XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 3 ottobre 2012

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,
   premesso che:
    il 28 agosto 2012 la Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato l'Italia perché la legge n. 40 del 2004 non consente l'accesso alle tecniche di fecondazione in vitro alle coppie fertili con malattie genetiche e pertanto viola l'articolo 8 della Carta europea dei diritti dell'uomo;
    la Corte europea dei diritti dell'uomo si è espressa sul caso di una coppia italiana portatrice di fibrosi cistica che, dopo aver avuto un figlio affetto da questa grave patologia, per evitare di trasmettere la malattia genetica alla prole, desiderava accedere alla fecondazione medicalmente assistita con indagine diagnostica sull'embrione, accesso precluso dagli articoli 1 commi 2 e 4 legge n. 40 del 2004;
    nel procedimento dinanzi alla Corte europea dei diritti dell'uomo si è costituito il Governo a difesa della legge n. 40 del 2004, e contro il divieto di accesso alle tecniche di fecondazione in vitro per le coppie fertili prescritto della legge n. 40 del 2004, con un amicus curiae, ammesso dal presidente della Corte EDU, le Associazioni Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, Amica Cicogna, Cerco un bimbo, l'Altra Cicogna, tutte con 60 parlamentari; per la Camera dei deputati; Marco Beltrandi, Rita Bernardini, Maria Antonietta Farina Coscioni, Giuseppe Giulietti, Sandro Gozi, Giancarlo Lehner, Cesare Marini, Matteo Mecacci, Giovanna Melandri, Chiara Moroni, Siro Marrocu, Flavia Perina, Daniela Sbrollini, Jean Leonard Touadi, Maurizio Turco, Elisabetta Zamparutti, Rosa Maria Villecco Calipari; per il Senato della Repubblica-Mauro Agostini, Maria Teresa Bertuzzi, Tamara Blazina, Emma Bonino, Anna Maria Carloni, Felice Casson, Franca Chiaromonte, Ombretta Colli, Gerardo D'Ambrosio, Antonio Del Pennino, Silvia Della Monica, Roberto Della Seta, Roberto Di Giovan Paolo, Francesco Ferrante, Carlo Fontana, Vittoria Franco, Rita Ghedini, Manuela Granaiola, Maria Leddi, Giovanni Legnini, Maria Fortuna Incostante, Massimo Livi Bacci, Andrea Marcucci, Francesca Maria Marinaro, Claudio Micheloni, Adriano Musi, Paolo Nerozzi, Magda Negri, Elio Massimo Palmizio, Antonio Paravia, Carlo Pegorer, Marco Perduca, Roberta Pinotti, Donatella Poretti, Giancarlo Sangalli, Luciana Sbarbati. Gian Piero Scanu. Alberto Tedesco, Vincenzo Maria Vita, Carlo Vizzini; per l'Europarlamento: Niccolò Rinaldi, Gianni Vattimo, Andrea Zanoni;
    la Corte europea dei diritti dell'uomo nelle motivazioni della decisione del 28 agosto 2012, chiarisce che la nozione di «vita privata», ai sensi dell'articolo 8 della Carta EDU, che risulta violato dalla legge 40 del 2004, è un concetto ampio che comprende, tra gli altri, il diritto dell'individuo di stabilire e sviluppare relazioni con altri esseri umani (Niemietz c. Germania 16 dicembre, 1992, paragrafo 29, serie A n. 251-B), il diritto di «sviluppo personale» (Bensaid c. Regno Unito, n. 44599/98, paragrafo 47, CEDU 2001-I), o il diritto di autodeterminazione (Pretty c. Regno Unito, n. 2346/02, paragrafo 61, CEDU 2002-III);
    il tribunale rileva che secondo la legge italiana, la possibilità di accedere alla procreazione medicalmente assistita è aperta solo alle coppie infertili e all'uomo fertile portatore di malattie a trasmissione sessuale e malattie virali (HIV, epatite B e C.) (cfr. articolo 4, comma 1, della legge n. 40 del 2004 e il decreto del Ministero della salute n. 31639 dell'11 aprile 2008). I ricorrenti non fanno parte di questi gruppi di persone, e non possono accedere alla procreazione medicalmente assistita. Il divieto in questione è quindi una ingerenza nel diritto dei ricorrenti al rispetto della loro vita privata e familiare;
    pertanto, data l'inconsistenza del sistema giuridico italiano per i diritti di cui sopra, la Corte europea dei diritti dell'uomo ritiene che l'ingerenza nel diritto dei ricorrenti al rispetto della loro vita privata e familiare è stata sproporzionata. Pertanto, l'articolo 8 della convenzione è stato violato nel caso di specie. Per questi motivi i giudici della Corte europea dei diritti dell'uomo, all'unanimità ha dichiarato il ricorso ricevibile per quanto riguarda la denuncia ai sensi dell'articolo 8 della convenzione e dichiarato che con la legge n. 40 del 2004 vi è stata una violazione dell'articolo 8 della convenzione. La Corte ha condannato lo Stato italiano a versare ai ricorrenti congiuntamente, entro tre mesi dalla data in cui la sentenza diviene definitiva in conformità con l'articolo 44 paragrafo 2 della convenzione, i seguenti importi: I) 15.000 euro (quindicimila euro), più qualsiasi tassa che può essere a carico fiscale per il danno non patrimoniale; II) 2.500 euro, più qualsiasi tassa che può essere a carico fiscale delle ricorrenti per i costi e le spese la pronuncia stabilisce inoltre che a partire dalla scadenza di detto periodo fino al pagamento dei citati importi questi saranno soggetti ad un tasso pari al tasso di rifinanziamento marginale della Banca centrale europea applicabile durante tale periodo, aumentato di tre punti percentuali;
    il Ministro della salute Renato Balduzzi, a seguito della sentenza citata ha ribadito più volte tramite dichiarazioni alla stampa che il Governo è intenzionato a presentare ricorso avverso questa decisione;
    sono 17 le volte che la legge n. 40 del 2004 è stata al vaglio dei tribunali, e numerose in questo contesto sono le decisioni dei tribunali che affermano il diritto della coppia a conoscere lo stato di salute dell'embrione su cui il medico può effettuare indagini cliniche diagnostiche ai sensi della legge n. 40 del 2004 articolo 14, comma 5 e 13, comma 2. Si segnalano le seguenti decisioni in materia di diagnosi preimpianto da eseguire ai sensi della legge n. 40 del 2004;
    tribunale di Cagliari 24 settembre 2007, e tribunale di Firenze 17 dicembre 2007. Il TAR Lazio, sez III, 21 gennaio 2007 n. 398 ha dichiarato illegittima per eccesso di potere la specifica norma che consentiva la sola indagine osservazionale contenuta nelle linee guida ministeriali 21 luglio 2004 cancellandola dal sistema con efficacia erga omnes. Il Ministro della salute pro tempore Livia Turco in esecuzione della decisione del Tar Lazio ha emanato nuove linee guida che hanno aperto l'accesso alle tecniche di fecondazione in vitro anche ai maschi fertili portatori di patologie virali che sono da considerarsi infecondi poiché per non trasmettere il virus al partner e al nascituro evitano rapporti non protetti. In tema di accesso alla fecondazione assistita per coppie fertili si ricordano le seguenti decisioni: tribunale di Bologna giugno 2009, tribunale di Salerno gennaio 2010, tribunale di Salerno luglio 2010. Attualmente in Italia la diagnosi dell'embrione viene eseguita in molti centri di fecondazione medicalmente assistita che applicano fecondazione in vitro;
    nel panorama legislativo europeo la diagnosi preimpianto è consentita nei seguenti Paesi: Belgio, Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania (con alcune restrizioni), Grecia, Irlanda, Italia (con restrizioni per le coppie fertili), Lettonia. Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Portogallo, Regno Unito, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna (con alcune restrizioni), Svezia Ungheria;
    negare alle coppie fertili italiane la possibilità di accedere ad una diagnosi per cui necessita la fecondazione in vitro al fine di esaminare lo stato di salute dell'embrione al di fuori del corpo materno, significa sottoporre la donna ad indagini più invasive che possono portare al ricorso all'interruzione di gravidanza previsto dalla legge n. 194. Significa altresì violare un principio di uguaglianza nell'accesso alle cure perché la coppia infertile può ottenere l'indagine preimpianto e la coppia fertile che non può accedere alla fecondazione assistita perché non è infertile, non può richiedere l'esame dell'embrione. Risulta disattesa in tal senso anche la giurisprudenza costituzionale in materia di tutela della salute della donna (Corte costituzionale sentenza n. 27/75);
    legge n. 40 del 2004, sin dal dibattito e dalla successiva approvazione, ha dimostrato ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo la mancanza di fondamento giuridico e scientifico; le relazioni al Parlamento che annualmente sono state depositate ai sensi degli articoli 15 del dettato della medesima legge fino al 2009 hanno evidenziato un calo delle gravidanze e delle nascite, e un aumento delle gravidanze a rischio plurime. Dopo la dichiarazione d'incostituzionalità nel 2009 di alcune parti della legge n. 40 del 2004, sono aumentate le gravidanze e diminuiti i danni alla salute della donna con aumento di nati. L'ultima relazione al Parlamento riporta testualmente che «In particolare, per le tecniche a fresco di II e III livello, i cicli iniziati nel 2010 hanno mostrato un ulteriore incremento del 9,9 per cento rispetto all'anno 2009 (52.676 cicli iniziati nel 2010 contro 47.929 cicli iniziati nel 2009), le gravidanze ottenute un incremento del 10,5 per cento (10.988 nel 2010 contro 9.940 nel 2009), i nati vivi un incremento del 15,5 per cento (9.286 nel 2010 contro 8.043 nel 2009).»;
    dopo l'intervento della Corte europea dei diritti dell'uomo sul divieto di accesso alle tecniche di fecondazione per la coppia fertile, che dovrebbe produrre per il rispetto dei diritti dei cittadini italiani, cittadini comunitari, solo l'immediato adeguamento della legge n. 40 alla Corte europea dei diritti dell'uomo, rimangono da affrontare con l'intervento della Corte costituzionale il divieto di applicazione di tecniche eterologhe e il divieto di utilizzo per la ricerca scientifica di embrioni non idonei per una gravidanza,

impegna il Governo:

   a non presentare ricorso alla Grande Camera della Corte europea dei diritti dell'uomo contro la sentenza del 28 agosto 2012, al fine di tutelare i diritti delle coppie fertili italiane portatrici di malattie genetiche che desiderano un figlio a cui non sia trasmessa la malattia dei genitori ricorrendo alla diagnosi preimpianto dell'embrione, al pari di quanto previsto per le coppie infertili, e nella maggioranza dei Paesi europei e nel mondo;
  ad assumere tutte le iniziative idonee a rispettare la sentenza di Strasburgo promuovendo l'adeguamento della legge n. 40 del 2004, anche ampliando il concetto d'infertilità dettato dalle linee guida, che già oggi estendono lo stesso ad altre categorie di malati che sono fertili.
(1-01155) «Farina Coscioni, Maurizio Turco, Beltrandi, Marrocu, Bernardini, Mecacci, Zamparutti, Baretta, Calvisi, Melis, Touadi».


   La Camera,
   premesso che:
    nella versione originaria della legge di stabilità per il 2012 (legge n. 183 del 12 novembre 2011) fu prevista l'abrogazione del trattamento economico accessorio per il personale della direzione investigativa antimafia;
    dopo una seria azione di protesta di detto personale, il Parlamento, mostrando di aver ben compreso i gravi effetti sulla funzionalità della struttura investigativa, accolse parzialmente le istanze del personale, non cancellando il trattamento accessorio, ma riducendo di circa il 65 per cento lo stanziamento per il 2012;
    in nessun altro contesto si è mai operato un taglio così forte sugli stipendi, tanto è vero che il personale in servizio presso gli uffici dei vari corpi di polizia continuano a percepire indennità specifiche in ragione dell'appartenenza ai medesimi uffici;
    in attuazione del decreto-legge n. 95 del 2012, convertito, con modificazioni dalla legge n. 135 del 2012, che ha previsto per il Ministero dell'interno una riduzione di spesa, per il 2013 e successivi, di 131 milioni di euro, è stato inopinatamente disposto un ulteriore taglio al trattamento economico accessorio del personale della direzione investigativa antimafia di circa 2 milioni di euro, nonostante la consistente decurtazione operata sullo stesso emolumento lo scorso anno;
    per fare ciò è stato necessario modificare, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo in parere arbitrario la scheda del piano di formazione del relativo capitolo 2673 da «Spesa obbligatoria», in quanto rientrante nella categoria dei redditi da lavoro dipendente, come correttamente riportato nella scheda del capitolo 2673 del 2012, a «Spesa non obbligatoria»;
    successivamente a seguito dell'interessamento del Ministro dell'interno è stata reintegrata la somma di 2 milioni di euro, ma è stata mantenuta la dizione «Onere giuridicamente non obbligatorio»,

impegna il Governo:

   a classificare detto onere nella sua formulazione originaria di «spesa avente carattere obbligatorio», trattandosi di redditi assimilabili a quelli da lavoro dipendente;
   ad assumere le iniziative necessarie a reintegrare le somme destinate al pagamento del Trattamento economico accessorio per il personale della direzione investigativa antimafia nelle misure non inferiori a quelle previste fino alla data del 31 dicembre 2011.
(1-01156) «Fiano, Minniti, Villecco Calipari, Touadi, Ferrari, Naccarato, Picierno, Bressa, Fiorio, Fontanelli, Cenni, Cavallaro, Rosato».

Risoluzioni in Commissione:


   La V Commissione,
   premesso che:
    l'azione intrapresa nel corso degli ultimi mesi da parte del Governo italiano e finalizzata ad abbassare gli elevati livelli di spesa della pubblica amministrazione si è concentrata principalmente sugli enti locali, e sui comuni in particolare, attraverso la finalizzazione di disposizioni normative che hanno previsto riduzioni di trasferimenti secondo un approccio lineare, ovvero non considerando gli enti che nel corso degli anni hanno adottato politiche di gestione finanziaria efficienti ed in grado di garantire spese di funzionamento inferiori alla media nazionale, e senza altresì valutare adeguatamente come il concorso degli enti locali alla creazione del deficit dell'amministrazione pubblica nazionale sia molto inferiore rispetto a quello evidenziato dai livelli di governo centrale;
    l'attuale situazione della finanza pubblica locale è particolarmente grave, sia alla luce della pesante riduzione di risorse operata attraverso la rideterminazione del Fondo sperimentale di riequilibrio, sia per il fatto che numerose amministrazioni, proprio per sopperire a tali deficit, dovranno quasi certamente ricorrere all'aumento delle imposte locali, a partire dall'IMU, e che la difficoltà degli enti è ulteriormente acuita dal fatto che gli amministratori locali si stanno muovendo in quadro normativo estremamente incerto ed instabile il quale ha portato più volte al differimento dei termini per l'approvazione dei bilanci preventivi 2012;
    oltre alla mancanza di risorse, i comuni devono altresì far fronte alle difficoltà legate al rispetto dei vincoli imposti dal Patto di Stabilità Interno e che impone agli enti medesimi, fatti salvi le amministrazioni che, così come individuate ai sensi dell'articolo 20 del decreto-legge n. 98 del 2011 e successive modifiche, rientrano nella classe dei enti virtuosi, il raggiungimento di un obbiettivo di saldo finanziario per il concorso dell'ente stesso al contenimento dei saldi di finanza pubblica;
    il procedimento per la determinazione di tale saldo, definito attualmente dalla legge di stabilità 2012 (Legge n. 183/2011), oltre che particolarmente complesso dal punto di vista metodologico risulta in numerosi casi assolutamente gravoso, anche per il fatto che in taluni casi la causa è da rintracciarsi in investimenti pregressi rispetto all'esercizio in corso, determinando così un aumento costante negli ultimi anni degli enti inadempienti al rispetto del Patto, giunti nel 2011 ad un totale di 120, ovvero più che raddoppiati rispetto al 2010, quando i trasgressori furono una cinquantina;
    le attuali modalità di applicazione del prodotto stabilità interno hanno negative ricadute anche e soprattutto sulle spese di investimento, dal momento che queste subiscono, a causa dei limiti oggi imposti, gravi ritardi nei tempi di finalizzazione, in quanto l'utilizzo del principio di competenza mista obbliga gli enti a posticipare queste spese così da riuscire a garantire il saldo prefissato, con l'ovvia conseguenza di una drastica riduzione delle medesime spese di investimento, tanto che gli stessi comuni sono stati costretti a ridurre negli ultimi anni, per ima media del 30 per cento, dette voci di spesa, sebbene queste rappresentino voci tra le più importanti per il rilancio dell'economia locale (pro-ciclicità);
    i vincoli del patto di stabilità, infatti, così come attualmente previsti, aggravano ulteriormente la difficilissima situazione economica, che mette in difficoltà soprattutto le piccole medie imprese, ovvero quella classe imprenditoriale che gestisce un'attività ma che non è garantita dagli ammortizzatori sociali, pur intrattenendo quotidianamente rapporti di lavoro con gli enti locali, eseguendo lavori di manutenzione, ovvero piccole forniture, partecipando a gare per lavori pubblici di piccolo importo ma comunque diffuse su tutto il territorio italiano. I vincoli del prodotto stabilità interno potrebbero rallentare, bloccare le attività delle piccole medie imprese, determinando perciò l'effetto contrario alle necessita di rilancio dell'economia, col rischio concreto di affossare definitivamente queste realtà lavorative. Appare perciò, oltremodo miope impedire a quegli enti locali che ancora hanno la possibilità di investire anche piccole somme in opere e servizi che soddisfano le esigenze della popolazione, di sostenere in questo modo soprattutto le imprese insediate sul proprio territorio;
    dal 1o gennaio 2013, così come stabilito dal comma 1 dell'articolo 31 della legge di stabilità 2012, l'applicazione dei vincoli di finanza pubblica verrà allargata anche ai comuni con una popolazione tra i 1.000 e i 5.000 abitanti, così che agli attuali 2.300 enti circa soggetti al prodotto stabilità interno si aggiungeranno almeno altri 3.800 enti di dimensioni ridotte dove gli stringenti vincoli del patto potrebbero diventare velocemente una restrizione ancora più serrata per lo sviluppo e gli investimenti all'interno delle amministrazioni;
    a partire dal 2012, e in virtù delle modifiche apportate dal comma 12-bis dell'articolo 4 de decreto-legge n. 16 del 2012 (il così detto decreto-fiscale), l'attuale tetto del 3 per cento delle entrate correnti come tetto massimo ai fini delle sanzioni economiche verrà abolito, e la sanzione economica da versare allo Stato da parte di chi non riuscirà a centrare gli obbiettivi di finanza pubblica, che si aggiunge alle altre attualmente previste, come la fissazione di un limite all'indebitamento piuttosto che la riduzione delle indennità degli amministratori, sarà pari all'intera somma sforata dall'ente,

impegna il Governo

ad adottare, in virtù della grave situazione della finanza pubblica locale, le opportune iniziative al fine di differire la data dell'entrata in vigore della norma, oggi prevista per il 1° gennaio 2013, per l'applicazione dei vincoli del patto di stabilità interno per gli enti locali con una popolazione inferiore ai 5.000 abitanti, in vista di una successiva revisione dell'intero impianto dei vincoli di finanza pubblica per gli enti locali finalizzata all'allentamento degli stessi vincoli in chiave di rilancio delle attività economiche.
(7-00997) «Bitonci, Vanalli, Volpi, Meroni, Pastore, Bragantini, D'Amico, Polledri, Simonetti».


