertura degli istituti tutelari si ripresenta anno dopo anno e molti tribunali, compresi gli uffici della volontaria giurisdizione del tribunale di Cagliari, continuano a richiedere i relativi bolli agli amministratori di sostegno che curano gli interessi di persone con gravi forme di disabilità e prive di autonomia decisionali;
alcuni uffici giudiziari, dopo l'introduzione del contributo unificato, non hanno più provveduto all'esazione dell'imposta di bollo sulle domande e sugli atti successivi all'apertura delle curatele, quali rendiconti periodici, bilancio finale ed eventuali atti funzionali alla curatela, ad eccezione dei diritti di copia e di certificazione, nonché sulle domande e sugli atti di uguale natura successivi all'apertura delle amministrazioni di sostegno;
l'articolo 46 delle disposizioni per l'attuazione del codice civile prevedeva l'esenzione da imposte di bollo e di registro di tutti gli atti della procedura della tuteli compreso l'inventario e gli atti previsti nel titolo XI del libro I del codice civile. Detta disposizione, come noto, è da ritenersi abrogata per effetto della previsione introdotta con l'articolo 42 del decreto del Presidente della Repubblica n. 601 del 1973;
tuttavia, per gli «atti della procedura della tutela dei minori e degli interdetti, compresi l'inventario», l'esenzione dall'imposta di bollo è stata confermata dall'articolo 13 della tabella degli atti, documenti e registri esenti dall'imposta di bollo in modo assoluto, allegata al decreto del Presidente della Repubblica n. 642 del 1972;
una modifica a tale regime è stata introdotta con l'articolo 13 della legge 9 gennaio 2004, n. 6, che, nell'aggiungere l'articolo 46-bis alle disposizioni per l'attuazione del codice civile, ha espressamente stabilito: «gli atti e i provvedimenti relativi ai procedimenti previsti dal titolo XII del libro primo del codice civile non sono soggetti ad obbligo di registrazione e sono esenti dal contributo unificato»;
come da risoluzione dell'Agenzia delle entrate n. 78 del 16 giugno 2006 e nota della direzione generale Ministero della giustizia prot. n. 80510.U del 27/07/06, il rinvio operato dal legislatore agli atti e provvedimenti del titolo XII del libro primo del codice civile, individua l'ambito applicativo della norma con esclusivo riferimento alle «misure di protezione delle persone prive in tutto od in parte di autonomia», vale a dire agli istituti dell'amministrazione di sostegno (capo I), dell'interdizione, della inabilitazione e della incapacità naturale (capo II);
risulta evidente che gli atti successivi all'apertura della curatela per gli inabilitati e le domande presentate successivamente all'istanza che ha dato luogo all'amministrazione di sostegno, quali atti dei procedimenti di cui al titolo XII, non sono soggetti all'obbligo della registrazione, sono esenti dal contributo unificato e, conseguentemente, dall'imposta di bollo;
il contributo unificato comporta la non applicabilità dell'imposto di bollo per «atti e provvedimenti del processo civile, compresa la procedura concorsuale e di volontaria giurisdizione. Atti e provvedimenti del processo sono tutti gli atti processuali, inclusi quelli antecedenti, necessari e funzionali» (articolo 18 testo unico sulle spese di giustizia);
il significato da attribuire ai termini «antecedenti, funzionali e necessari» è stato già precisato dall'Agenzia delle entrate con la circolare numero 70 del 14 agosto 2002, con la quale è stato chiarito che, ai fini dell'esenzione dell'imposta di bollo, deve ricorrere il presupposto oggettivo legato alla tipologia degli atti ed, inoltre, è necessario che il soggetto beneficiario dell'esenzione rivesta la qualità di parte processuale;
gli atti di gestione funzionale all'attuazione dei procedimenti giurisdizionali della curatela e dell'amministrazione di sostegno sono da ritenersi esenti dall'imposta di bollo, in quanto rappresentano atti «antecedenti, necessari o funzionali» allo stesso procedimento giurisdizionale, al quale sono «logicamente rapportabili», proprio in termini «funzionali» e «necessari» –:
quali iniziative intenda promuovere il Ministro interrogato nei confronti delle sedi preposte affinché si recepisca la corretta normativa, con l'esenzione dall'imposta di bollo sugli atti indicati nei procedimenti che riguardano tutti gli invalidi. (4-18416)
FAVIA e PALOMBA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
il piano carceri, approvato in data 24 giugno 2010 dal comitato di indirizzo e controllo di cui all'articolo 1 comma 6, dell'OPCM n. 3861 del 2010, prevede la realizzazione di un nuovo istituto penitenziario nella Città di Camerino (MC);
la comunità Camerte ha accolto con piena condivisione la possibilità di realizzazione di un istituto penitenziario nella città;
in data 17 novembre 2010 è stata sottoscritta l'intesa istituzionale per la localizzazione di detta nuova struttura penitenziaria nella città di Camerino. È stata pubblicata all'albo pretorio del comune di Camerino in data 18 novembre 2010 acquisendo efficacia ai fini della localizzazione e agli altri effetti di legge, ivi compresa quella di dichiarazione di pubblica utilità e di occupazione d'urgenza delle aree individuate;
l'intesa è stata pubblicata sul sito del piano carceri, sul Corriere della Sera e sul Resto del Carlino. È stata pubblicata sul BUR Marche in data 24 novembre 2011;
in data 25 novembre 2011 è stata disposta l'occupazione d'urgenza per il tempo necessario all'espletamento delle indagini e rilevamenti geologici. Tali indagini sono costate quasi 50.000,00 euro;
a seguito dei tagli effettuati dal CIPE nella riunione del 20 gennaio 2012 il piano è stato rielaborato in data 31 gennaio 2012 rimanendo invariata l'individuazione del carcere di Camerino;
per il carcere di Camerino, alla data del 18 aprile 2012, è stata effettuata la conferenza dei servizi e sono stati predisposti documenti per bandire, con gara aperta, l'appalto. In detta conferenza dei servizi, tenutasi presso la regione Marche, il presidente ha fatto presente che è già disponibile il finanziamento necessario;
le indicazioni fornite alla Camera dei deputati dal commissario delegato nella seduta del 18 aprile 2012, ipotizzavano l'appalto entro maggio 2012 e la stipula del contratto entro ottobre 2012. Nella stessa relazione si rappresentava che «conditio sine qua non» per poter bandire, nei tempi annunciati, la gara è che i fondi assegnati (122 milioni di euro) siano trasferiti sulla contabilità speciale intestata al commissario delegato;
nella relazione trimestrale del commissario delegato in data 30 maggio 2012 la data di bando di gara slitta a giugno 2012 rimando invariata la stipula del contratto entro ottobre 2012. Non è chiaro se i fondi (122 milioni di euro) siano o meno stati trasferiti;
notizie informali riferite dal Sappe sui quotidiani riferiscono che il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria avrebbe deciso di rinunciare al carcere di Camerino. Il presidente della regione Spacca ha chiesto un incontro con il Ministro Severino;
il capo dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del Ministero della giustizia, dottor Tamburino, recentemente in visita nella Regione Marche, non ha fornito garanzie in merito al progetto di costruzione del carcere di Cemerino –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di ostacoli alla costruzione del nuovo carcere di Camerino, considerato che è stato il primo protocollo d'intesa firmato a carattere nazionale e che lo stesso Ministero ha affrontato delle spese e che in caso di mancata costruzione del nuovo carcere potrebbe intervenire la Corte dei conti;
se non ritenga il Ministro di prorogare l'attuale piano carceri, in scadenza il 31 Dicembre 2012. (4-18423)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazioni a risposta in Commissione:
BURTONE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
l'intercity Roma-Potenza-metaponto-Taranto nella giornata del 4 novembre 2012 si è fermato nella tratta tra Baragiano e Picerno;
il convoglio sarebbe stato costretto a tornare indietro alla stazione di Baragiano Scalo poiché a causa della umidità sui binari e della pendenza non riusciva a raggiungere la stazione di Picerno;
l'intercity ritornato nella stazione di Baragiano scalo si è fermato e i 312 passeggeri, come riporta l'articolo della Gazzetta del mezzogiorno pubblicato in data 6 novembre 2012, sono stati fatti scendere e qui hanno atteso 4 ore dalle 18,30 alle 22,30 per essere imbarcati su autobus sostitutivi;
ovviamente è stata comprensibile la rabbia dei passeggeri, anche perché non è la prima volta che si registrano disservizi lungo la tratta in questione e proprio nel percorso tra Baragiano e Picerno;
nel corso degli anni l'utenza lucana ha visto dapprima la soppressione delle stazioni, anche importanti, poi il declassamento da Eurostar ad Intercity, poi la riduzione del numero delle corse, il tutto con materiale rotabile vetusto e inadeguato;
molti preferiscono optare per il trasporto su gomma, pur di non incappare in simili disavventure –:
se e quali iniziative il Governo intenda adottare affinché Trenitalia garantisca all'utenza della Basilicata che paga il biglietto come tutti i cittadini un trattamento dignitoso e non con treni che si fermano in aperta campagna, perché non riescono ad affrontare una salita. (5-08395)
CALVISI, META, MARROCU, SCHIRRU, FADDA, MELIS, ARTURO MARIO LUIGI PARISI e PES. —Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
dal 2009 le Ferrovie dello Stato hanno interrotto il servizio di collegamento marittimo tra Civitavecchia e Golfo Aranci, causando un grande disagio per residenti e turisti, privati di un importante mezzo di comunicazione con la Sardegna;
la soppressione della tratta Civitavecchia-Golfo Aranci ha poi determinato, di fatto, l'eliminazione definitiva del trasporto merci su rotaia in tutta la Sardegna, visto che quella tratta costituiva l'unico servizio merci su rotaia attivo per la regione Sardegna, causando un ulteriore indebolimento di un sistema infrastrutturale nevralgico, per il quale i sardi avevano già pagato ampiamente in termini economici – considerato che le navi traghetto delle F.S. furono acquistate anche con il contributo della regione Sardegna – e recando gravi danni all'industria sarda, in particolare alla Keller Elettromeccanica nello stabilimento di Villacidro, azienda oggi in crisi, che costruiva e riparava rotabili ferroviari di ogni tipo e ha rappresentato una delle realtà industriali più importanti in Sardegna;
nel conto nazionale dei trasporti 2010-2011, al capoverso VI.3 (Collegamenti con le isole), è riportato quanto segue: «Le società pubbliche che operano sui collegamenti marittimi di linea tra il Continente e la Sardegna sono il Gruppo Ferrovie dello Stato Italiano e la Tirrenia. La tratta Civitavecchia-Golfo Aranci, gestita dalle F.S., è stata soppressa nel corso dell'anno 2009»;
il collegamento Golfo Aranci-Civitavecchia è considerato servizio pubblico di interesse nazionale ai sensi dell'articolo 3, comma 1, del decreto legislativo n. 422 del 1997; inoltre è incluso nella rete ferroviaria ad Sistema nazionale integrato dei trasporti (SNIT) di cui al piano generale dei trasporti e della logistica, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 14 marzo 2001, ed è anche indicato nella concessione sessantennale (TAV. B) alle Ferrovie dello Stato di cui al decreto ministeriale n. 138/T del 31 ottobre 2000;
da un lato, quindi, il quadro normativo-contabile statale afferma la rilevanza e la necessità della linea di collegamento marittimo gestita dalla Ferrovie dello Stato, dall'altro è noto che da anni il servizio è stato interrotto, dando vita ad una situazione evidentemente confusa e contraddittoria;
il collegamento delle Ferrovie dello Stato è stato di grande importanza, sia perché ha consentito di garantire un servizio alle persone che intendevano spostarsi da e per l'isola, sia perché ha reso possibile l'intermodalità con il ferro; e la soppressione di tale collegamento non è stato sicuramente compensato dall'impegno delle F.S. di continuare a svolgere corse a chiamata anche al servizio del sistema industriale sardo;
per quale ragione nel Conto nazionale dei trasporti si continui a riportare che: «Le società pubbliche che operano sui collegamenti marittimi di linea tra il Continente e la Sardegna sono il Gruppo Ferrovie dello Stato Italiano e la Tirrenia» visto il collegamento Civitavecchia-Golfo Aranci delle Ferrovie dello Stato è stato soppresso da anni, come giustamente riportato nello stesso Conto nazionale dei trasporti –:
se lo Stato continui effettivamente a riconoscere una compensazione alle Ferrovie dello Stato per un servizio che non viene più effettuato e, nel caso, a quanto ammontino dette risorse, considerato che in passato la compensazione appannaggio delle FS per il collegamento con la Sardegna si può quantificare su una cifra attorno ai 15 milioni di euro considerato che nel contratto di programma 2001-2005 il contributo statale alle FS per i collegamenti ferroviari con la Sicilia e la Sardegna fu complessivamente determinato in 45 miliardi di lire annui, da suddividere per 2/3 alla regione Sicilia e per 1/3 alla regione Sardegna;
considerato che il collegamento con le isole comprende anche la Sicilia, se il Governo intenda smentire o confermare le voci riportate dalla stampa sarda che ipotizzano l'attribuzione per i collegamenti con la regione Sicilia dell'intero contributo statale. (5-08401)
Interrogazioni a risposta scritta:
BOSSA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
il trasporto pubblico locale della regione Campania vive una situazione di estrema criticità, e continua ad aggravarsi, con disservizi, corse e linee saltate, incidenti, gravi malfunzionamenti che incidono profondamente sull'utenza, sulla vita pubblica, economica e sociale;
le autorità territoriali attribuiscono la condizione di disagio ai continui tagli previsti dalle ultime manovre finanziarie, oltre alla mole di debiti accumulata negli anni dalle singole società, che zavorra pesantemente qualunque progetto di rilancio e risanamento;
situazione particolarmente difficile per l'Eav, una holding regionale dei trasporti finanziata dalla regione, che gestisce snodi fondamentali del sistema campano, e che avrebbe accumulato, negli anni, circa 600 milioni di debiti per i quali è stato varato un programma speciale di sostegno della regione, con fondi Fas, e un piano di rientro organizzato di intesa con il Governo che prevede una rigorosa procedura di risanamento;
disagi e proteste anche nel settore Eav bus, dove i lavoratori sono da alcuni giorni sul tetto del deposito dell'azienda di via Nuova Agnano 9, a Napoli; buona parte degli autobus è ferma nella struttura; la motivazione ufficiale del blocco è che «i mezzi sono fatiscenti e, come da regolamento, non possono circolare. Gli autobus non possono essere riparati perché mancano i pezzi di ricambio»; fermi da alcuni giorni anche i 60 autobus del deposito Eavbus di via Galileo Ferraris: anche in questo caso protestano i lavoratori dell'officina, così come quelli dei depositi di Torre Annunziata, Sorrento e Ischia; sono tutti preoccupati per il futuro dell'azienda e dei loro posti di lavoro;
sulla linea della Circumvesuviana si segnalano da mesi disservizi, salti nelle corse, viaggi compiuti con riempimento delle vetture oltre ogni limite di accettabilità; su 150 sarebbero solo una cinquantina le vetture circolanti mentre un sempre più elevato numero di treni viene soppresso per impossibilità di effettuare il servizio; su alcuni tratti del percorso, a causa di passaggi a livello non segnalati, si sono di recente verificati incidenti gravi con automobilisti;
disservizi simili anche sulle linee Sepsa, sia su gomma sia su ferro, come la ferrovia Cumana, e la ferrovia Circumflegrea, anch'esse attraversate da tagli alle corse, da linee saltate, da condizioni di viaggio ai limiti della decenza, e da gravi incidenti, che mettono a rischio l'incolumità dei passeggeri;
una drastica riduzione di corse interessa anche la Metrocampania Nordest; una stazione di periferia delle Ferrovie, inoltre, strategica per molta parte dell'area nord, come quella di Ponte Riccio, a Giugliano, è sostanzialmente smantellata con la cancellazione della maggior parte delle corse;
il citato piano regionale prevede la cancellazione di oltre il 25-30 per cento dei viaggi, pari a circa 40.000 corse in meno sia per chi viaggia in Circumvesuviana che in Cumana;
i disagi sono gravissimi e toccano soprattutto pendolari: studenti, lavoratori; da considerare anche il danno notevole al turismo culturale verso Pompei, Ercolano, verso i Campi flegrei;
il trasporto pubblico locale è competenza regionale per cui spetta alla regione Campania, nello specifico, elaborare soluzioni adeguate alla drammatica situazione, ma è evidente che senza una collaborazione istituzionale, a tutti i livelli, i disagi si andranno inevitabilmente a scaricare sui cittadini e sull'utenza;
l'assessore regionale ai trasporti della regione Campania, Sergio Vetrella, ha denunciato, con una intervista pubblicata sull'edizione napoletana del quotidiano la Repubblica in data 10 ottobre 2012, che sono a rischio «dodicimila lavoratori»;
pochi giorni fa sono stati, finalmente, designati dal Ministero dell'economia e delle finanze, i commissari ad acta, non ancora nominati, che dovranno occuparsi del piano di risanamento delle imprese dei trasporti, in particolare di Eav (Ente autonomo Volturno); la loro designazione è arrivata con un inspiegabile ritardo di 4 mesi; l'arrivo dei commissari dovrebbe sbloccare alcuni fondi che dovrebbero consentire il risanamento delle aziende ma la preoccupazione tra utenti e lavoratori è alta; il timore è che risanare le aziende significhi ulteriori tagli alle corse, alla qualità del servizio, ai posti di lavoro –:
se il Governo sia a conoscenza della situazione di cui in premessa e se non ritenga di intervenire, per quanto di sua competenza, su quanto sopra esposto, al fine di far fronte alla situazione di vera e propria emergenza in cui versa il settore del trasporto pubblico locale campano, contribuendo alla costruzione di soluzioni funzionali ed eque, per migliorare la qualità del servizio e salvaguardare i posti di lavoro. (4-18418)
REGUZZONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
quali siano i motivi del ritardo nella presentazione ed attuazione del piano nazionale degli aeroporti e della conseguente riorganizzazione dei voli tra Malpensa, Linate e Fiumicino;
