XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 27 settembre 2012

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,
   premesso che:
    la crisi che ha investito l'intero mondo occidentale negli ultimi anni si è generata come finanziaria ma ben presto si è rivelata economica e produttiva ed ha finito col colpire con particolare incisività le aree più depresse delle economie avanzate;
    una delle eredità storiche del nostro paese è la cosiddetta questione meridionale, un'eredità pesante, resa ancora più grave ed insostenibile dal processo di unificazione europea in corso oramai da diversi anni e che sotto la spinta della crisi globale sta vivendo in questi ultimi mesi un'evidente accelerazione;
    di fronte alla prospettiva europea si pone il rischio della creazione e cristallizzazione di aree depresse che ne rappresenterebbero un fardello fin troppo pesante da sostenere, la crisi greca dimostra come singole criticità di singoli Paesi ed aree dell'eurozona finiscono inevitabilmente per mettere in discussione l'intero progetto europeo. Il sud d'Italia può rappresentare una di queste aree critiche, bisogna dunque intervenire per evitare che la questione meridionale diventi una questione europea;
    la regione Sardegna ha risentito, in questi anni, in maniera evidente nel suo tessuto economico e sociale degli effetti della crisi evidenziando in particolare una notevole difficoltà occupazionale dovuta anche alla sua insularità che la rende meno concorrenziale rispetto alle altre regioni, anche per storiche irrisolte questioni quali la continuità territoriale;
    la crisi economica internazionale si è cioè sovrapposta forse accelerandola alla crisi già in atto del modello di sviluppo sul quale l'isola aveva puntato nell'ultimo mezzo secolo;
    si deve considerare che nel biennio 2008-2009 si è verificata nella regione una perdita di PIL pari a circa il 5 per cento che di fatto a provocato la regressione dell'economia dell'isola ai livelli di dieci anni prima, inoltre nel triennio 2007-2009 sono stati persi oltre 21.000 posti di lavoro mentre la disoccupazione giovanile è arrivata nel 2009 al livello record del 44,7 per cento, nel 2007 era attestata al 32,5 per cento;
    più in generale si deve tener conto del fatto che la Sardegna segna, in questi ultimi anni, una forte riduzione del PIL pro-capite e dei consumi;
    appare evidente che il vecchio modello produttivo, fondato principalmente sull'industria di base, mostra limiti e carenze per le quali si rende necessaria una nuova strategia di sviluppo con nuovi obiettivi da perseguire;
    la chiusura di diversi impianti produttivi ai quali si è aggiunta la recente drammatica vicenda dell'Alcoa, dell'Eurallumina, d'Ottana, di Vinyls e altre, l'aumento dei prezzi dei carburanti, le richieste di restituzioni dei contributi alle imprese agricole che erano stati originariamente concessi e successivamente sono stati configurati come aiuti di Stato, le crescenti difficoltà di accesso al credito in particolare per le piccole imprese che in Sardegna come in tutto il Paese rappresentano il motore principale del tessuto produttivo, hanno provocato un forte malessere e stanno mettendo a dura prova la tenuta del tessuto sociale del territorio;
    la Commissione europea il 19 ottobre 2011 ha adottato le sue proposte in merito alla revisione della rete Ten-T che definisce le scelte strategiche infrastrutturali per i nuovi corridoi trasportistici multimodali. Si è ravvisato in questo contesto una penalizzazione poco comprensibile proprio nei confronti della regione Sardegna a seguito del ridimensionamento delle autostrade del mare e dell'esclusione dei porti sardi dal cosiddetto core network. Tale situazione rischia di vanificare diversi investimenti già effettuati e molti altri già programmati nella regione;
    in questo contesto diventa fondamentale la garanzia di un rapporto collaborativo e solidale con il Governo nazionale che deve farsi carico di contribuire affinché si possa individuare un percorso di sviluppo e gli strumenti più adeguati per perseguirlo con successo;
    appare evidente quanto sia necessario individuare nuove opportunità di crescita. La Sardegna è una delle regioni italiane che da sempre ha mostrato una chiara predisposizione ai modelli della cosiddetta «green economy», può in questo campo diventare un modello nazionale;
    è altrettanto evidente che la Sardegna rappresenta un patrimonio enorme per l'intero Paese nel settore turistico, così come può rappresentarlo, primeggiando a livello europeo, per ciò che concerne la ricerca, l'innovazione e le nuove tecnologie. Importanti e strategici per l'economia dell'isola sono settori come quello delle tecnologie e delle telecomunicazioni, dei servizi nel terziario avanzato, della bio-medicina e delle tecnologie della salute. La Sardegna dunque rappresenta un'opportunità di sviluppo che il nostro Paese deve essere in grado di cogliere se vuole accettare la sfida europea fino in fondo. È fondamentale rispondere alla crisi individuando indirizzi strategici precisi da perseguire con convinzione e con i necessari investimenti finalizzati alla creazione di un nuovo modello di sviluppo legato ad una visione certamente nazionale, ma ancora nell'epoca della globalizzazione, ad una prospettiva di sviluppo internazionale dell'isola;
    i principi di coesione territoriale, sociale ed economica su cui si fonda il Trattato dell'Unione europea individuano, infatti, nella riduzione delle disparità regionali le condizioni per la crescita e lo sviluppo dell'Unione intera. Tale quadro, quindi, richiede un'attenzione specifica da parte del Governo, finalizzata alla riduzione delle disparità tra territori, promuovendo iniziative imprenditoriali pubbliche e private, completando l'infrastrutturazione primaria del territorio sardo e avviando più rapidamente quella secondaria;
    alla luce anche del quadro europeo, esistono alcuni investimenti necessari ed ineludibili per dare vita a questo nuovo modello che devono essere messi in campo con la collaborazione del governo nazionale soprattutto per una efficace attuazione delle politiche comunitarie. Tra questi appare utile focalizzarne alcuni prioritari, anche alla luce dello stesso piano per il sud con cui il governo nazionale ha fissato: «l'obiettivo infrastrutturale di realizzazione nel Sud un sistema ferroviario, stradale e portuale moderno capace di favorire l'unificazione nazionale del Paese ed accrescere le possibilità di sviluppo del mercato interno»:
     investimenti di completamento delle principali infrastrutture in particolare le reti veloci per le telecomunicazioni e i sistemi di viabilità interna ed esterna che siano finalizzati ad una finalmente reale e concreta continuità territoriale;
     interventi nel settore dell'educazione e della formazione perché la formazione è l'elemento ineludibile per l'affermazione di un nuovo modello di sviluppo;
     interventi ed investimenti nel settore della ricerca e dell'innovazione finalizzati alla creazione e radicamento sul territorio di una cultura imprenditoriale che sappia superare la piccola dimensione, creando nella regione una rete di medie imprese capaci di produrre indotto;
    la questione posta all'attenzione nazionale dall'annunciata chiusura dell'Alcoa impone una riflessione attenta e una gestione condivisa con il Governo nazionale delle principali vertenze industriali dell'isola nel quadro della complessiva politica industriale del Paese. La Sardegna ha infatti subito un pesante ridimensionamento nel settore dell'industria di base energivora, un settore che rappresenta non solo un'importante componente dell'economia regionale ma che un valore strategico nazionale capace di competere a livello internazionale;
    appare altresì evidente che il rinnovato rapporto di collaborazione con il governo nazionale, lo Stato italiano e l'intera Unione europea deve essere finalizzato anche al riconoscimento della condizione di insularità con la conseguente rimozione delle sperequazioni infrastrutturali affinché la regione Sardegna possa esercitare un'effettiva autonomia responsabile nel pieno rispetto del suo status di regione a statuto speciale;
    le politiche assistenziali che hanno contraddistinto per troppi anni la questione meridionale hanno evidentemente fallito e non possono essere rinnovate;
    la legge n. 296 del 2006 ha ridefinito il regime delle entrate assicurando alla regione Sardegna un maggiore livello delle stesse a far data dal 2010. In data 8 marzo 2011 la commissione paritetica ha approvato le norme di attuazione che disciplinano le modalità di calcolo del nuovo regime delle entrate. Nella seduta del 7 aprile del 2001 il Consiglio regionale della Sardegna ha espresso parere positivo sullo schema che è stato trasmesso alla presidenza del Consiglio dei ministri che in data 6 giungo 2011 lo ha trasmesso ai capi ufficio legislativo al fine della sua sottoposizione al Consiglio dei Ministri, previo esame del pre-consiglio. Il Ministero dell'economia e delle finanze in sede di pre-consiglio si è riservato ulteriori approfondimenti;
    esiste un collegamento evidente tra la questione e la gestione delle entrate e il patto di stabilità. Con la legge 296 del 2006 lo Stato riconosce alla Sardegna maggiori entrate, ma di fatto il patto di stabilità ne impedisce la gestione e la spesa. In tale situazione la regione ha richiesto un adeguamento del patto di stabilità ed in mancanza di tale atto da parte del Governo ha deciso di ricorrere alla Corte costituzionale,

impegna il Governo:

   ad adottare in tempi brevi le norme di attuazione che disciplinano le modalità di calcolo del nuovo regime delle entrate;
   ad intervenire riconoscendo alla regione Sardegna un adeguamento del patto di stabilità congruo e coerente con la possibilità reale di poter gestire e spendere le risorse derivanti dalle maggiori entrate riconosciute alla regione stessa;
   a riconoscere la regione Sardegna come area di crisi ai sensi dell'articolo 19-bis del decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973, ai fini della concessione della sospensione della riscossione tributaria per almeno 12 mesi in attuazione anche dell'articolo 51 dello Statuto di autonomia della regione Sardegna;
   ad intervenire a sostegno del settore dell'industria di base energivora presente in Sardegna preservandone le capacità produttive e i livelli di impiego;
   ad intervenire per rimuovere gli ostacoli che ritardano la possibilità di utilizzare pienamente le risorse comunitarie, dando piena attuazione al piano per il sud sboccando quindi le risorse FAS previste per il periodo 2007-2013;
   al fine di assicurare il rispetto delle norme sul federalismo fiscale, con particolare riferimento alla Sardegna per il riconoscimento della condizione di insularità, ad istituire uno specifico tavolo di confronto tra il Governo e ciascuna regione a statuto speciale;
   ad intervenire presso le competenti autorità europee affinché le autostrade del mare restino un impegno prioritario degli impegni europei e i porti della regione Sardegna ne rappresentino uno degli snodi principali entrando a fa parte del cosiddetto core network;
   alla luce della rilevante importanza nel tessuto socio-economico della regione che continua ad avere la produzione agricola, a sostenere non solo con eventuali e necessari investimenti di carattere economico, ma anche attraverso l'affermazione di politiche attive che tutelino e preservino a livello sia nazionale che internazionale l'enorme valore delle produzioni agricole locali, patrimonio anche storico e culturale dell'intera regione, nonché valore aggiunto della specificità italiana;
   in considerazione dell'elevata specificità della produzione lattiero-casearia e della grande rilevanza socioeconomica, nonché culturale, che la pastorizia riveste nella regione sarda, a valutare l'opportunità di focalizzare, in coordinamento con le istituzioni regionali preposte, un piano di interventi specifici a sostegno del settore della pastorizia.
(1-01153) «Cicu, Testoni, Porcu, Vella, Murgia, Cossiga, Crosetto, Rosso, Lorenzin, Costa, Tortoli, Lainati, Castellani, Armosino, Vignali, Scandroglio, Taddei, Bergamini, Cassinelli, Stradella».

Risoluzione in Commissione:


   La XIII Commissione,
   premesso che:
    il nostro Paese detiene la leadership europea dei prodotti iscritti nel registro delle denominazioni di origine protette e delle indicazioni geografiche protette, per un totale di 244 riconoscimenti, secondo i dati aggiornati ad agosto 2012;
    l'elevata qualità dei prodotti italiani rende il sistema agroalimentare italiano un'eccellenza mondiale con standard produttivi di livello superiore a qualsiasi altro Paese e per questo, purtroppo, le produzioni italiane risultano, in assoluto, le più contraffatte ed imitate attraverso il potere evocativo del cosiddetto «italian sounding»;
    l'agropirateria è uno degli aspetti maggiormente lesivi della competitività dei prodotti italiani di qualità, posto che circa tre di essi, su quattro venduti come tipici delle nostre zone, sono ottenuti da materia prima straniera e l'uso ingannevole di nomi, denominazioni, immagini e loghi, allo scopo di falsificare l'identità merceologica degli alimenti, è ormai una emergenza in continuo aumento;
    la tutela del «made in italy» è condizione indispensabile alla difesa dei prodotti italiani e alla conservazione e valorizzazione delle sapienti tecniche di produzione legate alle specificità delle aree geografiche di provenienza e alle loro risorse naturali, culturali e sociali;
    al fine di contrastare il dilagare di pratiche commerciali sleali nella presentazione degli alimenti è indispensabile fornire ai consumatori un'informazione quanto più possibile corretta e trasparente, in particolare per quanto concerne la reale origine geografica degli ingredienti utilizzati;
    la legge 3 febbraio 2011, n. 4, recante «disposizioni in materia di etichettatura e di qualità dei prodotti alimentari» dispone, tra l'altro, l'obbligo di riportare in etichetta l'indicazione del luogo di origine o di provenienza dei prodotti alimentari commercializzati, trasformati, parzialmente trasformati o non trasformati, con la previsione di adeguate sanzioni in caso di violazione degli obblighi prescritti;
    la suddette disposizioni, approvate a larga maggioranza da questo Parlamento, rimandano l'attuazione degli obblighi previsti a successivi decreti interministeriali, la cui predisposizione, ad oggi, non risulta ancora ultimata;
    sebbene l'etichettatura sia materia regolata dall'Unione europea e, pertanto, la conformità della normativa nazionale a quella europea è condizione essenziale alla attuazione della norma, è altresì indispensabile che i Ministeri competenti provvedano all'immediata predisposizione dei decreti applicativi, senza i quali la non compatibilità ai regolamenti Unione europea della legge n. 4 del 2011, spesso evocata a giustificare la sua mancata attuazione, appare totalmente priva di fondamento;
    è altresì indispensabile una decisa presa di posizione delle istituzioni nei confronti dell'Esecutivo comunitario, al fine di scongiurare qualsiasi possibilità che i noti «poteri forti», riconducibili per lo più agli interessi delle lobby della grande distribuzione nord-europea, possano contrastare una normativa che certamente non li favorisce;
    anche a seguito della recente cancellazione da parte del Pe della etichettatura facoltativa delle carni bovine, è sempre più evidente infatti come l'Europa sia a favore dell'industria dell'anonimato e disposta a promuovere una sorta di omologazione del settore agroalimentare, nella misura in cui le informazioni contenute nelle etichette «parlanti» di un prodotto di qualità discriminano indirettamente tutti gli altri che non vantano eguali caratteristiche di pregio ed unicità;
    posto che il 97 per cento cittadini italiani considera necessaria l'indicazione del luogo d'origine della componente agricola contenuta negli alimenti, le regole imposte dall'appartenenza all'Unione europea risultano sempre più incomprensibili e tra i consumatori e i produttori cresce continuamente la convinzione che, in un settore vitale come l'agroalimentare, non si possa più fare della sola legittimità comunitaria il fondamento della politica nazionale,

impegna il Governo:

   a predisporre con urgenza i decreti applicativi di cui al comma 3 dell'articolo 4 della legge n. 4 del 2011 e a dare attuazione all'unica normativa in grado di contrastare gli interessi che lavorano contro la trasparenza in agricoltura;
   ad intervenire presso le competenti sedi comunitarie per promuovere l'evoluzione della normativa comunitaria in materia di etichettatura dei prodotti agro-alimentari verso un quadro giuridico in grado di riconoscere e premiare la qualità e l'originalità ed impedire qualsiasi pratica volta a favorire la contraffazione, il falso e l'imitazione, al fine di garantire la sicurezza dei consumatori e salvaguardare il lavoro di migliaia di aziende che rappresentano l'eccellenza del nostro Paese.
(7-00993) «Negro, Rainieri».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:
   il terremoto che ha colpito principalmente la regione Emilia Romagna nel mese di maggio 2012 ha causato ingenti e gravi danni a gran parte delle abitazioni, delle scuole, al patrimonio culturale artistico comprensivo di monumenti, palazzi storici, torri ma soprattutto chiese e simboli della cristianità, per non parlare delle attività produttive, di negozi, aziende industriali ed agricole;
   a distanza di quattro mesi dal tragico evento e dopo avere affrontato nell'immediato l'emergenza in maniera organizzata, si deve passare alla ricostruzione per dare finalmente una casa a chi ancora vive nelle tendopoli, le scuole ai migliaia di studenti, gli edifici di culto alla comunità cristiana e ridare l'opportunità all'economia emiliana di tornare competitiva nel mercato;
   la popolazione colpita dal sisma sta vivendo un momento di scoramento per la lentezza burocratica e soprattutto per il venire meno delle promesse fatte sia in termini di aiuti economici veri e propri sia per l'assenza di un preciso programma di interventi;
   le imprese in particolare, con grande fatica, hanno ripreso l'attività, anche se ancora molte di esse hanno bisogno di mettere in sicurezza i capannoni e le strutture danneggiate; l'intervento suddetto risulta troppo oneroso per le medesime;
   il commissario straordinario e presidente della regione Errani ha dichiarato l'operatività dei finanziamenti per la ricostruzione post terremoto al 1o gennaio 2013; rimane il fatto che l'opinione pubblica rispetto alle recenti denunce di quotidiani a livello nazionale ed alle proteste delle popolazioni purtroppo coinvolte nel terremoto, ha il diritto di conoscere il perché di certe lentezze burocratiche, delle risposte insufficienti e della mancanza di contributi in casi ampiamente documentati che riguardano sia privati sia imprese sia enti ecclesiastici;
   non si intende mettere sotto accusa l'opera del commissario ma, ad avviso degli interpellanti, i poteri a lui attribuiti dal Governo sono eccessivi ed al di là delle tardive assicurazioni occorre un controllo mirato e comunque più efficace dell'attuale, stanti i limitati poteri dell'opposizione istituzionale e la «carta bianca» data al medesimo;
   in materia di ristrutturazione degli edifici pubblici il Governo ha accolto l'ordine del giorno (9/05312/136) riferito in particolare all'introduzione – all'articolo 4, comma 1, del decreto-legge 6 giugno 2012, n. 74 – della lettera b-bis), nella parte in cui si prevede che «I Presidenti delle regioni – Commissari delegati, per la realizzazione degli interventi di cui alla presente lettera, stipulano apposite convenzioni con i soggetti proprietari, titolari degli edifici ad uso pubblico, per assicurare la celere esecuzione delle attività di ricostruzione delle strutture ovvero di riparazione, anche praticando interventi di miglioramento sismico, onde conseguire la regolare fruibilità pubblica degli edifici medesimi», in tale ordine del giorno si impegna il Governo a considerare la corretta imputazione degli oneri derivanti dalla sottoscrizione delle convenzioni di cui al richiamato articolo 4, comma 1, lettera b-bis), a valere sulle contabilità speciali, aperte presso la Tesoreria dello Stato ed intestate ai Presidenti delle regioni – Commissari delegati, in quanto destinate a finanziare tutti gli interventi previsti dal decreto legge 6 giugno 2012, n. 74, così come stabilito dall'articolo 2, comma 6, del medesimo decreto-legge –:
   se non intenda fornire tutti gli elementi a sua disposizione sullo stato della questione e se non sia opportuno dare maggiore periodicità ai resoconti degli interventi con un coinvolgimento maggiore dell'attuale da parte di tutte le forze economico-sociali del territorio e della minoranza, risolvendo anche il problema del contenzioso e di sedi idonee a recepire gli appelli per decisioni degli organi preposti, eventualmente ingiustificate in presenza di elementi di ambiguità, in particolare, precisando che non si intende fare processi a nessuno bensì garantire la partecipazione di tutti all'opera di ricostituzione in Emilia-Romagna;
   quale sia la situazione attuale dei lavori di ricostruzione anche in riferimento alle prospettive di impiego dei fondi (ammontano circa a 9 miliardi) stanziati recentemente;
   se si intenda evidenziare periodicamente ad organismi ad hoc preposti, sia a livello locale che nazionale, tempi e modalità delle iniziative volte a rilanciare l'economia delle zone devastate dal sisma, gli accordi dei sindaci con privati per la ricostruzione delle varie zone, le priorità di intervento fra i settori e, per quanto concerne l'edilizia scolastica e la messa in sicurezza delle scuole, i tempi previsti per la ricostruzione o l'edificazione ex-novo degli edifici scolastici statali e paritari in uguale modo, sottolineando il fatto che, vigendo il sistema pubblico di istruzione che parifica le istituzioni scolastiche statali a quelle paritarie, entrambi con una funzione pubblica, come dice testualmente la legge n. 62 del 2000, non sono ammissibili discriminazioni, in quanto, se poste in essere, danneggerebbero l'intera collettività, come nel caso delle scuole materne paritarie che accolgono circa la metà della popolazione in età scolare, dai tre ai sei anni, la cui presenza è indispensabile per rispondere alle esigenze della popolazione;
   se intenda semplificare le procedure amministrative per quanto riguarda la concessione di fondi ai privati che hanno visto distrutte le proprie abitazioni e procedere senza indugio all'erogazione dei fondi medesimi salvaguardando da un lato l'immediatezza delle decisioni da prendere, dall'altro la pubblicità delle stesse, comprendendo ovviamente la ristrutturazione degli edifici pubblici, materia in cui l'Esecutivo si è impegnato accogliendo l'ordine del giorno di cui in premessa;
   se intenda predisporre le modalità di controllo sull'operato del commissario straordinario che gode, a parere degli interpellanti, di un potere troppo discrezionale che riduce al minimo le possibilità di controllo e di verifica, quanto sopra non per fare processi alle intenzioni ma per ribadire la concordia e l'impegno di tutte le componenti della società politica e civile post terremoto.
(2-01677) «Garagnani, Gottardo, Del Tenno, Abelli, Bocciardo, Lunardi, Di Virgilio, Carfagna, Rosso, Giammanco, Antonino Foti, Barani, Girlanda, Paniz, Bernini Bovicelli, Di Centa, Pelino, Mazzuca, Luciano Rossi, Palmieri, Garofalo, Pizzolante, Speciale, Mazzoni, Marinello, Di Cagno Abbrescia, Centemero, Romele, Miserotti, Cazzola, Vignali, Traversa, Aracu, Osvaldo Napoli, Ceccacci Rubino, Scalera, Torrisi, Sammarco, Minasso, Milanese, Giro, Castellani, Ventucci, Angeli, Renato Farina, Abrignani, Barbieri, Bergamini, Bonaiuti, Brancher, Casero, Gregorio Fontana, Gelmini, Holzmann, Iannarilli, Nirenstein, Pescante, Rotondi, Saglia, Simeoni, Testoni».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FIORIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   le aree ex-Acna erano state inserite tra quelle oggetto di bonifica di interesse nazionale (con legge n. 426 del 14 dicembre 1998) oltre che per motivi geografici, quale sito ricadente tra due regioni, due province e due comuni, anche per l'elevato grado di contaminazione e di rischio ambientale riscontrato;
   l’iter relativo alle operazioni di bonifica prende avvio con l'ordinanza n. 2986 del 31 maggio 1999 con la quale il Presidente del Consiglio dei ministri disponeva il commissariamento per la gestione delle problematiche inerenti alla contaminazione dell'area. Le indagini preliminari, eseguite in tutto il sito, evidenziavano infatti la presenza, nel suolo, nel sottosuolo, nelle acque superficiali e nelle acque sotterranee, di una contaminazione derivante dagli scarti di lavorazione dell'industria chimica presente fin dai primi anni del secolo;
   l'O.P.C.M. 30 marzo 2007, n. 3577, intitolato «ulteriori disposizioni urgenti per fronteggiare l'emergenza nel territorio del comune di Cengio in provincia di Savona, in ordine alla situazione di crisi socio-ambientale, (ordinanza n. 3577)», pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 10 aprile 2007, n. 83, al punto 4, determinava che «allo scopo di individuare, accertare e quantificare l'entità del danno ambientale derivante dal sito di interesse nazionale Acna di Cengio, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare si avvale per la durata dello stato di emergenza di tre esperti, di cui uno prescelto tra magistrati amministrativi, contabili e avvocati dello Stato, nelle materie tecniche, giuridiche ed amministrative;
   nella seduta dell'assemblea del 7 marzo 2011 il sottosegretario pro tempore Guido Viceconte nella risposta all'interpellanza urgente 2/00990 a prima firma Fiorio, dichiarava «Per quanto riguardi la quantificazione del danno ambientale, risulta essere stata disposta una perizia dal commissario che ha stimato i danni in 253 milioni di euro»;
   l’iter ora procederà con la formulazione di una richiesta economica per i danni ambientali in tutta l'area e le proposte di riqualificazione della zona;
   il Governo, in data 18 settembre 2012, ha accolto l'ordine del giorno n. 9/05423/023 che lo impegna a «procedere in tempi brevi alla quantificazione del risarcimento, alla definizione delle procedure di liquidazione da parte di Eni-Syndial delle spettanze concordate, alla predisposizioni di programmi di riqualificazione della Valle Bormida», a «predisporre azioni volte ad assicurare la più ampia informazione in ordine ai progetti di riqualificazione» nonché a «coinvolgere le comunità della Valle Bormida nella redazione di programmi di rilancio del territorio» –:
   come si intenda procedere, nella definizione delle procedure di liquidazione da parte di Eni-Syndial delle spettanze concordate, alla predisposizione di programmi di riqualificazione della Valle Bormida;
   quali iniziative si intendano assumere per assicurare la più ampia informazione in ordine ai progetti di riqualificazione;
   come si intenda procedere nel coinvolgimento delle comunità della Valle Bormida nella redazione di programmi di rilancio del territorio. (5-08019)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CAMBURSANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   a Saluggia, comune della provincia di Vercelli alla confluenza della Dora Baltea con il fiume Po, è presente un impianto, ex Eurex, di stoccaggio delle scorie nucleari;
   sussistono due vasche a cielo aperto che dagli anni sessanta raccoglie le acque provenienti da vari punti dell'impianto medesimo, che nel 1994 e nel 2000, in occasione di eventi atmosferici eccezionali, hanno già evidenziato forti rischi di inquinamento;
   una delle due vasche è al limite della saturazione e, con le prime forti pioggia, rischia di traboccare, si profilerebbe il rischio di sversamento sul piazzale del sito e infiltrazioni nelle falde sottostanti –:
   cosa intenda fare il Governo per scongiurare tale rischio. (4-17829)


