XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 11 ottobre 2012

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   TOTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 24-bis del decreto-legge n. 83 del 2012 rubricato: «Misure a sostegno della tutela dei dati personali, della sicurezza nazionale, della concorrenza e dell'occupazione nelle attività svolte da call center» così dispone: «(Misure a sostegno della tutela dei dati personali, della sicurezza nazionale, della concorrenza e dell'occupazione nelle attività svolte da call center) 1. Le misure del presente articolo si applicano alle attività svolte da call center con almeno venti dipendenti. 2. Qualora un'azienda decida di spostare l'attività di call center fuori dal territorio nazionale deve darne comunicazione, almeno centoventi giorni prima del trasferimento, al Ministero del lavoro e delle politiche sociali indicando i lavoratori coinvolti. Inoltre deve darne comunicazione all'Autorità garante per la protezione dei dati personali, indicando quali misure vengono adottate per il rispetto della legislazione nazionale, in particolare del codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, e del registro delle opposizioni. Analoga informativa deve essere fornita dalle aziende che già oggi operano in Paesi esteri. 3. In attesa di procedere alla ridefinizione del sistema degli incentivi all'occupazione nel settore dei call center, i benefici previsti dalla legge 29 dicembre 1990, n. 407, non possono essere erogati ad aziende che delocalizzano attività in Paesi esteri. 4. Quando un cittadino effettua una chiamata ad un call center deve essere informata, preliminarmente sul Paese estero in cui l'operatore con cui parla è fisicamente collocato e deve, al fine di poter essere garantito rispetto alla protezione dei suoi dati personali, poter scegliere che il servizio richiesto sia reso tramite un operatore collocato nel territorio nazionale. 5. Quando un cittadino è destinatario di una chiamata da un call center deve essere preliminarmente informato sul Paese estero in cui l'operatore è fisicamente collocato. 6. Il mancato rispetto delle disposizioni di cui al presente articolo comporta la sanzione amministrativa pecuniaria di 10.000 euro per ogni giornata di violazione. 7. All'articolo 61, comma 1, del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, e successive modificazioni, dopo le parole: «rappresentanti di commercio» sono inserite le seguenti: «, nonché delle attività di vendita diretta di beni e di servizi realizzate attraverso call center «outbound» per le quali il ricorso ai contratti di collaborazione a progetto è consentito sulla base del corrispettivo definito dalla contrattazione collettiva nazionale di riferimento»;
   numerosi sono gli impatti operativi generati da questa norma. Infatti, la necessità di comunicazione preventiva al Ministero del lavoro e delle politiche sociali implica, da un lato, la divulgazione delle strategie aziendali e di assetto industriale, con il conseguente rischio di grave compromissione della competitività e, dall'altro, offre la possibilità alle imprese concorrenti di replicare quelle stesse strategie con il rischio di appiattimento dell'offerta di servizio al consumatore. Lo stesso obbligo di comunicazione all'utente della gestione della chiamata dall'estero non è priva di impatti potenzialmente pregiudizievoli, poiché, oltre a dar luogo a una forma di discriminazione dell'operatore, ciò che appare ancor più evidente se la chiamata è gestita in ambito comunitario, induce anche l'utente a valutare negativamente la localizzazione estera, sia sotto il profilo del trattamento dei dati personali sia sotto quello della professionalità e della qualità del servizio offerto, con conseguente danno, nel qual caso, alla reputazione di un'azienda e con altrettanto grave impatto in pregiudizio della crescita e della competitività delle imprese domestiche. Appare, invece, auspicabile che l'internazionalizzazione delle imprese e la ricerca del miglio rapporto qualità/prezzo per il servizio, a parità di costo, offerto al consumatore siano incentivate per le intuitive ragioni di sviluppo delle aziende stesse e del sistema Paese che le sostiene. In un contesto in cui le aziende tendono a ridurre la qualità dei servizi offerti per tendere all'efficienza, la ricerca di soluzioni volte ad aumentare il livello qualitativo del servizio reso al consumatore dovrebbe essere sostenuta e favorita;
   l'obbligo posto dal legislatore di attribuire al cittadino la facoltà di scegliere che il servizio richiesto sia reso tramite un operatore collocato in Italia arreca un significativo danno economico alle aziende per la conseguente inutile e dispendiosa duplicazione di alcune operation e le difficoltà operative e di costo relativi. Il sensibile rischio correlato è quello di riduzione del livello qualitativo del servizio al cliente, a causa dell'incremento dei fattori procedurali, dei flussi di gestione e dell'estromissione del concetto di «migliore competenza», con conseguente percezione negativa del servizio da parte del cittadino-consumatore. È da soggiungere che la norma in esame sembra escludere che la riservatezza dei dati del cliente ed il rispetto delle norme sulla privacy e di sicurezza possano essere garantiti con la stessa diligenza applicata in Italia quando siano gestiti in ambito estero. La disposizione, inoltre, disincentiva le aziende di settore a investire in Italia poiché un'azienda multinazionale applica strategie su scala globale e ricerca efficienze cross-border attività più in generale, contrastate, evidentemente, dall'articolo 24-bis del decreto-legge n. 83 del 2012;
   ad un prima conclusione, la disposizione in parola, secondo l'interrogante, pregiudica notevolmente l'internazionalizzare un'attività di impresa del settore, in quanto stabilisce tutta una serie di obblighi difficilmente attuabili nell'operatività, sulla scorta di una motivazione attinente alla privacy che, sempre a parere dell'interrogante, si appalesa inconsistente. Infatti, la legislazione corrente, sia nazionale che europea, già prevede norme dirette alla tutela della riservatezza dei dati quando si realizzino flussi transfrontalieri, sia nell'ambito dei Paesi dell'Unione, sia al di fuori dei medesimi;
   la compatibilità delle disposizioni ex articolo 24-bis con il diritto comunitario, appare dubbia profilandosi potenziali contrasti con diverse disposizioni normative europee contenute, rispettivamente, nel Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE) e nella direttiva 95/46/CE, sulla privacy. In particolar modo, emerge un potenziale contrasto con l'articolo 49 TFUE, che vieta ogni restrizione alla libertà di stabilimento, nel disincentivo costituito dalle previsioni dell'articolo 24-bis in ordine agli obblighi di comunicazione preventiva alle autorità interessate; di adozione di speciali misure a garanzia del rispetto delle norme nazionali in materia di dati personali e di previsione di appositi call center, comunque situati sul territorio italiano, per garantire un diritto di opzione del chiamante che voglia, in alternativa al call center collocato all'estero, interloquire con un call center nazionale. Di fatto, tali obblighi scoraggiano, anche rendendola più onerosa, l'eventuale delocalizzazione all'estero, in ambito Unione europea per quel che qui rileva, delle attività di call center. Inoltre, lo stesso articolo 24-bis nel disincentivare e rendere più oneroso l'impiego di call center già collocati in un altro Stato membro dell'Unione europea appare incompatibile con il divieto di ogni restrizione alla libera prestazione dei servizi all'interno dell'Unione europea sancito dall'articolo 56 del TFUE. Un ulteriore lesione del diritto comunitario sembra potersi rinvenire nel contrasto del pluricitato articolo 24-bis con la direttiva 95/46/CE sulla privacy, laddove impone, in ogni caso, il rispetto defila legislazione italiana sui dati personali, anche nell'ipotesi di trasferimento dei dati presso call center stabiliti in altri Stati membri. Il contrasto, a parere dell'interrogante, si configura, anzitutto, rispetto all'obiettivo della libera circolazione dei dati nell'Unione europea, garantita dalla direttiva attraverso la previsione di un livello di tutela equivalente in tutti gli Stati membri. Tale concetto è ulteriormente esplicitato in premesse della direttiva, nel considerando 9, ove si precisa che: «data la protezione equivalente derivante dal ravvicinamento delle legislazioni nazionali, gli Stati membri non potranno più ostacolare la libera circolazione tra loro di dati personali per ragioni inerenti alla tutela dei diritti e delle libertà delle persone fisiche, segnatamente del diritto alla vita privata; che gli Stati membri disporranno di un margine di manovra di cui potranno valersi, nell'applicazione della direttiva, i partner economici e sociali; che potranno quindi precisare nella loro legislazione nazionale le condizioni generali di liceità dei trattamenti; che così facendo gli Stati membri si adopereranno per migliorare la protezione attualmente prevista dalle loro leggi; che, nei limiti di tale margine di manovra e conformemente al diritto comunitario, potranno verificarsi divergenze nell'applicazione della direttiva e che queste potranno ripercuotersi sulla circolazione dei dati sia all'interno dello Stato membro che nelle Comunità». In secondo luogo, appare suscettibile di contestazione d'infrazione la previsione, in via unilaterale, nella legislazione nazionale, di un regime più restrittivo, e disincentivante, del trasferimento dei dati personali, in contraddizione con la natura e gli obiettivi di armonizzazione normativa che connotano la menzionata direttiva. A tal proposito giova evidenziare che l'intero capo IV della direttiva 95/46/CE si occupa del trasferimento di dati personali fuori dall'Unione europea e vi si stabilisce che, in tal caso, il trasferimento è lecito se il Paese di destinazione è considerato adeguato e sicuro dalla Commissione europea o se si utilizzano altri strumenti previsti dalla normativa europea (esempio binding corporate rules o clausole standard stabilite dalla Commissione) anche in assenza del consenso dell'interessato. Ciò significa che l'articolo 24-bis anche laddove si fosse riferito ai soli Paesi extra-comunitari, risulterebbe in contrasto con i principi esplicitati dalla citata direttiva, poiché, di fatto, avrebbe previsto come unica condizione di liceità del trasferimento dei dati il consenso dell'interessato, mentre la direttiva prevede – come d'altronde il codice italiano in materia di protezione dei dati personali – altre ipotesi di trasferimento lecito extra-Unione europea;
   alla luce delle considerazioni svolte appare percorribile l'ipotesi di una denuncia della norma in rilievo alle autorità europee, specificamente alla Commissione Europea, al fine di ottenere l'avvio di una procedura di infrazione contro l'Italia, finalizzata all'espunzione od alla modifica radicale delle statuizioni di cui all'articolo 24-bis del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83;
   appare, altresì, auspicabile che con immediatezza le pubbliche amministrazioni interessate attuino la norma, interpretandola, in modo da neutralizzare i più evidenti contrasti con la normativa comunitaria;
   nel corso della seduta n. 14 del 31 luglio 2012 delle Commissioni 8a e 10a riunite del Senato della Repubblica per l'esame del disegno di legge di conversione del citato decreto-legge, furono presentati due ordini del giorno, rispettivamente, G/3426/14/0810 e G/3426/30810, risultati accolti dal Governo che, pertanto, si impegnò a valutare l'impatto delle disposizioni ex articolo 24-bis del decreto-legge ed, eventualmente, anche ad intervenire, in termini correttivi, con ogni sollecitudine e, altresì, a prevedere l'inapplicabilità delle disposizioni in novella alle imprese già operanti nel rispetto della normativa italiana in materia di protezione dei dati personali, al fine di non penalizzarle ulteriormente, ponendogli vincoli operativi aggiuntivi e inutili –:
   se il Governo intenda accedere a un'interpretazione della norma in questione in linea con i principi comunitari, consentendone, con immediatezza, una sua incensurabile applicazione;
   se e come intenda, in ogni caso, assumere iniziative normative opportunamente modificative del testo del menzionato articolo 24-bis del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, sia per tener fede all'impegno assunto con l'accoglimento dei richiamati ordini del giorno sia al fine di prevenire il rischio dell'attivazione, da parte dell'Unione Europea di procedure di infrazione per lesione del diritto comunitario, atteso il contrasto del detto articolo 24-bis con gli articoli 49 e 56 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea.
(5-08105)


   ALBERTO GIORGETTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   come riportato in data odierna dal quotidiano il Gazzettino – quotidiano del Nord Est, si apprende che un bambino di dieci anni di Cittadella (Pd) è stato prelevato a forza dalla propria classe per essere trasferito in un istituto che lo dovrà ospitare fino al perfezionamento dell'affidamento in via esclusiva al padre;
   il minorenne, come da foto del quotidiano di cui sopra, oppostosi all'intervento della polizia, si è fatto trascinare di forza dagli agenti fino alla macchina, con la quale poi è stato trasferito all'istituto;
   il ragazzino è stato preso per le gambe e le braccia dagli agenti;
   il blitz è stato compiuto durante l'orario scolastico in applicazione della sentenza della corte d'appello di Venezia che stabiliva «l'allontanamento del minore dall'ambiente materno e il suo affido in via esclusiva al padre», con previo collocamento in una comunità;
   appare altresì indispensabile verificare lo stato psicologico del bambino oggetto di un grave atto di forza –:
   quali azioni immediate e conseguenti provvedimenti intendano assumere i ministri in indirizzo per verificare la dinamica del drammatico accaduto ai danni di un minore, contro la sua stessa palese volontà;
   se non ritengano i Ministri interrogati di intervenire affinché situazioni di questo genere non abbiano più a verificarsi.
(5-08106)

Interrogazione a risposta scritta:


   DI PIETRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   l'11 luglio 2012 Vittorio Grilli è stato nominato Ministro dell'economia e delle finanze, succedendo al Presidente del Consiglio dei ministri Mario Monti che ricopriva tale incarico ad interim dal momento dell'insediamento del Governo (16 novembre 2011);
   il 29 settembre, attraverso gli organi della stampa, sono state pubblicate le intercettazioni telefoniche del luglio 2011 tra Vittorio Grilli, all'epoca direttore generale del tesoro, e Massimo Ponzellini, all'epoca presidente della Banca popolare di Milano, all'epoca sotto ispezione della Banca d'Italia a causa dell'emersione di diverse irregolarità nell'attività;
   ad avviso dell'interrogante, dal tenore delle conversazioni risulta chiara la volontà di Vittorio Grilli di chiedere a Massimo Ponzellini una sponsorizzazione in ambito politico che agevolasse la sua nomina a governatore della Banca d'Italia – all'epoca, infatti, l'attuale Ministro appariva in lizza, insieme ai nomi di Fabrizio Saccomanni e Lorenzo Bini Smaghi, per la successione a Mario Draghi;
   ad avviso dell'interrogante, la telefonata effettuata dal Grilli al Ponzellini è molto grave, in quanto è inaccettabile che il Grilli tentasse di scavalcare i concorrenti alla poltrona ambita chiedendo aiuto, in segreto – e ciò è testimoniato dalla sua richiesta di silenzio invocata nelle conversazioni – al presidente di una Banca già ufficialmente sotto ispezione e che poi, come eventuale Governatore, avrebbe dovuto regolare; dal tenore delle conversazioni, ad avviso dell'interrogante, risultano completamente stracciati i doveri di autonomia e la garanzia di indipendenza richiesti dalla carica cui il Grilli – per fortuna invano – aspirava;
   qualche settimana prima della pubblicazione delle suddette intercettazioni telefoniche, gli organi della stampa hanno pubblicato una notizia uscita dalla procura di Napoli: dalle indagini in corso sul presidente di Finmeccanica Giuseppe Orsi – inquisito per corruzione e riciclaggio internazionale in ordine, tra le altre cose, alla vicenda della superconsulenza di 51 milioni nella commessa degli elicotteri Agusta ottenuta in India – sarebbe emersa l'esistenza di contratti di consulenza stipulati tra una azienda del gruppo Finmeccanica o Finmeccanica stessa e la signora Lisa Lowestein, esperta d'arte nonché ex moglie del Ministro Grilli;
   ad avviso dell'interrogante giova ricordare che nel dicembre 2011 l'allora presidente di Finmeccanica, Pier Francesco Guarguaglini, ha rassegnato le sue dimissioni, dopo essere rimasto travolto dall'inchiesta giudiziaria sugli appalti dell'Ente nazionale di assistenza al volo (Enav), che lo vede coinvolto insieme alla moglie Marina Grossi, amministratrice delegata della controllata Selex-Sistemi Integrati, oltre al suo collaboratore e braccio destro Lorenzo Borgogni, ex responsabile alle comunicazioni esterne di Finmeccanica, indagato e autosospesosi per la stessa vicenda;
   le inchieste giudiziarie che riguardano il gruppo italiano Finmeccanica – azienda ritenuta strategica dal Governo e fiore all'occhiello del tessuto industriale italiano – si susseguono e ne minano la credibilità e la forza a livello internazionale: va segnalato in proposito che nel 2011 la quotazione del titolo di Finmeccanica in borsa era di circa 9,2 euro mentre ora è scesa a 2-3 euro;
   il 2 ottobre «Il Sole-24 Ore» ha pubblicato in prima pagina un articolo di Luigi Zingales che invitava il Ministro Grilli a reagire e a chiarire la sua posizione compromessa: «.....l'assordante silenzio..... che circonda le vicende del ministro del Tesoro Vittorio Grilli....... Con dottorato a Rochester, un periodo di insegnamento a Yale, e una lunga esperienza al ministero del Tesoro, Grilli è il più tecnico dei ministri tecnici..... Ma proprio per il suo valore di simbolo di meritocrazia e competenza, Grilli deve essere al di sopra di ogni sospetto. O, comunque, deve essere in grado di fugare i dubbi. Prima c’è stata la rivelazione di un presunto contratto di un'azienda del gruppo Finmeccanica alla moglie Lisa Lowestein. L'allora signora Grilli era un'esperta di arte. Sarebbe difficile spiegare una consulenza fornita dal gruppo Finmeccanica. Se, poi, la consulenza c’è davvero e poggia su precise competenze, è interesse di tutti, a partire da Grilli, che si sappia come stanno le cose, visto che l'attuale ministro, all'epoca direttore generale del Tesoro, di fatto nominava i vertici di Finmeccanica... ... in Svizzera l'ottimo governatore Philipp Hildebrand si è dimesso perché la moglie (a sua insaputa) aveva effettuato una compravendita di dollari che si poteva configurare come un abuso di informazione privilegiata del marito. Perché in Italia dovrebbe essere diverso? ... ... Giuseppe Orsi, amministratore delegato di Finmeccanica, ha smentito. Ma ha smentito di avere pagato lui una consulenza a Lisa Lowenstein. La sua smentita non esclude che altre società del gruppo Finmeccanica possano averlo fatto. Il ministro Grilli, a sua volta, ha rigettato le accuse, chiamandole “fango”. Basterebbe una semplice dichiarazione del tipo “finché era mia consorte la signora Lowenstein non ha mai ricevuto alcuna consulenza da società del gruppo Finmeccanica o altre società controllate dal ministero del Tesoro”... ... Se viceversa esiste, si chiariscano i contenuti e le motivazioni. Poi, nei giorni scorsi, sono emerse le telefonate tra il ministro del Tesoro e Massimo Ponzellini, all'epoca presidente della Banca Popolare Milanese e oggi agli arresti domiciliari con l'accusa, tra l'altro, di corruzione privata. Da queste telefonate risulterebbe che Grilli abbia chiesto l'intercessione del presidente per ottenere l'appoggio (o almeno la non opposizione) di Bersani alla sua possibile nomina a governatore della Banca d'Italia. Anche se non ci piace che un tecnico si faccia la sua campagna personale con i vari politici, non siamo così moralisti da scandalizzarci per questo. Ma quello che non possiamo accettare è che per questa campagna Grilli abbia usato il presidente di una banca che poi, come governatore della Banca d'Italia, sarebbe andato a regolare. Pensiamo veramente che Ponzellini non avrebbe chiesto nulla in cambio dei suoi servigi? Altro che cattura del regolatore, qui si configura come un pericoloso do ut des. Se poi c’è stata davvero una ingenuità da parte del neoministro è bene che lo ammetta. Anche perché tutto questo non sarebbe avvenuto con una banca qualsiasi, ma con la Bpm, una banca che nel marzo 2011 era stata ispezionata da Bankitalia e rischiava il commissariamento. Una Banca che oggi i magistrati accusano di aver finanziato illegalmente politici e partiti. Una Banca che sembra al centro di un sistema che definire clientelare è poco. Pure questa notizia può essere falsa, lasciata trapelare apposta per indebolire l'opera di moralizzazione che il neo ministro sta giustamente perseguendo. Ma proprio per questo ogni minimo dubbio va chiarito. Il ministro del Tesoro, tecnico di un governo tecnico, deve chiarire la sua posizione, alternativamente – anche nel silenzio generale – si avvalora un clima di crescente sfiducia nel Paese. Se passa l'immagine che tutti i governanti, siano essi politici o tecnici, sono uguali, si corrono rischi seri»;
   ad avviso dell'interrogante con grave ritardo, il Ministro Grilli ha affidato le sue considerazioni a «Il Sole 24 Ore» il 3 ottobre 2012: in ordine a molteplici articoli di stampa che mettevano in dubbio la sua correttezza ha dichiarato la sua estraneità riguardo alle consulenze dell'ex moglie, smentito di esservisi mai speso e ricordato le smentite già arrivate dai rappresentanti di Finmeccanica; ha poi addebitato, in tal modo giustificandole, il tono delle conversazioni con Ponzellini al loro rapporto «amicale e privato», parole che, ad avviso dell'interrogante, non spogliano la questione dagli aspetti imbarazzanti, in quanto qualsiasi azione di lobbying, anche basata «sull'amicizia», indebolisce l'indipendenza e mina l'integrità necessarie alle persone chiamate a ricoprire altissime cariche istituzionali;
   ad avviso dell'interrogante quando ci si rivolge chiedendo un favore a chi sarà oggetto della propria attività di regolazione e vigilanza, si introduce un vulnus con riguardo alla possibilità di esercitare serenamente il proprio mandato e ciò vale in ogni caso, anche se sussistono presunte buone intenzioni, rapporti «amicali» o, peggio, mera ingenuità;
   giova ricordare che le secche dichiarazioni di smentita rilasciate agli organi della stampa da parte dei soggetti coinvolti nelle vicende esposte non solo non fugano i dubbi né pongono, in particolare, il Ministro al di sopra di ogni sospetto, ma appaiono completamente contraddette e confliggenti con le registrazioni delle conversazioni telefoniche, ora di dominio pubblico;
   prima di esporre altri fatti che, ad avviso dell'interrogante, adombrano un sistema di rapporti clientelari e relazioni improntate al do ut des che coinvolgono alcuni vertici delle istituzioni politiche ed economiche, è doveroso sottolineare che il Ministero dell'economia e delle finanze è uno dei più importanti e influenti dicasteri del Governo italiano che ha il compito di controllare le spese, le entrate dello Stato, nonché sovrintendere alla politica economica e finanziaria, ai processi e agli adempimenti di bilancio, esercita le funzioni e i compiti spettanti allo Stato in materia di politica economica, politica finanziaria e di bilancio, svolge i compiti di vigilanza su enti e attività e le funzioni relative ai rapporti con le autorità di vigilanza e controllo previsti dalla legge; dal Ministro dipende funzionalmente la Guardia di finanza; il Ministro presiede il CICR (Comitato interministeriale per il credito e il risparmio), organismo che attribuisce compiti di alta vigilanza sul credito e sulla tutela del risparmio, interviene sulla regolamentazione dell'attività degli istituti di credito e degli intermediari finanziari, deliberando i criteri che regolano l'attività di vigilanza della Banca d'Italia; il Ministro effettua le nomine negli enti pubblici controllati; il Ministero detiene numerose partecipazioni: Alitalia – Linee aeree italiane SpA (49,90 per cento); ANAS SpA (100 per cento); ARCUS SpA (100 per cento); Cassa depositi e prestiti SpA (70); Cinecittà Luce SpA (100 per cento); Coni Servizi SpA (100 per cento); Consap SpA (100 per cento); Consip SpA (100 per cento); Expo 2015 SpA (40); ENAV SpA (100 per cento); Enel SpA (31,24); Eni SpA (3,93 per cento, ma la Cassa depositi e prestiti SpA detiene una partecipazione del 26,40 per cento); Finmeccanica SpA (30,20); Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa SpA (100 per cento); EUR SpA (90); Ferrovie dello Stato italiane SpA (100 per cento); Fintecna SpA (100 per cento); Fondo italiano d'investimento SGR SpA (12,50); GSE SpA (100 per cento); Istituto poligrafico e Zecca dello Stato SpA (100 per cento); Italia lavoro SpA (100 per cento); Poste italiane SpA (100 per cento); Rai Radiotelevisione italiana SpA (99,56); Rete autostrade mediterranee SpA (100 per cento); Sace SpA (100 per cento); Sicot Srl (100 per cento); Società per lo sviluppo del mercato dei fondi pensione SpA (56,01); Sogei SpA (100 per cento); Sogesid SpA (100 per cento); Sogin SpA (100 per cento); STMicroelectronics holding NV (50); Studiare sviluppo Srl (100 per cento) –:
   il Ministero dell'economia e delle finanze è, inoltre, l'autorità che per legge esercita la supervisione sull'operato delle fondazioni e a questo proposito giova ricordare i giudizi sempre molto positivi espressi dal Ministro Grilli proprio sul loro operato e considerate elemento di certezza per il sistema bancario italiano; egli ha anche asserito che «le fondazioni sono rigorose e solidali al tempo stesso»;
   ad avviso dell'interrogante cresce il sospetto, già emerso nei rapporti del Ministro Grilli con Ponzellini, di una sottovalutazione, da parte del Ministro, dei problemi inerenti al rapporto fra autorità di regolazione e soggetti regolati;
   l'interrogante non è il solo ad avanzare il sospetto, corroborato da un articolo scritto da Tito Boeri e pubblicato nei giorni scorsi su «La Repubblica»: il sospetto è «....corroborato dalla disinvoltura con cui (Vittorio Grilli) ha in più occasioni enfaticamente celebrato le fondazioni bancarie, enti soggetti alla sua supervisione. Si potrebbe pensare che la mancata censura da parte del ministro di quelle fondazioni (come Compagnia San Paolo, Cariparo e fondazione Mps) che si sono indebitate pur di non perdere quote di controllo nelle banche conferitane, sia frutto anch'essa di un do ut des, che ripaga il passato sostegno delle fondazioni alla sua candidatura in via Nazionale. Il ministro ha oggi la possibilità di contribuire a fugare questi dubbi. In questi giorni si stanno definendo le modalità con cui le fondazioni bancarie continueranno a partecipare al capitale della Cassa Depositi e Prestiti (Cdp). Le fondazioni hanno sin qui avuto un trattamento molto vantaggioso, ottenendo, in cambio del loro contributo al capitale della Cdp, obbligazioni indicizzate con un rendimento del 3 per cento in termini reali all'anno e al tempo stesso poteri di controllo e nomina dei vertici della Cassa. Oggi alle fondazioni viene richiesto di offrire un conguaglio, stimato in circa 6 miliardi, che compensi il fatto che la Cdp ha aumentato il proprio patrimonio senza che le fondazioni abbiano condiviso il rischio corso con questi investimenti dagli altri azionisti, cioè dal contribuente, dato che la quota rimanente della Cassa è posseduta dal Tesoro. Le fondazioni si oppongono a pagare questo conguaglio e sembrano disposte a versare solo un sesto della somma richiesta, con un costo per il contribuente fino a 5 miliardi. Se Vittorio Grilli vuole dimostrare nei fatti di non avere alcuna sudditanza nei confronti delle fondazioni bancarie, può fare ciò che va nell'interesse del contribuente. Liquidi le fondazioni al prezzo di acquisto, riconoscendo che sono state degli obbligazionisti in questi anni. E cominci fin da subito a cercare altri sottoscrittori, veri sottoscrittori che mettono in Cdp soldi loro, indipendenti dal controllo del Tesoro. Permetterebbe alle fondazioni di concentrarsi davvero sulle attività di pubblica utilità, che dovrebbero essere il loro core business, e a una controllata dallo Stato di confrontarsi con veri azionisti, evitando al contempo un nuovo bagno di sangue per il contribuente»;
   all'interrogante preme aggiungere che i banchieri e le fondazioni bancarie, esentate perfino dall'imposta municipale unica, in assenza di un intervento regolatore da parte del Governo, continueranno a realizzare profitti a scapito dei contribuenti e del Paese;
   l'interrogante ritiene che l'insieme delle vicende e dei fatti esposti delineino un contesto ed una fattispecie che nei Paesi europei sono conosciuti, e puniti, quale reato di «traffico di influenze», reato che esisteva nel nostro Paese fino al 1990, anno in cui la legge n. 86 lo ha cancellato;
   il traffico di influenze per l'Europa è un reato, è scritto nero su bianco nella direttiva cosiddetta «anticorruzione», adottata da tutti gli Stati membri meno che dall'Italia: tale reato riguarda gli scambi di favori, colpisce chi sfrutta la propria posizione e le prerogative che la sua carica gli attribuisce per fare gli interessi suoi e dei suoi amici e inerisce alla costruzione di ragnatele di e tra poteri, che inquinano le pubbliche amministrazioni, le nomine, i rapporti con le imprese, il mercato;
   la speranza dell'interrogante è riposta nel disegno di legge cosiddetto «anticorruzione» – da oltre due anni in spola tra le due Camere e attualmente all'esame del Senato – ove si vedranno gli intendimenti del Governo e della maggioranza che lo sostiene;
   il Ministro Grilli è attualmente lanciato in una campagna contro i manager corrotti – «Via i corrotti dalle aziende pubbliche. Grilli all'attacco» (La Repubblica, 29 Settembre 2012) – in armonia con la dichiarata volontà di rinnovamento che il Governo Monti intende perseguire, ma i fatti esposti inerenti al Ministro dell'economia e delle finanze in carica ne minano la credibilità e pongono un grave pregiudizio sul libero e sereno esercizio delle sue funzioni di Governo, in un ruolo di tale rilevanza;
   in particolare negli anni recenti il nostro Paese ha visto scalfito, in via di fatto, l'ordinamento istituzionale ed erodersi, progressivamente, quel nucleo di valori, interessi e finalità politiche e sociali fondanti l'assetto costituzionale e democratico, a vantaggio di una personalizzazione del potere e di titolari delle istituzioni pronti più ad un uso personale e distorto delle loro prerogative che a servire il Paese;
   a fronte delle ripetute esternazioni, i cittadini si aspettano un forte segnale di discontinuità e di garanzia del rispetto delle regole democratiche da parte del Governo in carica, che preservi le istituzioni da fatti e gestioni che possono apparire malsani e intervenga al recupero del loro alto senso, senza il quale la democrazia muore –:
   quali siano gli orientamenti del Presidente del Consiglio sulle vicende esposte in premessa e se non le ritenga sufficienti per assumere le iniziative di competenza a salvaguardia della trasparenza e della correttezza di coloro cui sono affidati importanti incarichi pubblici, considerando, in particolare, la gravità dei danni economici e delle loro ricadute in termini di credibilità internazionale, ad esempio, in ordine al vertice della società Finmeccanica;
   se non intenda adottare iniziative, anche normative, finalizzate all'esigenza di salvaguardare le istituzioni, le nomine e gli incarichi dal conflitto di ruoli;
   se non intenda, a fronte delle vicende esposte in premessa, nel rigoroso rispetto delle procedure giuridiche in tema di incarichi pubblici e ferme restando le prerogative del Capo dello Stato, invitare alle dimissioni il Ministro Vittorio Grilli.
(4-18076)

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CONTENTO. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
   il 19 agosto 2012, in quel di Lignano Sabbiadoro, venivano barbaramente assassinati i coniugi Burgato;
   tra gli indiziati figura il signor Reiver Laborde Rico, la cui sorella è attualmente ristretta in carcere perché ritenuta, insieme al fratello, una dei protagonisti dell'efferato delitto;
   il signor Reiver Laborde Rico risulta attualmente residente in quel di Cuba, meta raggiunta dopo la fuga dal nostro Paese;
   risulta all'interrogante che il Ministero abbia avviato i necessari contatti con le autorità cubane allo scopo di assicurare alla giustizia il fuggitivo –:
   a che punto siano i contatti con le autorità di Cuba, quali procedure risultino avviate e quali tempi siano ipotizzabili per assicurare alla giustizia italiana il signor Reiver Laborde Rico. (5-08101)

AFFARI EUROPEI

Interrogazione a risposta scritta:


   REGUZZONI, MONTAGNOLI e FUGATTI.Al Ministro per gli affari europei, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   i fondi UE rappresentano un fattore importante di competitività;
   secondo i dati della Commissione europea in riferimento al 7o programma quadro, a fronte di un numero e valore di richieste dall'Italia che la collocano al 3o posto tra gli stati membri, i risultati ottenuti sono stati: 22o posto per tasso di successo e 14o posto per fondi effettivamente acquisiti –:
   quali siano le motivazioni di una così marcata differenza negativa;
   se e quali azioni il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere per favorire un aumento del tasso di successo nell'accesso ai finanziamenti europei, con particolare riguardo alle piccole e medie imprese. (4-18068)

AFFARI REGIONALI, TURISMO E SPORT

Interrogazione a risposta scritta:


   BARBIERI. — Al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. — Per sapere – premesso che:
   con la legge 7 agosto 2012, n. 135, è stato convertito il decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95 recante disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica;
   l'articolo 2, comma 6, del decreto-legge introduce l'espresso divieto per le amministrazioni per le quali non siano stati emanati i provvedimenti attuativi da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri entro il 31 ottobre 2012, di procedere ad assunzioni di personale a qualsiasi titolo e con qualsiasi contratto ad eccezione di procedure concorsuali e di mobilità già in essere, conferimento di incarichi ai sensi dell'articolo 19 comma 5-bis o rinnovo degli incarichi;
   l'ordinamento dell'ENIT, Agenzia nazionale del turismo è regolata dal decreto del Presidente della Repubblica 6 aprile 2006 n. 207 e dal decreto interministeriale del 10 dicembre 2007, nel cui statuto all'articolo 13, comma 1, testualmente recita: «Il Direttore Generale è nominato dall'autorità vigilante su designazione del consiglio di Amministrazione ...»;
   in data 10 settembre 2012 il consiglio di amministrazione ha designato con propria delibera n. 24 del 2012 il nuovo direttore generale, professionalità esterna alla pubblica amministrazione ossia non dipendente dalle amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2 del decreto legislativo n. 165 del 2001 e in data 13 settembre 2012 il Ministro avrebbe proceduto alla nomina formale con invio per la registrazione alla Corte dei conti e protocollata in arrivo dalla stessa in data 18 settembre 2012;
   tale nomina appare in palese contrasto con l'articolo 2, comma 6, del citato decreto-legge n. 95 del 7 agosto 2012, con l'ottica del conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica cui pervenire attraverso il contenimento delle spese e secondo l'interrogante la razionalizzazione d'impiego del personale voluta dal Governo, con quanto disposto dal Consiglio dei ministri in data 16 aprile 2012 dove a proposito della riorganizzazione dell'ENIT si interviene sulla revisione della dotazione organica senza nuovi o maggiori oneri a carico dello Stato, avvalendosi delle risorse umane, strumentali e finanziarie esistenti;
   quindi tale nomina andrebbe considerata illegittima e ritirata –:
   quali iniziative il Ministro intenda assumere al fine di riconsiderare le modalità di attribuzione del citato incarico alla luce delle riserve espresse in premessa. (4-18070)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   PUGLIESE, FALLICA, GRIMALDI, IAPICCA, MICCICHÈ, MISITI, PITTELLI, SOGLIA, STAGNO d'ALCONTRES e TERRANOVA. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   in data 25 febbraio 2012 è stato bandito il concorso, per esami e titoli, per il reclutamento di 1.886 allievi carabinieri effettivi, riservato, ai sensi dell'articolo 2199 del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, ai volontari delle forze armate in ferma prefissata di un anno o quadriennale ovvero in rafferma annuale, in servizio o in congedo e, ai sensi del decreto legislativo del 21 gennaio 2011, n. 11, ai concorrenti in possesso dell'attestato di bilinguismo;
   il concorso prevedeva lo svolgimento di specifiche prove, all'esito delle quali giovani ragazzi avrebbero potuto realizzare il sogno di indossare la prestigiosa divisa dell'Arma dei Carabinieri;
   a giorni si sarebbe dovuta pubblicare la graduatoria e le relative partenze per le scuole; tuttavia, con l'approvazione del decreto-legge n. 95 del 2012, denominato spending review, il blocco del turnover ha determinato l'incertezza dell'esito del concorso pubblico;
   infatti, a seguito dell’iter regolare di reclutamento, così come previsto dalla legge, la stampa quotidiana ha riportato notizie allarmanti circa il numero effettivo degli arruolamenti e cioè al posto di 1.886 soltanto 227 assunzioni. Ciò determina una naturale incertezza su un concorso che, bandito nel febbraio 2012 e previsto nella legge di stabilità approvata nell'anno passato, subirebbe inaccettabili modifiche di contenuto –:
   se il Ministro intenda intervenire al fine di accertare la regolarità delle dinamiche che avrebbero portato alla drastica riduzione del numero dei vincitori del concorso, e di l'applicare la norma, mantenendo i 1.886 posti per allievi carabinieri, così da bando, e garantire altresì la graduatoria per almeno 5 anni. (4-18065)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


   BELLOTTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   gli uffici dell'Agenzia delle entrate di Rimini nell'espletamento delle attività diaccertamento utilizzerebbero talvolta pratiche eccessive se non inopportune nei confronti dei soggetti ispezionati;
   è stato reso infatti noto all'interrogante che, nell'ambito delle attività di accertamento, incluse quelle di tipo sintetico, di cui all'articolo 38 del decreto del Presidente della Repubblica n. 600 del 1973 ed al decreto ministeriale 10 settembre 1992, la sede territoriale dell'Agenzia delle entrate di Rimini rifiuterebbe sistematicamente di annullare gli avvisi di accertamento per quei contribuenti che si siano avvalsi dell'articolo 14, comma 1, lettera a), del decreto-legge n. 350 del 2001 sul rientro dei capitali (cosiddetto «scudo»);
   tale atto, qualora fosse verificato, si configurerebbe come un atto contrario a quanto previsto dall'articolo 14, comma 1, lettera a), del decreto legge n. 350 del 2001, richiamato dall'articolo 13-bis del decreto legge n. 78 del 2009, e financo delle stesse circolari dell'Agenzia delle entrate (circolare n. 43/E del 10 ottobre 2009, sub paragrafo 10; circolare n. 3/E del 29 gennaio 2010, sub. paragrafo 3; circolare n. 52/E dell'8 ottobre 2010 sub. paragrafo 4);
   vale la pena ribadire che l'esercizio del potere di autotutela da parte della pubblica amministrazione e l'annullamento d'ufficio di un atto illegittimo costituiscono, nel positivo ricorrere dei presupposti, attività «doverose» e non meramente discrezionali (così, da ultimo, Cass. Civ. Sez. III 2 aprile 2012 n. 6283);
   l'illegittimità dell'atto sarebbe tale da arrecare al contribuente un danno ingiusto, correlato al mancato annullamento degli avvisi di accertamento, ed al conseguente aggravio di costi e spese per l'instaurazione del contenzioso in sede tributaria o, peggio ancora, al pagamento di somme illegittime attraverso la cosiddetta procedura di adesione;
   secondo le informazioni pervenute all'interrogante da diversi cittadini, tali abusi non sarebbero limitati alla provincia di Rimini, ma sarebbero riscontrabili anche presso altre sedi territoriali dell'Agenzia, come Como, Varese, Milano ed in molte province venete, senza contare i giudizi di merito che hanno visto soccombente l'Agenzia sul territorio nazionale (Commissione tributaria provinciale di Rimini, II sezione, sentenza 29 giugno 2011 n. 237, Commissione tributaria provinciale Pordenone 28 maggio 2011 n. 41/05/2011 e Commissione tributaria regionale Trieste 10 luglio 2012 n. 76/01/12, Commissione provinciale Pordenone 41/05/2011, Livorno 187/06/2011, Commissione tributaria regionale Friuli 76/01/12, Commissione tributaria provinciale Rimini 155/12);
   va ricordato che perfino la pretesa, più volte ricorrente nei verbali di contraddittorio per gli accertamenti dell'ufficio dell'Agenzia delle entrate, di gravare il contribuente (che eccepisca la preclusione dall'attività di accertamento derivante dal cosiddetto «scudo fiscale») dell'onere di fornire adeguata prova che le attività dichiarate non fossero già detenute in epoca antecedente al periodo di imposta oggetto del controllo, è stata giudicata in sede di giustizia tributaria come assolutamente illegittima e priva di alcuna giustificazione normativa (Commissione tributaria provinciale di Rimini, II sezione, sentenza 29 giugno 2011 n. 237);
   questi fatti, ove verificati, avrebbero rilevanza nazionale, riguardando migliaia di cittadini-contribuenti che hanno pagato imposte per quasi 8 miliardi di euro e, fidandosi dello Stato, hanno rimpatriato molti miliardi di euro, destinati al finanziamento di imprese, a lavori edilizi e consumi, pertanto, il comportamento, ad avviso dell'interrogante, dell'Agenzia delle entrate mina alla base il rapporto fra Stato e cittadino –:
   se gli atti sopra segnalati possano essere in qualche modo incentivati dal perseguimento del raggiungimento degli obiettivi di budget territoriali, considerando il fatto che essi hanno incidenza sulle valutazioni del personale, sugli avanzamenti di carriera e sulla remunerazione accessoria dei dirigenti che eseguono le verifiche stesse;
   quali iniziative di propria competenza intenda adottare per verificare, attraverso una scrupolosa ispezione se presso le sedi territoriali dell'Agenzia delle entrate si siano verificati fatti come quelli sopra esposti sulla materia inerente agli effetti preclusivi dell'articolo 14, comma 1, lettera a), del decreto-legge n. 350 del 2001, e se si intendano assumere iniziative in autotutela, ove questi siano riscontrati, per restituire eventuali somme illegittimamente ed illegalmente accertate o incassate dell'Agenzia delle entrate, anche a seguito di procedure di adesione. (4-18063)


   REGUZZONI, MONTAGNOLI e FUGATTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   il «Venture Capital» nel nostro Paese pesa circa lo 0,06 per cento del PIL, contro valori medi norma UE dello 0,1 per cento e del 0,24 per cento in Gran Bretagna; 0,1 per cento in Francia e Germania (fonte = Commissione europea) –:
   se e quali azioni in Governo abbia intrapreso e intende intraprendere per favorire una maggior diffusione dello strumento finanziario del «Venture Capital», utile per lo sviluppo del sistema economico. (4-18066)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARCHIGNOLI e ROSSOMANDO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 1 del decreto legislativo n. 155 del 2012 prevede che «sono soppressi i tribunali ordinari, le sezioni distaccate e procure della Repubblica», tra questi la sezione distaccata del tribunale di Imola;
   l'articolo 11 dello stesso decreto prevede che le disposizioni afferenti la nuova organizzazione «di cui agli articoli 1, 2, 3, 4, 5 e 7 acquistano efficacia decorsi dodici mesi dalla data di entrata in vigore» del decreto, fissata nel giorno successivo alla data della pubblicazione (12 settembre 2012);
   l'articolo 9 prevede altresì che le udienze fissate dinanzi ad uno degli uffici destinati alla soppressione per una data compresa tra l'entrata in vigore del decreto e la data di efficacia di cui dell'articolo 11 sono tenute presso i medesimi uffici, senza distinguere tra udienze fissate nei processi già iscritti al ruolo e quelli di nuova iscrizione;
   secondo l'interrogante l'interpretazione desumibile dalla norma è quella per cui la soppressione degli uffici sia inefficace sino al settembre 2013 e le udienze debbano continuare a tenersi sino a quella data presso l'ufficio soppresso, dovendo, altresì permanere l'attività giudiziaria con le modalità normali sino all'effettiva soppressione dell'ufficio;
   in contrasto con quanto sopra esposto il presidente del tribunale di Bologna con decreto n. 77 del 3 ottobre 2012 ha disposto che dal 13 settembre 2012 tutti gli affari civili e penali, già di competenza della sezione di Imola, iscritti o pervenuti dopo tale data, debbano essere trasmessi alle competenti cancellerie presso la sede centrale per la nuova iscrizione e che, sempre a partire dal 13 settembre 2012 e fino al 31 dicembre 2012, le cause civili e gli affari di volontaria giurisdizione potranno essere iscritti presso la cancelleria della sezione distaccata verranno trattati presso la sede di Bologna e dopo il 31 dicembre 2012 saranno dismesse anche le cancelleria;
   nello stesso provvedimento è previsto che continueranno ad essere trattati presso la sezione distaccata i procedimenti di convalida di sfratto, i trattamenti sanitari obbligatori, i procedimenti relativi ai pignoramenti presso terzi, ma solo fino alla data del 31 dicembre 2012;
   va inoltre aggiunto che i processi penali per direttissima, a decorrere dalla data di comunicazione del provvedimento del 3 ottobre 2012, verranno trattati dalla sede centrale già sovraccarica, a tal punto che già si sta ricorrendo all'edilizia privata per affrontare tale emergenza;
   sempre secondo l'interrogante il provvedimento ha in sostanza l'obiettivo di anticipare il trasferimento ben al di là dei periodi prescritti nel decreto legislativo n. 155 del 2012, senza nemmeno fondarsi su alcuna circolare ministeriale. La mancanza di univoche indicazioni sta portando e porterà alla proliferazione di decisioni e applicazioni del decreto legislativo del tutto ineguali rispetto invece a situazioni aventi la medesima identità, senza che vengano in alcun modo considerate le peculiarità e le efficienze delle situazioni singolarmente esaminate –:
   se il Ministro, alla luce di quanto esposto in premessa, non ritenga di adottare per la riorganizzazione degli uffici giudiziari, nel pieno rispetto dei principi previsti dalla normativa vigente e nel perseguimento dei principi di razionalizzazione e di risparmio effettivo, iniziative volte a una seria ed attenta rivalutazione di realtà locali come quella di Imola dove, per efficienza, dislocazione logistica strategica, caratteristiche del bacino di utenza ed evidenti criticità di accorpamento, le sedi distaccate assicurano evidenti vantaggi per la collettività e per lo Stato superiori agli stessi costi di gestione.
(5-08107)

Interrogazione a risposta scritta:


   BELLOTTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   sempre più di frequente compaiono sugli organi di stampa testi di intercettazioni telefoniche che, oltre ad essere spesso ottenuti in modo illegale, danno la percezione di un uso abnorme e spropositato di questo strumento rispetto agli obiettivi che si prefigge;
   i contenuti di tali trascrizioni non solo vanno spesso a toccare elementi che nulla hanno a che fare con le indagini sull'ipotesi di reato per cui esse vengono impiegate, ma appaiono volte a compiere accertamenti su eventi che non vanno certo a determinare un significativo allarme sociale;
   è inoltre poco chiaro attraverso quali procedure venga individuato il personale che si occupa di effettuare o trascrivere intercettazioni, a quali norme si debba assoggettare, che tipo di certificazioni debbano possedere le aziende selezionate dalle procure e quale tipo di conseguenze possano conseguire da un utilizzo scorretto delle informazioni sensibili di cui tutti i soggetti coinvolti in questi complessi passaggi vengono a conoscenza;
   tutto ciò indurrebbe a considerare l'impiego delle intercettazioni come strumento per esporre l'indagato alla gogna mediatica, più che per consentire di acquisire elementi probatori ai fini processuali;
   se è vero che le intercettazioni a disposizione delle procure sono centomila, a quanto risulta dalle notizie apparse sugli organi di stampa, tra cui sul Corriere della Sera in data 15 settembre 2011, e ammettendo che la durata della telefonata media sia di 2 minuti (http://www.mondo3.com/3-italia/tariffe/2008-11-11-3-italia-agcom-gestore-conveniente.html), viene da chiedersi quale sia il costo di 3333 ore di telefonate, corrispondenti a 416 giornate lavorative di 8 ore, e se i fondi per effettuarle non potessero essere utilizzati per debellare reati di maggiore impatto sociale;
   sarebbe peraltro utile un confronto tra il numero di intercettazioni utilizzate per reati di mafia e di criminalità organizzata e quelle riservate per fatti che vedevano coinvolto l’ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi;
   anche altri episodi più recenti dimostrano che talvolta apparirebbero sui giornali delle intercettazioni che poco hanno a che fare con reati che causano allarme sociale, ma che sembrano maggiormente improntate a fenomeni scandalistici o a episodi di minore impatto;
   questi elementi lascerebbero trasparire l'ipotesi di inquietanti scenari in cui la intercettazioni siano utilizzate talvolta in modo improprio, per rafforzare o indebolire il Governo in carica o una certa parte politica –:
   quale sia il costo complessivo delle intercettazioni, quali le ragioni sociali e i titolari delle aziende che le effettuano;
   se esse debbano possedere specifiche certificazioni, da chi siano vigilate e che forme di garanzie siano state individuate per garantire una piena tutela della privacy del cittadino;
   chi siano gli operatori abilitati ad effettuare intercettazioni, se sia loro richiesta qualche particolare qualifica o requisito professionale, da chi siano vigilati, se possano avere o meno precedenti penali, se siano in qualche modo formati dallo Stato o da altre ente pubblico per lo svolgimento di operazioni che mettono loro a disposizione un numero significativo di dati sensibili, se il vaglio del loro curriculum sia in alcun modo condiviso con le autorità di pubblica sicurezza;
   chi siano gli operatori abilitati alla trascrizione delle intercettazioni, se sia loro richiesta qualche particolare qualifica o requisito professionale, da chi siano vigilati, se possano avere o meno precedenti penali, se siano in qualche modo formati dallo Stato o da altre ente pubblico per lo svolgimento di operazioni che mettono loro a disposizione un numero significativo di dati sensibili, se il vaglio del loro curriculum sia in alcun modo condiviso con le autorità di pubblica sicurezza;
   se siano individuate delle priorità circa i crimini da perseguire o quali siano i criteri che determinano l'utilizzo di intercettazioni telefoniche o ambientali da parte delle procure e se siano a disposizione del Ministero della giustizia delle statistiche che consentano di venire a conoscenza del numero di ore di telefonate intercettate per ciascuna tipologia di reato. (4-18060)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GAROFALO e GERMANÀ. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   gli scali ferroviari delle città di Villa San Giovanni e Messina, costituiscono un fondamentale nodo viario in quanto collegano la Sicilia al resto del Paese;
   all'interno delle stazioni, i servizi di assistenza ai viaggiatori sono palesemente inefficienti;
   i servizi di biglietteria – sia quelli automatici spesso non operativi, che quelli di assistenza del personale ferroviario, i cui sportelli sono chiusi nei giorni festivi – sono inadeguati;
   nella stazione di Villa San Giovanni i gruppi di scale mobili – destinati ad agevolare l'imbarco dei passeggeri in direzione delle navi traghetto e rendere più snello il sistema di attraversamento in corrispondenza dell'accesso al sottopasso – risultano fuori uso, così come l'ascensore della stazione di Messina;
   i treni arrivano alla stazione di Villa San Giovanni troppo frequentemente in forte ritardo e manca un raccordo tra l'arrivo del treno e la partenza della nave per Messina;
   proprio per tale ragione il 7 ottobre 2012, un viaggiatore sceso dal treno Intercity proveniente da Roma è stato costretto ad una folle corsa verso il traghetto in partenza e, con molta probabilità, a causa dell'eccessivo sforzo è stato colto da un infarto che ne ha causato il decesso;
   mancano efficienti punti d'informazione per turisti e viaggiatori, spesso in evidenti difficoltà nel raggiungere i traghetti in partenza per Messina;
   quanto esposto evidenzia lo scenario complessivamente sconfortante in cui si trova il Mezzogiorno ed in particolare l'area dello stretto, il cui gap infrastrutturale di competitività legato ai collegamenti di trasporto sia ferroviario che marittimo, accresce il divario non soltanto con il resto d'Italia, ma in un processo di globalizzazione, anche nei riguardi degli altri Paesi mediterranei emergenti;
   l'inadeguatezza del sistema dei trasporti, in cui si trova l'area geografica dello stretto di Messina, oltre ad arrecare profondi disagi alle comunità locali, è in contrasto evidente con la necessità di potenziare i processi di attrazione di investimenti di capitali stranieri in Italia, necessità più volte evidenziata dallo stesso Ministro interrogato –:
   quali orientamenti intenda esprimere con riferimento a quanto esposto in premessa;
   se sia a conoscenza della situazione attuale di estremo degrado e inefficienza in cui si trovano le stazioni di Villa San Giovanni e Messina, i cui disservizi esposti in premessa, determinano quotidianamente evidenti difficoltà per migliaia di viaggiatori e di turisti;
   se non ritenga opportuno intervenire con urgenza, nei riguardi di Ferrovie dello Stato, al fine di rivedere i contratti in essere stipulati dalla medesima società, relativi ai servizi di assistenza e di supporto ai viaggiatori, in considerazione delle gravi inefficienze che si evidenziano all'interno delle stazioni e per i servizi di transito verso l'imbarco per Messina;
   se non ritenga altresì opportuno, avviare un'indagine ministeriale, al fine di determinare quali siano le cause che, nel corso degli anni, hanno provocato un evidente deterioramento infrastrutturale nella qualità dei servizi di trasporto ferroviari e marittimi per i collegamenti da e verso lo stretto;
   se non convenga, infine, che le evidenti condizioni di precarietà del servizio di collegamento e di transito per un fondamentale incrocio della viabilità quale è quello tra Villa San Giovanni e Messina, costituiscano una violazione del principio di continuità territoriale che, oltre ad essere costituzionalmente garantito, rappresenta uno dei presupposti da rispettare, al fine di mantenere la concessione del servizio di trasporto ferroviario e marittimo. (5-08098)


   GINEFRA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il 7 ottobre su un volo Ryanair da Parigi a Bari, i passeggeri si sono trovati ad ascoltare un messaggio di accoglienza inconsueto, pronunciato da una delle hostess dell'equipaggio: «Benvenuti a bordo di questo volo Ryanair da Parigi Beauvais a Bari, la città della mafia e di San Nicola»;
   la frase sarebbe stata pronunciata solo ed esclusivamente in lingua inglese, ma naturalmente è stata compresa da alcuni passeggeri e, tra gli altri, da una passeggera barese che dopo aver terminato il viaggio ha dichiarato che avrebbe scritto una lettera di protesta alla compagnia aerea per denunciare la deplorevole offesa ricevuta;
   la viaggiatrice ha mantenuto fede al suo impegno e ha presentato un reclamo alla compagnia irlandese, dando sì modo che tale notizia venisse ripresa dai media e, a seguito di ciò, il direttore della comunicazione di Ryanair Stephen McNamara ha porto le sue scuse ai cittadini, alla regione Puglia e a chiunque si sia sentito offeso dalla suddetta, gratuita, affermazione;
   secondo il codice della navigazione aerea, il comandante è responsabile del suo equipaggio e, di conseguenza, anche di ciò che da ogni membro viene pronunciato, soprattutto quando si tratta di un messaggio ai passeggeri diffuso tramite microfono;
   allo stesso modo anche la stessa compagnia è direttamente responsabile dei comportamenti dei suoi dipendenti e di ciò che affermano durante i loro turni di servizio –:
   a seguito dei fatti esposti, come il Ministro interrogato intenda procedere affinché venga compiuta un'accurata verifica rispetto all'accaduto e quali misure intenda eventualmente assumere. (5-08103)