se e quali provvedimenti siano in corso di adozione in merito alla rimodulazione suddetta e se tali provvedimenti siano già stati sottoposti ad un vaglio preventivo dell'Unione europea. (4-18427)
INTERNO
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
il 14 novembre 1979 Abu Anzeh Saleh, esponente in Italia del Fronte Popolare per la liberazione della Palestina (Fplp), veniva tratto in arresto su mandato della procura della Repubblica di Chieti spiccato nell'ambito della nota inchiesta sui lanciamissili sovietici sequestrati a Ortona. Il 25 gennaio 1980, il predetto Saleh veniva condannato a sette anni di reclusione per detenzione e trasporto illegittimo di armi da guerra. Il 14 agosto 1981, pendente il giudizio di secondo grado presso la corte d'appello dell'Aquila, Saleh veniva scarcerato e sottoposto alla misura cautelare dell'obbligo di dimora con presentazione periodica presso la questura di Bologna, città ove l'imputato risiedeva;
in data 10 settembre 1981, il giudice istruttore presso il tribunale di Bologna, dottor Aldo Gentile, inviava un'istanza alla corte d'appello dell'Aquila finalizzata a ottenere un provvedimento di esonero dall'obbligo di dimora a Bologna e di presentazione periodica presso la relativa questura in favore di Saleh, al fine di consentire a quest'ultimo di recarsi a Roma nel periodo compreso tra il 15 e il 21 settembre 1981. Il consigliere istruttore aggiunto Gentile motivava la richiesta specificando che il viaggio di Saleh a Roma sarebbe stato necessario ai fini dell'inchiesta sulla strage alla stazione di Bologna;
in data 11 settembre 1981, la corte d'appello dell'Aquila, preso atto delle motivazioni indicate dal consigliere istruttore aggiunto Gentile, autorizzava il viaggio a Roma di Saleh, esonerandolo dall'obbligo di dimora a Bologna e di presentazione alla relativa questura, per il periodo compreso tra il 15 e il 21 settembre 1981;
riguardo tali vicende, veniva formulata l'interpellanza urgente 2-01674 presentata il 25 settembre 2012, al fine di conoscere quali specifiche attività istruttorie sulla strage di Bologna sarebbero avvenute attraverso il predetto viaggio di Saleh a Roma;
in risposta a tale interpellanza urgente, in data 4 ottobre 2012 il Sottosegretario delegato nell'occasione a rispondere in sostituzione del rappresentante del Governo competente ha dichiarato che dagli atti consultati presso il tribunale di Bologna risulta effettivamente che il consigliere istruttore aggiunto Gentile chiese e ottenne dalla corte d'appello dell'Aquila l'autorizzazione al viaggio a Roma di Saleh, per esigenze concernenti l'inchiesta sulla strage del 2 agosto 1980;
purtuttavia, il Sottosegretario ha dichiarato che presso ogni sede istituzionale consultata – il tribunale di Bologna, le autorità giudiziarie di Roma, Chieti e L'Aquila, il dipartimento delle informazioni per la sicurezza e il Ministero dell'interno – dipartimento di pubblica sicurezza – non risulta alcun documento idoneo a spiegare quale specifica attività d'inchiesta sulla strage di Bologna sarebbe avvenuta attraverso tale viaggio a Roma del precitato Saleh;
il Sottosegretario ha dichiarato altresì che il viaggio di Saleh a Roma sarebbe stato autorizzato per il mese di novembre 1981 e non per il settembre precedente, come invece si legge sia nell'istanza dell'ufficio istruzione presso il tribunale di Bologna sia nel provvedimento autorizzato della corte d'appello dell'Aquila;
a fronte dei suddetti gravissimi vuoti informativi, si ritiene di fondamentale importanza conoscere l'esatta scansione temporale del viaggio di Saleh da Bologna a Roma, per ragioni inerenti all'inchiesta sulla strage del 2 agosto 1980 –:
se risultino agli atti tutte le date in cui il predetto cittadino giordano risulti aver effettivamente assolto l'obbligo di presentazione presso la questura di Bologna – posto dalla corte d'appello dell'Aquila nell'ambito del noto processo per il sequestro dei missili ad Ortona – relativamente all'intero periodo compreso tra il 15 agosto 1981 e il 31 dicembre 1981.
(2-01731) «Buonfiglio, Raisi, Brugger».
Interrogazioni a risposta in Commissione:
LOVELLI e VELO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
gli ausiliari della viabilità sono operatori addetti al controllo ed al mantenimento delle condizioni di sicurezza sulle autostrade italiane, i cui compiti specifici sono stati individuati attraverso un protocollo d'intesa stipulato in data 23 marzo 1998 tra il dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno e AISCAT, Associazione italiana società concessionarie autostrade e trafori;
gli ausiliari della viabilità sono specialisti formati ed addestrati per individuare tutti i potenziali pericoli per la circolazione e per risolverli o segnalarli adeguatamente ai veicoli in transito sui tratti autostradali. Ad essi compete l'attività di pattugliamento al fine di garantire una tempistica d'intervento pressoché immediata limitando le situazioni di rischio per gli utenti delle autostrade;
le modalità di espletamento delle loro mansioni sono disciplinate direttamente dalle società concessionarie da cui dipendono, le quali possono decidere di impiegarli in maniera flessibile in relazione alle mutevoli necessità della rete autostradale;
nonostante tale premessa, le funzioni degli ausiliari alla viabilità, come indicato nel predetto protocollo d'intesa siglato tra Ministero dell'interno e AISCAT, devono essere funzionali a «dare una fattiva soluzione alle problematiche connesse alla necessità di una più penetrante presenza sulle autostrade per fare fronte alle crescenti esigenze di sicurezza della circolazione»;
la società concessionaria Autostrade per l'Italia, tuttavia, ha recentemente presentato alle OO.SS. un progetto di revisione delle mansioni e di riorganizzazione delle attività degli ausiliari alla viabilità, secondo cui, l'Adv sarà sottratto dall'attività di pattugliamento ed impiegato principalmente in attività manutentive programmate (come ad esempio spargimento di sale antighiaccio, manutenzione aree verdi, tinteggiatura edifici e altro). In particolare, secondo il progetto presentato da Autostrade per l'Italia, l'ausiliario impegnato in attività manutentiva programmata che verrà chiamato ad intervenire in una turbativa (rimozione di ostacolo, incidente, e altro) dovrà interrompere l'attività manutentiva in corso, e quindi intervenire su quanto segnalato. Inoltre, per alcune tratte autostradali, Autostrade per l'Italia ha deciso, ufficialmente per motivi economici, di procedere ad un ridimensionamento del personale addetto al servizio sicurezza;
secondo le rappresentanze sindacali il piano di riorganizzazione elaborato da Autostrade per l'Italia, comporterà conseguenze negative sulla tempistica ed efficienza d'intervento in caso di situazioni di rischio, con conseguenze gravi per la sicurezza degli utenti autostradali –:
se sia a conoscenza del piano di riorganizzazione elaborato dalla società concessionaria Autostrade per l'Italia riguardante la riorganizzazione della figura dell'ausiliario della viabilità;
se non ritenga necessario che il personale addetto alla viabilità impiegato dalla concessionaria Autostrade per l'Italia, mantenga principalmente funzioni finalizzate alla tutela della sicurezza degli utenti, contribuendo a coadiuvare l'operato della polizia stradale, come tra l'altro stabilito nel già citato protocollo d'intesa risalente al marzo 1998. (5-08389)
CODURELLI e BRAGA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il nuclei sommozzatori del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, istituiti con il decreto ministeriale n. 4067 del 1974, rappresentano uno dei settori specialistici per le emergenze derivanti dal rischio acquatico;
il Corpo nazionale dei vigili del fuoco dispone, infatti, dei nuclei di soccorso subacqueo ed acquatico, presenti sul territorio nazionale con 32 sedi, attive 24 ore su 24, ed oltre 360 operatori in grado di intervenire nelle varie situazioni di pericolo legate all'elemento acqua: dall'incendio a bordo di navi alla presenza di rischi biologici, chimici e nucleari, dalla ricerca di persone in mare, laghi e fiumi all'emergenza alluvionale. Peculiarità dei sommozzatori dei vigili del fuoco è l'immersione anche in luoghi non convenzionali quali acquedotti, pozzi, reti fognarie ed acque nere;
a seguito dei tagli alle risorse del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, si è avviato un processo di razionalizzazione e riconfigurazione dell'intero servizio di soccorso dei sommozzatori;
su segnalazioni pervenute dal territorio, vi sono concrete possibilità di chiusura definitiva di sette nuclei sul territorio nazionale, tra cui quello di Como, finalizzato al miglioramento del servizio e alla realizzazione di un significativo contenimento della spesa;
tenuto conto che la regione Lombardia ha il più alto numero di bacini e specchi d'acqua a livello nazionale, il nucleo di Como, costituito in questo momento da 5 unità e preposto al soccorso tecnico urgente in ambiente acquatico e subacqueo per la tutela e l'incolumità dei cittadini, «coprirebbe» durante il proprio turno di servizio di 12 ore, l'intera regione Lombardia;
si fa rilevare che nel periodo estivo gli interventi di soccorso aumentano in modo esponenziale, e spesso, quando ne- cessario, per rendere più veloce il servizio di soccorso, il personale sommozzatore di Como, si reca sul luogo dell'intervento utilizzando l'elicottero del Corpo nazionale vigili del fuoco con sede a Malpensa;
s'informa che da tempo il nucleo di Como non riceve più risorse per la gestione dei materiali e mezzi, quindi di fatto, il costo del nucleo e del servizio che rende alla popolazione è rappresentato dal solo stipendio del personale;
l'associazione sindacale di categoria per tramite del coordinatore regionale vigili del fuoco CGIL della sede di Milano si sta mobilitando per opporsi con fermezza a tale chiusura;
secondo dichiarazioni dei rappresentanti del Conapo (sindacato autonomo vigili del fuoco) detto piano di chiusura è stato formalmente annunciato sin dal 2010 dal Ministero dell'interno, il quale ha previsto che in Italia dovrà rimanere attivo un solo nucleo sommozzatori per regione, utilizzando il trasporto a mezzo elicottero;
si tratta, a parere dell'interrogante, di decisioni che, pur rispondendo a logiche di razionalizzazione del servizio, non vanno ad incidere sui costi di gestione, che rimangono di fatto invariati se non per quanto riguarda unicamente il personale che si troverà ad affrontare disagi economici e familiari;
appare quindi evidente che la soppressione del nucleo di Como non risponderebbe né al miglioramento del servizio né alla realizzazione di un significativo contenimento della spesa, oltre a penalizzare sensibilmente un'attenta ed efficace attività di controllo e di intervento di un vasto territorio come quello della regione Lombardia –:
se le notizie, esposte in premessa e relative alla prossima cancellazione del nucleo sommozzatori del Corpo nazionale dei vigili del fuoco di Como, corrispondano al vero, e qualora tale soppressione fosse prevista, quali siano stati, nel dettaglio, i parametri ed i criteri utilizzati dal Ministero dell'interno per attuare tale processo di riordino e quale tempistica e quali strumenti normativi verranno utilizzati;
quali iniziative intenda assumere per assicurare alla regione Lombardia, territorio con il più alto numero di bacini e specchi d'acqua a livello nazionale, una continua, efficace ed attenta azione di controllo ed intervento subacqueo ed acquatico. (5-08396)
Interrogazioni a risposta scritta:
COSENZA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
è recente la notizia di un'ampia operazione di polizia che ha portato all'arresto dei capi, tutti provenienti dall'Europa orientale, di una banda che organizzava il racket dell'accattonaggio a Milano;
è sempre più evidente, a Milano come a Roma e in tante città italiane, lo svolgersi di un'attività violenta, illegale e disumana che è sotto gli occhi di tutti;
l'aspetto umanamente più impressionante riguarda il fatto che, con questa operazione, sono stati liberati decine di disabili che a forza, dopo essere arrivati in Italia in condizioni di schiavitù perché «venduti» dalle famiglie di origine agli aguzzini o perché rapiti vivendo in condizioni di povertà e abbandono, venivano inviati nelle strade di Milano a chiedere l'elemosina;
inoltre, l'invalidità è spesso provocata, a indicare disumanità senza limiti, dagli stessi aguzzini per acuire il senso di pietà che si vuole ingenerare nei passanti;
il codice penale, all'articolo 600, punisce, nell'ambito del reato di riduzione in schiavitù, chi costringe altre persone all'accattonaggio con una pena tra otto e vent'anni di reclusione;
inoltre, il codice penale, con una modifica introdotta dalla legge n. 94 del 2009, prevede all'articolo 602-bis, come pena accessoria, la perdita della potestà genitoriale in caso di sfruttamento del proprio figlio per l'accattonaggio;
è invece carente una legislazione che consenta l'allontanamento e il rimpatrio di chi organizza il racket del riciclaggio, il che considerato che si tratta quasi sempre di persone di nazionalità est-europea, sarebbe certo un forte deterrente;
la presenza di questi fenomeni è inaccettabile per un Paese civile e chiama tutti gli italiani, a partire dal Governo e dal Parlamento, a una riflessione profonda –:
quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo in merito a quanto esposto in premessa in termini di prevenzione e repressione del fenomeno nei confronti degli aguzzini che organizzano il racket dell'accattonaggio;
in particolare, in che modo il Governo intenda attivare concretamente le forze dell'ordine per combattere quotidianamente le attività di accattonaggio che si svolgono ogni giorno nelle nostre città con il recupero dei minori;
se il Ministro interrogato intenda operare, per quanto di competenza, anche sul fronte amministrativo, in materia di interventi contro il fenomeno dell'accattonaggio e dello sfruttamento umano, così come in materia di interventi tesi al recupero delle vittime mediante attività di assistenza sociale, psicologica e legale;
se il Governo intenda assumere iniziative in merito al rimpatrio di quanti, di nazionalità straniera, vengano condannati per sfruttamento e maltrattamenti legati al fenomeno dell'accattonaggio;
se il Governo ritenga realizzabile un'iniziativa forte, che certo darebbe merito al ruolo dell'Italia in ambito europeo, per promuovere legislazioni e iniziative comunitarie che combattano il fenomeno dell'accattonaggio nella sua dimensione transnazionale. (4-18411)
GALATI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
nella notte tra sabato 3 novembre e domenica 4 novembre 2012 un ennesimo e tragico naufragio di migranti ha provocato la morte di alcune persone (11 finora quelle accertate) a largo delle coste libiche. Solo il pronto intervento della Guardia costiera italiana ha evitato che il bilancio fosse meno pesante in termini di perdita di vite umane. Circa settanta sono stati inoltre i naufraghi salvati, alcuni dei quali in condizioni di ipotermia;
l'operazione di soccorso era cominciata sabato mattina dopo una segnalazione alla Capitaneria di porto di Palermo, che riferiva di un gommone carico di migranti che stava per affondare. La Guardia costiera italiana ha dato l'allarme alle autorità di Malta e della Libia. I soccorritori hanno visto delle persone in mare e altre aggrappate al barcone che era effettivamente sul punto di affondare. I naufraghi sono stati trasferiti sulla nave della Marina, che ha partecipato ai soccorsi, dove sono state prestate loro le prime cure;
il 3 aprile 2012, il Ministro dell'interno Anna Maria Cancellieri aveva incontrato a Tripoli il suo omologo Fawzi Al-Taher Abdulali, ratificando un accordo bilaterale sull'immigrazione riprendendo quanto precedentemente stipulato dal Governo Berlusconi con il regime libico guidato da Gheddafi. Le due parti si erano proposte di «tenere presente i precedenti accordi» ed era stata espressa «la determinazione della Libia di fondare un nuovo Stato basato sulla democrazia e su principi di diritti umani universalmente riconosciuti». Le fonti a cui si era fatto riferimento erano la «Tripoli Declaration firmata dai ministri dell'attuale Governo Monti ed Al Kiib» a gennaio, ma anche la «Convenzione contro la criminalità organizzata transazionale» del 2000 e i relativi «Protocolli aggiuntivi contro il traffico di migranti e la tratta di esseri umani», siglati con il regime del Colonnello, da precedenti governi italiani;
il primo punto dell'accordo era dedicato alla formazione. Il Viminale si era fatto carico dell'addestramento degli agenti libici, relativamente al ruolo di controllo di polizia di frontiera, individuazione di documenti falsi o la guida di motovedette;
il secondo punto era relativo poi ai centri di accoglienza libici, più volte oggetto di accuse gravissime da parte delle organizzazioni umanitarie;
infine il tema spinoso del monitoraggio dei confini. La Libia si era impegnata a «rafforzare le proprie frontiere marittime e terrestri», l'Italia a fornire «mezzi tecnici» e «attrezzature». In previsione è stato messo a punto anche il progetto Sah-Med, concepito per controllare il confine meridionale anche con l'utilizzo di radar e satelliti. L'accordo con Gheddafi prevedeva che l'Italia si accollasse la metà dei costi, e che l'altra metà fosse sostenuta dall'Unione europea;
le due parti avevano concordato quindi di «adoperarsi alla programmazione di attività in mare negli ambiti di rispettiva competenza nonché in acque internazionali, secondo quanto previsto dagli accordi bilaterali in materia e in conformità al diritto marittimo internazionale». Inoltre, «per le attività di contrasto all'immigrazione illegale e durante la permanenza degli immigrati illegali nei centri di accoglienza» confermavano «l'impegno al rispetto dei diritti dell'uomo, tutelati dagli Accordi e dalle Convenzioni internazionali vigenti»;
il recente dramma, dunque, che ha colpito queste persone provenienti dalle coste libiche fa emergere criticità relativamente al buon esito di tali accordi, soprattutto dal versante libico il cui impegno per rafforzare le proprie frontiere marittime e terrestri è ben lontano dall'essere operativo;
alla luce di questi ultimi terribili risvolti, appare chiara l'assenza della Libia nella fase di monitoraggio dei propri confini –:
quali siano le azioni che il Ministro interrogato intenda promuovere per garantire il rispetto dei patti ed evitare il ripetersi di ulteriori tragedie del mare;
a che punto sia il progetto Sah-Med, per controllare il confine meridionale anche con l'utilizzo di radar e satelliti.
