XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 5 novembre 2012

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La VIII Commissione,
   premesso che:
    con i terremoti dell'Emilia del 2012 ci si riferisce ad una serie di eventi sismici localizzati nel distretto sismico della pianura padana emiliana, prevalentemente nelle province di Modena, Ferrara e Mantova;
   la scossa più forte è stata registrata il 20 maggio 2012 alle 4,03 con epicentro in Finale Emilia, a una profondità di 6,3 chilometri;
    il 29 maggio 2012 nuove scosse si sono avvertite in tutto il Nord dell'Italia, creando forte panico e notevoli disagi in moltissime città come Milano, Brescia, Piacenza, Parma, Verona, Padova, Rovigo, e soprattutto Modena, Ferrara, Reggio Emilia, Bologna, Cremona e Mantova con epicentro situato nella zona compresa fra Mirandola, Medolla e San Felice sul Panaro;
    le accelerazioni di picco registrate dall'accelerometro di Mirandola durante le scosse più forti del 20 e del 29 maggio 2012 sono state rispettivamente di 0,31 g e di 0,29 g, valori che, in base alle carte vigenti di pericolosità sismica, renderebbero stimabile in circa 2500 anni il tempo di ritorno di ciascun evento nella medesima area. I due eventi sismici principali hanno causato un totale di 27 vittime (22 nei crolli, 3 per infarto o malore, 2 per le ferite riportate);
    i terremoti del 20 e 29 maggio 2012 hanno causato pesanti danni alle costruzioni rurali ed industriali, alle opere di canalizzazione delle acque, nonché agli edifici ed ai monumenti storici ed agli edifici civili di vecchia costruzione in pietra o ciottoli. In particolare, sono risultati seriamente danneggiati o parzialmente crollati gran parte dei monumenti e dei luoghi di interesse artistico compresi in un'ampia area, da Mantova a Modena a Ferrara, le cui rispettive province sono risultate essere le più gravemente colpite e danneggiate dagli eventi sismici; in alcuni casi sono stati danneggiati anche edifici ad uso abitativo di recente costruzione; tali danni sono spesso ascrivibili ai diffusi episodi di liquefazione delle sabbie;
    una situazione molto difficile si registra per il patrimonio storico artistico in Emilia Romagna; nel modenese i terremoti in questione hanno devastato tutta la zona identificata nel perimetro compreso fra i comuni di Camposanto, Cavezzo, Concordia sulla Secchia, Finale Emilia, Medolla, Mirandola, Novi di Modena, San Felice sul Panaro, San Possidonio e San Prospero, con ingentissimi danni ad edifici pubblici e residenziali ed ai comparti rurali ed industriali; anche stavolta l'edilizia industriale e storica, insieme a quella rurale, è stata la più colpita. A Mirandola si sono avuti danni gravissimi al Castello dei Pico, al palazzo comunale, al Duomo e alla chiesa di San Francesco, oltre agli ingentissimi danni subiti dal comparto biomedicale. A San Felice sul Panaro si sono verificati crolli e lesioni serie alla Rocca Estense, al Duomo ed alla torre dell'orologio, mentre a Camposanto si sono verificati grossi danni e crolli al centro storico ed alle strutture agricole. Conseguenze pesantissime si sono avute anche a Medolla, dove si sono verificati i crolli di diversi capannoni industriali, e a Cavezzo, dove sono crollati tre quarti del paese. Gravi danni si sono registrati anche alle chiese e agli edifici del centro storico sia a San Possidonio che a San Prospero. A Concordia sulla Secchia è crollata la quasi totalità del centro storico, mentre a Novi di Modena è crollata la torre dell'orologio;
    nella provincia di Modena si è registrato il maggior numero di vittime, in totale 17. Il danno strutturale più ingente a Carpi riguarda il teatro comunale in Piazza Martiri: una trave del tetto si è spezzata ed è crollata una parte di copertura. Vi sono stati danni anche al torrione degli Spagnoli, dove uno dei merli è crollato a terra. È inagibile il Duomo e – secondo le segnalazioni e i dati disponibili presso la direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici dell'Emilia Romagna – risultano danneggiate 134 chiese, delle quali 105 inagibili;
    per quanto riguarda Ferrara, la zona nord-occidentale della provincia è stata duramente colpita soprattutto dal sisma del 20 maggio 2012. Si sono verificate numerose lesioni e crolli parziali alla maggior parte degli edifici storici e crolli in vari edifici industriali, civili ed agricoli. I comuni in cui si sono verificati i danni più gravi sono stati Bondeno, Mirabello, Poggio Renatico e Sant'Agostino. Le vittime dei terremoti in provincia di Ferrara sono state 6, delle quali 2 operai morti nel crollo della fabbrica di ceramica di Sant'Agostino, ed 1 operaio morto nell'industria plastica URSA di Bondeno. I danni più gravi al patrimonio storico e artistico si sono avuti con il crollo e il grave danneggiamento della chiesa di San Paolo a Mirabello, il crollo della Torre dell'orologio del Castello Lambertini a Poggio Renatico, ed il crollo di parte del palazzo Mosti a Bondeno. Gravi sono i danni a chiese e municipi: a Sant'Agostino parte del municipio è crollato in diretta tv, mentre a Bondeno le chiese delle frazioni di Scortichino, Burana, Gavello e Pilastri sono state fra le più danneggiate della zona, uscendo semidistrutte dal sisma del 20 maggio. Anche il castello Estense di Ferrara e numerose chiese del capoluogo di provincia hanno riportato danni considerevoli;
    anche la provincia di Bologna, nella sua parte settentrionale, risulta molto danneggiata dal sisma. Il campanile della chiesa centrale di Crevalcore è crollato. Danni contenuti hanno interessato la seicentesca chiesa di San Giovanni Battista, nel centro di San Giovanni in Persiceto, con i suoi affreschi del Guercino, dell'Albani, del Gandolfi; in quella del Crocifisso una statua è stata espulsa fuori da una nicchia andando a infrangersi al suolo. Ma tante chiese, più modeste e più recenti, fra le quali molte ottocentesche, hanno subito danni in tutto il territorio, quali ad esempio quelle di Caselle, Palata Pepoli, San Venanzio di Galliera, colpendo prima di tutto le tradizioni della gente. Anche nel territorio bolognese si registrano crolli nelle storiche rocche: la Torre del castello di Galeazza è stata letteralmente decapitata dal terremoto; ha subito danni anche il castello di Ronchi;
    si è di fronte a una lista impressionante di monumenti storici danneggiati e di chiese deturpate dal sisma e rese inagibili. Le diocesi di Bologna, Ferrara, Modena registrano come visto, molti danni mentre quella di Carpi risulta, con ogni probabilità, la più colpita in assoluto. Da fonti della diocesi si apprende che delle 31 chiese della diocesi stessa solo cinque sono perfettamente agibili;
    gli interventi compresi nel decreto legge del 6 giugno 2012, n. 74, convertito dalla legge 1o agosto 2012, n. 122, e nel decreto-legge del 6 luglio 2012, n. 95, convertito dalla legge del 14 agosto 2012, n. 135, sono sicuramente significativi, assommando a circa otto miliardi di euro di intervento, ma al momento risultano carenti i fondi per gli interventi sui beni artistici e culturali;
    in questo quadro il tema delle chiese, come riportato più sopra, appare particolarmente significativo. In diocesi come quella di Carpi è, infatti, ad oggi compromessa la possibilità per i fedeli di recarsi alle funzioni religiose per l'inagibilità pressoché totale degli edifici di culto;
    occorre, quindi, intervenire al più presto per rendere giusta soddisfazione alle esigenze religiose dei cittadini secondo lo spirito di quanto previsto all'articolo 5, comma 3, dell'accordo fra la Repubblica italiana e la Santa Sede del 18 febbraio 1984;
    come è noto per le esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di Paesi del terzo mondo, così come previsto dall'articolo 48 della legge n. 222 del 1985, è previsto l'uso dei fondi del cosiddetto otto per mille,

impegna il Governo

ad assumere iniziative normative volte a reperire in maniera urgente risorse per il ristoro degli edifici di culto danneggiati nelle aree, con elevate percentuali di danno, interessate dal sisma del 22 e del 29 maggio 2012, anche mediante opportune anticipazioni, d'intesa con la Conferenza episcopale italiana, della quota di spettanza dell'otto per mille.
(7-01027) «Benamati».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   DI GIUSEPPE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   il 31 ottobre 2002 il Molise è stato colpito da un forte sisma con epicentro situato in provincia di Campobasso tra i comuni di San Giuliano di Puglia, Colletorto, Bonefro, Castellino del Biferno e Provvidenti;
   nella notte tra il 30 e il 31 ottobre erano già state avvertite altre scosse di terremoto, di cui la più forte alle ore 3,27 con una magnitudo di 3,5 gradi della scala Richter, pari al IV-V grado della scala Mercalli;
   la scossa più violenta si ebbe alle ore 11,32 del 31 ottobre 2002, con una magnitudo di 6,0 gradi della «scala magnitudo momento» (moment magnitude scale o MMS), utilizzata dai sismologi per misurare le dimensioni dei terremoti in termini di energia scatenata; in Molise questa scossa ebbe effetti corrispondenti a quelli prodotti da un sisma dell'VIII-IX grado della scala Mercalli; il sisma colpì la zona del basso Molise, situata a nord-est della provincia di Campobasso e compresa tra i Monti Frentani e la valle del Fortore; la scossa ebbe una durata di 60 secondi e fu avvertita nell'intero Molise e venne percepita in Puglia, Lucania e Campania, finanche a Roma e nelle Marche;
   il comune molisano maggiormente colpito fu San Giuliano di Puglia, dove il terremoto causò il crollo del solaio di copertura di parte dell'edificio scolastico «Francesco Iovine» che comprendeva scuola materna, elementare e media; sotto le macerie rimasero intrappolati 57 bambini, 8 insegnanti e 2 bidelli. Al termine delle operazioni di soccorso si apprese la tragica notizia della morte di 27 bambini e di una maestra;
   le indagini avviate dal procuratore della Repubblica presso il tribunale di Larino e sfociate in un processo, hanno stabilito che il crollo della scuola fu determinato da responsabilità umane, tanto da vedere condannati, dalla Corte di Cassazione in via definitiva il 28 gennaio 2010, costruttori, progettisti, tecnico comunale e sindaco dell'epoca;
   nel corso di questi dieci anni, nel Molise sono arrivati fiumi di denaro per la ricostruzione e per il rilancio dell'economia post-sisma, ma ancora oggi, a dieci anni da quel terribile terremoto, non si è affrontato con le dovute misure il problema la sicurezza nelle scuole, permettendo che si continui a far svolgere le lezioni in strutture ed ambienti al limite della legalità;
   secondo le recenti notizie, diffuse anche dalla segreteria regionale della CGIL, in Molise, ancora 265 famiglia vivono in moduli abitativi di emergenza, e circa 700 persone, donne, anziani e bambini, hanno perso gli aiuti e gli incentivi mentre, ad oggi, risulta che sono stati spesi più di un miliardo di euro a vario titolo; 
   ulteriori 346 milioni di euro erano stati stanziati alla regione Molise per ultimare la ricostruzione ma, avendo il Consiglio di Stato annullato le elezioni regionali molisane, lunedì 29 ottobre 2012, le sorti di questi ultimi stanziamenti destano, a parere della interrogante, giuste preoccupazioni –:
   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;
   quali iniziative di competenza intendano intraprendere in merito alla situazione delle 265 famiglie, e delle 700 persone tra anziani, donne e bambini, che ancora vivono nei moduli abitativi di emergenza;
   se non si intenda verificare, per quanto di competenza, l'effettivo corretto utilizzo dei fondi statali stanziati nei dieci anni trascorsi. (4-18386)


   BARBATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   per sapere quale ruolo svolgono le agenzie di sviluppo dal link http://agenziesviluppo.formez.it/node/346 il cittadino viene invitato a collegarsi a sua volta al sito http://db.formez.it;
   si apprende «che agiscono a livello sub-regionale, nascono nell'ambito delle nuove politiche strutturali, della programmazione negoziata, del partenariato sociale, promuovono lo sviluppo locale nei seguenti aspetti: imprenditoriali, occupazionali, ambientali (conservazione e valorizzazione del patrimonio ambientale, riqualificazione urbana) e culturali (conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale» e che: «La nascita di Agenzie ha avuto un andamento pressoché costante nei quindici anni che vanno dai primi anni Sessanta alla metà degli anni Settanta, periodo nel quale nasceva in media meno di un'agenzia all'anno. Nel decennio successivo la natalità si contrae ulteriormente. La situazione cambia decisamente nel periodo 1990-95, in cui nascono circa 8 Agenzie l'anno, per raggiungere il valore in assoluto più alto nell'ultimo quinquennio, in cui il valore medio per anno oltrepassa le 20 unità. Dal 2001 tuttavia tale valore sembra essersi ridimensionato non poco: se nel 2000 sono nate 13 Agenzie, nel 2001 ne sono nate 10 e appena una nei primi sei mesi del 2002. Le Agenzie cronologicamente meno “ giovani ”, cioè quelle sorte prima degli anni ’90, si connotano per il loro carattere monosettoriale: nascevano, infatti, soprattutto per conseguire finalità circoscritte e per soddisfare i fabbisogni di determinati soggetti. Il fenomeno della nascita di Agenzie di sviluppo locale plurisettoriali e aperte alla partecipazione di diversi soggetti istituzionali locali si concentra soprattutto nel triennio 1997-99, in corrispondenza della diffusione della programmazione nazionale e comunitaria»;
   tra queste Agenzie di sviluppo all'interrogante preme segnalare il funzionamento di quella «nolana»;
   il 3 luglio 2003 inizia la storia dell’«Agenzia locale di sviluppo dei Comuni dell'area nolana, la struttura con cui diciassette Amministrazioni comunali del comprensorio nolano perseguono l'obiettivo di accrescere la propria competitività economica e di migliorare la propria qualità sociale. Col tempo, ai Comuni “ fondatori ” se ne sono aggiunti altri, e all'Agenzia si è associata anche l'Amministrazione provinciale di Napoli. L'Agenzia è una società consortile per azioni a capitale interamente pubblico (http://www.agenziaareanolana.it/)»;
   l'agenzia di sviluppo nolana nacque in un contesto profondamente diverso da quello attuale richiedendo sulle fasi espletative da essa svolta una seria riflessione;
   il 19 ottobre 2012 è data notizia che molte sigle associative «operanti nel Nolano chiedono lo scioglimento dell'Agenzia di Sviluppo Nolana (quotidiano Cronache di Napoli)»;
   l'articolo fa riferimento ad un documento sottoscritto dalle menzionate associazioni (tra queste Cgil Zona Nolana, Italia dei Valori Area Nolana, La Contea Nolana, Movimento 5 Stelle Palma Campania, Etica e Politica, Nola ai Nolani, Progetto Nola, Città Viva, Centro Interculturale Area Nolana, Civitas, Fonseca 30, Associazione Nolana Giordano Bruno, Assofelix, Centro Interassociativo Volontariato Nola, Lista Civica «Visciano Storia Futura», Forum Giovani S. Vitaliano, Spazio Sociale Cento Passi, Federconsumatori Area Nolana, Federazione Assocampania Felix, Associazione I Laboriosi, Centro Italiano Femminile, Ass. Europea Nola-Bordeaux, Ass. ISDE Medici per l'Ambiente provincia di Napoli, Comitato Difesa Agro Nolano) e pubblicato integralmente dal sito www.marigliano.net;
   con la fine dell'intervento straordinario (anni ’90) e con l'avvento dei finanziamenti europei (2000/2006 e 2007/2013) il ruolo delle regioni, tramite i POR, divenne determinante. Le agenzie di sviluppo andarono assumendo funzioni e compiti programmatori dello sviluppo economico e sociale del territorio. Fu avviata, in quella fase, una feconda stagione basata sullo «sviluppo locale» capace di stimolare «dal basso» gli attori sociali ed economici, utilizzando forme innovative e sostitutive dell'intervento straordinario;
   per le nomine del nuovo consiglio di amministrazione e del suo presidente, avvenute agli inizi del 2011, la crisi dell'Agenzia è «clamorosamente esplosa con le decisioni che sono state successivamente assunte. Fin dalla sua elezione il CdA ha dimostrato scarsissima capacità di risposta alle domande che il territorio poneva e continua a porre: debolezza progettuale, assenza di opere realizzate ai fini dello sviluppo territoriale, rari e poco significativi i progetti finanziati. L'Agenzia si è, invece, ulteriormente, distinta sempre più come “soggetto gestore” dei fondi sociali assegnati dalla Regione ai Comuni dell'Ambito 11, ai sensi della legge n. 328, avendo ricevuto, fin dal 2004, in modo del tutto anomalo, la gestione del Piano Sociale di Zona. Ha così assunto, in questo modo, sempre più i connotati di uno strumento d'intermediazione politica per operazioni clientelari, come incarichi professionali ed affidamenti di servizi. Non si conoscono le reali attività svolte, né l'entità dei finanziamenti utilizzati. Si conoscono, però, i costi gestionali che, nel solo 2011, hanno raggiunto il considerevole importo di ben 1 milione di euro circa. L'accelerazione, “ apparentemente decisionista ”, impressa dal nuovo CdA, nel corso di questi mesi, ha portato all'implosione della struttura ed al suo immobilismo quasi totale. Le guerre intestine e quelle condotte nei confronti di singole realtà istituzionali e comunali rappresentano aspetti significativi di quanto sta accadendo. Gli atti prodotti dal C.d.A. e dal suo Presidente hanno profondamente lacerato il tessuto istituzionale e quello sociale, economico e politico del territorio. Non riprendiamo, in questa sede, gli innumerevoli episodi che confermano quanto affermato e che evidenziano l'assoluta inadeguatezza del CdA e del suo Presidente nonché l'inutilità di questa Agenzia, sempre più elemento di divisione e di scontro. Questo documento intende offrire all'attenzione dei Sindaci, dei Partiti, delle Associazioni, dei cittadini dell'Area Nolana motivi di denuncia e di riflessione: è venuto il momento di decidere, nella chiarezza delle rispettive posizioni, ruoli e responsabilità, il destino di questa struttura, che da Agenzia strumentale, è divenuta il luogo della “ intermediazione politica sovracomunale ”. Il risultato è stato quello di svuotare, di fatto, i compiti istituzionali propri delle Amministrazioni e dei Consigli Comunali. Si è andato affermando, al di fuori di ogni regola condivisa, il ruolo di potenziale “ supergiunta sovracomunale ”» (www.marigliano.net, 17 ottobre 2012);
   non vi sono più fondi da gestire, gli stessi hanno subito una drastica riduzione nel corso degli anni, dall'Unione europea all'Italia e dallo Stato italiano agli enti locali;
   sarebbe opportuno assicurare la decantata «sobrietà» e dare seguito ai richiamati appelli al contenimento della spesa pubblica;
   casi come quello descritto rendono evidente l'esigenza di implementare un sistema di controllo per soggetti come le agenzie di sviluppo anche alla luce del decreto-legge 6 luglio 2012 n. 95, come modificato a seguito dell'approvazione della legge di conversione 7 agosto 2012 n. 135 («Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini nonché misure di rafforzamento patrimoniale delle imprese del settore bancario» cosiddetta «Spending review») e del recente decreto-legge n. 174 del 2012 recante «disposizioni urgenti in materia di finanza e funzionamento degli enti territoriali, nonché ulteriori disposizioni in favore delle zone terremotate nel maggio 2012» –:
   se si intenda disporre un accertamento dei servizi ispettivi di finanza pubblica sull'agenzia di sviluppo nolana;
   se non si intendano assumere iniziative normative nel senso indicato in premessa. (4-18390)

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:


   MERONI. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
   da notizie rilanciate sul web si apprende che il 26 ottobre 2012 si sarebbe tenuto a Bruxelles un incontro tra i funzionari dell'ambasciata italiana in Belgio ed il direttore della Fondazione Keshe, M.T. Keshe, che avrebbe consegnato ai rappresentanti diplomatici italiani tutti i brevetti completi della Fondazione Keshe, relativi al progetto di reattore spaziale;
   l'incontro tenutosi presso l'ambasciata italiana a Bruxelles sarebbe stato video registrato, ma secondo il protocollo diplomatico non è divulgabile;
   dal comunicato reso noto dal direttore della Fondazione Keshe, l'Italia sarebbe il primo Stato in Europa che ha accettato il pieno trasferimento delle tecnologie del programma spaziale della Fondazione, che è stato già reso disponibile gratuitamente all'Iran e alla Sierra Leone e che la Fondazione si propone di diffondere a tutti gli altri Stati che ne siano interessati;
   la Keshe Foundation è stata fondata da Mehran Keshe, nato in Iran e laureato in ingegneria nucleare alla University of London. Negli ultimi 40 anni le sue ricerche si sono concentrate sulle dinamiche del plasma caricato elettricamente e utilizzato come fonte di energia e di campi gravitazionali;
   la Keshe Foundation è registrata come organizzazione senza scopo di lucro in Olanda ed ha la sua sede permanente a Ninove, in Belgio. Essendo un'organizzazione di ricerca spaziale, il suo obiettivo è stato lo sviluppo di tecnologia ad uso spaziale, come il trasporto, la generazione di energia, i sistemi sanitari e la nutrizione per persone che viaggiano nello spazio;
   secondo quanto si apprende dal sito della Fondazione la tecnologia keshe sarebbe suscettibile di molte applicazioni nel campo dell'energia, del trasporto, in ambito ambientale e per la cura di malattie incurabili allo stato delle attuali conoscenze –:
   se le notizie relative all'incontro tra i funzionari dell'ambasciata italiana in Belgio ed il direttore della Fondazione Keshe, M.T. Keshe corrispondano al vero e, in caso affermativo, quali siano le valutazioni che hanno indotto il Governo ad acquisire le tecnologie in questione, quali organismi stiano valutando le tecnologie acquisite e quali le possibili applicazioni. (4-18389)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


