XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 26 settembre 2012

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,
   premesso che:
    presso il tribunale di Palermo è attualmente in corso un procedimento penale che ha come oggetto la cosiddetta trattativa che sarebbe esistita tra rappresentanti delle Istituzioni dello Stato, uomini e criminali mafiosi nel biennio 1992-1994, contrassegnato dagli attentati in Sicilia, a Roma e a Firenze;
    si tratta evidentemente di una questione che va ben al di là dell'aspetto puramente penale, sulla quale abbiamo l'obbligo di fare la massima chiarezza;
    si discute di un processo tanto importante quanto complesso, inerente a vicende e ad una delle pagine più tristi e drammatiche della storia repubblicana. Senza dimenticare che si tratta di vicende rispetto a cui si era giunti a sentenze definitive di terzo grado, che ora vengono rimesse completamente in discussione da nuove rivelazioni di collaboratori di giustizia, rispetto alle quali si rileva quello che si potrebbe definire un certo ritardo;
    per l'estrema delicatezza della questione e per i sacrifici umani dolorosissimi che sono stati pagati nella lotta alla mafia, nessuno può permettersi di strumentalizzare politicamente un simile argomento ed in questo senso il problema che affrontiamo potrebbe offrire il destro ad eventuali polemiche;
    dall'altra parte il Governo, in quest'Aula, rispetto all'ipotesi di costituirsi parte civile nel procedimento penale in corso presso il tribunale di Palermo, relativo alla trattativa Stato-mafia, ha già avuto modo di dichiarare che si è reso parte attiva per accertare se si siano verificati i presupposti formali per intraprendere le iniziative per acquisire i dati indispensabili e formulare le valutazioni giuridiche necessarie per assicurare l'ammissibilità della costituzione di parte civile. Il Governo ha, inoltre, aggiunto che, a tale scopo, è stata formulata apposita richiesta di notizie all'Avvocatura dello Stato, destinataria ex lege delle notifiche agli organi di Governo;
    la risposta pervenuta da parte dell'Avvocatura dello Stato ha evidenziato che nessun avviso, ai sensi dell'articolo 419 del codice di procedura penale, risulta ancora notificato per ordine del Tribunale di Palermo, sulla base della richiesta di rinvio a giudizio;
    la costituzione di parte civile può avvenire solo a seguito di fissazione dell'udienza preliminare, che non può essere evidentemente sostituita da notizie di stampa. Le valutazioni attinenti alla costituzione di parte civile saranno assunte dal Governo una volta pervenuti gli avvisi di tale udienza, e, comunque, entro i termini fissati dall'articolo 79 del codice di procedura penale;
    non sussistono dubbi, dunque, sulla volontà del Governo di fare tutto ciò che sarà utile e necessario per contrastare l'attacco mafioso in un contesto di rispetto assoluto dei doveri istituzionali;
    per la legge la circostanza per cui lo Stato si costituisca parte civile in un processo non è e non può essere oggetto di decisione del Parlamento, ma compete al potere esclusivo dell'Esecutivo;
    alla luce di tutto ciò, non si comprende perché talune forze politiche abbiano voluto, comunque, proporre una discussione in una sede non appropriata, che potrebbe condurre a contrapposizioni su un argomento tanto delicato da meritare il massimo rispetto, soprattutto allorquando il Governo ha già avuto modo di chiarire la sua posizione ed il suo massimo impegno per tutto quanto sarà necessario adempiere,

impegna il Governo

quando sarà possibile, una volta pervenuti gli avvisi dell'udienza preliminare, entro i termini fissati dall'articolo 79 del codice di procedura penale, ad autorizzare la costituzione di parte civile dello Stato nel procedimento penale in corso presso il tribunale di Palermo, relativo alla trattativa Stato-mafia, in cui il Governo è parte lesa.
(1-01149) «Ossorio, Nucara, Brugger».


   La Camera,
   premesso che:
    la Procura di Palermo, secondo quanto riportato dagli organi di stampa, ha chiesto il rinvio a giudizio di dodici persone nell'ambito dell'indagine riguardante la cosiddetta trattativa Stato-mafia e il prossimo 29 ottobre si terrà l'udienza preliminare relativa a tali richieste;
    l'accertamento della verità sui fatti oggetto dell'indagine e sulle relative responsabilità costituisce, sia per la gravità delle contestazioni, sia per la natura dei reati contestati, un interesse prioritario e assoluto, da perseguire con rigore e obiettività in maniera condivisa, al di là di ogni strumentalizzazione e contrapposizione politica,

impegna il Governo

ad attivare l'Avvocatura dello Stato affinché compia al più presto l'attività istruttoria per il procedimento di costituzione di parte civile ai sensi degli articoli 74 e seguenti del codice di procedura penale.
(1-01150) «Galletti, Della Vedova».


   La Camera,
   premesso che:
    il tribunale amministrativo regionale per la Lombardia (sezione quarta), con sentenza del 17 luglio 2012, n. 2035, ha accolto una pluralità di ricorsi, con cui i ricorrenti hanno impugnato il decreto del Ministero dell'istruzione, dell'università e delle ricerca – direzione generale dell'ufficio scolastico regionale per la Lombardia – n. 113 del 19 aprile 2012, con cui è stato approvato l'elenco dei candidati (oltre 400) da ammettere alla prova orale del concorso per esami e titoli per il reclutamento di dirigenti scolastici indetto con DDG del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca del 13 luglio 2011 regione Lombardia;
    la citata pronuncia ha annullato gli atti relativi allo svolgimento delle prove scritte sulla base di una presunta violazione del principio dell'anonimato, atteso che le buste deputate alla conservazione del cartoncino con il nominativo e i dati anagrafici del candidato, contenute nella busta più grande dove è inserito l'elaborato scritto e destinate a essere aperte alla conclusione della correzione delle suddette prove, non sarebbero risultate idonee allo scopo, in quanto il modesto spessore della carta di cui le stesse sono composte avrebbe reso visibile il contenuto;
    al fine di verificarne la fondatezza, il TAR Lombardia ha disposto – con le ordinanze nn. 1899/2012, 1900/2012 e 1903/2012 – l'acquisizione delle buste contenenti gli elaborati di tutti i candidati ricorrenti, relativamente ai ricorsi R.G. nn. 1545/2012, 1546/2012 e 1547/2012, deducendo svariate censure di violazione di legge ed eccesso di potere sotto differenti profili;
    al riguardo, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, si è costituito in giudizio;
    in particolare, l'Avvocatura dello Stato ha sollevato eccezioni sia in ordine all'inammissibilità di alcuni dei sopra menzionati ricorsi, in quanto proposti in forma collettiva, «pur in presenza di asserite posizioni confliggenti tra i ricorrenti», sia in merito alla necessità di integrare comunque il contraddittorio nei confronti sia dei candidati già ammessi alla prova orale del concorso, che di quelli che abbiano positivamente superato anche quest'ultima;
    il TAR Lombardia ha ritenuto infondate le predette «eccezioni», richiamando nel merito la sentenza del Consiglio di Stato, VI, 11 febbraio 2011, n. 916, in base alla quale deve ritenersi ammissibile «un ricorso collettivo avverso gli atti di un concorso nel caso in cui i ricorrenti, in forma collettiva, siano titolari al momento del ricorso, di posizioni omogenee sia riguardo alle doglianze dedotte che all'interesse perseguito, avendo l'intento di ottenere, attraverso l'annullamento degli atti impugnati, «il rinnovo di quel segmento procedurale considerato illegittimo», con conseguente utilità per tutte le parti ricorrenti»;
    il TAR, ribadendo il concetto già espresso dal Consiglio di Stato con sentenza del 6 aprile 2012, n. 1928, che ha evidenziato «il carattere invalidante di qualsiasi disomogeneità contenutistica o formale delle buste, ove suscettibile di arrecare un vulnus al principio di anonimato, rendendo riconoscibile la provenienza dei testi in questione», ha giudicato «la fondatezza» della doglianza dei ricorrenti, la quale avendo carattere pregiudiziale, determina, previo assorbimento delle restanti censure, l'accoglimento di tutti i ricorsi riuniti, e «l'annullamento degli atti relativi alle prove scritte del concorso per dirigenti scolastici indetto con DDG del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca del 13 luglio 2011 – regione Lombardia»;
    in data 28 agosto 2012, il Consiglio di Stato, in sede giurisdizionale (sezione sesta) ha rigettato l'istanza cautelare promossa dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca (ricorso n. 5836 del 2012), richiamando la sopra citata sentenza n. 1928/2012, ribadendo comunque che le buste, prodotte agli atti del giudizio hanno natura tale da rendere «astrattamente leggibili» i nominativi stessi;
    ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, non essendo emerso in concreto alcun elemento in grado di avallare l'ipotesi che la commissione giudicatrice abbia effettivamente violato la garanzia dell'anonimato, sussisterebbe la possibilità «astratta» di attribuire la paternità degli elaborati prima della conclusione delle operazioni di correzione, delle disposizioni di cui all'articolo 14, comma 2, del decreto del Presidente 487 del 1994;
    in data 20 novembre 2012 è stata fissata la data per lo svolgimento della trattazione della controversia in parola;
    nel rispetto assoluto dell'indipendenza e del giudizio della magistratura nel caso di specie, è evidente che la caratteristica delle buste «incriminate» non possa stabilire «in concreto», in assenza di alcun accertamento in sede penale, «se» ed eventualmente «in quale misura» tale anomalia (indipendente dal modus operandi della commissione giudicatrice) abbia potuto falsare lo svolgimento delle prove, poiché l'eventuale astratta riconoscibilità dei candidati non dimostrerebbe che tale evenienza abbia oggettivamente determinato condizioni di vantaggio di taluni candidati, rispetto ad altri, incidendo negativamente sui risultati della selezione effettuata;
    pur concordando sul fatto che le procedure concorsuali debbano garantire la regola dell'anonimato degli elaborati scritti per attuare il principio di effettività della tutela del merito dei candidati, non possono essere tuttavia sottaciute le possibili conseguenze di un annullamento delle procedure derivanti da eventuali illegittimità basate su vizi sintomatici e analisi probabilistiche che potrebbero essere satisfattive delle pretese di una parte dei ricorrenti (che non hanno superato gli scritti) solo nella misura dell'interesse strumentale alla «riedizione della prova»;
    nella fattispecie, l'annullamento delle prove scritte del concorso ha gravi ripercussioni sulla posizione di coloro che hanno superato le medesime e sono stati inseriti nella graduatoria di merito, nonché sull'organizzazione amministrativa e didattica, perché la mancata nomina dei vincitori ha obbligato ad affidare in reggenza una rilevante percentuale di scuole della regione Lombardia, con grave aggravio dei costi da parte del Ministero dell'istruzione, università e ricerca;
    il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha ribadito con piena convinzione la regolarità delle procedure concorsuali in argomento;
    parte di coloro che hanno superato con successo le prove scritte del concorso per dirigenti scolastici, si sono costituiti «collettivamente» con interventi ad opponendum, a salvaguardia della prosecuzione e della regolare conclusione della procedura concorsuale;
    la richiesta della suddetta «contrapposizione di un elevato numero di intervenienti» farebbe da contrappeso alla pretesa giudiziale azionata dai ricorrenti, bocciati alla selezione scritta delle prove concorsuali in parola;
    in questo quadro, appare assai probabile che la vicenda si trascini suscitando un ulteriore e diffuso contenzioso tra le parti interessate, che non potrà che danneggiare ulteriormente il sistema scolastico lombardo;
    nel rispetto del principio d'imparzialità e della par condicio dei concorrenti, è necessario individuare un punto d'equilibrio per evitare che il rimedio a un'ingiustizia si traduca in un grave pregiudizio nei confronti dei candidati che hanno svolto con merito le prove concorsuali, collocandosi utilmente nella graduatoria degli idonei;
    risulta urgente risolvere la questione del concorso a dirigente scolastico in Lombardia che sta rendendo difficile e quanto mai incerta la gestione complessiva del relativo sistema di istruzione in questa regione;
    per salvaguardare il sistema scolastico in Sicilia, è stata prevista, con la legge n. 202 del 3 dicembre 2010, la rinnovazione del concorso per dirigenti scolastici indetto con decreto direttoriale 22 novembre 2004, annullato per vizi procedimentali,

impegna il Governo:

   ad attivarsi affinché si giunga ad una soluzione positiva del contenzioso in essere, anche attraverso accordi stragiudiziali;
   al fine di consentire «efficienza, efficacia ed economicità» all'azione amministrativa e d'organizzazione del sistema scolastico della regione Lombardia, ad adottare iniziative per l'assunzione, limitatamente all'anno scolastico 2012-2013, degli idonei al «concorso per esami e titoli per il reclutamento di dirigenti scolastici indetto con DDG del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca del 13 luglio 2011 – regione Lombardia»;
   al fine di evitare le ripercussioni di un eventuale esito sfavorevole del giudizio, previsto nella udienza pubblica del 20 novembre 2012, a valutare l'opportunità di adottare tutti gli strumenti tecnico – giuridici atti a tutelare, attraverso procedura riservata, coloro che hanno partecipato alle prove concorsuali, completandole con merito;
   ad assumere ogni iniziativa utile ad evitare la mobilità interregionale da parte di vincitori di concorso appartenenti ad altre regioni, per evitare che i posti assegnati in Lombardia vengano coperti da chi ha vinto il concorso in altre regioni, tutelando così gli aspiranti dirigenti scolastici nel territorio lombardo.
(1-01151) «Goisis, Rivolta, Cavallotto, Grimoldi, Fedriga, Dozzo».


   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 16 della legge 30 dicembre 2010, n. 240, ha istituito l'abilitazione scientifica nazionale, destinata ad attestare la qualificazione scientifica che costituisce requisito necessario per l'accesso alla prima e alla seconda fascia dei professori universitari, e ha stabilito che sia attribuita con motivato giudizio fondato sulla valutazione analitica dei titoli e delle pubblicazioni scientifiche di ciascun candidato, previa sintetica descrizione del contributo individuale alle attività di ricerca e sviluppo svolte, espressa sulla base di criteri e parametri differenziati per area disciplinare definiti con decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
    tale decreto, emanato il 7 giugno 2012 (n. 76) anche sulla base delle indicazioni dell'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR), stabilisce tra l'altro:
     a) nell'allegato A, numero 3, lettera b), che, per i settori cosiddetti bibliometrici, «ottengono una valutazione positiva dell'importanza e dell'impatto della produzione scientifica complessiva i candidati all'abilitazione i cui indicatori sono superiori alla mediana in almeno due degli indicatori di cui alle lettere a), b) e c) del numero 2» del medesimo allegato;
     b) nell'allegato B, numero 4, lettera b), che, per i settori cosiddetti «non bibliometrici», «ottengono una valutazione positiva dell'importanza e dell'impatto della produzione scientifica complessiva i candidati all'abilitazione i cui indicatori sono superiori alla mediana in almeno uno degli indicatori di cui alle lettere a) e b) del numero 3» del medesimo allegato;
     c) nell'articolo 6, commi 1-2-3-4, lettere b), che l'abilitazione può essere attribuita esclusivamente ai candidati i cui indicatori dell'impatto della produzione scientifica complessiva presentino i valori richiesti sulla base delle regole di utilizzo degli stessi di cui all'allegato A, numero 3, lettera b), e all'allegato B, numero 4, lettera b), cioè siano superiori alla mediana in almeno due (per i settori bibliometrici) e uno (per i settori non bibliometrici) degli indicatori previsti;
     d) nell'articolo 3, comma 3, che la commissione può eventualmente utilizzare «ulteriori criteri e parametri più selettivi ai fini della valutazione delle pubblicazioni e dei titoli»; purché questi siano «predeterminati dalla commissione con atto motivato pubblicato sul sito del Ministero e su quello dell'università sede della procedura di abilitazione»;
    alla luce della normativa citata in premessa, non è chiaro quanto l'effettivo superamento del valore mediano degli indicatori sia vincolante per il conseguimento dell'abilitazione;
    la normativa citata induce qualche dubbio anche sotto il profilo della parità di trattamento tra i candidati visto che introduce una netta differenziazione tra settori bibliometrici, sostanzialmente quelli scientifici e tecnologici, e settori non bibliometrici, sostanzialmente quelli umanistici ed economico-giuridico-sociali, in termini di numero e tipologia delle condizioni numeriche vincolanti;
    gli interventi pubblici dei componenti del consiglio direttivo dell'ANVUR non hanno chiarito la situazione e anzi hanno finito col diffondere ulteriori dubbi e col suscitare la predisposizione di comportamenti interpretativi difformi tra le varie aree disciplinari;
    questa problematica ha attirato una grande attenzione del mondo universitario con decine di interventi sulla stampa o sul web, tenuto conto che l'incertezza interpretativa influenza la partecipazione o meno alle procedure, in considerazione della sanzione prevista per chi partecipi e non consegua l'abilitazione;
    gli indicatori bibliometrici, pur in linea di principio interessanti e non privi di riscontri internazionali, soprattutto in alcuni settori scientifici, presentano forti limiti di descrittività, e non mancano seri dubbi sulla tenuta algoritmica e giuridica del loro calcolo (anche a causa della perdurante incertezza sull'affidabilità della base di dati utilizzata e sui meccanismi di calcolo adottati) e dunque sulla significatività dei loro valori, tanto che in nessun Paese sono utilizzati in modo automatico e vincolante per reclutare o promuovere i docenti;
    gli indicatori per i settori «non bibliometrici» sono assolutamente privi di riscontri internazionali e privilegiano, con due indicatori su tre, la valutazione meramente quantitativa della produzione scientifica, mentre il terzo indicatore, riferito alla pubblicazione di articoli su riviste «di classe A» è basato su una aleatoria ed affrettata classificazione delle riviste, peraltro resa nota, e neppure per tutte le aree, dopo la data di scadenza del bando per gli aspiranti commissari e del termine ultimo per ritirare la domanda eventualmente già presentata;
    in particolare, la decisione di ricorrere, per il calcolo di tali indicatori, alle mediane ricavate dalla produzione scientifica dei professori di ruolo nei precedenti dieci anni, anziché a rigorose soglie assolute, introduce nel sistema una forte aleatorietà di metodo e di merito, impedendo tra l'altro ai futuri candidati di conoscere con sufficiente anticipo i requisiti da superare per conseguire l'abilitazione, essendo tali requisiti imprevedibilmente mutevoli, anche in misura assai sostanziale;
    la possibilità che tali meccanismi possano essere adottati in Italia ha portato alcuni tra i più validi intellettuali italiani di varie discipline scientifiche e umanistiche a segnalarne le conseguenze potenzialmente disastrose per il futuro dell'università, quali la possibile perdita dell'irriducibile e positiva complessità della mappa dei saperi nelle università, la possibile sparizione di intere nicchie disciplinari di grande prestigio internazionale e valore culturale se fanno capo a piccole comunità o si caratterizzano per approcci innovativi o interdisciplinari, l'incentivazione di comportamenti opportunistici slegati da una reale considerazione dei valori scientifici;
    notevoli perplessità sono state ripetutamente espresse sia dal Consiglio universitario nazionale, organo democratico rappresentativo del sistema universitario, sia da molte società scientifiche;
    in particolare il Consiglio universitario nazionale ha segnalato che, a bando già pubblicato, sono state fornite agli interessati informazioni parziali e instabili col rischio di compromettere la possibilità di sviluppare completi e corretti convincimenti circa le condizioni di partecipazione alle procedure di abilitazione e ha chiesto al Ministro di adottare ogni iniziativa utile all'esigenza di chiarezza e certezza dei criteri e dei parametri e di rendere pubblici, in base al principio di trasparenza come fondamento della democrazia amministrativa e a tutela del legittimo affidamento, dell'imparzialità e del buon andamento dell'amministrazione, tutti i dati e gli algoritmi utilizzati per il calcolo delle mediane nonché gli atti e i documenti relativi alla classificazione delle riviste scientifiche in classi di qualità;
   un ricorso è stato presentato dall'Associazione italiana dei costituzionalisti e la decisione nel merito del TAR è fissata per il 23 gennaio 2013;
    l'abilitazione scientifica nazionale prevista dalla legge n. 240 del 2010 costituisce un'innovazione importante nella prassi accademica italiana, prevedendo per la prima volta criteri e parametri nazionali per le diverse aree scientifiche, al fine di garantire che alle selezioni condotte dai singoli atenei possano comunque partecipare solo candidati in possesso di una qualificazione condivisa dalla comunità scientifica nazionale e internazionale;
    una rapida e condivisa messa in opera delle procedure per il conseguimento dell'abilitazione scientifica nazionale, cardine del nuovo sistema di reclutamento e promozione introdotto dalla legge n. 240 del 2010, è un punto cruciale e urgente per il futuro dell'università italiana dopo molti anni di blocco;
    gli altri criteri e parametri indicati nel decreto n. 76 costituiscono, nel perfetto rispetto di quanto previsto dalla legge n. 240, una nuova e profonda analisi dei numerosi e disparati fattori che contribuiscono a delineare la qualità scientifica di un docente universitario, il cui uso sarebbe molto importante per favorire scelte scientificamente ben fondate delle commissioni giudicatrici in termini di merito dei candidati e per diffondere sempre più una cultura della valutazione che eviti casi molto criticabili avvenuti in passato;
    è importante che le commissioni giudicatrici siano informate e discutano i valori dei vari indicatori quantitativi di tipo bibliometrico e le loro mediane, ma senza essere obbligate ad utilizzarli in modo meccanico e dirimente, soprattutto nella prima applicazione della legge che si presta meglio a costituire una fase sperimentale delle nuove metodologie di valutazione, a scapito degli altri criteri e parametri, di natura qualitativa, che possono invece costituire un elemento di giudizio più selettivo e maggiormente allineato con la prassi accademica internazionale;
    è interesse generale che, sin dalla prima tornata delle procedure di abilitazione, queste si svolgano con la massima chiarezza, inequivocità e generalità delle regole a garanzia dei principi generali della democrazia amministrativa e dei diritti degli interessati, evitando per quanto possibile ogni fonte di contenzioso giudiziario che finirebbe inevitabilmente con l'allontanare nel tempo il consolidamento del nuovo sistema di reclutamento e promozione della docenza universitaria e quindi una normale vita accademica che permetta a tutti di lavorare con prospettive certe, in particolare ai tanti giovani di valore che attualmente, per mancanza di queste prospettive, si trasferiscono in università straniere per poter continuare con maggiore tranquillità la loro attività di ricerca,

impegna il Governo

a chiarire definitivamente con un'iniziativa normativa o interpretativa erga omnes che il superamento delle mediane degli indicatori bibliometrici è uno dei fattori di cui le commissioni giudicatrici delle procedure di abilitazione dovranno tener conto ma non è condizione necessaria, né peraltro sufficiente, per conseguire l'abilitazione, nonché a promuovere per la prossima tornata di abilitazione una profonda revisione degli indicatori quantitativi e bibliometrici slegati dal calcolo delle mediane e basati invece su rigorose soglie assolute note con largo anticipo.
(1-01152) «Mazzarella, Gelmini, Binetti, Tocci, Barbieri, Capitanio Santolini, Enzo Carra, Frassinetti, Melis, Coscia, Corsini».