(4-18422)
BARBATO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
le motivazioni contenute nella relazione ministeriale, che hanno portato allo scioglimento del consiglio comunale di Pagani, sono incentrate principalmente su appalti, affidamenti, assunzioni illegali, prodotti dalla politica paganese e supportata dai vertici dell'apparato amministrativo dell'ente;
il locale «Centro Commerciale Pegaso» vede autorizzazioni rilasciate in spregio al piano regolatore e alla normativa vigente;
il parcheggio del «Centro Commerciale Pegaso» ha ricevuto un'autorizzazione non conforme alle norme del PRG, presentando gravi criticità sulla stima della valutazione economica, (giudicata di gran lunga inferiore al suo reale valore) nel momento in cui si è alienato questo bene da parte del comune di Pagani;
l'appropriazione di un cespite comunale («La Casa Colonica Fondo Criscuolo»), con l'assenso degli amministratori pubblici, da parte di personaggi equivoci;
la «Multiservice», società partecipata del Comune, che gestiva il verde pubblico, parcheggi comunali, raccolta e smaltimento dei rifiuti, in modo «illegittimo e illegale» creando un meccanismo viziato pur di «favorire elementi considerati pericolosi per la società (D'Auria Petrosino) ed altri»;
tutto questo per garantire ad alcuni enormi guadagni ed effettuare assunzioni interessate, fatte senza rispetto di alcuna regola, per sistemare amici e parenti dei politici, gonfiando all'inverosimile gli organici e i relativi costi a discapito della collettività;
dopo mesi di gestione commissariale, per quanto risulta all'interrogante, non si registra alcuna azione finalizzata al ripristino della legalità;
il «Centro Commerciale Pegaso» continua ad ampliarsi;
i servizi pubblici comunali, parcheggi, verde pubblico, servizi cimiteriali, attualmente risulterebbero affidati ancora a Multiservice, mentre la gestione del ciclo integrato dei rifiuti risulterebbe affidata al Consorzio di Bacino 1, con costi apparentemente più che raddoppiati circa 8 milioni di euro a fronte dei quasi 4 milioni iniziali; il tutto continuerebbe ad essere gestito dalla «Multiservice» e con gli stessi personaggi (vedasi Consiglio di amministrazione) dell'amministrazione Gambino –:
di quali notizie disponga il Ministro in merito ai fatti esposti e se non ritenga di sostituire i reggenti commissari prefettizi e imporre in nome di giustizia e legalità una linea ferma e decisa connotata dall'adozione di provvedimenti volti a ridare fiducia alle istituzioni da parte della popolazione onesta ancora mortificati.
(4-18451)
ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA
Interrogazione a risposta in Commissione:
BORGHESI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
nella legislazione universitaria italiana i dottorati di ricerca sono stati istituiti con l'articolo 8 della legge 21 febbraio 1980, n. 28 e successivamente ridisciplinati dall'articolo 4 della legge 3 luglio 1998, n. 210, quale da ultimo modificato dall'articolo 19, primo e secondo comma, della legge 30 dicembre 2010, n. 240, cosiddetta riforma Gelmini per l'università;
nel caso di dipendenti in servizio presso amministrazioni pubbliche ammessi a corsi di dottorato di ricerca, l'articolo 2, della legge 13 agosto 1984, n. 476, come da ultimo modificato dall'articolo 19, terzo comma, della legge n. 240 del 2010, nonché dall'articolo 5, primo comma, lettera a), del decreto legislativo 18 luglio 2011, n. 119, prevede che sono collocati «a domanda, compatibilmente con le esigenze dell'amministrazione, in congedo straordinario per motivi di studio senza assegni per il periodo di durata del corso» ed usufruiscono della borsa di studio ove ricorrano le condizioni richieste;
nella legislazione universitaria italiana gli assegni di ricerca sono stati istituiti dall'articolo 51, sesto comma, della legge 27 dicembre 1997, n. 449 e da ultimo ridisciplinati in forza dell'articolo 22 della legge n. 240 del 2010;
nel caso di dipendenti in servizio presso amministrazioni pubbliche chiamati a svolgere assegni di ricerca, l'articolo 22, terzo comma, della legge n. 240 del 2010 conferma quanto precedentemente previsto dall'articolo 51, sesto comma, della legge n. 449 del 1997, per cui l'assegno di ricerca «comporta il collocamento in aspettativa senza assegni» del dipendente medesimo;
lo svolgimento di attività di ricerca post-dottorale all'estero nella forma di appositi assegni retribuiti, nel quadro della mobilità internazionale dei ricercatori, costituisce requisito imprescindibile al fine del percorso formativo abilitante alla ricerca scientifica e configura altresì risparmio di spesa per il bilancio universitario italiano;
risultano sempre frequenti i casi di laureati e di dottori di ricerca, dipendenti in servizio presso amministrazioni pubbliche, che sono rispettivamente assegnatari di dottorati di ricerca e di assegni per lo svolgimento di attività di ricerca presso atenei stranieri;
sulla scorta di quanto sopra: l'aspettativa senza assegni per i pubblici dipendenti dottorandi di ricerca all'estero è stata riconosciuta da alcune circolari interpretative del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca (circolare del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca – Direzione generale per il personale scolastico del 22 febbraio 2011, n. 15 e circolare del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca – Ufficio legislativo del 28 aprile 2009, n. 1623, ambedue in forza di parere dell'Avvocatura Generale dello Stato del 2 marzo 2005, n. 30098) nonché da una serie di atti consultivi adottati dal Consiglio universitario nazionale con pareri del 16 settembre 2004, n. 105 e del 7 gennaio 2004, n. 1525;
al contrario, non risulta intervenuta alcuna specifica interpretazione ministeriale circa il riconoscimento dell'aspettativa senza assegni anche a favore dei pubblici dipendenti assegnisti di ricerca presso università straniere –:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati;
se e quali iniziative intenda assumere al fine di garantire chiarezza in merito al pieno riconoscimento del congedo di cui possono usufruire i pubblici dipendenti titolari di assegni di ricerca presso università straniere, al pari di quanto avviene presso gli atenei italiani, attraverso l'adozione di apposita circolare esplicativa che assicuri l'interpretazione normativa affinché l'aspettativa per assegno di ricerca sia riconosciuta negli stessi termini di quanto già previsto nel caso dell'omologa aspettativa per dottorato di ricerca, anche con specifico riferimento ad assegni di ricerca conferiti da università estere. (5-08398)
Interrogazioni a risposta scritta:
ROSSA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
nelle linee guida per le attività di educazione fisica, motoria e sportiva nelle scuole secondarie di primo e secondo grado si afferma che «allo sport scolastico viene affidato il compito di sviluppare una nuova cultura sportiva nonché di contribuire ad aumentare il senso civico degli studenti, migliorare l'aggregazione, l'integrazione e la socializzazione, e, non da ultimo, ridurre le distanze che ancora esistono tra lo sport maschile e lo sport femminile, dal momento che lo sport è uno degli strumenti più efficaci per aiutare i giovani ad affrontare situazioni che ne favoriscano la crescita psicologica, emotiva, sociale»;
l'attività fisica e motoria extrascolastica svolge un ruolo fondamentale nell'educazione dello studente;
le direttive impartite in questi anni dal Ministero rappresentano un chiaro riconoscimento sia del ruolo che dei valori positivi che attraverso le attività di avviamento alla pratica sportiva in orario extrascolastico si sono realizzati all'interno delle scuole;
una recente ricerca pubblicata il 3 ottobre 2012 dall'ISTAT «La scuola e le attività educative 2011», ha evidenziato quali sono gli spazi, oltre alla classe, più utilizzati e frequentati nella scuola italiana;
da questa indagine è emerso con estrema chiarezza che per quel che riguarda gli ambienti/attrezzature scolastiche più utilizzate dagli studenti, al primo posto, nei vari ordini e gradi, si colloca la palestra con una media del 79,2 per cento alla quale si somma un 3,1 per cento di studenti che utilizzano anche la piscina;
nello specifico, l'indagine ISTAT ha evidenziato che nella scuola secondaria di primo grado utilizza la palestra l'86,6 per cento degli studenti, pari a 1.446.321 degli iscritti, più un 2,9 per cento che fa uso della piscina pari a 48.433 iscritti, per un totale parziale di 1.494.754 alunni;
Dall'indagine è emerso inoltre che nella secondaria di primo grado, quale somma dei due ambienti (palestra e piscina) in alcune aree geografiche si raggiungono picchi, dell'ordine del 95 per cento)
nella scuola secondaria di secondo grado ad utilizzare la palestra sono il 79,2 per cento degli studenti, pari a 2.018.678 degli iscritti, più un 3,1 per cento che fa uso della piscina pari a 79.013 iscritti, per un totale parziale di 2.097.691 alunni;
in termini assoluti, su un totale di 4.218.953 studenti, presenti nella secondaria di primo e di secondo grado, gli interventi riguardanti l'area motoria e sportiva e non i soli giochi sportivi studenteschi, ha visto coinvolti ben 3.592.445 alunni;
altro dato messo in luce dalla ricerca «La scuola e le attività educative 2011» è l'aumento di oltre dieci punti percentuali nell'arco di un decennio per quel che attiene l'uso della palestra scolastica, decennio nel quale si è passati dal 68,6 per cento d'uso dell'anno 1998 al 79,2 per cento del 2011;
l'articolo 86 del contratto nazionale di lavoro della scuola autorizza i docenti di scienze motorie ad effettuare un massimo di sei ore settimanali per l'organizzazione delle attività sportive extrascolastiche;
ogni anno alla fine di luglio il Ministero interrogato inviava la circolare per l'organizzazione di tali attività;
quest'anno non è stata ancora emanata la circolare ministeriale;
non si hanno informazioni circa il fondo di istituto per l'anno scolastico 2012/2013;
la quota finanziaria prevista nei bilanci del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per le attività sportive extrascolastiche è di 60 milioni di euro;
nel 2010 sono state ridotti i finanziamenti, portando ad un massimo di tre mila euro lordi le disponibilità per ogni docente, dimezzando le attività sportive degli studenti;
tra gli effetti della sospensione delle attività professionali non obbligatorie vi è fra gli altri, il blocco della seconda parte delle finali nazionali dei Giochi Sportivi Studenteschi, previsti per fine novembre 2012 –:
quali azioni intenda intraprendere perché nel più breve termine sia garantita nelle scuole la regolare ripresa delle attività di avviamento alla pratica sportiva in orario extrascolastico. (4-18419)
REGUZZONI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il retinoblastoma (Rb) è il più comune tumore intraoculare dell'infanzia, con una frequenza di circa un caso ogni 15.000-20.000 nati vivi/anno. Il registro italiano del retinoblastoma (RIR) ha stimato che in Italia sono diagnosticati circa 60-70 nuovi casi/anno. Il tumore può svilupparsi in un solo occhio o in entrambi gli occhi e può essere originariamente sia unifocale sia multifocale. Circa il 70 per cento dei casi è monolaterale con età media alla diagnosi di 24 mesi, mentre circa il 30 per cento si presenta in forma bilaterale con età media alla diagnosi di 15 mesi. Il sospetto diagnostico di retinoblastoma può essere posto già nella vita intrauterina, nei primissimi giorni di vita, anche in bambini prematuri e, molto raramente, anche negli adulti. La leucocoria o riflesso bianco fosforescente o «a occhio di gatto» è il riflesso biancastro nella pupilla provocato nel retinoblastoma dalla crescita di una più o meno voluminosa massa tumorale che si sviluppa nella retina in corrispondenza della zona papillo-maculare. Lo strabismo è dovuto allo sviluppo del tumore in corrispondenza della macula, con conseguente perdita della visione centrale: è il secondo segno più frequente ed è stato riscontrato nel 23,1 per cento dei bilaterali e nel 20,4 per cento di quelli monolaterali reclutati nel RIR;
se diagnosticato precocemente e adeguatamente trattato, oggi un bambino con retinoblastoma ha circa il 95 per cento di probabilità di guarire. Infatti, grazie a combinazioni più efficaci di chemioterapici e a trattamenti focali (chemiotermoterapia, termoterapia transpupillare, laserterapia e/o crioterapia), è possibile risparmiare un consistente numero di occhi, anche in forme avanzate, che un tempo erano sottoposte a enucleazione, con evidente miglioramento anche della qualità di vita. Per le peculiari caratteristiche della neoplasia retinica è assolutamente indispensabile che il suo trattamento sia eseguito solo in centri di oculistica con lunga e provata esperienza nella diagnosi e nella terapia focale. Attualmente molte ricerche stanno testando l'efficacia sia di nuovi farmaci antitumorali, sia di nuove modalità locoregionali di somministrazione dei chemioterapici e sia di trattamenti fotodinamici. Le ricerche più promettenti sono tuttavia nell'ambito della genetica. A oggi sono conosciute oltre 400 diverse mutazioni del gene oncosoppressore Rb1/p105. L'inattivazione di questo gene comporta lo sviluppo del retinoblastoma. Sta diventando sempre più evidente, però, che le alterazioni genetiche di Rb1/p105 non costituiscono l'unica causa di retinoblastoma, e che anche altre alterazioni a carico di altri geni possono concorrere alla formazione del tumore. Dunque di notevole interesse sono le ricerche che mirano a identificare altri geni la cui modificazione può contribuire all'insorgenza del retinoblastoma –:
se e quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
a) promuovere una migliore conoscenza della patologia in argomento che permetta di aumentare l'efficacia della diagnosi precoce, sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
b) sviluppare la ricerca in questo settore;
quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese o nel mondo, quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti e l'impegno del settore pubblico italiano al riguardo. (4-18431)
REGUZZONI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. — Per sapere – premesso che:
la CFS (chronic fatigue syndrome) o encefalomielite mialgica è una patologia multifattoriale grave e invalidante che riduce almeno al 50 per cento la precedente attività occupazionale, sia lavorativa sia di studio, di chi ne viene colpito. Colpisce prevalentemente in giovane età e predilige il sesso femminile, si conoscono alcuni casi pediatrici e sembra assente in età avanzata;
i sintomi principali della CFS sono: stanchezza persistente che non si allevia con il riposo e perdura da almeno 6 mesi e riduce le attività quotidiane almeno del 50 per cento; stato similinfluenzale e febbricciola persistente; faringite; cefalea; disturbi digestivi; perdita di memoria a breve e difficoltà di concentrazione; linfonodi ingrossati e dolenti; disturbi del sonno; ipersensibilità a luci e suoni; stanchezza postesercizio fisico minimo che non si risolve con il riposo;
