XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 17 ottobre 2012

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,
   premesso che:
    i principi attivi dei cannabinoidi, sintetici o naturali, sono inseriti ufficialmente dal Testo Unico della sostanze stupefacenti (decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990) tra le sostanze dotate di efficacia terapeutica (tabella II-B: il delta-9-tetraidrocannabinolo, THC, il trans-delta-9-tetraidrocannabinolo, denominato anche dronabinol; il nabilone);
    i farmaci a base di cannabinoidi sono da anni impiegati nel mondo nel trattamento dei sintomi di diverse patologie (come per esempio la nausea e il vomito nei pazienti sottoposti a chemioterapia, sindromi dolorose neuropatiche, reumatiche, di origine tumorale e di altra natura, stati di stress post-traumatico, alcuni effetti delle terapie retrovirali nei pazienti affetti da HIV, eccetera);
    sofferenze provocate da patologie quali glaucoma, epilessia, sclerosi multipla, sindrome di Tourette, spasticità nelle lesioni midollari (tetraplegia, paraplegia), patologie tumorali, malattie psichiatriche e molte patologie neurologiche, malattie autoimmuni (lupus eritematoso) e malattie neurodegenerative (morbo di Alzheimer, corea di Huntington, morbo di Parkinson), patologie cardiovascolari (arteriosclerosi, ipertensione arteriosa), artrite reumatoide, traumi cerebrali/ictus, malattie infiammatorie croniche intestinali (morbo di Crohn, colite ulcerosa), asma, anoressia. Aids, sindromi da astinenza nelle dipendenze da sostanze, insonnia, incontinenza, allergie, sindromi ansioso-depressive ed altre ancora, potrebbero essere alleviate grazie all'uso medico della canapa (sostanza contenente numerosi principi attivi, alcuni dei quali dotati di un riconosciuto valore terapeutico) proprio come avviene da anni negli Stati Uniti e in gran parte dei Paesi europei;
    nel nostro Paese la cannabis terapeutica soffre di limitazioni non derivate dalla sua efficacia – attestata da ben 17 mila studi – ma dal collegamento con l'uso ludico della medesima sostanza. E così un proibizionismo tira dietro un altro ben più grave – se è possibile stabilire una gerarchia –: quello su cure, terapie, in particolare sulle cure contro il dolore;
    nonostante il Ministero della salute, con decreto ministeriale del 18 aprile 2007, abbia reso possibile utilizzare i cannabinoidi delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) e trans-delta-9-tetraidrocannabìnolo (Dronabinol) nella terapia farmacologia inserendoli nella tabella II-B sopra citata (tabella contenente l'elenco delle sostanze stupefacenti e psicotrope di riconosciuto valore terapeutico, ovvero farmaci prescrivibili con semplice ricetta bianca non ripetibile), l'approvvigionamento dei farmaci contenenti il principio attivo (THC) della cannabis da parte dei pazienti è possibile, nei termini previsti dalle leggi, esclusivamente grazie all'importazione dall'estero, attraverso le procedure previste dal decreto ministeriale 11 febbraio 1997 (Importazione di specialità medicinali registrate all'estero);
    nel nostro Paese, infatti, non esistono in commercio farmaci registrati a base di cannabinoidi, né sintetici né naturali, e non esistono produttori autorizzati di cannabis per scopi medici per mancanza di richieste di autorizzazione alla produzione da parte delle nostre industrie farmaceutiche e per mancanza di richieste di AIC (autorizzazione all'immissione in commercio) da parte di industrie produttrici straniere, di tal che nella pagina online del Ministero della salute dedicata ai medicinali cannabinoidi è dato leggere quanto segue: «I medici che ritengono di dover sottoporre propri pazienti a terapia farmacologica con derivati della cannabis devono richiederne l'importazione dall'estero all'Ufficio centrale stupefacenti del Ministero della salute»;
    a tal proposito il citato decreto ministeriale dell'11 febbraio 1997, relativo all'importazione di farmaci esteri direttamente dal produttore da parte delle farmacie del servizio sanitario pubblico, per utilizzo in ambito ospedaliero ed extraospedaliero, stabilisce che «l'Ufficio centrale stupefacenti rilascia, su richiesta del medico curante (medico di medicina generale o specialista) o del medico ospedaliero, effettuata per il tramite delle aziende sanitarie locali o delle farmacie ospedaliere, autorizzazioni per l'importazione di medicinali stupefacenti registrati nel paese di provenienza e privi di AIC nazionale (Autorizzazione all'immissione in commercio). La richiesta di autorizzazione all'importazione del medicinale deve comunque essere motivata, da parte del medico richiedente, da mancanza di alternative terapeutiche disponibili in Italia»;
    l'importazione dall'estero di tali farmaci per il paziente comporta un notevole aggravio di spesa rispetto al vero prezzo del farmaco, cui vanno aggiunti costi di centinaia di euro per ogni singola pratica d'importazione, che va ripetuta dopo due mesi, mentre solo poche aziende sanitarie locali forniscono la terapia in regime di day hospital;
    in pratica, secondo quanto stabilito dal decreto ministeriale, esistono due modi per accedere ai farmaci di questo tipo: a carico del paziente se prescritti dal medico di base, e a carico del servizio sanitario se prescritti in ambito ospedaliero;
    entrambe le procedure comportano notevoli difficoltà, costi e disagi per il paziente, in quanto: a) tutt'oggi risulta assai difficile trovare medici disponibili a prescrivere medicinali derivati dalla cannabis (tutto dipende dall'esclusiva valutazione discrezionale del professionista in questione ed inoltre lo stesso Ordine dei medici pare non incentivare questa pratica); b) una volta che il medico curante disponibile ha firmato l'apposito modulo, quest'ultimo va consegnato alla farmacia territoriale della Asl di riferimento, la quale a sua volta richiederà l'autorizzazione all'importazione del medicinale al Ministero della salute. Ottenuta l'autorizzazione del Ministero, la Asl stessa importerà il medicinale e, quando il farmaco arriverà a destinazione, avviserà il medico o il paziente. L'intera procedura dura dai 20 giorni ai 2 mesi e, spesso, anche di più se consideriamo che la pubblica amministrazione italiana salda le fatture a 30/60/90 giorni e dagli stati esportatori i farmaci cannabinoidi sono consegnati solo una volta ottenuto il pagamento. Senza considerare che la maggior parte delle farmacie territoriali delle Asl chiedono al paziente di pagare il costo di farmaco e procedure di importazione (dai 600 ai 2.000 euro anticipati per tre mesi di terapia); costi che devono essere sostenuti ogni 90 giorni visto che la prescrizione medica è valida solo per tre mesi ed ogni tre mesi deve essere rinnovata insieme all'intera procedura; c) se invece è il medico specialista ospedaliero a compilare la richiesta in teoria basterebbe che lo stesso la consegnasse alla farmacia dell'ospedale per riuscire ad ottenere il farmaco gratis tramite il day hospital (proprio come prevede la legge), ma sono pochissimi i casi in cui i malati hanno accesso gratuitamente ai farmaci, ciò a causa del fatto che molti dei «manager» che dirigono gli ospedali boicottano illegittimamente l'applicazione della legge per motivi ideologici e le stesse farmacie ospedaliere spesso non accettano le pratiche complicando la situazione;
    si tratta di una strada tortuosa, costosa e burocratica che induce la gran parte dei pazienti a scoraggiarsi o, in alcuni casi, a indirizzarsi verso il mercato nero dello spaccio della cannabis e/o all'autoproduzione della stessa, reato, quest'ultimo, passibile di condanna anche con reclusione fino a diversi anni;
    il problema è la mancanza di regole comuni in tutto il territorio italiano posto che – con il riconoscimento e la regolamentazione dell'accesso ai derivati medicinali della pianta di cannabis e degli analoghi sintetici – la fruizione della terapia è ormai formalmente un dato acquisito, ma occorrono leggi regionali in grado di applicare le norme quadro nazionali. Soltanto tre regioni (Toscana, Liguria e Veneto) hanno messo nero su bianco regole chiare circa la modalità di erogazione dei farmaci e delle preparazioni galeniche a base di cannabinoidi per finalità terapeutiche;
    difficoltà burocratiche, tempi lunghi, procedure costose e complesse, mancanza di regole chiare e uniformi su tutto il territorio nazionale fanno sì che in alcune regioni (invero pochissime) un malato possa curarsi gratis, in altre solo se ha un reddito sufficiente ed in altre ancora rischiando il carcere;
    da anni l'associazione pazienti impazienti ha suggerito – riuscendo a far inserire questa proposta in alcuni progetti di legge regionali – di realizzare una produzione nazionale di canapa a fini terapeutici sul modello portato avanti dal Ministero della salute olandese. Sarebbe sufficiente individuare un laboratorio farmaceutico centrale, per la produzione e lavorazione di cannabis medicinale coltivata nel nostro Paese e destinata alla fornitura per il servizio sanitario pubblico. Oggi si tratta di una possibilità completamente inesplorata che invece potrebbe risolvere parecchi problemi ed alleviare le sofferenze di migliaia di malati;
    a Rovigo è operativo il centro di ricerca per le colture industriali, un istituto pubblico autorizzato che da anni è in grado di produrre chilogrammi di cannabis di diverso tipo e con varie combinazioni di cannabinoidi, materiali vegetali che devono essere periodicamente distrutti. Ed invero il prodotto vegetale, per essere fruibile dai pazienti, deve essere trasformato in preparazione medicinale e perciò deve essere lavorato da un laboratorio autorizzato, di tipo farmaceutico;
    lo scorso 18 settembre 2012 il consiglio regionale del Veneto ha approvato – all'unanimità – la legge regionale rubricata «Disposizioni relative alla erogazione dei medicinali e dei preparati galenici magistrali a base di cannabinoidi per finalità terapeutiche», la quale prevede non solo l'avvio sperimentale della distribuzione gratuita di questo tipo farmaci negli ospedali e nelle farmacie, previa prescrizione medica, ma anche la cosiddetta «produzione diretta» tramite la stipula di una convenzione con il sopra citato centro per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura di Rovigo e lo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze (unici centri autorizzati in Italia alla produzione sperimentale), ciò al fine di consentire ai pazienti di poter acquistare direttamente, al prezzo di costo, i cannabinoidi ad uso terapeutico,

impegna il Governo:

   ad adottare ogni utile iniziativa di competenza al fine di avviare la produzione di medicinali a base di cannabis, tramite il centro di ricerca per le colture industriali di Rovigo o altri centri appositamente autorizzati;
   ad attrezzare al meglio, attraverso una profonda riforma dello stato attuale delle cose, l'apposito ufficio di competenza del Ministero della salute, in primo luogo per un'opera di informazione completa e dettagliata rivolta ai medici ed ai pazienti;
   ad adottare tutte le iniziative per facilitare l'accesso alla commercializzazione dei farmaci sopra descritti, dando il necessario supporto tecnico ai medici, di informazione e di accompagnamento, nonché ai malati e loro familiari, nell’iter complesso delle procedure per la fruizione dei ritrovati;
   a semplificare le procedure sui mezzi di importazione dei farmaci contenenti derivati della cannabis e soprattutto ad introdurre principi di snellimento burocratico stabilendo che, ad esempio, nel caso di patologie croniche, una volta ottenuta la prima autorizzazione all'importazione, le successive, così come accade già oggi per piani terapeutici lunghi, si intendono tacitamente rinnovate almeno per la durata di un anno, prevedendo altresì procedure semplificate per le richieste nei periodi successivi;
   ad affrontare e risolvere il problema dei costi eccessivi per l'importazione di questa tipologia di farmaci, non delegando la soluzione dello stesso alla sensibilità delle singole aziende sanitarie locali, come oggi accade, ma introducendo norme generali che consentano a tutti i pazienti affetti da patologie gravi di accedere all'uso dei farmaci a base di cannabis, indipendentemente dai loro livelli di reddito.
(1-01171) «Bernardini, Giachetti, Farina Coscioni, Beltrandi, Mecacci, Maurizio Turco, Zamparutti, Papa, Capano, Cilluffo, Realacci, Verini, Causi, Razzi, Velo, Paglia, Scapagnini, Gozi, Giammanco, Froner, D'Ippolito Vitale, Cuperlo, Concia, Touadi, Boccuzzi, Argentin, Ginoble».

Risoluzioni in Commissione:


   La IX Commissione,
   premesso che:
    in data 29 luglio 2010, con l'approvazione in IX Commissione della risoluzione 7-00329, il Governo si è impegnato, in vista della prosecuzione dell’iter di approvazione della tratta «alta velocità/alta capacità» Brescia-Verona, a promuovere un tavolo di incontro tra le amministrazioni dello Stato, le regioni Lombardia e Veneto e gli enti locali interessati, al fine di rivedere il tracciato dell'opera valutando la possibilità di spostarlo a sud dell'emiciclo morenico, salvaguardando così il territorio del Garda. A distanza di più di due anni, non si è ancora dato seguito agli impegni assunti;
    la tratta in questione, attualmente in fase di progetto preliminare approvato con delibera CIPE n. 120 del 2003, è uno dei due lotti funzionali dell'opera «linea AV/AC Milano-Verona», a sua volta inclusa nel corridoio TEN-T n. 5 «asse ferroviario Lione-Trieste-Divaga/Koper-Divaga-Lubiana-Budapest-confine Ucraina» e pertanto è un essenziale elemento portante della rete ferroviaria italiana ai fini dell'incremento della quota modale del trasporto ferroviario sia di passeggeri che di merci;
    il progetto preliminare della tratta AV/AC Brescia-Verona si estende per tutta la sua lunghezza di circa 50 chilometri nella fascia costiera del Garda, attraversando quindi un territorio densamente urbanizzato e fittamente coltivato a vigneti di alto pregio (lugana DOC), oltre ad ospitare diversi edifici produttivi, agricoli, manifatturieri commerciali e turistici;
    tale progetto crea una serie di criticità di carattere progettuale, in quanto prevede la realizzazione di tre gallerie sotto i colli morenici e di una galleria artificiale sotterranea attraverso terreni instabili (sotto la zona commerciale-artigianale di Desenzano), che producono notevoli oneri aggiuntivi per opere complementari e di mitigazione;
    sotto il profilo ambientale, l'attuale tracciato comporta un degrado generale del paesaggio, sia dal punto di vista estetico-percettivo che naturalistico-ecologico a causa della costruzione di barriere acustiche (inevitabili per un'opera infrastrutturale di tale rilevanza), di passaggi in trincea e in galleria artificiale, oltre a creare alterazioni morfologiche e idrogeologiche interferendo pesantemente sul deflusso acquifero dai colli al lago;
    il progetto interrompe, inoltre, numerosi collegamenti stradali e sovrappassi autostradali, di cui occorre prevedere il ripristino. Essi creano oneri ingenti che si aggiungono ad un costo dell'opera già aumentato mediamente sino a dieci volte a causa delle gallerie, dei viadotti, delle opere complementari di aggiustamento e di mitigazione. A ciò vanno aggiunti i costi degli espropri e dei risarcimenti che, nella fascia costiera gardesana, raggiungono valori sino a 100 volte superiori a quelli medi consueti dei territori agricoli;
    il tracciato previsto impatterebbe con il sito di importanza comunitaria del lago del Frassino e con il santuario della Madonna del Frassino, la cui costruzione risale al 1511 e comporterebbe l'eliminazione di edifici residenziali e di alcune cascine storiche dell'800, oltre a numerose aziende agricole, manifatturiere, commerciali, turistiche e agrituristiche;
    il progetto, nella sua localizzazione attuale, comporta la distruzione irreversibile di oltre il 20 per cento dei vigneti Lugana Doc. Tali vigneti non possono essere rimpiantati in altre zone adiacenti sia per il clima, sia per la peculiarità del suolo, costituito da una particolare placca argillosa che si estende per soli 850 ettari ed ha limiti molto precisi;
    le amministrazioni locali, i comitati e i cittadini propongono un tracciato alternativo di pari lunghezza, posto a sud dell'emiciclo morenico, che eviterebbe gli impianti sul territorio agricolo di alto pregio, lascerebbe integro il paesaggio e l'idrogeologia della zona, evitando il degrado del turismo, dell'agricoltura e della produttività generale del territorio, e riducendo i costi dell'opera di circa 8-12 volte rispetto a quelli del tracciato proposto nel progetto preliminare;
    un tracciato posto a sud dell'emiciclo morenico permetterebbe quindi di realizzare il tratto gardesano della ferrovia Alta Velocità nel modo più semplice e razionale, con costi e problemi assai minori rispetto al tracciato approvato nel progetto preliminare, senza gallerie ed opere particolari, seguendo un percorso parallelo a quello già previsto,

impegna il Governo

ad assumere iniziative volte a modificare il tracciato attualmente previsto dal progetto della tratta AV/AC Brescia-Verona, come approvato dal Cipe in linea di progettazione preliminare con delibera n. 120 del 2003, spostandolo a sud dell'emiciclo morenico, anche in considerazione del fatto che tale spostamento garantirebbe la salvaguardia della Costa del Garda, dei suoi colli, dei suoi vigneti, del suo paesaggio e dell'economia generale del territorio.
(7-01012) «Desiderati, Montagnoli, Fogliardi, Brancher, Bragantini, Alberto Giorgetti, Negro, Dal Moro, Martini, Molgora, Corsini, Volpi, Ferrari, Gelmini».


   La XI Commissione,
   premesso che:
    Finmeccanica è leader in settori ad altissima tecnologia e ad alto contenuto di ricerca sia in Italia che all'estero ed è detentrice di un patrimonio industriale strategico di primaria importanza per il Paese;
    il capitale della società è detenuto per il 30,2 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze, mentre la quota restante è detenuta dal pubblico indistinto e da investitori istituzionali italiani ed esteri;
    la società è presente nei settori dell'aeronautica, dello spazio, dell'elettronica per la difesa, degli elicotteri, dei sistemi di difesa, dell'energia e dei trasporti;
    nella città di Genova insistono due tra le più grandi aziende: la Ansaldo STS e la Ansaldo Energia;
    Italia dei Valori ha da tempo denunciato al Ministro interrogato la grave decisione dei vertici della multinazionale di «svendere» ai concorrenti internazionali tutto il settore civile; si tratta di procedure di cessione che stanno regolarmente continuando in totale spregio delle richieste che giungono dai territori e dagli esperti di politica industriale, di fermare quella che agli interroganti appare una «follia» industriale;
    a Genova, Ansaldo STS è leader mondiale nei sistemi ferroviari e nel segnalamento e Ansaldo Energia rappresenta per la città un patrimonio di inestimabile tecnologia e di lavoro di qualità costruito in stretto rapporto con la locale università;
    queste due aziende sono oggetto possibile della speculazione finanziaria internazionale e dei concorrenti interessati unicamente al mercato italiano e alla tecnologia italiana;
    Ansaldo STS conta circa 4.000 dipendenti nel mondo, di cui 650 solo a Genova, ed è una società per azioni quotata in borsa (Finmeccanica ne è azionista per il 40 per cento), più che solida e con un rilevante portafoglio ordini dai Paesi esteri;
    Ansaldo Energia è il maggior produttore italiano di impianti termoelettrici, è presente sui mercati internazionali e si rivolge a enti pubblici, produttori indipendenti e clienti industriali. Offre al mercato della produzione energetica una vasta scelta di prodotti e servizi, con una capacità installata di oltre 176.000 megawatt in più di 90 Paesi, oltre 3.000 dipendenti, comprese le società estere;
    Italia dei Valori ha posto da tempo il tema della «spartizione» politica delle nomine nel consiglio di amministrazione di Finmeccanica e di come il nuovo amministratore delegato Giuseppe Orsi rispondesse alle indicazioni della Lega Nord, da cui è stato fortemente «sponsorizzato», così come denunciato anche da quotidiani come il Sole 24 Ore e Il Giornale.it;
    inoltre, l'amministratore delegato e presidente, Giuseppe Orsi, come si evince da tutti gli organi di informazione, risulta essere al centro di diverse indagini: dalla vicenda di presunta corruzione per la vendita di 12 elicotteri Agusta Westland 101 al Governo indiano all'epoca in cui lo stesso Orsi ricopriva la carica di amministratore delegato di un'altra controllata Finmeccanica, l'Agusta Westland, alle commesse in Africa, ai finanziamenti illeciti a partiti politici e manager. Le ipotesi di reato vanno dunque dalla corruzione internazionale al riciclaggio;
    per ultima, solo in ordine di tempo, l'inchiesta che riguarda Ettore Gotti Tedeschi, amico di Giuseppe Orsi ed ex banchiere del Vaticano, iscritto nel registro degli indagati della procura di Roma per violazione delle norme antiriciclaggio in relazione alla movimentazione sospetta di 23 milioni di euro;
    secondo quanto riportato in un articolo de il Fatto Quotidiano del 6 giugno 2012 e del Corriere della Sera del 6 giugno 2012, gli inquirenti sospettano che lo stesso Orsi abbia affidato alla custodia del dottore Ettore Gotti Tedeschi documenti di Finmeccanica relativi a indagini giudiziarie, contratti in India o Panama;
    ormai da tempo sta emergendo il coinvolgimento di parte del management di Finmeccanica in episodi che – a prescindere dal rilievo giudiziario, tuttora in corso di accertamento, dalla rilevanza penale, nonché dall'opportunità di certi comportamenti – sono in grado di mettere a rischio non soltanto la credibilità dell'intera struttura della società, ma anche la competitività di una delle più importanti aziende italiane;
    Finmeccanica ha estrema necessità di tutelare l'immagine della società, l'onorabilità del suo marchio e la serietà della sua struttura industriale, anche al fine di rilanciare gli stabilimenti produttivi;
    la vendita o la dismissione di asset del settore civile, comporterebbe lo smantellamento di un patrimonio industriale strategico di primaria importanza per il Paese, e avrebbe conseguenze nefaste sulle prospettive occupazionali dei lavoratori di Genova e dell'intera Liguria, dove potrebbe essere messa a repentaglio la sopravvivenza di importanti realtà industriali;
    a Genova si rischia la perdita di circa 6.000 posti di lavoro solo nel capoluogo e si arriverebbe a 7.000 in tutta la Liguria, tra lavoratori diretti e indotto. Per l'Italia significherebbe la perdita di gioielli di tecnologia e ricerca e, con la vendita di Ansaldo Energia, rinunciare all'unica azienda attiva nel campo dei grandi impianti dell'energia tradizionali e rinnovabili, mentre Genova perderebbe un'azienda che ha visto negli ultimi anni assumere 1.000 giovani laureati e altamente qualificati, creando così un danno enorme anche al sistema universitario genovese che non offrirebbe più ai giovani laureati uno sbocco occupazionale;
    si tratta di aziende in attivo, operanti in un mercato attraversato da forti investimenti (come quello dell'energia e dei trasporti), mentre è noto che molti Stati stanno riducendo le spese di tutto il settore militare per trovare le risorse necessarie per rispondere alla gravissima crisi economica ed occupazionale internazionale;
    gli interroganti intendono anche evidenziare un dato significativo per descrivere in tutta la sua gravità quello che agli stessi interroganti appare il «delitto» industriale che si sta consumando: mentre Finmeccanica chiude il 2011 con una perdita di 2.345 milioni di euro, Ansaldo Energia ha riversato in Finmeccanica in 5 anni circa 1.250 milioni di euro di cui 450 milioni in dividendi, 500 milioni con la vendita del 45 per cento della società a un fondo americano, 300 milioni di euro di debito di Finmeccanica accollato ad Ansaldo;
    a conferma di quanto sostenuto dagli interroganti, si evidenzia l'intervento dell'arcivescovo di Genova, il cardinale Angelo Bagnasco, che è anche presidente della Cei, il quale ha più volte preso posizione in difesa delle aziende genovesi;
    Italia dei Valori ha consegnato direttamente al Ministro un memorandum sulle ragioni industriali ed economiche che renderebbero negativa l'operazione per il Paese;
    è necessario riportare il bilancio di Finmeccanica in attivo con operazioni di ristrutturazione e riorganizzazione anche cedendo quote di Agusta Westland e DRS senza perderne il controllo, così come è già avvenuto con Ansaldo Energia. Tale operazione permetterebbe di mantenere italiani i nostri campioni di tecnologia;
    dopo l'esito negativo degli incontri tra le istituzioni di Genova e il Ministro interrogato, permane ad avviso degli interroganti un comportamento nei fatti negativo del Governo che non sta intervenendo né per rimuovere i vertici di Finmeccanica, gravemente compromessi, né per fermare le cessioni di asset tecnologici strategici per l'Italia (quello dell'energia e dei trasporti);
    appaiono agli interroganti specchietti per le allodole alcune soluzioni apparentemente neutre come quella di cedere Ansaldo Energia a industriali nazionali che sembrano privi di credibilità finanziaria e di strutture internazionali;
    il risultato sarebbe quello di aprire la strada alla cessione per poi scoprire che non vi sono sufficienti garanzie nazionali e finire poi nelle mani dei concorrenti europei (tedeschi o francesi) che sono in totale sovrapposizione con Ansaldo, nella tecnologia, sui mercati e nella manifattura;
    le conseguenze nel tempo sono chiare: la distruzione dell'industria di eccellenza di Genova, la mortificazione di una città che si sta risollevando con aziende che generano utili, un dramma occupazionale ingestibile,