   NASTRI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:
   la normativa sui sacchetti della spesa biodegradabili, in vigore già dal 1o gennaio 2011, prevede il divieto di commercializzare i sacchetti della spesa in plastica tradizionale (polietilene), non biodegradabile; tuttavia, di quelli attualmente consentiti, solo alcuni (quelli conformi alla norma UNI EN 13432:2002) possono, dopo l'utilizzo, andare al compostaggio (cioè essere smaltiti insieme all'organico nella raccolta differenziata), al contrario dei sacchetti finto-ecologici resi biodegradabili grazie all'uso di additivi;
   è opportuno ricordare inoltre che la plastica è attualmente consentita solo per determinate categorie di buste riutilizzabili, con precise grammature e sagome;
   l'articolo 2 comma 4 del decreto-legge 25 gennaio 2012, n. 2, recante «Misure straordinarie e urgenti in materia ambientale» convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 28, per consentire un periodo di tempo ai produttori di adeguare i propri impianti e le tecnologie di produzione alla nuova normativa, aveva previsto una proroga del sistema sanzionatorio dal 31 luglio 2012 al 31 dicembre 2013, differendo in tal modo l'effettiva entrata in vigore della disciplina;
   l'articolo 34, comma 19, del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, recante «Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese» anticipa tuttavia, di un anno (dal 31 dicembre 2013 al 31 dicembre 2012) l'entrata in vigore delle sanzioni per la commercializzazione di sacchetti di plastica non conformi a quanto previsto dal decreto-legge n. 25 del 2012;
   dal 1o gennaio 2013, pertanto la commercializzazione dei sacchetti non conformi (con spessore inferiore ai 60 micron) sarà punita con una sanzione amministrativa pecuniaria da 2.500 euro a 25.000 euro, aumentata fino al quadruplo del massimo se la violazione del divieto riguarda quantità ingenti di sacchi per l'asporto oppure un valore della merce superiore al 20 per cento del fatturato del trasgressore;
   all'interno delle suesposte considerazioni, s'inserisce un recente avvertimento da parte dell'Unione europea, nei confronti del nostro Paese, secondo cui il divieto alla circolazione dei sacchetti con spessore inferiore ai 60 micron non è giustificabile;
   a giudizio dell'istituzione europea, non è possibile vietare la circolazione di un bene che è conforme agli standard europei degli imballaggi, suggerendo in alternativa l'utilizzo della leva fiscale per disincentivare l'utilizzo dei sacchetti di plastica;
   l'intervento dell'Unione europea riaccende pertanto un confronto tra da una parte le ragioni delle aziende che fino al 2010 producevano sacchetti di plastica senza preamboli, o di plastica additivata (biodegradabile ma non compostabile) e, dall'altra, quelle delle imprese di livello multinazionale, tra cui l'importante azienda Novamont di Novara, che producono bioplastiche;
   l'interrogante evidenzia come, nell'ambito della complessa legislazione in materia ambientale e con particolare riferimento proprio alle norme che disciplinano l'utilizzo della bioplastica, emergano evidenti difficoltà nel coniugare le politiche ecologiche con quelle industriali;
   l'attuale normativa infatti, come precedentemente riportato, prevede che i sacchetti monouso devono essere non solo biodegradabili ma anche compostabili e quindi prodotti con bioplastiche (risultato della lavorazione di amido di mais o di patate, ad esempio); quelli riutilizzabili possono essere di plastica ma devono avere uno spessore minimo che deve risultare essere non inferiore ai 60 micron (per i sacchetti usati nei negozi di abbigliamento e calzature ad esempio), mentre per le borse ad uso alimentare è possibile arrivare ad un tipo di shopper con uno spessore di almeno 200 micron;
   l'interrogante rileva altresì, come a suo giudizio, quanto suesposto che ha determinato una situazione generale di evidente confusione e complessità sia a causa del richiamo da parte dell'Unione europea, che per una serie di difficoltà interpretative per le imprese del settore, nell'osservanza di una disciplina normativa manifestamente complicata, è da imputarsi ad una esasperazione ambientalista, che ha provocato enormi danni economici alle imprese produttive del settore;
   l'entrata in vigore delle sanzioni, a giudizio dell'interrogante, unitamente ad una farraginosità normativa del settore esorbitante, determinerà infatti inevitabili ripercussioni sulla competitività delle imprese sul mercato, con gravi conseguenze sul fronte occupazionale –:
   quali orientamenti, nell'ambito delle rispettive competenze intendano esprimere;
   se i rilievi formulati da parte dell'Unione europea, in relazione alle caratteristiche previste in ordine allo spessore degli shopper ovvero alle maniglie dei sacchetti di plastica stabilite dall'attuale normativa, siano eccessivamente stringenti e rigorosi;
   in caso affermativo, quali iniziative, intendano intraprendere nell'ambito delle rispettive competenze, a livello europeo, al fine di concordare un percorso normativo condivisibile ed evitare possibili infrazioni;
   se non ritengano infine opportuno convocare le associazioni delle imprese più rappresentative, al fine di addivenire a soluzioni che possano determinare condivisioni più ampie ed, in particolare, salvaguardare il sistema produttivo delle imprese, i cui consumi, a seguito dell'introduzione delle norme sul divieto della circolazione dei sacchetti di plastica, si sono ridotti di un terzo. (4-18385)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LOVELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   in data 28 agosto 2012 il dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero dell'economia e delle finanze ha pubblicato sul proprio sito internet le attribuzioni di entrata per i comuni italiani derivanti dal federalismo fiscale municipale e altri contributi, tra i quali figura anche l'aggiornamento delle spettanze 2012 relative al comune di Castelletto d'Orba (AL), pari a 27.443,55 euro;
   in data 4 settembre 2012, il comune di Castelletto d'Orba (AL), segnalava con una comunicazione indirizzata al Ministero dell'economia e delle finanze – direzione centrale della finanza locale e per conoscenza al Ministero dell'interno, alla prefettura di Alessandria, all'ANCI e all'IFEL, che i dati relativi all'incasso ICI anno 2009 utilizzati per il calcolo delle spettanze 2012 relative a Castelletto d'Orba presentavano una grave anomalia che ha provocato una conseguente errata riduzione delle spettanze ad esso destinate;
   in particolare, nel calcolare le attribuzioni di entrata derivanti dal federalismo fiscale municipale per il comune di Castelletto d'Orba, il Ministro dell'economia e delle finanze ha preso in considerazione unicamente la «cassa» relativa all'incasso ICI anno 2009 effettuata direttamente dal comune, senza però considerare gli incassi che erano stati riscossi e non riversati alle casse comunali dalle società miste, di cui la società insolvente «Tributi Italia» rappresentava il partner privato;
   dal 1999 il comune di Castelletto d'Orba aveva infatti costituito una società mista – «Alto Monferrato Servizi srl» di cui era socio privato-gestore al 49 per cento la suddetta Tributi Italia. In data 9 novembre 2009 i rapporti tra il suddetto comune piemontese e Tributi Italia sono stati troncati per iniziativa dell'amministrazione comunale, a causa di ripetute inadempienze del socio privato, e sono state attivate le procedure per il recupero del credito vantato dal comune. All'atto della compilazione del certificato al rendiconto del bilancio 2009 del comune di Castelletto d'Orba quindi, sono state riportate unicamente le riscossioni ICI effettuate direttamente dal comune nell'ultimo bimestre 2009 (euro 71.051,00). Nel certificato non sono quindi stati riportati gli importi relativi agli incassi di Tributi Italia riguardanti l'ICI anno 2009, poiché al momento dell'elaborazione del rendiconto di bilancio non disponibili e non materialmente riscossi dal comune stesso;
   in data 2 maggio 2011, a seguito di numerosi solleciti, «Tributi Italia in amministrazione straordinaria» ha comunicato al comune di Castelletto d'Orba i dati relativi al rendiconto 2009 indicando riscossioni ICI al netto dei rimborsi, per un importo di euro 196.341,92. Ne deriva quindi che, ai fini della procedura di determinazione della media dei valori della riscossione ICI anno 2009 e anno 2010, per l'anno 2009 debbano essere conteggiati, non solo gli importi riscossi dal comune, ma anche quelli riscossi da Tributi Italia;
   in data 20 settembre 2012, l'IFEL, Istituto per la finanza e le economie locali, rispondeva alla missiva inviata dal comune di Castelletto d'Orba, confermando correttezza delle segnalazioni pervenutegli circa la presenza di anomalie nei dati utilizzati dal Ministro dell'economia e delle finanze per il calcolo delle spettanze 2012 e inviava a sua volta una comunicazione al Ministero sollecitandolo per una revisione dei dati utilizzati per il calcolo delle spettanze 2012;
   ciò nonostante, nella nuova determinazione del gettito IMU e ICI che è stata in questi giorni pubblicata sul sito del dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero dell'economia e delle finanze, le segnalazioni del comune di Castelletto d'Orba e dell'IFEL circa la non attendibilità del dato riguardante il gettito ICI relativo all'anno 2009, non risultano al momento essere state prese in considerazione. Fattispecie questa che pone il predetto comune in una situazione di oggettiva difficoltà nel rispettare la normativa in materia di bilancio di previsione 2012. Infatti, i trasferimenti statali per il federalismo fiscale saranno negativi con conseguente restituzione allo Stato per circa 22.700 euro alla quale l'amministrazione dovrà fare fronte attraverso un ulteriore aumento delle aliquote IMU, con ulteriori gravi conseguenze per i cittadini –:
   se sia a conoscenza della situazione descritta in premessa;
   come intenda intervenire affinché sia accolta la richiesta del comune di Castelletto d'Orba (AL) di modificare il dato relativo all'incasso ici anno 2009 (in euro 267.393,00 anziché 71.051,00) e si possa procedere ad un corretto ricalcolo delle spettanze 2012. (5-08374)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BOCCIARDO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   le dichiarazioni del presidente dell'Autorità dell'energia elettrica e del gas, ingegner Bortoni, durante la trasmissione Uno mattina andata in onda il 3 ottobre 2012, costituiscono l'occasione per una riflessione complessiva sulla governance del sistema elettrico e sugli interventi che il Governo potrebbe porre in essere anche con riferimento allo stesso ruolo dell'Autorità;
   durante la citata trasmissione televisiva il presidente dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas, ha evidenziato i seguenti punti:
    a) sono indicati come ormai rituali i soliti aumenti trimestrali dell'elettricità e del gas;
    b) gli aumenti sono motivati dall'elevata dinamica delle quotazioni del petrolio che, a suo dire, avrebbe sfiorato ultimamente un incremento del 20 per cento;
    c) l'Autorità è un'entità «indipendente dal Governo», con ciò sancendo che tale ente non si fa condizionare dalle politiche governative, a suo dire tese alla salvaguardia delle società elettriche e degli incentivi distribuiti a pioggia e con liberalità;
    d) l'Autorità tutela i cittadini consumatori, propugnando l'efficienza e la razionalità del sistema elettrico, oltre che la riduzione degli sprechi;
   a fronte delle dichiarazioni del presidente dell'Autorità occorre effettuare un chiaro riscontro contestuale circa la loro congruità:
    non vi è nessuna traccia, nell'ambito delle delibere dell'Autorità inerenti alle tariffe, della notizia dell'aumento del petrolio del 20 per cento, come causa unica dei rincari, aumento tra l'altro non avvenuto nella misura indicata;
    il presidente dell'Autorità ha evitato di fare riferimento al più appropriato prezzo della borsa elettrica che nell'ultimo trimestre è aumentato solo del 5 per cento rispetto alla restante parte dell'anno e, ad ottobre, è in continuo calo, a quotazioni più basse di gennaio;
    le dinamiche dei prezzi hanno diversa origine, come confermano le stesse delibere che, seppur complicate nella loro interpretazione, evidenziano una realtà ben diversa e molto preoccupante; nella fattispecie, la delibera n. 384 dell'Autorità aumenta dal primo ottobre 2012 il prezzo dell'elettricità per il cosiddetto mercato parallelo dell'elettricità di maggior tutela, gestito di fatto solo dall'Autorità, comportandosi di fatto non come un ente indipendente che osserva il mercato e lo corregge, ma come ente che lo gestisce;
    non si può non rilevare come nel momento in cui il presidente dell'Autorità annuncia che il prezzo è in salita, si sta parlando proprio di un prezzo che ha determinato l'ente da lui presieduto;
    si evidenzia il paradosso che l'Autorità determina il prezzo dell'energia per una grossa parte del mercato – di fatto monopolizzato dalla società governativa acquirente unico – sulla base di una comunicazione dello stesso acquirente unico, condizionando pesantemente l'esercizio stesso del mercato libero;
   una grande parte del mercato è ancora monopolizzato dall'acquirente unico, controllato dall'altra società governativa, il GSE: un mercato non liberalizzato che l'Autorità giustifica adducendo la necessità di proteggere le fasce più deboli della clientela dalle insidie del mercato libero, come se il mercato libero fosse da rifuggire invece che da promuovere e difendere come bene sostanziale della nazione, e come richiesto dalle direttive comunitarie recepite;
   l'acquirente unico agisce senza alcun rischio di impresa, come dimostrato in delibera dalla seguente affermazione: «i residui emersi dal confronto dei costi sostenuti dall'Acquirente unico rispetto ai ricavi conseguiti dalle bollette ai clienti non liberi sono recuperati attraverso un sistema di perequazione a carico del cliente», ovvero un sistema perequativo che consente gestioni anche non positive, forte della possibilità di attingere ripianamenti dagli utenti finali;
   l'analisi approfondita e puntuale di ogni delibera dell'Autorità dimostra ad avviso dell'interrogante la concreta mancanza di indipendenza dell'Autorità dalle società governative, e la totale indifferenza, di fatto, dell'Autorità per le sorti dei cittadini pagatori –:
   se non si ritenga opportuno di effettuare un accertamento sul conseguimento e sulla verifica dell'efficienza e gestione da parte delle società governative, che hanno ottenuto elargizioni così poco controllate da parte dell'Autorità, in relazione al contenimento dei prezzi energetici, ed in tal caso come e in quali termini si intenda agire per ottenere un miglioramento della spesa dei cittadini;
   se non si ritenga che il sistema delle sovvenzioni sia da rimodulare in relazione all'attuale realtà economica anche al fine di eliminare ogni forma di speculazione legata alle normative vigenti che assoggettano tutti i cittadini a pagare un contributo all'indirizzo degli investitori del rinnovabile;
   se non si ritenga che le iniziative energetiche rinnovabili necessitino di un'analisi attenta dei bilanci economici e di ricontestualizzazione di tali iniziative;
   se non si ritenga di dover assumere iniziative, anche normative, al fine dell'eliminazione delle componenti speculative degli incentivi;
   se non si ritenga di dover assumere iniziative normative, anche urgenti, per correggere l'anomalia per cui fatti non legati all'effettivo costo industriale del sistema elettrico comportino aggravio di spese per i cittadini;
   se non si ritenga opportuno assumere un'iniziativa normativa per rafforzare l'indipendenza dell'Autorità, fissando rigidi criteri di competenza per la definizione degli organi dirigenti e garantendo anche una omogenea rappresentatività di tutte le componenti del mercato, che possano generare nell'attività dell'Autorità una efficace azione di garanzia. (4-18384)


   MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   nel rapporto del 4 luglio 2012 del Comitato di esperti sulla valutazione delle misure antiriciclaggio e sul finanziamento del terrorismo (MONEYVAL) sull'applicazione delle misure antiriciclaggio da parte della Santa Sede (incluso lo Stato della Città del Vaticano), a pagina 38, si legge: «secondo i rappresentanti dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA), l'APSA mantiene conti e depositi (esclusivamente gestiti dalla Sezione Straordinaria) presso molte banche centrali nel mondo, quali: la Banca dei Regolamenti Internazionali, la Banca d'Italia, la Federal Reserve Bank, la Banca d'Inghilterra, la Deutsche Bundesbank ed altre» –:
   a quanto ammontino le risorse mantenute dall'APSA tramite «conti e depositi» presso la Banca d'Italia; a quale titolo le risorse medesime vengano mantenute presso la Banca d'Italia; quando siano stati accesi o aperti i «conti» e i «depositi» dell'APSA presso la Banca d'Italia.
(4-18388)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   BOCCUZZI e LARATTA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   nel comune di Praia a Mare in provincia di Cosenza, si è verificato un disastro ambientale di eccezionale gravità al quale a tutt'oggi non si è posto rimedio, e che nello stesso comune, nello stabilimento Mariane, industria tessile del gruppo Marzotto, si è consumata una tragedia del lavoro che non ha eguali nella regione Calabria e che non ha trovato alcuna risonanza sul piano nazionale;
   oltre cento lavoratori, dipendenti impiegati per anni nello stabilimento tessile, si sono ammalati di tumore di varia natura e purtroppo decine di loro sono già deceduti (secondo fonti attendibili e realistiche oltre 80 e circa 70 sono affetti da patologie tumorali);
   all'esito dell'udienza preliminare del 7 novembre 2010 (le cui udienze sono state celebrate di sabato per gli impedimenti istituzionali di alcuni difensori degli imputati) sono stati rinviati a giudizio numerosi dirigenti e responsabili della Marzotto per i seguenti reati:

    a) omicidio colposo plurimo;

    b) lesioni colpose plurime;

    c) omissione di cautele contro infortuni sul lavoro da cui è derivato un disastro rappresentato dai decessi e dalle affezioni di patologie tumorali a soggetti in vita, come sopra detto;

    d) disastro ambientale per aver riversato in modo continuo e ripetuto sull'area antistante il predetto stabilimento (area di circa 150 mila metri quadrati a ridosso del litorale dei comuni di Praia a Mare e Tortora circa 30 metri dalla spiaggia) rifiuti speciali pericolosi di origine industriale, consistenti in fanghi contenenti sostanze prodotte dall'attività di lavaggio e tintura dei filati, segnatamente coloranti azoici – usati per la colorazione – e metalli pesanti, tra i quali sostanze cancerogene come il cromo VI – usato per il fissaggio – interrando, inoltre, direttamente sul suolo, bidoni e fusti – alcuni dei quali contenenti residui di coloranti azoici – sostanze tutte pericolose per la salute dell'uomo e per l'ecosistema, nonché materiale (amianto e lana di vetro) proveniente dall'attività di ristrutturazione dello stabilimento medesimo; con l'aggravante che il disastro è avvenuto, avendo provocato la contaminazione della predetta area con vocazione mista industriale, residenziale, turistico-ricettiva e servizi, ubicata nelle immediate vicinanze del litorale marino, sulla quale venivano rinvenute altissime concentrazioni di metalli pesanti, quali nichel, vanadio, cromo esavalente, cromo totale, mercurio, zinco, arsenico, piombo e PCB;
   per quanto concerne il disastro ambientale, consulenti tecnici della procura della Repubblica di Paola e ispettori Arpacal hanno accertato con campionamenti e carotaggi che «I risultati degli accertamenti dimostrano come le zone sottoposte a prelievo sono da definirsi inquinate ed alcune di esse vedi la zona Z 4-2 estremamente pericolosa per la salute dell'uomo e dell'ecosistema. Le sostanze chimiche rilevate sono nella maggior parte dei casi, riconducibili all'attività di una azienda operante nel settore della colorazione dei tessuti; si è constatato ancora che «il sollevamento di polveri dal suolo superficiale non è allo stato impedito ed è quindi possibile che i cittadini (adulti e bambini) che abitano nelle aree residenziali di Tortora Marina e di Praia a Mare a ridosso dello stabilimento, siano esposti all'inalazione ed ingestione di polveri contaminate e quindi ad un rischio non accettabile... Del tutto immanente è invece il pericolo per la risorsa idrica sotterranea, che amplia di fatto l'area di rischio al di fuori del perimetro dello stabilimento»;
   è assolutamente necessario un intervento di tutti gli enti preposti alla salute dei cittadini al fine di scongiurare ulteriori gravissimi danni alla salute pubblica ed ai comuni di Praia a Mare e Tortora, comuni a precipua vocazione turistica;
   il processo è iniziato il 19 aprile 2011, e dopo numerosi rinvii per motivi procedurali si perveniva alla prima udienza utile il 28 settembre 2012 per l'inizio dell'istruttoria dibattimentale;
   alla udienza del 28 settembre 2012 il collegio ha emesso ordinanza con la quale «valutate le esigenze di durata del processo in relazione all'articolo 111 della Costituzione e 6 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo; visti i ruoli di udienza del Tribunale penale e quelli dei singoli giudici componenti il collegio» formulava calendario delle udienze di trattazione in numero di due mensili, precisamente 12 e 26 ottobre, 9 e 23 novembre, 7 e 21 dicembre;
   nel corso del processo dovranno essere escussi n. 1309 (milletrecentonove) tra testimoni e consulenti tecnici così come da liste testimoniali depositate ed ammesse dal tribunale;
   nel corso dell'udienza del 28 settembre 2012, è stato possibile escutere n. 1 teste, nel corso dell'udienza del 12 ottobre 2012, sono stati ascoltati n. 4 testi e nel corso dell'udienza del 26 ottobre 2012, n. 3 testi;
   a ciò consegue che a voler ritenere possibile escutere anche 5 testi ad udienza per due udienze al mese, la trattazione del processo durerà per oltre 10 anni e ciò comporterà l'estinzione dei reati per prescrizione prima della sentenza e quindi l'inutilità della trattazione stessa del processo;
   le parti civili hanno richiesto in data 24 ottobre 2012, la rivisitazione del calendario, la riorganizzazione delle udienze proponendo la fissazione di udienza anche di sabato e lunedì, ed un potenziamento degli organici, al fine di evitare la celebrazione d'un processo completamente inutile;
   è necessario giungere in tempi brevi ad una sentenza sulla questione rappresentata, non per perseguire ma per fare chiarezza su atti gravi che comportano attuale grave pericolo per la salute pubblica e che hanno comportato conseguenze devastanti in centinaia di famiglie che ancora oggi, dall'inizio delle indagini nel 1999, attendono risposte dalla giustizia –:
   se non intenda, fermi restando i diritti della difesa, adottare ogni iniziativa normativa di competenza, in modo tale da conciliare le esigenze sommesse alla escussione dei testi con il principio della speditezza del processo. (3-02584)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ZAMPA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   il 3 ottobre 2012 Desi Bruno e Luigi Fadiga, rispettivamente garanti regionali delle persone private della libertà personale, e dell'infanzia e adolescenza, hanno visitato l'Istituto penale minorile «Pietro Siciliani» di Bologna, dopo l'insediamento del nuovo direttore, Alfonso Paggiarino, che ha accolto e accompagnato i garanti nella visita;
   secondo quanto dichiarato dai garanti: a fronte di una capienza di 22 posti erano presenti presenti 18 ragazzi, di cui 3 italiani. Una decina di loro risultano aver già compiuto il diciottesimo anno di età;
   i ragazzi sono sistemati in celle da 4 persone, situazione del tutto inadatta alle loro necessità e che inevitabilmente favorisce il compiersi di condotte vessatori;
   il personale è composto da un coordinatore dell'area tecnica e 2 educatori part-time a tempo determinato, con contratto in scadenza al 31 dicembre. 24 sono gli agenti di polizia penitenziaria in istituto, numero in difetto rispetto alla pianta organica;
   un medico dell'Asl è presente tre ore al giorno, la mattina, dal lunedì al sabato; in caso di urgenza viene chiamata la guardia medica, mentre gli infermieri sono presenti mattino e pomeriggio. Negli ambulatori del presidio medico vengono effettuati i prelievi ritenuti necessari e lo screening per le malattie infettive. È garantita la presenza di uno psicologo e da poco è stato predisposto un nuovo gabinetto dentistico;
   nonostante l'istituto sia stato appena ristrutturato, manca un'area cortiliva adeguata così come gli spazi verdi; gran parte dell'area esterna è ingombra di detriti, container, persino una gru, e materiali depositati dalla ditta che ha avuto l'appalto della ristrutturazione e che ha deciso di non rimuovere, lamentando gravi ritardi nei pagamenti. Per consentire ai ragazzi di usufruire di un malmesso campetto di calcio, si è dovuta costruire una gabbia di rete e ferro, simile ad una voliera;
   nel corso della visita i garanti hanno appurato che 13 ragazzi erano in cella senza svolgere alcuna attività;
   sono presenti due celle di isolamento che, per quanto riferisce la direzione, non vengono più utilizzate per finalità punitive, ma solo per motivi igienico-sanitari. La «punizione», nei casi in cui viene ritenuta necessaria, consiste nell'allontanamento dalle attività;
   le criticità evidenziate danno all'istituto minorile l'aspetto di un vero e proprio carcere per adulti, dotato di sistemi di sicurezza attiva e passiva, grosse porte di ferro con spioncino e robusti cancelli per ogni cella, tavoli e letti cementati al suolo, sala colloqui scarna e disadorna. Una «carcerizzazione» in netto contrasto con le finalità sancite dal nuovo processo penale minorile, che predilige istituti alternativi alla detenzione, quali l'accoglienza in comunità o la «messa alla prova», tenendo conto della necessità di interventi rieducativi e risocializzanti mirati alla giovane età dei ragazzi. Di conseguenza, anche l'atmosfera che si avverte è tipicamente «carceraria»: celle in disordine e non pulite, letti sfatti, muri sporchi, ragazzi in ozio e chiusi in cella nel pomeriggio;
   unche note positive: le attività del teatro del Pratello a cura del regista Paolo Billi, che impegnano però solo 5 dei 18 presenti, per la preparazione del nuovo spettacolo, ma che lamenta le scarse risorse rese disponibili dagli enti locali e con cui difficilmente si riuscirà a portare ancora a lungo l'esperienza, nonostante sia ormai riconosciuta a livello nazionale, e le attività all'interno del laboratorio di cucina che, con i fondi provinciali e l'impegno dell'ente Fomal, mantengono in formazione 9 ragazzi –:
   se sia a conoscenza della situazione descritta in premessa e cosa intenda fare per assicurare i fondi necessari tesi a garantire condizioni dignitose di vita quotidiana ai minori reclusi nonché a consentire un corretto e regolare svolgimento delle attività di manutenzione, di ricreazione e svago e di formazione;
   se non reputi doveroso implementare in maniera adeguata il personale dell'area educativa rispetto a quello di sicurezza. (5-08371)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto riportato dal quotidiano Il Messaggero, 180 detenuti attualmente ristretti presso il carcere Montacuto saranno trasferiti – entro la fine dell'anno – nel secondo penitenziario di Ancona, quello del Barcaglione, con 50 agenti di polizia penitenziaria che verranno distaccati presso il nuovo carcere;
   il segretario regionale del sindacato di polizia penitenziaria Aldo Di Giacomo, ha dichiarato: «I 50 agenti previsti per Barcaglione verranno reclutati negli altri istituti marchigiani, di fatto vanificando il recente aumento di organico. Se il Dap confermerà questa scelta, dal 21 settembre entrerò di nuovo in sciopero della fame, e il sindacato organizzerà una protesta pubblica» –:
   se corrisponda al vero quanto esposto in premessa;
   cosa intenda fare affinché l'imminente apertura del carcere Barcaglione di Ancona non comporti la diminuzione del personale di polizia penitenziaria assegnato presso gli altri istituti penitenziari presenti nella regione Marche. (4-18381)


   BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   nel 2007 è stato istituito dall'amministrazione penitenziaria il gruppo di lavoro presso il ministero della giustizia per la rivisitazione delle modalità organizzative dei nuclei traduzioni e piantonamenti;
   il gruppo di lavoro nasceva dalla necessità di riscrivere le modalità operative del personale alla luce delle esperienze concrete e quotidiane dei poliziotti dei nuclei traduzioni e piantonamenti, ciò nonostante lo stesso è stato convocato dall'amministrazione penitenziaria solamente in due o tre occasioni fino a quando non è stato improvvisamente sciolto senza ragione alcuna per quali motivi e stato sciolto il gruppo di lavoro istituito presso il Ministero della giustizia per la rivisitazione delle modalità organizzative dei nuclei traduzioni e piantonamenti –:
   se non intenda ripristinare il predetto gruppo di lavoro, anche alla luce delle quotidiane difficoltà operative con cui si confrontano quotidianamente le unità di polizia penitenziaria in servizio nei nuclei traduzioni piantonamenti dei vari istituti di pena. (4-18382)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:


   PAGLIA, MURO e DI BIAGIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   è evidente e costante il forte disservizio fornito da Trenitalia s.p.a. sulla tratta Salerno-Mercato S. Severino che si sviluppa in continui ritardi, anche di 20/30 minuti e nella cancellazione puntuale delle corse a causa dell'assenza del capotreno;
   le carenze si sono manifestate in particolare nel periodo estivo, un periodo durante il quale, a causa di mancanza di adeguata climatizzazione delle carrozze fatiscenti e maleodoranti, il disagio dei passeggeri ha raggiunto livelli di poco inferiori alla frustrazione;
   si evidenzia, inoltre, l'antipatico e non previsto obbligo di viaggiare con i finestrini chiusi, in quanto sembra essere prassi non provvedere alla pulizia delle aree che costeggiano i binari, invase da sterpaglie e cespugli che recherebbero rischi per l'incolumità dei passeggeri qualora questi decidessero di avvalersi della presenza dei finestrini;
   le note e difficili condizioni in cui versano i bilanci delle società di trasporto pubblico locale, la negativa differenza fra costi e ricavi delle società di trasporto ferroviario, unitamente alla proiezione dei costi di gestione del trasporto da parte degli enti pubblici hanno condotto all'affidamento del servizio alle compagnie private di autolinee;
   l'apprezzamento da parte dell'utenza è stato elevato, poiché le società in regime di concorrenza si sono impegnate a fornire un servizio certo e puntuale, in perfetta antitesi alle esperienze precedenti, nella massima sicurezza e tranquillità;
   secondo le ultime notizie disponibili dovrebbero essere riattivate a breve solo alcune delle corse su ferro fra Mercato S. Severino e Salerno, ripristinando quindi anche tutti i disservizi e le gestioni lacunose e approssimative precedenti;
   si teme che la clientela possa essere portata a reiterare una odiosa e deprecabile pratica di evasione rappresentata dal mancato acquisto dei titoli di viaggio e giustificata attraverso la rivendicazione di migliori servizi e di maggiore riguardo nei confronti dell'utenza;
   si specifica ancora che le attese interminabili, il viaggio in pessime condizioni, e la consapevolezza della possibilità di alternative migliori non implementate, porteranno certamente l'utenza, anche quella più paziente e civile, ad abbandonare i mezzi per tornare ad utilizzare la propria autovettura, con tutte le conseguenze urbane e ambientali note;
   le coincidenze di orari e l'ammontare nullo dei costi suggerirebbero agli enti responsabili di investire sulla sinergia fra trasporto su gomma e trasporto su ferro, come detto, largamente apprezzata dai cittadini, in particolare facendo leva sulla concertazione con le parti sociali che tutelano legittimi diritti, ma che rischiano di lederne, involontariamente, degli altri –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto evidenziato in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere alla luce di quanto esposto, considerando in particolare che Trenitalia s.p.a. usufruisce di decisivi supporti statali e pertanto è tenuta a garantire servizi degni ed efficienti. (4-18379)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   BURTONE. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   la società OP «terre del sud» di Tursi (Matera) è stata oggetto nel mese di ottobre 2012 di un attentato con due ordigni che hanno duramente segnato questa importante realtà produttiva operante nella commercializzazione di ortofrutta;
   da «Il quotidiano della Basilicata» con articolo pubblicato in data 4 novembre 2012, si apprende che la Banca Popolare di Puglia e Basilicata avrebbe rigettato la richiesta dei proprietari Morrone, di un libretto per gli assegni a fronte di un conto corrente che segna un saldo positivo di 13 mila euro;
   a quanto riporta l'articolo, la richiesta degli assegni era finalizzata a poter pagare alcuni operai che stanno attraversando momenti di difficoltà economiche anche a causa della situazione che si è venuta a creare per l'azienda a seguito degli attentati;
   i Morrone hanno fatto da garanti per 11 dipendenti presso un supermercato di Policoro per fare la spesa;
   la Op dà lavoro a circa 380 persone tra diretti e indotto e quindi rappresenta una realtà importante per il comprensorio e queste difficoltà, anche in vista della prossima campagna agrumicola, rischiano di comprometterne definitivamente il futuro;
   risulta estremamente grave che un'azienda vittima di un attentato criminale sembri non trovare attenzione nel sistema del credito;
   il 10 novembre 2012 a Policoro è stata indetta una mobilitazione contro la criminalità organizzata che da tempo sembra avere attenzionato quel comprensorio; sarebbe importante e opportuno poter dare un segnale della presenza forte dello Stato e creare le condizioni per un patto tra Stato e società per la legalità –:
   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda promuovere per verificare quanto accaduto sotto il profilo dell'ordine pubblico e mettere la Op Terre del Sud di Tursi nelle condizioni di poter continuare la propria attività. (3-02583)

Interrogazione a risposta scritta:


   ROSATO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   la riforma dell'impiego nei vigili del fuoco del 2004 ha disciplinato con nuove norme il passaggio di qualifica a capo reparto e capo squadra nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco, prevedendo la copertura dei posti vacanti al 31 dicembre dell'anno precedente con un bando di concorso al 1° gennaio dell'anno successivo secondo una graduatoria formulata per il sessanta per cento per anzianità e titoli e per il quaranta per cento tramite concorso;
   il comma 4 dell'articolo 3 del decreto-legge 20 giugno 2012, n. 79, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 131, assegna i posti di qualifica di capo squadra derivanti per risulta dall'espletamento del concorso per l'attribuzione della qualifica di capo reparto del 1° gennaio 2007, ai capi squadra di cui alla graduatoria del concorso 1° gennaio 2009;
   il Governo si è impegnato con l'ordine del giorno 9/5369/2 ad adottare «le opportune iniziative affinché i capi squadra 2008 non vengano estromessi dalle prossime procedure selettive interne al Corpo dei vigili del fuoco»;
   infatti, con la scelta di scorrere la graduatoria di cui al concorso 1° gennaio 2009, anziché di cui al concorso 1° gennaio 2008, si è effettuato uno scavalco di un anno penalizzando di fatto i vincitori di quest'ultimo concorso, che sono rimasti estromessi dalla procedura concorsuale –:
   come e con quali tempistiche il Governo intenda tutelare i vincitori del concorso a capo squadra del 1° gennaio 2008 rimasti esclusi dall'assegnazione dei posti di risulta attribuiti, invece, ai vincitori del concorso 1° gennaio 2009. (4-18387)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GHIZZONI e TOCCI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 16 della legge 30 dicembre 2010, n. 240, ha istituito l'abilitazione scientifica nazionale finalizzata ad attestare la qualificazione scientifica che costituisce requisito necessario per l'accesso alla prima e alla seconda fascia dei professori universitari;
   il comma 2 del citato articolo 16 prevede che appositi regolamenti ministeriali disciplinano le modalità di espletamento delle procedure finalizzate al conseguimento dell'abilitazione; il comma 3, lettera f), del citato articolo 16 stabilisce che i regolamenti ministeriali devono prevedere che, per ciascun settore concorsuale, sia istituita un'unica commissione nazionale per le procedure di abilitazione alle funzioni di professore di prima e di seconda fascia, mediante sorteggio di quattro commissari all'interno di una lista di professori ordinari costituita ai sensi della lettera h) del medesimo comma e sorteggio di un commissario all'interno di una lista, curata dall'ANVUR, di studiosi e di esperti di pari livello in servizio presso università di un Paese aderente all'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE);
   il regolamento ministeriale di cui sopra è stato emanato con decreto del Presidente della Repubblica 14 settembre 2011, n. 222;
   l'articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica n. 222 del 2010 stabilisce le procedure per l'individuazione, mediante sorteggio, dei componenti della commissione nazionale per ciascun settore concorsuale; con decreto n. 181 del direttore generale per l'università, lo studente e il diritto allo studio universitario in data 27 giugno 2012 sono state stabilite le procedure per la formazione delle commissioni nazionali per l'abilitazione scientifica;
   sul sito http://abilitazione.miur.it/public/documenti/Modalita–sorteggio.pdf sono state pubblicate dal Ministero le modalità di sorteggio delle commissioni per l'abilitazione scientifica nazionale ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 222 del 2011;
   al punto 4 di tale documento ministeriale si stabilisce che, per il sorteggio, si procede «a estrarre una sequenza casuale» e che «la sequenza è unica per tutte le commissioni onde garantire la massima sicurezza e semplicità della procedura»;
   in data 29 ottobre 2012 è stato pubblicato il decreto n. 303 del direttore ge- nerale per l'università, lo studente e il diritto allo studio universitario con i quali si stabilisce che le procedure di sorteggio, per il settore 14/A1 (filosofia politica) si svolgeranno il 30 ottobre 2012 alle ore 17;
   in data 30 ottobre 2012 sono stati pubblicati due decreti, rispettivamente n. 306 e n. 307, del direttore generale per l'università, lo studente e il diritto allo studio universitario con i quali si stabilisce che le procedure di sorteggio, rispettivamente per i settori 13/A3 (scienza delle finanze) e 02/A2 (fisica teorica delle interazioni fondamentali), si svolgeranno il 31 ottobre 2012 alle ore 17;
   nessun altro decreto risulta al momento essere stato emanato per gli altri settori concorsuali –:
   per quali altri settori concorsuali il direttore generale per l'università, lo studente e il diritto allo studio universitario abbia emanato il decreto per il sorteggio dei componenti delle commissioni per l'abilitazione scientifica nazionale;
   se e per quali ragioni il Ministero abbia inteso derogare dalle modalità, pubblicate sul sito ufficiale del Ministero, di sorteggio unico per la formazione delle commissioni per l'abilitazione scientifica nazionale, rinunciando così alla garanzia di massima sicurezza e semplicità delle procedure di sorteggio evidenziata dallo stesso Ministero;
   se la scelta di effettuare i sorteggi in modi e tempi diversi per ciascun settore concorsuale non rischi di realizzare – tenuto conto che dal primo novembre 2012 molti professori ordinari saranno posti in quiescenza per raggiunti limiti d'età e quindi non potranno più essere sorteggiati per far parte delle commissioni di abilitazione – una diversità di trattamento con effetti discriminatori tra professori che godono degli stessi diritti in dipendenza da scelte e tempi operativi della suddetta Direzione generale. (5-08373)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GNECCHI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 72 del decreto-legge n. 112 del 2008 parla di anzianità contributiva a 40 anni per il diritto a pensione, in quanto consente l'esonero dal servizio per 5 anni prima del pensionamento garantendo il 50 per cento o il 70 per cento della retribuzione, per gli statali sempre retribuzione mensile, quindi sempre con riferimento al mese;
   la norma fa riferimento ad «anzianità contributiva» e l'articolo 3 della legge n. 274 dell'8 agosto 1991 prevede l'istituto dell'arrotondamento per anzianità contributiva; infatti l'articolo recita «... il complessivo servizio utile viene arrotondato a mese intero trascurando la frazione del mese non superiore a quindici giorni e computando a mese intero quella superiore»;
   è evidente che trattandosi di esonero dal servizio, fattispecie abrogata con il comma 14 dell'articolo 24 del decreto-legge n. 201 del 2011, per gli interessati, considerati anche i requisiti modificati per il pensionamento, diventa fondamentale capire se sia legittimo o meno negare l'arrotondamento;
   in presenza dell'intenzione di ridurre il personale con pensionamenti coatti ci si chiede se non sia opportuno permettere l'uscita a chi volontariamente lascerebbe il lavoro, utilizzando una norma di legge esistente fino al decreto cosiddetto salva Italia –:
   se i Ministri interrogati intendano assumere iniziative per chiarire che i 35 anni complessivi di servizio utile vengono arrotondati a mese intero, trascurando la frazione del mese non superiore a quindici giorni e computando a mese intero quella superiore, come in tutto ciò che riguarda i calcoli legati al diritto a pensione, correggendo quindi gli atti relativi ai dipendenti interessati all'esonero. (5-08369)