va esclusa qualsiasi altra causa di stanchezza e la diagnosi avviene per esclusione. A tutt'oggi non si conosce la causa della CFS, ma la maggior parte del mondo scientifico la ritiene una malattia postinfettiva con alterazioni sul sistema immunitario. La CFS può durare molti anni, pochi ne guariscono e la maggior parte di chi ne è affetto segue un decorso di ricadute e remissioni. Non esiste al momento una terapia risolutiva, ma solo palliativa atta ad alleviare i sintomi peggiori –:
se e quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
a) promuovere una migliore conoscenza della patologia in argomento che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
b) sostenere le famiglie anche attraverso centri di ascolto e assistenza;
c) sostenere la banca biologica costituita grazie al materiale biologico donato da alcuni malati sul quale si sta attualmente facendo ricerca presso il laboratorio di immunogenetica dell'università di Pavia;
d) sviluppare la ricerca in questo settore;
quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese, quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti e l'impegno del settore pubblico al riguardo;
se esista un coordinamento che ha portato o porterà all'individuazione di uno o più centri di eccellenza per la cura della patologia in argomento;
se esista un coordinamento tra i vari soggetti istituzionali (Ministeri, regioni, IRCCS, centri di ricerca, università e altri) nel campo della ricerca scientifica e clinica per la cura della patologia in argomento. (4-18437)
REGUZZONI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
la distonia è una malattia caratterizzata da contrazioni involontarie di uno o più gruppi muscolari, che costringono alcune parti del corpo ad assumere posture o a compiere movimenti anormali e spesso dolorosi. In ordine di prevalenza è il terzo tra i disturbi del movimento più diffusi, dopo la malattia di Parkinson e i tremori. Colpisce circa 20.000 persone in Italia e, in molti casi, ha carattere ereditario. La distonia non è infettiva né contagiosa. La sua origine è tuttora poco conosciuta. La causa più probabile di questo disturbo consiste in una alterazione della corretta comunicazione tra i gangli della base e la corteccia cerebrale della zona encefalica. La distonia può essere classificata in base a tre criteri: eziologia (cioè in base alla causa da cui dipende, per cui si parla di distonia primaria, secondaria eccetera); distribuzione (cioè in base alle parti del corpo interessate dal disturbo motorio, per cui si parla di distonia focale, segmentale, multifocale, generalizzata ed emidistonia); età (cioè in base al momento di esordio: infanzia, adolescenza, età adulta). Le distonie focali colpiscono una sola parte del corpo e hanno denominazioni particolari, quali blefarospasmo (muscoli localizzati intorno agli occhi), torcicollo spasmodico (muscoli del collo), crampi professionali (muscoli degli arti), disfonia spasmodica (corde vocali) e altro. Le distonie della persona adulta costituiscono un gruppo clinicamente eterogeneo di disturbi del movimento destinati a divenire sempre più frequenti con il progressivo invecchiamento della popolazione. Tra le opzioni terapeutiche più importanti e significative, si ricordano la terapia con tossina botulinica, la terapia farmacologica (farmaci che interferiscono con i neurotrasmettitori del sistema nervoso centrale) e la chirurgia (raccomandata nei casi più gravi e in quelli nei quali gli altri tipi di trattamento non raggiungono risultati soddisfacenti) –:
se e quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
a) promuovere una migliore conoscenza della patologia in argomento che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
b) sviluppare la ricerca in questo settore;
quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese, quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti e l'impegno del settore pubblico al riguardo. (4-18445)
RONDINI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il corso di laurea in odontoiatria e protesi dentaria è stato istituito con decreto del Presidente della Repubblica 28 febbraio 1980, n. 135;
nel decreto istitutivo è previsto che per la determinazione del numero e delle modalità d'accesso degli studenti si deve tenere conto delle strutture disponibili (cliniche e didattiche);
il contingente nazionale di posti fissati dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca è di circa 800 annui;
la cifra media di tasse nelle varie sedi universitarie statali per gli studenti non supera i 2.000,00 euro all'anno, fatta eccezione per l'università Cattolica del Sacro Cuore che essendo privata ha una retta annua che varia da 4.200,00 euro (studenti in corso con reddito netto equivalente fino a 24.000,00 euro) a da 8.750,00 euro (studenti in corso con reddito netto equivalente oltre 80.000,00 euro) a fronte di strutture consolidate al policlinico Agostino Gemelli di Roma e con 17 docenti universitari di ruolo in materie specialistiche odontoiatriche (15 docenti MED/28, 1 docente MED/29 ed 1 docente MED/50) a fronte di 23 posti l'anno;
il corso di laurea magistrale in odontoiatria e protesi dentaria presso l'università Vita-Salute San Raffaele di Milano – ateneo non statale – è stato istituito solo lo scorso anno con numero 35 posti;
l'università Vita-Salute San Raffaele di Milano offre anche il corso di laurea in igiene dentale con numero 25 posti all'anno;
la retta annua è pari a 30.000.00 euro per corso di laurea magistrale in odontoiatria e protesi dentaria ed a 4.800,00 euro per il corso di laurea in igiene dentale;
complessivamente nell'anno accademico 2012-2013 l'università Vita-Salute San Raffaele di Milano incasserà:
CLMOPD (Corso di laurea in odontoiatria e protesi dentaria):
2o anno di corso n. 35 x 30.000,00 = 1.050.000,00);
1o anno di corso n. 40 x 30.000,00 = 1.200.000,00 euro;
totale 2.250.000,00 euro.
CLID (Corso di laurea in igiene dentale):
3 anni di corso n. 25 x 4.800,00 x 3 = 360.000,00 euro;
Totale 2.600.000,00 euro;
quando il CLMOPD andrà a regime al 6 anno di corso, incasserà 7.560.000,00 euro all'anno (CLMOPD 7.200.000,00 + 360.000,00);
l'università Vita-Salute San Raffaele di Milano possiede per i due corsi di laurea solo un numero di due docenti odontoiatriche e la società San Raffaele Dental Clinic srl, di cui il professor Enrico Gherlone è direttore generale e che avrebbe dovuto costruire le strutture cliniche per i suddetti corsi di laurea, è stata messa in liquidazione dopo le note vicende nello scorso giugno –:
con quali criteri il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca abbia assegnato all'Università San Raffaele di Milano nell'anno accademico 2012-2013 numero 40 posti al 2 anno di attivazione del corso di laurea magistrale in odontoiatria protesi dentaria e se i ministri interrogati non ritengano opportuno revocare i posti assegnati. (4-18447)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro della difesa, per sapere – premesso che:
dal 1937, appartenenti all'Arma dei carabinieri sono inseriti presso gli ispettorati del lavoro, grazie al regio decreto-legge 13 maggio, n. 804, articolo 2, con cui venivano assegnati militari dell'Arma per i servizi di vigilanza per l'applicazione delle leggi sul lavoro;
la funzione del comando carabinieri per la tutela del lavoro è riconducibile all'esigenza di contrastare in modo efficace fenomeni di rilevante allarme sociale;
il comando carabinieri per la tutela del lavoro è una struttura composta da personale ad alto livello di professionalità ed efficienza operativa, istituita per poter esercitare la vigilanza sull'applicazione delle leggi in materia di lavoro e di previdenza sociale nelle aziende industriali, commerciali, negli uffici, nell'agricoltura ed, in genere, ovunque è previsto un lavoro salariato o stipendiato;
la summenzionata struttura svolge una insostituibile funzione agendo d'iniziativa, ma anche a supporto dell'attività operativa degli altri reparti dell'Arma, svolgendo compiti prevalentemente diretti ad accertare violazioni in materia giuslavoristica e legislazione sociale;
al personale del comando carabinieri per la tutela del lavoro, nell'esercizio delle proprie funzioni, vengono attribuiti «i poteri ispettivi e di vigilanza» necessari all'espletamento di tutti i compiti di controllo e verifica affidati al Ministero del lavoro e delle politiche sociali dalle normative vigenti in materia di lavoro, su tutto il territorio nazionale e finanche all'estero (ad esempio vigilanza sugli enti di patronato);
nella regione Sicilia, gli uffici periferici del lavoro dipendono dalla Regione siciliana;
con propria nota, il dirigente generale del dipartimento regionale del lavoro ha disposto di interrompere, a decorrere dal primo ottobre, ogni attività svolta dal personale dell'Arma alle dipendenze funzionali degli ispettorati provinciali e regionale del lavoro, da cui possano discendere oneri di natura economico-finanziaria per la Regione siciliana;
tale provvedimento è motivato dalla mancanza delle risorse necessarie a garantire la funzionalità e l'operatività dei nuclei dei carabinieri e del comando gruppo carabinieri tutela del lavoro;
è noto all'interrogante che comunque tali nuclei siano sottodimensionati –:
se sia a conoscenza di quanto esposto;
se il Governo non ritenga, considerata l'importanza delle funzioni svolte dal comando carabinieri per la tutela del lavoro, specie in un territorio come la Sicilia, pesantemente segnato da irregolarità in materia giuslavoristica e legislazione sociale, di assumere iniziative urgenti atte a ripristinare la piena funzionalità e l'operatività dei nuclei dei carabinieri e del comando gruppo carabinieri tutela del lavoro nella regione Sicilia;
se non ritenga di assumere iniziative che, pur nel rispetto delle specificità costituzionalmente assegnate alla Regione siciliana, consentano di assicurare attività di vigilanza uguali su tutto il territorio nazionale.
(2-01730) «Berretta».
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
XII Commissione:
BURTONE e MIOTTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
nel Supplemento ordinario n. 297 alla Gazzetta Ufficiale del 22 dicembre 2011 – serie generale – è stato pubblicato il decreto del Ministero dell'economia e delle finanze 1o dicembre 2011, recante la ripartizione in capitoli delle unità di voto parlamentare relative al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2012 e per il triennio 2012-2014;
in particolare, nella tabella n. 4, relativa allo stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, lo stanziamento previsto per l'anno 2012 sul capitolo 4337-t inerente le «spese connesse allo svolgimento di tutte le funzioni e le attività già svolte dal soppresso ISPESL, incluse quelle relative alle risorse umane e strumentali» – è pari a euro 22.337.494;
tale importo presenta, pertanto, una diminuzione, rispetto allo stanziamento riportato nel bilancio di assestamento 2011 (euro 57.900.501), del 61,42 per cento;
al riguardo, si fa presente, in via preliminare, che gli stanziamenti previsti per lo svolgimento di funzioni di ricerca per l'anno 2012, non presentano in alcun caso, rispetto al 2011 variazioni di segno negativo, in applicazione dell'articolo 10 del decreto-legge n. 98 del 2011, convertito dalla legge n. 111 del 2011, il cui primo comma, come noto, esclude «preselettivamente» dalle previste riduzioni le risorse destinate alla ricerca;
le attività di ricerca in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, già svolte dal soppresso ISPESL, costituirebbero dunque l'unico caso in cui i relativi stanziamenti sono stati drasticamente ridotti rispetto all'esercizio precedente, con evidenti dubbi di legittimità circa il pieno rispetto delle citate disposizioni normative. Tali valutazioni, di ordine meramente giuridico, prescindono, peraltro, da considerazioni in merito alle implicazioni, politico/sociali che un simile segnale è destinato a originare;
l'inadeguatezza delle correnti appostazioni finanziarie si appalesa nella sua gravità avuto riguardo ai soli costi per il personale a tempo indeterminato dell'ex ISPESL, che, per l'anno 2011, sono pari a euro 55.180.820,06, come risulta dai bilancio di previsione approvato dai Ministeri vigilanti;
per contro, il decreto-legge n. 138 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 148 del 2011, dispone (cfr, articolo 1, comma 3, lettera b)) che al personale degli enti di ricerca non si applica la riduzione degli organici, pari al 10 per cento della spesa complessiva;
il monte salari complessivo per il personale in forza – evidentemente incomprimibile – è dunque sensibilmente superiore all'importo attualmente stanziato sul capitolo 4337;
occorre, inoltre, rammentare che l'Istituto, unitamente ai maggiori enti previdenziali (ora riuniti nel solo INPS), è già impegnato, ai sensi della Legge n. 183 del 2011, nel conseguimento dell'obiettivo di risparmio per spese di funzionamento di complessivi 60.000.000 di euro per l'anno 2012, a cui, pertanto, la riduzione de qua si andrebbe drammaticamente ad aggiungere;
né si è potuto plausibilmente ritenere – sforzandosi di rinvenire la ratio dell'intervento – che l'istituto, agendo flessibilmente sulle proprie poste di bilancio, sostenga i costi delle funzioni in precedenza svolte dall'ISPESL con le entrate derivanti dall'esercizio dell'attività assicurativa;
tale evenienza risulterebbe, infatti, incoerente con il modello di gestione assicurativa disegnato dal testo unico n. 1124 del 1965, secondo cui le imprese soggette allo specifico obbligo finanziano, tramite il versamento dei premi, i servizi resi alle aziende e agli assicurati;
oltre ai già richiamati profili di elevata criticità, si rappresenta altresì che, qualora confermata, la riduzione operata sul capitolo 4337 comporterà inevitabilmente una significativa contrazione delle attività di ricerca in materia di prevenzione, con conseguente pregiudizio all'effettivo decollo del polo salute e sicurezza, istituito con il citato decreto-legge n. 78 del 2010;
detta contrazione riverbererà i suoi effetti anche con riferimento all'efficace partecipazione dell'istituto a progetti di ricerca da realizzarsi in collaborazione con altri autorevoli organismi;
entrambi i fattori menzionati si prestano a determinare, peraltro, conseguenze estremamente negative sul mantenimento degli attuali livelli occupazionali dei titolari di rapporto di lavoro flessibile;
è necessario salvaguardare il processo di consolidamento del polo salute e sicurezza, che ha costituito una delle più positive e attese innovazioni nel contesto organizzativo-strutturale del sistema pubblico –:
se vi sia la volontà di considerare tali politiche anche con modalità che consentano all'Istituto di poter assolvere compiutamente a tutte le funzioni e ai compiti, principalmente di ricerca, del soppresso ISPESL. (5-08406)
LAURA MOLTENI e FORCOLIN. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