   La VII Commissione,
   premesso che:
    fra i numerosi percorsi «romei» che da varie parti d'Europa e d'Italia raggiungevano la capitale della cristianità, Roma, uno dei più anticamente documentati è l'itinerario denominato «Via Francigena»;
    la sua origine risale all'età longobarda (sec. VI) ma è quando ai Longobardi subentrarono i Franchi che il percorso venne ampliato e consolidato in direzione della Francia (da cui il nome di «francigena»), di Roma e del papato. Probabilmente fu allora che, con il consolidarsi dei traffici in direzione nord-sud, prese deciso impulso anche il pellegrinaggio verso i luoghi sacri e Roma;
    la via Francigena non è una vera e propria strada definita in modo univoco ma un insieme di percorsi usati in tempi diversi e forse con funzione diversa, a seconda dei tipi di traffico e delle vicende politiche, topografiche e climatiche delle varie zone;
    la Via Francigena, arteria di traffici e di pellegrinaggio, divenne una via di collegamento importantissima fra il nord e il sud Europa e un fecondo terreno di scambio culturale;
    il percorso ufficiale, fedele a quello narrato dall'arcivescovo di Canterbury Sigerico recatosi a Roma in visita al Papa nell'anno 990, è articolato in 79 tappe e da Canterbury, attraversando la Francia e la Svizzera, entra in Italia per giungere a Roma. Ha una lunghezza di 1800 chilometri e, nel tratto italiano, attraversa sette regioni – Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Liguria, Toscana, Lazio – e 140 comuni, per un totale di 44 tappe;
    nel 1994 il Consiglio d'Europa ha riconosciuto la Via Francigena quale «Itinerario Culturale Europeo»;
    la valorizzazione ambientale e culturale degli itinerari riconosciuti dal Consiglio d'Europa, tra cui la Via Francigena, può rappresentare, sviluppando una sinergia tra i soggetti pubblici e privati impegnati nella loro valorizzazione, tra cui l'Associazione Europea delle Vie Francigene (con sede a Fidenza in provincia di Parma), un volano per il rilancio del sistema turistico in particolare nell'area appenninica,

impegna il Governo:

   ad adottare gli opportuni strumenti normativi volti a tutelare, valorizzare e recuperare le testimonianze e i lasciti storici, culturali, religiosi, ambientali e paesaggistici dei territori attraversati dalla via Francigena anche mediante interventi di recupero, rifunzionalizzazione e manutenzione del patrimonio storico-testimoniale esistente;
   a promuovere lo sviluppo di un sistema di promozione turistica e di marketing territoriale finalizzato all'incremento dei flussi turistici in Italia e in Europa;
   a favorire, mediante la valorizzazione del percorso della via Francigena, l'affermazione di un'identità culturale europea nelle sue diversità mediante lo sviluppo della cooperazione transnazionale.
(7-00996) «De Biasi, Motta».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   GENOVESE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   nel 2006 la Presidenza del Consiglio dei ministri con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'8 settembre 1996 riconosceva lo stato di emergenza per la città di Messina in riferimento al traffico e alla mobilità che presentavano e presentano tuttora peculiarità tali da condizionare negativamente la qualità della vita, le relazioni sociali ed economiche dei cittadini;
   la città oltre ad essere caratterizzata da un'alta vulnerabilità sismica include alcune aree strategiche per la mobilità urbana, con conseguenti possibili ripercussioni sull'efficacia di soccorsi in caso d'emergenza;
   l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3633 riconosceva una situazione di pregiudizio per i cittadini, tale da richiedere l'adozione di provvedimenti straordinari ed urgenti al fine di consentire l'esecuzione degli interventi necessari al superamento dello stato d'emergenza e considerava «necessario ed urgente predisporre e realizzare un programma di interventi volti a fronteggiare l'emergenze e favorire il ripristino delle normali condizioni di vita»;
   nell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3633/2007 veniva stilato un lungo elenco di azioni che il commissario delegato per l'emergenza traffico doveva realizzare:
    individuazione di misure efficaci per la disciplina del traffico, della viabilità, del controllo della sosta e per il miglioramento della circolazione stradale, in particolare disponendo:
     per la realizzazione del piano urbano parcheggi del comune di Messina, di aree pedonali, di piste ciclo-pedonali, di strade e corsie riservate al trasporto pubblico e di zone a traffico limitato;
     per l'installazione di nuove tecnologie per il controllo della sosta e della mobilità anche al di fuori delle zone a traffico limitato finalizzate all'identificazione dei veicoli per l'applicazione delle sanzioni amministrative;
     per il potenziamento dell'efficacia operativa del corpo municipale, attivando contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato e limitatamente al corpo di polizia municipale;
     per il compimento delle attività conseguenti alla rimozione dei veicoli;
    attuazione degli interventi di riqualificazione delle infrastrutture viarie specificatamente rivolti ai nodi di interscambio facilmente accessibili dalle reti viarie in corrispondenza delle linee di trasporto pubblico;
    potenziamento di trasporto pubblico locale, mediante l'esecuzione in termini di somma urgenza di opere integrative o complementari alle linee del trasporto rapido di massa già attive o in corso di realizzazione, attraverso l'acquisto di mezzi a basso impatto ambientale e realizzando infrastrutture e dotazioni logistiche finalizzate al potenziamento del trasporto pubblico locale;
    predisposizione e attuazione di tutte le iniziative per l'acquisizione delle aree necessarie alla realizzazione degli interventi di cui alla presente ordinanza attraverso l'espropriazione di immobili, la demolizione di manufatti, l'affitto l'acquisto o costruzione di alloggi finalizzato al trasferimento dei nuclei familiari interessati;
    adeguamento della strada di collegamento tra il viale Gazzi e l'approdo F.S. (molo Norimberga) attraverso via Don Blasco;
    progettazione e realizzazione della metropolitana del mare – tratto stazione marittima – Torre Faro;
    riqualificazione funzionale delle bretelle di collegamento alla tangenziale e dell'asse viario Tremestieri-Piazza Castronovo;
    progettazione e realizzazione dei nodi di interscambio facilmente accessibili dalle reti viarie in corrispondenza dei terminali delle linee di trasporto pubblico;
    progettazione e realizzazione della piattaforma logistica intermodale Tremestieri con annesso scalo portuale;
    realizzazione del raddoppio degli svincoli – galleria di Giostra Annunziata – collettore nord e al completamento dei primi due lotti;
    previsione di parcheggi ordinari e scambiatori da utilizzare in emergenza come aree di ammassamento e di ricovero e/o di progettazione di elisuperfici;
    verifica e messa in sicurezza della viabilità principale posta ai margini o a copertura dei torrenti;
    promozione della predisposizione, da parte dell'amministrazione competente, del piano comunale di emergenza con particolare riferimento al rischio sismico ed idrogeologico, al fine di rendere efficace il coordinamento e la gestione delle situazioni di emergenza;
   l'ordinanza n. 3633/2007 è stata integrata dall'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3669/2008, che rafforza la precedente, concedendo ulteriori deroghe;
   con l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3721/2008 dicembre viene «ravvisata l'opportunità di provvedere alla nomina del sindaco del comune di Messina quale commissario delegato per la prosecuzione degli interventi previsti, finalizzati al superamento della situazione emergenziale e del definitivo rientro nell'ordinario»;
   i poteri commissariali di cui sopra scadranno il 30 settembre 2012;
   gli obiettivi prefissati nelle suddette ordinanze, finalizzate al superamento delle gravi criticità costituenti serio pericolo per la pubblica incolumità, non si possono considerare realizzati;
   il completamento dei lavori già appaltati e/o avviati rischia di subire gravi ritardi incompatibili con la situazione di emergenza a cui gli stessi dovrebbero ovviare –:
   quali siano le risultanze dell'amministrazione commissariale e come si intenda procedere, all'esaurimento della stessa, per assicurare, per quanto di competenza, il conseguimento degli obiettivi citati in premessa. (4-17942)

AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:


   STRIZZOLO. — Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   nel periodo ferragostano a Lignano Sabbiadoro (provincia di Udine) si è consumato un efferato duplice omicidio;
   grazie al qualificato e professionale impegno dei magistrati inquirenti e delle forze dell'ordine, si è giunti all'individuazione dei responsabili dell'atroce omicidio dei coniugi Paolo Burgato e Rosetta Sostero, nelle figure di Lisandra e del fratellastro Reiver Laborde Rico;
   il terribile fatto di sangue ha determinato sgomento e forte preoccupazione non solo nella comunità lignanese ma anche nell'opinione pubblica regionale e nazionale;
   nel pieno delle indagini e dell'attività di acquisizione di prove a carico dei due giovani al centro dell'attenzione delle forze dell'ordine, Reiver si è rifugiato a Cuba con l'evidente intento di sottrarsi alla giustizia italiana;
   pochi giorni fa, le autorità cubane hanno arrestato e poi espulso quattro giornalisti italiani che si erano recati a Camaguey, sulle tracce di Revier per intervistarlo;
   si riscontra nella opinione pubblica del Friuli Venezia Giulia e in quella nazionale, una forte aspettativa che entrambi gli autori dell'efferato episodio di sangue siano assicurati alla giustizia italiana per rispondere dei reati commessi;
   la complessità e l'inadeguatezza dei trattati esistenti in materia di giustizia tra Italia e Cuba, fanno presagire il rischio che non si riesca a sottoporre a regolare e tempestivo processo Reiver Laborde Rico –:
   quali iniziative, anche congiunte, i Ministri interrogati intendano promuovere e assumere tempestivamente per ottenere l'estradizione di Reiver da Cuba;
   se non ritengano opportuno e doveroso fornire dettagliati elementi sulla complessa e drammatica vicenda sopra sinteticamente descritta. (4-17933)


   MARMO. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
   il 15 febbraio scorso la nave italiana Enrica Lexie, mentre navigava in acque internazionali nell'oceano Indiano, veniva avvicinata da un'imbarcazione non meglio definita e ne scaturiva un drammatico episodio con una sparatoria;
   sulla nave italiana era presente un team di sicurezza composto da 6 militari, denominato Nucleo militare di protezione, istituito con la legge n. 130 dei 2011, per difendere le navi commerciali di bandiera da eventuali attacchi di pirateria;
   i nuclei di NMP si attengono alle regole di ingaggio basate sul principio dell'autodifesa, e, l'uso della forza viene esercitato solo in caso di necessità, quindi la loro funzione è quella di contrasto alla pirateria per conto del Governo italiano alla luce di risoluzioni ONU, godendo di immunità funzionali;
   in quell'occasione, il 15 febbraio 2012, due marò italiani, secondo la ricostruzione delle autorità indiane avrebbero ucciso due pescatori indiani, scambiandoli per pirati somali;
   attraverso un espediente le autorità indiane hanno fatto rientrare nelle proprie acque territoriali la nave italiana Enrica Lexie, della società di navigazione Fratelli D'Amato di Napoli, fino al porto di Kochi, facendo credere di dover rilasciare una semplice testimonianza;
   a seguito di tutto ciò, da oltre sette mesi, due sottufficiali della marina militare italiana, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, sono trattenuti dalla stato federale indiano del Kerala, contro la loro volontà e quella del nostro Governo, sono in stato di libertà su cauzione a Kochi e sono accusati di aver ucciso in mare due pescatori;
   il capo di imputazione nei confronti dei due militari italiani, in base al codice indiano prevede una pena che va dall'ergastolo alla pena di morte;
   il triste accadimento del 15 febbraio 2012 è avvenuto in acque internazionali, quindi deve essere giudicato da un tribunale italiano;
   a giorni dovrebbe pronunciarsi la Suprema corte di New Delhi sulla questione di territorialità, cioè se il tribunale dello stato del Kerala sia competente o se lo sia un tribunale italiano;
   il Governo italiano ha giustamente definito l'intera vicenda come inaccettabile, e, attraverso la diplomazia ha assicurato ai due militari assistenza legale;
   sempre il nostro Governo ha cercato di dirimere la vicenda attraverso un'azione diplomatica che coinvolgesse la comunità internazionale e l'ONU –:
   se il Governo e il Ministro competente non intendano mettere in atto azioni più stringenti per ottenere un pronunciamento dell'ONU e della comunità internazionale al fine di risolvere la vicenda e riportare in Italia i due militari, quali veri servitori dello Stato. (4-17936)


   MANCUSO, BARANI, GIRLANDA, DE LUCA e CROLLA. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
   la Falun Dafa (letteralmente pratica della ruota della legge), o anche Falun Gong, è un movimento spirituale cinese fondato da Li Hongzhi nel 1992;
   la Falun Gong riprende un'antica forma di Qigong, che risale all'antica tradizione cinese ed è una pratica per purificare corpo e mente attraverso cinque esercizi, di cui quattro con movimenti lenti ed armoniosi ed un quinto di meditazione;
   in solo otto anni dalla sua introduzione al pubblico, la Falun Dafa si è sviluppata ed è diventata la forma più popolare di Qigong nella storia della Cina;
   la Falun Dafa si differenzia dalle altre pratiche di Qigong in quanto non enfatizza solo la pratica fisica, ma soprattutto la coltivazione del carattere morale di una persona nella vita quotidiana, in accordo con gli elevati principi universali di verità, benevolenza e tolleranza, insegnati dal maestro Li Hongzhi, fondatore e unico maestro della Falun Dafa;
   nella Falun Gong non esiste nessuna iscrizione formale né un'organizzazione: il numero reale dei praticanti in tutto il mondo non è noto proprio per la mancanza di iscrizioni o tesseramenti;
   il movimento afferma di non avere un'organizzazione gerarchica, ma solamente dei praticanti, di norma più attivi, che assicurano un minimo di coordinamento con gli altri gruppi e danno assistenza a chi vuole praticare; essi agiscono su base volontaria per assicurare la continuità dei luoghi di pratica;
   nel 1992 Li Hongzhi presenta al grande pubblico la Falun Dafa. Per 7 anni le autorità cinesi rimangono indifferenti riguardo al movimento e nel 1995 Li Hongzhi comincia a diffondere il movimento all'estero;
   il 25 aprile 1999, in seguito ad arresti di praticanti di Falun Gong avvenuti a Tientsin, circa diecimila praticanti di Falun Gong organizzano una manifestazione davanti alla sede del governo cinese (Zhongnanhai). Una delegazione viene ricevuta dal premier Zhu Rongji che dà ampie garanzie ai delegati. La manifestazione si scioglie e tutti tornano alle loro abitazioni;
   il 20 luglio 1999 Jiang Zemin afferma che il movimento rappresenta una minaccia alla stabilità sociale e politica della Cina, lancia una campagna di repressione su grande scala, e istituisce l'ufficio 610;
   nell'ottobre 1999 una legge legalizza la repressione e rende illegali tutte le organizzazioni definite eretiche. La legge è retroattiva e in questo modo tutti i praticanti si sentono minacciati;
   Jiang Zemin, che concentrava nelle sue mani le cariche di segretario del Partito comunista cinese, Presidente della Repubblica Popolare della Cina e capo dell'esercito, il 20 luglio 1999, iniziò la repressione a livello nazionale della Falun Gong, riferendosi alla pratica come a un «culto malvagio» che diffonde superstizioni per ingannare la gente. Jiang, condannò il gruppo attraverso i media controllati dallo stato, prendendo una posizione che il Governo cinese promuove tutt'oggi;
   quante siano le vittime non è possibile determinarlo con precisione, vista l'impossibilità di fare investigazioni accurate nei campi di detenzione. Le morti di 3571 persone delle carceri sono secondo i sostenitori stati uccisi dalle guardie carcerarie;
   le autorità cinesi sostengono che queste morti sono frutto dei suicidi o del rifiuto di cure mediche e di cibo da parte degli adepti di Li;
   la risoluzione H. Con. 188, approvata all'unanimità (420-0) dal Congresso degli Stati Uniti afferma: «La Falun Gong è un credo personale pacifico e non violento e una pratica con milioni di aderenti nella Repubblica Popolare Cinese e altrove. [...] La propaganda da parte dei media controllati dallo stato nella RPC ha inondato il pubblico nel tentativo di generare odio e discriminazione»;
   il partito comunista cinese afferma che la pratica ha spostato il suo obiettivo dalla coltivazione spirituale al movimento politico, basando questa affermazione sull'esistenza di numerosi siti web di sostegno alla Falun Gong;
   gli insegnamenti della Falun Gong proibiscono qualunque attività politica e i praticanti affermano di non essere interessati al potere;
   ad oggi il regime cinese ha rinchiuso decine di migliaia di praticanti del Falun Gong nei centri di detenzione, negli ospedali psichiatrici, nei centri di lavoro e di lavaggio del cervello, torturandoli con metodi di indicibile crudeltà, confermati più volte dall'ispettore del Comitato diritti umani delle Nazioni Unite Manfred Nowak;
   secondo «stime documentate», riferite dalla ricercatrice Arne Schwarz alla 21a sessione del Consiglio diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra, sono 65.000 i morti tra i praticanti del Falun Gong in Cina, i cui corpi da ormai più di 13 anni forniscono la materia prima per il fiorente mercato degli organi –:
   se il Governo intenda farsi promotore presso l'Unione europea di un'azione diplomatica verso il Governo cinese, per chiedere la liberazione di tutti i membri della Falun Gong incatenati per il solo fatto di esserne adepti e senza avere commesso altri reati, se non d'opinione.
(4-17937)


   SBAI, PAGLIA, BERNINI BOVICELLI, LA LOGGIA, NOLA, BERTOLINI, COSSIGA, D'ANNA, PORCU, BARBIERI, LANDOLFI, LAFFRANCO, DE CORATO e SCELLI. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
   ancora non c’è alcuna certezza sulla dinamica né sugli autori dell'omicidio di Muammar Gheddafi;
   il colonnello Gheddafi è stato ucciso, come si evince dalle immagini diffuse dai media in quei giorni, con colpi d'arma da fuoco a bruciapelo, quasi come un'esecuzione;
   le recenti dichiarazioni dell’ex premier libico Mahmoud Jibril ai media internazionali parlano di un omicidio da parte di un agente straniero (francese);
   nelle stesse dichiarazioni si fa riferimento ad un coinvolgimento del presidente siriano Assad per quanto riguarda l'individuazione di Gheddafi e la sua cattura da parte dei ribelli allora guidati da Mustapha Jalil;
   secondo la risoluzione Onu 1973/2011, la Francia operava in regime di coalizione internazionale per quanto riguarda la campagna di Libia;
   queste le specifiche della risoluzione: No fly zone; protezione dei civili a Bengasi; divieto di voli commerciali da e per la Libia; rafforzamento dell'embargo sulle armi, escludendo esplicitamente una «forza occupante» in Libia;
   stando alle dichiarazioni di Jibril, peraltro non supportate da fonti, Gheddafi sarebbe dunque stato giustiziato dalle forze francesi, palesemente al di fuori delle regole stabilite dalla risoluzione 1973/2011, dopo essere stato catturato dai ribelli –:
   di quali elementi disponga il Governo, in relazione a questa vicenda;
   se intenda il Governo promuovere azioni ispettive e di controllo sullo svolgimento dei fatti in oggetto tramite una commissione d'inchiesta ad hoc;
   se e come intenda il Governo agire in sede internazionale per comprendere se la Francia, o qualsiasi altra nazione coinvolta nei fatti di Bengasi, abbia operato in violazione della risoluzione succitata.
(4-17941)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   IANNACCONE. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:
   a Nola insiste la «Pompei dell'età del Bronzo», distrutta da una eruzione vulcanica del 1860 a.C. e scoperta dieci anni fa;
   la soprintendenza archeologica di Napoli non ha fondi per garantire la conservazione del sito;
   si tratta dell'unico villaggio del neolitico che conserva intatte parti del tetto delle capanne;
   l'interramento dovrebbe iniziare tra due settimane;
   il sindaco della città, Geremia Biancardi, ha preannunciato forme clamorose di protesta all'ingresso dello scavo per fermare le ruspe per bloccare i lavori di interramento;
   l'area archeologica del villaggio (composto di 50 capanne e una necropoli, si estende su una superficie di 4.500 metri quadrati) è compromessa soprattutto da falde freatiche che ne provocano l'allagamento;
   i tentativi di prosciugare il terreno con due pompe che dragano il fondo alla velocità di 80 litri al secondo finora sono falliti;
   il progetto di interramento, del costo di 70 mila euro, prevede anche la costruzione in superficie di un «Parco archeologico» con calchi e didascalie delle capanne;
   il sito è di proprietà della regione Campania che lo ha acquistato nel 2008 per 800 mila euro, da privati, destinandolo alla costruzione di un centro commerciale. È dal 2009 che da parte della soprintendenza archeologica di Napoli non arrivano i fondi necessari per garantire il recupero e la conservazione del sito –:
   quali iniziative intenda porre in essere per far sì che la «Pompei dell'età di Bronzo», patrimonio artistico di notevole importanza per l'Italia e per il Mezzogiorno, non venga interrata;
   quali iniziative intenda porre in essere affinché tale sito venga valorizzato al meglio e riportato agli antichi splendori anche in un ottica di promozione turistica dell'intera area. (4-17925)