   MANCUSO, BARANI, CROLLA, DE LUCA e GIRLANDA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   durante i mesi di aprile e maggio 2009 numerose scosse di terremoto hanno squassato il territorio abruzzese;
   il bilancio definitivo è stato di 308 vittime, oltre 1500 feriti e oltre 10 miliardi di euro di danni stimati;
   durante i mesi di maggio, giugno e luglio 2012 numerosi eventi sismici hanno coinvolto il territorio dell'Emilia Romagna e della Lombardia;
   le vittime sono state una trentina, i danni economici ingentissimi, in particolare gravanti sull'industria casearia e acetiera;
   il decreto ministeriale 1o giugno 2012, all'articolo 1, comma 2, ha previsto la sospensiva dei termini scadenti tra il 20 maggio 2012 e il 30 settembre 2012 nei confronti dei soggetti, anche in qualità di sostituti d'imposta diversi dalle persone fisiche, aventi la sede legale o la sede operativa nel territorio dei comuni terremotati individuati;
   oggi, la circolare n. 116/12 dell'INPS prevede che i datori di lavoro dell'Abruzzo interessati dal sisma possano restituire i contributi non versati, ridotti del 40 per cento, in 120 rate uguali mensili a partire da gennaio 2012;
   entro il 16 dicembre 2012 andranno pagate senza interessi e sanzioni le rate scadute;
   non viene prevista la stessa possibilità per i territori emiliani;
   in Emilia e nel mantovano vi sono ancora aziende e studi professionali con evidenti problemi di operatività e che attualmente lavorano in capannoni o tende improvvisate e che non possono rispondere tempestivamente a questi adempimenti imprevisti –:
   se il Governo intenda assumere iniziative affinché l'INPS chiarisca le motivazioni dell'evidente disparità di trattamento delle due zone terremotate;
   se il Governo intenda assumere iniziative affinché l'INPS integri il proprio intervento, prevedendo la rateizzazione anche per l'Emilia e il mantovano.
(4-17830)


   LARATTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   l'interrogante ha più volte segnalato, con atti di sindacato ispettivo, al Governo e in particolare al Ministro della salute, la condizione ormai insostenibile della sanità in Calabria;
   in seguito alle scelte operate dal commissario Scopelliti con il piano di rientro dal deficit, la rete ospedaliera è stata di fatto smantellata. La chiusura, o il ridimensionamento drastico, di 17 piccoli ospedali, senza una riqualificazione adeguata e indispensabile degli ospedali rimasti operativi, ha provocato un vero e proprio caos. I pronto soccorso degli ospedali operano in condizioni assurde, tanto che risulta essere sempre più a rischio la sicurezza dei pazienti costretti a farvi ricorso. Ma in preda a confusione e caos è la grandissima parte dei Reparti ospedalieri, in condizione di abbandono e privati del personale necessario, del tutto insufficienti a far fronte alle necessità dei pazienti. Gli ospedali appaiono così, quotidianamente, in preda alla confusione, nel generale smarrimento dei medici e del personale, che sono le «altre vittime» del caos-sanità in Calabria;
   nel corso degli ultimi mesi, per come già segnalato con altre precedenti interrogazioni, con il consigliere regionale calabrese Carlo Guccione, l'interrogante ha avuto modo di far visita agli ospedali di Cosenza, Rossano, Corigliano, Paola, Cetraro, Castrovillari, Praia, Trebisacce, Cariati, Vibo Valentia, Rogliano, San Marco Argentano, Lungro, Acri, San Giovanni in Fiore, verificando una condizione ormai del tutto insostenibile;
   particolarmente grave è risultata, nel corso dell'estate appena terminata, la condizione degli ospedali delle zone turistiche del cosentino (in particolar modo quelli di Paola, Cetraro, Rossano e Corigliano) dove i pronto soccorso (ormai privati di tutto) sono stati letteralmente presi d'assalto;
   e proprio la condizione di uno di questi ospedali, quello di Rossano (per la verità molto simile a quella di altri), risulta così grave che, dopo il lungo silenzio del commissario Scopelliti, è stato necessario presentare un esposto-denuncia alla Procura della Repubblica di Rossano, affinché verifichi se si siano consumati reati ai danni dei cittadini, fino a mettere in forse il costituzionale diritto alla salute e in dubbio i livelli essenziali di assistenza e cura –:
   se il Governo sia a conoscenza delle condizioni della sanità calabrese e di quanto denunciato in premessa;
   cosa intenda fare affinché sia garantito il diritto alla salute e i livelli essenziali di assistenza;
   se non intenda verificare nel dettaglio le condizioni in cui sono stati costretti a funzionare gli ospedali calabresi, in particolare quelli di Rossano, Corigliano, Paola, Castrovillari e Cetraro;
   se sia a conoscenza del rischio che corrono le popolazioni delle aree interne calabresi (in particolare quelli di San Giovanni in Fiore e Acri in provincia di Cosenza) dove operano in condizioni del tutto insufficienti i sedicenti «ospedali di montagna», ridotti in realtà a veri e propri ambulatori;
   se sia a conoscenza del funzionamento delle cosiddette «case della salute» che avrebbero dovuto prendere il posto dei piccoli ospedali soppressi, e che ancora non sono state messe nelle condizioni di dare risposte ai pazienti, che ormai vagano nel vuoto di una regione che non sa più garantire le cure ai propri cittadini. (4-17833)


   REGUZZONI. – Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   il FAI, Fondo ambiente italiano, è una fondazione nazionale senza scopo di lucro nata nel 1975 allo scopo di «Promuovere in concreto una cultura di rispetto della natura, dell'arte, della storia e delle tradizioni d'Italia e tutelare un patrimonio che è parte fondamentale delle nostre radici e della nostra identità»;
   grazie all'opera meritoria dei suoi soci, di dirigenti, di migliaia di sostenitori e simpatizzanti, donatori e amici, il FAI ha salvato, restaurato e aperto al pubblico importanti testimonianze del patrimonio artistico e naturalistico del nostro Paese;
   tra Camogli (Genova) e Portofino, in una profonda insenatura nella frastagliata costa del Promontorio di Portofino, sorge la celebre abbazia di San Fruttuoso di Capodimonte nell'intatto borgo marinaro omonimo. Dopo la prima frequentazione monastica, il complesso di San Fruttuoso di Capodimonte fu umile abitazione per pescatori, spesso covo di pirati, poi proprietà per secoli dei principi Doria: un luogo assolutamente unico, dove l'opera dell'uomo si è felicemente integrata con quella della natura;
   sia l'opera del FAI sia la straordinarietà dell'abbazia meritano un'attenzione particolare dai gestori della cosa pubblica, sia a livello locale, sia a livello nazionale;
   nel 2015 si svolgerà a Milano l'Esposizione universale –:
   se e quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere ai fini di sostenere l'opera del FAI, con particolare riferimento all'abbazia di San Fruttuoso;
   se e quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere ai fini di coinvolgere e valorizzare il FAI e – tra i vari beni del FAI – il complesso dell'abbazia di San Fruttuoso nell'organizzazione dell'Expo 2015, favorendo le potenziali ricadute sociali, culturali, turistiche ed economiche. (4-17842)


   REGUZZONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   nel 2015 i svolgerà a Milano l'Esposizione Internazionale denominata «Expo 2015»;
   il Governo – anche per il tramite della società di gestione e del commissario straordinario – ha tra i vari obiettivi quello di coinvolgere e valorizzare il territorio lombardo che ospita la manifestazione;
   il comune di Magenta in provincia di Milano è una città di circa 25.000 abitanti e vede la presenza di luoghi di interesse architettonico e artistico, naturalistico e storico, culturale ed ambientale tra i quali: la basilica di San Martino, la più grande della diocesi dopo il duomo di Milano; il santuario di Santa Maria Assunta e monastero dei celestini, la chiesa di San Rocco, l'oratorio di San Biagio, il palazzo Crivelli Pecchio Martinoni oggi sede del municipio, la villa Crivelli Boisio Beretta, il palazzo Morandi, la villa Melzi, la villa Naj-Oleari, la casa Giacobbe, l'ossario della battaglia di Magenta, il teatro Lirico, la tenuta e il parco naturale «La Fagiana»;
   tutti gli anni a Magenta si svolge, nella prima domenica di giugno, la rievocazione storica della «Battaglia di Magenta» che ebbe luogo il 4 giugno 1859, durante la seconda guerra d'indipendenza, combattuta tra i piemontesi e i loro alleati francesi contro gli austro-ungarici e che fu vinta dai franco-piemontesi e aprì la strada alla conquista della Lombardia;
   Magenta dista solo pochi chilometri dal sito della Fiera di Milano dove si svolgeranno i principali eventi della manifestazione –:
   se e quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere ai fini di coinvolgere e valorizzare il territorio ed il comune di Magenta nell'organizzazione dell'Expo 2015, favorendo le potenziali ricadute sociali, culturali, turistiche ed economiche. (4-17850)


   REGUZZONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   nel 2015 si svolgerà a Milano l'Esposizione Internazionale denominata «Expo 2015»;
   il Governo – anche per il tramite della società di gestione e del commissario straordinario – ha tra i vari obiettivi quello di coinvolgere e valorizzare il territorio lombardo che ospita la manifestazione;
   il comune di Legnano in provincia di Milano è una città di 60.000 abitanti, ricca di storia e tradizione e che vede la presenza di luoghi di interesse architettonico e artistico, naturalistico e storico, culturale ed ambientale tra i quali: la basilica di San Magno, la chiesa di Sant'Ambrogio, numerosi edifici religiosi e di culto, il castello di Legnano conosciuto come Castrum Sanati Georgi (Castello di San Giorgio) con la chiesetta dedicata a San Giorgio, il museo civico «Guido Sutermeinster», il monumento ad Alberto da Giussano, i palazzi Leone da Perego e Ottone Visconti; il parco Castello, il parco dei Mulini, il parco Alto Milanese, il parco Bosco dei Ronchi e numerosi ed importanti edifici di archeologia industriale;
   a Legnano l'ultima domenica del mese di maggio viene organizzato il Palio, rievocazione storica della battaglia con una sfilata in costumi d'epoca medievale per le vie della città, a cui segue il palio delle contrade. L'avvenimento si conclude con una gara ippica cui prendono parte le otto contrade. La contrada vincitrice del Palio ha diritto a conservare nella propria chiesa, fino all'anno successivo, la Croce di Ariberto da Intimiano;
   il palio si inserisce nel contesto del «maggio legnanese»: una serie di eventi organizzati in città nel periodo del Palio, tra i quali si colloca la manifestazione corale di musica polifonica «La Fabbrica del Canto»;
   Legnano dista solo pochi chilometri dal sito della Fiera di Milano dove si svolgeranno i principali eventi della manifestazione –:
   se e quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere ai fini di coinvolgere e valorizzare il territorio ed il comune di Legnano nell'organizzazione dell'Expo 2015, favorendo le potenziali ricadute sociali, culturali, turistiche ed economiche. (4-17854)


   REGUZZONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   il FAI, Fondo ambiente italiano, è una fondazione nazionale senza scopo di lucro nata nel 1975 allo scopo di «Promuovere in concreto una cultura di rispetto della natura, dell'arte, della storia e delle tradizioni d'Italia e tutelare un patrimonio che è parte fondamentale delle nostre radici e della nostra identità»;
   grazie all'opera meritoria dei suoi soci, del presidente onorario Giulia Maria Mozzoni Crespi, del presidente Ilaria Borletti Buitoni, dei vicepresidenti Paolo Baratta, Guido Roberto Vitale, Marco Magnifico e del direttore generale Angelo Maramai oltreché di migliaia di sostenitori e simpatizzanti, donatori e amici, il FAI ha salvato, restaurato e aperto al pubblico importanti testimonianze del patrimonio artistico e naturalistico del nostro Paese;
   a Lenno (Como) si trova la straordinaria villa del Balbianello, resa celebre anche da recenti ambientazioni cinematografiche; edificata per volontà del cardinale Angelo Maria Durini alla fine del XVIII secolo, la Villa sorge sull'estremità di un promontorio a picco sul lago di Como, quasi di fronte a Bellagio. Oggi si presenta nella veste conferitagli dall'ultimo proprietario, l'esploratore Guido Monzino, con una ricca collezione d'arte cinese, africana e precolombiana, preziosi mobili del Settecento inglese e francese e il piccolo museo che raccoglie documenti e cimeli sulle sue spedizioni. Ma il vero capolavoro è il panoramico giardino a terrazze, dominato dall'elegante loggia a tre arcate che svetta sul punto più alto del promontorio;
   sia l'opera del FAI sia il valore storico e culturale della villa del Balbianello meritano un'attenzione particolare dai gestori della cosa pubblica, sia a livello locale, sia a livello nazionale;
   nel 2015 si svolgerà a Milano l'Esposizione universale;
   nel comasco e più in generale nella fascia prealpina dei laghi si trovano molte ville storiche, notevoli esempi di architettura e cultura –:
   se e quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere ai fini di sostenere l'opera del FAI, con particolare riferimento alla villa del Balbianello;
   se e quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere al fine di coinvolgere e valorizzare il FAI e – tra i vari beni del FAI – il complesso della villa del Balbianello ed in generale il territorio comasco e le aree dei laghi nell'organizzazione dell'Expo 2015, favorendo le potenziali ricadute sociali, culturali, turistiche ed economiche. (4-17858)


   REGUZZONI e MONTAGNOLI. – Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   il Governo ha aggiornato le stime di crescita del prodotto interno lordo rivedendole al ribasso;
   si sono puntualmente verificati gli effetti recessivi denunciati dagli interroganti negli interventi in Aula contro l'approvazione dei provvedimenti economici decisi dal Governo nei primi mesi della sua nascita al gennaio 2012, e dal Presidente del Consiglio negati con forza e ad avviso degli interroganti in modo non rispettoso del punto di vista altrui –:
   se il Governo intenda rivedere le proprie scelte in considerazione degli errori commessi;  
   se e come intenda porvi rimedio. (4-17868)


   REGUZZONI. – Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   nel 2015 i svolgerà a Milano l'Esposizione Internazionale denominata «Expo 2015»;
   il Governo – anche per il tramite della società di gestione e del commissario straordinario – ha tra i vari obiettivi quello di coinvolgere e valorizzare il territorio lombardo che ospita la manifestazione;
   il Parco del Roccolo è un «Parco locale di interesse sovraccomunale del Roccolo», già istituito nel 1991 tra i comuni di Parabiago, Busto Garolfo, Casorezzo, Arluno, Canegrate e riconosciuto tale nel 1994 dalla regione Lombardia. Il parco, che deve il nome alla piccola e alta costruzione utilizzata un tempo dagli uccellatori chiamata appunto roccolo, si estende per circa 16 chilometri quadrati ed è stato istituito ai fini di salvaguardare, conservare e migliorare fauna, flora e attività agricole locali. Dal punto di vista botanico è caratterizzato dalla presenza di specie arboree autoctone (quercia, ciliegio, pino silvestre, castagno) e altre specie importate dall'America o dall'Asia (robinia, quercia rossa, prunus serotina, ailanto);
   il parco del Roccolo dista solo pochi chilometri dal sito della Fiera di Milano dove si svolgeranno i principali eventi della manifestazione –:
   se e quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere ai fini di coinvolgere e valorizzare il territorio appartenente al parco del Roccolo nell'organizzazione dell'Expo 2015, favorendo ricadute sociali, culturali, turistiche ed economiche. (4-17875)

AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:


   REGUZZONI. — Al Ministro degli affari esteri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   in attuazione del Regolamento (CE) 847/2004, la legge 28 gennaio 2009, n. 2, prevede una sostanziale liberalizzazione del trasporto aereo da attuarsi anche mediante revisione degli accordi bilaterali che ne disciplinano i vari aspetti;
   il nostro Paese ha intrapreso la procedura di revisione di detti accordi bilaterali con l'Angola, inviando una nota verbale di carattere generale che prospetta l'apertura di negoziati per una maggiore liberalizzazione degli accordi aerei attualmente in vigore –:
   se sia pervenuta una conclusione dei negoziati ovvero quale sia lo stato della trattativa;
   quali siano i contenuti dell'intesa o le problematiche che ne impediscono la conclusione;
   se e quali iniziative il Governo intenda attuare. (4-17849)


   REGUZZONI. — Al Ministro degli affari esteri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   in attuazione del Regolamento (CE) 847/2004, la legge 28 gennaio 2009, n. 2, prevede una sostanziale liberalizzazione del trasporto aereo da attuarsi anche mediante revisione degli accordi bilaterali che ne disciplinano i vari aspetti;
   il nostro Paese ha intrapreso la procedura di revisione di detti accordi bilaterali con il Brasile, inviando una nota verbale di carattere generale che prospetta l'apertura di negoziati per una maggiore liberalizzazione degli accordi aerei attualmente in vigore –:
   se sia pervenuta una conclusione dei negoziati ovvero quale sia lo stato della trattativa;
   quali siano i contenuti dell'intesa o le problematiche che ne impediscono la conclusione;

se e quali iniziative il Governo intenda attuare al fine di migliorare le condizioni di concorrenza e liberalizzazione del trasporto aereo. (4-17852)

AFFARI EUROPEI

Interrogazione a risposta scritta:


   REGUZZONI e MONTAGNOLI. — Al Ministro per gli affari europei, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   la produzione vitivinicola ha avuto una stagione particolarmente infelice, anche a livello europeo;
   il problema è particolarmente pesante per i Paesi mediterranei, storici produttori di vino. In Italia, si prevede così un calo del 9 per cento rispetto al 2011. In Spagna, la discesa arriverà a meno 8,6 per cento. Situazione peggiore in Francia, dove il calo rispetto a 365 sarà del 14 per cento. Tale andamento si riscontra nell'Unione europea: solo 147,9 milioni di ettolitri, -10 per cento;
   le meccaniche della natura si legano a quelle dell'economia: dopo anni di decrescita, aumenta così il consumo di vino, anche se la scarsità di materia prima spinge i produttori ad aumentare i prezzi per compensare. In Italia, ad esempio, il prezzo medio di vendita è già aumentato del 7 per cento, ed i consumi familiari sono calati del 1,8 per cento;
   a fronte delle difficoltà dei produttori europei, Russia e Cina hanno tassi di crescita molto elevati –:
   se e quali iniziative l'Unione europea abbia intrapreso o intenda intraprendere al fine di far fronte alle conseguenze economiche dei dati suesposti;
   se e quali iniziative l'Unione europea abbia intrapreso o intenda intraprendere al fine di impedire un forte danno ai produttori italiani a favore della concorrenza extra-europea;
   se non si ritenga opportuno assumere iniziative per l'introduzione di dazi temporanei o misure di contenimento dell’import. (4-17856)

AFFARI REGIONALI, TURISMO E SPORT

Interrogazione a risposta scritta:


   REGUZZONI. — Al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. – Per sapere – premesso che:
   la sindrome di Sjögren, malattia rara autoimmune, attacca tutte le mucose dell'organismo, occhi, bocca, naso, apparato respiratorio; interessa inoltre reni, pancreas, fegato, apparato cardiocircolatorio, apparato osseoarticolare. Spesso si associa ad altre patologie autoimmuni quali artrite reumatoide, LES, vasculiti, sclerodermia, tiroidite di Hashimoto fino a degenerare in un linfoma con mortalità del 5-8 per cento. Tali problematiche acuiscono il disagio e la sofferenza dei malati per i quali non ci sono farmaci curativi;
   non esiste nel nostro Paese un centro polispecialistico per il monitoraggio e la prevenzione di questa grave patologia –:
   quali siano i principali centri di eccellenza del nostro Paese per la cura di detta patologia;
   se e quali forme di coordinamento tra le regioni siano state o si intendano attuare al fine di concentrare in centri di eccellenza le principali competenze mediche, biologiche e scientifiche riguardanti la patologia in argomento;
   se e quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
    a) promuovere una migliore conoscenza della patologia in argomento che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
    b) sviluppare la ricerca in questo settore;
    c) dar vita o supportare la nascita di un centro polispecialistico per il monitoraggio e la prevenzione della malattia in argomento;
   quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese, quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti e l'impegno del settore pubblico al riguardo. (4-17855)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta orale:


   GINEFRA. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:
   così come sì apprende dai titoli di stampa di questi ultimi giorni, il 10 settembre 2010 Carlo De Romanis, vicecapogruppo Pdl alla Regione Lazio, ha organizzato un festino in costume dal titolo «Ulisse torna a casa e sfida i nemici»;
   su un sito internet prontamente oscurato, sono apparse alcune immagini dell'evento e la cronaca di una festa alla quale, a quanto dichiarato dallo stesso De Romanis, avrebbero preso parte circa duemila persone intervenute, sempre su ammissione del suddetto consigliere regionale, per: «ringraziare gli amici che non vedevo da 8 anni e che mi avevano sostenuto prima nella campagna elettorale delle Europee e poi in quella per le Regionali»;
   la festa è stata allestita in un circolo su viale delle Olimpiadi a cui si è aggiunto un vero e proprio servizio fotografico per il quale sarebbero stati assunti i truccatori dello «Studio 13». Questi ultimi avrebbero approntato un set fotografico per realizzare la foto dell'invito al party di De Romanis, sulla scalinata della Galleria nazionale di arte moderna a Villa Borghese –:
   se siano state rilasciate le autorizzazioni per l'uso delle scalinate della Galleria nazionale per tale servizio, e quali siano state le modalità del rilascio degli eventuali permessi. (3-02498)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TRAPPOLINO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:
   la musica jazz rappresenta una riconosciuta ed universale forma di espressione culturale sempre più sviluppatasi nel corso degli anni;
   «Umbria Jazz» è il più importante festival musicale jazzistico europeo. Tale manifestazione, nata nel 1973, si svolge ogni anno nel mese di luglio a Perugia e dal 1993 viene organizzato anche un appuntamento invernale, chiamato «Umbria Jazz Winter», che si svolge ad Orvieto;
   la prossima edizione di «Umbria Jazz Winter» avrà luogo dal 28 dicembre 2012 al 1o gennaio 2013;
   «Umbria Jazz Winter» è organizzata, da alcuni anni, dall'associazione Teatro Mancinelli di Orvieto in collaborazione con il comune di Orvieto, la Fondazione di partecipazione Umbria Jazz (istituita con la legge regionale 19 dicembre 2008, n. 21), la provincia di Terni, la camera di commercio di Terni;
   «Umbria Jazz Winter» rappresenta, per il panorama musicale e culturale italiano, un appuntamento di assoluto rilievo per lo spessore dei musicisti e degli artisti presenti, per la qualità degli eventi in calendario, sia per la partecipazione di numerosi spettatori locali, nazionali ed internazionali;
   tale manifestazione assume quindi anche una valenza significativa per le ricadute economiche sulla intera comunità di Orvieto, capace di promuovere ed elevare le presenze turistiche in una delle maggiori città d'arte italiane nel periodo invernale e natalizio;
   dall'anno 2000 all'anno 2011 il Ministero per i beni e le attività culturali ha contribuito, ininterrottamente e finanziariamente, alla realizzazione di «Umbria Jazz Winter»;
   secondo quanto comunicato dal Ministero per i beni e le attività culturali all'associazione Teatro Mancinelli relativamente alla richiesta di contributo per l'edizione 2012 di «Umbria Jazz Winter»: «la Commissione Consultiva per la Musica, esaminato il progetto nel suo insieme, non lo ha ritenuto – in relazione alle risorse disponibili ed alle altre istanze pervenute – rispondente ai criteri di qualità di cui all'articolo 5 del decreto ministeriale 9 novembre 2007. Sulla base di tale valutazione, la predetta Commissione ha espresso parere contrario all'accoglimento dell'istanza in questione: tale parere è stato recepito dal Direttore Generale per lo Spettacolo dal Vivo con decreto del 31 maggio 2012»;
   risulta all'interrogante che il contributo stanziato ogni anno dal Ministero per i beni e le attività culturali ad «Umbria Jazz Winter» rappresenta un finanziamento la cui mancata erogazione potrebbe mettere a rischio lo svolgimento stesso della manifestazione;
   è oggettivamente incomprensibile che il finanziamento del Ministero ad «Umbria Jazz Winter» non sia stato concesso per mancanza di «criteri di qualità»; non soltanto per la comprovata rilevanza musicale e culturale dell'evento, ma per il fatto che lo stesso dicastero ha contribuito ininterrottamente per 11 edizioni allo svolgimento dei tale manifestazione (riconoscendone quindi implicitamente il valore artistico e culturale);
   il recente marcato «disinteressamento» del Ministero competente verso le rassegne dedicate alla musica jazz è stato sottolineato anche a mezzo stampa: dei nove festival tematici organizzati in Italia finanziati fino allo scorso anno dal dicastero competente, quattro si sono visti azzerare completamente i finanziamenti e due ridurre; nonostante nel 2012 il Fus (Fondo unico per lo spettacolo) sia stato leggermente incrementato rispetto all'anno precedente –:
   quali siano nel dettaglio i «criteri di qualità», citati in premessa, a causa dei quali non è stata finanziata dal Ministero competente l'edizione 2012 della manifestazione «Umbria Jazz Winter»;
   quali orientamenti il Governo ritenga di assumere, per i prossimi anni, rispetto alla promozione della musica jazz anche per consentire ad enti pubblici e privati una programmazione degli eventi sostenibile con i reali finanziamenti a disposizione. (5-08008)

