XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 25 ottobre 2012

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,
   premesso che:
    nell'ambito della promozione e dello sviluppo della mobilità sostenibile un ruolo di primo piano rivestono le iniziative finalizzate all'individuazione ed alla realizzazione di reti di percorsi ciclabili ad uso prevalentemente turistico e diportistico;
    negli ultimi anni in Europa si è affermato il concetto di «Greenways», tradotto letteralmente in «vie verdi», ossia dei percorsi caratterizzati da un gradevole inserimento in zone di interesse ambientale o paesaggistico;
    attorno alle vie verdi si è sviluppato un vero e proprio movimento culturale, noto come «greenways movement», che si è impegnato in gran parte delle nazioni europee per la promozione di percorsi dedicati ad una «circolazione dolce» e non motorizzata, in grado di connettere le popolazioni con le risorse del territorio (naturali, agricole, paesaggistiche, storico-culturali) e con i «centri di vita» degli insediamenti urbanistici, sia nelle città che nelle aree rurali;
    le principali associazioni europee che operano sulla tematica, tra cui l'italiana «Associazione italiana Greenways», hanno redatto un documento comune – Dichiarazione di Lille (2000) – nel quale affermano che le vie verdi «devono avere caratteristiche di larghezza, pendenza e pavimentazione tali da garantirne un utilizzo promiscuo in condizioni di sicurezza da parte di tutte le tipologie di utenti in qualunque condizione fisica» e che i percorsi che, per le loro caratteristiche, si prestano in modo eccellente alla trasformazione in vie verdi, sono, oltre alle ferrovie dismesse, gli argini e le alzaie dei fiumi, caratterizzati da pendenze modeste e costanti e da grande valore naturalistico e paesaggistico;
    in tale contesto, l'idea di via verde va ben oltre quella di un semplice pista ciclabile, con cui spesso viene confusa, investendo aspetti più strutturali, come la valorizzazione e la riqualificazione delle risorse naturali, la promozione di uno sviluppo sostenibile, il recupero dei paesaggi degradati e lo sviluppo armonico delle città, e rivolgendosi non solo ai ciclisti ma a tutti gli utenti non motorizzati;
    i requisiti indispensabili che caratterizzano le greenways sono: la sicurezza, in quanto sono percorsi prevalentemente separati dalla rete stradale ordinaria e dedicati esclusivamente a utenti non motorizzati; l'accessibilità, per un'ampia fascia di tipologie di utenti; la «circolazione dolce», legata ad esempio alle pendenze moderate, che ne consente una fruizione piacevole anche da parte di persone non allenate; la multiutenza, poiché le greenways sono, generalmente, percorsi aperti a tutte le tipologie di utenti (pedoni, ciclisti, escursionisti a cavallo, eccetera); il recupero e la valorizzazione di infrastrutture e strutture esistenti e che talvolta versano in stato di degrado e abbandono: sentieri, strade storiche, alzaie, linee ferroviarie dismesse, strade rurali minori; edifici di servizio, eccetera; l'integrazione con l'ambiente naturale, che permette alle greenways di offrire un accesso rispettoso alle aree di particolare pregio naturale e svolgere un'importante funzione educativa consentendo una conoscenza e una fruizione sostenibile del territorio;
    in data 26 settembre 2012 è stato presentato alle Commissioni riunite VIII e IX della Camera il progetto denominato VenTo «In bicicletta da Venezia a Torino lungo il fiume Po passando per EXPO 2015»; il progetto redatto dal dipartimento di architettura e pianificazione del politecnico di Milano consiste in una ciclovia di 679 chilometri che corre lungo il fiume Po, in parte sugli argini, in parte lungo ciclabili esistenti e in parte su tracciati ancora da attrezzare, che vuole collegare Venezia a Torino attraversando altri 121 comuni, ricchi di beni artistici e architettonici e salendo fino a Milano EXPO, accanto ai navigli;
    VenTo è il progetto della più lunga infrastruttura per il cicloturismo in Italia e nel sud Europa, costituendo la dorsale est-ovest della direttrice ciclabile europea Barcellona Kiev (Eurovelo 8) prevista dall'Europa. VenTo si svilupperebbe all'interno di un quadro dalle enormi potenzialità, in connessione con Eurovelo 5 che legherà Francia e Svizzera al Sud dell'Italia e con Eurovelo 7 che attraverso il Brennero collegherà Austria e Germania con il nostro Paese ed il Sud dell'Europa (questo tracciato è già in parte esistente e quindi i vantaggi sarebbero immediati);
    il progetto della ciclovia attraversa 4 regioni 12 province, oltre 120 comuni e 242 località e paesaggi culturali, incrociando lungo il proprio percorso una varietà di bellezze artistiche, monumentali, ambientali e naturali, luoghi di storia, cultura e di produzione unici in Italia; lungo il corso del Po si attestano già oggi 15 aree protette, tra parchi regionali e riserve, che rappresentano una ricchezza straordinaria ed una preziosa riserva di biodiversità; all'interno di questi ambiti si svilupperebbe il 40 per cento del tracciato della ciclovia, generando per queste aree nuove opportunità di fruizione turistica di carattere paesistico e naturalistico; sviluppandosi lungo il tracciato del più grande corso d'acqua del Paese il progetto di VenTo può rappresentate anche l'occasione per ridare centralità al fiume Po e migliorarne la tutela e la valorizzazione;
    tra i caratteri distintivi di VenTo c’è quello della fruizione più possibile ampia e sicura, superando il tratto di eccezionalità che ancora contraddistingue nel nostro Paese la mobilità ciclabile; per questo un punto di forza del progetto è dato dall'elevato grado di integrazione del tracciato della ciclovia con altre forme di mobilità sostenibile: i tratti navigabili del fiume Po e la capillare rete di stazioni ferroviarie distribuite lungo il percorso, che consentono un elevato grado di flessibilità e di adattamento a tutte le fasce di età e di preparazione ciclistica;
    VenTo però non è solo una ciclovia, ma una vera e propria opportunità di sviluppo economico e occupazionale a impatto zero; se il costo di realizzazione è di circa 80 milioni di euro, il valore economico che VenTo è in grado di produrre, sottoforma di introiti per tutte le attività che incontra lungo il suo percorso (dove già oggi sono insediate 14.000 aziende agricole, 300 attività ricettive e oltre 2000 attività commerciali) è di 80-100 milioni di euro all'anno, come dimostrano le esperienza virtuose compiute da altri Paesi europei (la ciclopista del fiume Danubio da Passau a Vienna in Austria e del fiume Elba in Germania);
    il costo relativamente contenuto stimato per l'intera realizzazione di VenTo (circa 80 milioni di euro) è reso possibile dal fatto che per il 15 per cento sfrutta tratti già esistenti, per il 42 per cento si propone di utilizzare argini di fatto esistenti ma oggi inutilizzabili a causa di regolamenti desueti, per i quali sono sufficienti pochi interventi di sistemazione (circa 1 milione di euro), per il 22 per cento è da realizzare con in interventi «leggeri» (18 milioni) e il restante 21 per cento richiede interventi importanti (come l'attraversamento dei fiumi) per altri 61 milioni; il rapporto tra la distribuzione dei costi e l'effettiva fruibilità del tracciato è un dato molto significativo: dallo studio dettagliato del Politecnico di Milano risulta che con 1 milione di euro di interventi risulterebbe percorribile il 60 per cento del tracciato; con gli altri 18 milioni di euro si raggiungerebbe una percentuale di fruibilità dell'80 per cento e che solo il 20 per cento del tracciato richiederebbe la parte più consistente degli investimenti, comunque sostenibili in un arco di tempo sufficientemente contenuto;
    la realizzazione di questo progetto richiede però l'assunzione una precisa volontà politica, non solo per l'individuazione delle risorse economiche necessarie, ma soprattutto per il superamento degli ostacoli burocratici e della frammentazione di competenze; andando così verso un nuovo e moderno modello di progettazione e gestione volto alla cooperazione tra gli enti secondo un'unica regia di progetto e gestione capace di mantenere bassi i costi. L'obiettivo da perseguire è quello di un forte coordinamento tra il livello centrale e territoriale: regioni, province, comuni, enti fluviali (autorità di bacino del fiume Po e AIPO), portatori di interessi specifici (associazioni di categoria, privati), replicando il modello di un'agenzia unica, già sperimentato in altri contesti simili, in grado di portare avanti in modo unitario la progettazione e la realizzazione dell'intervento, di contenere costi, tempi e appesantimenti burocratici e di assicurare la sostenibilità della gestione e manutenzione dell'opera una volta realizzata; l'autorità di bacino del fiume Po potrebbe essere, per competenza di legge e per proprio ruolo sovraordinato e direttamente collegato al Governo quanto alle regioni, un soggetto idoneo ad accogliere questo incarico;
    ad oggi il progetto VenTo ha già raccolto l'interesse diffuso di migliaia di cittadini (circa 2500) e di numerose associazioni nazionali, tra cui la Federazione ciclistica italiana, FAI-Fondo per l'ambiente italiano, il Touring club italiano e Ciclobby. A queste si aggiungono le istituzioni locali quali la città di Torino, Crema, Chivasso, Crescentino. Ci sono state inoltre manifestazioni di interesse da parte di altre importanti istituzioni tra cui l'Autorità di bacino del fiume Po e i comuni di Venezia, Milano, Cremona, Pavia (anche la provincia);
    la realizzazione di una ciclovia lungo il principale fiume italiano può essere un'importante occasione di sviluppo a beneficio non solo della pianura padana; VenTo può diventare l'occasione per dare al Paese un segnale nuovo e capace di far leva sulla nostra cultura, valorizzandola in modo appropriato, per generare sane e diffuse economie e sulla cultura ambientale e del paesaggio. VenTo è un progetto green, capace di generare economie e lavoro attraverso il suo bene comune più grande, il paesaggio ed in questo senso un sostegno convinto da parte del Governo è essenziale, anche attraverso il recepimento nei propri strumenti di programmazione infrastrutturale,

impegna il Governo:

   ad assumere il progetto VenTo nei propri strumenti di programmazione infrastrutturale, prevedendo per i prossimi esercizi finanziari una quota di cofinanziamento per la sua realizzazione;
   a promuovere la costituzione di una cabina di regia presso l'autorità di bacino del fiume Po per il coordinamento delle competenze istituzionali ed il coinvolgimento di soggetti portatori di interessi territoriali, al fine di consentire la progettazione unitaria dell'intervento e la sua realizzazione.
(1-01179) «Braga, Franceschini, Mariani, Tortoli, Dionisi, Piffari, Bratti, Marco Carra, Cavallaro, De Poli, Esposito, Lovelli, Marantelli, Martella, Motta, Pizzetti, Rossomando, Stradella, Zucchi».


   La Camera,
   premesso che:
    il turismo è un'industria trainante a livello mondiale, europeo e nazionale ed è uno dei pilastri su cui si regge l'economia di molti territori, come tale da sostenere e incentivare;
    secondo il world travel & tourism council (WTTC) nel 2011 il contributo diretto al PIL italiano del settore viaggi e turismo è stato di 51,4 miliardi di euro pari al 3,3 per cento del PIL, dato leggermente superiore rispetto al 2010, che dovrebbe scendere a un valore di circa 50,6 miliardi, nel corso del 2012;
    includendo oltre agli impatti generati in modo diretto, anche quelli indiretti e indotti, il contributo totale del Turismo al PIL in Italia è stato di 136,1 miliardi di euro (8,6 per cento del PIL) nel corso del 2011;
    nel 2011 il settore del turismo in Italia ha generato 868.500 posti di lavoro inseriti in modo diretto nel settore come in hotel, compagnie aeree, agenzie di viaggi e altri servizi, includendo anche servizi di divertimento e ristorazione direttamente interessati dal turismo, che rappresentano il 3,8 per cento dell'occupazione totale;
    per quanto concerne l'occupazione, per l'anno corrente (2012) si prevede un calo attorno all'1,3 per cento, che si traduce in 857.000 posti (3,8 per cento dell'occupazione totale);
    le stime del WTTC indicano un aumento del contributo del turismo nell'occupazione entro il 2022 in Italia, pari a 996.000 posti di lavoro generati in modo diretto con un incremento dell'1,5 per cento, all'anno nei prossimi 10 anni;
    il contributo totale del settore viaggi e turismo all'occupazione, compresi investimenti, impatti indiretti e indotti, in Italia è stato di 2.231.500 posti di lavoro nel 2011 (9,7 per cento dell'occupazione totale), anche in questo caso il dato nel corso di quest'anno dovrebbe scendere del 2,5 per cento, a circa 2.176.000 posti di lavoro (9,6 per cento dell'occupazione totale);
    le esportazioni dei visitatori sono una componente essenziale del contributo diretto del turismo, nel 2011 l'Italia ha generato 30,5 miliardi di euro di esportazioni derivanti dai visitatori, ma è attesa una diminuzione per la fine dell'anno in corso pari allo 0,9 per cento;
    il WTTC ipotizza una crescita fino a quasi 54 milioni di visitatori internazionali entro il 2022, generatori di una spesa di circa 32,7 miliardi di euro;
    il settore dei viaggi e del turismo in Italia ha attirato investimenti di capitali per 12,6 miliardi nel corso del 2011; per l'anno corrente si prevede una diminuzione del 6,2 per cento;
    l'Italia è un Paese straordinario, ha un patrimonio culturale, ambientale e imprenditoriale ineguagliabile: possiede, la maggior parte dei siti mondiali dell'Unesco, 5.000 chilometri di costa balneabile, 68.000 chilometri quadrati di superficie forestale, 146 riserve naturali, 2.100 siti e monumenti archeologici, 20.000 rocche e castelli, 40.000 dimore storiche, 128 parchi tematici, 185 località termali. Luoghi meravigliosi, serviti da 33.411 alberghi, 2.374 campeggi e villaggi turistici, 11.525 aziende agrituristiche, 10.583 agenzie di viaggio, 95.000 posti barca in porti, 77.807 ristoranti, trattorie, pizzerie, 390 aziende termali (fonte Censis);
    molti siti devono però essere rilanciati, anche con politiche di investimento che vedano il coinvolgimento necessario di soggetti privati, attraverso sperimentate iniziative di partnership pubblico-privato;
    nell'ambito delle tanto annunciate dismissioni di cespiti del patrimonio pubblico, la trasformazione ad esempio di siti del demanio militare in strutture ricettive, potrebbe contribuire alla realizzazione del pareggio di bilancio;
    l'Italia è un Paese che vanta numerose eccellenze nel campo dell'enogastronomia, i percorsi del gusto, che si stanno sviluppando in ogni parte, necessitano di essere inseriti in un unico sistema al fine di consentire un'offerta unica anche se molto articolata nell'ambito del turismo del benessere;
    per quasi centocinquant'anni l'Italia è stato un Paese di emigrazione, gli italiani nel mondo hanno contribuito allo sviluppo ed alla crescita di molti Paesi, ma hanno e continuano a contribuire alle nostre esportazioni essendo i primi testimoni del made in Italy, sono anche i primi testimoni della cultura e della lingua italiana; il turismo di ritorno potrebbe contribuire a rafforzare ulteriormente la presenza degli stranieri nel nostro Paese;
    nonostante questa dote culturale e naturale ineguagliabile, il nostro Paese è 21o in Europa e 28o nel mondo della classifica generale stilata dal World economie forum sulla competitività turistica di 133 Paesi;
    se il nostro Paese è così ricco di bellezze e di valore dal punto di vista naturale e culturale, è del tutto evidente che, un progetto strategico di sviluppo del comparto debba basarsi sulla sostenibilità ambientale della crescita turistica, il turismo da incentivare e promuovere, nella fase attuale, è quello sostenibile, ovvero il turismo responsabile nei confronti dell'ambiente, delle popolazioni e delle culture locali;
    in Italia il valore aggiunto del comparto «alberghi e ristoranti» negli anni novanta è cresciuto di circa il 3 per cento all'anno (il doppio del PIL), negli anni duemila la crescita media del comparto si è azzerata (-0,1 per cento) ed il PIL è cresciuto dello 0,2 per cento la quota di mercato dell'Italia è progressivamente diminuita, già nel 1999 l'Italia aveva perso il proprio primato in Europa;
    dal punto di vista delle politiche pubbliche non c’è stato adattamento ai mutamenti intervenuti nella composizione della domanda internazionale, anche se il saldo del turismo internazionale dell'Italia resta in attivo grazie alla ricchezza delle attrattive turistiche;
    tuttavia negli ultimi 15 anni l'interscambio turistico con l'estero ha contribuito meno alla crescita del PIL per effetto di una crescita delle spese degli italiani all'estero, più alta di quella, rimasta stagnante degli stranieri in Italia;
    in particolare è diminuito il contributo dei Paesi ad alto reddito, tradizionali mercati per l'Italia, compensato in termini di arrivi ma non di introiti da viaggiatori dei nuovi Paesi dell'Unione europea (est europeo) a minore capacità di spesa giornaliera;
    seppure in crescita è ancora modesto il contributo, in termini di presenze turistiche, proveniente dai paesi BRIC che offrono le maggiori potenzialità di sviluppo del settore;
    gli introiti turistici del Mezzogiorno contribuiscono limitatamente al totale delle entrate (13 per cento) nonostante l'elevata attrattività dei suoi territori; nei primi anni 2000, lo sviluppo dei voli low cost e gli investimenti per migliorare la qualità e quantità delle strutture alberghiere aveva fatto sperare in una crescita molto maggiore che tuttavia non si è realizzata, e il Mezzogiorno è oggi l'area più penalizzata dalla crisi;
    l'OCSE nel 2011 ha segnalato che in Italia manca un coordinamento locale fra responsabili della gestione del patrimonio culturale e dello sviluppo turistico e che è importante la promozione del «marchi Italia» nei paesi emergenti in cui le destinazioni locali non hanno riconoscibilità;
    secondo il World Economic Forum, per l'Italia è, inoltre, penalizzante il fatto che i governi non riconoscano nel turismo una risorsa prioritaria, che è invece così importante per l'economia nel suo complesso, insufficiente, a giudizio degli analisti del WEF, anche il sistema delle infrastrutture di trasporto di superficie e l'attenzione ad uno sviluppo sostenibile del turismo da un punto di vista ambientale;
    il settore naviga in questa situazione di incertezza nonostante i risultati del primo conto satellite del turismo in Italia, promosso dal dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo- Osservatorio nazionale del turismo, stabiliscano che il valore aggiunto prodotto in Italia dal turismo è stato pari, nel 2010, a 82.833 milioni di euro, il 6 per cento del valore aggiunto totale dell'economia, un'incidenza del turismo sull'economia, molto vicina a quella del settore delle costruzioni;
    il turismo si colloca, dunque, tra le industrie più rilevanti per l'economia italiana ma è l'unica ad essere trattata come una vera e propria cenerentola, nonostante le speranze di occupazione di migliaia di giovani possano essere indirizzate, con effetti immediati o a breve termine, proprio verso questo comparto;
    il settore, da tempo, ha l'esigenza primaria di essere sostenuto nella riqualificazione e nell'innovazione delle strutture d'accoglienza pubbliche e private, attende una politica in grado di fare del Paese un unico grande sistema dedicato alla vacanza, al loisir, al benessere, puntando su risorse culturali, paesaggistiche e naturali uniche al mondo ma disperse e difficilmente fruibili, al di fuori dei soliti circuiti gestiti dai tour operator;
    il miglioramento degli standard qualitativi delle strutture turistico-ricettive è indispensabile per allineare la qualità del prodotto turistico italiano alla concorrenza internazionale, attraverso un adeguamento infrastrutturale basato su incentivi che permettano la riqualificazione, in primo luogo delle piccole strutture turistiche;
    il turismo infine non può essere delocalizzato ed è la più importante, vera, grande risorsa di sviluppo dell'intera area del Mezzogiorno, oltre ad essere un potenziale ambasciatore a livello planetario della qualità e dell’appeal del nostro Paese nel mondo;
    i recenti provvedimenti governativi hanno mutato fortemente il quadro normativo e l'assetto istituzionale del settore; l'accorpamento del dipartimento del turismo con quello degli affari regionali non deve essere visto solo in un'ottica di giusto contenimento della spesa pubblica, ma anche come una opportunità attuale e non solo di prospettiva per un migliore ed efficace coordinamento delle politiche nazionali con quelle delle Regioni, soggetti propulsori dell'azione in materia turistica;
    per rispondere alle esigenze sopra esposte è fondamentale incentrare il Piano strategico di rilancio del turismo, i cui contenuti sono stati di recente oggetto di approfondimento tra il Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport e un'ampia rappresentanza delle regioni, sulla crescita sostenibile del comparto,