INTERNO

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   all'alba del 4 ottobre 2012, a Giugliano, provincia di Napoli, si è proceduto allo sgombero di un campo nomadi che si era insediato abusivamente, un anno fa, su alcuni terreni confinanti con un grosso centro commerciale a ridosso della strada a scorrimento veloce denominata circumvallazione esterna;
   le operazioni di sgombero sono state coordinate dal commissariato di polizia di Giugliano-Villaricca, con la partecipazione di un folto gruppo interforze, e con la collaborazione della polizia municipale, su ordine della magistratura, intervenuta dopo le rimostranze che, in questo anno, si sono elevate da più parti: innanzitutto dai proprietari dei terreni agricoli occupati e poi anche dagli esercenti e dai clienti del vicino parco commerciale;
   all'interno del campo rom vi erano poco meno di un centinaio di persone, alle quali è stato intimato di lasciare l'area; molte famiglie, già nei giorni scorsi, avevano deciso di trasferirsi altrove perché l'intervento delle forze dell'ordine era atteso;
   lo sgombero delle famiglie che erano rimaste nell'accampamento improvvisato è stato compiuto senza disordini; le baracche sono state demolite e la zona è stata riportata alle condizioni precedenti all'occupazione con una radicale bonifica;
   con lo sgombero del campo non è stata offerta ai rom allontanati alcuna destinazione o alternativa; una carovana di nomadi, con più di cinquanta veicoli tra roulotte, auto, e camion, si è messa così in moto, alla ricerca di altri terreni da occupare; di fatto la questione non è stata affrontata nella sua complessità ma solo spostata; le famiglie di rom, molte delle quali formate da giovani con tanti bambini, si sono accampate in altre zone limitrofe;
   un folto gruppo di rom sgomberati dall'area del parco commerciale ha raggiunto la vicina zona costiera e si è accampata in prossimità dello svincolo della tangenziale di lago Patria, scatenando la protesta dei residenti che hanno occupato per ore alcune strade e hanno animato sit in di contestazione, bloccando la stessa tangenziale di Napoli;
   i residenti di lago Patria contestano la presenza dei rom in prossimità delle loro abitazioni per i problemi di sicurezza e di igiene che, a loro dire, tali accampamenti porterebbe sui territori;
   la questione rom resta un fatto irrisolto sul territorio giuglianese; i rom vivono a Giugliano da oltre 20 anni: sono profughi slavi fuggiti dalla guerra della Jugoslavia e sono vissuti in questi anni in tredici piccoli campi, a ridosso dell'area industriale di Ponte Riccio; sono diventati un popolo numeroso, trecento sono minori;
   nel 2011 la procura di Napoli ordinò che i tredici campi fossero abbattuti perché sorgevano su un'area satura di rifiuti tossici; al comune di Giugliano e alla provincia di Napoli spettava il compito di trovare soluzioni alternative, che però sono mancate quasi del tutto;
   dopo lo sgombero degli accampamenti storici di Ponte Riccio, infatti, solo poche famiglie hanno trovato una stabile sistemazione in un piccolo villaggio allestito in prossimità della stessa area Asi dall'amministrazione comunale; per più di 600 persone è cominciato un disperato pellegrinaggio tra un terreno e un altro, tra una occupazione abusiva ed un'altra, con accampamenti di fortuna, in zone senza servizi, in assenza di un piano delle istituzioni per l'allestimento di un villaggio stabile e fornito di servizi;
   al momento, le uniche iniziative messe in atto, sono gli sgomberi, che hanno prodotto come risultato la presenza di centinaia di uomini, donne e bambini, che vagano tra le campagne del giuglianese senza un piano organico per il loro inserimento sociale, senza una strategia per la loro integrazione, senza una decisione stabile che consenta ai servizi sociali, alle scuole, ai soggetti del volontariato di stabilire una relazione e un intervento continuato e integrato;
   gli sgomberi senza soluzioni alternative danneggiano in modo particolare i bambini che, a causa dei continui spostamenti, non possono più frequentare le scuole del territorio, e lasciano alta la tensione perché non si realizza un vero processo di integrazione;
   la città di Giugliano, per scelta del sindaco Giovanni Pianese, che l'altro giorno ha rassegnato le dimissioni, pare con l'intenzione di candidarsi alle prossime elezioni politiche, potrebbe trovarsi nelle prossime ore senza un'amministrazione nel pieno delle sue funzioni; stessa sorte per l'amministrazione provinciale di Napoli, con le paventate dimissioni, per le medesime ragioni, del presidente Luigi Cesaro;
   il vuoto nelle istituzioni unitamente alle questioni sopra descritte, rischia di trasformare la vicenda degli accampamenti rom del giuglianese in un focolaio di pericolose tensioni sociali, sia sul versante dei nomadi, letteralmente abbandonati a loro stessi, sia su quello dei residenti, che non vedono un progetto istituzionale di intervento ma solo interventi emergenziali –:
   di quali elementi disponga in merito alla vicenda di cui in premessa, con particolare riguardo sia alla difficile situazione relativa all'ordine pubblico, con le tensioni tra la popolazione residente e i rom, sia alla vicenda igienico-sanitaria che riguarda le condizioni di vita di centinaia di persone, in particolari bambini, che si trascinano tra un campo e un altro senza i servizi fondamentali e senza alcuna assistenza; se non ritenga di intervenire, per quanto di competenza, anche attraverso gli uffici territoriali, stanti anche le dimissioni delle autorità territoriali preposte, per favorire la realizzazione e la definizione di un piano organico su base provinciale, con i soggetti istituzionali e sociali, per uscire dalla logica degli sgomberi forzati e individuare soluzioni strutturali.
(2-01700) «Bossa, Marchignoli, Nannicini, Burtone, Pizzetti, Concia, Graziano, Piccolo, Mazzarella, Argentin, Livia Turco, Boffa, Cuomo, Farina Coscioni, Maurizio Turco, Tocci, Capano, Cenni, Orlando, Sereni, Lo Moro, Vaccaro, Pollastrini, Cuperlo, Mario Pepe (PD), Giorgio Merlo, Colombo, Gatti, Ferrari, Oliverio, Giovanelli, Albonetti, Verducci».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   nella serata di mercoledì 10 ottobre 2012, una nota trasmissione televisiva ha trasmesso delle immagini scioccanti di una violenza inaccettabile;
   un bambino padovano di appena dieci anni è stato sottratto alla madre, con la forza, prelevato direttamente da scuola sotto l'occhio annichilito degli altri compagni di classe, il bambino è stato di fatto aggredito con spintoni e trascinamenti vari contro la propria volontà;
   il bambino di dieci anni, è al centro di una causa di affidamento. È stato prelevato con la forza da scuola per essere collocato in una casa famiglia. Tre persone si sono presentate in classe intimando ai compagni di uscire dall'aula. Una volta rimasto solo, il piccolo è stato prelevato con la forza, nonostante si tenesse disperatamente avvinghiato al suo banco. Poi è stato trascinato con violenza per la strada, da una serie di persone tra cui a quanto pare il padre, gli assistenti sociali, e certamente alcuni poliziotti;
   nessuna ragione può giustificare un simile vergognoso comportamento;
   la famiglia del piccolo sempre secondo le notizie a disposizione degli interroganti sporgerà denuncia per un comportamento di una violenza inaudita;
   il servizio giornalistico mostra chiaramente le modalità a dir poco disumane usate contro il bambino, il quale chiedeva disperatamente aiuto senza che l'azione violenta s'interrompesse;
   in questo contesto appare a dir poco incredibile l'atteggiamento di un ispettore di polizia che, secondo quanto si evince nel video mostrato, di fronte alle proteste della zia del bambino, intervenuta per tentare di aiutare il piccolo, ha pronunciato le seguenti parole: «io non sono tenuta dirvi niente sono un ispettore di polizia, lei non è nessuno». Una simile frase per un Paese civile è inaccettabile;
   è del tutto evidente che nei confronti dei responsabili di un simile atteggiamento di fronte ad comportamento di violenza e sopraffazione devono essere presi urgentemente provvedimenti esemplari –:
   se sia al corrente dell'accaduto, quali esemplari provvedimenti e in quali tempi intenda prendere verso i responsabili di tale inaccettabile sopruso.
(2-01701) «De Girolamo, Moroni, Bergamini, Cicchitto, Biava, Frassinetti, Bernini Bovicelli, Cassinelli, Orsini, Sbai, Calabria, Centemero, Recchia, Lehner, Guzzanti, Abrignani, De Nichilo Rizzoli, Toccafondi, Fucci, Palumbo, Moles, Faenzi, Boffa, Lusetti, Concia, Velo, Zazzera, Mottola, Madia, Santagata, Cosenza, Cosentino, Petrenga».

Interrogazioni a risposta orale:


   BURTONE. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   in Pisticci Scalo in via Pomarico è presente un immobile nel quale trovano ospitalità il centro per l'impiego «Valbasento» e la scuola primaria San Padre Pio da Pietrelcina;
   l'immobile da tempo versa in condizioni non ottimali e vi è stato anche un sopralluogo dei vigili del fuoco presso il centro per l'impiego che ne avrebbe constatato la precaria sicurezza, tant’è che da giugno 2012 due stanze su quattro sono state chiuse dai vigili del fuoco per la caduta di calcinacci;
   si tratta di un centro per l'impiego molto importante per il territorio visto che ricade nel cuore dell'area industriale della Valbasento e che ogni giorno è frequentato da tantissime persone in cerca di occupazione considerate le difficoltà che il comprensorio territoriale vive;
   bisogna inoltre sottolineare che adiacente al centro per l'impiego vi è anche la presenza degli alunni, degli insegnanti e del personale ata della scuola elementare;
   è indispensabile affrontare urgentemente la questione ovviamente non prendendo ad alibi questa situazione magari per sopprimere l'importantissimo presidio scolastico, cosa che sarebbe inaccettabile per la frazione di Pisticci Scalo;
   diventa indispensabile intervenire per ripristinare la piena agibilità dell'immobile mantenendo a Pisticci Scalo entrambi i presidi pubblici –:
   di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa e quali iniziative si intendano attivare con urgenza per evitare rischi per la pubblica incolumità e garantire l'assoluta sicurezza sia del centro per l'impiego di Pisticci Scalo sia della scuola elementare.
(3-02530)


   SARDELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   è in atto da alcuni mesi una campagna di stampa, ad avviso dell'interrogante diffamatoria, ai danni della comunità di Torano Castello, in provincia di Cosenza;
   la campagna di stampa in questione trae origine da dichiarazioni di un tal Franco Corbelli, già in precedenza presente nell'agone politico locale in competizione con l'attuale sindaco, dottor Sabatino Cariati;
   le rimostranze maggiori riguarderebbero la funzione svolta dall'ingegnere Guido Fazio, assessore all'urbanistica, nonché responsabile del settore edilizio area tecnica del comune stesso;
   il comune ha disposto un audit interno, rispetto alle presunte irregolarità sollevate, da cui si evince la completa correttezza formale e sostanziale dell'operato dell'ingegner Fazio, assessore all'urbanistica;
   le conclusioni di tale audit sono state comunicate al prefetto dalla procura della Repubblica;
   nonostante il percorso in atto, continua una campagna a giudizio dell'interrogante diffamatoria ai danni della comunità di Torano, della cui amministrazione si chiede, solo sugli organi di stampa, il commissariamento, con chiare finalità di lotta politica, nell'assoluta mancanza di fatti e perfino di indizi di rilievo giuridico;
   da questa diatriba consegue un danno rilevante alla comunità di Torano, al buon nome dei suoi amministratori, all'immagine della città e al suo patrimonio sociale, culturale e turistico –:
   quali siano le informazioni in possesso del Ministro riguardo alla situazione del comune di Torano Castello;
   se la prefettura di Cosenza abbia in corso una verifica e quali siano gli sviluppi e gli esiti della verifica stessa, comunicati al Ministero dell'interno, al fine di poter dirimere, una volta per tutte, la vicenda e assicurare serenità e certezza alla comunità di Torano Castello e alla pubblica amministrazione. (3-02532)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ZAMPA, CODURELLI, VIOLA, LO MORO, SCHIRRU, MATTESINI, CONCIA, GIACHETTI, SBROLLINI, FRONER, D'INCECCO, BRANDOLINI, DE TORRE, ARGENTIN, DE PASQUALE, BENAMATI, LAGANÀ FORTUGNO, MELIS, BUCCHINO, BERNARDINI, SARUBBI, ZUCCHI, BELLANOVA, PES, VENTURA, CENNI, D'ANTONA, SIRAGUSA, LEVI, MIGLIOLI, LULLI, SAMPERI, MARCHIGNOLI, CAPANO e MARCO CARRA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   nel corso della trasmissione «Chi l'ha visto», andata in onda su Rai 3 il 10 ottobre 2012 è stato trasmesso un video amatoriale nel quale si vedono alcuni agenti e un'ispettrice di polizia che prelevano un bambino di anni 10 da una scuola elementare di Cittadella (Padova), portandolo a braccio verso una volante della Polizia e trascinandolo a terra in alcuni momenti;
   la vicenda ha avuto luogo in esecuzione di un'ordinanza della sezione minori della corte d'Appello di Venezia che stabilisce che la patria potestà del bambino è da attribuire al papà;
   l'ordinanza stabilisce la necessità dell'allontanamento dalla casa materna del bimbo, che attualmente si trova in una casa famiglia a Padova, in carico ai servizi sociali;
   nel mese di agosto e settembre altri due tentativi di portare via il piccolo dalla casa materna erano falliti per l'opposizione del bimbo, che per non essere portato via dalla madre, si era nascosto sotto al letto;
   il filmato permette anche di udire l'ispettrice di polizia, presente nel video, rivolgersi ad una donna presente (presumibilmente la zia del bambino) e che si oppone al prelevamento del bambino, con la seguente affermazione: «Sono un ispettore di polizia, lei non è nessuno» –:
   se non reputi grave, quanto accaduto, e cioè che un bambino di 10 anni possa essere trattato da agenti della polizia alla stregua di un criminale;
   come giudichi il fatto che un ispettore di polizia possa rivolgersi nei termini citati ad un cittadino;
   se non ritenga doveroso verificare la correttezza del citato intervento di polizia. (5-08109)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SAVINO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   la stazione ferroviaria di Villa Bonelli rappresenta una nuova area per lo sviluppo del comune di Roma e si trova nel quadrante sud-ovest della città, nel territorio del municipio XV ed è collegata, dalla linea ferroviaria FR1, sia con altre zone di Roma che con l'aeroporto di Fiumicino, con Fara Sabina, Orte, Poggio Mirteto;
   la predetta stazione FR1 di Villa Bonelli si trova attualmente in condizioni di gravissimo degrado, come denunciato ripetutamente sia dagli abitanti della zona, sia dai pendolari che quotidianamente lamentano l'insicurezza, soprattutto nelle ore serali e notturne, nei sottopassaggi scarsamente illuminati, privi di videocamere di sistemi di sicurezza;
   lo stato di profondo degrado risulta inoltre, a giudizio dell'interrogante, particolarmente preoccupante anche a causa di vagabondi ed ubriachi che soggiornano nel sottopassaggio, trasformato di fatto in ricovero notturno;
   negli ultimi mesi si è registrato un incremento vertiginoso del numero di furti e di violenze all'interno e nelle zone adiacenti la struttura ferroviaria;
   l'articolo 25 del regolamento (CE) n. 1371/2007 prescrive l'adozione di misure per garantire la sicurezza personale dei passeggeri nel trasporto ferroviario e il Ministero competente e il gruppo ferrovie dello Stato hanno sottoscritto una convenzione nel 2007 per facilitare la sicurezza dei passeggeri in transito;
   si rilevano ulteriori profili di criticità nell'assenza del servizio di biglietteria, anche automatico e nell'assenza del personale ferroviario anche nelle ore di massima frequentazione della stazione;
   a giudizio dell'interrogante, in considerazione di quanto suesposto risulta indispensabile garantire un adeguato servizio e tutelare l'incolumità dei cittadini e dei pendolari, evitando che si verifichino situazioni, come quella descritta, di degrado e di incuria dei luoghi pubblici e di passaggio che spesso determinano addirittura episodi di violenza come accaduto nel recente passato nella stazione di Tor di Quinto di Roma in riferimento all'omicidio Reggiani –:
   quali siano, nell'ambito delle rispettive competenze, gli orientamenti dei Ministri interrogati con riferimento a quanto esposto in premessa;
   se non ritengano opportuno assumere le iniziative di competenza per attuare interventi urgenti al fine di superare le carenze, i disservizi e lo stato di degrado in cui versa la stazione ferroviaria di Villa Bonelli e, conseguentemente, al fine di garantire la messa in sicurezza della stazione con la realizzazione di un sistema di illuminazione efficace e l'istallazione di telecamere di video sorveglianza. (4-18059)


   MANTINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   in Lombardia e in provincia di Milano, in particolare, sono ormai frequenti i fatti e gli episodi che mostrano un radicamento delle organizzazioni mafiose sul territorio;
   i recenti rapporti dell'Antimafia e della DIA hanno confermato queste preoccupazioni e indicato alcune soluzioni di contrasto e di prevenzione, in particolare nel settore degli appalti;
   episodi ripetuti e gravi si sono manifestati anche nella vita politica, in particolare per ipotesi di voto di scambio, come testimoniato anche dalla vicenda odierna relativa all'arresto dell'assessore regionale Zambetti;
   in passato l'attuale prefetto di Milano, dottor Valerio Lombardi, ha negato l'esistenza sul territorio di un pericolo mafioso mentre appare evidente il contrario ed è certamente necessario un forte coordinamento dell'azione di contrasto che va svolta, a nostro avviso, a tutti i livelli, anche sul piano culturale e dell'informazione –:
   anche in relazione ai rischi derivanti dal voto di scambio nel territorio milanese ed ai fatti ricordati, quali azioni ritenga opportuno intraprendere o promuovere in collaborazione con le autorità locali.
(4-18069)


   FIANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   sabato 6 ottobre 2012, circa trecento ragazzi si sono dati appuntamento su Facebook in piazza Cavour, a Roma, armati di catene, caschi e bastoni per una serata di guerriglia;  
   secondo quanto riportato da Il Messaggero nell'articolo «Piazza Cavour, si picchiano in trecento maxirissa programmata sul web» si tratterebbe di una sorta di moda che imperversa sul web. Una specie di gioco di ruolo messo in pratica. Si fissa un appuntamento, in una piazza della città, si stabiliscono le regole, si decidono le «armi» da usare e il gioco ha inizio;
   sempre secondo quanto riportato dal suddetto articolo, si tratterebbe ormai del secondo sabato consecutivo di violenza organizzata online;
   il questore di Roma, informato dell'ennesima rissa a piazza Cavour avrebbe disposto un presidio fisso per tutti i fine settimana. Intanto la polizia starebbe visionando tutte le telecamere dei locali che affacciano sulla piazza, mentre gli agenti della polizia postale starebbero cercando di risalire all'indirizzo IP di chi ha postato l'appuntamento sul web;
   il 9 febbraio 2011, il Ministro per i rapporti col Parlamento pro tempore, rispondendo ad un question time sui poteri di controllo dei social network da parte della Polizia Postale ha dichiarato che «il Ministero dell'interno, tramite il servizio di polizia postale e delle comunicazioni assicura il costante monitoraggio della rete Internet segnalando all'autorità giudiziaria le fattispecie penalmente rilevanti riscontrate nelle comunicazioni on-line e negli spazi web, anche ai fini del loro oscuramento (...). Da diverso tempo la polizia postale e delle comunicazioni ha avviato proficui contatti con i rappresentanti di Facebook, il cui portale è attestato su server che hanno sede in California, alla luce dei quali si è resa operativa la possibilità di ottenere i dati relativi agli utenti e ai gruppi senza la necessità di ricorrere alla rogatoria internazionale. Pertanto, per il Ministero dell'interno, qualora vi siano ipotesi che coinvolgano cittadini italiani, per ottenere i dati è sufficiente, ma comunque è necessario, inoltrare un provvedimento di acquisizione emesso dall'autorità giudiziaria italiana secondo procedure concordate. Per rendere più efficace tale collaborazione, il Dipartimento della pubblica sicurezza ha sottoscritto con Facebook un accordo finalizzato alla realizzazione di un canale di comunicazione tra la polizia postale e delle comunicazioni e la citata società per l'inoltro di segnalazioni di abusi di varia natura presenti nel social network, nonché per veicolare le richieste investigative avanzate dall'autorità giudiziaria» –:
   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
   come e attraverso quali iniziative intenda agire affinché l'azione preventiva delle forze dell'ordine nell'ambito dei social network possa di essere maggiormente efficace e tempestiva. (4-18071)


   GALLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   nel corso della trasmissione «Chi l'ha visto?» di mercoledì 10 ottobre 2012 alle ore 21,15 in onda sulla rete nazionale Rai 3, venivano trasmesse le immagini video concitatissime, ed alquanto sconcertanti, in cui alcuni agenti in borghese – che si presumono della Polizia di Stato – prelevavano un bambino di dieci anni da una scuola di Padova, e lo trascinandolo per le estremità, tra le urla disperate del piccolo, strattonandolo in maniera indecorosa, e si evidenzia inoltre come il bambino venisse caricato a forza su un auto, immobilizzato nei movimenti, che urlava «non respiro»;
   il video, della durata di circa un minuto e mezzo, mostra una donna che corre verso un gruppo di persone e comincia ad urlare, poi il ragazzino sollevato a forza e portato verso un'auto dove poi è stato caricato. Per tutto il tragitto, il piccolo tenta di divincolarsi dalla stretta di un uomo che lo tiene per le spalle e di un altro che gli stringe le caviglie. Infine si sente una voce di donna, presumibilmente l'autrice del video che il bimbo chiama «zia», che rivolge domande ad un'altra donna, che le risponde di essere un ispettore e apostrofandola con le parole «lei non è nessuno»;
   l'opera degli agenti, in esecuzione di un provvedimento emesso dalla sezione minori della Corte d'appello di Venezia, è stato reso difficile dall'opposizione di alcuni famigliari della madre del ragazzino che hanno cercato di impedire al padre, che era presente, di portare il figlio alla comunità indicata dall'autorità giudiziaria;
   l'intervento degli agenti è stato eseguito presso la scuola – come è stato precisato in serata – in quanto i tentativi fatti in passato presso la casa materna e dei nonni non avevano avuto l'esito sperato perché il bambino si nascondeva alla vista degli assistenti sociali e del personale sanitario di volta in volta intervenuto;
   la polizia in considerazione del fatto che la corte d'appello ha recentemente rigettato un ricorso finalizzato alla sospensione del provvedimento di affidamento al padre presentato dalla madre, anche su indicazione di un consulente della stessa Corte d'appello, aveva quindi individuato il plesso scolastico quale un luogo idoneo all'esecuzione del provvedimento. D'altra parte, come si apprende chiaramente da sito nel quale viene pubblicata l'immagine di parte del provvedimento, si legge al punto 9) «in mancanza di spontaneo accordo e/o esecuzione degli adempimenti suindicati, le decisioni del caso e l'attuazione delle disposizioni cogenti saranno adottate dal padre affidatario, che potrà avvalersi – se strettamente necessario – dell'ausilio dei servizi sociali e della forza pubblica, da esplicarsi nelle forme più discrete e adeguate al caso;
   si può presumere che tale applicazione violenta di un atto che il tribunale ha legittimamente adottato a tutela del minore – l'affidamento in via esclusiva al padre, con inserimento in una comunità – e che ha indubbiamente tenuto in nessun conto la tutela del minore stesso date le modalità di esecuzione, derivi non solo uno stato di trauma nel minore interessato, ma anche in tutti gli altri bambini che hanno assistito a tale scena, ingenerando una sfiducia e una diffidenza in uno Stato che esercita con violenza le proprie prerogative, seppur legittime, come nei confronti delle forze dell'ordine che tale Stato rappresentano;
   si può anche ragionevolmente presumere che sarà difficile recuperare fiducia nello Stato e nelle sue emanazioni per questi bambini, costretti loro malgrado ad essere oggetto e ad assistere a tale trattamento violento e disumano –:
   se si intenda provvedere all'accertamento di quanto avvenuto e delle responsabilità di tale atto, eseguito in contrasto con quanto indicato nel provvedimento come indicato in premessa;
   come sia possibile che l'intervento dei servizi sociali nei confronti di un bambino di dieci anni possa essere stato eseguito l'utilizzo di metodi tanto violenti e traumatizzanti;
   come sia stato possibile che tale azione sia stata effettuata utilizzando personale non specializzato nel trattamento di minori;
   come sia possibile che agenti della forza pubblica agiscano nei termini registrati nel filmato, quale tipo di qualifica e formazione abbiano questi agenti, e se il Ministro interrogato intenda attuare una subitanea verifica in merito alle attitudini a svolgere la propria funzione delle persone coinvolte in questa storia di arroganza e disumanità. (4-18075)


   GRANATA e DI BIAGIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il 28 ottobre si svolgeranno in Sicilia le elezioni per il rinnovo dell'Assemblea regionale siciliana e l'elezione del nuovo presidente della regione siciliana;
   tra i candidati il tema della costruzione di termovalorizzatori sul territorio dell'isola è diventato argomento di accesissima polemica, che ha portato addirittura ad una serie di querele nei confronti di due dei candidati alla presidenza della regione siciliana, gli onorevoli Crocetta e Miccichè, da parte di un altro dei candidati, l'onorevole Musumeci, e dell'onorevole Romano;
   la commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, presieduta dall'onorevole Pecorella, ha dimostrato in modo oggettivo il forte interesse di «cosa Nostra» nella costruzione dei termovalorizzatori;
   in un video amatoriale pubblicato su diversi testate online (ad esempio Repubblica.it) l'onorevole Miccichè, non sapendo di essere ripreso, racconta di un incontro avuto con il senatore Firrarello e con l'onorevole Romano in cui i due gli avrebbero manifestato il proprio interesse in merito alla costruzione dei termovalorizzatori stessi;
   Firrarello e Romano sostengono alla presidenza della regione l'onorevole Musumeci, il quale, accusato da Crocetta di essere uno dei più convinti sostenitori del progetto di costruzione dei termovalorizzatori, ha ritenuto di presentare querela nei confronti di Crocetta stesso;
   analoga querela è stata presentata dall'onorevole Romano nei confronti sia dell'onorevole Crocetta che dell'onorevole Miccichè –:
   se il Ministro interrogato intenda attivarsi, nell'ambito delle sue competenze, e porre in essere tutti gli interventi idonei ad acquisire elementi circa gli eventuali interessi mafiosi nell'ambito delle progettazioni di termovalorizzatori in Sicilia, oggetto di questo scambio feroce di accuse e querele, e quali iniziative si intendano assumere in proposito. (4-18077)


   DE POLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   è evidente lo sconcerto e l'aberrazione per le immagini della vicenda del bambino di Cittadella che sono state trasmesse oggi a livello nazionale su tutti i telegiornali e i network;
   è necessario chiarire come e con quali modalità questo provvedimento sia stato emanato in quanto è inadeguato per l'età del minore e agire in questo modo creerà sicuramente un trauma al piccolo;
   da alcune agenzie si apprende, inoltre, che nei mesi di agosto e settembre c'erano stati altri due tentativi di sottrarre il minore dalla casa materna, ma erano falliti per l'opposizione del bimbo;
   l'interrogante non entra nel merito delle decisioni della corte d'appello della sezione minori di Venezia, ma intervenire a scuola e sottrarre il bambino con veemenza non è stata un'azione intelligente agli occhi dell'opinione pubblica, rimasta sicuramente turbata e sconvolta –:
   in che modo il Ministro competente intenda intervenire per individuare la responsabilità di questo grave episodio che lascia tutti indignati e senza parole.
(4-18078)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DI BIAGIO, GRANATA e BARBARO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   la legge 240 del 2010 (cosiddetta legge Gelmini), ha introdotto elementi innovatori sul versante delle dinamiche di abilitazione scientifica nazionale, innovando la prassi accademica italiana, con l'introduzione di univoci criteri e parametri nazionali di riferimenti per aree scientifiche, con l'obbiettivo di garantite l'accesso alle selezioni di candidati in possesso di una qualificazione condivisa dalla comunità scientifica nazionale e internazionale;
   l'articolo 16 della suddetta legge ha disposto che l'abilitazione scientifica nazionale per i professori di prima e di seconda fascia attesti una «qualificazione scientifica che costituisce requisito necessario per l'accesso alla prima e alla seconda fascia dei professori»;
   il suddetto articolo ha disposto l'emanazione di regolamenti ministeriali specifici disciplinanti «le modalità di espletamento delle procedure finalizzate al conseguimento dell'abilitazione, in conformità a determinati criteri»;
   a tal riguardo – nello specifico – il comma 3 del citato articolo 16 – dispone che i regolamenti prevedano «l'attribuzione dell'abilitazione con motivato giudizio fondato sulla valutazione analitica dei titoli e delle pubblicazioni scientifiche, previa sintetica descrizione del contributo individuale alle attività di ricerca e sviluppo svolte, ed espresso sulla base di criteri e parametri differenziati per funzioni e per area disciplinare, definiti con decreto del Ministro» inoltre che il regolamento «prescriva un numero massimo di pubblicazioni che ciascun candidato può presentare ai fini del conseguimento dell'abilitazione, anche differenziato per fascia, e per area disciplinare e in ogni caso non inferiore a dodici» e disponga «i meccanismi di verifica quinquennale dell'adeguatezza e congruità dei criteri e parametri e di revisione o adeguamento degli stessi con apposito decreto ministeriale»;
   il regolamento di cui al comma 6 del citato articolo 16, è stato emanato con decreto del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca 7 giugno 2012, n. 76 «Regolamento recante criteri e parametri per la valutazione dei candidati ai fini dell'attribuzione dell'abilitazione scientifica nazionale per l'accesso alla prima e alla seconda fascia dei professori universitari, nonché le modalità di accertamento della qualificazione dei Commissari, ai sensi dell'articolo 16, comma 3, lettere a), b) e c) della legge 30 dicembre 2010, n. 240, e degli articoli 4 e 6, commi 4 e 5, del decreto del Presidente della Repubblica 14 settembre 2011, n. 222»;
   ai sensi del predetto regolamento nelle procedure di abilitazione per ciascuna delle due fasce e per ciascuno dei settori concorsuali di cui agli allegati dello stesso, la commissione è chiamata ad utilizzare per la misurazione dell'impatto della produzione scientifica complessiva, degli indicatori bibliometrici indicati negli allegati stessi;
   nello specifico il suddetto Regolamento dispone che per i settori cosiddetti bibliometrici, «ottengono una valutazione positiva dell'importanza e dell'impatto della produzione scientifica complessiva i candidati all'abilitazione i cui indicatori sono superiori alla mediana in almeno due degli indicatori di cui alle lettere a), b) e c) del numero 2» dell'allegato A, mentre per i settori cosiddetti «non bibliometrici», ottengono una valutazione positiva dell'importanza e dell'impatto della produzione scientifica complessiva i candidati all'abilitazione i cui indicatori sono superiori alla mediana in almeno uno degli indicatori di cui alle lettere a) e b) del numero 3 dell'allegato B;
   l'articolo 6, del suddetto regolamento, dispone che l'abilitazione può essere attribuita esclusivamente ai candidati i cui indicatori dell'impatto della produzione scientifica complessiva presentino i valori richiesti sulla base delle regole di utilizzo degli stessi di cui all'allegato A, numero 3, lettera b), e all'allegato B, numero 4, lettera b), cioè siano superiori alla mediana in almeno due (per i settori bibliometrici) e uno (per i settori non bibliometrici) degli indicatori previsti;
   di contro però l'articolo 3, comma 3, dispone che la commissione può eventualmente utilizzare «ulteriori criteri e parametri più selettivi ai fini della valutazione delle pubblicazioni e dei titoli» purché «predeterminati dalla commissione con atto motivato pubblicato sul sito del Ministero e su quello dell'università sede della procedura di abilitazione»;
   di conseguenza le suddette disposizioni non forniscono un riferimento normativo chiaro atto a specificare il valore univoco delle mediane degli indicatori come riferimento vincolante per il conseguimento dell'abilitazione;
   il suddetto decreto tra l'altro introduce il principio di età accademica – intesa come «periodo di tempo successivo alla data della prima pubblicazione scientifica pertinente al settore concorsuale» – al fine della determinazione dell'impatto delle pubblicazioni all'interno del settore concorsuale, quindi una sorta di razionalizzazione dei parametri bibliometrici a seconda dell'età accademica;
   la delibera dell'ANVUR (Agenzia nazionale per la valutazione dell'università e della ricerca) n. 50 del 21 giugno 2012 ha introdotto le modalità di calcolo degli indicatori da utilizzare ai fini della selezione degli aspiranti commissari e della valutazione dei candidati per l'abilitazione scientifica nazionale;
   la suindicata delibera, riconosce all'articolo 17 il cosiddetto h-index disponendo che «ai fini della procedura di abilitazione, la normalizzazione per età accademica degli indicatori avviene dividendo il valore di ogni indicatore per l'età accademica, rilevabile dalla data della prima pubblicazione scientifica pertinente al settore concorsuale»;
   con decreto direttoriale n. 222 del 20 luglio 2012 viene indetta la procedura per il conseguimento dell'abilitazione scientifica nazionale alle funzioni di professore universitario di prima e di seconda fascia, la cui scadenza per la domanda di partecipazione è il 20 novembre 2012;
   in un documento pubblicato sul sito dell'ANVUR nell'agosto 2012 – successivamente all'emanazione del suddetto decreto direttoriale – dal titolo «Abilitazione scientifica nazionale – normalizzazione degli indicatori per l'età accademica» viene invece introdotto il cosiddetto contemporary h index;
   secondo il suddetto indice, la normalizzazione si calcola sulla base di ognuno degli articoli dividendo il numero delle citazioni ricevute per il numero degli anni intercorso dall'anno di pubblicazione all'anno di riferimento del data base, il tutto moltiplicato per 4 per ottenere valori numerici ragionevoli;
   quanto disposto dall'ANVUR unito al carattere contraddittorio di quanto da esso specificato in più documenti, si mostra in contrasto con lo spirito del regolamento di cui in premessa, sebbene nel medesimo documento l'Agenzia nazionale specifichi che la normalizzazione lineare per età accademica del singolo articolo si mostri compatibile con il dettato del regolamento;
   alla luce di quanto invece disposto dal regolamento, non è fatta menzione dell'età accademica del singolo articolo, ma si fa riferimento ad una dinamica di normalizzazione basata sull'età accademica del concorrente;
   in data 27 agosto 2012 – ben oltre un mese dopo l'indizione del concorso di cui al suindicato decreto direttoriale – l'ANVUR pubblica sul suo portale «la nuova e definitiva versione delle tabelle delle mediane per i settori bibliometrici e per quelli non bibliometrici» chiarendo che «i valori delle mediane pubblicati in precedenza erano stati ottenuti utilizzando un'approssimazione che, ad un più attento esame, non risulta pienamente in linea con la definizione formale di mediana contenuta nel DM 76»;
   nel documento suindicato l'ANVUR modifica la configurazione delle mediane, con la conseguenza che per i settori bibliometrici il valore delle mediane risulta cresciuto, mentre per quelli non bibliometrici il valore delle mediane risulta addirittura diminuito;
   l'evoluzione «in corso d'opera» da parte dell'Agenzia nazionale delle mediane ha un deleterio effetto retroattivo sulla validità delle carriere professionali, configurandosi come illegittima e compromettendo in maniera vistosa quanto operato dai concorrenti nel corso degli anni e stravolgendo completamente i requisiti di accesso oltre che incrementare l'opacità nell'individuazione degli stessi;
   la discrepanza normativa di cui sopra, legittima di fatto ricorsi amministrativi da parte degli interessati: nello specifico un ricorso è stato presentato dall'associazione italiana dei costituzionalisti e la decisione nel merito del TAR è fissata per il 23 gennaio 2013;
   desta particolare stupore e perplessità quanto pubblicato ulteriormente dall'ANVUR in data 14 settembre 2012 con il documento «Abilitazione scientifica nazionale, chiarimenti sul calcolo delle mediane» attraverso il quale vengono fornite diverse scusanti legittimanti la pubblicazione «a più riprese» delle tabelle con i valori numerici delle mediane degli indicatori;
   secondo la prima giustificazione – che tra l'altro richiama ulteriori lacune da parte della pubblica amministrazione – l'agenzia nazionale afferma che il compito di calcolare le mediane degli indicatori elencati negli allegati A e B del decreto, e di applicarli nella valutazione dell'idoneità dei candidati a far parte delle commissioni di abilitazione «sarebbe stato relativamente agevole se l'ANVUR avesse potuto disporre dell'ANPRePS (anagrafe nominativa dei professori ordinari e associati e dei ricercatori delle pubblicazioni scientifiche prodotte), che era stata istituita con la legge n. 1 del 9 gennaio 2009», ma risultando al momento ancora inesistente, «ciò ha reso le operazioni connesse all'abilitazione complicate e soggette a imprecisioni ed errori», aggiungendo che «di necessità, il sito docente CINECA ha suffragato la mancanza dell'ANPRePS, e l'ANVUR non ha potuto far altro che utilizzare le informazioni ivi volontariamente inserite dai docenti»;
   la seconda giustificazione fa riferimento ai «tempi strettissimi imposti dal decreto, che hanno costretto tutto il personale coinvolto nell'ANVUR e nel CINECA a operare con urgenza nei mesi estivi (tutto agosto compreso)»;
   la terza giustificazione ricade sul concetto stesso di mediana dato dal decreto ministeriale 76 secondo cui è da intendersi come «il valore di un indicatore o altra modalità prescelta per ordinare una lista di soggetti, che divide la lista medesima in due parti uguali», e questa definizione secondo l'ANVUR «pur univoca, lascia però un importante punto di ambiguità nella decisione su come procedere se la mediana viene usata per selezionare tra una serie di soggetti (i docenti), nel caso in cui più soggetti abbiano lo stesso valore mediano»;
   quanto evidenziato dall'Agenzia nazionale sottolinea in maniera evidente e sotto certi aspetti imbarazzante – secondo gli interroganti – il ventaglio di lacune e superficialità che hanno accompagnato l'attuazione di quanto auspicato dalla legge n. 240 del 2010 da parte degli organi competenti;
   gli indicatori bibliometrici citati e le cangianti modalità di calcolo ad essi collegate e i continui aggiustamenti operati nel corso di diverse settimane ne hanno determinato forti limiti di individuabilità oltre che delineato una forte debolezza applicativa;
   in data 27 settembre 2012 presso la commissione cultura della Camera dei deputati in occasione di un'audizione informale di rappresentanti di associazioni di docenti universitari, sui processi di valutazione per le abilitazioni alla docenza universitaria, si è discussa la difficoltà applicativa inerente alcuni criteri numerici, come il numero delle citazione e le dinamiche che hanno condotto l'Anvur ad elaborare i suddetti indicatori per l'abilitazione scientifica nazionale; oltre all'opacità alla base della classificazione delle riviste di riferimento delle citazioni;
   la citata commissione parlamentare ha condiviso le criticità espresse dai soggetti auditi concordando con l'esigenza di un confronto formale con il Ministro competente;
   lo stesso Consiglio universitario nazionale ha evidenziato che ai concorrenti non sono state fornite adeguate e chiare informazioni circa la corrente applicazione delle disposizioni di riferimento e ha chiesto al Ministro di adottare ogni iniziativa utile all'esigenza di chiarezza e certezza dei criteri e dei parametri di riferimento;
   anche la CRUI (Conferenza dei rettori delle università italiane), denuncia il contesto di incertezza, aggravatosi dopo quanto dichiarato sul sito, che rischia di rendere l'intero processo di valutazione equivoco e foriero quindi di successivi contenziosi che, a norma dell'articolo 5, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica n. 222 del 2012, finiranno col gravare sulle sole università. Ciò determinerà inaccettabili ritardi che penalizzeranno sia i candidati sia la qualità del sistema universitario;
   la CRUI, in una recente mozione approvata all'unanimità dall'assemblea generale della stessa, ha chiesto tra l'altro l'intervento dei soggetti competenti al fine di risolvere rapidamente e inequivocabilmente gli aspetti tuttora controversi relativi alle procedure di abilitazione, ristabilendo tempi certi, responsabilità e rigore, così come previsto dalle migliori prassi qualitative e quantitative a livello internazionale;
   ci si trova di fronte ad una situazione per cui molti ricercatori e professori di pieni e affermati meriti nel settore di riferimento risultano addirittura inferiori alla generica mediana di riferimento;
   lo scenario delineato strutturatosi all'indomani delle disposizioni introdotte dall'Anvur in aperto contrasto con lo spirito della citata legge Gelmini nonché con il regolamento di cui al decreto-legge n. 76 del 2010, sviliscono il principio di trasparenza amministrativa, violano il principio di legittimo affidamento, dell'imparzialità e del buon andamento dell'amministrazione e rischiano nel contempo di paralizzare l'intero comparto con inevitabili quanto deleterie conseguenza sulla funzionalità e sulle potenzialità della struttura universitaria e sul futuro di coloro che la animano –:
   quali iniziative a carattere urgente si intenda predisporre al fine di chiarire definitivamente che il superamento delle mediane degli indicatori bibliometrici non si configura come una condizione necessaria per conseguire l'abilitazione e se si intenda consentire la revisione dell'attuale configurazione delle mediane degli indicatori bibliometrici. (5-08102)