Interrogazione a risposta scritta:


   BARBATO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:
   a Cuma (Bacoli, Napoli) vi è un «Faro» romano risalente al I secolo avanti Cristo;
   il faro di Cuma è una preziosa testimonianza dei porti dell'antica Kyme. Dionisio di Alicarnasso, ricordando il ritorno di Aristodemo dopo la vittoria di Aricia sugli Etruschi del 505 a.C., afferma che «entrò con le navi nei porti di Cuma» e ciò potrebbe far supporre che Cuma disponesse di più di un porto. Parzialmente nascosto da un fitto bosco, al confine con l'area dunare, la specola, databile all'ultimo quarto del I secolo avanti Cristo, è alta circa otto metri;
   l'associazione «Freebacoli» mediante il suo rappresentante Gerardo Josi Della Ragione ha denunciato che l'antico sito è oggi invaso da condom, erbacce, rovi, rifiuti vari come testimoniato nel servizio «L'antico Faro di Cuma ? Invaso dai preservativi» a firma di Antonio Cangiano – Corriere del Mezzogiorno, 7 settembre 2012 –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;
   se non si intendano acquisire informazioni sulle inadempienze della soprintendenza ai beni culturali di Napoli che ha il dovere di vigilare sulla storia indelebile di questa provincia;
   quali siano i motivi per i quali il citato monumento non è oggetto di attenzioni in termini di salvaguardia;
   se si intenda inserirlo all'interno di un percorso di valorizzazione atto al rilancio turistico storico-artistico e quali iniziative si intendano assumere in proposito. (4-17840)

DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:


   DI STANISLAO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   in data 26 settembre 2012 il presidente dell'Anavafaf scrive una lettera alla Commissione d'inchiesta sull'uranio impoverito, alle Commissioni difesa di Camera e Senato, al Presidente del Consiglio e al Ministro della difesa concernente i premi assicurativi per personale ammalato o deceduto per tumori riconducibili a uranio impoverito o nano particelle;
   nella lettera si fa riferimento ad una comunicazione del signor Casimiro Pinto di Torre del Greco, già appartenente alla Guardia di finanza, dalla quale si apprende che i nostri militari erano assicurati dalla Assicurazioni navali di Ferrara. Si precisa che i militari che hanno subito infortuni all'estero hanno ottenuto i risarcimenti da questa compagnia assicurativa;
   l'Anavafaf in passato ha denunciato diversi casi di militari che non hanno avuto tale beneficio, come il caso del lanciere Fulvio Pazzi, militare deceduto per un tumore e per il quale è stata riconosciuta la causa di servizio, che non ha ottenuto il premio assicurativo –:
   se il Governo intenda chiarire i motivi per i quali non sono stati assegnati i premi assicurativi e se abbia in suo possesso un elenco dei militari in condizioni simili al citato lanciere Pazzi che pur avendone diritto non ha ottenuto i risarcimenti –:
   se il Governo intenda poi chiarire se le assicurazioni riguardano solo i militari che hanno operato in missioni all'estero o anche coloro che hanno operato nelle basi Usa e Nato in Italia. (4-17838)


   DI STANISLAO. — Al Ministro della difesa, al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   in rete e nei principali social network sono presenti articoli e post di denuncia di cittadini e associazioni contro l'abbandono della ex base militare USAF sita in località Monte Limbara (tratto Tempio-Oschiri) che costituisce un grave pericolo per l'ambiente e la salute umana;
   un tempo questa base era una potente stazione per ricerche ed elaborazioni dati ad impulsi radar;
   la base, senza alcuna trattativa con l'amministrazione locale che era la legittima proprietaria del terreno, nacque nel 1968 come stazione radiotelegrafica ad onda lunga per poter comunicare tra le altre cose anche con i sommergibili;
   il Governo americano pagava annualmente allo Stato italiano per la locazione del sito 5 lire;
   il 31 ottobre del 1993 fu abbandonata, a seguito dell'avvento dei satelliti e non fu mai restituita al comune ma passata al Ministero della difesa che l'affidò in custodia all'Aeronautica militare artefice del totale abbandono;
   dai racconti dei cittadini e dalle foto reperibili online allo stato di cose attuali l'area è completamente lasciata a sé stessa, si può entrare indisturbati poiché alcune recinzioni sono divelte e nessun segnale indica divieto di accesso agli estranei. Il sito quindi può essere facilmente visitato anche da minori;
   lo scenario che si presenta è raccapricciante, l'area è una pericolosissima fonte di inquinamento e di degrado;
   le parabole e le mura della vecchia base sono fatiscenti, dai soffitti pendono pannelli di lana di vetro, acqua sporca penetra lentamente nel pavimento nell'indifferenza generale provocando forti dubbi e dal punto di vista etico e da quello della salute generale, l'impatto che tutto ciò ha sulla salute delle acque della zona, che come si sa è ricca di sorgenti, sulla flora e sulla fauna del luogo;
   all'interno del sito sono presenti anche generatori di corrente dismessi e tank contenenti liquidi non bene identificati –:
   se il Governo intenda chiarire la situazione della ex base USAF di Monte Limbara, quali siano le informazioni in possesso circa il suo stato e le conseguenza che comportano sulla salute umana e ambientale e le motivazioni per le quali non sia stata messa in campo alcuna opera di dismissione e di bonifica. (4-17839)


   DI STANISLAO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   l'interrogazione a risposta scritta n. 4-14562 con risposta pubblicata il 7 Agosto 2012 n. 678 si riferisce alle azioni di bonifica del territorio del poligono di Capo Frasca;
   dalle informazioni in possesso dell'interrogante nel poligono di capo frasca dal 1965 al 1987 la base si riforniva di acqua destinata ad usi umani proveniente da un solo pozzo e mai sottoposta ad analisi dei metalli pesanti come risulta da referti in suo possesso;
   con l'aumento del personale e l'aumento di risorse umane si dovette avviare alla ricerca di 2 pozzi artesiani senza autorizzazione né della provincia e né della regione e trovata l'acqua fu messa in rete senza analisi chimiche e di metalli pesanti e veniva usata principalmente ad uso umano;
   nel periodo estivo per esigenze della frazione confinante con il poligono di capo frasca veniva trasportata l'acqua con autobotti da 9000 litri e fino a 9 autobotti al giorno;
   l'acqua da bere era acqua in bottiglia ma per il caffè, la pasta, verdure e altro veniva usata acqua dei pozzi artesiani eh e ufficialmente non doveva essere utilizzata per uso umano e non conforme alle leggi in vigore;
   infatti, come il signor Palombo luogotenente dell'aeronautica in servizio per 40 anni effettivi prima a Decimomannu e poi al poligono di capo frasca in qualità di autista e capo autoreparto dichiara durante un'audizione nella seduta del 4 luglio scorso della Commissione d'inchiesta sull'esposizione a possibili fattori patogeni, con particolare riferimento all'uso dell'uranio impoverito, da analisi richieste dallo lui stesso a vari laboratori privati, sono state riscontrate diverse impurità e la presenza di metalli pesanti oltre i valori soglia. Cita a tale proposito le analisi effettuate dalla Sgs di Cagliari che hanno fatto riscontrare una presenza di arsenico in dosi superiori ai limiti previsti dalla legge. Dell'esito di ulteriori analisi richieste dal medico competente del poligono non si ha, ad oggi, notizia. Risulterebbe tuttavia che l'Aeronautica militare fosse al corrente di controlli effettuati dalle Asl competenti, che escludevano la possibilità di destinare l'acqua dei pozzi all'uso umano. Anche nei serbatoi sono presenti numerosi fattori di inquinamento che non sono stati mai adeguatamente indagati dal comando del poligono e i pochi interventi di bonifica si sono svolti senza la presenza degli ufficiali. Inoltre, non sono stati effettuati accertamenti sui casi di patologie invalidanti contratte dal personale che ha prestato servizio nel poligono;
   risulta, altresì, che l'acqua veniva data al bestiame, circa 2000 capi. La cooperativa di allevatori aveva in affitto 450 ettari di terreno per pascolo ma le bestie erano in giro per tutto il poligono particolarmente nel periodo di non attività, mentre nel periodo di attività moltissimi animali sconfinavano;
   venivano, poi, sganciate dalle portaerei bombe vere. Lo stesso signor Palombo dichiara di aver effettuato diverse azioni di bonifica e di aver individuato con la ruspa bombe inesplose con il rischio che esplodessero all'istante;
   nella risposta del Ministro della Difesa all'atto di sindacato ispettivo in questione si evidenziano una serie di informazioni in contrasto con quanto copra citato –:
   se il Governo ritenga di dover verificare i fatti citati in premessa, le richieste di analisi in sospeso e le mancate misure di protezione del personale che opera e ha operato nel Poligono di Capo Frasca. (4-17878)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   l'articolo 13, comma 12-bis, del decreto-legge n. 201 del 2011, introdotto dall'articolo 4, comma 5, del decreto-legge n. 16 del 2012, convertito con modificazioni dalla legge n. 44 del 2012 consente ai comuni di approvare o modificare il regolamento e la deliberazione relativa alle aliquote ed alle detrazioni del tributo entro il 30 settembre 2012, in deroga alle previsioni dell'articolo 172 comma 1, lettera e), del decreto legislativo n. 267 del 2000 e dell'articolo 1, comma 169, della legge n. 296 del 2006;
   il termine del 30 settembre 2012 è destinato a slittare in quanto, ad oggi, non è stato ancora approvato il modello di dichiarazione e, nonostante si conosca il contenuto delle bozze provvisorie, non è ancora stata definita la circolare esplicativa di detto modello;
   pur in assenza di comunicazioni ufficiali, secondo fonti di stampa specializzata la data per la presentazione della succitata dichiarazione dovrebbe slittare al 31 ottobre 2012;
   ai comuni è stato concesso fino al 31 ottobre 2012 il termine ultimo per l'approvazione dei bilanci di previsione 2012 e con esse le aliquote IMU a valere per l'anno 2012 e che pertanto, fino a tale data, in molti enti non si conosceranno le aliquote applicabili (da conguagliarsi entro il 17 dicembre 2012 in sede di secondo versamento) come pure i regolamenti in ordine alle regole previste per l'applicazione del tributo –:
   se intenda valutare la possibilità di rinviare il termine di presentazione della dichiarazione IMU al 28 febbraio 2013 o 31 gennaio 2013 in modo che a partire dal 31 ottobre 2012 (termine ultimo per l'adozione delle delibere comunali) si possano conoscere le regole applicate da tutti i comuni così da consentire ai contribuenti la presentazione della dichiarazione IMU completa della situazione di tutto l'anno 2012.
(2-01675) «Scandroglio».

Interrogazioni a risposta scritta:


   REGUZZONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   notizie di stampa denunciano una situazione difficile dei conti del Monte dei Paschi di Siena;
   il Monte dei Paschi è una réaltà creditizia tra le più importanti del Paese;
   se tali dati rispondessero al vero sarebbe opportuno accertare in che misura mettano a rischio la tenuta della banca e dell'intero sistema bancario –:
   quali potranno essere in tal caso gli effetti di una incapacità di rimborso dei cosiddetti «Tremonti bond». (4-17873)


   GIANNI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   l'istituto di credito denominato Banco S. Geminiano e S. Prospero del gruppo Banco Popolare ha inviato nel mese di luglio del 2012 a imprenditori titolari di conti correnti presso il citato istituto di credito una raccomandata avente per oggetto la proposta di modifica unilaterale del contratto effettuata ai sensi dell'articolo 118 del decreto legislativo 1o settembre 1993, n. 385;
   nella lettera si affermava che il decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito dalla legge n. 214 del 2011 ha introdotto nel testo unico bancario il nuovo articolo 117-bis la cui disciplina e modalità di applicazione sono state precisate e integrate dal decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito dalla legge n. 27 del 2012, dal decreto-legge 24 marzo 2012, n. 29, convertito dalla legge n. 62 del 2012 e, infine dal decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, presidente del CICR, del 30 giugno 2012;
   le norme citate hanno sensibilmente modificato la disciplina in materia di remunerazione per le banche in caso di apertura di credito;
   l'articolo 117-bis comma 1, prevede a fronte della concessione di una apertura di credito, la possibilità per le banche di esigere unicamente oltre agli interessi in base al tasso debitore pattuito sulle somme prelevate, una commissione omnicomprensiva calcolata nel limite dello 0,5 per cento per trimestre della somma messa a disposizione;
   la nuova normativa prescritta dall'articolo 117-bis del TUB in vigore dal 1o luglio 2012 comporta quindi una profonda modifica della struttura dei prezzi e delle regole di applicazione delle commissioni bancarie, incidendo in maniera significativa sulle modalità di recupero dei costi che la banca sostiene per gestire gli affidamenti;
   per le motivazioni sopra riportate il «Banco S. Giminiano e S. Prospero» ma presumibilmente tutti gli istituti di credito, sta rivedendo le tariffe applicate ai contratti in corso;
   la decorrenza della nuova commissione omnicomprensiva e aggiuntiva sulle aperture di credito accordate a valere sui conti correnti di imprenditori è partire dal 1o ottobre 2012;
   il nuovo onere con tutta evidenza aggraverà la situazione delle imprese che in particolare in una fase economica recessiva, soffrono della mancanza di liquidità, tenendo presente che la commissione dello 0,5 per cento a trimestre sarà applicata indipendentemente dell'effettivo utilizzo delle somme;
   questo ad oggi onerosissimo balzello ha creato profondo sconcerto e malumore tra gli imprenditori in particolare di piccole e medie imprese che vedono questa disposizione normativa prontamente applicata dagli istituti di credito come un attacco diretto alle loro imprese che non potrà avere che ripercussioni pesantemente negative sulla crescita e la ripresa economica –:
   se il Ministro interrogato abbia valutato l'impatto fortemente negativo sulle imprese della nuova normativa di cui all'articolo 117-bis in vigore dal 1o luglio 2012 e quali iniziative intenda assumere in proposito. (4-17876)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   PAGLIA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   in attuazione della delega conferita con la legge 14 settembre 2011, n. 148, sono stati emanati, il 7 settembre 2012, i decreti legislativi n. 155 e n. 156, concernenti, rispettivamente, la riorganizzazione dei tribunali ordinari e degli uffici del pubblici ministeri nonché la revisione delle circoscrizioni giudiziarie e degli uffici dei giudici di pace;
   tra le misure adottate, oltre alla soppressione, di fatto, di circa 220 sedi distaccate di tribunale tra cui, quella della città di Caserta, è prevista la costituzione di nuovo tribunale che avrà competenze amplissime, in quanto interesserà tutta l'area a nord di Napoli (Marano, Giugliano, Melito, Frattamaggiore, Arzano, Casoria, Frattaminore, Qualiano, Mugnano, Villaricca, Calvizzano, Caivano, Cardito, Sant'Antimo, Crispano e Grumo Nevano) e ben 19 comuni casertani, tra cui Aversa, Casal di Principe, Villa Literno, San Cipriano d'Aversa che, finora di competenza del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, rappresentano delle zone ad alto rischio di criminalità;
   tale decisione, quindi, finisce col «frazionare» la provincia di Caserta, in quanto determina l'assegnazione dei processi alla giurisdizione di due tribunali differenti, quello in via di costituzione di Napoli Nord e quello di Santa Maria Capua Vetere;
   questa scelta è stata contestata dalla maggior parte degli operatori del settore, in quanto depotenzia enormemente un tribunale, quello di Santa Maria Capua Vetere, che, storicamente in prima linea nella lotta alla camorra, ha acquisito, nel tempo, una competenza specifica in materia di contrasto alla criminalità –:
   sulla base di quali valutazioni si sia ritenuto di depotenziare l'operatività del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, sottraendogli la competenza su un vasto territorio ad alta densità camorristica, e se, alla luce delle considerazioni svolte in premessa, non ritenga che tale scelta rischi di pregiudicare seriamente l'efficace amministrazione della giustizia nel territorio campano, sul versante della lotta alla criminalità organizzata;
   quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di non penalizzare ulteriormente la città di Caserta, unico capoluogo di provincia d'Italia che, oltre a non avere una sede di un tribunale, si vede, altresì, privato, in virtù del provvedimento di cui sopra, di una sede distaccata. (4-17832)


   ANGELA NAPOLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   con precedenti atti ispettivi l'interrogante ha inteso denunziare le precarietà con le quali è costretta ad operare la polizia penitenziaria in Calabria;
   gli organici del personale sono assolutamente inadeguati e le stesse strutture carcerarie calabresi non sono idonee a contenere e garantire i diritti umani di tutti i detenuti;
   nei mesi scorsi numerosi agenti della polizia penitenziaria in servizio nelle strutture carcerarie calabresi sono stati anche aggrediti da detenuti, così come più volte denunziato dalle organizzazioni sindacali del settore;
   più volte sono saltate udienze processuali, poiché non è stato possibile trasferire i detenuti nelle aule giudiziarie;
   è degli ultimi giorni l'ulteriore ed inaccettabile emergenza sopravvenuta nel distretto giudiziario di Reggio Calabria;
   sono, infatti, già saltate diverse udienze dei processi «Entourage» e «Reggio Sud» al CEDIR, e «Maestro» e «Pietrastorta» in appello presso il tribunale di Reggio Calabria, poiché non è stato possibile attuare il trasferimento dei detenuti implicati;
   è palesemente inaccettabile che, alla lunghezza temporale di processi dovuta al nostro ordinamento giuridico si aggiungano le inefficienze che impediscono di garantire l'attuazione di tutte le fasi dei singoli processi, peraltro in un territorio dove i tribunali sono fortemente impegnati a causa della pervasività della criminalità organizzata –:
   quali urgenti ed inderogabili interventi intenda attuare per garantire la polizia penitenziaria calabrese e per garantire, altresì, lo svolgimento regolare delle fasi processuali. (4-17860)


   EVANGELISTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   la procura di Livorno si occupa da tempo di alcune delicate inchieste che coinvolgono la pubblica amministrazione a tutela del territorio, dell'ambiente e della salute dei cittadini, come quelle che hanno portato al sequestro della discarica di Limoncino, dell’ex cava di Monteburrone, di numerose costruzioni abusive sulle colline di Montenero;
   notizie di stampa hanno riportato dichiarazioni del procuratore capo di Livorno Francesco De Leo, il quale afferma l'estrema difficoltà in cui versa la procura, in forte carenza di magistrati inquirenti (solo 6 sui 9 previsti in organico) e priva di fondi perfino per l'acquisto di carta per fotocopie;
   risulta che la procura di Livorno, pur avendo il doppio dei fascicoli, può contare sullo stesso numero di magistrati della procura di Grosseto;
   recentemente sono stati trasferiti da Livorno pubblici ministeri che seguivano alcune inchieste sui rapporti tra politica, pubblica amministrazione e aziende del settore dei rifiuti, in particolare il pubblico ministero Maffeo, il cui trasferimento è stato definito dal procuratore capo «improvviso e inaspettato»;
   gli ultimi bandi per il trasferimento di sostituti procuratori a Livorno sono andati deserti, tanto da far sperare che la procura di Livorno venga inserita tra le «sedi disagiate» in modo da poter beneficiare delle relative agevolazioni previste per i magistrati che dovessero scegliere la città di Livorno come sede di lavoro –:
   se e come il Governo sia intenzionato a tutelare, per quanto di competenza, l'efficienza e la funzionalità della procura di Livorno, interessata tra l'altro da inchieste che coinvolgono l'attività della pubblica amministrazione e la tutela dell'ambiente, del territorio e della salute –:
   quali elementi possa fornire sui motivi per cui gli ultimi trasferimenti hanno penalizzato proprio la procura di Livorno, già interessata da carenze di organico tra i magistrati e sulle ragioni per cui la sede di Livorno risulti così indesiderabile e poco appetibile tanto da far sperare nell'inserimento nell'elenco delle «sedi disagiate», con benefici per chi vi si trasferisce, al pari di quelle situate in territori ad alta penetrazione di fenomeni criminali e grave difficoltà di controllo dello Stato sul tessuto politico, economico e sociale. (4-17872)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
   il cantiere aperto per la realizzazione della stazione dell'alta velocità di Afragola (NA) è stato sottoposto a sequestro giudiziario da parte del Tribunale di Milano in data 15 settembre 2012 su ricorso della Peri Spa, l'impresa multinazionale più grande al mondo per la produzione e fornitura di sistemi di casseforme ed impalcature;
   in particolare, sono state assoggettate a sequestro imponenti casseformi e armature in ferro che sostengono le fondazioni di cantiere e, quindi, il provvedimento cautelare del tribunale di Milano impedisce di fatto la prosecuzione dei lavori;
   la Peri Spa, ha richiesto ed ottenuto il sequestro nei confronti di due imprese subappaltatrici dei lavori, la Nuova Tirrenia s.r.l. e la Ema Costruzioni s.r.L, alle quali aveva concesso in noleggio le strutture assoggettate a sequestro; di conseguenza Rete ferroviaria italiana spa non ha più la disponibilità del cantiere né delle opere ivi presenti;
   la gravità della situazione è direttamente proporzionale all'importanza strategica dell'appalto e allo spreco di risorse pubbliche che deriva dall'interruzione dei lavori che hanno ad oggetto la progettazione e la realizzazione della stazione dell'alta velocità di Afragola, per un corrispettivo di circa 75 milioni euro;
   l'attuale contenzioso è stato certamente provocato dalla crisi economica e finanziaria della DEC Spa, appaltatrice delle opere, che tra ottobre 2011 e dicembre 2011 ha iniziato a non pagare i propri fornitori e i sopraddetti subappaltatori, che attualmente vantano un credito superiore ai 2.000.000 di euro;
   ai sensi dell'articolo 118, 3° comma, del decreto legislativo 12 aprile 2006 n. 163, le imprese esecutrici devono trasmettere alla stazione appaltante, entro venti giorni dal pagamento di ciascun stato di avanzamento lavori, copia delle fatture quietanzate dai propri subappaltatori: in mancanza di ciò la stazione appaltante ha l'obbligo di sospendere i successivi pagamenti;
   il fatto stesso di non aver ricevuto da DEC Spa fatture quietanzate dai propri subappaltatori, avrebbe dovuto consentire ad RFI di rendersi conto della grave crisi economico-finanziaria in cui versava l'impresa esecutrice dei lavori;
   dal mese di gennaio 2012, la crisi finanziaria della DEC Spa ha determinato addirittura la sospensione di ogni attività lavorativa di cantiere senza che né RFI Spa né la direzione lavori, affidata alla Italferr spa, società del gruppo Ferrovie dello Stato, sollevassero obiezioni di sorta;
   dal verbale di sospensione che DEC ha sottoposto ai propri subappaltatori si legge che sarebbe stato necessario redigere una variante al progetto, su richiesta della stessa RFI spa; ma questa dichiarazione è stata smentita per iscritto dalla Italferr Spa, sia pur tardivamente e solo a causa di un interpello in tal senso rivoltole dal legale dei subappaltatori; il che dimostra il totale disinteresse della direzioni lavori sull'avanzamento dei lavori e sulla conduzione del cantiere;
   come è noto, il direttore dei lavori di un'opera pubblica riveste la qualifica di pubblico ufficiale per l'attività di vigilanza sulla corretta esecuzione dei manufatti da parte delle imprese esecutrici, nonché, più in generale, per l'attività di controllo sull'effettiva esecuzione dei lavori, anche con riguardo ai tempi di realizzazione;
   a giudizio degli interpellanti l'inerzia della stazione appaltante e dell'organo di direzione lavori appare assolutamente ingiustificata, trattandosi di un'impresa che per mesi ha omesso di far fronte ai propri impegni, in un contesto che si è aggravato sempre di più, se solo si considera che DEC Spa non ha più erogato gli stipendi ai propri dipendenti, ha continuato a non pagare subappaltatori e fornitori e ha subito il protesto per alcuni titoli di credito portati all'incasso e non onorati;
   con nota datata 2 maggio 2012 le imprese subappaltatrici hanno denunciato a RFI Spa e a Italferr Spa gli inadempimenti di DEC Spa e i danni che quest'ultima stava provocando alle opere e ai terzi;
   da ultimo, la DEC Spa ha disposto la sospensione dei lavori dopo il montaggio in opera delle casseformi della Peri Spa, provocando un duplice danno; da un lato, costringendo le società subappaltatrici a sopportare inutilmente gli ingenti costi di noleggio e dall'altro, impedendo di smontare e di rimuovere le casseformi poste in opera e le gru, per il rischio di crolli e danneggiamenti alle opere;
   la richiesta formulata dalle imprese ad RFI Spa; di far eseguire di ufficio i lavori, almeno limitatamente alle opere più urgenti, non è stata riscontrata da questa ultima; mentre la Italferr Spa lo ha fatto in maniera totalmente evasiva;
   se fosse stata accolta, sarebbe stato invece possibile restituire a Peri Spa le casseformi, mettere in sicurezza le opere realizzate e, contestualmente, contenere i danni a carico delle imprese subappaltatrici;
   a giudizio degli interpellanti il favor verso la DEC Spa è tale che malgrado la sua condotta fosse tale da compromettere la buona riuscita dei lavori, sarebbe stata addirittura concessa una proroga di termini contrattuali ormai scaduti, compreso quello fissato per l'ultimazione dei lavori;
   peraltro, a quanto risulta agli interpellanti la proroga sarebbe stata concessa quando lo stato di decozione della DEC Spa era del tutto manifesto, al punto che la società stava per depositare la domanda di ammissione al concordato preventivo e contestualmente comunicava per iscritto ai propri dipendenti di non avere soldi in cassa per pagare gli stipendi;
   contro ogni evidenza, la Italferr ha continuato a garantire ai subappaltatori di aver adottato tutti i provvedimenti affinché i lavori arbitrariamente sospesi dall'esecutore DEC Spa riprendessero a regola d'arte; e allo stesso tempo, diffidava le imprese subappaltatrici Nuova Tirrenia Costruzioni srl ed Ema Costruzioni srl dal rimuovere i casseri e le relative armature ed a mantenere i casseri nell'attuale condizione fintanto che le attività di cantiere non verranno regolarmente riprese, come da ultimo intimato con Ordine di Servizio n. 530 del 30 maggio 2012;
   oggi la posizione di RFI Spa è radicalmente mutata poiché stando alle ultime dichiarazioni rese da questa ultima alla stampa, «... è stato richiesto all'impresa appaltatrice che vengano rimossi i materiali presenti, restituendoli se dovuto, ai rispettivi fornitori...»; sembra quindi che RFI non voglia riprendere più i lavori, poiché diversamente non avrebbe senso sostenere costi di ripiegamento del cantiere;
   in ogni caso, per rimuovere le attrezzature presenti in cantiere, occorrerebbe predisporre un piano di sicurezza e sostenere ingenti costi per manodopera e trasporti ed è quindi contraddittorio che RFI Spa abbia conferito tale incarico alla DEC Spa benché quest'ultima, dopo la risoluzione del contratto di appalto e la domanda di ammissione al concordato preventivo, non abbia né l'interesse, né le risorse per provvedervi;
   da ultimo, si segnala che da informazioni assunte risulta che in data 13 giugno 2012, la società Giustino Costruzioni Spa, seconda classificata nella gara di appalto poi aggiudicata a DEC Spa, abbia comunicato ad R.F.I. Spa di essere interessata alla prosecuzione dei lavori:
   Circostanza questa che sino ad oggi RFI Spa omette di riferire, cosicché sembra trovare conferma l'ipotesi che questa ultima abbia già deciso di sospendere sine die l'esecuzione dei lavori di costruzione della stazione alta velocità di Afragola –:
   se e quali iniziative intenda adottare al fine di scongiurare il rischio di un prolungato arresto dei lavori della stazione dell'alta velocità di Afragola che comprometterebbe lo sviluppo ulteriore del trasporto ferroviario nel mezzogiorno d'Italia vanificando gli investimenti sin qui effettuati;
   se e quali iniziative intenda adottare per tutelare i livelli occupazionali garantiti dalle imprese coinvolte nel dissesto della DEC Spa.
(2-01676) «Laboccetta, Contento, Laffranco, D'Alessandro, Cossiga, Cassinelli, Savino, Castiello, Di Caterina, Rosso, Bianconi, Dima, Formichella, Papa, Cicchitto, Dell'Elce, Cosentino, Brunetta, Bellotti, Lisi, Mantovano, Cannella, Nola, Porcu, Ventucci, Costa, Picchi, Scelli, De Angelis, Bernardo, Scalera, Razzi, Crosetto, Pecorella, Ciccioli, Taddei, Milo, Ronchi, Armosino, Traversa, Pittelli, Belcastro, Sammarco, D'Anna, Calderisi, Marinello, Torrisi, Paolo Russo, Moffa, De Luca, Lehner, Cesario, Stasi, Catone, Guzzanti, Pionati».

Interrogazione a risposta orale:


   MILANESE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   dopo alcuni giorni di proteste e di denunce avanzate da soggetti privati e dai cittadini dell'Irpinia, in particolare dai pendolari studenti e lavoratori, dal personale ferroviario locale e dalle testate giornalistiche che hanno effettuato inchieste mirate, sembra essere risolta la vicenda della chiusura della stazione ferroviaria di Avellino e della soppressione delle relazioni ferroviarie della linea Avellino, Benevento Salerno;
   va ricordato che sulla ferrovia irpina, come meglio evidenziato da inchieste condotte da alcune testate giornalistiche, a causa di mancanza di fondi ridottisi per via dei tagli ai trasferimenti statali decisi negli ultimi anni, era stata decisa la cancellazione delle ultime diciannove corse locali con cui il territorio irpino era servito dai trasporti pubblici ferroviari;
   ad annunciare la evitata soppressione delle relazioni ferroviarie presenti in Irpinia, è stato l'assessore ai trasporti della regione Campania, Sergio Vetrella, che al riguardo ha reso noto che grazie a un impegnativo lavoro dei funzionari e tecnici dell'assessorato regionale ai trasporti e intervenendo in modo mirato sulle proposte di Trenitalia, si è riusciti con una delibera approvata dalla giunta a scongiurare la chiusura della stazione di Avellino delle Ferrovie dello Stato, mantenendo alcuni importanti collegamenti sulla direttrice Avellino-Benevento-Salerno, così come era stato richiesto anche dalle associazioni di utenti e pendolari nel corso dell'ultima seduta della consulta della mobilità;
   non va sottaciuto che l'Irpinia è una zona interna e svantaggiata che naturalmente sconta le difficoltà dell'isolamento geografico e proprio per queste sue criticità dovrebbe essere maggiormente considerata dalle scelte operate delle istituzioni regionali e statali in materia di garanzia di erogazione dei servizi pubblici essenziali a carattere universale, tra cui, segnatamente, il trasporto pubblico ferroviario;
   in tale contesto si evidenzia che costituisce servizio universale il servizio pubblico ovvero di pubblica utilità, anche regionale e locale, ovvero di preminente interesse nazionale, svolto da soggetti pubblici o privati, che deve essere reso a tutti gli utenti, sull'intero territorio nazionale, indipendentemente dalla ubicazione geografica degli stessi, a prezzi accessibili;
   la drastica riduzione dei trasferimenti pubblici diretti a garantire l'esercizio del servizio universale del trasporto ferroviario regionale ed a media e lunga percorrenza messa in atto negli ultimi anni dalla società Ferrovie dello Stato si è tradotta in un drastico ed illogico ridimensionamento del suddetto servizio universale ed ha generato un grave vulnus alla continuità territoriale di aree collocate in aree interne, come l'Irpinia, e più in generale del Sud del Paese con il territorio nazionale e lesioni al diritto alla mobilità dei cittadini;
   sulla questione dell'interruzione servizio di trasporto pubblico ferroviario tra Avellino ed il resto del paese, il predetto assessore ai trasporti della regione Campania ha anche sottolineato come l'azione decisa del presidente Stefano Caldoro, unita all'intervento dell'intera regione, abbiano costituito uno sforzo molto significativo da parte dell'ente, data la ben nota e ormai insostenibile situazione dei tagli ai trasferimenti statali per i servizi di trasporto pubblico locale, contro i quali è in corso una difficile e dura battaglia delle regioni con il Governo centrale. In proposito, già nel 2011 la Campania ha subito un taglio complessivo del 30 per cento circa, a fronte del quale è comunque riuscita a contenere la necessaria riduzione delle corse regionali a una percentuale del 10 per cento. A dicembre 2011 è stato poi firmato con il Governo un accordo per distribuire per il 2012 – per tutte le regioni – circa 1.748 milioni di euro, ma da allora a oggi questo accordo non avrebbe ancora avuto esito positivo, nonostante più solleciti da parte della conferenza delle regioni e della Commissione trasporti della regione Campania, e non sarebbero ancora neanche ripartite le risorse tra le regioni. Per quanto riguarda il 2012, a poco meno di tre mesi dalla fine dell'anno, la regione Campania non avrebbe ancora avuto dal Governo il trasferimento delle risorse per i servizi di Trenitalia. Dal 2013 in poi, le norme attuali prevedono una ulteriore riduzione a 1.200 milioni di euro dei trasferimenti complessivi da distribuire alle regioni, quasi dimezzando, quindi, i fondi del 2010. Un grave problema, che oltre che i tagli ai servizi, condiziona anche le gare che la regione Campania deve bandire al più presto, ma che naturalmente diventano impossibili da effettuare senza avere certezza dei fondi a disposizione –:
   quali informazioni possa riferire in merito al rischio di chiusura del servizio pubblico ferroviario nell'Irpinia con particolare riferimento ad Avellino;
   se non intenda adottare specifiche iniziative in materia di trasporto, prevedendo lo stanziamento delle risorse finanziarie necessarie per garantire la continuità del servizio pubblico di trasporto ferroviario nella regione Campania ed affinché sia assicurata la continuità del servizio pubblico di trasporto ferroviario da e per la città di Avellino al fine di ripristinare la corretta gestione del servizio universale passeggeri e di garantire la continuità territoriale ed il diritto alla mobilità dei cittadini che frequentano l'Irpinia. (3-02497)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ALBONETTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il prossimo 27 ottobre 2012 scade l'ultima proroga del contratto con Meridiana che assicura la continuità territoriale tra la Sicilia e l'isola di Pantelleria, tramite voli giornalieri da e per Palermo e Trapani;
   si segnala la situazione di assoluta incertezza per i mesi successivi a cui si aggiunge il venir meno del secondo traghetto;
   sono circa 300 i viaggiatori giornalieri interessati a questi spostamenti, in particolare residenti, medici, insegnanti, professionisti, militari, eccetera;
   il prossimo 28 settembre 2012 è previsto un incontro a Roma tra Stato, regione ed Enac per affrontare la problematica –:
   che cosa intenda fare il Governo per assicurare in tempi utili, la prosecuzione del servizio, garantendo la continuità territoriale ai residenti. (5-08007)


   VIOLA, VELO, RUBINATO e MARTELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   sin dai primi anni novanta la Comunità europea ha individuato nell'aumento della mobilità in ambito continentale una delle principali strategie per il raggiungimento delle politiche di unificazione sociale ed economica. L'attuazione pratica di tali strategie ha individuato nella realizzazione e potenziamento delle reti di trasporto ferroviario (passeggeri e merci) lo strumento principe di attuazione, fissando sulla carta alcune direttrici denominate «Corridoi»;
   in questo senso l'Italia è fortemente coinvolta nell'infrastrutturazione dei sistemi trasportistici individuati da corridoi verticali e orizzontali che connettono il nostro Paese con l'intera Europa;
   questo processo è stato approvato dagli organismi comunitari e nazionali e rappresenta un fondamentale elemento di sviluppo delle relazioni sociali e economiche dell'Europa allargata;
   a seguito di tali decisioni si sono avviate anche nel nostro Paese le procedure per la realizzazione di tali sistemi identificati prevalentemente (ma non solo) nel sistema AV/AC;
   in molte aree del Paese i lavori sono già stati realizzati e alcune tratte sono già in funzione con soddisfazione dei cittadini e benefìci del sistema produttivo (si pensi all'asse del corridoio 1 tra Milano e Napoli ormai completato e al suo utilizzo da parte dell'utenza);
   non sfugge a nessuno che la realizzazione di queste infrastrutture in alcune parti del Paese ha creato e sta creando forti e accese contrapposizioni con i cittadini e con le amministrazioni locali attraversate, con effetti devastanti sia sull'ordine pubblico che sulla credibilità delle istituzioni;
   all'origine di queste contrapposizioni c’è da un lato la legittima tutela degli interessi sociali, economici ed ambientali delle popolazioni interessate e dall'altro, spesso, la mancanza di chiarezza e di condivisione dei progetti e della loro utilità al sistema Paese;
   nell'ambito del corridoio V è stato definito il progetto prioritario 6, compreso fra Lione e Kiev, appartenente al sistema di rete TEN-T (Trans-European Network – Traspari), in cui ricade la nuova linea AV/AC Venezia-Trieste. L'obiettivo dichiarato della linea in oggetto è quello di dare risposta alla crescente domanda di trasporto merci da e per i paesi dell'est europeo, mediante le seguenti strategie:
    a) trasferire sui nuovi binari parte del traffico merci attualmente circolante sulla linea storica;
    b) assorbire una quota significativa del traffico merci su gomma attualmente circolante sui corridoi autostradali con benefici effetti sulla logistica e sull'ambiente;
   su questo corridoio sono in corso di costruzione i sistemi di infrastrutturazione della linea Ferroviaria alta velocità/alta capacità con tratti già realizzati (Padova-Venezia, Milano-Torino), altri all'inizio dei lavori (Torino-Lione) altri in fase di finanziamento e/o progettazione definitiva);
   la definizione del tracciato spetta alle regioni interessate dall'attraversamento di tale opera;
   fino ad oggi le proposte presentate per la valutazione di impatto ambientale senza un adeguato coinvolgimento in fase preventiva degli enti locali e delle popolazioni interessate hanno provocato opposizioni molto forti per le scelte fatte e per il met recentemente la regione Veneto ha nominato commissario alla TAV l'architetto Bortolo Mainardi con l'obiettivo di rivedere il progetto depositato e di studiare soluzioni alternative;
   il commissario Mainardi ha presentato in un progetto di affiancamento all'attuale linea ferroviaria in data 23 aprile 2012 e, pur in assenza di elementi di approfondimento da fornire ha chiesto un parere di massima alle amministrazioni coinvolte;
   con lettera datata 13 luglio 2012 commissario Mainardi ha scritto ai sindaci dei Comuni interessati che «in questa prima fase semestrale di utile confronto ho registrato la conferma quasi unanime del dissenso dei Vs. Comuni al Tracciato “Litoraneo” del Progetto Preliminare DIC. 2010 mentre, rispetto all'ipotesi alternativa delineata dallo Studio di Fattibilità illustrato/consegnatovi in aprile u.s. che prevede il futuro CORRIDOIO “AV/AC” lungo l'attuale Linea Ferroviaria nella Tratta da Mestre/Carpenedo a Portogruaro, pur con tutte le Vostre comprensibili/legittime richieste di ulteriori chiarimenti/approfondimenti, ho registrato la Vostra essenziale preferenza e condivisione. Solo i Comuni di MEOLO e FOSSALTA DI PIAVE hanno ufficializzato la loro contrarietà al corridoio lungo l'attuale linea ferroviaria....»;
   la soluzione prospettata inoltre avrebbe costi minori e prevederebbe prioritariamente l'ammodernamento e potenziamento della linea esistente garantendo in prospettiva con il quadruplicamento al sistema economico nazionale la realizzazione di una fondamentale opera infrastrutturale per il collegamento rapido con l'Europa dell'Est;
   in data 18 settembre 2012 lo stesso commissario Mainardi ha comunicato ai sindaci interessati di aver recapitato lo scorso mese di agosto al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e al Presidente della regione Veneto un Rapporto sulla situazione dei tracciati a confronto nel territorio del Veneto –:
   quale sia il contenuto di tale rapporto e se intenda metterlo a disposizione delle amministrazioni coinvolte ed avviare un confronto concreto con le popolazioni interessate sulle possibili soluzioni progettuali immediate e future dando così concretezza agli impegni assunti dal Governo in fase di approvazione della risoluzione Viola ed altri n. 8-00173 approvata dalla Commissione ambiente e lavori pubblici della Camera dei deputati in data 24 aprile 2012. (5-08011)


   MOTTA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   le organizzazioni sindacali rappresentative dei lavoratori degli uffici della motorizzazione civile, da diverso tempo, stanno denunciando che su tutto il territorio nazionale si sta registrando un forte ritardo nella corresponsione ai dipendenti del cosiddetto «conto privato» ex articolo 19 della legge n. 870 del 1986 ovvero del compenso relativo alle prestazioni lavorative svolte al di fuori della sede tra le quali gli esami per il conseguimento della patente di guida presso le agenzie di scuola guida;
   per il solo periodo 1o novembre 2010-31 ottobre 2011, l'ufficio della motorizzazione civile di Parma, vanterebbe un credito in conto residui di oltre 51.500 euro da assegnare ai propri dipendenti per le missioni in «conto privato»;
   rispondendo al Senato ad una precedente interrogazione (n. 4-00767 del 6 novembre 2008) il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti pro tempore aveva confermato che detti emolumenti configurano una «mera partita di giro e non costituiscono oneri per lo Stato» in quanto, «a fronte del servizio reso dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, gli utenti si fanno carico di tutti gli oneri che ne conseguono versando su specifici capitoli di entrata le somme necessarie che, successivamente, sono riassegnate sui capitoli di spesa collegati» per essere poi destinate al personale che effettua le operazioni tecniche fuori dalla sede di servizio;
   in risposta ad una successiva e analoga interrogazione, sempre al Senato (n. 4-03321 del 10 giugno 2010) lo stesso Ministro aveva precisato che l’iter «per la rassegnazione delle entrate allo specifico capitolo di spesa richiede un periodo di tempo piuttosto lungo che si aggira intorno ai 4-5 mesi» prima che agli uffici territoriali della Motorizzazione civile abbiano l'effettiva disponibilità delle somme da assegnare ai dipendenti –:
   quali iniziative i Ministri interrogati intendano attuare al fine di rendere quanto prima disponibili le risorse relative al «conto privato» spettanti ai dipendenti degli uffici provinciali della motorizzazione civile e se non si ritenga di valutare quali interventi, anche di natura normativa, possano rendersi necessari affinché l’iter procedimentale per il riconoscimento dei rispettivi emolumenti ai dipendenti che svolgono questi servizi «fuori sede» venga snellito. (5-08018)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BRAGA, NARDUCCI, VELO e META. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   nel contesto strategico delle reti europee di trasporto, TEN-T (trans-european networks-transport), risulta evidente che il territorio del Nord Italia rappresenta un punto di intersezione di tre corridoi: il corridoio Est-Ovest, che attraversa l'intera area padana e connette le regioni del Nord Italia con l'occidente d'Europa e i nuovi territori dell'Est (Lione-Torino-Milano-Trieste-Lubiana-Budapest-Kiev) e i due corridoi Nord-Sud (Brennero e Genova-Rotterdam), che implementano i collegamenti verso il Nord Europa e si connettono con il corridoio Est-Ovest;
   il commercio internazionale sull'asse Nord-Sud è in forte espansione; dalle previsioni nei prossimi vent'anni il traffico merci attraverso le Alpi potrà aumentare anche del 70 per cento e quello dei passeggeri del 75 per cento rendendo inadeguate le attuali linee di comunicazione all'assorbimento di un tale traffico;
   in questo contesto, nel quadro del corridoio ferroviario n. 1 che unisce il Mare del Nord ed il Mediterraneo (Rotterdam-Genova) attraverso quattro Paesi europei, sviluppandosi per oltre 1.400 chilometri si colloca la Nuova trasversale ferroviaria Alpina (AlpTransit), porzione svizzera del corridoio 1 e progetto strategico dell'infrastrutturazione ferroviaria a livello europeo. La nuova infrastruttura ferroviaria ad alta velocità si sviluppa lungo tre nuovi tunnel ferroviari alpini, sui quali la Svizzera ha deciso di investire ingenti risorse, lungo gli assi del Lotschberg-Sempione, del San Gottardo e del Ceneri;
   la galleria di base del Lotschberg, lunga 34,6 chilometri elemento centrale del primo asse della NTFA, è stata inaugurata nel 2007 ed è ormai vicina al punto di massima capacità;
   la seconda direttrice si sviluppa lungo l'asse del Gottardo, dove i lavori procedono a ritmo serrato; la galleria di base del Gottardo, con i suoi 57 chilometri, una volta completato sarà il più lungo tunnel ferroviario del mondo e consentirà di diminuire radicalmente i tempi di percorrenza attraverso l'utilizzo di treni ad alta velocità che raggiungeranno i 250 chilometri orari; le previsioni di realizzazione lo danno pronto ad ospitare il trasporto di merci e passeggeri già nel dicembre 2016;
   la galleria di base del Ceneri permetterà invece di realizzare una ferrovia pianeggiante ininterrotta lungo l'asse del Gottardo, sul versante meridionale, consentendo vantaggi per il traffico merci e a lunga percorrenza; la sua apertura è prevista per la primavera del 2019;
   la costruzione delle linee di base della NTFA è stata interamente finanziata dalla Svizzera, per 17,5 miliardi di euro; tuttavia per l'efficacia del progetto è fondamentale che gli assi in corso di completamento siano adeguatamente collegati, in direzione sud, alla rete italiana ad alta capacità;
   gli obiettivi di collaborazione tra i due Paesi nel settore dei trasporti sono fissati da una convenzione in vigore dal 2001; un comitato direttivo, costituito da rappresentanti italiani e svizzeri e coadiuvato da gruppi di lavoro tecnici, sta da tempo esaminando le soluzioni necessarie a consentire un corretto collegamento sul territorio italiano della nuova infrastruttura;
   in particolare, in vista dell'apertura al traffico merci e passeggeri della galleria del San Gottardo, nell'ambito del completamento del progetto AlpTransit, era previsto in corrispondenza dello sbocco italiano il quadruplicamento dei binari che oggi collegano il Bivio di Rosales, nel territorio comasco, con il capoluogo lombardo; progetto che allo stato attuale, secondo le indicazioni di FSI e del precedente Governo, appare accantonato e ridotto a generiche «misure tecniche atte a migliorare il grado di efficienza della tratta attuale»;
   il 21 settembre 2012, il consiglio federale della Confederazione elvetica ha pubblicato in un comunicato ufficiale, di essere pronto a investire per rendere possibile il trasporto di semirimorchi con un'altezza agli angoli di quattro metri lungo l'asse ferroviario Basilea-San Gottardo-Chiasso e sulla linea di Luino. In tal modo intende rafforzare la politica di trasferimento del traffico dalla strada alla rotaia. I necessari ampliamenti dell'infrastruttura ferroviaria costeranno alla Svizzera circa 940 milioni di franchi. In questo importo vi è compreso anche il prefinanziamento dei lavori sulla rete ferroviaria a Sud dell'AlpTransit in Italia di importo pari a circa 230 milioni di franchi (oltre 180 milioni di euro). Il previsto ampliamento, si legge sempre nella nota, potrà esplicare tutti si suoi benefici «solo se sarà proseguito sul versante italiano». Per tanto «il Consiglio federale prevede di incentivare con un prefinanziamento i lavori di ampliamento lungo le tratte Chiasso-Milano e lungo la parte italiana della linea di Luino tra Ranzo (Ticino) e Gallarate». Inoltre «intende stipulare con il Ministero italiano dei trasporti un'apposita dichiarazione d'intenti volta a disciplinare anche la creazione di capacità aggiuntive nei terminali dell'area di Milano»;
   a fronte dell'approssimarsi del completamento del tratto svizzero dell'AlpTransit, risulta quanto mai necessario definire con certezza e tempestività le scelte di potenziamento della rete ferroviaria sul territorio italiano, sciogliendo il nodo della direzione da privilegiare per il collegamento verso sud, ancora incerta tra le ipotesi di collegamento in direzione Milano, attraverso la direttrice Chiasso-Como-Milano, o verso Malpensa, attraverso Varese, tenuto conto delle enormi potenzialità economiche di un efficace collegamento dell'intera Lombardia, e più in generale del Paese, verso il Nord Europa e i principali scali portuali europei per il traffico merci –:
   quali iniziative urgenti intenda intraprendere il Ministro interrogato al fine di definire con chiarezza e tempestività le scelte nazionali di sviluppo delle infrastrutture ferroviarie italiane ad alta capacità, necessarie a garantire un efficace collegamento in direzione Sud della Nuova Trasversale Ferroviaria Alpina-Alptransit, ormai prossima al completamento, tenendo conto delle importanti ricadute che la stessa avrà sul tessuto economico e produttivo lombardo e dell'intero Paese;
   quali sono gli orientamenti del Ministro in merito al succitato prefinanziamento svizzero dei lavori in Italia per un importo pari a circa 230 milioni di franchi e se siano già stati presi contatti con il Governo elvetico in merito alla stipula della «dichiarazione d'intenti volta a disciplinare anche la creazione di capacità aggiuntive nei terminali dell'area di Milano». (4-17828)