   DAMIANO, CODURELLI, BELLANOVA, BOBBA, BOCCUZZI, GATTI, GNECCHI, MATTESINI, MIGLIOLI, RAMPI e SCHIRRU. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   il 25 ottobre 2012 i segretari generali di SLC-CGIL, FISTel-CISL e UILCOM-UIL, mediante l'invio di una lettera a tutti rappresentanti istituzionali competenti, hanno richiamato l'attenzione sull'ennesimo caso di procedura di mobilità avviata nei confronti di lavoratori impiegati presso imprese di call center;
   la società Teleperformance ha infatti annunciato il licenziamento di 785 dipendenti, tutti giovani e con una presenza femminile di oltre il 70 per cento, di cui 164 nella sede romana e 621 in quella di Taranto, città già duramente segnata dalla drammatica crisi dell'Ilva e che da quest'ultima vicenda potrebbe subire un colpo decisivo per la propria economia;
   i rappresentanti sindacali denunciano il paradosso prodotto dal ricorso da parte delle aziende agli sgravi fiscali previsti dalla legge n. 407 del 1990, alle risorse stanziate dal fondo sociale europeo e ai contributi regionali, che hanno condizionato il mercato del lavoro, favorendo la creazione di posti di lavoro a basso costo, anche il 30 per cento in meno, spingendo fuori dal mercato i call center dove gli incentivi sono terminati;
   tale situazione determina la scelta dei committenti delle società di call center di cambiare appalto ogni 3 anni al fine di usufruire degli sgravi in modo permanente ottenendo tariffe inferiori, mentre queste ultime, nei casi in cui rimangano escluse dai benefici degli sgravi, perdono le commesse provvedendo di conseguenza a licenziare il personale;
   le organizzazioni sindacali nel corso della trattativa relativa al rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro, hanno proposto di inserire una norma ampiamente utilizzata nei Paesi europei, la cosiddetta clausola sociale, la quale in caso di cambio di appalto vincola le imprese a utilizzare il personale già impiegato nelle stesse attività; tale proposta, affermano i rappresentanti sindacali, non è stata presa in considerazione dalle imprese, poiché farebbe venir meno la possibilità di ricorrere agli incentivi che garantiscono un costo del lavoro inferiore a quello previsto dal contratto;
   il mancato accordo su questo punto ha determinato l'interruzione della trattativa e ha provocato due scioperi che hanno raccolto un altissimo numero di adesioni e la partecipazione di tutti i lavoratori della filiera – solidali con l'anello più debole della catena rappresentato dai lavoratori impegnati nelle attività gestite in outsourcing – uniti nel reclamare l'inserimento di norme a tutela del lavoro di questi giovani lavoratori –:
   se non intenda provvedere alla convocazione di un tavolo di lavoro con le organizzazioni sindacali, le imprese del settore e i rappresentanti istituzionali competenti al fine di individuare soluzioni che consentano di evitare il licenziamento dei lavoratori di cui in premessa nonché di impedire il ripetersi di vicende simili e per agevolare l'indirizzo delle risorse pubbliche nei confronti delle aziende che, grazie alla ricerca e alla produttività, fanno della stabilità occupazionale un punto di forza. (5-08372)


   TOMMASO FOTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   Azimut-Benetti spa ricopre tutti i diversi segmenti del mercato producendo imbarcazioni che vanno dai 30 ai 220 piedi. Alla stessa aderiscono quattro divisioni: Azimut Yacht, Benetti, Azimut Capital, Atlantis Marina's & Real Estate;
   nata come Azimut srl nel 1969 e trasformatasi in Azimut Benetti nel 2004, la società produce imbarcazioni in sette cantieri, tra i quali quello di Sariano di Gropparello (in provincia di Piacenza) con il marchio Atlantis e Gobbi, in ragione dell'acquisizione di quest'ultimo nel 2001;
   in questi giorni, il presidente del menzionato gruppo ha annunciato che, nell'ambito del programma di ristrutturazione volto a disegnare il futuro della società nautica, è prevista la chiusura del cantiere di Sariano di Gropparello, che attualmente occupa circa 200 dipendenti;
   detto programma, dunque, colpisce in modo inopinato lo stabilimento di Sariano di Gropparello dopo che, i dipendenti dello stesso, hanno affrontato lo scorso anno due pesantissime procedure di mobilità;
   appare pertanto ineludibile un confronto serrato con l'azienda al fine di valutare ogni possibile alternativa ad una decisione che colpisce il territorio piacentino, con la prospettata chiusura, entro il 31 dicembre 2012, di un'azienda storica dello stesso e con gravissime ricadute sul piano occupazionale, tenuto conto anche delle pesanti conseguenze che tale decisione comporterebbe anche sull'indotto –:
   se non ritenga urgente e doverosa l'immediata convocazione delle parti interessate e, in ogni caso, l'individuazione degli indifferibili interventi da porre in essere, con l'urgenza che il caso richiede, anche valutando la possibile attivazione di ogni utile strumento di sostegno al reddito e di ammortizzazione sociale. (5-08375)


   FEDRIGA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   è notizia riportata dalla stampa il 30 ottobre 2012 che l'azienda indiana Jindal si disimpegnerà dalla produzione di tubazioni della Sertubi di Trieste, di cui è affittuaria, mantenendo in Italia solo un presidio per la commercializzazione dei propri prodotti;
   la notizia emerge dalla riunione presso la prefettura fra rappresentanti dell'azienda, sindacati ed enti locali;
   l'azienda Indal Saw Italia è la filiale europea del gruppo indiano Op Jindal, conglomerato industriale attivo nella produzione di tubazioni e di energia elettrica e con sussidiarie impegnate in molteplici settori, tra cui siderurgia, infrastrutture, minerario, oli e gas;
   alla Sertubi sono previsti 148 esuberi –:
   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se risulti che l'azienda indiana abbia ricevuto fondi pubblici; in caso affermativo, se non ritenga di valutare se sussistano i presupposti per recuperare le somme corrisposte, nonché se e quali iniziative, sempre nell'ambito delle proprie competenze, intenda intraprendere a tutela dei lavoratori interessati ed a salvaguardia dei posti di lavoro. (5-08376)


   BOCCIARDO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione. — Per sapere – premesso che:
   la regione Calabria, con appositi decreti, ha provveduto da tempo trasferire al comune di Cosenza e agli altri comuni di residenza delle strutture che ospitano i minori in provincia di Cosenza le annualità 2010/2011 e il secondo acconto 2012;
   alcuni comuni, pur avendone la disponibilità, hanno a tutt'oggi omesso di erogare alle strutture aventi diritto le somme loro spettanti per il soggiorno dei minori ed i relativi servizi cui sono preposte;
   tale comportamento rappresenta un grave rischio per l'attuazione dei diritti al mantenimento, all'istruzione e all'educazione dei minori in Calabria, atteso che, stante l'assenza di fondi, le case famiglia non sono più nelle condizioni di garantire ai minori soggiornanti i servizi cui sono preposte;
   tale situazione è stata segnalata dal garante dell'infanzia della regione Calabria;
   e più in generale recenti fatti di cronaca evidenziano situazioni di comportamenti illegittimi sia amministrativi sia finanziari, con grave danno agli ospiti, di varie case famiglia sparse su tutto il territorio nazionale –:
   se non sia necessario promuovere un'azione capillare di monitoraggio delle case famiglia distribuite sul territorio nazionale con particolare riferimento alla Calabria, al fine della tutela dei diritti dei minori. (5-08378)

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta orale:


   BURTONE. — Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   dall'estate 2007 si è propagata sull'intero territorio nazionale una grave infestazione delle palme ad opera di un insetto coleottero detto punteruolo rosso (Rhynchophorus ferrungineus olivier), colpendo numerose zone a partire dalla Sicilia per poi giungere a Salerno, Napoli, Roma, tra quelle più segnate da questo insetto a tal punto da modificare addirittura paesaggi;
   questo killer delle palme è giunto anche presso la località balneare jonica di Metaponto;
   all'inizio aveva colpito solo qualche esemplare nel mese di febbraio 2012, ma oggi le piante infestate sono circa 40;
   tra di esse è stata colpita anche la palma simbolo della piazzetta centrale di Metaponto li presente da oltre 60 anni; il suo abbattimento è qualcosa di più che un semplice taglio;
   tale fenomeno sta infatti causando ingenti danni sia di carattere ambientale che di carattere economico, distruggendo nel contempo un enorme patrimonio storico-culturale;
   nel solo territorio di Bernalda sono circa 1.500 le palme e non tutta la profilassi può essere lasciata sulle spalle di una amministrazione comunale, anche considerati i costi di smaltimento delle piante abbattute;
   con decreto 9 novembre 2007 del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali si è resa obbligatoria la lotta contro il punteruolo rosso nel territorio della Repubblica italiana al fine di contrastarne la diffusione;
   la stessa Commissione europea ha stabilito misure d'emergenza sulla questione con decisione del 25 maggio 2007;
   ad oggi la situazione sembra non essersi ancora arrestata, anzi prosegue senza sosta, continuando a produrre danni enormi –:
   se e quali iniziative, in particolare per quanto riguarda le buone pratiche di profilassi e prevenzione finora attestate sul territorio italiano, abbiano prodotto i migliori risultati, al fine di poterle porre in essere anche nel comprensorio di Metaponto e Bernalda in modo da salvaguardare un patrimonio di valore inestimabile. (3-02582)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CALLEGARI, FABI, FORCOLIN e GIDONI. — Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   la filiera della frutta in guscio, in particolare del castagno, costituisce un segmento importante del comparto ortofrutticolo nazionale tanto che il nostro Paese è il terzo esportatore di castagne con una quota del 17 per cento in quantità e del 22 per cento in valore delle esportazioni mondiali;
   sebbene dopo il secondo conflitto mondiale la coltivazione del castagno, che per i territori rurali ha costituito elemento essenziale per il sostentamento dei nuclei familiari con apporto di farina e legname, abbia attraversato un lungo periodo di crisi dovuto all'esodo rurale e al conseguente spopolamento delle campagne, a partire dagli anni Settanta si sono manifestati i primi segnali di recupero economico della coltura, anche in considerazione del prezioso ruolo svolto a presidio del territorio e dell'assetto idrogeologico;
   da oltre dieci anni la castanicoltura nazionale è esposta ad un pericoloso parassita, il cinipide galligeno, o «vespa cinese» originario del nord della Cina e introdotto nel nostro Paese con materiale di propagazione infetto proveniente dal Giappone, che determina un arresto dello sviluppo delle gemme a cui consegue un consistente calo della produzione, stimata intorno al 60/80 per cento della resa di ogni castagno, la riduzione dello sviluppo vegetativo della pianta e il suo notevole deperimento;
   nonostante le iniziative intraprese dal Ministero competente, quali l'attivazione di centri di moltiplicazione del parassitoide Torymus, antagonista del cinipide galligeno, l'istituzione di tavoli tecnici di coordinamento e il potenziamento dell'attività scientifica di ricerca, risulta sempre più difficile eradicare dal territorio nazionale l'organismo nocivo in argomento;
   in alcune aree particolarmente vocate alla castanicoltura, quali molti territori ricompresi nel trevigiano e nell'alto veneto che vantano riconoscimenti DOP e IGP, i produttori denunciano un vero e proprio disastro biologico con raccolti decimati rispetto agli anni precedenti e il rischio di dover abbandonare i castagneti con pesanti ripercussioni, oltre che sotto il profilo economico, anche sotto quello sociale e ambientale –:
   di quali elementi disponga il Ministro interrogato in relazione ai fatti espressi in premessa e quali ulteriori iniziative intenda attivare per sostenere le numerose aziende del settore castanicolo, anche al fine di evitare fenomeni di abbandono della coltura con grave pregiudizio dell'equilibrio idrogeologico delle aree interessate. (5-08370)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
   recentissime notizie di stampa on line (www.informasalus.it) riportano che in data 6 ottobre 2012 l'istituto di Stato per il controllo dei farmaci della Slovacchia ha diffuso un documento urgente (riferimento n. 12/5541 – 389/2012/900) con cui ha imposto il ritiro immediato dal commercio del farmaco Infanrix Hexa (Codice 34905) della ditta belga GlaxoSmithKline Biologicals s.a., lotto A21CB191B con data di scadenza gennaio 2014;
   sulla base di quanto affermato dal documento slovacco, il ritiro si è reso necessario in quanto durante il controllo di qualità è stata riscontrata una contaminazione microbica dell'ambiente di produzione del vaccino, mentre i prodotti finali della lavorazione – cioè il vaccino in questione – non sarebbero microbicamente contaminati e l'ente di registrazione avrebbe accettato il ritiro dell'Infanrix Hexa dalle farmacie e dai fornitori sanitari al solo scopo di assicurare il mantenimento dello standard di qualità;
   il documento ufficiale conterrebbe anche l'affermazione che i pazienti che sono stati vaccinati con l'Infanrix Hexa non sono a rischio a causa del vaccino stesso che «soddisfa tutti i requisiti di qualità»; secondo quanto affermato, dunque, il vaccino va benissimo e soddisfa tutti i requisiti di ottima qualità eppure viene ritirato con urgenza massimi;
   il ritiro è stato disposto con urgenza massima, ovvero classe 1, che, in base alle norme europee di classificazione delle urgenze (norma emea/ins/gmp/459921/2010), si riferisce a quelle situazioni che minacciano potenzialmente la vita ovvero possono causare gravi danni alla salute e prevedono che il provvedimento venga attuato immediatamente;
   le nazioni che sinora hanno ritirato il vaccino Infanrix Hexa sono diciannove e tra queste anche la Francia che sembra non abbia ritirato solo l'esavalente, ma anche il vaccino tetravalente e il pentavalente, sempre della ditta GlaxoSmithKline;
   con un comunicato stampa del 17 ottobre 2012, la GlaxoSmithKline, attraverso Massimo Ascani, capoufficio stampa dell'azienda, afferma che i controlli effettuati hanno rivelato che non c’è stata alcuna contaminazione;
   il portavoce ha altresì dichiarato che in Italia si è spiegata la situazione e detto che non si procedeva al ritiro, in quanto i lotti inviati non erano stati potenzialmente esposti al batterio;
   i comunicati ufficiali dicono che nei laboratori di produzione del vaccino Infanrix Hexa è stata trovata una piccola contaminazione da parte del batterio Bacillus cereus;
   il Bacillus cereus è un batterio beta-emolitico patogeno a bastoncino Gram-positivo che produce tossine responsabili di intossicazioni alimentari. Ne esistono diversi ceppi: alcuni sono innocui, altri responsabili di intossicazioni alimentari anche fatali. Attualmente non sono disponibili metodi in grado di distinguere tra ceppi virulenti e non-virulenti;
   il suo isolamento nel corso di broncopolmoniti, batteriemie, setticemie, meningiti, infezioni dell'orecchio e delle vie urinarie, lo fa ritenere un agente patogeno di una certa rilevanza ed è considerato uno dei microrganismi più pericolosi per l'organo visivo;
   i Ministeri della salute degli Stati predetti hanno avvisato la popolazione affinché i genitori dei bambini che hanno ricevuto questa vaccinazione negli ultimi mesi contattino le autorità sanitarie con urgenza;
   nel nostro Paese, sino alla settimana scorsa, si è parlato solo ed unicamente del ritiro del vaccino antinfluenzale della ditta Crucell e nulla si è detto a proposito della contaminazione dell'esavalente della GlaxoSmithKline –:
   se il Ministro interpellato, sull'esempio dei colleghi stranieri, non ritenga di dover dare precisa e dettagliata comunicazione alla popolazione italiana della situazione de qua, con particolare riferimento al rischio o meno di contaminazione dei lotti finora commercializzati in Italia;
   quali tempestive iniziative intenda assumere – nell'ambito delle proprie competenze e nel rispetto delle prerogative delle regioni in materia sanitaria previste dalla normativa vigente – al fine di garantire la massima sicurezza nella somministrazione ai bambini del vaccino esavalente.
(2-01724) «Savino, Pianetta, Renato Farina, Nola, De Corato, Frassinetti, Cannella, Cassinelli, Laboccetta, Sisto, Lazzari, Ceccacci Rubino, Mazzoni, Gregorio Fontana, Di Caterina, Pelino, Massimo Parisi, Pili, Minasso, Landolfi, Paniz, Cosenza, Centemero, De Luca, Di Virgilio, Vitali, Dell'Elce, D'Alessandro, Palmieri, Ciccioli, Abelli, Gottardo, Toccafondi».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LIVIA TURCO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   con decreto-legge n. 95 del 2012, convertito dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, «Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini» (cosiddetta «spending review»), al Titolo III «Razionalizzazione e riduzione della spesa sanitaria», sono state dettate, all'articolo 15, tra l'altro, «Disposizioni urgenti per l'equilibrio del settore sanitario e misure di governo della spesa farmaceutica»;
   la disciplina di revisione della spesa sanitaria, su singoli territori regionali e provinciali (anche di competenza di singole aziende sanitarie provinciali), registra difformità di interpretazioni e di applicazioni, ovvero dubbi interpretativi, circa l'individuazione esatta dei servizi di salute effettivamente destinatari della riduzione della spesa;
   in particolare, forti dubbi interpretativi e disomogenee applicazioni della norma riguardano servizi di salute erogati a persone con disabilità certificata (anche gravi), quali le prestazioni riabilitative onnicomprensive rivolte a persone con disabilità complesse ed erogate dai centri di riabilitazione ai sensi dell'articolo 26 della legge n. 833 del 1978;
   ciò determina criticità all'utenza con fragilità, alle organizzazioni associative di familiari nonché agli erogatori dei servizi: mentre gli uni, infatti, abbisognano di erogazione di servizi con continuità e qualità; gli altri, devono beneficiare di tariffe adeguate ai costi vivi sostenuti ed al rispetto degli standard strutturali, organizzativi, tecnologici e di personale imposti dallo Stato; si tratta di preoccupazioni che trovano fondamento, tra l'altro, nei già cospicui sacrifici posto dal settore sanitario, visto che molte regioni italiane hanno posto in essere «piani di rientro e di riqualificazione della spesa sanitaria», con riduzioni di spesa anche per i servizi di salute erogati a persone con disabilità complessa certificata;
   la previsione di cui all'articolo 15, comma 13, lettera a), della cosiddetta «spending review», riferendosi genericamente alla riduzione del 5 per cento degli «importi e le connesse prestazioni relative a contratti in essere di appalto di servizi e di fornitura di beni e servizi», ha indotto talune amministrazioni a ritenere che qualunque tipologia di servizio di salute erogata da enti privati accreditati potrà subire la riduzione indicata e, fra questi, eventualmente anche quelli erogati alle persone con disabilità complessa che beneficiano di servizi di riabilitazione ex articolo 26 della legge n. 833 del 1978;
   di converso, invece, l'articolo 15, al comma 14 – ad avviso dell'interrogante chiaramente – disciplina ed individua i servizi di salute alla persona che subiscono una riduzione di spesa (escludendo da ciò i centri di riabilitazione ex articolo 26 della legge n. 833 del 1978), laddove espressamente prevede che: «A tutti i singoli contratti e a tutti i singoli accordi vigenti nell'esercizio 2012, ai sensi dell'articolo 8-quinquies del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, per l'acquisto di prestazioni sanitarie da soggetti privati accreditati per l'assistenza specialistica ambulatoriale e per l'assistenza ospedaliera, si applica una riduzione dell'importo dei corrispondenti volumi d'acquisto in misura percentuale fissa, determinata dalla regione o dalla provincia autonoma, tale da ridurre la spesa complessiva annua, rispetto alla spesa consuntivata per l'anno 2011, dello 0,5 per cento per l'anno 2012, dell'1 per cento per l'anno 2013 e del 2 per cento a decorrere dall'anno 2014»;
   si ritiene, pertanto che il disposto dell'articolo 15, comma 14, facendo espresso riferimento alle riduzioni ivi indicate per le sole prestazioni «...sanitarie da soggetti privati accreditati per l'assistenza specialistica ambulatoria e per l'assistenza ospedaliera», consente di non dubitare – e quindi di confermare alle regioni ed alle aziende sanitarie provinciali – che nessuna riduzione di spesa è stata posta (e, diversamente, ad avviso dell'interrogante, sarebbe atto illegittimo) a discapito dei servizi di riabilitazione erogati ai sensi dell'articolo 26 della legge n. 833 del 1978 alle persone con disabilità complessa certificata –:
   se trovi conferma che il disposto normativo di riduzione della spesa per l'acquisto di prestazioni sanitarie da soggetti privati accreditati si applica limitatamente ai servizi di «assistenza specialistica ambulatoriale e per l'assistenza ospedaliera», esclusi pertanto i servizi di riabilitazione onnicomprensiva ex articolo 26 della legge n. 833 del 1978 nonché tutti i servizi sanitari e socio-sanitari erogati in maniera diretta ed esclusiva a persone con disabilità complessa certificata;
   se non si ritenga opportuno, onde evitare dispendio di efficienza, efficacia ed economicità dell'azione amministrativa e possibili costi aggiuntivi eventualmente determinati dal potenziale contenzioso tra cittadini ed enti e/o tra enti erogatori dei servizi e pubblica amministrazione, assumere ogni iniziativa di competenza, anche per mezzo di una nota ministeriale esplicativa su quanto sopra richiesto alle regioni ed alle aziende sanitarie provinciali. (5-08377)

Interrogazione a risposta scritta:


   LOVELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   secondo notizie riportate da alcuni organi di stampa, centinaia di pazienti affetti da maculopatia in cura all'ospedale oftalmico di Torino, centro di riferimento regionale per la cura delle patologie correlate alla vista, non potranno più ricevere le terapie mediche che fino ad ora erano state loro garantite;
   dal 2004 il prontuario dell'Agenzia italiana del farmaco indicava il medicinale chemioterapico «Bevacizumab», il cui costo è pari a 15 euro ad iniezione, per la cura della maculopatia. Tale farmaco, risulta essere stato sostituito da un prodotto alternativo, il «Ranibizumab», il cui prezzo è quasi cento volte superiore a quello del precedente farmaco (1.000 euro a fiala);
   dati gli elevati costi del «Ranibizumab», la sanità pubblica piemontese ha recentemente dichiarato di essere in difficoltà nel continuare a garantire le cure ai malati affetti da maculopatia e tramite una missiva inviata alla direzione dell'asl To1 dal direttore generale della sanità del Piemonte, Sergio Morgagni, è stato comunicato che il vecchio farmaco «Bevacizumab», seppur efficace e più economicamente sostenibile per le casse della sanità regionale, non potrà più essere utilizzato poiché rimosso dal prontuario Aifa, Agenzia italiana del farmaco;
   l'ospedale oftalmico di Torino non avendo a disposizione fondi sufficienti per acquistare scorte del costoso medicinale alternativo, si troverà in breve tempo nell'impossibilità di continuare ad erogare le cure necessarie ad affrontare i circa 3.800 casi di maculopatia che gli vengono sottoposti annualmente;
   secondo il presidente di SOI, Società oftalmologica italiana, il farmaco chemioterapico «Bevacizumab» risulta avere caratteristiche in termini di efficacia del tutto equivalenti a quelle del nuovo e più costoso farmaco «Ranibizumab» ed inoltre la sua sostituzione provocherà per il Servizio sanitario nazionale un incremento di spesa di circa 600 milioni di euro –:
   se sia a conoscenza della situazione descritta in premessa;
   se non si ritenga utile, al fine di continuare a garantire cure adeguate ai malati affetti da maculopatia e consentire un risparmio stimato di circa 600 milioni di euro per le casse statali, reinserire nel prontuario dell'Agenzia italiana del farmaco il medicinale chemioterapico «Bevacizumab», il cui costo risulta essere pari a 15 euro ad iniezione, come farmaco «off-label», cioè «fuori-lista», ovvero non registrato per quella determinata patologia, ma di uso ormai consolidato e di dimostrata efficacia e quindi comunque utilizzabile dal Servizio sanitario nazionale. (4-18380)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
   la crisi che ha pesantemente colpito la Aligrup, società catanese leader dei punti vendita a marchio Despar in Sicilia, rischia di compromettere migliaia di posti di lavoro nell'Isola;
   numerose sono state le manifestazioni dei lavoratori che si sono svolte in Sicilia, per sollecitare l'intervento degli uffici territoriali del Governo, perché si istituisse un tavolo di trattativa in cui fossero presenti anche le organizzazioni sindacali;
   i livelli occupazionali dei punti vendita, sparsi su tutto il territorio regionale, potrebbero essere salvaguardati qualora giungesse a buon fine la trattativa in corso;
   tuttavia, alcune delle società che avevano mostrato interesse per tale trattativa, sembrerebbero essersi ritirate generando un giusto allarme fra le migliaia di lavoratori del gruppo;
   sulla trattativa pesa un pronunciamento, previsto per il 5 novembre 2012; da parte della sezione fallimentare del tribunale di Catania, che dichiarerà l'ammissibilità della procedura avviata dalla Aligrup, per l'adesione dei creditori all'accordo proposto per la ristrutturazione dei debiti, che ammonterebbero a circa 150 milioni di euro;
   la sezione fallimentare di Catania potrebbe ritenere insufficienti le offerte fino a qui formalizzate, avendo le stesse, a quanto consta agli interpellanti, una copertura inferiore al 40 per cento della posizione debitoria dell'azienda Aligrup;
   il rischio è, infatti, che vengano esclusi dalla trattativa circa 20 punti vendita, con ciò che comporterebbe in termini di licenziamenti;
   come denunciato dai sindacati, il prolungarsi eccessivo della trattativa rischia di svalutare i punti vendita, che vengono attualmente approvvigionati solo per fornitura diretta;
   il prolungamento della trattativa potrebbe causare il fallimento del gruppo, che poi verrebbe acquisito dai diretti concorrenti ad un prezzo inferiore al reale valore, senza l'obbligo di assunzione di tutto il personale;
   una delle società interessate, con una nota stampa diffusa nei giorni scorsi, ha comunicato che «non era stato realizzato, nei tempi convenuti con Aligrup il quadro di riferimento normativo e contrattuale che era stato condiviso con la stessa come presupposto minimo per realizzare l'operazione»;
   vanno considerate le gravi ricadute economiche ed occupazionali che il fallimento di Aligrup avrebbe sull'intero territorio siciliano, ed in particolare a Catania e Palermo, città già pesantemente segnate dalla crisi economica –:
   quali iniziative di competenza intenda assumere presso le società che hanno manifestato interesse per l'affitto del ramo d'azienda della società Aligrup, al fine di giungere ad una negoziazione che salvaguardi un'importante impresa del territorio e dunque molti posti di lavoro, della rete, dell'indotto e dei fornitori.
(2-01723) «Berretta, Burtone, Samperi».

Interrogazione a risposta orale:


   GALLI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   l'affermazione del libero mercato dell'elettricità e il superamento dell'attuale monopolio di fatto passano attraverso il modello di una società elettrica indipendente, la quale costituisce il tassello fondamentale del mercato libero come auspicato e propugnato dalle direttive europee e dal decreto legislativo n. 79 del 1999;
   la conseguente affermazione di nuove società indipendenti è stata assolutamente necessaria per contrapporsi agli ex monopolisti che, pur senza il diritto al monopolio e causa la loro posizione dominante, restano di fatto le uniche società presenti su un mercato solo apparentemente libero;
   anche se il mutamento strutturale del mercato ha imposto alle imprese, sino a quel momento monopoliste, di trasformarsi in società di rete, di mercato, di distribuzione, è ovvio che senza una pluralità di operatori e di nuovi soggetti messi nelle reali condizioni di operare a parità di condizione, è quasi inevitabile che le ex imprese monopoliste pubbliche e i loro dirigenti, tendano a conservare il controllo di ogni scenario, occupando caselle di potere che in effetti dovrebbero essere accessibili e attribuite a soggetti terzi e senza conflitti di interesse;
   più precisamente, dopo la perdita del monopolio, occorre oggettivamente considerare che l'Enel, ex monopolista, ha diffuso i propri dirigenti in tutte le società pubbliche nate dopo la liberalizzazione, da Terna, gestore delle rete nazionale interconnessa con l'estero, al GSE, gestore dei servizi elettrici, al GME, gestore della borsa elettrica, senza dimenticare le «consulenze» e gli incarichi presso il Ministero per lo sviluppo economico e l'Autorità per l'energia elettrica e il gas, tanto che in alcuni casi si è anche dovuto costatare «prestiti» da Enel ad organismo responsabile e ritorno, di cui l'esempio oggettivamente più eclatante è che, dopo un inizio del mercato libero con un presidente neutro, da circa un decennio la stessa Autorità per l'energia elettrica e il gas è retta da ex alti dirigenti di Enel;
   tali oggettive ingerenze hanno ad avviso dell'interrogante inopinatamente portato ad una regolamentazione favorevole agli ex monopolisti che, pur riconoscendo che questo fatto possa essere una conseguenza collaterale e transitoria nel percorso che va dal monopolio al mercato libero, diventa inaccettabile quando questa posizione dominante anziché ridursi progressivamente assurge ad una vera e propria minaccia per la sopravvivenza del mercato libero;
   a questo proposito si evidenzia come l'Autorità, secondo l'interrogante, in controtendenza al libero mercato, ha imposto ai fornitori di energia privati norme e obblighi senza prevedere per gli stessi alcuna remunerazione e garanzia, fatto che induce all'insostenibilità economica a medio termine del loro ruolo, ovvero:
    a) il sostituire integralmente il concessionario del servizio di trasporto commercializzazione del trasporto stesso verso gli utenti di rete del concessionario;
    b) il sostituire integralmente il concessionario nella contrattualizzazione del servizio di trasporto presso l'utente del concessionario, sollevando anche in questo caso il concessionario da questa incombenza;
    c) garantire al concessionario la riscossione dei corrispettivi da pagare per il trasporto presso l'utente del concessionario, assicurando il fatturato ed il reddito al concessionario stesso;
    d) garantire il fatturato ed il reddito al concessionario, non solo attivandosi nei confronti degli stessi clienti, ma consegnando al concessionario proprie garanzie, desunte dalle proprie disponibilità – essendo l'utente di rete libero di non fornirne, come se il servizio di trasporto fosse espletato a favore del fornitore che per legge ha, invece, solo il compito di vendere l'energia, e non può disporre, né commerciare il trasporto;
    e) non poter disporre direttamente il distacco del cliente di rete che non ha pagato il trasporto, se non con procedure controllate ed imposte dall'Autorità e dal concessionario che non garantiscono il fornitore, il quale, purtroppo, deve accettare che il concessionario consenta a molti clienti di mantenere l'allacciamento alla rete, pur essendo morosi;
   l'Autorità, sua sponte, ha imposto ai fornitori di sostituire il concessionario nei suoi specifici e naturali adempimenti che gli debbono garantire il reddito, senza prevedere remunerazione e senza garanzie: in pratica, l'Autorità ha imposto quella che all'interrogante appare una sub concessione, senza l'autorizzazione del Ministero che formalmente deve sancire la sub concessione e senza prevedere remunerazioni e accordi con il sub concessionario;
   la posizione manifestata dall'Autorità nei confronti del fornitore – e verso il suo ruolo che a questo punto risulta indebolito – ha acuito e favorito l'opportunismo di parte dei clienti della rete, accortisi di tale indebolimento, e la conseguente morosità, oggi a livelli inusitati sul mercato elettrico, che a giudizio dell'interrogante, potrebbe rappresentare un'ipotesi di sua turbativa;
   secondo l'interrogante appare quindi ipotizzabile che l'Autorità, imponendo queste norme che, sempre a giudizio dell'interrogante, risultano per gli effetti connessi, vessatorie nei confronti dei fornitori indipendenti a mercato libero, di fatto dia luogo ad un aiuto indebito ai fornitori connessi ai concessionari, implementando mercati non liberi, da essa direttamente gestiti e controllati –:
   se non ritenga di assumere iniziative, anche di carattere normativo, volte ad assicurare una maggiore efficienza ed economicità complessiva del mercato elettrico, evitando le criticità di cui in premessa. (3-02585)

Interrogazione a risposta scritta:


   PICCHI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   si fa riferimento all'adozione e all'entrata in vigore del decreto 3 ottobre 2007 a firma del Ministro pro tempore Bersani in merito all'esenzione della direttiva n. 98 del 16 marzo 2007 del Ministero dello sviluppo economico in relazione alle attività connesse alla ricerca di anteriorità in materia brevettuale da effettuarsi da parte dell'Ufficio brevetti europeo (EPO) e alla successiva stipula di un accordo attuativo tra l'Ufficio brevetti e marchi italiano (UIBM) e l'Epo per ottenere un rapporto di ricerca entro 9 mesi dalla data di deposito di una domanda di brevetto in Italia, come hanno da tempo fatto altri Paesi europei, come la Francia, l'Olanda e la Turchia;
   sono circa 10.000 le domande di brevetto per invenzione industriale depositate in Italia ogni anno;
   tale procedura è di fondamentale importanza per migliorare ulteriormente il sistema di deposito di brevetti nel nostro Paese, poiché permette di avere un rapporto di ricerca autorevole (quello dell'EPO) per valutare la validità di una domanda di brevetto italiana prima dei termini (12 mesi) per una eventuale estensione all'estero della stessa;
   tale accordo risulta pertanto di notevole importanza strategica per proteggere l'innovazione tecnologica delle imprese del sistema-Italia;
   l'Ufficio brevetti e marchi italiano (UIBM) è stato potenziato con l'assunzione di un nutrito numero di tecnici da qualificare come «esaminatori di brevetti» per effettuare l'esame di merito su di una privativa italiana in base a tale rapporto di ricerca dell'Ufficio brevetti europeo (EPO);
   negli ambienti specializzati del settore la possibilità di ottenere un rapporto di ricerca EPO è stata accolta con estremo favore, ma al tempo stesso si levano perplessità e dubbi sul potenziamento dell'Ufficio brevetti e marchi italiano a causa delle tempistiche richieste per la formazione degli esaminatori;
   secondo una recente procedura stabilita dall'Ufficio brevetti e marchi italiano, una domanda di brevetto italiana può essere ad oggi rigettata qualora non vengano depositate osservazioni dal titolare a fronte di una opinione preliminare dell'EPO parzialmente sfavorevole; si viene pertanto a creare una situazione di estremo disagio per i titolari e i professionisti del settore che si stanno muovendo in ordine sparso: alcuni infatti depositano tali osservazioni per evitare il rigetto del brevetto; altri propongono domanda all'estero per il brevetto europeo o internazionale e abbandonano la relativa domanda italiana senza alcuna osservazione;
   la preparazione di tali osservazioni necessita un'analisi attenta e dettagliata del rapporto di ricerca dell'EPO da parte di un professionista esperto per evitare il rischio che la privativa possa essere inutilmente limitata –:
   quale sia il piano per il potenziamento dell'Ufficio brevetti e marchi italiano e per l'esame di merito delle domande di brevetto italiane;
   se sia possibile assumere un atteggiamento pratico, realistico ed economico, rimandando l'esame di merito delle privative e mantenendo altresì in vigore l'esame formale e l'accordo con l'EPO, come già avviene in altri Paesi europei. (4-18383)

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Lo Presti n. 4-17117 del 25 luglio 2012.