impegna il Governo

ad adottare iniziative per fermare la cessione degli asset industriali civili di Finmeccanica, intraprendendo azioni volte ad azzerare il vertice della società, individuando dei tecnici, veri competenti di industria, mercati e tecnologia, per non disperdere quei patrimonio di professionalità necessario al Paese per la ripresa e la crescita, anche al fine di riconfermare Genova come una realtà industriale da sostenere e non certo da mortificare.
(7-01011) «Paladini».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   BURTONE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   la provincia di Matera nel corso dell'ultima stagione estiva è stata duramente colpita da numerosi e vastissimi incendi che hanno distrutto migliaia di ettari di vegetazione;
   tra le aree più colpite ci sono i territori del comune di Pisticci, Pomarico, Montalbano Jonico, Salandra, Colobraro, con danni a vegetazione, colture, abitazioni e attività produttive e per le quali con una interrogazione il firmatario del presente atto ha chiesto il riconoscimento dello stato di calamità naturale;
   i territori citati sono altresì soggetti a fenomeni di dissesto idrogeologico molto rilevante;
   Pisticci e Pomarico in particolar modo hanno visto andare in fumo anche ettari di piante ventennali di rimboschimento finalizzate alla prevenzione dei fenomeni franosi;
   si può discutere sull'efficacia di quegli interventi ma oggi si sta parlando di un elemento che il fuoco ha fatto venire meno;
   l'avvicinarsi della stagione invernale e delle precipitazioni rischia in assenza di vegetazione di accentuare i rischi di dissesto;
   il dottor Gabrielli della protezione civile conosce bene la gravità dei contesti citati, nonostante la mancata visita a Pomarico –:
   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare, con misure economiche in favore dei comuni citati, al fine di prevenire fenomeni franosi e scongiurare rischi ben più gravi per l'incolumità di persone e cose. (3-02546)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DI PIETRO e ZAZZERA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   apprendiamo a mezzo stampa che il presidente della commissione bilancio del Parlamento europeo Alain Lamassoure ha denunciato l'improvvisa carenza di fondi a livello europeo per dar seguito al progetto Erasmus e ai progetti su innovazione e ricerca già a partire dalle prossime settimane;
   tale insufficienza di fondi sarebbe legata all'uso improprio fatto dai singoli stati membri dei fondi Erasmus, per cui non tutte le fatture presentate sarebbero «certificate» o comunque corrispondenti a spese regolari;
   la questione potrà risolversi, a quanto dice Lamassoure, solo attraverso un intervento del parlamento europeo sul bilancio del 2013 e attraverso un intervento del Consiglio europeo;
   in data 4 ottobre 2012 la commissione bilancio del parlamento europeo ha approvato degli emendamenti al bilancio per porre rimedio alla situazione;
   il prossimo 23 ottobre il commissario europeo al bilancio, Janusz Lewandowski, presenterà una proposta di correzione del bilancio per il 2013, a testimonianza dell'impegno della Commissione nella risoluzione del problema;
   tale proposta dovrà essere approvata dal Consiglio e dal Parlamento europeo e, successivamente, toccherà agli Stati membri dell'Unione contribuire per integrare gli stanziamenti, seguendo i normali criteri di contribuzione;
   alcuni Stati definiti contribuenti netti, infatti, Gran Bretagna, Francia, Germania, Finlandia, Paesi Bassi e Svezia, si sono già rifiutati di aumentare le disponibilità per il bilancio del 2013 del 6,8 per cento;
   lo stesso commissario Lewandowski ha già denunciato nel mese di settembre l'insufficienza delle misure per la crescita nella proposta del Consiglio europeo per il bilancio 2013;
   la proposta che verrà presentata il 23 ottobre 2012 riguarda inoltre il finanziamento di programmi nei settori della ricerca (spazio, informatica e ricerca sulla sicurezza), la crescita e l'occupazione (Fondo sociale europeo. Fondo europeo di sviluppo regionale), l'istruzione (Erasmus) la salute, l'aiuto umanitario e l'aiuto alimentare;
   tali settori sono fondamentali per ricostruire una vera crescita europea nell'interesse di tutti i cittadini, al di là delle politiche di austerity;
   l'Erasmus, in particolare, costituisce uno dei più importanti canali per la creazione di una vera cultura e cittadinanza europea, promuovendo uno scambio di valori, conoscenze e competenze indispensabile nel medio-lungo periodo per qualsiasi progetto di crescita economica e politica e di valorizzazione delle pari opportunità tra i cittadini europei –:
   se il Governo sia in grado di rendere conto della gestione del progetto Erasmus in Italia, in risposta alle dichiarazioni di Lamassoure sul comportamento degli Stati membri;
   se il Governo non intenda mettere in atto tutte le possibili misure affinché non solo l'Italia ma anche tutti gli altri Stati membri dell'Unione europea contribuiscano, anche aumentando gli stanziamenti, a risolvere la situazione. (5-08146)


   BENAMATI, GINOBLE, LARATTA, MARIANI, MARGIOTTA, REALACCI e VIOLA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   in questo momento è in corso presso la Camera dei deputati, VIII Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici, un'indagine conoscitiva sullo stato della sismica in Italia;
   nell'ambito di tale indagine, ad oggi non ancora conclusa, sono stati più volte richiamati i progressi ottenuti nel settore degli studi previsionali o «esperimenti di previsione»;
   si tratta di valutazioni che permettono l'identificazione di aree nelle quali sia probabile il verificarsi di un terremoto di magnitudo superiore ad una predefinita soglia in un certo intervallo temporale;
   questo tipo di studio è assai promettente per l'obiettivo futuro di un'allerta territoriale, ma al livello attuale di sviluppo, la scarsa accuratezza temporale e determinazione territoriale, non lo rende immediatamente utilizzabile a tale fine;
   anche in questo stadio iniziale di sviluppo tali valutazioni, però, possono rivestire un carattere di natura sintomatica e risultare già idonee a definire aree in cui sia ragionevole prevedere contromisure di prevenzione a causa della possibilità elevata di accadimento di un sisma significativo;
   nel corso di diverse audizioni è stato più volte indicato come possibile un evento sismico importante nel sud del Paese in un futuro prossimo;
   in tale ottica sussistono rilevanti preoccupazioni per la generale incolumità della popolazione ed altre che attengono allo stato ed alla tenuta del patrimonio infrastrutturale pubblico, sia per le parti strategiche quanto per quelle di grande interesse pubblico, il cui stato, in ogni caso, dovrebbe già essere oggetto del censimento di cui all'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 3274/2003, che si spera concludersi nel corrente anno;
   per altro in tali aree, come ad esempio la Sicilia, sono localizzati anche grandi impianti industriali che possono essere ad elevato rischio di incidente rilevante –:
   se quanto in premessa corrisponda al vero e se questo rischio sia a conoscenza del Governo e in tal caso quale sia lo stato della situazione e quali misure di prevenzione e protezione siano state assunte, o si intendano assumere, nelle zone che potrebbero essere interessate dal sisma. (5-08149)


   PELUFFO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 5 agosto 2011 sono stati nominati il commissario straordinario del Governo per la realizzazione dell'Expo 2015 e il commissario generale dell'Expo Milano 2015, rispettivamente l'avvocato Giuliano Pisapia e il dottor Roberto Formigoni;
   da notizie apparse sulla stampa il presidente della regione Lombardia in riferimento alle vicende politiche riguardanti la regione ha ricordato che la carica di commissario generale legata all'esposizione universale è «ad personam»; si tratta di «una scelta del Governo Italiano per rappresentarlo davanti al mondo. Il commissario generale non è il presidente pro tempore della regione Lombardia» facendo quindi intuire che, qualora si andasse al voto anticipato, la sua scelta sarebbe quella di non dimettersi dal ruolo di commissario generale;
   nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 5 agosto 2011 in cui vengono nominati l'avvocato Giuliano Pisapia e il dottor Roberto Formigoni è ad avviso dell'interrogante evidente che la scelta è avvenuta in quanto sindaco di Milano e presidente della regione Lombardia –:
   se non ritenga opportuno, qualora si andasse al voto come preannunciato dallo stesso presidente della regione Lombardia, nominare nel rispetto delle procedure previste dalla legge un nuovo commissario generale che sostituisca il dottor Roberto Formigoni. (5-08157)

Interrogazioni a risposta scritta:


   REGUZZONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   nel 2015 a Milano si svolgerà l'Esposizione universale avente per tema la nutrizione;
   al tema della nutrizione sarà strettamente connesso e collegato il mondo dello sviluppo di nuove tecnologie, anche nel campo dell'agricoltura, e della ricerca;
   a Gerenzano in provincia di Varese ha sede la Fondazione «Istituto Insubrico di Ricerca per la Vita» (FIRV), il cui parco scientifico ospita numerose iniziative imprenditoriali e di ricerca collegate all'alimentazione, all'agricoltura biologica, alle biotecnologie;
   la FIRV ha ospitato e ospita decine di ricercatori provenienti da tutto il mondo e coltiva, per la sua stessa natura, un profilo internazionale di alto livello che la porta ad avere attive decine di collaborazioni a livello nazionale e internazionale nei settori dello sviluppo tecnologico, dell'innovazione e della ricerca scientifica;
   Gerenzano dista solo pochi chilometri dal sito della Fiera di Milano dove si svolgeranno i principali eventi della manifestazione –:
   se e quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere ai fini di coinvolgere la Fondazione FIRV nell'organizzazione dell'Expo 2015. (4-18124)


   REGUZZONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   nel 2015 a Milano si svolgerà l'Esposizione universale;
   Canegrate è una città di oltre 12.000 abitanti nell’hinterland di Milano;
   Canegrate vede la presenza di luoghi di interesse architettonico e artistico, naturalistico e storico, culturale ed ambientale ed ogni anno a Canegrate si svolgono numerose manifestazioni tra le quali la festa di San Rocco;
   il comune di Canegrate dista solo pochi chilometri dal sito della fiera di Milano dove si svolgeranno i principali eventi della manifestazione –:
   se e quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere al fine di coinvolgere il comune di Canegrate nell'organizzazione dell'Expo 2015.
(4-18125)


   DE POLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
   in Italia, l'adozione internazionale è regolata dalla legge n. 184 del 1983 così come modificata dalla legge n. 476 del 1998 e dalla legge n. 149 del 2001. Secondo questa norma, le persone residenti in Italia che intendono adottare un minore straniero residente all'estero, presentano dichiarazione di disponibilità al tribunale per i minorenni del distretto in cui hanno la residenza e chiedono che lo stesso dichiari la loro idoneità all'adozione. Sono tre i requisiti fondamentali: i coniugi devono essere sposati da almeno tre anni, la differenza di età tra i coniugi e l'adottato deve essere compresa tra i 18 e i 45 anni, infine i coniugi devono essere idonei e capaci di educare, istruire e mantenere i minori che intendono adottare. Letti i pareri e la relazione dei servizi socio-assistenziali degli enti locali, il tribunale dei minori, previo ulteriore colloquio con il giudice, dichiara l'idoneità o l'insussistenza dei requisiti all'adozione della coppia;
   Amici dei Bambini (Ai.Bi.) è uno degli enti storici dell'adozione internazionale in Italia operativo in 20 Paesi dell'Europa, America, Asia, Africa che in tutto il mondo aiuta i bambini e i genitori in difficoltà, accompagnando le coppie in percorsi orientati all'adozione internazionale;
   nel 2009 una coppia ha iniziato le procedure per un'adozione internazionale, dopo numerose peripezie e lungaggini burocratiche; ha ricevuto la chiamata nel 2011 da parte dell'ente AiBi, dopo essere stata messa a conoscenza dell'abbinamento con una bambina di 9 mesi dello Sri Lanka di cui sono state fornite anche le foto; i coniugi sarebbero dovuti partire da lì a poco per il Paese per completare la pratica di adozione e tornare finalmente con la bambina. Dopo alcuni giorni però per vicende legate all'orfanotrofio dove la bambina risiede, lo Sri Lanka ha sospeso di fatto tutte le adozioni. Da allora non si sa più nulla di ufficiale; ci si è trovati così di fronte al classico «muro di gomma» non riuscendo più ad avere informazioni;
   in questa situazione si trovano numerose altre coppie italiane che, disperate, non possono fare altro che attendere con speranza qualsiasi tipo di sviluppo –:
   in che modo il Governo intenda risolvere la situazione che coinvolge molte coppie italiane che intendono adottare un bambino nello Sri Lanka e anche negli altri Stati e quali iniziative intenda assumere affinché casi simili non si ripresentino in futuro. (4-18127)


   REGUZZONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   nel 2015 a Milano si svolgerà l'Esposizione universale;
   San Vittore Olona è comune di oltre 8.000 abitanti del Nord della provincia di Milano;
   San Vittore Olona vede la presenza di numerosi luoghi di interesse storico, artistico ed architettonico, tra i quali importanti testimonianze delle vestigia agricole ed industriali costituite dai mulini;
   a San Vittore Olona ogni anno si svolge – con la partecipazione di atleti di molte nazionalità – una classica corsa campestre denominata «Cinque Mulini» famosa in tutto il mondo ed inserita negli appuntamenti IAFF;
   la corsa «Cinque Mulini» si svolge nel parco dei Mulini, parco sovracomunale di notevole interesse naturalistico;
   l'unione dello sport all'ambiente permette di trasmettere un'immagine positiva ed alimenta un corretto stile di vita;
   il Comune di San Vittore Olona dista solo pochi chilometri dal sito della Fiera di Milano dove si svolgeranno i principali eventi della manifestazione –:
   se e quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere ai fini di valorizzare la corsa dei «Cinque Mulini», anche in vista della prossima edizione dell'Expo 2015;
   se e quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere ai fini di coinvolgere il comune di San Vittore Olona nell'organizzazione dell'Expo 2015. (4-18131)


   REGUZZONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:
   nel 2015 a Milano si svolgerà l'Esposizione Universale;
   Cornaredo è una città di oltre 20.000 abitanti nell’hinterland di Milano;
   Cornaredo vede la presenza di luoghi di interesse architettonico e artistico, naturalistico e storico, culturale ed ambientale tra i quali la Chiesa di San Giacomo e Filippo, la chiesetta medievale di Sant'Apollinare oltre a numerosi altri edifici religiosi, ville e palazzi;
   nel comune di Cornaredo, la frazione di San Pietro all'Olmo ospita interessanti edifici storici quali la chiesa parrocchiale di San Pietro risalente al 1100, la chiesa abbaziale di San Pietro all'Olmo risalente addirittura al IX secolo oltre ad altri numerosi edifici storici e ville;
   il comune di Cornaredo dista solo pochi chilometri dal sito della Fiera di Milano dove si svolgeranno i principali eventi della manifestazione –:
   se e quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere ai fini di valorizzare il notevole patrimonio culturale e storico del comune di Cornaredo e della frazione di San Pietro all'Olmo;
   se e quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere ai fini di coinvolgere il comune di Cornaredo nell'organizzazione dell'Expo 2015.
(4-18139)


   ROSATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   l'ordinanza 5 settembre 2008, n. 3702, del Presidente del Consiglio dei Ministri ha individuato il presidente della regione Friuli Venezia Giulia quale «commissario delegato per l'emergenza determinatasi nel settore del traffico e della mobilità nell'area interessata dalla realizzazione della terza corsia del tratto autostradale della A4 compreso tra Quarto d'Altino e Villesse nonché dell'adeguamento a sezione autostradale del raccordo Villesse-Gorizia». Contestualmente, soggetti attuatori sono stati nominati l'assessore ai trasporti e mobilità della regione Friuli Venezia Giulia, Riccardo Riccardi, e il commissario per la Pedemontana Veneta, Silvano Vernizzi;
   le competenze del commissario delegato per la terza corsia prevedono i poteri sostitutivi rispetto a quelli del CIPE e, nel settore ambientale, quelle del ruolo di arbitro della procedura di valutazione d'impatto ambientale, ai quali si aggiungono la possibilità di adottare procedure abbreviative anche per la realizzazione delle opere di viabilità ordinaria per agevolare l'apertura più rapida dei cantieri di lavoro. Il commissario delegato e i due soggetti attuatori (vicecommissari), sono stati affiancati da una struttura composta da cinque persone, da due consulenti e da un comitato tecnico-scientifico preposto all'istruttoria per la valutazione dei progetti, compresi quelli definitivi;
   il 22 luglio 2011 nuovo commissario delegato è stato nominato l'architetto Riccardo Riccardi, già soggetto attuatore e assessore regionale alle infrastrutture, mobilità, pianificazione territoriale e lavori pubblici;
   nonostante i notevoli poteri straordinari assegnati al commissario delegato e alla struttura commissariale, si riscontrano ritardi nella attuazione dell'opera della terza corsia ed, inoltre, appare all'interrogante non efficace e trasparente – in una affievolita distinzione di ruoli, funzioni e responsabilità – il rapporto economico, tecnico-amministrativo e giuridico tra la struttura commissariale, la società Autovie Venete Spa, Friulia Holding Spa e l'assessorato regionale cui è preposto l'architetto Riccardi che, in un complesso scambio di reciproche attribuzioni di responsabilità, complicano e ritardano ulteriormente le procedure per il reperimento delle risorse necessarie all'avvio della realizzazione della infrastruttura della terza corsia;
   il Parlamento, in sede di conversione del decreto-legge n. 59 del 2012, ha approvato la norma che prevede la chiusura, il 31 dicembre 2012, di tutte le gestioni commissariali attualmente in funzione. L'articolo 6-ter del decreto-legge 20 giugno 2012, n. 79, convertito, con modificazioni, con legge 7 agosto 2012, n. 131, ha fatto salvi dagli effetti del decreto-legge n. 59 del 2012, le deliberazioni del Consiglio dei ministri e delle conseguenti ordinanze-istitutive della gestione commissariale in materia di viabilità di cui trattasi;
   con l'ordine del giorno 9/05369/009 il Governo si è impegnato a «presentare al Parlamento, entro 30 giorni, una compiuta e approfondita relazione in merito all'efficacia della struttura commissariale, anche alla luce del sovrapporsi di ruoli e di responsabilità tra i vari soggetti a diverso titolo coinvolti nella realizzazione della terza corsia e ai ritardi nell'avvio della realizzazione dell'infrastruttura» –:
   quali siano i risultati della relazione in merito all'efficacia della struttura commissariale per l'emergenza A4 che il Governo si è impegnato a stilare e presentare al Parlamento, anche alla luce del sovrapporsi di ruoli e di responsabilità tra i vari soggetti a diverso titolo coinvolti nella realizzazione della terza corsia. (4-18154)


   BARBATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   alle elezioni regionali del marzo 2010, con il 57,76 per cento dei voti, viene eletto presidente della regione Calabria l'onorevole Giuseppe Scopelliti;
   il 30 luglio 2010, al fine di dare attuazione al piano di rientro dai disavanzi nel settore sanitario della regione Calabria, il Consiglio dei ministri ha nominato commissario ad acta il presidente della regione, onorevole Giuseppe Scopelliti;
   il 19 ottobre 2011, Repubblica informa: «Falso in bilancio. È questa l'accusa che la Procura della Repubblica di Reggio contesta al governatore Giuseppe Scopelliti. Il Presidente della Regione Calabria nella tarda serata di ieri ha infatti ricevuto un invito a comparire per essere interrogato dal pool di magistrati che indaga sul “caso Fallara”, la maxi inchiesta che sta tentando di far luce sul buco nelle finanze del Comune, quantificato proprio nelle scorse ore in 170 milioni di euro. La notizia è stata diffusa dallo stesso Scopelliti, finito nel vortice giudiziario nella qualità di sindaco, ruolo che ha ricoperto in riva allo Stretto dal 2002 fino alle regionali del 2010»;
   il 16 febbraio 2012, www.cn24.tv riporta: «Il Presidente della Regione Giuseppe Scopelliti, Commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro della sanità, ha ricevuto un avviso di garanzia dalla Procura della Repubblica di Catanzaro. A Scopelliti vengono contestati la stipula del “Patto di Legislatura” tra la Regione e l'Aiop, la delibera di giunta relativa al rinnovo del protocollo d'intesa tra Regione Calabria e l'Università Magna Graecia e l'approvazione con delibera di giunta del regolamento attuativo contenente i requisiti minimi per l'autorizzazione al funzionamento e le procedure per l'accreditamento dei centri socio riabilitativi per disabili e la riconversione dei servizi Siad, relativi alla Fondazione Betania Onlus. Provvedimenti assunti senza preventivo parere del “Tavolo Massicci”. Indagato, oltre a Scopelliti, anche il Dirigente Generale della Presidenza Franco Zoccali. Per la convenzione con l'Università Magna Graecia, risultano inoltre indagati il dg del Dipartimento salute Antonino Orlando e per la delibera relativa alla Fondazione Betania l'assessore al lavoro Francescantonio Stillitani ed una dirigente del dipartimento»;
   il 31 luglio 2012, si legge: «Secondo i magistrati della Dda di Reggio, era Dominique Surace, ex consigliere comunale della lista “Alleanza Per Scopelliti”, il dominus della cosca De Stefano Tegano per la grande distribuzione. In concorso con Giuseppe Rechichi, ex direttore della Multiservizi, Surace avrebbe utilizzato anche la società mista per accaparrare consenso elettorale. Ed i giochi di forza in chiave politica passavano anche dalla garanzia di superamento degli esami di maturità per gli iscritti ad una nota scuola privata della città. L'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip reggino su richiesta del procuratore Ottavio Sferlazza e del sostituto procuratore Stefano Musolino ha raggiunto oltre a Surace e Richichi, altre quattro persone. Sequestrati anche beni per un valore di 122 milioni di euro». (www.stopndrangheta.it);
   il 3 agosto 2012, Corriere.it pubblica: «Nuovo avviso di garanzia per il presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, che risulta essere indagato nell'ambito dell'inchiesta relativa alla nomina di Alessandra Sarlo nel ruolo di direttore generale del dipartimento controlli»;
   il 4 agosto 2012, Ilfattoquotidiano.it riferisce: «Milioni di euro pubblici spesi in pochi anni per far ballare i reggini e (perché no ?) creare consenso. L'esponente di punta del Pdl calabrese, il 20 luglio scorso, è stato rinviato a giudizio assieme ai tre revisori dei conti del comune di Reggio. Abuso d'ufficio e falso in atto pubblico: per i magistrati “avrebbero falsamente rappresentato, nella contabilità dell'ente, dati e circostanze determinando l'approvazione dei bilanci di previsione per gli anni 2008 e 2009 nonché quella del rendiconto di gestione per l'anno 2008”. L'inchiesta poggia le sue basi su una relazione redatta dai periti della Procura. Centinaia di pagine in cui i consulenti dei pm hanno stimato un “buco” di 87 milioni di euro, che sarebbero parte dei 170 milioni “certificati” dagli ispettori del ministero dell'Economia in merito al disavanzo maturato dal 2006 al 2010.»;
   nel novembre 2009, il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Scopelliti, è stato condannato dalla Corte dei conti al pagamento di un milione e 300 mila euro, in solido con il tecnico del comune Giuseppe Granata, per l'acquisto della ex fabbrica per la lavorazione degli agrumi Italcitrus (www.reggiocalabrianotizie.it);
   il 20 giugno 2010, si legge: «Scopelliti nel novembre scorso, è stato rinviato a giudizio dal gip di Reggio per occupazione abusiva di spazio demaniale e violazione del codice della navigazione, avendo fatto sorgere a meno di trenta metri dalla battigia quattro gazebo sul lungomare di Reggio. I gazebo in questione sarebbero stati costruiti senza i necessari pareri degli uffici competenti e, quindi, senza il nulla osta del demanio marittimo». (www.infiltrato.it e http://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe-Scopelliti);
   il 21 settembre 2010 un articolo su www.strill.it riferisce: «condannato a sei mesi di reclusione (pena sospesa) Giuseppe Scopelliti, ex sindaco di Reggio Calabria e attuale Presidente della Giunta Regionale, Antonio Canidi, ex assessore all'Ambiente del Comune di Reggio e attuale Assessore Regionale alle Attività Produttive, e il dirigente comunale Igor Paonni. Il processo, riguardante la bonifica della discarica di Longhi Bovetto, vedeva i tre alla sbarra per omissione di atti d'ufficio. Secondo il pm Ombra, Scopelliti (difeso dagli avvocati D'Ascola, Morace e Melissani) e Caridi (difeso dall'avvocato Polimeni) avrebbero dovuto porre in essere adeguate azioni di programmazione, controllo e vigilanza sull'operato del dirigente Paonni (difeso dall'avvocato Mallamaci) che, sempre secondo l'accusa, sarebbe responsabile della mancata esecuzione dei lavori di bonifica della zona, in quanto curatore del progetto preliminare e della realizzazione delle opere necessarie alla bonifica del sito»;
   il 13 aprile 2011 su Ilfattoquotidiano.it si riporta la seguente notizia: «“Giuseppe Scopelliti, il presidente della Regione Calabria ? Conosco lui, suo fratello Francesco che sta a Como e fa l'assessore. Io, signor giudice, conosco un po’ tutti”. Diciassette marzo 2011. Giornata di celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia. Settimo piano della Procura di Milano. Ufficio del gip Giuseppe Gennari, marchigiano, giovane, preparato. Davanti a lui, Paolo Martino sta parlando già da qualche minuto. Tre giorni prima è stato arrestato per associazione mafiosa. I magistrati lo ritengono il grande tessitore degli affari della ’ndrangheta in riva al Naviglio»;
   come riportato nel libro di Pierfrancesco De Robertis «La Casta invisibile delle regioni. Costi, sprechi e privilegi» (edito da Rubbettino nel 2012), la Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali, nella relazione sullo stato della sanità nella regione Calabria, ha scattato una fotografia che rappresenta «un atto d'accusa pesantissimo al governo regionale, presente (governatore Scopelliti, Pdl) e passati (dal 2005 al 2010 Agazio Loiero, Pd, a guida di una giunta di centrosinistra, e prima di lui dal 2000 al 2005 Giuseppe Chiaravallotti, ex magistrato, alla testa di una coalizione di centrodestra)»; nel libro si legge altresì che il malgoverno calabro «ha portato a un disavanzo per il settore sanitario (solo stimato) di oltre un miliardo di euro» (pagg. 152-153);
   la Commissione, nella sua relazione conclusiva, come l'interrogante ha già sostanzialmente avuto modo di segnalare in un intervento in Assemblea, ha riscontrato «dati contabili e di bilancio inaffidabili; (...) tardiva e in alcuni casi omessa approvazione del bilancio di esercizio; (...) illegittimità rilevate nell'acquisto di farmaci; mancata utilizzazione di strutture sanitarie e apparecchi medico-sanitari; inosservanza delle norme nazionali e comunitarie in materia di affidamento di appalti pubblici; pagamento di fatture riferibili a operazioni inesistenti; ritardato pagamento ai fornitori; illegittimo conferimento di incarichi professionali e consulenze; carenza di un efficiente sistema di controllo»; emerge, altresì, che «manca la rintracciabilità delle spese» e che «non esistono i bilanci», posto che «la Corte dei Conti parla di una mancanza di tracciatura contabile e di dati ottenuti di fatto a voce» (Pierfrancesco De Robertis «La Casta invisibile delle regioni» Rubbettino 2012, pag. 153);
   nei giorni scorsi vi è stato l'inedito scioglimento del comune di Reggio Calabria per infiltrazioni della criminalità organizzata ed è singolare che la citata amministrazione sia stata sciolta benché nessuno degli amministratori comunali attuali risulti indagato. Ad avviso dell'interrogante l'insostenibile situazione prodottasi in Calabria è da ascrivere a quello che appare un modello di gestione riconducibile al Presidente della Regione Scopelliti;
   allo stato attuale risultano essere oggetto di commissariamento da parte del Governo i servizi sanitari di cinque regioni (Calabria, Campania, Molise, Abruzzo, Lazio), con l'attribuzione dell'incarico di commissario, come previsto dalla legge, ai rispettivi presidenti di regione, i quali in questa veste possono esercitare speciali poteri; va segnalato, tuttavia, che in Molise il 7 giugno 2012 è stato nominato un commissario ad acta per l'adozione e l'attuazione degli obiettivi prioritari del piano di rientro e dei successivi programmi operativi per il piano di rientro dei disavanzi regionali nella persona di Filippo Basso, mentre nella regione Lazio il 16 ottobre 2012 è stato nominato Enrico Bondi, quale commissario ad acta per la sanità in sostituzione di Renata Polverini;
   alla luce dell'insostenibile dissesto della gestione sanitaria calabrese, che, a giudizio dell'interrogante, implica una netta responsabilità del presidente della regione Scopelliti, e dei recenti interventi del Governo che ha nominato nuovi commissari ad acta in situazioni che appaiono meno gravi rispetto a quella registrabile in Calabria, non si comprende come il presidente Scopelliti possa continuare a svolgere l'incarico di commissario ad acta –:
   se si intendano assumere le iniziative di competenza per l'immediata rimozione da commissario ad acta alla sanità nella regione Calabria dell'onorevole Scopelliti, sostituendolo con una figura tecnica specializzata ed altamente qualificata, esterna al tessuto regionale. (4-18161)

AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:


   REGUZZONI. — Al Ministro degli affari esteri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   in attuazione del regolamento (CE) 847/2004, la legge 28 gennaio 2009, n. 2, prevede una sostanziale liberalizzazione del trasporto aereo da attuarsi anche mediante revisione degli accordi bilaterali che ne disciplinano i vari aspetti;
   il nostro Paese ha intrapreso la procedura di revisione di detti accordi bilaterali con l'India, inviando una nota verbale di carattere generale che prospetta l'apertura di negoziati per una maggiore liberalizzazione degli accordi aerei attualmente in vigore –:
   se sia pervenuta una conclusione dei negoziati ovvero quale sia lo stato della trattativa;
   quale siano i contenuti dell'intesa o le problematiche che ne impediscono la conclusione;
   se e quali iniziative il Governo intenda attuare ai fini di migliorare le condizioni di concorrenza e liberalizzazione del trasporto aereo. (4-18137)


   REGUZZONI. — Al Ministro degli affari esteri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   la Tunisia è stata interessata negli ultimi mesi da vicende politiche interne che potrebbero aver prodotto cambiamenti nella volontà politica legata alle liberalizzazioni e ai rapporti con i Paesi occidentali in genere, ed al trasporto aereo in particolare;
   in attuazione del Regolamento (CE) 847/2004, la legge 28 gennaio 2009 n. 2 prevede una sostanziale liberalizzazione del trasporto aereo da attuarsi anche mediante revisione degli accordi bilaterali che ne disciplinano i vari aspetti;
   il nostro Paese ha intrapreso la procedura di revisione di detti accordi bilaterali con la Tunisia, inviando una nota verbale di carattere generale che prospetta l'apertura di negoziati per una maggiore liberalizzazione degli accordi aerei attualmente in vigore –:
   se e come sia evoluto il quadro politico interno;
   se sia pervenuta una conclusione dei negoziati ovvero quale sia lo stato della trattativa;
   quale siano i contenuti dell'intesa o le problematiche che ne impediscono la conclusione;
   in caso di positiva conclusione, se vi siano ulteriori elementi migliorativi che il nostro Paese intende ulteriormente richiedere;
   se e quali iniziative il Governo intenda attuare ai fini di migliorare le condizioni di concorrenza e liberalizzazione del trasporto aereo. (4-18145)


   DI STANISLAO. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
   la Serbia nel 2009 ha esportato armi per 467 milioni di dollari principalmente verso Stati Uniti, Iraq, Italia e Belgio, paesi verso i quali si è concentrato l'85 per cento dell'export totale;
   come ha reso noto il ministero dell'economia a Belgrado, le armi vendute agli Usa, per un ammontare di oltre 245 milioni di dollari, sono state poi dirottate verso Messico, Canada, Afghanistan e Ecuador;
   l'Iraq ha acquistato armi serbe per 62 milioni di dollari, l'Italia per 22 milioni di dollari, il Belgio per 20 milioni, Kenya e Bulgaria per 15 milioni ciascuno, Cipro per 9 milioni, Germania e Egitto per 6 milioni ciascuno e i due stati caraibici di Saint Kitts e Navis per 5,7 milioni di dollari. La Serbia nel 2009 ha esportato armi e equipaggiamento militare in 60 paesi, 16 dei quali membri della Unione europea mentre ne ha importato prevalentemente da Russia, Bosnia-Erzegovina, Francia e Germania;
   secondo un rapporto di South Eastern and Eastern Europe Clearinghouse per il controllo delle armi di piccolo calibro e leggere, nell'Europa dell'est la cifra del possesso di armi è di 3 milioni per via legale e 4 milioni di altre armi illegali;
   la Serbia è prima nella classifica regionale l'ispettore di polizia nel dipartimento di polizia di ordine pubblico a Belgrado;
   il livello di armi da fuoco registrate per 100 persone è di 15,81 per cento. Il Montenegro ha 14.36 per cento armi su 100 persone, seguita da Croazia (8,36), Bosnia-Erzegovina (BiH) (7,97), Macedonia (7,63), Moldova (5,44) e Bulgaria (4,93). Grecia e Romania hanno meno di un porto d'armi per 100 persone;
   compaiono, altresì paesi in cui la percentuale dei crimini e degli omicidi è molto più alta di quella dei paesi europei dove circolano più armi (In Francia, Germania, Canada e Arabia Saudita ci sono tra le 30 e le 50 armi da fuoco ogni 100 persone. In Italia e Spagna tra le 10 e le 30);
   inoltre, anche quando si tratta di armi da fuoco illegali, la Serbia è di nuovo un leader nella regione con circa 1 milione di armi illegali, secondo uno studio condotto da «Smail Arms Survey», un'Organizzazione non governativa Svizzera);
   se considerassimo sia le armi legali, anche quelli illegali, secondo l'Organizzazione non governativa), la Serbia avrebbe circa 8 armi da fuoco ogni 100 persone;
   un centro per gli studi sulla sicurezza a Belgrado ha condotto un sondaggio nel 2011 sul senso di sicurezza tra i cittadini serbi. Quasi il 70 per cento ha risposto positivamente. Tuttavia, il loro senso di sicurezza non è attribuita all'efficacia dello Stato, ma alla sicurezza personale nei quartieri;
   nonostante l'arresto dei due latitanti ricercati da tribunale penale internazionale della ex Jugoslavia, Mladic e Hadzic, e una spinta verso l'integrazione europea, la situazione della Serbia sui diritti umani è statica. Violenze e discriminazioni, a libertà dei media continua a destare preoccupazione con giornalisti indipendenti che denunciato un'inadeguata protezione contro le minacce e le violenze –:
   se il Governo non ritenga, nell'ambito dei vari accordi di cooperazione con la Serbia, avviare iniziative e progetti volti ad una nuova campagna per il disarmo e a sensibilizzare ulteriormente la Serbia all'integrazione, alla tutela di tutti i diritti umani e alla piena libertà di espressione e di opinione. (4-18147)

AFFARI EUROPEI

Interrogazione a risposta scritta:


   REGUZZONI. — Al Ministro per gli affari europei, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   lo pseudoxantoma elastico (PXE) è una malattia del tessuto connettivo, altamente invasiva, che colpisce la cute, gli occhi, l'apparato circolatorio, l'apparato cardiovascolare e l'apparato gastrointestinale, creando problemi anche molto gravi. L'incidenza nella popolazione è mediamente di 1/50.000-60.000 –:
   se esista un coordinamento per la ricerca e/o la cura di detta patologia a livello europeo ed in cosa si concretizzi;
   quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nei Paesi dell'Unione europea, le relative tempistiche, i risultati raggiunti, l'impegno dell'Unione europea al riguardo;
   se e quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
    a) promuovere una migliore conoscenza della patologia in argomento che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
    b) sviluppare la ricerca in questo settore;
    c) sostenere i malati anche attraverso centri di ascolto e assistenza ovvero alle associazioni di malati;
   quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese, le relative tempistiche, i risultati raggiunti, l'impegno del settore pubblico al riguardo. (4-18144)

AFFARI REGIONALI, TURISMO E SPORT

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BARBARO. — Al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. — Per sapere – premesso che:
   le olimpiadi di Londra di quest'anno e i mondiali di Germania dello scorso hanno mostrato il grande potenziale e il rilevante grado di sviluppo del calcio femminile europeo e mondiale, con sorprendenti numeri anche in Paesi del centro Africa e dell'Asia;
   secondo stime dell'UEFA i numeri delle praticanti di calcio femminile in Europa dimostrano una diffusione notevole di questo sport, anche grazie alle rilevanti risorse che l'UEFA stessa e le Federazioni sportive nazionali hanno deciso di investire; in grandi Paesi come Francia, Germania e Gran Bretagna sono infatti coinvolte più di 200 mila praticanti, mentre Belgio e Svizzera poco meno di 50 mila;
   in Italia la situazione del calcio femminile è diversa da quella dei maggiori Paesi europei; i dati ufficiali delle squadre partecipanti ai campionati nazionali (60) e di quelle partecipanti ai campionati locali/regionali (circa 300) parlano infatti di un numero di praticanti effettive non superiore alle 10 mila unità e registrano una crescita di ritiri a causa della mancanza di aiuti e sostegni. Sono infatti 40 le società sportive scomparse negli ultimi cinque-sei anni e una intera categoria (la serie B);
   ad oggi, in Italia, non si riesce a organizzare un campionato di categoria primavera (età 16 anni), in varie zone del Nord, come in Piemonte, e anche al Sud dove risulta drammaticamente carente la rappresentanza calcistica femminile nazionale, ad eccezione di due squadre di Napoli (serie A e A2) e di una di Bari (serie A2) –:
   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere al fine di sostenere e valorizzare il settore del calcio femminile che, come illustrato in premessa, sconta un grave «gap» di sviluppo e di visibilità rispetto allo standard europeo;
   quante risorse la Federazione italiana gioco calcio abbia destinato, negli ultimi 5 anni, alla Lega nazionale dilettanti per il sostegno e lo sviluppo del calcio dilettantistico (secondo quanto disposto dal decreto legislativo 9 gennaio 2008, n. 9), ed, in particolare, quanto quest'ultima abbia effettivamente assegnato alla divisione calcio femminile. (5-08158)

Interrogazioni a risposta scritta:


   REGUZZONI. — Al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   l'atassia telangiectasia (AT) o sindrome di Louis-Bar (dal nome dello scienziato che la descrisse per la prima volta nel 1947) è una malattia autosomica recessiva (cioè trasmessa da due genitori portatori sani della malattia) caratterizzata da atassia cerebellare (progressiva difficoltà nella deambulazione e in altri movimenti), telangiectasie (dilatazione delle piccole arterie) e immunodeficienza (riduzione delle difese immunitarie che rende i pazienti molto sensibili alle infezioni, soprattutto polmonari). Si caratterizza anche per l'aumentata sensibilità alle radiazioni (per cui i soggetti colpiti devono essere sottoposti al minor numero possibile di indagini radiologiche) e per un'elevata probabilità di sviluppare leucemie o altri tumori. La morte sopravviene spesso intorno alla seconda decade di vita per infezioni o tumori. La vita dei pazienti con AT è caratterizzata dalla difficoltà nell'eseguire i movimenti. Le frequenti e gravi infezioni rendono necessarie intense terapie e ripetuti ricoveri, nonché la somministrazione continuativa di gammaglobuline umane (per sostituire gli anticorpi mancanti). La malattia è ereditaria e colpisce un bambino ogni 40.000 nati. Viene diagnosticata intorno al terzo-quarto anno di vita. Si calcola che la frequenza dei portatori sani sia di circa una persona ogni cento. I portatori sani presentano un rischio di sviluppare il cancro circa tre volte più elevato (sei volte per il cancro alla mammella) rispetto al resto della popolazione –:
   se esista un coordinamento tra le regioni che ha portato o porterà all'individuazione di uno o più centri di eccellenza per la cura della patologia in argomento;
   se esista un coordinamento tra i vari soggetti istituzionali (Ministeri, regioni, IRCCS, centri di ricerca, università) nel campo della ricerca scientifica e clinica per la cura della patologia in argomento;
   se e quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
    a) promuovere una migliore conoscenza della patologia in argomento che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
    b) sviluppare la ricerca in questo settore;
    c) fornire supporto a malati e famiglie, anche attraverso centri di ascolto e assistenza ovvero attraverso il sostengo ad associazioni di malati;
   quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese, quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti e l'impegno del settore pubblico al riguardo. (4-18135)


   REGUZZONI. — Al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute, al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:
   la spina bifida indica un difetto di chiusura, per mancata fusione di uno o più archi vertebrali, della spina dorsale con eventuale protrusione di midollo e meningi. Se esiste solo una protrusione delle meningi si parla di meningocele; se invece fuoriescono meningi e tessuto nervoso si tratta della forma più grave: il mielomeningocele. La protrusione del tessuto nervoso impedisce l'ascesa del midollo spinale nel rachide durante la crescita. Il tronco encefalico e il cervelletto tendono così a erniarsi attraverso il forame occipitale: in questo modo viene danneggiata la canalizzazione del liquor e il suo accumulo nell'encefalo provoca l'idrocefalo (sovente associato al mielomeningocele). Meningocele e mielomeningocele costituiscono più della metà di tutte le malformazioni del sistema nervoso, con un'incidenza compresa tra 0,6 e 2,5 per 1.000 nascite. Nella spina bifida il quadro neurologico comporta di solito disturbi motori agli arti inferiori, che possono arrivare alla paraparesi o paraplegia, ipoestesia o anestesia; disturbi sfinterici, con frequenti complicazioni infettive dell'apparato urinario e ulcere da decubito. La localizzazione della lesione determina in gran parte la gravità del quadro sintomatologico. Nella quasi totalità dei casi, la diagnosi può essere posta già in epoca prenatale, grazie soprattutto all'esame ecografico, con una precisione diagnostica differente nei vari trimestri della gravidanza. Dopo la nascita, la diagnosi è relativamente facile, perché è evidente una tumefazione rosso violacea sul dorso, di grandezza variabile da una noce a un arancio, di consistenza molle, rappresentata dalle meningi e, all'interno, dal tessuto nervoso displasico. La spina bifida occulta, generalmente asintomatica, può essere evidenziata solo da un esame radiografico. L'intervento chirurgico è praticato di norma, nelle prime 24-48 ore di vita, per prevenire l'aggravamento dei disturbi neurologici ed evitare un'infezione meningea, se la sacca è ulcerata –:
   se esista un coordinamento che abbia portato o porterà all'individuazione di uno o più centri di eccellenza per la cura della patologia in argomento;
   se e quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
    a) favorire prassi che favoriscano la diagnosi in gravidanza;
    b) promuovere una migliore conoscenza della patologia in argomento che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
    c) sviluppare la ricerca in questo settore;
    d) sostenere i malati anche attraverso centri di ascolto e assistenza ovvero alle associazioni di malati;
   quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese, quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti e l'impegno del settore pubblico al riguardo;
   se esiste un coordinamento per la ricerca e/o la cura di detta patologia a livello europeo ed in cosa si concretizza;
   quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nei Paesi dell'Unione europea, quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunte, e l'impegno dell'Unione europea al riguardo. (4-18136)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   LANZARIN, ALESSANDRI, DUSSIN e TOGNI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   già con precedenti atti di sindacato ispettivo, interrogazione a risposta immediata in Commissione 5-04957, interrogazione a risposta in Commissione 5-00228; risoluzione in Commissione 7-00531, interrogazione a risposta immediata in Assemblea n. 3-02312, sono state evidenziate le criticità ed i profili ostativi che fanno giudicare non fattibile il progetto di realizzazione del deposito di gas a Rivara, nella regione Emilia Romagna;
   i drammatici eventi sismici del 20 e 29 maggio 2012 che hanno colpito le province di Ferrara, Bologna, Modena, Reggio Emilia, Mantova e Rovigo, hanno purtroppo dimostrato come gli allarmi e i pericoli per la sicurezza delle popolazioni, causati dalla delicatezza geologica del territorio, peraltro già chiaramente sottolineati negli atti sopra menzionati, siano concreti ed ora anche assolutamente incontrastabili;
   a seguito di tali eventi, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, alle legittime preoccupazioni dei cittadini ha risposto nei mass media riconoscendo che «l'evento sismico va valutato con grande attenzione; lo stoccaggio è un tema che va riconsiderato. Devono essere fatti ulteriori accertamenti»;
   peraltro, a seguito del terremoto, docenti e ricercatori si sono opposti alla realizzazione del deposito facendo presente come nel mondo non esistono depositi di stoccaggio gas in acquifero che convivano con eventi sismici di magnitudo così alta nelle vicinanze;
   in relazione alle caratteristiche di tale struttura è stato chiarito come, diversamente da tutti gli altri casi di realizzazione di depositi sotterranei nel territorio nazionale in trappole naturali già originariamente sedi di giacimenti di gas, il progetto prevede lo stoccaggio di gas in un acquifero profondo con permeabilità per fatturazione naturale, ad una profondità di circa 2.500-2.800 metri, in una parte del territorio ove il gas non c’è mai stato (o qualora ci fosse stato è fuggito successivamente), in un'area che già in passato è stata colpita da violenti terremoti;
   precedentemente, il Ministero, previo parere della Commissione Via-Vas aveva ritenuto ambientalmente compatibile l'esplorazione e la ricerca per la valutazione della fattibilità del progetto di stoccaggio, «al limitato fine dell'eventuale rilascio, ai sensi del titolo II, articolo 3, comma 7, del decreto del Ministero dello sviluppo economico del 21 gennaio 2011 e del successivo decreto attuativo n. 50918 del 4 febbraio 2011, dell'autorizzazione del Ministero dello sviluppo economico, d'intesa con la regione interessata», a condizione che venissero ottemperate una serie di prescrizioni per la tutela dell'ambiente e dei cittadini;
   la regione Emilia Romagna ha già emesso il proprio parere contrario alla realizzazione del progetto e risulta che lo ha inviato al Ministero dello sviluppo economico;
   il 1o giugno 2012 sul sito del Ministero dello sviluppo economico si legge: «Il Ministero dello sviluppo economico ha avviato le procedure di rigetto dell'istanza di stoccaggio di gas naturale in acquifero sotterraneo (una formazione calcarea fratturata, oggi occupata da acqua) presentata alla Erg Rivara Storage srl. La decisione – che chiude un lungo e complesso iter valutativo – tiene conto di specifiche valutazioni tecniche e geologiche che configurano una sostanziale non idoneità del sito. Tali valutazioni sono state confermate anche dalla delibera del 24 aprile 2012 con cui la regione Emilia-Romagna ha espresso formalmente parere negativo rispetto alla necessaria Intesa per la prosecuzione dell’iter»;
   il 6 giugno 2012 il Ministro, rispondendo in Assemblea all'interrogazione n. 3-02312 ha ribadito che non è mai stata concessa dal Ministero alcuna autorizzazione, né alcun parere favorevole in merito al deposito gas di Rivara e ha concluso che: «a seguito dell'evento sismico ho disposto, proprio nelle ore immediatamente successive al primo degli eventi sismici, un supplemento di istruttoria per verificare se esistevano le condizioni anche solo per autorizzare lo studio di fattibilità, ossia la parte preliminare. Nel frattempo, considerato che la regione Emilia Romagna aveva dato comunque parere contrario anche al progetto di studi preliminari, il Ministero dello sviluppo economico, di intesa con noi, ha negato anche l'autorizzazione agli studi preliminari. Quindi, la situazione attuale è che il progetto di studio, non solo il progetto di realizzazione dello stoccaggio, non è approvato»;
   il 20 giugno 2012 si apprende dalla stampa che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare avrebbe informato la regione Emilia Romagna di aver deciso un supplemento di istruttoria-riguardo al deposito, appellandosi al principio di precauzione europeo, proprio in considerazione delle recenti scosse di terremoto –:
   quali azioni immediate e chiarificatorie il Ministro intende adottare per tranquillizzare gli abitanti di San Felice sul Panaro, e di tutta la zona del modenese ancora disastrata dai catastrofici eventi sismici del 20 e 29 maggio scorso, circa la definitiva fine del progetto del deposito gas di Rivara, in quanto come lo stesso Ministro ha dichiarato in Assemblea non solo il deposito ma anche il progetto di studio e indagini non è stato mai approvato e il Ministero dello sviluppo economico d'intesa con la regione Emilia Romagna hanno deciso per la non idoneità del sito, e, inoltre, sulla base di tali considerazioni a cosa serva un supplemento di istruttoria presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare dal momento che la decisione della non fattibilità del progetto è stata già assunta e se, quindi si possa considerare definitivamente «chiusa» la pratica in questione. (5-08154)