   MANCUSO, CROLLA, GIRLANDA, DE LUCA e BARANI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:
   il prossimo 4 ottobre 2012 verrà inaugurata ai Musei Capitolini di Roma, la mostra «L'Età dell'equilibrio», curata da Eugenio La Rocca e Claudio Parisi Presicce;
   si tratta della terza puntata del ciclo «I giorni di Roma», dedicato alla storia di Roma, dall'età repubblicana fino alla tarda antichità;
   si sta concludendo il relativo allestimento nel Palazzo dei Conservatori, appena liberato dalla mostra «Lux in Arcana», sugli archivi vaticani;
   saranno esposte statue in marmo, opere in bronzo e terracotta, arredi domestici in bronzo e argento per descrivere quella che è stata chiamata «l'era del consenso» imperiale, in sostanza il secondo secolo tra i governi di Traiano e Marc'Aurelio;
   una parte consistente delle opere che saranno esposte al Palazzo dei Conservatori proviene dal Palazzo Nuovo, cioè dagli stessi Musei Capitolini, dall'altra parte della piazza;
   si tratta di opere preziose e delicatissime come, ad esempio, i due centauri di Villa Adriana, ritrovati a Tivoli nel 1737;
   nel 2001, dovendo affrontare un restauro di tali opere, che non erano state mosse per quasi tre secoli dai Musei Capitolini, l'allora Direttrice Anna Somella decise che i tecnici di laboratorio di conservazione operassero nello stesso salone, davanti ai visitatori;
   tra Palazzo Nuovo e Palazzo dei Conservatori, sulla Piazza del Campidoglio, vi sono poco più di 50 metri di distanza;
   per tutta la durata della mostra i visitatori dei Capitolini troveranno il Salone, la Sala del Galata, quella del Fauno con molti vuoti di opere; per vederle, dovranno attraversare la piazza e pagare 4 euro in più;
   in questi tempi di crisi per tutti i settori socioeconomici, ma particolarmente pesante per il settore della cultura, sarebbe opportuno eliminare ogni spreco o spesa non congrua;
   non viene minimamente messo in discussione il valore della mostra e la sua valenza culturale –:
   di quali elementi disponga sul trasferimento delle opere di cui in premessa e se la scelta di tale spostamento sia stata valutata adeguatamente sotto il profilo della tutela di tali preziosi beni culturali.
(4-17944)

DIFESA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della difesa, per sapere – premesso che:
   il 18 settembre 2012 è morto il militare Salvo Cannizzo, di 36 anni, per un cancro al cervello dovuto all'esposizione all'uranio impoverito;
   il sergente Cannizzo lascia tre bimbe, si era ammalato nel 2006, come altri cinque, su nove, componenti della sua squadra, uno dei quali già deceduto, dopo quattro missioni in Kosovo, dal 1999 al 2011;
   Cannizzo è stato congedato nel 2011, dopo una carriera di 17 anni, con una pensione di 769 euro al mese;
   il Comitato di verifica per le cause di servizio e delle autorità sanitarie militari aveva in corso una verifica per il riconoscimento delle cause di servizio;
   il caso di Cannizzo è emblematico di quanto avvenuto a tanti militari, servitori dello Stato, che si sono visti abbandonati dopo le gravi conseguenze fisiche che sono costretti a subire a seguito dell'esposizione all'uranio impoverito;
   sarebbero oltre 200 i morti per possibile contaminazione da uranio impoverito e almeno 2.500 i militari, o ex militari, gravemente ammalati;
   lo scorso luglio il militare, costretto dalla malattia sulla sedia a rotelle, per attirare l'attenzione delle istituzioni sul suo caso, si incatenò di fronte alla sede di rappresentanza della regione siciliana a Catania;
   la misera pensione che lo Stato gli aveva assegnato era, infatti, del tutto inadeguata a garantirgli una vita dignitosa e le cure necessarie, inscenò per questo uno sciopero della chemioterapia a cui era costretto a sottoporsi –:
   quanti siano i casi accertati di morte o di grave malattia di militari o ex militari morti o gravemente ammalati per possibile contaminazione da uranio impoverito a seguito di missioni in Kosovo;
   quali iniziative intenda assumere al fine di poter assicurare la completa copertura delle spese mediche ai militari che hanno contratto malattie da contaminazione da uranio impoverito a seguito di missioni in Kosovo;
   se e quali iniziative intenda assumere nei confronti dei familiari del militare Salvo Cannizzo, in modo da assicurare loro i mezzi necessari.
(2-01687) «Berretta».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CONTENTO. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   la società D.V.T. Sistemi s.r.l., con sede in Budoia (PN), risultata vincitrice a seguito di regolare contratto di appalto di una fornitura di beni al comando generale dell'Arma dei carabinieri, è ancora in attesa di ricevere il compenso previsto, pari a circa 770.000,00 euro, per i lavori regolarmente effettuati ed approvati;
   il mancato pagamento sarebbe imputabile, secondo notizie attinte dalla competente direzione generale dell'interno, al ritardo con cui il comando generale dell'Arma avrebbe inviato al Ministero dell'interno la relativa pratica di liquidazione;
   la situazione sta determinando gravi danni alla società che non risulta ancora pagata nonostante la fornitura faccia riferimento ad un contratto del dicembre del 2010 –:
   quando risulti effettuata e quando sia regolarmente collaudata la fornitura di cui all'appalto contratto n. 10113 del dicembre 2010;
   quando risulti trasmessa dal comando generale dei carabinieri al Ministro dell'interno la pratica relativa alla liquidazione dell'importo;
   quali altri importi, riferiti a quali forniture e quando collaudate, risultino essere stati liquidati dalla competente direzione del Ministero dell'interno con precedenza rispetto a quella di cui al presente atto di sindacato ispettivo;
   quali iniziative urgenti si intendano assumere per adempiere al pagamento e quali per evitare il ripetersi di gravi danni alle imprese che operano con la pubblica amministrazione. (5-08056)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MARCO CARRA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   le lavoratrici ed i lavoratori dipendenti che risiedono nei comuni colpiti dagli eventi sismici del 20 e 29 maggio 2012 avrebbero dovuto usufruire della sospensione degli adempimenti e dei versamenti tributari fino al 30 settembre 2012 in base a quanto previsto dal decreto del Ministero interrogato del 1° giugno 2012 e dal decreto-legge n. 74 del 2012 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 1° agosto 2012;
   in un successivo decreto del Ministero dell'economia e delle finanze del 24 agosto 2012 è stata prorogata la sospensione dei versamenti e degli adempimenti tributari al 30 novembre 2012, fatta eccezione per i lavoratori dipendenti;
   precedendo il decreto del Ministero dell'economia e delle finanze del 24 agosto 2012, l'Agenzia delle entrate, attraverso un comunicato stampa diramato il 16 agosto 2012, ha inteso interpretare che le sospensioni, fino al 30 settembre 2012, dei versamenti e degli adempimenti tributari non erano conformi alle norme vigenti;
   per effetto dei punti precedenti, nella busta paga di agosto 2012 sono scomparse le sospensioni e, in diversi casi, le tasse sospese nei mesi di giugno e luglio 2012 sono state già restituite in un'unica soluzione, determinando buste paghe particolarmente «leggere» tali da mettere in serie difficoltà il sostentamento delle famiglie di questi dipendenti;
   in circostanze analoghe, come per il terremoto che ha colpito l'Aquila nel 2009, sono state previste sospensioni per oltre 12 mesi, un abbattimento del 60 per cento delle somme da ridare allo Stato ed un programma di restituzione suddiviso in 120 rate;
   questa evidente disparità di trattamento da parte dello Stato fa si che le lavoratrici ed i lavoratori che risiedono nei comuni colpiti dagli eventi sismici del 20 e 29 maggio 2012 si sentano pesantemente discriminati dallo Stato medesimo –:
   se il Ministro interrogato intenda assumere tutte le iniziative necessarie a ripristinare uguaglianza di trattamento tra i lavoratori delle zone colpite dal sisma del 20 e 29 maggio 2012 con quelli colpiti, negli anni passati, da analoghi tragici eventi, ristabilendo la sospensione degli adempimenti e dei versamenti tributari, prevedendone la proroga almeno fino al giugno 2013 e garantendo la restituzione del 40 per cento della somma dovuta in 120 rate. (5-08048)


   IANNUZZI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   a tutt'oggi non risultano ancora effettivamente erogate le somme spettanti alle diverse ONLUS e associazioni (operanti nel campo del volontariato) e derivanti dalle libere scelte dei cittadini attraverso le quote del 5 per mille, relative alle dichiarazioni dei redditi ai fini IRPEF per l'anno 2009, presentate nel 2010;
   già da diversi mesi queste somme sono nella disponibilità finanziaria dello Stato e ciononostante, non sono state erogate alle singole ONLUS ed alle associazioni beneficiarie il cui elenco, peraltro, è già stato pubblicato nel sito della Agenzia delle entrate fin da aprile 2012;
   questo ritardo è assolutamente grave ed ingiustificato e sta causando un pregiudizio assai pesante nello svolgimento delle attività istituzionali e del servizio sociale e di concreta solidarietà, che vengono ogni giorno svolti fra innumerevoli difficoltà e con tanti sacrifici e con spirito di nobile dedizione e di fattivo aiuto a persone bisognose, che versano in condizioni di sofferenza e disagio;
   molteplici sono già state le sollecitazioni avanzate nei confronti del Ministero da diverse associazioni di volontariato ed ONLUS, a cominciare dall'Unione italiana ciechi –:
   quando verranno finalmente erogate, senza ulteriori ed ingiustificati ritardi, alle diverse ONLUS ed alle associazioni di volontariato che ne hanno titolo, le somme ad esse spettanti in relazione al riparto delle quote del 5 per mille sulle dichiarazioni dei redditi ai fini IRPEF, presentate dai cittadini nel 2010 e relative all'anno 2009, tenuto conto che tali somme sono indispensabili per la prosecuzione delle attività istituzionali, sociali e di solidarietà svolte ogni giorno con dedizione encomiabile, con spirito civico e di vicinanza alle persone, che versano in condizione di difficoltà, di sofferenza e di disagio. (5-08052)


   CECCACCI RUBINO, CAZZOLA, FRASSINETTI, GIAMMANCO, MANNUCCI e REPETTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   nel mese di ottobre 2012 ci sarà il debutto del tanto atteso nuovo redditometro, lo strumento di accertamento sintetico di tipo induttivo, attraverso il quale il Fisco, tramite una serie di parametri stabiliti a priori, potrà stimare il reddito presunto di un contribuente, sulla base delle spese effettuate, scovando eventuali scostamenti rispetto al reddito dichiarato;
   nei parametri stabiliti a priori, per la costruzione dei coefficienti di attendibilità delle dichiarazioni dei redditi, sono previste anche le spese veterinarie, che così andranno ad aggiungersi agli altri elementi indicativi di capacità contributiva, tali da permettere la costruzione di campioni significativi di contribuenti, differenziati anche in funzione del nucleo familiare e dell'area territoriale di appartenenza;
   pur comprendendo la ratio della scelta, il possesso di un animale d'affezione non può essere preso come indicatore di ricchezza in un Paese che vive il dramma del randagismo, che costa allo Stato milioni di euro l'anno;
   in virtù di tale dispositivo, il pericolo di un aumento degli abbandoni è alto, poiché il nuovo redditometro opererà con maggior penetrazione sul piano accertativo, in quanto sparirà il presidio del doppio scostamento annuale necessario a far scattare il controllo e si abbasserà anche la soglia dello scostamento tollerabile (dal 25 al 20 per cento), raggiunta la quale scatterà l'accertamento d'ufficio, con la convocazione del contribuente che dovrà rendere spiegazioni dello scarto e, quindi, secondo quanto disposto dall'articolo 38 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600 modificato dal decreto-legge n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni dalla legge n. 122 del 2010, dovrà dimostrare con quali «... redditi diversi da quelli posseduti nello stesso periodo d'imposta, o con redditi esenti o soggetti a ritenuta alla fonte a titolo di imposta o, comunque, legalmente esclusi dalla formazione della base imponibile» ha potuto sostenere le spese per la cura dei suoi animali, qualora il suo reddito non fosse sufficientemente capiente;
   pur condividendo le finalità del contrasto e della lotta all'evasione fiscale, la scelta di inserire le spese veterinarie, tra gli indicatori di capacità contributiva, può produrre effetti perversi come l'aumento degli abbandoni, la contrazione delle spese veterinarie e, paradossalmente, la stessa evasione fiscale per le richieste di non farsi rilasciare fattura;
   esponenti del mondo politico, della professione medico veterinaria e dell'animalismo hanno più volte invano indirizzato appelli al direttore dell'Agenzia delle entrate, Attilio Befera, affinché espungesse dal provvedimento attuativo tale indicatore –:
   se non ritenga opportuno intraprendere iniziative volte a prevenire l'inserimento delle spese veterinarie nel provvedimento attuativo del nuovo redditometro. (5-08057)


   FAVA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   i titoli di debito Casaforte classe A sono un prodotto proposto dalle banche facenti parte del Gruppo Monte dei Paschi di Siena;
   le Casaforte Classe A sono un asset-basket security (ABS), vale a dire un titolo di debito emesso a fronte di operazioni di cartolarizzazione e garantito da attività sottostanti;
   la Banca MPS non è l'emittente di queste obbligazioni, ma lo è una società veicolo denominata «Casaforte Srl»;
   il gruppo Montepaschi ha ceduto alla società-veicolo (Casaforte Srl) i crediti che ha nei confronti di «Perimetro Gestione Proprietà Immobiliari Scpa», con lo scopo di emettere un'obbligazione che eroga una cedola, distribuita semestralmente, del 3 per cento annuo fino al 30 giugno 2012 e poi, fino al 30 giugno 2040, una cedola indicizzata all'Euribor a sei mesi più uno spread di 105 punti base (cioè più 1,05 per cento);
   la «Perimetro Gestione Proprietà Immobiliari Scpa» è una società comunque riconducibile al Gruppo MPS, essendo formata da Sansedoni Spa (posseduta da Fondazione MPS, Banca MPS ed altri soci minori), che ne controlla il 49 per cento, da Axa Assicurazioni (che ne controlla il 30 per cento), da Banca MPS ed altre società del Gruppo, con oltre l'11 per cento;
   la garanzia del pagamento delle cedole e del rimborso a scadenza è data dalla riscossione dei canoni di locazione (affitti) di immobili che sono per la quasi totalità utilizzati dal Gruppo Montepaschi. Il patrimonio immobiliare messo a garanzia è composto da 683 immobili (uffici e filiali di Mps o del gruppo) e affittati per 24 anni;
   questo titolo prevede il rimborso anticipato a partire dal 31 dicembre 2014;
   questa operazione di ingegneria finanziaria è la stessa che ha innescato l'ultima grande crisi finanziaria;
   i titoli in questione non sono quotati nei mercati regolamentati, ma su Sis, il sistema di internalizzazione sistematica di Mps Capital Services, con circolante estremamente limitato, ma avendo sempre la garanzia che il premio sarà determinato in base allo spread di emissione. Tale garanzia ha un costo (pari al 2,55 per cento), che è a carico dei sottoscrittori;
   sempre in tema di costi, il sottoscrittore paga anche una commissione di collocamento pari al 3 per cento ed una commissione di «direzione e garanzia» pari allo 0,25 per cento, che fanno sì che per il cliente non sia appetibile vendere immediatamente questo titolo. Nel pacchetto di Casaforte Classe A, il cliente dovrà anche comprare un derivato, per un costo che sfiora il 10 per cento del valore nominale;
   per l'emittente, il rendimento sarà negativo con una probabilità del 4,96 per cento, il rendimento sarà positivo ma inferiore a quello dell'attività finanziaria priva di rischio con una probabilità del 3,11 per cento, il rendimento sarà positivo e in linea con quello dell'attività finanziaria priva di rischio con una probabilità dell'89,53 per cento, il rendimento sarà positivo e superiore a quello dell'attività finanziaria priva di rischio con una probabilità del 2,4 per cento;
   l'emittente dichiara che nella grande maggioranza dei casi può sperare di avere un rendimento in linea con uno strumento finanziario privo di rischio;
   ciò vuol dire che l'emittente acquista rischi finanziari, ma nella grande maggioranza dei casi non viene retribuito per i rischi che assume –:
   di quali elementi disponga al riguardo e se e quali iniziative normative intenda assumere a tutela dei cittadini che hanno sottoscritto strumenti finanziari come quello descritto in premessa.
(5-08061)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GIDONI, BITONCI, LANZARIN, GOISIS, MERONI, CONSIGLIO, FORCOLIN, VANALLI e SIMONETTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   nelle more della definizione dei rapporti convenzionali tra l'Agenzia del territorio e gli enti gestori degli sportelli catastali decentrati, l'Agenzia stessa ha interrotto a far data dal 1o ottobre 2012, l'abilitazione al collegamento ai propri sistemi da parte degli operatori degli sportelli decentrati medesimi;
   nonostante gli sforzi organizzativi ed economici sostenuti direttamente dagli enti gestori in questi anni per garantire la capillare erogazione di un servizio apprezzato da decine di migliaia di cittadini attraverso gli sportelli decentrati, gli organi centrali dell'Agenzia del territorio hanno inteso interrompere inopinatamente l'operatività del servizio offerto dagli enti –:
   quali siano i tempi previsti per la definizione dei rapporti convenzionali tra l'Agenzia del territorio e gli enti gestori degli sportelli catastali decentrati e per il ripristino del servizio. (4-17927)