Risoluzioni in Commissione:


   La Commissioni VIII e X,
   premesso che:
    in Italia sono presenti più di 1000 pozzi produttivi di idrocarburi, di cui 615 onshore e 395 offshore; di questi, 777 pozzi producono gas mentre i restanti 233 sono mineralizzati ad olio; le produzioni annuali di gas (8 GSm3) ed olio (5 Mton) coprono rispettivamente il 10 per cento ed il 7 per cento del fabbisogno energetico nazionale;
    il permesso di ricerca di idrocarburi liquidi/gassosi è rilasciato alla compagnia petrolifera, a seguito di un procedimento unico che inizia con la selezione dei progetti effettuata dal Ministero dello sviluppo economico, sentito il parere di un organo consultivo, la CIRM, nell'ambito della quale sono rappresentate le Amministrazioni statali competenti (Ministero dello sviluppo economico, Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, ISPRA, Avvocatura di Stato) nonché i rappresentanti regionali; per i permessi offshore sono coinvolti anche il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e quello delle politiche agricole, alimentari e forestali; vi è però da notare che mentre i permessi in terraferma vengono rilasciati dal Ministero d'intesa con le regioni interessate, i progetti offshore sono sottoposti alla procedura di assoggettabilità ambientale e/o all'espressione del giudizio di compatibilità ambientale da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, o della regione interessata; non è richiesta «l'intesa» con la regione;
    l'attuale procedura autorizzativa non prevede pertanto un adeguato coinvolgimento delle comunità locali, a cui, in molti casi, viene richiesto esclusivamente un parere sulla realizzazione degli impianti;
    recentemente sono stati richieste autorizzazioni per prospezioni e nuove trivellazioni in prossimità di importanti aree marine protette;
    la valutazione di impatto ambientale (VIA) relativa ad un programma di indagini della Petroceltic Italia srl in un'area a ridosso delle isole Tremiti è stata impugnata dinanzi al TAR del Lazio da Legambiente, scelta condivisa anche con altre associazioni ambientaliste e con la regione Puglia, che non è stata coinvolta nella procedura di rilascio di tale autorizzazione, nonostante le Isole Tremiti siano più prossime all'area di ricerca Petroceltic dei comuni costieri di Abruzzo e Molise, ai quali è stato richiesto il parere;
    in Italia il sistema di prelievo fiscale sull'attività di esplorazione e produzione di idrocarburi si basa su royalties, canoni d'esplorazione e produzione, tassazione specifica e imposte sul reddito della società; il prelievo fiscale totale per le aziende che operano nel settore delle attività estrattive e di produzione degli idrocarburi, si basa oltre che sulle royalties, sulla tassazione sui redditi delle società (IRES) con aliquota al 27,5 per cento, sull'imposta regionale sulle attività produttive (IRAP) al 3,9 per cento, sulla Robin tax, l'addizionale IRES introdotta nel 2008 ed incrementata nell'agosto 2011 fino a raggiungere il 10,5 per cento; secondo un recente studio di Nomisma Energia complessivamente la tassazione in Italia sulle attività petrolifere è in media pari al 63,9 per cento; se inoltre si considera l'addizionale IRES del 4 per cento introdotta dalla legge n. 7 del 2009, il prelievo complessivo è del 68 per cento; in Europa vi sono Paesi con più elevata tassazione rispetto all'Italia (es: Norvegia e UK, con prelievi fiscali in media, rispettivamente, del 78 per cento e tra il 68 e l'82 per cento);
    per i diritti ceduti per attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi le compagnie pagano le royalties, che rappresentano il corrispettivo dovuto allo Stato per lo sfruttamento dei beni estratti per fini commerciali calcolato sul valore della produzione; in Italia le royalties per le produzioni a terra sono del 10 per cento (a seguito dell'incremento del 3 per cento introdotto nel 2009), mentre per le produzioni a mare sono segnatamente più basse: del 7 per cento per il gas e solo il 4 per cento per il petrolio, applicate sul valore di vendita delle quantità prodotte; questo rende più conveniente per le compagnie l'esplorazione e la coltivazione degli idrocarburi in mare;
    le royalties per le produzioni di idrocarburi in terraferma sono ripartite per il 55 per cento alle regioni, il 30 per cento allo Stato e il 15 per cento ai comuni; per le regioni a statuto ordinario comprese nell'obiettivo 1 anche la quota del 30 per cento dello Stato è assegnata direttamente alle regioni; per le estrazioni offshore la suddivisione è per il 45 per cento allo Stato e per il 55 per cento alla regione adiacente per le produzioni ottenute entro la fascia delle 12 miglia (mare territoriale), ma oltre tale limite le royalties sono attribuite interamente allo Stato,

impegnano il Governo:

   a valutare l'opportunità, nell'ambito della prevista Conferenza internazionale tra i rappresentanti delle regioni e degli Stati che si affacciano sull'Adriatico, di sospendere ogni forma di prospezione e sfruttamento di giacimenti petroliferi nell'Adriatico;
   a verificare la sussistenza dei requisiti economici e tecnici delle società già titolari di permessi di ricerca in modo da garantire efficienza tecnica, sicurezza e pieno rispetto di tutte le prescrizioni e dei vincoli stabiliti dalle Autorità competenti: non solo degli obblighi – stabiliti dal Ministero dello sviluppo economico – per la gestione degli impianti e la sicurezza mineraria – ma anche, in particolare, dei vincoli disposti da Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e dalle regioni per gli aspetti di compatibilità ambientale nella realizzazione e gestione di impianti e pozzi, tenuto conto delle tecniche e delle conoscenze più avanzate per il «buon governo» dei giacimenti;
   ad accertare la non sussistenza di rischi apprezzabili di subsidenza sulle coste, sulla base degli studi più aggiornati, che dovranno essere presentati dai titolari di permessi di ricerca e delle concessioni di coltivazione in essere, utilizzando i metodi di valutazione più conservativi e prevedendo l'uso delle migliori tecnologie disponibili per la coltivazione;
   ad adottare tutte le iniziative necessarie anche normative affinché i permessi di ricerca di idrocarburi liquidi/gassosi siano rilasciati alle compagnie petrolifere dal Governo, d'intesa con le regioni interessate, sia per i progetti in terraferma sia per i progetti offshore;
   a favorire la realizzazione di politiche pubbliche per lo sviluppo delle comunità territoriali anche con l'utilizzo delle risorse provenienti dalle royalties, su iniziativa delle istituzioni regionali e locali;
   a garantire la piena applicazione di tutta la legislazione – nazionale e regionale o in attuazione di atti e convenzioni internazionali – di tutela dell'ambiente e dell'ecosistema, all'interno del perimetro delle aree marine e costiere a qualsiasi titolo protette per scopi di tutela ambientale, e a vietare le attività di ricerca, di prospezione nonché di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in mare non solo nelle zone di mare poste entro i più aggiornati limiti dalle suddette aree marine e costiere protette, lungo l'intero perimetro costiero nazionale, ma anche oltre tali limiti per particolari esigenze individuate di tutela dell'ambiente e dell'ecosistema per aree di rilevante pregio ambientale.
(7-00992) «Mariani, Vico, Margiotta, Losacco, Benamati, Bocci, Braga, Bratti, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Morassut, Motta, Realacci, Viola».


   La X Commissione,
   premesso che:
    dal 2007 l'industria auto veicolare mondiale ha recuperato il terreno perso nel 2008 e nel 2009 e lo scorso anno ha prodotto circa sette milioni di autoveicoli in più rispetto al record di cinque anni prima; il successo è da imputare interamente alle economie emergenti, in primo luogo all'Asia;
    il mercato europeo si riduce invece da quattro anni, rendendo sempre più difficile ottenere utili, con un mercato interno che si contrae, l'alternativa per i produttori europei è esportare negli altri continenti: un'opportunità che vale fra i 4 ed i 5 milioni di autovetture;
    l'estate 2012 ha registrato una progressione negativa per il mercato europeo dell'auto, secondo dati ACEA, nel complesso dei Paesi dell'Unione europea allargata e dell'EFTA si è registrata nuovamente una flessione a luglio: 972.860 immatricolazioni contro 1.051.787 a luglio 2011 (-7,5 per cento);
    ad agosto il mercato è peggiorato ulteriormente, totalizzando 722.483 immatricolazioni, in ribasso dell'8,5 per cento sullo stesso mese del 2011; nei primi otto mesi dell'anno le unità immatricolate sono state complessivamente 8.591.968, pari al 6,6 per cento in meno rispetto al pari periodo dello scorso anno;
    in tale contesto l'Italia, sia a luglio che ad agosto, ha registrato il risultato peggiore tra i maggiori mercati europei, con un totale di 109.452 unità immatricolate a luglio (-21 per cento e 56.447 ad agosto (-20,2 per cento);
    si tratta – secondo l'Associazione nazionale filiera automobilistica (ANFIA) – della nona contrazione consecutiva per il mercato nazionale dell'auto, che tocca un nuovo record negativo posizionandosi all'incirca sui livelli del 1964;
    nei primi otto mesi del 2012 le immatricolazioni complessive in Italia si sono attestate a 981.030 unità, in calo del 19,9 per cento su gennaio-agosto 2011; le marche italiane hanno registrato, in Europa, 63.146 immatricolazioni a luglio (-16,4 per cento e 37.687 immatricolazioni ad agosto (-17,7 per cento, con il marchio Jeep in crescita, in quest'ultimo mese, del 4,9 per cento;
    oltre alla scarsa propensione all'acquisto dell'automobile tipica dei mesi estivi, un ulteriore forte freno ai consumi privati è stato determinato dal forte rialzo congiunturale dei prezzi di tutti i carburanti, che ha determinato un nuovo aumento dell'inflazione (+0,4 per cento a livello congiunturale e +3,2 per cento a livello tendenziale), dall'incertezza legata alla crisi dell'Euro e dall'alto tasso di disoccupazione;
    il «Conto nazionale» il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sottolinea che il principale problema dell'auto oggi è nei costi di mantenimento, che sono più che raddoppiati negli ultimi 20 anni e pesano ormai – secondo il Codacons – più di 4.000 euro/anno;
    anche il mercato dell'usato ha segnato un nuovo calo, ad agosto, infatti, i trasferimenti di proprietà al lordo delle minivolture a concessionari ammontano a 232.980, il 9,4 per cento in meno rispetto ad agosto 2011; nei primi otto mesi dell'anno, la contrazione si attesta al 10,9 per cento per un totale di 2.710.168 trasferimenti di proprietà al lordo delle minivolture a concessionari;
    secondo Federauto nel complesso della filiera autoveicolistica italiana, l'occupazione diretta dell'industria nazionale è pari al 15 per cento, la componentistica al 40 per cento, mentre la distribuzione e l'assistenza, con in prima linea i concessionari d'auto, il 45 per cento;
    nella filiera autoveicolare nazionale il settore più in crisi è quello dei concessionari ufficiali di tutti i brand commercializzati in Italia di auto, veicoli commerciali, industriali e autobus;
    quando si parla di crisi del settore dell'auto è importante, pertanto, considerare tutti i soggetti coinvolti a partire dai concessionari, dei quali il 30 per cento rischia di chiudere;
    secondo Federauto il perdurare della crisi potrebbe portare nel 2017 a una drastica riduzione delle concessionarie, 1.500, meno della metà rispetto al 2002 quando erano 3.450; solo i mandati Fiat, in 10 anni sono scesi da 370 a 270;
    è urgente uscire dalla spirale negativa nella quale è piombato il settore dell'automotive, strategico per l'industria nazionale, anche in termini di ricerca e innovazione, avviando una seria e concreta politica industriale per l'intera filiera automotive, con un impegno straordinario che coinvolga anche il comparto dei concessionari,

impegna il Governo:

   a presentare in tempi brevi un piano di sviluppo del comparto automotive, a breve e a lungo termine, in grado di supportare i vari soggetti coinvolti nella fase attuale di crisi che perdurerà almeno fino al 2014, e di indirizzare l'innovazione nella direzione di uno sviluppo ecocompatibile, introducendo, a partire dal primo provvedimento utile, un complesso di misure compatibili con le esigenze di finanza pubblica, in grado di rilanciare il settore, invertendo in tempi rapidi la tendenza al calo delle immatricolazioni;
   ad assumere iniziative normative volte a prevedere misure straordinarie di riduzione del carico fiscale che pesa sul comparto volte a un progressivo allineamento con le politiche fiscali e agevolative applicate dai principali competitori europei e misure di agevolazione volte a supportare anche dal lato del credito il settore dei concessionari;
    ad assumere iniziative normative per introdurre agevolazioni volte all'acquisto di veicoli a basso impatto ambientale, al fine di favorire un rinnovo mirato del parco autoveicolare anche nei settori industriali e nel trasporto pubblico locale.
(7-00991) «Vico, Lulli, Froner, Scarpetti, Peluffo, Mastromauro, Zunino».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   REGUZZONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   il FAI, Fondo ambiente italiano, è una fondazione nazionale senza scopo di lucro nata nel 1975 allo scopo di «promuovere in concreto una cultura di rispetto della natura, dell'arte, della storia e delle tradizioni d'Italia e tutelare un patrimonio che è parte fondamentale delle nostre radici e della nostra identità»;
   grazie all'opera meritoria dei suoi soci del presidente onorario Giulia Maria Mozzoni Crespi, del Presidente Ilaria Borletti Buitoni, dei vicepresidenti Paolo Baratta, Guido Roberto Vitale, Marco Magnifico e del direttore generale Angelo Maramai oltreché di migliaia di sostenitori e simpatizzanti, donatori e amici, il FAI ha salvato, restaurato e aperto al pubblico importanti testimonianze del patrimonio artistico e naturalistico del nostro Paese;
   a Casalzuigno (VA) sorge Villa Della Porta Bozzolo, edificata nel Cinquecento come villa di campagna e divenuta successivamente nobile dimora di rappresentanza, arricchita, nella prima metà del XVIII secolo, da un imponente giardino all'italiana, tra le più maestose e armoniche creazioni di architettura verde oggi superstiti in Italia. Gli ambienti interni conservano uno dei cicli decorativi più sofisticati e unitari del Settecento lombardo, attribuibile prevalentemente alla bottega del varesino Magatti. Il corpo della villa è affiancato da interessanti rustici, fra i quali stalle, scuderie, cantine, granai ed un monumentale torchio; 
   sia l'opera del FAI sia la straordinarietà della villa e dei giardini meritano un'attenzione particolare dai gestori della cosa pubblica, sia a livello locale, sia a livello nazionale;
   nel 2015, a pochi chilometri da Casalzuigno, si svolgerà l'Esposizione universale –:
   se e quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere ai fini di sostenere l'opera del FAI, con particolare riferimento alla villa Della Porta Bozzolo;
   se e quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere ai fini di coinvolgere e valorizzare il FAI e il complesso della villa Della Porta Bozzolo nell'organizzazione dell'Expo 2015, favorendo le potenziali ricadute sociali, culturali, turistiche ed economiche. (4-17796)


   REGUZZONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   nel 2015 i svolgerà a Milano l'Esposizione internazionale denominata «Expo 2015»;
   il Governo — anche per il tramite della società di gestione e del commissario straordinario — ha tra i vari obiettivi quello di coinvolgere e valorizzare il territorio lombardo che ospita la manifestazione;
   il comune di Parabiago in provincia di Milano è una città di oltre 28.000 abitanti che vede una poderosa serie di luoghi di interesse architettonico e artistico, naturalistico e storico, monumenti ed edifici storici: la chiesa prepositurale intitolata ai santi Gervasio e Protesio che risale al 1600 e con una facciata del 1780 progettata dal famoso Giuseppe Piermarini, la chiesa di Sant'Ambrogio della Vittoria e il convento di San Barnaba e Sant'Ambrogio ad Nemus (monumento nazionale), il santuario della Madonna di Dio il Sà sul confine con Nerviano, risalente alla fine del Quattrocento ed attribuita a Donato Bramante, la chiesetta seicentesca di San Michele e numerose altre chiese ed edifici di culto di sicuro pregio ed interesse. Tra gli edifici storici non religiosi vi sono il collegio Cavalieri per i nobili nella piazza centrale cittadina, la villa Maggi-Corvini con lo splendido parco, sede di mostre temporanee e di un centro servizi, il palazzo Castelli o popolarmente chiamato «la Torre» (la Tür), il palazzo Mantegazza, alcune ville liberty di grande bellezza e l'antica villa Gagliardi ove nacque Carlo Cattaneo. Lungo il corso del fiume Olona — accanto a scorsi naturalistici di particolare bellezza — vi sono alcuni mulini, testimonianza delle attività agricole del passato, mentre le cascine nella campagna circostante testimoniano l'attività agricola del passato e del presente;
   Parabiago inoltre è uno dei comuni ricompresi nel «parco del Roccolo», nel «parco Villoresi» e nel «parco dei Mulini»;
   Parabiago dista solo pochi chilometri dal sito della fiera di Milano dove si svolgeranno i principali eventi della manifestazione –:
   se e quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere ai fini di coinvolgere e valorizzare il territorio ed il comune di Parabiago nell'organizzazione dell'Expo 2015, favorendo le potenziali ricadute sociali, culturali, turistiche ed economiche. (4-17797)


   BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   il Ministro dell'interno ha pubblicamente affermato che «L'aumento della disoccupazione in Italia potrebbe diventare un problema di ordine pubblico». Ciò è avvenuto a margine di un convegno degli studi amministrativi. A chi le chiedeva se la disoccupazione potrebbe causare problemi di ordine pubblico, il Ministro ha risposto che «ovviamente può diventarlo». In ogni caso «siamo tutti molto attenti e molto vigili» –:
   quali eventuali iniziative intendano assumere per prevenire i rischi paventati.
(4-17821)

AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:


   REGUZZONI. — Al Ministro degli affari esteri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   in attuazione del Regolamento (CE) 847/2004, il decreto-legge n. 185 del 2008 convertito, con modificazioni, nella legge 28 gennaio 2009 n. 2 prevede una sostanziale liberalizzazione del trasporto aereo da attuarsi anche mediante revisione degli accordi bilaterali che ne disciplinano i vari aspetti;
   il nostro Paese ha intrapreso la procedura di revisione di detti accordi bilaterali con il Bangladesh, inviando una nota verbale di carattere generale che prospetta l'apertura di negoziati per una maggiore liberalizzazione degli accordi aerei attualmente in vigore –:
   se sia pervenuta una conclusione dei negoziati ovvero quale sia lo stato della trattativa;
   quale siano i contenuti dell'intesa o le problematiche che ne impediscono la conclusione;
   se e quali iniziative il Governo intenda attuare ai fini di migliorare le condizioni di concorrenza e liberalizzazione del trasporto aereo. (4-17810)


   EVANGELISTI. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
   l'Ai.Bi. associazione Amici dei Bambini, è un'organizzazione umanitaria, costituita nel 1986 da un movimento di famiglie adottive e affidatarie, che opera in Italia e in altri 25 Paesi per tutelare il diritto di ogni bambino ad avere una famiglia;
   tale associazione realizza interventi volti a: supportare famiglie in difficoltà e bambini a rischio di abbandono; gestire case famiglia e programmi di affido; portare a compimento reinserimento di minori nella famiglia di origine; adozioni nazionali (all'estero) e internazionali; accompagnare l'inserimento degli adolescenti fuori famiglia nella società;
   nel 2009, i signori Grigatti di Buggiano (PT) hanno iniziato la procedura per l'adozione internazionale e, dopo numerose peripezie e lungaggini burocratiche, nel novembre 2011 l'Ai.Bi. comunica loro l'abbinamento con un bambina in Sri Lanka di 9 mesi;
   al momento di partire e raggiungere questo Paese per completare la pratica di adozione, è accaduto un non meglio identificato episodio che ha visto coinvolta una suora cattolica, direttrice proprio dell'orfanotrofio dove la bimba in questione si trovava;
   la suora, anche arrestata, è stata poi scagionata poche settimane dopo con tanto di scuse ufficiali da parte del Governo e del Primo Ministro ma nel frattempo erano state sospese tutte le procedure adottive, compresi gli abbinamenti che erano stato già formalizzati;
   da quel momento in poi la famiglia Grigatti si è trovata di fronte al classico «muro di gomma» non riesce ad avere informazioni e l'ente comunica loro che non possono fare altro che «attendere con speranza»;
   le autorità dello Sri Lanka hanno più volte asserito di non aver bloccato le adozioni internazionali e comunicato alla famiglia che tutto è pronto ma nei fatti si resta fermi a quel 24 novembre 2011 mentre la bimba cresce in un orfanotrofio;
   nella stessa situazione si trovano numerose altre coppie in tutta Italia, tutte con lo stesso problema senza che le autorità ne siano a conoscenza –:
   se sia a conoscenza della problematica di cui alla premessa e della vicenda citata in particolare;
   di quali informazioni disponga relativamente alle procedure adottive avviate da tante famiglie italiane e non concluse;
   quali siano gli accordi bilaterali vigenti, nella fattispecie con lo Sri Lanka, e se vi siano particolari procedure ostative in caso di adozione. (4-17819)


   ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto riferito da Shapoor Ebrahimi, cittadino iraniano che vive in Italia da molti anni e dove ha sposato Stefania Fraire, cittadina italiana, si apprende che nel giugno 2012 Mazyar Ebrahimi, fratello di Shapoor, è stato arrestato a Teheran dai servizi segreti iraniani per «motivi di sicurezza nazionale»;
   Mazyar Ebrahimi sarebbe attualmente detenuto senza che gli sia stata formalmente contestata alcuna pubblica accusa e senza che i famigliari, che ancora vivono in Iran, abbiano potuto vederlo, né conoscere i reali motivi dell'arresto ed il luogo in cui è detenuto;
   il 6 agosto 2012, la tv nazionale iraniana, ha mandato in onda un documentario di 40 minuti, intitolato «Terror Club», che ha mostrato un gruppo di 14 cittadini iraniani, otto uomini e sei donne, presumibilmente coinvolti nell'uccisione di 5 scienziati nucleari a partire dal 2010;
   la trasmissione ha mostrato la ricostruzione degli omicidi da parte di un sicario a bordo di una motocicletta e le presunte «confessioni» di 13 dei sospettati, che avrebbero ricevuto un addestramento militare, in un campo d'addestramento nella periferia di Tel-Aviv, finanziato dagli Stati Uniti;
   Mazyar Ebrahimi era tra i 13 sospettati del documentario e nel video ammetteva di aver lavorato per Israele nella pianificazione e nell'attuazione degli omicidi di 5 scienziati impegnati nel programma nucleare iraniano, fatto che a detta del fratello Shapoor è assolutamente falso e aumentano le preoccupazioni di familiari ed amici che considerano la confessione falsa ed estorta sotto costrizione anche se nel video Mazyar non mostra segni di violenza fisica;
   sono ben noti i metodi usati dal regime iraniano all'interno delle carceri, ed in particolare in quello di Evin, dove i detenuti vengono torturati, fisicamente con fustigazione, privazione del sonno, immersioni in acqua, bruciature e psicologicamente con minacce di violenza direttamente rivolte al detenuto o nei confronti di membri della famiglia, la partecipazione a esecuzioni, le cosiddette «mock executions» (finte esecuzioni) senza contare che viene detto ai detenuti che tutte le persone a lui vicine si sono dimenticate di lui e che lo credono colpevole;
   alcuni detenuti sono stati messi in piccoli box, (50 centimetri x 80 centimetri x 140 centimetri) con gli occhi bendati e in silenzio assoluto, per tratti di 17 ore con due pause di 15 minuti per mangiare e andare in bagno;
   queste torture possono durare mesi – fino a quando il prigioniero accetta di rilasciare un'intervista;
   Mazyar Ebrahimi ha 38 anni, è il secondo di quattro figli ed il cui padre e un celebre direttore della fotografia, ora in pensione, molto conosciuto in Iran per il suo lavoro e per essere uno dei fondatori di 3 centri televisivi iraniani negli anni 60;
   Mazyar è nato e cresciuto a Teheran, dove vivono i genitori e la sorella, mentre l'altro fratello minore risiede a Damasco;
   Mazyar ha lavorato per molti anni per la televisione iraniana e nel 2006 ha fondato l'Ahoura Broadcast & Media Solutions Ltd. Co a Sulaymaniyah, in Iraq che si occupa di fornire servizi ed attrezzature per il cinema e la televisione in tutto il medio-oriente, comprese le tv di Stato iraniane fra cui l'importante tv in lingua araba Al Alarti, nata recentemente e stava anche chiudendo un altro contratto ancora più importante con Presstv;
   Mazyar, per il suo lavoro ha viaggiato molto nonostante nel corso dell'ultimo anno abbia lavorato principalmente in Iran, avendo vinto importanti gare d'appalto con la tv di Stato iraniana –:
   di quali informazioni disponga il Ministro in merito ai fatti riferiti in premessa e quali iniziative si intendano assumere a tutela dei diritti umani e della dignità di Mazyar Ebrahimi. (4-17827)