   MARIANI, BRATTI, REALACCI, BENAMATI, BOCCI, BRAGA, ESPOSITO, GINOBLE, IANNUZZI, MARANTELLI, MARGIOTTA, MORASSUT, MOTTA e VIOLA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   la gestione dei siti contaminati costituisce uno dei più delicati problemi ambientali da affrontare; la contaminazione del suolo derivante da attività industriali, stoccaggio di rifiuti, attività minerarie, perdite da serbatoi e linee di trasporto degli idrocarburi è una pericolosa minaccia per la salute delle popolazioni che vivono in prossimità delle zone interessate;
   la presenza di sostanze potenzialmente pericolose nel suolo, sottosuolo, nei sedimenti e nelle acque sotterranee rappresenta un rischio per l'ambiente e gli ecosistemi;
   un ruolo di primo piano, nella gestione dei procedimenti di bonifica dei siti di interesse nazionale, è svolto dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, a cui è affidato il ruolo di responsabile dei procedimenti di bonifica;
   la gestione di tali procedimenti è particolarmente complessa, in quanto in ciascuna delle 57 aree perimetrate di interesse nazionale ricadono proprietà di diversi soggetti (pubblici e privati) e le attività hanno ricadute socio-economiche e politiche molto rilevanti che spesso rallentano e ostacolano l'avvio degli interventi;
   il territorio interessato, per estensione dei siti, per numero di aziende e per realtà sociali coinvolte, è estremamente ampio;
   i tempi necessari per avviare e concludere tutti i procedimenti di bonifica di cui ha bisogno il paese sono evidentemente lunghi, ma è altresì doveroso investire risorse ed energie sin da subito proprio per evitare un'eccessiva dilatazione dei tempi;
   è necessario individuare modalità di azione che permettano di superare le difficoltà incontrate fino ad ora, al fine di risolvere anche i numerosi contenziosi sorti a causa dell'attribuzione delle responsabilità dell'inquinamento e degli oneri di bonifica;
   la lentezza con cui si sta procedendo danneggia inevitabilmente l'intero sistema produttivo, aggravando una difficile situazione causata dalla contingenza economica, ed è necessario ed urgente da un lato snellire le procedure amministrative e gli adempimenti e dall'altro garantire un efficace rafforzamento del sistema dei controlli ambientali e del regime sanzionatorio;
   i 57 siti di interesse nazionale comprendono le aree maggiormente inquinate d'Italia: tra queste i petrolchimici di Porto Marghera, Brindisi, Priolo, Gela, Taranto, le aree industriali di Pioltello Rodano, Bagnoli-Coroglio, Sassuolo, Fidenza, Crotone, Trieste, Massa Carrara, Piombino, Livorno, Serravalle Scrivia, bacino del fiume Sacco, litorale domizio-flegreo e agro aversano; vi sono, inoltre, aree di particolare interesse naturalistico e paesaggistico, che hanno subito fenomeni di contaminazione quali il Lago Maggiore (sito di Pieve Vergente), le lagune di Grado e Marano, Venezia e Orbetello; spesso le problematiche relative all'inquinamento delle matrici ambientali (suolo, acque sotterranee e superficiali, sedimenti) sono strettamente correlate all'insorgenza di problematiche sanitarie;
   numerose sono le aree di interesse nazionale la cui bonifica stenta ad avviarsi, sia per questioni tecniche, spesso legate all'interpretazione della normativa, sia per insufficienza di finanziamenti dedicati a queste aree, sia per pericoli legati allo stato dell'ambiente, con eventuali ripercussioni sanitarie, sia per eventuali processi di reindustrializzazione che necessitano interventi immediati e risolutivi;
   per quanto riguarda le risorse che sono state tolte ai fondi destinati al grande tema delle bonifiche relativamente ai siti di interesse nazionale, bisogna rilevare come ormai da diversi anni, dalla definizione di questi siti, ci si trova in presenza di diversi studi, di numerosi approfondimenti, ma purtroppo pochissimi territori sono stati restituiti nelle condizioni iniziali o in condizioni tali da attivare dei processi di reindustrializzazione;
   le politiche di bonifica dei siti industriali non rappresentano un aggravio dei conti pubblici, ma bensì un'opportunità importante per rilanciare la nostra economia attraverso un'opera davvero utile come la messa in sicurezza ambientale del territorio e la tutela della salute dei cittadini;
   secondo quanto stabilito dalla delibera CIPE n. 166 del 2007 – nell'ambito del quadro strategico nazionale 2007-2013 – le risorse da ripartire negli interventi di bonifica sarebbero dovute ammontare a 3.009 milioni di euro, a valere sul fondo aree sottosviluppate, ma le risorse che erano state stanziate dal Governo Prodi sono state completamente cancellate dal Governo Berlusconi con la delibera CIPE del 6 marzo 2009, lasciando un generico conferimento dei fondi Fas;
   le scelte adottate a livello governativo appaiono anche in contrasto con i principi sanciti dall'articolo 252-bis del Codice ambientale che prevede percorsi accelerati per interventi di bonifica e reindustrializzazione con prodotti e processi ecosostenibili;
   secondo quanto emerso dai lavori della Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, le bonifiche in Italia presentano diverse criticità, per il superamento delle quali sono state individuate alcune possibili soluzioni, tra cui:
    a) semplificazione del quadro normativo e amministrativo di settore;
    b) maggiore chiarezza delle indicazioni tecniche, attraverso l'emanazione di linee-guida condivise a livello nazionale;
    c) intensificazione dei controlli e della vigilanza istituzionale sulle attività di bonifica dei siti contaminati;
    d) costante aggiornamento e verifica dei funzionari degli enti di controllo preposti alla gestione dei procedimenti di bonifica e alla verifica degli interventi;
    e) istituzione di un albo dedicato alle imprese che operano nel campo della bonifica dei siti contaminati allo scopo di facilitare le attività di controllo –:
   quali provvedimenti intenda assumere il Governo – entro il termine della legislatura – per l'attività di bonifica e di messa in sicurezza ambientale dei siti di interesse nazionale e regionale e per stabilire una tempistica degli interventi che verranno avviati, adeguando il quadro tecnico-normativo alle indicazioni suggerite dalla Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti ed individuando infine, per ogni intervento, le risorse finanziarie che saranno stanziate a decorrere dall'anno 2012. (5-08155)


   PIFFARI e CIMADORO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   nell'ambito del diritto dell'Unione europea la direttiva è uno degli atti che il Parlamento, congiuntamente con il Consiglio, può adottare per l'assolvimento dei compiti previsti dai trattati, perseguendo un obiettivo di armonizzazione delle normative degli Stati membri; la direttiva vincola lo Stato membro cui è rivolta per quanto riguarda il risultato da raggiungere, salva restando la competenza degli organi nazionali in merito alla forma e ai mezzi (articolo 288 TFUE, 3o comma);
   in data 19 settembre 2012, il Parlamento europeo, nell'ambito della discussione del progetto di legge comunitario sulla trivellazione off shore del relatore on. Justas Paleckis, ha espresso un principio preventivo in ordine ad un «chi inquina paga»: la Commissione ambiente ha approvato con 55 voti a favore e 10 contrari una mozione che recita: «Le compagnie petrolifere devono essere ritenute responsabili dei costi e di tutti gli eventuali danni ambientali ed avere i mezzi per pagarli, altrimenti non potranno ricevere le licenze per trivellare nelle acque europee»;
   il relatore, Paleckis, ha rimarcato che «La legislazione dovrà esigere più chiaramente dagli sfruttatori che mettano in campo le garanzie finanziarie necessarie per coprire i costi legati al disinquinamento ed all'indennizzo in caso di grandi incidenti. Questa decisione è conforme ad un principio chiave della legislazione dell'Unione in materia di ambiente e cioè “chi inquina paga”»;
   in data 9 ottobre 2012 la commissione ha varato il testo della sovracitata mozione a larga maggioranza (48 a favore, 7 contrari e un'astensione); si attende ora un unico voto della plenaria del Parlamento europeo entro l'anno;
   a livello nazionale la ricerca e la coltivazione di idrocarburi si inquadrano nel contesto del cosiddetto diritto minerario ma rientrano anche nel settore energetico (materia di legislazione concorrente Stato/regioni secondo la costituzione; come purtroppo accade per molte materie, per ottenere un quadro completo delle norme che regolano queste attività, occorre sovrapporre la lettura di un buon numero di leggi che si sono succedute nel tempo (dal regio decreto 29 luglio 1927, n. 1443 alla legge 23 luglio 2009, n. 99); in estrema sintesi, si può dire che i giacimenti di idrocarburi sono di proprietà dello Stato (sistema demaniale), che la loro ricerca e sfruttamento sono considerati di interesse pubblico e vengono effettuati da imprese private (italiane, comunitarie o provenienti da Paesi per i quali esiste reciprocità nei riguardi di imprese italiane) in un regime giuridico di concessione (titolo minerario);
   gli interroganti, in data 3 ottobre 2012, comunicava a mezzo stampa la propria preoccupazione in merito alle notizie riportate da numerosi organi di stampa (ansa.it, Corrieredellasera.it) riguardanti le concessioni in sanatoria del Ministro dello sviluppo economico sulle autorizzazioni per la trivellazione nei nostri mari a meno di 5 miglia dalla costa dello Stato; inoltre nella nota si eprimeva un'adeguata preoccupazione riguardo all'armonia tra le disposizioni nazionali e le normative europee, poiché se da un lato si permetteva la creazione di un rischio ambientale per opera di soggetti privati non aventi i requisiti, dall'altro si esponeva lo Stato ad un nuovo procedimento d'infrazione delle disposizioni europee;
   si è appreso da un articolo pubblicato dal Corriere della Sera del giorno 4 ottobre 2012 che in Lombardia sono state concesse numerose autorizzazioni per l'esplorazione. C’è la multinazionale Exploenergy per un'area di 290 chilometri quadrati tra Bergamo, Brescia e Cremona; c’è la Compagnia generale idrocarburi, con il progetto Momperone, e il colosso nazionale Enel Longanesi con Rocca Susella, 360 chilometri tra Varzi e Voghera, nel Pavese, e Tortona, nell'Alessandrino, tutta terra di vigneti doc, per cercare idrocarburi, soprattutto gas; ma c’è anche l'americana Mac Oil, che ha già avuto il via libera dalla Regione Lombardia per il progetto San Grato e ora sta aspettando quello del ministero per avviare un'indagine sismica non soggetta a verifica di impatto ambientale per individuare eventuali giacimenti e poi perforare qualche pozzo esplorativo tra Cremona, Lodi, Milano e Pavia. Sempre riportato dal menzionato articolo sono quattordici i permessi di ricerca già concessi, mentre undici in oltre 40 comuni sono quelli in fase di valutazione, quasi una richiesta per provincia lombarda, tutte coinvolte tranne Lecco e Sondrio. I petrolieri stessi, tramite Assomineraria, hanno già fatto sapere di essere pronti a estrarre tutto il nostro oro nero, investendo nell'arco dei prossimi quattro anni 12 miliardi di euro per nuovi impianti produttivi in tutta Italia;
   da numerose fonti di stampa del luglio 2012 (La Repubblica, Il Sole 24 Ore, AGI) si è venuti a conoscenza di un quadro sconcertante riguardo il sistema di autorizzazioni volto allo sfruttamento delle energie eolico/solari nel nostro Paese. Il settore pubblico/privato infatti ha visto emergere numerosi casi di inquinamento delle aste da parte di soggetti non aventi diritto, sia dal punto di vista patrimoniale, sia dal punto di vista tecnico, attraverso, come nel caso di Sicilia e Calabria, un'alterazione se non la stessa partecipazione diretta delle cosche alle gare di concessione pubbliche –:
   alla luce dei fatti riportati, se il Ministro interrogato sia a conoscenza di tali attività e quali azioni di propria competenza abbia intrapreso al fine di tutelare l'ambiente e l'ecosistema delle aree interessate. (5-08156)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:


   ZAZZERA e EVANGELISTI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:
   il 10 luglio 2011 fra l'Agenzia regionale per lo sviluppo e l'innovazione dell'agricoltura del Lazio ARSIAL e l'istituto privato «Istituto Superiore per le Tecniche di Conservazione dei Beni Culturali dell'ambiente «A. De Stefano» (Isad)» sarebbe stata stipulata una convenzione triennale che darebbe mandato all'Istituto per il restauro del «patrimonio etrusco» dell'ARSIAL: un centinaio di importanti reperti provenienti da Vulci e dall'intera Maremma;
   i reperti in questione – presumibilmente del valore di milioni di euro – sarebbero tenuti al chiuso di una stanza della sede dell'ARSIAL senza mai essere stati oggetto di alcun restauro né resi visibili al pubblico;
   la convenzione stipulata dall'ARSIAL sarebbe destinata addirittura a permettere all'istituto Isad di individuare beni archeologici «ancora interrati», bypassando – si presume – gli archeologi delle sovrintendenze competenti;
   una legge in vigore negli anni ’50 ai tempi degli scavi necessari per le opere di riforma eseguite dall'Ente Maremma, stabiliva che a compenso degli oneri dovuti per le attività di scavo, parte dei reperti (circa l'80 per cento) divenissero di proprietà della ditta o ente che si era adoperato per gli scavi;
   dal ritrovamento, avvenuto nei territori della maremma tosco-laziale, a tutt'oggi, le varie istituzioni che si sono avvicendate nel tempo (ente Maremma, Ersal e per ultima ARSIAL) non hanno mai pensato di rendere fruibili al pubblico i reperti di cui all'oggetto;
   pare addirittura che, al momento, a causa di un trasferimento, la sede dell'Isad sembrerebbe introvabile –:
   qualora la sopradescritta situazione, riportata dal quotidiano Il Corriere della Sera, corrisponda al vero se risulti alla competente soprintendenza:
    che l'ARSIAL abbia stipulato una convenzione con un soggetto privato per il ritrovamento ed il restauro di reperti archeologici di valore;
   per quali ragioni tali reperti non siano comunque mai stati oggetto nel corso degli anni di esposizioni pubbliche;
   quali siano i titoli vantati dall'Isad in campo archeologico e del restauro.
(4-18151)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CONTENTO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   nel gennaio 2012, il sindaco della città di Maniago (PN) avanzava la richiesta, al 12o reparto infrastrutture ufficio demanio di Udine, di poter usufruire di una parte del terreno demaniale (circa 3.000 metri quadrati) situata nell'area del condominio «Baldassarre» da destinare all'attività di due sodalizi sportivi;
   nel successivo mese di marzo, risulta all'interrogante che l'ufficio di Udine abbia trasmesso, con parere favorevole, la richiesta alla direzione generale dei lavori e del demanio di zona;
   a tutt'oggi la richiesta non risulta evasa dai competenti uffici con il risultato che anche i progetti ipotezzati dalle associazioni, e rivolti alla realizzazione di una scuola calcio per i giovani con la frequentazione di circa 250 ragazzi, sta incontrando notevoli difficoltà –:
   quali iniziative intenda assumere per favorire la sollecita evasione dell'istanza di cui in premessa. (5-08148)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DI STANISLAO. — Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
   il nuovo rapporto 2012 di ICG – International crisis group di Afghanistan – spiega come nel paese si stiano preparando altre elezioni fraudolente e come si stanno compromettendo le poche speranze rimaste per dare stabilità al paese e assumersi la piena responsabilità per la sicurezza;
   la relazione spiega in dettaglio come i vari leader politici del paese si stanno preparando alla transizione che avverrà entro diciotto mesi. Il Governo non ha recuperato credibilità – così dicono i sondaggi – dopo le caotiche e fraudolente elezioni presidenziali e parlamentari del 2009 e del 2010, e finora i leaders non sono stati in grado di invertire questa spirale discendente di sfiducia;
   l'analista Senior di International Crisis Group di Afghanistan ha dichiarato che il presidente Karzai sembra più interessato a perpetuare il proprio potere con ogni mezzo, piuttosto che garantire la credibilità del sistema politico e la stabilità a lungo termine del paese. Se le elezioni saranno ancora fraudolente, il dubbio sulla credibilità delle autorità sarà ancora più profondo e la gente cercherà delle alternative;
   nel rapporto si legge che sono tante le debolezze costituzionali che devono essere affrontate, e lo «stato di diritto» deve essere rafforzato affinché la transizione sia portata a termine. Come primo passo, è necessario impostare la data per le elezioni presidenziali al più presto. Il pericolo è che la priorità assoluta sia mantenere il controllo di Karzai, direttamente o tramite un candidato a lui prossimo. Lui e altri membri di spicco dell’élite possono mettere insieme un'ampia alleanza temporanea, ma la competizione politica rischia di diventare violenta dopo il ritiro della NATO;
   l'Italia è coinvolta in prima linea fin dall'inizio con le missioni Isaf e Eupol e nella fase di transizione e post transizione –:
   quali siano gli sviluppi e la situazione attuale in Afghanistan che vede coinvolta l'Italia con circa 4.000 militari e quali siano gli sviluppi a livello internazionale all'interno della coalizione in un periodo estremamente delicato che dovrebbe preparare il passaggio definitivo dei poteri ad un nuovo governo democratico che garantisca pace e stabilità. (4-18146)


   DI STANISLAO. — Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
   Human Rights Watch ha recentemente dichiarato la presenza di nuove prove circa l'utilizzo da parte della forza aerea siriana di munizioni a grappolo;
   un video pubblicato on-line da parte degli attivisti siriani conferma la presenza di munizioni a grappolo in diverse città ed in una intervista a Human Rights Watch dei residenti di Taftanaz e Tamane vengono confermati gli sganci di bombe a grappolo sulle loro città. Non sono ancora noti le conseguenze su persone e ambiente;
   le bombe a grappolo sono state ampiamente bandite dalla maggior parte delle nazioni, e la Siria devono immediatamente interrompere qualsiasi utilizzo di queste armi indiscriminate che continuano a uccidere e mutilare per anni;
   i video sono almeno 18 e sono stati pubblicati su YouTube dagli attivisti siriani che mostrano le conseguenze delle munizioni cluster negli ultimi giorni. Risultano gli ultimi di un flusso continuo di video che mostrano combattimenti in corso;
   Human Rights Watch ha confermato che i resti mostrati nei video sono RBK-250 della serie di contenitori di bombe a grappolo e AO-1SCh bombette a frammentazione. Information Group di Jane, una casa editrice specializzata in argomenti militari, elenca la Siria come in possesso di RBK-250/275 e RBK-500 bombe a grappolo. Le bombe a grappolo e submunizioni esplosive sono di fabbricazione sovietica, ma non ci sono informazioni disponibili su come e quando la Siria li ha acquistati;
   nel mese di luglio, Human Rights Watch ha identificato una serie RBK-250 di contenitore di bomba a grappolo e bombe AO-1SCh, a quanto pare trovati in Shahshabu Jabal;
   anche le riprese video pubblicate nel mese di agosto da Talbiseh governatorato di Homs e di Abu Kamal governatorato di Deir al-Zor mostrano residuati di munizioni a grappolo;
   l'Italia ha autorizzato una missione di pace di militari italiani in Siria nel ruolo di «osservatori delle Nazioni unite» e, come tali, disarmati;
   circa 20.000 persone sono state uccise durante i 17 mesi di rivolta contro il presidente siriano Bashar al Assad;
   il nuovo mediatore Onu e della Lega araba Lakhdar Brahimi in una intervista alla Bbc ha dichiarato che i tentativi diplomatici di mettere fine al conflitto siriano sono «quasi impossibili» e non è stato fatto abbastanza per mettere fine agli scontri –:
   se il Governo sia a conoscenza dei fatti citati in premessa, quali siano gli sviluppi della partecipazione alla missione ONU e se non ritenga di dover intervenire attraverso iniziative di cooperazione internazionale al fine di tutelare la popolazione civile e arginare i rischi che le submunizioni inesplose provocano a uomini, donne e bambini. (4-18148)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BORDO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   l'Agenzia delle entrate ha disposto la chiusura di 17 uffici territoriali, compreso quello attualmente ubicato a Lucera (provincia di Foggia);
   tale scelta, come si legge nel provvedimento, è motivata dal fatto che anche presso l'ufficio di Lucera ci sarebbero «carichi di lavoro esigui per i quali non si giustificano gli oneri connessi al suo funzionamento»;
   l'ufficio territoriale di Lucera ha invece costantemente raggiunto il budget di lavoro assegnato, prestando assistenza ai contribuenti residenti nei comuni di: Lucera, Troia, Celle San Vito, Faeto, Castelluccio Valmaggiore, Alberona, Biccari, Celenza Valfortore, Carlantino, Castelnuovo della Daunia, Casalnuovo Monterotaro, Casalvecchio di Puglia, Motta Montecorvino, Pietra Montecorvino, Roseto Valfortore, Volturara Appula, San Marco La Catola, Volturino;
   l'ufficio Territoriale lucerino è anche un utile, talvolta indispensabile, supporto per gli uffici della procura della Repubblica di Lucera, che opera in un'area in cui è elevata la penetrazione della criminalità organizzata anche nel tessuto economico;
   le attività dell'Ufficio Territoriale di Lucera possono essere ulteriormente incrementate, anche a vantaggio dell'efficienza dell'ufficio territoriale di Foggia, modificando la ripartizione dei compiti tra gli uffici territoriali, con atto del direttore provinciale, ai sensi dell'articolo 2 della disposizione del direttore dell'Agenzia delle entrate (prot. 2008/l78966 del 27 novembre 2008);
   gli «oneri connessi al funzionamento» dell'ufficio territoriale di Lucera sono da sempre tra i più contenuti, visto che è allocato in una struttura per metà demaniale e per metà comunale;
   l'amministrazione comunale di Lucera ha formalmente espresso la disponibilità a mettere a disposizione gratuitamente i locali che ospitano l'ufficio stesso o ad individuare ulteriori sedi di proprietà o pertinenza comunale qualora l'attuale non rispondesse più alle esigenze dell'Agenzia delle entrate;
   l'Agenzia delle entrate, in alternativa alla chiusura dell'ufficio, potrebbe disporre un servizio di assistenza con l'attivazione di uno sportello con 6 postazioni, scelta che non garantirebbe al contribuente la «tempestività, semplicità e chiarezza nella fruizione dei servizi di informazione e assistenza», perché l'attività di back office verrebbe svolta dall'ufficio di Foggia determinando un allungamento dei tempi;
   la chiusura dell'ufficio territoriale di Lucera, oltre a non favorire la tempestività dell'operato dell'Agenzia delle entrate, avrà riflessi negativi sulle già difficili condizioni operative delle imprese e dei loro organi di assistenza nonché sulla qualità della vita dei contribuenti residenti in un territorio vasto e con ben noti problemi di viabilità e mobilità, trattandosi per il 90 per cento di territorio collinare, contraddicendo uno degli obiettivi dell'Agenzia delle entrate, fissato dalla convenzione 2012-2014 siglata con il Ministero dell'economia e delle finanze, la cui attività è «rivolta a rendere sempre più agevole la fruizione dei servizi offerti ai cittadini»;
   la stessa Agenzia dovrà sostenere maggiori costi derivanti dalla necessità di inviare i propri verificatori nei comuni del circondario del sopprimendo ufficio territoriale, facendoli partire da Foggia o da San Severo invece che da Lucera;
   la Commissione finanze della Camera dei deputati ha approvato, con voto unanime, un emendamento alla legge delega sul riordino degli uffici finanziari in cui si specifica che la riduzione degli uffici territoriali a livello sub-provinciale dovrà avvenire rispettando le esigenze di «adeguato presidio del territorio, a tutela degli interessi erariali» –:
   se e come il Governo intenda intervenire per scongiurare che il provvedimento dell'Agenzia delle entrate, a fronte di nessun risparmio economico, riduca la capacità di fronteggiare con efficacia ed efficienza l'evasione fiscale nel territorio di competenza dell'ufficio territoriale di Lucera, e arrechi un danno all'intera comunità lucerina e dei Monti Dauni, alle imprese dello stesso territorio ed ai lavoratori dell'ufficio territoriale, costretti a patire i disagi economici e fisici connessi al pendolarismo. (5-08150)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GIRLANDA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   in relazione all'annunciata intenzione dell'esecutivo di procedere alla vendita di parte del patrimonio immobiliare dello Stato, il centro studi dell'associazione culturale Destra Civis ha evidenziato come in questa dinamica potrebbe celarsi un danno di natura economica per chi ha affidato i propri risparmi ai prodotti di Poste italiane garantiti dallo Stato;
   l'esigenza di trasparenza in un'operazione che ha come obiettivo l'abbattimento del debito pubblico impone l'esigenza di valutare in ogni singolo dettaglio la fattibilità e la sostenibilità di tale operazione, tanto più in relazione ad un suo eventuale affidamento tramite la Cassa depositi e prestiti;
   dai risultati dello studio emergerebbe, infatti che la vendita dei beni dello Stato potrebbe non avere come riferimento il reale valore di libero mercato, ma potrebbe essere un prezzo di cessione stabilito in pieno conflitto di interesse tra il Governo, proprietario dei beni in vendita, e la Cassa depositi e prestiti, ente controllato dal medesimo Governo, che acquista;
   tale conflitto esporrebbe la transazione ad una grave distorsione aprendo alla possibilità di fissare il valore di cessione dei beni al di sopra del prezzo di mercato, vedendo così indirettamente coinvolto il cittadino, che a sua insaputa, potrebbe vedere utilizzata la liquidità depositata presso le Poste Italiane, per legge veicolata in Cassa depositi e prestiti per la gestione, per l'acquisto di beni dello Stato ad un prezzo superiore al loro valore effettivo –:
   se quanto segnalato in premessa corrisponda al vero con riferimento all'analisi condotta dall'associazione Destra Civis e soprattutto in relazione all'intenzione di coinvolgere in questa operazione la Cassa depositi e prestiti, con le conseguenze che da ciò possono derivare in relazione alla legislazione vigente. (4-18142)


