XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 11 giugno 2012

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,
   premesso che:
    con la risoluzione RES/64/236 del 23 dicembre 2009, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha deciso di organizzare, dal 20 al 22 giugno 2012, la conferenza sullo sviluppo sostenibile a Rio de Janeiro, ossia dove vent'anni prima si era celebrato il vertice della terra;
    la conferenza, a parte la grande valenza simbolica per la quale è stata denominata «RIO+20», rappresenta indubbiamente un traguardo importante di un lunghissimo percorso che ha portato gli stati di tutto il mondo ad affrontare in modo collegiale le enormi problematiche legate alla tutela ambientale globale ed allo sfruttamento razionale delle risorse del pianeta;
    già nel 1972, quarant'anni fa, le Nazioni Unite organizzarono la prima conferenza di analisi e di approfondimento sulle questioni ambientali (conferenza di Stoccolma), nella quale fu approvata la prima dichiarazione di principi sull'ambiente umano, in buona parte ripresa nella successiva produzione normativa internazionale, compresa la dichiarazione di Rio de Janeiro del 1992;
    nel 1983 l'ONU istituì la Commissione mondiale per l'ambiente e lo sviluppo, guidata dal primo Ministro norvegese, Gro Harlem Bruntland; che coordinò la redazione del rapporto «our Common future», meglio noto come Rapporto Bruntland, presentato nel 1987, nel quale lo «sviluppo sostenibile» viene definito come quella forma di sviluppo che «è in grado di soddisfare i bisogni della generazione presente, senza compromettere che le generazioni future riescano a soddisfare le proprie»;
    nel 1992 si tenne la Conferenza su ambiente e sviluppo di Rio de Janeiro (UNCED – United nations conference on environment and development), al termine della quale furono approvati documenti di grande valore, tra cui: la dichiarazione su ambiente e sviluppo, l'Agenda 21, un documento programmatico che ha fissato programmi, priorità e iniziative per la tutela dell'ambiente da realizzare nel XXI secolo, la Convenzione sulla biodiversità e la Convenzione quadro sui cambiamenti climatici;
    la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (United nations framework convention on climate change, UNFCCC), sottoscritta da 154 nazioni e si erano in tal modo impegnate a perseguire l'obiettivo (non vincolante) di ridurre le concentrazioni atmosferiche dei gas serra, diede vita ad una serie di incontri annuali denominati «conferenza delle parti», al fine di analizzare i progressi nell'affrontare il cambiamento climatico e valutare eventuali nuove azioni e strategie per la riduzione delle emissioni climalteranti; la conferenza delle parti che si tenne a Kyoto nel 1997 (COP 3) fu di particolare importanza, poiché, in quella sede, venne approvato il protocollo di Kyoto, un documento esecutivo contenente gli impegni più urgenti e prioritari per il contenimento dei gas serra relativamente ad alcuni settori delle economie dei singoli Stati;
   la Conferenza sullo sviluppo sostenibile che si terrà a Rio de Janeiro dal 20 al 22 giugno del 2012 ha l'obiettivo di identificare un nuovo paradigma di crescita economica, socialmente equa e ambientalmente sostenibile; in particolare la Conferenza si concentrerà su due temi principali:
   un'economia verde nel contesto dello sviluppo sostenibile e per la riduzione della povertà, basata su un modello di riferimento teso a proporre misure economiche, legislative, tecnologiche e di educazione che si pongano l'obiettivo di alleviare minacce globali come il cambiamento climatico, la perdita della biodiversità, la desertificazione, l'esaurimento delle risorse naturali e, al tempo stesso, di promuovere un benessere sociale ed economico;
   definire un quadro istituzionale per lo sviluppo sostenibile, attraverso il rafforzamento della governance internazionale dell'ambiente e l'eventuale trasformazione dell'UNEP in un'agenzia specializzata delle Nazioni Unite;
    l'Europa ha sempre avuto un ruolo di proposta e di stimolo per la promozione di politiche globali per lo sviluppo sostenibile e a difesa dell'ambiente e degli ecosistemi; in particolare l'Unione Europea ha approvato il pacchetto clima-energia, che traduce in obiettivi vincolanti per gli Stati membri gli impegni di riduzione di emissioni climalteranti approvati col protocollo di Kyoto (l'impegno assunto dall'Unione Europea è quello di ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 20 per cento entro il 2020, di arrivare al 20 per cento di energia prodotta da fonti rinnovabili e di migliorare del 20 per cento l'efficienza energetica), nonché strumenti di legislazione comunitaria sulla biodiversità, la gestione dei rifiuti, la qualità dell'aria e dell'acqua;
    in particolare la Commissione europea ha riconosciuto l'enorme importanza della biodiversità per il benessere del pianeta e, in più circostanze – da ultimo con la Comunicazione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – ne ha sottolineato l'insostituibile ruolo «di garanzia» per l'approvvigionamento del cibo, dell'acqua pura, dell'acqua pulita, per la mitigazione delle catastrofi naturali, per la riduzione degli effetti nocivi di parassiti e malattie, nonché per l'azione di regolazione climatica e ha affermato che «la perdita di biodiversità è la minaccia ambientale che, insieme al cambiamento climatico, incombe più gravemente sul pianeta, e i due fenomeni sono inestricabilmente legati»;
    in vista di «Rio+20» il Consiglio europeo ha fissato alcune importanti priorità ed ha enunciato alcuni principi guida per la Conferenza; in particolare il Consiglio europeo propone una graduale transizione dell'economia da tradizionale a verde, obiettivi chiari e concreti, il rafforzamento del quadro istituzionale globale per lo sviluppo sostenibile, attraverso la trasformazione dell'UNEP in un'agenzia specializzata;
    la delegazione europea dovrà farsi carico di sostenere in modo compatto e convinto un'ulteriore accelerazione degli impegni globali per riaffermare i principi di Rio e per rafforzare lo sviluppo sostenibile; le linee di intervento su cui appare più importante concentrare la propria azione sono:
   a) il ripensamento del modello convenzionale di progresso economico verso un'economia verde, in modo da garantire che la crescita e lo sviluppo si perseguano in modo tale da garantire una diffusa ed equa distribuzione del benessere, la riduzione delle diseguaglianza, la salvaguardia del capitale naturale; in questo ambito bisognerà ricercare tecnologie, per la produzione di energia e di beni, efficienti ed a basso tenore di carbonio, modelli sostenibili di produzione e consumo, quadri normativi adeguati e meccanismi economici incentivanti;
   b) maggiore sostenibilità nell'uso del suolo destinato all'agricoltura, salvaguardandone le superfici non ancora compromesse ed individuando soluzioni per un corretto utilizzo delle risorse, con particolare attenzione ai consumi idrici e all'utilizzo di energia, riducendo l'impiego di prodotti chimici che possano causare danni agli ecosistemi ed alle colture;
   c) individuazione di strumenti finanziari e di mercato tesi ad orientare modelli di produzione e consumo sostenibili, anche attraverso lo spostamento del carico fiscale dal lavoro alle attività che incidono sull'ambiente e sull'energia, eliminando gradualmente – come previsto dalla «bozza zero» del documento finale di «Rio + 20» – i sussidi che abbiano effetti negativi sull'ambiente;
   d) potenziare la governance dello sviluppo sostenibile all'interno delle Nazioni Unite, rafforzando il ruolo del Consiglio economico e sociale (ECOSOC) in materia di sviluppo sostenibile, attribuendo pari importanza ai tre pilastri (economico, sociale ed ambientale);
   e) favorire la bioeconomia, attraverso un uso delle risorse rinnovabili ampio e sostenibile, che si basi sullo sviluppo di tecnologie e processi produttivi nuovi, su investimenti nella ricerca, nell'innovazione e nelle competenze, sull'avvio di una fattiva collaborazione tra istituzioni e mondo economico e produttivo;
   f) attuare una seria politica di riduzione della produzione di rifiuti e contestuale avvio di azioni finalizzate al riuso, al recupero ed al riciclo dei beni di consumo, in modo da limitare il più possibile il ricorso ai sistemi di incenerimento e di conferimento in discarica dei rifiuti;
   g) aumentare la sicurezza alimentare, idrica ed energetica, impedendo che pessime gestioni e scarsa regolazione delle risorse e degli ecosistemi naturali generino crisi regionali, che rappresentano una delle cause dell'insicurezza nell'approvvigionamento di cibo;
   h) integrare le politiche di gestione del suolo e delle acque sulla base di un approccio «ecosistemico» in modo da prevenire i rischi connessi al superamento dei limiti delle capacità rigenerative delle risorse del pianeta in molti settori;
    la stessa commissione ambiente della Camera dei deputati, con l'approvazione – l'11 dicembre 2009 – del documento finale sul libro bianco sui cambiamenti climatici e le comunicazioni della Commissione europea sulla politica ambientale e sulla strategia per lo sviluppo sostenibile, con cui sosteneva che l'approvazione del «pacchetto energia-clima» dimostra in termini concreti l'intenzione dell'Europa di assumere un ruolo guida a livello internazionale, ha posto in evidenza: l'esigenza di definire criteri chiari in ordine alla comparabilità degli obiettivi, la necessità di convertire sistemi produttivi e abitudini di vita in chiave sostenibile; la necessità di intervenire in tutti i settori dove sia possibile la riduzione dei consumi energetici, come il trasporto su gomma, l'illuminazione ed il riscaldamento civile, il settore agroalimentare; l'opportunità di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili; l'importanza di introdurre indicatori di qualità della vita che vadano oltre il PIL, come il bilancio ambientale e quello di sostenibilità per misurare i progressi ottenuti sul versante della qualità dello sviluppo;
    ancora la Commissione ambiente della Camera dei deputati, nella relazione conclusiva approvata al termine dell'indagine conoscitiva sulle fonti rinnovabili, ha ribadito l'importanza di una politica energetica che investa convintamente sulle energie alternative; in particolare la relazione fa un esplicito riferimento al vertice Rio + 20, come punto di partenza per «la transizione globale verso un'economia verde, così da promuovere la tutela dell'ambiente, contribuire all'eradicazione della povertà e stimolare una crescita a basse emissioni di CO2 ed efficiente sotto il profilo delle risorse», per affermare che «le energie rinnovabili potranno sicuramente giocare un ruolo centrale nella definizione del nuovo modello di sviluppo,

impegna il Governo:

   in occasione del vertice di Rio de Janeiro del 20 giugno 2012, a farsi promotore – sia come singolo Stato, sia nell'ambito di un'azione comune dei Paesi dell'Unione europea di un nuovo e straordinario impegno politico della comunità internazionale per affrontare gli aspetti ambientali, economici e sociali dello sviluppo sostenibile, individuando le seguenti principali misure da adottare:
    a) definizione di un quadro di interventi di informazione e sensibilizzazione della popolazione sulla natura strategica delle politiche ambientali e sull'enorme importanza dei comportamenti virtuosi individuali, anche attraverso la diffusione dell'educazione ambientale;
    b) adozione di misure per il sostegno degli investimenti finalizzati al risparmio energetico, alla ricerca e allo sviluppo delle tecnologie pulite nel settore delle costruzioni e, in particolare, alla riduzione dei consumi energetici degli edifici privati e pubblici e della pubblica illuminazione;
    c) piena diffusione della certificazione energetica degli edifici ed aumento dell'efficienza energetica intrinseca degli edifici pubblici attraverso interventi di carattere strutturale;
    d) semplificazione delle procedure per il rilascio delle autorizzazioni per gli impianti che producono o che utilizzano fonti rinnovabili, nonché per i privati che ricorrono ad interventi strutturali per l'utilizzo di fonti rinnovabili;
    e) avvio di politiche volte alla tutela del suolo dai fenomeni di erosione, perdita di materiale organico, smottamenti e contaminazioni, in modo da prevenire eventi calamitosi;
    f) ammodernamento del parco immobiliare residenziale pubblico e privato, secondo criteri di sostenibilità ambientale e di efficienza energetica, nonché di qualità delle caratteristiche costruttive, anche attraverso il ricorso alle innovazioni tecnologiche disponibili, proponendo strumenti normativi per rendere obbligatorie le tecniche dell'efficienza energetica ai fini dell'attribuzione di aiuti o agevolazioni statali o regionali e per agevolare, attraverso misure fiscali, interventi di manutenzione straordinaria degli immobili esistenti, finalizzati ad aumentare il rendimento energetico degli edifici e l'utilizzo di fonti rinnovabili;
    g) sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili per la produzione di energia elettrica, di calore e di carburanti, consolidando meccanismi di incentivazione coerenti con le più avanzate esperienze europee;
    h) predisposizione di una strategia coordinata di investimenti pubblici e privati, sostenuta da politiche industriali, agricole e fiscali che orientino le produzioni ed i consumi verso lo sviluppo ecologicamente sostenibile, al fine di rilanciare l'economia, creare nuove imprese e nuovi posti di lavoro;
    i) sviluppo dei trasporti – privati e pubblici – eco-sostenibili, anche inserendoli in un contesto di piani di mobilità volti a disincentivare il traffico privato a vantaggio di quello pubblico;
    l) promozione di sistemi di mobilità alternativa efficienti ed a basso impatto ambientale, come l'incremento delle reti tranviarie, forme di condivisione dell'automobile, aumento della ciclabilità in ambito urbano;
    m) sviluppo di una proficua collaborazione tecnica, scientifica ed economica verso i Paesi in via di sviluppo volta a diffondere la consapevolezza dell'importanza della riduzione di emissioni di anidride carbonica, nonché ad investire in tecnologie in grado di permettere il risparmio energetico e la riduzione delle emissioni di gas serra in quelle realtà;
   a valutare l'opportunità di avviare un dibattito su nuovi temi e nuove strategie di approccio alle questioni ambientali, promuovendo iniziative di confronto e di approfondimento riguardanti:
    a) l'attribuzione di un valore centrale al capitale naturale, in modo tale da orientare le strategie di sviluppo nazionali prendendo in considerazione lo stato delle risorse e degli ecosistemi naturali e il loro ruolo di sostegno al benessere collettivo;
    b) la ridefinizione del sistema degli indicatori economici, al fine di includere lo stato dell'ambiente e le esternalità con impatto sugli ecosistemi e sul territorio;
    c) la garanzia di accesso per l'intera popolazione mondiale alle risorse idriche, al cibo e a fonti di energia sostenibili;
    d) la governance degli oceani e delle risorse marine, in modo da promuovere sistemi di pesca sostenibile e che non provochino il depauperamento del patrimonio ittico globale;
    e) l'eliminazione di ogni forma di incentivo o di sussidio che possa avere effetti negativi sull'ambiente e sui cambiamenti climatici;
    f) la salvaguardia della prioritaria destinazione delle colture agricole all'alimentazione umana ed alla zootecnia, prevedendo che lo Sviluppo di biocarburanti e di biomasse avvenga in modo sostenibile ed esclusivamente come elemento di integrazione del reddito dell'economia agricola;
    g) l'attuazione di misure finalizzate ad arrestare il deterioramento dello stato di tutte le specie animali e vegetali nonché degli habitat naturali;
    h) la preservazione e la valorizzazione degli ecosistemi e dei relativi servizi, individuando una quota di ecosistemi degradati da ripristinare;
    i) la promozione di una politica di gestione del territorio finalizzata ad estendere al massimo le superfici agricole coltivate nonché prati, seminativi e colture permanenti, in modo da garantire la conservazione della biodiversità e l'apporto di un significativo miglioramento allo stato di conservazione delle specie e degli habitat che dipendono dall'agricoltura o ne subiscono gli effetti;
    l) l'avvio di una politica di tutela del patrimonio arboreo, boschivo e forestale in modo da apportare un miglioramento misurabile, da un lato, allo stato di conservazione delle specie e degli habitat che dipendono dalla silvicoltura e, dall'altro, all'erogazione dei relativi servizi eco- sistemici
    m) la promozione di una gestione della pesca che non abbia effetti negativi di rilievo sul patrimonio ittico, sulle specie e sugli ecosistemi;
    n) l'individuazione e la classificazione delle specie esotiche invasive e dei loro vettori, al fine di contenerne i danni agli ecosistemi autoctoni.
(1-01072) «Mariani, Realacci, Cenni, Benamati, Bocci, Braga, Bratti, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Morassut, Motta, Viola».