AFFARI EUROPEI

Interrogazione a risposta scritta:


   REGUZZONI e MONTAGNOLI. — Al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:
   da più parti, non ultimo da parte del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, si sottolinea l'opportunità di subordinare la possibilità di dare accesso ai fondi strutturali europei solo a quelle amministrazioni che si impegnano concretamente al rispetto di tempi certi nei pagamenti –:
   quale sia l'intendimento del Governo in proposito e – se positivo – quali siano i tempi e i modi di realizzazione. (4-17807)

AFFARI REGIONALI, TURISMO E SPORT

Interrogazione a risposta scritta:


   REGUZZONI e MONTAGNOLI. — Al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere:
   se ed in che misura i fatti legati alle scosse di terremoto occorse nei mesi scorsi abbiano influito negativamente sul flusso di turisti nel nostro Paese;
   se e quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere per sostenere l'industria turistica danneggiata. (4-17812)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CONTENTO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:
   ha creato stupore in Friuli Venezia Giulia la notizia di stampa secondo cui una quarantina di dipendenti della Sopraintendenza regionale ai beni culturali sarebbe finita al centro di un'inchiesta della Guardia di finanza e della procura della Repubblica di Trieste per gravi e reiterati episodi di assenteismo;
   peraltro, consta che siano già stati pubblicati i nomi di alcuni degli indagati, accusati dalla magistratura di essersi recati all'esterno dell'ufficio per incombenze personali, esigenze familiari e addirittura acquisti e passeggiate –:
   se quanto esposto in premessa corrisponda al vero e se abbia già disposto un'inchiesta interna (o intenda farlo con la massima urgenza) per valutare la reale portata del fenomeno ed individuare i relativi responsabili;
   se ritenga che, qualora venisse confermato il numero degli indagati, non si renda necessario acclarare eventuali responsabilità di vigilanza da parte dei vertici apicali degli uffici coinvolti, non essendo plausibile che per lungo tempo decine e decine di dipendenti si comportassero in modo così disinvolto senza incappare nei dovuti controlli gerarchici.
(5-07997)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BURTONE. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   l'Arma dei Carabinieri con bando di concorso, del 16 febbraio 2012, per 1886 allievi Carabinieri riservato ai volontari in ferma annuale o quadriennale nelle forze armate prevede 1727 vincitori da immettere direttamente in servizio nell'arma, i restanti 159 dopo una ulteriore ferma quadriennale nell'esercito;
   si sono completate le selezioni e dovrebbe essere imminente la pubblicazione della graduatoria finale;
   circolano indiscrezioni che per problemi economici – malgrado le gravissime carenze di personale dell'arma – verranno immessi in servizio subito solo i primi 220 della graduatoria, mentre non è chiaro cosa accadrà per gli altri vincitori del concorso –:
   se si tratta solo di semplice differimento ed entro quanto tempo si procederà alle altre necessarie immissioni. (5-08003)

Interrogazione a risposta scritta:


   GIORGIO MERLO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   lo storico reggimento del Nizza Cavalleria è presente a Pinerolo ininterrottamente dal 1946, e già presente nell'Ottocento, starebbe per lasciare Pinerolo per trasferirsi a Bellinzago;
   la scelta del vertice dello Stato maggiore dell'Esercito, se confermata, sarebbe dettata da motivazioni logistiche per contenere i costi e razionalizzare l'uso delle strutture militari e vedrebbe il trasferimento a Pinerolo, da Oulx del 3o Alpini;
   ora, al di là delle decisioni ovviamente autonome e discrezionali del vertice dell'Esercito, è indubbio che una scelta del genere impoverirebbe la presenza militare a Pinerolo ma, soprattutto, indebolirebbe il ruolo storico e culturale che il blasonato Reggimento del Nizza Cavalleria ha avuto nella città torinese e, di conseguenza, nella regione e nell'intero Paese –:
   a tal fine quali siano le iniziative che il Ministro intenda intraprendere per scongiurare quella ipotesi e per confermare, invece e ancora, la presenza del reggimento Nizza Cavalleria a Pinerolo.
(4-17804)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ALESSANDRI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   il decreto-legge n. 74 del 2012, convertito con, modificazioni, dalla legge 1o agosto 2012, n. 122, ha disposto determinate misure urgenti volte a disciplinare gli interventi per la ricostruzione, l'assistenza alle popolazioni e la ripresa economica nel territorio delle province di Bologna, Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia e Rovigo, interessate dagli eventi sismici dei giorni 20 e 29 maggio 2012;
   in particolare, il suddetto decreto-legge, all'articolo 2 prevede l'istituzione del Fondo per la ricostruzione delle aree colpite dal sisma, da assegnare alla Presidenza del Consiglio e ne disciplina le modalità di riparto e di finanziamento. Il Fondo dispone di risorse pari a 1 miliardo di euro per gli anni 2013 e 2014 da reperire mediante quota parte delle riduzioni di spesa previste da tale decreto-legge n. 95 del 2012 (cosiddetta spending review), mentre per il 2012 vi affluiscono, nel limite di 500 milioni di euro, le risorse derivanti dall'aumento, fino al 31 dicembre 2012, dell'aliquota dell'accisa sulla benzina e sulla benzina con piombo, nonché dell'aliquota dell'accisa sul gasolio usato come carburante;
   con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 4 luglio 2012 sono stati individuati i criteri generali per la concessione dei contributi per la riparazione, ripristino e ricostruzione degli immobili danneggiati, ai sensi dell'articolo 2, comma 2 del suddetto decreto-legge n. 74 del 2001 al fine di favorire prioritariamente il rientro delle popolazioni nelle abitazioni. Il provvedimento dispone la ripartizione, per l'anno 2012, delle risorse del Fondo per la ricostruzione nelle aree colpite dagli eventi sismici del 20 e 29 maggio 2012. Le risorse sono state assegnate sulla base dei livelli di danneggiamento finora riscontrati nelle tre regioni interessate dal terremoto. La ripartizione ha previsto che:
    il 95 per cento dei fondi sia assegnato alla Regione Emilia Romagna;
    il 4 per cento alla Regione Lombardia;
    l'1 per cento alla Regione Veneto;
   negli anni successivi al 2012 tale suddivisione potrà essere rideterminata sulla base della valutazione definitiva e asseverata dei danni da parte dalle regioni interessate, inclusi eventuali conguagli relativi all'anno 2012. Inoltre, per assicurare la parità di trattamento dei soggetti danneggiati dagli eventi sismici del 20 e del 29 maggio, ciascun presidente di regione – commissario delegato può riconoscere, nei limiti delle risorse destinate ogni anno allo scopo, un contributo fino all'80 per cento del costo ammesso e riconosciuto per:
    a) la riparazione con miglioramento sismico o la ricostruzione delle strutture e delle parti comuni di un edificio, ai proprietari ovvero agli usufruttuari o ai titolari di diritti reali di garanzia degli immobili colpiti dal sisma in cui era presente un'abitazione principale;
    b) le riparazioni o la ristrutturazione con miglioramento sismico o di ricostruzione degli edifici distrutti, ai proprietari o usufruttuari o ai titolari di diritti reali di garanzia che si sostituiscano ai proprietari delle abitazioni principali;
    c) la riparazione o la ricostruzione degli immobili destinati ad uso produttivo e degli impianti, ai titolari delle attività produttive;
   dal riconoscimento del contributo, le risorse verranno erogate in quattro anni;
   si riscontrano con sempre maggior frequenza e vigore, fondate lamentele da parte delle popolazioni e degli imprenditori coinvolti dal sisma del 20 e del 29 maggio 2012 secondo cui i fondi sopra indicati non vengano assegnati e che le procedure per attivarli risultino complesse e defatiganti;
   in realtà è facile rendersi conto stando su questi territori che vi è una forte esigenza di poter disporre di liquidità per far ripartire la ricostruzione, ciò non solo per un evidente motivo di solidarietà e di coesione, ma anche perché è urgente far ripartire subito l'economia di una zona del Paese che produce oltre il 2,5 per cento del pil nazionale;
   bisogna assolutamente erogare nell'immediato le risorse del Fondo per la ricostruzione delle aree colpite dal sisma del 20 e del 29 maggio 2012 ed effettuare puntuali ricognizioni sulle procedure atte all'attuazione dello stesso fondo nonché sugli effetti prodotti dalla loro esecuzione –:
   quali informazioni possa dare in merito all'erogazione delle risorse previste dal fondo per la ricostruzione delle aree aree colpite dal sisma del 20 e del 29 maggio 2012 ai sensi dell'articolo 2 del decreto legge n. 74 del 2012 nel testo vigente e se ad ogni modo non intenda adottare iniziative urgenti volte a semplificare e snellire le procedure necessarie all'attuazione della norma in questione assicurando nell'immediato l'assegnazione dei contributi ai soggetti danneggiati. (5-07995)


   PAGANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto riportato da alcuni organi di stampa e confermato anche dal direttore dell'Agenzia delle entrate, nel corso di una recente audizione in Commissione Finanze della Camera dei deputati, il redditometro che rappresenta lo strumento di accertamento sintetico del reddito, che consente al fisco italiano una determinazione indiretta del reddito complessivo del contribuente, basata sulla capacità di spesa del medesimo, sarebbe d'imminente introduzione;
   alcuni quotidiani economici, riportano inoltre che fra gli indicatori allo studio, da parte dell'Agenzia delle Entrate che utilizza come riferimento il possesso o la disponibilità di determinati beni che sono sintomo di capacità contributiva, figurino anche le donazioni alle Onlus istituite con il decreto legislativo n. 460 del 1997;
   le Onlus e gli enti morali, com’è noto, non avendo finalità lucrative, il cui impegno fattivo, spesso copre numerose lacune della pubblica amministrazione nella gestione del sociale, sopravvivono anche grazie a benefìci normativi e contributivi che permettono loro una gestione economica minima ma necessaria a mantenersi vive e attive;
   l'interrogante rileva come molte Organizzazioni non lucrative di utilità sociale, in particolare quelle che si occupano di assistenza agli ammalati e che sopravvivono anche grazie a donazioni private, evidenziano l'inopportunità da parte dell'Agenzia delle entrate di inserire all'interno delle voci di spesa utilizzate per la costruzione dei coefficienti di attendibilità della dichiarazione dei redditi, le donazioni alle Onlus –:
   quali orientamenti intenda esprimere con riferimento a quanto esposto in premessa;
   se intenda confermare quanto riportato dagli organi di stampa, secondo cui all'interno degli indicatori utilizzati come disponibilità di spesa da parte dei contribuenti, di cui si avvale l'Agenzia delle entrate per determinare lo strumento di accertamento sintetico del reddito, ovvero il redditometro, figurino anche le donazioni delle Onlus;
   in caso affermativo, se non ritenga opportuno prevedere la soppressione della suesposta voce di spesa, la cui spia presuntiva di reddito da parte dell'Agenzia delle entrate rischia una perdita rilevante di donazioni private, con evidenti ripercussioni negative sull'attività delle Onlus, in particolare quelle che si occupano di assistenza agli ammalati e ai bisognosi.
(5-08001)

Interrogazioni a risposta scritta:


   REGUZZONI e MONTAGNOLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   secondo Vincenzo Boccia, presidente della piccola industria di Confindustria, è ritornata l'emergenza credito e non si può tornare a crescere «senza il supporto del credito e della finanza». «La caduta dell'economia – prosegue – dura ormai da sette trimestri consecutivi. I più recenti dati del Centro Studi di Confindustria evidenziano inoltre che l'emergenza credito negli ultimi mesi è tornata a mordere. Lo stock di credito erogato sta infatti diminuendo». Il totale erogato alle aziende italiane, sottolinea Boccia, «si è ridotto dello 0,7 per cento al mese tra maggio e giugno e dello 0,3 per cento a luglio. I prestiti erogati sono così scesi significativamente sotto i livelli di settembre 2011». In più «la variazione annua è profondamente negativa con un -1,7 per cento a luglio, dal +6,1 per cento di maggio 2011, lontanissimi dai ritmi di crescita pre-crisi (+12,7 per cento nel 2007). Lo spread pagato dalle imprese è salito a livelli elevatissimi: +3,1 per cento a luglio sull'Euribor a tre mesi. Sono soprattutto le piccole e medie imprese ad essere penalizzate, pagando uno spread pari a +4,2 per cento (+1,3 per cento nel 2007), ma anche per le grandi imprese si è registrato un significativo incremento (+2,5 per cento contro lo 0,3 del 2007)». Secondo Boccia «per superare l'emergenza e tornare a crescere è indispensabile che banche e imprese uniscano le proprie forze rinnovando la collaborazione che ha permesso anche di recente di siglare importanti accordi. Tra questi la moratoria e i più recenti protocolli per il sostegno degli investimenti e lo smobilizzo dei crediti verso la pubblica amministrazione dai quali ci attendiamo risultati di rilievo» –:
   se ed in che misura i dati suesposti corrispondano al vero;
   se ed in che misura il Governo intenda attivarsi, per quanto di competenza, ai fini di evitare che le banche continuino a produrre danni al sistema economico italiano;
   se e quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere per sostenere le nostre aziende, ed in particolare le piccole e medie imprese colpite duramente dal combinato disposto di alti tassi di interesse e difficoltà di accesso al credito;
   se e quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda porre in essere a favore della «moratoria» e dei «più recenti protocolli per il sostegno degli investimenti e lo smobilizzo dei crediti verso la pubblica amministrazione». (4-17800)


   REGUZZONI e MONTAGNOLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   la Cgia di Mestre ha reso noto uno studio secondo il quale i tassi di interesse applicati alle imprese italiane sono i più alti tra le principali economie dell'area euro. Secondo la Cgia di Mestre nello scorso mese di luglio il costo del denaro in Italia, sul totale delle consistenze in essere, ha raggiunto un tasso medio del 3,71 per cento: nessun altro Paese tra i nostri principali concorrenti economici ha registrato una percentuale così alta. Inoltre, nell'ultimo anno, complice anche il vertiginoso aumento dello spread che in Italia è salito di ben 147 punti base rispetto ai titoli di stato tedeschi, il tasso di interesse applicato alle Pmi sui prestiti con durata compresa tra 1 e 5 anni ha registrato l'aumento più significativo tra le principali economie dell'area euro: +1,10 punti percentuali, arrivando a toccare il 6,24 per cento. Tra i grandi dell'area dell'euro solo le Pmi spagnole presentano un costo del denaro più elevato del nostro (+6,50 per cento), anche se nell'ultimo anno la crescita avvenuta in Spagna è stata, rispetto alla nostra, più contenuta (+0,62 per cento). Anche per le grandi imprese italiane le cose non sono andate meglio: il tasso di interesse sui prestiti ha raggiunto il 3,40 per cento, registrando, tra il luglio 2011 e lo stesso mese di quest'anno, un aumento record dello 0,74 per cento –:
   se ed in che misura i dati suesposti corrispondano al vero;
   se ed in che misura detti alti tassi dipendono da decisioni del nostro sistema bancario, e come il Governo intenda attivarsi, per quanto di competenza, ai fini di evitare soprusi e danni al nostro sistema economico;
   se e quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere per sostenere le nostre aziende, ed in particolare le piccole e media imprese colpite duramente da detti alti tassi di interesse;
   se e come il Governo intenda far fronte a detta situazione che incide negativamente sulla competitività del sistema Paese. (4-17805)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ZAMPA e BRANDOLINI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   il 23 settembre 2012, dall'istituto penitenziario minorile di Bologna due giovani detenuti hanno tentato la fuga e aggredito due agenti di polizia;
   uno dei due minori trattenuti è stato protagonista di un altro tentativo di fuga avvenuto in agosto, a riprova che persistono le ragioni di preoccupazione e allarme per la situazione del carcere minorile del Pratello a Bologna;
   a partire dal 26 settembre 2011 sono state presentate quattro interrogazioni al Ministro della giustizia perché la situazione di grave disagio, vissuta sia dai minori trattenuti che da tutte le componenti che operano, a diverso titolo, all'interno dell'istituto penitenziario di Bologna, fosse affrontata e risolta;
   a partire dall'arrivo da Catania, nel dicembre 2011, del comandante di Polizia penitenziaria, Alfio Bosco, si sono succeduti ad oggi tre diversi comandanti;
   nonostante gli interventi del Ministro di giustizia nel dicembre del 2011 che hanno azzerato i vertici del carcere minorile del Pratello, gli agenti di Polizia penitenziaria che si trovano sotto inchiesta per i fatti gravi di violenze e abuso non sono stati rimossi –:
   se non sia urgente la rimozione degli agenti di polizia penitenziaria indagati;
   se corrisponda al vero che l'attuale direttore del carcere minorile del Pratello, Alfonso Paggiarino, insediatosi a luglio 2012 mantenga il suo incarico anche al minorile di Treviso;
   se non sia urgente provvedere a ristabilire stabilità ai vertici del Pratello così da garantirne condizioni più idonee alla luce della gravità dei fatti che continuano a succedersi;
   come si intenda provvedere perché siano ripristinate le condizioni necessarie alla realizzazione di un progetto di rieducazione e riabilitazione destinato ai minori reclusi al Pratello che possa incidere sul loro reinserimento nella società;
   quali azioni si intendano intraprendere per ripristinare un clima rispettoso delle regole e ricostruire le responsabilità in modo chiaro e preciso. (5-08000)

Interrogazione a risposta scritta:


   BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   sono pochi gli uffici giudiziari italiani, su gli oltre quattrocento coinvolti, che hanno iniziato da qualche mese a utilizzare, peraltro in modo parziale, la pratica del processo civile telematico;
   la esiguità del numero è tale nonostante sia un obiettivo indicato già da un decennio. Per trovare traccia on line prima della disciplina organica italiana sul processo telematico, datata, addirittura, 2001 si deve ricorrere ai «siti archeologici» del web, denominata «Regolamento recante disciplina sull'uso di strumenti informatici e telematici nel processo civile, nel processo amministrativo e nel processo dinanzi alle sezioni giurisdizionali della Corte dei Conti, Decreto del Presidente della Repubblica, 13 febbraio 2001, n. 123». «Tutti gli atti e i provvedimenti del processo possono essere compiuti come documenti informatici sottoscritti con firma digitale come espressamente previsto dal presente regolamento», recita il comma 1 dell'articolo 4 del citato decreto;
   l'obiettivo del processo – almeno civile – telematico avrebbe, dunque, dovuto essere una realtà ormai da più di un decennio. Resta, invece, un obiettivo ed è divenuto anche un efficace mezzo di propaganda elettorale, trasformatosi, con il tempo, nella mera promessa di un'imminente digitalizzazione della giustizia, mai realizzata poiché la pratica quotidiana è fatta di un sistema prepotentemente ancorato alla carta;
   è innegabile che in oltre un decennio qualche passo avanti si sia fatto ma rappresenta motivo di preoccupazione per i tempi che saranno necessari per raggiungere quello che in Italia resta un obiettivo mentre, ormai da tempo, esso è raggiunto in decine di Paesi europei che hanno digitalizzato tutto il flusso di dati ed informazioni strumentale alla celebrazione di un processo civile;
   ad avviso degli interroganti quelli seguenti sono alcuni obiettivi che appaiono irraggiungibili: la consultazione via internet di tutti gli atti del processo: tramite il sistema denominato PolisWeb dovrebbe essere possibile per gli avvocati consultare via internet, in tempo reale, i dati e i documenti relativi ai procedimenti, nonché effettuare ricerche giurisprudenziali, presso tutti gli uffici giudiziari abilitati, anche fuori distretto e presso la Corte di Cassazione;
   per quanto riguarda il deposito telematico degli atti di parte: il sistema del nuovo processo civile telematico dovrebbe consentire il deposito telematico, con valore legale (ovvero sostitutivo dell'attuale deposito su supporto cartaceo) di tutti gli atti civili, firmati digitalmente e trasmessi all'ufficio giudiziario attraverso il sistema di posta elettronica certificata;
   gli avvocati e gli altri utenti abilitati potranno richiedere telematicamente la copia semplice o autentica dell'atto e dei documenti presenti nel fascicolo del procedimento, nei limiti, ovviamente, previsti dal codice di procedura civile. La copia di questi dovrebbe essere inviata alla casella di posta elettronica certificata del richiedente, garantendo la certezza del mittente (l'ufficio giudiziario) e della trasmissione;
   per quanto riguardo la redazione e il deposito telematico degli atti del giudice, egli attraverso apposite applicazioni integrate con i sistemi dei registri (dai quali recupera in automatico tutti i dati necessari), dovrebbe accedere al fascicolo informatico e redigere i propri provvedimenti, firmandoli digitalmente e depositandoli telematicamente in cancelleria, anche da fuori ufficio;
   per quanto riguarda le comunicazioni telematiche, in base all'articolo 51 del decreto-legge n. 112 del 2008 del 25 giugno 2008 – una delle tante norme che disciplina la materia – stabilisce che le notificazioni e le comunicazioni, indirizzate dagli uffici giudiziari agli avvocati o ai consulenti tecnici, dovrebbero essere effettuate soltanto per via telematica, utilizzando l'infrastruttura telematica del sistema del processo civile telematico. Il messaggio, con l'eventuale provvedimento del giudice allegato, dovrebbe essere inviato dal sistema di posta elettronica certificata all'indirizzo elettronico del destinatario. La funzionalità di invio dovrebbe essere integrata nel registro di cancelleria, e dovrebbe avvenire in automatico, a seguito dell'aggiornamento del registro stesso da parte del cancelliere; la ricevuta di posta certificata dovrebbe essere automaticamente inserita nel fascicolo informatico e ivi conservata;
   per quanto riguarda le notificazioni tramite UNEP, le richieste di notifica, avanzate dagli avvocati o dagli uffici giudiziari, dovrebbero essere inviate telematicamente, con le stesse modalità del deposito telematico degli atti di parte; l'ufficiale giudiziario, espletate le operazioni di notifica, dovrebbe redigere la relazione di notificazione in formato elettronico, firmarla digitalmente e restituirla telematicamente al richiedente;
   per quanto riguarda l'archiviazione e conservazione, tutti i documenti redatti in formato elettronico e depositati telematicamente, oppure scansionati, nonché tutte le ricevute di posta elettronica certificata, dovrebbero essere archiviate nel sistema documentale, che ne dovrebbe garantire la conservazione, a norma di legge;
   per quanto riguarda i pagamenti telematici, il sistema dovrebbe consentire il pagamento telematico del contributo unificato e di tutti i diritti previsti;
   per quanto descritto rappresenta, con qualche approssimazione, il disegno legislativo complessivo del processo civile telematico, ma la realtà è ben diversa da quella descritta nelle norme. Secondo il Ministero retto dal Ministro interpellato le funzionalità di consultazione via internet degli atti del processo e di deposito telematico sarebbero completamente implementate e diffuse nella più parte degli uffici giudiziari, producendo ingenti risparmi di spesa già ottenuti per le sole notifiche (quasi 4 milioni di euro) ed una proiezione di risparmio molto alta, pari ai circa 40 milioni di euro nel 2012;
   tuttavia, si sfoglia il prospetto relativo alla diffusione delle funzionalità – in particolare di deposito degli atti per via telematica — nei diversi uffici giudiziari italiani, si scopre che mentre la comunicazione telematica inizia, sebbene a fatica ed in modo irregolare, a diffondersi, il deposito degli atti – con la sola eccezione di quelli strumentali all'emissione di un decreto ingiuntivo – è, tuttora, in una condizione embrionale con pochissimi uffici giudiziari ad averla, effettivamente, attuata;
   navigando nel prospetto pubblicato dal Ministero, ci si avvede che molti dei dati pubblicati appaiono di dubbia precisione (ad esempio si dà conto dell'attuazione della funzione di deposito degli atti di parte ma si pubblica un decreto che dispone il solo deposito di quelli del giudice) o, comunque, non corrispondono pienamente alla realtà fattuale. Un questionario compilato on line tra avvocati ha confermato che, pur in presenza dei decreti che dispongono la depositabilità degli attivi per via telematica, in molti casi, gli uffici giudiziari non sono ancora attrezzati a gestirla e, dunque, si continua ad utilizzare la carta;
   la realtà dimostra quindi un notevole ritardo nella realizzazione del processo civile telematico. Per la sua realizzazione si è comunque speso moltissimo, si è promesso altrettanto ma poco è stato realizzato, tanto che l'obiettivo del processo civile telematico continua ad essere una delle priorità nell'agenda digitale e sembra destinata a trovare posto, secondo notizie di stampa, in un futuro decreto che è stato denominato in modo atecnico come decreto digitalia, che conterrebbe una serie di previsioni destinate a dare maggiore concretezza al quadro normativo relativo alle comunicazioni elettroniche nell'ambito del processo civile telematico;
   parrebbe, tuttavia, che anche in questa occasione, l'efficacia delle nuove disposizioni, sia destinata ad essere differita in avanti nel tempo ed a riguardare, comunque, solo alcuni degli uffici giudiziari italiani. Il processo civile telematico, quindi, ad oltre dieci anni dalla sua nascita formale, rimane un obiettivo irrealizzato, costato molto al Paese e divenuto realtà, neanche nella sua interezza, solo per pochi operatori del settore –:
   se i fatti narrati in premessa corrispondano al vero e, nell'eventualità positiva quali iniziative eventuali intendano assumere, a partire da quelle indicate in premessa. (4-17803)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   IANNUZZI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il Cilento rappresenta un'area della provincia di Salerno, ricca di beni culturali, storici, archeologici e di straordinaria valenza ambientale e paesaggistica;
   con il Vallo di Diano è in larga misura ricompresa, a conferma del suo eccezionale pregio, nel parco nazionale del Cilento e del Vallo di Diano;
   nel parco del Cilento e del Vallo di Diano ricadono straordinari attrattori culturali, quali l'area archeologica di Paestum, l'area archeologica di Velia-Elea, la certosa di Padula; due aree marine protette di «Santa Maria di Castellabate» e di «Costa degli Infreschi e della Masseta»; tante località costiere di incredibile fascino, capaci di garantire una balneazione di elevata qualità;
   in questo contesto così favorevole per lo sviluppo e la crescita ulteriore del turismo, tuttavia, è necessario potenziare e modernizzare il sistema delle infrastrutture, dei trasporti e della mobilità;
   occorre, in particolare, rafforzare ed adeguare gli assi viari e le reti stradali;
   occorre, in questa prospettiva, porre rimedio alla inadeguatezza del collegamento stradale Battipaglia-Agropoli, da sempre caratterizzato da un pesantissimo e paralizzante congestionamento del traffico, che allunga a dismisura i tempi di viaggio verso il Cilento e di arrivo in questa area così bella e suggestiva;
   fra l'altro, questa situazione infrastrutturale deficitaria condiziona e limita negativamente anche le prospettive ed i benefici legati all'auspicabile e necessario decollo definitivo dell'aeroporto Salerno-Costa di Amalfi;
   è, pertanto, fondamentale potenziare finalmente l'asse stradale Battipaglia-Agropoli con la creazione di una funzionale, veloce e moderna variante alla strada statale 18;
   questo progetto, da tempo, ma senza esito concreto, è all'attenzione dell'ANAS e delle istituzioni statali, regionali e locali per migliorare in misura incisiva il sistema dei trasporti e della mobilità;
   a tal fine potrebbe essere utilizzato anche il finanziamento di 50 milioni di euro già stanziati, poi paralizzati, ed infine, riassegnati dal CIPE alla provincia di Salerno, per un intervento coerente e compatibile con le finalità dell'originario progetto di prolungamento della tangenziale di Salerno, nella prospettiva di collegare la zona nord con l'area sud del territorio salernitano –:
   quali iniziative il Ministro intenda adottare per potenziare, modernizzare e rendere finalmente funzionale ed adeguato l'asse stradale Battipaglia-Agropoli con la creazione di una veloce ed idonea variante alla Strada Statale 18, tenuto conto che il rafforzamento di questo collegamento viario è indispensabile per la valorizzazione e lo sviluppo delle enormi risorse turistiche, che si legano alle bellezze naturali ed ambientali e al pregio artistico, archeologico, storico e culturale del Cilento.
(5-08004)

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI e MARIO PEPE (Misto-R-A). — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   da quanto si evince da articoli di stampa, ANAS ed autostrade meridionali starebbero vagliando l'ipotesi della chiusura dello svincolo autostradale di Angri, in provincia di Salerno;
   il suddetto svincolo, sito lungo il tracciato dell'autostrada A3 Napoli-Salerno-Reggio Calabria e utilizzato da numerosi cittadini, serve una vasta area urbana comprendente non solo la città di Angri, ma anche altri comuni limitrofi appartenenti alla provincia di Napoli, come Sant'Antonio Abate, Santa Maria la Carità, Casola e Lettere;
   la soppressione del varco di Angri sarebbe stata preventivata in concomitanza della prossima apertura di un nuovo varco autostradale nel territorio della vicina cittadina di Sant'Egidio del Monte Albino, in località «Pagliarone», destinato a canalizzare i flussi dei veicoli provenienti dalla Costiera amalfitana attraverso il Valico di Chiunzi;
   la paventata chiusura del casello angrese costringerebbe moltissimi automobilisti ad attraversare le città di Angri e di Scafati per raggiungere rispettivamente il nuovo casello o quello di Scafati-Pompei, situazione che rischia di generare notevoli disagi alla viabilità e di incrementare ulteriormente il già intenso traffico veicolare lungo le arterie urbane in una zona ad elevata densità abitativa, oltre che a peggiorare la qualità dell'aria in un'area in cui le patologie tumorali già impattano notevolmente proprio a causa delle polveri sottili;
   il territorio interessato risulta piuttosto carente di infrastrutture e, per tale motivo, i cittadini e gli operatori commerciali hanno sollevato proteste contro una decisione che, a loro parere, rischia di incidere negativamente anche sulle già precarie condizioni economiche della città –:
   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se gli stessi corrispondano al vero;
   quali provvedimenti il Governo intenda assumere al fine di scongiurare la chiusura del casello autostradale di Angri;
   quali criteri il Governo intenda adottare per assicurare un elevato livello delle opere infrastrutturali presenti nella provincia di Salerno, anche in relazione alle esigenze socioeconomiche delle comunità territoriali interessate. (4-17793)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SANI e VELO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   i nuclei sommozzatori del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, istituiti con il decreto ministeriale numero 4067 del 1974, rappresentano uno dei settori specialistici per le emergenze derivanti dal rischio acquatico;
   il Corpo nazionale dei vigili del fuoco dispone infatti dei nuclei di soccorso subacqueo ed acquatico, presenti sul territorio nazionale con 32 sedi, attive 24 ore su 24, ed oltre 360 operatori in grado di intervenire nelle varie situazioni di pericolo legate all'elemento acqua: dall'incendio a bordo di navi alla presenza di rischi biologici, chimici e nucleari, dalla ricerca di persone in mare, laghi e fiumi all'emergenza alluvionale. Peculiarità dei sommozzatori dei vigili del fuoco è l'immersione anche in luoghi non convenzionali quali acquedotti, pozzi, reti fognarie ed acque nere;
   da alcuni anni è stato avviato, a seguito della riduzione delle risorse per il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, un processo di razionalizzazione e riconfigurazione dell'intero servizio sommozzatori;
   secondo quanto emerge da organi di informazione, un apposito provvedimento ministeriale prevedrebbe la chiusura di sette nuclei, tra cui quello di Grosseto, finalizzato al miglioramento del servizio e alla realizzazione di un significativo contenimento della spesa;
   il nucleo sommozzatori del Corpo nazionale dei vigili del fuoco di Grosseto, costituito attualmente da sette unità, è preposto al controllo di oltre 225 chilometri di costa (oltre ad alcune isole) ed ha effettuato, nei primi 8 mesi del 2011, oltre 1000 ore di immersione;
   l'immediato intervento del nucleo di Grosseto è stato recentemente determinante, per la salvezza dei numerose vite umane, a seguito del naufragio della nave della Compagnia Costa «Concordia» nei pressi dell'Isola del Giglio avvenuta il 13 gennaio 2012;
   le associazioni sindacali, di categoria, gli enti territoriali tra cui la regione Toscana ed il comune di Grosseto si sono opporti con fermezza a tale chiusura;
   secondo quanto dichiarato a mezzo stampa dai rappresentanti del Conapo (sindacato autonomo vigili del fuoco) «il piano di chiusura del nucleo sommozzatori di Grosseto non è novità dell'ultima ora, ma è stato formalmente annunciato dal Ministero dell'interno sin dal 2010. Il Ministero ha previsto che in Italia dovrà rimanere attivo un solo nucleo sommozzatori per regione, utilizzando il trasporto a mezzo elicottero nei casi urgenti. Questi burocrati però non dicono ai cittadini che gli elicotteri dei vigili del fuoco, sempre per problemi di costi, non sono attrezzati per il volo notturno, e che, in tutte le necessità notturne, come il naufragio della Concordia, il tempo di arrivo dei sommozzatori più vicini sarà purtroppo stato conteggiato in ore e non in minuti, cosa totalmente incompatibile con il soccorso della vita umana»;
   «l'ipotesi che il reparto sommozzatori dei vigili del fuoco di Grosseto possa venire soppresso la considero semplicemente assurda – ha dichiarato il sindaco di Grosseto Emilio Bonifazi –. Proprio in questo territorio costiero e proprio dove la vicenda Concordia ha dimostrato la professionalità di questi uomini al servizio della sicurezza dei cittadini. Ritengo che questa decisione debba essere ben ponderata perché la Maremma ha per evidenti ragioni bisogno dei sommozzatori dei vigili del fuoco senza dover attendere quelli di Livorno o, peggio, di Firenze o di Roma»;
   si tratta di una decisione, sottolinea una nota sindacale congiunta della Cgil, Cisl, Uil e Usb che, «pur rispondendo a logiche di razionalizzazione del servizio, non tiene conto della specificità della regione Toscana, in quanto a superficie generale e chilometri di costa, dilatando a dismisura i tempi di intervento in caso di Soccorso Tecnico Urgente e defraudando così il nostro territorio di una importante risorsa. Tutto questo con un risparmio di facciata, non andando realmente ad incidere su costi di gestione che rimangono di fatto invariati, se non per il personale stesso che si troverà ad affrontare disagi economici e familiari»;
   appare quindi palese, da quanto esposto precedentemente, che la soppressione del nucleo di Grosseto non risponderebbe né al miglioramento del servizio né alla realizzazione di un significativo contenimento della spesa, oltre a penalizzare sensibilmente una attenta ed efficace attività di controllo e di intervento di un vasto territorio costiero –:
   se le notizie, esposte in premessa e relative alla prossima cancellazione del nucleo sommozzatori del Corpo nazionale dei vigili del fuoco di Grosseto, corrispondano al vero, e qualora tale soppressione fosse prevista quali sono stati, nel dettaglio, i parametri ed i metodi utilizzati dal Ministero competente per attuare tale processo di riordino e quale tempistica e quali strumenti normativi verranno utilizzati;
   quali iniziative intenda assumere per assicurare ad un vasto ed articolato territorio costiero (attualmente di competenza del nucleo sommozzatori del Corpo nazionale dei vigili del fuoco di Grosseto) una continua, efficace ed attenta azione di controllo ed intervento subacqueo ed acquatico. (5-07994)


   LIVIA TURCO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il decreto legislativo 16 luglio 2012, n. 109 «Attuazione della direttiva 2009/52/CE che introduce norme minime relative a sanzioni e a provvedimenti nei confronti di datori di lavoro che impiegano cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno è irregolare»; prevede la possibilità fino al 15 ottobre 2012 di chiedere la regolarizzazione dei dipendenti extracomunitari;
   tra i requisiti necessari, oltre al versamento, da parte del datore di lavoro del contributo forfetario di mille euro per ogni lavoratore che si vuole mettere in regola, vi è la necessità da parte degli stranieri irregolari di dover dimostrare la loro presenza sul territorio nazionale in modo ininterrotto almeno dalla data del 31 dicembre 2011, o precedentemente e, questo requisito deve essere attestato da documentazione proveniente da organismi pubblici;
   la direttiva 2004/18/CE, all'articolo 1 comma 9, per «organismo di diritto pubblico» intende qualsiasi organismo che debba necessariamente possedere le seguenti caratteristiche: a) istituito per soddisfare specificatamente esigenze di interesse generale, aventi carattere non industriale o commerciale; b) dotato di personalità giuridica; c) la cui attività sia finanziata in modo maggioritario dallo Stato, dagli enti pubblici territoriali;
   l'allegato III della direttiva 2004/18/CE fornisce, per ogni Stato membro, un elenco delle categorie degli organismi di diritto pubblico e per l'Italia sono indicati i soggetti e le categorie di cui all'elenco seguente:
    Organismi:
     società «Stretto di Messina»;
     ente autonomo mostra d'oltremare e del lavoro italiano nel mondo;
     ente nazionale per l'aviazione civile-ENAC;
     ente nazionale per l'assistenza al volo-ENAV;
     ANAS S.p.a;
   Categorie:
     enti portuali e aeroportuali;
     consorzi per le opere idrauliche;
     università statali, gli istituti universitari statali, i consorzi per i lavori interessanti le università;
     istituzioni pubbliche di assistenza e di beneficenza;
     istituti superiori scientifici e culturali, osservatori astronomici, astrofisici, geofisici o vulcanologici;
     enti di ricerca e sperimentazione;
     enti che gestiscono forme obbligatorie di previdenza e di assistenza;
     consorzi di bonifica;
     enti di sviluppo e di irrigazione;
     consorzi per le aree industriali;
     comunità montane;
     enti preposti a servizi di pubblico interesse;
     enti pubblici preposti ad attività di spettacolo, sportive, turistiche e del tempo libero;
     enti culturali e di promozione artistica;
   occorre evitare che la mancanza di chiarezza su quali siano effettivamente gli organismi di diritto pubblico preposti a dimostrare la presenza dello straniero sul territorio italiano alla data del 31 dicembre 2011 comporti la possibilità che il lavoratore extracomunitario incorra in truffe e raggiri da parte di chi dichiari di possedere tale requisito che di fatto poi non ha –:
   se il Governo non ritenga opportuno assumere iniziative per chiarire immediatamente tale requisito indicando quali siano i documenti validi provenienti da organismi pubblici che possano attestare la presenza ininterrotta dello straniero sul territorio italiano pia data del 31 dicembre 2011, onde evitare possibili malintesi.
(5-07998)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRASSINETTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   l'Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive del Viminale ha varato una nuova proceda relativa all'esposizione di striscioni in tutti gli stadi italiani attraverso la predisposizione di un albo nazionale;
   gli striscioni da esporre durante gli incontri di calcio dovranno essere autorizzati dal Viminale previa iscrizione delle frasi nell'apposito albo predisposto sul sito on line dell'Osservatorio nazionale del Viminale;
   la nuova procedura di autorizzazione degli striscioni ha lo scopo di ridurre i tempi di presentazione e lavorazione delle richieste uniformandone l’iter procedurale e migliorando l'omogeneità dei linguaggi a livello nazionale al fine di impedire l'esposizione di slogan offensivi ed oltraggiosi;
   la predisposizione dell'albo rischia, però, di costituire una sorta di censura preventiva anche nei confronti di quei semplici striscioni con innocui motteggi e sottile ironia che costituiscono creazioni di fantasia ed espressione di un sano agonismo;
   in un momento come quello attuale in cui il numero dei tifosi che frequenta gli stadi e le trasferte è in forte calo un tale provvedimento, tendente all'ordine pubblico e all'omologazione del linguaggio, rischierebbe di deprimere ancor più la partecipazione del pubblico negli stadi, scoraggiando quei tifosi che vorrebbero manifestare la loro passione e inventiva attraverso slogan goliardici e simpatici, con il pericolo di vedere esposti solamente striscioni banalissimi accanto ad altri offensivi ed oltraggiosi, comunque, fuorilegge;
   questa misura si innesta in un più vasto tentativo di limitare l'effetto delle coreografie della curva (si pensi all'eliminazione di tamburi e amplificatori) e ciò non ha alcuna attinenza con il contrasto alla violenza, anche perché gli striscioni oltraggiosi sono già vietati –:
   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per impedire che la nuova procedura di autorizzazione degli striscioni impedisca ai tifosi di manifestare attraverso l'esposizione di striscioni la loro passione e creatività, preservando quel clima di spontaneità e sano agonismo sportivo che si vive negli stadi. (4-17799)


   PES. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il distaccamento di vigili del fuoco di La Maddalena è nato originariamente come servizio stagionale;
   dal 2004 funziona stabilmente e continuativamente per tutto l'anno;
   l'attività si basa fondamentalmente sull'impegno dei vigili volontari in servizio discontinuo che garantiscono la copertura dei turni e delle reperibilità in tutte le stagioni, fornendo un servizio sempre adeguato, puntuale e professionalmente valido;
   il personale di ruolo del Corpo dei vigili del fuoco o è presente in minima parte o, addirittura non lo è affatto;
   il personale volontario può solo intervenire in caso di incendio di sterpaglia che sono di esclusiva competenza della regione sarda;
   le squadre volontarie, in caso di richiesta di soccorso non sono composte, come previsto dalla normativa vigente, dal personale professionista del Corpo nazionale dei vigili del fuoco ma da personale volontario con compiti limitati;
   in caso di incidente stradale o incendio di un'abitazione i volontari dei vigili del fuoco, dotati di mezzi e attrezzature limitate, sono costretti ad attendere l'arrivo della squadra composta da personale professionista in servizio in una sede permanente dei vigili del fuoco;
   il cittadino che chiede l'intervento dei vigili del fuoco si aspetta da questi una risposta tempestiva ed efficiente per qualsiasi necessità di soccorso tecnico urgente;
   si rivela peraltro difficile trasferire personale di ruolo da altre sedi;
   nel 2004 (Gazzetta Ufficiale 4° serie speciale n. 62 del 6 agosto 2004) è stato indetto dal Ministero dell'interno un concorso per quaranta posti di vigile del fuoco nel corpo nazionale, riservato ai vigili iscritti nei quadri del personale volontario delle isole di Lampedusa, Lipari e Pantelleria;
   nella Gazzetta Ufficiale n. 18 del 7 marzo 2006 è stato pubblicato l'avviso di un concorso per undici posti di vigile del fuoco nel Corpo nazionale, riservato ai vigili iscritti nei quadri del personale volontario dell'isola di Lipari dal Ministero dell'interno-dipartimento dei vigili del fuoco del soccorso pubblico e della difesa civile;
   la Sardegna è una regione altamente esposta al rischio degli incendi e che quindi necessita di personale qualificato ed esperto atto a fronteggiare le situazioni di rischio –:
   se non ritenga necessario ed urgente intervenire perché siano intraprese le azioni necessarie per fare in modo che i vigili del fuoco volontari in servizio discontinuo nella regione Sardegna siano messi nelle condizioni di poter diventare vigili permanenti, ovvero indire un concorso selettivo per i residenti;
   quali siano i motivi che hanno portato ad indire i concorsi del 2004 e del 2006 per le sole isole minori siciliane, trascurando la situazione nella regione Sardegna. (4-17817)


