XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 7 giugno 2012

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La XIII Commissione,
   premesso che:
    l'Italia detiene il primato di produzione di tabacco in Europa ed è tuttora tra i primi 10 esportatori mondiali;
    il settore del tabacco rappresenta per il nostro Paese una realtà agricola e industriale importante con un grande effetto trainante per il settore economico;
    in Italia il tabacco conta un indotto di 174 milioni di euro, 210 mila addetti, ed una manodopera diretta di oltre 60 mila unità;
    oggi, la filiera tabacchicola italiana vive un momento di grave e profonda crisi economica e sociale, derivante sia dagli effetti della riforma della normativa comunitaria, che ha determinato un contenimento delle produzioni e delle risorse ad esse assegnate, sia dalla volatilità dei prezzi del mercato di riferimento, che rende molto incerta la collocazione del prodotto ad un prezzo remunerativo;
    in dieci anni, infatti, la superficie agricola coltivata è diminuita del 30 per cento circa, il raccolto è quasi il 40 per cento in meno, hanno dismesso la coltivazione circa l'85 per cento delle aziende;
   le misure previste nei piani di sviluppo rurale rappresentano senza dubbio interventi importanti al fine di migliorare la competitività delle produzioni attraverso il sostegno alle imprese ed è pertanto auspicabile che le regioni garantiscano piena disponibilità delle risorse;
   a livello nazionale occorre che il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, oltre a sostenere una regolamentazione comunitaria equilibrata proceda a rivedere e rilanciare gli accordi con tutte le multinazionali del tabacco operanti in Italia come richiesto dagli operatori del settore;
   in data 2 agosto 2011, la Commissione agricoltura aveva già approvato una risoluzione conclusiva di dibattito sul settore del tabacco, in cui impegnava il Governo ad attivarsi per trovare misure di sostegno al settore soprattutto a salvaguardia dell'occupazione;
   è assolutamente necessario stimolare ulteriori iniziative per garantire la sostenibilità della produzione di tabacco e ridare certezza e stabilità alle migliaia di imprese agricole ed ai lavoratori della filiera,

impegna il Governo:

   ad attivarsi in sede europea al fine di contrastare, con efficacia, l'adozione di norme penalizzanti per la produzione di tabacco in Italia;
   a promuovere accordi di durata pluriennale con le manifatture internazionali operanti in Italia al fine di garantire l'acquisto del tabacco e sostenere così la produzione.
(7-00899) «Delfino, Naro».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   la gravità della situazione e la rapidità degli interventi resisi necessari nel novembre-dicembre 2011, tesi ad intervenire in maniera urgentissima su una situazione della finanza pubblica al limite del collasso, non nascondono una questione fondamentale: il pareggio di bilancio nel 2013 è solo il primo dei passi necessari per uscire dall'attuale situazione di crisi ma non è affatto l'unico;
   anche se il 2013 segnerà l'arresto nel percorso d'indebitamente pubblico il debito accumulato, che ha raggiunto a fine 2011 la cifra di 1935 miliardi, rimane il problema centrale e mette a rischio la stabilità del Paese. Il tema che ora si pone è di intervenire con rapidità sul debito adottando misure che non deprimano l'economia e garantiscano la coesione sociale;
   è innegabile che una fase di sensibile crescita economica, unita ad adeguati interventi sulla spesa, sia indispensabile per permettere nel tempo una riduzione strutturale del debito. Al momento, però, questa congiuntura positiva non sembra prevedibile possa avviarsi, quasi sicuramente non nel corso presente anno;
   i significativi interventi ad oggi in corso su alcuni temi cruciali, quali quelli delle liberalizzazioni del mercato, della sburocratizzazione e semplificazione normativa, della riforma del mercato del lavoro ed in prospettiva delle misure in termini di efficienza della giustizia e contro la corruzione, sono assai importanti ma dispiegheranno i loro positivi effetti solamente nel medio periodo;
   in termini di finanza pubblica, al contrario, il peso delle misure adottate con i decreti-legge n. 78 del 2010 (convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010 n. 122), n. 98 del 2011 (convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011 n. 111) e n. 138 del 2011 (convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011 n. 148) ed in ultimo con il decreto-legge n. 201 del 2011 (convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011 n. 214) stanno mostrando i loro effetti complessivi soprattutto in termini di aumento generale della pressione fiscale;
   in termini numerici la pressione fiscale, così come stimata da Banca d'Italia, dovrebbe passare dal 42,3 per cento sul Prodotto interno lordo (PIL) del 2010 al 42,7 per cento del 2011 e dal 2012 si attesterebbe su valori intorno al 43,8 per cento non avendo incluso in questa stima, però, né gli eventuali effetti dell'attuazione della delega fiscale e assistenziale né i possibili maggiori prelievi fiscali che gli enti decentrati potrebbero disporre per compensare i tagli apportati con le manovre estive ai trasferimenti dallo Stato;
   in sede di audizione parlamentare la relazione rilasciata dalla Corte dei conti sull’«Analisi annuale della crescita per il 2012» (documento 13 marzo 2012) indica nel 45 per cento il valore tendenziale della pressione fiscale negli anni successivi al 2012;
   l'ufficio studi di Confcommercio, come altri istituti di ricerca privata, stimano una pressione fiscale «effettiva», al netto del contributo dell'economia sommersa sul PIL, assai maggiore;
   a complemento di questo, sempre dati della Banca d'Italia, indicano che le tre manovre approdate nella seconda metà del 2011 determinano una correzione pari al 3 per cento del PIL nel 2012 e al 4,7 per cento in media l'anno, nel 2013 e nel 2014;
   le conseguenze depressive delle manovre e le mediocri previsioni di crescita per la zona euro, non lasciano ipotizzare per l'Italia in un prossimo futuro un ciclo economico favorevole, mentre appaiono ancora incerte, nonostante il forte contributo italiano in questo settore, le decisioni europee su strumenti efficaci e di grande utilità quali gli «eurobond»;
   prima ancora dei vincoli comunitari proprio la situazione del nostro Paese sui mercati, che nonostante il positivo lavoro svolto in questi ultimi quattro mesi rimane precaria, richiede un rapido intervento sul debito in modo da rendere esplicito il nostro impegno in questa direzione;
   per ottenere risultati significativi sui mercati, aiutare la crescita e contenere il carico fiscale sarebbe importante che lo sforzo per il pareggio di bilancio non risultasse isolato ma accompagnato da un'azione di riduzione del debito;
   con questa riduzione si potrebbe ottenere un primo diretto risparmio sulla spesa annuale per interessi, variabile in funzione dell'entità della riduzione, ed è assai probabile che si assisterebbe anche ad un risparmio indiretto nella spesa per interessi ove questa manovra provocasse un abbassamento dei tassi;
   nel decreto-legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011 n. 214, sono contenute prime misure di privatizzazione legate principalmente a beni immobili dello Stato;
   da questo punto di vista sembra oggi utile, necessario e non rinviabile dedicare all'abbattimento del debito pubblico la dismissione di una frazione del patrimonio dello Stato operando dismissioni di immobili pubblici e privatizzazioni e cessioni di quote azionarie di aziende pubbliche;
   in questo senso si muovono anche le osservazioni della Corte dei conti che nel documento più sopra richiamato, in tema di risanamento e crescita, indica chiaramente come «...non si può, pertanto, rinunciare a ridurre lo stock del debito attraverso la cessione di quelle parti del patrimonio pubblico non funzionali allo svolgimento dei compiti essenziali delle amministrazione non soggetto a tutele artistiche e patrimoniali»;
   per il patrimonio immobiliare pubblico stime effettuate da enti di ricerca privati sulla base dei bilanci dello Stato, delle amministrazioni pubbliche e degli enti locali indicano valori superiori ai 400 miliardi di euro, mentre altre analisi, ad esempio KPMG nel 2004, tendono a fornire cifre più elevate basandosi però su valutazioni con criteri di mercato oggi opinabili;
   per quanto attiene alle aziende pubbliche la situazione appare complessa. Una prima stima delle partecipazioni dello Stato in grandi aziende ammonta a circa 100 miliardi, mentre più difficile da valutare, ma molto consistente, è l'entità delle partecipazioni degli enti locali nelle centinaia di aziende sparse sul territorio;
   per quanto attiene alle aziende controllate o partecipate dalla Stato vi sono fra esse situazioni in cui vi è un interesse strategico nazionale ed altre, invece, che necessitano di ristrutturazioni societarie prima della eventuale collocazione sul mercato;
   in ogni caso per la cessione di patrimonio, immobiliare quanto azionario, l'attuale situazione dei mercati pone problemi nella valorizzazione di questi «asset» ed occorre quindi adottare piani di privatizzazione mirati alle reali possibilità del mercato;
   in queste condizioni appare realistico pensare ad un limitato, e credibile, piano di cessione pluriennale che permetta l'abbattimento di una quota significativa del debito evitando nel contempo consistenti perdite di valore nella fase di alienazione;
   un risultato significativo che libererebbe risorse per le successive riduzioni del debito o per contribuire a politiche di investimento e di crescita prima fra tutte una riforma fiscale che alleggerisca il peso alle fasce più deboli dei contribuenti, alle famiglie ed alle imprese;
   in alternativa alla diretta privatizzazione vi sono anche importanti proposte tese alla valorizzazione in funzione della riduzione del debito, delle proprietà delle Stato mediante la realizzazione di un «Fondo patrimoniale» in cui far confluire oltre alle proprietà immobiliari anche le azioni di imprese pubbliche possedute dal Tesoro, quotate e non, per la parte eccedente il loro controllo. Tale Fondo mediante l'assorbimento di titoli di debito pubblico potrebbe portare, secondo alcune stime dei proponenti, ad un abbattimento fra il 10 ed il 20 per cento del rapporto debito/PIL nel giro di due tre anni, svolgendo anche una funzione economicamente propulsiva;
   in ogni modo gli impegni europei già assunti dal Paese, anche prima della recente normativa cosiddetta «fiscal compact», richiedono l'abbattimento del 50 per cento del debito in venti anni e se è vero che tale abbattimento dovrà essere operato con l'avanzo sul bilancio è anche vero che tale sforzo è assai consistente (trattandosi di circa 3 punti di PIL/anno) e dal 1992 l'obbiettivo di una riduzione in valore assoluto del debito non è mai stato colto;
   nell'attuale situazione, dunque, di elevatissima pressione fiscale e di forte recessione la strada maestra per uscire dalla crisi resta un significativo taglio del debito;
   affiancare il pareggio di bilancio con l'operazione di riduzione del debito pubblico, in un percorso che veda una seria operazione di revisione della spesa e dei conti pubblici uniti ad interventi strutturali e riforme profonde appare non solo realistico ma non rinviabile, in modo da creare le condizioni per riavviare un ciclo economico positivo che favorisca la stabilizzazione e la crescita del Paese prevedendo altresì la coesione sociale –:
   se i dati macroeconomici esposti in premessa siano rispondenti alle valutazioni del Governo e quali misure esso abbia in programma per attuare una significativa riduzione del debito pubblico che possa concorrere alla stabilizzazione della finanza pubblica e al contempo liberare più rapidamente risorse a favore dei cittadini e delle imprese.
(2-01533) «Benamati, Rubinato, Boccuzzi, Esposito, Gianni Farina, Losacco, Pierdomenico Martino, Picierno, Bellanova, Melis, Duilio, Touadi, Tullo, Viola, Sanga, Cardinale, Fogliardi, Strizzolo, D'Antona, Giorgio Merlo, Mario Pepe (PD), Genovese, Marchignoli, Baretta, Servodio, Bucchino, Rigoni, Graziano, Fioroni, Ginoble, Grassi, Pedoto».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARINELLO. —Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   con l'articolo 5 della manovra «Monti» (decreto-legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011) sono state introdotte norme di modifica dell'attuale regime relativo all'indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) per la concessione di agevolazioni fiscali e benefici assistenziali; la misura è volta a conseguire risparmi destinati ad incrementare le risorse per le politiche sociali ed assistenziali;
   la norma prevede di «adottare una definizione di reddito disponibile che includa la percezione di somme, anche se esenti da imposizione fiscale, e che tenga conto delle quote di patrimonio e di reddito dei diversi componenti della famiglia nonché dei pesi dei carichi familiari», con l'intento di «individuare le agevolazioni fiscali e tariffarie nonché le provvidenze di natura assistenziale che, a decorrere dal 1o gennaio 2013, non possono essere più riconosciute ai soggetti in possesso di un ISEE superiore alla soglia individuata»;
   la norma, considerato che il decreto relativo, allo stato attuale, non risulta ancora emanato, ha sollevato vasti clamori nel mondo della disabilità, soprattutto perché l'indennità di accompagnamento viene considerata reddito disponibile;
   un ulteriore problema, sollevato dalle associazioni di settore, riguarda il fatto che, in caso di separazione dal coniuge, l'assegno di mantenimento non venga considerato in detrazione del reddito disponibile;
   giova osservare che la condizione di separazione aggrava ulteriormente la condizione del disabile, in quanto lo priva del sostegno dei familiari che abitualmente (e gratuitamente) lo sostengono nei compimenti degli atti quotidiani –:
   se non ritenga opportuno, in sede di attuazione dell'articolo 5 del decreto-legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011, considerare in riduzione del reddito disponibile, a fini ISEE, l'assegno di mantenimento erogato al coniuge dal soggetto percettore delle prestazioni in corso di revisione.
(5-07040)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GELMINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   la legge 5 maggio 2009, n. 42 (delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione), all'articolo 5, ha previsto, nell'ambito della Conferenza unificata, l'istituzione della Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica «come organismo stabile di coordinamento della finanza pubblica di cui fanno parte i rappresentanti dei diversi livelli istituzionali di governo»;
   il decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68 (disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario) ha formalmente istituito la sopra citata Conferenza «quale organismo stabile di coordinamento della finanza pubblica fra comuni, province, città metropolitane, regioni e Stato» (articolo 33);
   l'articolo 34 della citato decreto n. 68 del 2011 ha definito la composizione della Commissione stessa;
   il comma 2 dell'articolo 35 del decreto n. 68 del 2011 prevedeva che entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto, dovesse essere convocata la riunione di insediamento della Conferenza. In ogni caso, la Conferenza doveva essere convocata almeno una volta ogni due mesi e quando ne facesse richiesta un terzo dei suoi membri;
   l'articolo 36 del decreto n. 68 del 2011 stabilisce le funzioni della Conferenza; in particolare, essa «concorre alla ripartizione degli obiettivi di finanza pubblica per sottosettore istituzionale» e «assicura la verifica delle relazioni finanziarie fra i diversi livelli di governo e l'adeguatezza delle risorse finanziarie di ciascun livello di governo rispetto alle funzioni svolte, proponendo eventuali modifiche o adeguamenti al sistema»;
   nella seduta del 19 gennaio 2012, la Conferenza unificata ha acquisito le designazioni dei componenti delle regioni, dell'ANCI e dell'UPI nella Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, ai sensi dell'articolo 34, comma 2, del decreto legislativo 12 maggio 2011, n. 68;
   con lettera datata 7 marzo 2012 le regioni hanno sollecitato il Governo a procedere con l'insediamento di tale Conferenza;
   anche in occasione dell'espressione del parere sul DEF 2012, la Conferenza unificata ha lamentato il non coinvolgimento della Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica (Conferenza unificata, repertorio atti n. 61/CU del 10 maggio 2012);
   tale sede istituzionale, che vede al suo interno Ministri e rappresentanti politici degli enti territoriali con competenze specifiche, costituisce, soprattutto oggi, la possibilità per una nuova ed efficiente governance del nostro sistema di relazioni finanziarie;
   nelle more di una riforma costituzionale che ridisegni l'impalcatura dello Stato, introducendo un Senato federale o delle autonomie, e della piena attuazione della legge delega sul federalismo fiscale, la Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, può diventare un valido strumento per rendere partecipi gli enti territoriali delle scelte, anche difficili, che il nostro Paese è tenuto ad adottare –:
   se il Governo non ritenga ormai necessario convocare la Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, anche al fine di affrontare in una sede di confronto istituzionale idonea quelle problematiche che stanno acuendo le tensioni fra comuni, province, regioni e Governo nazionale. (4-16488)


   DI PIETRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   a Termoli (Campobasso), su via Rio Vivo, in un lembo di terra antistante la spiaggia abitano circa mille persone che pagano regolarmente le tasse su abitazioni e servizi;
   i terreni su cui sorgono le abitazioni, a detta dei residenti, furono donati ai loro avi dal comune come ricompensa ai reduci della prima guerra mondiale;
   dagli anni Settanta, a più riprese e con diverse modalità, l'Avvocatura distrettuale dello Stato, l'Agenzia del demanio, l'Agenzia delle entrate e la Capitaneria di porto hanno cercato di espellere i suddetti residenti perché accusati di occupazione abusiva del demanio marittimo;
   nel 2008 è stata accolta la richiesta dell'Avvocatura di Campobasso di ritenere quei terreni demaniali e quindi non acquisibili per usucapione;
   la procura, sette anni fa, ha disposto il sequestro preventivo delle abitazioni –:
   quale sia l'orientamento del Governo con riguardo agli aspetti di competenza e quali iniziative intenda intraprendere per trovare una soluzione alle vicende giudiziarie che, da quaranta anni, arrecano grave disagio ai cittadini coinvolti.
(4-16491)


   BITONCI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   il recente disastro verificatosi qualche mese fa al largo dell'isola del Giglio ha riportato all'attenzione la problematica del transito delle grandi navi da crociera in prossimità di luoghi sensibili dal punto di vista ambientale, come, ad esempio, la laguna e la città di Venezia, e che ha messo in evidenza altresì come appaia oggi assolutamente prioritario preservare il delicato ecosistema della città e dalla laguna di Venezia dal traffico crocieristico di grande stazza;
   il 2 marzo 2012, attraverso la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale di un decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e noto come decreto «anti-inchini e per le rotte sicure», il Governo ha inteso garantire le rotte marittime nelle acque interne del Paese, prevedendo, con tale norma, il divieto di navigazione nelle aree protette e a due miglia dai loro confini per le grandi navi e fissando altresì l'interdizione al passaggio nel Bacino di San Marco a Venezia di navi con stazza superiore alle 40 tonnellate;
   organi di stampa locali riportano la notizia secondo la quale è recentemente transitata per il bacino di Venezia la più grande nave che abbia mai attraversato il bacino di San Marco, ovvero la MSC Divina, lunga quasi il doppio di piazza San Marco (333 metri, contro i 175 del salotto veneziano), alta i due terzi del Campanile (66 metri, per 18 ponti);
   altri organi di stampa locali riportano anche informazioni secondo le quali sono al vaglio delle autorità e dei tecnici competenti soluzioni provvisorie alternative e basate sulla possibilità di scavo di un nuovo canale lagunare o la creazione di un nuovo terminal crocieristico;
   in queste ultime settimane sono numerose le manifestazioni e contestazioni, sia delle organizzazioni economiche di categoria che delle associazioni e dei gruppi sociali maggiormente sensibili alla tutela e alla salvaguardia di Venezia e della sua laguna, per sensibilizzare l'opinione pubblica su questo importante problema –:
   quali iniziative si intendano adottare al fine di rispettare la recente disposizione governativa affinché vengano garantiti sia l'indotto lavorativo generato dal flusso turistico, sia il delicato ecosistema veneziano, e se non si ritenga altresì opportuno prevedere d'urgenza il divieto del passaggio delle grandi navi nel bacino San Marco e nel canale della Giudecca a Venezia.
(4-16495)


   EVANGELISTI. —Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   come accade sempre in occasione di eventi tellurici o atmosferici avversi e devastanti, gli italiani, anche e soprattutto quelli che vivono difficoltà economiche quotidiane, si mostrano spesso generosi in quanto a solidarietà attraverso donazioni effettuate per la maggior parte con sms o telefonate a numeri speciali comunicati di volta in volta;
   come è drammaticamente noto, i terremoti del 20 e 29 maggio 2012 in Emilia hanno causato danni notevoli per affrontare i quali è stato anche attivato, appunto, un numero ad hoc, il 45500, che consente di donare due euro con un messaggino;
   si tratta di un flusso notevole di denaro sulla destinazione del quale gli stessi italiani che donano si interrogano, anche attraverso quel potente strumento informativo che è ormai internet;
   ed è proprio l'incessante domanda su che fine fanno questi preziosi sms che sta scuotendo in particolar modo il popolo dei blog, dei post e dei twitter;
   il vice capo dipartimento della Protezione civile, Angelo Borrelli, ha recentemente affermato che «La cifra raccolta sarà interamente destinata alle popolazioni colpite e, come è già accaduto in passato, le cifre donate non saranno gravate da Iva né alcuna quota sarà trattenuta dai vari operatori di telefonia. Ma i soldi, questo è bene precisarlo, non arrivano immediatamente nella disponibilità della Protezione Civile, né degli operatori telefonici. Quella che si fa con gli Sms è infatti una sorta di promessa di donazione e fino a quando Tim, Vodafone, Wind, eccetera non riscuotono le bollette, non possono entrare in possesso dei soldi e quindi non possono trasferirli alla Protezione Civile sul conto che la stessa Protezione Civile ha presso la tesoreria dello Stato alla Banca d'Italia»;
   i tempi tecnici di trasferimento dei fondi, si sa, sono di circa 60 giorni, in pratica quando il donatore paga la bolletta, ma va detto che normalmente le donazioni attraverso sms sono effettuate con schede ricaricabili, quindi con denaro sottratto contestualmente e quindi immediatamente disponibile;
   sono ancora tanti gli interrogativi sulla destinazione finale dei soldi raccolti via sms all'indomani del terremoto dell'Aquila nel 2009, ovvero oltre 68.338.754 di euro; a questo proposito, da quanto si legge nei vari forum di discussione, sembra che un dieci per cento circa di questa cifra sia stato girato a suo tempo alla fondazione Etimos, per un costo di esercizio di 400 mila euro «spalmati» in nove anni, che si sarebbe occupata di finanziare in Abruzzo progetti di microcredito; si apprende, sempre tramite internet, che nel tempo siano stati erogati tramite la Etimos oltre 3 milioni e 830 mila euro di crediti da gennaio 2011 a oggi, con un totale di 191 finanziamenti suddivisi fra imprese (114), cooperative (9) e famiglie (68), per un ammontare medio che si attesta rispettivamente intorno a 27mila, 38mila e 5.600 euro;
   a gran voce tutti coloro che seguono attentamente questo drammatico evento tellurico si chiedono –:
   dove vanno a finire i soldi che si donano attraverso gli sms inviati con i cellulari, se arrivino a destinazione, che fine fanno le centinaia di migliaia di euro che transitano verso i conti correnti creati proprio per aiutare le popolazioni colpite dal terremoto e quali garanzie si hanno e come si può controllare che l'aiuto sia effettivamente «incanalato» nei giusti binari;
   quali siano le informazioni in suo possesso in ordine a quanto evidenziato in premessa;
   quali garanzie intenda fornire a tutti coloro che più o meno generosamente contribuiscono alla creazione di un fondo per aiuti immediati alle popolazioni colpite. (4-16503)