Risoluzione in Commissione:


   La VII Commissione,
   premesso che:
    ai sensi dell'articolo 15, del decreto ministeriale del 10 settembre 2010, n. 249, e successive modificazioni, con decreti rettoriali il 3 maggio 2012 sono state indette le selezioni per l'accesso ai corsi di tirocinio formativo attivo, finalizzati al conseguimento dell'abilitazione per l'insegnamento nella scuola secondaria di primo e di secondo grado;
    il decreto direttoriale n. 7 del 16 aprile 2012 della direzione generale per il personale scolastico del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, reca la disciplina dei corsi di formazione per il conseguimento della specializzazione sul sostegno per i docenti in esubero, ai fini della loro riconversione;
    con nota prot. n. 3801 del 18 maggio 2012 (integrativa della nota n. 2935 del 17 aprile 2012) il Ministro competente, stabilisce «che possono fare richiesta per accedere ai suddetti percorsi i docenti in posizione di esubero e i docenti che appartengono a classi di concorso o tipologie che siano interessate da esubero nella provincia di titolarità o in quella di servizio in relazione all'organico di diritto 2011-12»;
    la riconversione dovrebbe riguardare oltre 10.000 unità di personale in esubero, con grave pregiudizio di tanti docenti precari (di età compresa tra i 40 e 50 anni) già abilitati sul sostegno e che pur vantando 10-20 anni di servizio a favore dei disabili, rischiano di perdere il posto di lavoro;
    detti docenti curriculari «soprannumerari» potrebbero addirittura fare richiesta di preadesione a un corso di abilitazione per il sostegno on line di circa 450 ore, a fronte del percorso formativo universitario, con esami di didattica speciale e per l'integrazione, di area psicologica, psicopatologica e dello sviluppo, nonché dell'area normativa dedicata alla disabilità, supportati da numerosi laboratori applicativi e da un compiuto percorso di tirocinio, che gli insegnanti specializzati hanno dovuto seguire,

impegna il Governo:

   a valutare l'opportunità di prevedere misure cautelative nei confronti dei docenti di sostegno che hanno seguito un elaborato e lungo percorso specialistico «universitario e a pagamento», nonché maturando anni di servizio e competenze nel campo della disabilità cognitiva, anche al fine di scongiurare dannose discriminazioni e percorsi formativi insufficienti, miranti «esclusivamente» a salvaguardare docenti curriculari soprannumerari, con grave pregiudizio degli studenti disabili;
   a valutare conseguentemente la necessità di modificare il dettato del decreto direttoriale n. 7 del 16 aprile 2012, prevedendo modalità alternative per l'utilizzazione del personale in esubero, eventualmente disponendo la mobilità intercompartimentale su base volontaria, l'utilizzo su organico funzionale tra reti di scuole, l'impiego in attività di incremento dell'offerta formativa delle singole scuole, nonché, per gli ITP, passaggio nel profilo degli assistenti.
(7-00900) «Rivolta, Goisis, Grimoldi, Cavallotto».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   con nota formulata in data 22 dicembre 2011, il consigliere regionale della Campania, Sergio Nappi, nell'esercizio delle sue funzioni, ha presentato una richiesta di accesso agli atti all'amministrazione provinciale di Avellino, ai sensi della legge n. 241 del 1990;
   nello specifico, Nappi chiedeva di visionare l'elenco dei residui attivi e passivi distinti per anno di provenienza di cui al comma 5 dell'articolo 227 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali (decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267), allegato al rendiconto della gestione dell'anno 2010 dell'amministrazione provinciale di Avellino e di poter, eventualmente, estrarne copia;
   tale richiesta scaturiva dall'esigenza di verificare la correttezza contabile dei bilanci della CTI-AIR, un'azienda campana ad intero capitale regionale che dichiara di vantare dei crediti nei confronti dell'amministrazione provinciale di Avellino. Nello specifico, l'intento del consigliere Nappi era di verificare la corrispondenza tra tali residui attivi e quanto riportato tra i residui passivi della provincia di Avellino;
   con nota protocollo 3999 del 20 gennaio 2012, il direttore generale dell'amministrazione provinciale di Avellino ha opposto diniego alla succitata richiesta di accesso, sostenendo la mancanza di un interesse specifico del consigliere regionale ad accedere ai dati. Nella stessa nota si sosteneva, inoltre, che i dati per i quali si chiedeva l'accesso sono pubblicati sul sito istituzionale dell'ente;
   da quanto si evince dalla consultazione effettuata a mezzo collegamento ad internet, è evidente che all’«albo pretorio on line» dell'amministrazione provinciale di Avellino non risultano pubblicate le specifiche relative ai dati per i quali il consigliere regionale Sergio Nappi ha chiesto di esercitare il diritto di accesso;
   con nota del 26 gennaio 2012, il consigliere regionale Sergio Nappi ha presentato una nuova istanza di accesso agli atti maggiormente articolata e ulteriormente motivata;
   in virtù di detta istanza, il direttore generale della provincia di Avellino ha ritenuto di dover interrogare formalmente, in via consultiva, la commissione per l'accesso ai documenti amministrativi che ha sede presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, formulando una richiesta di parere;
   il consigliere regionale Nappi è stato informato solo dell'avvenuto inoltro della succitata richiesta, mentre il testo del quesito inviato alla Commissione, così come formulato dal direttore generale dell'amministrazione provinciale di Avellino, non gli è mai stato reso noto;
   in data 16 aprile 2012, la commissione per l'accesso ai documenti amministrativi presso la Presidenza del Consiglio dei ministri ha espresso parere negativo all'accesso. A giudizio degli interpellanti, tale parere è contraddittorio e probabilmente frutto di informazioni incomplete rese dalla direzione generale della provincia di Avellino nella formulazione della richiesta;
   appare evidente, infatti, che nell'esprimere il parere la commissione per l'accesso agli atti amministrativi ignorava che la conoscenza dei dati per i quali il consigliere Nappi chiedeva l'ostensione è necessaria e indispensabile per l'assolvimento della funzione di vigilanza e controllo sull'azienda a capitale interamente regionale;
   appare evidente, inoltre, che la suindicata commissione ignorava che il consigliere Nappi, nella qualità di componente della commissione per la trasparenza negli atti amministrativi della regione Campania, aveva chiesto ed ottenuto la convocazione dei vertici della società partecipata in questione e l'acquisizione di altra documentazione, al fine di far luce su alcuni aspetti specifici della gestione aziendale;
   è palese, altresì, che la commissione per l'accesso agli atti amministrativi non è stata informata che la commissione trasparenza della regione Campania ha già disposto un'indagine conoscitiva interna al fine di verificare la correttezza dell'operato dell'azienda di trasporti in questione, in particolare su aspetti specifici che attengono all'utilizzo di risorse pubbliche per la sponsorizzazione di società private;
   si desume agevolmente che la richiesta di accesso non nasce dalla necessità di un «preventivo e generalizzato controllo» sull'attività dell'amministrazione, ma dall'esigenza di fare chiarezza su specifici e ben definiti aspetti che attengono alla gestione dell'azienda regionale in questione;
   è evidente, dunque, che il consigliere regionale Nappi aveva ed ha tuttora un interesse diretto, concreto ed attuale corrispondente ad una situazione giuridicamente tutelata che trova collegamento nel documento amministrativo che si vuole conoscere e che è strettamente connesso alla gestione dell'azienda regionale oggetto della vigilanza;
   nel testo comunicato dalla commissione per l'accesso agli atti amministrativi si legge che «non va infine sottovalutata la circostanza che la Regione Campania, ex lege, esercita una vigilanza ed un controllo diretti sulle aziende di trasporto a capitale interamente regionale e quindi ha sicuramente nella propria disponibilità tutti i dati contabili richiesti»;
   detto passaggio conclusivo del parere, ad avviso degli interpellanti, rende il pronunciamento, già di per sé probabilmente viziato dalla incompleta ed inesatta formulazione della richiesta dello stesso, anche palesemente contraddittorio: la commissione, infatti, sostiene in primis che la richiesta di accesso agli atti in questione vada negata in quanto costituirebbe un'iniziativa «di preventivo e generalizzato controllo dell'attività dell'Amministrazione», salvo poi sostenere, in un secondo momento, che i consiglieri regionali, esercitando una vigilanza ed un controllo diretti sulle aziende di trasporto a capitale interamente regionale, hanno «sicuramente nella propria disponibilità tutti i dati contabili richiesti», riconoscendo così, implicitamente, che il consigliere Sergio Nappi è portatore di un interesse diretto, concreto ed attuale ad accedere agli atti per i quali ha formulato la richiesta di accesso e che, essendo emanati dall'amministrazione provinciale di Avellino, non sono nella sua immediata disponibilità;
   il comma 2 dell'articolo 22 della legge n. 241 del 1990, stabilisce che «l'accesso ai documenti amministrativi, attese le sue rilevanti finalità di pubblico interesse, costituisce principio generale dell'attività amministrativa al fine di favorire la partecipazione e di assicurarne l'imparzialità e la trasparenza»;
   il comma 5 dell'articolo 22 della succitata legge prevede che «l'acquisizione di documenti amministrativi da parte di soggetti pubblici, ove non rientrante nella previsione dell'articolo 43, comma 2, del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, si informa al principio di leale cooperazione istituzionale»;
   l'articolo 28 del regolamento dell'ente provincia di Avellino, recante disciplina in materia di accesso ai documenti amministrativi di cui al decreto del Presidente della Repubblica 12 aprile 2006, n. 184, prevede che «le disposizioni sulle modalità del diritto di accesso si applicano anche ai soggetti portatori di interessi pubblici o diffusi»;
   ai sensi dell'articolo 26 dello statuto della regione Campania, il consiglio «rappresenta le comunità della Regione. Determina l'indirizzo politico generale esercitando le funzioni legislative e di controllo sull'attività dell'amministrazione regionale, nonché di programmazione secondo quanto stabilito dallo Statuto e dalle leggi»;
   la lettera «p» del comma 4 del succitato articolo dello statuto della regione Campania stabilisce che il Consiglio «vigila su tutti i servizi regionali prestati sul territorio»;
   è di tutta evidenza, per quanto suesposto, che il consigliere regionale Nappi, nell'esercizio delle sue funzioni è portatore di interessi pubblici e diffusi ed è, pertanto, titolato a chiedere e ad ottenere l'accesso agli atti indicati in precedenza, anche in ragione del fatto che gli stessi contengono informazioni fondamentali per verificare la correttezza dell'operato dell'azienda di trasporto a capitale interamente regionale CTI-AIR che opera in Irpinia;
   con nota del 23 gennaio 2012 il consigliere regionale Sergio Nappi ha informato il prefetto di Avellino dell'atteggiamento di inspiegabile chiusura e di scarsa collaborazione istituzionale tenuto dalla dirigenza dell'amministrazione provinciale di Avellino sulla vicenda CTI-AIR senza avere alcuna risposta;
   della medesima vicenda si stanno già occupando altri livelli istituzionali della regione Campania, sia in ambito consiliare che nell'Esecutivo, che hanno disposto delle indagini conoscitive interne al fine di verificare la correttezza dell'operato dell'azienda di trasporti in questione –:
   quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda porre in essere per garantire la trasparenza nell'azione amministrativa messa in discussione da un atteggiamento di chiusura, ad avviso degli interpellanti inspiegabile, tenuto alla dirigenza generale dell'amministrazione provinciale di Avellino che continua a negare l'accesso agli atti di interesse del consigliere regionale della Campania, Sergio Nappi, e quali iniziative intenda assumere per garantirgli il diritto di esercitare la funzione di vigilanza e controllo sull'operato di un'azienda a capitale interamente regionale, attribuita ai consiglieri regionali dalla legge e messa in discussione dall'atteggiamento che appare scarsamente collaborativo della dirigenza generale dell'amministrazione provinciale di Avellino.
(2-01538) «Marmo, Moffa».

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   il centro studi di Confindustria in data 6 maggio 2012 ha diffuso un corposo dossier dal quale si evince che nel primo semestre del 2012, anno di fortissima recessione, l'Italia arretra in maniera ineludibile e pericolosa;
   dal dossier di Confindustria si rileva che la produzione manifatturiera nazionale scende dal quinto all'ottavo posto a livello mondiale scavalcata da India, Brasile e Corea del Sud;
   anche a livello di piccole e medie imprese, a cominciare dalle imprese meridionali e in particolare in Sicilia, si assiste alla chiusura di decine di migliaia di imprese, con ripercussioni pesantissime sui livelli occupazionali e sui redditi delle famiglie;
   il ricorso alla cassa integrazione nel mese di maggio 2012 sale del 22,5 per cento rispetto ad aprile 2012 e del 2,7 per cento su base annua;
   tra il 2008 e il 2011 gli aiuti di Stato destinati al salvataggio delle banche sono ammontati all'astronomica somma di quattromilacinquecento miliardi di euro, in questo modo i dissesti bancari sono stati sanati con i soldi dei Governi e dei contribuenti senza che questi ultimi abbiano ricevuto alcun beneficio diretto o indiretto;
   sempre nella data del 6 giugno 2012, il presidente della BCE, dottor Draghi, ha dichiarato che la Banca centrale europea, fornirà liquidità illimitata alle banche fino alla fine del 2012;
   il messaggio lanciato dal presidente della BCE è estremamente forte ma, a detta dell'interrogante assolutamente non condivisibile e rappresenta esattamente l'opposto di quello che sarebbe necessario;
   con la dichiarazione del Presidente della BCE alle banche viene garantita liquidità, sottolineo illimitata, dopo che in soli 3 anni dal 2008 al 2011 le stesse hanno ricevuto oltre 4.500 miliardi di euro;
   il Governo italiano a fronte del collasso finanziario ed economico di imprese, in particolare piccole e medie, che si riscontra nei dati relativi alla disoccupazione e ai livelli raggiunti dalle richieste di cassa integrazione, e con la stretta creditizia alle imprese e alle famiglie non può continuare a tacere nei confronti di finanziamenti illimitati alle banche in cambio del nulla se non del mantenimento di lauti guadagni alle stesse;
   è necessario, a detta dell'interrogante, che il Governo si attivi, in coordinamento con gli altri Stati, aderenti all'Unione europea, affinché si giunga ad una inversione di tendenza affinché la BCE destini almeno il 50 per cento delle disponibilità destinate alle banche, al credito alle imprese in particolare piccole e medie, alle famiglie e al sostegno dei programmi di crescita e sviluppo predisposti dagli Stati;
   anche nei confronti della Cassa depositi e prestiti il Governo dovrebbe avviare una iniziativa per determinare le condizioni affinché una consistente parte delle liquidità della citata Cassa, possa essere utilizzata per favorire le azioni di sostegno alle aziende e alle famiglie, anche in questo caso in termini di liquidità, di credito e di reintroduzione del credito di imposta, allo scopo di favorire la ripresa economica su basi solide per l'uscita in tempi brevi dalla recessione che così violentemente si sta abbattendo sulle famiglie e sulle imprese;
   le politiche attuate fino ad oggi hanno portato un innalzamento della tassazione che ha raggiunto livelli insostenibili e che hanno depresso famiglie e aziende, in particolare quelle meridionali, e con particolare pesantezza le famiglie e le aziende delle regioni, come la Sicilia, che sono state sottoposte ai piani di rientro, pagati con innalzamento di Irpef e Irpeg –:
   se non ritenga necessario e improrogabile attivare una azione sinergica con gli altri Stati dell'Unione europea, affinché si eviti da parte della Banca centrale europea di continuare a sostenere le banche garantendo loro liquidità illimitate, o perlomeno di imporre alle banche che almeno il 50 per cento delle liquidità fornite dalla Banca centrale europea siano destinate al sostegno alla crescita e allo sviluppo ed in particolare alle piccole e medie imprese del mezzogiorno italiane;
   quali iniziative intenda intraprendere nei confronti della Cassa depositi e prestiti affinché una consistente parte delle liquidità della citata Cassa, possa essere utilizzata per favorire le azioni di sostegno alle aziende e alle famiglie, anche in questo caso in termini di liquidità, di credito e di reintroduzione del credito di imposta, allo scopo di favorire la ripresa economica.
(2-01539) «Gianni».

Interrogazione a risposta orale:


   LO PRESTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   la Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato il Governo italiano a risarcire a Francesco di Stefano, la somma di euro 10 milioni per danni materiali e morali per avere atteso invano l'attribuzione delle frequenze per trasmettere Europa 7, decorsi 10 anni dalla concessione ottenuta a seguito di concorso pubblico espletato e concluso nel 1999;
   nella motivazione della sentenza si legge tra le altre cose che: «le autorità Italiane non hanno rispettato l'obbligo prescritto dalla convenzione europea dei diritti umani di mettere in atto un quadro legislativo e amministrativo per garantire l'effettivo pluralismo dei media»
   prosegue la motivazione alla sentenza: «Europa 7 poteva ragionevolmente aspettarsi l'attribuzione delle frequenze per mandare in onda i suoi programmi al massimo entro due anni»;
   e ancora: «le autorità italiane hanno interferito con i suoi legittimi diritti, con la continua introduzione di leggi che hanno via esteso il periodo in cui le tv già trasmettevano potevano mantenere la titolarità di più frequenze»;
   il ritardo con il quale Europa 7 ha avuto assegnate le frequenze è certamente da attribuirsi ad avviso degli interroganti a responsabilità individuali in capo a dirigenti dello Stato e titolari dei vari dicasteri competenti ed, in primo luogo, ai Ministri delle comunicazioni (poi Ministri dello sviluppo economico) degli ultimi dodici anni, oltre ai Presidenti del Consiglio pro tempore succedutisi –:
   se e quali iniziative intenda assumere nell'ambito delle sue competenze, per rivalersi sui responsabili del danno ut supra individuato, delle somme che il Governo sarà costretto a pagare a Europa 7. (3-02326)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BOCCUZZI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere premesso che:
   il segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere dell'8 e del 14 maggio 2012 indirizzate ai capi di gabinetto ed ai capi dipartimento della Presidenza, ha stabilito che il personale «fuori comparto» in assegnazione temporanea deve essere restituito alle amministrazioni di provenienza, nell'ambito di una politica di contenimento della spesa;
   nella lettera dell'8 maggio, si sottolinea che è difficile stabilire equi criteri di selezione per individuare il personale da restituire perché la professionalità di questo personale è coessenziale all'assolvimento delle funzioni della presidenza;
   nella lettera del 14 maggio, si fissa il termine per il rientro del personale «fuori comparto» al 1o novembre 2012 al fine di consentire, in modo ottimale e con tempi congrui, la sostituzione con altro personale, presumibilmente, dei ruoli o di comparti per i quali non è previsto il rimborso degli oneri stipendiali a totale o parziale carico della Presidenza del Consiglio, ma per i quali certamente vengono erogate indennità e trattamenti accessori vari;
   come si può desumere dalle due citate lettere, si intende attuare una restituzione indiscriminata che danneggia non solo il personale, ma soprattutto l'efficienza complessiva delle strutture della Presidenza, rispetto alle quali non è stata predisposta, per quanto è dato sapere, una ristrutturazione organizzativa tale da giustificare una riduzione del personale o di specifiche professionalità;
   la gestione delle risorse umane della Presidenza del Consiglio appare all'interrogante contraddittoria, tenuto conto che soltanto il 16 aprile sono stati assunti ben 26 funzionari di categoria A vincitori di un concorso che è stato bandito, ad avviso dell'interrogante inspiegabilmente, dalla Presidenza del Consiglio senza provvedere all'attivazione delle procedure di mobilità obbligatorie ai sensi dell'articolo 30, comma 2-bis, decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, previste proprio per ridurre la spesa nonché per evitare nuovi concorsi ed assunzioni in presenza di personale pubblico disponibile;
   occorre ricordare che nel corso degli ultimi anni è stato immesso nella dotazione organica della Presidenza, personale proveniente da enti ristrutturati o soppressi, scavalcando e dimenticando il personale in assegnazione temporanea che da molti anni ha continuato a lavorare e servire con professionalità l'amministrazione in una situazione di precarietà e di discriminazione, soprattutto, in considerazione della sistematica esclusione di tale personale dalla formazione specialistica riservata soltanto al personale di ruolo;
   infine, si evidenzia che tagliare e ridurre il personale per dare corso alla spending review sembra rispondere esclusivamente a ragioni di immagine comunicativa, in quanto si determina un mero spostamento del costo del personale dal bilancio della Presidenza a quello delle amministrazioni di appartenenza –:
   se il Presidente del Consiglio non ritenga inopportune le predette modalità di restituzione del personale fuori comparto, senza valutazioni o criteri di merito – seppure indicati come obiettivi dell'azione complessiva del Governo – nell'ambito di un progetto di risparmio che, nell'immediato, colpisce pesantemente la vita ordinaria e familiare di circa 200 dipendenti (alcuni dei quali costretti a trasferirsi in altre città) e determina, in primis, l'inefficienza organizzativa ed, in alcuni casi, il blocco dell'attività degli uffici della Presidenza stessa, e, per il futuro, non raggiunge l'obiettivo del risparmio, visto che il costo di questi dipendenti fuori comparto si sposta dalla Presidenza alle amministrazioni di appartenenza;
   se si sia tenuto conto che il bilancio dello Stato è sempre lo stesso, e che, al contrario delle intenzioni, la citata restituzione comporta un aumento complessivo dei costi a carico della pubblica amministrazione, poiché il personale restituito alle amministrazioni di provenienza dovrà necessariamente essere riqualificato e formato per poter essere utilmente impiegato, ed altrettanto, al personale chiamato a sostituire i fuori comparto, ammesso che sia rinvenibile, dovrà essere garantito un adeguato periodo di formazione;
   se, atteso che il personale che si vuole restituire viene individuato sulla base di tagli lineari che non assicurano il raggiungimento dell'obiettivo del risparmio di spesa, non ritenga opportuno verificare il rapporto costi benefìci per l'amministrazione di ciascuna unità di personale individuata prima di assumere qualsiasi decisione;
   se non si ritenga più vantaggioso per l'organizzazione complessiva delle strutture della Presidenza ottenere risparmi di spesa senza incidere sul personale che assicura la continuità, l'operatività nonché la memoria storica;
   se siano state valutate altre forme di contenimento della spesa, considerato che nella Presidenza del Consiglio esistono circa 9 strutture di missione, costituenti inutili duplicati di uffici e servizi già efficacemente operanti dove prestano attualmente servizio circa 138 dirigenti di Ia e IIa fascia di cui 78 estranei alla pubblica amministrazione e 50 con incarichi di cui all'articolo 19, comma 6, del decreto legislativo n. 165 del 2001 e notevoli sono i fondi stanziati annualmente per società in house e per consulenze esterne;
   se ritenga di poter utilizzare le attuali vacanze della dotazione organica della Presidenza del Consiglio, al netto di una elevata percentuale di riduzione della stessa ai sensi di legge, al fine di assorbire il personale di prestito «fuori comparto» che si intende restituire con le lettere citate. (5-07042)