impegna il Governo:

   ad accelerare l'adozione del Piano strategico di rilancio del turismo nella forma di un provvedimento da sottoporre al parere dei competenti organi parlamentari;
   ad accompagnare il citato Piano strategico con la contestuale indicazione delle risorse da impiegarsi nella sua attuazione, seppure in modo graduale, ma certo e continuativo;
   a finalizzare il Piano Strategico e le relative risorse:
    a) a coinvolgere le regioni nella definizione del Piano strategico e nel cofinanziamento delle relative risorse;
    b) a estendere gli incentivi previsti per le ristrutturazioni edilizie, anche alle spese relative alla riqualificazione energetica, alla ristrutturazione e riqualificazione delle unità immobiliari strumentali adibite a strutture ricettive turistiche;
    c) ad introdurre misure di defiscalizzazione degli investimenti turistici;
    d) procedere ad un'armonizzare del regime iva paritario a quello in vigore negli altri Paese dell'Unione europea;
    e) a rilanciare il ruolo dell'Enit-Agenzia per promuovere in modo adeguato il turismo nel mondo;
    f) a riformare l'attuale sistema dei buoni vacanze, titoli di pagamento immediatamente spendibili, utilizzati in molti Paesi esteri per il sostegno alla domanda di turismo interno e per coinvolgere fasce di popolazione in genere escluse, quali anziani, disabili, giovani e famiglie meno abbienti, che rappresentano una percentuale elevata della popolazione, aumentando le risorse ad essi destinate e il contributo statale di cui possono usufruire gli aventi diritto e a mantenere le risorse attualmente stanziate;
    g) a incentivare l'innovazione e la crescita dimensionale della grande platea degli alberghi di piccole e medie dimensioni, favorendo l'acquisto degli immobili ad uso turistico-ricettivo da parte dei gestori;
    h) ad applicare la disciplina sugli standard alberghieri a tutta la filiera ricettiva e non ai soli nuovi alberghi prevedendo la detassazione sugli investimenti volti alla riqualificazione e alle dotazioni infrastrutturali (piscine, strutture sportive, centri benessere e altro), prevedendo un rating pubblico per i servizi offerti dalle strutture ricettive da effettuarsi in accordo con le associazioni di tutela dei consumatori;
    i) a riformare la disciplina delle concessioni e dei canoni demaniali ad uso turistico ricreativo, tenendo conto delle particolarità del settore, della conformazione prevalente delle piccole imprese spesso a conduzione familiare, recependo le indicazioni europee contenute nello small business act, garantendo un adeguato periodo transitorio per l'entrata in vigore della riforma sottoponendola, oltre che all'intesa delle regioni, alla consultazione della categoria e del Parlamento;
    l) a considerare il personale che lavora nel turismo un patrimonio irrinunciabile per la crescita del settore prevedendo la formazione permanente degli addetti, il riconoscimento delle nuove figure professionali turistico-ricreative ai fini della loro qualificazione ed evitando anche per questa via, lo svilupparsi di un'area di lavoro sommerso e precario;
    m) a considerare l'adozione di normative che consentano il mutamento della destinazione urbanistica per quei cespiti di proprietà pubblica a possibile vocazione turistica.
(1-01180) «Abrignani, Saglia, Lazzari, Vignali, Gelmini, Formichella, Fucci, Milanato, Testoni, Simeoni».

Risoluzione in Commissione:


   Le Commissioni V e XIV,
   premesso che:
    il 12 settembre 2012 il Presidente del Consiglio europeo Van Rompuy ha presentato un documento di consultazione in vista della elaborazione di una relazione intermedia e di una relazione finale sugli ulteriori sviluppi dell'Unione economica e monetaria che reca una tabella di marcia specifica e circoscritta nel tempo per la realizzazione di un'autentica Unione economica e monetaria, indicando ciò che può essere fatto a trattati vigenti e quali misure richiederebbero una loro modifica;
    il documento di consultazione pone una serie di quesiti su quattro settori fondamentali: cornice finanziaria integrata, quadro di bilancio e unione fiscale, cornice integrata per le politiche economiche, legittimità democratica e responsabilità. Ulteriori quesiti potranno essere proposti dalle parti interessate;
    dal marzo 2012 i Ministri degli affari esteri dei Paesi fondatori dell'Europa, guidati dal tedesco Guido Westerwelle, assieme a Spagna, Portogallo, Austria, Polonia e Danimarca, si sono incontrati in riunioni informali per discutere, liberamente e senza vincoli negoziali, sul futuro dell'Europa, mossi dalla necessità di una maggiore consapevolezza europeista dei cittadini e verso una maggiore responsabilità delle istituzioni;
    il 17 settembre 2012, a Varsavia, hanno presentato un rapporto finale del gruppo, che prospetta alcune proposte anche in merito alle materie oggetto del documento di consultazione. Nel rapporto si mantiene come priorità assoluta il rafforzamento dell'Unione economica e monetaria ma si parla anche di un'Europa più federale e solidaria che decida a maggioranza, con un bilancio ed una politica economica comune, una politica estera più funzionante, una Commissione più snella, con più poteri e con un Presidente eletto dal popolo;
    siamo giunti ad un'Unione monetaria rivelatasi incapace nel tutelare le imprese del nostro Paese ed è necessario analizzare le cause delle debolezze dell'attuale sistema prima di procedere in ulteriori rafforzamenti;
    è unanime l'idea che la moneta unica europea, le economie dei singoli Paesi membri del vecchio continente e forse la stessa Unione europea siano ad un punto decisivo nel quale è minacciata la stessa loro sopravvivenza;
    è unanimemente riconosciuto che l'attuale crisi economica è diretta conseguenza di una crisi finanziaria innescata dalla speculazione internazionale, insieme all'esplodere di bolle speculative e ad una regolamentazione non efficiente dei mercati;
    i forti attacchi speculativi alla moneta unica e ai debiti sovrani che si stanno propagando a molti Stati europei hanno causato una vera crisi economica e stanno obbligando gli Stati dell'Unione europea a severe politiche fiscali volte ad annullare i disavanzi di bilancio;
    la Commissione europea, che non ha una completa legittimazione democratica, non ha affrontato la crisi finanziaria con la rapidità necessaria richiesta dai mercati;
    l'attuale governance economica non si è rivelata capace di proteggere la zona euro dalla forte crisi internazionale e dall'aggressività commerciale dell'economia cinese, limitandosi ad avanzare richieste all'Italia che hanno portato ad adottare pesanti misure depressive per la nostra economia;
    la governance economica è risultata inadeguata rispetto al peso dell'Unione europea nell'economia mondiale con fasi poco comprensibili per i cittadini europei;
    le misure adottate dall'Unione europea in risposta alla crisi e, in particolare, la costruzione del nuovo sistema di governance economica europea, rendono necessaria la creazione di nuovi canali per il coinvolgimento diretto dei parlamenti nazionali nella formazione delle scelte politiche e normative dell'Unione;
    il Trattato sul meccanismo europeo di stabilità certifica la fine degli Stati nazionali essendo un meccanismo intergovernativo sganciato dal controllo democratico reale e che sottrae di fatto ai Parlamenti, quindi ai cittadini, la responsabilità del budget nazionale consegnandola ad un potere esecutivo senza legittimità costituzionale, cioè il Consiglio dei ministri delle finanze dei Paesi dell'Unione europea;
    il meccanismo europeo di stabilità (MES) è un fondo cui gli Stati dell'Unione europea contribuiscono con le proprie finanze e che, a determinate condizioni, concede dei prestiti ai Paesi in difficoltà con il potere, a fronte di questi prestiti, di intervenire pesantemente nelle scelte di politica economica e sociale dei Paesi beneficiari, di fatto avocandone la sovranità non solo sulle questioni finanziarie ma nella gestione corrente che attiene alle politiche fiscali, della scuola, della sanità, delle infrastrutture e del mercato del lavoro, senza alcun limite prestabilito a questi interventi;
    pare opportuno uscire dagli schemi dogmatici delle istituzioni già esistenti, ragionare su un progetto politico europeo che superi gli Stati nazionali, oggi in piena crisi e di fatto svuotati di ogni sovranità e lavorare per un'Europa dei popoli e delle regioni caratterizzate dalla loro cultura economica ed identità locale;
    con riferimento alla cornice finanziaria integrata europea il documento di consultazione, rilevata la stretta correlazione tra le crisi del settore bancario e quella del debito sovrano, richiama il pacchetto di proposte legislative per la creazione di un sistema centralizzato di vigilanza sul settore bancario ricordando che l'entrata in vigore del sistema di vigilanza centralizzata è il presupposto cui il vertice dei Capi di Stato e di Governo dell'area euro del mese di settembre 2012 ha subordinato l'erogazione diretta da parte del Meccanismo europeo di stabilità (MES) di aiuti alle banche in crisi, senza più gravare sul debito pubblico degli Stati membri;
    il nostro Paese non ha registrato fallimenti di banche durante il periodo della crisi;
    c’è forte preoccupazione che questa vigilanza centralizzata porti ad un innalzamento della burocratizzazione per le nostre imprese che andrebbero incontro ad ulteriori complicazioni per attingere credito;
    con riferimento alla legittimità democratica e responsabilità il documento sottolinea che il processo di integrazione e condivisione della sovranità nell'ambito delle politiche economiche e di bilancio richiede un rafforzamento della legittimità democratica dei processi decisionali, considerando essenziale garantire un adeguato coinvolgimento del Parlamento europeo e dei Parlamenti nazionali;
    con il Trattato di Lisbona si è rafforzata l'esigenza di un'azione sinergica di Parlamento e Governo nei processi decisionali europei al fine di assicurare la tutela dell'interesse italiano nella costituzione europea, e si è voluto accentuare e valorizzare il ruolo dei Parlamenti nazionali;
    migliorare la partecipazione italiana all'Unione europea è cruciale in questa fase dove si devono prendere importanti decisioni che determinano ampie cessioni di sovranità, soprattutto in materia di politica economica e di finanza pubblica;
    in questo momento diventa indispensabile dare maggior voce ai cittadini consentendo l'indizione di consultazioni referendarie in merito alla ratifica dei trattati internazionali attraverso la modifica dell'articolo 75 della Costituzione italiana;
    durante l'esame alla Camera della legge comunitaria 2012, è stata approvata una disposizione di grande importanza perché il Parlamento avrà la possibilità non solo sui progetti legislativi dell'Unione europea, ma in tutti i casi di accordi ed intese in ambito europeo al di fuori del quadro istituzionale dell'Unione europea in materia economico-finanziaria, di concordare con il Governo quale debba essere la posizione dell'Italia su quei provvedimenti, e che esso debba riferire regolarmente e tempestivamente al Parlamento. Questo è un passaggio importantissimo nei rapporti che il Governo ha con il Parlamento in sede di analisi delle dinamiche che ci sono all'interno dell'Unione europea, perché si ha la possibilità di avere, come Parlamento, un controllo ex ante ed ex post rispetto a quanto il Governo andrà a contrattare in sede europea;
    è, quindi, essenziale che le Camere siano coinvolte, in stretto raccordo con il Governo, nella predisposizione della posizione italiana sulle opzioni prospettate nel documento di consultazione tenuto conto della rilevanza delle decisioni che saranno assunte dal Consiglio europeo di dicembre 2012 ai fini dell'avanzamento del processo di integrazione economica e politica,

impegnano il Governo:

   a) con riferimento alla legittimità democratica e responsabilità:
    a farsi promotore del progetto di una vera Europa politica, federale, che superi definitivamente gli Stati Nazionali per rendere protagonisti i popoli e le regioni dell'Europa, attraverso meccanismi democratici, fondandosi su scelte che devono partire dal basso e mai essere calate dall'alto, pena l'implosione del progetto europeo proprio a causa della sua mancata legittimità popolare;
    a farsi portavoce della necessità di prevedere forme di cooperazione tra Parlamenti nazionali, governi e Commissione europea per stabilire l'opportunità delle misure da adottare e tutelare le politiche economiche dei singoli Paesi membri;
    ad assumere iniziative per promuovere l'utilizzo di forme referendarie nei Paesi membri come massima espressione democratica per la ratifica dei trattati internazionali;
   a riconoscere, insieme agli altri partner europei, che l'attuale situazione di crisi della moneta unica e del sistema economico europeo sono la diretta ed inevitabile conseguenza di una costruzione europea partita al contrario, eretta su fragili fondamenta dell'Unione monetaria e di mercato, priva di un'unità politica e soprattutto di legittimazione popolare, e che per queste mancanze non solo subisce ora la crisi economica mondiale ma annaspa nella propria, più grave, crisi di legittimità e di identità;
   b) con riferimento alla creazione di una cornice finanziaria integrata europea:
    a farsi ideatore, in sede di Unione europea di misure mirate ad agire sulle cause della crisi e non solo sugli effetti, evidenziando le responsabilità dovute all'errato utilizzo di strumenti finanziari nel sistema bancario e finanziario e prevedendo misure che impongano a questi soggetti economici di contribuire al risanamento dei Paesi in difficoltà;
   c) con riguardo alla creazione di un quadro di bilancio integrato e di un'unione fiscale:
    a mantenere la sovranità nazionale sulle politiche di bilancio già vincolate dai contenuti del Fiscal compact;
    ad assumere iniziative per evitare che venga istituita la figura istituzionale di un Ministro del tesoro europeo con poteri di veto sulle politiche di bilancio dei Paesi membri;
   d) con riferimento alla cornice integrata delle politiche economiche:
    ad assumere iniziative affinché gli atti dell'Unione europea siano fortemente rispondenti ai bisogni dei cittadini anche tutelando le imprese europee dall'aggressività produttiva e commerciale di Paesi extra Unione europea caratterizzati da sistemi economici e sociali meno avanzati rispetto agli standard europei;
    a sostenere la necessità di una più incisiva lotta alla fenomeno della contraffazione dei prodotti delle imprese europee ed alle forme di dumping;
    ad individuare politiche economiche che introducano forme di protezione del mercato interno dell'Unione europea rispetto a produzioni provenienti da Paesi extra dell'Unione europea;
    ad evitare che il futuro economico ed industriale dell'Unione europea non sia deciso in sede di incontri bilaterali tra Paesi membri ma nel rispetto dei ventisette Paesi membri dell'Unione europea.
(7-01024) «Maggioni, Pini, Consiglio, Stucchi».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BORGHESI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   con la soppressione dell'INPDAP e il suo assorbimento da parte dell'INPS il presidente Antonio Mastrapasqua viene a presiedere un ente da 230 miliardi di euro;
   Mastrapasqua risulta essere titolare di numerosi incarichi, tra i quali: quattro incarichi nel gruppo Equitalia, di cui l'Inps è azionista insieme all'Agenzia delle entrate: vicepresidente di Equitalia, Equitalia Centro ed Equitalia Nord, nonché presidente di Equitalia Sud. Sei incarichi nel gruppo Telecom Italia: presidente del collegio sindacale di Telecontactcenter (società di call center), Emsa servizi in liquidazione e Telenergia; sindaco effettivo di Loquendo; sindaco supplente di Telecom Italia Audit e Telecom Italia Media (società a cui fa capo la rete televisiva La7). Cinque incarichi nel gruppo Eur spa, controllato dal Tesoro e partecipato dal comune di Roma: presidente del collegio sindacale di Eur spa, Aquadrome (società di cui è azionista anche Condotte), Eur Tel (della quale è partner della società pubblica Uriele Silvestri), Eur power ed Euro congressi;
   ancora, è amministratore delegato di Italia previdenza e presidente del collegio sindacale di Groma srl, società che appartiene alla Cassa previdenziale dei geometri. Al riguardo appare tra l'altro assai discutibile che il presidente dell'Inps sia a capo dei controllori della cassa geometri. E se da un lato ricopre incarichi apicali dal punto di vista decisionale, dall'altro assume quelle del controllore di chi decide. Così egli finisce per essere di fatto controllore di se stesso;
   è, inoltre, presidente del collegio sindacale di Adr engineering del gruppo aeroporti di Roma, di Quadrifoglio srl, Fintecna immobiliare e Rete autostrade mediterranee, nonché sindaco della casa cinematografica Fandango, del Consorzio Elis «per la formazione professionale superiore» (di cui fanno parte aziende come Eni, Telecom, Finmeccanica, Anas, Nokia, Acea, Trenitalia, Poste e altre), di Coni Servizi e di Autostrade per l'Italia;
   e, infine (l'incarico è di gennaio ed è effetto diretto della soppressione di INPDAP e ENPALS, che la partecipavano), è presidente di Idea Fimit, società di gestione del risparmio immobiliare;
   secondo il giornalista Sergio Rizzo del Corriere della sera, sarebbero 54 gli incarichi ricoperti;
   è del tutto evidente la impossibilità pratica con tutti gli incarichi di svolgerne uno tanto oneroso e importante –:
   se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra riportato;
   quale motivazione abbia determinato tale ulteriore nomina a «super commissario», posto, tra l'altro, che, ad avviso dell'interrogante, chi si occupa di una realtà aziendale come INPS/INPDAP dovrebbe farlo a tempo pieno. (5-08334)