   GOZI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. — Per sapere – premesso che:
   in data 17 aprile 2012 è entrato in vigore il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che stabilisce il tetto degli stipendi dei manager della pubblica amministrazione che ammonta a 293.658 euro prendendo come parametro di riferimento il trattamento economico complessivo del primo presidente della Corte di cassazione e riguarda chiunque abbia un rapporto di lavoro subordinato o autonomo a carico delle pubbliche finanze;
   secondo tale decreto, inoltre, per i dipendenti collocati fuori ruolo o in aspettativa retribuita, presso altre pubbliche amministrazioni, la retribuzione per l'incarico non potrà superare il 25 per cento del loro trattamento economico fondamentale;
   tale decreto rientra tra le misure dello schema di provvedimento concernente il limite massimo retributivo dei dipendenti pubblici, previsto nel decreto-legge «Salva Italia» e riveste grande importanza nella politica di contenimento dei costi degli apparati burocratici anche a seguito della pubblicazione delle retribuzioni dei manager pubblici;
   tali somme così sbloccate confluiranno nel fondo per l'ammortamento dei titoli di Stato;
   l'articolo 3 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 16 aprile sancisce che ai fini dell'applicazione della disciplina, «sono computate in modo cumulativo le somme comunque erogate all'interessato a carico del medesimo o di più organismi, anche nel caso di pluralità di incarichi conferiti da uno stesso organismo nel corso dell'anno», stabilendo l'obbligo di produrre tali dichiarazioni entro 30 giorni dalla pubblicazione del decreto –:
   quali siano i tempi e le modalità di attuazione delle previsioni di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 17 aprile 2012, e segnatamente quali siano le attuali retribuzioni in godimento, comprensive di eventuali cumuli, e, considerati l'operatività retroattiva, le concrete modalità di recupero delle differenze attive relative alla pregressa annualità ed alle mensilità da gennaio a giugno 2012.
(4-16504)


   DI PIETRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   l'interrogante in data 2 aprile 2012 ha presentato l'atto di sindacato ispettivo 4-15567 relativo all'ampliamento del «cratere sismico» da parte del presidente della regione Molise Michele Iorio, che l'interrogante giudica non corretto;
   nelle more di un'invocata risposta al sopracitato atto, si precisa che, secondo quanto è stato spiegato dalla Guardia di finanza, Iorio, in qualità di commissario per la gestione dell'emergenza sisma, avrebbe destinato risorse economiche anche a beneficio di enti, istituzioni e privati non compresi nell'area interessata dal terremoto del 2002;
   il presidente Iorio, già indagato per abuso d'ufficio e indebita percezione di soldi ai danni dello Stato, è stato segnalato dalla Guardia di finanza – assieme all'ex capo della protezione civile Guido Bertolaso – per un danno erariale quantificato in 158 milioni di euro –:
   quali urgenti provvedimenti intendano adottare in ordine agli aspetti di rispettiva competenza. (4-16514)

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   STEFANI. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
   nel novembre del 2009 la Commissione affari esteri ha approvato una risoluzione, sottoscritta da rappresentanti di numerosi gruppi parlamentari, sia della maggioranza che dell'opposizione pro tempore, in cui si impegnava il Governo a sottoscrivere al più presto gli accordi già parafati in materia finanziaria e fiscale e ad accelerarne la ratifica;
   nel settembre 2010 la Commissione affari esteri ha avuto un incontro informale con una delegazione della Commissione esteri del Consiglio grande e generale della Repubblica di San Marino nel corso del quale è stata ribadita la necessità di rafforzare il partenariato tra Italia e San Marino, dotandosi degli strumenti necessari per assicurare trasparenza ai mercati finanziari, tranquillità agli operatori economici e stabilità occupazionale ai lavoratori;
   nel perdurare della grave crisi economica appare ancora più rilevante l'importanza delle relazioni politiche ed economiche tra Italia e San Marino –:
   quali siano le prospettive delle relazioni bilaterali tra Italia e San Marino e, in particolare, se trovino conferma le notizie di stampa circa l'imminente firma del protocollo di modifica all'accordo contro le doppie imposizioni fiscali tra i due Paesi. (5-07031)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GIANNI FARINA. — Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   in data 11 aprile 2012 un'apposita commissione voluta dal Ministro interrogato ha consegnato una relazione finale dove si individuano, nell'ambito della spending review, interventi sulle politiche relative al personale del Ministero degli affari esteri e alla scuola italiana all'estero al fine di razionalizzare la spesa del Ministero;
   proprio su questo ultimo aspetto va rilevata una carenza di analisi che lascia a dir poco interdetti. Si tralascia, infatti, di descrivere in maniera puntuale che l'attuale composizione del sistema scolastico italiano all'estero complessivamente inteso (scuole, lettorati e corsi di lingua e cultura) è attualmente composto da un intervento decisamente prevalente dell'iniziativa del privato e del privato sociale tanto da coprire circa il 75 per cento degli interventi lasciando solo il 25 per cento all'iniziativa pubblica posta a capo del Ministero degli affari esteri, facendo apparire l'utilizzo dell'intervento pubblico che si realizza con l'invio di personale docente di ruolo nella scuola italiana più come una spesa da tagliare che una risorsa da valorizzare;
   gli stessi dati pubblicati dal Ministero degli affari esteri decisamente puntuali sull'analisi del sistema e sulla sua composizione non sembrano essere stati presi in considerazione dalla commissione;
   tale documento si presta, pertanto, ad una lettura tutta strumentale del sistema dove sembra, senza essere dovutamente argomentato e severamente analizzato, che il ricorso al privato è garanzia di risparmio e qualità laddove invece risulta all'interrogante per lo meno discutibile e in ogni modo di effetto limitato;
   le retribuzioni dei docenti italiani, sempre riferite a quell'anno, vanno nella primaria da una retribuzione iniziale di 1.908 euro mensili lordi ad un massimo, dopo 35 anni di servizio di 2.811 euro mensili lordi dipendenti. Mentre quella dei docenti della secondaria è di 2.055 euro mensili lordi per arrivare a fine carriera ossia dopo i 35 anni a 3.087 euro;
   per i docenti italiani di ruolo in servizio all'estero il trattamento economico è il seguente: a) mantenimento della retribuzione tabellare percepita in territorio metropolitano con la decurtazione della indennità di contingenza pari a 520 euro mensili; b) assegno di sede (ISE) per 12 mensilità (ex decreto legislativo n. 62 del 1998) non pensionabile che varia da Paese a Paese e che negli stati considerati dal minimo della Francia di 3.220 euro ad un massimo della Svizzera di 4.300 euro;
   quanto affermato è ancora più vero soprattutto nel segmento dei corsi di lingua e cultura di cui al decreto legislativo n. 297 del 1994, che gli articoli 636, 637 e 638 hanno pienamente recepito la legge n. 153 del 1971, dove peraltro l'iniziativa pubblica si condensa in modo particolare nell'area europea e precisamente in Svizzera, Germania, Francia, Belgio e Gran Bretagna;
   la cancellazione, benché progressiva, del contingente statale comporterebbe un aggravio di spesa per l'amministrazione anche se sotto forma di contributi supplementari agli enti, dovendo quest'ultimi assumere personale in loco con la conseguente applicazione a tale personale dei contratti locali decisamente più onerosi, in queste realtà, a quello applicato al personale docente italiano di ruolo, salvo l'ipotesi di instaurazione di rapporti di lavoro irregolari e instabili con ulteriore precarizzazione del personale;
   secondo il rapporto Eurydice «Teacher's and School Head's salariers and allowances 2009/2010»:
    a) in Germania un docente della primaria percepisce un retribuzione mensile lorda, che va da minimo di 3.184 euro ad inizio carriera ad un massimo di 4.280 euro mentre un insegnante della secondaria ha una retribuzione iniziale di 3.512 euro per arrivare ad un massimo di 4.832 euro;
    b) in Svizzera le retribuzioni dei docenti partono da 3.361 ad inizio carriera per arrivare a 5.338 euro;
    c) in Gran Bretagna dopo sette anni di carriera un insegnante percepisce mensilmente 3.588 euro;
    d) in Belgio un docente con 15 anni di carriera percepisce un compenso mensile di 3.379 euro mensili;
    e) in Francia con un livello minimo di formazione arriva ad uno stipendio di 3.856 euro mensili;
   in tutti i casi analizzati parliamo di salario tabellare mensile lordo dipendente al quale vanno aggiunti ulteriori indennità previste per legge o per contratto ivi compresa la valutazione e valorizzazione di ulteriori titoli professionali e culturali. Ovviamente se si dovesse assumere in loco il personale, il costo del lavoro complessivo azienda è ulteriormente maggiorato, per via degli oneri previdenziali e fiscali a carico del datore di lavoro;
   l'applicazione del progetto non solo annullerebbe a regime la presenza dell'iniziativa pubblica con il personale della scuola italiana decisamente qualificato ma significherebbe una definitiva scomparsa per il segmento dei corsi di lingua e cultura di qualsivoglia legame giuridico, didattico e culturale con il nostro sistema nazionale di istruzione in aperto contrasto con gli stessi vincoli costituzionali;
   come già avviene in diverse realtà i corsi di lingua e cultura di cui alla legge n. 153 del 1971 verrebbero affidati a personale talvolta privo dei necessari titoli idonei per l'insegnamento;
   l'intervento privato, pur importante, non può che essere complementare e di complemento della funzione educativa pubblica;
   l'intervento pubblico è garanzia non solo di qualità e di efficacia ma anche di pari opportunità per tutti gli attori dell'insegnamento;
   il bagaglio di esperienze accumulate all'estero da parte del personale docente può essere messo al servizio della Repubblica per la necessaria crescita multiculturale delle nuove generazioni nel settore educativo;
   in tutta l'attività svolta dalla commissione non è stato chiamato in causa il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e/o le stesse commissioni parlamentari che operano sulla scuola;
   in data 23 maggio 2012 le organizzazioni sindacali confederali della scuola, a seguito degli esiti delle conclusioni della commissione non sono state chiamate causa pur avendone la titolarità, hanno chiesto un incontro di merito al Ministro tra l'altro previsto, nell'ambito della spending review dallo stesso accordo raggiunto tra le parti sociali con il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione;
   ad oggi tale richiesta è stata disattesa;
   sul riordino del sistema scolastico italiano all'estero sono stati depositati in Parlamento alcuni DDL tra cui quello a firma dell'interrogante –:
   se il Ministro degli affari esteri intenda convocare le organizzazioni sindacali della scuola per ascoltare le ragioni di contrarietà all'ipotesi ventilata di privatizzazione totale, benché graduale, dell'iniziativa pubblica attraverso il ritiro del contingente impegnato nei corsi di lingua e cultura e individuare congiuntamente soluzioni idonee a razionalizzare la spesa;
   se il Ministro interrogato intenda proseguire con le linee suggerite dalla commissione;
   se i Ministri interrogati intendano promuovere una fattiva collaborazione nell'intento di evitare la pericolosa deriva della privatizzazione e individuare congiuntamente eventuali soluzioni normative coinvolgendo in questo processo le parti sociali oltre che quelle istituzionali ovvero si intenda procedere unilateralmente senza tener conto delle contraddizioni giuridiche, oltre che politiche, che derivano da un secca applicazione dei tagli;
   quali siano gli orientamenti dei Ministri interrogati in relazione ai rilievi rappresentati in premessa. (4-16490)


   GIANNI. — Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   dal 20 al 22 giugno 2012 è convocata la conferenza di Rio sullo sviluppo sostenibile, un avvenimento di enorme importanza;
   la lobby dell'amianto in questa occasione sta tentando una prova di forza ed è riuscita a far invitare dall'Onu, il magnate svizzero Stephan Schmidheiny a partecipare alla conferenza di Rio;
   il magnate svizzero Stephan Schmidheiny, condannato dal tribunale di Torino a 16 anni di reclusione, è stato invitato dalle Nazioni Unite a presenziare alla conferenza di Rio sullo sviluppo sostenibile, come benefattore dell'umanità, guru dell'ambiente, filantropo della green economy;
   un appello è stato inviato al Governo italiano dall'Osservatorio nazionale amianto, che sta organizzando una mobilitazione di tutte le associazioni, anche a livello internazionale; 
   l'Osservatorio nazionale amianto ha chiesto al Governo italiano e al Ministro degli affari esteri di svolgere ogni azione per deplorare questo comportamento e di chiedere che il signor Stephan Schmidheiny non partecipi alla conferenza di Rio del prossimo 20/22 giugno 2012, svolgendo un'azione sinergica con le associazioni delle vittime, anche quelle brasiliane, per evitare questo scempio;
   l'Osservatorio nazionale amianto ha sottoscritto l'appello di ABREA (Associazione brasiliani esposti amianto) affinché il magnate svizzero non intervenga alla conferenza di Rio del 20/22 giugno 2012 –:
   quali iniziative di competenza intendano intraprendere affinché, alla conferenza di Rio sullo sviluppo sostenibile, che si terrà dal 20 al 22 giugno 2012, sia impedito al magnate svizzero Stephan Schmidheiny, condannato in Italia dal tribunale di Torino a 16 anni di reclusione, di intervenire in qualità di filantropo della green economy. (4-16501)


   SBAI. — Al Ministro degli affari esteri, al Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione. — Per sapere – premesso che:
   dopo la Primavera araba c’è stato un inasprirsi dell'estremismo religioso di matrice islamica in tutto il quadrante;
   in quel quadrante oggi l'apostasia è reato punibile con la pena di morte;
   in Italia si è verificato un ampio flusso di migranti provenienti dai paesi del Nordafrica;
   deve essere garantita la libertà religiosa di tutti i soggetti che risiedono nel territorio italiano, come da articolo 19;
   l'estremismo di matrice salafita dilaga anche nel nostro Paese, tramite moschee «fai da te» e «imam fai da te» che ricalcano l'esplosione dilagante del fondamentalismo salafita –:
   se intenda il Governo studiare soluzioni per garantire la libertà religiosa;
   se intenda il Governo mettere in atto misure di prevenzione e di repressione dei fenomeni di intolleranza religiosa specie verso i convertiti al cristianesimo, che in Italia spesso sono ridotti al silenzio o sono oggetto di gravi episodi di violenza.
(4-16506)


   SBAI. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
   dopo la Primavera Araba c’è stato un inasprirsi dell'estremismo religioso di matrice islamica;
   due giorni fa è stato diffuso un video http://youtu.be/sxGWlOQZyEs in cui un giovane tunisino viene decapitato con un coltello perché convertito, prima dell'arrivo del nuovo Governo estremista, al cristianesimo;
   l'apostasia è oggi in Tunisia causa di condanna a morte tramite sgozzamento, ad opera dei nuovi gruppi estremisti di matrice salafita;
   in Tunisia è venuto meno ogni rispetto dei diritti umani –:
   se intenda il Governo, rivedere i suoi rapporti con la Tunisia in virtù del suo mancato rispetto dei diritti umani;
   se intenda il Governo, chiarire in sede internazionale che non intende avere rapporti con chi massacra e annulla le minoranze o la libertà civile e religiosa.
(4-16510)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   COSENZA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   come dimostrato dalle disastrose conseguenze degli eventi sismici che nei giorni scorsi hanno ripetutamente colpito il territorio dell'Emilia-Romagna con epicentro il modenese, anche nei territori in cui maggiori sono le risorse disponibili e vi sono meccanismi di governo locale efficienti il nostro Paese non è in grado di dare risposte quando si verificano eventi naturali di grande portata;
   il terremoto è di per sé un evento naturale che però, ferma restando la sua imprevedibilità di base come confermato dal fatto specifico che proprio il territorio emiliano-romagnolo era stato finora pacificamente classificato dagli esperti come tra quelli a minore rischio sismico, non dovrebbe incidere in maniera così dura arrivando a distruggere interi agglomerati urbani, a devastare patrimoni storico-culturali preziosissimi e creare terribili disequilibri idrogeologici del territorio;
   il sisma emiliano-romagnolo è l'ennesima conferma del fatto che in Italia, anche ove questi sono costruiti secondo criteri anti-sismici o comunque con modalità di massima solidità, il patrimonio edilizio e il patrimonio monumentale sono oggi non sottoposti a controlli efficaci, con il risultati che essi risentono dell'usura del tempo e della mancanza di manutenzione;
   discorso analogo vale per il terzo grande tema fatto emergere dall'evento sismico, ovvero la mancanza di tutela del territorio, che in molte aree del Paese risulta oggetto di una edificazione di un utilizzo fuori da regole e logiche di prevenzione dai disastri e di sicurezza;
   questo quadro preoccupante è certamente il frutto anche di una situazione che vede, in Italia, sin dal dopoguerra la mancanza della giusta visione in base alla quale il problema della manutenzione del patrimonio edilizio, del patrimonio monumentale e del territorio dovrebbe essere sentito come una priorità di intervento nazionale da parte dell'intera collettività;
   oggi è sempre più forte la sensazione che questo discorso, così decisivo per prevenire le conseguenze di eventi naturali che sempre ci sono stati e che sempre ci saranno, sia fuori da ogni attualità e che, al contrario, senza alcun genere di piano organico o di disegno razionale la manutenzione del patrimonio edilizio, del patrimonio monumentale e del territorio sia lasciata alla totale discrezionalità e buona volontà dei singoli che vi abitano o che vi sovrintendono –:
   quali iniziative urgenti e non più rinviabili, ancor più alla luce del disastro consumatosi in Emilia-Romagna, intenda assumere per dotare l'Italia di un piano organico di misure che si muove principalmente su due piani:
    a) garantire strumenti che consentano un effettivo e concreto controllo sulla sicurezza del patrimonio edilizio nazionale;
    b) assicurare il monitoraggio sulla solidità del patrimonio monumentale italiano;
   con specifico riguardo al primo punto, relativo al patrimonio edilizio, se e quali iniziative il Governo intenda assumere, nei tempi più rapidi possibili, rispetto a quanto rappresentato nell'ordine del giorno 9/1952-A/3 in cui si afferma: «È necessario creare forme di certificazione relative allo stato di sicurezza e solidità strutturale degli immobili attraverso la tenuta di registri di manutenzione che consentano di conoscere, dal punto di vista strutturale, la storia di un fabbricato dalla sua nascita e passando poi per i lavori cui viene successivamente sottoposto». (5-07041)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali, per sapere – premesso che:
   l'ordinanza del sindaco di Pisa del 29 maggio 2012 dispone la chiusura del palazzo della Sapienza di Pisa e della biblioteca universitaria a causa dei problemi di sicurezza legati alla tenuta strutturale dell'edificio, sottoposta alla pressione eccessiva del peso dei volumi, più di 600.000 e sensibile ad ogni minimo movimento del suolo, com’è avvenuto in occasione del recente terremoto in Emilia;
   data la sua specificità, la biblioteca universitaria è di proprietà dello Stato e sotto la competenza del Ministero per i beni e le attività culturali, ma collocata fin dal 1823 in un edificio di proprietà dell'università, sede principale della facoltà di giurisprudenza, e contiene un patrimonio culturale unico e di enorme valore, a partire da manoscritti, incunaboli, cinquecentine e libri del seicento e del settecento;
   è urgente intervenire per salvaguardare questo patrimonio e per garantirne la fruizione ai fini di studio e di ricerca, come chiesto anche da un appello firmato da centinaia di docenti e intellettuali, e d'altra parte per recuperare all'uso gli spazi dedicati all'attività universitaria; è necessario procedere comunque ad un trasferimento dei volumi per consentire i lavori di consolidamento strutturale dell'edificio –:
   come il Ministro interpellato intenda muoversi per l'individuazione di una sede adatta a contenere i materiali della biblioteca nella fase temporanea dei lavori;
   quale sia l'orientamento in ordine al futuro della biblioteca universitaria, ovvero se intenda investire, con quali risorse e in che tempi, sul medesimo palazzo della Sapienza o se ritenga più agevole pensare ad altra collocazione.
(2-01532) «Fontanelli, Ventura, Realacci, Letta, Gatti, D'Alema, Velo, Coscia, Mariani, Albini, Cenni, Causi, Froner, Sani, Fluvi, Lulli, Cuperlo, Ghizzoni».