   MANCUSO, GIRLANDA, DE LUCA, GIRO, BARANI, CICCIOLI e CROLLA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. — Per sapere – premesso che:
   il patrimonio naturalistico, storico e artistico del nostro Paese è incommensurabile, per la sua bellezza e per la sua varietà;
   l'industria turistica, di conseguenza, riveste estrema importanza nell'economia italiana, in particolare per il Sud del Paese, per cui potrebbe costituire importante trampolino di rilancio;
   quest'anno l'Agenzia italiana per il turismo ha potuto contare su solo 18,6 milioni di fondi, a fronte dei 49 del 2009;
   per usare come pietra di confronto un Paese nostro concorrente nel settore turistico, la Turchia ha indetto una gara internazionale del valore di 40 milioni di euro per la messa a punto della campagna promozionale del 2013;
   negli ultimi 12 anni la Turchia ha triplicato il numero dei turisti, passando da 10,4 a oltre 31 milioni –:
   se il Governo intenda implementare i fondi a disposizione dell'Agenzia italiana per il turismo;
   se il Governo intenda vigilare sul buon uso di tali fondi, in particolare nel sud del Paese, dove potrebbero essere preda della malavita organizzata. (4-17931)


   FAVA e TORAZZI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   il Ministro dell'economia e delle finanze, ai sensi dell'articolo 9, comma 2, della legge 27 luglio 2000, n. 212, ha decretato la sospensione dei termini per l'adempimento degli obblighi tributari a favore dei contribuenti colpiti dal sisma del 20 e 29 maggio 2012;
   il decreto ministeriale 1 giugno 2012 ha disposto in particolare la sospensione degli adempimenti e dei versamenti tributari per il periodo compreso tra il 20 maggio 2012 ed il 30 settembre 2012;
   con un comunicato del 16 agosto 2012 l'Agenzia delle entrate, a distanza di due mesi dalla pubblicazione del citato decreto ministeriale, ha precisato che la sospensione dei versamenti e degli adempimenti tributari non si applica alle ritenute effettuate dalle aziende ai propri dipendenti, chiedendo l'integrale restituzione delle somme precedentemente sospese;
   l'interpretazione adottata dall'Agenzia delle entrate crea forme di discriminazione nei confronti dei contribuenti, ledendo i diritti loro riconosciuti dalle norme vigenti;
   la restituzione delle somme sospese mette in seria difficoltà i contribuenti che oltre ad aver vissuto sulla propria pelle il dramma del terremoto, sono privati di una parte importante del proprio stipendio, che è indispensabile per far fronte alle esigenze del quotidiano –:
   se il Ministro interrogato non ritenga necessario intervenire sull'Agenzia delle entrate affinché la stessa riveda la propria posizione, esplicitando che la sospensione dei tributi, di cui al decreto ministeriale 1 giugno 2012, si applica anche alle ritenute effettuate dalle aziende ai propri dipendenti e che la loro restituzione debba avvenire con modi e tempi maggiormente confacenti alle esigenze dei contribuenti.
(4-17938)

GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
   mentre Camerino sta vivendo momenti difficili per il suo tribunale, destinato alla soppressione, organi di stampa hanno diffuso la notizia che è a rischio anche la realizzazione del nuovo carcere;
   nel corso di una riunione con il segretario regionale del Sappe, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria, il vice capo dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, avrebbe parlato di un ripensamento circa la costruzione di un nuovo carcere a Camerino, semplicemente per la sua collocazione in una regione a basso indice di delinquenzialità;
   nei fatti sarebbe cambiata la strategia del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria che, in deroga a quanto già stabilito del piano carceri, preferirebbe intervenire in zone che hanno un più alto indice di criminalità;
   la decisione inoltre parrebbe motivata anche da fatto che, nonostante l'attestazione dell'eseguibilità dei progetti, i 122 milioni di spesa, previsti e stanziati per la costruzione dei tre istituti penitenziari di Camerino, Pordenone e Torino, sarebbero necessari per altre incombenze;
   in particolare, sembrerebbe che il Ministero dell'economia e delle finanze vorrebbe «spalmare» la somma sopracitata in un triennio e dunque la disponibilità, per ogni anno, di soli 40 milioni di euro metterebbe in discussione, tecnicamente, le gare di appalto;
   il progetto di realizzazione del nuovo carcere di Camerino è inserito in un piano straordinario penitenziario deliberato dal Consiglio dei ministri già nel 2010 e affidato ad un commissario straordinario per fornire una risposta concreta alla grave situazione di sovraffollamento delle carceri italiane;
   come già sottolineato in precedenti interrogazioni parlamentari, le preoccupante situazione delle carceri nel nostro Paese coinvolge anche gli istituti penitenziari marchigiani che, secondo i dati pubblicati nella relazione del Garante dei diritti dei detenuti delle Marche vedono la presenza, a dicembre 2010, di 1.166 detenuti a fronte di una capienza regolare di 747 unità e di una capienza tollerata fino a 995 unità;
   il personale di polizia ivi impiegato è sottodimensionato e costretto ad operare all'interno di strutture fatiscenti dove, nel 2010, si sono registrati 4 casi di suicidi;
   il previsto ampliamento fino a una capienza di 180 detenuti per il carcere di Barcaglione ad Ancona non potrebbe supplire al progetto del nuovo carcere di Camerino, né fornire una risposta adeguata al problema del sovraffollamento carcerario;
   la regione Marche ed, in particolare, il territorio camerte, già duramente colpiti dalla possibile soppressione delle sedi giudiziarie, subirebbero un altro devastante colpo per l'economia e la vita di un territorio da sempre fiore all'occhiello per l'economia del nostro Paese, ma non per questo privo di situazioni emergenziali che necessitano di una pronta risoluzione –:
   se il Ministro interrogato, alla luce delle notizie diffuse che, anche se al momento prive di ufficialità, rischiano di generare sconforto nella popolazione camerte già segnata dalla soppressione del tribunale, non ritenga opportuno chiarire quanto sopra citato e porre in essere tutte le necessarie iniziative affinché si proceda in tempi rapidi all'effettiva attuazione del piano carceri.
(2-01688) «Cavallaro, Albini, Zani, Agostini, Ciriello, Losacco, Naccarato, Trappolino, Meta, Castagnetti, Causi, Baretta, Marco Carra, Mariani, Verini, Giacomelli, Garofani, Gasbarra, Gentiloni Silveri, Braga, Merloni, Boccuzzi, Bonavitacola, Grassi, D'Incecco, Carella, Froner, Pierdomenico Martino, Fiano, Picierno, Fluvi, Coscia, Ferrari, Oliverio, Bellanova, Bressa, De Pasquale, Madia, Motta, Rampi, Rosato, Strizzolo, Zunino».

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
   in data 14 dicembre 2011, il presidente del tribunale per i minorenni di Roma, Carmela Cavallo, convocava presso il tribunale la signora F.P. e la propria figlia minore, B.G. di anni 7;
   senza alcun preavviso e senza ascoltare la minore, il giudice Cavallo, con decreto numero 7809 disponeva l'allontanamento della bimba dalla madre, per collocarla presso la casa famiglia «Il Ciliegio» di Roma;
   con tale provvedimento la minore veniva allontanata dai propri familiari, dai propri affetti e dalla propria scuola;
   il decreto motivava l'allontanamento della minore con «una conflittualità tra i genitori» rappresentata dagli assistenti sociali;
   da quanto emerso dalla stampa locale, che ha dato ampia eco al caso, l'intera vicenda appare in modo totalmente diverso da quello che viene rappresentato nel decreto;
   in particolare i genitori della piccola B. non hanno mai convissuto dalla nascita della figlia;
   entrambi i genitori sono stati sottoposti a due perizie psichiatriche svolte nel 2005 e nel 2008, entrambe le perizie riscontrano nel padre della minore, A.G. un «disturbo di personalità di stampo narcisistico dovuto a vuoto empatico ed affettivo da curare in strutture cliniche idonee»;
   sono numerose le relazioni delle forze dell'ordine che presentano il signor G., come soggetto ingestibile, il padre è pertanto risultato, in più occasioni, inidoneo ad accudire la minore, cosa che non ha mai mostrato di voler fare: non è comparso, seppur convocato, presso il tribunale dei minorenni di Roma, e non ha mai richiesto di vedere la figlia nella casa famiglia;
   secondo la signora P., padre preferirebbe che la figlia restasse in casa famiglia, privata della possibilità di un costante rapporto affettivo con la madre, per destinarla all'adozione a terzi;
   la madre e il contesto parentale materno, nel quale B. è cresciuta, sono risultati sani e in grado di accudirla;
   dalle relazioni redatte dalla direttrice della scuola precedentemente frequentata dalla minore si evincerebbe che la bambina era ben curata e amata dalla madre e trascurata dal padre;
   le relazioni delle assistenti sociali che inizialmente avevano gestito il caso P.-G., sembrano mutare a seguito delle numerose denunce presentate dal signor g.;
   a seguito delle denunce del signor G. le assistenti sociali vengono sostituire da altre che, ribalteranno completamente le relazioni, inquadrando il caso in un conflitto tra i genitori;
   la tesi presentata dalle assistenti sociali di «conflittualità genitoriale», appare discutibile considerato che il signor G. è risultato essere affetto da grave patologia, arrivando, durante una udienza, a disconoscere la figlia;
   considerato il forte stato di malessere della minore che costantemente chiede di poter tornare a casa dalla sua mamma e alla sua precedente scuola –:
   se sia a conoscenza della vicenda su esposta;
   quali iniziative normative intenda introdurre al fine di evitare il ripetersi di simili casi, in cui pare evidente un eccessivo margine di discrezionalità in merito all'allontanamento dei minori dal contesto familiare.
(2-01689) «Berretta».

Interrogazioni a risposta scritta:


   GAROFALO e GERMANÀ. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   il servizio giustizia nella città e nella provincia di Messina versa in una situazione di grave sofferenza ed i riflessi negativi di tale stato sulla qualità della vita dei cittadini e sullo sviluppo economico e sociale del territorio sono resi ancor più evidenti dalla crisi sistemica in corso;
   al fine del rilancio della già debole economia del territorio, che risulta pregiudicata da una molteplicità di fattori, con una forte incidenza della criminalità organizzata, è indispensabile poter contare su un servizio di giustizia efficiente, capace di rispondere concretamente ed in tempi congrui alla domanda di giustizia dei cittadini tanto nel settore civile quanto nel settore penale;
   come da tempo denunciato con voce unanime da parte degli operatori del settore, il tribunale di Messina è caratterizzato da una assoluta inadeguatezza delle piante organiche degli uffici giudiziari in rapporto all'elevato numero di procedimenti pendenti e alla tendenza all'incremento dei flussi di lavoro, nonostante l'elevatissima produttività dei giudici del distretto, connotato da un rapporto di 2 a 1 tra magistrati giudicanti e pubblici ministeri a fronte di un rapporto minimo di 2,5 a 1 che si registra negli altri distretti;
   per voler citare solo alcuni significativi dati diffusi, da ultimo, nel documento elaborato dall'Associazione nazionale magistrati in occasione dell'istruttoria sullo schema di decreto legislativo relativo alla nuova organizzazione dei tribunali ordinari e degli uffici del pubblico ministero, in attuazione dell'articolo 1, comma 2, della legge n. 148 del 2011 di riforma delle circoscrizioni giudiziarie, 31.000 cause civili, delle quali 22.000 circa in arretrato e più di 9.000 sopravvenienze, sono distribuite tra soli 16 magistrati mentre, in relazione al settore penale, a fronte di 18 magistrati, pendono n. 5.151 procedimenti penali, nonché n. 187 misure di prevenzione;
   nel medesimo documento è contenuta la richiesta «che, in sede di revisione delle circoscrizioni giudiziarie, valutati i carichi di lavoro (pendenze e sopravvenienze) nel settore civile e penale degli uffici del distretto di Messina, oggettivamente incompatibili con le attuali piante organiche, venga finalmente attuata una equa distribuzione dei magistrati e del personale di cancelleria sull'intero territorio nazionale, con un congruo incremento delle piante organiche degli uffici del distretto messinese»;
   quanto sinteticamente descritto risulta essere stato confermato anche dal provvedimento adottato dal Consiglio superiore della magistratura nella seduta del 13 giugno 2012, finalizzato a sollecitare «il Ministro della Giustizia, affinché valuti [...] di procedere ad un aumento dell'organico del Tribunale di Messina», nella considerazione che sussistono i «presupposti per inserimento dell'ufficio in un futuro elenco disagiate...» –:
   quali iniziative il Ministro ritenga opportuno assumere al fine di evitare la paralisi del servizio giustizia nel territorio della provincia di Messina, agendo, in particolare, sull'ampliamento dell'organico del tribunale di Messina. (4-17928)


   MANCUSO, GIRLANDA, DE LUCA, GIRO, BARANI, CICCIOLI e CROLLA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   la situazione della criminalità nazionale raggiunge la sua climax nella zona campana di Scampia;
   qui, tra il 2004 e il 2005, scoppiò la guerra tra gli «scissionisti» e il sanguinario cartello di clan noto come Vanella Grassi, dal nome della strada in cui hanno il loro quartier generale;
   in quegli anni ebbe luogo una vera e propria mattanza, in cui trovarono la morte anche molti innocenti;
   il 30 agosto 2012, a Scampia, è stata compiuta una maxi operazione delle forze dell'ordine: su 56 persone fermate, 34 avevano dei precedenti;
   in queste zone gli onesti cittadini, dopo il tramonto, sono costretti a chiudersi in casa, temendo, circolando per la strade cittadine, di essere colpiti da proiettili vaganti o coinvolti in una sparatoria;
   il vicecapo della polizia, Francesco Cirillo, in un recente incontro a margine del comitato per l'ordine pubblico, convocato dal prefetto sulla nuova emergenza criminale, ha denunciato che sono 200 le persone per cui è stato richiesto l'arresto e per cui manca l'emissione degli ordini di cattura;
   l'intervento dei giudici, in alcuni casi, è stato richiesto anche tre anni fa;
   intanto, tali criminali sono liberi di circolare e di delinquere;
   Cirillo ha sottolineato che la colpa non è dei giudici, ma del loro numero troppo esiguo per far fronte alle necessità della zona;
   Cirillo ha evidenziato la necessità di scelte emergenziali e della creazione di un'apposita task force –:
   se il Governo intenda acquisire elementi informativi sull'efficienza dell'organizzazione del lavoro dei giudici campani;
   se il Governo intenda assumere iniziative per rafforzare la magistratura campana, e favorire la creazione di una task force per far fronte all'emergenza criminalità. (4-17930)


   MANCUSO, GIRLANDA, DE LUCA, BARANI e CROLLA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   il 18 febbraio 2007 il quotidiano Libero pubblicava un articolo dal titolo «Il Giudice ordina la morte, la legge più forte della vita», firmato dallo pseudonimo Dreyfus;
   l'articolo esponeva la vicenda di una minorenne i cui genitori, per costringerla all'aborto contro il suo consenso, si erano rivolti alla magistratura;
   il magistrato aveva dato ragione ai genitori della ragazza e permesso l'aborto;
   l'articolo cita la città dell'episodio (Torino) ma non i dati sensibili dei protagonisti;
   in quanto allora direttore del quotidiano Libero, Alessandro Sallusti, oggi direttore de Il Giornale, è stato accusato di diffamazione dal magistrato Giuseppe Cocilovo;
   Sallusti è stato infine condannato a 14 mesi di reclusione;
   una condanna in seguito a un delitto d'opinione è sintomo di mancata libertà e rappresenta una ferita sanguinante per la democrazia;
   la condanna della sentenza è stata oggetto di critiche da tutto il mondo giornalistico e politico;
   nei confini della legalità, i media devono essere liberi di riportare la cronaca e le notizie, esprimendo anche l'orientamento personale dei giornalisti;
   la sentenza potrebbe rappresentare un precedente ad avviso degli interroganti intimidatorio per altri giornalisti che volessero scrivere articoli su argomenti delicati e controversi –:
   se il Governo intenda assumere iniziative per modificare normativa sulla diffamazione a mezzo stampa, ovvero gli articoli 595, 596, 596-bis, 597 e 599 del codice penale. (4-17932)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BRAGA, NARDUCCI, VELO e META. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   nel contesto strategico delle reti europee di trasporto, TEN-T (trans-european networks-transport), risulta evidente che il territorio del Nord Italia rappresenta un punto di intersezione di tre corridoi: il corridoio Est-Ovest, che attraversa l'intera area padana e connette le regioni del Nord Italia con l'occidente d'Europa e i nuovi territori dell'Est (Lione-Torino-Milano-Trieste-Lubiana-Budapest-Kiev) e i due corridoi Nord-Sud (Brennero e Genova-Rotterdam), che implementano i collegamenti verso il Nord Europa e si connettono con il corridoio Est-Ovest;
   il commercio internazionale sull'asse Nord-Sud è in forte espansione; dalle previsioni nei prossimi vent'anni il traffico merci attraverso le Alpi potrà aumentare anche del 70 per cento e quello dei passeggeri del 75 per cento rendendo inadeguate le attuali linee di comunicazione all'assorbimento di un tale traffico;
   in questo contesto, nel quadro del corridoio ferroviario n. 1 che unisce il Mare del Nord ed il Mediterraneo (Rotterdam-Genova) attraverso quattro Paesi europei, sviluppandosi per oltre 1.400 chilometri si colloca la Nuova trasversale ferroviaria Alpina (AlpTransit), porzione svizzera del corridoio 1 e progetto strategico dell'infrastrutturazione ferroviaria a livello europeo. La nuova infrastruttura ferroviaria ad alta velocità si sviluppa lungo tre nuovi tunnel ferroviari alpini, sui quali la Svizzera ha deciso di investire ingenti risorse, lungo gli assi del Lotschberg-Sempione, del San Gottardo e del Ceneri;
   la galleria di base del Lotschberg, lunga 34,6 chilometri elemento centrale del primo asse della NTFA, è stata inaugurata nel 2007 ed è ormai vicina al punto di massima capacità;
   la seconda direttrice si sviluppa lungo l'asse del Gottardo, dove i lavori procedono a ritmo serrato; la galleria di base del Gottardo, con i suoi 57 chilometri, una volta completato sarà il più lungo tunnel ferroviario del mondo e consentirà di diminuire radicalmente i tempi di percorrenza attraverso l'utilizzo di treni ad alta velocità che raggiungeranno i 250 chilometri orari; le previsioni di realizzazione lo danno pronto ad ospitare il trasporto di merci e passeggeri già nel dicembre 2016;
   la galleria di base del Ceneri permetterà invece di realizzare una ferrovia pianeggiante ininterrotta lungo l'asse del Gottardo, sul versante meridionale, consentendo vantaggi per il traffico merci e a lunga percorrenza; la sua apertura è prevista per la primavera del 2019;
   la costruzione delle linee di base della NTFA è stata interamente finanziata dalla Svizzera, per 17,5 miliardi di euro; tuttavia per l'efficacia del progetto è fondamentale che gli assi in corso di completamento siano adeguatamente collegati, in direzione sud, alla rete italiana ad alta capacità;
   gli obiettivi di collaborazione tra i due Paesi nel settore dei trasporti sono fissati da una convenzione in vigore dal 2001; un comitato direttivo, costituito da rappresentanti italiani e svizzeri e coadiuvato da gruppi di lavoro tecnici, sta da tempo esaminando le soluzioni necessarie a consentire un corretto collegamento sul territorio italiano della nuova infrastruttura;
   in particolare, in vista dell'apertura al traffico merci e passeggeri della galleria del San Gottardo, nell'ambito del completamento del progetto AlpTransit, era previsto in corrispondenza dello sbocco italiano il quadruplicamento dei binari che oggi collegano il Bivio di Rosales, nel territorio comasco, con il capoluogo lombardo; progetto che allo stato attuale, secondo le indicazioni di FSI e del precedente Governo, appare accantonato e ridotto a generiche «misure tecniche atte a migliorare il grado di efficienza della tratta attuale»;
   il 21 settembre 2012, il consiglio federale della Confederazione elvetica ha pubblicato in un comunicato ufficiale, di essere pronto a investire per rendere possibile il trasporto di semirimorchi con un'altezza agli angoli di quattro metri lungo l'asse ferroviario Basilea-San Gottardo-Chiasso e sulla linea di Luino. In tal modo intende rafforzare la politica di trasferimento del traffico dalla strada alla rotaia. I necessari ampliamenti dell'infrastruttura ferroviaria costeranno alla Svizzera circa 940 milioni di franchi. In questo importo vi è compreso anche il prefinanziamento dei lavori sulla rete ferroviaria a Sud dell'AlpTransit in Italia di importo pari a circa 230 milioni di franchi (oltre 180 milioni di euro). Il previsto ampliamento, si legge sempre nella nota, potrà esplicare tutti si suoi benefici «solo se sarà proseguito sul versante italiano». Per tanto «il Consiglio federale prevede di incentivare con un prefinanziamento i lavori di ampliamento lungo le tratte Chiasso-Milano e lungo la parte italiana della linea di Luino tra Ranzo (Ticino) e Gallarate». Inoltre «intende stipulare con il Ministero italiano dei trasporti un'apposita dichiarazione d'intenti volta a disciplinare anche la creazione di capacità aggiuntive nei terminali dell'area di Milano»;
   a fronte dell'approssimarsi del completamento del tratto svizzero dell'AlpTransit, risulta quanto mai necessario definire con certezza e tempestività le scelte di potenziamento della rete ferroviaria sul territorio italiano, sciogliendo il nodo della direzione da privilegiare per il collegamento verso sud, ancora incerta tra le ipotesi di collegamento in direzione Milano, attraverso la direttrice Chiasso-Como-Milano, o verso Malpensa, attraverso Varese, tenuto conto delle enormi potenzialità economiche di un efficace collegamento dell'intera Lombardia, e più in generale del Paese, verso il Nord Europa e i principali scali portuali europei per il traffico merci –:
   quali iniziative urgenti intenda intraprendere il Ministro interrogato al fine di definire con chiarezza e tempestività le scelte nazionali di sviluppo delle infrastrutture ferroviarie italiane ad alta capacità, necessarie a garantire un efficace collegamento in direzione Sud della Nuova Trasversale Ferroviaria Alpina-Alptransit, ormai prossima al completamento, tenendo conto delle importanti ricadute che la stessa avrà sul tessuto economico e produttivo lombardo e dell'intero Paese;
   quali sono gli orientamenti del Ministro in merito al succitato prefinanziamento svizzero dei lavori in Italia per un importo pari a circa 230 milioni di franchi e se siano già stati presi contatti con il Governo elvetico in merito alla stipula della «dichiarazione d'intenti volta a disciplinare anche la creazione di capacità aggiuntive nei terminali dell'area di Milano». (5-08050)