   CONTENTO, GOTTARDO, COMPAGNON e FOLLEGOT. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   sul quotidiano «Il Piccolo» del 23 ottobre 2012, a pagina 17, è apparso un articolo (a firma m.b.) dal titolo «La Corte dei conti indaga sul commissario»;
   l'articolo si apre dando per certa un'inchiesta della Corte dei conti «sulla A-4», cioè su un'arteria autostradale interessata da importanti interventi volti a decongestionarne il traffico;
   l'estensore dà per scontata detta inchiesta in seguito all'arrivo, da Roma, del documento «stronca commissariamento» e in relazione ai «rilievi dell'ispettore inviato dai ministeri allo sviluppo economico e alla Protezione civile per relazionare sulla gestione via procedure brevi della terza corsia»;
   sempre nel contesto dello scritto si afferma che «dalla magistratura contabile si dà per scontata la verifica di quanto sostenuto nelle conclusioni di Antonio Onorato» con l'obiettivo di individuare «un eventuale danno erariale»;
   seguono una dettagliata serie di riferimenti relativi al costo sostenuto per la realizzazione di alcune opere pubbliche che sarebbero state aggiudicate «senza copertura finanziaria», alle spese per il funzionamento della struttura commissariale, di quelle per le consulenze oltre al «censurabile» incarico che sarebbe stato affidato ad un legale esperto in procedure di gara e di iter di approvazione di opere disciplinate dalla legge obiettivo;
   come si può evincere dai precisi riferimenti contenuti nell'articolo, l'estensore dimostra di avere ottenuto una serie di informazioni contenute nella relazione sulla verifica amministrativa e contabile svolta dal Ministero dell'economia e delle finanze, dipartimento della ragioneria generale dello Stato, ispettorato generale di finanza;
   sempre secondo quanto risulta agli interroganti, il richiamo ad Antonio Onorato, esplicitamente citato, conferma come l'autore sia stato informato dei contenuti della relazione che proprio quest'ultimo risulta aver predisposto in conseguenza dell'incarico ricevuto dalla nota protocollo DPC/RIA/0042579 del 20 giugno 2012 «a firma del Presidente del Consiglio dei Ministri», allo scopo di effettuare una verifica ispettiva al Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, ai sensi d decreto del Presidente della Repubblica 30 gennaio 1993, n. 51, concernente la disciplina delle ispezioni sugli interventi di emergenza;
   sempre secondo gli interroganti, vi è una singolare coincidenza tra la data in cui l'incarico risulta conferito e l’iter legislativo del provvedimento circa la «Conversione in legge del decreto-legge 15 maggio 2012, n. 59, recante disposizioni urgenti per il riordino della Protezione Civile»;
   durante l'esame svoltosi nell'Assemblea della Camera dei deputati, infatti, risultavano presentati alcuni emendamenti volti ad impedire la prosecuzione dell'attività del commissario, circostanza confermata dalle dichiarazioni di vari esponenti politici e dalle dichiarazioni da questi rese, ai giornali locali;
   la data del 20 giugno 2012 sempre in virtù di una strana evenienza, coincide con la conclusione dell'esame da parte dell'Assemblea ed interviene quando il tentativo di alcuni parlamentari di porre fine al commissariamento risulta inutile avendo portato addirittura al ritiro degli emendamenti presentati sul punto;
   la verifica in questione risulterebbe compiuta proprio dal dirigente Antonio Onorato tra il 2 luglio 2012 e il 13 luglio 2012, nel mentre la relativa relazione porta la data del 18 settembre 2012;
   in data 22 ottobre 2012, il ragioniere generale dello Stato, risulta aver inviato la relazione anzidetta al dipartimento della protezione civile ed alla procura regionale della Corte dei conti;
   in data 23 ottobre 2012, il capo del dipartimento della protezione civile risulta aver inviato al commissario delegato e, per conoscenza, alla procura regionale della Corte dei conti, la relazione in esame evidenziandone i rilievi critici e chiedendo al destinatario di fornire le proprie controdeduzioni;
   la singolarità ulteriore dell'intera vicenda si ricava dal fatto che al commissario delegato la relazione risulta essere stata anticipata all'indirizzo di posta elettronica soltanto alle 19,36 del 23 ottobre 2012, con nota accompagnatoria del dirigente del servizio volontario Roberto Giarola, cioè dopo che i contenuti della stessa erano stati compendiati nell'articolo giornalistico richiamato e che, per ovvie considerazioni, non potevano che essere stati posti a conoscenza della redazione del quotidiano quantomeno il giorno precedente;
   le circostanze di fatto inducono gli interroganti a ritenere che la richiesta ispezione possa essere stata sollecitata da terzi e che qualcuno abbia fatto pervenire al quotidiano le informazioni pubblicate con il chiaro intento di «colpire» il commissario prima ancora che quest'ultimo fosse posto in condizioni di fare pervenire le proprie determinazioni;
   le rivelazioni del contenuto della relazione mettono in risalto, tra l'altro, la evidente negligenza degli uffici coinvolti dai quali soltanto possono essere state forniti i contenuti del documento;
   le sospette coincidenze meritano secondo gli interroganti, un sollecito chiarimento sulla vicenda rappresentata –:
   chi abbia materialmente curato la nota con cui è stata richiesta l'ispezione nei confronti della Presidenza della regione Friuli Venezia Giulia in merito alla gestione commissariale;
   come abbia svolto il mandato ricevuto il signor Antonio Onorato, chi abbia incontrato e in che modo abbia ottenuto le informazioni poste a base della relazione con particolare riferimento agli aspetti finanziari dell'intervento volto a realizzare la terza corsia;
   a chi sia stata fornita copia della relazione predisposta dall'ispettore, in quante copie e da chi risulti curato il relativo invio ai singoli destinatari, in che data e attraverso quali strumenti;
   se siano state ricevute sollecitazioni da parte di terzi allo scopo di disporre l'ispezione e, in caso affermativo, da chi e quando;
   come si giustifichi la pubblicazione dei contenuti della relazione da parte del quotidiano;
   se non si ritenga opportuno disporre immediatamente un'indagine amministrativa per approfondire i contorni della vicenda e per acclarare come sia stato possibile che notizie contenute in una relazione ispettiva siano state fornite alla stampa prima ancora che i destinatari dei rilievi fossero messi nelle condizioni di far conoscere le proprie determinazioni;
   se si ritenga conforme ai principi di buona amministrazione l'atteggiamento degli uffici coinvolti;
   quali iniziative si intendano assumere per dare la possibilità al commissario di svolgere le sue considerazioni sui rilievi formulati e se, una volta pervenuti, si ritenga di porli a disposizione della locale procura della Corte dei conti;
   se non si ritenga che l'intera iniziativa possa essere strumentalizzata per colpire la figura del commissario. (5-08338)

Interrogazione a risposta scritta:


   DI PIETRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:
   la delibera CIPE della seduta del 3 agosto 2011 ha assegnato alla regione Molise delle risorse per il completamento del percorso di ricostruzione delle aree colpite dagli eventi sismici del 31 ottobre 2002 (annualità 2011-2013);
   con deliberazione di giunta regionale del 23 agosto 2011, n. 685, recante «Attuazione interventi infrastruttura li di ricostruzione e di risarcimento danni post-sisma», pubblicata nel bollettino ufficiale della regione Molise n. 27 del 15 ottobre 2011, si è preso atto della suddetta Delibera CIPE e si sarebbe quindi dato attuazione con conseguente trasferimento delle risorse assegnate per il completamento dell'annunciato percorso di ricostruzione;
   attraverso la citata deliberazione, sono state assegnate anche somme «per il risarcimento danni patrimoniali e non patrimoniali riconosciuti alle parti civili con sentenza n. 173 del 28 gennaio 2010 della Suprema Corte di Cassazione – IV sezione penale – su precisa indicazione del Presidente della Regione»;
   la giunta regionale del Molise, in data 2 ottobre 2012, ha deliberato all'unanimità «di richiedere al Ministro per la Coesione Territoriale e al Ministro dello Sviluppo Economico il formale riconoscimento, a ratifica, della destinazione dell'importo di 12,5 milioni di euro delle risorse ”Sisma 2002 Percorso ricostruzione”, assegnate dal CIPE, con la delibera n. 62/2011, al risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali riconosciuti alle parti civili con sentenza n. 173 del 28 gennaio 2010 della Corte Suprema di Cassazione – IV Sezione Penale a seguito del crollo della scuola Jovine di San Giuliano di Puglia avvenuto in concomitanza del sisma del 31 ottobre 2002»;
   ad oggi non sono state ancora pagate le provvisionali ai familiari delle vittime del crollo della scuola «F. Jovine» di San Giuliano di Puglia (CB), parti civili nei tre gradi di giudizio –:
   se siano state o meno assegnate/trasferite al comune di San Giuliano di Puglia (CB) le somme per il completamento del percorso di ricostruzione, e a quanto ammonterebbe l'importo, ovvero la quota parte, che sarebbe destinata al risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali riconosciuti alle parti civili, ovverosia ai familiari delle vittime del crollo della scuola «F. Jovine». (4-18280)

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:


   MONAI. — Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   i fondi per il 2012 che lo Stato, in base alla legge n. 38 del 2001, destina alla minoranza linguistica slovena dovrebbero essere pari a 6.902.062 euro;  
   l'importo di 4.834.072 euro, erogato con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze, verrà oggi in parte distribuito dalla giunta regionale del Friuli Venezia Giulia in acconto tra gli enti primari della minoranza slovena;
   detta delibera assegnerà 2,7 milioni di euro dei 4,8 milioni trasferiti dallo Stato alla regione;
   dello stanziamento di 6,9 milioni di euro previsto dal bilancio statale manca ancora l'erogazione di due milioni per tale finalità;
   inoltre, altri 400.000 euro di trasferimenti statali relativi al 2011, hanno dovuto già essere anticipati dalla regione Friuli Venezia Giulia e non sono ancor oggi stati trasferiti dallo Stato;
   il Ministro degli affari esteri, nella quarta riunione del Comitato di coordinamento dei Ministri italo-sloveno tenutosi a Brdo pro Kranju il 19 ottobre 2012, ha assicurato l'impegno affinché i fondi statali per la minoranza slovena non vengano ridotti –:
   quali siano le ragioni di questi ritardi e quando tali trasferimenti verranno disposti. (4-18284)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


   BOSSA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   il comune di Torre del Greco, provincia di Napoli, conta oltre 90 mila abitanti, con una estensione territoriale di oltre 8,5 chilometri con lunghi tratti costieri e di notevole pregio paesaggistico;
   il mare e l'industria del turismo possono essere un volano per il rilancio dell'economia territoriale, soprattutto in un momento come questo, di forte crisi degli insediamenti industriali e produttivi;
   le condizioni del mare di Torre del Greco sono, al momento, pessime; vige da oltre 30 anni il divieto di balneazione, con gravi conseguenze sia sulle legittime aspirazioni turistiche della cittadina, sia sulla salute degli abitanti;
   nel comune di Torre del Greco agisce solo da pochi anni un sistema di raccolta delle acque reflue, mentre sono in funzione solo i piccoli impianti di trattamento di Villa Inglese e San Giuseppe alle Paludi, che non garantiscono una efficace e corretta depurazione delle acque reflue, tanto che non si riesce a restituire balneabilità e pulizia alla vasta fascia costiera;
   in alcuni comuni limitrofi, grazie ad iniziative congiunte tra Cipe, regione Campania, ed enti locali si è riusciti a realizzare iniziative importanti sul settore, restituendo, per esempio alla città di Portici, una balneabilità delle acque, perduta, anche in quel caso, da anni;
   anche sul territorio di Torre del Greco si era avviato un procedimento, con la regione Campania, per un progetto preliminare di trattamento delle acque reflue e la loro conduzione al nuovo depuratore di Foce del Sarno di Castellammare di Stabia, per un importo di 27 milioni di euro;
   tale progetto preliminare non risulta ad oggi finanziato, lasciando così cadere una enorme potenzialità territoriale, incassando, oltretutto, una inadempienza significativa rispetto alla volontà dell'Unione europea;
   non risultano, altresì, previsti interventi in questo senso né nell'ambito dei programmi dell'ex commissariato Sarno, né nell'ambito del finanziamento dell'ultima delibera CIPE per opere afferenti la depurazione e le reti fognarie, né risultano iniziative attivate dalla regione Campania;
   l'articolo 4, paragrafo 1, della direttiva europea 91/271 dispone che negli agglomerati con oltre 15 mila abitanti la totalità delle acque reflue urbane che confluiscono in reti fognarie devono, prima dello scarico, essere sottoposte ad un trattamento secondario o ad un trattamento equivalente;
   infrazioni di questo tipo sono state già sanzionate dall'Unione europea con riguardo ad una serie di zone prevalentemente del sud Italia;
   nello specifico si fa riferimento a quanto disposto dalla settima sezione della Corte di Giustizia europea in data 19 luglio 2012, in merito al contenzione tra l'Unione europea e la Repubblica italiana su raccolta e trattamento di acque reflue non effettuati in alcune zone;
   va segnalata altresì la situazione di stallo in cui versa, in regione Campania, sia l'attività del Comitato regionale di indirizzo dell'Arpac, sia dell'Arpac stessa, a cui sono demandati compiti importanti rispetto ai controlli sugli impianti di depurazione;
   la nuova amministrazione comunale insediatasi a Torre del Greco nella scorsa primavera ha ripetutamente chiesto l'attivazione di una sede di confronto con la regione Campania al fine di addivenire ad una soluzione –:
   di quali elementi disponga rispetto a quanto sopra descritto e se non ritenga di assumere, nell'ambito delle proprie competenze, di concerto con i livelli istituzionali territoriali, una iniziativa al fine di garantire, sui temi di cui in premessa, una soluzione ad una vicenda grave che oltre ad esporre un tratto significativo della nostra costa a inquinamento, espone l'Italia a importanti sanzioni rispetto al dettato dall'Unione europea sul tema specifico. (4-18272)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SERENI, GHIZZONI, BOCCI, TRAPPOLINO, VERINI e FRONER. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:
   le mura poligonali del comune di Amelia rappresentano una testimonianza eccezionale di opera difensiva pre-romana, databile intorno alla metà del IV secolo a.C.; le stesse sono sormontate da ulteriori mura ed abitazioni di epoca successiva, medioevali e rinascimentali;
   le mura si sviluppano per oltre due chilometri raggiungendo altezze considerevoli, 14-15 metri. Emerge con particolare rilievo sia la parte relativa alla cinta difensiva del IV secolo a.C., formata da grandi conci in pietra poligonale a secco che la Porta Romana, principale accesso alla città, realizzato intorno al 1518 su disegno di Antonio da Sangallo il Giovane;
   la regione Umbria, d'intesa con il comune di Amelia, valutato lo stato di degrado di questa importante struttura ormai lesionata, sin dal 1992, aveva dato il via ad una intensa attività volta a recuperare un'opera oggettivamente compromessa;
   il progetto di recupero, ipotizzava, oltre all'esigenza primaria di consolidamento strutturale delle mura, anche una serie di azioni strategiche finalizzate al passaggio dal restauro alla valorizzazione complessiva dell'opera stessa nonché alla riorganizzazione funzionale di tutte le aree limitrofe al perimetro delle mura, con un investimento previsto complessivo di euro 14.047.799,80;
   a valere sui fondi di cui alla legge regionale n. 19 del 1981, la regione ha messo a disposizione risorse finanziarie per euro 1.265.319,40 destinate ad indagini geologiche, redazione del progetto di massima, progettazioni esecutive e realizzazione dei primi interventi stralcio;
   con la legge finanziaria per l'anno 2001 (legge n. 388 del 2000), lo Stato ha concesso un finanziamento di lire 9.000.000.000 per il consolidamento delle mura e l'accesso alla città stessa;
   il 18 gennaio 2006, una porzione delle mura di Amelia ha subìto un crollo che ha interessato il tratto della cosiddetta «Torre dell'ascensore» e la «Torre Postierla» per una lunghezza di circa 25-30 metri, all'interno dell'area di cantiere interessata dai lavori di consolidamento, ma non direttamente oggetto dei lavori stessi;
   in via urgente, subito dopo il crollo, il Ministro pro-tempore, ha provveduto allo stanziamento di 300 mila euro;
   successivamente, il Governo Prodi, ha individuato e messo a disposizione del cantiere di Amelia la somma di 1 milione e 500.000 euro prelevati dai fondi del gioco del lotto, che sarebbero stati erogati in tre annualità 2007, 2008 e 2009;
   la direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici dell'Umbria ha utilizzato la prima annualità (di 500.000,00) per il risanamento del tratto di mura, non interessato dal crollo, denominato giardini d'inverno;
   il Governo Berlusconi, attraverso il taglio dei fondi provenienti dal gioco del lotto ed assegnati ai beni culturali, ha determinato la mancata assegnazione del milione di euro di residuo per il biennio 2008/2009;
   tale mancata assegnazione dei fondi, già stanziati per i lavori pluriennali, ha comportato l'interruzione dei lavori impedendo di fatto il completamento del ripristino della parte di mura crollate mettendo a rischio anche la parte degli interventi già effettuati –:
   se il Ministro interrogato non intenda reperire adeguate risorse al fine di consentire il completamento dell'opera di restauro dell'intera cinta poligonale del comune di Amelia, patrimonio archeologico che per la sua antichissima origine e per dimensioni rappresenta un elemento unico nel panorama storico del nostro Paese.
(5-08335)

DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:


   SCHIRRU, RUGGHIA e MIOTTO. — Al Ministro della difesa, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   come da recente inchiesta comparsa sulla stampa (Repubblica.it) di Vittoria Iacovella «Vaccinati a morte», emerge la vicenda di casi di giovani militari che si sarebbero ammalati e alcuni deceduti a seguito di vaccini somministrati dall'Esercito;
   sarebbero i vaccini, numerosi, ripetuti, spesso eseguiti senza rispettare i protocolli, a indebolire il sistema immunitario di migliaia di militari (3700 al momento) scelti dall'Esercito perché sanissimi;
   sembrerebbe che queste procedure possano aprire le porte a malattie molto gravi, specialmente nel momento in cui questi militari vengono esposti a materiali tossici o sostanze inquinanti quali ad esempio l'uranio impoverito ma anche la diossina, le esalazioni di una discarica o agenti chimici fuoriusciti da una fabbrica durante procedure che vengono richieste agli stessi militari come da ingaggio;
   emerge in particolare la vicenda di 3 ragazzi che hanno servito l'Esercito italiano: FR deceduto nel 2008. FF, deceduto nel 2002 e ammalatosi alcuni mesi dopo il congedo, DG ammalatosi di una malattia molto grave causata dalle vaccinazioni ricevute durante il servizio militare e da 6 anni invalido al 90 per cento;
   questi ragazzi, come denunciato dai genitori, sono stati vaccinati senza indagare preventivamente e correttamente sul loro stato di salute, senza sapere se fossero già immuni ad alcune malattie o se fosse realmente necessaria una vaccinazione ulteriore;
   sui loro libretti vaccinali sarebbero inoltre riportate molte situazioni poco chiare: vaccinazioni fatte non necessarie, visite mediche mai effettuate;
   l'85 per cento dei militari ammalati di cui sopra, come si apprende ancora dalla stampa, non è mai stato all'estero, in Kosovo, o in altri territori nei quali sarebbe potuto entrare a contatto con materiali tossici o mortali che avrebbero giustificato l'ammalarsi di soggetti sani;
   il loro sistema immunitario risulterebbe indebolito a causa della somministrazione dei vaccini e potrebbe essere stata questa la causa di tanti giovani morti per tumori o ammalatisi appena pochi mesi dopo essere congedati;
   considerato come i vaccini sono dei farmaci e quindi il rispetto delle regole per la somministrazione è fondamentale che il medico vaccinatore – come previsto dal regolamento – pretenda da tutti i militari al momento dall'arruolamento il libretto dell'USL, e il rispetto di quanto riportato: copertura vaccinale, e durata dell'immunizzazione;
   è necessario che i Militari siano sottoposti ad anamnesi e test immunologici ed anticorpali, prima di essere vaccinati, e il necessario rispetto del previsto riposo prima e dopo le vaccinazioni, a maggior ragione se in partenza per missioni di qualsiasi tipo e luogo;
   visto come, secondo quanto denunciato, sembri impossibile di fatto per il militare rifiutare il consenso alla vaccinazione, pena sanzioni disciplinari e addirittura il carcere e considerato come non si riconosca quasi mai il nesso tra vaccinazioni e malattie contratte dai militari, quindi il riconoscimento e il risarcimento per cause di servizio –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa; quali eventuali iniziative intenda avviare con le autorità militari, di concerto con il Ministero della salute, affinché si vigili sulla corretta applicazione delle vaccinazioni, sulla garanzia per tutti dell'applicazione reale del principio del consenso informato ad essere sottoposti o meno a vaccinazioni senza conseguenze legali;
   se non si intendano dare risposte da parte del Ministero della difesa sui casi dei militari ammalati fornendo numeri e statistiche, facendo indagini su chi non applica con correttezza i protocolli di vaccinazione, applicando loro provvedimenti disciplinari appropriati inoltre se non ritenga che sia segnalato sul libretto vaccinale qualsiasi tipo di reazione.
(4-18273)


   DI PIETRO. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   l'interrogante ha presentato diversi atti di sindacato ispettivo denunciando i «tagli» operati ai danni delle forze dell'ordine e del comparto sicurezza pubblica dalla cosiddetta «spending review»;
   i «tagli» si abbatteranno come una scure sulle assunzioni derivanti dai concorsi, e ne è un chiaro esempio il concorso pubblico per titoli ed esami – indetto con decreto n. 133 del Ministero della difesa, direzione generale per il personale militare – per l'ammissione al 2° corso triennale (2012-2015) di 490 allievi marescialli del ruolo ispettori dell'Arma dei carabinieri;
   a seguito dell'approvazione della legge 7 agosto 2012 n. 135 di conversione del decreto-legge n. 95 del 2012 (cosiddetto spending review), il numero dei posti messi a concorso da 490 è sceso a 150 secondo quanto previsto all'articolo 1, comma 4, del sopracitato decreto ministeriale che prevede che «resta impregiudicata per l'Amministrazione della difesa la facoltà di revocare o annullare il presente bando di concorso, di sospendere o rinviare le prove concorsuali, di modificare il numero dei posti, di sospendere l'ammissione dei vincitori alla frequenza del corso in ragione di esigenze attualmente non valutabili né prevedibili ovvero in applicazione di leggi di bilancio dello Stato o finanziarie o di disposizioni di contenimento della spesa pubblica»;
   da un'analisi condotta dallo Stato maggiore dell'Arma dei carabinieri si evidenzia che il blocco del turnover dell'80 per cento riguarderà gli anni dal 2012 al 2014, mentre nel 2015 il blocco del turnover passerà dall'80 per cento al 50 per cento;
   ad avviso dell'interrogante quanto esposto vanifica le legittime aspettative dei candidati vincitori e idonei – oltre a determinare profili critici di legittimità costituzionale – e comporterà un aggravio del carico di lavoro per tutti gli addetti che dovranno continuare a garantire gli standard lavorativi –:
   se non si intenda assumere iniziative per esonerare totalmente i comparti dell'ordine pubblico e della sicurezza per gli anni dal 2012 al 2015 dall'applicazione del blocco del turnover abbassarlo quantomeno al 50 per cento;
   se non si ritenga opportuno evitare che vengano banditi nuovi concorsi – con i costi che gli stessi comportano – assicurando così che venga conseguito lo scorrimento della graduatoria in esame degli idonei non prescelti che hanno sostenuto sacrifici e spese economiche, lasciando, in alcuni casi, anche il posto di lavoro. (4-18282)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   GALLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   su segnalazione di Assoconsum, dell'associazione Cittadini per l'Europa – Milano e di alcune ditte del settore, in particolare di queste ultime che si ritengono pesantemente danneggiate dalle scelte poste in essere da Enel distribuzione, si viene a conoscenza di ulteriori fatti inerenti all'assegnazione di appalti da parte di Enel, già oggetto di una interrogazione del firmatario del presente atto n. 4-17471;
   ENEL s.p.a. a fine 2011 rivede totalmente le procedure di appalto e quindi l'affidamento dei lavori di manutenzione, costruzione e demolizione degli elettrodotti esercìti in bassa e media tensione, ovvero le linee che partono dalle cabine primarie ed arrivano nelle nostre case;
   nei mesi di maggio e giugno 2012, l'Enel configura le nuove procedure che vedono interessate grandi estensioni territoriali, nel caso specifico la regione Piemonte divisa in due lotti e la Liguria in un solo lotto, inquadrando i tre lotti in un appalto europeo della durata massima di 5 anni con un importo lavori di 245.000.000 di euro;
   occorre precisare che prima di questo bando l'area Piemonte-Liguria era gestita da Enel attraverso una ventina di appalti che facevano capo a singole imprese o consorzi in possesso di specifica capacità tecnica-operativa, insediati da tempo sul territorio con maestranze locali altamente specializzate e dedicate a queste particolari attività;
   le imprese che facevano parte dell'elenco fornitori Enel, come quelle in questione, dovevano avere precisi requisiti relativi alle certificazioni SOA-ISO 9001:2008 – ISO 14001:2004-BS OHSAS 18001:2007, oltre che avere personale certificato e specializzato per ogni tipo di attività;
   per ottenere tale certificazione le aziende italiane hanno dovuto acquistare nel corso degli anni un considerevole numero di attrezzature e di macchinari specifici di valore cospicuo;
   si evidenzia ad esempio come la gara di maggio 2012 viene esperita con il seguente risultato: lotto 1 Piemonte occidentale – vince l'impresa spagnola Elecnor in ATI con una piccola impresa italiana (Boetti s.r.l. con circa 15 dipendenti), il ribasso rispetto al valore attuale è di circa il 20 per cento, dopo di che risulta che l'ufficio appalti di Roma di ENEL toglie la gara agli spagnoli per affidarla alla società italiana SIRTI, che è un'impresa a partecipazione statale, con un prezzo lievemente superiore, tradotto in euro in circa 1,5 milioni in più rispetto a Elecnor; lotto 2 Piemonte orientale – vince l'impresa Elecnor in ATI con Boetti, ed Enel, dopo trattativa con il consorzio italiano Cielo, il quale non può accettare i prezzi proposti dagli spagnoli, procede con l'aggiudicazione definitiva a Elecnor; lotto 3 Liguria – vince la gara un'altra impresa spagnola, Cobra, in ATI con un'impresa italiana, la Icottec di Monterotondo (Roma), società partecipata per il 99 per cento da ICOT spa di Forlì a sua volta partecipata a maggioranza da società estere;
   complessivamente la percentuale di ribasso praticata dalle citate società si assesta tra il 20 ed il 30 per cento;
   come segnalato da alcune imprese, per poter partecipare al bando le imprese italiane si sono dovute qualificare impegnando denaro e risorse, dovendo anche costituire dei consorzi di imprese per aderire alla volontà di Enel di avere pochi interlocutori qualificati e forti sul territorio; inoltre, per rilasciare la qualificazione illimitata, condizione sine qua non per partecipare al bando, ha richiesto la trasformazione in consorzi stabili, con conseguente aggravio di costi e responsabilità fra i soci;
   per contro le imprese che non risulterebbero in possesso di tali qualificazioni, partecipano ugualmente alla gara e ad aggiudicazione avvenuta hanno tempo 60 giorni per mettersi in regola, ovvero acquistare o noleggiare le attrezzature e assumere i capi squadra delle imprese qualificate nazionali, come verificabile nelle richieste di personale presenti anche in internet, imprese destinate a chiudere a gennaio 2013 per la maggior parte;  
   solo in Liguria chiuderanno 9 imprese e conseguentemente 300 persone perderanno il posto di lavoro, ed in ogni caso, visto che gli operai italiani costano circa il doppio rispetto a quelli spagnoli, le ditte appaltatrici intendono utilizzare personale proprio, come dimostra il fatto di aver già inviato alcune decine di unità ai corsi per le qualifiche Enel alloggiandoli presso il monastero di Nostra Signora della Guardia a Genova;
   dal 1o ottobre 2012 sono operative le ditte vincitrici, che sono intervenute ad esempio su un guasto in centro a Genova in data 7 ottobre 2012: il cavo esercìto a 15.000 volt è scoppiato appena l'Enel ha ridato corrente, come risulta dalle fotografie che documentano il modo di operare; si rileva che se una ditta italiana fosse incorsa in un simile incidente avrebbe potuto imbattersi in multe e sanzioni;
   tali incidenti potrebbero causare seri danni non solo alle cose ma anche allo stesso personale impegnato, o a terzi;
   è in itinere una procedura amministrativa nei confronti di Enel promossa al TAR Lazio che si pronuncerà in merito il 19 dicembre 2012;
   lascia infatti perplessi l'ammissione al bando di gara delle società spagnole prive delle certificazioni richieste alle aziende italiane; ad avviso dell'interrogante tale ammissione in deroga alle norme attuate da Enel, rappresenta una chiara discriminazione nei confronti delle imprese nazionali da sempre sottoposte a ben altre richieste di credenziali;
   in particolare nel caso dell'affidamento di appalto alla società italiana SIRTI, impresa a partecipazione statale, benché perdente in gara di appalto rispetto a Elecnor in ATI con Boetti S.r.l., e che è stata d'ufficio sostituita ai predetti vincitori, con un incremento di costi di 1,5 milioni di euro, andando in controtendenza rispetto al sistema del massimo ribasso, si rileva un ulteriore comportamento ad avviso dell'interrogante abnorme rispetto alle procedure ordinarie d'appalto e rispetto a ciò rischia di essere configurabile una sorta di indebito aiuto di Stato ad altra azienda partecipata dallo Stato –:
   se intenda intervenire affinché le aziende di Stato assumano criteri di bando tali da non penalizzare le imprese italiane, ben sapendo che i costi del lavoro in Italia non sono concorrenziali con altri Paesi comunitari, e richiedendo invece alle ditte comunitarie la parità di requisiti rispetto alle italiane;
   se il personale delle ditte vincitrici operanti sul territorio nazionale abbia contratti di lavoro compatibili con l'ordinamento nazionale, se tale personale abbia le qualifiche come richieste agli operatori di settore nazionali, se il personale impiegato dalle ditte vincitrici abbia contratti in essere riconosciuti nell'ordinamento della Unione europea;
   quali siano le partecipazioni della società Enel ed eventuali sue consociate comunitarie e non;
   se la vigilanza dello SPRESAL – servizio prevenzione e sicurezza ambiente lavoro – sia solerte nel controllo dei cantieri in oggetto per garantire ai lavoratori le tutele previste dall'ordinamento italiano. (3-02563)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MOTTA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   Equitalia è una società per azioni a totale capitale pubblico partecipata al 51 per cento dall'Agenzia delle entrate e al 49 per cento dall'Inps, incaricata dell'esercizio dell'attività di riscossione dei tributi e dei contributi anche a livello locale ai sensi del d.lgs. 15 dicembre 1997, n. 446;
   l'articolo 3 comma 25-bis del decreto legge 30 settembre 2005 n. 203 (Convertito con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248) obbligava gli enti locali territoriali ad affidare con decorrenza 1o gennaio 2011 l'attività di accertamento e riscossione delle proprie entrate mediante procedura ad evidenza pubblica, rendendo non più possibile l'affidamento diretto del servizio alla società pubblica Equitalia spa;
   il termine del 1o gennaio 2011 è stato più volte posticipato, in ultimo al 30 giugno 2013 a seguito dell'emanazione del decreto legge 10 ottobre 2012 n. 174 «in attesa del riordino della disciplina delle attività di gestione e riscossione delle entrate degli enti appartenenti ai livelli di governo sub statale, e per favorirne la realizzazione» (articolo 9, comma 4);
   il prossimo scioglimento ex lege dei contratti di riscossione tra gli enti locali e Equitalia ha indotto la società a valutare alcune ipotesi di chiusura degli uffici periferici su tutto il territorio nazionale;
   sul territorio del comune di Borgo Val di Taro (provincia di Parma) è operativo un ufficio di Equitalia, sin dalla sua costituzione, anche in virtù del contratto di riscossione tra la società e l'amministrazione comunale. L'ufficio svolge la propria attività al servizio degli oltre 35.000 abitanti di tutto il territorio appenninico della Val Taro e della Val Ceno (15 comuni);
   in data 8 ottobre 2012 il Sindaco del comune di Borgo Val di Taro, dott. Diego Rossi, ha inviato una lettera al direttore regionale di Equitalia centro spa, Dottor Carlo Mignolli, per chiedere un approfondimento circa l'ipotesi di chiusura dell'ufficio in parola a decorrere dal 31 dicembre 2012;
   nella lettera, l'amministrazione comunale di Comune di Borgo Val di Taro, chiedendo di riconsiderare la chiusura della sede locale di Equitalia spa, ha argomentato che la normativa in materia di riscossione dei tributi comunali è ancora in evoluzione (come confermato dall'articolo 9 comma 4, decreto-legge n. 174 del 2012 e che quindi la presenza dell'ufficio sul territorio comunale dovrebbe essere garantita almeno fino alla scadenza della proroga di legge;
   inoltre, nella consapevolezza dell'importanza di mantenere attivo il servizio, l'Amministrazione Comunale si è resa disponibile a mettere, da subito, a disposizione di Equitalia idonei locali presso la sede comunale, facendosi carico dell'affitto e delle spese per le utenze –:
   se il Ministro interrogato, considerata la proroga al 30 giugno 2013 dell'attività di riscossione da parte di Equitalia spa, delle entrate degli enti locali territoriali e la prevedibile prossima ulteriore evoluzione della normativa di riferimento, non ritenga di valutare con la società in questione, il differimento della propria attività di riorganizzazione degli uffici periferici a quando la normativa nazionale in materia sarà compiutamente riformata tenendo comunque in primaria considerazione la necessità di non penalizzare ulteriormente i territori periferici. (5-08331)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   DELFINO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   il 23 novembre 2003 era stato indetto un concorso pubblico per esami a 50 posti nell'area C, posizione economica C2, profilo professionale di educatore penitenziario;
   dalle numerose segnalazioni pervenute all'interrogante si è appreso che solo recentemente è stata autorizzata l'assunzione di 32 unità a fronte delle 50 previste dal bando;
   data la crescita esponenziale della popolazione detenuta registrata in questi anni e l'importanza della figura dell'educatore penitenziario, la mancata assunzione di tutte le unità previste originariamente dal bando risulta incomprensibile anche alla luce del considerevole costo sostenuto dalla stessa pubblica amministrazione per l'espletamento della lunga procedura concorsuale –:
   quali urgenti iniziative intenda attivare al fine di garantire l'assunzione delle restanti 18 unità e portare a conclusione questa annosa vicenda. (3-02561)

Interrogazione a risposta scritta:


   NACCARATO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   in seguito agli eventi sismici che hanno interessato la regione Emilia-Romagna nel maggio 2012, e alla contestuale dichiarazione di inagibilità della casa di lavoro Saliceta San Giuliano di Modena da parte dei vigili del fuoco, il personale della Polizia Penitenziaria ha disposto il trasferimento dei 65 detenuti dell'istituto di reclusione emiliano in altre strutture carcerarie fuori dalla regione. In particolare, 36 detenuti, dal 7 giugno 2012, sono temporaneamente ospitati nella sezione «Semiliberi» della casa di reclusione di Padova;
   con le lettere n. 033/12 e n. 044/12 inviate al provveditore regionale dell'amministrazione penitenziaria di Padova, il segretario generale e il coordinatore regionale della federazione lavoratori funzione pubblica della Cgil del Veneto hanno ribadito la non idoneità, dal punto di vista strutturale, della casa penale padovana, a causa degli spazi ridotti e della differente tipologia di detenuti che attualmente vi risiedono. Tale condizione si ripercuote negativamente sull'intero regime di custodia creando una condizione di conflitto che vede contrapposti i diritti dei detenuti già presenti nel carcere e i nuovi internati;
   allo stato attuale nel carcere circondariale di Padova sono presenti circa 260 detenuti la cui custodia è affidata a 127 agenti di polizia penitenziaria, in forza con un organico inferiore di 43 unità rispetto alle necessità operative;
   i rappresentanti sindacali della Cgil-Funzione pubblica hanno altresì espresso preoccupazione per la precaria sistemazione dei detenuti, alcuni dei quali dormono per terra a causa del sovraffollamento delle proprie celle. A questo si aggiunge la problematica presenza di un detenuto malato terminale di Aids e la presenza di infiltrazioni d'acqua nei locali di detenzione già ristrutturati –:
   se il Ministro sia al corrente dei fatti esposti in premessa;
   quali misure di competenza il Ministro intenda porre in essere per risolvere la difficile situazione all'interno della casa di reclusione di Padova, alla luce del recente trasferimento di detenuti provenienti dalla casa di lavoro di Saliceta San Giuliano;
   se il Ministro sia a conoscenza dei tempi di trasferimento dei citati detenuti in altre strutture carcerarie. (4-18277)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   OLIVERIO e LARATTA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   secondo anticipazioni di stampa, Gazzetta del sud e il Quotidiano della Calabria del 24 ottobre 2012, sembrerebbe che dal prossimo anno la stazione centrale di Lamezia Terme dovrebbe essere trasformata in semplice fermata ferroviaria;
   lo scalo che sino ad oggi ha rappresentato uno snodo fondamentale e strategico nel sistema regionale e nazionale dei trasporti ferroviari, sia in termini di passeggeri che di movimentazione merci, sarà privata stante alle prime indiscrezioni dei dirigenti movimento e dei capi stazione di turno, inoltre dovrebbe essere soppresso e accorpato a Napoli il dirigente centrale operativo che consiste in una grande sala operativa da dove si controllano le stazioni non presidiate a sud dello scalo lametino;
   qualora tutto ciò venisse confermato lo scalo sarebbe destinato a diventare da stazione controllante a stazione controllata da quella partenopea e, sempre stando alle indiscrezioni, ad essere oggetto di soppressione sarebbero anche la biglietteria, il deposito personale viaggiante, il reparto territoriale movimento e l'ufficio verifiche che comporterà come conseguenza finale la chiusura della stessa nelle ore notturne, e che metterebbe a rischio la perdita di diversi posti di lavoro;
   la trasformazione della stazione di Lamezia Terme in semplice fermata ferroviaria determinerebbe poi secondo il grido di allarme lanciato dal presidente di «Lamezia libera» Francescantonio Mercuri la negazione della eventuale fermata TAV qualora l'alta velocità venisse nel tempo prolungata sino a Reggio Calabria;
   queste notizie hanno suscitato diffuse preoccupazione nelle amministrazioni locali interessate da tali decisioni, visto l'importanza di collegamento che tale arteria ferroviaria riveste per l'intero territorio, dato anche la scarsa efficienza delle altre infrastrutture;
   per l'attuazione di una linea politica strategica di crescita e di sviluppo della regione Calabria, sarebbe piuttosto opportuno attuare forti interventi di potenziamento delle infrastrutture per incentivare la ripresa economica dell'intera Calabria –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se possa intervenire presso i vertici di Trenitalia, per verificare la fondatezza di tali notizie e adottare tutte le eventuali iniziative possibili, affinché non sia dato corso al declassamento dello scalo ferroviario di Lamezia Terme centrale;
   se il Ministro interrogato intenda intraprendere urgenti misure al fine di potenziare il sistema ferroviario, nella regione Calabria ed in particolare nello scalo di Lamezia Terme. (5-08330)


   SIRAGUSA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   si richiama l'atto di sindacato ispettivo 5-07606 di cui l'interrogante è firmataria;
   in una nota diramata il 6 settembre 2012, gli ex lavoratori CNT della FLMU-CUB, denunciano «che da parecchi mesi ormai, la SATIN-CNT continua impunemente a fare ciò che vuole nonostante non abbia pagato per anni il canone previsto dalla concessione demaniale e, come se non bastasse, non paga neppure il canone di rinnovo temporaneo dal mese di marzo 2012. Anche il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti si è pronunciato sulla questione attraverso una direttiva del 6 agosto 2012, affermando che questa grave situazione debitoria «determina una situazione di occupazione sine titulo da parte della Società» che potrebbe innescare un «provvedimento di ingiunzione di sgombero». Sabato 1o settembre 2012 la Satin-CNT ha tirato a secco un aliscafo della Siremar, il Mantegna. Essendo noi in presidio davanti i cancelli, abbiamo subito avvertito la Capitaneria che ha provveduto a mandare una pattuglia a visionare e documentare fotograficamente. Dopo due giorni la Capitaneria stessa, si è limitata a effettuare una ispezione per controllare che il personale del cantiere fosse in regola. Ma chi ha mai denunciato questa irregolarità? Grazie anche alle nostre segnalazioni, la Capitaneria di porto, Vigili del fuoco, Asp, cioè gli organi addetti al controllo del demanio e della sicurezza in cantiere, durante le loro ispezioni hanno riscontrato anomalie e manchevolezze in vari settori, come ad esempio l'impianto antincendio fatiscente, i capannoni semidistrutti o con i tetti ancora in eternit, il travelift (mezzo che serve a sollevare a secco le imbarcazioni) in condizioni disastrose per circa un anno, e rimesso in sesto alla buona e senza i dovuti collaudi rendendo il cantiere, di fatto, inagibile a svolgere attività lavorative, se non fino a quando si adegui alle prescrizioni degli addetti. Inoltre la fornitura di corrente elettrica, dopo circa quattro mesi di interruzione per morosità, è stata ripristinata in azienda il 3 settembre quindi ben due giorni dopo il sollevamento dell'aliscafo. La SATIN-CNT ha debiti per svariati milioni di euro, deve ancora liquidare le spettanze ai 59 lavoratori licenziati a dicembre 2011. Come si può permettere di continuare ad operare ad una azienda che occupa abusivamente un'area demaniale, che non è in regola con le più elementari norme di sicurezza, che è paurosamente indebitata e che, licenziando 59 lavoratori e lavoratrici ha dato prova di essere incapace di garantire una prospettiva lavorativa per il futuro? Sono innumerevoli le segnalazioni depositate alla procura della Repubblica riguardo le irregolarità –:
   se, alla luce dei nuovi elementi riportati in premessa, il Governo non ritenga di dover verificare quanto esposto, in vista della tutela dei superiori interessi pubblici connessi alla fruizione di un area demaniale ed alla tutela di un importante comparto produttivo di rilevante impatto sul piano occupazionale, e se non intenda disporre, un'indagine amministrativa allo scopo di verificare la legittimità degli atti posti in essere marittimo, Società Cantiere Navali di Trapani Spa, e la Capitaneria di porto di Trapani. (5-08337)

Interrogazione a risposta scritta:


   RIGONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   recentemente, la stampa locale ha riacceso l'attenzione sull'ipotesi di un progetto per una nuova viabilità da realizzarsi mediante il traforo del Monte Tambura e l'apertura di una galleria per permettere il collegamento della Garfagnana, da Vagli in provincia di Lucca a Resceto, frazione montana del comune di Massa;
   in questi giorni la società Anas Spa ha presentato il relativo progetto che prevederebbe la realizzazione di una strada di 21 chilometri e un tunnel di 4.360 metri, per un costo totale stimato in 542 milioni di euro; il Monte Tambura è la seconda montagna per altezza (1891 metri) nel complesso della catena delle Alpi Apuane, al confine tra la provincia di Massa Carrara e la provincia di Lucca, compresa nel territorio del parco regionale delle Alpi Apuane;
   l'opera, della quale si parla da decenni, avrebbe già suscitato forti perplessità e proteste non solo da parte del mondo ambientalista, ma anche di molte persone e associazioni di diversa natura ed estrazione che temono il rilevante impatto ambientale che si verrebbe a creare a carico dell'acquifero carsico con ripercussioni inimmaginabili sulle sorgenti che il Monte Tambura alimenta e che approvvigionano i comuni di costa;
   la realizzazione della galleria in questione avrebbe un pesante impatto sul traffico come si evince dalla relazione del comune di Massa «Considerazioni sulla fattibilità del traforo del Monte Tambura» poiché, sia durante i lavori che ultimata l'opera, lo stesso verrebbe riversato sulle strette strade montane, certamente inadeguate a sopportarlo, interessando non solo Resceto, ma anche l'intera vallata del Frigido con il sostanziale peggioramento delle condizioni di vivibilità già messe a dura prova a causa del passaggio di numerosi mezzi per il trasporto del marmo;
   i bisogni prioritari dell'area montana delle Apuane sono di ben altra natura e qualità, a cominciare dalla necessità di intervenire con forti impegni di spesa, già avviati dalla regione Toscana, per frenare e ridurre il problema del dissesto idrogeologico, messo a nudo anche dai recenti e ultimi eventi piovosi;
   già nel febbraio del 2009, il consiglio comunale di Massa approvò uno specifico ordine del giorno di tenore totalmente contrario all'ipotesi della realizzazione di una galleria stradale sul Monte Tambura –:
   quali siano le valutazioni del Governo in relazione all'ipotizzato progetto di realizzazione di un traforo del Monte Tambura e l'apertura di una galleria per permettere il collegamento della Garfagnana, da Vagli in provincia di Lucca a Resceto, frazione montana del comune di Massa; quali misure intendano adottare al fine di assicurare la tutela del territorio delle Alpi Apuane dai rischi che un'opera di tale natura potrebbe comportare sul piano paesaggistico, sulla salvaguardia delle falde acquifere, sulla sicurezza del territorio nonché sulla prevenzione dei rischi idrogeologici;
   quali iniziative intendano assumere volte ad assicurare, in piena collaborazione con le amministrazioni locali interessate, una puntuale verifica delle reali esigenze infrastrutturali del territorio interessato datate opera, stante le sue caratteristiche economiche, sociali e orografiche. (4-18283)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   GALLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   da diverse agenzie di stampa – radio radicale, Il giornale.it, Palermo.repubblica.it
e altri – si apprende dell'imposizione delle dimissioni «in bianco», da parte del Movimento 5 stelle, nella persona di Grillo Beppe, ai propri candidati nelle liste per l'elezione del consiglio regionale della Sicilia;
   tali dimissioni comporterebbero l'effetto di poter essere presentate ed essere valide in qualsiasi momento, anche se nel frattempo la volontà dei consiglieri eventualmente eletti fosse mutata;
   la pratica della richiesta di dimissioni in bianco è palesemente in contrasto con il dettato Costituzionale, che all'articolo 67 recita: «Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato»;
   la stessa Corte europea dei diritti dell'uomo ha già condannato la pratica delle dimissioni in bianco in quanto lesiva del diritto indisponibile di ogni eletto ad esercitare pienamente e liberamente il proprio mandato elettorale;
   la questione delle dimissioni in bianco è già stata condannata dall'OSCE, che con un suo intervento ha già interrotto tale uso in Serbia, mentre il caso della Slovacchia, altro Paese in cui tale pratica è ampiamente in uso, è stato portato davanti alla Corte europea dei diritti umani;
   sarebbe estremamente imbarazzante per l'Italia dover essere sottoposto all'attenzione di due delle maggiori istituzioni europee per aver tollerato che una formazione politica quale il Movimento 5 stelle pratichi tale violazione dei diritti umani e della propria Costituzione –:
   se e come si intenda intervenire per ottenere il rispetto del dettato Costituzionale, rispetto a quanto sancito all'articolo 67, non solo da parte del Movimento 5 stelle ma da tutte le formazioni politiche che intendano partecipare a tornate elettorali di ogni grado, evitando così che l'Italia sia sottoposta all'attenzione di OSCE e Corte europea dei diritti umani per aver consentito una simile violazione dei più elementari princìpi di democrazia e, in particolare, se non si intenda promuovere, con una iniziativa normativa una modifica delle attuali norme elettorali, introducendo il chiaro divieto di tale nociva abitudine. (3-02562)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DI PIETRO e PALOMBA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   a Sennori, paese di 7500 abitanti della provincia di Sassari, sorge una stazione dei carabinieri con un organico di nove militari compreso il comandante;
   la stazione nel 2011 ha condotto indagini che hanno permesso di individuare i responsabili di ben 300 reati, ha recuperato somme – dall'elevazioni di verbali – per un ammontare di 40.000 euro e ha posto in essere attività di controllo del territorio attraverso 610 pattugliamenti;
   risulta all'interrogante che siano state avviate le procedure per la realizzazione della tenenza a Sorso (Sassari) che dista meno di un chilometro da Sennori con il conseguente assorbimento della stazione oggetto di questo atto di sindacato ispettivo;
   Sennori è il paese con la più alta densità di popolazione (281 abitanti per chilometri quadrati) e il settimo su sessantasei per numero di abitanti con un tasso di criminalità in aumento –:
   di quali elementi informativi disponga il Governo con riferimento alla richiamata vicenda e se non ritenga opportuno, sulla base di quanto indicato nelle premesse, lasciare la stazione a Sennori. (5-08336)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BOSSA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   a Torre Annunziata, provincia di Napoli, nella seconda metà di ottobre, si tiene un rito religioso consolidato: la festa della Madonna della Neve, un appuntamento di fede e folklore che si ripete dal 1822;
   l'edizione di quest'anno si era annunciata con qualche timore; era stata rafforzata la vigilanza delle forze dell'ordine sulla processione della statua della Madonna della Neve nel timore di infiltrazioni della camorra nel rito religioso, così come era risultato da approfondimenti investigativi sul clan Gionta, e così come era già visto nel rito dei Gigli a Nola e a Barra;
   durante la cerimonia, a cui partecipano migliaia di fedeli, è stata vietata la sosta della statua per evitare che ci fossero inchini come omaggio a boss e padrini della camorra;
   nonostante le precauzioni, però, non sono mancati i momenti di tensione; in particolare, si sono uditi due colpi di pistola a piazza Giovanni XXIII, nei pressi della Basilica della Madonna della Neve; queste esplosioni hanno determinato scene di vero e proprio panico tra la gente; per circa dieci minuti, un fiume di persone ha cercato riparo ovunque, spazzando via bancarelle e arredo urbano; solo per fortuna non ci sono stati esiti catastrofici;
   alcune ambulanze presenti hanno fornito prime cure ad almeno quindici persone, nessuna delle quali risulta aver subito gravi conseguenze;
   il terrore ha alimentato, nelle ore concitate della fuga di massa, una ridda di voci incontrollate su uomini armati, gang di minori con armi in pugno nella processione;
   la città ha concluso il suo rito in un clima da assedio, con strade che improvvisamente si sono desertificate e sono state battute esclusivamente da auto di polizia e carabinieri, che hanno cercato di ricostruire nei dettagli l'accaduto e hanno scandagliato per tutta la notte i rioni caldi della città: il Quadrilatero delle carceri, regno dei Gionta, il rione Murattiano, roccaforte dei Cavalieri, la Provolera del clan Chierchia e il Penniniello nelle mani dei Gallo;
   le piste investigative aperte sono diverse: una rissa tra giovani dei clan, un'intimidazione verso qualcuno, un avvertimento verso chi ha voluto blindare la festa, un segnale di controllo della camorra sul territorio;
   le indagini hanno appurato che alcuni spari ci sono stati effettivamente: a testimoniarlo le riprese di una telecamera del comune, dove si nota un ragazzo in moto con una pistola; non è ancora chiaro se si sia trattato di colpi a salve dal momento che non sono stati rinvenuti bossoli –:
   di quali elementi disponga in merito alla vicenda in premessa;
   se non ritenga di assumere una iniziativa, per quanto di sua competenza, al fine di rafforzare la presenza di forze dell'ordine e di attività investigativa sul territorio in questione. (4-18274)


   NACCARATO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il 18 ottobre 2012 il personale della squadra mobile della polizia di Stato di Padova, in collaborazione con la questura di Treviso e su disposizione della procura della Repubblica di Padova, ha eseguito le misure cautelari in carcere nei confronti di tre pregiudicati: Ugo Zanchin, 59 anni, di Santa Giustina in Colle (Padova); Marco Bacco, 47 anni, di Padova; e Livio Casella, 37 anni, di Treviso. Gli arrestati sono accusati a vario titolo dei reati di tentata rapina, ricettazione e possesso clandestino di armi. In particolare, dalle indagini è emerso che i tre soggetti si accingevano a compiere una rapina ai danni di due rappresentanti orafi a Castelfranco Veneto (Treviso);
   nel corso dell'operazione sopra descritta gli agenti hanno provveduto al sequestro di una pistola «Zastava» e un revolver «Smith&Wesson» pronte all'uso. Il 20 ottobre 2012 a Castelfranco Veneto, su segnalazione di un residente, gli agenti della questura di Treviso hanno rinvenuto anche una pistola modello «357 Magnum», occultata da Casella in un sacco posto nelle vicinanze di un passaggio pedonale;
   l'arresto di Casella è avvenuto a conclusione di un pericoloso inseguimento in automobile, durante il quale il pregiudicato ha speronato un mezzo della Polizia provocando il ferimento di uno degli agenti a bordo. Casella ha quindi continuato la fuga a piedi prima di costituirsi, diverse ore dopo, alla questura di Treviso;
   Zanchin, già destinatario di un provvedimento di sorveglianza speciale, risulta coinvolto in passato in operazioni di polizia a contrasto dei tentativi di ricostituzione della cosiddetta «Mala del Brenta», associazione criminale di stampo mafioso attiva negli anni Ottanta e Novanta riconducibile al «boss» Felice Maniero;
   l'interrogante ha già espresso grave preoccupazione al Ministro relativamente alla presenza e alle attività criminali di ex appartenenti alla «Mala del Brenta», attraverso l'interrogazione a risposta scritta n. 4-16346, presentata il 30 maggio 2012 nel corso della seduta n. 641 della Camera dei deputati; l'interrogazione non ha ancora avuto risposta;
   il buon esito dell'operazione si deve soprattutto alla professionalità e all'efficace lavoro d'indagine dimostrati dal personale della Polizia di stato, in particolare dei dirigenti e degli agenti della questura di Treviso, che si è avvalso di strumenti di sorveglianza telefonica, rilevazione satellitare e intercettazione ambientale –:
   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
   quali misure, nell'ambito delle sue competenze, il Ministro intenda porre in essere al fine di prevenire e contrastare le attività criminali riconducibili ad ex-appartenenti della «Mala del Brenta» perpetrate in Veneto. (4-18275)