l'attuale difficile situazione economica, congiuntamente alle recenti disposizioni governative, specificatamente l'introduzione dell'IMU anche sulle prime abitazioni e il taglio al fondo sperimentale di riequilibro, costringono oggi giorno i comuni italiani a grandi sacrifici per riuscire ad elaborare il bilancio di previsione per l'esercizio 2012;
l'applicazione del regime di tesoreria unica, così come disposto dal decreto-legge n. 1 del 2012, costringerà altresì gli enti locali a versare le proprie risorse presso le casse della tesoreria unica statale e costringendo così gli enti locali a rinunciare ai benefici derivanti dal precedente regime di tesoreria mista, laddove i comuni avranno una minore entrata derivante dalla riduzione degli interessi applicata dalla Banca d'Italia rispetto ai diversi istituti di credito presso i quali gli enti detenevano le proprie risorse;
la sentenza del TAR del Veneto del 3 febbraio 2012, n. 132, ha stabilito come debba essere annullato il regolamento approvato con deliberazione del consiglio comunale di Verona n. 8 del 10 marzo 2005, e modificato con deliberazione del consiglio n. 18 del 22 febbraio 2007, limitatamente alla parte in cui, relativamente ai soggetti ultrasessantacinquenni la cui non autosufficienza fisica o psichica sia stata accertata dalle aziende unità sanitarie locali, non tiene conto della situazione economica del solo assistito, come invece previsto dalla norma, di cui all'articolo 3, comma 2-ter, del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 109, nel testo risultante dalle modifiche apportate dall'articolo 3, comma 4, del decreto legislativo 3 maggio 2000, n. 130;
il regolamento stesso, impugnato dai figli di una signora che, dopo essere stata ricoverata presso una casa di riposo (IPAB) data la sua comprovata invalidità e il bisogno di assistenza continuativa e dopo che, contestualmente al ricovero, i figli stessi hanno sottoscritto un impegno al pagamento delle rette per la differenza tra la pensione di reversibilità del marito di cui è titolare la signora e la retta mensile stessa, stabilisce come al pagamento delle rette è tenuta la persona inserita nella struttura con tutto il proprio patrimonio, ed eventualmente, in caso di insufficienza delle risorse personali disponibili, i parenti tenuti agli alimenti ai sensi dell'articolo 433 del codice civile e che solo laddove si ravvisino condizioni di impossibilità a provvedere da parte del contesto familiare, può ammettersi l'intervento suppletivo del comune;
l'articolo 2 della Costituzione esprime il principio della solidarietà sociale che prevede il dovere inderogabile di solidarietà ed i diritti inviolabili di ogni singolo individuo considerandoli lati inscindibili del carattere di reciprocità insito in ogni legame solidaristico, allorché quest'ultimo implica «il concorso di tutti per assicurare i diritti di ciascuno», in base al quale viene previsto come ogni cittadino debba concorrere ad assicurare i diritti di ciascuno, compatibilmente alle proprie possibilità, anche economiche, e a maggior ragione qualora familiari;
con la sentenza del tribunale verrebbe rivisto il principio costituzionale di solidarietà obbligando i comuni a sostenere le spese delle rette di degenza di un paziente curato presso una struttura IPAB indipendentemente dalla propria capacità contributiva e costringendo gli stessi, in fattispecie simili a quelle descritte nelle premesse, a dover intervenire con proprie risorse aggiuntive al mantenimento delle rette di persone presso IPAB, generando pertanto un ulteriore costo a carico degli enti locali e costringendo gli enti stessi a sopportare un grave peso economico, a danno dello svolgimento di altri servizi essenziali svolti nell'interesse della collettività –:
se non ritenga opportuno assumere iniziative normative alla luce della vicenda sopra descritta, considerando le conseguenze che la sentenza del TAR ha per gli enti locali. (5-08407)
BOCCIARDO e BARANI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
la regione Calabria, con appositi decreti, ha provveduto da tempo trasferire al comune di Cosenza e agli altri comuni di residenza delle strutture che ospitano i minori in provincia di Cosenza le annualità 2010/2011 e il secondo acconto 2012;
alcuni comuni, pur avendone la disponibilità, hanno a tutt'oggi omesso di erogare alle strutture loro spettanti per il soggiorno dei minori ed i relativi servizi cui sono preposte;
tale comportamento rappresenta un grave rischio per l'attuazione dei diritti al mantenimento, all'istruzione e all'educazione dei minori in Calabria, atteso che, stante l'assenza di fondi, le case famiglia non sono più nelle condizioni di garantire ai minori soggiornanti i servizi cui sono preposte;
tale situazione è stata segnalata dal garante dell'infanzia della regione Calabria;
più in generale recenti fatti di cronaca evidenziano situazioni di comportamenti illegittimi sia amministrativi sia finanziari, con grave danno agli ospiti, di varie case famiglia sparse su tutto il territorio nazionale –:
se non sia necessario promuovere un'azione capillare di monitoraggio delle case famiglia distribuite sul territorio nazionale con particolare riferimento alla Calabria, al fine della tutela dei diritti dei minori. (5-08408)
Interrogazione a risposta in Commissione:
GATTI, MATTESINI, CODURELLI, RAMPI, BELLANOVA, SANTAGATA, MADIA, GNECCHI e DAMIANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
l'interrogante nel corso degli ultimi 3 anni ha più volte sollecitato il Governo a fornire i dati a sua disposizione relativamente alla situazione delle donne costrette alle dimissioni a seguito della maternità, per evidenziare il fenomeno delle cosiddette «dimissioni in bianco»;
il 31 marzo 2010 il Sottosegretario Pasquale Viespoli rispondeva all'interrogazione n. 5-02473, rendendo noto il numero delle dimissioni per maternità presentate nel corso dell'anno 2009, che risultava ammontare a 17676 unità; il rappresentante del Governo dichiarava, inoltre, che l'attività di vigilanza degli ispettori del lavoro aveva fatto registrare nel corso del medesimo anno, un significativo aumento del controllo delle violazioni amministrative in ordine alla tutela economica (+67 per cento rispetto all'anno 2008) e delle ipotesi di reato in ordine alla tutela fiscale (+155 per cento rispetto al 2008) delle lavoratrici madri;
il 18 ottobre 2011 l'allora Sottosegretario Luca Belletti, interveniva presso la Commissione lavoro della Camera per rispondere all'interrogazione n. 5-05199, con la quale si chiedevano i dati relativi all'anno 2010; l'esponente governativo dichiarava che nell'anno 2010 i provvedimenti di convalida di dimissioni erano stati 19017, aggiungendo, tra le altre cose, che le violazioni amministrative accertate in ordine alla tutela economica delle lavoratrici madri erano state 1280, a fronte delle 406 rilevate nel 2009, con un incremento percentuale pari al 215 per cento), mentre le infrazioni riguardanti la tutela fisica ammontavano a 973, con un incremento del 45 per cento rispetto all'anno 2009, nel quale erano state 661;
il 17 gennaio 2012 il Sottosegretario Martone ha dato risposta all'interrogazione n. 5-05624, fornendo i dati, relativi agli anni 2009-2010, suddivisi per regioni e per settore produttivo;
si ritiene necessario conoscere i dati riguardanti l'anno 2011 al fine di valutare se il fenomeno delle dimissioni di donne lavoratrici a seguito della maternità nel corso dell'ultimo anno sia in aumento o abbia, invece, segnato una contrazione –:
quali siano i dati in possesso del Ministro interrogato riguardo al numero delle donne dimessesi «volontariamente» a distanza di un anno dalla maternità, nel corso del 2011, sia in termini assoluti che attraverso la distinzione per fasce di età, anzianità di servizio, settore produttivo e motivazione delle dimissioni;
nell'anno 2011, quali siano i dati a disposizione del Ministro, in termini assoluti e percentuali e suddivisi per regioni, riguardanti le violazioni amministrative in ordine alla tutela economica e le infrazioni della tutela fisica delle lavoratrici madri. (5-08402)
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E SEMPLIFICAZIONE
Interrogazioni a risposta scritta:
PIONATI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
la legge n. 150 del 2000, al fine di ammodernare e rendere «casa di vetro» la pubblica amministrazione, prevede che ogni organo dello Stato si doti di un ufficio stampa composto da iscritti all'ordine dei giornalisti inseriti nel relativo elenco dei pubblicisti o dei professionisti;
i siti web, come le altre forme di comunicazione pubblica elencate nel testo della suddetta legge, dovranno coniugare: «la comunicazione esterna rivolta ai cittadini, alle collettività e ad altri enti ogni modalità tecnica ed organizzativa» al fine di «illustrare e favorire la conoscenza delle disposizioni normative... le attività delle istituzioni e il loro funzionamento; favorire l'accesso ai servizi pubblici, promuovendone la conoscenza... l'immagine delle amministrazioni... conferendo conoscenza e visibilità ad eventi d'importanza locale»;
in virtù di tale legge, l'aggiornamento di tali siti istituzionali che contengono le informazioni rivolte ai cittadini deve essere gestito da un apposito ufficio stampa costituito presso gli uffici delle pubbliche amministrazioni. A tal fine, ai sensi della succitata normativa, le pubbliche amministrazioni devono procedere alla istituzione della specifica figura del «comunicatore»;
tale norma, titolata appunto «Disciplina delle attività di informazione e di comunicazione delle pubbliche amministrazioni», al comma 4 del primo articolo cita per la prima volta anche l'uso degli «strumenti telematici»;
ad opinione dell'interrogante tale legge va applicata in particolare presso i palazzi di giustizia e presso i comandi delle forze dell'ordine, onde evitare fughe di notizie inerenti a procedimenti processuali o ad attività di indagine per i quali, invece, è necessaria una puntuale e minuziosa attività di comunicazione trattata da personale in possesso dei requisiti indicati dalla succitata legge;
le forze dell'ordine e il Corpo dei vigili del fuoco hanno maturato la necessità di relazionarsi con gli organi di informazione e a tutt'oggi i relativi comandi non hanno provveduto a dotarsi di un ufficio stampa in ossequio alla succitata normativa;
la comunicazione è attualmente affidata a personale non titolato secondo i dettami della legge –:
se i Ministri non ritengano, nell'ambito delle proprie competenze, di verificare se i tribunali del Paese e le forze dell'ordine abbiano provveduto ai sensi della legge n. 150 del 2000 all'istituzione dell'ufficio stampa verificare, inoltre, se tali dettami normativi siano stati applicati per la creazione e l'utilizzo dei siti web dei tribunali e delle forze dell'ordine del Paese; nel caso non fossero state rispettate tali disposizioni di legge, se non si ritenga di dover assumere ogni iniziativa di competenza, inclusa l'emanazione di una circolare, per istituire presso i tribunali e i comandi delle forze dell'ordine, a decorrenza immediata, l'ufficio stampa e, qualora non fossero presenti in organico le figure professionali in possesso dei titoli stabiliti dalla legge, per indire le procedure idonee all'individuazione dei professionisti richiesti. (4-18414)
MANCUSO, BARANI, GIRLANDA, CROLLA, CICCIOLI e BOCCIARDO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. — Per sapere – premesso che:
il decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, ha stabilito l'obbligo, per le società di capitali, per le società di persone e per i professionisti iscritti in albi o elenchi e le pubbliche amministrazioni, di dotarsi di una casella di posta elettronica certificata (PEC);
l'obbligo per la pubblica amministrazione riguarda tutte le amministrazioni dello Stato, compresi gli istituti e scuole di ogni ordine e grado e le istituzioni educative, le aziende ed amministrazioni dello Stato ad ordinamento autonomo, le regioni, le province, i comuni, le comunità montane e loro consorzi e associazioni, le istituzioni universitarie, gli Istituti autonomi case popolari, le Camere di Commercio e loro associazioni, gli enti pubblici non economici nazionali, regionali e locali, le amministrazioni, le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale e le agenzie di cui al decreto legislativo n. 300 del 1999 (Agenzia delle entrate, delle dogane, del territorio, e altro);
l'articolo 34 della legge n. 69 del 2009 prescrive l'obbligo per tutte le amministrazioni dotate di un proprio sito web di pubblicare, entro il 30 giugno 2009, nella pagina iniziale l'indirizzo di posta elettronica certificata a cui il cittadino possa rivolgersi e di pubblicare, entro il 31 dicembre 2009, il registro dei processi automatizzati per consentire al cittadino di monitorare a distanza l’iter della propria pratica;
la riforma «Brunetta» della pubblica amministrazione (decreto legislativo n. 150 del 2009) prevede che il mancato assolvimento degli obblighi relativi alla PEC influisca negativamente ai fini della valutazione della performance individuale e organizzativa dell'ente;
in una nota del 2010 l'associazione cittadini di internet ha comunicato i risultati di una rilevazione sul rispetto della legge n. 69 del 2009 sugli obblighi relativi alla posta elettronica certificata da parte degli enti pubblici;
secondo quanto pubblicato dall'associazione, nel 2010 nessun Ministero risultava in regola con gli obblighi relativi alla PEC;
la mancata disponibilità di almeno una casella PEC per ciascun registro di protocollo (secondo quanto riportato nella circolare n. 1 del dipartimento per le tecnologie (DIT), riferita all'articolo 1, comma 2, decreto legislativo n. 165 del 2001) configura l'inosservanza di disposizioni di legge e una fattispecie di uso improprio di denaro pubblico, pertanto suscettibile di sanzioni;
l'articolo 6 del codice dell'amministrazione digitale, approvato a febbraio 2010, impone a tutte le pubbliche amministrazioni centrali l'utilizzo della PEC per ogni scambio di documenti e informazioni con i soggetti interessati che ne fanno richiesta e che hanno preventivamente dichiarato il proprio indirizzo;
ciò vale anche per le amministrazioni regionali e locali;
a oggi, quasi la totalità delle imprese e dei professionisti hanno attivato una casella PEC;
molto spesso gli uffici della pubblica amministrazione non utilizzano questo strumento, e non considerano valide o certe le comunicazioni provenienti dai privati cittadini via PEC;
un caso per tutti: l'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, a quanto consta agli interroganti, non accetta dichiarazioni sostitutive di atti notorie inviate via PEC, ma solo ed esclusivamente via fax;
secondo una ricerca ANORC (Associazione che rappresenta gli operatori del settore della conservazione digitale dei dati), nonostante l'elevata presenza della PEC nelle amministrazioni pubbliche, per i cittadini è ancora difficile servirsene per gestire le proprie comunicazioni con gli enti di interesse;
nonostante, infatti, la pubblicazione degli indirizzi PEC sia superiore al 90 per cento dei casi analizzati, il livello di fruibilità della PEC dei ministeri non supera il 15 per cento, a fronte del 55 per cento delle regioni e del 93 per cento di province e comuni capoluogo;