   BARBATO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   la stazione ferroviaria di Pompei (Napoli) pur dotata di un ascensore, risulta fuori uso, rendendo difficile ai diversamente abili la deambulazione fino ai binari di arrivo e partenza dei treni;
   persone portatrici di handicap o anziani, donne in stato di attesa o mamme con carrozzina, laddove intendano portarsi ai binari possono farlo esclusivamente con l'ausilio di accompagnatori;
   ciò in violazione della vigente normativa in materia di accesso, transito, passaggio di persone con disabilità (legge n. 104 del 1992, articolo 7 decreto del Presidente della Repubblica 7 gennaio 1956, n. 164, legge 9 gennaio 1989, n. 13, e successive modificazioni, sono eseguite in conformità alle disposizioni di cui alla legge 30 marzo 1971, n. 118, e successive modificazioni, al regolamento approvato con decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1978, n. 384, alla citata legge n. 13 del 1989, e successive modificazioni, e al citato decreto del Ministro dei lavori pubblici 14 giugno 1989, n. 236. 2. Per gli edifici pubblici e privati aperti al pubblico soggetti ai vincoli di cui alle leggi 1o giugno 1939, n. 1089, e successive modificazioni, e 29 giugno 1939, n. 1497, e successive modificazioni) –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti;
   considerata la vocazione turistica della città di Pompei notoriamente conosciuta per la presenza del santuario della Beata Vergine Maria che richiama pellegrini da tutto il mondo nonché i famosi scavi risalenti al 79 d. C. che attirano milioni di turisti se non intendano acquisire informazioni presso le Ferrovie dello Stato e Trenitalia affinché le citate barriere architettoniche siano rimosse mediante ripristino dell'ascensore di servizio, presente ma non funzionante. (4-17866)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FIANO e MARCHIONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   nei giorni scorsi il movimento Forza Nuova di Rimini annunciava su di una specifica pagina di Facebook l'organizzazione di un «Campo di formazione militante», denominato Campo comunitario di formazione militante forzanovista;
   tale Campo si sarebbe svolto nella data di domenica 16 settembre 2012 in località Monte Fumaiolo-Balze (FC);
   il programma prevedeva nel pomeriggio lo svolgimento di «corsi di autodifesa, uso del coltello e del bastone. Infine coordinamento e preparativi in vista del corteo del 29 settembre a Rimini»;
   tra gli organizzatori vi è Mirko Ottaviani, segretario locale di Forza Nuova, già condannato con sentenza di grado definitivo per tentato incendio –:
   se le attività descritte e già svolte e in tal caso, se siano state avviate indagini in relazione ad esse;
   se le attività pubbliche programmate da Forza Nuova nella città di Rimini nei prossimi giorni risultino conformi ai presupposti di tutela dell'ordine pubblico o se sia opportuno non consentirne lo svolgimento per ragioni di ordine pubblico.
(5-08009)


   PICIERNO e GRAZIANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   la villa sita in via Romaniello 110/a, confiscata al boss dei casalesi Dario De Simone, adesso collaboratore di giustizia, veniva destinata al comune di Trentola Ducenta nel 1999, per poi essere concessa per finalità sociali alla comunità di Capodarco, che vi insedia una casa famiglia chiamata «Compagnia dei Felicioni», con delibera di G.C. n. 26 del 15 febbraio 2002;
   nel 2002, il sindaco Michele Griffo, senza alcuna apparente motivazione, con nota n. 7652 del 2 luglio 2002, procedeva a revocare il contratto di comodato d'uso gratuito relativo all'immobile;
   l'ordinanza cautelare n. 5439 del 26 settembre 2002 del Tar del Lazio, intervenuta a seguito del ricorso da parte della Compagnia di Felicioni, provvedeva a sospendere gli effetti della decisione assunta dal sindaco;
   con istanza del 28 giugno 2010, la comunità di Capodarco chiedeva una proroga quinquennale del comodato oltre la scadenza naturale dell'8 aprile 2012, al fine di rendere possibile alla medesima di partecipare a un bando per un progetto della Fondazione Sud il quale prevedeva come requisito un tempo residuo di scadenza del comodato pari a 7 anni;
   con atto n. 8767 del 28 giugno 2010, il commissario straordinario del medesimo comune, nel pronunciarsi sull'istanza manifestava «la disponibilità a prorogare di anni 5 alla Comunità “Capodarco” [...] il comodato d'uso, stipulato in data 18 marzo 2002, in caso di approvazione del progetto di impianto fotovoltaico di cui al bando sopra descritto»;
   l'assurda e incomprensibile determinazione del sindaco Griffo si rimanifestava nel 2011, appena insediato nuovamente alla guida dell'amministrazione comunale. Difatti, tra i primi provvedimenti assunti, il sindaco, con la nota n. 6225 del 19 maggio 2011, revocava la proroga di ulteriori cinque anni concessa dal commissario prefettizio che aveva guidato l'amministrazione dopo le dimissioni della maggioranza dei consiglieri comunali;
   il Tar del Lazio, ancora una volta, a seguito di un nuovo ricorso della comunità Capodarco, con ordinanza cautelare n. 4516/2011 sospendeva l'efficacia degli atti impugnati;
   il sindaco continuava nella sua intenzione avverso la casa famiglia e il suo impegno a sostegno dei minori a rischio, e con deliberazione n. 25 del 12 luglio 2011, la giunta comunale di Trentola Ducenta disponeva «di ratificare, fare proprio, e quindi approvare il contenuto delle note sindacali protocollo n. 6225 del 19 maggio 2011 e n. 6271 del 20 maggio 2011 e, per l'effetto, di confermare l'indisponibilità dell'Ente a prorogare della ulteriore durata di anni 5 il contratto di comodato stipulato in data 18 marzo 2002, con la Comunità Capodarco Teverola che, per l'effetto, perderà efficacia alla sua naturale scadenza, ovvero in data 8 aprile 2012»;
   il Tar del Lazio il 5 luglio scorso accoglieva il ricorso e, nelle motivazioni della sentenza rese note il 18 settembre 2012, riteneva illegittimo il provvedimento del sindaco in quanto ha ritenuto che «al di là della qualificazione giuridica data dalle parti al rapporto, quest'ultimo abbia natura sostanzialmente concessoria, avendo ad oggetto un bene appartenente al patrimonio indisponibile del Comune (...) Ne consegue che sulle vicende dello stesso avrebbe dovuto pronunciarsi il Consiglio comunale, che è l'organo competente (...) per gli acquisti e alienazioni immobiliari, relative permute, appalti e concessioni che non siano previsti espressamente in atti fondamentali del consiglio che non ne costituiscano mera esecuzione e che, comunque, non rientrino nella ordinaria amministrazione di funzioni e servizi di competenza della Giunta, del segretario o di altri funzionari (...) La rilevata fondatezza delle impugnative proposte con il ricorso e con i successivi motivi aggiunti comporta l'accoglimento degli stessi e l'annullamento di tutti gli atti impugnati»;
   come chiarito dal dottor Cananà, in qualità di dirigente della direzione per i beni sequestrati e confiscati dell'Agenzia nazionale, in una audizione del 1° giugno 2011 presso il consiglio regionale della Campania, il decreto di assegnazione del bene al comune prevedeva una finalità vincolata, e segnatamente l'assegnazione del bene in gestione ad una casa famiglia per l'accoglienza dei minori. Inoltre, il dottor Cananà specificava che si trattava di «una finalità vincolata che all'occorrenza può essere variata ma solo d'intesa con l'agenzia»;
   il presidente della III commissione consiliare speciale della regione Campania, «Controllo sulle bonifiche ambientali e sui siti di smaltimento rifiuti e ecomafie e riutilizzo dei beni confiscati», Antonio Amato, nella stessa audizione faceva notare che il «bene confiscato assegnato ad un Comune è un bene che rientra nel patrimonio indisponibile dell'ente, e, secondo la normativa vigente, ogni azione di assegnazione di bando e di revoca va concordata con l'agenzia nazionale dei beni confiscati. Inoltre ogni azione di revoca, disdetta, annullamento, va sempre opportunamente motivata (...) »;
   il sindaco non ha mai addotto valide motivazioni sottese al provvedimento, e giammai manifestato il preminente interesse pubblico, ma soprattutto non ha mai concordato la decisione con l'Agenzia nazionale per i beni confiscati. I provvedimenti disposti dal signor Griffo, addirittura dichiarati illegittimi dalla richiamata sentenza del Tar del Lazio, appaiono agli interroganti, con tutta evidenza, contrari ai principi di legalità, buon andamento e imparzialità, che devono necessariamente essere alla base non solo dell'azione generale della pubblica amministrazione, ma anche nella particolare gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata e trasferiti agli enti territoriali per finalità sociali, ai sensi della normativa antimafia speciale;
   in una comunicazione scritta, protocollo n. 542, inviata il 18 maggio 2012 al prefetto di Caserta, dottoressa Carmela Pagano, il presidente della III Commissione consiliare speciale, Antonio Amato, evidenziando «il mancato riutilizzo di altri beni confiscati presenti su questo territorio, beni in via Roma, trav. via Vanvitelli e immobile ex Biondino in via Nunziale S. Antonio», per i quali «nonostante ripetuti solleciti, non risulta nemmeno ipotizzato alcun progetto di riutilizzo», informava il prefetto di aver «interessato l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, per verificare l'eventuale necessità, stante le disposizioni attuali di legge, di una revoca della destinazione di questo bene all'Ente assegnatario, ovvero il comune di Trentola» e che la stessa «rimandava al Nucleo di Supporto presso codesta Prefettura la verifica della sussistenza di criticità legate al riutilizzo dei cespiti, tali da giustificarne la revoca del trasferimento ovvero la nomina di un commissario con poteri sostitutivi». Tale ipotesi, nella comunicazione dell'Agenzia, riguarda anche il bene confiscato di via Romaniello, e concesso per finalità sociali alla comunità di Capodarco;
   le ipotesi contemplate dall'Anbsc sembrano ben supportate dalla lettura dell'articolo 48, comma 3 lettera c), del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, recante «Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, nonché nuove disposizioni in materia di documentazione antimafia, a norma degli articoli 1 e 2 della legge 13 agosto 2010, n. 136», in quanto non solo prevede la possibilità di revoca del trasferimento dei beni inutilizzati dal comune ovvero la nomina di un commissario con poteri sostitutivi da parte dell'Agenzia nazionale, ma anche l'eventualità di trasferire il bene «al patrimonio della provincia o della regione»;
   la Compagnia Capodarco svolge in tale casa famiglia un importante lavoro di recupero e sostegno di minori che versano in condizioni sociali difficili e disagiate, ed è unanimemente riconosciuta come esperienza di eccellenza nel riutilizzo dei beni confiscati. Peraltro, la Compagnia dei Felicioni ha nel tempo sedimentato un proficuo rapporto con il tribunale e con l'autorità giudiziaria in relazione alle questioni di sostegno e di affido dei minori a rischio. Esperienze come questa, dunque, non solo andrebbero incoraggiate ed incentivate, ma anche assunte a modello per le altre realtà territoriali assediate dal cancro della criminalità organizzata. Evidentemente, da quanto si evince dai fatti in premessa, però, il sindaco Griffo non è dello stesso avviso, tanto è vero che, successivamente alla citata sentenza del Tar del Lazio, ha convocato un apposito consiglio comunale per deliberare la revoca della concessione del bene confiscato alla Comunità Capodarco, che dovrebbe tenersi in data 27 settembre 2012 –:
   se e quali iniziative urgenti intenda assumere, per quanto di competenza, di concerto con il prefetto di Caserta e d'intesa con l'Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati al fine di scongiurare lo sfratto della Compagnia dei Felicioni, e dei minori assistiti, dalla casa famiglia allestita nel bene confiscato;
   se non ritenga opportuno, attesa la determinazione del sindaco a perpetuare un tale irrazionale e vergognoso provvedimento contro la casa famiglia, assumere iniziative perché si revochi la destinazione del bene al comune, trasferendolo, in alternativa, alla provincia ovvero alla regione, oppure nominare un commissario con poteri sostitutivi, così come previsto dall'articolo 48 comma 3 lettera c) del codice antimafia, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159. (5-08022)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BITONCI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   la grave crisi economica che ha colpito in questi anni l'Europa sta avendo gravi ripercussioni sul sistema economico italiano, laddove migliaia d'imprese di diversi settori lamentano da tempo una contrazione del fatturato e degli ordini, ed è particolarmente acuita dal fatto che gli enti locali, dai comuni alle regioni, non sempre pagano nei tempi stabiliti i propri fornitori;
   la difficoltà, da parte delle aziende, di percepire tali risorse dagli enti locali, ha costretto già numerosi imprenditori alla cessazione dell'attività con evidenti ripercussioni sui livelli occupazionali, comportando anche, in taluni casi e soprattutto dell'area del nord del Paese, uno sconforto psicologico negli imprenditori interessati dal fenomeno, che ha determinato anche dei suicidi;
   organi di stampa locale di questi giorni (il Mattino di Padova) riportano la notizia secondo la quale l'azienda Tiflosystem, azienda padovana di Piombino Dese e che realizza soluzioni per la vita indipendente delle persone cieche, ipovedenti, con disabilità motorie e della comunicazione, vanta dal 2009 un credito dalla regione Lazio per un importo di circa 70 mila euro;
   nelle ultime settimane, così come riportato da tutti i principali quotidiani nazionali, la regione Lazio è stata investita da uno scandalo per il presunto utilizzo di risorse pubbliche per benefit, come cene ed automobili di lusso, e che ha determinato le dimissioni del Governatore della regione stessa –:
   se il Ministro interrogato, in ragione della grave crisi di liquidità che le piccole e medie imprese lamentano da molti anni, non ritenga opportuno adottare idonee iniziative per favorire il processo di liquidazione dei crediti vantati nei confronti delle pubbliche amministrazioni dalle aziende creditrici. (4-17862)


   BRATTI e GIULIETTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il 21 giugno 2012 è diventata definitiva la condanna a tre anni e sei mesi emessa dal tribunale di Ferrara contro Enzo Pontani, Paolo Forlani, Luca Pollastri, Monica Segatto, agenti di polizia in servizio presso la questura di Ferrara;
   tale sentenza è stata emessa in quanto tali soggetti sono stati ritenuti responsabili della morte di Federico Aldrovandi;
   la Suprema Corte ha ribadito e confermato la gravità e la particolare violenza della condotta dei quattro agenti e censurato il loro comportamento processuale;
   la stessa Suprema Corte ha riconosciuto come siano state poste in essere attività di depistaggio da parte di colleghi della questura di Ferrara interessati alle indagini, di cui alcuni già condannati con sentenza di II grado per reati di favoreggiamento e omissione di atti d'ufficio;
   si sottolineano la gravità dei fatti oggetto di condanna e la delicata qualifica di pubblico ufficiale rivestita dai soggetti responsabili, che inferisce sull'imprescindibile rapporto di fiducia fra cittadino e Stato –:
   se il Ministero abbia attivato tutti i procedimenti disciplinari di competenza, e in caso affermativo quale sia il loro stato e il loro esito. (4-17864)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DE PASQUALE. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   la legge 27 dicembre 2006, n. 296, (legge finanziaria 2007), all'articolo 1, comma 601, aveva previsto l'istituzione di due fondi, destinati l'uno alle «competenze dovute al personale delle istituzioni scolastiche, con esclusione delle spese per stipendi del personale a tempo indeterminato e determinato» e l'altro al «funzionamento delle istituzioni scolastiche»;
   l'articolo 4, comma 4-septies, del decreto-legge n. 78 del 2010 aveva disposto che per il personale scolastico il pagamento degli stipendi del personale a tempo determinato e quello per le competenze accessorie fossero effettuati congiuntamente a quello delle competenze fisse tramite ordini collettivi di pagamento;
   con la legge di assestamento 2012 in corso di approvazione al Senato il Fondo delle spese di funzionamento e il Fondo per le competenze dovute al personale supplente breve e saltuario e per la mensa scolastica ammontano rispettivamente a 705.172.348 e 836.867.052 euro;
   in attuazione del decreto-legge n. 95 del 2012 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 135 del 2012, dal corrente anno scolastico, le istituzioni scolastiche ed educative statali sono state sottoposte al sistema di tesoreria unica di cui alla legge n. 720 del 1984, in ragione di tale assoggettamento, è previsto il deposito delle disponibilità liquide presso la tesoreria statale;
   inoltre non verranno più assegnate alle scuole le risorse per le retribuzioni dei supplenti che verranno gestite direttamente dai servizi del tesoro e quelle per la mensa scolastica, per i docenti e gli Ata che seguono le classi interessate a questo servizio, che saranno direttamente corrisposte agli enti locali senza più passare per le scuole;
   i cassieri delle istituzioni scolastiche ed educative statali alla data del 12 novembre 2012 dovranno provvedere a versare tutte le disponibilità liquide esigibili, già depositate presso i conti bancari, sulle rispettive contabilità speciali, sottoconto infruttifero, aperte presso la tesoreria statale;
   il suddetto decreto-legge n. 95 del 2012 novellando l'articolo 1, comma 601, della legge n. 296 del 2006 (legge finanziaria 2007) ha disposto che al «Fondo per le competenze dovute al personale delle istituzioni scolastiche, con esclusione delle spese per stipendi del personale a tempo indeterminato e determinato» e al «Fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche» affluiscano anche:
    a) l'autorizzazione di spesa di cui alla legge n. 440 del 1997, relativa al Fondo per l'arricchimento e l'ampliamento dell'offerta formativa e per gli interventi perequativi. Al contempo, la medesima legge ha disposto l'abrogazione dell'articolo 2 della legge n. 440 del 1997;
    b) quota parte dei fondi destinati all'attuazione del piano programmatico d'interventi sul sistema dell'istruzione e dell'istruzione e formazione professionale previsto dall'articolo 1, comma 3, della legge n. 53 del 2003, pari a 15,7 milioni di euro;
    c) le risorse previste dall'articolo 1, comma 634, della legge n. 296 del 2006, finalizzate a supportare una serie di interventi concernenti il sistema dell'istruzione (fatto salvo quanto disposto al comma 875 dell'articolo 1 della stessa legge n. 296 del 2006, in materia di risorse da destinare al Fondo per l'istruzione e la formazione tecnica superiore);
   al contempo, il decreto-legge n. 95 del 2012 ha disposto l'abrogazione dell'articolo 1, comma 634, secondo periodo, della stessa legge n. 296 del 2006, che prevede che ai due fondi affluiscano gli stanziamenti dei capitoli iscritti nelle UPB «strutture scolastiche», «interventi integrativi disabili», nonché gli stanziamenti iscritti nel centro di responsabilità «Programmazione ministeriale e gestione ministeriale del bilancio» destinati a integrare i fondi stessi;
   sempre in attuazione della suddetta legge dal 1o gennaio 2013 le contabilità speciali degli uffici scolastici regionali, su cui affluiscono le risorse da destinare alle istituzioni scolastiche, non saranno più alimentate e verranno soppresse a decorrere dal 2016. Le somme disponibili saranno riassegnate ai capitoli relativi alle spese di funzionamento delle scuole iscritti nello stato di previsione del Ministero. Viene inoltre disposta l'acquisizione all'erario della somma di 30 milioni di euro nel 2012 a valere sulle predette contabilità speciali scolastiche;
   con una nota del 20 settembre il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha fornito alle istituzioni scolastiche norme analitiche e dettagliate sullo schema delle convenzioni di cassa che le scuole stesse dovranno quanto prima sottoscrivere per adeguarsi alle norme contenute nel decreto-legge n. 95 del 2012, a metà novembre le scuole dovranno trasferire alla tesoreria unica praticamente tutti i fondi disponibili sul proprio conto corrente bancario;
   nella complessa normativa che, nel nome dell'austerità e del controllo della spesa pubblica, completa, con l'aiuto delle nuove tecnologie, la totale centralizzazione del funzionamento amministrativo dell'apparato scolastico, ormai da tempo in atto, non figura alcuna misura volta alla restituzione alle scuole di quelle risorse, di loro appartenenza, che negli ultimi anni sono state destinate a finanziare le mancate coperture di risorse per la gestione amministrativa a causa della riduzione dei finanziamenti statali –:
   se il Ministro interrogato intenda, e in quali tempi, procedere alla restituzione di quanto dovuto ormai da anni alle istituzioni scolastiche sia pure versandolo, secondo la normativa vigente con adeguato preavviso, nel sistema di tesoreria unica allestito presso la tesoreria statale;
   quali provvedimenti intenda adottare il Ministro al fine di garantire la puntualità e l'idonea quantità dei finanziamenti alle istituzioni scolastiche per far sì che le stesse possano esercitare a pieno la propria autonomia e garantire un idoneo esercizio della propria funzione di istruzione e formazione delle nuove generazioni. (5-08010)


   DE PASQUALE. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   le recenti modifiche introdotte dal precedente Governo sugli ordinamenti relativi all'istruzione superiore ha visto l'introduzione di nuovi percorsi;
   il liceo scientifico opzione scienze applicate è sicuramente una delle più interessanti: come si evince infatti dall'articolo 8 del regolamento recante «revisione dell'assetto ordinamentale, organizzativo e didattico dei licei», l'opzione scienze applicate (...) guida lo studente ad approfondire e a sviluppare le conoscenze e le abilità ed a maturare le competenze necessarie per seguire lo sviluppo della ricerca scientifica e tecnologica e per individuare le interazioni tra le diverse forme del sapere, assicurando la padronanza dei linguaggi, delle tecniche e delle metodologie relative, anche attraverso la pratica laboratoriale (...);
   nonostante l'esplicita citazione alle attività di laboratorio, tale corso è in realtà penalizzato dalla mancanza di ore espressamente dedicate all'attività pratica: il liceo non prevede, infatti, la compresenza di insegnanti tecnico pratici (ITP), figura professionale dedicata completamente alla preparazione, pianificazione e valutazione delle esperienze pratiche di laboratorio, attività per la quale è richiesta apposita formazione;
   tale tipologia di insegnanti sono invece presenti presso gli istituti tecnici e professionali, ove svolgono le funzioni fondamentali connesse con i vari laboratori;
   secondo il citato regolamento, le attività di laboratorio sono relegate nell'area degli insegnamenti attivabili dalle istituzioni scolastiche nei limiti del contingente di organico ad esse annualmente assegnato;
   la mancanza dell'insegnante tecnico pratico si traduce quindi in una mancata frequentazione dei laboratori da parte degli alunni. Non è nemmeno possibile che un solo insegnante, per esempio il titolare della cattedra di scienze, possa condurre – da solo – un'intera classe (magari di 25-30 alunni) in un'aula dove sono presenti strumentazioni delicate, vetreria e sostanze potenzialmente tossiche;
   la presenza di due docenti ha anche il compito di garantire una maggiore sorveglianza e sicurezza per i ragazzi;
   stante così le cose, l'insegnante teorico, inoltre, deve approntare l'esperimento, preparare gli strumenti, compiere i passaggi e fare tutto ciò che è connesso con l'attività laboratoriale, mentre gli alunni aspettano che tutto sia pronto: chiunque abbia un minimo di esperienza di insegnamento scientifico sa che tale situazione è difficilmente gestibile. Per tale motivo, le attività pratiche non vengono effettuate creando una grave lacuna di preparazione nei ragazzi;
   i laboratori hanno continuamente bisogno di apposita manutenzione e pulizia della strumentazione che può essere fatta solo da chi conosce le apparecchiature. Per compiere tali operazioni prima delle sopra citate modifiche era presente una figura apposita (l'assistente tecnico) inquadrato tra il personale ATA, figura che è sull'orlo dell'estinzione a causa dei continui tagli, e già questo si ritiene non sia corretto, ma in emergenza a questa mancanza potrebbe provvedere l'insegnante tecnico pratico; per quanto riguarda i licei, questa tipologia di personale non è tuttavia presente –:
   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno, al fine di garantire un'adeguata offerta formativa, assumere iniziative normative finalizzate a prevedere per l'attività laboratoriale nel liceo scientifico, opzione scienze applicate, la compresenza dell'assistente tecnico e nel caso detto profilo non sia più presente assicurare, la compresenza dell'insegnante tecnico pratico, figura professionale dedicata completamente alla preparazione, pianificazione, insegnamento e valutazione delle esperienze pratiche di laboratorio, attività per la quale è richiesta apposita formazione. (5-08012)