Interrogazione a risposta scritta:


   TOCCI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   da gran tempo è stata ampiamente riconosciuta nel dibattito pubblico la necessità di un adeguato e autorevole sistema di valutazione in grado, tra l'altro, di porre in evidenza i meriti e le risorse del sistema universitario;
   presupposti necessari per la realizzazione di questo obiettivo sono l'assoluta indipendenza dell'Agenzia ANVUR cui è affidato il delicato compito, la sua indiscussa autorevolezza, la linearità e coerenza degli indirizzi adottati, la condivisione o comunque il riconoscimento della scientificità dei criteri seguiti da parte della comunità accademica;
   le prime esperienze avviate dall'Agenzia, pur con innegabile impegno e dedizione da parte di tutti i suoi componenti, hanno tuttavia fatto emergere molti dubbi sulla metodologia seguita a causa di errori e incertezze che si sono ripetuti negli ultimi mesi;
   i criteri dettati per la valutazione della qualità della ricerca e più di recente quelli per l'abilitazione scientifica nazionale, l'appuntamento più atteso per riavviare l'accesso dei giovani ricercatori nel sistema garantendo trasparenza e serietà di giudizio, hanno determinato ampie e documentate critiche da parte delle comunità scientifiche;
   la stessa ANVUR ha risposto a tali critiche ammettendo gli errori e cercando di sopperire a tali carenze con indirizzi che appaiono incerti e aleatori, come si legge nel documento pubblicato sul sito dell'Agenzia il 14 settembre 2012, che mal si conciliano con la traduzione normativa dei criteri di valutazione;
   nel predetto documento l'Agenzia riconosce la validità di diverse critiche avanzate dalle comunità scientifiche e ammette che gli errori sono stati determinati dalla fretta con cui tutto il procedimento è stato portato avanti;
   la costruzione dei valori delle mediane risulta estremamente difficile a causa della mancanza di informazioni fondamentali, a cui si sarebbe potuto far fronte attraverso la costruzione dell'ANPRePS (anagrafe nominativa dei professori ordinari e associati e dei ricercatori delle pubblicazioni scientifiche prodotte);
   l'Agenzia ha riconosciuto anche che la prima versione degli indicatori per il calcolo delle mediane conteneva degli errori;
   sul valore prescrittivo e dirimente delle mediane ai fini del conseguimento dell'abilitazione e della partecipazione alle commissioni giudicatrici ci sono state da parte dell'Agenzia dichiarazioni ad avviso dell'interrogante aleatorie che rendono incerte le norme di riferimento e rischiano di ingenerare contraddizioni nei comportamenti delle commissioni e disparità di trattamento tra candidati e settori concorsuali;
   sia il CUN che la CRUI hanno espresso perplessità sulle procedure adottate e timori per la situazione confusa che si è venuta a creare;
   ad oggi si contano già numerosi ricorsi promossi da rinomate società scientifiche e da associazioni e comitati di professori e ricercatori universitari e la situazione che si è determinata favorisce il diffondersi di ulteriori contenziosi giurisdizionali che potrebbero bloccare l'intero procedimento;
   questa eventualità potrebbe produrre tuttavia gravi danni per le aspettative di tanti giovani ricercatori interessati a questo appuntamento e potrebbe mettere in discussione la credibilità della stessa Agenzia –:
   se il Ministro non ritenga di intervenire nella situazione che si profila di potenziale grave danno per il sistema universitario ponendo in essere tutte le iniziative politiche e giuridiche necessarie per ripristinare serenità nell'ambiente accademico, scongiurare i rischi di paralisi del sistema e restituire fiducia nella necessaria attività di valutazione. (4-18061)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   OLIVERIO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   i lavoratori di Crotone della società Getek information communication technology srl, in cassa integrazione guadagni straordinaria pagata direttamente dall'Inps sino allo scorso 2 ottobre hanno ricevuto negli scorsi giorni comunicazione da parte della stessa Getek che non potrà più essere loro rinnovata dal prossimo mese di novembre la stessa integrazione straordinaria guadagni;
   la gran parte dei lavoratori composta da ragazzi laureati, tutti professionalmente formati direttamente dall'Inps e assunti – inizialmente nel 2005 con contratti a progetto, trasformati successivamente in contratti a tempo indeterminato – per dare servizi e informazioni a qualsiasi tipo di utenza (numero verde 803164), hanno svolto regolarmente con eccellenti risultati fino al 25 settembre 2010 le loro mansioni di contact center Inps/Inail; tanto che gli operatori della sede di Crotone hanno ottenuto il riconoscimento di massima efficienza di produttività oltre che dagli stessi istituti Inps/Inail anche da parte dell'allora Ministro della pubblica amministrazione e semplificazione pro tempore Renato Brunetta;
   i 73 lavoratori hanno perso il posto di lavoro a seguito dalla perdita dell'unica commessa, avvenuta dopo una nuova gara di appalto nel 2008, con la quale l'Inps ha provveduto ad affidare, unitamente all'Inail, la gestione del servizio di contact center Inps/Inail alla società Transcom worlwide spa con sede legale a l'Aquila, facente parte di un raggruppamento temporaneo di imprese, subentrante ai precedenti fornitori capitanati da Poste Italiane spa e, tra questi, alla Gepin spa nel frattempo divenuta Getek Ict srl che a sua volta ha provveduto alla formazione dei propri lavoratori, ritenendoli sufficiente a svolgere le mansioni richieste. Tale scelta ha determinato il taglio dei dipendenti di Crotone della Getek Ict srl per i quali sono stati applicati successivamente gli ammortizzatori sociali;
   nonostante i diversi tentavi di mediazione condotti negli scorsi mesi dal Prefetto di Crotone, dottor Vincenzo Panico, alla presenza delle organizzazioni sindacali con i rappresentanti della Getek Ict srl e quelli della Transcom worlwide spa per verificare la possibilità di rientrare come sub-fornitori del servizio, per quanto concerne il solo sito operativo di Crotone, a tutt'oggi non si è riusciti a trovare una mediazione per il reintegro sul posto di lavoro di questi giovani lavoratori ormai in gravi difficoltà per la precaria situazione economica che vivono le proprie famiglie;
   quello che più preoccupa i suddetti lavoratori è che solo il sito di Crotone sia rimasto escluso nella nuova commessa, a seguito del mancato inserimento nel nuovo bando di gara del 2008 della clausola di salvaguardia dei posti di lavoro, mentre gli operatori di tutti gli altri siti sono stati reintegrati;
   la situazione è ormai divenuta insostenibile per i 73 dipendenti Getek, che si sentono abbandonati al proprio destino, preoccupati del proprio futuro e di quello delle loro famiglie, molte delle quali traggono da questo lavoro la loro unica fonte di sostentamento –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza delle problematiche esposte in premessa e se intendano convocare al più presto un tavolo istituzionale negoziale, (già richiesto dal sottoscritto con un precedente atto ispettivo) con la partecipazione del comune di Crotone, della provincia di Crotone, della regione Calabria, dei rappresentanti dell'Inps e delle Poste italiane spa, e della proprietà della società Transcom worlwide spa vincitrice della commessa Inps/Inail, alla presenza delle rappresentanze dei lavoratori e delle parti sociali, per risolvere in maniera definitiva tutte le problematiche commesse alla vertenza in questione e predisporre delle iniziative al fine di individuare le soluzioni più idonee alla salvaguardia dei livelli occupazionali, ciò al fine di evitare ripercussioni di carattere economico e sociale che porterebbero ad un aumento della disoccupazione, in una zona già gravemente colpita dalla crisi economica.
(5-08100)


   CODURELLI e SCHIRRU. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   il 15 maggio 2012 il viceministro Mattone intervenendo in Commissione lavoro rispondeva all'atto di sindacato ispettivo n. 5-06533, con il quale l'onorevole Gnecchi richiamava l'attenzione del Governo sulla riforma pensionistica recentemente introdotta dall'articolo 24 del decreto-legge n. 201 del 2011 (cosiddetto decreto Salva Italia) che, per la maturazione del diritto alla pensione di vecchiaia, ha innalzato in via generale il requisito dell'età anagrafica. In particolare, l'interrogante richiamava la circolare n. 35 del 2012, che nel definire in 20 anni il requisito minimo di contribuzione, non faceva più alcun riferimento a quei soggetti che alla data del 31 dicembre 2012 avevano maturato 15 anni di contribuzione, ai sensi dell'articolo 2, comma 3, lettera c), del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 503. I 15 anni rimanevano cristallizzati come requisito contributivo per maturare il diritto alla pensione di vecchiaia, così come l'essere stati autorizzati alla prosecuzione volontaria prima di quella data;
   sottolineando come la suddetta norma non risultasse abrogata dal decreto-legge n. 201 del 2011 e non riconoscesse la cristallizzazione del requisito contributivo previsto dal decreto legislativo n. 503 del 1992, l'onorevole Gnocchi richiamava come fosse evidente l'ulteriore penalizzazione in particolare per le donne, soprattutto qualora non avessero richiesto l'autorizzazione ai versamenti volontari dei contributi, perché per poter accedere alla pensione di vecchiaia, avrebbero dovuto non solo avere il requisito dell'età, ulteriormente elevato con la manovra «salva Italia», ma anche versato altri cinque anni di contribuzione per raggiungere il requisito dei 20 anni. Il tutto senza saperlo, avendo avuto sempre rassicurazioni dall'INPS e dai patronati che i 15 anni già conquistati fossero sufficienti;
   il viceministro rispondeva che «la problematica sollevata dall'Onorevole Gnecchi è ben nota»; «Pur non nascondendo che la tesi più rigorosa sembra trovare maggiori conferme nel dato normativo, ragioni di sensibilità sociale, unite alla consapevolezza della complessiva opinabilità giuridica della questione inducono comunque ad approfondire i risvolti tecnici della questione al fine eventuale di richiedere, con apposito atto di indirizzo, all'INPS di riconsiderare la posizione tecnica a suo tempo espressa. Posso, quindi, anticipare che nei prossimi giorni il Ministero da me rappresentato promuoverà un incontro al livello tecnico con le altre Amministrazioni interessate al fine di verificare se vi siano effettivi margini sotto il profilo tecnico/giuridico per aderire alla soluzione interpretativa indicata dall'Onorevole interrogante»;
   ad oggi non risulta a parere dell'interrogante esecutivi nessuna verifica e alcun approfondimento così come dichiarato dal viceministro Martone –:
   se sia a conoscenza della situazione descritta in premessa e cosa intende fare per garantire il rispetto degli impegni assunti in sede parlamentare. (5-08108)


   PICIERNO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   in data 27 febbraio 2012 è stata inviata al Ministro interrogato una lettera da parte di tecnici, architetti e geometri del settore provinciale del genio civile di Caserta, inquadrati come lavoratori socialmente utili, che chiedono una definitiva delineazione dell'anomalo rapporto di lavoro che li vede impegnati, presso l'ente regione Campania, con elevata professionalità, da circa quattordici anni senza alcuna garanzia contrattuale;
   la collaborazione specialistica di tali lavoratori è iniziata a seguito di una selezione dell'agenzia del lavoro nel 1997/98, attraverso l'inquadramento di lavoratori socialmente utili ex decreto legislativo n. 468 del 1o dicembre 1997, in qualità di tecnici rilevatori per il progetto regionale «Mitigazione del rischio sismico per le emergenze a carattere monumentale ed ambientale nei Comuni ricadenti in tutto o in parte all'interno dei parchi naturali nazionali e regionali dell'Italia meridionale»;
   il monte ore lavorativo era differenziato dal grado d'istruzione, in particolare erano stabilite 18 ore settimanali per architetti e ingegneri, 20 ore settimanali per gli altri lavoratori socialmente utili;
   con l'articolo 4 del decreto-legge 28 febbraio 2000, n. 81, l'orario di lavoro fu aumentato per tutti a venti ore settimanali;
   a seguito della delibera n. 852 del 18 maggio 2007 della giunta regionale, l'orario di lavoro fu portato a trentasei ore settimanali, ridotto poi a 25 ore settimanali a dicembre del 2009;
   nel 2009 la legge regionale sul lavoro del 18 novembre 2009, n. 14, al comma 4, dell'articolo 34 (recante testo unico della normativa della regione Campania in materia di lavoro e formazione professionale per la promozione della quali del lavoro), aveva previsto un percorso di stabilizzazione per tali figure professionali, riconosciute altamente specializzate ed indispensabili per il territorio;
   il lavoro svolto da tali tecnici è stato da sempre di elevato contenuto tecnico specialistico, iniziato con la formazione di una importante banca dati ancora oggi utilizzata dal dipartimento di protezione civile;
   i lavori svolti da tali tecnici sono altamente qualificati, come:
   a) progettazione e realizzazione di database per concessioni d'uso delle aree demaniali, censimento delle concessioni, collegamento su cartografia su base catastale, Area G.C. 15, Settore 08, Servizio 03 demanio idrico;
   b) espletamento delle istruttorie relative al processo di controllo sulla progettazione sismica ai sensi delle norme vigenti NTC 2008 e previgenti decreto ministeriale 2005, decreto ministeriale 96, finalizzate al controllo a campione ex articolo legge regionale n. 9 del 1983 e certificazione ex articolo 90 del decreto del Presidente della Repubblica 380/01 sulle sopraelevazioni, Area G.C. 15, Settore 08, Servizio 02, rischio sismico;
   c) espletamento delle istruttorie relative al processo di controllo sulla progettazione sismica ai sensi delle norme vigenti NTC 2008 finalizzate al rilascio delle au- torizzazioni sismiche ai sensi dell'articolo 94 del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, Area G.C. 15, Settore 08, Servizio 02, rischio sismico;

   durante la fase più critica, registratasi negli anni 2009-2010-2011, a fronte delle numerosissime istanze di autorizzazione sismica pervenute, connesse alla denuncia dei lavori ai sensi della legge regionale del 7 gennaio 1983, n. 9, l'importante contributo di tali lavoratori nell'esame dei progetti strutturali è testimoniato dal cospicuo numero di mille provvedimenti autorizzativi rilasciati su 2.300 istanze circa, nonostante l'orario di lavoro ridotto a 25 ore settimanali;
   tale prestazione ha comportato, tra l'altro, un enorme introito versato dagli utenti, a favore delle casse della regione per le istruttorie e la conservazione dei progetti, grazie all'apporto professionale di questa categoria di lavoratori socialmente utili;
   nel 2010 la regione Campania aveva tentato una stabilizzazione di tali lavoratori attraverso un contratto a tempo determinato di tre anni, tentativo poi venuto meno con l'insediamento della nuova giunta regionale;
   allo stato attuale, i suddetti tecnici svolgono attività di esame e istruzione, presso l'ente utilizzatore dei progetti strutturali, finalizzati al rilascio di provvedimenti autorizzazione sismica ai sensi della legge regionale 7 gennaio 1983, n. 9, del decreto ministeriale 2008 e del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380 –:
   se il Ministro sia a conoscenza delle situazioni di fatto in premessa;
    se intenda fornire positivo riscontro alla lettera del 27 febbraio 2012 di cui in premessa e assumere ogni iniziativa di competenza volta ad assicurare la stabilizzazione di queste figure professionali altamente specializzate indispensabili per il territorio. (5-08110)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PAGLIA e DI BIAGIO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   risultano all'interrogante delle difficoltà di natura occupazionale in capo alle 50.000 guardie giurate in servizio sul territorio nazionale, le quali da oltre 4 anni non hanno un rinnovo di contratto, pur trovandosi ad effettuare turni di lavoro pesanti spesso in orario notturno;
   occorre segnalare che allo stato attuale le guardie giurate sono impegnate in molte situazioni «sensibili» in sostituzione della polizia di Stato sebbene non godano degli adeguati istituti di tutela e formazione al riguardo, trattandosi di vigilanza privata. In particolare, l'articolo 138 del testo unico delle leggi sulla pubblica sicurezza, come modificato dal decreto-legge n. 59 del 2008, prevede che «le guardie particolari giurate nell'esercizio delle funzioni di custodia e vigilanza dei beni mobili ed immobili cui sono destinate rivestono la qualità di incaricati di un pubblico servizio»;
   la criticità caratteristica di alcune situazioni di disordine pubblico nelle quali tali soggetti possono trovarsi ad operare, con compiti tradizionalmente portati a termine dalla polizia di Stato, ha fatto ventilare da più parti la possibilità di definire un inquadramento differente, quale pubblico ufficiale, anche per il profilo della guardia giurata. Per quanto tale ipotesi sollevi notevoli perplessità, data la natura comunque privatistica di questo profilo professionale, essa è indice di un crescente disagio degli addetti del settore di fronte a condizioni lavorative ingessate e incongruenti con le circostanze di effettiva operatività –:
   se non ritengano opportuno avviare un confronto con le parti sociali al fine di definire in maniera rapida ed efficace lemigliori strategie d'azione per un intervento a tutela della categoria e per una eventuale rettifica delle criticità evidenziate in premessa. (4-18062)