   CONCIA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. — Per sapere – premesso che:
   durante la partita la partita Livorno-Verona di sabato 20 ottobre 2012 si è verificato un episodio molto grave: verso la fine del primo tempo un gruppo di ultras del Verona ha scandito un coro di insulti verso Piermario Morosini, il calciatore del Livorno morto lo scorso anno a Pescara durante una partita a soli 25 anni a causa di una rara malattia ereditaria, la cardiomiopatia aritmogena;
   il coro contro la memoria di Morosini non è sfuggito alla Digos della questura livornese che ha filmato gli autori, i quali hanno concluso la performance con saluti romani e slogan fascisti;
   la questura ha poi fatto sapere di avere immediatamente informato gli ufficiali di campo e la procura federale del comportamento tenuto dai tifosi veronesi che sono stati ripresi dalle telecamere di sicurezza;
   è stata scritta, purtroppo, un'altra, l'ennesima, pagina nera per il calcio italiano, che sta rischiando seriamente di perdere irreparabilmente terreno in termini di sicurezza e di credibilità –:
   quali provvedimenti il Governo intenda adottare, nell'attesa che la giustizia sportiva faccia il suo corso, per stigmatizzare il comportamento suesposto e per evitare che si ripetano in futuro episodi di simile violenza, provocatori e irriguardosi;
   se non ritenga urgente individuare misure atte ad aiutare il calcio italiano a recuperare terreno in termini di credibilità e per far sì che gli stadi tornino finalmente ad essere luoghi nei quali le famiglie e i tifosi «veri» possano avere piena cittadinanza. (4-18276)


   BOSSA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il comune di Giugliano in Campania (circa 120 mila abitanti, provincia di Napoli) dal 14 aprile 2008, è guidato dal sindaco Giovanni Pianese, eletto al primo turno, a capo di una coalizione di centrodestra di dieci liste, con il 60,29 per cento dei voti validi, corrispondente a 39.099 voti;
   il 5 ottobre scorso, il sindaco Pianese ha rassegnato le dimissioni dalla carica, pare con l'intenzione di essere tra i candidati alle prossime elezioni politiche, stante la norma che vieta ai sindaci in carica entro 180 giorni dalla data del voto, di correre per le elezioni del Parlamento nazionale;
   il 17 ottobre 2012 si è tenuta una seduta del consiglio comunale per l'approvazione delle aliquote delle imposte comunali e, tra l'altro, per l'approvazione del bilancio di previsione per l'anno 2012;
   all'atto dell'approvazione del punto all'ordine del giorno avente ad oggetto «aliquote Imposta municipale propria (Imu) anno 2012» risultano aver partecipato alla votazione 28 consiglieri comunali sui 30 assegnati;
   alla votazione di cui sopra risultava assente il sindaco che compone, di norma, l'assemblea, come trentunesimo consigliere comunale;
   durante la seduta, il sindaco dimissionario è stato sostituito dal vicesindaco; quest'ultimo, pur essendo assessore di nomina esterna, e non essendo, quindi, consigliere comunale eletto, ha preso parte alla votazione, ritenendo di sostituire il sindaco anche nelle funzioni di consigliere comunale;
   la votazione del punto all'ordine del giorno di cui sopra si è conclusa con il seguente esito: 15 voti favorevoli, 14 voti contrari; tra i voti favorevoli c’è quello dell'assessore esterno-vicesindaco, che è stato, quindi, determinante per l'approvazione della delibera in oggetto;
   un gruppo di consiglieri comunali di minoranza ha inoltrato al prefetto di Napoli una richiesta di verifica della legittimità della votazione di cui sopra per eventualmente adottare provvedimenti conseguenti;
   la votazione del consiglio comunale di Giugliano in Campania, di cui in premessa, svoltasi con il voto decisivo di un assessore di nomina esterna, non eletto consigliere comunale, sebbene sostituto del sindaco dimissionario, appare all'interrogante illegittima –:
   quale seguito abbia avuto la richiesta formulata dai consiglieri comunali di minoranza riportata in premessa. (4-18292)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LOLLI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. — Per sapere – premesso che:
   c’è forte preoccupazione da parte degli insegnanti di educazione fisica e delle famiglie per l'assoluto silenzio istituzionale rispetto al finanziamento delle attività complementari di educazione fisica e motoria per l'anno scolastico 2012/2013. Dopo oltre un mese dall'inizio dell'anno scolastico, infatti, le scuole non hanno ancora ricevuto indicazioni sulle risorse e sulle modalità per organizzare l'attività sportiva e motoria di istituto;
   solitamente tale attività viene programmata a settembre, inserita nel piano dell'offerta formativa e inizia con il mese di ottobre, ma la mancanza di certezze sulle risorse e modalità organizzative blocca di fatto l'attività, perché i dirigenti scolastici non ne autorizzano l'avvio;
   negli anni scorsi, già nel mese di maggio veniva raggiunta l'intesa tra il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e le organizzazioni sindacali, ai fini della ripartizione delle risorse di cui agli articoli 33, 62, 87 del CCNL 2006/2009;
   la scuola rappresenta, per la gran parte degli studenti e delle loro famiglie, l'unico luogo dove poter svolgere un'attività motoria e sportiva in maniera continuativa e qualificata;
   l'attività motoria e sportiva è oramai riconosciuta in tutti gli ambiti scientifici nazionali (piano sanitario nazionale e della prevenzione) e internazionali (Unione europea e OMS) quale strumento di prevenzione e spesso di «terapia» in ambito sanitario e di promozione della salute;
   le fasi competitive dei giochi sportivi studenteschi hanno ancora significato solo se fase finale di un'attività di base aperta a tutti gli studenti e continuativa per tutto l'anno scolastico –:
   se si intenda emanare nel più breve tempo possibile la circolare relativa alle indicazioni sulle risorse e le modalità organizzative delle attività sportive scolastiche di istituto. (5-08332)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GIANNI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca attraverso un comunicato stampa, in data 8 maggio 2012 «Note al margine sul TFA» ha paventato la possibilità che il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca medesimo possa subire sentenze di condanna per mancata applicazione del decreto legislativo 9 novembre 2007, n. 206, in esecuzione della direttiva comunitaria 2005/36 CE;
   il decreto legislativo 9 novembre 2007, n. 206, redatto in esecuzione della direttiva comunitaria 2005/36 CE, relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali fra diversi Paesi comunitari, che fa discendere il riconoscimento dell'abilitazione nel Paese di arrivo anche dall'effettivo svolgimento dell'attività professionale per almeno tre anni sul territorio dello Stato membro di partenza in cui è stato conseguito o riconosciuto il titolo di laurea solo nei casi in cui non sia già prevista una regolamentazione delle professione nello Stato di provenienza;
   la direttiva comunitaria, inoltre, si riferisce unicamente al riconoscimento dell'abilitazione tra differenti Paesi comunitari;
   nonostante ciò vi sarebbe una proposta tesa a modificare il decreto ministeriale del 10 settembre 2010, n. 249, relativo alla formazione dei docenti;
   tale proposta tenderebbe all'istituzione di un percorso abilitante riservato ai docenti con almeno 36 mesi di servizio, senza alcuna selezione in ingresso o programmazione del fabbisogno;
   attualmente il decreto ministeriale n. 249 del 2010 testualmente recita:
    a) all'articolo 5 (...):
  «2. Il numero complessivo dei posti annualmente disponibili per l'accesso ai percorsi è determinato sulla base della programmazione regionale degli organici e del conseguente fabbisogno di personale docente nelle scuole statali; (...)»;
    b) all'articolo 15 (....):
  «4. Gli accessi al tirocinio formativo attivo di cui al comma 1 sono a numero programmato secondo le specifiche indicazioni annuali adottate con decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ai sensi dell'articolo 5, comma 1 (...).
  5. (...) La prova, che mira a verificare le conoscenze disciplinari relative alle materie oggetto di insegnamento della classe di abilitazione, si articola in un test preliminare, in una prova scritta e in una prova orale. (...) Ulteriori punti possono essere attribuiti per titoli di studio, di servizio e pubblicazioni secondo le modalità indicate nel comma 13. (...).
  13. I punti riservati al servizio prestato, ai titoli di studio e alle pubblicazioni sono così suddivisi: servizio prestato nelle istituzioni del sistema nazionale dell'istruzione nella specifica classe di concorso o in altra classe di concorso che comprenda gli insegnamenti previsti nella classe di concorso per cui si concorre entro la data in cui è bandita la selezione: i) 360 giorni: 4 punti; ii) da 361 a 540 giorni: 6 punti; iii) da 541 a 720 giorni: 8 punti; iv) da 721 giorni, 2 punti ogni ulteriori 180 giorni. Il servizio prestato per almeno 360 giorni vale a coprire 10 dei crediti formativi relativi all'articolo 10, comma 3, lettera b) e 9 dei crediti formativi relativi all'articolo 10, comma 3, lettere c) e d). Nel caso in cui i soggetti di cui al presente comma svolgano attività d'insegnamento nelle istituzioni scolastiche del sistema nazionale dell'istruzione, le convenzioni di cui all'articolo 12, comma 1 sono stipulate con le istituzioni scolastiche ove essi prestano servizio, anche se non accreditate ai sensi del medesimo articolo, in modo da consentire l'effettivo svolgimento del tirocinio senza interrompere la predetta attività»;
   a ciò va aggiunto che:
    a) il decreto legislativo 9 novembre 2007, n. 206, e la direttiva comunitaria 2005/36/CE si rivolgono a tutti i professionisti comunitari che vogliono esercitare la propria professione in uno Stato membro diverso da quello in cui hanno acquisito le qualifiche professionali;
    b) il decreto legislativo 9 novembre 2007, n. 206, esplicita all'articolo 2, comma 2, che l'accesso alla professione è consentito solo a coloro che abbiano esercitato a tempo pieno la professione, intendendo l'articolo 8 del CCNL 29 novembre 2007 cattedra completa un posto ad orario intero e precisamente di 25 ore settimanali per la scuola dell'infanzia, 24 ore settimanali (22 di insegnamento + 2 ore di programmazione) per la scuola primaria e 18 ore settimanali per la scuola secondaria di 1o e 2o grado;
    c) il decreto legislativo 9 novembre 2007, n. 206, sancisce l'applicazione della norma per il conseguimento dell'abilitazione di cui sopra solo negli Stati membri che presentino assenza di regolamentazione, escludendo quindi lo Stato italiano in cui tale regolamentazione è stata effettuata dal legislatore attraverso l'istituzione di scienze della formazione primaria e delle scuole di specializzazione per l'insegnamento nella scuola secondaria, poi sostituite dai tirocini formativi attivi;
   in tal senso appare all'interrogante del tutto infondata l'ipotesi di conseguenti sentenze di condanna per l'amministrazione poiché i presunti aventi diritto all'abilitazione riservata sono cittadini italiani in territorio italiano e perché non si è mai verificata una presunta assenza di regolamentazione in materia di ottenimento di titolo abilitante, bensì la sola sospensione dell'avvio di nuovi cicli dei percorsi abilitanti negli anni 2008, 2009 e 2010, limitatamente alla scuola secondaria;
   infine va ricordato che i sistemi generali di riconoscimento dei diplomi introdotti dalle direttive 89/48 e 92/51 si limitano ad imporre il riconoscimento delle qualifiche ottenute in uno Stato membro; di conseguenza un richiedente non può avvalersi della direttiva comunitaria 2005/36/CE per ottenere di essere esonerato da una procedura di selezione (si veda in tal senso, la sentenza della Corte giustizia delle Comunità europee, C-586/08, del 17 dicembre 2009, punti 27 e 28, che trova applicazione per analogia);
   l'eventuale accoglimento della richiesta tesa ad ottenere l'istituzione di un percorso abilitante autonomo e separato dall'ordinario per i candidati vantanti i requisiti di servizio previsti dall'eventuale modifica al decreto ministeriale del 10 settembre 2010, n. 249, appare all'interrogante giuridicamente discriminante per i candidati privi di tale requisito, poiché l'esperienza accumulata per almeno 360 giorni dovrebbe essere già abbondantemente riconosciuta con un punteggio aggiuntivo nel test d'accesso e nello svolgimento del tirocinio formativo attivo, come riduzione dell'impegno e come agevolazioni nello svolgimento del servizio, in modo tale da differenziare nettamente i docenti con esperienza dai neolaureati dal momento dell'ingresso all'intera durata del percorso abilitante;
   l'eventuale modifica del decreto ministeriale del 10 settembre 2010, n. 249, finalizzata all'istituzione di un percorso senza test d'accesso per i docenti non abilitati con 36 mesi di servizio, appare inoltre assolutamente inefficace nel risolvere l'annoso problema del precariato, e, al contrario, risulta del tutto incompatibile col concetto di programmazione degli accessi –:
   se non si ritenga necessario tutelare chi ha seguito quanto previsto dalle normative, seppure in possesso di 36 mesi di servizio;
   se non si ritenga opportuno e necessario non creare un tirocinio formativo attivo parallelo riservato, così come sembrerebbe essere previsto dalle modifiche che si vorrebbero apportare al decreto ministeriale del 10 settembre 2010, n. 249, affinché non si vanifichi il senso delle prove preselettive, della programmazione degli accessi e dei sacrifici di coloro che hanno scelto di rispettare il percorso sino ad adesso richiesto;
   se, nel caso che tale modifica si ritenesse indispensabile, non si ritenga, comunque:
    a) necessario non ampliare la platea degli aventi diritto al tirocinio formativo attivo speciale riducendo la durata del servizio utile, tantomeno valutando anche il servizio aspecifico, così da non creare ulteriori sacche di privilegio, ma che si richiedano 36 mesi effettivi di servizio a cattedra completa, con contratti di almeno 180 giorni continuativi, nella classe di concorso specifica per la quale s'intende acquisire l'abilitazione, limitatamente agli anni in cui vi è stata la sospensione dell'avvio di nuovi cicli del percorso regolare di abilitazione;
    b) di predispone una partenza scaglionata in più anni, fino al 2015, dei tirocini formativi attivi speciali, dando priorità ai candidati aventi un'anzianità maggiore, in modo da assecondare la disponibilità delle università, in osservanza del parere del CUN del 12 settembre 2012 sullo «Schema di regolamento recante modifiche agli articoli 5 e 15 del decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca 10 settembre 2010, n. 249»;
    c) di predispone un test d'ingresso sulle competenze dei candidati aventi determinati requisiti di servizio, senza numero chiuso;
    d) di istituire una prova finale abilitante con soglia di sufficienza, atta a verificare anche la preparazione disciplinare dei candidati, comprensiva di una prova nazionale, di una prova scritta e di una prova orale;
    e) di richiedere comunque il livello B2 di inglese e conoscenze informatiche adeguate all'uso didattico, come già previsto dal decreto ministeriale del 10 settembre 2010, n. 249. (4-18285)


   PISICCHIO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   in una interrogazione del 10 settembre 2012, la n. 4/17529, l'interrogante aveva evidenziato allarmanti episodi verificatisi nell'ambito dell'università del Salento e caratterizzati da determinazioni unilaterali del rettore e del direttore amministrativo assai controverse e lesive delle disposizioni di legge e delle norme statutarie dello stesso ateneo;
   tali episodi denunciati dall'interrogante ed oggetto di indagini della magistratura, ampiamente riportati dalla cronaca locale, riguardavano la composizione dei nuovi organi collegiali e statutari e delle commissioni concorsuali;
   le paventate irregolarità e le illiceità richiamate sono state fatte oggetto anche di recenti analoghe iniziative di sindacato ispettivo da parte dell'onorevole Mantovano e di altri 53 colleghi deputati;
   è successivamente intervenuta la rimozione da parte del rettore del direttore amministrativo, confermando la giustezza delle preoccupazioni che avevano mosso la prima interrogazione citata;
   nelle ultime ore, inoltre, si è registrato un ulteriore deterioramento della situazione dell'ateneo salentino, con l'assunzione della singolare iniziativa del rettore dell'invio in rete degli elaborati dei vincitori di concorso per posti nel settore amministrativo, con l'obiettivo di smentire le conclusioni contrarie alle determinazioni assunte dall'ateneo formalizzate dai giudici salentini;
   probabilmente una iniziativa del Ministro sollecitata nell'interrogazione di settembre 2012 avrebbe forse potuto concorrere ad evitare l'ulteriore peggioramento della situazione nell'ateneo, con grave pregiudizio per l'immagine e per la stessa attività d'istituto –:
   quali urgenti iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere per rimuovere la condizione di gravissimo disagio in cui versa l'ateneo salentino.
(4-18289)


   ZAZZERA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   secondo notizie Stampa, lo spot televisivo «Porta a scuola i tuoi sogni» realizzato dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, ha provocato moltissime polemiche perché girato in una scuola tedesca parificata anziché in un istituto pubblico;
   il mondo del web ha espresso forte indignazione, qualificando «scandalosa», «ipocrita» ed «inopportuna» tale scelta del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
   la rappresentazione che lo spot del Ministero propone della scuola italiana è in effetti tutt'altro che realistica: ad esempio, strumenti come lavagne elettroniche ed ebooks non esistono nella stragrande maggioranza delle nostre scuole, dove sono stati tagliati finanziamenti e le famiglie pagano per comprare cancelleria, registri e altro materiale necessario al funzionamento della scuola;
   il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca replicando al popolo della rete ha dichiarato che «i contenuti del video sono equilibrati. Il filmato racconta la scuola italiana nel suo complesso, che è composta da scuola pubblica e dalla privata parificata (...)» (Ansa del 23 ottobre 2012) –:
   quanto sia costata l'intera produzione dello spot «Porta a scuola i tuoi sogni» e se all'istituto di cui in premessa siano stati corrisposti finanziamenti o contributi. (4-18290)