   SIRAGUSA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   in un articolo pubblicato il 26 settembre 2012 sul quotidiano la Repubblica si legge che «A sorpresa, il Ministero dell'istruzione rivede al ribasso il numero dei posti per il concorso a cattedra nell'Isola. E nel giro di un weekend taglia quasi 400 delle 1.600 cattedre comunicate ufficialmente giovedì scorso ai sindacati. Risultato: per il concorso nella scuola siciliana saranno disponibili 1.194 cattedre anziché 1.592. Un colpo di scena che i sindacati considerano “ incredibile ” e che, ancora una volta, penalizza pesantemente i precari e gli aspiranti insegnanti siciliani»;
   nello stesso articolo si legge «Nel tardo pomeriggio di giovedì scorso, dal Ministero dell'istruzione era partita una e-mail destinata ai sindacati. “ Si trasmettono – diceva il testo di accompagnamento – i dati definitivi costituenti l'allegato 1 al bando di concorso relativi alla ripartizione dei posti per regione, grado di scuola e classe di concorso. Con l'occasione – proseguiva la nota – sono state corrette alcune disarticolazioni di quadro riscontrate nella precedente versione ”. Ieri mattina si è scoperto che durante il weekend l'allegato 1 del bando, contenente la distribuzione dei posti per regione, è stato stravolto»;
   e ancora «Confrontando le tabelle di giovedì e quelle pubblicate ieri sulla Gazzetta Ufficiale, al calo di 398 posti in Sicilia fanno da contraltare 301 posti in più in Lombardia e 172 in più in Piemonte»;
   la stessa notizia è stata ripresa anche da il Giornale di Sicilia che scrive «In Sicilia oltre un terzo dei posti andrà nelle scuole dell'infanzia (216 invece di 362) e primarie (202 invece di 362). Nel dettaglio le altre cattedre andranno alle varie discipline delle scuole medie superiori»;
   un tale modo di procedere da parte del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha prodotto false aspettative nei docenti siciliani –:
   alla luce di quanto illustrato in premessa, quali siano le ragioni che hanno portato alla riduzione di quasi 400 posti per il concorso a cattedra in Sicilia nell'arco di qualche giorno e se non ritenga di dover ripristinare il numero di 1.592 cattedre comunicato ai sindacati in precedenza. (5-08014)


   BELLANOVA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   i docenti della classe di concorso A051 lamentano una penalizzazione derivante dagli effetti della riforma della scuola;
   i sopra citati docenti denunciano che finora non si sia giunti ad un'adeguata e definitiva riorganizzazione delle classi di concorso che tenga conto delle esperienze e delle competenze specifiche, degli insegnanti precari e di quelli di ruolo, che devono dare concreta attuazione ai piani di studio, ai profili in uscita previsti dal PECUP e agli obiettivi di apprendimento contenuti nelle «Indicazioni nazionali»;
   fino a oggi le materie letterarie, ad esclusione del latino, sono state attribuite nei nuovi licei sia alla classe di concorso A050 (materie letterarie negli istituti superiori) sia a quella A051, secondo soggettive interpretazioni da parte dei dirigenti scolastici e degli uffici scolastici provinciali. Ciò sembrerebbe non applicando il decreto ministeriale n. 39 del 30 gennaio l998 e non tenendo conto che le cattedre di italiano dei licei dovessero essere assegnate ai docenti abilitati, vale a dire ai docenti della classe di concorso A051. Tale questione è stata peraltro già dibattuta, si veda la sospensiva in data 28 luglio 2011 della pronuncia prot. n. 272/11 da parte del Tar Lazio, avente ad oggetto proprio l'incongruente gestione delle classi di concorso di ambito letterario, che penalizza i più qualificati a vantaggio dei meno qualificati;
   la drastica riduzione oraria e contenutistica di molte delle materie letterarie che arriva anche all'esclusione del latino da alcuni percorsi liceali, unita a quanto sopra esplicitato ha determinato un elevato numero di esuberi nella classe di concorso A051, con un conseguente calo di contratti a tempo determinato per i docenti precari e la derivante perdita di posti di lavoro;
   i docenti precari attualmente rischiano di dover rinunciare a qualunque prospettiva di stabilizzazione, difatti nella classe di concorso A051 le immissioni in ruolo sono state molto esigue in tutto il territorio nazionale, a fronte di un piano che ne prevedeva oltre 20.000 complessive. A questo poi, da quanto lamentano gli stessi, si aggiungono gli effetti progressivi della riforma per i quali si stima che nei prossimi anni molti docenti di ruolo correranno il concreto pericolo di perdere il posto e gli aspiranti supplenti delle graduatorie ad esaurimento rischieranno di rimanere inattivi –:
   in che modo il Ministro interrogato ritenga di affrontare questa vicenda che, se non adeguatamente risolta, rischia di far fuoriuscire dal circuito scolastico e lavorativo personale professionalizzato, andando peraltro ad ingrossare, in un periodo di crisi occupazionale pesantissimo, le folte sacche di disoccupati che purtroppo sono già drammaticamente presenti sul territorio nazionale. (5-08015)


   DE PASQUALE. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   nel mese di maggio 2012 il Ministro interrogato ha presentato ai sindacati la bozza di regolamento sulle nuove classi di concorso previste dall'articolo 64, comma 4, lettera a), di cui al decreto-legge n. 112 del 2008;
   dalla bozza, in relazione alla quale il Ministro ha espresso la volontà di pervenire all'approvazione entro l'anno in corso, si evincono drastiche modifiche rispetto al testo approvato nel mese di marzo dal Ministro pro tempore Gelmini;
   rispetto al precedente testo l'attuale bozza mostra notevoli soluzioni che dovrebbero poter essere funzionali anche rispetto alla costituzione degli organici;
   note sigle sindacali osservano rispetto alla suddetta bozza alcuni aspetti di criticità; ad esempio, l'articolo 2, comma 1, prevede che il titolo di accesso alle nuove classi di concorso, che hanno caratteristiche di aree disciplinari molto estese, sia costituito dall'abilitazione, mentre a parere della Cgil FLC dovrebbe prevedersi che a regime il titolo d'accesso ad una classe di concorso sia una laurea o un gruppo lauree magistrali o uno o un gruppo di diplomi accademici di II livello conseguiti nell'ambito della formazione iniziale e con specifici requisiti in termini di crediti; l'abilitazione dovrebbe rimanere invece il titolo che si consegue attraverso lo specifico percorso che, a normativa vigente, è il tirocinio formativo attivo (TFA);
   ancora, il comma, prevede lo stesso meccanismo sopra descritto per le classi di concorso relative alla tabella C. Oltre a confermare già detto la FLC CGIL evidenzia come il rimando ad un altro decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca è operazione che è stata già considerata illegittima da parte degli organismi consultivi e di controllo. Inoltre, il comma 3 che «regolamenta» «il possesso di abilitazione o idoneità all'insegnamento in una delle classi di concorso previgenti costituisce titolo per la partecipazione ai concorsi (...) sulla base delle confluenze (...)». Non è affatto chiaro se il riferimento sia alla confluenza sulla nuova classe di concorso o, invece, sui sottocodici. Inoltre non si evince se sia possibile partecipare al concorso derogando al possesso dell'abilitazione o perfino al titolo di studio, cosa mai accaduta neppure con le riconversioni;
   rispetto alla volontà iniziale espressa dal Ministro interrogato, il regolamento in questione non risulta ancora definito –:
   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno assumere ogni iniziativa di competenza affinché sia approvato in tempi brevi, anche in concomitanza con lo svolgimento del preannunciato concorso per il reclutamento dei docenti, il citato regolamento sulle nuove classi di concorso e se non ritenga di fare chiarezza in merito alle osservazioni avanzate in premessa. (5-08020)


   PIZZETTI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   una insegnante di economia aziendale precaria da 22 anni ha proposto causa al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per il riconoscimento della professionalità acquisita, poiché negli anni non è stata assunta a tempo indeterminato, non per mancanza di posti, ma per continue modifiche delle leggi e dei regolamenti che governano la scuola;
   la stessa ha ottenuto dal tribunale di Cremona sentenza (n. 27/12) a lei favorevole;
   ora detta docente apprende dalla stampa che a Mantova 150 suoi colleghi nella sua stessa condizione, ma già in fase di liquidazione e pagamento delle somme dovute, si sono visti sostanzialmente depennati dalle loro graduatorie e quindi non convocati nemmeno per la proposta di contratto a tempo determinato;
   molti di questi docenti si sono resi conto di quanto stava accadendo e della gravità della situazione tanto da rivolgersi al giudice del lavoro del tribunale di Mantova che ha annullato immediatamente il provvedimento emesso dal dirigente dell'ufficio scolastico territoriale di Cremona-Mantova;
   la motivazione addotta dal dirigente del sopra menzionato Ufficio scolastico territoriale a giustificazione della decisione assunta è stata che non è possibile proporre un contratto diverso, se non un contratto a tempo determinato che contempli sempre un livello e un'anzianità pari a zero –:
   se il Ministro sia a conoscenza della problematica sopra esposta e quali provvedimenti intenda adottare per dare effettiva e regolare attuazione alle pronunce degli organi giudiziari, anche al fine di garantire il legittimo riconoscimento dei diritti fatti valere dai lavoratori sopra menzionati. (5-08021)

Interrogazioni a risposta scritta:


   REGUZZONI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   le malattie reumatiche sono un insieme di malattie infiammatorie croniche che colpiscono circa 1 per cento della popolazione con predilezione per le donne. Di nessuna di queste patologie è nota la causa. Sembra esistere una predisposizione genetica del sistema immunitario (HLA) che, se stimolato da fattori ambientali (per esempio microrganismi), potrebbe innescare una reazione infiammatoria anomala verso strutture biologiche del medesimo organismo (autoimmunità), con la caratteristica dell'autoperpetuazione del fenomeno. Tutti gli organi e apparati possono essere colpiti dal processo infiammatorio nelle malattie autoimmuni;
   il Lupus eritematoso sistemico (LES) è una malattia rara nel bambino, eccezionale nei primi anni di vita, più frequente nell'età adolescenziale. La sclerodermia esiste in due forme: localizzata o generalizzata. Nel primo caso colpisce soprattutto la pelle, i muscoli e le ossa che si trovano sotto l'area interessata, nel secondo, oltre alla cute, sono colpiti anche vasi sanguigni, esofago, stomaco, intestino, cuore, polmoni, reni, muscoli, articolazioni. Per questa malattia non esiste ancora una cura specifica e sicuramente efficace;
   la dermatomiosite è la terza malattia reumatica cronica del bambino in ordine di frequenza dopo l'artrite cronica e il LES. I pazienti provano fatica a eseguire semplici movimenti, quali sollevare la testa da supino, alzarsi da seduti, salire le scale e, nei casi gravi, può determinare difficoltà respiratorie;
   la febbri periodiche e ricorrenti sono un gruppo di malattie nelle quali la febbre è il sintomo dominante. Una tra le più frequenti è la PFAPA (febbre periodica, afte, stomatite, adenite cervicale), caratterizzata da episodi febbrili non infettivi che ricorrono ogni 2-8 settimane, associati a ingrossamento dei linfonodi laterocervicali e lesioni al cavo orale (afte), che si risolvono spontaneamente dopo 3-4 giorni;
   la malattia di Kawasaki colpisce principalmente i bambini della prima e della seconda infanzia. Il sintomo principale è un'infiammazione dei vasi sanguigni medi e piccoli, sia del cuore sia di altri organi;
   la sindrome da iperlassità ligamentosa benigna (SILB) si presenta con una frequenza variabile dal 9 al 34 per cento ed è più frequente nelle femmine e in alcune etnie, come quelle africana e asiatica. La SILB viene diagnosticata con una semplice visita che valuta specifici parametri come la capacità di iperestendere le ginocchia e i gomiti per più di 10o;
   la porpora di Schoenlein Henoch (PSH) è un'infiammazione dei piccoli vasi sanguigni (capillari) della cute, dell'intestino e dei reni. I vasi sanguigni infiammati possono sanguinare comportando la comparsa di un'eruzione cutanea rosso o violacea chiamata porpora. I vasi possono sanguinare anche nell'intestino o nei reni causando la comparsa di sangue nelle feci e nelle urine (ematuria);
   l'artrite cronica giovanile attualmente è la malattia reumatica cronica del bambino più frequente. Compare prima dei 16 anni e può colpire anche piccoli di 6 mesi. Denominatore comune dei tre tipi di artrite cronica (sistemica, poliarticolare, pauciarticolare) è l'infiammazione della membrana sinoviale con conseguente gonfiore, dolore delle articolazioni, rigidità degli arti –:
   se e quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
    a) promuovere una migliore conoscenza della patologia in argomento che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
    b) sviluppare la ricerca in questo settore;
    c) sostenere le famiglie anche attraverso centri di ascolto e assistenza;
   quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti e l'impegno del settore pubblico al riguardo. (4-17835)


   REGUZZONI e MONTAGNOLI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   le talassemie (alfa e beta talassemie), conosciute anche come anemia mediterranea o morbo di Cooley, e la drepanocitosi (conosciuta anche come anemia falciforme) sono malattie genetiche ereditarie che provocano una malformazione dei globuli rossi del sangue, determinandone una carenza cronica. Nel caso delle talassemie e della drepanocitosi, il difetto genetico provoca una malformazione nella struttura dei globuli rossi e più dettagliatamente nell'emoglobina. L'emoglobina è una grossa proteina costituita da 4 catene di proteine più piccole, dette 2 alfa e 2 beta. Essa è contenuta nei globuli rossi e la sua funzione principale è quella di catturare l'ossigeno dai polmoni e trasportarlo nei diversi tessuti. L'alfa talassemia è una malattia ereditaria causata dalla produzione difettosa o assente delle subunità di tipo alfa dell'emoglobina e, come conseguenza, nella vita adulta si ha un accumulo di catene beta (l'altra subunità che compone l'emoglobina). Nei neonati si ha invece accumulo di catene di tipo gamma. Questo accumulo porta alla formazione di emoglobine patologiche: emoglobina H nell'adulto (un'emoglobina formata da 4 catene beta) ed emoglobina di Bartnel neonato (formata da 4 catene gamma). Le beta talassemie sono un gruppo di malattie che hanno in comune la sintesi difettosa delle catene beta dell'emoglobina. A causa della produzione difettosa di catene beta, i globuli rossi che vengono prodotti sono poveri di emoglobina e vengono presto distrutti, causando l'ingrossamento della milza (splenomegalia), producendo un'anemia grave e modificazioni scheletriche (perché il midollo osseo, dove vengono prodotti i globuli rossi, aumenta di volume per cercare di compensare la perdita). Nella drepanocitosi o anemia falciforme, le alterazioni colpiscono le catene beta e danno origine a una forma anomala di emoglobina, chiamata emoglobina S. Le molecole di emoglobina S tendono facilmente ad aggregarsi fra loro, formando dei microscopici filamenti all'interno del globulo rosso. Per questo, i globuli rossi diventano rigidi e assumono la caratteristica forma «a falce» (da cui anemia falciforme), invece della forma normale a disco. Questi globuli rossi sono incapaci di scorrere normalmente all'interno dei capillari (vasi strettissimi dove i globuli rossi normali passano proprio grazie alla loro elasticità) e quindi tendono a bloccarsi, causando «ingorghi» e quindi occlusioni nella circolazione –:
   se e quali azioni il Governo abbia attuato o intendi attuare ai fini di:
    a) promuovere una migliore conoscenza della patologia in argomento che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
    b) sviluppare la ricerca in questo settore;
    c) sostenere i malati anche attraverso centri di ascolto e assistenza ovvero alle associazioni di malati;
   se e quali azioni di supporto alle associazioni di malati o ai centri di ricerca siano state attuate o verranno messe in atto attraverso i molteplici canali previsti (ad esempio, fondi 5 per mille, fondi ricerca, del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca);
   quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese, quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti e l'impegno del settore pubblico al riguardo. (4-17841)


   REGUZZONI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   la malattia di Nasu-Hakola, o osteodisplasia policistica lipomembranosa, è una rara malattia ereditaria trasmessa con modalità autosomica recessiva, caratterizzata dall'associazione di demenza presenile e cisti ossee –:
   se e quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
    a) promuovere una migliore conoscenza della patologia in argomento che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
    b) sostenere le famiglie anche attraverso centri di ascolto e assistenza;
    c) sviluppare la ricerca in questo settore;
   quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese, quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti e l'impegno del settore pubblico al riguardo. (4-17843)


   REGUZZONI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   la fibrodisplasia ossificante progressiva (FOP) ha una frequenza di circa un caso ogni 1-2 milioni. La FOP è una malattia genetica caratterizzata da formazione di tessuto osseo eterotopico, cioè in sedi in cui l'osso non è normalmente presente. Questa ossificazione eterotopica inizia nella prima infanzia, può essere indotta da traumi, interventi chirurgici o odontoiatrici, iniezioni intramuscolari, è episodica e progressiva. Questo processo anomalo provoca anchilosi (cioè blocco del movimento) delle articolazioni, dello scheletro, dei muscoli, con conseguenti progressive limitazioni di tutti i movimenti. Alla nascita i bambini hanno un aspetto normale, ma presentano una malformazione dell'alluce che appare più corto e deviato lateralmente (alluce valgo). A partire dall'infanzia si formano, in maniera episodica e spesso come conseguenza di traumi, noduli fibrosi dolenti che ossificano, più frequentemente nel collo, nel dorso e nelle spalle. La progressione della malattia coinvolge via via molti distretti corporei provocando progressive limitazioni dei movimenti. Il decorso della malattia molto variabile per quanto riguarda la velocità della progressione e il grado di limitazione;
   nell'aprile 2006, sono state trovate in numerosi pazienti affetti da FOP delle mutazioni nel gene ACVR1, localizzato sul cromosoma 2. Durante la vita embrionale normale, questo segnale è necessario per il corretto sviluppo del cuore, delle articolazioni, della colonna vertebrale, degli arti, mentre la mutazione del recettore causa un segnale anomalo che provoca la produzione eterotopica di tessuto osseo –:
   se e quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
    a) promuovere una migliore conoscenza della patologia in argomento che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
    b) sviluppare la ricerca in questo settore;
    c) sostenere i malati anche attraverso centri di ascolto e assistenza ovvero alle associazioni di malati;
   quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese, quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti e, l'impegno del settore pubblico al riguardo. (4-17846)


   REGUZZONI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute, al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:
   l'acidemia propionica è una grave malattia metabolica che impedisce di metabolizzare le proteine durante la digestione (cioè spezzare le proteine, contenute in quasi tutti gli alimenti, a cominciare dal latte materno, nei suoi componenti di base utili per il corretto funzionamento e la crescita dell'organismo). Durante il metabolismo delle proteine viene prodotto, infatti, l'acido propionico, che è molto tossico e provoca gravissimi danni cerebrali e, se non controllato costantemente attraverso una rigida dieta con apporto di proteine limitato, può portare alla morte –:
   se e quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
    a) promuovere una migliore conoscenza della patologia in argomento che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
    b) sostenere le famiglie anche attraverso centri di ascolto e assistenza;
    c) sviluppare la ricerca in questo settore;
   quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese, quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti e l'impegno del settore pubblico al riguardo;
   se e quali forme di coordinamento tra i Paesi dell'Unione europea siano state o si intendano attuare ai fini di concentrare in centri di eccellenza le principali competenze mediche, biologiche e scientifiche riguardanti la patologia in argomento;
   se e quali iniziative di finanziamento nazionali o comunitarie siano state attivate per finanziare ricerche e studi sulla patologia in argomento. (4-17847)


   REGUZZONI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   il morbo di Still dell'adulto (Adult Onset Still's disease o AOSD) è una rara malattia infiammatoria sistemica. La diagnosi di AOSD è prima di tutto clinica, ma in seguito deve essere supportata da un'indagine sierologia e radiologica;
   l'evoluzione del morbo di Still nel tempo può assumere un decorso monociclico o autolimitantesi (unico episodio di malattia che si risolve completamente dopo 9-12 mesi dal suo esordio e dopo adeguato trattamento), policiclico sistemico o intermittente (sviluppo di numerose recidive associate spesso a danno articolare cronico) o infine cronico (dominato dall'impegno articolare e/o sistemico persistente). Fattori prognostici di cronicizzazione per il morbo di Still sono rappresentati dallo sviluppo precoce di poliartrite a carico delle articolazioni prossimali, coinvolgimento dei cingoli e necessità di più di due anni di terapia steroidea per ottenere il controllo della malattia. Come tutte la patologie infiammatorie croniche, non è infrequente il riscontro di amiloidosi sistemica dopo diversi anni di malattia –:
   se e quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
    a) promuovere una migliore conoscenza della patologia in argomento che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
    b) sviluppare la ricerca in questo settore;
   quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese, quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti e l'impegno del settore pubblico al riguardo. (4-17851)


   REGUZZONI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   l'anemia Diamond-Blackfan (DBA) è un'anemia cronica classificata come malattia genetica rara che colpisce i bambini per lo più durante il primo anno di vita;
   sono noti almeno due geni-malattia, uno dei quali (RPS19) è stato isolato. La malattia si trasmette come carattere autosomico dominante;
   nel 40 per cento dei pazienti si osservano anche malformazioni fisiche (pollice trifalangeo, palatoschisi, malformazioni uro-genitali e/o cardiovascolari);
   due risultano le terapie attualmente applicabili: l'assunzione costante di cortisonici e le trasfusioni di sangue a cadenza mensile –:
   se quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
    a) promuovere una migliore conoscenza della patologia in argomento che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
    b) sviluppare la ricerca in questo settore;
    c) sostenere i malati anche attraverso centri di ascolto e assistenza ovvero alle associazioni di malati;
   quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese, quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti e l'impegno del settore pubblico al riguardo. (4-17853)


   REGUZZONI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute, al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:
   la sindrome di Ehlers Danlos (EDS) è un gruppo eterogeneo di malattie ereditarie rare del tessuto connettivo che hanno in comune ipermobilità articolare, estensibilità cutanea e fragilità generalizzata dei tessuti. L'EDS ha una prevalenza stimata di 1:5.000-10.000, senza distinzione di sesso o di gruppo etnico. La classificazione attuale prevede 6 tipi di EDS, ciascuno dei quali rappresenta una malattia distinta, dovuta a un ben preciso difetto molecolare;
   il panipopituitarismo è una condizione determinata dalla mancata secrezione di ormoni ipofisari. Tale deficit si manifesta progressivamente, pertanto il paziente deve effettuare una terapia sostitutiva degli ormoni mancanti, non appena si evidenziano i singoli deficit;
   come tutte le condizioni croniche/genetiche necessiterebbero di un adeguato supporto psicologico per il superamento e l'accettazione della diagnosi e della terapia –:
   se e quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
    a) promuovere una migliore conoscenza della patologia in argomento che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
    b) fornire adeguata assistenza alle famiglie a ai giovani e giovanissimi in età scolare e prescolare;
    c) sviluppare la ricerca in questo settore;
   quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese o nell'Unione europea, quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti, e l'impegno del settore pubblico al riguardo. (4-17859)


   MANCUSO, CICCIOLI, DE LUCA, BARANI, GIRLANDA e CROLLA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   l'infanzia è valore imprescindibile, da tutelare in ogni modo e oltre la normale prudenza e attenzione;
   il ruolo della scuola, in particolare di quella materna ed elementare è, oltre che di educare, quello di accogliere il bambino nella sua prima esperienza al di fuori dell'ambiente domestico e genitoriale;
   nei giorni scorsi, in una scuola materna della provincia di Novara, un bambino di terza elementare, in un attacco di dissenteria, ha sporcato il bagno maschile;
   la bidella si è lamentata con le maestre della classe, invitandole a spogliare tutti i bambini per scoprire il colpevole;  
   tutti i bambini della terza elementare sono stati costretti a denudarsi e a sottoporsi all'umiliante ispezione della biancheria;
   le insegnanti addossano l'intera responsabilità del fatto alla bidella, ma a loro spettava la sorveglianza –:
   se il Governo intenda inviare degli ispettori alla scuola elementare del novarese per verificare l'accaduto e le responsabilità;
   se il Governo intenda verificare la necessità di un aiuto psicologico per i bambini di otto anni coinvolti nella triste vicenda. (4-17861)