   CAVALLARO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   il recente terremoto che ha colpito l'Emilia Romagna ha fortemente lesionato e reso inagibili diversi uffici giudiziari, tra i quali l'ufficio notifiche di Bologna e gli uffici giudiziari di Modena;
   da giorni lo sciame sismico continua con particolare intensità, rendendo particolarmente difficoltosa non solo la vita dei cittadini, ma anche quella professionale degli operatori del diritto, magistrati, avvocati, personale di cancelleria, e impedendo altresì qualsiasi attività giudiziaria, a partire dalla notificazione degli atti giudiziari, sia per l'inagibilità delle strutture che per l'irreperibilità dei destinatari agli indirizzi legali;
   in condizioni precarie e disagiate come quelle in cui versa la popolazione colpite dall'evento sismico ancora in corso, gli avvocati emiliani non sono in condizioni di accedere ai tribunali per le udienze né ai propri studi professionali e quindi di esercitare la propria attività professionale, con rischio di gravissimi pregiudizi per gli interessi dei propri assistiti;
   i consigli dell'Ordine degli avvocati interessati hanno avanzato al Ministero della giustizia formale richiesta di sospensione di tutti i termini processuali in tutte le aree colpite dal sisma, ma lo stesso Ministero ha risposto che la richiesta di sospensione dei termini deve provenire dal presidente della corte d'appello;
   le condizioni di emergenza nelle zone colpite dal terremoto impongono interventi immediati anche nel settore giudiziario, così come del resto è accaduto in precedenza in occasione di eventi sismici;
   in occasione del terremoto dell'Aquila, il Governo è intervenuto con l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 6 aprile 2009 pubblicata in Gazzetta Ufficiale n. 81 del 7 aprile 2009, che, all'articolo 6, ha disposto, tra l'altro, la sospensione di tutti i termini perentori sostanziali e processuali –:
   se il Governo non ritenga opportuno assumere, con estrema urgenza, iniziative per la immediata sospensione e/o proroga di tutti i termini processuali relativi alle cause amministrative, tributarie, civili e penali pendenti innanzi ad uffici giudiziari di ogni ordine e grado situati nelle zone colpite dal sisma in Emilia Romagna, includendovi quantomeno le province di Modena, Mantova e Ferrara, con estensione del provvedimento alle cause pendenti innanzi ad uffici giudiziari di tutta Italia nelle quali risultino costituiti avvocati appartenenti ad ordini delle aree terremotate. (5-07043)

Interrogazioni a risposta scritta:


   REGUZZONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   lo Stato è proprietario di numerosi beni immobili e fondiari in tutto il territorio, e nello specifico anche nella provincia di Varese;
   altri beni sono condotti in locazione in tutto il territorio, e nello specifico anche nella provincia di Varese, corrispondendo a enti locali o soggetti privati canoni di locazione;
   alcuni immobili condotti in locazione sono di proprietà di enti locali e il canone di locazione è figurativo o comunque non di mercato, creando un danno economico indiretto all'ente locale;
   alcuni immobili di proprietà dello Stato o delle amministrazioni locali o periferiche sono dismessi o non utilizzati;
   una seria e competente spendig review non può non toccare le proprietà dello Stato, razionalizzando le utilizzazioni e incrociando le disponibilità di beni di proprietà di amministrazioni periferiche o enti locali –:
   quali siano nel dettaglio i beni immobili o fondiari di proprietà dello Stato o delle amministrazioni periferiche nella provincia di Varese;
   quali beni siano nelle disponibilità dello Stato nella provincia di Varese a seguito di un contratto di affitto con privati o enti locali, e quali siano nel dettaglio le consistenze di detti immobili e i canoni di locazione corrisposti;
   quali siano i beni utilizzati direttamente dai Ministeri (caserme, commissariati, uffici giudiziari e altro) o dalle diramazioni periferiche degli enti pubblici statali (Agenzia delle entrate, Agenzia del territorio, INPS e altro) in locazione da privati, quali siano le consistenze, la tipologia e la durata dei contratti di affitto, la consistenza degli immobili ed ogni altra informazione utile;
   se il Governo abbia assunto o intenda assumere iniziative, e quali, volte a ridurre i costi e razionalizzare la spesa, non solo a beneficio del bilancio dello Stato, ma anche a quello degli enti locali. (4-16522)


   GOZI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. — Per sapere – premesso che:
   in data 17 aprile 2012 è entrato in vigore il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che stabilisce il tetto degli stipendi dei manager della pubblica amministrazione che ammonta a 293.658 euro, prendendo come parametro di riferimento il trattamento economico complessivo del primo presidente della Corte di cassazione, e riguarda chiunque abbia un rapporto di lavoro subordinato o autonomo a carico delle pubbliche finanze;
   secondo tale decreto, inoltre, per i dipendenti collocati fuori ruolo o in aspettativa retribuita, presso altre pubbliche amministrazioni, la retribuzione per l'incarico non potrà superare il 25 per cento del loro trattamento economico fondamentale;
   tale decreto rientra tra le misure concernenti il limite massimo retributivo dei dipendenti pubblici, previste nel decreto-legge «Salva Italia» e riveste grande importanza nella politica di contenimento dei costi degli apparati burocratici, anche a seguito della pubblicazione delle retribuzioni dei manager pubblici;
   tali somme così sbloccate confluiranno nel fondo per l'ammortamento dei titoli di Stato;
   l'articolo 2 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 23 marzo 2012, sancisce che ai fini dell'applicazione della disciplina, «sono computate in modo cumulativo le somme comunque erogate all'interessato a carico del medesimo o di più organismi, anche nel caso di pluralità di incarichi conferiti da uno stesso organismo nel corso dell'anno», stabilendo l'obbligo di produrre tali dichiarazioni entro 30 giorni dalla pubblicazione del decreto –:
   quali siano i tempi e le modalità di attuazione delle previsioni di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 16 aprile 2012, le attuali retribuzioni in godimento, comprensive di eventuali cumuli, e, considerata l'operatività retroattiva, le concrete modalità di recupero delle differenze attive relative alla pregressa annualità ed alle mensilità da gennaio a giugno 2012. (4-16526)


   LENZI e MIOTTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto si apprende da fonti ANSA dei giorni scorsi, tra le azioni che il Governo si appresta a varare nell'ambito delle misure di spending review, con particolare riferimento al contenimento della spesa dei Ministeri e della Presidenza del Consiglio dei ministri, rientrerebbe anche la soppressione dell'Ufficio nazionale per il servizio civile, che diventerebbe un ufficio del Dipartimento della gioventù e del servizio civile nazionale;
   in un periodo di grave crisi economica è giusto razionalizzare le spese dello Stato, anche per fronteggiare la situazione di pesante debito pubblico in cui versa il Paese e per rispondere alle emergenze legate al terremoto in Emilia, ma la ripresa di uno Stato non può esserci solo attraverso una politica di tagli, bensì provvedendo a una serie di misure dirette a stimolare la crescita e renderla duratura, a cominciare dal capitale rappresentato dai giovani residenti nel nostro Paese;
   il servizio civile nazionale è l'istituzione della Repubblica italiana deputata all'educazione alla pace, attraverso la partecipazione alla componente non armata della difesa della Patria e all'educazione alla solidarietà e all'impegno civile dei giovani italiani di entrambi i sessi e rappresenta una delle principali azioni positive della Repubblica italiana verso i giovani cittadini;
   il servizio civile nazionale, sulla base delle ricerche presentate da organismi indipendenti, valorizza 1 euro di finanza pubblica con 3 euro di ritorni alle comunità attraverso i servizi prodotti dai progetti realizzati dai giovani;
   il servizio civile nazionale, sulla base delle ricerche presentate da organismi indipendenti, produce sia capitale umano rappresentato dalla concrete capacità acquisite dai giovani con la realizzazione delle attività previste dai progetti, che capitale sociale con un tasso di partecipazione alla vita sociale molto più alto della restante popolazione giovanile;
   l'ufficio nazionale per il servizio civile è chiamato a promuovere e coordinare questa istituzione, che certamente incrocia le politiche giovanili ma non si esaurisce in esse;
   l'ufficio nazionale per il servizio civile è stato istituito in forza dell'articolo 8 della legge 230 dell'8 luglio 1998 e poi riconfermato dalla legge 64 del 6 marzo 2001 e dal decreto legislativo n. 77 del 5 aprile 2002 e quindi si richiederebbe atto di pari livello per la sua soppressione;
   questo ufficio, pur in presenza di funzioni svolte anche assieme alle regioni e province autonome, mantiene in modo esclusivo un rapporto quotidiano con i singoli giovani in servizio e con le migliaia di organizzazioni che ospitano questi giovani. Rapporto quotidiano che riguarda lo stato di servizio, le malattie, gli assegni mensili e altro;
   il fondo nazionale del servizio civile è stato drasticamente ridotto da 299 milioni di euro del 2008 a 68 milioni nel 2012 con conseguente riduzione del numero di giovani che hanno potuto partecipare su base volontaria da 45.000 a 18.000;
   per effetto di questi tagli, nel 2012 non ci sarà nessun nuovo bando di servizio civile nazionale –:
   quali siano gli orientamenti del Governo in relazione ai fatti riportati;
   se non ritenga che l'istituzione servizio civile nazionale debba mantenere tutta l'autonomia necessaria a evidenziare la sua identità che certo lo porta a interagire anche con le politiche giovanili ma non ad esaurirsi in esse;
   se non ritenga che l'accorpamento nel dipartimento della gioventù e del servizio civile nazionale ma con il declassamento ad uno dei tre suoi uffici possa costituire un ulteriore segnale di disinteresse da parte dello Stato per un'istituzione che è un possibile antidoto contro l'esclusione dei giovani dalla vita sociale e dalla partecipazione civica con rilevanti ricadute positive sugli stessi processi economici di crescita e che viene presa ad esempio all'estero. (4-16529)

AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   TEMPESTINI, PISTELLI, PORTA e BUCCHINO. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
   in Messico, decine di migliaia di migranti irregolari, principalmente centroamericani in viaggio verso gli Usa, sono risultati a rischio di rapimento, stupro, reclutamento forzato o uccisioni dalle bande criminali, che spesso hanno agito in collusione con pubblici ufficiali;
   a febbraio 2011, la Commissione nazionale dei diritti umani (Comisión nacional de derechos humanos – Cndh secondo l'acronimo spagnolo) ha riportato che nell'arco di sei mesi erano stati rapiti 11.000 migranti;
   centinaia di cadaveri, alcuni dei quali identificati come migranti rapiti, sono stati scoperti in fosse comuni, come segnala anche il recente rapporto 2012 di Amnesty international;
   i difensori dei diritti dei migranti sono stati al centro di attacchi senza precedenti specie tra quelli che lavorano per la rete di protezione degli aiuti umanitari ai migranti;
   il Governo del Messico, secondo le organizzazioni che tutelano e proteggono i diritti fondamentali, non avrebbe adottato misure efficaci per impedire o indagare le diffuse violazioni dei diritti umani commesse dai militari e dalla polizia, tra cui sparizioni forzate, esecuzioni extragiudiziali, tortura e arresti arbitrari, omettendo, inoltre, di fornire risposte concrete alle richieste di informazioni sulle indagini relative a questi casi;
   le organizzazioni a tutela e protezione dei difensori dei diritti umani segnalano una escalation nelle pressioni e nelle minacce cui sono esse stesse sottoposte tanto che alcune hanno già lasciato il Messico o si stanno accingendo a chiudere i propri centri qualora la situazione non dovesse migliorare;
   le misure approntate dalle autorità federali e statali per prevenire e punire gli abusi e per assicurare l'accesso alla giustizia sono rimaste inadeguate e anzi vengono sempre più segnalati casi di maltrattamenti da parte delle autorità dell'immigrazione e di collusione con le bande criminali, malgrado gli interventi per individuare i funzionari corrotti;
   Padre Alejandro Solalinde Guerra e lo staff di «Fratelli nel Cammino» casa di accoglienza per migranti a Ciudad de Ixtepec, offrono aiuto umanitario e legale ai migranti che attraversano il territorio messicano;
   a causa del suo lavoro, del suo impegno per la giustizia e delle sue costanti denunce verso chi sequestra, sfrutta, maltratta, violenta i migranti. Padre Solalinde ha subito numerosi attacchi e molte minacce e per questo, il 23 aprile 2010, la Commissione interamericana di diritti umani ha fornito misure di sicurezza a Padre Solalinde e i suoi colleghi, (MC250-09) esigendo che lo Stato messicano garantisca la sua sicurezza e incolumità;
   nonostante le misure di protezione fornite, due episodi molto gravi si sono avuti comunque il 31 marzo e il 15 aprile 2012, documentate dall'azione urgente di Amnesty International (UA: 108/12 Index: AMR 41/024/2012 Mexico Date: 18 April 2012);
   in seguito a queste gravi minacce, Padre Solalinde è stato «invitato» dalle autorità statali a lasciare il Messico «temporaneamente»;
   Padre Solalinde è fermamente deciso a riprendere il suo lavoro a Ciudad de Ixtepec il prossimo 3 luglio;
   il 24 aprile 2012 il Senato messicano ha approvato all'unanimità la legge per la protezione dei difensori dei diritti umani e dei giornalisti –:
   se il Governo italiano abbia già sollecitato il Governo messicano ad attivare tutte le misure a tutela e protezione di Padre Solalinde, dei suoi collaboratori e delle sue strutture che sono rifugio per i migranti, e in caso contrario, se intenda provvedervi;
   se e quali iniziative il Governo italiano abbia posto in essere nei confronti della controparte messicana affinché siano messe in atto tutte le iniziative necessarie per identificare e assicurare alla giustizia gli esecutori e i mandanti degli atti intimidatori contro padre Solalinde;
   se il Governo italiano ritenga che siano state messe in atto tutte le misure necessarie a tutela e protezione dei suoi collaboratori a Ciudad de Ixtepec, e se ritenga che tutte le strutture in cui Padre Solalinde opera siano state adeguatamente vigilate;
   quali iniziative urgenti intenda adottare al fine di sollecitare la controparte messicana a introdurre nell'agenda dei lavori del vertice del G20 del prossimo 20 giugno in Messico il tema della tutela e della protezione dei diritti e delle libertà fondamentali in tutti i dossier presi in esame. (5-07047)