Interrogazioni a risposta scritta:


   GIRLANDA. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:
   la Festa dei ceri si svolge ogni 15 maggio a Gubbio da diversi secoli, mantenendo immutato il suo carattere storico, culturale, religioso ed evocativo, registrando un coinvolgimento da parte della comunità locale unico nel suo genere;
   la Festa dei ceri è considerata unanimemente la manifestazione più importante dell'Umbria, che ha scelto proprio i tre ceri stilizzati come simbolo della massima assise regionale;
   in data 17 gennaio 2012 è stata approvata dal consiglio regionale dell'Umbria una proposta di legge che riconosce la Festa dei ceri come «espressione culturale dell'identità regionale», distinguendo dunque la festa dalle «rievocazioni storiche» già individuate dalla legge regionale n. 16 del 2009 sulle manifestazioni storiche, che sono da intendersi come rappresentazioni che, pur rispettando criteri di veridicità storica, valorizzano i prodotti tipici e le capacità turistiche, aggregative e gestionali delle comunità;
   la Festa dei ceri è da diversi anni candidata ad essere inserita nella lista dei beni immateriali dell'Unesco, attraverso l'azione di promozione svolta a livello istituzionale dal comune di Gubbio;
   nel recente passato è stata più volte richiamata la necessità di costituire un apposito ente che curi in maniera unica ed integrale la promozione della Festa e del suo riconoscimento in ambito internazionale, malgrado questa proposta non raccolga l'adesione dei cittadini di Gubbio e dei ceraioli in particolare;
   la maggior parte delle manifestazioni del nostro Paese che hanno già ottenuto il riconoscimento Unesco non erano rappresentate da un ente appositamente costituito, bensì unicamente dal comune, dimostrando pertanto il carattere di non indispensabilità di un ente di tal fatta per ottenere l'ambito riconoscimento Unesco –:
   se il Ministro ritenga opportuna la costituzione di un ente preposto ai compiti di cui in premessa o ritenga sufficiente la presenza del comune quale soggetto promotore e rappresentante della Festa dei ceri e della comunità eugubina nelle sedi istituzionali preposte all'assegnazione di un riconoscimento di carattere internazionale, come la lista dei beni immateriali dell'Unesco. (4-16489)


   BARETTA e RUBINATO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   con deliberazione n. 61 del 19 maggio 2010 la giunta comunale di Vedelago ha approvato la proposta di accordo di programma per la riqualificazione territoriale dell'area pedemontana tra Castelfranco e Montebelluna dando mandato al sindaco di avviare la procedura ai sensi dell'articolo 32 della legge regionale n. 35 del 2001;
   gli obiettivi dell'accordo consistono nel completamento della viabilità extraurbana sulla direttrice Feltre/Padova, secondo le previsioni provinciali; l'individuazione e realizzazione di una viabilità ordinaria per il traffico pesante generato dalle attività di cava previste dal PRAC, con la realizzazione di un tracciato stradale locale extraurbano che colleghi la strada provinciale 19 e la strada provinciale 102 a est di Barcon e di un nuovo casello di accesso alla futura superstrada a pedaggio «Pedemontana Veneta»;
   il 24 maggio 2010 il comune di Vedelago ha inviato alla regione Veneto tale proposta di accordo e il 26 gennaio 2011 presso la direzione urbanistica e paesaggio della regione del Veneto, si è tenuta una riunione preliminare per lo screening del progetto al fine di verificare l'attinenza a questioni territoriali e pianificatorie di competenza della direzione urbanistica stessa, secondo i contenuti della DGR n. 2943 del 14 dicembre 2010;
   al finanziamento delle opere compartecipano anche soggetti privati individuati nella ditta Colomberotto spa e nella ditta Rotocart spa, poiché si prevede la realizzazione nella frazione di Barcon del comune di Vedelago, nei pressi dell'attraversamento del territorio da parte della superstrada pedemontana Veneta, di un nuovo polo industriale;
   l'insediamento proposto insiste su un'area attualmente a destinazione agricola, nel complesso l'intervento si estende su una superficie territoriale di oltre 88 ettari e prevede una suddivisione dell'area in 3 ambiti: sopra la superstrada pedemontana Veneta, a nord, si situerebbe la zona commerciale, sotto, a sud, vi sarebbero (i) due ambiti produttivi;
   per quanto riguarda la parte produttiva, il progetto prevede la realizzazione di una cartiera ed un macello mentre la parte commerciale dovrebbe essere destinata ad un «farmer market a km 0», un centro commerciale a scala regionale con tutti i prodotti di eccellenza alimentari e non solo che contraddistinguono la produzione agricola veneta;
   nello specifico, l'impianto agro-industriale, la cui superficie d'ambito totale è di circa 38 ettari, costituito da un impianto di macellazione (attività inquinante di 1o categoria) e di lavorazione/confezionamento della carne della capacità di circa 200.000 capi l'anno e che integra le attività di allevamento già presenti nella zona; un impianto di miscelazione di prodotti caseari per l'alimentazione dei vitelli a carne bianca; un digestore che utilizzerà gli scarti della macellazione per la produzione di energia elettrica;
   a fianco di tale impianto, nella porzione est dell'area, si prevede la costruzione di un impianto di produzione di carta, in prevalenza per uso domestico, che dovendosi sviluppare in altezza, verrebbe in parte collocato sotto il piano di campagna, «sbancando» l'area interessata fino alla quota di -12 metri, per uno scavo globale previsto di circa 2 milioni di metri cubi di ghiaia; la superficie totale d'ambito prevista è di circa 37 ettari;
   unitamente all'insediamento industriale è prevista la realizzazione di altre opere viarie, in particolare, un nuovo casello collocato tra il casello di Altivole e quello di Volpago, distanti rispettivamente 4,5 chilometri e 6,5 chilometri, e dunque entrambi molto vicini e una nuova infrastruttura viaria, a corredo dell'impianto industriale descritto, denominata «Variante alla strada provinciale 19», lunga circa 5 chilometri, che si svilupperà a est del centro urbano di Barcon (anziché a ovest come precedentemente previsto dal PTCP di Treviso e del PAT di Vedelago);
   per il perfezionamento dell'accordo, presentato in regione, provincia, e comune, gli enti che hanno titolo ad approvare la procedura, manca l'elemento fondamentale, ossia la dichiarazione di interesse regionale espressa dalla giunta regionale, senza la quale non può avere inizio la procedura prevista dall'articolo 32 della legge della regione Veneto n. 35 del 2001;
   va segnalato che, il proponente, a titolo di perequazione a fronte del cambio di destinazione d'uso dei citati 88 ettari, si impegnerebbe a riconoscere agli enti locali la somma di 15 milioni di euro quale contributo per la realizzazione delle opere viarie succitate, condizione in assenza della quale il proponente stesso non procederebbe con gli interventi previsti;
   la giunta comunale di Vedelago del sindaco Paolo Quaggiotto, con deliberazione del 4 gennaio del 2012 ha fornito una linea di indirizzo che indica lo stralcio di ogni previsione di area a destinazione commerciale;
   a Barcon, la frazione di 1.500 abitanti contigua al prospettato intervento, si è costituito un comitato civico che sta sensibilizzando i cittadini sul tema ed in seguito ha preso decisamente posizione contro il possibile accordo, con numerose iniziative volte ad interessare una popolazione più vasta;
   in accordo col comitato si sono espresse associazioni quali WWF, Italia Nostra, FAI, oltre a tutte le associazioni sindacali (CGIL, CISL, UIL), tutte le associazioni economiche di categoria, il mondo del commercio e la fondazione Villa Emo, proprietaria dell'omonima villa (Patrimonio UNESCO), posta in prossimità dell'area oggetto di intervento;
   da uno studio commissionato dalla fondazione Villa Emo è emerso, inoltre, che i parametri perequativi previsti dall'accordo sono comparativamente bassi, che è troppo elevata la richiesta di superficie coperta rispetto ai volumi di attività previsti così come il consumo di suolo rispetto alla previsione di addetti e che è del tutto assente ogni tipo di valutazione dei saldi occupazionali al netto degli effetti sul mercato locale e di rilocalizzazione/razionalizzazione di strutture preesistenti;
   nel territorio provinciale sono presenti numerose aree industriali, alcune delle quali dismesse, che potrebbero essere utilizzate per la localizzazione degli impianti previsti dall'accordo –:
   se il Governo intenda verificare, per quanto di competenza, se sussistano profili problematici in merito:
    a) alla tutela delle sorgenti del Sile, che potrebbero essere compromesse dal cospicuo emungimento di cui necessiterebbe l'attività della cartiera;
    b) all'interferenza con la presenza di elementi architettonici, quali centuriazione romana, strada Postumia, e soprattutto le ville venete, la cui tutela non può prescindere dalla preservazione del territorio che ne costituiva l'elemento inscindibile, in un'ottica di futuro sviluppo di pianificazione strategica turistico-culturale-eno-gastronomica. (4-16502)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   DI STANISLAO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   è stata votata in una recente seduta della Commissione d'inchiesta al Senato sulle problematiche connesse all'uranio impoverito all'unanimità la decisione di bonificare il Poligono di Salto di Quirra, escludendo a priori tutti gli altri poligoni;
   per quanto riguarda il poligono è stato detto che si deve considerare il poligono inquinato a una profondità di 5 metri. Si tratterebbe, dunque, di asportare una fascia di terreno inquinato di almeno 5 metri per un'ampiezza di 135 chilometri quadrati;
   ad oggi non è mai stato possibile effettuare la bonifica della ristretta fascia di Portoscuso di 1,5 metri di profondità, richiesta da vent'anni e considerata ormai zona permanentemente interdetta;
   la decisione di bonificare almeno 13.500 ettari solo per il caso di Salto di Quirra senza valutare le conseguenze, tra l'altro di notevoli entità, e soprattutto senza considerare tempi e modalità appare allo scrivente sbrigativa e ingiustificata tenendo conto inoltre dell'enorme quantità di scorie che verrebbe creata da sottoporre a lavaggio raccogliendo le acque inquinate da sistemare in cassoni in una discarica appositamente preposta. Procedure e problematiche che non sono state prese affatto in considerazione dalla Commissione d'inchiesta;
   tenuto conto che, fare le bonifiche laddove il terreno è stato inquinato in profondità con proiettili conficcati anche ad un metro di profondità dal suolo e che è stato contaminato da emissioni di torio costituisce un problema di grandissima difficoltà. È stato fatto un tentativo nei poligoni scozzesi di Eskmeals e Kirtkcudbright con altissimi costi e tempi molto lunghi –:
   se il Governo non ritenga di intervenire perché si avvii apposita indagini con analisi e valutazioni sulla possibilità di bonificare i poligoni tenendo conto delle modalità, dei tempi, delle conseguenze e dei rischi per l'ambiente e per la salute umana a breve e a lungo termine.
(4-16497)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SANI. —Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   «Equitalia è la società per azioni, a totale capitale pubblico (51 per cento in mano all'Agenzia delle entrate e 49 per cento all'Inps), incaricata dell'esercizio dell'attività di riscossione nazionale dei tributi e contributi. Il suo fine – si legge sul sito internet dell'ente – è quello di contribuire a realizzare una maggiore equità fiscale, dando impulso all'efficacia della riscossione attraverso la riduzione dei costi a carico dello Stato e la semplificazione del rapporto con il contribuente»;
   gli sportelli e la rete territoriale di Equitalia rappresentano conseguentemente un servizio essenziale per i cittadini e le imprese;
   secondo quanto riportato da organi di stampa «il piano della rete territoriale 2012 di Equitalia prevede anche la chiusura dello sportello di Arcidosso (provincia di Grosseto) entro il quarto trimestre dell'anno»;
   attualmente lo sportello di Equitalia di Arcidosso serve 11 comuni vicini e limitrofi ed interessa un'aria vasta ed articolata, a carattere montano e quindi marginale come quella del Monte Amiata (in particolare otto comuni dell'Unione Amiata Grossetana: Arcidosso, Casteldelpiano, Seggiano, Santafiora, Cinigiano, Roccalbegna, Castell'azzara, Semproniano; ed ulteriori tre comuni: Manciano, Sorano e Pitigliano). Se la chiusura fosse confermata, per la conformità logistica ed infrastrutturale locale, cittadini di molte zone dovrebbero affrontare lunghi e difficoltosi spostamenti (quantificabili anche in 2 ore) per raggiungere lo sportello Equitalia più vicino;
   la zona del Monte Amiata è già stata oggetto, nei mesi scorsi, di una serie continua di «razionalizzazione dei servizi» e quindi della chiusura e dell'accorpamento di ospedali, scuole e caserme e della riduzione delle linee di trasporto pubblico. In un contesto, tra l'altro, produttivo ed occupazionale caratterizzato dalla crisi di aziende e di alcuni storici distretti industriali presenti: disagi e problematiche che, pur caratterizzando tutto il territorio nazionale, si ripercuotono in forma maggiore e incisiva nelle zone marginali come quelle montane;
   la chiusura annunciata dello sportello Equitalia di Arcidosso rappresenterebbe un ulteriore pericolo rispetto al mantenimento nella zona dei servizi primari; quei servizi che consentono di conservare il presidio di risorse umane necessarie allo sviluppo economico e sociale del territorio stesso;
   le istituzioni locali, le associazioni di categoria, i sindacati e numerosi i cittadini del comprensorio si sono subito mobilitati contro la chiusura dello sportello di Arcidosso. In particolare l'Unione dei comuni dell'Amiata grossetana ha inviato una lettera ai vertici Equitalia, in cui si sottolinea l'importanza dei «servizi di prossimità», «essenziali per garantire le condizioni minime di vita contro il disagio recato dal risiedere in territori montani». Nella lettera l'Unione dei comuni e la conferenza dei sindaci Amiata grossetana» hanno anche dichiarato «la loro disponibilità a verificare situazioni logistiche che evitino la chiusura dello sportello»;
   in questo contesto va inoltre citata la lettera inviata ad Equitalia dal sindaco di Arcidosso Emilio Landi in cui si chiede il mantenimento dello sportello anche per non penalizzare alcune fasce di utenza (che rappresentano gran parte dell'attuale popolazione) a «bassa informatizzazione»: «Esistono infatti fasce di utenza – riporta la missiva – che risultano estremamente penalizzate da processi riorganizzativi basati magari sulle nuove tecnologie informatiche o di altra natura che confidano invece sul rapporto diretto con l'operatore del servizio. Il riferimento è a tutta quella fascia di cittadini in età avanzata che hanno poca propensione ai nuovi metodi informatizzati e che hanno ancora bisogno dell'aiuto dell'uomo. Questo è il caso di un territorio quale quello dell'Amiata nel quale vivono tante persone della terza età e che hanno appunto bisogno di spiegazioni ed aiuti –:
   se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se, conseguentemente, il piano della rete territoriale 2012 di Equitalia preveda anche la chiusura dello sportello di Arcidosso;
   se non ritenga necessario prevedere, proprio in virtù del numero dei comuni serviti attualmente dalla sede di Equitalia di Arcidosso, della marginalità dei territori interessati, della difficoltà sociale ed economica ampliata dalla conformità di tali aree, della disponibilità anche logistica annunciata dagli enti locali e dal principio di «semplificazione del rapporto con il contribuente» perseguito dalla stessa Equitalia, ogni iniziativa utile per mantenere lo sportello presente nel comune amiatino. (5-07033)

Interrogazioni a risposta scritta:


   NASTRI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   il dato emerso nell'ultima relazione annuale della Banca d'Italia, evidenzia la sofferenza del sistema produttivo italiano che trova difficoltà nell'avviare un ciclo della ripresa economica, come confermato dai dati che indicano in 12 mila fallimenti aziendali in più avviati nel 2011, pari a +7,4 per cento dell'anno precedente;
   secondo un'indagine sugli investimenti delle imprese industriali (Invind), relativi soltanto alle imprese industriali con almeno 50 addetti, nel 2011, il fatturato a prezzi costanti è aumentato del 2,2 per cento tra le aziende che nel triennio 2009-2011 hanno effettuato spese in ricerca e sviluppo, mentre è sostanzialmente rimasto invariabile tra le altre;
   la spesa complessiva in Italia, dell'attività di ricerca e di innovazione, nonostante la recente attenzione da parte delle imprese, rimane tuttavia bassa nel confronto internazionale: pari all'1,3 per cento del prodotto interno lordo nel 2010, contro l'1,9 per cento della media dell'Unione europea, il 2,3 per cento della Francia e il 2,8 per cento della Germania;
   il ritardo, secondo quanto emerge dalla suesposta relazione della Banca d'Italia, riflette in gran parte la componente privata, a causa di una distribuzione dimensionale delle imprese, caratterizzata da una presenza preponderante di imprese di piccola e media dimensione;
   i dati dell'indagine Invind confermano che i principali ostacoli dell'attività innovativa sono gli elevati costi iniziali (oltre il 43 per cento delle imprese), la mancanza di personale qualificato (40 per cento) e le difficoltà di finanziamento (per oltre un quarto delle imprese);
   ulteriori profili di criticità, secondo la Banca d'Italia, emergono dalla qualità dell'innovazione reputata insufficiente, che per la maggior parte delle imprese sono di natura incrementale, mentre quelle di processo si evidenziano in particolare nell'acquisizione di macchinari: in entrambi i casi tuttavia si tratta di innovazioni che richiedono impegni finanziari e organizzativi di portata inferiore;
   restano immutati pertanto i prodotti, i processi di produzione e l'intero tessuto produttivo italiano, in considerazione del fatto che il peso dei settori manifatturieri a più alta tecnologia (prodotti farmaceutici, computer, prodotti di elettronica e ottica) nel nostro Paese è nel complesso basso: l'1,1 per cento ed è sostanzialmente invariato dal 1992 –:
   quali orientamenti intendano esprimere, nell'ambito delle rispettive competenze, con riferimento a quanto esposto in premessa;
   se non ritengano opportuno assumere iniziative normative ad hoc, a favore delle imprese, in particolare quelle di dimensione medio e piccola, attraverso l'utilizzo di fondi eventualmente disponibili, destinati a programmi di interventi che non presentano condizioni di fattibilità o derivanti da revoche o da economie, che consentano di indirizzare le risorse in attività che investono nella ricerca e nell'innovazione, il cui livello, come esposto in premessa, è fermo da vent'anni.
(4-16482)


   NASTRI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto emerge da un'indagine della Cgia di Mestre, nel corso del 2011 si evidenziano oltre 48 mila segnalazioni di operazioni di riciclaggio sospette eseguite da intermediari finanziari, in primis le banche, che ne hanno compiute quasi l'80 per cento del totale, come riportato dall'unità di informazione finanziaria (Uif) della Banca d'Italia, che rileva una crescita vertiginosa del 303,3 per cento rispetto a 5 anni prima;
   l'analisi della Cgia di Mestre, riporta inoltre che, a livello territoriale, la regione più a rischio di infiltrazioni risulta la Lombardia, che soltanto nel 2011, ha ricevuto 8.778 segnalazioni, seguita dal Lazio (6.350 denunce) e dalla Campania 86.128;
   quanto suesposto, a giudizio dell'interrogante, richiede interventi urgenti, in considerazione del livello emergenziale, che le operazioni di riciclaggio, hanno raggiunto dal punto di vista dimensionale –:
   quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, intenda intraprendere al fine di fronteggiare il pericoloso fenomeno esposto in premessa, quale quello delle operazioni di riciclaggio che contribuisce a scoraggiare i tentativi di ripresa dell'economia nazionale, oltre che a incidere negativamente sul tessuto sociale del Paese. (4-16483)

GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
   l'esito dell'ultima consultazione elettorale per il rinnovo del consiglio dell'ordine nazionale dei biologi è stato oggetto di cinque ricorsi promossi ai sensi degli articoli 22 e seguenti della legge 24 maggio 1967, n. 369, ricorsi accolti dal consiglio nazionale dei biologi con altrettante pronunce;
   l'ordine nazionale dei biologi e alcuni dei consiglieri eletti hanno impugnato le predette pronunce dinanzi al T.A.R. Lazio-Roma che ha confermato l'annullamento delle elezioni con sentenze del 29 febbraio 2012;
   nelle more era stato nominato, con decreto del 3 novembre 2011, un commissario straordinario, nella persona del professor Lucio Botte;
   il professor Botte, il 27 aprile 2012, ha rassegnato le dimissioni dall'incarico, pubblicando una durissima lettera sul sito dell'ordine nazionale dei biologi con la quale evidenziava di essere stato oggetto di quotidiane intimidazioni, giunte al punto da determinargli uno stato di stress psico-fisico incompatibile con la prosecuzione dell'incarico;
   il professor Botte, più in particolare, ha denunciato le continue diffide tese a impedirgli di concedere l'accesso agli allegati ai bilanci delle passate gestioni, presentate da alcuni biologi in ossequio a quanto stabilito dalla sentenza del Consiglio di Stato n. 6029/2011;
   la predetta sentenza ha accertato il diritto dei biologi iscritti all'ordine a ottenere la pubblicazione dei bilanci, fino a quel momento pervicacemente negata, nonché, all'esito dell'esame dei bilanci stessi, dei relativi allegati previa presentazione di nuova e più dettagliata istanza di accesso agli atti;
   tali istanze sono state presentate in data 7 e 15 febbraio 2012; con esse si chiedevano alcuni allegati ai bilanci in ragione delle inspiegabili incongruenze emerse dalla lettura di questi ultimi;
   la signora Giuseppina Comandè, dipendente dell'ordine, è stata nominata responsabile del relativo procedimento ma ha chiesto un parere legale al professor Giuseppe Barone circa l'accoglibilità delle istanze, malgrado evidentissime ragioni di opportunità sconsigliassero di rivolgersi al professor Barone avendo egli, in passato, infruttuosamente difeso l'ordine proprio nel giudizio che ha condotto alla sentenza del Consiglio di Stato n. 6029/2011;
   il professor Barone ha reso parere negativo nonostante la evidente ricorrenza dei presupposti per concedere il richiesto accesso agli atti;
   anche alla luce delle controdeduzioni rese dall'interessato, il commissario straordinario ha stabilito di concedere il richiesto accesso agli atti;
   in attesa della consegna all'interessato, tali atti sono stati collocati nella cassaforte dell'ordine, la cui chiave era custodita dalla sola signora Giuseppina Comandè;
   la signora Comandè ha negato la consegna delle chiavi al commissario straordinario per circa venti giorni, rendendo inutili gli accessi effettuati per ben quattro volte dal delegato dell'interessato e dal suo avvocato, fino a quando il professor Botte non ha presentato denuncia alle competenti autorità;
   solo dopo la presentazione di tale denuncia la signora Comande si è resa disponibile a consegnare le chiavi della cassaforte che veniva aperta alla presenza di un notaio in data 16 maggio 2012; in quella occasione è emersa la circostanza che le chiavi di riserva della cassaforte, che avrebbero dovuto essere all'interno della stessa, in realtà erano sparite, mentre erano presenti i suddetti documenti;
   delle relative operazioni è stato redatto apposito verbale;
   la mattina successiva, data in cui era stato fissato l'appuntamento per la consegna degli atti, il commissario straordinario ha constatato che i predetti documenti erano stati sottratti dalla cassaforte;
   il professor Botte, a questo punto, con un ordine di servizio, ha invitato il signor Angelo Abrugia a estrarre dal server i bilanci relativi agli anni 2004-2005;
   il signor Abrugia si è dapprima rifiutato di ottemperare all'ordine di servizio per poi rendersi disponibile a eseguirlo, ma durante l'utilizzo del software ha riferito che, per problemi tecnici, dal server non era possibile accedere all'archivio;
   interpellato dal commissario straordinario, l'informatico dell'ordine, signor Giuseppe Cuoco, ha riferito che lo stato off line del server era da attribuire, a dire dei responsabili della società proprietaria, ad una presunta intrusione nei loro sistemi;
   a tutt'oggi, dunque, non è stato possibile accedere agli allegati ai bilanci;
   l'Ordine aveva conferito incarico a un legale di recuperare somme erogate senza alcuna giustificazione a vari soggetti, inclusi parenti di alcuni consiglieri dell'Ordine e suoi dipendenti (fra i quali la signora Comandè), per un ammontare di circa due milioni di euro;
   dalla relazione inviata dal predetto legale al commissario straordinario è emerso che l'ordine nazionale dei biologi, ha richiesto al predetto legale, di soprassedere dal recuperare tali somme nei confronti di alcuni soltanto dei predetti soggetti, malgrado gli importi percepiti superassero gli ottocentomila euro in un caso, e i trecentomila in un altro (tali ultime somme, peraltro, erano state erogate a favore dell'ex Presidente del consiglio dell'ordine, dottor Ernesto Landi, e di sua figlia);
   la procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma ha avviato indagini a carico di alcuni ex consiglieri dell'ordine per la gestione delle casse sociali (pubblico ministero dottoressa Golfieri) nonché per le modalità attraverso cui si sono tenute le scorse elezioni;
   prima di tali ultimi avvenimenti, il professor Botte era stato oggetto di un'aggressione da parte di ignoti non appena uscito dai locali dell'ordine, a seguito della quale ha perso conoscenza ed ha subito diverse escoriazioni –:
   se sia a conoscenza di tali fatti e se ritenga necessario intervenire, nell'esercizio del potere di vigilanza sull'ordine nazionale dei biologi, per fare chiarezza sull'accaduto e, soprattutto, per verificare i motivi per i quali vi è tanta insistenza nel negare l'accesso agli atti da cui emergono le modalità di gestione dell'ordine nazionale dei biologi degli ultimi anni.
(2-01536) «Moffa, D'Anna».