   ZAZZERA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto riportato da un articolo pubblicato su OrizzonteScuola.it del 18 ottobre 2012, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca avrebbe rifiutato un confronto sui temi dei tagli alla scuola nell'ambito della trasmissione della RAI «Uno mattina»;
   l'assenza del Ministero ha costretto il programma «Uno mattina» a cambiare il palinsesto;
   la notizia sarebbe stata data da una docente di un liceo di Pistoia. «La redazione di “Uno mattina in famiglia” (si legge nell'articolo succitato) avrebbe contattato [...] una collega, che aveva pubblicato una e-mail su un blog di Panorama, per permettere ai docenti di far conoscere il proprio punto di vista. Alle ore 14.25 la nostra collega è stata nuovamente contattata da «Uno mattina» [...] e informata che il programma è saltato, semplicemente perché nessuno del Ministero ha accettato di confrontarsi in diretta con lei»;
   «dalle dichiarazioni dei vari esponenti del Ministero che propugnano la volontà di confronto con la base, ci saremmo attesi una maggiore disponibilità» (OrizzonteScuola.it del 18 ottobre 2012) –:
   se quanto riportato in premessa corrisponda al vero e quali siano le ragioni del rifiuto del Ministero. (4-18291)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   BURTONE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   la riorganizzazione dell'Inps sul territorio rischia di portare alla chiusura dell'ufficio di Policoro;
   i tagli posti in essere dalla spending review e dal ridimensionamento della spesa pubblica stanno riducendo la possibilità ai dipendenti Inps di svolgere al meglio le loro funzioni al servizio della comunità;
   va ricordato che l'Inps è il più grande ente erogatore di servizi e prestazioni sociali d'Europa e la sua funzione pubblica rappresenta un presidio fondamentale per la declinazione del sistema di welfare per i cittadini;
   nonostante le ingenti risorse spese per l'informatizzazione e l'automatizzazione dei servizi compreso il numero verde non evita che il cittadino debba comunque rivolgersi allo sportello dell'ufficio Inps;
   il presidio di Policoro è quindi un ufficio importantissimo per il territorio della provincia di Matera e della fascia jonica in particolare;
   un dipendente Inps ogni 1800 abitanti ci sembra davvero ridotto considerata la situazione sociale e anagrafica del Paese –:
   se e quali iniziative il Governo intenda adottare al fine di consentire la salvaguardia di uffici periferici Inps come quello di Policoro che rappresentano una risorsa al servizio della comunità di riferimento. (3-02560)

Interrogazione a risposta scritta:


   DI PIETRO e DI GIUSEPPE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   l'interrogante ha presentato tre atti di sindacato ispettivo, ancora senza risposta, in merito alla chiusura dello stabilimento di Mafalda (CB) della Società Meridionale Inerti (Smi);
   più volte è stato chiesto un intervento da parte del Ministro interrogato al fine di individuare una soluzione per evitare la chiusura dell'azienda permettendo così ai dipendenti che in essa operano di conservare il posto di lavoro;
   per gli oltre ottanta lavoratori della SMI è partito il 26 ottobre 2009 il regime di cassa integrazione ordinaria, trasformatasi in cassa integrazione straordinaria dal 21 dicembre 2009 fino al dicembre 2011, data dalla quale è iniziata la cassa integrazione in deroga, che è stata rinnovata per gli attuali 66 beneficiari il 4 agosto 2012 e scadrà il prossimo 28 ottobre –:
   quali iniziative intenda intraprendere al fine di salvaguardare i livelli occupazionali nonché la dignità e la serenità di 66 dipendenti e delle loro famiglie.
(4-18286)

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   DE ANGELIS. — Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   il comando della stazione del Corpo forestale dello Stato di Itri, in provincia di Latina, dal 2010 è stato aggregato logisticamente al vicino comando stazione di Fondi non avendo più una sede fisica a disposizione;
   il personale ha comunque continuato a svolgere con grandi risultati e spirito di sacrificio e con non pochi disagi operativi il proprio delicato servizio nella giurisdizione del territorio di competenza, territorio assai sensibile e particolare sotto il profilo ambientale e forestale;
   l'amministrazione ha individuato una nuova sede in affitto nel comune di riferimento;
   l'Amministrazione forestale nel mese di luglio 2012 ha richiesto al Ministero dell'economia e delle finanze la prevista autorizzazione alla spesa pluriennale, spesa che ha avuto anche il nulla osta dell'Agenzia del demanio;
   ad oggi, la situazione ancora non si è risolta definitivamente –:
   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno intervenire presso il Ministero dell'economia e delle finanze affinché si riesca, quanto prima, a riattivare il comando in esame e quindi a tutelare il personale in servizio e la popolazione locale. (4-18278)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E SEMPLIFICAZIONE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:
   da un esposto presentato alla magistratura da alcuni professionisti che hanno avuto rapporti con la facoltà di sociologia dell'università di Bologna, risulterebbe la denuncia di parecchie irregolarità nello svolgimento di determinati concorsi e in generale una gestione assai discutibile della facoltà medesima;
   secondo quanto riportato nell'esposto sin dal 1992 le carriere universitarie del dipartimento di sociologia presso la facoltà di scienze politiche dell'università di Bologna apparirebbero caratterizzate da favoritismi e rapporti di parentela;
   la continuità e la sistematicità delle procedure concorsuali dei bandi di dottorato viziati si riferirebbe a diverse vicende, dettagliatamente descritte nell'esposto, che metterebbero in luce un malcostume diffuso;
   si fa innanzi tutto riferimento ai molteplici rapporti di parentela e coniugio che si intreccerebbero nell'ambito della citata facoltà: si riscontrerebbero tre coppie di coniugi nello stesso dipartimento e tre figli di docenti presenti nello stesso dipartimento o in dipartimenti contigui della stessa facoltà;
   inoltre in almeno due circostanze, sempre descritte nell'esposto, un aspirante dottore di ricerca in sociologia sarebbe stato espressamente dissuaso dal partecipare alla selezione in quanto mancava «l'assenso definitivo» alla candidatura a dottorando mentre in un concorso da ricercatore, bandito per il settore «Criminologia e devianza», ad una candidata sarebbe stato «suggerito o meglio intimato» di non partecipare al medesimo in quanto, secondo prassi purtroppo diffuse nelle università, sarebbe già esistito un candidato favorito;
   nell'esposto si dà anche specifica notizia che nei cicli di dottorato XXV, XXVI e XXVII i vincitori sarebbero legati da rapporti personali o di collaborazione (o entrambi) con docenti della facoltà;
   le segnalazioni presenti nell'esposto comprendono anche una decisione rettorale che avrebbe favorito il collocamento della figlia di un docente presso lo stesso dipartimento del padre, avanzamenti di carriera discutibili sotto il profilo dei requisiti professionali e che, sempre stando all'esposto, sarebbero stati favoriti dalle relazioni di parentela degli interessati, oltre a una cattiva gestione delle prove di concorso per ricercatore o dottore di ricerca;
   in particolare le anomalie relative ai concorsi riguarderebbero le modalità di estrazione dei temi, l'assenza di monitoraggio sulla trasparenza dei concorsi stessi, la mancanza di trasparenza nell'esposizione dei risultati delle prove scritte ed orali, la mancanza di stabilità delle regole che disciplinano tempi e modalità di esposizione pubblica dei risultati parziali o totali essendo la valutazione ora espressa in termini numerici ora in termini di: ammissione/non ammissione ed infine la difformità fra il livello qualitativo della prova scritta e quello della prova orale;
   si segnala altresì come l'accesso ai documenti amministrativi concernenti tali concorsi sarebbe reso difficoltoso e in un caso, ricordato nell'esposto, i richiedenti si sarebbero trovati a rifiutare gli atti offerti sottoscrivendo una dichiarazione di mancata acquisizione degli atti per incompletezza degli stessi;
   nell'esposto si dà altresì conto di una «vasta rete commerciale di scambio di titoli accademici, incarichi, convenzioni, contratti da parte dei titolari dirigenti e manager d'azienda prevalentemente in ambito sanitario» che opererebbero nell'ambito della facoltà e che si avvantaggerebbero anche di candidature a incarichi accademici per i propri discendenti;
   i fatti segnalati che, al di là della veridicità delle circostanze, peraltro affermate con precisione e meticolosità nell'esposto, evidenziano, se confermati, ad avviso dell'interpellante comunque un clima di privilegi e conseguente discriminazione contrario allo spirito e alla lettera della riforma universitaria che prescrive trasparenza e meritocrazia ed al riguardo occorre che il Governo si esprima con chiarezza sulle circostanze per gli eventuali interventi di competenza in quanto l'interpellante ritiene che tali fatti dovrebbero formare oggetto di accertamento, oltre che giudiziario, anche amministrativo –:
   di quali elementi disponga in merito ai fatti descritti in premessa e quali iniziative intenda assumere nell'ambito delle sue competenze.
(2-01716) «Garagnani».

Interrogazione a risposta scritta:


   TOTO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   la crisi finanziaria ed economica attraversata attualmente dal nostro Paese, con precedenti solo molto remoti, ha imposto rigorosi interventi i cui effetti si riverberano sui cittadini pesantemente;
   la pubblica amministrazione, per comune opinione, è ritenuta la massima responsabile del permanere di un livello di debito pubblico eccezionalmente elevato;
   il provvedimento, d'iniziativa governativa, sulla revisione della spesa pubblica, recentemente divenuto legge dello Stato, mira a ridurre e, anche, tout court, ad eliminare inefficienze e sprechi nella pubblica amministrazione. Quegli obiettivi richiedono il concreto e convergente impegno di tutte le amministrazioni del settore pubblico e la loro assunzione di responsabilità nell'adozione dei provvedimenti di spesa nell'autonoma sfera di competenza;
   il pubblico impiego è uno dei settori nel quale più avvertita è la necessità d'intervenire con grande rigore, annidandosi in esso sacche rilevanti di inefficienze e di abusi;
   le politiche praticate per il personale pubblico negli ultimi anni sono state conformate ai criteri di controllo e riduzione della spesa pubblica e, in particolare, di riduzione delle figure dirigenziali a tempo determinato, i cui limiti gestionali sono emersi in modo oggettivo, in quanto connessi alla transitorietà stessa degli incarichi;
   l'articolo 30, comma 1, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni e integrazioni, recante «Norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche», prevede che «Le amministrazioni possono ricoprire posti vacanti in organico mediante passaggio diretto di dipendenti appartenenti alla stessa qualifica in servizio presso altre amministrazioni, che facciano domanda di trasferimento. Il trasferimento è disposto previo consenso dell'amministrazione di appartenenza»;
   in tale contesto di forte criticità e di riassetto istituzionale e organizzativo, degli enti locali, il comune di Pescara, in data 10 settembre 2012, con determinazione dirigenziale n. 329, ha approvato un bando per il concorso pubblico per la copertura a tempo indeterminato di un posto di dirigente amministrativo, di cui alla deliberazione della giunta comunale 28 marzo 2012, n. 168 «Programmazione del fabbisogno del personale triennio 2012/2014 e piano occupazionale anno 2012», che, peraltro, elenca taluni requisiti non previsti né da leggi né da norme regolamentari e, dunque, prescelti con una discrezionalità di almeno dubbia opportunità;
   la regione Abruzzo, con deliberazione della Giunta regionale in data 8 ottobre 2012, ha operato il taglio di 37 dirigenti, mediante interventi sulla struttura burocratica dell'ente, mentre l'accorpamento di province non in possesso dei requisiti previsti dalla legge per permanere sussistenti è un'iniziativa legislativa, già in via di attuazione alla data del 10 settembre 2012, quella di emanazione del menzionato bando, che interesserà anche le province abruzzesi, in primis la più piccola di esse, la provincia di Pescara, con un intuitivo esito di esubero di personale dirigente;
   alla luce dei processi in atto e di tutte le iniziative assunte dal Governo per la riqualificazione e riduzione della spesa pubblica, appare, incongruo, inopportuno e contraddittorio bandire nuovi concorsi, a maggior ragione se per onerosi posti dirigenziali, oltretutto dovendo, ben presto, gestire la problematica del personale dirigenziale in esubero, come dianzi considerato –:
   se il Governo non ritenga opportuno e urgente assumere iniziative, anche sul piano normativo per inibire l'ulteriore corso di siffatti bandi, ove già emanati, e precluderne, per un congruo periodo di tempo, almeno fino al termine del processo di riduzione e riorganizzazione delle province previsto dal decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito dalla legge n. 135 del 2012, l'emanazione di analoghi e ulteriori. (4-18271)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   MUSSOLINI. — Al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   numerosi tribunali dei minori e tribunali ordinari emettono sentenze di revoca della patria potestà sulla base di consulenze di medici psichiatri, con le quali si afferma che il minore è affetto dalla cosiddetta PAS (sindrome di alienazione parentale);
   come è noto, tale sindrome non rientra nel manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali;
   tale sindrome è utilizzata non solo per allontanare i minori dalla famiglia di origine in casi di conflittualità genitoriale, ma impedisce anche al minore di essere sentito durante il processo poiché il suo giudizio viene considerato viziato da tale sindrome –:
   quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano assumere per impedire che tale inesistente sindrome possa essere utilizzata dai tribunali e possa rappresentare motivo di allontanamento del minore dalla famiglia di appartenenza. (4-18279)


   MUSSOLINI. — Al Ministro della salute, al Ministro della giustizia, al Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   la normativa vigente doveva prevedere il superamento degli istituti quali luoghi in cui vengono collocati i minori;
   l'istituzionalizzazione di un minore deve sempre rappresentare l'ultima scelta, di breve periodo, ove ci siano grandi problematiche quali violenze, abusi e tossicodipendenza;
   occorreva creare, anche trasformando i vecchi istituti, «case famiglia» con requisiti ben precisi, quali figure genitoriali e un massimo di cinque o sei minori ospitati di età compresa fra gli zero e i dieci anni;
   queste strutture che vengono genericamente chiamate «case famiglia» non corrispondono minimamente ai requisiti sopra citati: superano di gran lunga il numero di bambini consentito, non hanno personale adeguato e hanno condizioni igienico sanitarie scadenti;
   tali strutture sul territorio dovrebbero essere controllate dalle aziende sanitarie locali, ma il più delle volte ciò non accade;
   le regioni si occupano delle normative, ma sono gli enti locali ad occuparsi delle gestione diretta;
   nella maggior parte dei casi le regioni non possiedono nemmeno l'elenco dei minori ospitati nelle strutture di appartenenza –:
   cosa intenda fare il Governo, per quanto di competenza, per garantire la massima sicurezza dei minori ospitati in tali strutture, e quali iniziative si intendano mettere in atto per effettuare controlli a tappeto su tutto il territorio nazionale, per verificare le condizioni e i requisiti di tali strutture, onde garantire ai minori il pieno rispetto delle direttive e la tutela dell'infanzia, che altrimenti rimarrebbero solo principi scritti su convenzioni prive di attuazione. (4-18281)


   MISEROTTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   la maculopatia senile, una malattia degenerativa che porta irrimediabilmente alla cecità, colpisce in Italia circa un milione di persone, di cui 260 mila risultano affette dalla forma più rapida e devastante;
   fino ad oggi gli oculisti nel 92 per cento dei casi hanno utilizzato per la cura della suddetta patologia un farmaco non specifico, l'Avastin, il cui costo è di circa 20 euro per una puntura al mese;
   di recente una delibera dell'Agenzia italiana del farmaco (AIFA) ha determinato l'esclusione dell'Avastin dalla lista dei farmaci off label (ovvero dei farmaci prescritti ed utilizzati al di fuori delle indicazione terapeutiche approvate dall'autorità regolatoria) erogabili a totale carico del Servizio sanitario nazionale, di cui al decreto-legge 21 ottobre 1996, n. 536, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 dicembre 1996, n. 648, rendendo di fatto tale farmaco non rimborsabile e anche di complesso utilizzo;
   la decisione dell'AIFA ha creato allarme anche presso gli stessi specialisti della Società oftalmologica italiana (SOI), i quali attraverso una nota ufficiale del Comitato tecnico-scientifico del 7 ottobre 2012 hanno espresso grande preoccupazione di fronte al prospettarsi della reale difficoltà di non poter più di erogare negli ospedali la terapia intravitreale in pazienti trattati da anni e che mensilmente necessitano dell'iniezione intraoculare allo scopo di conservare la capacità visiva;
   alcuni pazienti trattati con l'Avastin hanno già denunciato il rinvio delle previste iniezioni mensili;
   l'Avastin è stato sostituito da un farmaco approvato dall'AIFA e, dunque on label, denominato Lucentis, il cui costo è 60 volte maggiore;
   l'utilizzo del Lucentis al posto dell'Avastin comporterebbe, solo per il 2013, una spesa aggiuntiva di 600 milioni di euro: per dare un esempio nella sola regione Lazio sono stati eseguiti più di 20 mila trattamenti con Avastin, senza eventi avversi gravi, per una spesa calcolata di circa 400 mila euro; gli stessi trattamenti se eseguiti con Lucentis avrebbero comportato una spesa di circa 24 milioni di euro;
   la suddetta cifra è l'equivalente dei tagli alla sanità decisi dal Consiglio dei ministri con la legge di stabilità 2013, attualmente all'esame della Camera: nel momento in cui si impongono ai cittadini – pazienti ulteriori sacrifici, in particolare;
   la citata nota del Comitato tecnico-scientifico della SOI ribadisce, altresì, l'equivalenza scientifica dei due farmaci e specifica che gli effetti sistemici a seguito dell'iniezione intravitreale di Avastin non sono causati solo da questo farmaco, ma, essendo legati alla azione di inibizione del VEGF (fattore di crescita endoteliale vasale), sono inevitabilmente tipici di tutti i farmaci anti-VEGF e, quindi, anche di quelli approvati per uso intravitreale (Lucentis e Macugen), come ampiamente documentato dalla letteratura scientifica internazionale;
   l'Italia, infine, è uno dei pochi Paesi che esclude dal rimborso della cura i pazienti affetti da maculopatia anche nel secondo occhio, nel senso che viene rimborsata la cura per un solo occhio, mentre i pazienti maggiormente bisognosi della terapia, quelli che hanno un visus inferiore ai 2/10 – ovvero coloro che hanno solo il 20 per cento della vista di una persona normale – vengono incredibilmente anch'essi esclusi dall'accesso alla cura tramite Servizio sanitario nazionale;
   in un momento come quello attuale in cui si chiedono ai cittadini gli ennesimi sacrifici attraverso tagli consistenti alla sanità, il Governo non può avallare provvedimenti che implicano sprechi di risorse che inevitabilmente ricadranno sui cittadini stessi –:
   quali opportune e tempestive iniziative intenda predisporre per sospendere l'esecutività della delibera dell'Alfa, garantendo in tal modo a tutti i cittadini il principio di uguaglianza nell'accesso alle cure e il diritto alla salute sancito nella Carta costituzionale. (4-18287)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARCO CARRA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   dal 31 ottobre 2012, per una settimana, la Cartiera Burgo di Mantova mette nuovamente in cassa integrazione quasi tutti i propri 190 dipendenti, per mancanza di ordini; è la terza volta dopo le due settimane di stop ferragostano e i dieci giorni di settembre, ed è già prevista un'ulteriore chiusura dell'impianto a ridosso di Natale;
   il gruppo Burgo ha tagliato 133 dipendenti a Chieti dove la cassa integrazione si è chiusa ed è stata avviata la mobilità, e 159 ad Avezzano dove si è rischiata la chiusura dello stabilimento; è stato inoltrato siglato un contratto di solidarietà biennale a Toscolano Maderno per tutti gli operai quale alternativa a 54 licenziamenti, mentre a Duino sono stati evitati 58 esuberi;
   i dipendenti della Cartiera Burgo di Mantova vivono da oltre sei mesi con la spada di Damocle di 33 annunciati licenziamenti e con la proposta di parte aziendale di un taglio allo stipendio;
   i vertici aziendali del gruppo non incontrano i rappresentanti dei lavoratori da oltre quattro mesi, l'ultima volta è stata a giugno 2012, quando stava procedendo la trattativa apertasi, con l'annuncio ad aprile, del piano che prevedeva 33 licenziamenti e una riduzione delle indennità di circa duemila euro per ogni lavoratore;
   i sindacati hanno calcolato che una media di sette/dieci giorni di fermata al mese dal mese di agosto alla fine dell'anno per mancanza di commesse significa un calo della domanda tra il 25 e il 30 per cento, una quota troppo alta anche nell'attuale momento di crisi; il timore è che il gruppo abbia deciso di non accettare più ordini, in quanto lo stabilimento mantovano attualmente lavora in perdita;
   se i timori di parte sindacale fossero confermati, significherebbe che la direzione aziendale sta operando con l'obiettivo della chiusura della fabbrica senza per altro fornire alcuna informazione ai dipendenti e alle rappresentanze sindacali;
   i sindacati hanno proposto di diversificare la produzione dello stabilimento, aprendo anche a linee diverse dalla carta da giornale, ma dopo pochi incontri per trovare un'intesa, il gruppo si è ritirato dalla trattativa, snobbando anche l'invito dell'assessorato al lavoro della provincia a ritornare al tavolo senza che sia mai stata emessa dalla direzione aziendale alcuna comunicazione;
   nel sito mantovano si produce solo materia prima per l'editoria e per conseguenza si paga soprattutto la crisi dei giornali, un mercato che, secondo la direzione aziendale, non si può non presidiare;
   gli impianti mantovani rendono possibile una diversificazione solo in direzione della carta per i dépliant pubblicitari, del tipo di quelli usati nei supermercati, che è tuttavia anch'esso un comparto in difficoltà; dunque è tutta da esplorare la volontà del gruppo di stornare commesse dagli altri dieci stabilimenti attivi in Europa, dai quali esce carta per industria alimentare, uso domestico e deplian pubblicitari, per far ripartire il sito produttivo di Mantova –:
   quali iniziative urgenti si intendano assumere per evitare la chiusura della Cartiera Burgo di Mantova, con particolare riguardo all'apertura immediata di un tavolo di confronto finalizzato ad individuare soluzioni occupazionali ed industriali che interessino tutti i lavoratori del sito mantovano. (5-08333)