   BORGHESI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   la procura di Napoli ha emesso sette avvisi di garanzia nei confronti di altrettanti ufficiali della Guardia di Finanza nell'ambito di un'inchiesta sulle auto delle Fiamme gialle messe a disposizione di un parlamentare con ipotesi di peculato, falso ideologico e falso commesso da pubblico ufficiale;
   inviti a presentarsi sono stati emessi nei confronti di ufficiali e sottufficiali della Guardia di Finanza che hanno ricevuto gli «avvisi» per l'impiego di auto e uomini «per scopi privati e estranei a quelli di istituto ovvero espressione di attività istituzionale»;
   gli ufficiali indagati avrebbero disposto indebitamente il servizio di accompagnamento per un deputato, «senza che ne avesse alcun titolo», espletando inoltre «sovente e in modo non saltuario il servizio di accompagnamento di componenti della famiglia di questo nonché delle amiche dello stesso, in luoghi e per fini esclusivamente privati» –:
   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti;
   quali provvedimenti immediati intenda assumere nei confronti degli ufficiali, specie considerato il ruolo di assoluta delicatezza che uno di questi riveste in qualità di vicedirettore dell'Aisi, il servizio segreto che si occupa di sicurezza interna, in attesa del procedimento della magistratura in corso. (4-18160)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PILI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   nelle due ultime settimane, in almeno quattro contingenti, sono stati dislocati nel carcere di Tempio Nuchis 24 mafiosi e camorristi con pene variabili tra l'ergastolo e i 20 anni di carcere;
   si tratta di uno «sbarco» di mafiosi e camorristi senza precedenti nell'isola;
   il trasferimento è avvenuto in gran segreto e compiuto in meno di tre giorni nel luogo dove erano meno attesi, il carcere di Tempio Nuchis;
   si è trattato di un vero e proprio blitz che conferma il progetto scellerato del ministero della giustizia di trasformare la Sardegna in vero e proprio circuito penitenziario destinato a mafiosi e camorristi;
   i tentativi dei responsabili del Ministero di minimizzare questa grave decisione ad avviso dell'interrogante goffi sono sinonimo di prevaricazione, scarsa conoscenza delle più elementari regole di corrette relazioni tra istituzioni e di gestione di scelte così delicate senza alcuna condivisione con il territorio circostante;
   sottovalutare tale situazione è scelta irresponsabile che necessita una mobilitazione istituzionale in grado di fermare questa decisione così lesiva dell'autonomia regionale;
   un trasferimento di detenuti mafiosi e camorristi tutti reclusi in alta sicurezza 3 per la Sardegna un pericolo rilevante per infiltrazioni mafiose e camorriste, che considerati i numeri e i detenuti trasferiti sono molto di più di un pericolo;
   tale grave situazione è stata personalmente riscontrata dal sottoscritto interrogante in una visita ispettiva nella giornata di domenica 14 ottobre, tra le ore 18 e le 20.30;
   nel carcere di Tempio Nuchis nella giornata di sabato 13 si è registrato l'ennesimo trasferimento di altri sei detenuti mafiosi provenienti dal carcere di Opera – Milano;
   in poco meno di quindici giorni sono già arrivati 24 detenuti pericolosissimi, condannati per mafia e camorra, 5 ergastolani, altri con pene tra i 48 anni e i 25 anni di carcere;
   si tratta di una vera e propria calata di detenuti mafiosi e camorristi nell'isola;
   l'azione del Ministero è stata compiuta nel più totale silenzio con trasferimenti a gruppi di 4 o sei dai carceri di Opera di Milano, di Santa Maria Capua Vetere, di Lanciano e Benevento;
   le modalità e i tempi lasciano intendere si tratti di una strategia pianificata per trasferire in Sardegna i detenuti con le pene maggiori legate a mafia, camorra e traffico internazionale di droga;
   si tratta di una scelta in totale contrasto con tutte le linee guida legate alla regionalizzazione della pena detentiva e che va ad incidere in maniera devastante sul tessuto sociale esterno al carcere;
   all'interno del carcere, nonostante le carenze d'organico ancora rilevanti, il personale penitenziario e lo stesso comando riescono a sopperire con professionalità e abnegazione, all'esterno il rischio di infiltrazioni è gravissimo così come si evince da tutti i rapporti dello stesso Ministero su questa tipologia di detenuti;
   nel carcere di tempio Nuchis sarebbero previsti in totale altri 46 mafiosi e camorristi considerato che la struttura trasformata in alta sicurezza ha a disposizione 70 posti;
   questo trasferimento di detenuti si configura come la realizzazione al carcere di Nuchis di una vera e propria testa di ponte per il trasferimento in terra sarda di così tanti mafiosi;
   tale situazione risulta insostenibile proprio perché non solo non era prevista ma per le modalità con le quali è avvenuta omettendola alle istituzioni locali e regionali;
   si conferma una drammatica previsione di qualche mese fa con l'obiettivo del ministero di trasferire nell'isola i personaggi più pericolosi pensando di utilizzare le nuove carceri per alleggerire quelle del resto del Paese, ignorando il fatto che tutte le carceri sarde hanno detenuti in quantità quasi doppia rispetto a quelle previste dalla capienza;
   con questa decisione gravissima non solo non si vogliono ottimizzare le carceri esistenti ma si tenta da subito di rendere sovraffollate le nuove con detenuti pericolosi all'interno e soprattutto per l'esterno;
   i reati per i quali scontano la pena i detenuti appena arrivati sono di una gravità inaudita e non si può giustificare in alcun modo una tale concentrazione di tali personaggi in una realtà come la Sardegna;
   il quadro che si prospetta è di una gravità inaudita: 70 detenuti mafiosi nel carcere di Tempio a cui si dovranno sommare quelli preannunciati a Massama, 125, ed oltre 300 prossimi 41-bis destinati alle carceri di Nuoro, Sassari e Cagliari;
   un quantitativo di mafiosi di 500 unità che rischia di stravolgere lo stato sociale e la sicurezza dell'isola;
   tale piano deve essere fermato perché si tratta di un carico detentivo che non può essere concentrato in un'unica regione –:
   se non ritenga di dover bloccare qualsiasi trasferimento in Sardegna di detenuti legati alle organizzazioni criminali mafia, camorra e ’ndrangheta proprio in virtù del principio di regionalizzazione della pena detentiva;
   se non ritenga di dover impedire una siffatta concentrazione di detenuti legati alle suddette organizzazioni malavitose in Sardegna;
   se non ritenga di dover sottoporre alle autorità regionali il piano di utilizzo del sistema carcerario sardo al fine di valutarne la congruità con le implicazioni sociali prima di tutto;
   se non ritenga di dover preventivamente rendere compatibile la nuova organizzazione carceraria sarda con l'esigenza di riportare a regime tutte le strutture sarde ripristinando i livelli di capienza evitando il ricorso ai parametri insostenibili della tollerabilità;
   se non ritenga di dover attuare tutte le norme vigenti che favoriscono e inducono alla territorializzazione della detenzione;
   se non ritenga di dover dar corso ad uno specifico interpello al fine di coprire i posti in organico nelle strutture penitenziarie sarde con il trasferimento in Sardegna di tutte le professionalità sarde dislocate nelle strutture carcerarie del resto del Paese. (5-08145)


   MELIS, CALVISI, FADDA, ARTURO MARIO LUIGI PARISI, PES, MARROCU e SCHIRRU. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   è di queste ore la notizia che nelle carceri sarde (Nuchis e Massama in particolare) sta avvenendo un massiccio trasferimento di detenuti condannati per associazione mafiosa; non si tratterebbe di detenuti in regime di 41-bis, ma pur sempre di detenuti condannati per reati di mafia; secondo il quotidiano la Nuova Sardegna ad esempio, «se sinora gli ospiti ad alta irradiazione mafiosa del carcere di Nuchis sono soltanto 24, prima di Natale diventeranno settanta»;
   secondo notizie di fonte sindacale interna pure riportate dal citato quotidiano a Nuchis, carcere di recente apertura nel quale sarebbero in atto i trasferimenti «mancano direttori, ispettori, sovrintendenti, sottufficiali; non esistono quadri dirigenti, tranne un vice commissario e due sovrintendenti, uno dei quali in applicazione dal carcere di Sanremo; mancano gli educatori, il personale amministrativo, i paramedici, che dovrebbero essere 40, mentre in servizio ci sono solo due infermieri, siciliani». Inoltre, a sorvegliare 150 detenuti, in luogo dei 140 agenti di custodia in organico (più 10 tra ispettori, sovrintendenti e sottufficiali) attualmente figurano realmente in servizio solo 96 agenti, e manca il nucleo traduzioni, indispensabile per garantire la sicurezza nel trasferimento di detenuti di fascia As3, la terza per pericolosità;
   in una intervista rilasciata in queste ore a Sardinia Post il sociologo Pino Arlacchi, dal 2009 direttore generale e capo della delegazione italiana dell’International forum on crime and, criminal law in the Global Era, ha dichiarato: «I mafiosi nelle carceri sarde? È una scelta dissennata. Sul piano tecnico e anche sul piano politico». Secondo Arlacchi «i detenuti legati alla criminalità organizzata non vanno mai concentrati ma, al contrario, vanno disseminati. (...) Metterli nello stesso territorio, per giunta in piccole carceri, significa – sono le sue parole testuali – proprio andare a cercarsela». Secondo Arlacchi «I contatti, gli scambi, il travaso di conoscenze renderebbe questi personaggi ancor più pericolosi di quel che sono in un ambiente carcerario perennemente sotto-organico e in un ambiente esterno poco allenato a riconoscere i rischi di infiltrazioni sul territorio, attraverso le continue visite dei parenti che, come dimostrano autorevoli studi, tendono ad insediare porzioni di attività, legali e illegali, nei luoghi di soggiorno dei familiari detenuti»;
   esistono del resto precedenti concreti, risalenti agli anni ottanta, che sconsigliano qualunque consistente concentrazione di detenuti di mafia o criminalità organizzata in Sardegna, regione nella quale il «contagio» mafioso e poi anche quello terroristico crearono in passato le premesse di fatti tragicamente sanguinosi ancora vivi nella memoria popolare;
   tali argomenti, più volte evocati anche nel dibattito parlamentare recente, dovrebbero sconsigliare i massicci trasferimenti in atto, pure in presenza di una rinnovata disponibilità di spazi carcerari derivante dalla recente apertura del carcere di Nuchis (Tempio), dall'allargamento di Badu e’ Carros (del cui nuovo braccio, per altro, la allora Sottosegretaria alla giustizia Elisabetta Alberti Casellati escluse trattarsi di struttura adatta ai 41-bis o a detenuti assoggettati a regime di alta sicurezza) e dalla prossima apertura di Bancali (Sassari) –:
   quali siano le reali dimensioni dei trasferimenti recenti in carceri sarde di detenuti appartenenti alla mafia o alla grande criminalità organizzata, sottoposti a regime di 41-bis o comunque a misure di alta sicurezza, e quali quelli eventualmente in programma nei prossimi mesi;
   quale sia la distribuzione di detenuti ad alta pericolosità come quelli citati sul complesso delle carceri italiane e in quale proporzione essi siano o stiano per essere concentrati preferibilmente in quelle sarde;
   se, d'intesa con il Ministero dell'interno, si siano predisposte sul territorio sardo adeguate misure, e eventualmente quali, per evitare che la presenza di tali carcerati crei (come avvenne nel passato) determini attorno alle carceri sarde presenze stabili di parenti, amici, eventualmente correligionari dei carcerati.
(5-08151)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto riportato da pressoché tutte le agenzie di stampa il 15 ottobre 2012, Pietro Ribisi, 61 anni, di Palma di Montechiaro (Agrigento), condannato all'ergastolo per l'omicidio del giudice Antonino Saetta, si sarebbe suicidato nel carcere di Cerinola, nel casertano;
   il segretario generale del sindacato autonomo della polizia penitenziaria (Sappe), riferisce che il detenuto si sarebbe impiccato nella sua cella giovedì 11 ottobre;
   sulla vicenda, Nicolò Ribisi, figlio del detenuto ha rilasciato la seguente dichiarazione: «Mio padre ha trascorso 20 anni in carcere di cui 11 col regime del 41-bis. Non aveva motivo di suicidarsi proprio ora che poteva sperare in qualche beneficio. Anzi per me potrebbe essere stato ucciso. È stata aperta un'inchiesta che non è stata archiviata. Dire che si è suicidato è quantomeno un anticipazione del risultato investigativo che ancora non c’è. Mio padre non stava bene. Non riusciva a dormire. L'ho visto martedì scorso. Avevamo chiesto di farlo trasferire in un penitenziario con annesso ospedale ma giovedì è morto. Il pubblico ministero ha sequestrato la cella e tutti gli effetti personali di mio padre. Dicono che si è impiccato. Ma ho visto il suo collo dopo che ci hanno riconsegnato la salma: ha un segno che va verso il basso non verso l'alto. E ha le dita della mano sinistra nere come se avesse tentato di impedire che lo strangolassero»;
   secondo quanto riferito dal sindacato di polizia penitenziaria OSPAPP, il 13 ottobre 2012 un detenuto comune di 28 anni si è tolto la vita impiccandosi nel reparto Avellino del carcere Poggioreale di Napoli;
   inoltre rimangono ancora «da accertare» secondo gli inquirenti, le cause della morte di un detenuto tunisino avvenuta martedì 9 ottobre 2012 nel carcere di Busto Arsizio: il cappio, lo sgabello, la testa quasi staccata non sono bastati per definirlo come «suicidio», secondo quanto riferito da Ristretti Orizzonti –:
   quale sia l'esatta dinamica dei suicidi indicati in premessa;
   se e quali fossero le misure di prevenzione e/o cautela che la direzione dell'istituto di pena aveva attivato nei confronti dei detenuti trovati privi di vita all'interno delle loro celle;
   per quali motivi i detenuti in questione non fossero guardati a vista;
   se prima dei tragici eventi i detenuti avessero avuto colloqui con lo psicologo;
   se nel caso di specie non intenda avviare una indagine amministrativa interna al fine di appurare se non siano ravvisabili profili di responsabilità disciplinare in capo al personale penitenziario tenuto alla custodia dei detenuti indicati in premessa;
   se non si ritenga oramai indifferibile riferire sulla reale consistenza del fenomeno delle morti in carcere, nei centri di identificazione ed espulsione (CIE) e in tutti gli altri luoghi di privazione della libertà, in modo che possano essere concretamente distinti i suicidi dalle morti per cause naturali e da quelle, invece, avvenute per cause sospette. (4-18128)


   LUSSANA e MONTAGNOLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   l'Associazione Amici dei bambini Onlus, ha trasmesso a codesto Ministero in data 24 febbraio 2011, atto di diffida stragiudiziale ai sensi dell'articolo 3 della legge n. 198 del 2009 al fine di ottenere l'adozione di tutti gli atti necessari per la realizzazione della banca dati dei minori adottabili e delle coppie disponibili all'adozione prevista dall'articolo 40, comma 1, della legge n. 149 del 2001 e dai decreti ministeriali numeri 91 e 15025 del 2004;
   in particolare il Ministero della giustizia aveva l'obbligo di realizzare e attivare la banca dati in parola, ai sensi dell'articolo 40 della legge n. 149 del 2001, entro 180 giorni dall'entrata in vigore della legge medesima. Con decreto ministeriale n. 91 del 2004 è stato adottato il regolamento recante le modalità attuative della banca dati, mentre con decreto ministeriale n. 15025 del 2004 sono state adottate le regole procedurali per l'attivazione della banca dati, prevedendo che la stessa sia preceduta da un decreto dirigenziale che ne accerti l'installazione e l'idoneità dello strumento e del sistema di autorizzazione unitamente alla funzionalità dei servizi di comunicazione;
   ai sensi dell'articolo 1 del decreto legislativo n. 198 del 2009 l'azione di efficienza delle pubbliche amministrazioni non risulta in alcun modo subordinata all'adozione di atti attuativi, nella forma dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, nelle ipotesi in cui il legislatore abbia già delineato il comportamento esigibile da parte dell'amministrazione, come è nel caso in esame, poiché è lamentata l'omissione o la tardiva emanazione di atti amministrativi generali obbligatori non aventi contenuto normativo;
   il Ministero della giustizia è stato condannato giusta sentenza del TAR Lazio, sez. I, del 4 luglio 2012, depositata il 1o ottobre 2012, n. 370 a costituire e realizzare entro 90 giorni dalla comunicazione o notificazione della sentenza citata la banca dati dei minori adottabili e delle coppie disponibili all'adozione ex articolo 40 della legge 149 del 2001 –:
   quali immediate azioni positive, anche attraverso interventi urgenti, intenda adottare codesto Ministero in intestazione ai fini di adempiere, in primo luogo, alla sentenza sopra richiamata, e in secondo poi sanare la provocata lesione diretta, concreta ed attuale di interessi giuridicamente rilevanti ed omogenei di una pluralità di utenti e consumatori. (4-18152)


   BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   il 2 novembre 2011, il Consiglio superiore della magistratura nominava il dottor Giovanni Salvi capo della procura di Catania;
   due magistrati, aspiranti di primo piano all'incarico di vertice della procura etnea – ossia il dottor Giovanni Tinebra (già procuratore generale), e il sostituto procuratore dottor Giuseppe Gennaro – non condividevano la scelta dell'organo di autogoverno della magistratura, e quindi presentavano ricorso al tribunale amministrativo regionale;
   in particolare il dottor Tinebra ed il dottor Gennaro contestavano la precedente decisione del Consiglio superiore della magistratura di far ritornare in commissione la pratica con la quale il dottor Giovanni Salvi era già stato designato procuratore aggiunto presso il tribunale di Milano. Allo stesso tempo il dottor Gennaro contestava la mancata competenza in materia di inchiesta di mafia del dottor Salvi;
   il tribunale amministrativo regionale accoglieva i ricorsi dei procuratori Tinebra e Gennaro scrivendo nella sentenza: «La scelta di Salvi nonostante i suoi rilevantissimi limiti alla sua esperienza non trova in atti adeguata giustificazione»;
   il dottor Giovanni Tinebra, attualmente procuratore generale presso la corte di appello di Catania, rientra tra gli aspiranti al ruolo di procuratore capo della procura etnea ed è uno dei grandi favoriti – sia per motivi di anzianità di servizio, che per i titoli di cui lo stesso è in possesso – ad essere nominato dal Consiglio superiore della magistratura a tale incarico;
   il dottor Tinebra, citato a comparire in qualità di teste per il 26 gennaio 2010 nel procedimento penale RGNR 15776/07 allora in corso presso la IV sezione penale del tribunale di Palermo, ha inviato una nota (datata 19 gennaio 2010) al sostituto procuratore della Repubblica, dottor Nino Di Matteo e al presidente del tribunale nella quale è dato leggere quanto segue: «Con riferimento alla citazione in oggetto rappresento subito alle SS.VV. Ill.me la mia più totale ed incondizionata disponibilità a conformarmi alle Loro determinazioni. Non posso però sottacere la difficoltà a conformarmi alla detta data in dipendenza dell'imminenza dell'inaugurazione del nuovo Anno Giudiziario, adempimento che mi vede pesantemente e direttamente coinvolto nella sua organizzazione e celebrazione, anche in relazione alle mie condizioni di salute. Inoltre, e soprattutto, rappresento che le mie condizioni, così come descritte nella certificazione che allego, consiglierebbero di soprassedere dall'esecuzione dell'incombente in oggetto; e ciò sia in relazione alla stancabilità di cui sono affetto ed alla non sempre brillante memoria di cui dispongo, sia in relazione alla scarsa coordinazione dell'attività fisica che mi affligge, scarsa coordinazione che mi comporta spesso reazioni emozionali assolutamente spropositate (circostanza questa che potrebbe viziare il giudizio di eventuali osservatori). Mi permetto pertanto di rassegnare alle Loro Signorie istanza di soprassedere all'incombente in oggetto»;
   alla predetta missiva è allegato un certificato medico rilasciato in data 20 gennaio 2010 dal dottor Erminio Costanzo dell'azienda ospedaliera «Cannizzaro» di Catania nel quale si attesta che «il dottor Giovanni Tinebra è affetto da “sindrome parkinsoniana” con tremore a riposo agli arti superiori (sinistro e destro), apofonia con bradilalia. Tale situazione clinica (aspetto motorio) e il marcato riverbero neuro-vegetativo (sudorazione improvvisa e rash cutaneo eccetera) oltre ad un disagio psicologico di base si accentua nei momenti di stress arrivando talvolta a rallentare il flusso ideico e il rashival mnesico»;
   ed invero, come si apprende da fonti di stampa, il dottor Tinebra risulta essere legato da forti rapporti di amicizia con grossi nomi dell'imprenditoria catanese e romana, da Ciancio a Caltagirone, tutti personaggi titolari di grossi interessi tuttora oggetto di inchieste aperte dalla stessa procura di Catania e affidate al sostituto procuratore Giuseppe Gennaro, come quella sui parcheggi o quella sul risanamento del vecchio quartiere San Berillo con progetto dell'architetto Fuksas, un investimento da centinaia di milioni di euro nel quale è interessato il gruppo Acquamarcia. Peraltro, proprio agli atti di una di queste inchieste, pare vi sia un'intercettazione telefonica in cui alcuni di questi imprenditori catanesi si augurano che a capo della procura di Catania venga nominato proprio il dottor Giovanni Tinebra;
   stando a quanto riportato da Report-time di Corriere.it, il magistrato Tinebra avrebbe cercato di garantirsi la poltrona di procuratore capo di Catania chiedendo aiuto all'amico Massimo Ponzellini, oggi agli arresti domiciliari perché accusato – con il braccio destro Cannalire – di aver favorito con finanziamenti amici e politici;
   secondo quanto emerso dall'inchiesta di Report, Ponzellini riuscirebbe anche a condizionare i voti del Consiglio superiore della magistratura chiedendo ad un autorevole esponente della Lega Nord di intervenire a favore del magistrato Tinebra. In tal modo il procuratore generale di Catania avrebbe ottenuto l'appoggio di un membro laico della Lega Nord all'interno dell'organo di autogoverno della magistratura, il professore Ettore Adalberto Albertoni;
   secondo il quotidiano online www.linkiesta.it «Oggi Tinebra risponde alle “rivelazioni” apparse sui giornali e su Report-time di Corriere.it minimizzando: “Che male ci poteva essere a rivolgersi a un banchiere come Ponzellini stimato da tutti? Lo ripeto, io non sapevo come fare per bloccare le voci infondate sul mio conto. E parlavo con tutti. Sapevo che Ponzellini era bene accetto in alcuni ambienti del Csm. Ma non era una raccomandazione ovviamente, era un modo per far capire quali titoli avevo. E li avevo. Tanto che adesso ho vinto al Tar...». E poi spiega sull'assenza al processo Mori: «La richiesta da me fatta per il processo Mori era una istanza di rinvio non di annullamento della testimonianza. Chiedevo solo di “soprassedere”, come scrissi, per una temporanea indisposizione. Nessuna contraddizione quindi fra l'aspirazione a un incarico che ritenevo legittimo ricoprire e quella richiesta di rinvio oggi riproposta in modo strumentale per danneggiarmi»;
   a giudizio degli interroganti anche le dichiarazioni sopra riportate dello stesso dottor Tinebra non sono affatto tranquillizzanti circa la sua idoneità a ricoprire il delicato incarico di procuratore capo della procura di Catania non solo per la spregiudicata attività di pressione da lui esercitata sul CSM ma anche per la sdrammatizzazione in merito alla sua mancata presenza come teste al processo Mori, giustificata derubricando la «sindrome parkinsoniana» ad una «banale indisposizione»;
   i motivi sopra indicati ad avviso degli interroganti non rendono consigliabile e/o opportuna la nomina del dottor Giovanni Tinebra al posto di procuratore capo della procura di Catania, così come peraltro illustrato nell'atto di sindacato ispettivo n. 4-11108 al quale il Governo – nonostante i numerosi solleciti – non ha ritenuto di dover rispondere in tempi congrui, cioè prima della nomina del dottor Salvi a procuratore capo di Catania –:
   se il Ministro interrogato, laddove il Consiglio superiore della magistratura dovesse deliberare positivamente circa la nomina del dottor Giovanni Tinebra a capo della procura di Catania, non ritenga di dover tener conto, nell'esprimere il concerto, dell'inopportunità della detta nomina per tutti i motivi illustrati in premessa. (4-18155)


   RENATO FARINA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   l'interpellante ha domandato al dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (DAP) di poter accedere ai dati relativi alle visite effettuate agli istituti di pena ex articolo 67 O.P. e alle relative relazioni di servizio;
   a questa richiesta è pervenuta la risposta dal capo dipartimento in questi termini: «... le sue richieste dei dati ...non possono essere accolte. Trattasi di informazioni che questo dipartimento non è tenuto a fornire. Ove venga segnalato un proporzionato interesse pubblico – peraltro non specificato nella Sua richiesta – potrà essere dato corso alla proporzionata comunicazione. Reputo che tale interesse, peraltro, vada valutato dalla sede ministeriale, vertendo la materia sull'esercizio di prerogative parlamentari»;
   il sottoscritto interrogante ha inviato in data odierna una lettera al Ministro della giustizia per chiarimenti in merito alla risposta ricevuta;
   dopo il Corriere della Sera e l'Espresso (atto 4-17467) anche il Mattino di Napoli è stato in grado di riprodurre estratti di queste relazioni su colloqui tenuti da altri deputati con detenuti, e non è chiaro all'interrogante attraverso quali vie abbiano potuto e se questo – in base a quanto scritto dal direttore del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria – costituisca o meno un illecito (si vedano allegati) –:
   quali siano le regole a cui fa riferimento il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e a quali disposizioni si riferiscano;
   se siano in corso indagini interne per ricostruire questi passaggi e che risultati eventualmente abbiano dato. (4-18156)


   RENATO FARINA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   l'inquinamento della competizione democratica in Lombardia, di qualunque entità esso sia stato, da parte di strutture criminali e in particolare della ’ndrangheta è un fenomeno gravissimo;
   i fatti emersi dalle indagini sui rapporti tra l'assessore regionale Zambetti e boss delle ’ndrine disegnano uno scenario che sarebbe irresponsabile minimizzare;
   il lavoro della magistratura inquirente merita il massimo sostegno;
   sul Corriere della Sera del 15 ottobre, Luigi Ferrarella segnala come la richiesta di arresto da parte della Procura nei confronti di Zambetti sia datato 8 novembre 2011, e spiega il dilatarsi dei tempi – con evidenti conseguenze sia per la sicurezza delle persone comunque coinvolte, sia del precipitare della situazione politica – in questi termini: «Il difensore (di Zambetti, avvocato Cusumano, ndr) aggiunge una sua impressione: Se per mera ipotesi Zambetti, che è stato sindaco di Casina dé Pecchi e non di New York, fosse stato un debole, un non coraggioso, e magari avesse avuto paura, penso che chi lo stava controllando avrebbe dovuto aiutarlo, non lasciarlo in mano a persone sicuramente più scaltre e determinate, che ha immaginato potessero fare del male alla sua famiglia. Senza fare polemiche, mi chiedo però perché, se la Procura aveva chiesto un anno fa i 20 arresti e pensava che gli ’ndranghetisti avessero eletto un loro uomo in Regione, si sia lasciato l'assessore esposto a queste persone, anche con il rischio che in ipotesi portasse avanti i loro progetti». Continua il Corriere della Sera: «Molti avvocati hanno infatti notato nelle carte che la richiesta di arresto formulata dai pubblici ministeri all'ufficio del Gip è dell'8 novembre 2011. Come ogni richiesta di cattura, anche questa ebbe una assegnazione automatica, e andò a un gip che però di lì a poco incorse in grossi problemi di gestione del proprio ufficio, tali da impedirgli persino di depositare le motivazioni delle sentenze di molti processi che pure aveva già celebrato. Per consentire al giudice (sottoposto a inevitabile procedimento disciplinare) di superare questo blocco e concentrarsi solo sul deposito delle sentenze in lista d'attesa, l'ufficio gip procedette alla rassegnazione di tutti i suoi altri fascicoli in indagini preliminari, tra cui questo che prima dell'estate finì a un altro giudice, da poco arrivato dal tribunale di Torino»;
   su Repubblica del 15 ottobre, a firma Curzio Maltese, appare questa singolare rivelazione la cui fonte è un magistrato: (a proposito di infiltrazioni in regione Lombardia, ndr) l'inchiesta sulla ’ndrangheta «è avviata verso risultati devastanti. Fra un mese o due, ci assicura un magistrato, i voti comprati da Zambetti si ridurranno a un episodio minore, quasi pittoresco»;
   il buon andamento della giustizia non appare all'interrogante compatibile con ritardi così gravi e alla fine pericolosi e come si spieghino;
   le supposte rivelazioni del magistrato a Repubblica sembrano all'interrogante poco compatibili con un corretto rapporto tra magistratura e informazione –:
   se non ritenga in relazione ai fatti descritti in premessa di ordinare un'ispezione ai fini dell'esercizio dei poteri di competenza. (4-18158)