Interrogazione a risposta orale:


   MANTOVANO, PAGANO, MARINELLO e CAPITANIO SANTOLINI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   nelle ultime ore, su ordine dei pubblici ministeri della procura della Repubblica di Napoli, sono state eseguite perquisizioni nei confronti del professor Ettore Gotti Tedeschi nella propria abitazione a Piacenza e nel proprio studio a Milano senza che egli fosse formalmente indagato e senza che fosse permessa da subito l'assistenza di un difensore. Sarebbero necessari chiarimenti su alcune circostanze;
   sembra strano che uno strumento di acquisizione di elementi di prova così invasivo non potesse essere evitato, o quanto meno proceduto, da un invito a mettere a disposizione i documenti cercati dagli investigatori, tanto più che ci si trova di fronte a una persona che della trasparenza ha fatto la propria divisa personale;
   nonostante la qualifica procedimentale del professor Gotti Tedeschi sia di persona informata sui fatti, l'oggetto delle perquisizioni era però l'acquisizione di documenti nella disponibilità dello stesso Gotti Tedeschi, da lui presumibilmente detenuti in immobili di sua pertinenza: avrebbe dovuto quindi essere rispettata la garanzia della presenza di un avvocato di fiducia; risultato delle acquisizioni sarebbe la disponibilità di documenti sullo Ior (Istituto delle Opere di Religione) del quale il professor Gotti Tedeschi è stato presidente fino al 24 maggio 2012 –:
   se intenda assumere iniziative ispettive, ai fini dell'eventuale esercizio di tutti i poteri di propria competenza, anche in considerazione del fatto che viene in questione l'attività di un organismo di uno Stato estero e il conseguente limite della giurisdizione, nonché il rispetto delle regole che disciplinano i rapporto tra lo Stato italiano e la Città del Vaticano.
(3-02322)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   TRAPPOLINO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   la legge del 14 settembre 2011, n. 148, recante «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, recante ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo. Delega al Governo per la riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari» prevede l'adozione da parte dell'esecutivo di «decreti legislativi per riorganizzare la distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari»;
   la delega al Governo per riorganizzare la distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari prevede di ancorare il permanere delle sedi giudiziarie alle attuali realtà provinciali e di garantire comunque la presenza di tre sedi in ogni distretto, attribuendo allo stesso Governo la facoltà di abbandonare la corrispondenza fra procure della Repubblica e tribunali, con la creazione di inediti uffici di procura che servirebbero più uffici giudicanti;
   la legge delega sopracitata non prevede comunque una soppressione automatica delle sezioni distaccate ma una «riduzione» nel rispetto dei criteri dettati dalla legge stessa;
   i tagli relativi al Ministero della giustizia si sommano a quelli già previsti dal decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, e dallo schema di decreto legislativo «Revisione delle circoscrizioni giudiziarie – Uffici dei giudici di pace, a norma dell'articolo 1, comma 2, della legge 14 settembre 2011, n. 148», approvato dal Consiglio dei ministri nella seduta del 16 dicembre 2011, che prevede la soppressione e l'accorpamento, su tutto il territorio nazionale, di 674 uffici di giudici di pace sugli 846 attualmente esistenti in Italia. Queste ulteriori riduzioni determineranno un ulteriore forte decremento dello standard qualitativo dell'amministrazione della giustizia, rischiando di provocarne addirittura la paralisi: il buon funzionamento del sistema giudiziario, oltre ad essere la risposta primaria alla domanda di giustizia dei cittadini, rappresenta infatti una condizione di promozione necessaria di garanzia del funzionamento del sistema economico e sociale nel suo complesso;
   il Governo ha accolto, in data 14 settembre 2011 un ordine del giorno, a prima firma dell'interrogante (n. 9/4612/81) che lo impegna a «valutare ulteriori progetti di revisione degli uffici giudiziari, anche sotto il profilo della definizione delle circoscrizioni giudiziarie, previa consultazione delle categorie professionali e degli enti territoriali coinvolti, che appare necessario per una effettiva razionalizzazione del sistema giudiziario»;
   ad avviso dell'interrogante le indicazioni presenti nella delega al Governo non sono state, ad oggi, adeguatamente dibattute a livello parlamentare e concertate con le categorie professionali e gli enti territoriali coinvolti;
   il gruppo di studio istituito presso il Ministero della giustizia con il compito di indicare i criteri con cui individuare gli uffici giudiziari da sopprimere, nella sua relazione, evidenzia che i parametri elaborati nel documento sono solo indicativi: non viene infatti redatto un elenco dei tribunali e delle sezioni distaccate da sopprimere lasciando quindi «all'Autorità politica ed agli uffici del Ministero capaci di fare razionale ed effettivo apprezzamento dei dati delle realtà locali e della sopportabilità delle diverse soluzioni logistiche implicate dalle scelte che la legge autorizza»;
   secondo quanto appreso dalle parole del dottor Birritteri, capo del dipartimento dell'organizzazione giudiziaria del Ministero della giustizia e coordinatore della commissione istruttoria prevista dalle norme di delega, sarà infatti il Ministro a valutare se e quali condizioni fra quelle previste nella delega (come ad esempio peculiarità del territorio, indici di criminalità, logistica della struttura) giustifichino il mantenimento dell'ufficio giudiziario o, ad esempio, una revisione della sua competenza territoriale piuttosto che una sua totale soppressione;
   è presente ad Orvieto (provincia di Terni) la sezione distaccata del tribunale di Perugia. Secondo le indiscrezioni fornite da organi di stampa, tale struttura potrebbe essere soppressa. Gli enti territoriali ed il tessuto associativo, sociale e produttivo locale hanno subito manifestato forte contrarietà rispetto a tale ipotesi; in particolare l'ordine degli avvocati di Orvieto ha proclamato l'astensione dal 4 all'8 giugno 2012, dalle udienze civili e penali e dalle altre attività giudiziarie;
   lo stesso ordine degli avvocati ha sottolineato, in una lettera inviata alle istituzioni locali, come «le caratteristiche del Tribunale di Orvieto, alla luce dei criteri della legge delega, non giustificano in alcun modo la sua soppressione. Difatti la dislocazione dell'ufficio, gli indici di produttività e i costi estremamente contenuti della sua gestione dovrebbero condurre a diversa determinazione ed anzi ad un ampliamento del circondario del Tribunale in un'ottica di ridisegnazione della geografia giudiziaria, volta a ridistribuire ed equilibrare i carichi di lavoro»;
   risulta quindi evidente come un accorpamento della sede distaccata a quella centrale avrà gravi ripercussioni sull'amministrazione della giustizia in tutta la provincia di Terni e nella regione Umbria nel suo complesso; si verificherebbe, infatti un improvviso e notevole aggravio di pendenze, che dilaterebbe sia i tempi di risposta delle cancellerie che quelli di emissione dei provvedimenti da parte dei magistrati;
   il trasferimento porterebbe, inoltre, a un aumento dei tempi e dei costi, con conseguenti ricadute negative sulle imprese, sui cittadini, e su tutta la collettività in generale. Parlando nello specifico delle spese, vanno considerati sia i costi sociali di tale operazione (soprattutto per quanto riguarda i gravi disagi che i cittadini sarebbero costretti a subire dovendosi recare a Perugia anche per semplici adempimenti) sia i costi indiretti che proprio le stesse amministrazioni pubbliche dovranno sostenere, con conseguenti ricadute e disservizi per l'intera comunità;
   un aumento dei costi e le ricadute negative sul corretto funzionamento del tribunale sarebbero quindi la diretta conseguenza dell'accorpamento: elementi che si porrebbero in palese contraddizione con le finalità ed i principi della stessa legge n. 148 del 2011 –:
   se il Ministro, alla luce delle possibili conseguenze sugli equilibri territoriali e sull'essenziale diritto del cittadino ad una giustizia giusta ed efficiente, intenda valutare progetti di revisione degli uffici giudiziari, anche sotto il profilo della definizione delle circoscrizioni giudiziarie, attivando una proficua e reale concertazione, consultando direttamente le categorie professionali e gli enti territoriali coinvolti e acquisendone documenti, pareri e orientamenti;
   se il Ministro non ritenga, altresì, di prevedere, nella riorganizzazione degli uffici giudiziari previsti dalla legge n. 148 del 2011, una valutazione complessiva delle specifiche realtà locali dove sono presenti sedi distaccate di tribunali che (per efficienza comprovata, posizione logistica strategica, caratteristiche dell'utenza ed evidenti criticità dovute ad un eventuale accorpamento) potrebbero assicurare sensibili vantaggi per la comunità superiori agli stessi costi di gestione.
(5-07038)


   BOCCUZZI, ESPOSITO, LOVELLI, DAMIANO, PORTAS, FIORIO, ROSSOMANDO, GIORGIO MERLO, CILLUFFO, LUCÀ, BOBBA e RAMPI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   con la sentenza n. 565 del 2012 il tribunale di Torino ha condannato i due imputati Louis Cartier de Marchienne e Stephan Schmidheiny a 16 anni di reclusione per avere nella loro qualità di gestori di fatto delle industrie Eternit in Italia violando coscientemente le normative in tutela della salute dei lavoratori, provocato dolosamente un disastro esteso oltre i confini degli stabilimenti e causato la morte di migliaia di persone per malattie (prevalentemente tumori) riconducibili all'amianto;
   gli stessi imputati, in solido con i responsabili civili, sono stati condannati a risarcire i danni in favore delle parti civili costituite;
   i responsabili civili sono una società belga (Etex group) e tre società svizzere (Becon AG, Amindus AG e Anova AG);
   le parti civili costituite sono varie centinaia di familiari deceduti e numerosi enti locali, oltre a varie organizzazioni sindacali e di tutela ambientale, INAIL, INPS e varie Asl;
   per la maggior parte dei casi il tribunale ha rinviato le parti al giudice civile per la determinazione degli importi dovuti;
   sono state, per i soli casi più documentati, previste condanne provvisoriamente esecutive per un importo complessivo di 95.115,000 euro;
   tali condanne prevedono importi pro capite poco più che simboliche: 35.000 euro per i malati di mesotelioma e 30.000 euro per i parenti dei deceduti. Somme più consistenti, anche se molto lontane dal dovuto, sono state riconosciute agli enti: 15 milioni per l'Inail, 25 milioni per il comune di Casale, 5 milioni per l'Asl di Alessandria, 20 milioni per la regione Piemonte;
   il precedente Governo, non ha ritenuto costituirsi parte civile, malgrado le ingenti somme stanziate, negli anni per la bonifica;
   le condanne al pagamento delle provvisionali prevedono che i condannati spontaneamente diano esecuzione alle sentenze, ma nonostante ciò, nessuno ha pagato nulla;
   la mancata osservanza delle disposizioni della sentenza ha la seguente conseguenza: 1) il tribunale può valutare se il comportamento dei condannati non sia espressione dell'intenzione di sottrarsi dalla condanna. Nel caso del processo in oggetto, i due imputati non si sono mai presentati al processo, risiedono all'estero, non risultano avere proprietà in Italia e non hanno ad oggi pagato nulla;
   in ordine a quanto fino ad oggi accaduto, dopo la pubblicazione della sentenza del più grande processo per amianto d'Europa, come intenda muoversi per far rispettare la sentenza emessa il 13 febbraio di quest'anno –:
   se risulti, sulla base degli atti depositati, per quale motivo il Governo non si sia costituito parte civile. (5-07039)

Interrogazione a risposta scritta:


   DI PIETRO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   la provincia di Roma nel mese di giugno 2010 ha indetto un bando rivolto a cassintegrati e lavoratori in mobilità delle aziende private al fine di selezionare tirocinanti da formare come operatori giudiziari;
   nella regione Lazio si contano circa 550 lavoratori in cassa integrazione guadagni straordinaria o mobilità che da 2 anni svolgono un tirocinio presso le sedi giudiziarie quali tribunali, corte d'appello, procure;
   i suddetti tirocinanti lavorano dalle sei alle otto ore al giorno svolgendo mansioni di responsabilità – assimilabili a quelle del cancelliere o dell'ufficiale giudiziario con un rimborso spese di 240-300 euro mensili – al netto dell'ammortizzatore sociale – erogato con notevoli mesi di ritardo;
   in data in data 22 dicembre 2011 i lavoratori dell'Unione precari della giustizia (U.P.G.) hanno indirizzato una lettera aperta – appello al Ministro della giustizia, ai gruppi parlamentari di Camera e Senato chiedendo «un concreto impegno per un contratto»;
   in data 24 febbraio 2012 il procuratore della Repubblica e il Presidente del tribunale ordinario di Velletri hanno inviato una lettera indirizzata al Ministero della giustizia, al presidente e all'assessore del lavoro e delle politiche sociali della regione Lazio, al presidente e al procuratore generale della corte di appello di Roma chiedendo per i tirocinanti «provvedimenti di stabilizzazione che, soli, consentirebbero il funzionamento di molti uffici di questo Tribunale e di questa Procura della Repubblica che, come è noto, si trovano in gravissima sofferenza per la endemica carenza di personale dipendente»;
   in data 27 febbraio 2012 i lavoratori del U.P.G. – dopo le innumerevoli richieste, sia a livello regionale sia a livello ministeriale, di apertura di tavoli rimaste inevase – hanno proclamato lo stato di agitazione sospendendo e rallentando l'attività lavorativa che continuerà finché non ci saranno risposte certe sulla prosecuzione del progetto e sulla regolarità dei pagamenti;
   interrompere il percorso di reinserimento lavorativo e di riqualificazione iniziata altro non fa se non dilapidare un patrimonio di competenze ed esperienza costruito con dedizione e impegno a beneficio di un settore già troppo afflitto da carenze di personale –:
   se non ritenga opportuno garantire una continuità occupazionale, assumendo iniziative per stabilizzare e riconoscendo quello che è ormai un ruolo fondamentale per il buon andamento del servizio giustizia nei tribunali e nelle procure di Roma, Civitavecchia, Tivoli e Velletri.
(4-16494)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   l'ENAC, Ente nazionale per l'aviazione civile, già nel settembre 2003 aveva chiuso con SAVE, società di gestione dell'aeroporto Marco Polo di Venezia, l'istruttoria per la stipula del contratto di programma per il periodo 2004-08, contratto poi trasmesso in data 31 dicembre 2003 ai competenti Ministeri per le successive fasi di perfezionamento del procedimento, poi mai concluse;
   a seguito del mutamento del quadro normativo di riferimento, nel maggio 2009 SAVE, per poter ottenere l'adeguamento dei diritti aeroportuali fermi da oltre un decennio, ha dovuto riavviare un nuovo procedimento per la stipula con ENAC del contratto per il periodo 2012-16 utilizzando lo strumento del cosiddetto contratto in deroga previsto dal decreto-legge n. 78 del 2009 a favore dei maggiori scali italiani;
   il consiglio di amministrazione dell'ENAC ha approvato, con propria delibera del 18 luglio 2011, il contratto di programma SAVE;
   in data 21 ottobre 2011, l'ENAC ha inviato il contratto di programma e la relativa documentazione al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministero dell'economia e delle finanze e alla Presidenza del Consiglio dei ministri;
   tra il novembre 2011 e l'aprile 2012, l'ENAC ha fornito i chiarimenti richiesti dai Ministeri confermando, quindi, il contenuto del contratto di programma già deliberato, con alcune modifiche richieste;
   il 5 gennaio 2012, il direttore generale dell'ENAC ha comunicato al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che, in assenza di indicazioni contrarie, avrebbe provveduto a convocare SAVE per la sottoscrizione del contratto di programma, convocazione poi non pervenuta;
   SAVE, stante il tempo ulteriormente trascorso invano, in data 11 maggio 2012 ha formalmente diffidato l'ENAC alla sottoscrizione del contratto di programma, già approvato dal consiglio di amministrazione dell'ente nel luglio 2011;
   l'ENAC ha quindi fissato per mercoledì 30 maggio 2012 la data per la firma del contratto di programma da parte di SAVE, dandone comunicazione alla SAVE medesima;
   con note del 24 e 25 maggio 2012 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha inviato all'ENAC proprie osservazioni, unitamente a quelle del Ministero dell'economia e delle finanze, concernenti una diversa valutazione di alcuni aspetti afferenti il merito del procedimento, già positivamente valutati dall'ENAC;
   a seguito di dette note, l'ENAC ha nuovamente sospeso la convocazione della SAVE per la firma del contratto di programma;
   l'ENAC è, in base alla normativa vigente, l'unico soggetto titolato a definire il contenuto del contratto di programma, mentre gli organi di Governo devono limitarsi ad una verifica estrinseca di legittimità nel rispetto anche delle prerogative riconosciute a presidio dell'autonomia decisionale dell'ente;
   il contratto di programma ENAC/SAVE è, allo stato attuale, il solo strumento in grado di dare avvio ad un importante piano di investimenti, a costo zero per lo Stato;
   essendo il traffico aeroportuale di Venezia per il 60 per cento costituito da residenti stranieri, il mancato sviluppo del traffico, possibile con la stipula del contratto di programma, si traduce in mancate esportazioni per la nostra regione;
   con la mancata stipula del contratto in esame si configurano mancati introiti per le casse erariali, oltre a minori gettiti da imposte dirette ed indirette a favore dello Stato, generate dallo sviluppo economico derivante dall'implementazione del piano investimenti legato al contratto di programma –:
   per quale motivo il contratto di programma SAVE, redatto sulla base dell’iter previsto dalla legge e puntualmente conclusosi con delibera ENAC di approvazione e invio ai Ministeri e Presidenza del Consiglio dei ministri in data 21 ottobre 2011, ancora non sia stato firmato, tenendo così bloccato un importante piano di investimenti pari a ben 600 milioni di euro che, senza alcun onere per lo Stato, che rappresenterebbe un fondamentale propulsore per il rilancio dell'economia, con la creazione di circa 8000 nuovi posti di lavoro;
   quando, da parte dei Ministri, si ritenga che il contratto di programma SAVE possa essere sottoscritto.
(2-01534) «Gava, Mistrello Destro, Antonione, Brugger».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ALBINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   in data 27 luglio 1995 è stato firmato un accordo quadro per l'alta velocità sottoscritto dal Ministero dei trasporti, le Ferrovie dello Stato, TAV e la regione Toscana, per l'elettrificazione della linea Faentina;
   in data 24 aprile 1997 tale impegno fu confermato in un protocollo d'intesa i cui firmatari furono il Ministero dei trasporti, Ferrovie dello Stato, TAV, regione Toscana, provincia di Firenze, e i comuni di Firenze, Sesto Fiorentino e Vaglia ed in cui, all'articolo 4, si dice: «la FS spa si impegna a realizzare l'elettrificazione dell'anello della linea Faentina (Firenze, Borgo San Lorenzo Pontassieve) con finanziamento di 35 Miliardi di Lire che il Ministero dei Trasporti si impegna a reperire nell'ambito delle leggi finanziarie 1998-1999»;
   in data 3 marzo 1999 è stato siglato un accordo integrativo dell'accordo quadro e del protocollo d'intesa firmato da Ministero dei trasporti e della navigazione, Ferrovie dello Stato, TAV, regione Toscana, provincia di Firenze, comune di Firenze, con il quale all'articolo 2 si dice: «il Ministero dei trasporti garantisce il finanziamento dell'elettrificazione della linea Firenze – Vaglia – Borgo San Lorenzo – Pontassieve e della costruzione della linea Osmannoro – Campi Bisenzio, così come definito nell'allegato 1 a valere sui finanziamenti assegnati con l’addendum 1998 al contratto di programma FS – Ministero dei Trasporti»;
   in data 15 febbraio 2001 l'aggiornamento dell'accordo quadro e dell'accordo integrativo sottoscritto da Ministero dei trasporti e della navigazione, Ferrovie dello Stato, TAV, regione Toscana, provincia di Firenze e comune di Firenze stabilisce, all'articolo 4 che: «per la linea Faentina ci si impegna alla progettazione definitiva dell'elettrificazione entro il 2001 con l'avvio della realizzazione entro un anno dalla conclusione della conferenza dei servizi e della disponibilità del relativo finanziamento (già previsto in 60 miliardi di lire)», importo in aumento rispetto alla previsione iniziale;
   in data 22 gennaio 2010, nell'atto aggiuntivo all'intesa generale quadro del 18 aprile 2003 tra Governo e regione Toscana si corregge la cifra in 31 milioni di euro finanziando con un milione di euro lo studio di fattibilità per la riqualificazione della linea medesima;
   nel 2006 la comunità montana Mugello, all'unanimità di tutti i comuni, vista l'incertezza sulla fattibilità dell'elettrificazione, si dichiarò disponibile a convertire tali risorse per l'acquisto di materiale rotabile diesel da usare sulla tratta «Faentina»;
   i danni e i disagi causati dall'attraversamento del territorio del Mugello dalla TAV sono andati ben oltre quelli previsti, basti pensare al prosciugamento delle sorgenti e alla conseguente scomparsa di molti fiumi e torrenti nella valle;
   il disagio è, ormai quotidiano per i pendolari della valle del Mugello che, come più volte denunciato dal loro Comitato, viaggiano in condizioni assurde e a volte anche rischiose, soprattutto a causa di mezzi ormai vecchi e inefficienti, talvolta anche pericolosi –:
   se non si ritenga di onorare finalmente gli impegni più volte sottoscritti dando concretezza agli accordi presi con le parti in questione. (5-07030)