Interrogazione a risposta scritta:


   DI PIETRO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   in data 24 ottobre 2012, la stampa nazionale e, segnatamente, il Fatto Quotidiano, ha pubblicato un articolo firmato da Davide Milosa dal titolo «Frequenze radio, a processo un funzionario del ministero dello Sviluppo Economico. Domenico Spoto, già direttore dell'Ispettorato lombardo è accusato di abuso d'ufficio assieme all'editore di Radio Milan-Inter. Secondo l'accusa il funzionario pubblico ha favorito l'imprenditore autorizzando l'accensione di una frequenza che però va a interferire con quella regolarmente pagata da Radio Lombardia. Un danno che vale qualche milione di euro»;
   l'articolo in questione rivela come un funzionario del ministero dello sviluppo economico, Domenico Spoto sia rinviato a giudizio per abuso d'ufficio insieme a Gabriele Bucchi, imprenditore lombardo con residenza svizzera, amministratore dell'Ati srl, società cui fa riferimento radio Milan-Inter;
   trattasi di una vicenda che ha come sfondo il complicato mondo delle frequenze radiofoniche, dove il rischio della corruzione è sempre presente, in quanto la precarietà della autorizzazioni a trasmettere da parte delle emittenti radiofoniche sovente distorce il rapporto tra imprenditore e pubblica amministrazione. Infatti, proprio con riferimento alla società Ati srl, società cui fa riferimento, come si è detto, Radio Milan-Inter, si evidenzia il deposito di un esposto da parte della società Radio comunication service srl cui fa capo Radio Lombardia, emittente che da 30 anni trasmette nell'area milanese sulla frequenza 100,3 Mhz, ove si denuncia l'utilizzo fraudolento della stessa frequenza per la quale Radio Lombardia ha pagato e ottenuto regolare autorizzazione da parte dell'emittente Radio Milan-Inter;
   per quanto risulta all'interrogante, RCS srl, società editrice di Radio Lombardia, da anni ha intrapreso una battaglia per affermare la legalità nel mercato delle frequenze radiofoniche. È, infatti, dall'anno 2003 che l'emittente in questione si vede costretta ad affrontare in ogni sede di giudizio battaglie legali di ogni sorta per vedere riconosciute le proprie ragioni in merito alle interferenze sulla propria frequenza principale 100.300 Mhz, ad opera della società Ati srl, società cui fa riferimento Radio Milan-Inter;
   le notizie riportate in premessa appaiono di eccezionale gravità, anche alla luce del fatto, come più volte evidenziato in sede parlamentare dal Gruppo dell'Italia dei Valori e da ultimo con la mozione n. 1-00866, che l'intero settore dell'emittenza radiofonica versa attualmente in una condizione di gravissima criticità, tanto che numerosissime emittenti, presso le quali lavorano oggi oltre migliaia di addetti, già provate dalla situazione economica del Paese che ha determinato il crollo delle risorse pubblicitarie, rischiano ora la chiusura totale –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti riportati i premessa e, in tal caso, quali iniziative urgenti di competenza intenda intraprendere al fine di garantire la posizione giuridica delle emittenti radiofoniche che hanno pagato e ottenuto regolare concessione, come nel caso descritto di Radio Lombardia.
(4-18288)

Apposizione di firme a risoluzioni.

  La risoluzione in Commissione Bernardo e Costa n. 7-01006, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 ottobre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Brugger.

  La risoluzione in Commissione Pagano n. 7-01013, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 ottobre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bernardo.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Marchioni n. 1-01154, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 694 del 1o ottobre 2012.

  La Camera,
   premesso che:
    il turismo è un'industria trainante a livello mondiale, europeo e nazionale ed è uno dei pilastri su cui si regge l'economia di molti territori, come tale da sostenere e incentivare;
    secondo il World Travel & Tourism Council (WTTC) nel 2011 il contributo diretto al PIL italiano del settore viaggi e turismo è stato di 51,4 miliardi di euro pari al 3,3 per cento del PIL, dato leggermente superiore rispetto al 2010, che dovrebbe scendere a un valore di circa 50,6 miliardi, nel corso del 2012;
    includendo oltre agli impatti generati in modo diretto, anche quelli indiretti e indotti, il contributo totale del Turismo al PIL in Italia è stato di 136.1 miliardi di euro (8,6 per cento del PIL) nel corso del 2011;
    nel 2011 il settore del turismo in Italia ha generato 868.500 posti di lavoro inseriti in modo diretto nel settore come in hotel, compagnie aeree, agenzie di viaggi e altri servizi, includendo anche servizi di divertimento e ristorazione direttamente interessati dal turismo, che rappresentano il 3,8 per cento dell'occupazione totale;
    per quanto concerne l'occupazione, per l'anno corrente (2012) si prevede un calo attorno all'1,3 per cento, che si traduce in 857.000 posti (3,8 per cento dell'occupazione totale);
    le stime del WTTC indicano un aumento del contributo del turismo nell'occupazione entro il 2022 in Italia, pari a 996.000 posti di lavoro generati in modo diretto con un incremento dell'1,5 per cento, all'anno nei prossimi 10 anni;
    il contributo totale del settore viaggi e turismo all'occupazione, compresi investimenti, impatti indiretti e indotti, in Italia è stato di 2.231.500 posti di lavoro nel 2011 (9,7 per cento dell'occupazione totale), anche in questo caso il dato nel corso di quest'anno dovrebbe scendere del 2,5 per cento, a circa 2.176.000 posti di lavoro (9,6 per cento dell'occupazione totale);
    le esportazioni dei visitatori sono una componente essenziale del contributo diretto del turismo, nel 2011 l'Italia ha generato 30,5 miliardi di euro di esportazioni derivanti dai visitatori, ma è attesa una diminuzione per la fine dell'anno in corso pari allo 0,9 per cento;
    il WTTC ipotizza una crescita fino a quasi 54 milioni di visitatori internazionali entro il 2022, generatori di una spesa di circa 32,7 miliardi di euro;
    il settore dei viaggi e del turismo in Italia ha attirato investimenti di capitali per 12,6 miliardi nel corso del 2011; per l'anno corrente si prevede una diminuzione del 6,2 per cento;
    l'Italia è un Paese straordinario, ha un patrimonio culturale, ambientale e imprenditoriale ineguagliabile: possiede, la maggior parte dei siti mondiali dell'Unesco, 5.000 chilometri di costa balneabile, 68.000 chilometri quadrati di superficie forestale, 146 riserve naturali, 2.100 siti e monumenti archeologici, 20.000 rocche e castelli, 40.000 dimore storiche, 128 parchi tematici, 185 località termali. Luoghi meravigliosi, serviti da 33.411 alberghi, 2.374 campeggi e villaggi turistici, 11.525 aziende agrituristiche, 10.583 agenzie di viaggio, 95.000 posti barca in porti, 77.807 ristoranti, trattorie, pizzerie, 390 aziende termali (fonte Censis);
    nonostante questa dote culturale e naturale Ineguagliabile, il nostro Paese è 21o in Europa e 28o nel mondo, nella classifica generale stilata dal World Economic Forum sulla competitività turistica di 133 Paesi;
    se il nostro Paese è così ricco di bellezze e di valore dal punto di vista naturale e culturale, è del tutto evidente che, un progetto strategico di sviluppo del comparto debba basarsi sulla sostenibilità ambientale della crescita turistica, il turismo da incentivare e promuovere, nella fase attuale, è quello sostenibile, ovvero il turismo responsabile nei confronti dell'ambiente, delle popolazioni e delle culture locali;
    in Italia il valore aggiunto del comparto «alberghi e ristoranti» negli anni novanta e cresciuto di circa il 3 per cento all'anno (il doppio del PIL), negli anni duemila la crescita media del comparto si è azzerata (–0,1 per cento) ed il PIL è cresciuto dello 0,2 per cento la quota di mercato dell'Italia è progressivamente diminuita, già nel 1999 l'Italia aveva perso il proprio primato in Europa;
    dal punto di vista delle politiche pubbliche non c’è stato adattamento ai mutamenti intervenuti nella composizione della domanda internazionale, anche se il saldo del turismo internazionale dell'Italia resta in attivo grazie alla ricchezza delle attrattive turistiche;
    tuttavia negli ultimi 15 anni l'interscambio turistico con l'estero ha contribuito meno alla crescita del PIL per effetto di una crescita delle spese degli italiani all'estero, più alta di quella, rimasta stagnante degli stranieri in Italia;
    in particolare è diminuito il contributo dei Paesi ad alto reddito, tradizionali mercati per l'Italia, compensato in termini di arrivi ma non di introiti da viaggiatori dei nuovi Paesi UE (est europeo) a minore capacità di spesa giornaliera;
    seppure in crescita è ancora modesto il contributo, in termini di presenze turistiche, proveniente dai paesi BRIC che offrono le maggiori potenzialità di sviluppo del settore;
    gli introiti turistici del Mezzogiorno contribuiscono limitatamente al totale delle entrate (13 per cento) nonostante l'elevata attrattività dei suoi territori; nei primi anni 2000, lo sviluppo dei voli low cost e gli investimenti per migliorare la qualità e quantità delle strutture alberghiere aveva fatto sperare in una crescita molto maggiore che tuttavia non si è realizzata, e il Mezzogiorno è oggi l'area più penalizzata dalla crisi;
    l'OCSE nel 2011 ha segnalato che in Italia manca un coordinamento locale fra responsabili della gestione del patrimonio culturale e dello sviluppo turistico e che è importante la promozione del «marchi Italia» nei paesi emergenti in cui le destinazioni locali non hanno riconoscibilità;
    secondo il World Economie Forum, per l'Italia è, inoltre, penalizzante il fatto che i governi non riconoscano nel turismo una risorsa prioritaria, che è invece così importante per l'economia nel suo complesso, insufficiente, a giudizio degli analisti del WEF, anche il sistema delle infrastrutture di trasporto di superficie e l'attenzione ad uno sviluppo sostenibile del turismo da un punto di vista ambientale;
    il dato certo e univoco è che il turismo rimane un settore orfano di politiche pubbliche e di risorse all'altezza della situazione;
    lo scorso Governo ha istituito un ministro senza portafoglio, l'attuale Ministro ha soppresso il dipartimento del turismo, accorpandolo a quello degli affari regionali, scelta che rischia di rendere ancora più marginale il turismo e di rinviare le scelte strategiche che il turismo attende da tanto tempo, visto che il settore non dispone di alcuna risorsa propria ed essendo il turismo materia di competenza delle regioni, il Parlamento non può legiferare;
    a tal proposito è utile ricordare che la consulta ha dichiarato incostituzionali ben 19 articoli del decreto legislativo n. 79 del 23 maggio 2011 (Codice del turismo) per eccesso di delega e per violazione delle competenze esclusive delle regioni in materia turistica;
    la cancellazione di buona parte del Codice del turismo, fortemente voluto dal ministro precedente, nonostante il parere contrario della Conferenza delle regioni, delle associazioni di categoria e dei consumatori, pone il settore in una situazione di vacatio legis, visto che il citato codice ha abrogato la legge 135 del 2001;
    il settore naviga in questa situazione di incertezza nonostante i risultati del primo Conto satellite del turismo in Italia, promosso dal dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo – Osservatorio nazionale del turismo, stabiliscano che il valore aggiunto prodotto in Italia dal turismo è stato pari, nel 2010, a 82.833 milioni di euro, il 6 per cento del valore aggiunto totale dell'economia, un'incidenza del turismo sull'economia, molto vicina a quella del settore delle costruzioni;
    il turismo si colloca, dunque, tra le industrie più rilevanti per l'economia italiana ma è l'unica ad essere trattata come una vera e propria Cenerentola, nonostante le speranze di occupazione di migliaia di giovani possano essere indirizzate, con effetti a breve termine, proprio verso questo comparto;
    il settore, da tempo, ha l'esigenza primaria di essere sostenuto nella riqualificazione e nell'innovazione delle strutture d'accoglienza pubbliche e private, attende una politica in grado di fare del Paese un unico grande sistema dedicato alla vacanza, al loisir, al benessere, puntando su risorse culturali, paesaggistiche e naturali uniche al mondo ma disperse e difficilmente fruibili, al di fuori dei soliti circuiti gestiti dai tour operator;
    il miglioramento degli standard qualitativi delle strutture turistico-ricettive è indispensabile per allineare la qualità del prodotto turistico italiano alla concorrenza internazionale, attraverso un adeguamento infrastrutturale basato su incentivi che permettano la riqualificazione, in primo luogo delle piccole strutture turistiche;
    il turismo infine non può essere delocalizzato ed è la più importante, vera, grande risorsa di sviluppo dell'intera area del Mezzogiorno, oltre ad essere un potenziale ambasciatore a livello planetario della qualità e dell’appeal del nostro Paese nel mondo;
    per rispondere alle esigenze sopra esposte è fondamentale incentrare il Piano strategico di rilancio del turismo, i cui contenuti sono stati di recente oggetto di approfondimento tra il Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport e un'ampia rappresentanza delle regioni, sulla crescita sostenibile del comparto,

impegna il Governo:

   ad accelerare l'adozione del Piano strategico di rilancio del turismo nella forma di un provvedimento da sottoporre al parere dei competenti organi parlamentari;
   ad accompagnare il citato Piano strategico con la contestuale indicazione delle risorse da impiegarsi nella sua attuazione, seppure in modo graduale, ma certo e continuativo;
   a finalizzare il Piano Strategico e le relative risorse:
    a) ad estendere gli incentivi previsti per le ristrutturazioni edilizie, anche alle spese relative alla riqualificazione energetica, alla ristrutturazione e riqualificazione delle unità immobiliari strumentali adibite a strutture ricettive turistiche;
    b) a rilanciare il ruolo dell'Enit-Agenzia per promuovere in modo adeguato il turismo nel mondo;
    c) a riformare l'attuale sistema dei buoni vacanze, titoli di pagamento immediatamente spendibili, utilizzati in molti Paesi esteri per il sostegno alla domanda di turismo interno e per coinvolgere fasce di popolazione in genere escluse, quali anziani, disabili, giovani e famiglie meno abbienti, che rappresentano una percentuale elevata della popolazione, aumentando le risorse ad essi destinate e il contributo statale di cui possono usufruire gli aventi diritto e a mantenere le risorse attualmente stanziate;
    d) a incentivare l'innovazione e la crescita dimensionale della grande platea degli alberghi di piccole e medie dimensioni, favorendo l'acquisto degli immobili ad uso turistico-ricettivo da parte dei gestori;
    e) ad applicare la disciplina sugli standard alberghieri a tutta la filiera ricettiva e non ai soli nuovi alberghi prevedendo la detassazione sugli investimenti volti alla riqualificazione e alle dotazioni infrastrutturali (piscine, strutture sportive, centri benessere e altro), prevedendo un rating pubblico per i servizi offerti dalle strutture ricettive da effettuarsi in accordo con le associazioni di tutela dei consumatori;
    f) a riformare la disciplina delle concessioni e dei canoni demaniali ad uso turistico ricreativo, accelerando l'iter della presentazione dell'atteso decreto e sottoponendolo, oltre che all'intesa delle regioni, alla consultazione della categoria e del Parlamento;
    g) a considerare il personale che lavora nel turismo un patrimonio irrinunciabile per la crescita del settore, prevedendo la formazione permanente degli addetti, il riconoscimento delle nuove figure professionali turistico-ricreative ai fini della loro qualificazione ed evitando anche per questa via, lo svilupparsi di un'area di lavoro sommerso e precario.
(1-01154)
«Marchioni, Lulli, Colaninno, Fadda, Froner, Martella, Mastromauro, Peluffo, Portas, Quartiani, Sanga, Scarpetti, Federico Testa, Vico, Zunino».

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo (ex articolo 134, comma 2, del Regolamento).

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Borghesi n. 4-14928 del 15 febbraio 2012 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-08334.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Di Pietro e Palomba n. 4-16555 del 13 giugno 2012 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-08336.