INTERNO

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   sta suscitando numerose lamentele, da parte del personale in servizio, la recente circolare del dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno riguardante la nomina alla qualifica di commissario del ruolo direttivo speciale in applicazione articolo 21, comma 1, del decreto legislativo 5 ottobre 2000, n. 334;
   con detta circolare, viene regolamentata la nomina alla qualifica di commissario del ruolo direttivo speciale degli ispettori superiori s.u.p.s. il giorno successivo alla cessazione dal servizio per limiti d'età, infermità o decesso;
   in particolare specifica ulteriormente i criteri di valutazione della qualità del servizio svolto nell'ultimo quinquennio, che nella norma succitata viene indicato come «senza demerito»;
   si tratta della carriera del personale, il più delle volte dei reparti operativi, che si appresta a congedarsi per quiescenza;
   i requisiti richiesti appaiono in contrasto rispetto a quanto previsto dal menzionato decreto legislativo;
   in particolare, in ambito della valutazione annuale viene richiesto un giudizio complessivo, per l'ultimo quinquennio, non inferiore a «buono» contrariamente a quanto previsto dal comma 2 che prevede un giudizio complessivo non inferiore a «distinto», nei tre anni precedenti;
   detta circolare, che deroga alla norma di legge, potrebbe provocare l'instaurarsi di un notevole contenzioso fra l'amministrazione e quanti si dovessero vedere negato l'accesso al ruolo di Commissario –:
   se non ritenga di rivedere i contenuti della circolare del dipartimento della pubblica sicurezza, del Ministero dell'interno riguardante la nomina alla qualifica di commissario del ruolo direttivo speciale, in applicazione articolo 21, comma 1, del decreto legislativo 5 ottobre 2000, n. 334;
   se l'eccessivo inasprimento dei requisiti di accesso al ruolo di commissari, previsto dalla circolare numero 333 dello scorso 27 luglio 2012 sia conforme alle disposizioni vigenti posto che appare all'interpellante in deroga dall'articolo 16 del decreto legislativo 5 ottobre 2000, n. 334.
(2-01686) «Berretta».

Interrogazione a risposta orale:


   ANNA TERESA FORMISANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   in base ai dati statistici dello scorso mese di maggio pubblicati dall'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, i beni mobili, immobili e aziendali confiscati alla criminalità organizzata nella regione Lazio sono 582, di cui ben 453 nella provincia di Roma, 70 nella provincia di Latina, 53 in quella di Frosinone e 6 in quella di Viterbo;
   ai sensi dell'articolo 48, comma 3, del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, i beni immobili possono essere mantenuti al patrimonio dello Stato per finalità di giustizia, di ordine pubblico e di protezione civile o utilizzati dall'Agenzia per finalità economiche oppure possono essere trasferiti per finalità istituzionali o sociali, in via prioritaria, al patrimonio del comune ove l'immobile è sito ovvero al patrimonio della provincia o della regione;
   gli enti territoriali, che provvedono a formare un apposito elenco dei beni confiscati ad essi trasferiti, anche consorziandosi o attraverso associazioni, possono amministrare direttamente il bene o, sulla base di apposita convenzione, assegnarlo in concessione, a titolo gratuito e nel rispetto dei princìpi di trasparenza, adeguata pubblicità e parità di trattamento, a comunità, anche giovanili, ad enti, ad associazioni maggiormente rappresentative degli enti locali, ad organizzazioni di volontariato, a cooperative sociali, o a comunità terapeutiche e centri di recupero e cura di tossicodipendenti, nonché alle associazioni di protezione ambientale;
   i beni non assegnati possono essere utilizzati dagli enti territoriali per finalità di lucro e i relativi proventi devono essere reimpiegati esclusivamente per finalità sociali;
   se entro un anno l'ente territoriale non ha provveduto alla destinazione del bene, l'Agenzia dispone la revoca del trasferimento ovvero la nomina di un commissario con poteri sostitutivi;
   sempre secondo i dati statistici, su un totale di 463 immobili confiscati nella regione Lazio 139 sono in gestione presso l'Agenzia, 255 destinati e consegnati e 32 destinati ma non consegnati; di questi, mentre nella provincia di Roma su un totale di 345 immobili 97 sono in gestione, 188 destinati e consegnati e 24 destinati ma non consegnati, nella provincia di Frosinone su un totale di 50 immobili 36 sono in gestione e 13 destinati e consegnati –:
   se l'Agenzia intenda mantenere in gestione i beni immobili confiscati alla criminalità organizzata nella provincia di Frosinone oppure trasferirli al più presto al patrimonio dei comuni ove è sito l'immobile, al fine di consentire agli enti territoriali di affidarli in concessione anche ad organizzazioni di volontariato e cooperative sociali. (3-02512)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PICIERNO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   ad aprile 2012 il Ministero dell'interno ha insediato nel comune di Casal di Principe una Commissione straordinaria per condizionamenti della camorra nella gestione dell'amministrazione;
   nel mese di giugno, e successivamente nel mese di luglio, il presidente dell'associazione di volontariato «SINISTRA2000», con due missive inviate al Ministero dell'interno, al prefetto di Caserta, alla commissione straordinaria e alla procura della Repubblica, segnalava la grave situazione igienico-sanitaria in città, dovuta a cumuli di immondizia di vario genere, si presume anche pericolosi, in più punti del territorio cittadino;
   in tali missive si rilevava che la raccolta differenziata era stata interrotta da circa sei mesi. Questa circostanza è confermata dai dati percentuali relativi al livello di «differenziata» dei comuni campani, che certificano una posizione di assoluta retroguardia del comune di Casal di Principe;
   a distanza di alcuni mesi, senza alcuna risposta da parte dei commissari straordinari, la situazione sembrerebbe addirittura peggiorata. Peraltro, l'unico istituto scolastico di secondo grado presente in città, l'istituto di ragioneria, appare in certi momenti circondato da cumuli d'immondizia, che sono spesso dati alle fiamme con emissioni di diossina e altre sostanze nocive per la salute;
   a tutto ciò, da quanto viene riferito dai cittadini, vanno aggiunte significative disfunzioni e servizi nel plesso comunale, che pongono seri dubbi sull'operato della Commissione straordinaria chiamata a gestire l'amministrazione comunale in questi mesi. Difatti, sembrerebbe da qualche tempo fuori uso l'ascensore, con conseguente disagio soprattutto per l'accesso dei disabili e degli anziani, non risulterebbe allestito un piano sicurezza e bloccato il servizio di pulizia dei locali –:
   se e quali iniziative, per quanto di rispettiva competenza e sentita la commissione straordinaria del comune di Casal di Principe, intendano i Ministri interrogati assumere per verificare, ed eventualmente avviare a risoluzione, i problemi indicati in premessa. (5-08047)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FIANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   stando a quanto hanno riferito alcuni organi di stampa, tra i quali il sito Repubblica, raccogliendo la denuncia della ONG «Medici x i diritti umani» (Medu), in seguito ad una visita nel Centro di identificazione ed espulsione di Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro, agli immigrati considerati a rischio di autolesionismo non vengono consegnati rasoi;
   a differenza degli altri CIE, il Centro di Lamezia Terme, gestito dal 1998 dalla cooperativa «Malgrado Tutto», non dispone di un servizio di barberia e così l'ente gestore avrebbe «inventato» una gabbia aggiuntiva, dotata di un piccolo lavello in acciaio, dove i migranti si possono radere;
   per effettuare le loro pratiche di igiene personale, presso il CIE di Lamezia Terme, pare dunque che vengono rinchiusi in una cabina metallica, sotto gli occhi di tutti;
   le fotografie che corredano gli articoli mostrano la gabbia chiusa e aperta, dotata di un piccolo lavello in acciaio, dove i migranti si possono radere, collocata davanti alle sbarre del cortile, unico spazio comune per tutti gli internati e prima di uscire dall'abitacolo, il trattenuto deve depositare la lametta in un apposito contenitore, la gabbia è posizionata su un montacarichi e può essere all'occorrenza spostata;
   gli operatori hanno fotografato un migrante disabile costretto a fare ogni giorno esercizi di fisioterapia con una bottiglia d'acqua legata al piede, l'uomo si muove grazie ad una stampella perché ha una protesi all'anca, dovuta a ripetuti ricoveri e interventi, precedenti al suo internamento nel Centro di identificazione ed espulsione, per una grave forma di infezione (osteomielite) della testa del femore;
   il Centro di identificazione ed espulsione di Lamezia Terme, così come la stragrande maggioranza di queste strutture, pare manchi non solo, ovviamente, di qualsiasi forma di attività ricreativa, ma soprattutto dei servizi essenziali per i trattenuti –:
   se al Ministro risulti che le notizie riportate, che riferiscono di pratiche decisamente sconcertanti e gravemente lesive dalla privacy e della dignità della persona, corrispondano a verità, e nel caso vengano confermate quali provvedimenti immediati intenda adottare nei confronti del Centro di identificazione ed espulsione di Lamezia Terme. (4-17929)


   BELLANOVA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   nel corso degli ultimi mesi, come riportano gli organi di stampa, si sono verificati sul territorio salentino diversi atti intimidatori perpetrati a carico di alcuni sindaci;
   gli ultimi due atti in ordine cronologico, dei quali si è avuta notizia a mezzo stampa, si sono registrati a Corigliano d'Otranto ed a Uggiano La Chiesa. Nel primo comune il sindaco ha trovato la propria auto con gli pneumatici tagliati, mentre il primo cittadino di Uggiano La Chiesa ha dichiarato di aver subito dal marzo scorso ben «quattro atti intimidatori»;
   ognuno di questi episodi, sui quali gli organi preposti staranno sicuramente lavorando, si inquadra presumibilmente in contesti diversi traendo, forse, motivazione da differenti cause, sortisce, però, il comune effetto: creare un senso di disorientamento all'interno delle comunità locali, tra i cittadini;
   è di tutta evidenza che le forze dell'ordine siano, responsabilmente e quotidianamente, impegnate a svolgere il loro dovere, seppur non è da dimenticare in una condizione di grande sforzo, umano e di mezzi a disposizione, ciò a seguito dei numerosi tagli che sono stati adottati in tale ambito dal precedente Governo –:
   se il Ministro stante quanto sopra in premessa non ritenga opportuno intervenire rafforzando gli organici delle forze dell'ordine al fine di contrastare il ripetersi di questi episodi e presidiare il territorio salentino affinché non rischi di divenire scenario di ulteriori atti intimidatori e criminosi. (4-17934)


   MADIA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   in data 30 giugno 2009, l'Italia aderiva, con legge n. 85, al Trattato di Prum concluso il 27 maggio 2005 ai fini della cooperazione transfrontaliera per contrastare il terrorismo, la criminalità transfrontaliera e la migrazione illegale. Il predetto trattato prevedeva, tra le altre disposizioni, l'istituzione presso ciascuno Stato di una banca dati nazionale del DNA;
   in forza dell'articolo 5, comma 1, legge n. 85 del 30 giugno 2009, lo Stato italiano provvedeva ad istituire presso il Ministero dell'interno, Dipartimento della pubblica sicurezza, la banca dati nazionale del DNA e, al comma 2 prevedeva altresì l'istituzione del laboratorio centrale per la banca dati nazionale del DNA;
   all'articolo 16 legge n. 85 del 2009 è stabilito che con uno o più regolamenti, da adottare ai sensi dell'articolo 17, comma 2, legge n. 400 del 1988 sono disciplinati tra gli altri: il funzionamento e la organizzazione della banca dati nazionale del DNA e del laboratorio centrale per la banca dati nazionale del DNA, le modalità di trattamento e di accesso per via informatica e telematica ai dati in essi raccolti, nonché le modalità di comunicazione dei dati e delle informazioni richieste (lettera a));
   a distanza di oltre 3 anni dall'entrata in vigore della su menzionata legge, nessun provvedimento regolamentare è stato adottato per dare concreta attuazione alle predette nuove istituzioni;
   l'esperienza tratta anche dai più recenti accadimenti di cronaca giudiziaria ha dimostrato come sia essenziale ed indispensabile, per l'efficace svolgimento delle indagini dell'Autorità giudiziaria, poter ricorrere alla prova scientifica, con particolare riferimento all'acquisizione delle tracce del DNA;
   l'efficacia di strumenti come quello istituito con legge n. 85 del 2009 è stata già provata in altri stati europei, basti pensare che in Inghilterra il ricorso alla banca dati nazionale del DNA risulta decisiva alla risoluzione del 42 per cento dei casi;
   l'Italia, insieme a Grecia, Cipro, Malta ed Irlanda è rimasta l'unico Stato a non essersi dotato della banca dati nazionale del Dna. Ciò può condurre all'esclusione dell'Italia dalla cooperazione internazionale europea nel 2014;
   se il Ministro della giustizia ed il Ministro dell'interno sono a conoscenza della prassi per la quale carabinieri e polizia, in assenza della banca dati nazionale del DNA, sono costretti a servirsi nello svolgimento delle indagini di proprie ed informali banche dati genetiche non dichiarate ufficialmente, che si sono andate formando nel corso degli anni secondo criteri legittimi per l'epoca, ma non rispondenti alle odierne esigenze di garanzia dei diritti della persona. In tali banche dati, infatti, sono confluiti materiali genetici di individui neppure indagati, ma semplicemente identificati durante le indagini. Ciò con evidenti ripercussioni in materia di legalità e rispetto del principio della libertà personale –:
   quali siano le attività ed i provvedimenti che il Ministro della giustizia ed il Ministro dell'interno intendano compiere al fine di rendere operativa la banca dati ed in quali tempi i Ministri medesimi ritengano che la banca dati nazionale del DNA stessa sarà pienamente operativa ed attiva. (4-17939)


   MONTAGNOLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   organi di stampa nazionale (Italia Oggi del 2 Ottobre 2012) riportano la notizia secondo la quale la Corte dei conti, Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato, nel testo della deliberazione numero 11, avrebbe evidenziato come in dieci anni, dal 2001 al 2011, lo Stato abbia speso poco più di 81 milioni di euro per l'utilizzo di circa 14 braccialetti elettronici, strumenti previsti dall'ex articolo 16 del decreto-legge n. 341 del 2000 ovvero nell'ambito delle misure alternative all'arresto o alla detenzione in carcere e che riconosce a possibilità di controllare a distanza e senza oneri diretti di sorveglianza il soggetto arrestato e/o detenuto nel domicilio, attraverso l'applicazione, al polso o alla caviglia, di un «braccialetto elettronico» realizzato in modo tale da segnalarne gli spostamenti dai limiti del domicilio;
   La Corte dei conti, all'interno della medesima deliberazione, ha rilevato come la convenzione stipulata con la società Telecom per la fornitura di tali braccialetti, preveda il noleggio, la manutenzione e la gestione operativa della piattaforma tecnologica, e che tale servizio, nel periodo di vigenza della convenzione e scaduta il 31 dicembre 2011, il costo complessivo del sistema abbia superato i 10 milioni annui e che tale importo di spesa, in considerazione del periodo di vigenza del contratto 2001-2011, si è rilevata elevatissima a fronte dell'esiguo numero dei braccialetti ad oggi utilizzati (solo 14);
   sebbene siano stati sostenuti costi tanto elevati, la Corte ha altresì rimarcato come il contratto con la Telecom sia stato rinnovato, migliorato tecnologicamente prevedendo anche un aumento del numero di dispositivi utilizzabili (da 4.00 a 2.000);
   il Governo ha recentemente adottato provvedimenti normativi, l'ultimo dei quali noto come «Spending Review», che contengono numerose disposizioni finalizzate ad una rimodulazione del livello di spesa all'interno della pubblica amministrazione allo scopo di calmierare il livello della spesa pubblica nazionale giunta ormai a livelli assolutamente insostenibili –:
   se non ritenga opportuno, all'interno delle proprie competenze e in ragione della grave crisi economica, adottare gli opportuni provvedimenti per sospendere definitivamente le collaborazioni in atto per la gestione dei braccialetti elettronici. (4-17940)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta orale:


   BINETTI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   la maggioranza delle scuole di specializzazione in medicina hanno durata tra i cinque e i sei anni, nel corso dei quali è previsto che uno specializzando possa avere un periodo di proroga complessivamente non superiore ad un anno, per motivi di salute o per maternità;
   attualmente gli specializzandi non godono più di una borsa di studio, ma di un vero e proprio contratto di lavoro, con tutti i diritti e doveri che ne conseguono;
   all'interno di ogni scuola di specializzazione, oltre agli obiettivi generali previsti a livello nazionale per ciascun tipo di specializzazione, la direzione di ogni scuola fissa un piano di studi con obiettivi teorici e pratici molto concreti e distribuiti razionalmente lungo tutto il periodo della scuola della specializzazione;
   si cerca di rispettare criteri di propedeuticità e di progressività sia sul piano tecnico-scientifico che sul piano della assunzione personale di responsabilità, in modo che lo studente arrivi al termine della sua specializzazione avendo acquisito la necessaria autonomia e l'imprescindibile competenza;
   il recupero del tempo di interruzione della specializzazione legato alla maternità avviene o immediatamente al termine del periodo di congedo per maternità, in tal caso la specializzanda perderà il contatto con il suo gruppo iniziale di riferimento, si troverà in una posizione sfalsata rispetto ai colleghi dell'anno di iscrizione successivo al suo e non riuscirà più a sostenere gli esami di fine anno con qualche coorte di studenti;
   in compenso potrà sostenere gli esami dopo aver compiuto tutto il tirocinio dell'anno in corso e la sua progressione negli studi avverrà con un certo ordine;
   oppure il recupero invece avviene al termine del periodo ufficialmente previsto rispetto all'anno della immatricolazione nella scuola di specializzazione, in tal modo la specializzanda si potrà reinserire velocemente nel suo gruppo di riferimento, ma non recupererà più la progressione fisiologica del suo iter formativo, perché il raggiungimento degli obiettivi relativi al periodo di congedo in maternità avverrà alla fine del suo iter professionale –:
   quando e come vada calcolato il recupero del tempo di interruzione della specializzazione legato alla maternità, in genere si tratta di 5 mesi, dal momento che si possono creare due diverse situazioni, che presentano forme diverse di disagio. (3-02511)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BACHELET e COSCIA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   con il decreto del direttore generale per il personale scolastico n. 82 del 24 settembre 2012, Gazzetta Ufficiale del 25 settembre, n. 75, serie concorsi, il Ministero, dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha indetto, su base regionale, concorsi per titoli ed esami finalizzati alla copertura di 11.542 posti e cattedre di personale docente nelle scuole dell'infanzia, primaria, secondaria di I e II grado, nonché di posti di sostegno, risultanti vacanti e disponibili in ciascuna regione negli anni scolastici 2013/2014 e 2014/2015;
   l'articolo 4 del decreto interministeriale n. 460 del 1998, in Gazzetta Ufficiale 7 giugno 1999, n. 131, richiamato nelle premesse al decreto, recita: ”Fino a quando in una classe di concorso non vi sarà una sufficiente disponibilità di abilitati per un adeguato reclutamento, è ammessa la partecipazione al relativo concorso di candidati anche non abilitati. A tal fine se il numero di domande presentate per una classe di concorso a cattedre, per titoli ed esami, risulti inferiore al triplo rispetto alla previsione dei posti da conferire alle nomine nel periodo di vigenza delle graduatorie del concorso, i termini per la presentazione delle domande vengono riaperti ammettendo al concorso stesso anche gli aspiranti privi di abilitazione, purché in possesso di una laurea che consenta l'accesso all'abilitazione corrispondente;
   applicare quanto previsto dall'articolo 4 del decreto interministeriale n. 460 del 1998 consentirà di porre rimedio alla cronica discontinuità didattica generata nelle scuole dalle graduatorie permanenti esaurite o in corso di esaurimento, che ad oggi hanno raggiunto una consistenza rilevante, permettendo altresì la partecipazione al concorso ai numerosi giovani laureati non abilitati che da anni garantiscono gli insegnamenti tecnici e scientifici per i quali le graduatorie permanenti sono esaurite o quasi;
   non applicare quanto previsto dall'articolo 4 del decreto interministeriale n. 460 del 1998, cioè non riaprire il bando ai laureati non abilitati nelle classi di concorso per le quali il numero di domande di laureati abilitati risultasse insufficiente, oltre a essere illegittimo lascerebbe scoperti anche l'anno prossimo posti di ruolo che il concorso avrebbe invece potuto coprire, e proprio in quelle classi dove le scuole li attendono da anni (essendo le corrispettive graduatorie da tempo esaurite o quasi), e aumenterebbe in futuro il numero dei non abilitati in possesso di anzianità di servizio, con i conseguenti problemi –:
   se il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca stia predisponendo quanto necessario affinché, una volta verificato il numero di domande di abilitati, la riapertura del bando per quelle classi in cui non ve ne sono abbastanza, ai sensi dell'articolo 4 del decreto interministeriale n. 460 del 1998, avvenga immediatamente, onde evitare ritardi;
   quante e quali fra le classi di concorso bandite siano, secondo i dati aggiornati del Ministero, esaurite o in via di esaurimento e quanti i posti disponibili in organico relativamente alle classi di concorso esaurite o in via di esaurimento. (5-08046)


   SIRAGUSA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   i modelli viventi che lavorano con contratto d'opera presso le accademie e presso i licei artistici d'Italia vivono da anni una condizione di difficoltà e precarietà;
   a coloro i quali hanno svolto attività lavorativa di modello vivente nei licei artistici statali al fine di conseguire punteggio nelle graduatorie di incarichi e supplenze di terza fascia del personale ATA scolastico non è stato riconosciuto alcun punteggio nelle graduatorie di circolo e di istituto, pubblicate in virtù delle domande di cui al decreto ministeriale 104 del 2011, in quanto il servizio di modello vivente è prestato con contratto di prestazione d'opera;
   infatti, le disposizioni contenute nella nota 9319 del 14 novembre 2011 richiamano l'attenzione sulla circostanza che, per i requisiti di accesso e la valutazione dei titoli culturali e di servizio, si confermano, per quanto compatibili, le istruzioni operative impartite con nota 1603 del 24 febbraio 2011 ove, al punto 5 si stabilisce che «Il servizio da valutare è solo quello prestato alle dirette dipendenze delle Amministrazioni Statali o EE.LL, cioè il servizio che determina un rapporto di lavoro mediante la stipula di contratti sottoscritti ai sensi di specifiche norme contrattuali del CCNL dei richiamati comparti» e, alla lettera H della stessa nota si stabilisce la non valutabilità dei servizi prestati con contratto di prestazione d'opera;
   l'interrogante fa osservare che tale disposizione sembrerebbe contraddire quanto invece specificatamente previsto dallo stesso Ministero nel decreto ministeriale 13 giugno 2007 applicato e facente parte del decreto ministeriale n. 62 del 13 luglio 2011 relativo alle disposizioni in merito alla costituzione delle graduatorie del personale docente ed educativo di terza fascia;
   questo provvedimento prevede e consente infatti di valutare «I servizi prestati con contratti di lavoro atipici per gli insegnamenti non curricolari, riconducibili all'area dell'ampliamento dell'offerta formativa» (vedi punto 19 – note al punto D della tabella 1 annessa quale Allegato A). Inoltre, nel caso in questione (graduatorie di terza fascia personale ATA), sembrerebbe essere stato disatteso e inapplicato quanto stabilito dal comma 1 dell'articolo 7 del decreto legislativo n. 165 del 30 marzo 2001 «Norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche» che obbliga le pubbliche amministrazioni a garantire parità e pari opportunità ai lavoratori, l'assenza di ogni forma di discriminazione, diretta e indiretta, relativa all'accesso al lavoro, nel trattamento e nelle condizioni di lavoro e nelle promozioni;
   nel caso delle graduatorie di terza fascia del personale docente, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha osservato i princìpi di cui sopra con ciò venendosi a creare una situazione di disparità tra soggetti operanti nel medesimo settore scolastico;
   infatti, a norma dello stesso articolo 7, comma 6, le amministrazioni pubbliche possono conferire incarichi individuali con contratti di lavoro di natura coordinata e continuativa ad esperti esterni anche, nel caso scolastico, a supporto dell'attività didattica;
   quanto sopra indica la possibilità, per l'amministrazione scolastica statale, di stipulare, oltre alle tipologie di contratto a tempo indeterminato e a tempo determinato, la stipula di contratti atipici per l'ampliamento dell'offerta formativa;
   proseguendo in tale linea logica e segnatamente nell'ambito delle norme dell'autonomia scolastica (parte integrante del CCNL comparto scuola che riguarda docenti e ATA) finalizzata a migliorare gli esiti del processo di insegnamento-apprendimento, le istituzioni scolastiche sono autorizzate a sperimentare modalità di flessibilità didattica e organizzativa nell'ambito di un organico piano dell'offerta formativa che espliciti la progettazione curricolare, extracurriculare, educativa e organizzativa di ciascuna di esse mediante stipula di contratti atipici con soggetti esterni;
   a parere dell'interrogante il servizio di modello vivente prestato con contratto di prestazione d'opera fa parte di un organico necessario ed imprescindibile, dell'offerta formativa scolastica nei licei artistici statali così come avvalorato dalle norme dell'autonomia scolastica;
   si fa altresì osservare che, a seguito della legge n. 124 del 3 maggio 1999 e della successiva ordinanza ministeriale n. 14 del 17 gennaio 2000, relativa al reclutamento dei modelli viventi, per coloro i quali in quel momento hanno deciso di non passare di ruolo nei ruoli della III e IV qualifica del personale ATA, il rapporto di lavoro individuale con le accademie e con i licei artistici si costituisce: a) mediante contratto individuale di lavoro a tempo determinato di durata annuale per chi ha più di 5 anni di anzianità di servizio come modello vivente alla data di entrata in vigore della legge; b) mediante contratto di prestazione d'opera per coloro che non raggiungono 5 anni di anzianità di servizio (inseriti in apposito elenco);
   l'ulteriore fabbisogno nei licei artistici viene soddisfatto sempre con contratto di prestazione d'opera (con gli interessati inseriti in elenco a parte);
   anche per questi ultimi i contratti sono ineludibilmente subordinati alla didattica, con vincoli di orari e di assegnazione ai corsi allo stesso modo dei modelli viventi con contratto annuale a tempo determinato in quanto l'esigenza della prestazione viene richiesta dal consiglio di classe su proposta del docente di disciplina e quindi sottoposti alla coordinazione del dirigente scolastico che non può incidere sulla determinazione ma sulla estrinsecazione della funzione;
   gli stessi POF, all'atto della deliberazione, li prevedono espressamente;
   nella circolare n. 5 del 18 aprile 2008 della Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento della funzione pubblica – Ufficio per il personale della pubblica amministrazione – si legge che: «La soluzione prospettata dal citato comma 106, pienamente coerente con il principio enunciato nel citato articolo 3, comma 90, della stessa legge, è senz'altro quella da privilegiare da parte delle amministrazioni, in quanto contempera la volontà del Governo di valorizzare l'esperienza professionale maturata con rapporti di lavoro alle dipendenze della P.A. con i princìpi costituzionali in materia di reclutamento». La medesima circolare precisa che «(...) e per le co.co.co., per valorizzare detta esperienza, il riconoscimento del servizio prestato in termini di punteggio in sede di valutazione di titoli»;
   la circolare di cui sopra evidenzia, a parere dell'interrogante, la volontà del legislatore di porre rimedio all'uso improprio del lavoro flessibile nella pubblica amministrazione, ovvero alle collaborazioni coordinate e continuative, prevedendo per i lavoratori interessati una forma di valorizzazione dell'esperienza professionale acquisita e cioè la possibilità di riconoscere, nei bandi concorsuali, una valutazione per titoli, in termini di punteggio, del servizio prestato presso le pubbliche amministrazioni in virtù di contratti di collaborazione coordinata e continuativa;
   se alla luce di quanto illustrato in premessa non ritenga opportuno assumere iniziative volte a consentire la valutazione del servizio prestato da questi lavoratori nelle graduatorie del personale ATA di terza fascia. (5-08049)


   GOISIS e POLLEDRI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   il concorso a posti di dirigente scolastico è stato espletato e un certo numero di vincitori è già operativo in varie sedi, dal 1o settembre 2012;
   ciononostante numerosi posti sono rimasti vacanti nel presente anno scolastico 2012/13, con la conseguenza che non poche scuole sono prive di titolare e sono state affidate a reggenza;
   la normativa vigente prevede il trattenimento in servizio, per un ulteriore biennio, dei dirigenti scolastici che abbiano compiuto il 65 anno d'età, sulla base della discrezionalità del dirigente scolastico regionale;
   è interesse dell'amministrazione scolastica garantire continuità educativa, didattica e pienamente funzionale ai suoi Istituti, perseguendo criteri di efficienza, efficacia, economicità;
   la «reggenza» distrae il funzionario a cui è attribuita dall'operare col necessario impegno nella sua sede di titolarità e ancor più penalizza il secondo Istituto che si vede attribuito un dirigente per 2 soli giorni alla settimana, con tutte le incombenze, impegni e responsabilità, connessi alla funzione dirigenziale;
   la «reggenza» ha un costo quantificabile intorno agli 800 euro, mensili lordi, che potrebbero essere risparmiati e diversamente utilizzati, specie in questo periodo di difficoltà economiche del nostro Paese;
   la regione Lombardia ha accolto la disponibilità dei dirigenti scolastici, oltre i 66 anni d'età, a permanere in servizio fino al 67 anno, evitando reggenze, per quanto possibile;
   richiamando, ovvero riammettendo in servizio, un pensionato d'ufficio (dal 1o settembre 2012), disponibile alla prosecuzione del lavoro, anche per il corrente anno scolastico, non ci sarebbero spese aggiuntive in quanto lo stipendio è, addirittura, inferiore al corrispettivo della pensione, oltre al risparmio dell'indennità di reggenza –:
   quali iniziative intenda intraprendere per favorire in tutte le regioni la nomina o la conferma su posti di dirigente scolastico di funzionari disponibili a farsi carico del secondo anno del biennio, successivo al compimento del 65 anno d'età, su posti rimasti vacanti, dopo l'assegnazione delle sedi ai vincitori di concorso a dirigente scolastico, piuttosto che ricorrere all'attribuzione di «reggenze» a dirigenti scolastici, già impegnati, anche troppo, nelle loro sedi di titolarità. (5-08054)


   PALMIERI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   Trenitalia emette una Carta Verde del costo di 40 euro, che permette di avere lo sconto del 10 per cento su tutte le tratte per un anno;
   Trenitalia ha stipulato un accordo con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca che prevede che gli studenti, dietro presentazione della carta dello studente, usufruiscano uno sconto del 50 per cento e possano pagare la Carta Verde 20 euro anziché 40;
   le carte dello studente devono arrivare alle scuole a cui gli studenti sono iscritti direttamente dal Ministero, e questo avviene solitamente verso marzo-aprile;
   Trenitalia non accetta alcun documento provvisorio sostitutivo della carta dello studente, nemmeno un'autocertificazione attestante l'iscrizione dello studente all'istituto scolastico, il cui modulo può essere scaricato dal sito http://www.comuniweb.it, in quanto Trenitalia ha l'esigenza di caricare a terminale il numero della carta dello studente «lo Studio», erogata dal Ministero;
   risulta che le effettive liste degli studenti iscritti siano trasmesse al Ministero nel mese di settembre 2012;
   questa situazione priva di fatto gli studenti di usufruire di un diritto fino almeno al mese di marzo –:
   se non sia possibile modificare l'accordo tra Ministero e Trenitalia, consentendo allo studente di produrre un'autocertificazione o il libretto scolastico, che ogni scuola rilascia a settembre, per diritto allo sconto di cui sopra. (5-08058)


   GOISIS e FEDRIGA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   gli studenti dell'istituto comprensivo «Italo Svevo» di Trieste sono stati invitati dalla dirigente scolastica a partecipare ad una manifestazione di chiaro stampo politico, svoltasi recentemente al Porto Vecchio di Trieste;
   tale manifestazione è stata difatti sollecitata dal Partito democratico triestino che in una lettera indirizzata ai propri aderenti e simpatizzanti scrive: «Care democratiche, cari democratici, nelle recenti campagne elettorali che ci hanno visto riconquistare tutte le amministrazioni della nostra provincia il Partito Democratico ha chiesto (e ottenuto) il consenso dei cittadini proponendo soprattutto una prospettiva di cambiamento. Un cambiamento che passasse attraverso un effettivo rinnovamento della classe dirigente (che abbiamo realizzato nel Pd e in tante amministrazioni) ma soprattutto che riguardasse i tanti problemi decennali che bloccano il nostro territorio. (omissis) ... c’è una partita sulla quale, fin dalla campagna elettorale, abbiamo scommesso con Roberto Cosolini la possibilità di indicare a Trieste una speranza di futuro e di sviluppo: l'apertura ed il recupero del Porto Vecchio. Sappiamo che proprio lì ormai da decenni si annidano rendite di posizione e interessi di parte che impediscono ai triestini di riappropriarsi di un'area bellissima e strategica. È un luogo simbolo del futuro possibile e della capacità della buona politica di sconfiggere chi da troppo tempo (e sono personaggi ben identificabili del centrodestra locale) tiene sotto scacco il rilancio della città. Per questo è importante e fondamentale essere moltissimi alla mobilitazione promossa dal nostro Sindaco sabato prossimo 29 settembre (ritrovo alle 10.15 c/o riva Mandracchio di fronte a piazza Unità) per una marcia simbolica in Porto Vecchio, insieme a parlamentari, amministratori, personalità del nostro territorio, ma soprattutto migliaia di cittadini che vogliono ribadire il loro BASTA ad una situazione tanto più grottesca e paradossale se pensiamo che blocca la crescita economica di Trieste in un tempo di crisi mai vissuto prima. Vi aspetto numerosi e vi invito a girare questo invito a quanti più amici possibile !»;
   la predetta «propaganda politica» si suppone abbia attirato l'attenzione dell'istituto scolastico in parola, che ha provveduto ad annotare sui libretti personali degli studenti il seguente messaggio: «28 settembre, in occasione della marcia simbolica per il recupero del Porto Vecchio che si svolgerà sabato, “considerando il grande lavoro realizzato dal nostro Istituto in merito al tema nello scorso Anno Scolastico”, è nata la proposta di invitare alla libera partecipazione sia i genitori che gli alunni e gli insegnanti che lo desiderassero. Con gli interessati ci troveremo presso la fontana di piazza Unità alle ore 10.00 sabato 29 settembre per percorrere insieme l'itinerario previsto dall'iniziativa»;
   il contenuto del «messaggio, privo della firma del mittente», ha destato l'indignazione da parte di alcuni genitori che non avrebbero gradito né le modalità né le motivazioni di richiesta d'adesione alla suddetta marcia;
   le critiche rivolte al dirigente scolastico dell'istituto comprensivo in parola sottolineano come l'esigenza «di dare un seguito al sicuramente lodevole lavoro effettuato durante lo scorso anno» sull'importanza di Porto Vecchio, avrebbe dovuto trovare un'altra data, concordata con un congruo anticipo, in modo da perfezionare l'organizzazione e rendere eruditi e partecipi anche gli alunni delle classi prime, che pure sono stati invitati, ma che non hanno potuto prendere parte a tale lavoro;
   la scuola deve contribuire sin dalla scuola primaria alla formazione di una coscienza critica, allo sviluppo di capacità logico-argomentative, alla costruzione di un positivo senso di identità ed appartenenza, nonché di una coscienza civica indirizzata sui temi che riguardano le specificità del territorio e dell'ambiente in cui essi vivono, prescindendo da steccati ideologici;
   in assenza delle suddette prerogative, la partecipazione a «marce simboliche», spesso demagogiche e strumentali, rischia di plagiare il pensiero critico degli studenti –:
   alla luce di quanto espresso in premessa, quali iniziative intenda intraprendere per verificare, attraverso le competenti gerarchie periferiche, la correttezza delle modalità e motivazioni sottese al «messaggio» trasmesso dall'istituto scolastico comprensivo «Italo Svevo» di Trieste, direttamente agli studenti, ignorando l'autorevolezza genitoriale che rafforza la funzione di contenimento, aiutandoli a essere consapevoli dei rischi provenienti dall'esterno e delle conseguenze provenienti dall'esterno e dalle proprie azioni.
(5-08059)