   GIAMMANCO, SAMMARCO, VINCENZO ANTONIO FONTANA, BIASOTTI, MINASSO, ROCCELLA, CECCACCI RUBINO, MANNUCCI, FRASSINETTI e CATANOSO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il comma 1 dell'articolo 31, della legge 29 luglio 2010, n. 120 che ha modificato l'articolo 177 comma 1 del decreto legislativo 30 aprile 1992 n. 285 «nuovo codice della strada», affida al Ministro il compito di individuare, attraverso l'emanazione di un decreto, le modalità d'utilizzo dei dispositivi acustici e lampeggianti consentito ai conducenti di autoambulanze, dei mezzi di soccorso anche per il recupero di animali o di vigilanza zoofila, nonché l'individuazione delle condizioni alle quali il trasporto di un animale in gravi condizioni di salute può essere considerato in stato di necessità anche se effettuato da privati;
   secondo quanto risulta agli interroganti, la direzione generale per la sicurezza stradale del Ministero interrogato, ha ultimato l'attività preparatoria con riferimento a quanto precedentemente riportato, unitamente ai pareri positivi a tal riguardo espressi anche dai Ministeri della salute e dell'interno, opportunamente interpellati sulla materia –:
   se quanto esposto in premessa corrisponda al vero e, in caso affermativo se non ritenga urgente, prevedere l'emanazione del medesimo decreto individuato nella premessa, atteso da medici veterinari, forze di polizia, associazioni per la protezione degli animali e cittadini.
(5-07034)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PES e META. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   nelle ultime settimane è stata presentata alla procura della Repubblica di Oristano una denuncia contro ignoti da parte dei vertici oristanesi della Legacoop e di Legapesca affinché le autorità svolgano i controlli per prevenire il fenomeno della pesca a strascico costiera effettuata da un numero sempre maggiore di pescherecci di grosse dimensioni, le quali violerebbero le leggi in materia;
   al largo delle coste occidentali della Sardegna, stando a quanto denunciano i rappresentanti di 18 società cooperative del settore della piccola pesca costiera che contano circa 450 addetti nella provincia di Oristano, sono sempre più frequenti i casi di grandi pescherecci che utilizzano grandi reti a strascico entro le tre miglia marine ed in fondali inferiori a quelli consentiti (50 metri di profondità) all'interno di zone particolarmente pregiate per il ripopolamento della fauna marina e della flora;
   tale tipo di pesca sarebbe illegale e starebbe già causando agli operatori della cosiddetta «piccola pesca» locale dei danni di rilievo, come ad esempio il danneggiamento delle reti e la perdita del pescato e delle attrezzature anche a causa dell'utilizzo di «bombole di gas forate» che trascinano le reti utilizzate dai grandi pescherecci;
   l'impatto ambientale di tale tipo di pesca sarebbe devastante per i fondali marini della zona che sono ricche di formazioni rocciose, alghe, coralli e altro tipo di fauna e flora marina;
   risulta che gli stessi operatori delle cooperative di pescatori hanno più volte chiesto alle autorità competenti maggiori controlli verso questo tipo di grandi pescherecci, sottolineando la necessità che vengano fatte delle verifiche all'ingresso e all'uscita dai porti di queste imbarcazioni, in modo da verificare se l'equipaggiamento montato sia conforme alle normative e se sia funzionante il sistema cosiddetto «blue box», obbligatorio per legge su questo tipo di natanti, che consentirebbe di controllare le rotte seguite in mare –:
   se siano a conoscenza di quanto sopra descritto, se non ritengano, per quanto di competenza, di dover intervenire per garantire che siano scongiurati i danni causati all'ambiente marino delle coste occidentali della Sardegna;
   se non ritengano di dover intervenire affinché vengano rafforzati i controlli da parte delle autorità competenti sui natanti in questione, assicurando la tutela dei mari e delle attività di pesca delle cooperative che rispettano le regole operando entro le tre miglia marine con attrezzature consentite. (4-16492)


   MURGIA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   in data 25 maggio 1999 è stato sottoscritto un accordo di programma tra il Ministero dei lavori pubblici, la regione autonoma Sardegna ed il comune di Nuoro con il quale è stato approvato il programma di riqualificazione urbana denominato (P.R.U.) Monte Jaca, finanziato per l'importo pari a euro 1.652.662,08 a valere sulle risorse della legge n. 341 del 1995;
   con i decreti ministeriali n. 19 del 22 gennaio 2001 e n. 1237 del 25 settembre 2003, il finanziamento impegnato è stato ridotto a lire 2.873.609.366 pari a euro 1.484.095,38 (in base all'articolo 6 – punto 1 – dell'accordo di programma e del quadro economico definitivo presentato dal comune di Nuoro);
   trattandosi, in base alla vigente normativa statale, di fondi il cui utilizzo è consentito solo tramite gestioni separate e vincolanti che sono escluse dalla ordinaria normativa di bilancio dei comuni, di cui al T.U.E.L, il Ministero delle infrastrutture ha provveduto, nel 1999, a disporre l'apertura di una contabilità speciale presso la Banca d'Italia, tesoreria dello Stato, sezione di Nuoro;
   il comune di Nuoro ha ricevuto l'accreditamento sul capitolo 7131, presso la contabilità speciale vincolata n. 2798 della direzione di tesoreria provinciale dello Stato di Nuoro, delle seguenti somme:
    a) a valere sull'esercizio 2001, con decreto ministeriale n. 19 del 22 gennaio 2001 con ordine di accredito n. 6 del 21 marzo 2001 la somma di lire 544.435.000 pari a euro 281.177,21 a titolo 1o acconto;
    b) a valere sull'esercizio finanziario 2005, con decreto ministeriale del 17 giugno 2005 con ordine di accredito n. 4 del 12 luglio 2005 di euro 119.136,21 a titolo di 2o acconto;
   gli stati di avanzamento dei lavori e le fatture relative ai lavori effettuati come quadro progettuale sono pari a euro 1.138.020,12 – importo totale comprensivo di IVA;
   a partire dalla fine del 2001 la contabilità speciale n. 2798 è stata movimentata anche in uscita con i pagamenti relativi al programma di riqualificazione urbana Monte Jaca;
   non si è registrato alcun problema particolare fino alla fine dell'esercizio 2005 quando il comune di Nuoro, per evitare una richiesta di danni da parte dell'impresa esecutrice dei lavori – e per consentire che gli stessi potessero andare avanti senza ulteriori e gravi ritardi –, ha deciso, pur in mancanza di sufficienti fondi accreditati per il Monte Jaca, di procedere comunque ad effettuare i pagamenti dovuti ai creditori;
   tale fatto si è concretato nell'utilizzo, in termini di cassa, delle disponibilità di fondi presenti sulla contabilità Speciale vincolata unica n. 2798 e relativi al finanziamento già erogato per il programma di riqualificazione urbana Badu e Carros – Monte Gurtei;
   tale operatività, l'utilizzo in termini di cassa di disponibilità di fondi presenti su unica contabilità speciale, è prevista dalla normativa vigente che però prevede che l'anticipazione sia ripianata nel corso dello stesso esercizio o di quelli immediatamente successivi;
   da parte della sezione di tesoreria provinciale dello Stato non vi è stato alcun rilievo o osservazione su eventuali irregolarità nella gestione dei fondi di cui alla contabilità speciale;
   con nota n. 66435 del 18 dicembre 2009 il comune di Nuoro richiedeva il pagamento della somma di euro 737.706,70 relativo ai lavori e alle spese sostenute per l'intervento in «Monte Jaca»;
   quanto sopra esposto è corrispondente e verificabile dagli atti d'ufficio –:
   se il ministro interrogato non intenda procedere alla sanatoria dell'integrazione, rescrivendo in bilancio; fondi caduti in perenzione – di cui alla contabilità speciale n. 2798 sul capitolo 7131, relativi al finanziamento di cui al programma di riqualificazione urbana Monte Jaca – per euro 737.706,70. (4-16496)

INTERNO

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   si fa riferimento a quanto accaduto nei giorni scorsi nel comune di Bologna per effetto di una nomina effettuata dal sindaco, a presidente della società SE.RI.BO. (gestione pasti da fornire alle scuole) di una persona costretta a dimettersi per vicende giudiziarie;
   si fa presente, in particolare, che lo statuto del comune di Bologna prevede che per le nomine nei principali enti sia necessario il parere del «comitato dei saggi» e che in questa occasione il sindaco ha platealmente disatteso le indicazioni del suddetto comitato che aveva formulato «una rosa» di nominativi diversi;
   l'interpellante ribadisce che non intende contestare le competenze e l'autonomia del sindaco, della giunta e del consiglio comunale, bensì salvaguardarne il loro ruolo che nel caso del consiglio comunale di Bologna è stato delegittimato in modo significativo dal comportamento del primo cittadino;
   l'interpellante ritiene opportuno modificare la legge che regola l'elezione diretta del sindaco, della giunta e che definisce i poteri del consiglio comunale al fine di inserire elementi di controllo significativi che mancano tuttora e che stabiliscano un vaglio di legittimità e conformità alla normativa attuale, delle principali delibere adottate dal sindaco e dalla giunta, per garantire i cittadini da atti di arbitrio comunque camuffati l'uguaglianza dei medesimi di fronte alla legge e la possibilità, se non la necessità, di essere salvaguardati nelle loro prerogativa;
   si fa presente, peraltro, che l'attuale normativa, pur prevedendo giustamente attraverso l'elezione diretta del sindaco la «stabilità» del governo del comune, non definisce un contrappeso significativo allo strapotere del primo cittadino, rivestendo il consiglio comunale un ruolo di fatto di mera consulenza o di indicazione senza veri e propri poteri di controllo sull'operato del sindaco e della giunta; al riguardo un primo passo nella indicazione testé enunciata potrebbe essere costituito dalla modifica della figura del segretario comunale che dovrebbe, a parere dell'interpellante, assumere sempre più la figura di garante per la collettività e della legittimità degli atti adottati dal sindaco e dalla giunta –:
   se il Governo intenda assumere iniziative normative nel senso indicato in premessa.
(2-01535) «Garagnani».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARCO CARRA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il 30 giugno 2012 scadranno i contratti di lavoro per 650 lavoratori e lavoratrici della pubblica amministrazione in servizio presso le prefetture e le questure del nostro Paese;
   tra questi 650 dipendenti sei sono in attività presso gli uffici sopra richiamati della provincia di Mantova;
   se il contratto di lavoro in questione non sarà rinnovato, questi dipendenti perderanno l'occupazione e la speranza di un'assunzione stabile ed il danno di questa eventuale decisione ricadrebbe sulle famiglie dei lavoratori;
   il Ministero dell'interno si priverebbe di competenze e professionalità importanti, difficilmente sostituibili anche a causa delle croniche carenze di organico in cui versano gli uffici della questura e della prefettura per garantire un servizio efficiente nei confronti di tanti cittadini immigrati;
   l'eventuale soppressione di questi livelli occupazionali potrebbe determinare uno spostamento di agenti di polizia, preposti ai servizi esterni di mantenimento della sicurezza pubblica, presso gli uffici resi vacanti dalla mancata proroga del contratto –:
   se il Ministro intenda dar corso al rinnovo dei contratti di lavoro, in scadenza il 30 giugno 2012, dei dipendenti delle questure e delle prefetture. (5-07035)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LAFFRANCO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il Governo nelle ultime settimane ha più volte espresso, per voce dei suoi massimi esponenti, la volontà di impegnarsi in provvedimenti mirati a premiare il merito e a garantire un sistema meritocratico nel nostro Paese;
   tale impegno appare in linea di principio evidentemente condivisibile, ma che per essere davvero sostenuto deve tradursi in scelte chiare e soprattutto avere conseguenze concrete nella vita quotidiana dei nostri concittadini;
   il comune di Campello sul Clitunno in esecuzione della deliberazione della giunta comunale n. 39 del 1° aprile 2010 ha indetto un bando di concorso pubblico per titoli ed esami per la copertura a tempo indeterminato e pieno di un posto di istruttore direttivo presso l'area manutenzione e lavori pubblici;
   in risposta a tale bando pare essere pervenute al comune 52 domande di partecipazione al medesimo concorso;
   i 52 candidati, in regola con i requisiti richiesti in data 7 maggio 2012, sono stati sottoposti, così come previsto dal bando, ad una procedure preselettiva consistente in quesiti a risposta multipla sulle medesime materie di esame;
   la procedura preselettiva a quanto si apprende è stata superata da una sola concorrente;
   successivamente la commissione giudicatrice, in esito al riesame delle operazioni concorsuali relative alla procedura preselettiva, tenuto conto di alcune anomalie riscontrate nelle domande sottoposte durante la suddetta procedura preselettiva, ha deciso di riparametrare il numero del test in 28 domande anziché le trenta originali, riproporzionando così il punteggio minimo per il superamento della prova ed ammettendo in tal modo altri due concorrenti alla successiva prova scritta;
   l'unico soggetto ammesso inizialmente alla fase conclusiva era ed è, tuttora, assessore al comune di Gualdo Cattaneo;
   il presidente della commissione giudicatrice era, ed è, il segretario comunale che svolge tale funzione sia nel comune di Gualdo Cattaneo che nel comune di Campello sul Clitunno;
   la concomitanza di eventi, in virtù della quale l'unico candidato, originariamente ammesso alla fase successiva del bando, risulta essere un assessore comunale in carica nello stesso comune in cui svolge le proprie mansioni di segretario comunale il presidente della commissione giudicatrice può apparire invero singolare;
   appare necessario garantire il massimo impegno per l'affermazione di criteri meritocratici in particolare nei confronti dell'efficienza dalla pubblica amministrazione a tutti i suoi livelli;
   appare altresì doveroso garantire la trasparenza e l'efficienza della pubblica amministrazione a tutti i suoi livelli in particolare in questo momento di profonda crisi che attraversa il paese;
   nell'ordinamento italiano il segretario comunale è un organo monocratico del comune. La sua figura è disciplinata dalla parte I, titolo IV, Capo II del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali);
   secondo l'articolo 97 del decreto legislativo n. 267 del 2000 il comune ha un segretario titolare che svolge compiti di collaborazione e funzioni di assistenza giuridico-amministrativa nei confronti degli organi dell'ente in ordine alla conformità dell'azione amministrativa alle leggi, allo statuto ed al regolamento. Il segretario dipende funzionalmente dal sindaco (articolo 99 del decreto legislativo n. 267 del 2000);
   il segretario comunale ha, con il comune, un rapporto di servizio ma non un rapporto di lavoro dipendente, che intercorre invece con lo Stato attraverso il Ministero dell'interno –:
   se non ritenga necessario valutare l'opportunità di richiedere i necessari chiarimenti in merito, in particolare, al comportamento tenuto nella vicenda concorsuale succitata dal segretario comunale in quanto direttamente dipendente dal Ministero dell'interno;
   se il Ministero non intenda emanare una circolare che impedisca il verificarsi di vicende analoghe, oggettivamente imbarazzanti ed inopportune, se non addirittura idonee a suscitare ricorsi con forte rischio di annullamento delle prove concorsuali. (4-16505)


   TOUADI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   la città di Ardea (RM) è storicamente caratterizzata da infiltrazioni mafiose, poiché già negli anni cinquanta vi si era insediato il boss Francesco Paolo Coppola, detto «Frank Tre Dita», e alla fine degli anni novanta e il 2000 diverse indagini della procura distrettuale hanno individuato pericolose organizzazioni di narcotrafficanti che comprendevano anche esponenti della ’ndrangheta ivi residenti (vedasi le relazioni della Commissione parlamentare antimafia dall'XI alla XIV legislatura);
   la notte tra il 29 e il 30 maggio del 2011 venivano assassinati, a colpi di pistola, in località Cecchina di Albano Fabio Giorgi di Ardea e Rabii Baridii di Roma, nell'agguato rimanevano feriti anche altri soggetti;
   le indagini della procura distrettuale antimafia di Roma individuavano gli autori della strage in alcuni soggetti contigui al clan Santapaola da anni attivi tra Ardea e Pomezia;
   il 7 luglio del 2011 venivano sequestrati, su richiesta della procura distrettuale di Roma, tra Ardea e Roma beni appartenenti ad un soggetto contiguo al clan Gallico della ’ndrangheta;
   il 31 agosto del 2011 venivano sequestrati, su richiesta della procura distrettuale di Reggio Calabria, numerosi beni al dottor Marcello Fondacaro già condannato in primo grado per associazione a delinquere di stampo mafioso in quanto sodale del clan calabrese dei Molè;
   nella città di Ardea negli anni passati sono stati compiuti eclatanti delitti che sembrerebbero stampo mafioso: in particolare, il 17 giugno del 2007 veniva assassinato il pregiudicato siciliano Michele Di Grazia e il 4 gennaio del 2008 veniva assassinato il pregiudicato Alessandro Torni, già coinvolto nelle indagini per il delitto di Mario Guzzon;
   tra il 2009 e il 2010 venivano compiute numerose intimidazioni ai danni dei consiglieri del PdL Franco Marcucci e Nicola Tedesco nonché nei confronti del bar ristorante B Palace;
   nel corso delle recenti elezioni amministrative, secondo quanto denunciato da diversi esponenti politici anche dell'UdC, vi sarebbero state gravi irregolarità e fatti ascrivibili al voto di scambio;
   il 23 maggio il quotidiano Latina Oggi pubblicava la notizia relativa ad una grave intimidazione nei confronti dell'ex consigliere dell'UdC Alberto Sgrò che aveva denunciato i brogli –:
   se il Ministro dell'interno sia al corrente di questi gravi fatti, se intenda avviare un'attività di verifica sull'eventuale esistenza di condizionamenti in relazione alle elezioni, da parte delle organizzazioni criminali attive nel territorio, nel comune di Ardea. (4-16507)


   EVANGELISTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   la prefettura di Massa Carrara, istituita nel 1859, è una delle più antiche d'Italia. Con la sua istituzione è sempre stata garantita la presenza dello Stato in un territorio di confine tra le culture ligure, emiliana e toscana;
   in una realtà sociale e politica da sempre fortemente conflittuale, la prefettura di Massa Carrara svolge un apprezzatissimo ruolo di interlocutore istituzionale privilegiato, aperto a confronti costruttivi con le rappresentanze istituzionali politiche, sindacali e unanimemente riconosciuto come indispensabile fattore positivo nella gestione delle problematiche territoriali;
   in questo momento storico, in cui il territorio della provincia sta vivendo una crisi economica e occupazionale senza precedenti, la funzione dell'ufficio di Governo viene esercitata con rinnovato vigore, sistematicità e rilievo; infatti, continuo è il confronto costruttivo tra prefettura, sindacati, istituzioni locali e centrali, per promuovere iniziative istituzionali atte a contrastare la sfavorevole congiuntura economica che comporta una fortissima tensione sociale con importanti conseguenze per il mantenimento dell'ordine pubblico;
   basta ricordare le più recenti vertenze seguite dalla prefettura: quella relativa alla mobilità dei 320 lavoratori dello stabilimento Eaton di Massa e la vertenza in atto dei Nuovi cantieri apuania di Marina di Carrara, che con circa 200 dipendenti e un indotto di circa 500 addetti genera una già delicatissima situazione di criticità sotto il profilo dell'ordine pubblico a causa delle incerte prospettive sul mantenimento dell'importante insediamento produttivo;
   frequentemente, questi lavoratori svolgono manifestazioni pubbliche e attuano presìdi, trovando ascolto e iniziative di mediazione da parte della Prefettura, che contribuisce in modo determinante sia a fare sentire vicine alle loro esigenze le istituzioni governative che a stemperare le più forti tensioni esistenti, suscettibili di cagionare gravi conseguenze per il mantenimento dell'ordine e della sicurezza pubblica;
   la provincia di Massa-Carrara non è neppure un'isola felice sotto il profilo delle infiltrazioni della criminalità organizzata nel tessuto economico. In occasione dei lavori di costruzione della cosiddetta Strada dei Marmi, sono emersi numerosi tentativi di infiltrazione nell'economia locali da parte di sodalizi riconducibili alla ’ndrangheta calabrese;
   l'esigenza di mantenere l'ufficio territoriale del Governo nella provincia Apuana è fortemente sentita dagli amministratori locali, dai sindacati, dalle forze sociali ed in genere dalla cittadinanza che trovano nella presenza dello Stato sul territorio il punto di riferimento indispensabile per ogni loro istanza;
   non sono chiare le motivazioni che inducono il Ministro interrogato a inserire tra le prefetture da accorpare quella di Massa-Carrara, senza una reale conoscenza delle complesse problematiche del territorio, e secondo valutazioni che si rifanno esclusivamente all'entità numerica della popolazione della provincia;
   l'eventuale soppressione, la cui motivazione è riconducibile alla cosiddetta spending review, non tiene adeguatamente conto dell'importanza che ha per il territorio dell'alta Versilia e della Lunigiana, l'ufficio territoriale del Governo di Massa-Carrara né, peraltro, tiene conto degli effetti disastrosi che un'incomprensibile quanto immotivata soppressione della citata Prefettura provocherebbe sul territorio;
   non è chiaro, a parere dell'interrogante, come mai non si applichino le leggi esistenti, ovvero creare l'ufficio territoriale del Governo, secondo lo spirito con il quale era stato concepito e mai attuato, facendo confluire i vari uffici periferici dello Stato nel cosiddetto ufficio territoriale del Governo, secondo criteri di razionalizzazione della spesa pubblica corrente, senza dover stravolgere l'organizzazione gerarchica periferica dello Stato;
   tra l'altro, l'esiguo risparmio realizzato dalla soppressione della prefettura di Massa-Carrara, che secondo un calcolo approssimativo, in eccesso, non supererebbe i 250.000 euro annui nel rapporto costi benefici, non compenserebbe le conseguenze negative sopra illustrate ma contribuirebbe ad aggravare anche dal punto di vista istituzionale e della sicurezza l'impoverimento di un territorio già in fase di forte recessione –:
   se non ritenga di voler rivedere la decisione di accorpare la prefettura di Massa Carrara, per prevenire ed evitare forme di protesta a tutti i livelli istituzionali già preannunciate. (4-16511)


   EVANGELISTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   da un articolo apparso su La Stampa il 6 giugno 2012, si apprende che verranno confermati i ventilati tagli alla Polizia di Stato con concreti rischi per gli uffici di specialità, in primis le sezioni di polizia postale e delle comunicazioni, poiché la stessa è chiamata a risparmiare 65 milioni di euro dal proprio bilancio con un'operazione chirurgica di riorganizzazione;
   tale situazione, che rappresenta una vera e propria spada di Damocle, si va ad aggiungere a una situazione organica cronicamente deficitaria come quella, ad esempio, della sezione di Massa;
   forte è il rischio che venga disperso un patrimonio di conoscenze faticosamente accumulato negli anni e, soprattutto, non garantito il sacrosanto diritto dei cittadini apuani di potersi rivolgere a un interlocutore sufficientemente qualificato in caso di crimini subiti in campo informatico, nella fattispecie;
   i presìdi provinciali della polizia postale e delle comunicazioni rappresentano, infatti, l'unico referente in grado di svolgere mirate indagini su tutti i fenomeni che passano, con troppa semplificazione, sotto il nome di computer crimes. Si tratta di tutti quei reati che vanno dalla pedopornografia on line sino alle clonazioni di documenti elettronici, alle diffamazioni telematiche, alle minacce e/o molestie virtuali o telefoniche, al furto di identità, all'accesso abusivo ai dati sensibili, alle truffe on line, fra cui il famigerato phishing, e altro;
   si tratta, in definitiva, di reati che sovente hanno un impatto fortemente negativo nella sfera personale, in quanto chi li subisce vede «violata» la propria sfera intima, la riservatezza dei propri contatti, la tutela dei propri risparmi, la propria reputazione e immagine pubblica;
   non si riesce davvero a capire quale fonte di risparmio deriverebbe per le casse pubbliche dalla ricollocazione di migliaia e migliaia di addetti specializzati e qualificati, che vedrebbero depauperato il loro know-how a discapito innanzitutto degli utenti –:
   se non ritenga di voler rivedere tale decisione onde evitare che la qualità e il livello di sicurezza nelle aree interessate dai tagli, incidano direttamente sulla capacità di analisi e di guida dei vari comparti. (4-16512)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CENTEMERO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   il decreto ministeriale n. 39 del 30 gennaio 1998 (allegato tabella A) dispone le classi di concorso nelle scuole ed istituti di istruzione secondaria ed artistica. Tra queste, la classe di concorso 44/A «linguaggio per la cinematografia e la televisione» per l'insegnamento di «linguaggio cinematografico e televisivo», «storia e tecnica dello spettacolo», «tecnica del montaggio cinematografico e televisivo», «tecniche professionali», all'interno degli istituti professionali per la cinematografia e la televisione;
   il decreto ministeriale n. 31 del 14 marzo 2012 (allegato tabella B) definisce i posti disponibili per le immatricolazioni ai corsi di tirocinio formativo attivo per l'abilitazione all'insegnamento nella scuola secondaria di secondo grado per l'anno scolastico 2011-2012. La classe A044, «linguaggio per la cinematografia e la televisione», non compare tra le classi di concorso per cui è stato avviato il tirocinio formativo attivo;
   al momento non tutte le cattedre disponibili per questa classe di concorso sono coperte da personale di ruolo e non esiste personale in esubero –:
   se e quando si intenda procedere all'avvio dei corsi di tirocinio formativo attivo per la classe di concorso A044, per consentire l'abilitazione degli aspiranti docenti in possesso dei requisiti necessari per la suddetta classe. (5-07032)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PATARINO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha accreditato alle scuole il budget occorrente per pagamenti degli emolumenti agli insegnanti-supplenti;
   nella stragrande maggioranza dei casi le somme accreditate sono state appena sufficienti per far fronte alle esigenze dei primi mesi;
   per ricevere le integrazioni ai budget assegnati, le scuole, alla fine di ogni mese, comunicano al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca tramite i flussi finanziari del portale SIDI, il fabbisogno occorrente per liquidare gli emolumenti di quel mese;
   purtroppo il Ministero dell'istruzione, dell'università della ricerca, leggendo in ritardo le segnalazioni delle varie scuole, non rispetta i tempi delle assegnazioni delle somme corrispondenti al loro rispettivo fabbisogno, tanto che i flussi inviati a fine febbraio e a fine marzo sono stati recepiti solo a fine aprile. Pertanto, passando altro tempo dalla data in cui ha disposto l'assegnazione a quella in cui vengono accreditate le somme dalla Banca d'Italia agli istituti di credito delle scuole stesse, i ritardi accumulati per i pagamenti degli emolumenti ai docenti supplenti diventano inaccettabili, con pesanti conseguenze di natura sociale oltre che economica per molti docenti e rispettive famiglie –:
   quali iniziative o provvedimenti intenda assumere per colmare una così grave lacuna, al fine di consentire alla macchina dello Stato di rispondere in maniera adeguata alle necessità di chi presta la propria opera al servizio dello Stato. (4-16485)


   NICOLUCCI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   la stampa locale (si veda, per esempio, La Repubblica, edizione di Napoli) evidenzia un grave disservizio che si sta verificando presso numerose scuole superiori della Campania;
   risulta infatti, secondo le testimonianze riportate, che vi siano numerosissimi studenti che, avendo regolarmente sostenuto e superato l'esame di Stato per la licenza di scuola superiore nell'estate del 2011, finora non hanno potuto ritirare il relativo attestato ufficiale;
   sembrerebbe, sempre secondo quanto riportato dalla stampa, che le scuole affermino di non poter rilasciare i diplomi per una ragione che se confermata risulterebbe incredibile, cioè per «mancanza di soldi per comprare le pergamene», in particolare a causa dell'assenza di finanziamenti da parte dell'ufficio scolastico regionale;
   il paradosso è che in Campania vi sono studenti regolarmente «maturati» che però non possono presentare, per gli usi richiesti dalla legge e nell'ambito della ricerca di un posto di lavoro o di iscrizione all'università, il relativo attestato;
   ancora una volta, a causa di inefficienze di varia natura, come già denunciato dall'interrogante con l'interrogazione n. 4-16009 relativa alla carenza regionale di ricettari medici per le prestazioni sanitarie rimborsabili dallo Stato, la Campania e i suoi cittadini risultano assurdamente penalizzati rispetto al resto dell'Italia –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e, nell'ambito delle sue competenze nei rapporti con gli uffici scolastici regionali, se ritenga opportuno attivarsi per ovviare ai gravi disagi denunciati. (4-16487)


   CAVALLOTTO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   a tutti è noto il dramma che le popolazioni dell'Emilia Romagna, ma anche di parte della Lombardia e del Veneto, stanno vivendo in questi giorni, a seguito degli eventi sismici che si sono susseguiti a partire dal 20 maggio 2012 con impressionante regolarità;
   i sismologi sono al lavoro per tentare di ricostruire le cause che hanno generato due fenomeni così forti a distanza di così pochi giorni: la prima scossa del 20 maggio con una magnitudo 5,9 e la seconda, il 29 maggio, con magnitudo 5,8, seguite da innumerevoli scosse di minore intensità;
   al di là delle cause e del possibile ripetersi di ulteriori episodi, è ovviamente attuale il tema degli aiuti da portare alle popolazioni colpite: oltre alle vittime ed ai feriti, si calcolano in più di 14.000 gli sfollati che hanno perso la propria abitazione e i propri averi; le necessità sono infinite: tutti gli aspetti della vita quotidiana sono stravolti e l'impossibilità di far fronte agli impegni rischia di pregiudicare anche il futuro dei giovani residenti nelle zone colpite dal terremoto; è il caso degli studenti universitari che hanno difficoltà a pagare le rette di iscrizione e che rischiano di dover interrompere il proprio corso di studi; 
   oltre alla necessità di risorse economiche immediate per far fronte all'emergenza, oltre a quelle per far fronte alla successiva ricostruzione, è necessario intervenire per consentire alle popolazioni danneggiate di continuare con la loro normale vita scolastica, universitaria e lavorativa;
   è necessario quindi attivarsi affinché le università pubbliche e private in tutta Italia sospendano per un congruo periodo il pagamento delle rette da parte degli studenti residenti nelle zone danneggiate dal recente terremoto, in modo che possano proseguire la loro carriera scolastica –:
   se il Governo intenda assumere ogni iniziativa di competenza, anche normativa, affinché nelle università pubbliche e private di tutto il territorio nazionale, si introduca un periodo di sospensione del pagamento delle rette a favore degli studenti residenti nelle zone colpite dagli eventi sismici che si sono verificati a partire dal 20 maggio 2012. (4-16500)


   BOBBA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca con proprio decreto del 24 aprile 1992 ha messo ad ordinamento un corso triennale d'istruzione professionale di Stato per l'acquisizione della qualifica di «Operatore dei servizi sociali» e che tale qualifica è stata successivamente confermata con decreto ministeriale 14 aprile 1997, n. 250;
   lo stesso Ministero con proprio decreto del 15 aprile 1994 ha messo ad ordinamento un corso biennale di post-qualifica d'istruzione professionale di Stato per il conseguimento del titolo di «tecnico dei servizi sociali», corso quest'ultimo il cui accesso è riservato a coloro che in precedenza hanno acquisito la qualifica corrispondente di operatore;
   nel profilo professionale, descritto nei decreti ministeriali, relativo alla qualifica di «operatore dei servizi sociali» si legge che «(...) con una specifica formazione professionale di carattere teorico e tecnico-pratico e nell'ambito dei servizi socio-educativo-culturali, svolge la propria attività a sostegno di persone di diversa età, per favorire le loro potenzialità individuali e il loro inserimento e partecipazione sociale. (...) Alla conclusione del ciclo di studi l'Operatore dei Servizi Sociali può lavorare nelle strutture pubbliche e private del territorio a sostegno delle comunità, per salvaguardare l'autonomia personale e sociale dei cittadini con lo scopo di salvaguardare l'autonomia personale e sociale dei cittadini con lo scopo di evitare o ridurre i rischi di isolamento o di emarginazione. (...)»;
   nel profilo professionale, descritto nel decreto ministeriale del 15 aprile 1994, si legge che «Il Tecnico dei servizi sociali possiede competenze e capacità per adeguarsi alle necessità e ai bisogni delle persone con le quali deve operare. È in grado di programmare interventi precisi e mirati secondo le esigenze fondamentali della vita quotidiana e di svago, curandone l'organizzazione e valutandone l'efficacia. Con l'esperienza anche pratica (attraverso stage e tirocini) il tecnico dei servizi sociali è capace di cogliere i problemi e di risolverli efficacemente e tempestivamente tenendo conto dell'aspetto giuridico, organizzativo, psicologico e igienico sanitario»;
   negli anni la presenza dei corsi di istruzione professionale di Stato negli indirizzi di operatore e tecnico dei servizi sociali si è andata diffondendo sul territorio nazionale, avviando verso tali qualifiche e titoli di studio migliaia di giovani motivati all'impegno e al lavoro nel settore sociale;
   il recente riordino dell'istruzione secondaria superiore ha rideterminato i diplomi da conseguirsi al termine del percorso di studi prevedendo che nell'ambito degli Istituti professionali di Stato fosse presente l'indirizzo socio-sanitario al termine del quale viene rilasciato il diploma di «Tecnico socio-sanitario», giusto decreto del Presidente della Repubblica n. 87 del 15 marzo 2010, delineando un curriculum di studi non sostanzialmente diverso da quello del «Tecnico dei servizi sociali»;
   in base alla descrizione del profilo professionale del tecnico dei servizi socio-sanitario, riportato in predetto decreto, tale figura: «(...) possiede le competenze necessarie per organizzare ed attuare interventi adeguati alle esigenze socio-sanitarie di persone e comunità, per la promozione della salute e del benessere bio-psico-sociale. È in grado di:
    partecipare alla rilevazione dei bisogni socio-sanitari del territorio attraverso l'interazione con soggetti istituzionali e professionali;
    rapportarsi ai competenti Enti pubblici e privati anche per orientare l'utenza verso idonee strutture;
    intervenire nella gestione dell'impresa sociosanitaria e nella promozione di reti di servizio per attività di assistenza e di animazione sociale;
    applicare la normativa vigente relativa alla privacy e alla sicurezza sociale e sanitaria;
    organizzare interventi a sostegno dell'inclusione sociale di persone, comunità e fasce deboli;
    interagire con gli utenti del servizio e predisporre piani individualizzati di intervento;
    individuare soluzioni corrette ai problemi organizzativi, psicologici e igienico-sanitari della vita quotidiana;
    utilizzare metodi e strumenti di valutazione e monitoraggio della qualità del servizio erogato nell'ottica del miglioramento e della valorizzazione delle risorse (...)»;
   l'introduzione dell'indirizzo socio-sanitario nell'ambito del riordino dell'istruzione superiore ha determinato un incremento dei corsi su tutto il territorio nazionale; la normativa vigente relativa al rilascio di qualifiche professionali assegna alle regioni tale compito;
   è tuttora aperto il problema della definizione delle figure professionali in ambito sociale, tant’è che l'ISFOL nel maggio 2008 ha reso noto un progetto per realizzare un «Osservatorio per il governo del sistema delle professioni sociali e lo sviluppo dei servizi alla persona», per rispondere all'esigenza di normare le diverse professioni sia in ambito sociale, dove il processo è ancora in una fase di forte evoluzione, sia in ambito sanitario, dove il processo risulta essere più avanzato;
   le regioni rispetto al riconoscimento della qualifica di «Operatore dei servizi sociali» e del diploma di «Tecnico dei servizi sociali» hanno avuto comportamenti difformi. Alcune non riconoscono in alcun modo tali titoli come utili all'accesso al lavoro in strutture sociali e socio-sanitarie, determinando confusione e delusione nei giovani e nelle loro famiglie che al termine di un percorso di studi, prevalentemente mirato al lavoro in relazioni di aiuto alle persone, si trovano con un titolo di studio non riconosciuto a tale scopo;
   il comportamento di alcune regioni è stato talmente rigido che in seguito ad ispezioni è stato richiesto l'allontanamento dalle mansioni ricoperte nel lavoro in strutture residenziali sociali e socio sanitarie accreditate, di giovani con tale diploma, che ivi erano utilmente impiegati con soddisfazione delle strutture che li avevano assunti, dei loro utenti e dei giovani lavoratori stessi. Un fatto di questo tipo è nuovamente accaduto recentemente in Piemonte;
   nell'intesa raggiunta in Conferenza Unificata Stato-Regioni il 29 aprile 2010 relativa alle 21 figure professionali dei percorsi di istruzione e formazione professionale nessuna di queste è riconducibile ai percorsi degli istituti professionali nell'indirizzo socio-sanitario, pertanto l'intesa raggiunta in Conferenza unificata Stato-Regioni il 16 dicembre 2010 «riguardante l'adozione delle linee-guida per realizzare organici raccordi tra i percorsi degli istituti professionali e i percorsi di istruzione e formazione professionale», non è applicabile all'indirizzo socio-sanitario, facendo in tal modo permanere il problema della spendibilità nel mondo del lavoro del nuovo titolo di studi di «Tecnico-socio-sanitario»;
   in molte regioni l'accesso a mansioni lavorative che prevedono relazioni di aiuto nei servizi sociali e socio-sanitari, è previsto esclusivamente o con diploma di laurea o con la qualifica di operatore socio-sanitario, qualifica che si consegue attraverso corsi di formazione professionale generalmente annuali, il cui requisito d'accesso è dato dall'adempimento dell'obbligo scolastico;
   alcune regioni, tra cui la regione Piemonte, riconoscono la figura del tecnico dei servizi sociali quanto riguarda l'educazione nel settore dell'assistenza all'infanzia, ma non riconoscono il titolo come idoneo a formare una figura professionale specifica inserita nei servizi sociali e socio-sanitari in quanto «Tecnico dei servizi sociali»;
   vi sono regioni che riconoscono agli studenti con diploma di tecnico dei servizi sociali o di operatore dei servizi sociali solo alcuni limitati crediti formativi spendibili nell'ambito dei percorsi di formazione professionale di «Operatore socio-sanitario». Per accedere in alcuni casi è richiesta la partecipazione a prove di selezione (che spesso prevedono esplicitamente una precedenza a favore di persone disoccupate con più di 26 anni, mentre in altri casi sono i contenuti e le modalità dei test che favoriscono le persone disoccupate non più giovani), in altre regioni si richiede il pagamento del corso di formazione;
   in particolare nella regione Piemonte in base alle determine dirigenziali 172 del 28 marzo 2011 e 588 del 21 ottobre 2011, coloro che hanno già un diploma di istruzione superiore come tecnico dei servizi sociali, coerente con il percorso dell'operatore socio-sanitario, per vedersi riconoscere una qualifica spendibile nei servizi e nelle strutture sociali e socio-sanitarie è richiesta la frequenza ad un intero corso (pur ridotto nelle ore ma non nella durata temporale), occupando posti nei corsi della formazione professionale che altrimenti sarebbero disponibili per altri soggetti che mai hanno affrontato quelle tematiche formative e determinando uno spreco di risorse finanziarie e formative;
   sentita l'esperienza di diplomati nei corsi di tecnico dei servizi sociali che hanno successivamente frequentato i corsi di «Operatore socio-sanitario», si riscontra un parere diffuso circa la prevalente inutilità della ripetizione di gran parte delle lezioni teoriche, mentre alcuni rilevano l'utilità di un'integrazione della formazione con attività di tirocinio in ambiti differenziati;
   a parere dell'interrogante la mancanza del riconoscimento di cui in premessa pone in essere una condizione ingannevole nei confronti dei giovani e delle loro famiglie, convinti, in base alle descrizioni dei profili professionali forniti dal Ministero, di seguire corsi dell'istruzione professionale di Stato utili all'inserimento nel mondo del lavoro, per poi ritrovarsi o a dover accedere a corsi professionali a pagamento o soggetti a test selettivi, oppure a dover proseguire gli studi in ambito universitario;
   sempre a parere dell'interrogante si potrebbe prevedere un modulo specifico per il conseguimento della qualifica di «operatore dei servizi socio-sanitari», modulo il cui accesso sia riservato a persone con i titoli rilasciati dall'istruzione professionale di Stato e, al fine di un contenimento dei costi, l'eventuale realizzazione di tale modulo specifico, oltre che agli enti di formazione professionale, potrebbe essere affidata a istituti scolastici accreditati per la formazione –:
   se non si ritenga urgente e doveroso affrontare il problema del riconoscimento nel settore sociale e socio-sanitario dei titoli conseguiti nell'istruzione professionale di stato, quale «operatore dei servizi sociali» e quale «tecnico dei servizi sociali» previsti nell'ordinamento previgente e in prospettiva quello di «Tecnico dei servizi socio-sanitari», previsto nel decreto del Presidente della Repubblica n. 87 del 15 marzo 2010;
   se non si ritenga doveroso procedere in tempi rapidi nel realizzare un accordo con le regioni, affinché i giovani con titolo di «Operatore dei servizi sociali» e «Tecnico dei servizi sociali» che intendano svolgere la professione di «operatore socio-sanitario», vedano riconosciuto il titolo di «tecnico dei servizi sociali» come valido per ricoprire la mansione di operatore socio-sanitario, fatto salvo un necessario periodo di prova da realizzare all'interno dell'ente che procede all'assunzione, prendendo in considerazione quanto esposto in premessa per il contenimento dei costi;
   se non si ritenga urgente procedere ad un accordo con le regioni, sulla base degli studi effettuati dall'ISFOL o da altri soggetti e delle esperienze fatte da alcune regioni, quale la Toscana, prevedendo ambiti professionali specifici per il cui accesso sia spendibile il titolo di «tecnico dei servizi sociali» e di «tecnico socio-sanitario» introducendo, eventualmente, una revisione del curriculum del «tecnico sociosanitario», se necessario, o l'uso delle quote di flessibilità e autonomia, previste dal citato decreto del Presidente della Repubblica n. 87 del 2010, per realizzare nell'istruzione professionale di Stato una preparazione coerente ai fabbisogni del settore sociale e socio-sanitario. (4-16509)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   ANNA TERESA FORMISANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   i lavoratori della Mabo prefabbricati di Supino (Frosinone) vivono da giorni una situazione molto preoccupante che rischia di avere esiti drammatici; si tratta di circa settanta dipendenti che contestano il mancato pagamento degli stipendi arretrati e che versano in uno stato di profonda preoccupazione per l'incertezza sul futuro della fabbrica dove si realizzano prefabbricati per uso civile e industriale;
   quella della Mabo è l'ennesima crisi aziendale che colpisce la provincia di Frosinone a cui si aggiunge la crisi di liquidità che vede le aziende costrette a fermare la produzione ed a chiudere lo stabilimento per mancanza di disponibilità economica. Tuttavia, in questo caso, l'azienda Mabo, sembrerebbe avere la possibilità, in virtù delle commesse in portafoglio, di continuare la sua produzione e garantire una buona parte dei lavoratori in forza allo stabilimento;
   attualmente, i dipendenti sono in cassa integrazione guadagni straordinaria e non ricevono le retribuzioni da due mesi. La stessa proprietà ha ammesso nell'ultimo incontro con i dipendenti di non essere ad oggi in grado di pagarli e di essere in trattativa per tentare di garantire un futuro e la relativa ripresa dello stabilimento –:
   quali siano i piani industriali previsti per attivare la produzione e garantire i posti di lavoro oggi in essere nell'azienda Mabo di Frosinone;
   se non ritengano opportuno attivare un tavolo tecnico con le istituzioni nazionali e locali interessate in grado di dare risposte concrete ed attivare investimenti futuri. (3-02321)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CAZZOLA e ARACU. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   il comparto produttivo dei call center è stato nel corso degli anni, oggetto di diversi interventi finalizzati a favorire un'occupazione stabile e duratura in un settore che è, e resta, caratterizzato da un elevato grado di turn over degli addetti;
   oggi, anche a causa dell'attuale congiuntura economica di crisi che ha colpito il nostro Paese, il settore del call center non è più in fase espansiva come 10 anni fa e che, a fasi alterne, ha proseguito la sua crescita sino al periodo pre-crisi;
   il settore beneficia di misure finalizzate all'incentivazione dell'occupazione previste dalla legge n. 407 del 1990 che sono concesse alle imprese e da ulteriori contributi a valere sul FSE;
   le misure citate comportano uno sgravio contributivo (INPS e INAIL) che, nelle regioni obiettivo 1, arriva al 100 per cento mentre per le altre regioni è al 50 per cento, in relazione alla conservazione dei posti di lavoro per tre anni, alle quali debbono poi aggiungersi ulteriori contributi a valere sui fondi FSE. Nel complesso le misure di aiuto alle imprese determinano per le stesse un costo del lavoro di circa il 47 per cento in meno rispetto ad altre imprese dello stesso comparto che, operando con dipendenti assunti da almeno tre anni, non possono più usufruire di tali benefici;
   per le imprese dei call center il costo del lavoro rappresenta circa il 75 per cento del fatturato e dagli effetti derivanti dagli sgravi sopraindicati e dagli aiuti FSE le imprese beneficiate traggono un considerevole vantaggio rispetto alle altre, che compromette la corretta competitività nel settore;
   gli effetti di una non corretta competitività basati sul minor costo del lavoro, incentivato dalle misure sopra indicate, si traducono da parte delle aziende di volta in volta beneficiate in politiche di mercato molto aggressive sul piano dell'offerta, che generano – al termine delle incentivazioni – situazioni di crisi quando le stesse aziende non sono più in grado di sostenere le commesse attivate grazie agli sgravi fiscali riconosciuti per un triennio e dunque ricorrono a ristrutturazioni aziendali e all'uso della cassa integrazione guadagni e della mobilità. Inoltre, le aziende che non possono più fruire dei benefici sopra citati perché utilizzano dipendenti assunti da almeno tre anni non potendo competere con le politiche commerciali basate sul minor costo del lavoro incentivato praticate dalla concorrenza, entrano in crisi con pesanti conseguenze sull'occupazione. Si determina così un doppio carico sul bilancio pubblico: da un lato la concessione delle incentivazioni alle imprese che fanno nuove assunzioni e dall'altro i costi derivanti dalla concessione degli ammortizzatori sociali alle imprese che non potendo fruire delle incentivazioni entrano in crisi;
   un altro effetto delle politiche commerciali aggressive è poi quello dello spostamento di commesse da una azienda ad un'altra senza che vi siano clausole sociali come ad esempio quelle previste nel CCNL per i dipendenti da aziende di pulimento e multi servizi che prevedono come il personale addetto ad una commessa segua la sorte della stessa in caso di passaggio ad altra azienda (articolo 4 del contratto collettivo nazionale del lavoro del maggio 2011 aziende di pulimento e multi servizi). La mancanza di tale clausola determina:
    a) per l'azienda che perde la commessa, il ricorso a misure di ammortizzatori sociali con l'uscita dal mercato del lavoro per gli addetti già qualificati;
    b) per l'azienda che vince la commessa, il ricorso alle incentivazioni sopra citate per l'assunzione di nuovi addetti che devono sostituire figure già professionalizzate;
   di conseguenza lo Stato sostiene contestualmente sia i costi per gli incentivi all'occupazione sia quelli per gli ammortizzatori sociali, senza alcun incremento occupazionale reale nel settore e senza che vi sia la possibilità, come in altri settori –:
   se il Ministro interrogato, nell'ambito delle proprie facoltà e prerogative, non intenda procedere, anche attraverso l'attivazione di un tavolo tecnico con le associazioni di categoria maggiormente rappresentative nel settore dei call center a livello nazionale, al fine di individuare nuove modalità per la rimodulazione e fruizione delle misure di cui alla legge n. 407 del 1990, anche sulla base delle disponibilità finanziarie del bilancio pubblico, per incentivare l'occupazione nel settore dei call center, al fine di evitare che dette misure possano configurare un elemento fortemente distorsivo del mercato attraverso il configurarsi di vantaggio competitivo offerto dal minor costo del lavoro rispetto ad altre imprese del medesimo comparto che non possono beneficiare delle incentivazioni e che, anche per la mancanza della clausola sociale nel contratto collettivo nazionale del lavoro di categoria per la salvaguardia del personale addetto in caso di perdita della commessa, sono costrette a ricorrere agli ammortizzatori sociali per far fronte a situazioni di crisi, con evidenti maggiori oneri per lo Stato, oltre a quelli previsti dalle misure di incentivazione di cui alla legge n. 407 del 1990. (5-07036)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ROSATO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 30 del decreto legge 31 maggio 2010, n. 78, così come modificato dalla legge di conversione 30 luglio 2010, n. 122, dettaglia una nuova disciplina, in vigore dal 1° gennaio 2011, per la riscossione dei crediti vantati dall'INPS;
   nella relazione illustrativa al disegno di legge di conversione si precisa che le nuove norme sono finalizzate a ridurre fortemente i tempi intercorrenti tra l'insorgenza del credito rilevato dell'Istituto e il momento in cui l'agente della riscossione può avviare l'attività di recupero;
   quella dei contributi previdenziali è una delle evasioni più ricorrenti nel nostro Paese, e a questo triste primato si aggiunge il fatto che spesso i crediti a bilancio dall'Ente in questione risultano poi essere inesigibili a grave danno dell'Istituto che deve rivedere al ribasso le proprie voci di entrata –:
   se il Ministro interrogato possa fornire informazioni:
    a) sul tempo medio intercorrente tra l'insorgenza del credito e la riscossione dello stesso;
    b) sull'ammontare e la percentuale dei crediti vantati dall'INPS al 31 dicembre 2011, per ciascun anno e per ciascuna gestione;
    c) sull'ammontare dei crediti vantati dall'INPS che sono stati effettivamente recuperati dall'agente della riscossione nel corso dell'esercizio 2011 e la loro percentuale rispetto al credito complessivo;
   quali strumenti ed ulteriori iniziative il Governo e l'INPS intendano mettere in atto per contrastare il fenomeno delle aziende congenitamente insolventi sia per lavoratori subordinati che per lavoratori autonomi e parasubordinati. (4-16486)