secondo Assocertificatori (l'Associazione di fornitori di caselle PEC), pur essendo in costante aumento il numero delle aziende digitalizzate, l'utilizzo della PEC non cresce in maniera proporzionale;
questo a causa del fatto che la pubblica amministrazione, sia a livello centrale che periferico, si è dotata di una mail certificata senza però trasferire la comunicazione e l'erogazione dei servizi dallo sportello alla rete;
per questo motivo le imprese si sono dotate di una casella PEC di tipo standard, senza prestazioni aggiuntive, con l'unico scopo di risultare in regola a livello legale e si limitano ad utilizzarla, quando possibile, come sostituiva della raccomandata A/R e non come veicolo di servizi a valore aggiunto per utenti privati e business;
nel 2011 il movimento «Radicali Italiani» e l'Associazione «Agorà Digitale», unitamente ad alcuni cittadini, affermando la propria volontà di ricorrere all'uso delle tecnologie info-telematiche ed in attuazione del decreto legislativo 20 dicembre 2009, n. 198, in tema di efficienza della pubblica amministrazione (cosiddette Class Action), invitavano la regione Basilicata a pubblicare sulle pagine del proprio sito web l'indirizzo di Posta Elettronica Certificata in adempimento a quanto previsto dall'articolo 54, comma 2-ter, del decreto legislativo 82 del 2005 (codice dell'amministrazione digitale);
gli stessi soggetti invitavano altresì la regione ad adottare tutti gli atti amministrativi necessari a garantire l'effettiva possibilità per gli utenti di comunicare con la regione medesima attraverso la PEC. Infatti, fino ad allora, la Regione Basilicata non aveva adempiuto all'obbligo di pubblicazione del proprio indirizzo PEC sul sito web istituzionale;
successivamente, a causa del silenzio e dell'inattività della pubblica amministrazione rispetto alle richieste riportate nell'invito precedentemente inviato, gli istanti provvedevano ad instaurare una class action innanzi al T.A.R. per la Basilicata previa notifica di un ricorso per l'efficienza delle amministrazioni in virtù di quanto disposto dal decreto legislativo n. 198 del 2009;
il giudizio si è concluso con la decisione n. 478 del 2011 con la quale il T.A.R. ha condannato la regione Basilicata ordinandole di porre in essere gli adempimenti necessari ad adempiere agli obblighi di pubblicazione del proprio indirizzo PEC e a rendere effettivo il diritto degli utenti di comunicare tramite tale mezzo informatico, condannando la pubblica amministrazione – non costituitasi in giudizio – anche alle rifusione delle spese legali –:
se il Governo intenda eseguire un'indagine per verificare quanti enti pubblici siano effettivamente in regola con gli obblighi previsti dal decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, sulla PEC e la utilizzino in modo efficace ed efficiente. (4-18421)
SALUTE
Interrogazione a risposta in Commissione:
FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
il quotidiano on line Affari italiani ha pubblicato nella sua edizione del 4 novembre 2012 un servizio di Fabio Frabetti, intitolato «Sla, Daniela non ce l'ha fatta. La storia»;
protagonista della penosa e dolorosa storia raccontata dal giornalista è una donna di Pergine Valdarno, ammalata di sclerosi laterale amiotrofica;
secondo il racconto del marito, il signor Salvo, Daniela si è ammalata sei anni fa, una sla di tipo bulbare, e in conseguenza a ciò ha dovuto fare la tracheotomia, e ha avuto bisogno di supporti artificiali per mangiare e respirare; per alimentarsi, racconta il marito, «ha dovuto mettere un tubettino dentro lo stomaco, dalla gola non riusciva più a mangiare. Con delle siringhe abbiamo iniziato a dargli da bere mentre il cibo viene somministrato con una polpa peristaltica»;
fino a tre anni fa Daniela riusciva a muovere le palpebre e attraverso un sofisticatissimo computer riusciva ad usare gli occhi come un mouse; poteva così scrivere e leggere email, collegarsi su Facebook, dialogare con amici, medici e pazienti nelle sue stesse condizioni. Attraverso un particolare alfabeto riusciva comunque a comunicare con i suoi familiari. Poi la malattia ha continuato a degenerare, impedendo qualsiasi attività, anche il movimento degli occhi;
le condizioni di Daniela sono peggiorate al punto che in due soli giorni è deceduta; e qui si è consumata una vicenda su cui gli interroganti intendono richiamare l'attenzione. Come racconta il marito nella sua pagina su Facebook, e ripresa da Affari italiani, «...stasera, io la mia famiglia ed alcuni amici che sono venuti a trovare la Dany, abbiamo assistito ad una cosa inaudita. Il medico che ha certificato la morte si è rifiutato di staccare il ventilatore, adducendo scuse puerili e vergognose «Il ventilatore lo spegne il personale delle pompe funebri» ha detto;
«La cosa», scrive sempre il signor Salvo, «non finirà qui, è mia ferma intenzione di denunciare l'accaduto alla Usl. Non è bastato l'inferno che ha dovuto subire durante i sette anni della malattia. Da morta questa dottoressa ipocrita ha avuto nei confronti della Dany un comportamento che un animale non avrebbe avuto –:
se quanto sopra esposto ed evidenziato corrisponde a verità;
in particolare se sia vero quanto viene attribuito al medico che si sarebbe rifiutato di staccare il «ventilatore»;
se la motivazione per un simile e incredibile comportamento da parte del medico sia stata la non meno incredibile affermazione che «Il ventilatore lo spegne il personale delle pompe funebri»;
quali iniziative, di loro competenza, intendano promuovere, sollecitare, adottare in ordine a quanto sopra esposto, anche valutando la possibilità di una segnalazione della condotta all'ordine dei medici. (5-08399)
Interrogazioni a risposta scritta:
MISEROTTI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
la compagnia di un animale domestico può risultare un prezioso strumento per alleviare una situazione di solitudine o di carenza negli affetti;
gli animali da compagnia hanno un ruolo sociale all'interno dei nuclei familiari, sempre più sconquassati da una crisi economica che non sta dando tregua soprattutto a chi è abituato da sempre a fare sacrifici;
ogni proprietario di un cane o di un gatto ha già scelto di rinunciare a qualcosa per sé per poter affrontare spese veterinarie in favore del proprio animale;
queste spese sono pesanti in particolare per chi vive in condizioni economiche precarie come ad esempio gli anziani che possono contare per il loro sostentamento su pensioni il cui importo è al limite della sopravvivenza;
prendersi cura di un animale domestico vuol dire anche occuparsi della prevenzione dalle malattie alle quali essi sono soggetti (scabbia, infestazione da pulci, pidocchi, leishmaniosi, filariosi) e che possono essere trasmesse anche all'uomo;
la prevenzione di determinate patologie avviene solo grazie all'acquisto di medicine (ad esempio quelle per curare la filariosi) o con strumenti di prevenzione antiparassitaria (collare, spray, spot on) anch'essi dal costo elevati o addirittura spropositati rispetto alle entrate economiche di molte famiglie –:
quali iniziative normative, nell'ambito delle proprie competenze e nel rispetto delle prerogative attribuite alle regioni in materia di sanità veterinaria dalla normativa vigente, ritengano opportuno intraprendere al fine di garantire cure gratuite agli animali domestici i cui proprietari per motivi di reddito, risultino già esenti dalle spese del Servizio sanitario nazionale. (4-18415)
REGUZZONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
la sindrome del vomito ciclico è una malattia rara e debilitante dei bambini e di alcuni adulti che provoca un'intensa sofferenza a coloro che ne sono colpiti e alle loro famiglie. Essa è caratterizzata da episodi ricorrenti e prolungati di vomito, nausea, dilatazione estrema delle pupille, pallore spettrale, atonia totale e prostrazione intensa senza alcuna causa apparente;
i sintomi iniziano spesso tra i primi mesi e i sette anni di età e colpiscono l'individuo con attacchi ciclici violentissimi che durano da dodici ore ad alcuni giorni, ricorrendo da diverse volte in un anno a varie volte al mese;
il numero dei conati di vomito durante l'episodio, all'interno del quale il paziente si trova in uno stato definito «coma cosciente», è altissimo e giunge spesso ai 400 conati in soli due giorni. Questo richiede quasi sempre dopo poche ore dal suo inizio l'ospedalizzazione che comunque non ne contiene la violenza;
gli effetti di questa terribile malattia fanno paura sia al bambino sia alla sua famiglia e oltre a limitarne lo sviluppo sociale, possono mettere a rischio la vita per la disidratazione, lo squilibrio elettrolitico e una serie di altri disturbi legati alla natura traumatica dell'evento. Per la sua difficoltà a essere diagnosticata, la sindrome del vomito ciclico è stata per anni ampiamente sottostimata, il risultato di tutto questo è che centinaia di bambini soffrono per una malattia terribilmente deprimente e realmente rischiosa per la loro vita –:
se e quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
a) promuovere una migliore conoscenza della patologia in argomento che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
b) migliorare l'assistenza ai malati e alle loro famiglie;
c) migliorare le capacità di diagnosi. (4-18429)
REGUZZONI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. — Per sapere – premesso che:
la mancanza di vasopressina, un ormone, causa il diabete insipido centrale (DIC), malattia caratterizzata dall'incapacità a concentrare le urine e a trattenere i liquidi nel nostro corpo. In questa condizione, quindi, viene prodotta giornalmente una grande quantità di urina e l'acqua viene bevuta anche durante la notte (otto/dieci litri). Il DIC può essere causato da traumi cerebrali, tumori o da infiammazioni dell'ipofisi, in particolare della parte posteriore di questa ghiandola dove, appunto, viene secreta la vasopressina. A volte la sintomatologia può essere transitoria, come dopo un trauma o dopo un intervento chirurgico all'ipofisi. Il compenso clinico ottenuto con la terapia sostitutiva è assoluto. Attualmente viene impiegata una molecola simile alla vasopressina, la desmopressina (DDAVP). Questo farmaco è disponibile in spray nasale, in caso di necessità in fiale e, da due anni, in compresse. Il DIC non va confuso con il diabete insipido renale, dove la vasopressina viene prodotta normalmente, ma il rene è incapace di rispondere adeguatamente, e con il diabete mellito, dove il metabolismo degli zuccheri è alterato. La resistenza alla vasopressina, invece, è un difetto che colpisce soprattutto i maschi. L'alterazione consiste in un insufficiente riassorbimento di acqua a livello del tubulo prossimale, che in questi pazienti risulta più corto rispetto ai soggetti normali (si ricorda che nelle 24 ore vengono filtrati dai glomeruli circa otto/dieci litri di urina primitiva e che la maggior parte di questa viene riassorbita a livello del tubulo prossimale). Si comprende facilmente come un difetto di riassorbimento, a questo livello, provochi una diuresi molto abbondante. Le urine sono molto diluite. La terapia consiste in una adeguata reintegrazione dell'acqua perduta con le urine (questo è estremamente importante soprattutto nei bambini molto piccoli, per evitare delle pericolose disidratazioni). In alcuni casi, paradossalmente, sono utili i diuretici in quanto, attraverso un'azione complessa, favorirebbero una riduzione dell'acqua libera –:
se esista un coordinamento che ha portato o porterà all'individuazione di uno o più centri di eccellenza per la cura della patologia in argomento;
se esista un coordinamento tra i vari soggetti istituzionali (Ministeri, regioni, IRCCS, centri di ricerca, università e altro) nel campo della ricerca scientifica e clinica per la cura della patologia in argomento;
se e quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
a) promuovere una migliore conoscenza della patologia in argomento che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
b) sviluppare la ricerca in questo settore;
quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese, quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti e l'impegno del settore pubblico al riguardo. (4-18436)
REGUZZONI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
la sindrome di Beckwith-Wiedemann è una condizione genetica da iperaccrescimento con un'incidenza di 1:14.000 nati vivi. Non esistono esami clinici che diano la certezza della sindrome, è necessaria la diagnosi di un genetista basata sulle caratteristiche cliniche presenti. Le principali sono:
1) peso e lunghezza significativamente aumentate alla nascita;
2) ipoglicemia nel periodo neonatale;
3) macroglossia;
4) difetti della parete addominale (onfalocele, ernia e altre);
5) pliche o fossette nelle orecchie;
6) emiipertrofia (iperaccrescimento di una parte del corpo). In associazione a tale sindrome si possono riscontrare patologie quali: ipoglicemia non controllata; elevato rischio di sviluppare tumori addominali, per lo più ai reni e al fegato, e la macroglossia, presente circa nell'80 per cento dei soggetti affetti, che spesso richiede un intervento chirurgico di riduzione affinché la lingua possa essere contenuta nel cavo orale –:
se e quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
a) promuovere una migliore conoscenza della patologia in argomento che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
b) migliorare le possibilità di diagnosi;
quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese o nel mondo, quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti e l'impegno del settore pubblico italiano al riguardo. (4-18443)
SVILUPPO ECONOMICO
Interrogazioni a risposta in Commissione:
BURTONE. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
nella giornata del 5 novembre 2012 si è svolto uno sciopero dei 600 lavoratori dell'indotto della raffineria di Gela;
lo sciopero era stato indetto per protestare contro il mancato rispetto dell'accordo sottoscritto davanti al prefetto in cui era previsto che le imprese per i lavori sulla raffineria attingessero da una lista che andava compilata con le maestranze in cassa integrazione e mobilità;
i sindacati lamentano la mancata stesura della lista e il fatto che alcune aziende vincendo l'appalto non abbiano messo in atto meccanismi trasparenti per assunzione di personale anche delle vecchie ditte;
purtroppo la crisi si fa molto sentire e si è passati da 1200 a 800 dipendenti diretti e 300 addetti in meno nell'indotto;
i 500 milioni di euro di investimento per la raffineria sono impiegati a rilento e i livelli occupazionali destano molte preoccupazioni per una delle realtà più importanti del sistema industriale non solo siciliano ma nazionale –:
se e quali iniziative il Governo intenda adottare per attivare un tavolo di confronto sul polo industriale di Gela e far rispettare gli accordi sottoscritti tra le parti in materia di ricollocazione delle maestranze sotto ammortizzatori sociali.