   TOUADI. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
   la situazione nella Repubblica Democratica del Congo si è gravemente deteriorata negli ultimi mesi, a seguito degli scontri tra le forze armate della Repubblica Democratica del Congo e le milizie del Congresso nazionale per la difesa del popolo (Cdnp), in particolare nei territori di Rutshuru e Masisi;
   il Paese centrafricano, in preda ad una ventennale instabilità nelle regioni dell'est, vede il protrarsi di conflitti armati alimentati dagli interessi delle multinazionali per le importantissime risorse minerarie del suo sottosuolo (oro, rame, diamanti e coltan);
   a destare maggiore preoccupazione è la situazione umanitaria nel Nord Kivu dove gli scontri armati hanno determinato spostamenti massicci delle popolazioni, verso la città di Goma (20.000 persone registrate dal 29 aprile), verso il Ruanda (oltre 8.000 rifugiati a partire dal 27 aprile) e l'Uganda (30.000 rifugiati nel mese di maggio). Secondo i dati ufficiali (UNOCHA) più di 74.000 profughi si stanno spostando dai territori di Lubero, Masisi e Rutshuru, zone del conflitto, verso territori limitrofi. Agli scontri nel territorio di Rutshuru si aggiungono quelli tra le forze regolari e altri gruppi armati nel territorio di Walikale;
   le milizie del Congresso nazionale per la difesa del popolo (Cdnp) – legate al generale Bosco Ntaganda, per il quale la Corte penale internazionale ha spiccato un mandato di arresto per crimini contro l'umanità per reclutamento di bambini soldato – sono uscite lo scorso aprile dai ranghi dell'esercito regolare nel quale erano state incorporate dopo gli accordi di pace del 2009;
   secondo un rapporto dell'organizzazione Human Rights Watch, pubblicato il 4 giugno 2012, tale ammutinamento sarebbe stato organizzato con il sostegno di ufficiali dell'esercito ruandese, che avrebbero dato armi, munizioni e rifugio a Bosco Ntaganda e alle sue milizie; il Governo ruandese ha negato il coinvolgimento di propri ufficiali nell'ammutinamento;
   il 5 giugno 2012 François Rutugiza, alto esponente nazionale per la difesa del popolo (Cdnp) e ministro della giustizia nel governo provinciale del Nord Kivu, ha annunciato che l'ala politica del Congresso nazionale per la difesa del popolo (Cdnp) ha rotto con la maggioranza presidenziale, coalizione a sostegno del presidente congolese Joseph Kabila. Dunque, oltre all'ala militare della Cdnp, anche la sua ala politica è entrata in dissenso con la maggioranza presidenziale, destabilizzando nuovamente la provincia, in preda a scontri, confusione e violenze a catena di cui sono protagonisti vari gruppi armati;
   a complicare il quadro politico e militare nel paese africano, è apparso di recente sulla scena anche un nuovo gruppo armato, il Movimento del 23 Marzo (M23), guidato dal colonnello Sultani Makenga, anche lui membro del Cdnp, il quale rivendica nuove trattative con il Governo per completare la realizzazione degli accordi di pace firmati il 23 marzo 2009 a Goma. Nonostante le dichiarazioni di indipendenza da Bosco Ntaganda, dietro la nuova formazione potrebbe nascondersi una diversa strategia messa in atto dallo stesso Cndp volta ad ostacolare l'arresto di Bosco Ntaganda e a mettere il Governo congolese in ulteriori difficoltà, in vista di nuove rivendicazioni militari e politiche;
   contemporaneamente, i ribelli ruandesi delle Forze democratiche per la liberazione del Ruanda – FDLR (originariamente costituita da ruandesi coinvolti nel genocidio e nei massacri del 1994) hanno intensificato i loro attacchi contro la popolazione massacrando, negli ultimi mesi oltre 250 persone (secondo i dati pervenuti alla «Rete pace per il Congo»);
   la minaccia delle FDLR è estremamente pericolosa per la popolazione locale; fonti della società civile, dei volontari e dei missionari presenti nel Paese, hanno denunciato ripetute violenze contro la popolazione in alcune aree della regione, con distruzione di campi e raccolti, violenze sfociate anche nell'assassinio del comandante di polizia del villaggio di Bulindi e di sua moglie, ad opera della ribellione delle FDLR;
   ad oggi sarebbero almeno 51 i combattenti di nazionalità ruandese consegnatisi alle autorità congolesi che, con le testimonianze sulle modalità del loro reclutamento, confermerebbero le tesi, già ben radicate, secondo cui l'origine e la causa della costante insicurezza nella regione risiederebbe nelle azioni di ingerenza di milizie ruandesi nel territorio congolese;
   l'acuirsi dei combattimenti ha aggravato anche le condizioni sanitarie del Paese, colpito negli ultimi mesi da un'epidemia di colera, che colpisce soprattutto i bambini: sono oltre mille i casi accertati di colera, a partire dal primo gennaio del 2012, secondo un recente rapporto reso noto dall'Oms a Brazzaville. Anche la situazione umanitaria continua a destare allarme per le pesanti violazioni dei diritti umani, in particolare delle esecuzioni sommarie, delle violenze sessuali sistematiche e del reclutamento e impiego di bambini soldato da parte dei gruppi armati –:
   quali iniziative urgenti intenda assumere il nostro Paese di fronte all'aggravarsi della situazione di conflitto nella Repubblica Democratica del Congo, sia a livello bilaterale che multilaterale;
   se non intenda valutare la possibilità che la diplomazia italiana si attivi per la costituzione di un corridoio umanitario in grado di facilitare gli aiuti e la protezione dei civili;
   se non ritenga di dover sostenere in sede internazionale un adeguamento e un rafforzamento del mandato della missione militare delle Nazioni Unite MONUC, per garantire con maggiore efficacia il mantenimento della pace e la tutela delle popolazioni civili vittime del conflitto, di fronte al mutato quadro del Paese;
   se non ritenga di farsi promotore di un'iniziativa internazionale che favorisca il dialogo, la pace e la stabilità nella regione dei Grandi Laghi. (5-07049)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta orale:


   TASSONE. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   nel febbraio 2010 violentissimi eventi piovosi si sono abbattuti sul territorio del comune di Polia, provincia di Vibo Valentia, provocando ingenti danni alla morfologia del territorio e notevoli disagi alla viabilità e alla popolazione locale;
   nello specifico le forti piogge hanno provocato lo scivolamento a valle di un costone di montagna che travolgendo in buona parte la strada provinciale n. 46, arteria principale di collegamento viario nella zona, ha di fatto gravemente compromesso la viabilità tra il comune e le frazioni ad esso annesse nonché i collegamenti con i centri limitrofi, isolando di fatto buona parte della popolazione che vive in quella fascia di territorio;
   a seguito delle prime verifiche da parte dell'autorità di bacino della regione Calabria che ha accertato gli ingenti danni provocati dal fenomeno calamitoso si è pervenuti nel novembre 2010 ad un accordo di programma tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e la regione per la «mitigazione del rischio frana e idraulico nella frazione Trecroci di Polia» con cui venivano stanziati 700.000 euro con fondi ex articolo 2, comma 240, della legge n. 191 del 2009 e Fas 2009-2013 per il recupero del costone in località Passo Scuro;
   ad oggi però, a distanza di più di 2 anni dal verificarsi dei fenomeni, nessuna opera è stata posta in essere e la popolazione locale continua a vivere una incresciosa situazione di disagio, rimanendo di fatto isolata dal contesto territoriale;
   infatti, oggi il paese e l'intero comprensorio di Polia vivono indicibili disagi (che vanno dall'impossibilità di raggiungere i luoghi scolastici e le strutture sanitarie più vicine, all'enorme difficoltà per i mezzi pesanti, commerciali e di soccorso di svolgere le loro normali funzioni, al ridimensionamento di ogni attività economica presente a cui si accompagna l'ancora ben fondata paura per la popolazione di nuove frane che possano metterne a repentaglio addirittura l'incolumità) contrassegnando così un inarrestabile declino per una comunità che non merita tutto questo, ancor di più nel silenzio assoluto delle istituzioni, cosa che ad avviso dell'interrogante è inaccettabile per un Paese civile;
   il presidente della regione Calabria e il commissario straordinario per l'emergenza idrogeologica in Calabria più volte sollecitati ad intervenire dalle istituzioni locali e provinciali hanno manifestato la loro impossibilità a muoversi, denunciando l'insussistenza allo stato attuale dei fondi stanziati;
   è necessario un intervento chiaro e urgente per risolvere la problematica in questione e ridare dignità ad un'intera comunità che da anni subisce fortissimi disagi e soffre le difficoltà di un isolamento sia viario che economico e che lamenta un incomprensibile abbandono da parte delle istituzioni –:
   quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per sbloccare i fondi previsti dall'accordo di programma tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e la regione Calabria e dar seguito così alle opere necessarie per la messa in sicurezza del territorio e il recupero della completa viabilità nel comune di Polia. (3-02323)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:


   REGUZZONI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:
   il Palazzo Ducale di Mantova rappresenta un patrimonio straordinario in termini culturali, artistici, architettonici e storici;
   il Palazzo Ducale di Mantova è di proprietà dello Stato;
   notizie apparse recentemente sugli organi di informazione fanno preoccupare circa lo stato di conservazione di questo importante bene, nonché sollevano dubbi circa l'adeguatezza e la congruità delle risorse messe a disposizione per la tutela e la salvaguardia nel tempo di detto irrinunciabile patrimonio –:
   se il Governo abbia assunto o intenda assumere iniziative e quali volte a garantire la corretta e costante salvaguardia del Palazzo Ducale di Mantova;
   se il Governo abbia assunto o intenda assumere iniziative e quali volte a migliorare e se possibile rilanciare la fruibilità di detto straordinario bene patrimoniale; (4-16523)

DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:


   ALBINI. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   per porre rimedio alla grave crisi economica che il nostro Paese sta affrontando, il Governo richiede enormi sacrifici a tutti i cittadini;
   il Governo si è impegnato in un'azione di spending review per ridurre e ottimizzare la spesa pubblica;
   le tante feste militari e ricorrenze che ogni anno le Forze armate e i Corpi di polizia militari e non (compresi i vigili del fuoco e i vigili urbani) celebrano – all'incirca quarantaquattro inclusa quella nazionale del 2 giugno – comportano grandi esborsi di denaro pubblico e di risorse umane;
   per ogni singola manifestazione, che si svolge nell'arco di poche ore, vengono mobilitate, per vari giorni, una notevole quantità di uomini, animali, cose e mezzi (terrestri, navali e aerei);
   a queste celebrazioni si aggiungono tutte le feste che le varie diramazioni periferiche delle rispettive istituzioni organizzano, e che sono spesso in competizione per complessità con le precedenti aggravando il bilancio – economico e umano – delle Forze armate –:
   se il Governo non consideri possibile razionalizzare tutte queste celebrazioni e considerare anche queste spese nella spending review in corso. (4-16521)


   MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   sul quotidiano Italia Oggi del 9 giugno scorso è stato pubblicato un articolo a firma di Emilio Gioventù dal titolo «Militari tra droga, alcol e debiti il generale Graziano lancia l'allarme»;
   in una lettera inviata ai comandanti, il capo di stato maggiore dell'esercito fa esplicito riferimento «alla guida di veicoli privati in stato di alterazione psico-fisica per l'abuso di sostanze alcooliche, all'uso di sostanze stupefacenti, alla contrazione di debiti che comportano il pignoramento di una quota degli emolumenti da parte di società finanziarie» –:
   quanti siano i casi rilevati dal 2008 ad oggi che abbiano coinvolto i militari, gli appartenenti all'Arma dei carabinieri e del Corpo della guardia di finanza, suddivisi per tipologia comportamento e per grado gerarchico e quali i provvedimenti adottati per la prevenzione e quali quelli per la repressione delle condotte ritenute illecite;
   se non ritenga che l'inasprimento della «disciplina» militare e la comminazione di sanzioni disciplinari non debbano essere preceduti da una seria politica di prevenzione e di sostegno del personale in premessa e in quale modo intenda attuarla. (4-16531)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIMADORO e PIFFARI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per i rapporti con il Parlamento. — Per sapere – premesso che:
   in un articolo del quotidiano locale Latina Oggi di sabato 2 giugno 2012, si legge che a breve la sezione operativa navale della guardia di finanza di via Palazzo-Condotto a Formia potrebbe essere trasferta nella palazzina «servizi portuali» del porto commerciale di Gaeta;
   attualmente nella sezione navale di Formia sono impiegate settantacinque persone, che, in conseguenza alla chiusura di alcune brigate e al crescente numero di impegni a carico delle Fiamme Gialle operative in quel territorio, potrebbero, in caso di trasferimento, arrivare a circa cento. Tutte costrette a un pendolarismo forzato su una strada molto problematica, soprattutto nelle stagioni balneari, ad alta densità turistica;
   sempre dal succitato articolo si apprende che la sede delle unità navali resterebbe comunque al Molo Azzurra di Formia. Di conseguenza, ai militari impiegati nella nuova sede di Gaeta verrebbe riconosciuto un supplemento per ogni trasferta a Formia –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di questa situazione e siano, quindi, in grado di fornire informazioni circa le motivazioni di una tale decisione, che non sembra poggiare su alcuna necessità;
   se in un'ottica di «spending review» ossia di razionalizzazione delle spese e di tagli agli sprechi, sia giustificato una tale dispendio di risorse finanziarie o se, viceversa, non intendano intervenire per impedire costi inutili, sia in termini economici sia umani. (4-16515)


   MARIANI e COSCIA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   la legge n. 289 del 2002 per l'attuazione del piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici prevede l'erogazione di mutui della Cassa depositi e prestiti alle scuole beneficiarie a carico del bilancio dello Stato;
   in questi casi la procedura prevede l'erogazione delle risorse da parte di Cassa depositi e prestiti a lavori eseguiti, contestualmente al rimborso da parte dello Stato della rata di ammortamento del prestito;
   l'erogazione di questi mutui è pertanto strettamente connessa alle scadenze del piano di ammortamento del prestito, per evitare che lo Stato rimborsi le quote di mutuo senza che sia disposta l'erogazione della rata del prestito al beneficiario;
   i pagamenti annuali ai beneficiari sono programmati, quindi, in date precise e qualora si determini una difficoltà amministrativa che ostacoli l'erogazione del mutuo si blocca anche il contestuale rimborso da parte dello Stato; la conseguenza pratica è che i beneficiari finali dei prestiti accordati dallo Stato ed erogati tramite la cassa – le imprese che eseguono i lavori – non ricevono i pagamenti per i crediti maturati anche se i lavori sono stati eseguiti e conclusi;
   questo aggrava di molto il problema dei ritardati pagamenti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese perché i pagamenti disposti dalla Cassa e i rimborsi effettuati dallo Stato che non riescono, per svariati motivi, ad essere eseguiti alla scadenza annuale prevista dal piano di ammortamento, slittano da un anno all'altro;
   per contenere i ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese occorre prevedere meccanismi di pagamento delle rate dei mutui e di rimborso da parte dello Stato più flessibili per evitare che le imprese siano vittima delle inefficienze dell'amministrazione o di disguidi nella procedura amministrativa –:
   se i Ministri interrogati non intendano prevedere più date di pagamento in corso d'anno per l'erogazione dei mutui a carico del bilancio dello Stato relativi al piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici di cui alla legge n. 289 del 2002 allo scopo di garantire il pagamento delle imprese che hanno eseguito i lavori nei tempi prestabiliti.
(4-16517)


   DONADI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   come si evince dal sito internet, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM) appare articolata su due sedi, di cui una principale a Napoli ed una secondaria operativa a Roma;
   come noto la legge istitutiva dell'Agcom (la legge n. 249 del 1997) aveva stabilito che l'Agcom fosse insediata nel capoluogo campano per decentrare le autorità amministrative indipendenti, privilegiando nel caso in questione il Sud Italia;
   tuttavia l'Agcom ha sempre avuto una «doppia» sede a Roma: prima in via delle Muratte ed oggi in via Isonzo. Inoltre, per quanto risulta all'interrogante, sembrerebbe che in tutti questi anni, tutti i membri dell'Agcom, nonché il loro staff (presidenti, commissari, segretarie, autisti e altro) si siano riuniti solo di tanto in tanto nella sede di Napoli, pur essendo questa la sede «principale», con conseguenti spese ed indennità di trasferta che si possono immaginare;
   peraltro, la sede campana dell'Agcom si trova nel centro direzionale, isola B5, di «Torre Francesco» a Napoli e, per quanto risulta all'interrogante, «Torre Francesco» indica «Francesco Gaetano Caltagirone», noto immobiliarista e proprietario di numerose testate giornalistiche quali Il Messaggero di Roma, il Mattino di Napoli e il Gazzettino di Venezia, e, quindi, di un nutrito gruppo editoriale, necessariamente sottoposto al controllo di AGCOM;
   considerato che, nell'ottica di ridurre le spese che gravano sul bilancio dello Stato, il numero dei componenti dell'Agcom è stato ridotto da 9 a 5 ed i rispettivi emolumenti sono stati diminuiti del 30 per cento, non si comprende in alcun modo il motivo per cui lo Stato continui di fatto a pagare una doppia sede per l'Agcom e l'affitto di un edificio che, non solo appartiene ad un soggetto controllato dall'Agcom, ma potrebbe essere stato utilizzato nel corso di questi anni solo in modo marginale rispetto alle effettive esigenze –:
   se e quali iniziative urgenti, si intendano assumere alla luce di quanto descritto in premessa;
   quali siano i motivi per il quali i componenti dell'Agcom abbiano sempre potuto utilizzare sino ad oggi una doppia sede per lo svolgimento delle loro funzioni;
   quali e quanti siano i costi connessi al mantenimento di tale «doppia sede» e, in particolare, quale sia l'entità delle risorse pubbliche che sino ad oggi siano impiegate per pagare le trasferte da Roma a Napoli e viceversa, dei componenti dell'Agcom e del loro staff;
   se il Governo non concordi sulla necessità di intervenire, in sede di spending review, per individuare un'unica sede di riferimento per l'Agcom all'interno di un edificio che non risulti di proprietà di un soggetto controllato dalla stessa, al fine di evitare una commistione tra controllato e controllore che sarebbe meglio evitare. (4-16528)