   EVANGELISTI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   in base ai dati forniti dall'Ufficio scolastico regionale Toscana, dall'Ufficio scolastico provinciale di Massa Carrara e dai dati rilevati dalle ultime pubblicazioni del MIUR, si evidenziano alcune criticità per quanto riguarda l'area della disabilità;
   in Toscana il numero dei docenti di sostegno in organico di diritto (O.D.) è stato stabilito, in base ai decreti ministeriali degli ultimi due anni sugli organici, in 2857 unità. Il numero è a giudizio dell'interrogante errato per difetto; infatti in base alla legge n. 244 del 2007, i docenti in organico di diritto dovrebbero essere 3245, in quanto nell'anno scolastico 2006/07 sono stati assegnati alla Toscana 4636 docenti sul fatto (70 per cento di 4636=3245, dati MIUR);
   il Ministero quando ha stilato la tabella E allegata ai decreti ha assegnato a 10 regioni (Piemonte, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna) molti docenti in più del dovuto, penalizzando le restanti regioni. Anche quando ci sono state le immissioni in ruolo questo gap non è stato mai colmato anzi, le regioni che già sforavano di più sono state ulteriormente premiate (esempio Campania, Lazio, Puglia);
   a nulla, fino ad oggi, sono servite le rimostranze presso le sedi competenti; la situazione è rimasta la stessa, compromettendo in centinaia di casi la tanto invocata continuità didattica, non sussistendo una adeguata stabilità del personale;
   quest'anno, si è di fronte ad un ulteriore peggioramento, in quanto gli alunni disabili sono aumentati notevolmente, mentre, il numero di docenti assegnato, è rimasto lo stesso. Le ore di sostegno sono talmente poche, che, con l'organico di fatto più le deroghe non si arriva neppure ad un insegnante ogni due alunni, nonostante la circolare ministeriale n. 61 del 18 luglio 2012, «Posti di sostegno» a firma Stellacci reciti che: «l'organico di sostegno è assegnato alla scuola... in ragione mediamente di un posto ogni due alunni disabili»;
   nella provincia di Massa Carrara, gli alunni disabili sono 512 e i docenti 220 più 13 deroghe, totale 233 docenti; non sembra una media di 1:2. Oltretutto, sempre prendendo, ad esempio, Massa Carrara gli alunni certificati dall'ASL in situazione di gravità sono 251;
   la sentenza della Corte costituzionale n. 80 del 2010 sancisce il dovere di assegnare ore in deroga nei casi di gravità su indicazione della progettualità del piano educativo individualizzato (P.E.I.); orbene con 13 deroghe ai 251 disabili gravi toccano ben 55 minuti a testa in più alla settimana;
   sempre nella circolare ministeriale 61, «Posti di sostegno», si legge che: «b) l'organico dei posti di sostegno è determinato secondo quanto previsto dai commi 413 e 414 dell'articolo 2 della legge n. 244 del 2007 (finanziaria per il 2009)»;
   la finanziaria in questione era quella del 2008, cioè l'organico è determinato da 2 commi che sono stati giudicati incostituzionali con la sentenza della Corte costituzionale n. 80 del 2010, proprio perché a priori determinano il numero dei docenti e quindi delle ore da assegnare, indipendentemente dal numero degli alunni e delle loro esigenze;
   inoltre è bene specificare che (punto c) della circolare ministeriale 61: l'organico di sostegno, come gli altri organici sono assegnati alla scuola, ma il numero di ore sono assegnate all'alunno in base al PEI ed alle «reali esistenze», come tra l'altro tutti i TAR, compreso quello Toscano riconoscono (esempio sentenza TAR Toscana n. 746 del 18 aprile 2012);
   il quadro attuale relativo all'integrazione degli alunni disabili è drammaticamente compromesso dalle difficoltà degli enti locali nel fornire personale specializzato per coprire tutte le richieste delle scuole; addirittura si giunge a situazioni, sempre nella provincia di Massa Carrara, dove gli operatori per le secondarie di II grado che venivano pagati con fondi provinciali, probabilmente non verranno assegnati in quanto la provincia non sa se esisterà ancora nel 2013 e non può certamente impegnare soldi di un bilancio preventivo che rischia non esserci;
   è evidente che tutte queste misure restrittive nei confronti dei disabili danneggiano lavoratori e ledono il diritto allo studio dei normodotati, in quanto un numero adeguato alle «reali esigenze» delle ore permette una migliore integrazione per il disabile, ma anche una serenità maggiore per il normodotato e i docenti che sono nelle classi –:
   se il Ministro non ritenga urgente intervenire al fine di affrontare e risolvere le questioni relative al sostegno scolastico in favore di studenti e alunni con disabilità, anche adottando iniziative di confronto con le strutture scolastiche e le amministrazioni locali, affinché siano assicurati elementari diritti sanciti dalla Costituzione e da apposite leggi nazionali. (4-17863)


   ROSSA e LOLLI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   la scuola di osteopatica Chinesis I.F.O.F., istituita nel 2002 con il patrocinio della Sapienza Università di Roma, dipartimento di medicina sperimentale, ha pubblicizzato nel giugno 2012 nel suo sito internet (www.chinesis.org) un corso di formazione in osteopatia a tempo parziale e uno a tempo pieno con la possibilità di conseguire la laurea in scienze motorie rilasciata dall'università telematica San Raffaele;
   il corso a tempo parziale si rivolge a tutti i laureati nelle professioni sanitarie, ai laureati in scienze motorie ed ai massofisioterapisti;
   il corso a tempo pieno per il diploma di osteopatica e laurea in scienze motorie è indirizzato a chi è in possesso di un diploma di maturità;
   tale iniziativa, come viene affermato nel sito internet, è resa possibile grazie alla convenzione che Chinesis I.F.O.P. ha stipulato con l'università telematica San Raffaele di Roma per consentire ai propri associati una preparazione di livello universitario e offrire l'opportunità di valorizzare i percorsi professionali e formativi realizzati al fine del conseguimento dei titoli accademici;
   la formazione per il completamento del percorso di studi in osteopatica e per ottenere la laurea in scienze motorie si svolge a distanza in e-learning dell'università telematica San Raffaele;
   le università telematiche hanno la caratteristica di operare con modalità a distanza, senza quindi far spostare gli studenti dalle loro sedi di residenza;
   l'osteopatia si basa su un particolare tipo di manipolazione, alla base della quale quindi vi sono delle esercitazioni pratiche per apprendere ed affinare la tecnica;
   il corso di laurea in scienze motorie fornisce ai propri laureati competenze relative alla comprensione, alla progettazione, alla conduzione e alla gestione di attività motorie a carattere educativo, adattativo, ludico o sportivo, finalizzandole allo sviluppo, al mantenimento e al recupero delle capacità motorie e del benessere psicofisico a esse correlato;
   a seguito della riforma dell'università corso di laurea è stato omologato alla modalità 3+2, ovvero 3 anni di laurea di base e 2 di laurea specialistica oggi magistrale, prevedendo per quest'ultima tre distinti percorsi: preventivo (attività motorie preventive ed adattate), economico-manageriale (management delle attività motorie e sportive) e scientifico-tecnico (scienze e tecniche dello sport);
   il corso di laurea prevede un numero ampio di discipline;
   le materie possono essere distinte in pratiche (inerenti al settore motorio e sportivo) e teoriche (inerenti al settore biomedico, giuridico, economico, della metodologia didattica e dell'allenamento, psico-pedagogico e musicale);
   tra le discipline pratiche svolte in molti dei corsi di laurea degli atenei italiani, vi sono i principali sport di squadra italiani (calcio, pallavolo, basket, pallanuoto), mentre nel secondo anno lo studio viene spostato agli sport individuali come l'atletica, il nuoto, la scherma, la ginnastica artistica e quella ritmica;
   tutti questi corsi sono conclusi con esami teorico (orali e/o scritti) pratici;
   nel territorio nazionale sono presenti 34 sedi universitarie con attivo almeno un programma didattico nell'area delle scienze motorie;
   il presidente della conferenza dei presidi e dei direttori dei corsi di laurea in scienze motorie professor Federico Schena, ha più volte cercato un confronto con l'università San Raffaele per conoscere l'organizzazione dei corsi, senza però ricevere alcuna risposta –:
   se sia a conoscenza di quanto riportato in premessa, se non ritenga suo compito intervenire affinché il conseguimento della laurea in scienze motorie sia affidata ai corsi di laurea riconosciuti e istituti presso le 34 sedi presenti nel territorio nazionale, che forniscono agli studenti un'appropriata preparazione sia dal punto di vista teorico che pratico.
(4-17867)


   REGUZZONI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   la sindrome di Klinefelter (SK) definisce un gruppo di anomalie cromosomiche in cui vi è almeno un extracromosoma X rispetto al cariotipo maschile normale 46,XY. L'aneuploidia 47,XXY è l'anomalia dei cromosomi sessuali più frequente, con una prevalenza di 1 su 500 maschi. Altre aneuploidie dei cromosomi sessuali hanno una prevalenza estremamente più bassa: 48,XXYY e 48,XXXY in 1/17.000-50.000 nati maschi, 49,XXXXY in 1/85.000-100.000 nati maschi. Inoltre, sono stati descritti anche maschi 46,XX, nei quali la sindrome è dovuta a una traslocazione di parte del cromosoma Y (compresa la regione della determinazione del sesso, SRY) sul cromosoma X durante la meiosi paterna. Gli effetti sulle caratteristiche fisiche e sullo sviluppo fisico e cognitivo aumentano con il numero degli X in soprannumero, ognuno dei quali si associa a una riduzione media del quoziente intellettivo (QI) di 15-16 punti, con un maggiore interessamento del linguaggio, in particolare di quello espressivo. L'esame del cariotipo standard è necessario per confermare la diagnosi. Se la diagnosi non viene posta nel periodo prenatale, i maschi 47,XXY possono presentare diversi segni clinici sfumati in rapporto all'età. Nell'infanzia, il cariotipo 47,XXY può essere diagnosticato nel corso della valutazione di un'ipospadia, di un pene ipoplasico, di un criptorchidismo o di un ritardo psicomotorio. I bambini in età scolare possono presentare ritardo del linguaggio, difficoltà di apprendimento o disturbi comportamentali. I bambini più grandi o gli adolescenti possono essere diagnosticati nel corso di una valutazione endocrinologica per un ritardo dello sviluppo puberale o per uno sviluppo incompleto, con habitus eunucoide, ginecomastia e ipoplasia dei testicoli. Gli adulti spesso vengono valutati per infertilità o per tumori maligni del seno. Gli aspetti comuni sono la ialinizzazione dei tubuli seminiferi e l'azoospermia. La terapia sostitutiva con androgeni andrebbe iniziata dalla pubertà (intorno ai 12 anni) e la dose può essere aumentata fino a ottenere una concentrazione sierica, adeguata per l'età, di testosterone, estradiolo, ormone follicolo-stimolante (FSH) e luteinizzante (LH). Le persone con SK diagnosticate nell'età adulta possono comunque trarre benefici dalla somministrazione dell'ormone. L'obiettivo della terapia è quello di portare i livelli sierici del testosterone al punto medio dell'intervallo di normalità in base alle necessità fisiologiche individuali –:
   se e quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
    promuovere una migliore conoscenza delle patologie in argomento che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
    sviluppare la ricerca in questo settore;
    sostenere i malati anche attraverso centri di ascolto e assistenza ovvero alle associazioni di malati;
   quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti le patologie in argomento siano in corso nel nostro Paese, le relative tempistiche, i risultati raggiunti, l'impegno del settore pubblico al riguardo. (4-17870)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GATTI, MADIA, GNECCHI e SCHIRRU. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   il 25 settembre 2012 il Governo ha risposto all'interrogazione n. 5-07770 con la quale l'interrogante chiedeva informazioni relativamente al numero di soggetti che abbiano usufruito delle disposizioni contenute nell'articolo 19 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, le quali consentono, dal 1o gennaio 2009, di cumulare la pensione con il reddito da lavoro;
   i dati forniti dal Governo, pur utili a comprendere la dimensione di un fenomeno assai vasto – per gli anni dal 2009 al 2011 i soggetti appena pensionati che hanno usufruito della possibilità di cumulo ammontano a più del 25 per cento del totale – non appaiono all'interrogante esaustivi e per tale ragione si ritiene necessario richiedere ulteriori chiarimenti –:
   quale sia il numero di soggetti, per gli anni dal 2009 al 2012, che abbiano avuto accesso al trattamento pensionistico prima del 2009 e che successivamente alla data del 1o gennaio 2009 abbiano usufruito della possibilità di cumulo con il reddito da lavoro;
   quali siano i dati a disposizione del Governo relativamente all'importo del trattamento pensionistico dei soggetti che abbiano beneficiato del cumulo previsto dall'articolo 19 del decreto-legge n. 112 del 2008 e, più specificamente quanti di questi, in termini assoluti e percentuali, percepiscano un trattamento pensionistico non superiore, rispettivamente, a 2, 4 e 6 volte la pensione minima, e quanti superino tale ultimo limite, nonché quale sia la retribuzione lorda media loro corrisposta;
   se, in riferimento al testo della risposta all'atto di sindacato ispettivo sommariamente esposto in premessa, non si intendano fornire dati disaggregati che permettano di conoscere il numero di pensionati che in ogni singolo anno dell'intervallo preso in considerazione abbiano versato i contributi da lavoro dipendente, autonomo o parasubordinato – i quali sono stati conteggiati una sola volta, anche nel caso abbiano versato contributi in più gestioni – a prescindere dall'anno in cui abbiano avuto accesso al trattamento pensionistico, al fine di comprendere la reale portata degli effetti della normativa in oggetto. (5-08017)

Interrogazione a risposta scritta:


   DI STANISLAO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   i cittadini di Taranto, com’è noto, vivono una forte sofferenza per un disastro sanitario, oltre che ambientale, che imperversa su di loro e sulla città;
   da circa due mesi ai dirigenti dell'Ilva, l'industria più «ingombrante» presente nel comune, è stato notificato il sequestro di parchi minerali, cokerie, agglomerato, acciaieria, altiforni, perché comprovato il nesso di causa ed effetto per ciò che concerne i numerosi decessi e malattie conseguenti all'inquinamento prodotto dalla stessa industria;
   al Senato, dopo l'approvazione alla Camera, è in fase di conversione in legge il decreto-legge sulle bonifiche ambientali della città;
   la magistratura potrebbe sequestrare definitivamente gli impianti in quanto non ci sarebbero le garanzie di rispetto ambientale e sanitario nei confronti della città di Taranto e dei suoi abitanti;
   la stessa azienda, qualora non ne trovasse più la convenienza, perché obbligata a ridurre decisamente la produzione, rinuncerebbe a rimanere insediata nella città –:
   se il Governo abbia in programma progetti per la riconversione del territorio di Taranto, e alternative occupazionali come ad esempio per le bonifiche, riconversione industriale, green economy e altro ed in caso affermativo quali siano;
   se il Governo abbia valutato e considerato l'impatto occupazionale sul territorio in caso di chiusura anche parziale dello stabilimento, tenendo conto dei dipendenti dell'Ilva residenti e non nella città di Taranto e se intenda con urgenza valutare soluzioni alternative per intervenire prontamente, qualora si giunga a tale situazione tra l'altro molto probabile, ad una ricollocazione degli operai tenendo conto anche della cassa integrazione.
(4-17865)

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CALLEGARI. — Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   il decreto legislativo n. 26 del 2007, recante attuazione della direttiva 2003/96/CE in materia di tassazione dei prodotti energetici e dell'elettricità, dispone l'esenzione dall'accisa per gli oli vegetali, non modificati chimicamente, impiegati in lavori agricoli, orticoli, in allevamento, nella silvicoltura e nella florovivaistica;
   sebbene la suddetta agevolazione sia compatibile con il mercato comune, come stabilito dalla decisione n. 6466 adottata dalla Commissione europea nel 2011, ad oggi, settembre 2012, ancora non risultano emanate le disposizioni applicative atte a consentire che l'utilizzo di olio vegetale, in regime di esenzione di accisa, venga effettivamente autorizzato attraverso il meccanismo della assegnazione di carburante agevolato;
   dopo chiarimenti e solleciti avanzati più volte dall'interrogante alle istituzioni competenti, il Ministro interrogato, nella risposta all'interrogazione n. 5-07007 in Commissione agricoltura resa il 6 giugno 2012 precisava che il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali non aveva ancora provveduto a richiedere all'Agenzia delle dogane l'avvio delle procedure atte a rendere operativo il regime di esenzione in parola, ritenendo erroneamente la stessa Agenzia competente a procedere d'ufficio sulla base della predetta decisione comunitaria e assicurava il tempestivo intervento dell'Amministrazione in tal senso –:
   di quali ulteriori elementi disponga il Ministro in relazione a quanto riportato in premessa e se non intenda provvedere con urgenza, in quanto di sua competenza, ad interessare l'Agenzia delle dogane, affinché possa disporre l'esenzione fiscale per gli oli vegetali per impieghi agricoli. (5-08016)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E SEMPLIFICAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   CANNELLA, DE CORATO, NOLA, CONTENTO, SALTAMARTINI e BERNARDO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:
   in occasione delle celebrazioni della 388esima edizione del «Festino di Santa Rosalia», svoltesi a Palermo il 13-14 e 15 luglio 2012, la locale amministrazione comunale, come ogni anno, ha predisposto gli allestimenti e costruito il carro rievocativo che secondo la tradizione porta in processione per le vie cittadine l'immagine della Santa Patrona del capoluogo siciliano. Per la realizzazione dei manufatti, secondo quanto dichiarato dallo stesso sindaco Leoluca Orlando e riportato dagli organi di informazione, hanno lavorato oltre venti persone, tra falegnami, fabbri, operai del Coime e 15 allievi dei corsi di scultura e scenografia dell'Accademia di belle arti di Palermo, con cui la giunta ha istituito una apposita convenzione;
   risulta agli interroganti (come sarebbe testimoniato da foto già pubblicate sul sito www.ilfestinodisantarosalia.it) che insieme al suddetto team di artigiani e studenti avrebbero prestato la loro opera anche due ex-dipendenti del Teatro Massimo di Palermo, Vincenzo D'Agostino e Gino Ziino, attivi sostenitori in campagna elettorale del sindaco e già condannati dalla V sezione penale del tribunale di Palermo per truffa, avendo procurato all'ente lirico, in concorso con altri, un danno di un milione e duecentomila euro. A seguito di tale condanna, per decisione del consiglio d'amministrazione della Fondazione nel marzo del 2009 risulterebbe che siano stati licenziati insieme ad altri colleghi coinvolti;
   non è noto se i due lavoratori citati, già condannati per truffa e licenziati dalla Fondazione Teatro Massimo per il danno arrecato all'ente, siano stati pagati con denaro pubblico;
   l'impiego dei due lavoratori condannati non appare agli interroganti compatibile con l'immagine di legalità e il messaggio di correttezza amministrativa che una giunta municipale dovrebbe dare al cittadino –:
   se non intendano assumere iniziative normative affinché ex dipendenti di enti pubblici condannati per reati contro la pubblica amministrazione non possano intrattenere a nessun titolo, rapporti retribuiti con le pubbliche amministrazioni.
(4-17877)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MATTESINI, MIOTTO, FRONER e GIOVANELLI. — Al Ministro della salute, al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   la Corte costituzionale con sentenza 27 giugno 2012 n. 161, ha accolto in parte il ricorso presentato dalla Presidenza del consiglio dei ministri, contro la legge della regione Abruzzo n. 17 del 24 giugno 2011 riguardante la trasformazione delle ex-IPAB nella regione Abruzzo;
   con tale sentenza la Corte ha stabilito che sia le IPAB stesse che tutto ciò che è stato prodotto dalla trasformazione delle IPAB (per esempio le fondazioni di diritto privato) sono soggetto pubblico pienamente rientrante nelle norme di coordinamento della finanza pubblica, in quanto anche solo il fatto che abbiano goduto della continuità patrimoniale ed economica con le IPAB di provenienza, od abbiano goduto di finanziamenti pubblici sotto forma di contributi, le fa ricadere nella sfera dei soggetti pubblici;
   la Corte stabilisce altresì che così come le partecipate anche le aziende pubbliche di servizi alla persona e le fondazioni di diritto privato contribuiscono a definire il patto di stabilità dei comuni, le cui attuali difficoltà saranno aumentate in modo esponenziale in conseguenza di quanto suddetto;
   la conseguenza dell'applicazione alle ASP ed alle fondazioni di tutte le leggi di coordinamento della finanza pubblica quali le norme ed i relativi vincoli per l'assunzione del personale, mette a serio rischio il mantenimento dei servizi e la loro qualità. Ad oggi, infatti, le ex-IPAB, le ASP e le fondazioni gestiscono oltre il 40 per cento dei posti letto di Rsa in Italia, a fronte di un bisogno crescente di accoglienza in Rsa. L'imposizione sul personale delle previsioni del patto di stabilità significa che le Asp non potranno rispettare gli standard in quanto non è possibile prevedere la esternalizzazione di manodopera e/o la esternalizzazione di un servizio completo nel caso di pensionamento del personale. Il quadro diventa ancora più fosco stando alle previsioni in materia di spesa pubblica con riferimento in particolare, al ridimensionamento delle piante organiche;
   altra conseguenza dell'applicazione della normativa di coordinamento della finanza pubblica riguarderà la parte investimenti; ciò potrà comportare ad esempio che una Rsa gestita da una ex-IPAB od Asp non potrà procedere ad adeguamenti normativi e quindi sarà costretta a chiudere di fronte ad una prescrizione della competente commissione di vigilanza;
   ulteriore conseguenza dell'applicazione delle norme di finanza pubblica è relativa ai presidenti e consigli di amministrazione che hanno la responsabilità penale e civile sugli atti dell'azienda i cui bilanci riguardano cifre importanti, e che devono invece svolgere gratuitamente il proprio incarico;
   dalla previsione contenuta nell'articolo 6, comma 2, del decreto-legge n. 78 del 2010 sono esclusi gli enti previsti nominativamente nel decreto legislativo n. 300 del 1999 e decreto legislativo n. 165 del 2001, tra cui gli enti del servizio sanitario nazionale proprio con riferimento alla necessità del mantenimento dei parametri di qualità dei servizi erogati;
   la sentenza della Corte definisce una nuova ricostruzione giuridica e sistematica di una forma aziendale, segnatamento l'Asp –:
   se il Governo intenda assumere iniziative normative per inserire le Asp tra i soggetti pubblici esclusi dall'applicazione dei limiti previsti nelle norme di finanza pubblica in materia di personale, nonché disciplinare che tale aspetto non si ripercuota sui comuni di riferimento;
   se intenda conseguentemente alla sentenza della Corte definire con chiarezza così come previsto dalla legge n. 328 del 2000 richiamata dalla sentenza stessa, ruoli e competenze e forme giuridiche delle Asp, con normative stringenti che superino la realtà a macchia di leopardo che vede ancora molte regioni non aver normato come previsto dalla suddetta legge n. 328 del 2000, il passaggio da Ipab ad Asp. (5-08023)

Interrogazioni a risposta scritta:


   POLLEDRI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:
   le porfirie epatiche acute sono un sottogruppo di porfirie in cui rientrano 4 malattie: la porfirie intermittente acuta (la più comune), la porfiria variegata, la coproporfiria ereditaria e il deficit ereditario di acido delta-aminolevulinico deidratasi (la più rara);
   le porfirie acute vanno distinte da quelle croniche: mentre le prime infatti sono scatenate dall'assunzione od inoculo di sostanze (vaccini, farmaci, infezioni), le seconde sono presenti nel malato sin dalla nascita (Morbo di Günther);
   tutte le porfirie epatiche acute sono dovute al deficit di uno degli enzimi della via biosintetica dell'eme, cioè della parte non proteica dell'emoglobiìna, che funge da trasportatore specifico per l'ossigeno;
   la scarsa produzione della proteina dell'eme determina che al suo posto siano prodotte delle tossine, chiamate porfirine, le quali vanno ad intossicare cellule e tessuti, generando malfunzioni e dolori;
   nell'80 per cento dei casi i pazienti affetti da porfirie sono di sesso femminile (tra i 20 e i 45 anni) che lamentano forti dolori addominali (per un arco temporale di un paio di settimane), cui si associano sintomi neurologici (debolezza muscolare, perdita della sensibilità o convulsioni) e sintomi psicologici (irritabilità, ansia, allucinazioni visive o auditive, confusione mentale);
   la porfiria variegata, in modo particolare, determina nei pazienti che ne sono affetti evidenti lesioni cutanee;
   le porfirie epatiche acute, nonostante abbiano effetti fortemente invalidanti e nonostante abbiano un impatto sulla popolazione prossimo al valore di 1/75.000, non rientrano nelle malattie rare;
   non esiste una definizione precisa di «malattia rara» e l'unico criterio attraverso cui definire tale concetto è quantitativo, nel senso che è così considerata quella patologia che colpisce pochi soggetti in un dato momento;
   in particolare, l'Italia, pur avendo l'autonomia decisionale che permetterebbe di variare le soglie, si attiene alla decisione dell'Unione Europea secondo la quale una malattia è rara quando ne sono affette non più di 5 persone su 10.000 abitanti (lo 0,05 per cento), laddove ad esempio gli Stati Uniti hanno fissato il parametro di 1/200.000;
   l'accertamento della malattia rara richiede indagini spesso sofisticate e ad elevato costo, il decreto ministeriale 279/2001 (Regolamento di istituzione della rete nazionale delle malattie rare e di esenzione dalla partecipazione al costo delle relative prestazioni sanitarie) prevede che siano erogate in esenzione tutte le prestazioni appropriate ed efficaci per il trattamento e il monitoraggio della malattia rara accertata e per la prevenzione degli ulteriori aggravamenti –:
   se il Governo, alla luce dei dati forniti, non ritenga di dover inserire nell'elenco delle malattie rare le patologie rientranti nel gruppo delle porfirie epatiche acute, le quali, pur avendone le caratteristiche, non risultano annoverate nel suddetto elenco;
   quale sia il livello raggiunto dalla ricerca medico-scientifica in ordine alle porfirie e se e quali iniziative il Governo intenda porre in essere al fine di apportare il necessario sostegno a chi è affetto da tali patologie e alle famiglie dei malati stessi. (4-17831)