Interrogazioni a risposta scritta:


   OCCHIUTO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   con la legge del 23 dicembre 2005 n. 266, Finanziaria 2006, si stabilisce che: «Il comma 2 dell'articolo 8 della legge 3 maggio 1999, n. 124, si interpreta nel senso che il personale degli enti locali trasferito nei ruoli del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario (ATA) statale è inquadrato, nelle qualifiche funzionali e nei profili professionali dei corrispondenti ruoli statali, sulla base del trattamento economico complessivo in godimento all'atto del trasferimento, con l'attribuzione della posizione stipendiale di importo pari o immediatamente inferiore al trattamento annuo in godimento al 31 dicembre 1999 costituito dallo stipendio, dalla retribuzione individuale di anzianità nonché da eventuali indennità, ove spettanti, previste dai contratti collettivi nazionali di lavoro del comparto degli enti locali, vigenti alla data dell'inquadramento. L'eventuale differenza tra l'importo della posizione stipendiale di inquadramento e il trattamento annuo in godimento al 31 dicembre 1999, come sopra indicato, viene corrisposta ad personam e considerata utile, previa temporizzazione, ai fini del conseguimento della successiva posizione stipendiale. E fatta salva l'esecuzione dei giudicati formatisi alla data di entrata in vigore della presente legge»;
   in tal modo vengono cancellati i diritti acquisiti in anni di vita lavorativa, viene ridotto lo stipendio, la pensione e la buonuscita di quei lavoratori che passati dagli enti locali al servizio dello Stato, più precisamente nella scuola, in base ad accordi sindacali, dovevano transitare con gli stessi anni di servizio acquisiti sino al 31 dicembre 1999;
   la legge n. 266 del 2005 è stata, inoltre, censurata dalla Comunità europea con due sentenze definitive per aver violato l'articolo 6, comma 1, dei diritti fondamentali dell'uomo e per aver violato la direttiva 77-187-CE –:
   quali iniziative ritenga opportuno assumere al fine di sanare una situazione di grave pregiudizio per tanti lavoratori.
(4-17935)


   FAVA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   il Tar Lombardia con sentenza del 13 dicembre 2011, ha riconosciuto come illegittima la reiterazione dei contratti a termine oltre i 36 mesi ai sensi della direttiva europea 1999/70/CE, per i docenti precari della provincia di Mantova che avevano adito le vie legali ai fini della relativa stabilizzazione;
   la predetta sentenza non ha disposto la stabilizzazione dei predetti precari, con la motivazione che la direttiva europea non è stata ancora ratificata in Italia, bensì il diritto al risarcimento del danno da parte del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, calcolato in due mensilità e mezzo dell'ultima retribuzione globale lorda per il primo contratto di lavoro, oltre ad una mensilità per i contratti su organico di fatto (oppure a mezza mensilità per i contratti su organico di diritto) per i successivi anni di servizio (nei limiti del termine di prescrizione quinquennale);
   l'ufficio scolastico di Mantova, ritenendo che la stipula di un nuovo contratto di supplenza per l'anno scolastico 2012/13 potesse instaurare un nuovo contenzioso, ha escluso in prima istanza i docenti interessati dalle convocazioni, procedendo «d'ufficio» all'annullamento delle procedure per l'individuazione dei precari aventi diritto alle supplenze annuali;
   in seguito alle proteste, l'ufficio scolastico in parola avrebbe proposto ai ricorrenti di conciliare, così come previsto dall'articolo 135 del contratto, rinunciando agli effetti della sentenza per una nuova nomina con contratto a termine;
   i docenti precari di Mantova interessati avrebbero sottoscritto la suddetta conciliazione, rischiando tuttavia il «blocco delle nomine e la partenza a singhiozzo delle lezioni negli istituti scolastici coinvolti», a causa dell'assenza del responsabile dell'ufficio ruolo delle scuole secondarie di primo e secondo grado dell'ambito territoriale scolastico di Mantova, la quale avrebbe chiesto e ottenuto un mese di aspettativa;
   l'assenza della funzionaria potrebbe essere dovuta ai forti contrasti scaturiti nelle fasi concitate delle nomine dei supplenti e per divergenze interpretative sulla vicenda del ricorso dei precari che hanno ottenuto una sentenza favorevole da parte del giudice del lavoro, ignorata rispettivamente dall'ufficio scolastico regionale e provinciale;
   il provvedimento adottato dal dirigente scolastico di Mantova risulta secondo l'interrogante illegittimo, soprattutto alla luce del provvedimento d'urgenza emesso dal giudice del lavoro, che reintegra i docenti nelle rispettive graduatorie;
   l'auspicio è che il Ministro interrogato preveda un'immediata azione normativa per un nuovo piano straordinario di assunzioni nel comparto scuola, nonché l'attivazione delle procedura per la ratifica immediata della direttiva comunitaria 1999/70/CE;
   le conseguenze causate dalla assenza del citato funzionario non possono passare inosservate –:
   se non ritenga opportuno attivarsi presso le gerarchie periferiche competenti per verificare i motivi del contendere che avrebbe addirittura portato l'ufficio scolastico provinciale di Mantova alla paralisi, con grave pregiudizio dei docenti in attesa della nomina annuale e degli studenti, privati dal diritto allo studio. (4-17943)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro della difesa, per sapere – premesso che:
   da qualche mese vari quotidiani, a più riprese, si occupano delle vicende relative alla nascita di un coordinamento nazionale dei lavoratori italiani delle basi USA (LIBU);
   il coordinamento LIBU che raccoglie i lavoratori delle basi militari statunitensi di Sigonella, Napoli, Livorno, Vicenza ed Aviano, è portatore di alcune rivendicazioni dei lavoratori non adeguatamente rappresentate dalle organizzazioni sindacali;
   alla base di tale malcontento vi è innanzitutto la surreale situazione per cui soltanto due sigle sindacali (la CISL e la UIL) sarebbero autorizzate a trattare con il datore di lavoro all'interno delle basi USA;
   ad aggravare lo scollamento fra i lavoratori e le organizzazioni sindacali, il fatto che la rappresentanza sindacale è organizzata secondo la rappresentanza sindacale aziendale (RSA) e non come avviene in gran parte dei luoghi di lavoro secondo i principi della rappresentanza sindacale unitaria (RSU);
   fra le iniziative portate avanti dalla LIBU la richiesta al datore di lavoro ed alle organizzazioni sindacali di cancellare la proposta di modifica del contratto collettivo nazionale (COE) che prevede il pagamento della quota mensile al sindacato, sia per gli iscritti che per i non iscritti;
   i lavoratori civili presso le basi USA hanno uno specifico contratto collettivo nazionale che li distingue da ogni altra categoria di lavoratori nel territorio italiano, ivi compresi i lavoratori civili che lavorano per le forze militari italiane –:
   se non ritenga di avviare opportune iniziative, nell'ambito delle sue competenze, al fine di tutelare i lavoratori civili presso le basi USA con l'introduzione della rappresentanza sindacale unitaria;
   se non ritenga di assumere iniziative affinché possa essere avviata una trattativa con le autorità militari USA, al fine di giungere ad un unico contratto, che raggruppi in un'unica categoria, lavoratori accomunati da medesime problematiche lavorative.
(2-01685) «Berretta».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SCHIRRU, MELIS, CALVISI, FADDA, PES e MARROCU. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   con l'interrogazione (4-14649) presentata nel gennaio 2012, a firma della sottoscritta e degli onorevoli Damiano e Bellanova, ad oggi in attesa di risposta, si portava già all'attenzione dei Ministri interrogati la vertenza che interessa tuttora la costruzione del nuovo istituto di pena presso il comune di Uta, in provincia di Cagliari, definita nelle parole dello stesso Ministro della giustizia, Paola Severino, «indispensabile per risolvere il problema del sovraffollamento nel carcere cagliaritano di Buoncammino»;
   ad aggiudicarsi la gara d'appalto è stata la società grandi opere pubbliche spa. I lavori sono iniziati a novembre del 2006, il Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) aveva fissato i tempi di chiusura dei lavori al marzo 2011, con un primo slittamento previsto di sei mesi e un seconda proroga al dicembre 2012;
   i cantieri, come è noto, sono tuttora aperti: il nuovo carcere di Uta avrebbe dovuto consentire la chiusura in tempi brevi del carcere di Buoncammino che invece rischia di slittare al 2013;
   dal mese di gennaio 2012 la provincia, per le proprie competenze, ha attivato un tavolo di mediazione per le problematiche emerse nella gestione, dell'appalto e riguardanti i circa 50 lavoratori dipendenti dell'azienda opere pubbliche, nonché sulle gravi difficoltà economiche nella costruzione del carcere;
   i circa 50 lavoratori impegnati nel cantiere sono stati costretti ancora una volta alla mobilitazione e, in occupazione nel carcere, hanno protestato contro i forti e ulteriori ritardi da parte della società opere pubbliche nella corresponsione degli stipendi;
   grazie all'intervento della provincia, dei rappresentanti sindacali, del prefetto di Cagliari si è giunti in data 5 settembre 2012 ad una prima soluzione che impegna la società mandante «Ciotola srl» al pagamento degli stipendi finora arretrati e al versamento entro il 20 settembre 2012 degli importi dovuti alla cassa edile. I lavoratori hanno dunque cessato l'occupazione;
   nonostante la suddetta via risolutrice si tratta di una vertenza difficile e complessa e la situazione generale permane delicata: mancano i materiali da costruzione, molte delle attrezzature e dei mezzi del cantiere sono inutilizzabili o assenti perché pignorati dall'ufficiale giudiziario a tutela dei fornitori e creditori;
   come aggravante, con il protrarsi dei lavori e se non s'interviene con urgenza, anche le parti dell'istituto completate o in procinto di esserlo (lavanderia, sale ricreative, infissi...) avranno da subito bisogno di significativi interventi di manutenzione, con quel che è facilmente immaginabile possa derivarne, in termini di costi e di tempistiche;
   come sottolineato anche dal prefetto di Cagliari Giovanni Balsamo, l'obiettivo deve essere il completamento del penitenziario di Uta quale importante e strategica opera pubblica per l'intero territorio, i cui lavori sono stati finanziati attraverso stanziamenti regolarmente erogati dal Ministero alla ditta appaltatrice;
   finora i lavoratori, nonostante i ritardi nei pagamenti e con indicibile senso di responsabilità, abbiano comunque consentito di portare avanti l'opera, anticipando finanche le spese di trasporto, pur di garantire le prestazioni e consentire il prosieguo dei lavori in cantiere;
   va evitato il sopraggiungere di nuove difficoltà, come il blocco totale dei lavori con le disoccupazioni conseguenti, e/o la concessione degli ennesimi ammortizzatori sociali, tutte emergenze che la regione Sardegna e i nostri lavoratori non sono più in grado di sopportare –:
   se il Governo sia a conoscenza dei fatti riportati sullo stato dei lavori presso il nuovo carcere e della condizione in cui versano i 50 lavoratori dell'appalto e le loro famiglie;
   se non si ritenga urgente e utile la convocazione di un tavolo nazionale con la ditta appaltatrice e le istituzioni competenti (Ministeri e regione) affinché si pervenga ad una rapida soluzione di tale vertenza, sbloccando definitivamente i pagamenti ma, soprattutto, consentendo all'impresa in difficoltà di poter chiudere i lavori e concludere l'opera in sicurezza e senza ulteriori aggravi di spesa. (5-08043)


   NICOLA MOLTENI, CROSIO e FEDRIGA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   negli ultimi giorni molti lavoratori frontalieri italiani si sono visti rifiutare il pagamento dell'indennità di disoccupazione che fino ad oggi avevano sempre regolarmente ricevuto in base alle disposizioni della legge 5 giugno 1997, n. 147;
   il blocco sarebbe motivato dall'entrata in vigore di un Regolamento europeo che modificherebbe le norme vigenti, ma del quale la sezione del Lavoro del Canton Ticino non è a conoscenza;
   la normativa in vigore prevede che il lavoratore riceva per un anno il 50 per cento del salario dall'INPS, che riceve dall'autorità svizzera competente, la Segreteria di Stato per l'economia, il rimborso dei primi tre mesi;
   la mancata erogazione dell'indennità causa, ovviamente, grave disagio a moltissimi lavoratori già colpiti duramente dalla perdita del posto di lavoro, in una fase economica dove è ancora più difficile il reinserimento lavorativo, sia in Italia, sia nella vicina Svizzera;
   alcuni organi di stampa riportano la notizia che un'organizzazione sindacale svizzera ha scritto all'ambasciata italiana a Berna per sollecitare la ripresa dell'erogazione, sostenendo che la decisione di bloccare i pagamenti delle indennità è stata presa dall'INPS di Como; sembra comunque che la direzione INPS Lombardia abbia sollecitato tutte le sedi territoriale a riprendere l'erogazione dell'indennità e ad effettuare i conguagli ai lavoratori ingiustamente penalizzati –:
   quali siano i motivi che hanno portato al blocco dell'erogazione dell'indennità di disoccupazione ai lavoratori italiani frontalieri che hanno perso il lavoro, quanti lavoratori siano stati ingiustamente penalizzati e quando verrà ripresa l'erogazione di tale indennità con i conguagli relativi. (5-08044)


   RONDINI, FEDRIGA e MUNERATO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   nel mese di luglio scorso l'Istituto per l'assicurazione contro gli infortuni e le malattie professionali (INAIL) ha bandito ”una gara a procedura aperta in due lotti, per l'affidamento di servizi di sviluppo software, gestione dei siti web (lotto 1) e di publishing redazionale (lotto 2) dell'Inai;
   l'importo globale massimo non superabile, pena l'esclusione dalla gara, è di 20.113.000,00 euro per il lotto 1, che avrà una durata di quarantotto mesi dalla data di inizio attività, di cui gli ultimi 12 mesi ai soli fini della manutenzione correttiva in garanzia, mentre l'importo globale massimo non superabile, pena l'esclusione dalla gara, per il lotto 2 è di 4.666.200,00 euro, per una durata di trentasei mesi;
   a darne notizia è stato lo stesso Istituto con comunicato stampa del 2 agosto 2012, ove si legge che «l'iniziativa, che ha una durata di tre anni, produrrà un risparmio stimato di circa 4 milioni di euro, grazie all'introduzione di meccanismi innovativi per la gestione della fornitura»;
   in altri termini l'istituto spende oggi 25 milioni di euro per rifare il sito, per guadagnarne poi – in termini di riduzione dei costi – 4 milioni ogni anno, vale a dire che dovranno trascorrere 6 anni prima che l'Istituto inizi a risparmiare;
   ancor più discutibile è il cosiddetto «lotto 2», che vuol significare che l'istituto spenderà quasi 5 milioni di euro per pagare un soggetto esterno che inserisca i contenuti sul sito;
   tutto ciò appare agli interroganti in palese contraddizione con la politica di «spending review» e gli obiettivi di risparmio proclamati dall'attuale Governo;
   è vergognoso, a parere dell'interrogante, che l'Istituto risarcisca la morte di giovani operai deceduti sul lavoro con soli 1.900 euro (ricordo il caso di Nicola Cavicchi, operaio di San Martino, in provincia di Ferrara, morto sotto le macerie della ceramica Sant'Agostino, in seguito al terremoto in Emilia o il caso di Matteo Armellini, l'operaio 31enne morto schiacciato dal crollo del palco per il concerto della cantante Laura Pausini) e poi sprechi risorse pubbliche e denaro dei contribuenti per indire gare di appalto al probabile scopo di favorire qualche cooperativa amica;
   la notizia riportata recentemente dagli organi di stampa ed emittenti televisive secondo cui l'Istituto per l'assicurazione contro gli infortuni e le malattie professionali (INAIL) ha liquidato la morte di un giovane uomo di 35 anni con un importo pari a 1.900 euro sta indignando l'Italia –:
   se l'operato dell'Inail sia in contrasto con la filosofia del rigore e dei tagli agli sprechi asseriti dal Governo e, di conseguenza, quali iniziative di propria competenza intenda adottare tempestivamente in merito;
   se non concordi sull'opportunità di utilizzare i 25 milioni di cui in premessa per la riduzione dei premi Inail, nell'ottica di un abbattimento del costo del lavoro divenuto oramai insostenibile per la categoria datoriale. (5-08055)

Interrogazione a risposta scritta:


   DE POLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   l'attuale situazione economica-finanziaria sta colpendo diversi settori in particolare nella regione Veneto versa in estrema crisi il bacino termale euganeo. I cinque comuni che lo costituiscono: Abano, Montegrotto, Galzignano, Battaglia e Teolo da tempo stanno lanciando un allarme serio occupazionale; sono a rischio 5.000 posti di lavoro: massofisioterapisti, medici, portieri, camerieri, cuochi, addetti ai giardini e alle pulizie. E poi c’è l'indotto fatto di idraulici, elettricisti, commercianti e ristoratori e altri;
    i numeri la dicono tutta su cosa gira attorno al turismo termale: gli alberghi sono 119, le camere oltre 11 mila e i posti letto superano i 18 mila. Le strutture termali stanno cominciando a tagliare in primis sul costo del personale, rafforzando ad esempio la flessibilità (ben quindici strutture hanno avviato la trasformazione di 429 dipendenti fissi in stagionali). Continuando in questa direzione c’è il rischio di aprire un tavolo di crisi che supera di gran lunga le attuali situazioni come Alcoa, ma anche la stessa Fiat per non andare oltre;
   la situazione è veramente drammatica; la crisi è causata soprattutto dall'agguerrita concorrenza slovena e austriaca e dal venir meno della copertura del costo delle cure termali da parte dei maggiori sistemi sanitari europei;
   alcuni albergatori/imprenditori hanno vinto la sfida della crisi rivoluzionando i reparti cure e votandosi al wellness puntando a nuovi mercati, ma è una goccia d'acqua nel mare della crisi di questo settore che ha una bellissima storia culturale, sociale, territoriale che va dalla Seconda guerra mondiale fino agli anni Novanta;
   per un efficace rilancio della zona termale dei Colli Euganei è necessario agire subito facendo convergere tutte le forze su un unico programma che in pochi punti sciolga una serie di nodi: dal piano di utilizzo della risorsa termale (che datato 1975 va modificato), all'urbanistica, alle infrastrutture, al coordinamento dei comuni termali, a una nuova legge sul turismo che permetta di utilizzare tutte le risorse necessarie –:
   in che modo i Ministri competenti intendano intervenire per garantire risorse straordinarie e supplementari e ammortizzatori nonché azioni mirate per sostenere il settore termale. (4-17926)