   TOTO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   il settore carcerario è da tempo interessato da un grave stato di emergenza, anche formalmente dichiarati dal Governo con i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, rispettivamente, 13 gennaio 2010, 11 gennaio 2011 e 23 dicembre 2011 che ne esplicitano la causa, in particolare, nel sovraffollamento degli istituti penitenziari disponibili sul territorio nazionale;
   il decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, recante «Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini nonché misure di rafforzamento patrimoniale delle imprese del settore bancario», cosiddetto «spending review», all'articolo 2, comma 1, ha disposto la riduzione delle dotazioni organiche delle pubbliche amministrazioni in misura, rispettivamente: a) non inferiore al 20 per cento di quelli esistenti, con riguardo agli uffici dirigenziali, di livello generale e di livello non generale, e alle relative piante organiche, per entrambe le tipologie di uffici e per ciascuna dotazione; b) non inferiore al 10 per cento della spesa complessiva relativa al numero dei posti di organico del personale non dirigenziale;
   il successivo comma 7 dispone, tuttavia, che «Sono escluse dalla riduzione del comma 1 le strutture e il personale del comparto sicurezza...», facendo, dunque, salve le dotazioni organiche di detto comparto;
   la 2a Commissione permanente giustizia del Senato della Repubblica nell'esprimere, per quanto di competenza, il proprio parere favorevole al provvedimento testé citato aveva apposto tra le condizioni, quella che «dalla riduzione delle dotazioni organiche delle pubbliche amministrazioni sia esentato il personale degli uffici centrali di amministrazione della giurisdizione, tenuto conto dell'incidenza che su di essi hanno già avuto i tagli lineari realizzati dal precedente esecutivo; in particolare si ritiene necessario che siano esclusi dall'ambito di applicazione dell'articolo 2, il personale degli uffici del ministero della giustizia, del dipartimento della giustizia minorile e il personale amministrativo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria» (resoconto sommario n. 333 del 24 luglio 2012 della 2a Commissione permanente giustizia del Senato della Repubblica);
   il capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, a sua volta, come fu comunicato alle organizzazioni sindacali con nota GDAP-0276479-2012 del 25 luglio 2012, rappresentò al Ministro della giustizia la preoccupazione del per gli effetti perniciosi di eventuali tagli di organico sull'organizzazione dell'amministrazione, in particolare precisando che un ulteriore riduzione di personale rischierebbe di compromettere la tenuta del sistema penitenziario e sottolineando che l'esecuzione della pena e delle misure cautelari detentive contribuisce a garantire l'ordine e la sicurezza pubblici, in tal senso costituendo il sistema penitenziario nel suo insieme un'articolazione della complessiva struttura di sicurezza dello Stato;
   al personale della carriera dirigenziale penitenziaria, istituita con legge 27 luglio 2005, n. 154 e il cui ordinamento è fissato dal decreto legislativo 15 febbraio 2006, n. 63, del ruolo di istituto penitenziario e di esecuzione penale esterna, si applica il trattamento giuridico ed economico spettante al personale dirigenziale della polizia di Stato che espleta funzioni di polizia e, difatti, il personale della carriera dirigenziale penitenziaria è destinatario degli assegni una tantum, destinati al personale del comparto sicurezza, per gli anni 2011, 2012 e 2013, in applicazione del decreto del Ministro 17 novembre 2011, adottato ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 27 ottobre 2011, in attuazione dell'articolo 8, comma 11-bis, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, nonché dell'articolo 1 del decreto-legge 26 marzo 2011, n. 27, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 maggio 2011, n. 74;
   in capo al direttore di istituto penitenziario tali compiti discendono, dall'ordinamento penitenziario e dal regolamento di esecuzione, valga esemplificativamente la citazione dell'articolo 2, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 2000, n. 230 che recita: «1. L'ordine e la disciplina negli istituti penitenziari garantiscono la sicurezza che costituisce la condizione per la realizzazione delle finalità del trattamento dei detenuti è degli internati. Il direttore dell'istituto assicura il mantenimento della sicurezza e del rispetto, delle regole avvalendosi del personale penitenziario secondo le rispettive competenze»; ancora, dal decreto legislativo 15 febbraio 2006, n. 63, funzioni di garanzia dell'ordine e della sicurezza per le quali si avvale del personale di polizia penitenziaria, essendone superiore gerarchico; così come analoghe funzioni di garanzia dell'ordine e della sicurezza svolge il restante personale della carriera dirigenziale penitenziaria, al quale, ai sensi del decreto legislativo n. 63/2006, sono attribuiti anche gli altri incarichi di cui all'articolo 9, comma 1, della legge 15 dicembre 1990, n. 395 recante «Ordinamento del Corpo di polizia penitenziaria»;
   in tempi alquanto brevi, per effetto della sola riduzione di unità di personale della carriera dirigenziale penitenziaria del ruolo di istituto penitenziario e di esecuzione penale esterna conseguente alla collocazione a riposo, senza sostituzioni, di coloro che ne maturano di volta in volta i requisiti, considerando che l'ultima immissione in ruolo di detto personale risale a quindici anni or sono, ossia all'anno 1997, il già assolutamente inadeguato e drammaticamente insufficiente numero di dirigenti penitenziari, complessivamente in numero di 392 unità alla data del 31 maggio 2012, come reso noto dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria alle organizzazioni sindacali con nota GDAP-0209573-2012 del 31 maggio 2012, determinerà l'impossibilità gestionale delle carceri e degli uffici di esecuzione penale esterna;
   le riduzioni già previste ma non ancora attuate ai sensi del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, determinerebbero una dotazione organica pari a 343 dirigenti penitenziari, con un loro esubero di 20 unità, talché l'applicazione dell'ulteriore riduzione per effetto delle previsioni del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, comporterebbe un organico di soli 20 dirigenti generali e 274 dirigenti penitenziari, del ruolo di direttore di istituto penitenziario e del ruolo di esecuzione penale esterna;
   l'Assemblea della Camera dei deputati, nella seduta 678 del 7 agosto 2012, ha approvato l'ordine del giorno n. 9/5389/53 che «impegna il Governo: a valutare l'opportunità, nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica, di interpretare l'articolo 2, comma 7, del decreto-legge 95/2012 nel senso che sono esclusi dalla riduzione di cui al comma 1 del medesimo articolo anche i dirigenti penitenziari ed in tal senso interpretare la deroga prevista per le forze di polizia già dal precedete provvedimento normativo (articolo 1, comma 5, decreto-legge n. 138/2011) che non ha trovato attuazione». L'ordine del giorno, con parere favorevole del Sottosegretario di Stato Gianfranco Polillo, è stato accolto dal Governo. Ritiene l'interrogante che esso, in quanto promana dal legislatore medesimo, costituisca atto di interpretazione autentica della norma alla quale si riferisce; inoltre, in quanto approvato e accolto dal Governo è atto politicamente vincolante per l'Esecutivo;
   il sindacato dei direttori penitenziari (Si.Di.Pe.), la maggiore organizzazione sindacale della categoria, ha, a sua volta, ripetutamente espresso sia al Ministro della giustizia sia ai vertici del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria la forte preoccupazione per le gravissime conseguenze che l'applicazione all'amministrazione penitenziaria della riduzione delle dotazioni organiche statuite dall'articolo 2, comma 1 del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, determinerebbe sul sistema penitenziario, rappresentando, pertanto, la necessità che il personale della carriera dirigenziale penitenziaria sia escluso dalle richiamate riduzioni, anche in forza dell'attuazione dell'ordine del giorno n. 9/5389/53 approvato dalla Camera dei deputati nella seduta 678 del 7 agosto 2012 scorso e accolto dal Governo –:
   se il Governo, alla luce delle premesse illustrate, in particolare, ad avviso dell'interrogante, della pacifica appartenenza al comparto sicurezza del personale della carriera dirigenziale penitenziaria, anche alla stregua del trattamento giuridico ed economico al medesimo applicato nonché dei suoi compiti, ruoli e funzioni, la cui natura è propria di quelli del menzionato comparto, non ritenga che per il personale in questione, di cui al decreto legislativo n. 63 del 2006, si applichi, ai sensi dell'articolo 2, comma 7, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, l'esclusione della riduzione delle relative dotazioni organiche;
   se e come il Governo intenda far fronte alla grave carenza di direttori di istituti penitenziari e garantire l'assolvimento dei compiti, delle funzioni e dei ruoli loro propri, atteso che il direttore di un istituto penitenziario è il primo garante dei principi di legalità nell'esecuzione penale, ed è, altresì, il soggetto al quale l'ordinamento demanda il compito di assicurare l'essenziale equilibrio tra le esigenze di sicurezza, penitenziaria e della collettività, e quelle del trattamento rieducativo costituzionalmente instato, delle persone detenute. (4-18159)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:


   IANNACCONE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   il settore marittimo rappresenta un anello trainante dell'intera economia della nostra nazione;
   nelle ultime settimana sono stati indette diverse mobilitazioni di protesta nel settore marittimo che hanno causato enormi disagi in tutta la penisola;
   a monte delle proteste vi sono alcune problematiche che vengono sottaciute ed a cui non si trova la giusta soluzione primo fra tutti il diritto alla salute;
   infatti un recente rapporto del sindacato internazionale ITF ha denunciato un affaticamento sproporzionato per i lavoratori del settore;
   inoltre, cosa ancor più grave, si apprende che, nonostante l'articolo 318, comma primo, del codice di navigazione, gli armatori imbarcano sempre più personale extracomunitario il quale viene sottopagato e soprattutto con lavoro nero cioè senza regolarizzazione contributiva con relativo risparmio economico da parte degli armatori;
   i marittimi extracomunitari non avendo frequentato i previsti corsi, previsti dalla legge, per la sicurezza fanno si che la stessa, venga meno sulla nave, tutto ciò causa continui incidenti bordo che vengono regolarmente occultati;
   altro grave rischio per la sicurezza, è la diversità di lingue che si parla a bordo, che rende impossibile comunicare, proprio come è successo sulla Concordia;
   dal 1998, con la legge 30, l'Italia concede agli armatori una serie di agevolazioni che spaziano dalla deduzione d'imposta all'esonero dal versamento dei contributi previdenziali ed assistenziali, agevolazioni che hanno portato, sempre secondo l'IFT, nelle casse degli armatori utili netti per circa 30 milioni di euro;
   le agevolazioni, però, vengono concesse a patto che vengano rispettati alcuni requisiti così indicati:
    «le navi iscritte al Registro di cui all'articolo 1 del presente decreto provenienti dalle matricole e da registri di cui agli articoli 146 e 148 del codice della navigazione, alla data del 1o gennaio 1988, ovvero quelle ad essere assimilate per accordo con le parti sociali, saranno interamente armate con equipaggi avente requisiti di nazionalità di cui al comma 1 dell'articolo 318 dei codice della navigazione. Tali navi imbarcheranno almeno un allievo ufficiale di coperta ed un allievo ufficiale di macchina;
    le navi iscritte al Registro di cui all'articolo 1 del presente decreto, provenienti dai registri esteri e già locate a scafo nudo ai sensi degli articoli 28 e 29 della legge 14 giugno 1989, n. 234 saranno armate con 6 membri di equipaggio avente requisiti di nazionalità di cui al comma 1 dell'articolo 318 del codice della navigazione. Tra essi dovranno obbligatoriamente esservi il Comandante, il primo Ufficiale di coperta, il Direttore di macchina e il primo ufficiale di macchina. I restanti tre componenti saranno ufficiali o sottufficiali ed almeno un allievo di macchina e uno di coperta»;
   risulta, a quanto si apprende da alcune associazioni di settore, che questi requisiti non vengono rispettati a fronte della concessione, che avviene, delle agevolazioni;
   se tutto ciò venisse confermato ci troveremmo di fronte, quanto meno, ad un mancato controllo da parte degli enti preposti a ciò –:
   quali iniziative intendano mettere in atto per verificare se gli armatori ammessi ai benefìci delle agevolazioni di cui alla richiamata legge 30 del 1988 rispettino i parametri ed i requisiti identificati nella medesima legge;
   chi controlli l'operato della Capitaneria di porto organo preposto al controllo del personale natante;
   nel caso si riscontrassero anomalie, quali iniziative si intendano porre in essere affinché la situazione venga sanata del minor tempo possibile e quali sanzioni intendano applicare agli armatori inadempienti tenendo presente che tra i marittimi italiani la percentuale di disoccupazione a causa di questi esposti, sta raggiungendo delle percentuali preoccupanti pari al 70 per cento circa pur essendo un settore in continua crescita, visto che gli istituti nautici presenti in Italia sono 37 che ogni anno producono 1.700 allievi marittimi, quindi questo è la riprova che i giovani mostrano interesse verso questo settore e queste discipline, al contrario di quello che invece sostengono i sindacati, i quali sostengono e avallano la tesi che i giovani italiani non mostrano alcun interesse al settore. (4-18121)


   REGUZZONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   la linea ferroviaria che effettua il servizio quotidiano da Varese a Milano passando – tra l'altro – per le stazioni di Gallarate (Varese), Busto Arsizio (Varese), Legnano (Milano), Canegrate (Milano), Parabiago (Milano), Vanzago (Milano) e Rho (Milano) costituisce una direttrice fondamentale per il trasporto pubblico lombardo;
   ogni giorno detto servizio ferroviario è usufruito da decine di migliaia di pendolari che non hanno altre alternative valide di mobilità per raggiungere il posto di lavoro o di studenti che si recano nelle università milanesi;
   i disservizi quotidiani e lo stato di carenza infrastrutturale consigliano di prevedere investimenti importanti sia dal punto di vista strutturale, sia dal punto di vista del materiale rotabile –:
   se e quali investimenti siano in corso relativamente alla linea ferroviaria Varese-Milano e alle stazioni di Gallarate (Varese), Busto Arsizio (Varese), Legnano (Milano), Canegrate (Milano), Parabiago (Milano), Vanzago (Milano) e Rho (Milano);
   se e quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere ai fini di migliorare la fruibilità di detto servizio, prevedendo direttamente o favorendo gli enti preposti riguardo investimenti sia dal punto di vista strutturale, sia dal punto di vista del materiale rotabile. (4-18141)


   PILI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   con telex battuto nel primo pomeriggio del 12 ottobre 2012 da Assoclearance sono stati cancellati altri tre voli sulla rotta Cagliari-Milano;
   la cancellazione è di fatto firmata da Meridiana che, con un'azione che all'interrogante appare di tutta evidenza precostituita e concertata sostanzialmente con Alitalia, cancella due voli in partenza da Milano per Cagliari e un volo in partenza da Cagliari per Milano;
   il risultato è l'isolamento più totale: non si potrà più andare e tornare da Milano in giornata;
   si tratta ad avviso dell'interrogante di un vera e propria indebita pressione tesa a introdurre elementi funzionali a condizionare la gara d'appalto per la continuità territoriale da e per la Sardegna;
   Enac e Governo dovrebbero intervenire pesantemente per vietare questi comportamenti lesivi del diritto alla mobilità di una regione insulare e tesi a sfruttare la Sardegna a proprio uso e consumo stagionale; diversamente, si rendono secondo l'interrogante corresponsabili di tale situazione;
   la comunicazione ufficiale di Assoclearance, battuta nel centro coordinamento voli di Linate a fine mattinata è chiara: il volo IG 1500 in partenza da Linate 10.30 e quello IG 1506 delle 20.30 sono cancellati dal 28 ottobre al 30 marzo. Cancellato anche l'IG1501 in partenza da Cagliari per Milano delle 07.00. Avendo Alitalia già cancellato i voli tra Milano e Cagliari resta schedulato un solo volo delle 18.40 in partenza da Cagliari;
   il risultato è chiaro: Cagliari e Sardegna isolati con il nord Italia, impossibile andare e tornare in giornata;
   a giudizio dell'interrogante si tratta di una operazione maldestra con la quale di fatto il controllo dei cieli passa dall'Enac alle compagnie aeree monopoliste della Sardegna che fanno quello che vogliono sulla testa dei sardi;
   si tratta, secondo l'interrogante, di un'operazione apparentemente messa a punto per, ad avviso dell'interrogante, speculare sulla continuità territoriale con la complicità di chi non ha sanzionato le compagnie aeree per le palesi violazioni delle fasce orarie tutte non autorizzate;
   tale fatto si può configurare ad avviso dell'interrogante come un vero e proprio atto di arroganza che mette a repentaglio uno dei più elementari diritti dei sardi, quello alla mobilità;
   su questa vicenda si registrano troppe silenziose complicità e numerose omissioni;
   dopo la denuncia dei giorni scorsi, relativamente alla mancata autorizzazione delle bande orarie per Alitalia, nessuno dei responsabili ha detto niente, né smentendo né confermando la gravità di quei fatti denunciati;
   il blitz descritto è la dimostrazione ancora più evidente di un cartello che ha coperture a tutti i livelli considerato che comunicare un simile ulteriore taglio significa condizionare chi deve predisporre la nuova gara sulla continuità territoriale;
   tali atti vanno censurati sino al ritiro degli slot dedicati alla continuità territoriale considerata l'inadempienza proprio in virtù dell'esistenza di una banda oraria destinata esclusivamente per l'isola alla continuità territoriale;
   si tratta di un diritto naturale, costituzionale, inviolabile che occorre salvaguardare e tutelare con atti urgenti e indifferibili –:
   se non ritenga opportuno e dovuto il ripristino della legalità nell'ambito dell'esercizio delle rotte sottoposte a regime di imposizione dell'onere del servizio pubblico;
   se non ritenga di dover adottare ogni iniziativa di competenza affinché siano sanzionate le compagnie inadempienti rispetto alle regole e al disciplinare della continuità territoriale;
   se non ritenga di dover assumere iniziative per attivare un vero e proprio corridoio aereo tutelato per la continuità territoriale così come indicato nelle norme e disposizioni vigenti;
   se non ritenga di dover imporre il ripristino obbligato del servizio della continuità territoriale anche in funzione del diritto alla mobilità del popolo sardo;
   se non ritenga opportuno assumere le iniziative di competenza per impedire la cancellazione di voli da e per la Sardegna che siano contemplati nelle bande orarie destinate alla continuità territoriale.
(4-18162)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ZAMPA, ZACCARIA, DE TORRE, FIANO e CODURELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   tra il 3 e il 6 luglio 2012 il Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa Nils Muizžnieks si è recato in visita in Italia;
   il commissario ha espresso preoccupazione per le condizioni in cui versano le persone in stato di detenzione amministrativa presso i centri di espulsione e identificazione (CIE), che non sono stati adeguati in seguito alla proroga della durata massima della detenzione da tre a diciotto mesi, segnalando inoltre alle autorità italiane il rischio di un'ulteriore peggioramento dello status quo a causa dei tagli di bilancio. C’è infatti il rischio che possano instaurarsi condizioni al di sotto degli standard per quanto riguarda la vita quotidiana nei centri di espulsione e identificazione nonché il sovraffollamento;
   secondo il rapporto stilato a seguito della visita in Italia, un serio motivo di preoccupazione riguarda la capacità dei centri di espulsione e identificazione di rispondere alle esigenze di una popolazione veramente eterogenea di detenuti amministrativi. Essendo la maggior parte degli uomini trattenuti in tali centri ex detenuti, le autorità italiane, dovrebbero a detta del commissario, portare a termine le procedure d'identificazione di queste persone prima che abbiano finito di scontarvi la pena. Sempre nel rapporto il commissario, in conformità alle relative norme del Consiglio d'Europa, ha esortato le autorità italiane a eliminare gradualmente la pratica della detenzione amministrativa dei migranti irregolari in strutture simil-carcerarie, favorendo piuttosto misure alternative più idonee, e a promuovere il ricorso ai programmi di rimpatrio volontario;
   durante la visita, il commissario ha avuto modo di recarsi presso il centro di espulsione e identificazione di Ponte Galeria, nei pressi di Roma ed in base alle informazioni fornite dal personale, e segnala che la grande maggioranza dei detenuti amministrativi assume farmaci per alleviare l'ansia ed i disturbi psicologici;
   il rappresentante della prefettura ha confermato al commissario che non esiste un regolamento interno emanato dal Ministero dell'interno. Ciò potrebbe spiegare la variabilità segnalata delle norme e dei costi nelle differenti strutture, nonché i cambiamenti intervenuti nel tempo nel regime applicato, ad esempio per l'accesso delle relative organizzazioni non governative alle persone trattenute, nonché per l'accesso consentito ai giornalisti;
   un altro problema evidenziato nel rapporto del 2011 riguarda il fatto che in alcune circostanze è possibile trattenere anche i richiedenti asilo nei centri di espulsione e identificazione, ad esempio nel caso in cui siano colpiti da un ordine di espulsione dal territorio italiano, siano stati condannati per determinate fattispecie di reato, o laddove esistano seri motivi di ritenere che abbiano commesso reati di particolare gravità elencati nella convenzione di Ginevra del 1951 sullo status dei rifugiati;
   i tempi necessari per l'espletamento del processo d'identificazione dipendono, per lo più, dalla cooperazione assicurata dai consolati e, pertanto, sono soggetti a una forte variabilità;
   secondo il commissario la proroga a diciotto mesi del termine massimo di trattenimento nei centri di espulsione e identificazione solleva una serie preoccupazioni in tema di diritti umani, soprattutto per l'assenza di una corrispondente modifica delle strutture e delle procedure (per esempio, il controllo giurisdizionale affidato al giudice di pace), che erano state concepite per un periodo di due mesi. Si perpetrava in tal modo una limitazione della libertà personale assimilabile a quella riscontrata in un regime carcerario chiuso, nonostante non abbiano commesso alcun reato o abbiano già scontato la pena in carcere –:
   se non ritenga doveroso applicare la risoluzione 1637 (2008) dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, affinché «sia progressivamente proscritta la detenzione amministrativa dei migranti in situazione irregolare e del richiedente asilo», la detenzione «sia eseguita solo se strettamente necessaria e laddove non vi sia un'adeguata alternativa e, comunque, per un termine quanto più breve possibile», e sia promosso il ricorso a programmi di rimpatrio volontario assistito con il sostegno dell'OIM;
   se sia in grado di assicurare che la domanda d'asilo dei detenuti amministrativi sia registrata senza indugio, e che il richiedente abbia accesso alle informazioni che si riferiscono alla procedura di asilo, nonché a un'adeguata assistenza legale. (5-08152)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CATANOSO, DE ANGELIS, MINASSO e FRASSINETTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il 6 ottobre 2012, a Niscemi, era stata indetta una manifestazione di protesta contro la realizzazione del MUOS, promossa dal «Comitato Regionale NO MUOS», ed in linea con gli obiettivi della dimostrazione autorizzata avevano aderito diverse sigle e associazioni provenienti da tutta la Sicilia e da varie parti d'Italia;
   il questore di Caltanissetta ha notificato un divieto di svolgimento di manifestazione alle associazioni promotrici del «comitato Terranostra» e aderente alla manifestazione autorizzata in data 6 ottobre 2012, nell'atto di diffida si fa riferimento a «notizie apparse su Internet, confermate dalle Questure di Catania e Ragusa», secondo cui «aderenti alle associazioni Cervantes di Catania, Tana dei Lupi di Vittoria nonché Casapound di Caltanissetta, avrebbero manifestato l'intenzione di formare, in concomitanza con quello regolarmente autorizzato, altro corteo che avrebbe dovuto sfilare per le vie di Niscem»;
   a giudizio degli interroganti, sulla base dell'articolo 17 della Costituzione «i cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz'armi e per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica»;
   le notizie in merito ad altra manifestazione risultano a giudizio degli interroganti infondate, in quanto l'adesione annunciata era relativa alla manifestazione regolarmente autorizzata;
   né su internet né tra i promotori del Comitato «Terranostra» esistono comunicazioni in merito a una manifestazione alternativa a quelli regolarmente autorizzata dalla questura competente per territorio;
   a giudizio degli interroganti tale divieto è stato una palese violazione del diritto di riunione e manifestazione perché dietro a quelle che agli interroganti appaiono inesistenti ragioni di omesso avviso o di ordine pubblico, v’è un atto discrezionale non suffragato da elementi di fatto o di diritto necessari a motivare un atto così pregiudizievole di libertà che la nostra Costituzione pone a base e fondamento della partecipazione democratica alla vita della Repubblica italiana –:
   quali siano le fonti citate e non meglio specificate nel divieto notificato a firma del questore di Caltanissetta e quali iniziative intenda adottare nei riguardi delle associazioni promotrici per riparare al danno compiuto e nei riguardi dei propri uffici territoriali responsabili di tali sindacabili comportamenti. (4-18149)