   BARBIERI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. — Per sapere – premesso che:
   il comma 2, lettera d) ed e) dell'articolo 10, del decreto-legge n. 95 del 2012, prevede presso le prefetture uffici territoriali dello Stato la «...d) realizzazione dell'esercizio unitario delle funzioni logistiche e strumentali di tutte le strutture periferiche dell'amministrazione dello Stato ed istituzione di servizi comuni, con particolare riferimento alle funzioni di gestione del personale, di controllo di gestione, di economato, di gestione dei sistemi informativi automatizzati, di gestione dei contratti, nonché utilizzazione in via prioritaria di beni immobili di proprietà pubblica, in modo da assicurare la riduzione di almeno il 10 per cento della spesa sostenuta dallo Stato per l'esercizio delle medesime funzioni; e) funzionalmente al processo di cui alla lettera d) del presente comma, con riferimento alle risorse che non risultano più adibite all'esercizio delle funzioni divenute oggetto di esercizio unitario da parte di altre strutture periferiche dell'amministrazione dello Stato: 1) assegnazione, da parte delle amministrazioni di appartenenza, delle risorse umane ad altre funzioni, ovvero collocamento in mobilità delle relative unità ai sensi degli articoli 33, 34 e 34-bis del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni; 2) riallocazione delle risorse strumentali ed assegnazione di quelle finanziarie in capo agli uffici individuati per l'esercizio unitario di ciascuna di tali funzioni...»;
   il Corpo nazionale dei vigili del fuoco annovera da anni al proprio interno personale appartenente ai ruoli amministrativi ed informatici;
   questo ha comportato una ingiustificata e illegittima disparità di trattamento tra personale della medesima qualifica appartenente a ruoli diversi;
   il diverso trattamento ricevuto dal personale amministrativo ed informatico è testimoniato anche in atti di quotidiana e minuta amministrazione (tra l'altro promozioni, tessere di riconoscimento, divise, tessere di servizio);
   a ciò bisogna aggiungere quella che l'interrogante giudica l'immotivata e pervicace resistenza all'istituzione dei ruoli dirigenziali per il personale appartenente ai ruoli direttivi amministrativi e informatici del Corpo (personale con laurea magistrale ed altamente qualificato), con schiacciamento monopolistico dell'intera attività di gestione dell'intero Corpo a favore della sola componente tecnica, a dispetto di una efficace e logica separazione delle competenze;
   la mancanza di percorsi professionali adeguati comporta l'assenza di merito e, conseguentemente, un appiattimento che induce dipendenti di tali ruoli del Corpo a cercare altrove, mediante concorsi, l'accesso a quelle qualifiche dirigenziali a loro precluse secondo l'interrogante insensatamente nell'amministrazione di appartenenza –:
   quali iniziative intenda intraprendere per favorire al più presto il transito dei suddetti dipendenti nei ruoli dell'amministrazione civile dell'interno, con ciò consentendo il rispetto della professionalità di tale personale unitamente al perseguimento dell'obiettivo del Governo in carica, rivolto sia alla razionalizzazione della spesa pubblica sia all'efficace riorganizzazione della macchina amministrativa, da perseguire anche attraverso il riconoscimento dei meriti professionali di tutto il personale pubblico. (4-17818)


   GRIMOLDI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   stando a quanto riportato da autorevoli testate giornalistiche nazionali, il 9 settembre 2012, pochi minuti prima dell'inizio del Gran Premio d'Italia di Formula 1 a Monza, due elementi della scorta assegnata al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Elsa Fornero, ed al Sottosegretario agli affari esteri, Staffan de Mistura, hanno forzato il blocco che impedisce l'accesso alla pista agli estranei non autorizzati;
   per raggiungere il risultato che si erano prefissati, i due elementi sopra richiamati, appartenenti alla scorta assegnata ai membri del Governo presenti al Gran Premio, non hanno esitato ad estrarre minacciosamente le armi di cui erano dotati;
   ottenuto l'accesso alla pista in questo modo, i due elementi risultano averne approfittato per permettere l'ingresso di un più largo numero di estranei non autorizzati, non meno di 10-15 persone secondo le ricostruzioni pubblicate dalla stampa;
   il Ministro del lavoro ed il Sottosegretario agli esteri non si sarebbero comunque resi conto di quanto accadeva alle loro spalle, in quanto regolarmente già entrati nell'area interdetta, in quanto invitati a farlo dalla Federazione automobilistica internazionale, la FIA –:
   quali provvedimenti il Governo intenda assumere affinché il personale assegnato di scorta a personalità politiche non approfitti in futuro del proprio status e delle armi in dotazione per infrangere norme che sono state introdotte dalla Federazione automobilistica internazionale per salvaguardare la sicurezza dei piloti di Formula 1. (4-17823)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SIRAGUSA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   nella circolare n. 15 del 22 febbraio 2011, del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, direzione generale per il personale scolastico, avente per oggetto «dottorato di ricerca e problematiche connesse» si legge: «si ritiene opportuno un richiamo alla normativa prevista dall'articolo 19 del vigente CCNL, riguardante “Ferie, permessi ed assenze del personale assunto a tempo determinato”, intendendosi come personale a tempo determinato, il personale destinatario di contratto durata annuale o fino al 30 giugno, il cui primo comma dispone che “Al personale assunto a tempo determinato, al personale di cui (...) si applicano, nei limiti della durata del rapporto di lavoro, le disposizioni, in materia di ferie, permessi ed assenze stabilite dal presente contratto per il personale assunto a tempo indeterminato” e pertanto anche a tale tipologia di personale “si ritiene debbano essere applicate, nei limiti previsti dalla richiamata norma, le disposizioni riguardanti i congedi per il personale ammesso alla frequenza dei dottorati di ricerca: si ritiene comunque opportuno precisare che le predette disposizioni esplicano, la propria validità esclusivamente sotto il profilo giuridico (riconoscimento del servizio ai fini previsti delle vigenti disposizioni) non ritenendosi che le stesse possano esplicare la validità sotto il profilo economico (conservazione della retribuzione per il periodo di frequenza del dottorato)”»;
   si è quindi previsto, modificando di fatto quanto previsto dal CCNL di cui sopra, che non sia più possibile, per un docente precario, mettersi in aspettativa mantenendo il proprio stipendio come gli insegnanti di ruolo o gli altri dipendenti della pubblica amministrazione;
   con sentenza n. 360 del 26 maggio 2011, il giudice del lavoro del tribunale di Verona, a cui si era rivolto un insegnante precario — risultato idoneo ad un concorso per dottorato di ricerca senza borsa — impugnando la circolare, si è espresso in modo favorevole al ricorrente;
   con successiva sentenza n. 135/2012 il tribunale di Biella ha accolto il ricorso di un altro docente con contratto a tempo determinato, dichiarando il «diritto del ricorrente ad essere collocato in congedo straordinario per dottorato di ricerca, con conseguente riconoscimento del relativo trattamento economico e previdenziale e condanna l'amministrazione resistente al pagamento delle retribuzioni spettanti ...» –:
   se, alla luce delle sentenze citate in premessa, il Ministro non ritenga di dover adottare iniziative, anche normative, per porre fine ad una evidente discriminazione ai danni dei docenti precari vincitori di concorso di dottorato di ricerca. (5-07993)

Interrogazioni a risposta scritta:


   TOCCAFONDI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione. — Per sapere – premesso che:
   nell'ambito dei servizi scolastici rivolti alle nuove necessità da alcuni anni sono state realizzate le cosiddette «sezioni primavera». Si tratta di servizi rivolti a bambini dai 24 ai 36 mesi di età, avviate nel 2007 ed attive fino all'anno 2012, istituite soprattutto per venire incontro alle esigenze delle madri lavoratrici;
   attualmente questo servizio rischia di non poter più proseguire l'attività a causa del mancato finanziamento da parte del Governo: un finanziamento peraltro parziale rispetto al costo del servizi;
   ad oggi i fondi 2012-2013 finalizzati al funzionamento di oltre 1.600 sezioni primavera — che accolgono 25.000 bambini e in cui operano 5.000 educatori — contrariamente alle ripetute assicurazioni dei mesi scorsi, non sono messi a disposizione né dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, né dal dipartimento della famiglia, nonostante ci fossero state autorevolissime indicazioni a voler potenziare il servizio;
   l'andamento del cofinanziamento statale dal 2007, anno di avvio delle sezioni primavera, ad oggi ha fatto registrare una progressivi e costante diminuzione delle risorse, con un dimezzamento dei finanziamenti previsti a livello centrale, passando dagli iniziali 34 milioni di euro del 2007 ai 16 milioni di euro per l'anno 2011, fino all'azzeramento previsto per l'anno scolastico 2012-2013;
   l'attivazione delle sezioni primavera — che sul territorio nazionale, hanno visto, negli scorsi anni, la virtuosa partecipazione sia di servizi gestiti da enti locali e da scuole statali, che di servizi attivati presso scuole paritarie — ha consentito una irrinunciabile risposta socio-educativa alle esigenze di molte famiglie italiane e di molte madri lavoratrici. La loro chiusura costituirebbe, oggettivamente, un danno rilevantissimo che colpirebbe soprattutto le giovani famiglie: i servizi per la prima infanzia sono fondamentali –:
   se il Governo intenda assumere iniziative per provvedere per l'anno scolastico 2012-2013 al finanziamento del fondo per la realizzazione delle «sezioni primavera». (4-17795)


   REGUZZONI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute, al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:
   l'emiplegia alternante è una malattia neurologica a causa della quale si verificano attacchi temporanei, ma molto frequenti e prolungati, di paralisi che possono colpire alternativamente un lato o l'altro del corpo (emiplegia), e a volte si diffondono fino a diventare una paralisi completa (attacco bilaterale) con perdita della parola, ma non della conoscenza. Oltre a questa manifestazione caratteristica, si possono trovare altri sintomi neurologici associati in numero e gravità molto variabile da un caso all'altro: attacchi distonici, crisi oculomotorie, crisi epilettiche, disturbi del movimento, ritardo motorio e intellettivo;
   a causa della sua estrema rarità e della difficoltà nel diagnosticarla (tutti i test, anche i più sofisticati, non hanno mai rivelato alcuna anomalia), è difficile valutare quanti siano i casi effettivi. Attualmente i casi conosciuti in tutto il mondo sono meno di 500, la sua incidenza stimata è di 1 caso ogni 1.000.000 –:
   quanti siano i casi stimati nel nostro Paese;
   quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese o nel mondo, quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti, l'impegno del settore pubblico italiano al riguardo;
   se e quali forme di coordinamento tra i Paesi dell'Unione europea siano state o si intendano attuare ai fini di concentrare in centri di eccellenza le principali competenze mediche, biologiche e scientifiche riguardanti la patologia in argomento;
   se e quali misure di finanziamento nazionali o comunitarie siano state attivate per finanziare ricerche e studi sulla patologia in argomento. (4-17798)


   BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   fonti di stampa hanno reso noto che dal 20 ottobre 2012 saranno dismesse le connessioni internet di 3.800 scuole italiane;
   la direzione generale per gli studi, la statistica ed i sistemi informativi del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha comunicato la dismissione delle linee internet del progetto Spc scuole che aveva permesso a questi istituti di dotarsi di connessione internet (di tipo Adsl laddove disponibile, di tipo satellitare nelle zone di digital divide) non essendo riuscita ad acquistarla autonomamente dagli operatori di mercato oppure usufruendo di quello messo a disposizione dall'ente locale;
   il motivo del taglio alle connessioni è soprattutto di natura economica ed i collegamenti erano a carico della direzione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
   si apprende dalla nota n. 4173 del 12 settembre 2012 del Ministero che «Negli anni gli stanziamenti finanziari necessari a garantire la gestione e lo sviluppo dell'intero sistema informativo oltre che della rete dati hanno subito forti riduzioni mettendo in seria difficoltà questa Direzione la quale, suo malgrado, si trova costretta a perseguire un'opera di razionalizzazione per evitare l'aggravarsi di un'esposizione debitoria già pesante nei confronti del fornitore»;
   a determinare la decisione anche motivi di eventuale discriminazione nei confronti di altre scuole: «Non va sottovalutato il fatto che l'intervento economico sostenuto in questi anni in favore di una parte — minoritaria — di istituti può apparire discriminatorio nei confronti della maggior parte delle scuole che, in qualche modo, sono riuscite a non pesare sul bilancio di questa Direzione»;
   nel frattempo il responsabile del dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali da cui dipende la direzione, pubblica sul sito agendadigitale.eu: «Nell'Agenda digitale prevediamo un piano di cablature e connessione delle scuole». E puntualizza: «Spc è un progetto finito e riguarda solo servizi in più, di segreteria. Non c'entra con la didattica». Inoltre altre scuole in digital divide dovrebbero essere coperte dal piano nazionale banda larga del Ministero dello sviluppo economico che è ora in fase di approvazione: si tratta di risorse comunitarie di 1,08 miliardi di euro che serviranno principalmente a dare banda larga di base alle case;
   nel dettaglio, a partire dal prossimo 20 ottobre saranno dismesse tutte le linee ministeriali di una società specializzata in servizi Adsl e satellitari del progetto Spc scuole, installate presso le istituzioni scolastiche; tutte le linee ministeriali (Adsl) del progetto Spc scuole installate presso gran parte (71) degli Ambiti territoriali provinciali; tutti i servizi di connessione e sicurezza centralizzati al Ced di Monte Porzio Catone, nonché l’helpdesk di Fastweb dedicato al progetto;
   in osservanza di quanto previsto dal Cad, che istituiva il sistema pubblico di connettività (Spc), nel 2008 la direzione generale per gli studi, la programmazione e per i sistemi informativi del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha stipulato con il Rti (Raggruppamento temporaneo d'impresa) guidato dall'azienda sopra detta specializzata in questi servizi, un contratto per la fornitura alle scuole dei servizi di connettività e sicurezza previsti dall'Spc –:
   se i fatti narrati in premessa corrispondano al vero e, nell'eventualità positiva, quali eventuali iniziative intendano assumere per favorire e non far regredire forme di insegnamento digitale grazie alla diffusione nelle classi di internet. (4-17802)


   REGUZZONI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   l'atassia di Friedreich (AF) ha una frequenza di 2-4 su 100.000. La AF è una malattia ereditaria che provoca atassia (cioè mancanza di coordinazione nei movimenti) a causa di una degenerazione del midollo spinale e del cervelletto. Si manifesta prima dei 25 anni, più raramente (in circa il 15 per cento dei casi), in età più tarda. Le prime manifestazioni sono difficoltà nell'equilibrio e nella coordinazione motoria. La mancanza di coordinazione motoria può rendere difficoltoso scrivere e mangiare. Non è raro che le persone affette debbano ricorrere prima o poi all'uso di una sedia a rotelle. La colonna vertebrale può incurvarsi (scoliosi) a causa dello scarso supporto offerto dai muscoli. Sono comuni anche problemi cardiaci, per cui è consigliabile che le persone affette da AF si sottopongano a controlli cardiologici. Le facoltà mentali e l'intelligenza delle persone colpite da AF sono normali;
   il gruppo delle atassie spinocerebrali è un insieme di malattie genetiche da degenerazione delle cellule che compongono il cervelletto. Per questo tali patologie comportano alterazioni nella forza, velocità e destrezza dei movimenti. I segni principali sono l'atassia (andatura barcollante), la dismetria (difficoltà nel controllare l'ampiezza dei movimenti), l'ipotonia (diminuzione del tono muscolare), difficoltà nel parlare e nel fissare lo sguardo. In molti casi, questi sintomi progrediscono nel tempo. Esistono diverse forme di atassie spinocerebrali (SCA); dal punto di vista clinico, le diverse forme sono piuttosto simili, tanto che spesso non è facile distinguerle solo su base clinica. La distinzione fra le varie forme di SCA è soprattutto genetica. Ognuna di queste forme è causata dall'alterazione di un diverso gene. Le ricerche di questi ultimi anni hanno portato alla scoperta dei geni responsabili di 9 forme di SCA. Per le SCA da 1 a 7 esiste un test diagnostico, da effettuarsi presso laboratori specializzati. L'età di esordio dipende dal tipo di SCA, ma è comunque molto variabile da un caso all'altro;
   in media, le SCA tendono a manifestarsi fra i 30 e i 50 anni di età, ma esistono anche persone colpite dalla malattia in età molto giovane. Le SCA si ereditano con modalità autosomica dominante. Questo significa che i figli di una persona affetta hanno il 50 per cento di probabilità di sviluppare a loro volta la malattia, indipendentemente dal sesso. Un fenomeno caratteristico delle SCA è quello dell'anticipazione: i sintomi e l'età di esordio della malattia all'interno di una famiglia si fanno generalmente più gravi e precoci con il passare delle generazioni. La diagnosi su base unicamente clinica difficilmente riesce a distinguere le diverse forme di SCA. Purtroppo non esiste attualmente una cura efficace in grado di fare regredire o di arrestare la progressione di queste malattie –:
   se e quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
    a) promuovere una migliore conoscenza della patologia in argomento che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
    b) sviluppare la ricerca in questo settore;
    c) fornire supporto a malati e famiglie, anche attraverso centri di ascolto e assistenza ovvero attraverso il sostegno alle associazioni di malati;
   quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese, le relative tempistiche, i risultati raggiunti, l'impegno del settore pubblico al riguardo. (4-17808)


   REGUZZONI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. — Per sapere – premesso che:
   la sindrome di Cornelia de Lange (CDLS) è una sindrome malformativa riconosciuta per la prima volta nel 1933 da una pediatra olandese (Cornelia de Lange appunto), la cui incidenza è stimata in 1 nuovo caso ogni 10.000-20.000 nati (circa 50 nuovi nati all'anno in Italia). Le caratteristiche principali sono il basso peso alla nascita (inferiore a 2,5 chilogrammi), scarsa crescita postnatale, le ridotte dimensioni della testa (microcefalia), l'eccessiva peluria sul corpo (avambracci e regione lombare in particolare), le mani e i piedi piccoli o le gravi malformazioni delle mani;
   l'acquisizione delle comuni tappe di sviluppo (stare seduto, gattonare, camminare, dire le prime parole) è ritardata, così come è ritardato in modo variabile lo sviluppo intellettivo;
    l'area della comunicazione verbale (linguaggio) è la sfera maggiormente compromessa ed è oramai chiaro che le capacità di comprensione dei soggetti affetti superano notevolmente le loro possibilità di espressione verbale –:
   se e quali azioni il Governo ha attuato o intende attuare ai fini di:
    a) promuovere una migliore conoscenza della patologia in argomento che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
    b) sviluppare la ricerca in questo settore;
    c) fornire supporto a malati e famiglie, anche attraverso centri di ascolto e assistenza ovvero attraverso il sostegno alle associazioni di malati;
   quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese, le relative tempistiche, i risultati raggiunti, l'impegno del settore pubblico al riguardo;
   quali siano i principali centri di eccellenza del nostro Paese per la cura di detta patologia;
   se e quali forme di coordinamento siano state o si intendano attuare ai fini di concentrare in centri di eccellenza le principali competenze mediche, biologiche e scientifiche riguardanti la patologia in argomento. (4-17809)


   REGUZZONI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   la paralisi sopranucleare progressiva (PSP) è una malattia neurodegenerativa che causa paralisi dei movimenti oculari, difficoltà di espressione, rigidità del collo e del tronco, grave e precoce riduzione dei riflessi posturali, che causa frequenti cadute, soprattutto all'indietro. Generalmente non è presente deterioramento mentale. È conosciuta anche come sindrome di Steele-Richardson-Olszewski, dal nome dei tre medici canadesi che per primi nel 1964 l'hanno descritta come entità clinico-patologica. Questa malattia presenta lesioni cerebrali simili, ma più estese, rispetto a quelle del morbo di Parkinson, con cui spesso viene confusa in fase di diagnosi, soprattutto agli esordi. Ha un evolversi assolutamente individuale: si presenta e progredisce in modi e tempi diversi da paziente a paziente. Viene classificata fra le malattie rare, e recenti studi inglesi hanno dimostrato che l'incidenza è di circa 5 casi su 100.000. Le cause sono sconosciute, ma è possibile una componente genetica. Al momento non esistono cure o trattamenti veramente efficaci –:
   se e quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
    a) promuovere una migliore conoscenza della patologia in argomento che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
    b) sviluppare la ricerca in questo settore;
    c) fornire supporto a malati e famiglie, anche attraverso centri di ascolto e assistenza ovvero attraverso il sostengo alle associazioni di malati;
   quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese, le relative tempistiche, i risultati raggiunti, l'impegno del settore pubblico al riguardo. (4-17813)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MIOTTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   il quotidiano Il Fatto del 10 settembre 2012 ha riferito di un procedimento disciplinare con proposta di licenziamento per tre delegati sindacali che avevano segnalato il caso del direttore centrale delle risorse umane dell'INPS il quale avrebbe firmato il provvedimento di autorizzazione ad ottenere 155 mila euro di prestito;
   alla fine del mese di maggio 2012 i tre sindacalisti vengono a conoscenza che il direttore centrale delle risorse umane dell'INPS avrebbe autorizzato a se stesso un prestito di circa 155 mila euro, giustificando il provvedimento con motivi di eccezionale gravità, mentre l'importo massimo ottenibile dai dirigenti che fanno richiesta di un prestito è di 91 mila euro;
   i tre sindacalisti inviano una lettera al presidente Mastrapasqua, al direttore generale ed allo stesso capo del personale per chiedere se tutto ciò rispondesse al vero;
   segue un conflitto che sfocia nella distribuzione di un volantino da parte del sindacato giudicato offensivo dalla dirigenza dell'INPS e nell'avvio di un procedimento disciplinare con proposta di licenziamento senza preavviso nei confronti dei tre sindacalisti che avevano sollevato a maggio il «caso» –:
   se il Ministro sia a conoscenza del fatti sopra descritti e se ritenga opportuno intervenire per accertare se siano state rispettate le norme regolamentari dell'Istituto sui limiti e sulle procedure che consentono di erogare prestiti ai dirigenti del medesimo istituto e se sia accertato quale sia il nesso esistente fra la denuncia fatta dai tre sindacalisti ed il procedimento disciplinare avviato a loro carico.
(5-08002)