   MIGLIORI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   la corte di appello di Firenze ha pronunciato la sentenza definitiva (n. 652- 2012), che vede coinvolto il comune di Ponsacco, citato, da privati cittadini in contenzioso con causa civile, per la determinazione sia della giusta indennità di esproprio sia di quella di occupazione di un terreno;
   si stabilisce, con tale sentenza, un risarcimento, fissato nella somma di euro 341.510,00 più spese processuali, perché il terreno è stato occupato dal comune e dallo stesso espropriato l'8 luglio 2004 con indennità (provvisoria) errata per difetto;
   in una fase di grave crisi la questione delle spese impreviste e dei debiti fuori bilancio può essere fonte di grandi problematiche non solo a livello locale;
   sarebbe opportuno avere un quadro aggregato dei rischi connessi all'esposizione degli enti locali in relazione ai debiti fuori bilancio e, segnatamente, ai costi connessi a sentenze esecutive anche per valutare i rischi per la tenuta del patto di stabilità interno –:
   di quali elementi disponga il Governo in merito alla problematica descritta in premessa e se e come tali fenomeni possano incidere sul rispetto del patto di stabilità con particolare riferimento ai comuni della provincia di Pisa. (4-16533)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CAVALLARO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   con il decreto-legge «Cresci Italia» in vigore dal 24 gennaio 2012 sono state stabilite delle nuove disposizioni riguardanti tutte le professioni regolamentate dalla legge, tra cui quelle legali;
   in particolare l'articolo 9, comma 6, del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27, stabilisce che «la durata del tirocinio previsto per l'accesso alle professioni regolamentate non può essere superiore a diciotto mesi;
   a seguito dell'entrata in vigore di tale norma sono state inoltrate al Ministero della giustizia richieste di chiarimento da parte dei consigli degli Ordini e di privati che avevano rappresentato numerose difficoltà operative, derivanti dai dubbi interpretativi sull'applicabilità o meno della norma a coloro che hanno iniziato il tirocinio in epoca anteriore al 24 gennaio 2012;
   a seguito di tale richiesta l'ufficio legislativo ministeriale ha chiarito che, proprio perché il decreto legge non ha previsto alcuna norma transitoria in merito, le nuove regole sono destinate a trovare applicazione solo quando il tirocinio è iniziato successivamente al 24 gennaio 2012, data di entrata in vigore del decreto sopracitato;
   la nota ministeriale precisa, inoltre, che un'eventuale retroattività delle norme comprometterebbe gli originari piani di tirocinio, pianificati in funzione della sua durata complessiva, al fine di consentire al tirocinante di conseguire la preparazione professionale ritenuta strumentale e indispensabile per l'ammissione all'esame di abilitazione all'esercizio della professione;
   in base a quanto previsto dalla nuova normativa tutti coloro che risultano iscritti prima di questa data non potranno usufruire di questo beneficio, perché la norma secondo l'opinione dell'ufficio si applica solo per l'avvenire;
   alcuni consigli degli ordini degli avvocati sono andati contro il parere del Ministero della giustizia, dichiarando il praticantato breve di diciotto mesi retroattivo e dunque valido anche per chi si è iscritto al tirocinio professionale prima dell'entrata in vigore del decreto-legge «Cresci Italia», salva diversa disposizione di legge;
   tali difformi interpretazioni della normativa rischiano di generare polemiche e discriminazioni tra i giovani professionisti, a tutto danno dello spirito originario dell'intervento legislativo, cioè la «liberalizzazione della professione» e il conseguente tentativo di rimuovere quelle inutili ingessature che impediscono ai giovani di accedere in tempi certi al mercato del lavoro;
   molti praticanti avvocati, esclusi dalle nuove norme si stanno mobilitando, chiedendo che venga esteso il beneficio a tutti i praticanti, ritenendo che la norma stabilisca solo la durata del tirocinio, non superiore ai diciotto mesi, ma non ponga alcun divieto di applicazione ai tirocini già in corso –:
   se il Ministro interrogato, alla luce dei fatti sopra descritti, non ritenga opportuno assumere iniziative, peraltro in forme assai più rituali e proprie di un parere dell'ufficio legislativo, al fine di affermare il principio dell'applicazione immediata della norma a qualunque tirocinio qualunque sia stato l'inizio del medesimo. (5-07044)


   CODURELLI, BOCCUZZI, BERRETTA, BELLANOVA e SCHIRRU. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   il decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio, n. 111, prevede, all'articolo 37, comma 6, modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115, «Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia»;
   le disposizioni modificano le esenzioni dal contributo unificato per l'iscrizione a ruolo, stabilendo che «Nei processi per controversie di previdenza ed assistenza obbligatorie, nonché per quelle individuali di lavoro o concernenti rapporti di lavoro di pubblico impiego le parti che sono titolari di un reddito imponibile ai fini dell'imposta personale sul reddito, risultante dall'ultima dichiarazione, superiore al doppio dell'importo previsto dall'articolo 76, sono soggette, rispettivamente, al contributo unificato di iscrizione al ruolo»;
   il Ministero della giustizia con circolare n. 28 dell'11 maggio 2012 ha inteso fornire dei chiarimenti in ordine all'interpretazione da attribuire ad alcuni aspetti relativi al contributo unificato nelle cause di lavoro e previdenza;
   detta circolare specifica che il limite reddituale per beneficiare dell'esenzione dal contributo è quello determinato dall'articolo 76 del decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002 (Testo unico in materia di spese di giustizia), la cosiddetta normativa sul gratuito patrocinio che fa riferimento non al reddito individuale ma a quello familiare: pertanto l'esenzione riguarderà le sole persone fisiche il cui reddito imponibile, ai fini irpef, risultante dall'ultima dichiarazione, sia inferiore a 3 volte l'importo di euro 10.628,16;
   se così fosse, significa che i lavoratori dovranno produrre non il cud personale ma quello familiare ed è di tutta evidenza che molti saranno costretti a pagare il contributo stesso, in quanto il reddito familiare sarà superiore a tre volte l'importo di euro 10.628,16 così come previsto dall'articolo 76 del decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002;
   l'articolo 9, comma 1-bis del decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 30 maggio 2002 prevedendo per i procedimenti di previdenza e assistenza obbligatorie e per quelli relativi a rapporti individuali di lavoro o concernenti rapporti di pubblico impiego, una soglia di esenzione pari a 3 volte l'importo previsto dall'articolo 76 del medesimo decreto del Presidente della Repubblica ad avviso degli interroganti legittima un'irragionevole distinzione tra giudizi di merito e giudizio di legittimità, conferendo al giudizio per Cassazione il preciso carattere di «processo per ricchi»;
   nell'ipotesi di contestazione giudiziale di un licenziamento, in primo e secondo grado opera l'esenzione, quindi il lavoratore che non superi il reddito (familiare) di 31.884,48 euro non dovrebbe pagare il contributo, mentre lo stesso lavoratore dovrebbe pagare 900 se dovesse proporre ricorso per Cassazione;
   in materia di decreti ingiuntivi e di relative opposizioni emessi per crediti derivanti da rapporti di lavoro (privati o pubblici) la circolare suddetta afferma che il contributo unificato è applicato secondo le disposizioni dell'articolo 13, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 30 maggio 2002 escludendo quindi la possibilità di una doppia riduzione e di fatto rendendo ancora più oneroso il contributo unificato nelle cause di lavoro –:
   se non ritenga che, anche alla luce dell'interpretazione e dei chiarimenti forniti dalla circolare ministeriale citata, le differenze relative ai limiti reddituali indicati per accedere all'esenzione per le cause relative alle controversie di previdenza ed assistenza obbligatorie, nonché per quelle individuali di lavoro o concernenti rapporti di lavoro di pubblico impiego, comporteranno una sostanziale, e sicuramente eccessiva distinzione tra cause di legittimità e cause di merito; se non ritenga eccessivamente oneroso per il lavoratore il risultato finale derivante dalla necessaria produzione del cud familiare, invece che di quello individuale, ai fini della suddetta esenzione, e quali iniziative, eventualmente, intenda adottare nell'ambito delle proprie competenze.
(5-07046)

Interrogazione a risposta scritta:


   REGUZZONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   in data 16 settembre 2009 il firmatario del presente atto con apposita interrogazione – cui non è stata data ancora risposta – sollecitava l'istituzione di una nuova corte d'appello in Lombardia, considerato che la corte d'appello di Milano è una delle più grandi d'Italia per abitanti, numero di aziende, pratiche e sentenze e che da più parti è sorta – nel corso degli anni – la richiesta di istituire una corte d'appello avente una circoscrizione tale da ricomprendere una parte del territorio attualmente facente capo alla sezione milanese; va sempre tenuto presente come il funzionamento della giustizia sia un importantissimo fattore di competitività economica e che pertanto un migliore funzionamento delle strutture giudiziarie di un territorio, notevolmente dinamico dal punto di vista imprenditoriale, porterebbe a vantaggi economici anche per il bilancio dello Stato;
   esistono in molte regioni corti d'appello di dimensioni estremamente inferiori rispetto a quella aggiuntiva che si verrebbe a creare in Lombardia;
   lungi dal portare nuovi costi, la creazione di una nuova corte d'appello in Lombardia, con la contemporanea soppressione di altre meno giustificate corti d'appello, porterebbe una maggiore razionalizzazione della macchina burocratica statale –:
   quali siano gli intendimenti del Ministro in proposito e se e come il Ministro intenda intervenire. (4-16518)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VIII Commissione


   MARIANI e IANNUZZI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il collegamento stradale Salerno-Avellino, nel tratto fra Mercato San Severino e Salerno, svolge una funzione di indubbia valenza nazionale;
   infatti, tale arteria collega le autostrade A30 Caserta ed A3 Salerno-Reggio Calabria, fungendo, quindi, da raccordo autostradale;
   di conseguenza, questa rete stradale è interessata da un enorme volume di traffico che, spesso, determina veri e propri ingorghi con code chilometriche di veicoli che paralizzano per ore la circolazione e che rappresentano un pericolo per gli utenti;
   il potenziamento e l'adeguamento di tale strada sono necessari per alleggerire e per rendere scorrevoli il traffico e le comunicazioni verso il Sud e dal Sud, attraverso il collegamento fra le autostrade A30 e A3;
   il raccordo Salerno-Avellino, allo stato, presenta condizioni di sicurezza assolutamente inadeguate, proprio per la ristrettezza e l'insufficienza della sede stradale — due sole corsie per ogni senso di marcia – e per l'elevato livello del traffico;
   il potenziamento del raccordo è una priorità assoluta nella politica infrastrutturale del Paese, essendo parte integrante dell'asse autostradale Roma-Caserta-Salerno-Reggio Calabria;
   dopo anni di discussioni in merito alla soluzione progettuale più idonea, l'Anas, ha indetto nel 2002 una gara pubblica per la progettazione dell'adeguamento dell'attuale tracciato stradale, ampliando da due a tre corsie per ogni direzione di marcia, oltre alla striscia dell'emergenza ed alla messa in sicurezza dell'intero raccordo;
   l'incarico di progettazione è stato aggiudicato alla società Bonifica Core di Roma, per il tratto da Salerno fino alla galleria di Solfora, e ad un libero professionista per il tratto ulteriore fino ad Avellino;
   da tempo la società Bonifica ha consegnato gli elaborati del progetto preliminare, unitamente alla valutazione di impatto ambientale;
   l'accelerazione dell'iter progettuale è indispensabile, attesa la rilevanza straordinaria dell'opera;
   il finanziamento del primo lotto del raccordo «Mercato San Severino-Fratte», il cui costo complessivo è stato stimato in 246 milioni di euro, venne inserito dal Governo Prodi nel piano regionale della mobilità 2007-2013 per l'importo di 190 milioni di euro; la quota residua di 56 milioni di euro avrebbe dovuto ricadere sulle risorse della legge obiettivo;
   tale finanziamento è stato tuttavia revocato e cancellato dal Governo Berlusconi con il decreto-legge n. 112 del 2008 promosso dal Ministro pro tempore Tremonti. Il Cipe, solamente nella seduta del 3 agosto 2011, ha riassegnato parzialmente il finanziamento del 1o lotto, destinando all'ammodernamento del tratto Salerno-Fratte-Mercato San Severino 123 milioni di euro; in seguito nessuna ulteriore risorsa è stata assegnata a questa opera di tanta rilevanza strategica per l'intero sistema autostradale italiano; né il Governo Monti ha provveduto a completare il finanziamento del 1o lotto di questa infrastruttura;
   è indispensabile acquisire tale finanziamento, tenuto conto che il progetto può essere realizzato in fasi e stadi diversi e graduali, iniziando proprio dal tratto di massima rilevanza nazionale Mercato San Severino-Fratte, la cosiddetta «barriera»;
   è necessario adeguare il raccordo per garantire che il traffico veicolare dalle tre corsie della A30 raggiunga la A3 con tre corsie nel tratto salernitano, attraverso un collegamento Mercato San Severino-Salerno anche esso dotato delle necessarie tre corsie ed in regola con una moderna e funzionale messa in sicurezza –:
   in quali tempi e con quali provvedimenti il Governo intenda assegnare le ulteriori risorse (123 milioni di euro), occorrenti per finanziare integralmente la realizzazione del 1o lotto dell'accordo, nel tratto Salerno-Fratte-Mercato San Severino, che costituisce una sorta di «lotto zero», di «porta di accesso» all'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria, che assolve alla funzione, così essenziale e di assoluta valenza nazionale, di raccordare le autostrade A30 ed A3 e che, come tale, è parte integrante del sistema autostradale italiano e provvede a collegare il Nord ed il Centro con il Sud del Paese. (5-07051)


   PIFFARI e CIMADORO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   la provincia di Sondrio con la sottoscrizione dell'accordo di programma del 18 dicembre 2006 recante: «la realizzazione degli interventi di potenziamento e riqualificazione della viabilità d'accesso alla Valtellina e alla Valchiavenna (S.S. 36 e S.S 38) e per l'attuazione immediata di un primo stralcio della “S.S n. 38 dello Stelvio”: 1o lotto – variante di Morbegno, dallo svincolo di Fuentes allo svincolo del Tartano (compreso)» si è assunta l'impegno diretto dello sviluppo di numerose azioni che direttamente e concretamente potranno meglio assicurare la messa a punto di soluzioni viabilistiche che attengono al livello statale più aderenti alle necessità locali;
   dal documento prodotto dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti si rileva che l'opera rappresenta il by-pass dell'abitato di Morbegno e rappresenta il naturale proseguimento del lotto già appaltato, ma con riduzione del sedime stradale. Infatti dopo un breve tratto di transizione in prossimità dello svincolo di Cosio la piattaforma stradale da una sezione a quattro corsie passa ad una sezione a due sole corsie;
   il tracciato, ha inizio in prossimità dello svincolo di Cosio e si sviluppa in sinistra orografica dell'Adda. Superata la confluenza tra i due fiumi si prosegue in sotterraneo affrontando dapprima la galleria «Selva Piana» e successivamente, dopo avere superato una stretta gola con il viadotto «Tovate», ed un tratto in rilevato, si rientra in galleria denominata galleria «Paniga». Al termine segue il viadotto sul fiume Adda ed un successivo tratto di rilevato in corrispondenza dello svincolo finale del Tartano. La soluzione proposta inizia alla progressiva chilometro 8+945.70 in prossimità con lo svincolo di Cosio Valtellino e termina alla progressiva chilometro 18+601.56 in corrispondenza della intersezione con la (S.S 38 attuale, per una lunghezza totale di chilometro 9+655.86;
   con il protocollo d'intesa firmato a Milano il 5 novembre 2007 tra: Ministero delle infrastrutture, guidato dal Ministro Antonio Di Pietro, la regione Lombardia, la provincia di Sondrio, Anas spa, e gli enti locali Valtellinesi interessati. Il documento definisce le modalità tecnico-finanziarie e procedurali preordinate alla realizzazione, in forma contestuale, delle soluzioni intermedie o provvisorie per la risoluzione dei nodi di Tirano e Morbegno;
   con il documento datato 13 marzo 2008 venivano individuati i criteri necessari per l'accordo sulle procedure e metodologie da adottare per la determinazione dell'indennità di espropriazione per la realizzazione della nuova S.S n. 38;
   il progetto è stato approvato dal CIPE (Comitato interministeriale per la programmazione economica) nella seduta del 23 marzo 2012. È in corso la registrazione della delibera del CIPE da parte della Corte dei conti. La struttura tecnica di missione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti vista la pericolosità dell'attuale rete stradale e quindi della urgenza ricoperta dall'opera in esame sta verificando la opportunità di contenere al massimo i tempi necessari per il completamento della gara e l'apertura dei cantieri;
   nella stessa delibera del 23 marzo il Comitato interministeriale per la programmazione economica definiva ufficialmente confermando in via definitiva il finanziamento di 60 milioni di euro previsto dalla delibera CIPE n. 14 del 2008 e assegnando un ulteriore contributo di 50,1 milioni di euro a valere sul Fondo di cui all'articolo 32, comma 1, dei decreto-legge n. 98/2011;
   l'assessore alle opere pubbliche di Morbegno Francesco Bongio, il 1o aprile 2012, rilasciava in una dichiarazione al quotidiano online mGiorno.it, quanto segue «...per quanto riguarda il tratto di Tirano (è previsto) il costo di 136 milioni di euro. Attualmente le disponibilità per un totale di 139,2 milioni di euro provengono dai 6,5 milioni di euro del residuo mutuo del primo lotto di Morbegno, 17,7 milioni dai ribassi d'asta sempre del primo lotto tronco A di Morbegno, 50 milioni dal Consorzio Bim (nel protocollo d'intesa 2007), 5 milioni dalla Provincia di Sondrio e 60 milioni dalla previsione del ribasso d'asta nodo di Morbegno» e concludeva lo stesso Bongio: «ci sono questioni non risolte come il finanziamento dei 50 milioni del consorzio Bim che per ora sono una dichiarazione politica che va tradotta in atto finanziario inoltre solo al momento dell'appalto di Morbegno avremo la certezza del ribasso per Tirano» –:
   quali garanzie sia in grado di offrire il Ministro interrogato, per quanto di sua competenza, in merito al reperimento delle risorse necessarie, anche a seguito dei ribassi d'asta, per il completamento della tangenziale di Tirano facente parte del terzo lotto dell'opera Nuova S.S n. 38 dello Stelvio. (5-07052)


   LANZARIN, DUSSIN, TOGNI e ALESSANDRI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere, premesso che:
   l'articolo 3 del decreto-legge n. 59 del 2012, disposizioni urgenti per il riordino della protezione civile, regolamenta il passaggio alla gestione ordinaria delle gestioni commissariali già esistenti, che operano ai sensi della legge n. 225 del 1992, facendo salvi gli effetti delle dichiarazioni di «grandi eventi» per l’Expo 2015 e per il Forum delle famiglie del 2012 di Milano;
   le altre gestioni commissariali, che operano ai sensi della legge n. 225 del 1992, non vengono prorogate o rinnovate se non una sola volta per massimo di 30 giorni, fatte salve due eccezioni che prevedono la proroga di 6 mesi per la realizzazione del nuovo auditorium di Firenze per il 150o anniversario dell'Unità d'Italia e per la realizzazione del nuovo palazzo del Cinema e dei congressi del Lido di Venezia. Il capo del dipartimento della protezione civile, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, regolamenterà il passaggio alle amministrazioni pubbliche che subentreranno con poteri ordinari nella gestione dei finanziamenti esistenti;
   tra le gestioni commissariali in scadenza esistono anche alcune gestioni di infrastrutture, legate per lo più con l'emergenza traffico, ove i commissari operano ai sensi della legge n. 225 del 1992;
   ad esempio, in relazione al settore del traffico e della mobilità si citano la gestione commissariale dell'asse autostradale corridoio V per la realizzazione della quarta corsia dell'autostrada A4 nella tratta tra Quarto d'Altino-Trieste e raccordo autostradale Villesse-Gorizia, e la gestione commissariale del territorio delle province di Treviso e Vicenza, in scadenza al 31 dicembre 2012, che interessa la Pedemontana Veneta;
   il mancato rinnovo o proroga delle gestioni commissariali provocherà il blocco dei cantieri con notevoli ripercussioni negative sull'economia dell'intero Paese –:
   se il Ministro abbia effettuato una ricognizione delle gestioni commissariali delle opere infrastrutturali in scadenza, per quali il decreto-legge n. 59 del 2012 vieta la proroga o il rinnovo, con opere in corso di realizzazione, e quali provvedimenti urgenti intenda adottare per garantire comunque la realizzazione celere delle opere, allo scopo di evitare il blocco dei cantieri, anche con riferimento alla difficile situazione economica e occupazionale che attraversa il Paese. (5-07053)