(5-08394)
BELLANOVA. —Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
l'interrogante il 20 giugno 2012 ha depositato l'atto n. 5-07173 che faceva riferimento alla situazione delicatissima vissuta dai lavoratori ex BAT Italia, ricollocati nell'azienda HDS;
la vicenda dei lavoratori ex BAT Italia del sito di Lecce è, purtroppo, oramai nota. Come evidenziato nella risposta del Sottosegretario Claudio De Vincenti del 12 settembre 2012 al sopra citato atto parlamentare, a seguito della decisione della multinazionale di chiudere il sito, delocalizzando la produzione si è dato avvio al cosiddetto «processo di riconversione», tenendo conto che «il personale dello stabilimento di Lecce, compresi i lavoratori dell'indotto, ammontava a 388 unità. Di questi, 149 sono stati assunti dalla Società Iacobucci, 70 dalla Società Korus, 22 da HDS e 25 sono stati, invece, occupati nei servizi gestiti in comune dalle due aziende: vigilanza, mensa eccetera. L'assunzione del personale è avvenuta in tre fasi, 74 persone sono state assunte nel 2011, 135 nel gennaio 2012 e 57 il 1o marzo 2012. Quaranta (40) lavoratori avendone i requisiti, sono stati collocati in pensione e 78 hanno scelto l'esodo incentivato»;
per ciò che riguarda i lavoratori di HDS va detto che, purtroppo, attualmente queste persone sono state licenziate e collocate in regime di mobilità. Ciò a seguito di quella che si potrebbe definire una vera e propria odissea che è stata più volte riportata sulla stampa, segnalata dalla stessa interrogante e dalle organizzazioni sindacali agli organi competenti;
HDS nel corso di ciò che avrebbe dovuto segnare una effettiva ricollocazione dei lavoratori ha presentato ben tre piani industriali: «il primo parlava di turismo e di servizi per conto delle altre società che devono riconvertire la ex BAT; il secondo parlava di flaconcini per il sapone da produrre e da destinare alle strutture alberghiere del territorio; il terzo, parla invece di pulizia e smaltimento pannelli fotovoltaici». Il 1o gennaio 2012, a seguito del secondo fallimento del piano industriale HDS ha poi avviato un nuovo ramo d'azienda, l'HDS Green Energy, controllata al 100 per cento da HDS S.p.A., con il quale, evidentemente, si pensava di risolvere il problema del ricollocamento dei lavoratori operanti precedentemente nella BAT Italia;
diversi organi di stampa hanno riportato nel corso di questi mesi la notizia che «allo start up ci ha pensato in buona parte BAT Italia, garantendo ad HDS risorse [...] e a chiedere all'azienda amministrata da Alessandro Paoletti dove fosse andato a finire il “milione di euro” ricevuto da BAT furono proprio i lavoratori nel bollente tavolo alla Provincia del 17 febbraio 2012»;
il mese successivo, nel corso di un confronto presso la provincia di Lecce, l'azienda HDS comunicava di aver acquisito un nuovo ventaglio di partner, tanto che alla pagina 19, del terzo piano industriale, si legge: «Commesse acquisite: Beghelli S.p.A., GSF Capital e Espe». Ed accanto al cliente Espe sono anche indicate «le collocazioni dei lotti, nonché la data di inizio dei lavori»;
sulla stampa il 19 giugno 2012, però si leggeva che «la società Espe, capofila del network Espe Group, precisa di non avere mai avuto rapporti contrattuali, né commesse aperte con HDS Green Energy e pertanto di non aver mai revocato alcuna commessa». Successivamente anche il gruppo Beghelli ha asserito di non aver mai firmato alcun contratto, mai avuto commesse con HDS Green Energy;
va detto che nel testo dell'accordo ministeriale del 2 dicembre 2010, siglato presso il Ministero dello sviluppo economico, a pagina 8 – terzo capoverso si legge che: «entro il 31 dicembre 2011 saranno avviate le ricollocazioni del personale presso i nuovi soggetti imprenditoriali individuato da BATI»;
ed inoltre, a pagina 9 dello stesso accordo si legge che «BATI richiederà alle ditte interessate ed in particolare alla Società HDS l'assunzione a tempo pieno»;
l'interrogante ha più volte sottolineato che aver consentito ad una multinazionale che produceva corposi utili di chiudere il sito e delocalizzare la produzione all'estero ha rappresentato, purtroppo, un precedente negativo poiché ha veicolato il messaggio che in tempi di crisi, dinanzi ad imprenditori della piccola e media impresa che si sforzano di superare momenti difficili, non abbandonando il territorio ed i lavoratori, si è di fatto consentita una fuga creando una enorme penalizzazione economico-occupazionale –:
se il Ministro interrogato non ritenga doveroso acclarare quanto emerso sugli organi di stampa, ovvero se HDS o le altre aziende coinvolte nel cosiddetto piano di ricollocazione abbiano beneficiato di risorse da parte di BAT Italia per ricollocare le circa 400 unità che erano in forza presso il sito leccese, prima della decisione della multinazionale di chiudere e delocalizzare la produzione all'estero;
se il Ministro interrogato non ritenga necessario acclarare se l'azienda HDS abbia beneficiato di risorse da parte di BAT Italia per la ricollocazione del personale, peraltro, stante quanto sopra premesso, mai avvenuta e se non ritenga doveroso farsi parte attiva affinché le stesse siano impiegate in un'altra realtà imprenditoriale che possa effettivamente rappresentare una opportunità occupazionale per quelle 22 famiglie salentine che da ben due anni, dopo le scelte di BAT Italia, si trovano a vivere un momento difficilissimo della loro esistenza;
se il Ministro interrogato non ritenga doveroso acclarare per quali motivazioni una multinazionale come BATI, andata via dal territorio italiano con la finalità di produrre maggiori utili, abbia di fatto, come si evince ampiamente in premessa, male utilizzato risorse a favore di aziende che avrebbero dovuto ricollocare i circa 400 lavoratori del sito leccese e che invece non hanno ottemperato ad alcun ricollocamento. (5-08400)
Interrogazioni a risposta scritta:
GIANNI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
da notizie che provengono dalla regione siciliana, La società Tema Rete Italia, creata da Terna Holding nel mesi di aprile 2012, a cui fa capo anche l'area territoriale siciliana, sarebbe interessata a un riassetto societario;
la società Terna gestisce la linea di alta tensione in Sicilia e, nel mese di luglio 2012, aveva sottoscritto, con la regione Sicilia, un importante accordo sulla «fascia di fattibilità» del nuovo elettrodotto a 380 chilowatt Chiaramonte Gulfi – Cimmina, tra le province di Ragusa, Catania, Enna, Caltanissetta, Agrigento e Palermo, a dimostrazione della reciproca collaborazione e dell'intensificazione dei rapporti tra le parti in causa;
con tale accordo si era raggiunto un ulteriore sigillo sulla strada dello sviluppo sostenibile della rete elettrica in Sicilia, che ha caratterizzato il rapporto tra Terna e regione Sicilia nel corso degli ultimi anni;
complessivamente Terna ha programmato in Sicilia, nei prossimi anni, investimenti per 650 milioni di euro, finalizzati ad ammodernare e potenziare la rete elettrica dell'isola in un'ottica di sostenibilità migliorando il servizio elettrico per le imprese e le famiglie;
nel riassetto previsto sarebbe previsto un accorpamento di linee e stazioni nonché l'accentramento delle attività gestionali e tecniche;
ciò comporterebbe, in termini occupazionali e di sviluppo, gravi danni alla regione Sicilia che si vedrebbe privata dell'ennesimo insediamento produttivo in una situazione che diventa di giorno in giorno sempre più drammatica –:
se corrispondano al vero le notizie di cui in premessa e cosa si intenda fare, nel caso, per evitare che venga compiuta questa ennesima beffa nei confronti della Sicilia e dei siciliani e affinché sia evitato qualsiasi trasferimento o chiusura degli uffici e delle competenze di «Terna Sicilia». (4-18417)
STRIZZOLO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
la cartiera Romanello in comune di Campoformido (provincia di Udine) è da tempo in crisi con le maestranze, circa 250 dipendenti, in cassa integrazione speciale dal mese di giugno;
tale realtà produttiva ha una rilevanza economico-sociale per l'intero territorio dell’hinterland udinese e la sua possibile chiusura avrebbe un impatto pesantemente negativo su di una realtà occupazionale già compromessa da altre aziende in difficoltà;
sono in atto delle iniziative, promosse dalle istituzioni locali e dalle rappresentanze sindacali, per ricercare una soluzione che possa aprire delle prospettive per il futuro produttivo-occupazionale dell'azienda in alternativa al prospettato concordato che sarebbe l'anticamera della chiusura dello stabilimento;
la cartiera Romanello rappresenta una fabbrica storica e virtuosa per il riciclo della carta la cui attività, oltre a ricadute positive da punto di vista occupazionale, rappresenta un volano per altre attività indotte e, pertanto, ogni sforzo per salvarne l'esistenza è meritevole di sostegno e appoggio da parte di tutte le istituzioni;
in questi giorni si sono riscontrate nuove attenzioni al problema, anche con l'intervento delle organizzazioni sindacali, della regione, del comune di Campoformido e della provincia di Udine, per evitare lo smembramento dell'azienda e la sostanziale dismissione degli impianti –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione di crisi della cartiera Romanello di Campoformido (Udine) e dei suoi circa 250 dipendenti che rischiano seriamente il posto di lavoro;
quali iniziative intendano assumere per salvare questa importante realtà produttiva e occupazionale friulana, anche attraverso la ricerca e il sostegno a possibili nuovi imprenditori interessati a subentrare nella attuale compagine societaria. (4-18438)
PALAGIANO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
la situazione del trasporto pubblico locale della penisola sorrentina è divenuta insostenibile; da oltre un anno, infatti, cittadini e turisti, sottostanno al malfunzionamento dei treni della Circumvesuviana che interessa oltre 2 milioni e 300 mila utenti, ai continui scioperi – l'ultimo, il 28 e 29 ottobre 2012 ha praticamente paralizzato gran parte della regione – e, da ultimo, alla messa in liquidazione della EAV Bus Srl, azienda regionale campana di trasporto su gomma;
la EAV Bus Srl, che opera in Campania da maggio 2008, è un'azienda che, per numero di addetti e mezzi disponibili, si posiziona al secondo posto in Campania per chilometri in concessione e fra le prime 15 aziende di trasporto pubblico locale su gomma in Italia;
la EAV Bus Srl è nata proprio con lo scopo del potenziamento del servizio di trasporto pubblico locale su gomma di una vasta area della Campania, ma è tuttavia evidente che non è riuscita a raggiungere tale scopo:
il 29 marzo 2012, con un comunicato stampa, l'EAV Bus Srl, avvisava la clientela che, per sopraggiunti problemi tecnico-organizzativi, non avrebbe potuto garantire il normale svolgimento del servizio;
il 28 settembre, attraverso un nuovo comunicato, l'azienda si scusava con la clientela per eventuali disagi e comunicava di adoperarsi per il ripristino della regolarità dei servizi. Nonostante questo impegno, nelle settimane successive si sono verificati continui disservizi, interruzioni e disagi per gli utenti;
il 21 ottobre la EAV Bus Srl è stata messa in liquidazione; da notizie di stampa si apprende che sull'azienda grava un passivo di circa 39 milioni di euro e che sono stati nominati due commissari liquidatori: l'avvocato Paolo Como, già amministratore unico della holding, e il dottor Roberto Pepe, amministratore uscente;
a partire dal 22 ottobre, come annunciato da EAV Bus Srl sul proprio sito web, sarebbero dovuti entrare in vigore nuovi orari per tutte le linee aziendali, tranne quelle di Ischia e Procida. Tuttavia, proprio a partire da quel giorno, il servizio è stato nuovamente interrotto;
dai primi giorni di novembre 2012 i dipendenti della EAV Bus Srl occupano i tetti dell'Ente Autonomo Volturno – holding dei trasporti della regione Campania che controlla, oltre all'azienda di autobus, anche la Circumvesuviana, la Sepsa e la Metro Campania nord-est, anch'esse in gravissime difficoltà – poiché molti mezzi, a causa della scarsità di risorse economiche, restano nei depositi perché non sottoposti a manutenzione o riforniti di carburante, e il personale, che non riesce a garantire il servizio ai cittadini, non viene retribuito da mesi;
l'allarme arriva anche dalla stessa regione Campania, che annuncia di non avere più risorse a disposizione neanche per gestire i problemi ordinari del trasporto regionale, di essere in debito anche nei confronti di Trenitalia e che se la situazione resterà tale saranno a rischio 14 mila dipendenti;
per risanare la situazione del trasporto pubblico campano, sempre secondo quanto dichiarato dai vertici regionali campani, occorrerebbero almeno 2 miliardi di euro, altrimenti «è il blocco del sistema e quindi dei lavoratori che viaggiano e dunque di tutta l'economia: bisogna intervenire al più presto»;
in questa grave situazione di disagio a pagare il prezzo più alto, sono spesso i cittadini che si trovano in maggiore difficoltà, anche economica, e che preferiscono ricorrere ai mezzi pubblici anche a causa del costo sempre più elevato della benzina, ma anche semplici studenti, lavoratori, anziani o disabili che non guidano e che devono recarsi sul posto di lavoro e che sono costretti a trovare un'alternativa non sempre possibile;
ad essere colpito è, inoltre, il turismo campano, che risente in negativo e da ormai troppo tempo di questa vergognosa situazione che lede l'immagine dell'intera penisola sorrentina e delle aree archeologiche del vesuviano, quali Pompei ed Ercolano –:
se sia a conoscenza della situazione esposta in premessa e se intenda intervenire al più presto, nell'ambito delle proprie competenze, per risanare questa grave situazione, ormai al limite della sostenibilità, al fine di garantire a tutti i cittadini il diritto ad usufruire di un trasporto locale efficiente e restituire alla penisola sorrentina l'immagine dignitosa che merita, anche agli occhi dei numerosi turisti che la vistano ogni anno. (4-18448)
CATANOSO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
la società Aligrup spa sta attraversando una gravissima crisi finanziaria ed economica che sta portando al licenziamento di 1500 dipendenti oltre ad altri 1500 legati all'indotto, lavoratori tutti in Sicilia ed in maggioranza nella provincia di Catania;
la crisi è esplosa quest'anno ma trae origine diversi anni fa a causa del coinvolgimento in una vicenda giudiziaria che ha visto protagonista il consigliere delegato e maggiore azionista;
Aligrup spa ha rappresentato per anni la leadership della grande distribuzione organizzata in Sicilia, concessionaria del gruppo Despar, esponente di Centrale italiana, centrale acquisti della grande distribuzione organizzata che riassume una percentuale non inferiore al 24 per cento dei fatturati nazionali ed occupa alle proprie dipendenza dirette circa 1500 lavoratori, possiede 52 negozi di proprietà ed altri 120 affiliati, con un fatturato di circa 300 milioni di euro;
nel 2001, il consigliere delegato ed azionista di maggioranza Sebastiano Scuto viene coinvolto in una vicenda giudiziaria che lo porterà, ad aprile del 2010, ad una condanna a 4 anni e 8 mesi di reclusione per associazione mafiosa ed al sequestro del solo 13,50 per cento della società con la nomina di un amministratore giudiziario per la Aligrup spa;
paradossalmente è da questo momento che inizia il vero declino dell'azienda, perché l'evento della sentenza ha comportato una fortissima contrazione degli affidamenti bancari, assicurativi e dei fornitori;
il recente passato ha visto un avvicendamento dell'amministratore giudiziario proprio un attimo prima di concludere una cessione di ramo d'azienda alla Coop che avrebbe dovuto rilevare circa 21 negozi con 850 dipendenti;
la revoca dell'amministratore, a giudizio dell'interrogante, appare inspiegabile considerato che l'autorizzazione agli affitti e successive vendite avviene pochi giorni dopo, anche se con una serie di limitazioni ed inspiegabili richieste di perizie spesso disattese o considerate in parte;
il 23 luglio la società viene messa in liquidazione a seguito dell'approvazione del bilancio d'esercizio che attesta a quanto consta all'interrogante una perdita di 15 milioni euro, azzera il capitale sociale e produce un deficit patrimoniale di quasi 4 milioni di euro;
da allora è stato nominato un collegio di liquidatori a cui sono stati affidati i compiti spettanti per legge;
nel frattempo, l'approvvigionamento delle merci è diventato difficilissimo e in aggiunta alla contrazione delle vendite non ha consentito l'integrale copertura dei costi di gestione né l'ulteriore espansione dell'indebitamento e ha dato l'avvio alle difficoltà di puntuale adempimento dei pagamenti;
i lavoratori, in questa vicenda assurda e paradossale di un'azienda «fatta fallire» da terzi, sono gli unici a pagare le conseguenze di decisioni assunte, a giudizio dell'interrogante, troppo a cuor leggero;
il personale adibito alle complesse attività amministrative sopporta un contratto di solidarietà con riduzione del 50 per cento dello stipendio e dell'orario di lavoro; il personale adibito alla vendita presso i vari negozi sopporta una cassa integrazione guadagni straordinaria a rotazione che coinvolge circa 340 lavoratori;
questi sacrifici, però non stanno migliorando la situazione che diventa sempre più critica ogni giorno che passa e che vedrebbe, nella sola provincia di Catania, il licenziamento di più di 700 lavoratori, ed in tutta la Sicilia di quasi 1500 persone;
a giudizio dell'interrogante la situazione dell'Aligrup spa può essere risolta solo tramite l'intervento del Governo attraverso i benefìci della cosiddetta «Legge Prodi-bis», cioè il decreto legislativo 8 luglio 1999, n. 270, contenente la «nuova disciplina dell'amministrazione straordinaria delle grandi imprese in stato di insolvenza» –:
quali iniziative intendano adottare i Ministri interrogati per risolvere le problematiche indicate in premessa. (4-18449)
Apposizione di firme ad una mozione.
La mozione Zampa e altri n. 1-01183, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 novembre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Mogherini Rebesani, Peluffo, Rubinato.
Apposizione di firme a risoluzioni.
La risoluzione in Commissione Bernardo e altri n. 7-01006, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 ottobre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Antonio Pepe.
La risoluzione in Commissione Messina n. 7-01025, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 31 ottobre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Barbato, Di Giuseppe.
Apposizione di una firma ad una interrogazione.
L'interrogazione a risposta immediata in assemblea Di Pietro n. 3-02587, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 novembre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Barbato.
Pubblicazione di un testo riformulato.
Si pubblica il testo riformulato della mozione Zampa n. 1-01183, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 714 del 6 novembre 2012.