   CAZZOLA e ANTONINO FOTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   il decreto-legge n. 201 del 2011, cosiddetto «Salva Italia», convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n, 214, all'articolo 21, ha disposto la soppressione dell'Inpdap e dell'Enpals a decorrere dal 1o gennaio 2012 e l'attribuzione all'Inps delle relative funzioni;
   il 9 maggio 2012, la Camera approvava la mozione 1-01028 che riguardava l'INPS che, al punto 3) del disposto, impegnava il Governo a intervenire, anche con iniziative di carattere normativo in ordine alla correttezza, trasparenza e buon andamento amministrativo nella gestione e valorizzazione del patrimonio immobiliare;
   nelle premesse della mozione citata, si faceva espresso riferimento, per le attività di gestione del patrimonio immobiliare dell'Inps, alla Società Inps gestione immobiliare Igei Spa, costituita il 12 febbraio 1992 a seguito dell'autorizzazione del 20 gennaio 1992, Prot. 222/D.G., del Ministero del lavoro, di intesa con il Ministero del tesoro, della quale l'Inps possiede il 51 per cento del valore azionario (per patrimonio cosiddetto «storico» dell'Inps e per quello di provenienza ex Ipost), il 48 per cento è di proprietà, ripartita in quote paritarie, della Vianini Lavori spa, Prelios spa – già Cagisa spa –, Gefi spa – già Fisia spa – Sovigest spa – già Sistemi Umani spa, CMC Coop arl e l'1 per cento di proprietà di BNL;
   il 29 marzo 2000 con delibera n. 246 il consiglio di amministrazione, aveva segnalato ai ministeri competenti la situazione del personale IGEI spa affinché, nell'ambito della normativa vigente, fossero ricercate soluzioni idonee al recupero ed all'utilizzo del suo personale, anche mediante inserimento nei ruoli organici dell'INPS, ciò anche perché quella della Igea spa era una attività destinata ad esaurirsi nel tempo con il procedere delle attività di dismissione del patrimonio immobiliare ad essa affidato;
   peraltro in passato, proprio per le conseguenze della dismissione del patrimonio immobiliare, i portieri degli immobili sono stati assunti dall'INPS (e dagli altri enti previdenziali interessati alla dismissione) in forza di specifiche disposizioni di legge;
   successivamente il decreto legislativo, n. 104 del 1996, fra le diverse disposizioni, ha stabilito all'articolo 14, la soppressione della Ige spa con contestuale messa in liquidazione della stessa a far data dal 31 dicembre 1996;
   la situazione della Igei spa è rimasta sostanzialmente immutata sotto il profilo delle problematiche connesse al destino del personale dipendente sino a quando, con l'adozione del nuovo assetto gestionale, conseguente l'affidamento della gestione del patrimonio immobiliare dell'Inps al nuovo gestore aggiudicatario della gara comunitaria indetta il 28 marzo 2011 poi successivamente impugnata e dunque sospesa con il mantenimento della gestione immobiliare in capo alla Igei spa, la cessazione delle attività della stessa Igei spa, che era stata precedentemente prevista al 30 giugno 2012, è stata prorogata al 31 dicembre 2012 sulla base delle decisioni assunte in sede di Assemblea straordinaria del 11 luglio 2012;
   l'IGEI, ancorché società in liquidazione prossima alla sua definitiva cessazione al 31 dicembre 2012, ha continuato a gestire li patrimonio immobiliare dell'INPS – con l'autorizzazione dei Ministeri vigilanti – fino ad oggi e, a meno di un intervento normativo, la sua situazione non potrà che evolversi, una volta definite le questioni inerenti l'aggiudicazione della gara citata, con il licenziamento di tutto il personale –:
   quali iniziative urgenti, anche di carattere normativo, il Ministro interrogato intenda assumere nell'ambito delle proprie competenze e prerogative, in vista dell'approssimarsi della data di definitiva cessazione delle attività della Igei spa fissata al 31 dicembre 2012, al fine di garantire la continuità occupazionale del personale dipendente della stessa IGEI spa sia mediante procedure di stabilizzazione o ricollocazione presso l'Inps (così come già fatto in passato con i portieri degli immobili dismessi che sono stati assorbiti negli organici degli enti previdenziali) sia attraverso iniziative di outplacement e ricollocazione professionale mirate ed in grado di valorizzare la professionalità acquisita dal personale della Igei spa tenuto conto delle norme vigenti in materia di appalti pubblici. (5-08005)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SCHIRRU, BOCCUZZI, CODURELLI, BELLANOVA e GNECCHI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   con determinazione n. 438 del 2 dicembre 2011, l'INPS ha approvato uno schema di e convenzione tipo di cui all'articolo 11 della legge n. 68 del 1999 ed il piano programmatico regionale per la realizzazione delle assunzioni di soggetti disabili in area B, posizione economica B1;
   l'articolo 7, comma 2, della legge 12 marzo 1999, n. 68, nel disciplinare le modalità delle assunzioni obbligatorie, ha previsto che i datori di lavoro pubblici effettuino le assunzioni in oggetto in conformità a quanto previsto dall'articolo 35, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001, (articolo 35 comma 2. Le assunzioni obbligatorie da parte delle amministrazioni pubbliche, aziende ed enti pubblici dei soggetti di cui alla legge 12 marzo 1999, n. 68, avvengono per chiamata numerica degli iscritti nelle liste di collocamento ai sensi della vigente normativa, previa verifica della compatibilità della invalidità con le mansioni da svolgere. Per il coniuge superstite e per i figli del personale delle Forze armate, delle Forze dell'ordine, del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e del personale della Polizia municipale deceduto nell'espletamento del servizio, nonché delle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata di cui alla legge 13 agosto 1980, n. 466, e successive modificazioni ed integrazioni, tali assunzioni avvengono per chiamata diretta nominativa), salva l'applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 11 della stessa legge n. 68 del 1999;
   quest'ultima disposizione prevede che le assunzioni obbligatorie da parte delle amministrazioni pubbliche, aziende ed enti pubblici, dei soggetti di cui alla legge n. 68 del 1999, possano avvenire anche attraverso la stipula di convenzioni tipo, al fine di dare l'opportunità alle aziende private e o cooperative sociali e a tutti i datori di lavoro di predisporre un programma flessibile di occupazione ed integrazione lavorativa dei disabili, di concordare tempi e modalità di assunzione compresa la facoltà di scelta per chiamata nominativa degli iscritti nelle liste di collocamento ai sensi della vigente normativa, lo svolgimento dei tirocini con finalità formative, lo svolgimento di periodi di prova, le assunzioni con contratto a termine previa verifica della compatibilità della invalidità con le mansioni da svolgere;
   allo scopo di favorire l'inserimento lavorativo dei disabili, è stabilito dalla determinazione n. 438 del 2 dicembre 2011, che i datori di lavoro pubblici e privati destinatari della normativa in oggetto, possano stipulare con gli uffici competenti – individuati dalle regioni sulla base di quanto previsto dal decreto legislativo n. 469 del 1997 – apposite convenzioni aventi ad oggetto la determinazione di programmi finalizzati al conseguimento degli obiettivi occupazionali dei soggetti disabili;
   il piano citato riserva in particolare per la Sardegna trenta assunzioni di soggetti invalidi, da ripartire nella varie sedi INPS provinciali, numeri che potrebbero aumentare entro breve tempo con l'accorpamento all'INPS, sulla base del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, dell'organico dell'ex Enpals e dell'ex Inpdap, che certamente (determinerà un ricalcolo delle scoperture organiche relative all'assunzione dei disabili;
   le amministrazioni provinciali sarde interessate (come molte altre sul territorio italiano), hanno rilevato tuttavia l'impossibilità ad applicare quanto disposto dalla convenzione poiché essa si pone in contrasto con le disposizioni di legge in materia di assunzioni nelle pubbliche amministrazioni, ove si richiede, per l'area B/B1, il titolo d'istruzione di secondo grado di durata quinquennale;
   l'assessorato del lavoro della regione autonoma della Sardegna, al fine di individuare possibili percorsi di soluzione, ha convocato, il 16 luglio 2012, un tavolo di concertazione composto da tutti i soggetti interessati che non ha potuto far altro che confermare l'inapplicabilità della convenzione INPS;
   nella provincia di Cagliari, l'ente opera con organici insufficienti a far fronte in tempi accettabili ai propri obblighi istituzionali nei confronti dei cittadini e delle aziende, anche in considerazione del continuo aumento delle istanze previdenziali ed assistenziali, determinate dall'acuirsi della crisi socio-economica;
   nelle liste dei soggetti disabili presenti nelle tre province (Cagliari, Carbonia-Iglesias e Medio Campidano) e ricadenti nella sfera di competenze dell'INPS Cagliaritano sono iscritte, al 31 dicembre 2011, 9844 persone, delle quali 2236 nella graduatoria di riferimento;
   l'istituto d'altro canto, proprio per il delicato ruolo di guida e di rispetto della legalità nel sistema delle aziende, non può disattendere l'applicazione di una norma che tutela le fasce più deboli della società;
   il comitato provinciale di Cagliari, attraverso un ordine del giorno ha già chiesto alla direzione nazionale dell'istituto di riformulare la convenzione-tipo in modo da permettere l'assunzione dei soggetti diversamente abili nel più breve tempo possibile;
   la stessa richiesta è stata avanzata già nel mese di aprile 2012 da un'interpellanza urgente in regione Emilia Romagna: «si rende pertanto necessario modificare lo schema di convenzione finalizzandola ad un piano specifico in via esclusiva a garantire l'applicazione di criteri omogenei nella realizzazione delle assunzioni di soggetti disabili nell'intero territorio nazionale»;
   è quasi impossibile trovare un lavoro per i disabili, gli invalidi e per i disabili visivi e uditivi;
   sono circa 750 mila le persone disabili iscritte alle liste del collocamento obbligatorio; negli ultimi 2 anni l'occupazione delle persone con disabilità è scesa del 40 per cento ed è evidente la necessità concomitante di una risposta straordinaria a un bisogno straordinaria, a partire dal ripristino di un fondo adeguato (almeno 40 milioni di euro) per la legge n. 68 del 1999;
   il reclutamento del personale nelle pubbliche amministrazioni può avvenire:
    a) tramite procedure selettive che possono coincidere con procedure concorsuali, volte all'accertamento della professionalità richiesta per le categorie di livello B/B1 con mansioni esecutive, uso sistemi informatici, ma riservate agli iscritti alle graduatorie delle categorie protette presso gli uffici per l'impiego provinciali;
    b) mediante avviamento in ordine numerico degli iscritti nelle liste di collocamento obbligatorio, per qualifiche e profili per i quali è richiesto il solo requisito della scuola dell'obbligo (per quelle categorie professionali che non richiedono titolo di studio superiore);
    c) per chiamata numerica o nominativa dei disabili iscritti alle liste speciali di collocamento della legge n. 68 del 1999;
   la convenzione tipo per l'assunzione invalidi risulta di fatto poco chiara nella scelta delle procedure e rischia di ritardare o evitare le assunzioni dei soggetti interessati vista l'incongruenza rilevata tra le normative richiamate per la selezione e le norme vigenti in materia già richiamate in premessa;
   la convenzione, che rappresenta uno strumento di grande flessibilità, dovrebbe disciplinare con un piano descrittivo le qualifiche e mansioni, profili professionali, le tipologie di contratto a termine o a tempo indeterminato, se trattasi di tirocini con finalità formative, al fine di individuare le modalità operative per il reclutamento dei soggetti da avviare a selezione e avere una valutazione per tutti i soggetti sulla base dei medesimi criteri di scelta –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;
   quali iniziative di competenza intende assumere per sbloccare il collocamento delle persone disabili nella regione Sardegna secondo quanto esposto;
   se non sia opportuno un'intervento urgente di carattere generale che indirizzi l'INPS a predisporre atti concreti ed azioni coordinate che tengano conto delle specificità regionali, ai fini di rendere la convenzione (articolo 11 della legge n. 68 del 1999) realmente produttiva, perché si realizzi l'integrazione lavorativa dei disabili, andando incontro alle esigenze poste dalle province che necessitano di un impegno concreto e di un programma mirato al conseguimento degli obiettivi occupazionali, nel rispetto delle norme per l'assunzione nel pubblico impiego in relazione alle categorie protette, invalidi e disabili. (4-17794)


   BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   secondo i dati desunti da una rilevazione dell'Istituto nazionale di statistica, si apprende che nel secondo trimestre le ore lavorate per dipendente nell'industria e nei servizi diminuiscono del 2,6 per cento su base annua mentre invece aumentano quelle della cassa integrazione;
   nel periodo detto le ore lavorate per dipendente nell'industria e nei servizi diminuiscono del 2,6 per cento su base annua, al netto degli effetti di calendario. Sempre tra aprile e giugno, l'incidenza delle ore di cassa integrazione utilizzate è stata pari a 37,9 ore ogni mille ore lavorate, con un aumento tendenziale di 10,3 ore ogni mille. In totale sono state utilizzate 67,8 ore di CIG ogni mille ore lavorate, con un incremento di 21,5 ore ogni mille rispetto allo stesso trimestre del 2011;
   nell'industria in senso stretto, le imprese hanno utilizzato 70,5 ore di CIG ogni mille lavorate, con un aumento di 22,7 ore rispetto allo stesso trimestre del 2011. Le ore utilizzate nelle costruzioni sono state 52,4 ogni mille ore lavorate, con un aumento tendenziale di 14,3 ore ogni mille. Le imprese dei servizi ne hanno invece utilizzate 11,9: rispetto al secondo trimestre 2011 si registra un incremento di 1,5 ore ogni mille;
   l'incidenza delle ore di straordinario è invece pari al 3,6 per cento delle ore lavorate, in diminuzione di 0,1 punti percentuali rispetto al secondo trimestre 2011. Nelle imprese dell'industria, l'incidenza è pari al 3,5 per cento delle ore lavorate, in diminuzione di 0,2 punti percentuali rispetto al secondo trimestre 2011 –:
   se i fatti narrati in premessa corrispondano al vero e, nell'eventualità positiva, quali eventuali iniziative ulteriori intendano assumere per superare la fase recessiva che ancora affligge il sistema produttivo. (4-17801)


   NACCARATO e MIOTTO. —Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   il bacino termale che comprende i comuni di Abano Terme e Montegrotto Terme (Padova) rappresenta la maggiore stazione fangoterapica d'Europa per capacità ricettiva e forza lavoro impiegata. Allo stato attuale, risultano attive nel settore circa 120 aziende che impiegano mediamente 5 mila lavoratori muovendo un indotto che coinvolge altrettante persone;
   il comparto termale padovano si avvale di lavoratori caratterizzati da professionalità specifica e avanzata che costituiscono il valore aggiunto dell'offerta turistica del territorio circostante e più in generale della regione Veneto;
   con la chiusura invernale delle strutture alberghiere di Abano Terme e Montegrotto Terme, e la disdetta dei contratti da parte di Assoalbergatori, si profila il rischio occupazionale per circa 3.500 lavoratori del settore, unitamente alla ridefinizione degli ammortizzatori sociali relativamente alle aziende che hanno avviato procedure di mobilità nei confronti dei dipendenti;
   attualmente, sulla difficile situazione del settore termale padovano, è in corso una vertenza tra Assoalbergatori e sindacati con la mediazione degli enti istituzionali provinciali e regionali, con l'obiettivo di risolvere la condizione retributiva e contrattuale dei lavoratori impiegati nella fangoterapia;
   la recente crisi si aggiunge alle già difficili condizioni retributive dei lavoratori del comparto termale, da anni sottoposti a precarietà relativamente alle forme di mantenimento dei salari;
   gli interroganti hanno già espresso preoccupazione per le difficoltà del comparto termale e per la condizione retributiva dei lavoratori della fangoterapia, con l'interrogazione a risposta scritta n. 4-15263 presentata giovedì 8 marzo 2012 nel corso della seduta della Camera n. 600, alla quale il Ministro non ha ancora fornito risposta –:
   se il Ministro sia al corrente dei fatti esposti in premessa;
   quali iniziative di competenza il Ministro intenda assumere al fine di garantire, nel breve termine, gli ammortizzatori sociali ai lavoratori del bacino termale padovano, e in una prospettiva più lunga, il rilancio del comparto fangoterapico;
   quali iniziative di sua competenza il Ministro intenda porre in essere per agevolare l'accordo delle parti sociali nella vertenza sulle modalità contrattuali e retributive che coinvolge il settore termale in provincia di Padova. (4-17826)

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   REGUZZONI e MONTAGNOLI. — Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   secondo i dati resi noti da Coldiretti il raccolto dell'uva per la produzione vinicola ha toccato il minimo storico con 256,1 milioni di ettolitri di vino, il peggior risultato da quando 40 anni fa iniziarono le rilevazioni –:
   se vi siano danni per la nostra industria vinicola e di quale entità presunta;
   se e quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere ai fini di far fronte alle conseguenze economiche dei dati suesposti. (4-17814)


   MONTAGNOLI. — Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 23-quater del decreto-legge n. 95 del 2012 convertito con modificazioni dalla legge n. 135 del 2012 ha soppresso l'Agenzia per lo sviluppo del settore ippico-ASSI (ex UNIRE) e ha disposto la ripartizione delle relative funzioni, da effettuarsi con successivi decreti ministeriali, tra il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e l'Agenzia delle dogane e dei monopoli;
   l'articolo in parola, al fine di garantire la continuità dei rapporti già in capo all'ente soppresso, ha inoltre stabilito che fino all'adozione dei predetti decreti di ripartizione, il Ministro interrogato possa delegare uno o più dirigenti per lo svolgimento delle attività di ordinaria amministrazione, ivi comprese le operazioni di pagamento e riscossione a valere sui conti correnti già intestati all'ente, attivi fino alla data di emanazione dei decreti medesimi;
   con decreto del 17 agosto 2012 il Ministro interrogato ha delegato il direttore di ASSI, Francesco Ruffo, allo svolgimento, sino alla data di adozione dei decreti di ripartizione delle funzioni dell'Agenzia e delle relative risorse umane, strumentali e finanziarie, delle attività di ordinaria amministrazione, comprese le operazioni di pagamento e riscossione oltre a quelle necessarie a garantire il regolare funzionamento degli uffici;
   il 19 settembre 2012 si è svolto un incontro tra le associazioni dell'ippica e l'ASSI durante il quale si è provveduto a predisporre i principi informatori per la redazione delle linee guida 2013;
   la predisposizione delle linee guida è secondo l'interrogante attività che esula dall'ordinaria amministrazione, trattandosi di un documento di natura programmatica e strategica nella misura in cui definisce i criteri generali di indirizzo riguardanti la programmazione delle corse, lo stanziamento a premi, il calendario, le scommesse, i controlli antidoping e le convenzioni con gli ippodromi;
   la programmazione delle suddette attività è estremamente importante nell'attuale momento di crisi del settore ippico, comparto profondamente radicato nella cultura e nella tradizione dei nostri territori e con un indotto rilevante che va dalla produzione di fieno e mangimi per l'allevamento fino alle prestigiose attività sportive organizzate dai numerosi circoli ippici –:
   di quali ulteriori elementi disponga il Ministro in relazione a quanto riportato in premessa e se non ritenga urgente intervenire affinché il direttore delegato di ASSI, ente di fatto già soppresso, si limiti all'esercizio dell'ordinaria amministrazione. (4-17816)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   REGUZZONI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   la sindrome di Gorlin è una complessa condizione ereditaria dovuta alla mutazione di un gene localizzato sul cromosoma 9, caratterizzata da numerose anomalie dello sviluppo di vari apparati e da una predisposizione ai basaliomi invasivi cutanei. L'incidenza in Italia è pari a 1/256.000 abitanti; sono interessati entrambi i sessi ed è più frequente nella popolazione bianca –:
   se e quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
    a) promuovere una migliore conoscenza della patologia in argomento che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
    b) sviluppare la ricerca in questo settore;
    c) sostenere i malati anche attraverso centri di ascolto e assistenza ovvero alle associazioni di malati;
   quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese, le relative tempistiche, i risultati raggiunti, l'impegno del settore pubblico al riguardo. (4-17806)


   REGUZZONI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   i tumori infantili sono molto diversi dai tumori degli adulti per tipo, per velocità di accrescimento e per prognosi. Nel bambino, in generale, il tumore più frequente è il gruppo delle leucemie (33 per cento), seguito dai tumori del sistema nervosa centrale (SNC) (22 per cento), i linfomi (12 per cento), il neuroblastoma (7 per cento), i sarcomi dei tessuti molli (7 per cento) e i tumori ossei (6,4 per cento). Le percentuali variano secondo la fascia d'età. Altri tumori ancora più rari sono il retinoblastoma, l'epatoblastoma, il sarcoma di Ewing, i tumori delle cellule germinali e altri tipi estremamente rari –:
   se e quali azioni di supporto alle associazioni di malati o ai centri di ricerca siano state attuate o verranno messe in atto attraverso i molteplici canali previsti (ad esempio, fondi 5 per mille, fondi ricerca   del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca);
   se e quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
    a) promuovere una migliore conoscenza della patologia in argomento che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
    b) sviluppare la ricerca in questo settore;
    c) sostenere i malati anche attraverso centri di ascolto e assistenza ovvero alle associazioni di malati;
   quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese, le relative tempistiche, i risultati raggiunti, l'impegno del settore pubblico al riguardo. (4-17811)


   PISICCHIO. —Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   pur essendo la materia sanitaria devoluta alla competenza delle regioni, resterebbe, tuttavia, conferito alla potestà statale, ex articolo 117 lettera m) della Costituzione, la determinazione dei «livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale»;
   alla stregua della citata previsione, pertanto, viene chiamato in causa anche il diritto alla salute, posto in capo ad ogni individuo e dell'intera collettività, alla stregua dell'articolo 32 della Costituzione, diritto «sociale» per eccellenza;
   allorquando, pertanto, i livelli essenziali delle prestazioni concernente il diritto sociale alla salute non sono adeguatamente garantiti, è necessario che l'autorità sovraordinata a quella regionale possa intervenire per ripristinare le condizioni di ottimale fruibilità da parte del cittadino, pur nel necessario rispetto dell'autonomia regionale;
   la normativa della regione Puglia in materia sanitaria, e, in particolare il «Piano regionale della salute 2008/2010», la legge regionale 188 del 17 dicembre 2010, il «Piano di rientro e riqualificazione del SSR 2010-2012» ed il «Piano operavo allegato al Piano di Rientro», ispirati ad un esclusivo criterio economico attorno al quale incardinare i costi della salute dei cittadini, hanno drasticamente ridotto l'operatività delle strutture sanitarie regionali. Tra queste, particolarmente penalizzato risulta l'ospedale civile di Canosa di Puglia;
   la delibera regionale, di cui al Bollettino Ufficiale della Regione Puglia n. 83 del 7 giugno 2012, che dà esecuzione alle scelte della giunta, infatti, sancisce la chiusura di 50 posti letto, dimezzando la capacità dell'ospedale;
   le unità che verrebbero a mancare sarebbero: la chirurgia, l'ortopedia, l'ostetricia e la ginecologia (nonostante abbiano dimostrato di avere i numeri per continuare a svolgere il loro servizio e nonostante facciano registrare il più basso numero di parti cesarei in Puglia a fronte dei 500 parti annui), la pediatria, la neonatologia, la cardiologia, mentre per la radiologia, la geriatria, la medicina sarebbe soppresso il primariato, facendo regredire ad unità semplici reparti fino ad oggi complessi;
   l'effetto di questo drastico ridimensionamento sarebbe quello di promuovere e rafforzare presidi ospedalieri di comuni che distano fra loro pochi chilometri, penalizzando, invece, un territorio come quello di Canosa, che è riferimento per città come Spinazzola e Minervino, cui verrebbero a mancare i livelli essenziali di assistenza –:
   quali urgenti interventi intenda adottare a salvaguardia dei livelli essenziali di assistenza nella regione Puglia. (4-17822)


   HOLZMANN, MAZZONI e SPECIALE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   in ambito ospedaliero si ricorre alla procedura degli appalti al massimo ribasso anche per le attività di pronto soccorso legate al 118;
   sovente le organizzazioni di soccorso si avvalgono di personale precario anche per molti anni in quanto non hanno alcuna garanzia di mantenere detti appalti nel tempo;
   il personale che si trova in situazione di precariato, spesso per periodi anche molto lunghi, sopporta tutti gli effetti negativi di questa condizione (impossibilità di contrarre mutui per l'acquisto della casa, prestiti e fidi bancari e altro);
   in molti altri casi, in occasione della predisposizione dei bandi di gara per appalti assai meno complessi e che richiedono personale meno qualificato, viene posta la condizione che il nuovo appaltante si debba assumere il personale che in precedenza svolgeva lo stesso servizio, consentendo così un'occupazione continuativa, seppur alle dipendenze di una nuova società;
   il personale addetto al pronto soccorso possiede tutte le conoscenze per poter svolgere al meglio il proprio servizio, conosce le realtà urbane e può quindi garantire l'intervento nel miglior tempo possibile, mentre personale assunto ex novo avrebbe bisogno di un lungo periodo di adattamento per poter garantire lo stesso livello di servizio, si pensi ad esempio agli autisti delle autoambulanze –:
   se il Ministro non intenda assumere iniziative, anche di carattere normativo, d'intesa con le regioni, per assicurare l'inserimento nei nuovi bandi per il servizio 118 della clausola che imponga al subentrante l'assunzione del medesimo personale alle stesse condizioni contrattuali. (4-17825)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:


   MELIS, CALVISI, FADDA, MARROCU, ARTURO MARIO LUIGI PARISI, PES e SCHIRRU. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   dal 10 settembre 2012 due operai della Vilnlys di Porto Torres sostano sulla torcia spenta del Vcm, a 110 metri di altezza, in attesa che arrivino notizie certe sugli investitori brasiliani che avrebbero presentato un'offerta ai commissari della società del petrolchimico di Porto Torres. Nel frattempo l'appuntamento del 17 settembre 2012, fissato da oltre un mese presso il Ministero per esaminare la sorte dei dipendenti Vilnyls, è stato rinviato sine die;
   i dipendenti Vilnyls non ricevono stipendio dal maggio 2012 mentre da giugno è scaduta la cassa integrazione. Ciò comporta drammatiche conseguenze sullo stato delle loro famiglie;
   la vertenza Vilnyls ha conosciuto vari stadi ed è stata oggetto di numerose altre interrogazioni, alcune anche presentate dal sottoscritto;
   il progetto Matrica di chimica verde, dopo l'inaugurazione del Centro ricerche il 13 febbraio 2012, salutato con favore da tutte le istituzioni del territorio come l'avvio della possibile soluzione della crisi occupativa nell'area industriale e specificamente come l'occasione per garantire un posto di lavoro prioritariamente ai lavoratori Vilnyls, non si è evoluto sinora nei tempi previsti e comunque sembra prescindere sino a questo momento dall'obiettivo specifico sopra citato; consta anzi all'interrogante che Matrica stia privilegiando nelle prime assunzioni personale in esubero dall'ENI piuttosto che il personale Vilnys;
   la bonifica dei siti occupati dalla produzione chimica, bonifiche alle quali è impegnato da tempo ENI, tuttora ritarda, nonostante due decreti del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare abbiano da mesi autorizzato la Syndial (società dell'ENI) ad eseguire interventi nella falda e nell'area denominata Newco nord;
   frattanto la situazione generale del comune di Porto Torres e del suo territorio si presenta in termini estremamente drammatici. Si rammenta che in Sardegna, secondo gli ultimi dati semestrali Istat, il tasso di disoccupazione è arrivato al 15 per cento, in aumento di quasi 2 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e che la città di Porto Torres e il suo stretto circondario hanno perduto nell'arco degli ultimi anni migliaia di posti di lavoro (5 mila disoccupati all'estate 2012, il 25 per cento della popolazione attiva senza lavoro) –:
   quali siano gli elementi in possesso del Ministro circa la reale attendibilità delle ipotesi apparentemente in campo per l'acquisto degli impianti Vilnyls e quali assicurazioni possa eventualmente fornire in relazione all'occupazione; in particolare quali informazioni possa fornire il Ministro interrogato circa la reale consistenza, dal punto di vista industriale e finanziario, della cosiddetta «cordata brasiliana», e ciò ad evitare che – come purtroppo accaduto più volte in passato – si dia credito a prospettive poi destinate a rivelarsi infondate;
   quali possibili azioni il Governo intenda esercitare, in particolare presso Eni Syndial, per accelerare la bonifica dei siti, operando al fine di assorbire in questa urgente attività parte della disoccupazione del territorio;
   quali siano gli orientamenti del Ministro circa tempi e modalità dell'investimento in corso nella cosiddetta chimica verde nell'area di Porto Torres quali azioni possa mettere in atto per facilitarne la realizzazione garantendone il più possibile la benefica ricaduta in termini occupativi sugli attuali lavoratori Vilnyls.
(3-02496)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BRAGA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   Poste italiane spa, derivante dalla trasformazione dell'ente pubblico economico «Poste italiane», è un società per azioni interamente controllata dallo Stato. Essa è il fornitore del servizio postale universale in Italia e adempie l'obbligo di servizio universale a norma del decreto legislativo 22 luglio 1999, n. 261 di attuazione della direttiva 97/67/CE2, e del decreto 17 aprile 2000 del Ministero delle comunicazioni che conferma la concessione del servizio postale universale a Poste italiane;
   l'articolo 3 del decreto legislativo 22 luglio 1999, n. 261 – «Attuazione della direttiva 97/67/CE concernente regole comuni per lo sviluppo del mercato interno dei servizi postali comunitari e per il miglioramento della qualità del servizio» – stabilisce, tra le altre cose, che:
    a) la fornitura del servizio universale e delle prestazioni in esso ricomprese deve essere fornita permanentemente in tutti i punti del territorio nazionale, a prezzi accessibili a tutti gli utenti (comma 1);
    b) il servizio universale è caratterizzato dalle seguenti connotazioni: a) la qualità è definita nell'ambito di ciascun servizio e trova riferimento nella normativa europea; b) il servizio è prestato in via continuativa per tutta la durata dell'anno (comma 3);
    c) il fornitore del servizio universale garantisce tutti i giorni lavorativi, e come minimo cinque giorni a settimana, salvo circostanze eccezionali valutate dall'autorità di regolamentazione; a) una raccolta; b) una distribuzione al domicilio di ogni persona fisica o giuridica o in via di deroga, alle condizioni stabilite dal Ministero delle comunicazioni in installazioni appropriate (comma 4);
   negli ultimi mesi da notizie di stampa si apprende che Poste italiane spa ha presentato all'autorità garante per le comunicazione dei piani di riorganizzazione, razionalizzazione e taglio sulla base di specifici parametri di economicità, senza peraltro prevedere investimenti e sviluppi in settori di mercato oggi competitivi di circa un migliaio di uffici postali che se attuati determineranno pesanti ricadute in termini occupazionali e di qualità dei servizi erogati su tutto il territorio nazionale;
   un simile ridimensionamento colpirebbe in modo significativo anche la provincia di Como. In particolare, su 193 uffici postali lariani sono state previste le chiusure definitive dei 7 uffici di Carlazzo, Civiglio, Camnago Volta, Lemma di Faggeto, Cantù Asnago, Romanò di Inverigo, Manera di Rovellasca. Mentre altri 13, Alserio, Cremia, Grandola ed Uniti, Gera Lario, Proserpio, Carate Urio, Laglio, Moltrasio, Pianello del Lario, Pigra, Torno, Bulgorello di Cadorago e Civenna, andranno a breve ad aggiungersi alle 20 sedi già aperte a giorni alterni. 12 invece sono gli uffici postali con il doppio turno, in servizio dalle 8.25 alle 19.10. Inoltre, per coprire le carenze di organico, su un totale di circa 1.300 dipendenti postali comaschi ogni giorno, in media 40 sono i lavoratori che operano in ambiti distaccati;
   numerose sono le iniziative di contrarietà ad una simile procedura di riorganizzazione e tagli che il servizio postale comasco sarebbe così inevitabilmente costretto a subire da Poste italiane spa. Si registrano infatti forme di protesta sia da parte delle sigle sindacali di Slc-Cgil, Slp-Cisl, e Failp-Cisal di Como che lo scorso 14 settembre 2012 hanno di comune accordo deciso l'adesione al blocco nazionale per un mese dello svolgimento delle ore straordinarie e l'adesione allo sciopero nazionale previsto per il 12 ottobre 2012; che da parte dei cittadini e utenti di Poste italiane spa come nel caso della petizione sottoscritta da numerosi cittadini residenti ad Asnago, frazione di Cantù interessata dalla chiusura definitiva dell'ufficio postale ivi ubicato;
   i servizi postali sono di fondamentale importanza per cittadini, famiglie e imprese in quanto permettono di adempiere a molte incombenze e attività quotidiane come il deposito o il prelevamento delle pensioni o di denaro contante, la spedizione e la ricezione di lettere, comunicazioni e avvisi, molti dei quali soggetti anche a scadenze perentorie o aventi valore legale; servizi che invece verrebbero fortemente limitati causando notevoli disagi e preoccupazioni alla clientela di Poste italiane e la cui erogazione e qualità dovrebbe essere garantita a tutti gli utenti sull'intero territorio nazionale, con maggiore riguardo a quelle particolari specificità periferiche che non permettano un corretto collegamento con altre sedi postali –:
   se non ritenga che le scelte di razionalizzazione del servizio postale e delle conseguenti chiusure degli uffici esclusivamente secondo criteri di economicità ad opera di Poste italiane spa, non rischiano di pregiudicare il principio di universalità del servizio postale sancito dalla direttiva 97/67/CE attuata con il decreto legislativo del 22 luglio 1999, n. 261. (5-07996)


   BRUGGER e ZELLER. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 10 della legge n. 99 del 23 luglio 2009 (legge sviluppo), ha portato ad una profonda modifica dell'articolo 2545-octies del codice civile, norma che disciplina le conseguenze derivanti dalla perdita dei requisiti della mutualità prevalente;
   la perdita del carattere di mutualità prevalente avviene qualora non vengano rispettate le condizioni previste dall'articolo 2513 dei codice civile per un periodo di due anni consecutivi o qualora la cooperativa modifichi lo statuto in modo non conforme a quanto previsto all'articolo 2514 del codice civile;
   l'articolo 2514 del codice civile prevede anche l'obbligo di devolvere l'intero patrimonio sociale, al netto del capitale sociale e dei dividendi eventualmente maturati, ai fondi mutualistici per la promozione e lo sviluppo della cooperazione, in caso di scioglimento della società;
   alla luce della disposizione di cui sopra, si ritiene che, nel caso di perdita dei requisiti della mutualità prevalente (articoli 2512, 2513 e 2514 del codice civile) la cooperativa deve redigere un bilancio straordinario certificato, in quanto ha violato le disposizioni di cui all'articolo 2514 del codice civile;
   il bilancio straordinario certificato consente di determinare il valore effettivo dell'attivo patrimoniale da imputare alle riserve indivisibili;
   l'obbligo di redigere il bilancio straordinario esclude il vincolo di versare ai fondi mutualistici l'ammontare delle riserve formatesi durante il periodo di mutualità prevalente fino al momento della modifica dello statuto;
   le riserve dovranno essere devolute ai fondi mutualistici solo al momento dello scioglimento della cooperativa, oppure in caso di trasformazione in altra forma societaria –:
   quale sia l'interpretazione del Ministro interrogato in tema di obbligo di immediata devoluzione del patrimonio sociale ai fondi mutualistici in caso di perdita della mutualità prevalente a seguito della soppressione delle clausole mutualistiche nella situazione sopra descritta.
(5-07999)


   CALLEGARI e TORAZZI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   lo scorso 13 settembre il Parlamento europeo ha approvato, in prima lettura, una risoluzione legislativa sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante preferenze commerciali autonome d'urgenza per il Pakistan in virtù del quale il Paese asiatico potrà, fino al 31 dicembre 2013, esportare verso l'Unione europea più beni in franchigia;
   il provvedimento offre infatti un accesso privilegiato al mercato comunitario per 75 prodotti, tra cui tessuti, abbigliamento, biancheria, etanolo e pellame, provenienti dalle regioni pakistane più colpite dalle alluvioni del 2010;
   nelle motivazioni alla base della preferenze commerciali eccezionali in favore della Repubblica islamica del Pakistan, la Commissione europea ha evidenziato che le 75 linee tariffarie specifiche per i principali prodotti di esportazione del Paese valgono un importo pari a 100 milioni di euro all'anno, e si configurano quindi come un aiuto reale, sostanziale e prezioso per la regione;
   la Commissione europea ha ribadito inoltre che il commercio del Pakistan con l'Unione riguarda essenzialmente i prodotti tessili e dell'abbigliamento che nel 2009 hanno costituito il 73 per cento delle esportazioni del Paese asiatico verso l'Unione europea e che il settore tessile riveste un'importanza fondamentale per l'economia pakistana in quanto rappresenta l'8,5 per cento del prodotto interno lordo ed occupa il 38 per cento della manodopera;
   anche per il nostro Paese il tessile-abbigliamento è uno dei settori più rilevanti; l'Italia è il secondo Paese manifatturiero in Europa e recenti dati Istat registrano per l'industria tessile italiana un export di 24 miliardi di euro, e pur nelle difficoltà dovute alla crisi economica globale, un'occupazione di più di 500.000 persone;
   i nostri territori sono da sempre all'avanguardia nel selezionare le migliori materie prime, nell'elaborare metodi originali di creazione, tintura e lavorazione con prodotti finiti che costituiscono un esempio di qualità e di prestigio a livello mondiale e che conferiscono al marchio «made in italy» uno stile unico al mondo;
   la concessione delle franchigie in settori così rilevanti dell'economia europea e italiana in particolare, appare assolutamente inopportuna nella misura in cui danneggia le nostre aziende incentivando le importazioni di prodotti a basso costo e di scarsa qualità e favorendo i poteri delle multinazionali che delocalizzano la produzione in Paesi dove non esiste alcun tipo di tutela sanitaria o pensionistica per i lavoratori;
   la clausola di salvaguardia approvata dal PE che consente, al verificarsi di alcune condizioni di ripristinare le barriere tariffarie, appare gli interroganti altresì pretestuosa anche alla luce del considerando n. 11 della stessa risoluzione che afferma testualmente che «la concessione di queste preferenze commerciali dovrebbe produrre solo effetti negativi limitati sul mercato interno dell'Unione» e certo, la limitazione temporale degli effetti negativi non rassicura le nostre aziende;
   sono noti i danni causati dalle inondazioni che hanno investito vaste regioni del Pakistan nei mesi di luglio e agosto 2010 e che tuttavia, in questo tipo di emergenze, sono le donazioni i principali strumenti di intervento, tanto che l'Unione europea ha già destinato al Paese un aiuto d'urgenza di oltre 423 milioni di euro;
   le preferenze commerciali in parola favoriscono i fatturati delle grandi imprese pakistane anziché sostenere le popolazioni colpite dalle alluvioni e che in nessun caso la politica commerciale dell'Unione europea può essere utilizzata come strumento di aiuto umanitario –:
   di quali ulteriori elementi disponga il Ministro in relazione a quanto riportato in premessa e se non ritenga urgente intervenire presso le competenti sedi comunitarie al fine di evitare che le decisioni prese a Bruxelles producano qualsiasi possibile impatto negativo sulle eccellenze del nostro tessuto imprenditoriale. (5-08006)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FAENZI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto pubblicato recentemente dal quotidiano Il Tirreno, diversi uffici postali ubicati in alcune della frazioni di Rosignano Marittimo, il cui comune è situato sulle colline livornesi, chiuderanno a partire dal 1o ottobre 2012;
   la cessazione dell'attività dell'ufficio postale di Nibbiaia in particolare, risulta tra quelli confermati dalla direzione regionale delle Poste, a seguito di un incontro con gli amministratori locali, nonostante il parere contrario da parte di questi ultimi, che in diverse occasioni hanno evidenziato come le frazioni interessate ed in particolare quella di Nibbiaia, siano da tempo penalizzate dalla mancanza dei minimi servizi a sostegno dei residenti e degli utenti, anche a causa del loro decentramento rispetto al capoluogo;
   l'interrogante segnala, infatti, come la frazione di Nibbiaia versa in gravi difficoltà determinate dalla mancanza di adeguati servizi di trasporto, dall'assenza di uno sportello bancario e, nel caso in cui si procedesse alla chiusura dell'unico ufficio postale, dall'impossibilità del pagamento delle pensioni ai residenti –:
   quali siano gli orientamenti del Ministro con riferimento a quanto esposto in premessa;
   se non ritenga opportuno ed urgente intervenire nei confronti di Poste Italiane, al fine di rivedere la decisione della chiusura dell'ufficio postale di Nibbiaia, che appare, a giudizio dell'interrogante, superficiale e discriminatoria e non considera le esigenze dei cittadini interessati già penalizzati da una rete viaria inadeguata che renderebbe ulteriori disagi in particolare per gli anziani a causa dello spostamento verso uffici postali situati in comuni più distanti. (4-17815)


   EVANGELISTI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   l'azienda ferroviaria AnsaldoBreda, controllata dà Finmeccanica spa, è la principale società italiana di costruzioni di rotabili per il trasporto su ferro che si occupa di progettazione e costruzione di treni/completi ad alta velocità, di elettrotreni metropolitani/suburbani (TAF e TSR) è di tram (Sirio);
   la citata azienda è una risorsa fondamentale per tutto il tessuto industriale della Toscana, un fiore all'occhiello del manifatturiero di qualità italiano e, soprattutto, una garanzia di lavoro per oltre millecinquecento famiglie;
   tuttavia, negli ultimi mesi si susseguono notizie e dichiarazioni riguardanti la cessione di AnsaldoBreda che, a seguito di quelle che l'interrogante giudica delle scellerate decisioni industriali rivelatesi sbagliate, negli ultimi 6 anni ha dovuto ripianare perdite per un miliardo di euro;
   lo smantellamento di tale patrimonio industriale, strategico, di primaria importanza avrebbe conseguenze nefaste sulle prospettive occupazionali dei 2.400 lavoratori e delle circa 40 società dell'indotto e del cosiddetto «incentrato», attive intorno agli stabilimenti di Pistoia, Napoli, Reggio Calabria e Palermo;
   il piano di risanamento di AnsaldoBreda è costituito essenzialmente da tagli al personale e non contiene alcuna concreta strategia di rilancio competitivo e produttivo come già segnalato dall'interrogante in altre cinque interrogazioni parlamentari fin dal 2009, anche con riferimento all'uscita di Finmeccanica dai settori civili che significherebbe il totale abbandono della presenza italiana in comparti strategici per l'ammodernamento del Paese, con la conseguenza di lasciare questo mercato in mano a imprese straniere con ulteriori aggravi della bilancia commerciale italiana;
   per converso, il sostegno alle politiche di investimento e sviluppo del settore delle infrastrutture civili come il ferroviario e l'energia rappresenterebbero, invece, elementi importanti e qualificanti di una nuova concezione dello sviluppo sostenibile;
   l'azienda, a parere dell'interrogante, ha disatteso quelle che erano le aspettative del sindacato e dei lavoratori, laddove ci si sarebbe aspettati un'esposizione schematica dei carichi di lavoro, un piano di consegne, uno stato di avanzamento delle lavorazioni in produzione; una produzione quella in corso, che segna un picco da qui ai prossimi 6 mesi e che vedrà il rientro dei lavoratori del decentrato costretti alla cassa integrazione o peggio messi in mobilità dalle loro aziende;
   il 18 settembre 2012, nel corso di un incontro tra organizzazioni sindacali e azienda, quest'ultima si è mostrata unicamente disponibile a un confronto esaustivo sulla produzione in essere per il prossimo mese di ottobre, produzione completamente legata alla politica di approvvigionamenti e forniture che è interamente condizionata dalle scelte di budget che Finmeccanica dovrà compiere entro la fine del prossimo mese di novembre;
   nel citato incontro è emerso chiaramente che l'unica forma di finanziamento e di garanzia finanziaria di Ansaldobreda è data dalla capacità di produrre e consegnare le commesse in atto del treno Vivalto e dello Stadler, situazione che condiziona tutto il funzionamento dell'azienda; gli investimenti produttivi e l'acquisto dei materiali necessari alla realizzazione del nuovo ETR 1000 sono infatti tutti legati alla capacità di autofinanziamento dell'azienda;
   la capacità di auto finanziamento fin qui è stata appena sufficiente ad approvvigionare alla meglio alcuni dei fabbisogni della produzione, causando per contro un pericoloso ritardo nei pagamenti di tutti i fornitori, condizione questa, che se perdura potrebbe far avvicinare lo stato di insolvenza; in tale contesto emerge l'irresponsabilità del gruppo dirigente di Finmeccanica, che nonostante l'impegno dimostrato dai lavoratori continua a non sostenere in alcun modo Ansaldobreda, che, senza il necessario supporto finanziario e produttivo, non potrà raggiungere né i livelli di competitività che il mercato richiede, né di mettere in produzione i 50 nuovi treni ETR 1000;
   gli interrogativi restano sempre gli stessi: dove si troveranno le risorse finanziarie necessarie per comprare i materiali, senza l'intervento dell'azionista; quali saranno gli investimenti produttivi; come si potranno realizzare le gare per treni regionali;
   l'azionista Finmeccanica, e anche il Governo, si dimostrano, a parere dell'interrogante, latitanti rispetto a una situazione che ha bisogno di risposte urgenti, prima che diventi insostenibile;
   dopo quasi un anno dalla presentazione di un'interrogazione dell'interrogante circa il rischio della vendita della citata azienda e la mancanza di politiche industriali da parte del Governo, mancano ancora risposte sul futuro di Ansaldobreda e sulle scelte di Finmeccanica;
   le condizioni sono ormai tali da chiarire il futuro industriale del settore ferroviario, Ansaldobreda nonostante tutto continua ad acquisire commesse e ad avere un discreto successo sui mercati, con un miglioramento tendenziale che a livello produttivo comincia a essere tangibile –:
   quali interventi intenda adottare per scongiurare un ulteriore impoverimento produttivo e sociale e la vendita di un settore strategico dell'economia nazionale e locale, anche impegnando Finmeccanica a illustrare le reali intenzioni sugli assetti produttivi in Toscana e sul futuro dell'Ansaldo Breda;
   se non ritenga di sollecitare una concreta strategia di politica industriale volta a dare certezze sul futuro dell'azienda, favorendo anche la creazione di un polo nazionale della costruzione ferroviaria che blocchi immediatamente qualsiasi decisione di dismissione di imprese strategiche, come Ansaldo Breda, e che predisponga un piano di riorganizzazione dell'intero settore;
   quale sostegno e quali garanzie il Governo intenda sollecitare all'azionista summenzionato affinché gli sforzi fin qui fatti non rischino di essere vanificati dagli eventi. (4-17820)


   MISEROTTI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   l'assicurazione polizza FIP – forma pensionistica complementare – è una polizza assicurativa sulla vita e viene stipulata al fine di avere una rendita vitalizia integrativa alla pensione;
   il decreto legislativo n. 47 del 2000, che ha istituito la disciplina delle forme individuali di previdenza, ha stabilito che l'aderente su base individuale, dopo otto anni di partecipazione al fondo, può esercitare il riscatto, anche parziale, della propria posizione individuale per l'acquisto della prima casa di abitazione per sé o per i figli, ovvero per eventuali spese sanitarie, per terapie e interventi straordinari riconosciuti dalle competenti strutture pubbliche;
   l'ISVAP è un'autorità indipendente che opera per garantire la stabilità ed il buon funzionamento del sistema assicurativo e la protezione dei consumatori;
   l'ISVAP con propria circolare (n. 403/D del 16 marzo 2000) ha stabilito che l'avente diritto alla prestazione (per riscatto, decesso, scadenza e altro) deve essere messo in condizione di conoscere tempestivamente la documentazione da allegare alla richiesta di liquidazione, onde evitare che i tempi di pagamento subiscano allungamenti;
   il suddetto Istituto ha più volte precisato che il termine per il pagamento è fissato generalmente in 30 giorni dalla data di consegna dei documenti, come peraltro riportato in tutti i contratti assicurativi;
   sono frequenti, secondo lo stesso Istituto, gli esposti che lamentano la mancata consegna dei conteggi che hanno dato luogo alla determinazione del capitale o del valore di riscatto o le difficoltà all'accesso di informazioni relative alla posizione assicurativa, informazioni che dovrebbero essere nella disponibilità degli interessati in tempo reale e comunque non oltre 10 giorni dalla richiesta;
   il decreto n. 95 del 6 luglio 2012, convertito con modificazioni dalla legge n. 135 del 2012, all'articolo 13 prevede, al fine di assicurare la piena integrazione dell'attività di Vigilanza nei settori finanziario e assicurativo, la soppressione dell'ISVAP e l'istituzione dell'IVASS – Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni –:
   se il Ministro interrogato, nelle more del trasferimento di funzioni e personale da ISVAP a IVASS, non ritenga opportuno intraprendere tutte le iniziativa, anche di carattere normativo, necessarie per evitare che il passaggio di funzioni, affievolisca i controlli arrecando danni agli assicurati e quali ulteriori iniziativa di competenza intenda assumere, con particolare riferimento ai numerosi esposti e alle molte richieste inevase dei cittadini alle compagnie di assicurazione. (4-17824)

Apposizione di una firma
ad una mozione.