INTERNO

Interrogazioni a risposta orale:


   BURTONE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   nella giornata di domenica, come si apprende dalle agenzie di stampa, si è verificato un vasto incendio in contrada Casablanca presso Belpasso-Catania;
   l'incendio ha interessato i terreni confiscati ad un clan mafioso e affidati alla cooperativa Beppe Montana Libera Terra;
   nell'incendio sono andate distrutte circa 2.000 piante di aranci e 100 di ulivo;
   sono in corso indagini per accertare quello che sembra un incendio di origine dolosa;
   l'impegno e l'attività della cooperativa rappresentano una testimonianza virtuosa di come si può e si deve contrastare la cultura della illegalità –:
   quali iniziative il Ministro intenda attivare per rafforzare il controllo del territorio e di far sentire la vicinanza dello Stato a chi opera quotidianamente per la legalità e lo sviluppo di questa terra. (3-02325)


   BURTONE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   molti comuni e molte associazioni del terzo settore si trovano in queste settimane in grandissima difficoltà finanziarie a causa della mancata erogazione delle risorse disponibili per gli anni 2011 e 2012 per l'accoglienza di persone provenienti dal Nord Africa a seguito dell'ondata di sbarchi dello scorso anno;
   si registrano difficoltà in merito ai tempi e ai modi con cui devono essere erogate le risorse destinate a coprire le spese già sostenute da comuni e enti gestori e di tutela;
   in molti comuni questo sta generando caos e situazioni di collasso finanziario per gli operatori sociali;
   un esempio è il comune di Pisticci e la cooperativa sociale Anthos che fino ad oggi si è accollata l'onere di gestione e tutela di minori non accompagnati provenienti dal Nord Africa come da intese assunte in sede di conferenza stato regioni;
   la cooperativa oggi si trova in gravissime difficoltà economiche dopo aver provveduto all'assistenza in questi mesi come richiesto –:
   se e quali iniziative il Governo intenda intraprendere al più presto per sbloccare le risorse e consentire ai comuni e ai soggetti sociali di poter proseguire la propria attività. (3-02328)

Interrogazione a risposta scritta:


   MENIA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:
   il consiglio provinciale di Bolzano ha approvato in data 7 giugno 2012, una mozione (n. 461/12) presentata dal movimento, dichiaratamente secessionista, di Suedtiroler Freiheit, in cui si afferma che «il testo dell'Inno (d'Italia, ndr) è un vero affronto per l'Alto Adige; parole come stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte (e successive strofe, ndr) sono espressione di una ideologia che disprezza il genere umano ed è ostile alle minoranze linguistiche»;
   si aggiunge che «L'Alto Adige non ha nulla a che vedere con l'Inno italiano e tanto meno può identificarsi con esso». E ancora che «imporre ad una minoranza linguistica e culturale come quella altoatesina l'inno nazionale di uno Stato considerato straniero è espressione di un nazionalismo esasperato»;
   la mozione prende le mosse dall'esame a livello parlamentare di una proposta di legge tesa ad introdurre forme di educazione, a partire dalle scuole, del contesto storico e culturale in cui venne scritto e musicato l'inno nazionale;
   l'iniziativa parlamentare è stata oggetto di una fortissima campagna politica contraria a livello altoatesina, da parte di Svp e partiti secessionisti che hanno trasmesso all'opinione pubblica l'errata idea che sia in previsione l'introduzione dell'obbligo dell'insegnamento e del canto dell'inno nelle scuole italiane, e quindi anche altoatesine. La mozione afferma infatti ed ancora che «tale iniziativa rievoca i dolorosi ricordi dell'epoca fascista, quando era uso far cantare gli inni nelle scuole e giurare fedeltà al duce d'Italia ed all'Italia». Con un accostamento singolare e tendenzioso fra Duce e Italia;
   il documento approvato in consiglio provinciale conclude affermando che il Consiglio della provincia autonoma di Bolzano sia inaccettabile l'insegnamento dell'inno di Mameli per cui «incarica la Giunta Provinciale di fare tutto il possibile per impedire che questa misura del Governo venga applicata nelle scuole dell'Alto Adige»;
   il documento, anche nelle sue premesse, gravemente offensive verso le istituzioni democratiche della Repubblica è stato approvato da un largo schieramento che ha compreso le componenti secessioniste Suedtiroler Freiheit, Buerger Union, Freiheitlichen, ma anche la Suedtiroler Volkspartei e la Lega Nord –:
   quali iniziative abbia assunto la Giunta provinciale di Bolzano a seguito della mozione di cui in premessa e quali risposte, per quanto di competenza, abbia reso o intenda rendere il Governo al riguardo. (4-16530)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DE TORRE. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   nei giorni scorsi sul sito on line del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca è stata pubblicata una bozza, datata 30 maggio 2012, relativa alle «Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione» che risulta ancora in via di definizione;
   tale bozza intende aggiornare le precedenti «indicazioni» emanate nel settembre 2007, che giungono, come si evince dal decreto del Presidente della Repubblica n. 89 del 2009 a scadenza naturale il 31 agosto 2012. Nel farlo, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha tenuto conto dei vari elementi di novità intervenuti in questi ultimi cinque anni nel quadro culturale (adozione del quadro delle qualifiche europee, EQF, nel 2008; documento di orientamento sull'apprendimento in contesti plurilingue e interculturali, nel 2010);
   le «indicazioni» emanate nel 2007 si aprivano con un'ampia e pregnante introduzione che, parte integrante e inscindibile dal testo, definiva puntualmente e dava conto del contesto culturale ampliato della scuola che la rende necessariamente attenta alla dimensione «glocale», alla pluralità di culture e all'interazione tra le stesse che il sistema scolastico italiano deve avere per una «elaborazione dei saperi necessari a comprendere l'attuale condizione dell'uomo planetario, definita dalle molteplici interdipendenze fra locale e globale». Di fatto, venivano tracciate le linee in cui: la scuola italiana nel nuovo scenario mondiale, la centralità della persona in funzione di una nuova cittadinanza e di un nuovo umanesimo, rappresentavano la cornice per un'impostazione aperta all'innovazione in linea con i bisogni formativi delle nuove generazioni;
   a titolo esemplificativo, nel capitolo dedicato all'insegnamento della Storia, le «indicazioni» del 2007 sottolineavano e ribadivano più volte il concetto che «la formazione di una società multietnica e multiculturale ha portato con sé la tendenza a trasformare la storia da disciplina di studio a luogo di rappresentanza delle diverse identità, con il rischio di comprometterne il carattere scientifico e, conseguentemente, di diminuire la stessa efficacia formativa del curricolo». (...) [Ma] «il ragionamento critico sui fatti essenziali relativi alla storia italiana ed europea, in questo contesto, si rivela altamente positivo e costituisce una buona base per avviare il dialogo fra le diverse componenti di una società multiculturale e multietnica e permette di aprire la scuola a un confronto sereno ed educativo sui temi delle identità e delle differenze». Infatti, l'approccio all'insegnamento della storia, era volto ad un'apertura ad una storia mondiale, nella quale il locale e il nazionale dovevano contestualizzarsi. A questo si aggiunga il fatto che per la prima volta nella storia della Repubblica, un programma di storia era stato sottoposto alla revisione delle associazioni professionali degli storici;
   tra la bozza pubblicata on line e le «indicazioni» 2007, è, tuttavia, nel capitolo dedicato all'insegnamento della lingua italiana e delle lingue comunitarie che più si evince un diverso approccio e una scarsa attenzione alle implicazioni connesse allo sviluppo di una cittadinanza plurale ed unitaria, fondata sul riconoscimento delle proprie tradizioni e radici storiche, laddove le linee guida delle «indicazioni» contenute nella bozza sono considerate meri «strumenti necessari ad un'alfabetizzazione funzionale», sottovalutando e minimizzando un aspetto significativo relativo al fatto che nel nostro Paese «l'apprendimento della lingua avviene oggi in uno spazio antropologico caratterizzato da un varietà di elementi: la persistenza, anche se quanto mai ineguale e diversificata, della dialettofonia; la ricchezza e la varietà delle lingue minoritarie; la compresenza di più lingue anche extracomunitarie. Tutto questo comporta che nell'esperienza di molti studenti l'italiano rappresenti una seconda lingua»;
   nella profonda trasformazione epocale che attraversiamo, il compito più significativo della scuola è quello di offrire conoscenze sempre più interculturali, interdisciplinari, come «premessa indispensabile per l'esercizio consapevole di una cittadinanza nazionale, europea e planetaria» [in quanto] «oggi la scuola italiana può proporsi concretamente un tale obiettivo, contribuendo con ciò a creare le condizioni propizie per rivitalizzare gli aspetti più alti e fecondi della nostra tradizione (...) nei quali l'incontro fra culture diverse ha saputo generare l'idea di un essere umano integrale, capace di concentrare nella singolarità del microcosmo personale i molteplici aspetti del macrocosmo umano» (Indicazioni 2007). Ma la necessità di coniugare l'ambizione di un tale programma – sicuramente articolato e vasto – con una semplificazione della trattazione, non può, tuttavia, contrastare con gli ideali enunciati in una prospettiva culturale di ampio respiro, destinata probabilmente, a rimanere nel tempo. Proprio per questo, le indicazioni devono contenere e offrire una visione «alta», non priva di mete ideali alle quali chiamare la scuola;
   la necessità di coniugare l'ambizione di dare alle indicazioni nazionali per il curricolo una valenza alta e prospettica con la semplicità e la chiarezza che permetta alle Istituzioni scolastiche autonome di declinare programmi efficaci, è una sfida che incrocia la formazione iniziale e continua di docenti e dirigenti e l'oggettiva autonomia didattica, organizzativa e di ricerca delle scuole. Ma è una sfida che non può essere elusa, riducendo o banalizzando le Indicazioni. Anzi, esse possono e devono trasmettere una prospettiva culturale di ampio respiro, destinata, probabilmente, a svilupparsi nel tempo e a far crescere continuamente la capacità culturale della scuola. Proprio per questo, le indicazioni devono contenere e offrire una visione «alta», non priva di mete ideali da mettere a disposizione non solo delle istituzioni scolastiche, per quel vasto compito educativo a cui tutto il Paese è chiamato –:
   perché si sia deciso di pubblicare on line la nuova formulazione delle «indicazioni», ancorché in forma di bozza, con una introduzione mancante – «testo da definire» – e perché si è eliminato il capitolo «Cultura, scuola persona» esplicativo e propedeutico alla lettura del testo di cui introduceva la filosofia di fondo; perché si sia scelto di modificare radicalmente le indicazioni 2007, mentre il processo prevedeva che prima di trasformarlo in regolamento si dovessero per due anni solamente «raccogliere suggerimenti, valorizzare le buone pratiche e favorire processi di condivisione e di sostegno»;
   quale scelta culturale abbia provocato il cambio di rotta rispetto alle discipline storiche; perché lo si sia fatto senza alcun documento di indirizzo e senza tenere conto che vi era stato una unanime validazione delle associazioni professionali degli storici; perché, in particolare, sia venuto a cadere l'approccio che sullo scenario di una lettura vasta, mondiale, della storia umana contestualizzava eventi locali e nazionali, con il risultato di conferire allo studio del patrimonio e della storia nazionale un valore di fatto identitario ed esclusivo; perché sia stata abbandonata la premessa interdisciplinare geo-storico-sociale che dava valore didattico all'accorpamento delle ore di storia e geografia;
   perché, più specificamente, nel capitolo dedicato all'insegnamento della storia, non si evinca più una visione rispettosa del contesto multietnico e multiculturale che caratterizza la realtà scolastica italiana; perché l'educazione ad una cittadinanza attiva resti confinata esclusivamente «all'acquisizione di conoscenze legate ai rapporti tra istituzioni e società, le differenze di genere, le forme statuali, i processi di democratizzazione» (bozza 2010); per quale motivo siano state abbandonate le raccomandazioni a distinguere fra storia e memoria, necessarie in un momento di larghissimo uso pubblico – anche da parte politica – degli eventi storici; perché, infine, manchi totalmente la previsione di una metodologia didattica che porti l'alunno ad imparare a «confrontare società, a studiare la portata di fatti di grande ampiezza temporale e geografica»;
   quale sia la logica utilizzata nel decidere di ridurre la lingua a strumento necessario ad una alfabetizzazione funzionale (bozza 2012, pagina 20), anziché, come era nelle indicazioni 2007 e come viene indicato dal Consiglio d'Europa (che il gruppo di lavoro scrive di aver recepito) a «strumento utile alla formazione della persona, allo sviluppo delle potenzialità individuali (...) al rispetto e all'apertura verso la diversità delle lingue e delle culture in una società multilingue e multiculturale» ( Guida per lo sviluppo e l'attuazione di curricoli per una educazione plurilingue e interculturale del Consiglio d'Europa 2010). (5-07048)


   PALAGIANO, DI PIETRO e ZAZZERA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute, al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   i rapporti tra sistema sanitario regionale e università sono disciplinati dal decreto legislativo n. 517 del 1999 che stabilisce che la collaborazione fra Servizio sanitario nazionale e università, si realizza attraverso l'istituzione di speciali aziende ospedaliero universitarie (AOU) al cui finanziamento concorrono le università e le regioni secondo le previsioni di cui all'articolo 7 del decreto legislativo stesso;
   in particolare, alle attività correnti delle predette aziende concorrono le università con l'apporto di personale docente e non docente, la cui valorizzazione degli stipendi costituisce contributo economico-finanziario ai sensi dell'articolo 10, comma 3, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 24 maggio 2001;
   il rapporto di lavoro del personale delle aziende ospedaliero universitarie (dipendenti universitari operanti in qualità di operatori sanitari, infermieri, ostetriche, tecnici di radiologia, tecnici di laboratorio, medici, biologi, amministrativi, e altro) è instaurato con l'università per rispondere alle esigenze funzionali degli ex policlinici annessi alle facoltà di medicina e chirurgia. Questo rapporto di lavoro è disciplinato dalla legislazione universitaria e dai contratti collettivi nazionali del lavoro del settore università;
   il trattamento economico del personale delle aziende ospedaliero universitarie è a carico degli atenei che ricevono il relativo finanziamento dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca mediante l'assegnazione del fondo di finanziamento ordinario;
   l'articolo 8, comma 5, del decreto legislativo n. 517 del 1999, stabilisce che alle procedure concernenti il trasferimento o l'utilizzazione del personale non docente alle aziende ospedaliero universitarie si provvede con uno o più decreti interministeriali dei Ministri della salute, dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica (ora dell'istruzione, dell'università e della ricerca), della funzione pubblica (ora per la pubblica amministrazione e la semplificazione) e del tesoro (ora dell'economia e delle finanze), sentite le organizzazioni sindacali, d'intesa con la Conferenza Stato-regioni;
   i decreti interministeriali di cui all'articolo 8, comma 5, del decreto legislativo n. 517 del 1999 non sono stati emanati, ciò nonostante, la regione siciliana, per opera dell'assessore alla salute Massimo Russo, e le università di Catania, di Palermo e di Messina hanno sottoscritto, in data 21 e 22 dicembre 2011, accordi quadro attuativi dell'articolo 14, n. 6 dei protocolli d'intesa sottoscritti dalle medesime parti ex decreto legislativo n. 517 del 1999;
   tali accordi concernono il trasferimento del costo del personale universitario non docente operante in regime convenzionale presso le aziende ospedaliere universitarie alle aziende stesse e prevedono, altresì, la definizione di apposite intese tra i singoli atenei e le rispettive aziende ospedaliero universitarie per disciplinare il successivo trasferimento del medesimo personale in termini di titolarità giuridica dei rapporti di lavoro e del relativo costo al Servizio sanitario regionale;
   i summenzionati accordi quadro, in sostituzione di una disciplina nazionale rientrante nelle esclusive competenze di ben quattro Ministeri (dell'istruzione, dell'università e della ricerca, della salute, dell'economia e delle finanze e per la pubblica amministrazione e la semplificazione), comporterebbero il concreto rischio di determinare un incremento della spesa pubblica di molti milioni di euro in un periodo di grave crisi economica per l'intero Paese (circa euro 200.000.000,00 nei prossimi 7 anni e euro 60.000.000,00 a regime dopo i primi 7 anni);
   questo episodio ha determinato rilevanti tensioni sociali che hanno generato l'impugnativa degli atti in questione davanti al TAR di Palermo sia da parte dei lavoratori sia di tutte le organizzazioni sindacali di categoria con inevitabili ripercussioni anche in termini di costi aggiuntivi per le attività di difesa delle amministrazioni interessate;
   le organizzazioni sindacali di categoria hanno richiesto, inoltre, un intervento dei Ministeri competenti, nonché della Corte dei conti, in quanto, oltre ad essere lese le prerogative contrattuali e sindacali si determinerebbe anche una duplicazione dei costi del personale che risulterebbero, di fatto, sia a carico del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca che della regione. Dall'attuazione degli accordi in questione si determinerebbe, inoltre, un ingiustificato arricchimento degli atenei corrispondente all'ammontare di costi del personale posti a carico della regione siciliana e un corrispondente aggravio al bilancio di quest'ultima che già risulta oppresso da un enorme disavanzo;
   a parere degli interroganti, la procedura messa in atto dalla regione siciliana è palesemente in contrasto con il quadro normativo vigente. Nel caso in questione, infatti, non risulta ipotizzabile né l'applicazione dell'articolo 70, comma 12, del decreto legislativo n. 165 del 2001 (rimborso del personale in posizione di comando) – così come peraltro sancito dalla V Commissione bilancio con riferimento al parere reso relativamente all'articolo aggiuntivo n. 11.0100 all'A.C. 4274-A – tantomeno l'articolo 31 del decreto legislativo n. 165 del 2001 e successive modifiche (cosiddetta cessione del ramo d'azienda) in forza dell'articolo 8, comma 5, del decreto legislativo n. 517 del 1999 –:
   se il Governo intenda adottare tempestivamente i decreti ministeriali di cui all'articolo 8, comma 5, del decreto legislativo n. 517 del 1999, così impedendo che possa essere data attuazione ad accordi come quelli sottoscritti in data 21 e 22 dicembre 2011 dall'assessore alla salute della regione siciliana e dalle università di Catania, di Palermo e di Messina e pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale della regione Sicilia del 23 marzo 2012, n. 12, che agli interroganti appaiono in contrasto con il quadro normativo vigente. (5-07050)