   PICIERNO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   in data 12 ottobre 2012, alle ore 6,45 (ora ufficiale presente sul verbale di perquisizione), gli agenti della DIGOS della Polizia di Bagnoli facevano irruzione nell'abitazione del signor Luca Simeone, dirigente provinciale di Sinistra Ecologia Libertà e già consigliere, assessore e vicepresidente della X Municipalità di Napoli negli anni dal 1997 al 2011, per compiere una perquisizione domiciliare;
   tale perquisizione, come evidenzia l'articolo 251 del Codice di Procedura Penale, «non può essere iniziata prima delle ore sette e dopo le ore venti», avendo il legislatore voluto fissare in via generale l'orario per la esecuzione del provvedimento di perquisizione domiciliare, in rispetto del principio costituzionale della privata dimora;
   la DIGOS, ha agito, nei confronti di una persona incensurata, senza alcun mandato della magistratura, ma nell'ambito di un'attività di polizia giudiziaria propria del commissariato di P.S. di Bagnoli, facendo leva sulla normativa di cui all'articolo 41 del testo unico di pubblica sicurezza;
   l'articolo 41 del regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, recante testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, disciplina che «Gli ufficiali e gli agenti della polizia giudiziaria, che abbiano notizia, anche se per indizio, della esistenza, in qualsiasi locale pubblico o privato o in qualsiasi abitazione, di armi, munizioni o materie esplodenti, non denunciate o non consegnate o comunque abusivamente detenute, procedono immediatamente a perquisizione e sequestro». Secondo una sentenza della Corte di Cassazione, Sezione Sesta Penale, n. 48552 del 18 novembre 2009, in tema di perquisizione, ai sensi dell'articolo 41 del regio decreto n. 773 del 1931, gli ufficiali e gli agenti di polizia giudiziaria hanno il potere di perquisire qualsiasi abitazione soltanto qualora abbiano notizia, anche se per indizio, dell'esistenza di armi abusivamente detenute, conseguendone che, al di fuori di tale essenziale presupposto la perquisizione domiciliare deve ritenersi illegittima ed, altresì, arbitraria sconfinando nell'indebita violazione della libertà domiciliare tutelata dall'articolo 14 della Costituzione nei confronti di chiunque, ivi compreso del potere pubblico. Come osserva il Collegio, «tale norma, al di là delle intenzioni del legislatore che l'introdusse nell'ordinamento giuridico, non ha mai conferito alla polizia giudiziaria un potere senza limiti e, tanto meno, un potere ad libitum dell'agente che procede, bensì il dovere di immediata attivazione in presenza di un determinato presupposto: la notizia, anche se per indizio, dell'esistenza di armi. Tale avvertenza va sottolineata, a maggior ragione nello Stato costituzionale di diritto, introdotto dalla Costituzione repubblicana, in cui l'inviolabilità del domicilio privato è presidiata da garanzia costituzionale come diritto fondamentale della persona, con espresso divieto di eseguire perquisizione domiciliare “se non nei casi e modi stabiliti dalla legge secondo le garanzie prescritte per la tutela della libertà personale” (articolo 14 della Costituzione, comma 2). Pur considerando che la tutela accordata alla libertà di domicilio non è assoluta, ma trova dei limiti stabiliti dalla legge al fini della tutela di preminenti interessi costituzionalmente protetti, come emerge dalle stesse disposizioni dell'articolo 14 della Costituzione, e tenendo in conto l'innegabile esigenza di porre gli organi di polizia giudiziaria in grado di provvedere con prontezza ed efficacia in ordine a situazioni (quali la detenzione clandestina o comunque abusiva di armi, munizioni o materie esplodenti) idonee, per loro stessa natura, a esporre a grave pericolo la sicurezza e l'ordine sociale, va evidenziato che la previsione costituzionale, nell'introdurre la riserva di legge per derogare alla regola dell'inviolabilità del domicilio, in stretto collegamento con la libertà personale, impone all'interprete un'interpretazione rigorosa dell'articolo 41 del regio decreto citato, da cui sia bandita qualsiasi libera iniziativa e valutazione discrezionale degli organi di polizia giudiziaria e negata la possibilità che la perquisizione possa essere effettuata sulla base di un mero sospetto (che può trarre origine anche da un semplice personale convincimento), essendo sempre necessaria l'esistenza di un dato oggettivo che costituisca “notizia, anche per indizio”, il quale, per sua natura, deve ricollegarsi ad un fatto obbiettivamente certo o a più fatti certi e concordanti tra loro (v. Corte Costituzionale, in particolare le sentenze n. 173/1974 e 261/83 e l'ordinanza n. 332/2001). Al di fuori di tale presupposto, la perquisizione domiciliare è non soltanto illegittima, ma anche oggettivamente arbitraria, sconfinando nell'indebita incisione della libertà domiciliare, tutelata per Costituzione nei confronti di chiunque, anche e innanzitutto nei confronti del potere pubblico»;
   inoltre, la perquisizione appare di dubbia legittimità anche rispetto al cosa gli agenti si proponevano di ricercare, vale a dire armi e droga, in quanto la giurisprudenza ha progressivamente chiarito che la perquisizione va limitata alla sola ricerca degli oggetti in questione e non può essere estesa alla ricerca di altre sostanze illecite, quali ad esempio sostanze stupefacenti, disciplinate da altre norme;
   la perquisizione domiciliare in oggetto è risultata negativa, come si evince dalla lettura del verbale di polizia;
   al momento della perquisizione in casa di Luca Simeone c'erano la figlia di quasi due anni d'età e la compagna al settimo mese di gravidanza;
   nell'area flegrea, negli ultimi mesi, di fronte a presidi e forme di mobilitazione, che avevano il solo scopo di esprimere una forma di dissenso nei confronti dell'idea di sviluppo di questo territorio, vi è stata una risposta ad avviso dell'interrogante inadeguata della DIGOS e degli agenti del commissariato di Bagnoli nel confronti di movimenti, comitati ed esponenti politici locali, che ha inasprito il clima e alzato la tensione;
   Luca Simeone, oltre ad essere un noto dirigente di Sinistra Ecologia Libertà, è un professionista affermato project manager ed esperto di strumenti di creazione d'impresa, sin dai primi anni della sua attività politica si è contraddistinto come attivista attento alle esigenze ed alle istanze del suo territorio, impegnato in vertenze sui beni comuni, temi ecologisti e dei diritti umani;
   l'operazione condotta dalla DIGOS senza ordine giudiziario, sembrerebbe secondo l'interrogante configurarsi quasi come un atto provocatorio avverso un certo fermento popolare e movimentistico che da qualche mese ravviva il dibattito democratico in un quartiere troppo a lungo ignorato ed abbandonato dalle istituzioni locali. Ci si augura che non si ripetano episodi del genere e che sia garantito il diritto costituzionale a manifestare democraticamente le differenti idee politiche. In un momento storico come quello attuale, in cui la coesione sociale è fortemente a rischio, è necessario uno sforzo da parte di tutti per garantire un confronto politico sano e senza strascichi giudiziari;
   considerate le numerosissime attestazioni di solidarietà da parte di forze politiche locali, cittadine, da parte di consiglieri comunali di Napoli, nonché associazioni e privati cittadini, i coordinatori sia quello provinciale di Sinistra Ecologia e Libertà, onorevole Giuseppe De Cristofaro che quello regionale onorevole Arturo Scotto, hanno chiesto pubblicamente chiarimenti alla questura e al prefetto, nonché le scuse formali per il dottor Simeone –:
   se sia a conoscenza dei fatti in premessa;
   se e quali iniziative intenda assumere, per quanto di sua competenza, al fine di far piena luce su quello che appare come un grave abuso avverso esponenti politici e movimenti locali, che rimanda alla memoria quelle che furono le pagine più buie della storia italiana ed in che modo pensi di recuperare il forte discredito che ha subito la Polizia di Stato di fronte ad un'iniziativa che l'interrogante giudica assurda. (4-18157)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GHIZZONI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   il comma 5 dell'articolo 53 della legge 4 aprile 2012, n. 35 prevede che, nelle more della presentazione alla Conferenza unificata dello schema di Piano nazionale di cui al comma 1, della medesima legge, al fine di assicurare il tempestivo avvio di interventi prioritari e immediatamente realizzabili di edilizia scolastica, il CIPE, su proposta del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, sentita la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, approvi un Piano di messa in sicurezza degli edifici scolastici esistenti e di costruzione di nuovi edifici scolastici, anche favorendo interventi diretti al risparmio energetico e all'eliminazione delle locazioni a carattere oneroso, nell'ambito delle risorse assegnate al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca dall'articolo 33, comma 8, della legge 12 novembre 2011, n. 183, pari a cento milioni di euro per l'anno 2012;
   il comma 1-bis, dell'articolo 5 del decreto-legge n. 74 del 2012 della legge 1o agosto 2012, n. 122, riguardante gli interventi per la ricostruzione delle scuole nelle zone terremotate dell'Emilia Romagna e Lombardia, prevede che con decreto ministeriale del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, d'intesa con i presidenti delle regioni colpite dal sisma – da emanare entro 30 giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto – si provveda al riparto tra le Regioni medesime delle seguenti risorse: una quota pari al 60 per cento dello stanziamento di 100 milioni di euro di cui all'articolo 53, comma 5, lettera a) del decreto-legge 5 del 2012; una quota pari al 60 per cento dello stanziamento di 100 milioni di euro assegnati al Ministero dell'istruzione, per la costruzione di nuovi edifici scolastici, di cui alla Tabella n. 5 della Delibera del CIPE n. 6 del 20 gennaio 2012;
   nell'assestamento di bilancio 2012 sono stati assegnati ai capitoli 7545, 7625, 7645 e 7785, rispettivamente 11.368.869; 35.10.863; 20.438,918 e 33.064.350 euro dei 100 milioni di cui all'articolo 3 comma 8 della legge 12 novembre 2011, n. 183 (legge di Stabilità 2012);
   con riferimento ai suddetti capitoli nell'anno finanziario 2011 sono stati realizzati interventi per cofinanziare al 50 per cento, a seguito di un bando pubblico, progetti di comuni e province per la bonifica dell'amianto, l'acquisizione dei prescritti certificati di sicurezza, la messa in sicurezza di laboratori –:
   se si intenda comunicare il bando pubblico del 2011 e l'elenco degli interventi finanziati in attuazione del medesimo;
   se gli stanziamenti del 2012 nei suddetti capitoli di spesa siano stati utilizzati per garantire quanto stabilito dal suddetto comma 1-bis, dell'articolo 5 del decreto-legge n. 74 del 2012;
   se si sia provveduto a quanto previsto dalla medesima disposizione di legge relativamente allo stanziamento di cui alla tabella n. 5 della delibera del CIPE n. 6 del 20 gennaio 2012;
   se si intenda verificare la possibilità di impiegare contestualmente anche le risorse residue che la delibera del CIPE n. 6, del 20 gennaio 2012, pubblicata dalla Gazzetta Ufficiale n. 88 del 14 aprile 2012, nella tabella 5, mette a disposizione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per le nuove edificazioni unitamente a quelle previste, nella misura di 259 milioni di euro, come interventi prioritari per la messa in sicurezza degli edifici scolastici di cui si avverte l'urgente necessità in varie zone del Paese. (5-08143)


   DE PASQUALE. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   la normativa attualmente in vigore in materia di accesso del personale docente al tirocinio formativo attivo propedeutico all'abilitazione non prevede alcun tipo di percorso differenziato per i docenti che già da anni insegnano;
   per i docenti non abilitati ma con servizio, il tirocinio formativo attivo risulta al momento l'unica via percorribile per conseguire l'abilitazione;
   nonostante l'esperienza pluriennale di insegnamento già maturata, la normativa impone a questi docenti il superamento delle prove selettive a numero chiuso per accedere al Tirocinio formativo attivo, senza che il periodo di servizio svolto venga loro riconosciuto;
   il decreto ministeriale n. 85 del 2005, concedeva a coloro che avessero accumulato almeno 360 giorni di servizio nelle scuole entro il 6 giugno 2004 l'accesso ai corsi abilitanti della durata di un solo anno, con un esame finale ma senza un test di ammissione;
   inoltre, gli insegnanti tecnico-pratici sono ad oggi una delle categorie di docenti esclusa dalla possibilità di conseguire l'abilitazione;
   il 4 luglio 2012, il Consiglio nazionale della pubblica istruzione ha espresso sullo schema di decreto sui Tirocini formativi attivi speciali un articolato parere con la richiesta di attivare uno specifico percorso abilitante che garantisca in pieno i diritti dei docenti precari e degli insegnati tecnico pratici che negli anni hanno garantito il funzionamento delle scuole –:
   se il Ministro interrogato non ritenga urgente definire i detti Tirocini formativi attivi speciali al fine di garantire in pieno i diritti dei docenti precari, compresi gli insegnati tecnico pratici che negli anni hanno garantito un corretto funzionamento delle scuole. (5-08147)

Interrogazioni a risposta scritta:


   REGUZZONI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   le leucodistrofie sono malattie geneticamente trasmesse a eredità autosomica recessiva (maschi e femmine possono esserne colpiti ed entrambi i genitori sono portatori) o diaginica (legate al cromosoma X, la malattia si verifica nei maschi ed è trasmessa dalla madre portatrice sana). Interessano il sistema nervoso centrale e periferico, le ghiandole surrenali e altri organi (testicoli, fegato, sistemaemolinfopoiteico e altro), con un progressivo deterioramento delle funzioni cognitive e nervose (capacità di muoversi, pensare, vedere, sentire, percepire e altro), provocando squilibri agli ammalati, che possono giungere a uno stato di vita vegetativa o alla morte. Non sono malattie contagiose e insorgono preferibilmente in epoca neonatale, infantile e adolescenziale, non risparmiando l'età adulta e la senescenza, tendendo a trasformarsi nell'ambito della stessa famiglia e a trasmettersi nelle generazioni future;
   sono note diverse leucodistrofie: adrenoleucodistrofia (1/25.000-1/50.000) con la forma adulta diadrenomieloneuropatia, leucodistrofia metacromatica (0,5-1/50.000), leucodistrofia di Krabbe, malattia di Canavan, malattia di Alexander, malattia di Pelizaeus-Merzbacher e altre;
   nella maggioranza dei casi, il danno molecolare è provocato dall'accumulo di prodotti metabolici che, a causa di un deficit enzimatico, non possono essere degradati, provocando un'alterata conduzione nervosa, responsabile a sua volta dei deficit neurologici;
   alcune forme di leucodistrofia sono riconoscibili attraverso il dosaggio biochimico, altre attraverso indagini strumentali (TAC, RNM, PES) o con una valutazione dei danni alla mielina e, più in generale, occorre un'attenta e precoce valutazione della sintomatologia, in quanto molti disturbi sono comuni ad altre malattie. È utile affidarsi alla prevenzione che, attraverso moderne indagini diagnostiche, può consentire una diagnosi precoce, permettendo di scoprire lo stato di salute del portatore in molti tipi dileucodistrofia;
   sono ancora limitate le possibilità di intervento terapeutico; tuttavia, il progresso offre possibilità sempre più ampie attraverso la messa a punto di terapia sostitutiva, trapianti di midollo osseo, immunosoppressione e terapia genica –:
   se e quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
    a) migliorare le pratiche diagnostiche;
    b) promuovere una migliore conoscenza della patologia in argomento che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
    c) sviluppare la ricerca in questo settore;
   quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese, quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti e l'impegno del settore pubblico al riguardo. (4-18130)


   REGUZZONI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   la sindrome di Tourette è una patologia neurologica ad andamento fluttuante caratterizzata da tic sonori e motori, variabili per gravità e intensità. I tic possono talora essere autolesivi;
   si accompagna ad alterazioni del comportamento e della condotta, quali iperattività, disturbo dell'attenzione, comportamento ossessivo e compulsivo, ansia, aggressività auto ed etero-diretta –:
   se e quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
    a) promuovere una migliore conoscenza della patologia in argomento che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
    b) sviluppare la ricerca in questo settore;
   quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese o nel mondo, e quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti e l'impegno del settore pubblico italiano al riguardo.
(4-18134)


   REGUZZONI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute, al Ministro per gli affari europei, al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. — Per sapere – premesso che:
   la sindrome di Prader Willi (PWs) è una malattia genetica caratterizzata da un quadro clinico complesso ed eterogeneo. Colpisce entrambi i sessi in eguale misura, con un'incidenza riportata nei vari studi tra 1/10.000 e 1/25.000 nati vivi Nei pazienti con PWs, è stata evidenziata un'anomalia genetica del cromosoma 15: nel 70-80 per cento dei casi è presente una delezione, nel 20-30 per cento una disomia uniparentale. È oggi evidente che la comparsa della sindrome è legata alla perdita del contributo paterno relativo a quella regione cromosomica, che si verifica in modo casuale. È verosimile, secondo le ultime esperienze, che le alterazioni del patrimonio genetico condizionino un'alterata funzionalità dell'ipotalamo, struttura deputata a controlli endocrini e comportamentali. Patologie di quest'area determinano, da una parte, disturbi endocrini responsabili di deficit accrescitivi, di turbe nella comparsa e nell'evoluzione della pubertà e di stati di alterata funzionalità tiroidea, dall'altra, turbe del comportamento rappresentate da iperfagia, alterazioni del sonno e della veglia, aggressività, paura, emotività, ipocinesia e ipercinesia –:
   se esista un coordinamento che abbia portato o porterà all'individuazione di uno o più centri di eccellenza per la cura della patologia in argomento;
   se e quali azioni di supporto alle associazioni di malati o ai centri di ricerca siano state attuate o verranno messe in atto attraverso i molteplici canali previsti (ad esempio, fondi 5 per mille, fondi ricerca Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca);
   se e quali azioni il Governo abbia attuato o intende attuare ai fini di:
    a) promuovere una migliore conoscenza della patologia in argomento che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
    b) sviluppare la ricerca in questo settore;
    c) sostenere i malati anche attraverso centri di ascolto e assistenza ovvero alle associazioni di malati;
   quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese, quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti e l'impegno del settore pubblico al riguardo;
   se esista un coordinamento per la ricerca e/o la cura di detta patologia a livello europeo ed in cosa si concretizza;
   quali ricerche scientifiche o trial cimici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nei Paesi dell'Unione europea, quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti e l'impegno dell'Unione europea al riguardo. (4-18138)


   REGUZZONI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   la sindrome di Moebius è una malattia rara la cui caratteristica principale è la paralisi facciale permanente causata dalla ridotta o mancata formazione dei nervi cranici 6 e 7. Le persone colpite dalla sindrome di Moebius non possono sorridere, fare smorfie, spesso non possono chiudere e/o muovere gli occhi lateralmente. Anche i nervi cranici 3, 5, 8, 9, 11 e 12 possono presentare dei problemi;
   la sindrome di Moebius si presenta alla nascita. La sua causa sembra sia di natura genetica, anche se non ne esiste la certezza; la letteratura medica presenta infatti teorie diverse. La sindrome di Moebius colpisce maschi e femmine in maniera uguale e sembra che ci sia, in alcuni casi, un rischio maggiore di trasmissione della malattia da genitori affetti ai loro bambini. Anche se nessun test prenatale, atto a individuare il possibile verificarsi della sindrome di Moebius, è attualmente disponibile, in alcuni casi le analisi genetiche potrebbero fornire indicazioni utili a un'eventuale diagnosi della malattia –:
   se e quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
    a) promuovere una migliore conoscenza della patologia in argomento che permetta di sviluppare diagnosi prenatali attendibili, terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
    b) sviluppare la ricerca in questo settore;
   quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese o nel mondo, quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti e l'impegno del settore pubblico italiano al riguardo. (4-18140)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   BURTONE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   l'AIEA (Associazione italiana esposti all'amianto) sezione Valbasento ha presentato un esperto denuncia nei confronti delle sedi regionali e provinciali della Basilicata in merito a quella che appare un'azione di «ostruzionismo» nei confronti dei lavoratori del sito industriale della Valbasento che si vedono esclusi dal riconoscimento di malattia professionale e dai benefici previdenziali;
   decine di lavoratori di Pisticci, Ferrandina, Pomarico, Grassano, Montescaglioso, Salandra Matera, si sono visti recapitare dall'Inail la seguente lettera: «la pratica numero... viene definita negativamente perché il rischio lavorativo cui è stato esposto non è idoneo per intensità e durata»;
   oltre al danno la beffa per gli ex lavoratori della Valbasento;
   per avere idea dei numeri si sta parlando di 1300 lavoratori circa che si sono sottoposti a visite in base allo screening regionale adottato in Basilicata grazie alle organizzazioni sindacali e all'AIEA;
   nel periodo 2006/2011 l'asm di Matera ha inoltrato all'Inail 225 denunce di malattie professionali e 24 casi di tumore;
   nella maggior parte dei casi le istanze sono state rigettate nonostante si tratti malattie tabellate;
   in Valbasento si sono già consumate una serie di discriminazioni ai danni dei lavoratori a partire dalla mancanza di informazione a suo tempo sia per i rischi e sia sui termini di presentazione delle domande di riconoscimento, tant’è che molti lavoratori pur esposti non hanno presentato nei tempi dovuti la domanda –:
   se si intenda vigilare sull'attività dell'Inail di Basilicata in merito a quanto si sta verificando rispetto alle istanze di riconoscimento per esposizione ad amianto per i lavoratori del sito industriale della Valbasento al fine di evitare discriminazioni ingiustificate e penalizzati per gente che ha lavorato e si è ammalata a causa dell'amianto. (3-02545)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SCHIRRU. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   l'Energit è una azienda sarda nata nel 2000 grazie alle opportunità offerte dalle liberalizzazioni, che ha sempre operato come multiutility della telefonia fissa e servizi web e della vendita di energia elettrica curando tutta la filiera dopo la produzione: dal dispacciamento alla fatturazione, dal commerciale al servizio clienti;
   fino al 2006 è stata di proprietà sarda, in seguito è stata acquisita dal gruppo svizzero ALPIQ (allora ATEL), produttore/venditore di energia elettrica in tutta Europa, che ha ceduto il ramo d'azienda relativo a telefonia e servizi web, focalizzando l'attività di Energit alla sola vendita di energia nel mercato dei piccoli consumatori, sia a partita IVA che privati;
   trascorsi cinque anni, nel 2011, Alpiq ha cominciato ad attuare un piano di ristrutturazione nell'ambito di un progetto esteso in tutta Europa (chiamato EIGER+), che prevedeva la dismissione delle attività di vendita nel settore italiano «retail» e, contestualmente, la concentrazione esclusiva del proprio business in Svizzera;
   nel mese di febbraio 2012 è stato comunicato l'avvio delle trattative per la cessione della società;
   nell'aprile del 2012, Energit è stata messa in vendita attraverso una procedura pubblica ma, nonostante alcune manifestazioni di interesse da parte di altri operatori del comparto, Alpiq ha comunicato nel mese di giugno che non erano stati presentati formali impegni d'acquisto;
   al termine del processo di valutazione, conclusosi nel mese di giugno, nessuno dei soggetti che avevano manifestato interesse ha presentato poi un'offerta vincolante;
   nessun dettaglio sulle trattative in corso (eventuali interlocutori, condizioni eccetera), è stato fornito, se non quello della mancata vendita della Società, con la conseguente decisione di messa in liquidazione della stessa in data 26 luglio 2012 e l'apertura della mobilità per i 62 dipendenti;
   alla data del 26 luglio 2012 Energit ha deciso di dichiarare lo scioglimento anticipato della società e l'apertura della procedura per la messa in mobilità di tutti i dipendenti. Da questa data è scattato il conto alla rovescia di 75 giorni previsto dalla procedura, allo scadere del quale scatterà il licenziamento collettivo dei 62 dipendenti. I 75 giorni sono stati successivamente prorogati di ulteriori 10 giorni e termineranno quindi il 18 ottobre 2012;
   il 26 settembre 2012, dopo l'ennesimo incontro al tavolo assessorile conclusosi con un nulla di fatto, i lavoratori hanno deciso la convocazione dell'assemblea permanente;
   allo scadere del termine del 28 settembre 2012 sono state presentate all'azionista 5 offerte vincolanti provenienti da: Esperia S.p.A., Onda Energia s.r.l.; Sardinia Green Island S.p.A., Due Energie società del gruppo Duferco e Tommaso Seu procuratore per conto di una multinazionale il cui nome non è emerso;
   il 28 settembre 2012 i lavoratori si sono organizzati in presidio della sede aziendale anche oltre l'orario di lavoro, chiedendo trasparenza nell'analisi delle offerte pervenute e garanzie sui livelli occupazionali;
   il 1o ottobre 2012 l'azionista ha annunciato di voler avviare il processo di negoziazione in esclusiva con Onda Energia, la cui offerta sarebbe quella che, secondo Alpiq, più si avvicina ai requisiti richiesti e garantirebbe la tutela dei livelli occupazionali sul territorio. Contemporaneamente però, conferma al tavolo assessorile di aver ricevuto mandato per la liquidazione della società nel caso in cui la trattativa non dovesse andare in porto;
   mediatore della vertenza in atto e nel corso del periodo è l'assessorato regionale all'industria della Sardegna che, unitamente ai rappresentanti di CGIL e UILCOM, si sta occupando di trovare un partner industriale che possa essere interessato ad una realtà altamente qualificata all'interno di un settore strategico come quello dell'energia, unica in Sardegna e che comprende un parco di 25.000 clienti attivi;
   Alpiq, di fatto, non ha mai fornito informazioni dettagliate riguardo alle trattative, né alcuna garanzia certa sul fatto che le offerte al vaglio potessero soddisfare l'unica nostra richiesta, cioè il mantenimento del posto di lavoro. L'azienda ha già aperto ufficialmente in Confindustria la procedura che le permetterà, dopo il 18 ottobre 2012, di avviare il licenziamento collettivo e la messa in mobilità dei lavoratori;
   i lavoratori della Energit sono in attesa che venga fissato un ulteriore incontro con l'azienda, i sindacati e l'assessore regionale all'industria per fare il punto sulla trattativa di acquisto da parte di Onda Energia;
   si tratta dell'ennesima vertenza sul territorio sardo, che rischia di rendere disoccupati altri 60 lavoratori impegnati in un settore vitale per lo sviluppo socioeconomico della Sardegna, come quello dell'energia, con la perdita di un patrimonio professionale specializzato accumulato in tanti anni di attività –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della vertenza in premessa, quali iniziative intenda avviare con le parti e l'azienda al fine di scongiurare il fallimento di una realtà professionale unica nel nostro territorio, che si è distinta per la sua rapida crescita nel panorama economico sardo (e non solo), per una struttura autonoma e funzionale basata su professionalità elevate e su personale composto soprattutto da giovani laureati.
(5-08153)