  La mozione Costa e altri n. 1-01148, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 settembre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Vitali.

Pubblicazione di testi riformulati.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Bersani n. 1-01118, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 674 del 31 luglio 2012.

   La Camera,
   premesso che:
    il contesto recessivo, che investe l'economia dell'Occidente e il Paese, rischia di travolgere in maniera più incisiva le regioni del Mezzogiorno e, in particolare, la Calabria, come confermano autorevoli centri di ricerca istituzionali e come può agevolmente evincersi dagli indicatori economici e sociali, i quali evidenziano che il dato regionale dell'occupazione, già gravemente in affanno, nella prima parte del 2012 è diminuito in Calabria di circa il 5 per cento ed il prodotto interno lordo pro capite permane nettamente il più basso d'Italia, ben al di sotto della soglia dei 18.000 euro, considerata la frontiera della vivibilità;
    il dato occupazionale desta maggiore preoccupazione se si considera che il tasso di disoccupazione complessivo della Calabria (19,5 per cento) è circa il doppio della media nazionale (10 per cento) e cresce, in particolare, per le donne, nonostante in Calabria ci siano più di 45 mila imprese femminili e, nel corso del 2011, la regione abbia visto un incremento delle imprese guidate da donne dell'1,6 per cento a fronte dello 0,4 per cento di quelle maschili;
    la crisi finanziaria globale e la crisi fiscale dello Stato italiano hanno avuto un profondo impatto sulle economie regionali. Un'approfondita analisi territoriale di inizio 2012 de Il Sole 24 Ore - Centro Studi Sintesi, attraverso la combinazione di otto rilevanti indicatori economici (propensione all'export, produttività, tasso di occupazione, indice di imprenditorialità, grado di apertura commerciale, sofferenze su crediti di impresa, numero di brevetti europei, prestiti alle imprese), ha determinato una graduatoria delle regioni italiane basata su un indice sintetico di performance che ha collocato la Calabria all'ultimo posto con un valore dell'indice pari a 11,71 (economia statica), significativamente distante dalla Basilicata (22,94), dalla Campania (24,62), dalla Sicilia (26,06) e dalla Sardegna (40,99);
    la Calabria, come si evince dalla drammaticità e dalla crudezza del dato statistico, confermato da altri autorevoli centri di ricerca istituzionali, evidenzia sul piano socio-economico una drammatica specificità negativa, continuando inesorabilmente a declinare in un lento processo di separazione anche rispetto alle altre regioni del Mezzogiorno: i dati di autorevoli centri di ricerca istituzionali evidenziano, sul piano socio-economico, una forte specificità negativa, anche rispetto alle altre regioni del Mezzogiorno;
    secondo la Svimez, a fronte di un dato nazionale di 25.583 euro, il prodotto interno lordo pro capite nel 2010 ha registrato divari regionali sempre più marcati: la regione più ricca è stata la Lombardia, con 32.222 euro pro capite. Nel Mezzogiorno la regione con il prodotto interno lordo pro capite più elevato è stata l'Abruzzo (21.574 euro), mentre all'ultimo posto si colloca la Calabria (16.657 euro);
    in tale ottica, occorre in particolare sostenere la crescita e l'apertura internazionale del sistema produttivo ed economico della regione Calabria, valorizzando e favorendo la penetrazione sui mercati esteri delle eccellenze territoriali, anche attraverso la promozione ed il finanziamento di specifici accordi di programma tra i competenti Ministeri, l'Istituto nazionale per il commercio estero, la regione ed i propri organismi operativi, per l'attuazione di programmi ed interventi integrati finalizzati all'attivazione di network operativi funzionali;
    nonché occorre creare condizioni realmente incentivanti per gli investitori e per rendere effettivamente Gioia Tauro un hub internazionale che restituisca all'Italia la centralità nel Mediterraneo;
    le aree industriali dismesse del crotonese ex Pertusola, ex Fosfotec ed ex Agricoltura, interessate da un alto livello di contaminazione da metalli pesanti del suolo e delle acque di falda, necessitano di un'attenta verifica dello stato di bonifica, ai fini di una sua accelerazione;
    appare chiaro che, per avviare uno stabile processo di adeguamento competitivo e di sviluppo nonché idonei livelli di attrattività dei territori del Mezzogiorno, occorre mettere in campo risorse adeguate per coniugare la diffusione della cultura della legalità e della partecipazione democratica, con una costante opera di repressione e di lotta alle mafie, anche mediante il rafforzamento e la razionalizzazione della rete dei presidi di legalità sia con riguardo agli uffici di polizia giudiziaria sia con riguardo alla rete dei tribunali, valutando anche le indicazioni provenienti dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere del 25 gennaio 2012 e i pareri delle commissioni parlamentari rispetto all'esame del decreto legislativo n. 155 del 2012 di revisione delle circoscrizioni giudiziarie,

impegna il Governo:

  a una forte azione per lo sviluppo e l'inclusione sociale in Calabria che, con il resto del Mezzogiorno, è parte determinante della strategia di crescita dell'Italia e, pertanto, in considerazione di quanto rappresentato in premessa:
   a) a dare rapida attuazione agli interventi a favore dei lavoratori in mobilità, dei licenziati, dei giovani e delle donne disoccupati, degli inattivi e di coloro che né lavorano, né svolgono un'attività di studio o formazione (neet), nonché a continuare negli sforzi per creare un contesto favorevole allo sviluppo economico ed alla crescita dell'occupazione, utilizzando parte significativa delle risorse derivanti dalla terza e ultima riprogrammazione dei fondi comunitari, da realizzare entro ottobre 2012, in particolare per:
    1) rifinanziare la misura introdotta con l'articolo 2 del decreto-legge 70 del 2011, come modificato dal decreto-legge n. 1 del 2012, relativa al credito d'imposta per i lavoratori svantaggiati o molto svantaggiati, in base anche agli esiti dei primi bandi pubblicati dalla regione;
    2) finanziare misure di agevolazione fiscale de minimis per le micro e le piccole imprese, con particolare attenzione alle imprese a conduzione o a prevalente partecipazione giovanile e femminile, operative nelle città con aree a più elevata criticità economico-sociale della regione;
   b) a promuovere, coerentemente con quanto recita l'articolo 119, quinto comma, della Carta costituzionale la coesione e la solidarietà sociale, per rimuovere gli squilibri economici e sociali, per favorire l'effettivo esercizio dei diritti della persona, attraverso la rapida attuazione, con un forte presidio nazionale degli interventi finanziati con il piano di azione coesione, con particolare riferimento ai servizi di cura per la prima infanzia e gli anziani, per i quali sono complessivamente stanziati in Calabria oltre 100 milioni di euro e, in tale contesto di promozione dei diritti di cittadinanza, verificando la possibilità di concentrare le risorse del fondo sviluppo e coesione per gli obiettivi di servizio sugli interventi volti ad aumentare i servizi socio-assistenziali per bambini ed anziani nei comuni, nonché l'opportunità di estendere la sperimentazione della nuova social card familiare a tutti i comuni della Calabria o, in alternativa, ai soli comuni capoluogo e valutando ogni altro adempimento, di competenza del Governo, necessario a migliorare l'efficienza delle strutture ospedaliere;
   c) a promuovere l'internazionalizzazione delle imprese della Calabria, in particolare attraverso interventi mirati a sostegno della capacità di penetrazione nei mercati esteri dei settori di specializzazione e l'attivazione di forme di tutoraggio a vantaggio delle piccole e medie imprese dei settori ad elevato potenziale;
   d) a promuovere, attraverso un tavolo permanente Cipe-regioni del Mezzogiorno e Trenitalia o altri concessionari, un efficace monitoraggio della qualità del servizio di trasporto passeggeri di media e lunga percorrenza, anche con riferimento al contratto di servizio con Rete ferroviaria italiana, nel più ampio tema della mobilità nel Mezzogiorno e dal Sud verso il Centro-Nord e viceversa, che interessi anche la razionalizzazione e il rafforzamento del sistema portuale e aeroportuale calabrese, anche attraverso un progetto che preveda l'utilizzo in modo integrato e intermodale dell'attuale assetto del trasporto (treni, aliscafi, bus, aerei), per rendere più efficiente ed economica la gestione del sistema stesso, in sinergia con il sistema dei trasporti della Sicilia; in questo contesto, inoltre:
    1) ad assumere in tempi rapidi ogni atto necessario per dare attuazione all'accordo di programma quadro che ha previsto finanziamenti per un totale di 459 milioni di euro a favore dell'area di Gioia Tauro, per accelerare le procedure e dare compiuta attuazione agli impegni sottoscritti, anche attraverso l'adozione di ogni atto necessario affinché l'area portuale di Gioia Tauro sia segnalata alla Commissione europea come zona in cui garantire le condizioni infrastrutturali ancora necessarie per superare l'attuale assenza di interazione tra ambito portuale e retro portuale, tra impianto portuale e sistema produttivo;
    2) a porre in essere tutte le iniziative necessarie per rispettare gli impegni assunti dal Governo, di concerto con la società Anas spa, affinché l'autostrada Salerno-Reggio Calabria, relativamente alla parte già cantierata, sia completata entro il 2013, e a promuovere l'avvio della realizzazione degli ultimi 59 chilometri che vanno progettati ed appaltati, con le modalità più idonee per l'accesso alle esigenze finanziarie;
    3) ad assumere in tempi ragionevoli una posizione definitiva in merito al progetto del ponte sullo Stretto, mantenendo in ogni caso la destinazione delle somme al sistema infrastrutturale calabrese e siciliano;
   e) a finanziare il programma straordinario per gli uffici giudiziari e la polizia giudiziaria della regione Calabria, nell'interesse dei cittadini e in coerenza con le linee guida approvate all'unanimità dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere nella seduta del 25 gennaio 2012 e a garantire a tutti i livelli, tenuto conto del nesso particolarmente stretto tra sviluppo economico-territoriale e legalità, adeguati presidi di legalità, anche con riferimento al complesso della rete dei tribunali calabresi;
   f) a sollecitare i soggetti attuatori affinché avviino celermente gli interventi di riduzione del dissesto idrogeologico, di bonifica dei siti inquinati e di manutenzione del territorio di cui alle delibere Cipe del 3 agosto 2011, 20 gennaio 2012 e del 3 agosto 2012, in forze delle quali sono stati stanziati per la regione Calabria, rispettivamente, 723 milioni di euro, 199 milioni di euro e 38 milioni di euro, anche tramite le verifiche e i sopralluoghi effettuati dal team di tecnici delle strutture del Ministero per la coesione territoriale;
   g) ad adottare ogni iniziativa utile per una celere attuazione degli interventi di messa in sicurezza degli edifici scolastici già finanziati con le risorse di cui alla delibera Cipe del 20 gennaio 2012, n. 6, dove oltre 42 milioni di euro sono destinati alle scuole della Calabria;
   h) a verificare urgentemente gli adempimenti ancora necessari per completare l’iter per la realizzazione dei nuovi ospedali previsti dall'accordo di programma integrativo sottoscritto dal Ministro della salute e dal presidente della regione Calabria in data 6 dicembre 2007;
   i) a sostenere per le regioni obiettivo convergenza, nell'ambito dei negoziati per la riforma della politica agricola comune, una riforma non penalizzante dei pagamenti diretti, favorendo l'inserimento nel greening anche dell'olivicoltura e dell'agrumicoltura, nonché una riforma che preveda un aiuto specifico in favore delle coltivazioni tipiche di tali aree, anche sotto forma di maggiorazione degli aiuti diretti della politica agricola comune;
   l) a sollecitare la realizzazione di interventi per lo sviluppo dei principali siti archeologici anche per accrescere l'offerta turistica regionale, rendendola adeguata e competitiva, attraverso, in particolare, il potenziamento dei servizi di accoglienza delle aree archeologiche di Sibari, Roccelletta di Borgia, Locri e Kroton (con l'istituzione di un parco archeologico relativo alla vecchia polis crotoniate e all'area sacra di Capo Colonna), nel quadro dell'ampia riprogrammazione dell'intervento per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale delle regioni del Sud, finanziato attraverso le risorse dei fondi strutturali comunitari, di cui una larga parte riguarda il patrimonio archeologico della regione Calabria, nonché a verificare la possibilità, d'intesa con le diverse realtà territoriali interessate, di recuperare il tracciato dell'antica via Popilia, quale strumento per il recupero dell'identità storica di un territorio vasto e multiforme e delle sue molteplici interrelazioni.
(1-01118)
(Nuova formulazione) «Bersani, Cicchitto, Casini, Misiti, Angela Napoli, Nucara, Moffa, Belcastro, Mosella».

(31 luglio 2012).

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Veltroni n. 1-01144, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 691 del 25 settembre 2012.

   La Camera,
   premesso che:
    da notizie stampa risulta che la procura di Palermo il 14 giugno del 2012 ha notificato a dodici persone l'avviso di chiusura dell'indagine sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia; nel successivo mese di luglio 2012, per le stesse persone, la procura di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio e il 29 ottobre 2012 si terrà l'udienza preliminare relativa a queste richieste;
    rispondendo alla Camera dei deputati il 5 settembre 2012 ad un'interrogazione a risposta immediata sulla possibilità del Governo di costituirsi parte civile in questo procedimento, il Governo ha affermato che «all'Avvocatura dello Stato, destinataria ex lege delle notifiche agli organi di Governo, nessun avviso, ai sensi dell'articolo 419 del codice di procedura penale, risulta ancora notificato per ordine del tribunale di Palermo sulla base della richiesta di rinvio a giudizio richiamata dagli interroganti»,

impegna il Governo:

ad attivare l'Avvocatura dello Stato affinché compia al più presto l'attività istruttoria per il procedimento di costituzione di parte civile ai sensi degli articoli 74 e seguenti del codice di procedura penale.
(1-01144)
(Nuova formulazione) «Veltroni, Ferranti, Garavini, Amici, Andrea Orlando, Samperi, Bossa, Cavallaro, Rossomando, Tenaglia, Lo Moro, Siragusa».

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Cicchitto n. 1-01145, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 691 del 25 settembre 2012.

   La Camera,
   premesso che:
    la procura di Palermo ha condotto, nelle persone del procuratore aggiunto Antonio Ingroia e dei sostituti Lia Sava, Nino Di Matteo e Guido Palermo, un'inchiesta sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia in relazione alle stragi del biennio 1992-1994 e l'inchiesta è stata chiusa nel giugno 2012;
    la conduzione dell'inchiesta da parte di Antonio Ingroia lascia seri dubbi circa l'imparzialità e la serietà con cui sono state condotte le indagini, visto che lo stesso Ingroia il 9 settembre 2012 ha dichiarato che «sulla stagione delle stragi le procure di Palermo, Firenze e di Caltanissetta continuano ad indagare ma non è emersa ancora tutta la verità e in queste condizioni questo è il massimo risultato» perché occorre «cambiare la classe dirigente»;
    le suddette dichiarazioni sono state fortemente censurate dall'Associazione nazionale magistrati sostenendo che tutti i magistrati e, soprattutto, quelli che svolgono indagini delicatissime devono astenersi da comportamenti che possono offuscare la loro immagine di imparzialità e, cioè, da comportamenti politici, chiedendo al collega Di Matteo di dissociarsi da quanto dichiarato da Ingroia;
    con riferimento alle critiche dell'Associazione nazionale magistrati il pubblico ministero Nino Di Matteo non solo non si è dissociato, ma ha rivendicato con forza il diritto di poter esprimere pubblicamente la propria opinione;
    anche il Consiglio superiore della magistratura, in relazione al cosiddetto caso Ingroia, ha invitato i magistrati ad «uscire dalla psicosi degli attacchi ed ad entrare nell'ottica del servizio al cittadino, assicurando imparzialità anche fuori dall'esercizio delle loro funzioni»;
    l'udienza preliminare del processo di Palermo sulla presunta trattativa Stato-mafia è stata fissata per il 29 ottobre 2012;
    ad oggi, gli atti processuali non sono stati notificati e tutte le notizie sulle indagini svolte dalla procura di Palermo risultano essere solo giornalistiche;
    lo Stato, e per suo conto il Presidente del Consiglio dei ministri, può costituirsi parte civile in un processo prima dell'udienza preliminare, ma anche successivamente, sino alla fase introduttiva del dibattimento di primo grado;
    tra i requisiti previsti dalla legge, a pena di inammissibilità della costituzione di parte civile, vi è non solo l'indicazione di dati che possono trarsi esclusivamente dagli atti processuali, ma anche dall'esposizione delle ragioni che giustificano la domanda, il che comporta la necessità di procedere alla completa illustrazione del rapporto tra fatto-reato e danno lamentato, nonché delle ragioni in forza delle quali si ritiene che dal reato stesso siano scaturite conseguenze pregiudizievoli per il danneggiato;
    non essendo intervenuta alcuna notifica degli atti processuali, discutere in Parlamento di una questione così delicata appare puramente strumentale ed improprio,

impegna il Governo

ad attivare l'Avvocatura della Stato affinché compia al più presto l'attività istruttoria relativa al procedimento di costituzione di parte civile ai sensi degli articoli 74 e seguenti del codice di procedura penale.
(1-01145)
(Nuova formulazione) «Cicchitto, Corsaro, Santelli».

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Ossorio n. 1-01149, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 692 del 26 settembre 2012.

   La Camera,
   premesso che:
    presso il tribunale di Palermo è attualmente in corso un procedimento penale che ha come oggetto la cosiddetta trattativa che sarebbe esistita tra rappresentanti delle Istituzioni dello Stato, uomini e criminali mafiosi nel biennio 1992-1994, contrassegnato dagli attentati in Sicilia, a Roma e a Firenze;
    si tratta evidentemente di una questione che va ben al di là dell'aspetto puramente penale, sulla quale abbiamo l'obbligo di fare la massima chiarezza;
    si discute di un processo tanto importante quanto complesso, inerente a vicende e ad una delle pagine più tristi e drammatiche della storia repubblicana. Senza dimenticare che si tratta di vicende rispetto a cui si era giunti a sentenze definitive di terzo grado, che ora vengono rimesse completamente in discussione da nuove rivelazioni di collaboratori di giustizia, rispetto alle quali si rileva quello che si potrebbe definire un certo ritardo;
    per l'estrema delicatezza della questione e per i sacrifici umani dolorosissimi che sono stati pagati nella lotta alla mafia, nessuno può permettersi di strumentalizzare politicamente un simile argomento ed in questo senso il problema che affrontiamo potrebbe offrire il destro ad eventuali polemiche;
    dall'altra parte il Governo, in quest'Aula, rispetto all'ipotesi di costituirsi parte civile nel procedimento penale in corso presso il tribunale di Palermo, relativo alla trattativa Stato-mafia, ha già avuto modo di dichiarare che si è reso parte attiva per accertare se si siano verificati i presupposti formali per intraprendere le iniziative per acquisire i dati indispensabili e formulare le valutazioni giuridiche necessarie per assicurare l'ammissibilità della costituzione di parte civile. Il Governo ha, inoltre, aggiunto che, a tale scopo, è stata formulata apposita richiesta di notizie all'Avvocatura dello Stato, destinataria ex lege delle notifiche agli organi di Governo;
    la risposta pervenuta da parte dell'Avvocatura dello Stato ha evidenziato che nessun avviso, ai sensi dell'articolo 419 del codice di procedura penale, risulta ancora notificato per ordine del Tribunale di Palermo, sulla base della richiesta di rinvio a giudizio;
    la costituzione di parte civile può avvenire solo a seguito di fissazione dell'udienza preliminare, che non può essere evidentemente sostituita da notizie di stampa. Le valutazioni attinenti alla costituzione di parte civile saranno assunte dal Governo una volta pervenuti gli avvisi di tale udienza, e, comunque, entro i termini fissati dall'articolo 79 del Codice di procedura penale;
    non sussistono dubbi, dunque, sulla volontà del Governo di fare tutto ciò che sarà utile e necessario per contrastare l'attacco mafioso in un contesto di rispetto assoluto dei doveri istituzionali;
    per la Legge la circostanza per cui lo Stato si costituisca parte civile in un processo non è e non può essere oggetto di decisione del Parlamento, ma compete al potere esclusivo dell'Esecutivo;
    alla luce di tutto ciò, non si comprende perché talune forze politiche abbiano voluto comunque, proporre una discussione in una sede non appropriata, che potrebbe condurre a contrapposizioni su un argomento tanto delicato da meritare il massimo rispetto, soprattutto allorquando il Governo ha già avuto modo di chiarire la sua posizione ed il suo massimo impegno per tutto quanto sarà necessario adempiere;

impegna il Governo

ad attivare l'avvocatura dello Stato affinché compia al più presto l'attività istruttoria per il procedimento di costituzione di parte civile ai sensi degli articoli 74 e seguenti del codice di procedura penale.
(1-01149)
(Nuova formulazione) «Ossorio, Nucara, Brugger».

Ritiro di documenti di indirizzo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
   mozione Misiti n. 1-01124 del 10 settembre 2012;
   mozione Angela Napoli n. 1-01125 del 10 settembre 2012;
   mozione Nucara n. 1-01126 del 10 settembre 2012;
   mozione Casini n. 1-01127 del 10 settembre 2012;
   mozione Cicchitto n. 1-01128 del 10 settembre 2012;
   mozione Moffa n. 1-01132 dell'11 settembre 2012;
   mozione Belcastro n. 1-01133 dell'11 settembre 2012;
   mozione Mosella n. 1-01142 del 24 settembre 2012.

Ritiro di firme da mozioni.

  Mozione Sbai e altri n. 1-01008, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 aprile 2012, è stata ritirata la firma del deputato Renato Farina.

  Mozione Del Tenno e altri n. 1-01120, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 agosto 2012, è stata ritirata la firma del deputato Ronchi.