Interrogazioni a risposta scritta:


   REGUZZONI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   si apprende che è intenzione del Governo rivedere alcuni importanti tasselli della riforma dell'Università varata dall'allora Ministro Gelmini;
   l'obiettivo di detti interventi normativi sarebbe quello di togliere ogni forma di autonomia nel reclutamento agli Atenei, centralizzando le procedure e togliendo valenza ai concorsi locali;
   lo strumento ipotizzato dal Governo è quello della decretazione di urgenza –:
   se le notizie corrispondono, anche parzialmente, al vero;
   se non si ritiene inadeguato lo strumento della decretazione di urgenza per intervenire su un processo di riforma che ha visto il Parlamento legiferare recentemente a seguito di ampio e approfondito dibattito;
   se e come il Governo intende salvaguardare i criteri di autonomia, meritocrazia e trasparenza che hanno ispirato la riforma Gelmini;
   se e quali iniziative il Governo intende assumere nell'ambito più generale del sistema universitario, salvaguardando o valorizzando il ruolo dell'ANVUR e l'autonomia dei singoli atenei, con particolare riguardo agli aspetti legati alla meritocrazia e alla modernizzazione del nostro sistema. (4-16524)


   ROSATO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   nel 2010 si poterono svolgere molte delle procedure concorsuali bandite due anni prima per circa 3000 posizioni di docenza di I e II fascia nelle università italiane, che prevedevano un'abilitazione nazionale e successive chiamate locali;
   a procedure concorsuali espletate, molti dei candidati risultati idonei e vincitori si trovarono nella impossibilità di prendere servizio nelle loro sedi, che pure avevano le risorse per assumerli, perché i «tagli lineari», avviati al fondo di funzionamento ordinario, comportarono, ai sensi dell'articolo 51, comma 4, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni e integrazioni, il superamento del limite della spesa per il personale da parte dei suddetti atenei;
   i medesimi, che contano 16 università più altre 14 sedi universitarie, sono esclusi anche dai finanziamenti straordinari quali il fondo per il piano di reclutamento straordinario dei professori di II fascia e il fondo per la mobilità interregionale (che, tra l'altro, ammonta a soli 1,4 milioni di euro l'anno);
   i docenti di II fascia con idoneità di I fascia, che non hanno preso servizio nel nuovo ruolo, sono oggi 475 e pagano un trattamento diverso rispetto agli altri colleghi vincitori del medesimo concorso, per la semplice ragione che, ad avvalersi dell'apporto dei primi, sono sedi universitarie soggette ai vincoli sopra richiamati;
   vi è una evidente disparità di trattamento tra gli idonei assunti e gli idonei che non possono essere assunti dalle sedi universitarie in cui operano, che comporta una violazione dei diritto legittimo alla progressione di carriera come esito delle riconosciute qualità scientifiche certificate dalla procedura concorsuale;
   i tagli ai trasferimenti statali, il nuovo assetto governativo degli atenei e la limitazione delle chiamate degli idonei di I fascia fanno presupporre che le eventuali assunzioni non potranno realizzarsi nel breve periodo a rischio degli stessi idonei che potrebbero vedere scadere il proprio titolo;
   il passaggio di fascia costituisce non una nuova assunzione ma una semplice progressione di carriera, a maggior ragione se avviene all'interno del medesimo ateneo –:
   se il Ministro ritenga che sia percorribile, come soluzione, l'assunzione di iniziative normative che, in deroga all'articolo 51, comma 4, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni e integrazioni, consentano alle università italiane di procedere alle assunzioni in ruolo dei professori di I e II fascia presso i medesimi atenei, rispettivamente come professori associati e ricercatori;
   se il Ministro ritenga possibile lo stanziamento di una quota parte dei fondi del piano straordinario previsto dall'articolo 1, comma 24, della legge 13 dicembre 2010, n. 220, per la costituzione di un fondo per le chiamate degli idonei di I fascia, analogo a quello in vigore per gli idonei di II fascia;
   se il Ministro intenda assumere iniziative volte a prorogare, ai fini della presa di servizio dei soggetti risultati idonei in procedure di valutazione comparativa per professori universitari di I e II fascia, bandite, ai sensi della legge 3 luglio 1998, n. 210, e successive modificazioni e integrazioni, le disposizioni vigenti al momento della pubblicazione del bando di concorso nel quale sono stati dichiarati idonei;
   quali altre iniziative il Ministro preveda al fine di trovare una diversa soluzione al problema della diversità di trattamento alla quale sono sottoposti i docenti idonei non assunti. (4-16527)


   CAVALLOTTO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   a seguito dell'inagibilità dei necessari servizi igienici, la scuola primaria Dal Piaz di Torino è stata costretta a rendere inaccessibile un'ala della scuola medesima, causando un grave disagio per gli studenti e per tutti gli utenti;
   il comune di Torino avrebbe già effettuato due sopralluoghi, senza tuttavia attivare prontamente l'intervento di manutenzione delle tubature al fine di consentire la ripresa delle normali attività scolastiche –:
   quali iniziative intenda intraprendere per verificare attraverso le gerarchie periferiche competenti le tempistiche previste per l'intervento in questione, in modo tale da tutelare il diritto alla salute e la dignità dei bambini che frequentano la scuola Dal Piaz. (4-16532)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   DI VIRGILIO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   una sentenza della Corte europea del 18 ottobre 2011 riconosce nel concepimento l'inizio vita e nel concepito un soggetto degno di tutela;
   il 2 aprile 2012 è stato messo in commercio in Italia il prodotto «EllaOne», più comunemente noto come «la pillola dei cinque giorni dopo». L'Aifa, più volte sollecitata dal Ministero della salute, aveva richiesto al Consiglio superiore di sanità di «escludere con certezza che il farmaco EllaOne agisse dopo il concepimento», per valutarne la compatibilità con le leggi che tutelano esplicitamente sia la donna che il concepito, come prevede l'articolo 3 della direttiva europea 2001/83 sui medicinali per uso umano;
   il Consiglio superiore di sanità ha risposto che il farmaco non agisce dopo l'annidamento, puntualizzando che: «l'aborto è la rimozione dell'embrione già annidato in utero, che avviene dopo il se sto o settimo giorno da un rapporto potenzialmente a rischio. La nuova pillola è utilizzabile prima che si verifichi l'eventuale annidamento, e successivamente non ha effetto». Ad avviso dell'interrogante tale risposta è da considerarsi del tutto elusiva e quindi inadeguata, ma nonostante questo si è giunti all'approvazione finale e all'immissione in commercio;
   la commissione tecnico scientifica dell'Aifa ha previsto però che la prescrizione medica per l'acquisto di EllaOne in Italia sia garantita solo ed esclusivamente alle donne che, preventivamente, si saranno sottoposte ad un test ematico di gravidanza: la ragione di questa precauzione sta tutta nell'ipotesi che ci possa essere una gravidanza in corso e quindi l'affermazione che essa non agisca dopo l'annidamento determina chiari dubbi;
   il principio attivo di detto farmaco, e cioè l'ulipristal acetato, secondo la letteratura scientifica ha un meccanismo di azione analogo a quello del mifepristone, principio attivo della pillola abortiva RU486;
   tale prodotto EllaOne o pillola dei 5 giorni è stato classificato dalle competenti autorità europee nella categoria di contraccettivo di emergenza e non di farmaco abortivo, ma per i prodotti appartenenti a quest'ultima categoria non è possibile escludere con certezza l'azione antinidatoria a carico dell'embrione eventualmente formato e non ancora annidato;
   sembrerebbe che la commissione tecnico-scientifica dell'Aifa avesse deciso all'unanimità o quasi di introdurre nella delibera il «rischio abortigeno». Ma questo non è avvenuto e la precisazione, determinante per comprendere il funzionamento del farmaco e quindi offrire una informazione esatta, non è stata registrata sul foglietto illustrativo. Il farmaco, inoltre, può essere reperito anche sulla rete internet e può essere gestito senza un adeguato monitoraggio medico –:
   se non ritenga necessario assumere ogni iniziativa di competenza per sospendere la commercializzazione del farmaco EllaOne, visto che il meccanismo post-concezionale anti-annidamento non appare compatibile con la legislazione italiana;
   se non ritenga comunque urgente assumere ogni iniziativa volta ad aggiornare il foglio informativo, che a giudizio dell'interrogante è ambiguo e contrasta con i dati in letteratura, non trattandosi di un semplice anti-concezionale, ma di un farmaco potenzialmente abortigeno, in quanto impedisce l'annidamento dell'embrione, e che quindi può fortemente indurre il consumatore ad utilizzare il farmaco credendo di prevenire un concepimento mentre il meccanismo è prevalentemente abortivo. (3-02324)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   STAGNO d'ALCONTRES, DI VIRGILIO, MOSELLA, FARINA COSCIONI, SARUBBI, PALAGIANO, BOCCIARDO, MIOTTO, NUNZIO FRANCESCO TESTA, SBROLLINI, MURER e D'INCECCO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   l'attuale Governo ha fatto della cosiddetta «spending review» una colonna portante del suo programma, nominando un commissario ad hoc e annunciando a più riprese una serie di tagli alla spesa pubblica;
   il Governo ha anche annunciato più volte di voler eliminare le sacche di sprechi che si annidano in tutti i settori dello Stato;
   da un'inchiesta dell'AgenParl sulla cosiddetta «medicina difensiva» viene fuori che in Italia sono assai diffusi i casi di medici che prescrivono test diagnostici e cure mediche anche quando non sono necessarie, solo per tutelarsi da possibili denunce da parte dei pazienti;
   dall'inchiesta emerge anche un aumento del numero delle ricette mediche nel corso del 2011, che potrebbe ricollegarsi proprio a questo fenomeno, e insieme un aumento del consumo di farmaci, da mettersi in relazione con il cosiddetto «disease mongering», ovvero «commercializzazione della malattia»;
   i costi della sola medicina difensiva ammontano a circa 14 miliardi di euro e la stessa interessa tra il 10 e il 14 per cento dei medici italiani e, considerando anche il disease mongering, la problematica è ancora più vasta e onerosa –:
   se il Ministro sia al corrente di quanto rappresentato in premessa e se non intenda intervenire e in che modo al fine di ridimensionare il fenomeno che equivale al budget annuale della spesa farmaceutica. (5-07045)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DI STANISLAO. — Al Ministro della salute, Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   l'associazione italiana della Croce rossa, ente di diritto pubblico, svolge la sua opera su tutto il territorio nazionale grazie agli oltre 150 mila dipendenti volontari e soci attivi appartenenti all'organizzazione, e oltre 5.000 dipendenti;
   la gestione del personale militare volontario, comporta periodici richiami in servizio attivo del medesimo personale iscritto nei ruoli del corpo militare della Croce rossa italiana, per essere quindi riassegnato ai comitati provinciali della medesima Croce rossa;
   il capitano Mario Martinez è iscritto nei ruoli degli ufficiali del corpo militare della Croce rossa italiana dall'11 novembre 1983, ed ha ricoperto, sino al 1991, numerosi incarichi di elevata responsabilità, mediante richiami periodici (con una media di 3 o 4 volte all'anno), ottenendo anche un elogio formale per il servizio prestato;
   senza alcuna apparente motivazione, a decorrere dal 26 settembre 1991, veniva stabilmente posto in congedo, ad eccezione di un breve periodo compreso tra il giugno 2003 e luglio 2003, nel quale veniva richiamato per partecipare alla missione umanitaria in Iraq, presso l'ospedale di Bagdag;
   dopo anni di congedo il capitano Martinez, presenta numerose istanze per chiedere di essere richiamato in servizio;
   istanze di pari contenuto venivano, peraltro, inoltrate anche, direttamente ed autonomamente, dai direttori dei comitati di Parma e di Bari, i quali, in ottemperanza all'espresso invito del comitato centrale di indicare i nominativi dei soggetti da richiamare (circolare del 10 novembre 2004 prot. n. 0072844/04), indicavano espressamente il capitano Martinez quale scelta preferenziale, in considerazione della esperienza e della professionalità posseduta, rilevando che il richiamo dello stesso sarebbe stato del tutto indispensabile quale fondamentale supporto d'ordine amministrativo e per la gestione dell'autoparco;
   tutte le istanze inoltrate ai vertici della Croce rossa italiana, sia da parte del Martinez che dei due comitati territoriali, venivano evase con risposte negative e/o evasive e contraddittorie, mentre, contestualmente, venivano richiamati in servizio dal comitato centrale altri militari;
   i dubbi di legittimità avanzati dal Martinez venivano confermati e rafforzati dalla ispezione condotta dall'ispettorato generale di finanza presso il Ministero dell'economia e delle finanze, conclusa con la relazione del 6 agosto 2008 conclusa con la relazione del 6 agosto 2008 (doc. n. 23), che ha sollevato numerose censure;
   sempre secondo il capitano Martinez il vertice amministrativo della Croce rossa italiana, in spregio ai principi che sorreggono l'ordinamento dell'ente, avrebbe sistematicamente violato il principio di rotazione del personale, dando luogo di fatto all'illegittima stabilizzazione del personale che da anni viene richiamato senza soluzione di continuità;
   tuttavia, nonostante l'espressa denuncia dell'organo ministeriale, con ordinanza n. 142 del 17 aprile 2009 (annullata in parte qua con sentenza n. 38855/2010 del Tar Lazio, confermata con sentenza n. 2141/2011 del Consiglio di Stato), il commissario straordinario, pur richiamando in premessa la suddetta ispezione disponeva (nuovamente) la proroga in servizio sino al 31 dicembre 2009 del medesimo personale già richiamato;
   scaduto il periodo di efficacia della predetta ordinanza, la Croce rossa italiana ha ancora una volta adottato l'ordinanza n. 417/2009 con la quale sono stati nuovamente prorogati in servizio i medesimi militari, escludendo ancora una volta il 1o capitano Martinez;
   con due ricorsi, successivamente riuniti, si impugnavano le due sopra citate ordinanze;
   con sentenza n. 38855/2010, il TAR Lazio, in accoglimento dei superiori ricorsi, annullava i provvedimenti impugnati nella parte in cui il capitano Martinez non era inserito nell'elenco dei richiamati, ordinando l'immediato richiamo in servizio dello stesso, condannando la Croce rossa italiana al pagamento della spese legali;
   la superiore sentenza veniva appellata dalla Croce rossa italiana innanzi al Consiglio di Stato, il quale, preliminarmente, rigettava l'istanza di sospensione dell'efficacia esecutiva della sentenza, condannando la Croce rossa italiana al pagamento delle spese legali relative alla fase cautelare e, successivamente, con sentenza n. 2141/2012, respingendo definitivamente l'appello proposto dalla Croce rossa italiana, affermava che: «gli atti in questione (il cui effetto era stato nel senso di consentire la stabilizzazione di fatto di circa 370 unità di personale per un periodo ultraquinquennale) si pongono in contrasto con il tendenziale principio della concorsualità dell'accesso agli impieghi e del carattere paradigmatico delle assunzioni a tempo indeterminato per far fronte ad esigenze di servizio di carattere non temporaneo della Croce rossa italiana;
   ulteriori profili di incongruità e contraddittorietà sono ravvisabili in capo all'operato dell'amministrazione la quale, nel dichiarato intento di superare un assetto palesemente contra legem (rilevato dagli Ispettori del Ministero dell'economia e delle finanze), aveva – per un verso – apposto un termine (a sanatoria ed ex post) ai numerosissimi richiami a suo tempo disposti; ma aveva – per altro verso – contestualmente disposto l'ulteriore proroga di tali richiami per altri due anni, in tal modo palesando un comportamento di fatto elusivo dei medesimi principi cui – pure – affermava di volersi conformare;
   l'operato dell'amministrazione era, altresì, caratterizzato da palesi profili di contraddittorietà in relazione alle numerose istanze di richiamo in servizio avanzate dall'odierno appellato. Ed infatti, per un verso l'amministrazione aveva più volte affermato l'inesistenza di esigenze operative le quali giustificassero i richiami, mentre – per altro verso – risulta che l'Ente avesse disposto richiami in servizio – per altro prorogati nel corso degli anni – relativi alla medesima sede e al medesimo periodo cui si riferiva l'istanza del 1o capitano Martinez;
   più in generale, le modalità con cui la Croce rossa italiana aveva nel corso degli anni disposto i richiami in servizio e le successive proroghe, risultavano illegittime per la mancata, previa, fissazione di criteri univoci volti ad orientare ex ante il potere di richiamo»;
   per tali motivi, il Consiglio di Stato confermava la sentenza di primo grado, condannando la Croce rossa italiana al pagamento delle spese legali anche del secondo grado di giudizio;
   «nel corso del presente giudizio è, invece emerso: a) che l'ente aveva proceduto nel corso degli anni ad assumere personale anche nelle ipotesi e nelle aree geografiche in cui, nell'ambito del precedente giudizio, aveva negato di aver effettuato richiami»;
   ciò nonostante, la Croce rossa italiana continuava a non provvedere al richiamo del 1o capitano Martinez, costringendolo a proporre, altresì, ricorso per l'ottemperanza con sentenza del TAR Lazio 236/12 che la Croce rossa italiana impugna anche questa al Consiglio di Stato;
   le sentenze non vengono preso in considerazione dal rappresentante legale della Croce rossa italiana, che continua a voler mortificare tutti i soggetti, compresi quelli istituzionali;
   successivamente, con ordinanze nn. 148/12 e, da ultimo, 186/12, la Croce rossa italiana, ancora uno volta in spregio ai principi di cui alle sentenze sopra citate del TAR Lazio e del Consiglio di Stato, proroga in servizio a quanto consta all'interrogante sempre i medesimi soggetti;
   si evidenzia come la Croce rossa italiana, continui, pervicacemente, ancora oggi a disattendere le indicazioni della ricordata ispezione ministeriale, nonché i puntuali precetti impartiti dalle autorità giudiziali con le indicate pronunce;
   l'interrogante in un precedente atto di sindacato ispettivo, che ad oggi non ha ricevuto risposta, ha portato all'attenzione del Governo la vicenda che vede coinvolta la Croce rossa italiana nelle puntuali disattese indicazioni impartite dalle autorità giudiziali –:
   quali iniziative intenda assumere il Governo al fine di verificare la congruità delle dichiarazioni del commissario Rocca;
   se non ritenga che, al contrario di quanto affermato dal commissario straordinario, non comporti un danno per l'erario proprio il non porre in esecuzione le sentenze di cui in premessa, continuando a non richiamare il Capitano della Croce rossa italiana Martinez in servizio;
   se il Governo non ritenga di dover verificare i motivi per cui l'attuale Commissario straordinario perseveri nel richiamare sempre lo stesso personale militare continuando a disattendere le indicazioni della ricordata ispezione ministeriale del Ministero dell'economia e delle finanze, nonché i puntuali precetti impartiti dalle autorità giudiziali con le indicate pronunce;
   se e quali iniziative urgenti intenda assumere al fine di garantire l'immediato richiamo in servizio del capitano Mario Martinez da parte della Croce rossa italiana, come disposto dalla sentenze del Tar e del Consiglio di Stato. (4-16516)


   ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. — Al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 11 del decreto-legge n. 1 del 2012 conferisce alle regioni e alle province autonome la facoltà di bandire il concorso straordinario per soli titoli, entro sessanta giorni dall'invio dei dati comunali, per il conferimento delle nuove sedi farmaceutiche scaturite dall'abbassamento del quorum previsto nell'articolo 11 o di quelle vacanti, dalla cui assegnazione sono esclusi i comuni, e di concludere il concorso e l'assegnazione delle sedi farmaceutiche entro un anno dall'entrata in vigore del decreto-legge;
   gli effetti della liberalizzazione del settore farmaceutico di cui al decreto-legge n. 1 del 2012 ha creato circa 200 nuove sedi per la sola regione Puglia;
   nella regione Puglia, la legge regionale n. 40 del 2007, all'articolo 3, comma 43, stabilisce «l'assegnazione delle farmacie vacanti o di nuova istituzione a farmacisti inseriti in graduatorie formatesi a seguito di concorso per titoli o esami» e, sulla base di questo principio si è svolto un concorso per titoli ed esami nel 2010 a seguito del quale è stata stilata una graduatoria regionale, composta di 570 farmacisti, pubblicata nel 2011 con validità quadriennale, quindi fino al 2015;
   risulta agli interroganti che la regione Puglia, intenda bandire un nuovo concorso per individuare coloro i quali andranno a ricoprire le 200 nuove sedi create con la legge n. 27 del 2012;
   con gli ordini del giorno 9/5025/182 e 9/5025/38 accolti in sede di votazione della legge di conversione del cosiddetto decreto-legge «Cresci Italia», il Governo si è impegnato, tra le altre cose, a valutare la possibilità di adottare ulteriori iniziative normative volte a modificare la normativa ripristinando il concorso per titoli ed esami –:
   se il Governo intenda assumere ogni iniziativa di competenza per chiarire e risolvere la questione dei concorsi per titoli ed esami già effettuati sulla base dei quali è stata stilata una graduatoria per l'assegnazione delle sedi vacanti o di nuova istituzione rispetto agli effetti di liberalizzazione del settore prodotti dal decreto-legge n. 1 del 2012. (4-16519)


   PORFIDIA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   l'espressione disease-mongering o mercificazione della malattia indica un'operazione di marketing finalizzata all'introduzione di un farmaco già pronto per l'immissione nel mercato attraverso una campagna pubblicitaria finalizzata all'introduzione di quadri clinici al di fuori della seduta medica, per indurre il consumatore alla ricerca di un rimedio per specifiche malattie;
   si tratta di una vera e propria tecnica di marketing che viene utilizzata dalle multinazionali farmaceutiche nei casi più estremi per «inventare» delle patologie per poi commercializzare dei farmaci, nei casi meno estremi per ampliare a dismisura i criteri diagnostici di una patologia che esiste realmente sempre per poter vendere più farmaci;
   è un fenomeno che sebbene denunciato a più riprese dalle associazioni dei consumatori risulta ancora poco conosciuto a livello di opinione pubblica, pur generando importanti conseguenze economiche sui bilanci degli enti pubblici che assicurano il servizio sanitario nazionale;
   a modello di quanto sopra detto si riportano i fatti del 2005, quando proprio l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) aveva previsto fino a sette milioni di morti per l'influenza aviaria. Alla fine i morti furono 262. E secondo una delle maggiori banche di affari del mondo (JP Morgan) l'attuale vendita di farmaci anti-influenzali e di vaccini muoverebbe un giro di oltre 10 miliardi di dollari;
   naturalmente anche operazioni più semplici, come rimodulare determinati criteri diagnostici di talune malattie comuni, rendono «malato» chi prima era sano;
   uno dei settori più a rischio è quello della salute mentale, che per sua stessa natura presenta confini molto incerti. Di fatto, negli ultimi anni, sono proliferate le malattie mentali e i disagi psichici che hanno finito per arricchire a dismisura la case farmaceutiche del settore;
   si tenga anche presente che in periodi di forte recessione si registrano innalzamenti vertiginosi della vendita dei farmaci cosiddetti anti-ansia. Decine di statistiche testimoniano il fenomeno;
   il risultato di un buona campagna di marketing è l'arricchimento delle aziende farmaceutiche, ad avviso dell'interrogante con una sorta di asservimento della classe medica – che in taluni casi vede ripagato il proprio sostegno all'operazione – e la scomparsa dell'etica medica con conseguente oscuramento delle reali necessità dell'utente, che non viene più considerato in qualità di paziente ma di mero consumatore, al pari di un compratore di cellulari o indumenti. Ma le persone non possono essere trattate come consumatori di farmaci ed il farmaco stesso non può essere inteso come una merce rispondente solo alla logica del profitto e svincolato totalmente dall'etica medica;
   da un'inchiesta dell'AgenParl sul fenomeno disease mongering in Italia emerge un significativo aumento del consumo di farmaci e un'impennata del numero delle ricette mediche nel corso del 2011. Se, infatti, nel 2011 la spesa farmaceutica a carico del servizio sanitario nazionale è leggermente diminuita, è però cresciuto il numero di ricette: nel 2011 sono state oltre 590 milioni, che significa quasi 10 ricette a persona. In totale si parla di qualcosa come oltre un miliardo e 80 milioni di confezioni di medicinali erogate da Stato e regioni;
   a parere dell'interrogante, oltre alla naturale cura del paziente, che dovrebbe essere difeso da certe pratiche commerciali, è da sottolineare anche che in un periodo di crisi e di revisione della spesa pubblica, sarebbe auspicabile da parte del Governo una maggiore attenzione sulla tematica in questione, volta ad arginare sprechi nella già martoriata sanità nazionale –:
   se il Ministro sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se sia in grado di quantificare in termini economici il fenomeno del disease mongering in Italia;
   quali iniziative intenda adottare al fine di vigilare sul settore ed informare i cittadini delle problematiche in questione, al fine di arginare il fenomeno. (4-16520)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:


   BURTONE. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   sono stati programmati periodi di cassa integrazione presso lo stabilimento plastic components and modules auto motive di Pisticci Scalo;
   saranno coinvolti complessivamente 81 lavoratori di cui 71 operai e 10 impiegati;
   l'allarme lanciato dai lavoratori questa volta è legato al fatto che la richiesta di cassa integrazione ordinaria non è più legata a doppio filo a quella dello stabilimento Fiat di Melfi;
   il settore della componentistica auto è ben presente nell'area industriale della Valbasento e nei mesi passati da alcune forze sindacali era stata avanzata la richiesta di avviare un tavolo di confronto per valutare la capacità di mettere in rete gli insediamenti produttivi e creare un polo dell'auto anche nella Valle per abbattere diseconomie e fronteggiare la crisi –:
   se e quali iniziative il Governo intenda adottare al fine di aprire un tavolo di confronto sulle prospettive dell’automotive in Valbasento e nello specifico in merito alla situazione dello stabilimento plastic components and modules auto motive di Pisticci Scalo. (3-02327)

Interrogazione a risposta scritta:


   NASTRI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto pubblicato dal quotidiano «la Repubblica» il 6 giugno 2012, l'Unione europea ha formulato diversi rilievi critici, nei riguardi del nostro Paese, con riferimento ai decreti emanati sulle energie rinnovabili, secondo cui i provvedimenti normativi aumenterebbero i costi della burocrazia, bloccando un settore strategico della cosiddetta green economy, penalizzando conseguentemente l'Italia in una fase particolarmente difficile e delicata dell'attuale crisi economica, con rischi di aumento degli indici di disoccupazione;
   il documento dell'Unione europea, inviato dalla direzione generale del commissario all'energia Guenther Oettinger, evidenzia che i profili critici non riguardano tanto la misura degli incentivi, in considerazione del fatto che sul decremento, in linea con la veloce diminuzione dei costi di produzione, vi sono sostanziali convergenze, né tantomeno gli obiettivi dichiarati, che intendono andare oltre il 20 per cento di energie rinnovabili;
   l'elemento maggiormente penalizzante, secondo quanto riporta il medesimo articolo, è dettato dal peso degli oneri burocratici che risulta particolarmente rilevante a carico delle fonti rinnovabili, anche per i piccoli impianti che, in teoria, dovrebbero avere una corsia privilegiata;
   a giudizio dell'Unione europea, l'obbligo di registrare i progetti con una capacità superiore ai 12 chilowatt per il fotovoltaico e 50 chilowatt per altri progetti di tecnologie di produzione di elettricità rinnovabile, potrebbe funzionare come deterrente, in grado di paralizzare proprio il segmento di mercato di piccola scala, che la riforma mira a rendere prioritario;
   il monito di Bruxelles si collega direttamente alla crisi economica che rischia di aggravare ulteriormente il comparto delle energie rinnovabili e, in particolare, le imprese che vi operano, mettendo a repentaglio decine di migliaia di posti di lavoro, a causa delle nuove norme che renderanno molto difficile per i produttori indipendenti accedere ai finanziamenti dei progetti;
   l'articolo del quotidiano la «Repubblica» riporta, inoltre, che i rilievi dell'Unione europea sono in linea con le modifiche che i Ministeri sviluppo economico e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, in sede di Conferenza unificata, stanno valutando di apportare ai decreti interessati;
   è opportuno evidenziare, in considerazione di quanto esposto, i segnali di preoccupazione che giungono dagli enti locali, a causa delle ricadute negative in termini economici, che potrebbero determinarsi per i tempi necessari a correggere i decreti del comparto delle energie rinnovabili, paralizzando il settore, quale ad esempio l'eolico e il fotovoltaico che rischiano la bancarotta –:
   quali orientamenti, nell'ambito delle rispettive competenze, intendano esprimere, con riferimento a quanto esposto in premessa;
   se non ritengano opportuno assumere iniziative per definire, in considerazione dei rilievi formulati dell'Unione europea, interventi correttivi dei decreti sulle energie rinnovabili e ridurre le difficoltà legate agli oneri burocratici per la fruizione degli incentivi, che stanno determinando evidenti problemi alle imprese del settore. (4-16525)

Apposizione di firme ad una mozione.

  La mozione De Biasi e altri n. 1-01062, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 maggio 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Quartiani, Concia, Lucà, Marchi, Brandolini, Motta, D'Incecco, Siragusa, Boccuzzi, De Pasquale, Vannucci, Zampa, Coscia, Lulli, Peluffo, Froner, Rigoni.

Apposizione di firme a risoluzioni.

  La risoluzione in Commissione Granata e altri n. 7-00894, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 giugno 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Biasi.

  La risoluzione in Commissione Siragusa e altri n. 7-00898, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 giugno 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Biasi.

Pubblicazione di testi riformulati.

  Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-01755, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 94 del 27 novembre 2008.

   REGUZZONI e MONTAGNOLI. — Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 22-quater del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31, aveva introdotto la possibilità che l'Inail ricorresse alla forma diretta per gli investimenti che originassero da piani di impiego già approvati dai Ministeri vigilanti e per gli investimenti relativi ad opere per le quali siano già stati consegnati i lavori ai sensi dell'articolo 130 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 21 dicembre 1999, n. 554, e per le quali sia concluso positivamente il procedimento di valutazione di congruità tecnico-economica;
   successivamente all'entrata in vigore del citato decreto-legge n. 248 del 2007, l'Inail aveva comunicato di voler predisporre l'accordo di programma preliminare alla realizzazione di varie opere, tra le quali l'Istituto Carlo Besta e l'Istituto Tumori in Milano;
   l'articolo 5, comma 5, del decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 luglio 2008, n. 126, ha abrogato l'articolo 22-quater del già citato decreto-legge n. 248 del 2007, reintroducendo, quindi, per l'Inail, l'obbligo di procedere agli investimenti esclusivamente attraverso la forma indiretta;
   gli interventi previsti per la realizzazione dell'Istituto Carlo Besta e dell'Istituto Tumori hanno una fondamentale valenza sociale per il territorio non solo di Milano e della Lombardia, ma per l'intero territorio nazionale e difficilmente, vista la particolare natura e la scarsa redditività, potrebbero essere realizzati da investitori privati;
   durante la discussione in aula del decreto-legge 93 del 2008 il Governo ha già manifestato attenzione a questo problema, valutando la possibilità di far eseguire in via diretta all'Inail gli investimenti già programmati –:
   quali siano gli intendimenti del Governo sugli investimenti e sull'utilizzo dei fondi in argomento. (4-01755)

  Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-03489, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 199 dell'8 luglio 2009.

   REGUZZONI e MONTAGNOLI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:
   le palafitte (anche quelle Lombarde) potrebbero diventare patrimonio culturale dell'umanità. La candidatura dei «Siti palafitticoli preistorici nell'arco alpino» è stata presentata su iniziativa della Confederazione Elvetica, che contempla una proposta indicativa approvata dal Consiglio federale nel 2004, con la candidatura di siti palafitticoli ubicati nei sei Paesi alpini, ovvero in Svizzera, Germania, Francia, Italia, Slovenia e Austria;
   entro la fine del 2009 si prevede di sottoporre ufficialmente la documentazione al Comitato del Patrimonio mondiale dell'UNESCO. La candidatura dovrebbe essere trattata in occasione della sessione estiva 2011;
   gli insediamenti lacustri sono la testimonianza più rappresentativa e completa del modo di vivere nel periodo neolitico e nell'età del bronzo (circa 5000-800 a.C.). Nei terreni umidi permeabili all'aria le materie organiche si conservano in modo ottimale. Nella Preistoria l'utilizzazione di tali materiali era onnipresente. Il legno veniva per esempio usato come combustibile, materiale per costruire case, steccati, carri e altri mezzi di trasporto nonché recipienti, oggetti in vimini e attrezzi di vario genere. La corteccia veniva destinata alla produzione di scatole e altri contenitori. La corteccia di betulla era specificamente utilizzata per ornare i manici di scuri particolari o recipienti in ceramica. La pece della corteccia di betulla fungeva invece da sostanza adesiva multiuso. La rafia di quercia e di tiglio serviva alla produzione di funi, mantelli, cappelli e scarpe. Negli insediamenti ubicati in terreni umidi sono stati rinvenuti anche numerosi tessuti in lino;
   vi sono rilevanti siti palafitticoli in tutto il Paese, tra i quali quello dell'Isolino Virginia in Comune di Biandronno (Varese), degni di essere considerati patrimonio dell'umanità per la loro importanza storica e culturale –:
   se ed in che modo la candidatura sia stata posta nella sessione estiva del 2011 e che esito abbia avuto;
   se e come il Ministro intenda valorizzare i beni in argomento. (4-03489)

  Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-03674, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 205 del 21 luglio 2009.

   REGUZZONI e MONTAGNOLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   la regione Lombardia – principale locomotiva economica del paese – soffre da anni di una situazione difficile dal punto di vista delle infrastrutture stradali;
   dopo decenni di stallo occorre proseguire con determinazione l'opera di potenziamento delle infrastrutture lombarde, costruendo nuove strade e migliorando quelle esistenti;
   il potenziamento della Strada Provinciale 46 Rho-Monza (tangenziale nord) rappresenta un'opera importante per il sistema viabilistico milanese e lombardo in generale;
   detta opera, nonostante i precisi impegni di Governo, Enti locali e Anas assunti più volte in tal senso, non è tuttora completata;
   la realizzazione completa del «potenziamento della SP 46 Rho-Monza (tangenziale nord)» rientra tra le opere prioritarie per la realizzazione dell'Expo 2015 a Milano;
   il completamento di tale infrastrut-tura era inizialmente previsto per il 2014 –:
   quali siano gli intendimenti del Governo su quanto riportato in premessa in particolare riguardo la realizzazione del potenziamento della Strada Provinciale 46 Rho-Monza (tangenziale nord);
   se esistano ritardi nel crono-programma originale e, in tal caso, quali siano i motivi dei ritardi accumulati;
   quale sia lo stato dell'opera in termini di progetto, appalto e finanziamento;
   se l'opera risulti completamente finanziata ovvero sia necessario un ulteriore finanziamento a carico del bilancio pubblico, e se sì di che importo e a quale bilancio dovrà essere posta in carico (bilancio dello Stato, dell'Anas o di altri soggetti pubblici);
   se e come il Governo intenda supportare la realizzazione di infrastrutture viabilistiche necessarie allo sviluppo della regione Lombardia e del nord del Paese in generale, fattore di sostegno allo sviluppo economico dell'area più industrializzata del Paese. (4-03674)

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore:
   interrogazione a risposta in Commissione Cavallotto n. 5-05647 del 2 novembre 2011 in interrogazione a risposta scritta n. 4-16532.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta in Commissione Farina Coscioni e altri n. 5-06992 pubblicata nell'allegato B ai resoconti della Seduta n. 643 del 4 giugno 2012. Alla pagina 31432, seconda colonna, dalla riga ventunesima, alla riga ventiduesima deve leggersi: «Rossa italiana (CRI) per la “privatizzazione” dell'Ente;» e non «Rossa Italiana (CRI) per la “privatizzazione” dell'Ente (atto del Governo n. 424);», come stampato.