   DI PIETRO, PALADINI, ANIELLO FORMISANO e CIMADORO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   in questi giorni, da parte di Fiat Powertrain di Termoli, si sta consumando un violentissimo attacco, senza precedenti nella storia delle relazioni industriali del nostro Paese, teso a colpire non soltanto la libertà sindacale della Fiom, ma anche il diritto dei lavoratori ad una giusta retribuzione, unicamente per il fatto di aderire a tale sigla sindacale non firmataria del nuovo CCNL;
   tutto ha inizio a seguito del decreto del tribunale di Larino del 23 aprile 2012 che riconosce la condotta antisindacale di Fiat Powertrain volta a negare l'esercizio delle prerogative sindacali a Fiom, sulla base dell'errato presupposto dell'inesistenza di un contratto collettivo sottoscritto da Fiom applicato all'unità produttiva di Termoli; il giudice di Larino in sostanza riconosce la persistente efficacia del CCNL 2008;
   a seguito di tale decisione, che consente alla Fiom di esercitare le prerogative sindacali sulla base del CCNL 2008, Fiat Powertrain in modo del tutto arbitrario e discriminatorio decide di estendere ai lavoratori Fiom l'applicazione del contratto collettivo nazionale di lavoro 2008 anche per quanto concerne la parte economica, tant’è che il 29 maggio 2012 invia 200 lettere agli operai iscritti alla Fiom, comunicando loro l'immediata riduzione del salario di 250,00 euro mensili in applicazione del trattamento economico previsto dal contratto collettivo nazionale di lavoro metalmeccanico del 2008;
   si tratta di un gravissimo salto di qualità nella condotta sempre aggressiva tenuta da Fiat nei confronti della FIOM, poiché è evidente che in questa occasione, l'azienda colpendo direttamente il portafoglio dei lavoratori, mira a fiaccare la resistenza della Fiom, tentando di convincere i lavoratori a lasciare tale sigla sindacale e passare ad altre sigle più docili nella fase della contrattazione;
   tale riduzione salariale operata da Fiat Powertrain è assolutamente illegittima e discriminatoria. Il tribunale di Torino, con decreto del 26 aprile 2011, chiamato a pronunciarsi su analoga vicenda riguardante l'esercizio delle prerogative sindacali, accogliendo il ricorso della Fiom e dichiarando antisindacale il comportamento tenuto dall'azienda, precisa che la perdurante efficacia del CCNL 2008, non possa comportare alcuna conseguenza in ordine ai trattamenti economici di miglior favore erogati e attualmente in atto;
   in sostanza, è orientamento consolidato che, in caso di accordi separati, i miglioramenti salariali erogati ai dipendenti in conseguenza dell'entrata in vigore del CCSL 2010, costituiscono per i lavoratori iscritti alle organizzazioni sindacali firmatarie, un effetto consequenziale al rinnovo contrattuale; viceversa per coloro che, come gli iscritti FIOM non si riconoscono in tale CCNL, ritenendo operativo quello del 2008, tali miglioramenti costituiscono un trattamento di miglior favore, giuridicamente intangibile sia con riferimento alla porzione già erogata che a quella da erogare, in forza dell'obbligo di non discriminazione, sancito dall'articolo 16 dello statuto dei lavoratori;
   proprio con riferimento alla possibilità per l'azienda di decurtare il salario dei lavoratori iscritti alla Fiom, la giurisprudenza è concorde nel ritenere che, la dovuta applicazione del CCNL 2008, non comporta per l'azienda, né la facoltà di recuperare i miglioramenti salariali erogati in base al nuovo contratto collettivo, né di disporre la sospensione per il futuro degli stessi. Infatti, sia l'una che l'altra condotta, costituirebbero grave violazione del dovere di non discriminazione, esplicitamente sancito dall'articolo 16 dello statuto dei lavoratori, nonché violazione dell'articolo 36 della Costituzione;
   l'articolo 16 dello statuto dei lavoratori, infatti, sancisce il principio secondo cui: «È vietata la concessione di trattamenti economici di maggior favore aventi carattere discriminatorio a mente dell'articolo 15, ossia in base all'adesione ad una sigla sindacale piuttosto che ad altra»;
   essendo ragionevole presumere che la molla salariale sia sicuramente tra le più persuasive per i lavoratori, è evidente che si stanno colpendo direttamente i lavoratori per colpire la FIOM, nel malcelato intento di costringere il sindacato, nel timore di perdere iscritti, a piegarsi dinnanzi a piattaforme contrattuali alle quali si è sostanzialmente in disaccordo;
   garantire a tutti i lavoratori, indipendentemente dalla sigla sindacale di appartenenza, il trattamento salariale più favorevole, significa rendere libero il singolo sindacato in disaccordo con gli altri, di formalizzare il proprio dissenso senza sottostare al gravissimo ricatto della potenziale perdita di iscritti che per accedere agli aumenti salariali potrebbero mutare sigla sindacale;
   in definitiva, l'applicazione dei livelli retributivi previsti dal CCSL 2010 anche ai lavoratori FIOM, che oggi si vedono ingiustamente decurtati dalla busta paga la rilevante somma di 250 euro mensili, non è imposta all'azienda in attuazione diretta del CCSL 2010, non firmato da FIOM, ma è imposta dalle norme inderogabili e costituzionalmente garantite, quali l'articolo 16 dello statuto dei lavoratori, e l'articolo 36 e 3 della Costituzione, che impongono a tutte le aziende di uniformare verso l'alto i livelli retributivi applicati a tutti i lavoratori onde evitare gravi discriminazioni –:
   se non ritenga di assumere iniziative di competenza al fine di salvaguardare le retribuzioni dei lavoratori della Fiat Powertrain di Termoli, decurtate in maniera secondo gli interroganti del tutto illegittima e discriminatoria e promuovere un immediato confronto con le parti interessate al fine di ricercare una soluzione che ripristini il principio di uguaglianza tra tutti i lavoratori, a partire dal livello economico. (4-16498)


   CERA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   con sentenza emessa il 2 febbraio 2001 il tribunale di Foggia Sezione fallimenti. Cro 638 n. 2653 CI, dichiarava lo stato di insolvenza della società cooperativa «Cassa di mutualità del tavoliere», con sede in San Severo (Foggia);
   con decreto ministeriale n. 142 del 3 maggio 2001 il Ministero del lavoro e della previdenza sociale metteva in liquidazione coatta amministrativa la società e nominava commissario liquidatore l'avvocato Franco Orlando di Nardò;
   se il tribunale di Foggia non avesse messo subito in liquidazione la Cassa di mutualità, gli organi di gestione avrebbero potuto provvedere alla cessione o all'autoliquidazione, garantendo probabilmente ai soci una liquidazione del 40 per cento del capitale versato e non del 15 per cento, come promesso dal liquidatore;
   risulta infatti che la Cassa fosse in trattativa con il Proser Studio di Cormons (Gorizia), con un gruppo finanziario di Catania, con Cosimo D'Andrea di Agropoli e con il broker Alfonso Tuttolomondo di Napoli per una sua cessione e che comunque il consiglio di amministrazione avesse preso in considerazione anche l'autoliquidazione;
   considerate le trattative che la Cassa intratteneva con i quattro potenziali rilevatori e la possibilità dell'autoliquidazione, non si spiega, ad avviso dell'interrogante, la tempestività da parte del tribunale di Foggia nel dichiarare il 2 febbraio 2001 lo stato di insolvenza e da parte del Ministero del lavoro e della previdenza sociale nel decretare il 3 maggio 2001, senza peraltro attendere la discussione del ricorso contro la sentenza, la messa in liquidazione della società e la nomina del commissario, nonostante la Cassa, pur non avendo liquidità, avesse un capitale di mezzo miliardo di lire;
   la tempestività non è spiegata dalla lentezza della procedura di liquidazione: dalla nomina del commissario del 3 maggio 2001 a tutt'oggi sono passati ben undici anni senza che la liquidazione sia stata conclusa;
   sono stati venduti il sottano di via Tasso e la suppellettile della società, ma non ancora la sede della Cassa, sebbene il commissario dicesse anni fa che sarebbe stata venduta per euro 350.000;
   i beni della Cassa avrebbero potuto essere venduti anche prima che fosse depositato lo stato passivo, che peraltro è avvenuto con molto ritardo, il 26 giugno 2006, ben cinque anni dopo la dichiarazione dello stato di insolvenza;
   eppure si trattava di verificare poche cose: il numero dei soci era poco più di mille, il capitale depositato era di un miliardo di lire, il capitale immobiliare di mezzo miliardo, con il sottano di via Tasso, la sede e il terreno di Agropoli;
   sebbene la Cassa avesse tra i suoi soci stimati e validi professionisti, risulta che il commissario nel corso del suo operato non abbia interpellato alcuno di loro ma piuttosto che sia avvalso della collaborazione dell'avvocato Morfeo, che era dipendente della Cassa;
   il lavoro del commissario liquidatore sta pesando sulla Cassa per circa il 30 per cento, per una cifra di almeno 100.000 euro, tra onorario suo e dei suoi collaboratori;
   l'onorario dovrebbe essere agganciato alla massa del capitale e alla solerzia della procedura e non alla sua durata, solo così si eviterebbe una lunga procedura di liquidazione, come questa –:
   se risulti quali siano i motivi di tanta tempestività nell'adottare da parte del Ministero del lavoro e della previdenza sociale il decreto di messa in liquidazione della società e di nomina del commissario, considerate le trattative che la cassa stava intrattenendo con alcuni potenziali rilevatori e tenuto conto che il consiglio di amministrazione aveva comunque preso in considerazione anche l'autoliquidazione;
   quali siano le cause della lentezza della procedura di liquidazione, atteso che sono ormai trascorsi undici anni dalla nomina del commissario liquidatore, e per quali motivi non sia stata ancora venduta la sede della cassa;
   quali iniziative intenda adottare per verificare eventuali errori o negligenze nella condotta e nell'operato del commissario liquidatore e, in caso affermativo, se intenda procedere alla revoca della nomina, a garanzia degli interessi dei soci.
(4-16499)


   BOCCUZZI, GATTI, CODURELLI, ESPOSITO, BERRETTA e GIULIETTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. —Per sapere – premesso che:
   è salito a 26 il bilancio delle vittime del sisma. Nel terremoto, hanno perso la vita sul posto di lavoro 18 lavoratori e lavoratrici mettendo in evidenza una criticità nell'edilizia industriale che dovrà essere affrontata con urgenza;
   sono ormai 638 le scosse di terremoto registrate dal secondo sisma del 29 maggio, 13 delle quali superiori a magnitudo 4 e sette oltre magnitudo 5;
   sono 54 i comuni colpiti dal sisma:
    a) 12 in provincia di Reggio Emilia;
    b) 19 in provincia di Modena;
    c) 16 in provincia di Bologna;
    d) 7 in provincia di Ferrara;
   si tratta di territori abitati da 952.285 residenti (il 21,3 per cento dell'intera regione);
   la protezione civile ha una disponibilità complessiva di 15.754 posti e ad oggi già accoglie 12.180 persone, oltre 9.000 nei 35 campi allestiti, quasi tremila in scuole e palestre;
   sono oltre 1.500 i volontari della protezione civile impegnati a cui si aggiungono vigili del fuoco, Forze armate, Forze dell'ordine, enti locali per un totale di oltre 4.500 uomini e donne al lavoro;
   ha colpito la solidarietà tra imprenditori e lavoratori, uniti dal desiderio e dall'esigenza di una pronta e veloce ripresa;
   ripartire, la parola d'ordine che unisce tutti in Emilia, in una terra che per tradizione si regge proprio sulle industrie;
   il 2 giugno 2012 è stata emanata un'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri che prevede che il titolare dell'attività produttiva, in quanto responsabile della sicurezza nei luoghi di lavoro ai sensi del decreto legislativo 9 aprile 2008 n. 81 e successive modifiche e integrazioni deve acquisire la certificazione di agibilità sismica rilasciata a seguito di verifica di sicurezza effettuata ai sensi delle norme tecniche vigenti, da un professionista abilitato e depositare la predetta certificazione al comune territorialmente competente;
   si è venuti a conoscenza di una richiesta da parte di alcuni imprenditori della disponibilità ai lavoratori di recarsi al lavoro, liberando gli imprenditori da ogni responsabilità in caso di nuove scosse, chiedendo, ai dipendenti delle aziende nelle zone terremotate di firmare una liberatoria; la CGIL della regione Emilia-Romagna ha reso pubblico il documento in oggetto, che così recitava: «Ciascun dipendente che ritiene opportuno continuare a svolgere la propria attività libera la proprietà da qualsiasi responsabilità penale e civile»;
   lo stesso sindacato si sta attivando con la procura di Modena per impedire che tale situazione si possa prorogare –:
   quali iniziative urgenti intenda mettere in atto il Governo e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, con il servizio ispezione del lavoro, per far fronte all'azione di alcuni imprenditori emiliani che, hanno preteso dai lavoratori la sottoscrizione di una liberatoria nei confronti del datore di lavoro per eventuali danni derivanti dalle scosse sismiche e dall'utilizzo di luoghi di lavoro nei quali l'imprenditore non ha effettuato la valutazione del rischio sismico, obbligatoria ai sensi degli articoli 17 e 28 del testo unico di sicurezza del lavoro decreto legislativo n. 81 del 2008, né verificato con uno specialista le condizioni strutturali degli edifici dopo le scosse. (4-16508)