Interrogazioni a risposta scritta:


   REGUZZONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   i lavoratori del Salumificio Ceriani spa di Uboldo da mesi non ricevono lo stipendio;
   il 4 ottobre 2012 il tribunale di Busto ha revocato il concordato preventivo firmato nel 2009;
   il Salumificio Ceriani spa con sedi a Uboldo (Va) e Parma dava lavoro a circa 100 persone, attraverso una produzione di salumi e insaccati di qualità, con marchi tipici del made in Italy;
   la possibilità di salvaguardare almeno in parte il patrimonio tecnico e culturale delle maestranze rappresenta un punto importante per il nostro Paese –:
   se e come il Governo sia a conoscenza della situazione;
   se vi siano – e quali – azioni che il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere;
   se vi siano – e quali – ammortizzatori sociali applicati o applicabili al caso in esame. (4-18123)


   VACCARO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   a partire dallo scorso 1o ottobre, il gruppo Intesa-Sanpaolo ha iniziato a recapitare numerose lettere di licenziamento a diverse persone impiegate, con contratto formativo di apprendistato, presso le proprie sedi;
   le prime stime parlano di circa seicento persone che – senza opportuno preavviso – si ritroveranno prive di un reddito sul quale contare al fine di programmare, almeno in minima parte, la propria vita personale e professionale;
   da quanto emerge, infatti, lo stesso gruppo Intesa San Paolo è stato costretto a districare il complesso nodo gordiano sulla scelta dei soggetti da tutelare: gli esodati o i giovani apprendisti; la scelta di politica aziendale del gruppo bancario ha inteso privilegiare i primi, se così si può impropriamente affermare, licenziando, di conseguenza, quanti – sulla base di un contratto di apprendistato – auspicavano di vedere «stabilizzata» la propria posizione contrattuale all'interno dell'ente creditizio a conclusione del periodo di formazione quadriennale;
   l'accordo con il sindacato del luglio del 2011 prevedeva delle uscite verso il Fondo esodati per portare gli addetti da 101 a 98 mila. Ma la riforma delle pensioni impone ora che quei lavoratori rimangano in azienda fino alla maturazione dei nuovi requisiti – in quel caso ovviamente continuando a percepire lo stipendio – o restino nel Fondo di settore fino al compimento dei 62 anni costando al gruppo Intesa San Paolo molti milioni in più;
   ciò che emerge è un quadro di disperazione e assoluta desolazione tra quanti contavano di stipulare, a conclusione del periodo di apprendistato, un contratto di lavoro a tempo indeterminato che permettesse loro di sperare in una stabilità economica duratura;
   tra quanti sono destinati a perdere il posto di lavoro si annoverano, tra gli altri, molti soggetti che avevano da poco deciso di accendere proprio presso la stessa Intesa Sanpaolo, il cosiddetto «mutuo amico», al fine di procedere all'acquisto della casa a condizioni economiche agevolate, a patto di una sicurezza economica effettiva e accertata. Tra i quanti sono arrivati a conclusione dell'esperienza di apprendistato si annoverano molti i soggetti monoreddito con figli o lavoratori disabili;
   ci si trova dinanzi ad un vero e proprio conflitto generazionale tra quelli che sono – oggi – i nuovi poveri del nostro Paese: da una parte, i padri, in attesa di godere della pensione raggiunta; dall'altra, i figli, nella speranza di stipulare un contratto di lavoro a tempo indeterminato che tarda sempre ad arrivare e, il più delle volte, resta un miraggio –:
   quali iniziative il Governo, nella persona del Ministro competente, intenda adottare – e in che tempi – al fine di salvaguardare il diritto dei soggetti impiegati presso il gruppo Intesa-Sanpaolo; contratto di apprendistato a conservare il proprio posto di lavoro;
   se, inoltre, il Governo, come più volte annunciato, intenda porre finalmente giusto rimedio alle forti sperequazioni sociali e previdenziali che, a seguito della riforma pensionistica, si sono abbattute sui cosiddetti soggetti «esodati», al fine di impedire che le disfunzioni emerse possano riverberarsi indirettamente sui giovani apprendisti, cagionando loro un danno ingiusto e iniquo. (4-18153)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   ROSATO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   il defibrillatore semiautomatico è un dispositivo medico che può essere utilizzato sia in strutture sanitarie sia in qualunque altro tipo di strutture, fisse o mobili, stabili o temporanee, da personale sanitario anche non medico e da personale non sanitario che abbia ricevuto una specifica formazione nelle attività di rianimazione cardio-polmonare;
   la formazione ha l'obiettivo di permettere il funzionamento, in sicurezza, del defibrillatore semiautomatico, per assicurare l'intervento sulle persone vittime di un arresto cardiocircolatorio; ma i candidati, prima di conseguire l'attestato di formazione all'uso, devono sottoporsi ad una prova pratica e, se necessaria, anche teorica. I programmi di formazione e di aggiornamento e verifica sono definiti dalle regioni e dalle province autonome, sentiti i comitati tecnici regionali per l'emergenza;
   a seguito del superamento della prova viene rilasciata da parte del centro di formazione accreditato un'attestazione di formazione all'uso del defibrillatore semiautomatico. Possono ottenere la qualifica di enti formatori accreditati al rilascio dell'autorizzazione per l'uso del defibrillatore semiautomatico esterno: le strutture del SSR, le università, gli ordini professionali sanitari, le Organizzazioni medico scientifiche di rilevanza nazionale, la Croce rossa italiana, le Associazioni di volontariato nazionali e regionali operanti in ambito sanitario, gli enti pubblici che hanno come fine istituzionale la sicurezza del cittadino, gli altri soggetti pubblici e privati operanti in ambito sanitario con finalità formative;
   l'articolo 1, comma 2, della legge 3 aprile 2001, n. 120, prevede che le regioni e le province autonome disciplinano il rilascio da parte delle aziende sanitarie locali e delle aziende ospedaliere dell'autorizzazione all'utilizzo extraospedaliero dei defibrillatori nell'ambito del sistema di emergenza 118 competente per territorio;
   per ottenere l'autorizzazione all'uso del defibrillatore, quindi, occorre superare sia la prova d'esame che si effettua, in fase certificativa ai termine del corso presso l'ente formatore accreditato, sia la prova d'esame presso la centrale operativa 118; creando un inutile doppione con aggravio dei costi –:
   se, alla luce della circostanza che già l'ente formativo accreditato effettua una valutazione finale al termine del corso, il Ministro interrogato non ritenga che si possa abilitare detta valutazione ad autorizzare l'utilizzo del defibrillatore semiautomatico esterno, senza che si renda necessario il superamento di una ulteriore prova d'esame presso la centrale operativa 118, così da evitare duplicazioni e conseguente aumento dei costi, e quali iniziative normative intenda assumere al riguardo. (4-18126)


   REGUZZONI. — Al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   la linfangioleiomiomatosi (LAM) è una malattia rara legata alla proliferazione incontrollata delle cellule muscolari lisce che compongono la parete delle vie aeree, dei vasi linfatici e di quelli sanguigni. L'affezione colpisce quasi esclusivamente giovani donne in età premenopausale e sembra dipendere da stimoli di tipo ormonale. La difficoltà respiratoria è invariabilmente presente, sia per il coinvolgimento squisitamente, parenchimale polmonare, sia per la comparsa di complicanze come il pneumotorace e il chilotorace. L'emorragia alveolare con emottisi è un'evenienza possibile, accanto alla ascite chilosa e agli edemi declivi. Negli stadi iniziali, la radiografia dell'apparato respiratorio può non essere significativa; negli stadi avanzati, i cambiamenti strutturali dei polmoni sono tali da essere evidenti anche come «polmone ad alveare». La malattia si può osservare in associazione alla sclerosi tuberosa (1 per cento). La diagnosi di certezza si acquisisce soltanto con la biopsia chirurgica. Il trattamento delle complicanze è spesso multidisciplinare (chirurgia toracica, pneumologia, anatomia patologica, fisiopatologia respiratoria, endocrinologia, ginecologia, biologia, dietologia, genetica). Il trattamento comunemente consigliato è la soppressione estrogenica, farmacologica o chirurgica (ovariectomia). Il trattamento ormonale è ancora in fase di valutazione. Il trapianto polmonare può essere indicato negli stadi finali della malattia –:
   se e quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
    a) promuovere una migliore conoscenza della patologia in argomento che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
    b) sviluppare la ricerca in questo settore;
   quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese, quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti e l'impegno del settore pubblico al riguardo;
   se e quali forme di coordinamento siano state o si intendano attuare ai fini di concentrare in centri di eccellenza le principali competenze mediche, biologiche e scientifiche riguardanti la patologia in argomento. (4-18132)


   REGUZZONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   la sindrome di Rett è una malattia che colpisce quasi solo le bambine. Sono ancora molte le riserve intorno alle cifre che statisticamente non rilevano le diagnosi errate che, per troppo tempo, hanno confuso la malattia come un'atipica forma di autismo infantile. La scienza l'ha definita «malattia neurodegenerativa dell'evoluzione progressiva» i cui sintomi (lento regresso psicomotorio, assenza del linguaggio, stereotipia accentuata delle mani) compaiono fra il primo e il secondo anno di vita dopo una gravidanza normale. L'origine è genetica e la causa è stata parzialmente attribuita a due geni mutati alternativamente sul cromosoma X, chiamati MecP2 e CdkL5;
   la malattia genera molte difficoltà legate a numerosi handicap. È necessario precisare che il quadro evolutivo della patologia non è mai uguale in tutti i soggetti. I quadri clinici di deterioramento, di miglioramento o di stasi dell'evoluzione patologica sono variabili e diversi fra loro –:
   se e quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
    a) migliorare le capacità di diagnosi nel nostro sistema sanitario;
    b) promuovere una migliore conoscenza della patologia in argomento che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
    c) supportare le famiglie e i bambini in età scolare e pre-scolare;
   quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese o nel mondo, le relative tempistiche, i risultati raggiunti, l'impegno del settore pubblico italiano al riguardo. (4-18143)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VICO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   le vicende che riguardano la presenza dell'impianto siderurgico a Taranto e i connessi problemi di natura ambientale e sanitaria ricadenti sul territorio risulterebbero una tematica scottante sin dalle origini del passaggio di quell'impianto dalle mani pubbliche a quelle private;
   da informazioni assunte dall'interrogante risulterebbe, infatti, che con atto di compravendita azionaria del 16 marzo 1995, l'IRI (oggi Fintecna) nell'ambito della complessiva operazione di privatizzazione delle aziende metallurgiche di Stato, cedeva alla RILP Srl (Gruppo Riva) il 100 per cento del pacchetto azionario dell'ILVA Laminati Piani srl, alla quale erano stati precedentemente conferiti i complessi produttivi di Taranto, Novi Ligure, Genova, Marghera e Torino;
   con la cessione in argomento, il venditore garantiva, tra l'altro, di non aver posto in essere atti e comportamenti di natura dolosa o gravemente colposa in materia ambientale, impegnandosi, al riguardo, a tenere indenne l'acquirente da perdite risultanti da violazioni di legge in materia ambientale;
   essendo sorte controversie relativamente all'interpretazione ed esecuzione di alcuni aspetti del contratto di compravendita de quo, nell'aprile del 1996 veniva attivato un arbitrato secondo le regole dell’International Court of Arbitration: procedura che si concludeva con lodo del 1o marzo 2000;
   in ordine alla tematica ambientale, il collegio riteneva che alla data non sussistessero i presupposti per una adeguata quantificazione e attribuzione degli oneri relativi, rimandando ad altro separato giudizio arbitrale da attivare ad hoc, ciò in quanto, nello specifico, la materia ambientale veniva ritenuta bisognosa di approfondimenti non pertinenti a quanto allora sottoposto al giudizio degli arbitri;
   peraltro, anche al fine di evitare l'attivazione dell'ulteriore arbitrato (con presumibili ingenti costi per entrambi le parti), nel giugno del 2008 Fintecna ed ILVA hanno sottoscritto un verbale di incontro che ribadisce quanto statuito dagli arbitri con il lodo del marzo 2000, concordando per una linea di sostanziale condivisione della fase di approfondimento delle problematiche ambientali, nonché rinviando per la definizione e l'attribuzione pro quota degli «oneri ambientali» ad un momento successivo nel quale si fossero concretizzati adeguamenti presupposti per la relativa quantificazione;
   in contemporanea, a fronte della peculiarità dell'attività produttiva svolta in epoca risalente dalla società di Stato nel sito industriale, con verosimili e conseguenti effetti inquinanti sui suoli, Fintecna avrebbe provveduto da tempo ad accantonare a fondo rischi un importo di circa 140 milioni di euro, attualmente investito in titoli di Stato che, essendo maturati i necessari presupposti di determinabilità degli oneri, potrebbero trovare oggi utilizzazione nell'ambito dell'ipotizzato intervento statale in situ –:
   se il Ministro sia a conoscenza di quanto riportato dall'interrogante e, conseguentemente, quali iniziative intenda assumere urgentemente per rendere immediatamente disponibili quelle risorse destinate alle bonifiche. (5-08144)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ROSATO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   le regole e le disposizioni dell'autorità doganale prevedono l'espletamento di alcune procedure tra le quali anche controlli fisici sulle merci di importazione nei porti italiani. Sebbene le finalità di detti controlli siano corrette e trovino fondamento anche nel diritto europeo, tuttavia il sovrapporsi di norme e il ripetersi di alcune prassi tendono ad allungare il tempo di transito delle merci di importazione presso le dogane dei porti italiani;
   una certa lentezza nell'espletamento degli oneri burocratici comporta per gli operatori economici una incertezza sui tempi di transito, quindi il rischio di ritardi nella consegna delle merci, e talvolta anche dei costi aggiuntivi rispetto alle stesse procedure effettuate presso altri porti europei;
   questa inefficienza del sistema doganale italiano sta già producendo dei danni alle casse erariali e agli operatori nel settore della logistica che sono stati quantificati, dalla Confetra, in 12 miliardi di euro, in ragione del fatto che sempre più, le merci destinate anche al nord Italia vengono consegnate nei porti dell'Europa del nord, nonostante quattro giorni di navigazione aggiuntivi;
   in assenza di un efficace coordinamento tra le amministrazioni coinvolte nel processo di sdoganamento, e in attesa che si costituisca lo sportello doganale unico (previsto dal legislatore italiano nel 2003, prima ancora di quello europeo), per effettuare un'operazione di importazione o esportazione, gli operatori devono presentare circa 68 istanze a 18 amministrazioni differenti, trasmettendo talvolta informazioni identiche o simili; e costi e tempi di questa eccessiva burocratizzazione della procedura ricadono negativamente sulle imprese. Per il settore agroalimentare, particolarmente importante per il Pil italiano in considerazione del fatto che negli ultimi anni ha visto crescere la propria fetta di mercato su scala mondiale, le istanze da presentarsi sono circa 77, indirizzate a 17 amministrazioni o enti diversi;
   le dogane italiane non sono operative a turno continuo ed è previsto che il pagamento dei diritti doganali debba avvenire con la modalità dell'assegno circolare che va consegnato fisicamente all'ufficio competente;
   gli standard europei su tempi di transito e costi rendono più convenienti le operazioni nei porti di altri paesi europei dove, peraltro, le operazioni avvengono 24 ore al giorno e si registrano modalità di pre-claering, ovvero parte del le operazioni doganali avvengono mentre i container sono in navigazione rendendo ancora più rapido il passaggio delle merci nel perimetro portuale –:
   se il Governo intenda attuare, attraverso l'Agenzia delle dogane, una politica di semplificazione delle procedure di sdoganamento delle merci in importazione ed esportazione, con particolare riferimento alle prassi in uso nei porti italiani così da garantire: il passaggio a piattaforme telematiche delle pratiche di sdoganamento: la possibilità di correzione autonoma per le operazioni telematiche in procedura domiciliata: la previsione di un solo nulla osta sanitario a fronte di una unica dichiarazione doganale;
   al fine di rendere più competitivo il sistema portuale italiano, se il Governo intenda garantire la operatività 24 ore al giorno dei porti, per l'invio telematico delle operazioni doganali e l'adozione della modalità di pre-clearing per l'espletamento delle operazioni medesime;
   alla luce del fatto che vi sono diverse modalità di pagamento che consentono un'utile tracciabilità, se il Governo non ritenga di prevedere la possibilità di pagare i diritti doganali con altri mezzi elettronici, così da consentire una maggiore praticità agli operatori economici;
   a che punto sia l’iter di attuazione dello sportello unico doganale e quali tempi siano previsti dal Governo perché possa essere operativo. (4-18122)


   REGUZZONI e MONTAGNOLI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   in una recente lettera pubblica il presidente dell'Associazione nazionale costruttori Edili Paolo Buzzetti ha dichiarato che «si dovrebbero cercare, tutti insieme, soluzioni capaci di rispondere a un'esigenza sociale ed economica allo stesso tempo. Cominciamo allora con proporne alcune. La prima cosa da fare è riattivare il circuito del credito, sia per le famiglie che per le imprese. Le nostre analisi rilevano chiaramente che la vera causa del ridimensionamento del settore immobiliare non è l'invenduto, ma il calo del 50 per cento di mutui erogati. Questo vuoi dire che, per gran parte dei nuovi nuclei familiari che si formano ogni anno, l'acquisto di una casa è ormai una chimera. Finora però le conseguenze e le ripercussioni economico-sociali di questo fenomeno sono state, a nostro avviso, molto sottovalutate e, nonostante gli sforzi fatti negli ultimi mesi dal Governo, che ha avviato un importante lavoro di rilancio delle nostre città, non si sono trovate ancora risposte efficaci ad evitare quella che si profila come un'autentica emergenza che sta investendo i giovani e le fasce meno abbienti della popolazione. Ci vuole, quindi, subito un piano “salva-casa”. E per farlo è necessario ritornare allo spirito che animò le politiche di ricostruzione del Dopoguerra e che, non a caso, proprio in queste ultime settimane la banca centrale americana (Fed) sta mettendo in campo. Noi pensiamo che anche in Italia si debba e si possa fare. Mi riferisco alla possibilità che investitori istituzionali, come ad esempio la Cdp, o la stessa BCE, acquistino titoli emessi dalle banche per finanziare i mutui residenziali concessi a specifiche fasce della popolazione, garantiti dalle ipoteche sottostanti (covered bond). Ad esempio, potrebbero essere finanziati mutui per acquisto prima casa, o dedicati alle giovani coppie e per abitazioni “verdi”. In queste operazioni la Cdp potrebbe avere un ruolo importante in quanto può approvvigionarsi a lungo termine ad un costo inferiore di circa il 30 per cento rispetto al costo della provvista di una banca di medio-grandi dimensioni. In questo modo si garantirebbe agli istituti di credito la disponibilità di funding a lungo termine (25-30 anni) che servirebbe a finanziare i mutui alle famiglie, e al tempo stesso i benefici del minor costo della raccolta si concretizzerebbero per le famiglie sotto forma di un tasso d'interesse più basso e di una quota di finanziamento concesso più alta. In concreto si tratterebbe di 7-10 mld messi a disposizione da Cdp e da altri investitori istituzionali. Questi, una volta ristabilitasi la fiducia sui mercati e sul debito sovrano italiano, potrebbero rivendere i titoli. Infine, per le fasce di popolazione più deboli, sarebbe opportuno istituire anche un Fondo di garanzia dello Stato, come in altri Paesi europei, che, a seguito della consueta analisi del rischio da parte delle banche, copra i rischi di insolvenza che le famiglie italiane corrono a causa del protrarsi della crisi. Queste misure non producono debito pubblico e sono a bassissimo rischio. Ma bisogna fare in fretta. Le imprese sono allo stremo e tra i cittadini regna un clima di sfiducia e di angoscia per il futuro che difficilmente ci consentirà di uscire in tempi brevi da questa pesante recessione. Al rigore, come diciamo da tempo, è necessario accompagnare efficaci misure per la crescita e interventi mirati a far ripartire l'edilizia, dando impulso all'occupazione. Molto c’è da fare, infatti, per rendere le città più vivibili e mettere in sicurezza il territorio. Sfide che abbiamo il dovere di cogliere non solo per noi stessi ma anche per le generazioni future» –:
   se e quali iniziative il governo abbia intrapreso o intenda intraprendere ai fini di fornire risposte alle richieste dell'Ance sopra riportate. (4-18129)


   REGUZZONI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   l'incentivazione di meccanismi che favoriscano l'innovazione d'impresa è un fattore critico di successo per l'economia del Paese;
   il trasferimento tecnologico da università o centri di ricerca a piccole e medie aziende è un punto debole del nostro sistema-Paese;
   una recente ricerca di «Ambrosetti – the European House» ha indicato – tra le altre – quale priorità per lo sviluppo e l'incentivo all'innovazione la dotazione alle università o centri di ricerca di «strumenti e risorse per l'attività di trasferimento tecnologico»;
   in particolare occorrerebbe introdurre indici di misura della performance anche per obiettivi legati al trasferimento tecnologico, favorire la nascita o lo sviluppo di uffici preposti al trasferimento tecnologico, sviluppare una cultura del trasferimento tecnologico e modificare le regole relative alla proprietà intellettuale ai fini di valorizzare l'istituzione –:
   se e quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere ai fini di rispondere in modo positivo alle sollecitazioni di cui alle premesse. (4-18133)


   MADIA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   l'ENEA aveva bandito un concorso per l'assunzione a tempo indeterminato di n. 120 unità (G.U. 4a serie speciale 30 luglio 2010);
   con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 27 luglio 2012 il Governo ha autorizzato delle assunzioni da rendere operative sul turn over del 2009/2010;
   il commissario dell'ente ingegner Giovanni Lelli ha reso noto che le assunzioni dovrebbero avvenire entro al fine dell'anno;
   al momento non sono noti né i criteri operativi delle assunzioni né l'allocazione dei nuovi assunti –:
   se il Governo sia a conoscenza della vicenda ovvero abbia indicato al commissario straordinario i criteri per procedere alle assunzioni;
   quando e se l'ente procederà alle assunzioni e se tali assunzioni riguardano ricercatori e personale con contratti a termine già impiegato nelle sedi dell'Enea e se il Governo non ritenga uno spreco di risorse umane ed economiche il non proseguimento delle attività da parte di detto personale. (4-18150)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Catanoso n. 5-06984, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 giugno 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Faenzi.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Zampa e altri n. 5-08109, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 ottobre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bossa, Di Giuseppe.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
   interrogazione a risposta scritta Palagiano n. 4-17647 del 17 settembre 2012;
   interrogazione a risposta in Commissione Alessandri n. 5-08042 del 2 ottobre 2012.

ERRATA CORRIGE

  Mozione Bersani e altri n. 1-01118 (ulteriore nuova formulazione) pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 698 dell'8 ottobre 2012. Alla pagina 35080, seconda colonna, dalla riga terza alla riga nona deve leggersi: «comma, della Carta costituzionale, “la coesione e la solidarietà sociale, per rimuovere gli squilibri economici e sociali, per favorire l'effettivo esercizio dei diritti della persona”, con un forte presidio nazionale degli interventi finanziati con il piano di azione» e non «comma, della Carta costituzionale “la coesione e la solidarietà sociale, per rimuovere gli squilibri economici e sociali, per favorire l'effettivo esercizio dei diritti della persona”, attraverso la rapida attuazione con un forte presidio nazionale degli interventi finanziati con il piano di azione», come stampato.

  Alla pagina 35080, seconda colonna, dalla riga tredicesima alla riga sedicesima deve leggersi: «stanziati in Calabria oltre 100 milioni di euro, verificando, in tale contesto di promozione dei diritti di cittadinanza, la possibilità di concentrare le risorse del fondo» e non «stanziati in Calabria oltre 100 milioni di euro, e in tale contesto di promozione dei diritti di cittadinanza, verificando la possibilità di concentrare le risorse del fondo», come stampato.