La Camera,
premesso che:
il 17 per cento dei cittadini italiani è minore di età: sono infatti 10 milioni e 837 mila le bambine, i bambini e gli adolescenti del nostro Paese. Questo significa che circa un italiano su sei è un bambino o un adolescente. I minori di età non votano, non appartengono alle lobby che fanno pressione sulle agende politiche dei governanti del mondo, non scioperano, non hanno sindacati e non possono costituirsi in corporazioni. I loro diritti sono sanciti nei primi 40 articoli della convenzione sui diritti dell'infanzia, approvata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, il 20 novembre 1989 e resa esecutiva in Italia con la legge n. 176 del 27 maggio 1991;
l'Italia è stata protagonista, negli ultimi trent'anni del ’900, di azioni forti, ispirate alla promozione dei diritti delle persone di minore età. Si pensi alla legge n. 1044 del 1971, disposizioni per il piano quinquennale per l'istituzione di asili-nido comunali con il concorso dello Stato. Vale qui la pena di ricordare anche solo l'articolo 1 di quella legge: «L'assistenza negli asili-nido ai bambini di età fino a tre anni nel quadro di una politica per la famiglia, costituisce un servizio sociale di interesse pubblico»;
si pensi anche alla legge del 28 agosto 1997, n. 285, riguardante le disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza e che istituiva presso la Presidenza del Consiglio dei ministri il fondo nazionale per l'infanzia e l'adolescenza «finalizzato alla realizzazione di interventi a livello nazionale, regionale e locale per favorire la promozione dei diritti, la qualità della vita, lo sviluppo, la realizzazione individuale e la socializzazione dell'infanzia e dell'adolescenza, privilegiando l'ambiente ad esse più confacente, ovvero la famiglia naturale, adottiva o affidataria, in attuazione dei princìpi della Convenzione sui diritti del fanciullo». E ancora al fondo nazionale straordinario per i servizi socio-educativi per la prima infanzia, varato nella legge finanziaria del 2007, che nell'ambito del piano straordinario nidi aveva avuto il merito di contribuire ad innalzare la copertura territoriale di servizi per la prima infanzia dal 9,6 per cento del periodo 2005-2006, all'11,3 per cento del periodo 2009-2010. Infine, si tenga presente la legge del 23 dicembre 1997, n. 451, che istituiva la stessa Commissione parlamentare per l'infanzia e dell'Osservatorio nazionale per l'infanzia;
oggi invece si assiste ad un pericoloso arretramento culturale, ad una inerzia legislativa e ad una quasi totale assenza di risorse economiche investite, oggetto di critiche da parte di tutti gli organismi nazionali e internazionali a tutela dei diritti dei minori di età;
criticità che il Comitato ONU sui diritti dell'infanzia ha segnalato con evidenza al nostro Paese raccomandandoci, ancora una volta, di colmarle al più presto. L'Italia è tra i Paesi OCSE con un tasso di povertà relativa molto elevato fra i bambini: il 15 per cento di loro vive in famiglie con redditi inferiori alla media nazionale. Secondo l'ISTAT, infatti, in Italia sono 1 milione e 876 mila le persone di minore età che vivono in famiglie povere e 653 mila quelle che vivono in condizione di assoluta povertà. La situazione più grave è nel Mezzogiorno: la Sicilia ha la quota più elevata di persone di minore età povere (44 per cento), seguita dalla Campania (32 per cento) e dalla Basilicata (31 per cento). È allarmante inoltre il dato in crescente aumento delle famiglie a «rischio povertà»: famiglie, cioè, che non sono considerate povere ma che potrebbero facilmente diventarlo a fronte di eventi negativi;
povertà, esclusione sociale e discriminazione sono le cause che impediscono alle bambine e ai bambini del nostro Paese di vivere secondo le proprie aspirazioni e capacità, sono la ragione frequente che sta all'origine dell'abbandono scolastico, di pericolosi percorsi di devianza, di isolamento dal contesto sociale e amicale che possono condurre a scelte drammatiche. Su questo problema si è soffermato anche il Garante nazionale dell'infanzia nella sua prima relazione al Parlamento sollecitando azioni di contrasto alla povertà minorile che ha forti ripercussioni sulla formazione e cura dei minori fino a determinare l'emarginazione sociale e l'esclusione dei diritti fondamentali. Il nostro sistema di istruzione non è in grado di contenere il tasso di abbandono scolastico che è superiore a quello europeo di oltre 4 punti di percentuale: i giovani italiani, tra i 18 ed i 24 anni, che hanno deciso di lasciare la scuola prima di ottenere il diploma di maturità sono il 18,8 per cento della popolazione, mentre in Europa la percentuale è del 14,1 per cento. Ancora una volta è il Mezzogiorno a registrare i dati più allarmanti: in Sicilia la percentuale di studenti che hanno lasciato gli studi prima del diploma è del 26 per cento, seguono la Sardegna con il 23,9 per cento e la Puglia con il 23,4 per cento. Concorrono a questo risultato gli scarsi investimenti in risorse destinate alla scuola che sono tra i più bassi d'Europa: le spese per l'istruzione in Italia incidono per il 4,8 per cento sul prodotto interno lordo, mentre la media europea è del 5,6 per cento. Una scuola pubblica spesso desertificata, priva di progettualità, di investimenti, di risorse umane. Vi sono insegnanti di plessi scolastici in piccoli centri abitati che non hanno la possibilità di portare, nemmeno una sola volta nell'intero anno scolastico, i bambini a teatro, o in piscina. Si tratta di bambini che vivono in contesti rurali, dove la scuola dovrebbe rappresentare la prima e fondamentale opportunità che un Paese offre alle nuove generazioni per la realizzazione delle proprie aspirazioni e potenzialità. Non stupisce dunque il crudo dato diffuso in questi giorni dalla Fondazione Agnelli secondo il quale da un confronto con Germania, Inghilterra, Stati Uniti e Francia, i ragazzi italiani sono quelli a cui la scuola piace meno;
la scarsità e la disomogenea distribuzione sul territorio nazionale dei servizi all'infanzia aggravano la situazione: in Italia oggi l'offerta degli asili nido è tra le più basse in Europa e solo il 12 per cento dei bambini da 0 a 3 anni ha un posto garantito al nido pubblico, contro il 35-40 per cento della Francia e il 55-70 per cento dei Paesi nordici. Uno studio della Fondazione Agnelli sui bimbi delle primarie dimostra che chi ha possibilità di frequentare l'asilo nido è più bravo a scuola. Un recente rapporto UNICEF ricorda che i servizi all'infanzia permettono ai bambini di uscire dal circolo della povertà familiare. Se il nostro Paese vorrà davvero consentire che si spezzi quella catena che lega l'infanzia italiana povera ad una vita adulta segnata allo stesso modo dalla povertà, dovrà scegliere di investire in servizi, scuola, istruzione universitaria e, nel rispetto della nostra Costituzione, garantire parità di accesso a tutte le classi sociali affinché nessun ostacolo impedisca ai più vulnerabili di raggiungere i più alti livelli di istruzione;
tra i temi segnalati come urgenti da operatori ed esperti c’è quello dei minori stranieri che vivono in Italia. È ormai indispensabile provvedere ad una normativa che consenta ai figli di famiglie straniere nati in Italia di ottenere la cittadinanza italiana. Non si può pensare di crescere una nuova generazione di italiani se non si sarà capaci di fare sentire definitivamente accolti e riconosciuti come cittadini a pieno titolo tutti quei bambini o giovanissimi che studiano nelle nostre scuole, che lavorano nelle nostre imprese, che vivono al nostro fianco;
un'urgenza che non si può più trascurare è rappresentata dai minori stranieri non accompagnati per i quali si rende necessario intervenire tempestivamente per la realizzazione di un'omogenea applicazione delle norme nazionali e sovranazionali, ratificate dal nostro Paese, che garantisca tutele in tutte le zone del nostro territorio nazionale. Sono attese politiche che determinino una diversità radicale di approccio e di accoglienza in sintonia con le raccomandazioni delle maggiori associazioni accreditate nella tutela e nell'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. Questo aspetto è stato segnalato dal Garante nazionale dell'infanzia, nella sua prima relazione al Parlamento italiano, come il secondo punto più urgente che attende di essere affrontato, oltre che da tutte le organizzazioni che sul territorio nazionale si occupano dell'accoglienza dei minori stranieri rifugiati in Italia, in transito sul nostro territorio per raggiungere le loro comunità di appartenenza in altri paesi europei, dei bambini in fuga dai territori di violenza e di guerra, degli «anchor children», inviati dai genitori nella speranza di finire da ancora per un inserimento futuro nel nuovo paese della famiglia rimasta nel Paese d'origine;
la recente approvazione della convenzione di Lanzarote segna un traguardo importante nella lotta contro la pedofilia. L'Italia fu, nel 2007, non solo tra i primi paesi a sottoscrivere la convenzione per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale, ma anche tra i maggiori contribuenti, con una cinquantina di articoli, alla sua stesura. Ma la velocità e la dimensione davvero globale con cui le nuove tecnologie o i nuovi media si evolvono e vengono proposti sul mercato, offrendo nuovi servizi e «spazi» aperti e accessibili a tutti, mettono tutti e soprattutto i più giovani, gli adolescenti, le bambine e i bambini, di fronte a nuove sfide. Le battaglie che la polizia postale italiana ha combattuto fino ad oggi sono giuste e hanno dato grandi risultati. Dal 1998 al 2012 sono stati chiusi 179 siti pedo-pornografici e sono state denunciate oltre 7500 persone. Ora con la Convenzione il loro lavoro potrà marciare ancora più spedito, ma da una recente audizione in commissione XI alla Camera del direttore della polizia postale si è appreso che la lotta si è spostata su fronti di cui non si possiedono le chiavi di accesso. Occorre avere l'intelligenza e l'umiltà di ammettere che nell'inseguimento del progresso tecnologico non possiamo che essere sconfitti. Magari di poco, ma si arriverà sempre dopo. È quindi necessario prevedere un investimento di risorse per un piano di informazione ed educazione che coinvolga Scuola e famiglie perché i bambini e gli adolescenti possano usufruire delle positive potenzialità prodotte dall'innovazione tecnologica, ma siano al contempo posti nella condizione di evitare i rischi cui possano andare incontro grazie alla conoscenza e alla consapevolezza dei pericoli. Analoga azione di controllo e formazione va realizzata per ciò che attiene l'utilizzo dei media da parte di minori e la presenza e l'abuso dell'immagine dei minori nei media;
i bambini, le bambine e gli adolescenti italiani attendono da troppo tempo una giustizia a misura di minore che recepisca le linee guida del Consiglio d'Europa del 17 novembre 2010 o, per stare dentro ai confini nazionali, quanto previsto al riguardo dal piano nazionale di azione per l'infanzia e l'adolescenza del 2011, che prevede un rafforzamento dei diritti dei soggetti di minore età e suggerisce la messa in opera di un vero e proprio sistema di tutela e garanzie dei diritti delle persone di minore età. È tempo che la giustizia assuma il principio del superiore interesse del minore come bussola della sua azione: dai magistrati, ai giudici, agli avvocati. Nessun interesse di categoria deve prevalere. Dai tempi della riforma «Gozzini» del 1986 si attende di introdurre un ordinamento penitenziario per minorenni e giovani adulti secondo le indicazioni della Corte Costituzionale. Occorre procedere ad una riforma che accentri in un unico organo giudiziario le competenze in materia di minori. Occorre una riforma del sistema penale minorile che introduca un sistema sanzionatorio per i minori autori di reati;
tra i meno garantiti è il diritto, sancito dall'articolo 12 della convenzione ONU, che stabilisce la libertà di espressione del minore, il diritto ad essere ascoltato in ogni situazione che lo coinvolga e la sua partecipazione in ogni questione che lo interessi. È di un anno fa l'iniziativa del Coordinamento per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, Pidida, che ha organizzato a Padova gli stati generali della partecipazione. Il documento elaborato dai minori che vi hanno partecipato comincia così: «Siamo giovani, e non ci basta essere delle ombre. Vogliamo essere protagonisti del mondo. Siamo milioni di voci...»;
i giovani chiedono, legittimamente, ascolto e attenzione. Chiedono di non essere etichettati con cliché, vogliono esprimere opinioni ed essere ascoltati come «interlocutori capaci». Spetta alle istituzioni soddisfare questo bisogno e questa richiesta: la partecipazione dei giovani alla vita del Paese è tra le risorse più grandi di cui si dispone per realizzare una società più matura e attenta ai bisogni di tutti. Passa attraverso l'ascolto anche la possibilità di valutare e giudicare con maggiore consapevolezza nel caso di procedimenti giuridici che li riguardino;
il quadro fin qui delineato, che riguarda solo una parte dei temi di carattere urgente riferiti alla tutela dei diritti dei più giovani dei nostri concittadini, suggerisce la necessità non più rimandabile di interventi strutturali. Ciò a cui bisogna aspirare e che è necessario volere con determinazione è un quadro omogeneo e unitario di provvedimenti che tuteli l'interesse dei minori di età, qualsiasi sia la loro condizione e per tutti gli aspetti della loro vita. Appare in tutta evidenza che non si possa imputare alla crisi economica e finanziaria il ritardo e la mancata realizzazione di politiche a tutela delle fasce più vulnerabili;
l'attuale crisi ha peggiorato la situazione diminuendo ulteriormente le risorse riservate alla realizzazione di progettualità destinate ai bambini e agli adolescenti, ma non si può trascurare il fatto che il nostro Paese registra un ritardo in questo ambito che precede la crisi. Senza contare che in altri Paesi europei, comunque colpiti dalla crisi, sono stati adottati provvedimenti finalizzati a scongiurare un peggioramento delle condizioni delle classi più povere e fragili, esposte ad un rischio maggiore a causa della contrazione delle risorse;
non v’è risanamento dei conti che possa incidere positivamente sulla vita di un grande Paese come il nostro che non debba essere realizzato con rigore ed allo stesso tempo con equità. Il rispetto dei diritti dei minori è alla base di ogni piano di sviluppo di una nazione, poiché ne determina il progresso culturale e ne promuove il cambiamento sociale in termini di maggiori possibilità, garantendo a tutti i suoi cittadini pari opportunità di realizzazione delle proprie ambizioni e aspirazioni. Solo così si evita lo scontro generazionale e si sigla un patto tra padri e figli, madri e figlie. Le politiche economiche del nostro Paese devono tener conto dell'impatto inevitabile che esse hanno sulla vita dei minori e deve essere chiaro a tutti che i diritti delle persone e dunque anche delle persone minori di età, non si ridimensionano in contingenze economiche difficili. Tutti sono chiamati a proseguire il compito di tutela dei diritti che la nostra Costituzione impone, consapevoli che attribuire priorità ai diritti dei bambini, alla loro vita, alla loro protezione e alla loro crescita, è garanzia di progresso e sviluppo dell'intera società italiana,
impegna il Governo:
ad assumere iniziative per stanziare risorse adeguate per sostenere il 3o piano d'azione per l'infanzia;
a predisporre una cabina di regia per coordinare specifiche politiche per l'infanzia al fine di evitare una frammentazione delle responsabilità e data la molteplicità di aspetti che il mondo dell'infanzia comporta, ciò anche in ragione del fatto che il rispetto e l'applicazione dei principi fissati dalla convenzione ONU fanno capo al governo centrale;
ad individuare e ad allocare risorse per finanziare progetti di sostegno ed incentivazione allo studio da rivolgere ai ragazzi che si trovano in situazioni familiari a rischio di esclusione sociale;
a realizzare delle campagne di sensibilizzazione, nazionali e locali, al fine combattere e superare i residui atteggiamenti di chiusura e di resistenza alla dimensione internazionale della scuola italiana, favorendo così l'inclusione e l'integrazione di tutti i minori stranieri che frequentano le scuole nel nostro Paese;
a promuovere un sistema di accoglienza per i minori stranieri non accompagnati, strutturato e non emergenziale, finanziato con uno specifico fondo pluriennale, che tenga conto della disponibilità di posti in accoglienza su tutto il territorio nazionale e che sia collegato a meccanismi di monitoraggio degli standard di accoglienza;
a promuovere l'istituzione presso la Conferenza Stato-regioni, come raccomandato dal Comitato ONU nelle osservazioni conclusive indirizzate al nostro Paese nel 2011, di un gruppo di lavoro per il coordinamento delle politiche riguardanti i diritti dei minori e l'applicazione coerente dei principi della convenzione ONU, anche alla luce della mancata definizione da parte del Governo dei livelli essenziali delle prestazioni sociali prevista – ma mai realizzata – dalla legge n. 328 del 2000;
ad assumere con urgenza le iniziative di competenza per la piena attuazione della convenzione europea di Strasburgo sull'esercizio dei diritti dei bambini intervenendo sulle modalità di ascolto dei minori nei procedimenti, non solo giudiziari ma anche amministrativi, affinché essi possano far sentire la loro voce ed essere considerati non oggetto del contendere ma soggetti di una situazione di vita che li coinvolge;
ad assumere iniziative per definire uno specifico ordinamento penitenziario per i minori, così come raccomandato anche dalla Corte Costituzionale.
(1-01183)
(Nuova formulazione). «Zampa, Livia Turco, De Torre, Schirru, Mattesini, Sbrollini, Brandolini, Codurelli, Laganà Fortugno, Gatti, Verini, Cenni, Albini, Ferranti, Rugghia, Lovelli, Murer, D'Antona, Bellanova, Lenzi, Maran, Velo, Siragusa, D'Incecco, Tullo, Scarpetti, Pes, Cardinale, Motta, Bobba, De Pasquale, Fontanelli, Mogherini Rebesani, Peluffo, Rubinato».
Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interpellanza urgente Dima n. 2- 01719 del 30 ottobre 2012;
interrogazione a risposta in Commissione Bocciardo n. 5-08378 del 5 novembre 2012.
Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo (ex articolo 134, comma 2, del Regolamento).
Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Borghesi n. 4-15381 del 20 marzo 2012 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-08398.
Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.
Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Mariani e altri n. 4-18217 del 23 ottobre 2012 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-08404.
ERRATA CORRIGE
Interpellanza urgente Meta e altri n. 2-01713 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 707 del 23 ottobre 2012. Alla pagina 35574, prima colonna, dalla riga prima alla riga terza deve leggersi: «I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:» e non «I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che», come stampato.
Interpellanza urgente Dima e altri n. 2-01719 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 711 del 30 ottobre 2012. Alla pagina 35917, prima colonna, dalla riga sesta alla riga nona, deve leggersi: «I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute e il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:» e non «I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:», come stampato.