   REGUZZONI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. — Per sapere – premesso che:
   la malattia di Behçet (MB) è una vasculite sistemica a eziologia sconosciuta che colpisce le arterie e le vene di grande, medio e piccolo calibro. La malattia di Behçet è una patologia infiammatoria a genesi autoimmune che, per quanto rara, assume grande importanza sociosanitaria, poiché colpisce soggetti in giovane età e dà origine a sintomi clinici pluridistrettuali tra cui quelli contraddistinti da maggiore gravità sono a carico dell'occhio, del sistema nervoso centrale, dell'intestino e dell'albero venoso. I sintomi oculari determinano un progressivo danno alla funzione visiva e in circa un quarto dei pazienti l'esito è la cecità. Il coinvolgimento cerebrale, quello intestinale e le tromboflebiti a carico dei grossi vasi venosi possono essere fatali. Il decorso clinico è caratterizzato da manifestazioni ricorrenti mucoso-cutanee, oculari, articolari, vascolari, gastrointestinali e neurologiche. L'insorgenza della malattia è significativamente più frequente nei soggetti HLA-B51 positivi. C’è accordo unanime tra i ricercatori che la malattia sia sostenuta da meccanismi di natura autoimmune con risposta di tipo Th1-dipendente;
   un recente studio di popolazione condotto a Reggio Emilia ha evidenziato un'incidenza di 0,24 casi/100.000/anno. In assenza di esami di laboratorio e strumentali specifici, la diagnosi è clinica e si basa sulla presenza di tre sintomi: afte orali, afte genitali, segni oculari (uveiti, neuriti ottiche, glaucoma). La positività B51 viene usata a conferma della diagnosi soprattutto quando manca uno dei tre sintomi clinici. Le manifestazioni cliniche della MB sono proteiformi e la tendenza a recidivare ne rappresenta il comune denominatore. I sintomi cutanei e a livello delle mucose rappresentano le manifestazioni più frequenti, mentre l'uveite, la meningoencefalite, le trombosi dei grossi vasi e la colite sono le più gravi. La terapia varia a seconda delle manifestazioni cliniche e si basa su corticosteroidi, colchicina, talidomide, immunosoppressori (azatioprina, ciclosporina); nei casi più gravi vengono somministrati con efficacia anti-TNF alfa (infliximab, adalimumab, etanercept) –:
   se e quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
    a) promuovere una migliore conoscenza della patologia in argomento che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
    b) sostenere le famiglie e i bambini in età scolare e prescolare;
    c) sviluppare la ricerca in questo settore;
   quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese, quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti e l'impegno del settore pubblico al riguardo;
   se la citata ricerca condotta a Reggio Emilia abbia avuto un prosieguo scientifico e quale;
   quali siano i principali centri di eccellenza del nostro Paese per la cura di detta patologia;
   se e quali forme di coordinamento siano state o si intendano attuare ai fini di concentrare in centri di eccellenza le principali competenze mediche, biologiche e scientifiche riguardanti la patologia in argomento. (4-17836)


   REGUZZONI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   le ittiosi sono un gruppo di genodermatosi – malattie genetiche con effetti sulla pelle – il cui comune aspetto è di fare apparire la pelle come coperta di squame, secca, screpolata, arrossata o abnormemente ispessita. Le squame possono essere quasi invisibili o talmente evidenti da essere notate alla prima occhiata e gli altri sintomi possono essere praticamente inesistenti o talmente gravi da non risultare compatibili con la vita. Una recente riclassificazione di questi disturbi li ha definiti come «disordini della cheratinizzazione». La patologia è evidente generalmente sin dalla nascita o poco dopo e comunque, quasi sempre, entro il primo anno di vita. Non esiste cura, ma i trattamenti locali o quelli sistemici possono migliorare notevolmente le condizioni dei pazienti, specialmente nei casi più difficili. Le ittiosi possono essere in effetti assai differenti tra loro per aspetto, gravità ed estensione ma, se non minime, hanno un forte impatto sulla vita sociale, relazionale e personale dei portatori. In parole semplici, in una persona affetta da ittiosi la cute nuova è prodotta a un ritmo eccessivamente veloce oppure manca di alcuni degli elementi necessari ad assicurare un distacco normale delle cellule morte, provocando così un accumulo anomalo di tessuto. Questa situazione può provocare una serie di problemi differenti secondo il tipo di ittiosi e la sua gravità. Ci sono cinque tipi principali di malattie genetiche genericamente identificate come «ittiosi», ma almeno altri 20 tra malattie, sindromi e situazioni particolari l'annoverano come sintomo evidente. Molte di queste forme rare sono in genere espressione di mutazioni genetiche estese che coinvolgono, tra gli altri, anche i geni responsabili della corretta crescita della cute. Le ittiosi, ad eccezione della forma vulgaris, sono patologie rare o estremamente rare. A causa della sua rarità, l'ittiosi è difficile da diagnosticare, specie per i medici generici (ma anche per gli specialisti) che quasi mai l'hanno «incontrata» nel corso degli studi universitari. I medici indagano molti aspetti prima di fare la diagnosi e quindi di identificare il tipo specifico di malattia. Per determinare la forma di ittiosi, il medico si soffermerà sull'aspetto generale della pelle, sul tipo di squame, sulla loro dislocazione sul corpo. Egli può anche osservare al microscopio frammenti di cute per esaminarne la struttura. La presenza o l'assenza di vescicole è altrettanto significativa. Ai metodi clinici e strutturali si affianca oggi la diagnosi genetica –:
   se e quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
    a) promuovere una migliore conoscenza delle ittiosi che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
    b) sviluppare la ricerca in questo settore;
    c) sostenere i malati anche attraverso centri di ascolto e assistenza ovvero alle associazioni di malati;
   quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti le patologie in argomento siano in corso nel nostro Paese, quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti e l'impegno del settore pubblico al riguardo. (4-17837)


   REGUZZONI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   esistono una serie di malattie del fegato che colpiscono i bambini in età neonatale, i bambini appena nati. Si tratta di malattie rare e gravi. Colpiscono in media circa 50 bambini l'anno in Italia, la loro incidenza è grosso modo analoga in tutti i Paesi del mondo e purtroppo non si è ancora trovato il modo di prevenire queste malattie, né alcun farmaco per curarle;
   i bambini che ne sono affetti debbono quindi per lo più subire degli interventi chirurgici. Così è certamente per la più frequente di queste malattie, che si chiama atresia delle vie biliari –:
   se e quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
    a) promuovere una migliore conoscenza della patologia in argomento che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
    b) sviluppare la ricerca in questo settore;
    c) sostenere le famiglie anche attraverso centri di ascolto e assistenza;
   quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese, quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti e l'impegno del settore pubblico al riguardo. (4-17844)


   REGUZZONI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   le monosomie 18 rappresentano un'anomalia genetica legata al cromosoma 18, che si manifesta con variabilità non sempre prevedibile. Per gli individui colpiti da anomalie del cromosoma 18 spesso, oltre a interventi chirurgici per eliminare malformazioni congenite, si rendono necessarie la fisioterapia, la psicomotricità, la logopedia. Punto di riferimento è di solito il neuropsichiatra infantile di base, che segue lo sviluppo psicomotorio del bimbo decidendo di volta in volta la terapia migliore da seguire –:
   se e quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
    a) promuovere una migliore conoscenza della condizione genetica in argomento che permetta di migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle persone affette da anomalie del cromosoma 18, di sviluppare terapie efficaci per la cura delle principiali tipologie connesse a detta condizione genetica e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
    b) fornire adeguata assistenza alle famiglie a ai giovani e giovanissimi in età scolare e prescolare;
    c) sviluppare la ricerca in questo settore;
   tali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la condizione genetica in argomento siano in corso nel nostro Paese, quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti e l'impegno del settore pubblico al riguardo. (4-17857)


   REGUZZONI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   la malformazione di Arnold Chiari (AC1) è caratterizzata dalla discesa delle tonsille cerebellari nel canale spinale, attraverso la larga apertura che si trova alla base del cranio, con conseguente riduzione o blocco del passaggio del liquido cerebro-spinale. Questa situazione riduce o blocca la circolazione fra il cranio e il canale spinale con conseguenti possibili danni neurologici;
   la causa principale di tale discesa è la mancanza di spazio sufficiente a livello della base del cranio, dovuta principalmente a malformazioni ossee o anomalie dei tessuti connettivi;
   i sintomi più comuni sono: forti dolori alla testa e al collo, problemi di equilibrio e difficoltà nel coordinamento dei movimenti fini delle mani. In alcuni casi, compaiono problemi agli occhi (vista indistinta o sfocata, fotosensibilità, nistagmo), alle orecchie (ronzii e rumori, riduzione dell'udito) o alle corde vocali;
   altri sintomi importanti che devono suonare come un campanello d'allarme sono: difficoltà a deglutire, apnee notturne, vomito incontrollabile e forti aritmie cardiache. AC1, che è generalmente considerata una malformazione congenita, è la causa principale della siringomielia;
   la siringomielia (SM) è un'affezione neurologica del midollo spinale caratterizzata dall'infiltrazione del liquido cerebro-spinale (CSF) al suo interno, con la formazione di una cavità cistica (siringa), che può provocare compressioni e/o lesioni alle fibre nervose del midollo stesso. La siringa può verificarsi a diversi livelli della colonna, per un trauma, una stenosi vertebrale, un'ernia discale, uno stato infiammatorio delle membrane che circondano il midollo, un tumore, una meningite, una complicazione di una puntura spinale;
   i sintomi della SM sono molteplici e dipendono dalla forma e dall'ubicazione della cavità e, in genere, si sommano a quelli della causa scatenante. I sintomi più comuni sono: mancanza di sensibilità (specialmente al caldo e al freddo), debolezza o spasmi muscolari, difficoltà motorie, stanchezza, parestesie, incontinenza. Inoltre, la maggior parte dei pazienti soffre di mal di testa e di altri dolori di origine neuropatica. In alcuni pazienti la siringomielia può portare a gravi danni neurologici, fino alla paraplegia –:
   se e quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
    a) promuovere una migliore conoscenza delle patologie in argomento che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
    b) migliorare la capacità di diagnosi;
    c) sviluppare la ricerca in questo settore;
   quali siano i principali centri di eccellenza del nostro Paese per la cura di dette patologie;
   quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti le patologie in argomento siano in corso nel nostro Paese, le relative tempistiche, i risultati raggiunti, l'impegno del settore pubblico al riguardo. (4-17869)


   LARATTA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   nella regione Calabria è attualmente attiva, funzionante, produttiva un’«unità operativa di Epatologia» presso l'azienda ospedaliera «Mater Domini» – policlinico di Catanzaro;
   la suindicata unità operativa di epatologia a direzione ospedaliera è compresa nella convenzione del 1986 fra regione Calabria ed università, inoltre compresa nel protocollo d'intesa attualmente in vigore tra regione Calabria ed università degli Studi Magna Graecia di Catanzaro approvato con DGR 25/10/2004 n. 799 (BUR n. 22 parte I-II del 1o dicembre 2004) modificato/integrato dalla DGR 23 settembre 2005 n. 822; riconfermata anche nel decreto Dir. Gen. Reg. Cal. n. 17621 del 21 novembre 2005 (detto decreto Fallace) che ha stabilito il trasferimento anche dell'unità operativa di Epatologia dalla vecchia sede (loc. Gagliano CZ) al nuovo del nuovo policlinico di Germaneto-Catanzaro;
   l'unità operativa di epatologia «unica in Calabria», ben strutturata con posti letto per ricoveri ordinari e day hospital, day service ed ambulatorio specialistico, servizio ecografia diagnostica-interventistica ed ambulatorio specialistico, servizio ecografia diagnostica-interventistica ed endoscopia digestiva;
   l'unità operativa è un reale punto di riferimento specialistico per molti malati calabresi affetti da malattie del fegato ed è molto utile per il management del pre-post trapianto epatico, in una regione ove non vi è il centro trapianti fegato ed ove sono in aumento le malattie epatiche (soprattutto epatiti da virus B e C, cirrosi epatiche legate ad alcolismo-malattie metaboliche-obesità-virus, tumori del fegato);
   l'unità operativa ha professionalità acquisite nel campo delle malattie epatiche, è inserita nel nuovo policlinico universitario ove, per la presenza di alta tecnologia ed il confronto tra varie discipline, possono essere meglio diagnosticate e curate le malattie di fegato – soprattutto quelle complicate, complesse, rare – contribuendo a ridurre i disagi dell'emigrazione in altre regioni per motivi di salute;
   l'unità operativa ha una sua identità ed un percorso professionale; è stata riconosciuta dall'Associazione italiana studio del fegato «AISF» – massima comunità scientifica nazionale nella disciplina – come l'unico Centro in Calabria che abbia aderito al censimento dei Centri di epatologia italiani;
   nel decreto presidente giunta regione Calabria nella qualità di commissario ad acta n. 136 del 28 dicembre 2011 (pubblicato sul BURC n. 2 parte I-II del 1o febbraio 2012), precisamente nello schema foglio allegato n. 3, la dizione di unità operativa «Epatologia» è sostituita nel suo rigo, in modo non chiaro e non motivato – con la dizione «gastroenterologia»;
   potrebbe trattarsi di un refuso – più che di un atto arbitrario – dovuto anche al fatto che sia la disciplina di epatologia che quella di gastroenterologia abbiano lo stesso numero di «codice 58»;
   non si può privare i malati calabresi dell'unica unità operativa di epatologia esistente nella regione per un mero errore di trascrizione;
   nell'azienda «Mater Domini» policlinico di Catanzaro esiste l'unità operativa di epatologia a direzione ospedaliera, disciplina specialistica, punto di riferimento giornaliero per molti malati provenienti da tutta la Calabria;
   una soppressione, o un suo ridimensionamento a semplice servizio della medicina Interna, arrecherebbe disorientamento tra i malati ed aumento delle migrazioni in altre regioni;
   nel richiamato decreto del commissario ad acta Calabria n. 18/2010 riferito allegato 7 (riordino rete ospedaliera) e nel DPGR Calabria n. 106/2011 non vi è alcuna menzione al cambiamento da unità operativa di epatologia a quella di gastroenterologia;
   non può esservi soppressione dell'epatologia per eventuali esigenze di didattica e ricerca, anche perché l'unità operativa di epatologia dell'azienda ospedaliera «Mater Domini» è a direzione ospedaliera;
   nell'azienda «Mater Domini» non esiste un'unità operativa gastroenterologia; un'unità operativa di gastroenterologia è però presente nella vicina «Fondazione T. Campanella» insita nel policlinico di Catanzaro; avere due gastroenterologie (e nessuna epatologia) nel policlinico sarebbe incomprensibile ed il decreto del Presidente della Repubblica, n. 106 del 20 ottobre 2011 (pubblicato sul BUR del 16 novembre 2011 parte I e II pag. 42169) prevede l'obbligo di «non avere duplicazioni di unità operative» nell'ambito dell'azienda «Mater Domini» – Fondazione «T. Campanella» – azienda «Pugliese Giaccio» di Catanzaro;
   un errore o un refuso può essere forse dovuto, per come già detto, al fatto che l'unità operativa di epatologia e quella di gastroenterologia hanno lo stesso numero di «codice 58»; d'altro canto che possa trattarsi di un errore lo dimostra anche il fatto che nel decreto del Presidente della Repubblica n. 136 del 2011 sono sempre indicati n. 11 posti letto (ossia quelli attualmente assegnati all'unità operativa di epatologia dal decreto Dir. Gen. Reg. Cal. n. 17621 del 21 novembre 2005);
   comunque è inequivocabile che l'unità operativa di epatologia esiste, è attiva ed utile per i malati calabresi –:
   quali iniziative si intenda intraprendere, per quanto di competenze, affinché non si sopprime l'unica unità operativa di epatologia esistente in Calabria, si confermi la permanenza a pieno titolo dell'unità operativa di epatologia esistente nell'azienda «Mater Domini» – policlinico di Catanzaro a direzione ospedaliera, unica eccellenza per le malattie del fegato e riferimento per tanti malati calabresi;
   se sia necessario, in autotutela, favorire la correzione dell'errore lessicale contenuto nel DPRG n. 136/2011 confermando l'unità operativa suindicata nella più corretta dizione di «epatologia».
(4-17874)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BOBBA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   in data 22 marzo 2012 veniva approvato dalla Camera dei deputati l'ordine del giorno 9/05025/046 all'A.C. 5025, recante «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, recante disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività», poi divenuto legge n. 27 del 2012 del 24 marzo 2012, (GU n. 71 del 24 marzo 2012);
   detto ordine del giorno di cui l'interrogante era primo firmatario, premetteva che «il comma 4 dell'articolo 24 del provvedimento in esame non chiarisce, in modo inequivoco se il rispetto della conformità agli strumenti urbanistici sia condizione necessaria per la validità delle autorizzazioni all'esecuzione di opere relative alla dismissione e messa in sicurezza dei siti nucleari»;
   si riscontrava nella stessa sede che «una giurisprudenza consolidata stabilisce che la conferenza di servizi, che in questo caso decide sul “rilascio dell'autorizzazione alla realizzazione o allo smantellamento di opere che comportano modifiche sulle strutture impiantistiche” nel caso in cui comune e/o regione interessati abbiano dato parere negativo, tale pronunciamento non vale come variante urbanistica, ma come richiesta di variante urbanistica su cui deve pronunciarsi il consiglio comunale»;
   è in corso l’iter relativo all'istanza di Sogin per realizzare una «Waste Management Facility», nonostante il piano regolatore vigente impedisca di costruire in area Eurex/Sogin, che, pur essendo stato valutato positivamente dalla conferenza di servizi, manca ancora di elementi essenziali, quali la tempistica dei lavori e l'individuazione della stessa ditta che li realizzerà;
   non è dato di sapere se lo stesso progetto Waste Management Facility sarà sottoposta a valutazione di impatto ambientale, secondo la normativa comunitaria, e se, stante il valore superiore alla soglia comunitaria per le modifiche di impianto, sarà sottoposto alla Commissione europea;
   lo stesso ordine del giorno impegnava il Governo «ad adottare le opportune iniziative normative, con carattere di assoluta urgenza, volte a chiarire l'interpretazione autentica della disposizione di cui in premessa, al fine di salvaguardare le prerogative dei comuni in materia urbanistica e a tutelare le previsioni delle comunità locali afferenti i siti nucleari»;
   in particolare la situazione del comune di Saluggia, portata più volte all'attenzione del Governo, richiede maggiormente una interpretazione autentica del comma 4 dell'articolo 24 del provvedimento sopra citato, in quanto lì è stoccato l'85 per cento delle scorie nucleari e sono in corso operazioni di decommissioning e di costruzione di depositi temporanei di scorie nucleari ad opera di Sogin –:
   come mai non si sia già proceduto ad ottemperare all'impegno di cui all'ordine del giorno di cui in premessa e se non si ritenga doveroso e urgente provvedere nel più breve tempo possibile;
   sa non si ritenga doveroso chiarire quanto indicato in premessa relativamente al «Waste Management Facility» e, in particolar modo, se detto progetto sarà sottoposto a valutazione di impatto ambientale. (5-08013)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BELLANOVA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   è da diverso tempo che l'interrogante pone all'attenzione del Ministro interrogato il problema del riordino delle sedi degli uffici postali operato da Poste italiane in provincia di Lecce;
   tra i diversi uffici postali che sono stati oggetto di chiusura sul territorio salentino vi è anche quello sito a Boncore, frazione di Nardo, che raggruppa le utenze dei cittadini della stessa frazione e della più vicina località turistica,Torre Lapillo;
   il disagio dei cittadini residenti e dei turisti, purtroppo, va crescendo. Molti di questi, infatti, sono costretti a recarsi nelle località limitrofe per il disbrigo delle utenze. I più sfortunati, quali ad esempio anziani e disabili che sono impossibilitati a muoversi dalla località debbono essere costretti ad affidare questo compito a persone terze, quando riescono ad accoglierne la disponibilità;
   la scelta di chiudere l'ufficio postale di Boncore ha prodotto non solo un malcontento tra la cittadinanza, come è giustificato, ma sembrerebbe anche essere un paradosso poiché a fronte dell'aumento demografico nella frazione, come si sottolinea sui media, vi è un drastico ridimensionamento dei servizi offerti. E questo, in una località che peraltro ogni anno accoglie centinaia di turisti per tutto il corso dell'anno, grazie al clima mite che caratterizza il Salento –:
   se il Ministro interrogato non ritenga di intervenire con urgenza convocando la dirigenza di Poste italiane, attivando un confronto con la stessa per rappresentare le difficoltà che il piano di riordino adottato sta determinando a carico dei cittadini di Boncore ed anche per quelli di molti altri centri del territorio salentino, ciò al fine di valutare per le motivazioni citate in premessa, una possibile riapertura dello stesso ufficio. (4-17834)


   REGUZZONI e MONTAGNOLI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   i distretti industriali, soprattutto al Nord, costituiscono l'ossatura del sistema economico del nostro Paese;
   la tassazione, la burocrazia, l'alto costo del lavoro, l'inefficienza della pubblica amministrazione, le politiche recentemente attuate dalle banche e soprattutto l'atteggiamento vessatorio dei controlli fiscali e delle nuove norme in materia di fisco costituiscono grossi disincentivi a chi fa impresa nel nostro Paese;
   regioni o Stati europei limitrofi al nostro Paese come la Carinzia, la Slovenia, la Serbia e molti altri offrono agevolazioni, detassazioni e numerosi vantaggi alle imprese del nostro Paese che decidono di delocalizzare la produzione –:
   quali siano i dati reali di trasferimento delle aziende del Nord nelle regioni europee limitrofe al nostro Paese, con particolare riferimento agli ultimi 12 mesi;
   se e quali politiche il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di preservare il sistema economico. (4-17845)


   REGUZZONI e MONTAGNOLI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   la tassazione, la burocrazia, l'alto costo del lavoro, l'inefficienza della pubblica amministrazione, le politiche recentemente attuate dalle banche e soprattutto l'atteggiamento vessatorio dei controlli fiscali e delle nuove norme in materia di fisco costituiscono grossi disincentivi a chi fa impresa nel nostro Paese;
   tra i fattori negativi di competitività vi è anche l'alto costo dell'energia;
   nel corso degli ultimi anni si è più volte modificata la normativa che sottende e regolamenta le agevolazioni nel campo delle energie rinnovabili, con gravi disagi a investitori e operatori del settore;
   le agevolazioni sono una componente negativa importante del costo dell'energia sostenuta dalle aziende e dai cittadini che pagano le bollette –:
   quali siano i costi reali sostenuti dal sistema economico per il complesso di norme a sostegno delle fonti rinnovabili e alternative;
   quali siano le dinamiche di questi costi per il futuro;
   se e quali politiche il Governo abbia attuato o intenda attuare nel suddetto settore. (4-17848)


   GIORGIO MERLO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la Tekfor di Villar Perosa (Torino) rischia di essere chiusa per la decisione del vertice aziendale che ha portato i libri in tribunale alla Corte distrettuale di Offenburg e che ora ha 3 mesi di tempo per trovare i finanziamenti necessari per far continuare la produzione;
   un gruppo che, dopo aver rilevato dalla Omvp (ex SKF), conta oggi 550 dipendenti nello stabilimento di Villar Perosa e altri 370 che lavorano in un'altra azienda ad Avigliana (Torino) –:  
   alla luce di queste notizie drammatiche, quali iniziative per quanto di competenza il Ministro intenda intraprendere per evitare che l'eventuale chiusura di questi stabilimenti indebolisca ulteriormente il tessuto produttivo del pinerolese e dell'intera provincia di Torino. (4-17871)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Mazzarella e altri n. 1-01152, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 settembre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ghizzoni.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione De Pasquale n. 5-07747, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 settembre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ghizzoni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Zampa e Brandolini n. 5-08000, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 settembre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati Benamati e Mattesini.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Tommaso Foti n. 5-06006 del 25 gennaio 2012.

Ritiro di una firma da una risoluzione.

  Risoluzione in Commissione Mariani e altri n. 7-00992, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 settembre 2012: è stata ritirata la firma del deputato Benamati.