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CENNI e FIORIO. — Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   da uno studio effettuato recentemente dal consorzio del Vino Chianti, che trova riscontro in alcune stime predisposte anche dalla regione Toscana, la realizzazione di un ettaro di vitigni di nuovo impianto costa almeno 40 mila euro;
   si tratta di costi propedeutici a cui vanno aggiunte le spese necessarie che l'imprenditore agricolo deve poi sostenere per portare il terreno in regime di produttività. Infatti solitamente solo dal quarto anno si può procedere alla raccolta delle uve del nuovo impianto ed iniziare quindi ad ammortizzare l'investimento;
   è quindi stimabile, con una certa attendibilità, che prima di iniziare ad ottenere un introito finanziario dall'investimento realizzato, un imprenditore debba investire complessivamente almeno 50 mila euro ad ettaro;
   la riforma dell'organizzazione comune del mercato vitivinicolo (ocm Vino), ai sensi del regolamento (CE) del Consiglio n. 491/2009 relativo al regolamento unico delle organizzazioni comuni di mercato e del regolamento attuativo della Commissione (CE) n. 555/2008, prevede misure di sostegno economico per i produttori ed in particolare per la riconversione e ristrutturazione dei vigneti;
   con il decreto ministeriale n. 6822 del 13 ottobre 2011 «Modifica al decreto ministeriale 8 agosto 2008, n. 2553, per quanto riguarda l'applicazione della misura della riconversione e ristrutturazione dei vigneti» (all'articolo 1 comma 1), a decorrere dalla campagna 2011/2012, l'importo medio del sostegno ammissibile per ettaro viene fissato a 12.350 euro ad ettaro (13.500 euro nelle «Regioni di convergenza»);
   appare evidente la necessità, per quanto riguarda la misura della riconversione e ristrutturazione dei vigneti, di rideterminare i livelli massimi di aiuto forfettario per ettaro adeguandoli in base a criteri oggettivi, quali l'aumento del costo del lavoro e degli altri fattori (citati precedentemente) che concorrono alla realizzazione dell'investimento;
   in molte zone d'Italia i viticoltori stanno portando avanti processi di rinnovamento dei vigneti con l'obiettivo di elevare la qualità delle produzioni agricole ed offrire ai consumatori una maggiore garanzia sui prodotti;
   alla luce della grave crisi economica ed occupazionale in atto sono auspicabili politiche di sostegno, anche nel settore agricolo, per accompagnare quelle aziende che hanno deciso di investire in progetti di innovazione che hanno l'obiettivo di ammodernare e riqualificare l'intero processo produttivo, migliorarne la qualità, ed elevarne redditività e competitività nei mercati internazionali;
   tali incentivi sono maggiormente necessari nelle aree marginali montane e collinari che, per la conformazione morfologica del terreno e la logistica territoriale, hanno bisogno di un maggiore e differenziato utilizzo di risorse umane e strumenti meccanizzati rispetto alle colture situate in zone pianeggianti;
   tali territori collinari e montani sono già stati individuati dalla legislazione nazionale con l'articolo 15 della legge n. 984 del 1977 («coordinamento degli interventi pubblici nei settori della zootecnia, della produzione ortoflorofrutticola, della forestazione, dell'irrigazione, delle grandi colture mediterranee, della vitivinicoltura e della utilizzazione e valorizzazione dei terreni collinari e montani»);
   nel 2013 il Parlamento europeo e il Consiglio (come previsto dall'articolo 184, del regolamento (CE) n. 1234/2007) discuteranno una relazione anche sulle disposizioni presenti nell'ocm Vino –:
   se non ritenga necessario, per le motivazioni esposte in premessa, compatibilmente con le risorse economiche disponibili e con gli indirizzi comunitari, elevare gli attuali livelli massimi di aiuto forfettario per la riconversione e ristrutturazione dei vigneti (disposti dal decreto ministeriale n. 6822 del 13 ottobre 2011), prevedendo al tempo stesso un finanziamento maggiore, rispetto alle aree pianeggianti, per i territori collinari o montani delimitati dall'articolo 15 della legge n. 984 del 1977;
   se non ritenga utile, nel processo di discussione ed aggiornamento dell'ocm Vino che si terrà in sede comunitaria nel 2013, di farsi portavoce, di concerto con la Presidenza del Consiglio dei ministri e con gli altri dicasteri competenti, di una rimodulazione complessiva dei contributi previsti dall'Unione europea per la riconversione e ristrutturazione dei vigneti, adeguandoli in base ai complessivi e diversificati criteri oggettivi che concorrono alla realizzazione dell'investimento. (5-08045)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E SEMPLIFICAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PALMIERI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   la legge 9 gennaio 2004 n. 4, meglio conosciuta come legge «Stanca» sancisce una serie di obblighi per le pubbliche amministrazioni con responsabilità contrattuali (articolo 4, comma 2) e responsabilità dirigenziali (articolo 9);
   per garantire l'aggiornamento dei requisiti tecnici per lo sviluppo e la valutazione dei servizi web la norma (articolo 11) prevede lo strumento del decreto, per produrre il quale è necessario basarsi su norme e specifiche internazionali;
   per tale motivo, il giorno 8 luglio 2005 è stata emanata una prima versione dei requisiti per i siti web della pubblica amministrazione, basandosi sulle all'epoca vigenti specifiche internazionali emanate dal consorzio mondiale del Web (W3C), risalenti al 1999. L'evoluzione tecnologia ha portato il consorzio W3C ad un aggiornamento di tali specifiche rilasciato nel dicembre del 2008, conosciuto come WCAG 2.0. Tali specifiche sono state indicate anche dall'Unione Europea come un riferimento per gli stati membri, in attesa di una futura legge europea che le recepisca;
   dal mese di giugno del 2010 è disponibile un elaborato sviluppato da un gruppo di lavoro con partecipazione di rappresentanza pubblica (Presidenza del Consiglio dei ministri, Formez, enti locali, eccetera) che del mondo associativo (associazioni di produttori di hardware e software, di sviluppatori esperti in materia di accessibilità nonché le federazioni dei disabili) contenente l'aggiornamento dei requisiti per i siti web della pubblica amministrazione recependo le nuove specifiche tecniche WCAG 2.0;
   alla data odierna il decreto di aggiornamento non è ancora stato emanato causando di fatto l'impossibilità di utilizzare le attuali forme di comunicazione via web in modo accessibile, obbligando le pubbliche amministrazioni — per rispettare la normativa — all'uso di tecnologie oramai obsolete. Ciò come si può comprendere causa un distacco tra il mondo «reale» e il mondo delle pubbliche amministrazioni, rendendo vane le iniziative di digitalizzazione della pubblica amministrazione;
   ulteriore rammarico è dovuto al fatto che sono state di fatto dismesse tutte le realtà che operavano un monitoraggio del rispetto della normativa: CNIPA, a cui la legge affidava il monitoraggio diretto anche tramite l'utilizzo di società di valutazione dell'accessibilità e l'iniziativa accessibile.gov.it (dipartimento per la digitalizzazione e l'innovazione) previsto dalla direttiva «Brunetta» 8/2009 per l'incremento della qualità dei siti web della pubblica amministrazione e sospesa per conclusione della convenzione con Formez dal 1° gennaio 2012 –:
   se sia intenzione del Governo, e in che tempi, procedere con l'emanazione del decreto ministeriale di aggiornamento dei requisiti di accessibilità per i siti web delle pubbliche amministrazioni;
   se tra le competenze della nascente Agenzia per l'Italia digitale vi siano quelle all'epoca previste dall'articolo 7 della legge n. 4 2004 per il CNIPA;
   se il portale accessibile.gov.it sarà riattivato e in che tempi. (5-08053)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MANCUSO, GIRO, BARANI, CICCIOLI, GIRLANDA, DE LUCA e CROLLA. — Al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   il 21 settembre 2012 una giraffa è morta dopo essere fuggita dai capannoni del Circo Rinaldo Orfei, di Aldo Martini, stanziati a Imola e aver galoppato per ore in città;
   la giraffa, per essere fermata, è stata sedata con una siringa sparata al collo;
   non è stato accertato se il sedativo sia stato sparato da un medico veterinario, anche se è stata accertata la presenza di un medico veterinario ASL;
   non vi era presente un medico veterinario specializzato in animali esotici;
   dopo qualche ora dalla riconsegna al personale del circo, l'animale è morto per collasso cardiocircolatorio;
   il cadavere è stato cremato a sole due ore dall'autopsia effettuata dagli esperti dell'IZS della Lombardia e dell'Emilia Romagna, senza permettere al veterinario del circo o ad altri periti tecnici di assistervi;
   non è certo che il cadavere sia stato correttamente smaltito;
   secondo i veterinari della SIVAE (Società italiana veterinari per animali esotici) l'anestesia era assolutamente da evitare, in quanto le condizioni di stress potrebbero aver agevolato il collasso;
   secondo la SIVAE, anche la fase di risveglio dell'animale è molto delicata e va attentamente monitorata per evitare la compressione degli organi vitali;
   secondo la SIVAE la giraffa poteva essere contenuta nell'area parcheggio, andando anche a diminuire lo stress dato dell'animale dato dalla paura;
   i proprietari del circo hanno denunciato il taglio della corda che chiudeva il recinto in cui era rinchiusa la giraffa;
   resterebbe comunque da capire come avrebbe fatto una persona estranea al circo ad arrivare al recinto;
   il 24 settembre il sindaco di Imola, Daniele Manca, per motivi di sicurezza e ordine pubblico, ha firmato un provvedimento indirizzato al Circo Orfei, emettendo un'ordinanza contingibile e urgente, che obbliga il circo ad allontanarsi dal territorio comunale;
   il circo era insediato sul territorio di Imola con regolare permesso dell'amministrazione comunale;
   un centinaio di persone lavorano nel Circo Martini e rischia di perdere il lavoro –:
   se il Governo intenda acquisire elementi sulle diverse dinamiche della vicenda;
   se il Governo intenda acquisire elementi presso l'ordine professionale per un eventuale abuso di professione, che si configurerebbe nel caso in cui a sedare la giraffa non fosse stato un medico veterinario;
   se il Governo intenda assumere un'iniziativa normativa urgente con cui vietare l'utilizzo di qualsiasi animale nei circhi e nei loro spettacoli. (5-08060)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:


   MURGIA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la Costituzione sancisce l'autonomia delle università italiane;
   l'appalto di servizi da parte di pubbliche amministrazioni è regolato da precise normative;
   i lavoratori delle società appaltatrici devono poter godere di tutti i diritti previsti dalle leggi poste a tutela della salute e della dignità del lavoratore;
   l'articolo 36 della Costituzione impone al datore di lavoro di erogare al lavoratore una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa;
   l'università degli studi di Cagliari bandiva una gara d'appalto per l'assegnazione dei servizi di portierato dopo regolare decisione da parte degli organi competenti;
   la procedura ad evidenza pubblica si è conclusa con l'assegnazione dei servizi de quo a due cooperative aventi sede legale in Puglia, soggetti riusciti a proporre all'amministrazione un ribasso di proporzioni non trascurabili;
   i due soggetti vincitori hanno proceduto, nelle ultime settimane, all'assunzione del personale cessato dalle società che precedentemente gestivano i servizi coinvolti;
   tra i lavoratori si registra notevole preoccupazione a causa di una netta diminuzione del monte ore settimanali. Sentimento favorito, inoltre, da alcune procedure messe in atto dai nuovi datori di lavoro;
   in particolare, qualcuno ha lamentato di essere stato indotto a divenire socio-lavoratore delle cooperative senza aver mai preso visione degli statuti delle stesse e senza essere stato informato riguardo le conseguenze di questo cambiamento di status (su tutte l'applicazione solo parziale dello statuto dei lavoratori del 1970);
   i sindacati lamentano inoltre la non applicazione del Ccnl del comparto, documento sostituito da altro contratto sottoscritto tra le aziende ed un organismo di categoria della cooperazione;
   il nuovo articolato ridurrebbe drasticamente la retribuzione al personale, portandola a circa 4,50 euro all'ora (come denunciato dalle sigle confederali al magnifico rettore, professor Giovanni Melis);
   diversi lavoratori coinvolti evidenziano di aver subito un demansionamento essendo stati inquadrati come operai e non – come avveniva in precedenza – nella categoria degli impiegati;
   sarebbe inoltre patente la disparità tra l'aggiudicazione definitiva ed un atto presupposto. La pratica approvata dal consiglio d'amministrazione dell'ateneo impone infatti di inserire a base d'asta una paga oraria derivata da un Ccnl del comparto servizi;
   l'interrogante giudica fondamentale il rispetto del principio di legalità, cardine attorno al quale dovrebbe ruotare l'attività di ogni singola pubblica amministrazione;
   ad avviso dell'interrogante non risultano tollerabili simili pratiche da parte di soggetti appaltanti, comportamenti che sembrano omettere – palesemente – di considerare la responsabilità in solido tra appaltatore e committente del servizio –:
   se il Ministro interrogato non ritenga opportuna un'immediata attività ispettiva in relazione alla corretta gestione della citata cooperativa. (3-02513)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BENAMATI, LOSACCO, PIERDOMENICO MARTINO, PICIERNO, BELLANOVA, MELIS, TOUADI, DUILIO, DE PASQUALE, SERVODIO, GHIZZONI, LULLI e VICO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   il Parlamento ha approvato la legge 23 luglio 2009, n. 99, «legge sviluppo», che aveva come obiettivi dichiarati quelli di definire misure strutturali per dare risposte alle esigenze del sistema produttivo e per dare inoltre avvio a riforme fondamentali per uno sviluppo economico sostenibile, per la modernizzazione del Paese e per il consolidamento degli interventi orientati al rilancio della crescita complessiva;
   l'articolo 37 della «legge sviluppo» istituisce l'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile – ENEA, assegnandole il compito istituzionale di promuovere la ricerca e l'innovazione tecnologica e di assicurare la prestazione di servizi avanzati al Paese nei settori dell'energia, con particolare riguardo all'efficienza energetica, alle fonti rinnovabili, alla sicurezza ed al nucleare di nuova generazione ed allo sviluppo economico sostenibile con nuove funzioni di Agenzia ad aggiungersi a quelle tipiche di ente di ricerca, rafforzando il mandato dell'ENEA a supporto del decisore pubblico per l'individuazione di politiche energetiche e ambientali e del sistema imprenditoriale e per l'identificazione e il sostegno dei processi di innovazione;
   l'Agenzia ENEA svolge, nei settori di sua competenza, anche il ruolo di promozione dell'industria nazionale anche sui mercati esteri: nell'ambito della cooperazione scientifica e tecnologica sono attualmente operativi numerosi accordi bilaterali, molti dei quali con Russia, USA, Francia e Paesi del bacino del Mediterraneo, con il fine di elaborare protocolli e programmi esecutivi nei quali prendono forma contenuti ed obiettivi scientifici, tecnologici e socio-economici collegati alla ricerca, ruoli e fini resi oggi decisivi dalla necessità improcrastinabile di dare pronto avvio alla ripresa economica attraverso politiche strutturali e di lungo periodo basate sulla ricerca e l'innovazione;
   nel programma di previsto riavvio della produzione di energia elettrica da fonte nucleare, introdotto dal Governo con la «legge sviluppo», il ruolo dell'ENEA, quale soggetto fondamentale nella ricostruzione di un tessuto nazionale di competenze tecnico-scientifiche, era di tutta evidenza ed in questo quadro l'ENEA ha anche intensificato la partecipazione ai più importanti programmi di ricerca internazionali, sostenendo la crescita di competenza e di capacità del settore industriale nazionale ed è oggi punta avanzata della ricerca nel settore del nucleare di IV generazione e del trattamento delle scorie;
   grazie alla sua capacità di integrare competenze di diversi settori della ricerca, l'ENEA è in grado di offrire servizi alle amministrazioni e alle istituzioni che operano nell'ambito della tutela e valorizzazione del patrimonio culturale, attraverso l'applicazione di tecnologie avanzate, la messa a disposizione di strutture di prova, l'effettuazione di studi e analisi necessari per la conservazione e gestione sostenibile e per gli aspetti di sicurezza, energetici ed ambientali;
   l'Agenzia ENEA possiede, in campo sismico, elevate competenze sia di sismologia che d'ingegneria sismica. In particolare, l'ENEA riveste un ruolo di primo piano, a livello sia nazionale che internazionale, nello sviluppo e nell'applicazione dell'isolamento sismico e delle altre moderne tecnologie antisismiche, nonché detiene sofisticate attrezzature come le «tavole vibranti» che permettono di effettuare prove dinamiche di strutture edilizie e di elementi architettonici per verifiche di resistenza alle sollecitazioni sismiche;
   con il decreto legislativo 30 maggio 2008, n. 115 di attuazione della direttiva 2006/32/CE concernente l'efficienza negli usi finali dell'energia e i servizi energetici, l'ENEA ha assunto inoltre le funzioni di Agenzia nazionale per l'efficienza energetica, nell'ambito del quadro comune adottato dall'Unione europea che stabilisce obiettivi indicativi di risparmio energetico per gli Stati membri;
   in seguito al risultato del referendum del 12-13 giugno 2011 il Paese ha la necessità di ridefinire una propria strategia nel settore e perseguire standard qualitativi di ricerca e sviluppo di livello europeo nella sicurezza nucleare e nelle tecnologie dei sistemi nucleari di Generazione IV, settore in cui l'ENEA dispone della maggior concentrazione di risorse e di capacità di integrazione delle medesime;
   è da tutti ravvisata – ed in particolare sottoposta ad attenzione speciale da parte del Ministero per lo sviluppo economico – la necessita di pervenire alla definizione di una strategia energetica nazionale, su alcuni punti della quale è già menzionato e previsto un diretto coinvolgimento ed impegno di ENEA;
   la prima fase di affidamento dell'Agenzia ENEA ad una struttura commissariale, composta da un commissario e due sub-commissari, con compiti di riorganizzazione e ridefinizione funzionale, da compiersi e perfezionarsi attraverso la presentazione di un decreto di riordino, ha dovuto essere prorogata in mancanza dell'atto stabilito per la sua conclusione e, ormai già da più di un anno – tempo in cui è stato fissato il termine massimo per la proroga – attende oggi un atto formale che vada ad indirizzarne termini ed obiettivi per la fase presente –:
   se quanto esposto in premessa risponda al vero e quali siano le intenzioni del Ministero in relazione alla ristrutturazione futura dell'Agenzia ENEA ed ad una sua focalizzazione tematica anche in relazione ad una più vasta riorganizzazione del comparto della ricerca. (5-08051)

Apposizione di firme a risoluzioni.

  La risoluzione in Commissione Palagiano e Donadi n. 7-00962, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 31 luglio 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Di Pietro.

  La risoluzione in Commissione Lanzarin e altri n. 7-00995, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 ottobre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bitonci.

Apposizione di firme ad una interpellanza.

  L'interpellanza urgente Sarubbi e altri n. 2-01680, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 ottobre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Pistelli, Lenzi.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Touadi e Melis n. 4-17645, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 settembre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Codurelli.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Alessandri e altri n. 5-08042, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 ottobre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bitonci.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
   interrogazione a risposta scritta Siragusa n. 4-15678 del 12 aprile 2012 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-08049;
   interrogazione a risposta scritta Braga e altri n. 4-17828 del 27 settembre 2012 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-08050.

ERRATA CORRIGE

  Interpellanza urgente Raisi e altri n. 2-01674 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 691 del 25 settembre 2012. Alla pagina 34697, prima colonna, dalla quarta alla sesta riga, deve leggersi: «I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:» e non «I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:», come stampato.

  Interpellanza urgente Sarubbi e altri n. 2-01680 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 695 del 2 ottobre 2012. Alla pagina 34891, seconda colonna, dalla riga ventiduesima alla riga ventiquattresima, deve leggersi: «I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze e il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:» e non «I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:», come stampato.

  Interpellanza urgente Polledri e altri n. 2-01684 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 695 del 2 ottobre 2012. Alla pagina 34893, seconda colonna, dalla prima alla terza riga deve leggersi: «I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:» e non «I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:», come stampato.