   ZAZZERA e MONAI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. — Per sapere – premesso che:
   il decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98 recante disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria ha disposto il riordino di ANAS spa;
   in particolare, l'articolo 36 del suddetto decreto a decorrere dal 1° gennaio 2012 istituisce l'Agenzia per le infrastrutture stradali e autostradali presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
   l'Agenzia esercita le competenze già attribuite in materia all'Ispettorato vigilanza concessioni Autostradali (IVCA) e ad altri uffici di ANAS spa ovvero ad uffici di amministrazioni dello Stato, i quali sono conseguentemente soppressi a decorrere dal 1° gennaio 2012;
   nella parte relativa all'assorbimento dei lavoratori degli uffici soppressi, il decreto fa riferimento soltanto ai dipendenti con rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, in servizio alla data del 31 maggio 2012, senza prendere in considerazione i lavoratori con altre tipologie contrattuali;
   neppure il decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95 (disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini nonché misure di rafforzamento patrimoniale delle imprese del settore bancario) fa chiarezza sulla condizione del personale con contratti a tempo determinato, sebbene presso l'IVCA esso rappresenti circa un quarto della forza lavoro;
   considerato che un eventuale taglio dell'organico metterebbe a rischio l'operatività della stessa Agenzia ed aggraverebbe il fenomeno del precariato, sarebbe opportuno provvedere alla stabilizzazione dei lavoratori precari dell'IVCA, in conformità con quanto previsto nella risoluzione presentata presso la Commissione lavoro della Camera dei deputati n. 7-00665 del 27 luglio 2011 –:
   se il Ministro intenda assumere iniziative, anche normative, al fine di comprendere nel riassorbimento del personale nell'Agenzia per le infrastrutture stradali e autostradali istituita con decreto-legge 6 luglio 2011 n. 98 anche i lavoratori con contratti a tempo determinato. (4-18072)


   FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   alla pagina internet del sito dell'INPS dedicata ai «SORDOMUTI»: in contrasto con la legge n. 95 del 2006 è stato utilizzato il termine «sordomuto» anziché «sordo»;
   la legge 20 febbraio 2006, n. 95 «Nuova disciplina in favore dei minorati auditivi» – pubblicata nella Gazzetta ufficiale n. 63 del 16 marzo 2006 prevede all'articolo 1: «1. In tutte le disposizioni legislative vigenti, il termine “sordomuto” è sostituito con l'espressione “sordo”.
  2. Il secondo comma dell'articolo 1 della legge 26 maggio 1970, n. 381, è sostituito dal seguente: “Agli effetti della presente legge si considera sordo il minorato sensoriale dell'udito affetto da sordità congenita o acquisita durante l'età evolutiva che gli abbia compromesso il normale apprendimento del linguaggio parlato, purché la sordità non sia di natura esclusivamente psichica o dipendente da causa di guerra, di lavoro o di servizio”.
  3. Al primo comma dell'articolo 3 della legge 26 maggio 1970, n. 381, le parole: “L'accertamento del sordomutismo” sono sostituite dalle seguenti: “L'accertamento della condizione di sordo come definita dal secondo comma dell'articolo 1”.»;
   il Comitato nazionale genitori familiari disabili uditivi ha inviato alla direzione centrale entrate, alla direzione centrale comunicazione dell'INPS e al Sottosegretario Maria Cecilia Guerra una lettera avente ad oggetto richieste di adeguamento a norma di legge delle pagine internet, con la quale, tra le altre questioni, si solleva quella relativa alla mancanza dei sottotitoli al video alla pagina internet concernente la campagna istituzionale sulla riforma delle pensioni ideata dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e Inps per spiegare, attraverso l'uso del cartone animato in modo semplice e comprensibile a tutti, i concetti fondamentali della previdenza e le novità introdotte dalla riforma pensionistica –:
   entro quanto tempo i Ministri interrogati intendano intervenire per provvedere alla sostituzione del termine «sordomuto» con «sordo», come previsto dalla normativa nazionale, sul suddetto documento e su tutte le pagine web e i documenti prodotti dall'INPS;
   e se intenda avviare un monitoraggio nel rispetto della legge n. 104 del 1992 e della legge n. 67 del 2006 che prevedono l'eliminazione di ogni discriminazione in pregiudizio delle persone con disabilità per rendere accessibili i video dei siti istituzionali dei Ministeri del lavoro e delle politiche sociali e della salute. (4-18073)

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta orale:


   PUGLIESE, FALLICA, GRIMALDI, IAPICCA, MICCICHÈ, MISITI, PITTELLI, SOGLIA, STAGNO d'ALCONTRES e TERRANOVA. — Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   la soppressione dell'Eipli, ente per lo sviluppo dell'irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia, Lucania e Irpinia, è avvenuta a seguito del decreto-legge «Salva Italia» che all'articolo 21, comma 11, recita: «le funzioni del soppresso ente con relative risorse umane e strumentali nonché tutti i rapporti attivi e passivi, sono trasferiti alle regioni interessate entro il 30 Settembre 2012 con l'individuazione del soggetto costituito o individuato, assicurando l'adeguata rappresentanza dello Stato»;
   inoltre, le recenti disposizioni della «spending review», legge del 7 agosto 2012, n. 135, prevedono che nell'ambito della razionalizzazione amministrativa sia vietata l'istituzione di enti, agenzie e organismi di regione, province e comuni. In considerazione di ciò le regioni Puglia, Basilicata, Campania e Calabria non hanno potuto individuare il soggetto da costituire;
   a seguito del contrasto delle due normative di legge, ad oggi l'Eipli potrebbe non garantire la sicurezza di tutte le opere infrastrutturali e idriche dell'intero Mezzogiorno e continuare a gestire l'approvvigionamento idrico al servizio di milioni di abitanti per uso potabile, per scopi irrigui per la fornitura ai consorzi di bonifica delle regioni Puglia, Basilicata, Campania e Calabria e per la fornitura idrica ai consorzi industriali, compreso l'Ilva di Taranto;
   l'ente è soggetto beneficiario e attuatore della realizzazione e gestione di opere strategiche e di interesse nazionale, assegnate con delibere da parte del CIPE, per l'importo di 300 milioni di euro per il completamento degli schemi idrici nelle regioni meridionali;
   la mancata proroga da parte del Governo, che avrebbe dovuto risanare l'ente, comporta il venir meno dell'attuazione del piano industriale e di rientro con l'impossibilità concreta di contenere la debitoria esistente, aggravando lo Stato della originaria debitoria di atti giudiziari pari a 270 milioni di euro –:
   quali misure intenda adottare al fine di riportare a normalità e al pieno funzionamento l'Eipli, con una gestione rigorosa e efficiente dell'ente, considerata la sua particolare rilevanza economica, sociale e di protezione civile e il rischio di una dispersione di un importante patrimonio di competenze, professionalità, mezzi e strutture. (3-02531)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BOSSA e SIRAGUSA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   è in corso presso il tribunale di Vallo della Lucania il processo a sei medici e dodici infermieri dell'ospedale civile «San Luca», dove il 4 agosto 2009 è deceduto Francesco Mastrogiovanni, ricoverato nella struttura sanitaria con un TSO (trattamento sanitario obbligatorio), dopo ottanta ore passate legato ad un lettino, così come risulta dalle registrazioni video operate da una telecamera a circuito chiuso presente in reparto;
   il pubblico ministero del processo ha chiesto condanne lievi e inferiori alle attese, da un massimo di 4 anni e 4 mesi a un minimo di 2 anni, per i sei medici e i sei infermieri che hanno avuto in cura l'uomo, sollecitando l'assoluzione per altri sei imputati; il magistrato ha mostrato di non credere nella tesi accusatoria del consulente medico della procura di Vallo Lucania (che ha parlato di edema polmonare provocato dalla lunga contenzione) e ne ha formulata una diversa, accogliendo alcuni rilievi degli avvocati difensori;
   nei giorni scorsi è stato diffuso in rete il filmato integrale della lunga agonia dell'uomo. Le telecamere a circuito chiuso del reparto di psichiatria hanno ripreso tutta la fase di vera e propria detenzione di Mastrogiovanni;
   nei video si vede l'uomo bloccato dai legacci sanitari per più di tre giorni. Mastrogiovanni si agita, si dimena, o si calma. La morte sopraggiunse nella notte, i medici la certificarono come avvenuta in mattinata, nella cartella clinica non c’è traccia dell'uso dei legacci di contenzione;
   al di là della vicenda giudiziaria, che arriverà a sentenza alla fine di ottobre 2012, restano le inequivocabili immagini di un'agonia avvenuta in un ospedale pubblico, sotto lo sguardo indifferente di medici e infermieri;
   legare i malati ai letti del reparto di psichiatria di Vallo della Lucania, del resto, era una prassi diffusa: il pubblico ministero ha prodotto in aula, durante il processo, 22 cartelle cliniche di pazienti sottoposti alla contenzione. Uno di loro era il compagno di stanza di Mastrogiovanni; a lui legarono solo le mani così – come ha spiegato nel processo – una notte riuscì coi piedi ad avvicinare al letto il tavolino dove era poggiata una bottiglia d'acqua, l'afferrò e si dissetò. Mastrogiovanni non ebbe questa possibilità;
   dall'esame autoptico del cadavere i medici legali hanno anche appurato che Francesco Mastrogiovanni non è stato né oggetto di specifiche attenzioni terapeutiche e neanche alimentato nel corso della degenza;
   qualunque trattamento sanitario, a norma della legge n. 180 del 1978 deve assicurare «il rispetto della dignità della persona e dei diritti civili e politici garantiti dalla Costituzione, compreso per quanto possibile il diritto alla libera scelta del medico e del luogo di cura» (articolo 1, comma 2) –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della vicenda sopra citata e se non ritenga necessario assumere ogni elemento utile in merito a quanto accaduto presso l'ospedale civile «San Luca» di Vallo della Lucania e alla situazione attuale dello stesso ospedale anche per scongiurare che possano verificarsi altri episodi del genere. (5-08104)

Interrogazione a risposta scritta:


   ANIELLO FORMISANO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   a seguito dell'entrata in vigore del decreto-legge n. 95 del 6 luglio 2012 di revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini, il medico di base ha assunto l'obbligo di prescrivere i farmaci secondo il principio attivo per rendere disponibili alle patologie anche i farmaci equivalenti secondo norme specifiche che prevedono anche una dicitura di «non sostituibilità» per alcuni farmaci;
   in data 16 luglio 2012 la commissione tecnico scientifica dell'Agenzia italiana del farmaco (AIFA) approva una comunicazione inerente all'inserimento nella lista di trasparenza di specialità medicinali contenenti Levetiracetam e Topiramato;
   il Levetiracetam è un farmaco salvavita (nome commerciale Keppra) contro l'epilessia, il Topiramato è un farmaco salvavita (nome commerciale Topamax) contro l'epilessia;
   tale comunicazione viene resa pubblica sul sito web dell'AIFA in data 19 settembre 2012;
   nella comunicazione di cui sopra, al punto 8, l'Aifa specifica che «Per le criticità elencate e nel prevalente interesse della salute del paziente, l'Aifa raccomanda, nei casi in cui il medico decida la non sostituibilità del farmaco prescritto, che le autorità sanitarie territoriali non pongano a carico dell'assistito la differenza fra il prezzo più basso ed il prezzo del farmaco previsto facendo eccezione a quanto stabilito dal quarto comma dell'articolo 7 della legge 405 del 2001»;
   in data 21 settembre 2012 l'Associazione italiana contro l'epilessia invia una lettera al Ministro interrogato, a tutti i presidenti di regioni, ai presidenti delle competenti commissioni della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica e ad altri destinatari del settore, nella quale viene data voce alle proteste di circa 500mila pazienti affetti da epilessia che subiscono un grave attacco al diritto della salute ed alla continuità terapeutica in quanto non potendo cambiare il farmaco per aver raggiunto il controllo delle crisi con quello, si trovano a dover pagare differenze che variano tra i 50 e i 100 euro;
   la regione Emilia Romagna recepisce immediatamente la comunicazione dell'AIFA emanando in data 25 settembre 2012 la direttiva PG/2012/224854 nella quale i farmaci in oggetto vengono esentati come dal punto 8 della comunicazione;
   la provincia autonoma di Bolzano il 4 ottobre 2012 comunica che fino al 31 dicembre 2012 i farmaci in questione saranno esenti come da comunicazione dell'AIFA;
   è del 9 ottobre 2012 la notizia in cui Cittadinanzattiva – Tribunale per i diritti del malato ha inviato una lettera al ministro interrogato e ai presidenti delle regioni perché sia rispettato il diritto dei cittadini con attacchi epilettici a reperire i farmaci Topamax e Keppra senza aggravio di costi, così come raccomandato dall'Aifa; da qualche settimana infatti, nonostante la scritta «non sostituibile» sulla prescrizione medica le farmacie delle regioni Campania, Lazio, Piemonte, Sicilia, Abruzzo e Liguria consegnano ai pazienti cronici già in terapia i due prodotti in questione, chiedendo la relativa differenza di prezzo con i farmaci equivalenti; Cittadinanzattiva chiede che venga immediatamente rispettata da tutte le regioni la raccomandazione dell'AIFA;
   è di questi giorni la notizia pubblicata su Il Tempo nella quale l'azienda UCB Pharma, produttrice del farmaco Keppra, riconoscendo la necessità dei farmaci salvavita antiepilettici e anticipando qualsiasi intervento dello Stato, è venuta incontro ai pazienti abbassando il prezzo del farmaco a 44 euro (prima costava 80 euro); considerata la partecipazione statale di 36 euro, i pazienti ritorneranno a pagare dai 7,20 euro agli 8,70 euro –:
   se il Ministro, in considerazione di quanto sopra esposto e delle disparità che vivono i pazienti residenti nelle regioni che non hanno recepito la raccomandazione dell'AIFA, non intenda assumere ogni iniziativa di competenza per ripristinare l'uniformità di trattamento e di tutela della salute su tutto il territorio nazionale;
   se tale comportamento da parte delle regioni ad avviso dell'interrogante lesivo dei diritti dei malati, non sia connesso all'obbligo che hanno le stesse nei confronti dello Stato di dare attuazione ai piani di rientro sanitario. (4-18064)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:


   MILANESE. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   in Italia circolano circa 31 mila autobus per il trasporto pubblico e la loro età media si attesta intorno agli 11 anni, contro i 7 anni di quella europea. Gli autobus del 1990, che rappresentano il 35 per cento del totale, inquinano quanto 15 autobus a metano, che tra quelli ecologici sono ad a oggi i più utilizzati. Più in generale, la maggioranza degli autobus circolanti nelle nostre città (78 per cento del totale), sono alimentati a gasolio, ciò che li rende significativamente più impattanti dal punto di vista delle emissioni, essendo per oltre il 60 per cento appartenenti alle classi di emissione euro2 ed euro3;
   per fronteggiare il fenomeno dell'invecchiamento degli autobus per il trasporto pubblico urbano e concorrere alla riduzione delle emissioni inquinanti degli stessi, in passato sono state approvate diverse norme volte a favorire la rottamazione ed il rinnovamento del parco degli autobus per il trasporto pubblico. Purtroppo, da alcuni anni, soprattutto a causa della crisi economica e finanziaria e delle ristrettezze di bilancio pubblico, sia dello Stato e sia degli enti locali, gli incentivi all'ammodernamento del parco dei mezzi per il trasporto urbano sono via via diminuiti, fino ad essere annullati nel 2011;
   nel 2011 vi è stato un crollo impietoso delle immatricolazioni di autobus per il trasporto pubblico: nel 2006, per ogni 100 autobus per trasporto extraurbano aventi più di 15 anni, ne venivano immatricolati nuovi circa 15, mentre nel 2011 si è scesi a 11 immatricolazioni. Ma il tracollo si è avuto per gli autobus per il trasporto urbano: sempre per 100 autobus con più di 15 anni, nel 2006 se ne immatricolavano nuovi oltre 44, nel 2011 si è precipitati a 17. In questo modo, l'indice di rotazione nel rinnovamento del parco autobus si è, quasi azzerato;
   per conseguire un obiettivo positivo, sia dal punto di vista ambientale e sia dal punto di vista dell'ammodernamento e potenziamento del parco degli autobus per il trasporto pubblico, andrebbero investiti circa 7,5 miliardi di euro nei prossimi 10 anni. Con tale spesa l'età media dei mezzi scenderebbe a 7 anni ed anche la consistenza della flotta aumenterebbe in maniera da soddisfare la crescente domanda personale di trasporti pubblici;
   vista la mancanza di risorse pubbliche da investire per ammodernare e potenziare la flotta nazionale degli autobus per il trasporto pubblico, segnatamente quello urbano, una soluzione innovativa e maggiormente efficiente rispetto all'acquisto di autobus nuovi, sia sotto il profilo finanziario e sia sotto l'aspetto dello svecchiamento dei veicoli, potrebbe essere rappresentata dalla trasformazione degli autobus esistenti. In tal senso, soccorre al caso il recente esempio del progetto Hybus, il nuovo autobus ecologico progettato da Pininfarina, il quale offre alle pubbliche amministrazioni la possibilità di modernizzare il parco dei mezzi urbani riciclando quelli vecchi in un'ottica sostenibile a livello sia ambientale, sia economico. L'iniziativa industriale concerne la conversione dei mezzi attualmente equipaggiati con motori euro 0-1-2 in autobus con motorizzazione elettrica o ibrido seriale;
   più in generale, si sta assistendo in Italia ad una nascente industria del settore della trasformazione, la quale ha realizzato il 10 per cento degli autoveicoli elettrici venduti in Italia nel 2011, primo anno di attività di produzione di tale settore;
   sostenere, anche dal solo punto di vista delle semplificazioni amministrative, il nascente settore industriale della trasformazione dei veicoli per il trasporto pubblico con motorizzazione a gasolio in trazione elettrica o ibrida, significherebbe la creazione di un formidabile strumento di crescita tecnologica e di sviluppo economico-occupazionale per l'intero Paese, dando occasione di investimento per le residue aziende del settore automotive elettrico attive in Italia:
   in un simile scenario potrebbe essere ripensata anche la tragica sorte dello stabilimento di Flumeri (Avellino), della Irisbus Italia spa purtroppo destinato alla definitiva chiusura, ma dove, in collaborazione con le industrie innovative come la predetta Pininfarina – Hybus, potrebbe essere riattivata una specifica attività di riconversione dei vecchi ed inquinanti autobus oggi circolanti, in veicoli moderni, tecnologicamente avanzati ed il cui motore sia ad esclusiva trazione elettrica o ibrida;
   vantaggi in tal senso si otterrebbero anche sotto l'aspetto ambientale. Le operazioni di trasformazione in oggetto danno vita a veicoli a basse o nulle emissioni che hanno il minore impatto in assoluto in termini ambientali (non vi è rottamazione, con conseguente dispersione sia di materie prime sia di energia impiegata per la realizzazione dei veicoli, spesso avente un ordine di grandezza confrontabile con quella consumata dal veicolo durante la sua vita);
   un nodo fondamentale da sciogliere affinché iniziative imprenditoriali come quelle sopra descritte possano concretamente svilupparsi, è la necessità di semplificare le attuali norme del codice della strada sull'accertamento dei requisiti di idoneità alla circolazione e di omologazione dei veicoli. In particolare, andrebbe prevista la possibilità di poter modificare veicoli esistenti al fine di trasformarli in autobus elettrici senza la preventiva autorizzazione da parte della casa costruttrice del veicolo originale e senza il vincolo dell'età inferiore a sette anni per il veicolo da modificare; si tratta di due pesantissimi vincoli oggi esistenti e che costituiscono un unicum ostativo tutto italiano;
   a causa di queste criticità si è verificato il caso paradossale che, i veicoli attualmente modificati, circa una trentina, sono stati radiati, reimmatricolati in altro Paese europeo come elettrici e poi importati e reimmatricolati in Italia, con elevati extracosti;
   si deve pur tuttavia evidenziare un piccolo passo avanti in tale materia è stato fatto ai sensi dell'articolo 17-terdecies del decreto-legge n. 83 del 2012 nel testo consolidato, a norma del quale si consente di effettuare con procedure semplificate le modifiche delle caratteristiche costruttive e funzionali dei veicoli in circolazione ma per le sole categorie internazionali L (veicoli a 2 e 3 ruote e quadricicli), M1 (veicoli destinati al trasporto di persone, aventi al massimo otto posti a sedere oltre al sedile del conducente) e N1 (veicoli destinati al trasporto di merci, aventi massa massima non superiore a 3,5 t), consistenti nella trasformazione degli stessi in veicoli il cui motore sia ad esclusiva trazione elettrica, e per tali fini si applica l'articolo 75, comma 3-bis, del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285 e successive modificazioni;
   tale disposizione, pur lodevole, è ancora assai limitata in quanto esclude le modifiche ai veicoli di maggior importanza, ossia quelli aventi massa superiore alle 3,5 tonnellate, usualmente adibiti ad autobus per trasporto pubblico, ciò che costituisce un limite rilevante ed ingiustificato, tanto più quanto è proprio nel settore dei trasporti pubblici che ci si attendono maggiori e più positive ricadute di queste tipologie di attività di trasformazione –:
   se il Governo non intenda adottare specifiche iniziative volte a promuovere e sostenere l'ammodernamento ed il potenziamento del parco autobus per il trasporto pubblico locale assolutamente necessarie in relazione all'oggettiva obsolescenza del parco autobus nazionale;
   se per le finalità in questione, non intenda, in particolare:
    a) promuovere una sede di concertazione cui far partecipare le industrie del settore dell’automotive elettrico, tra cui la Pininfarina – Hybus, allo scopo di elaborare specifiche azioni dirette a consentire lo sviluppo degli innovativi sistemi di rigenerazione degli autobus per il trasporto pubblico oggi vecchi e non più adeguati a tale scopo ma facilmente trasformabili, a costi limitati, in veicoli a trazione elettrica o ibrida a bassissimo impatto ambientale;
    b) valutare l'opportunità di coinvolgere le parti interessate cui fa capo lo stabilimento Irisibus di Flumeri (AV), affinché prendano in considerazione la strategicità di destinare tale impianto a processi di riciclo-trasformazione degli autobus per il trasporto pubblico non più attuali e alimentati a carburanti fossili, in veicoli a trazione elettrica o ibrida da ridestinare al trasporto locale;
    c) assumere iniziative normative, che integrino le norme di cui all'articolo 17-tredicies del decreto-legge n. 83 del 2012 convertito con modificazioni dalla legge n. 134 del 2012, volte a consentire la possibilità di effettuare, senza necessità di ulteriori provvedimenti ministeriali, modifiche delle caratteristiche costruttive e funzionali di tutti veicoli in circolazione delle categorie internazionali L, M e N, di età anche superiore ai sette anni ed utilizzati per il trasporto pubblico, consistenti nella trasformazione degli stessi in veicoli il cui motopropulsore sia a trazione elettrica o ibrida, senza per questo dover sottostare alla disciplina di cui all'articolo 78 del codice della strada di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992 e successive modificazioni. (3-02529)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MATTESINI, VERINI, BELLANOVA, NANNICINI, MARCHI, LENZI, MAZZARELLA e BONAVITACOLA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   la Newlat s.p.a., società attiva nel settore agroalimentare, operante sia nel settore lattiero-caseario, sia nella produzione di pasta e prodotti da forno, in data 24 settembre 2012, ha comunicato, con procedura unilaterale, la volontà di porre in atto il licenziamento per 32 dipendenti dello stabilimento Buitoni di Sansepolcro (stabilimento acquisito nel 2008 da Nestlè Italia s.p.a.), adducendo le motivazioni di costi di gestione troppo elevati e di una organizzazione poco efficiente;
   subito dopo l'acquisto, la Newlat s.p.a., dopo lunghe trattative con le parti sociali, la regione, gli enti locali ed il Ministero, si era impegnata ad investire 40 milioni di euro per l'ammodernamento dello stabilimento ed alla realizzazione di una nuova linea per prodotti da forno;
   contravvenendo all'impegno suddetto, ad oggi risultano investiti solo 10 milioni di euro;
   insieme ai 32 licenziamenti allo stabilimento di Sansepolcro, la Newlat s.p.a. ha previsto, sempre con procedura unilaterale altri 202 licenziamenti che interessano gli altri stabilimenti e depositi di proprietà, ed esattamente:
    a) stabilimento di Reggio Emilia: n. 84 esuberi su complessivi n. 256 dipendenti;
    b) stabilimento di Lodi: n. 38 esuberi su complessivi n. 89 dipendenti;
    c) sito deposito di Pozzuoli: n. 3 esuberi, su complessivi 8 dipendenti;
    d) sito deposito di Lecce: n. 9 esuberi su complessivi 17 dipendenti;
    e) stabilimento di Eboli: n. 18 esuberi su complessivi 64 dipendenti;
    f) stabilimento di Bologna: n. 39 esuberi su complessivi 39 dipendenti;
    g) stabilimento di Cremona: n. 11 esuberi su complessivi 67 dipendenti;
   in data 4 ottobre 2012 si è svolto a Roma, su richiesta dei sindacati, un incontro con l'azienda, a cui è stato chiesta la disponibilità a sospendere la procedura unilaterale di licenziamento ed aprire un confronto per individuare soluzioni alternative;
   tale richiesta è stata categoricamente rifiutata dall'azienda che ha ribadito la volontà di procedere ai licenziamenti suddetti;
   la attuale struttura di Newlat ha sviluppato e diversificato la propria attività grazie ad acquisizioni ed attivazioni di nuovi business, conseguendo una presenza consolidata ed in continua fase espansiva nel settore agroalimentare –:
   se intenda il Governo attivare un tavolo di confronto con l'azienda, al fine di addivenire al ritiro od alla sospensione della procedura unilaterale di licenziamento, ricercando soluzioni di mantenimento dei livelli occupazionali, anche promuovendo specifici piani industriali di rafforzamento e rilancio delle attività.
(5-08099)

Interrogazioni a risposta scritta:


   REGUZZONI, MONTAGNOLI e FUGATTI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere quale sia lo stato di attuazione dei programmi di promozione dell'innovazione nelle PMI collegati alla creazione della «Rete Italiana per la Diffusione dell'Innovazione e il Trasferimento Tecnologico (RIDITT)». (4-18067)


   MESSINA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   i mercati all'ingrosso svolgono un'importante e delicata funzione nella distribuzione agroalimentare in quanto sono i luoghi ove operano grossisti e in cui si concentra una buona parte dei passaggi distributivi intermedi dei prodotti ortofrutticoli. Oltre a fornire servizi logistici per la distribuzione, il valore aggiunto di queste strutture è quello, in virtù della funzione di accentramento dell'offerta, di garantire, da un lato, migliori controlli igienico-sanitari e di rispetto della normativa annonaria della merce e, dall'altro, di svolgere le operazioni di vendita in regime di trasparenza e concorrenzialità tra gli operatori, offrendo anche la possibilità di rilevare con continuità i prezzi che vi si formano e i dati statistici relativi alla quantità e alla provenienza della merce introdotta;
   per le suddette motivazioni, il legislatore ha riconosciuto ai mercati una specifica funzione pubblica, inducendo i comuni ad istituire, realizzare e gestire le strutture mercatali. La materia di competenza regionale, è in linea generale regolata dalla legge n. 125 del 25 marzo 1959 che stabilisce tra l'altro il regolamento tipo dei mercati;
   a partire dalla metà degli anni ottanta nel nostro Paese si è investito sullo sviluppo di queste strutture con il cosiddetto piano mercati che ha preso avvio con l'articolo 11 della legge n. 41 del 1986 (legge finanziaria 1986). La stagione si è poi conclusa con il decreto del Presidente della Repubblica 20 agosto 2001, n. 361, con il quale sono stati abrogati i procedimenti per la concessione di contributi a favore dei centri commerciali all'ingrosso e del mercati agro-alimentari previsti dal suddetto articolo 11 della legge finanziaria 1986;
   nel 1996, in funzione di una maggiore trasparenza e concorrenza, con la legge 8 agosto 1996, n. 421, viene istituito il consorzio obbligatorio per il collegamento informatico e telematico dei mercati agro-alimentari all'ingrosso, denominato Infomercati, il consorzio fornisce al Ministero dello sviluppo economico i dati relativi ai prezzi delle merci più importanti trattate;
   attualmente, in Italia sono presenti poco meno di 150 mercati all'ingrosso di prodotti ortofrutticoli, attraverso i quali transitano circa 10 milioni di tonnellate di prodotto l'anno (che corrispondono ad oltre il 90 per cento dell'ortofrutta consumata ogni anno in Italia). Per quanto la maggior parte dei mercati risulti oramai gestita da società di capitali, cui partecipano anche soggetti privati, quali le organizzazioni sindacali dei grossisti e dei produttori, il controllo di tali società è sostanzialmente rimasto in mano pubblica;
   un elemento piuttosto importante di rinnovamento dei mercati è infine la possibilità, espressamente prevista da alcune società di gestione dei centri agro-alimentari, di consentire ai produttori un accesso diretto ai mercati, sia pure in uno spazio che non può oltrepassare una percentuale prefissata dello spazio complessivo;
   stante dunque le suddette potenzialità dei mercati all'ingrosso in termini di qualità, trasparenza e servizi resi alla distribuzione, permangono nella gestione concreta dei mercati ancora numerosi elementi di criticità: secondo la relazione dell'Autorità del garante della concorrenza e del mercato sulla distribuzione agroalimentare del giugno 2007 (IC/28) all'interno dei mercati non vengono svolti i necessari controlli sanitari, che dovrebbero rappresentare uno dei principali punti di forza di una struttura, sorta proprio con il precipuo obiettivo di garantire ai distributori, e quindi ai consumatori, trasparenza delle transazioni e qualità della merce venduta, anche sotto il profilo della tutela della salute;
   in particolare risulta particolarmente critica la situazione del mercato ortofrutticolo di Fondi, il più grande mercato ortofrutticolo d'Italia, nel quale è stata più volte riscontrata la presenza di criminalità organizzata sia nel campo della gestione dei mercati, che nelle aziende di trasporto delle merci destinate ai mercati, che, più in generale, in tutta la filiera agroalimentare. Non meno preoccupante risulta all'interrogante la situazione del centro agroalimentare di Roma (Car). Secondo la relazione del procuratore generale presso la corte d'appello di Roma per l'inaugurazione dell'anno giudiziario 2011 il mercato è preda di gruppi criminali che hanno sviluppato un particolare interesse nel settore dell'usura e delle estorsioni, prendendo di mira soprattutto gli imprenditori del settore ittico, ortofrutticolo e agroalimentare;
   risulta inoltre all'interrogante che la Fedagro e alcuni operatori del Car abbiano denunciato presso le autorità competenti illeciti riguardanti la presenza di circa 300 «falsi produttori», ossia di operatori che accedono al Car in qualità di imprenditori agricoli ma che invece, di fatto, sono commercianti all'ingrosso. Questi infatti venderebbero, nella quasi totale evasione fiscale e con scarso rispetto delle norme igieniche, prodotti di dubbia provenienza e comunque, in massima parte, non provenienti dai loro fondi contravvenendo così alla normativa vigente che prevede invece per gli imprenditori agricoli la possibilità di vendita diretta di prodotti «provenienti in misura prevalente dalle rispettive aziende, osservate le disposizioni vigenti in materia di igiene e sanità» (articolo 4, decreto legislativo n. 228 del 2001);
   secondo le denunce rese all'autorità, questo sistema genera, oltre al danno erariale, anche una concorrenza sleale nei confronti degli operatori del mercato in regola nonché un rischio per la salute del consumatore in quanto i suddetti «falsi produttori» acquisterebbero e rivenderebbero, sempre senza fatturare, enormi quantità di merce di dubbia qualità e provenienza a prezzi estremamente bassi. Tali transazioni, essendo completamente «in nero», non solo sarebbero difficilmente rilevabili ai normali controlli fiscali ma anche al controllo ministeriale effettuato tramite Agecontrol in quanto gli operatori, dichiarando un volume annuo di prodotto commercializzato inferiore ai 60.000 euro annui o operando in qualità di imprenditori agricoli riuniti in associazioni e vendendo negli appositi box destinati alle organizzazioni di produttori, non sono tenuti all'iscrizione presso la banca dati nazionale degli operatori ortofrutticoli (BDNOO), così come disposto anche dal manuale del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali sul controllo delle norme di commercializzazione dell'ortofrutta allegato al decreto ministeriale n. 5462 del 3 agosto 2011 –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto sopra esposto e se, pur nel rispetto delle competenze delle amministrazioni locali nella gestione e nella regolazione dei mercati, non si voglia garantire con opportune iniziative anche normative, una maggiore uniformità della normativa regionale in materia di mercati, con particolare riferimento alla definizione del ruolo e delle funzioni attribuiti a tali strutture, dei servizi in esso presenti, dei criteri di controllo e di accesso degli operatori e delle modalità di vendita;
   se i Ministri interrogati non intendano aprire un tavolo tecnico tra gli enti locali interessati, guardia di finanza e prefettura per avere un quadro chiaro e un confronto sulle modalità di azione;
   se non si voglia prevedere un accorpamento delle banche dati gestite dal consorzio infomercati e della banca dati nazionale degli operatori ortofrutticoli – BDNOO, in funzione di un potenziamento del servizio, di un miglioramento della trasparenza e di un taglio delle spese;
   poiché i mercati all'ingrosso svolgono un'importate e delicata funzione nella distribuzione agroalimentare e soprattutto nelle formazione dei prezzi, a fini di un maggiore controllo e di una maggiore trasparenza, se con opportune iniziative, anche normative, non si voglia disporre l'iscrizione obbligatoria presso la banca dati nazionale degli operatori ortofrutticoli (BDNOO) di tutti gli operatori che agiscono nei mercati all'ingrosso senza eccezione alcuna;
   come si intenda procedere per garantire maggiori controlli all'interno del centro agroalimentare di Roma e, in generale, di tutti i mercati italiani, anche in vista dell'applicazione della nuova normativa sulle cessioni dei prodotti agroalimentari prevista dal decreto liberalizzazioni e considerata soprattutto la delicata situazione di permeabilità alla criminalità organizzata del comprensorio della procura di Tivoli così come evidenziato dal procuratore generale presso la corte d'appello di Roma. (4-18074)

Apposizione di firme a mozioni.

  La mozione Fiano e altri n. 1-01140, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 settembre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Marco Carra.

  La mozione Boccia e altri n. 1-01165, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 ottobre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Vico.

  La mozione Binetti e altri n. 1-01166, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 ottobre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Porcu, Lusetti, De Nichilo Rizzoli, Di Virgilio, Saltamartini, Roccella, Barani, Castellani, Bocciardo, Scelli, Mosella, Stagno d'Alcontres, Bucchino, Ravetto, Ciccioli, De Luca, Sardelli, D'Anna, La Loggia, Oliveri, Miserotti, Graziano, Bertolini, Madia, Bonciani, Bosi, Dionisi, Poli, Menia, Mogherini Rebesani, Touadi, Bocci, Viola, Tortoli, Paglia, Moroni, Rubinato, Fogliardi, Santagata, Zampa, De Camillis, Servodio, Laganà Fortugno, Mantini, Enzo Carra, Cera.

Ritiro di una firma da una mozione.

  Mozione Velo e altri n. 1-01168, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 ottobre 2012: è stata ritirata la firma del deputato: Paolini.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo (ex articolo 134, comma 2o, del Regolamento).

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Picierno n. 4-15480 del 26 marzo 2012 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-08110.