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, per sapere – premesso che:
   l'Istituto per lo sviluppo agroalimentare spa (ISA), con sede legale in Roma – via Palestro, 64, è una società finanziaria iscritta all'elenco generale e all'elenco speciale degli intermediari finanziari, ai sensi rispettivamente degli articoli 106 e 107 del decreto legislativo n. 385 del 1993 (testo unico bancario);
   l'Isa, con capitale sociale 300.000.000 i.v., è partecipata al 100 per cento dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali (MIPAAF) e, attraverso specifici strumenti di legge e sulla base di convenzioni, ha l'obiettivo di promuovere e sostenere progetti di sviluppo agroindustriale che, comportino, come ricaduta indotta, un miglioramento strutturale dei livelli di reddito dei produttori agricoli, nonché supportare le imprese operanti nella fase di trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli, zootecnici e silvicoli;
   l'ISA era stata costituita già nel 2004 in forma di società per azioni, partecipata al 60 per cento dall'Ismea e al 40 per cento da Sviluppo Italia, per gestire le attività nel settore agroalimentare, sostanzialmente i fondi ex Ribs. Con la legge di conversione del decreto «competitività» del 2005, è divenuta una società a partecipazione diretta del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, mettendo fine al primitivo progetto di condivisione di competenze con il Ministero delle attività produttive (ora Ministero dello sviluppo economico);
   all'ISA vengono trasferite, in particolare, le funzioni, le risorse umane, finanziarie e strumentali del MIPAAF relative ai contratti di programma e a quelli di filiera, sicché essa diventa arbitro di un potere enorme a cominciare dagli ingentissimi fondi stanziati per le aree sottoutilizzate;
   l'ISA, inoltre, in base all'articolo 10-ter, comma 3, del decreto-legge 203 del 2005 convertito dalla legge n. 248 del 2005 («Decreto Competitività»), gestisce il fondo ivi istituito a favore di Buonitalia spa, controllata dal MIPAAF, e procede di volta in volta alle erogazioni come disposto da decreti ministeriali; sulla base di apposita convenzione per servizi sono riconosciuti a Buonitalia, sul conto di corrispondenza, gli interessi passivi pattuiti;
   l'attività dell'ISA con il recente decreto fiscale 2 marzo 2012, n. 85, convertito, con modificazioni, nella legge 26 aprile 2012, n. 44, si interseca anche con quella dell'Agenzia per lo sviluppo del settore ippico (ASSI ex UNIRE). Ai sensi dell'articolo 10 (potenziamento dell'accertamento in materia di giochi), comma 6, sono destinati 3 milioni di euro, a valere su risorse del MIPAAF, ad un programma di comunicazione per il rilancio dell'ippica, mentre, il comma 7, prevede che l'ISA possa intervenire finanziariamente, nell'ambito del capitale disponibile, in programmi di sviluppo del settore ippico presentati da soggetti privati, secondo modalità definite con decreto del MIPAAF, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze;
   nel luglio 2011, l'ISA è passato alla cronaca per un aumento dei compensi degli amministratori, in contrasto con i tagli stabiliti a partire dal 2008, e per la nomina fatta dal Ministro pro tempore Romano, di Annalisa Vessella, consigliere regionale della Campania e moglie del deputato del PID Michele Pisacane. La Vessella, in data 27 luglio 2011, è stata chiamata a ricoprire l'incarico di amministratore delegato della società per un compenso lordo di circa 140mila euro lordi annui;
   in base a dati di sintesi, ricavabili dal bilancio societario 2010, risulta che la società, abbia chiuso la gestione annuale con un utile di euro 11.206.000 e che, su un margine disponibile di euro 25.007.000, solo poco più del 15 per cento sia derivante dall'attività di core business ISA, mentre 17.385.000 sono i proventi relativi a parte del contributo previsto dalla legge, erogato annualmente a favore di ISA dal MIPAAF, e 805.000 sono i ricavi dell'attività di servizi verso il MIPAAF e altri (di cui 675.000 si riferiscono all'assistenza tecnica prestata al MIPAAF sui contratti di filiera e per la parte restante all'addebito a clienti dei costi di istruttoria dei progetti);
   ai sensi della legge 12 novembre 2011, n. 183 (legge di stabilità 2012), l'ISA concorre al raggiungimento degli obiettivi di riduzione della spesa del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ed è stato autorizzato a versare all'entrata del bilancio dello Stato, entro il 31 gennaio 2012, la somma di 32,4 milioni di euro entro il 31 gennaio 2012, la somma di 9,2 milioni di euro, entro il 31 gennaio 2014 ed, entro il 31 gennaio 2014, la somma di 9,2 milioni di euro;
   il Ministro interpellato sta puntando molto sull'assistenza dell'ISA per un rilancio dei contratti di filiera e a tal proposito, con l'articolo 63 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, recante disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività («liberalizzazioni»), si prevede che i rientri di capitale e interessi dei mutui erogati per conto del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali dall'Istituto sviluppo agroalimentare (ISA) spa per il finanziamento dei contratti di filiera di cui all'articolo 66 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e successive modificazioni, sono utilizzati per nuovi finanziamenti agevolati dei contratti di filiera e di distretto di cui all'articolo 1 della legge 3 febbraio 2011, n. 4, secondo le modalità stabilite dal decreto del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 42 del 19 febbraio 2008. L'ISA, inoltre, su indicazione del Ministero, è stata autorizzata a mettere a disposizione, sin da subito ma sempre nel vincolo del limite delle risorse rivenienti dai rientri di capitale, un importo non superiore a 5 milioni di euro annui, per un triennio, per finanziamenti agevolati per la realizzazione dei contratti di filiera e di distretto;
   ai sensi dell'articolo 10 del decreto-legge del 2 marzo 2012, n. 16 convertito, con modificazioni, dalla legge 26 aprile 2012, n. 44 (disposizioni urgenti in materia di semplificazioni tributarie, di efficientamento e potenziamento delle procedure di accertamento) e nel rispetto delle norme comunitarie in materia di aiuti di Stato, l'ISA può intervenire finanziariamente, nell'ambito del capitale disponibile, in programmi di sviluppo del settore ippico presentati da soggetti privati, secondo le modalità definite con decreto del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze;
   attualmente sono incardinati alla Camera dei progetti di legge che vedrebbero l'Isa coinvolta nello scioglimento della società Buonitalia Spa e in un eventuale trasferimento alla stessa delle funzioni e risorse umane, strumentali e finanziarie –:
   ai fini di una valutazione di merito dell'attività svolta da ISA spa nello sviluppo del sistema agroindustriale italiano, necessaria anche in funzione di una migliore valutazione del progetto di trasferimento delle funzioni di Buonitalia spa e del progetto di riordino di tutte le società controllate dal MIPAAF, quale siano i compensi e i benefit degli amministratori (presidente, amministratore delegato, direttore generale, consiglio di amministrazione e collegio sindacale) e se le loro competenze rispondano all'incarico ricoperto;
   quale sia attualmente il numero del personale strutturato con un contratto a tempo indeterminato, quante siano le unità di personale con altre tipologie di contratto e quante, attualmente, siano invece le consulenze esterne e per quali attività vengono impiegate e quale sia il carico di lavoro di ogni singolo dipendente;
   quante siano le pratiche esitate favorevolmente da ISA spa nell'ultimo anno, quante dall'inizio della sua attività e per quali linee di intervento, quali siano i risultati ottenuti e se, in base ai risultati ottenuti, siano state distribuite alcune forme di premi aziendali;
   a quanto ammonti la spesa per il personale e quella per le consulenze esterne, posto che dagli ultimi schemi di bilancio resi pubblici e risalenti all'anno 2010 risultava una spesa complessiva di euro 5.721.000, riferita complessivamente alle competenze ed oneri sociali relativi all'organico della società, composto al 31 dicembre 2010 da 36 dipendenti e da 7 collaboratori a progetto, e ai compensi corrisposti agli organi sociali e di controllo;
   a quanto ammonti la locazione degli uffici, stante che nell'ultimo bilancio reso pubblico e risalente al 2010 l'importo si stimava in 0,5 milioni di euro;
   considerato che ai sensi dell'articolo 10-ter del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248, l'Isa è destinataria della gestione di una parte dei fondi ex Sviluppo Italia, che per la sua attività può accedere al fondo per le aree sottoutilizzate di cui agli articoli 60 e 61 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e successive modificazioni, secondo i criteri stabiliti dal CIPE, che, a completa attuazione di quanto previsto dall'articolo 10-ter, commi 1 e 2, del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, all'Istituto sviluppo agroalimentare spa (ISA) è versato l'importo di 20 milioni di euro per l'anno 2009 e di 130 milioni di euro per l'anno 2010, per i compiti di istituto, in favore della filiera agroalimentare, che per l'attuazione di tale dettato si provvede a valere sulle risorse del fondo strategico per il Paese a sostegno dell'economia reale, di cui all'articolo 18, comma 1, lettera b-bis), del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, e successive modificazioni, con delibera del CIPE compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica e che l'impiego del predetto importo da parte dell'ISA resta soggetto al vincolo di destinazione territoriale dell'85 per cento a favore del Mezzogiorno e del restante 15 per cento a favore delle aree del Centro-nord, quali siano state fino ad oggi le operazioni dell'Isa nel Mezzogiorno e quali siano i risultati ottenuti.
(2-01537) «Di Pietro, Messina, Di Giuseppe, Donadi, Borghesi, Evangelisti, Rota».

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E SEMPLIFICAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   CORSINI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   la Società Brixia Sviluppo spa è una società a capitale interamente pubblico, avente come unico socio il comune di Brescia;
   ai sensi dell'articolo 2 del relativo statuto, la predetta società svolge, tra l'altro, attività di «acquisizione di opere, immobili e infrastrutture di interesse pubblico» e di «acquisto, realizzazione e gestione di immobili, attrezzature e tecnologie da destinarsi anche ad attività ricreative, turistiche di benessere alla città, alla persona, culturali»;
   in data 30 novembre 2009 la società Brixia Sviluppo spa acquistava l'immobile, cosiddetto ex Oviesse, sito nel comune di Brescia, in corso Mameli n. 23, angolo corsetto S. Agata, per un importo complessivo di euro 8.770.000, pari a circa 2.400 euro al metro quadrato;
   tale operazione immobiliare è stata oggetto di un dibattito politico e sociale ed ha portato anche alla denuncia di un cittadino per diffamazione da parte della società sopra citata;
   nella sentenza di proscioglimento conclusiva di tale procedimento giurisdizionale si legge che le affermazioni dell'imputato appaiono documentate (si veda la documentazione depositata dall'imputato in sede di udienza camerale fissata dal giudice per le indagini preliminari a seguito di opposizione all'archiviazione) con elementi che lasciano legittimamente ritenere che il prezzo d'acquisto sborsato per l'immobile non possa definirsi, in modo così pacifico, pagato secondo valori di mercato;
   secondo l'osservatorio immobiliare dell'Agenzia del territorio di Brescia, l'immobile in questione è situato nella zona B4 (centrale), ma, in base al corrispettivo del contratto, sembra che siano stati utilizzati i più alti valori della zona B1 (centro storico) di maggior pregio rispetto a quella in cui si colloca il bene acquistato;
   al momento della vendita l'immobile era in stato di abbandono, quindi da ristrutturare, e secondo il listino edito da borsa immobiliare di Brescia presso la camera di commercio, industria e artigianato di Brescia avrebbe dovuto avere un valore oscillante da un minimo di 750 euro al metro quadrato ad un massimo di 1.000 euro al metro quadrato;
   la vicenda segnalata, a notizia degli interroganti, è oggetto di un esposto alla Procura regionale della Lombardia presso la Corte dei conti;
   come risulta da diversi organi di stampa, la procura della Repubblica di Brescia ha aperto un fascicolo di indagine in merito al prezzo di acquisizione dell'immobile ex-Oviesse di corso Mameli;
   la società Brixia Sviluppo spa, pur essendo un ente formalmente privatistico, in quanto società per azioni, vede la partecipazione totalitaria del comune e, quindi, dovrebbe essere istituzionalmente preordinata al perseguimento di un pubblico interesse, dovrebbe rispondere ai principi di efficacia, economicità, efficienza, imparzialità, buon andamento di cui al combinato disposto dell'articolo 97 della Costituzione e dell'articolo 1 della legge n. 241 del 1990 e dovrebbe essere sottoposta al controllo del comune di Brescia, a misure di contenimento della spesa pubblica, a regole di trasparenza, a vincoli sull'organizzazione, come confermato dalla giurisprudenza prevalente che assoggetta alla giurisdizione della Corte dei conti l'azione di responsabilità nei confronti dell'amministratore di una società a partecipazione pubblica –:
   se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza del fatto segnalato e se risultino avviate indagini sulla vicenda;
   quali atti di rispettiva competenza intendano adottare anche in considerazione dell'articolo 60 del decreto legislativo n. 165 del 2001, con particolare riferimento al rispetto delle regole relative al patto di stabilità interno e di efficienza dell'azione amministrativa. (4-16513)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FRONER, GRASSI, GINEFRA, ZUCCHI, AGOSTINI, BRANDOLINI e CENNI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   l'organizzazione e la gestione dell'anagrafe equina, ai sensi dell'articolo 8 del decreto-legge n. 147 del 2003 e seguenti modificazioni (disposizioni urgenti ordinamentali), è stata affidata inizialmente all'UNIRE (Unione nazionale incremento razze equine) nell'ambito del SIAN (Sistema informativo agricolo nazionale) sotto la vigilanza esercitata dal Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali;
   l'unione nazionale è stata poi soppressa ai sensi dell'articolo 14, comma 28, del decreto-legge n. 98 del 2011 e seguenti modificazioni (Disposizioni urgenti, per la stabilizzazione finanziaria) e trasformata in ASSI (Agenzia per lo sviluppo del settore ippico), con il compito di promuovere l'incremento ed il miglioramento qualitativo e quantitativo delle razze equine, gestire i libri genealogici, revisionare i meccanismi di programmazione dei piani allevatoriali e valutare le strutture degli impianti di allevamento secondo parametri internazionalmente riconosciuti;
   l'agenzia ASSI è subentrata dunque nella titolarità di tutti i rapporti giuridici attivi e passivi facenti capo in precedenza all'UNIRE, parimenti sotto la vigilanza esercitata dal Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali;
   pertanto l'ASSI gestisce ad oggi l'Anagrafe equina articolandola per razza, tipologia d'uso e diffusione territoriale, avvalendosi a tal fine anche dell'Aia (Associazione italiana allevatori) per il tramite delle sue strutture provinciali (Apa), con il duplice obiettivo di custodire in apposita documentazione i dati concernenti i capi equini e curarne l'aggiornamento attraverso un monitoraggio costante;
   le modalità di gestione dell'anagrafe equina da parte dell'ASSI ex UNIRE continuano ad essere dettate nelle linee guida stabilite dal Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali con decreto 29 dicembre 2009 e seguenti modificazioni;
   tale decreto ministeriale prevede all'articolo 3, comma 11, per ogni impresa di allevamento equino, l'onere di custodire un autonomo registro di carico e scarico degli equidi detenuti in azienda, ove annotare separatamente per ogni proprietario tutte le variazioni entro sette giorni dal loro verificarsi;
   le procedure per l'aggiornamento di tale registro sono contenute nel vigente manuale operativo per la gestione dell'anagrafe equina, approvato dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali con decreto 26 settembre 2011, che sostituisce il precedente manuale ed adegua le procedure stesse al regolamento (CE) 504/2008 (identificazione degli equidi);
   sulla materia in esame è intervenuto anche il Ministero della salute, che attraverso le due circolari esplicative n. 13626 del 23 luglio 2009 e n. 14896 del 18 agosto 2011 ha chiarito le modalità di registrazione dei capi equini nella banca dati nazionale, operativa ad oggi presso il centro servizi con sede a Teramo;
   malgrado l'operatività della banca dati nazionale le aziende del settore di allevamento equino incontrano notevoli criticità operative, dovute da un lato alla coesistenza di svariate tipologie di passaporto che accompagnano gli equini destinati alla macellazione (ASSI, ex UNIRE, AIA, APA, e altri), dall'altro ad oggettive lacune del sistema informatico che impediscono l'inserimento in tempo reale delle informazioni mancanti in banca dati nazionale;
   a quanto consta tali difficoltà operative non incidono anche sulle imprese del settore di allevamento bovino per le quali il Ministero della salute, attraverso la circolare n. 8717-P diramata l'8 maggio 2012, esprime parere favorevole per l'avvio alla macellazione dei capi che risultino provvisti di un solo marchio auricolare per causa di smarrimento dovuta al trasporto;
   tale omogeneità di regolamentazione riconosciuta al settore dei bovini, previa attivazione di funzionalità ad hoc presso la banca dati nazionale del centro servizi nazionale di Teramo, dovrebbe essere ampliata ed estesa anche al settore degli equidi –:
   quali iniziative intenda intraprendere il Ministro della salute:
    a) per istituire un'anagrafe zootecnica unitaria presso la banca dati nazionale del centro servizi nazionale di Teramo, incorporando i dati degli equidi al sistema in essere attualmente presso gli uffici dell'anagrafe bovina, al fine di realizzare le condizioni per un agevole coordinamento delle informazioni concernenti tutti i capi destinati alla macellazione per il consumo umano;
    b) per attivare presso la stessa banca dati nazionale di Teramo le funzionalità ritenute più idonee ad assicurare alle imprese del settore equino modalità unitarie ed omogenee di registrazione, indipendentemente dalla provenienza geografica dei capi destinati alla macellazione. (5-07037)

Interrogazione a risposta scritta:


   GIANNI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   il Governo Monti fin dal suo primo giorno di insediamento ha parlato di politiche di rigore ma anche di crescita ed equità sociale come i cardini di una politica complessiva in grado di affrontare la crisi economica;
   le fasce sociali più deboli sono colpite da una tassazione insostenibile in particolare subiscono gli effetti della forte tassazione i cittadini residenti nelle regioni sottoposte ai piani di rientro relativi al deficit sanitario in questo caso le famiglie e le imprese residenti in regioni come la Sicilia devono subire addizionali Irap e Irpef maggiorate;
   in un momento di crisi economica strutturale che già rende difficile la vita dei cittadini, è necessario procedere con l'assunzione di atti che si basino sulla equità sociale;
   i ticket sanitari in un contesto di crisi economica e di insostenibile tassazione diventano un ulteriore aggravio nei confronti non solo dei cittadini tutti ma in particolare per i cittadini costretti a rivolgersi al sistema sanitario nazionale;
   appare opportuno come misura di equità sociale procedere alla abolizione o perlomeno alla rimodulazione dei ticket sanitari almeno per i cittadini che appartengono alle fasce sociali più deboli sia per motivi economici che per patologie più gravi –:
   se non ritenga necessario in una fase di gravissima crisi economica e recessiva avviare misure di equità sociale che rappresentino segnali concreti di sostegno ai cittadini, in particolare per quelli residenti nelle regioni soggette ai piani di rientro, Sicilia, Lazio, Puglia, Campania e Calabria, e che per questo hanno applicato tassazioni locali di Irpef e Irap, maggiorate rispetto al resto delle regioni, assumendo iniziative normative per l'abolizione dei ticket sanitari o perlomeno la loro effettiva rimodulazione. (4-16493)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BELLANOVA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   sin dal settembre 2010 l'interrogante ha posto all'attenzione del Governo il problema dei lavoratori in forze alla multinazionale British American Tobacco Italia che ha deciso di chiudere il sito leccese ed ha sottoscritto, in data 2 dicembre 2010 presso il Ministero dello sviluppo economico, un verbale di accordo dal quale si evinceva la volontà di favorire nuove iniziative imprenditoriali in loco per offrire al personale dello stabilimento di Lecce la possibilità di essere ricollocato nelle stesse che avrebbero trovato sviluppo nel sito o comunque nel territorio salentino;
   allo stato attuale sono emerse diverse problematicità, peraltro alcune già segnalate dall'interrogante ai Ministri in interrogati, ed in particolare per ciò che riguarda una delle aziende interessate dal piano di riconversione e ricollocamento della manodopera, la IP srl;
   da quanto si legge dal verbale di riunione tenutasi in Confindustria Lecce del 19 marzo 2012, alla presenza delle organizzazioni sindacali, dell'avvocato Matteo Cavalli rappresentante del Consorzio Inser Salento, l'azienda «ha comunicato che i lavori di impiantistica e messa a norma dello stabilimento dovrebbero terminare entro la fine del corrente mese di marzo per poi consentire l'installazione completa delle macchine nelle successive due settimane. Pertanto la produzione verrà avviata a partire dal 16 aprile 2012»;
   il 23 aprile 2012 i lavoratori hanno tenuto uno sciopero di quattro ore con presidio nei pressi della prefettura di Lecce per manifestare il disagio in merito ai ritardi nell'avvio della produzione e, da quanto dichiarato, anche la mancata corresponsione di alcune mensilità;
   il 29 maggio 2012 si è tenuta una riunione presso Confindustria Lecce nella quale l'azienda IP srl avrebbe dovuto presentare il piano industriale propedeutico all'avvio dell'attività. Da quello che emerge sugli organi di stampa, sembrerebbe, invece, che la IP abbia solo presentato un cronoprogramma sull'avvio della produzione, ma mancherebbero alla documentazione i volumi di investimento previsti in relazione alla linea di produzione che si intende impiantare a Lecce;
   dalle informazioni raccolte sembrerebbe che ancora nulla sia stato attivato in merito all'avvio della produzione nel sito leccese, nonostante le diverse sollecitazioni e le riunioni tenutesi in sede territoriale –:
   quali informazioni i Ministri interrogati possiedano, allo stato attuale, in merito al piano di riconversione oggetto dell'accordo del 2 dicembre 2010 che interessa i lavoratori della ex BATItalia, con particolare riferimento alle forze lavoro ricollocate nella IP srl;
   se i Ministri, visto quanto sopra esposto, non ritengano opportuno intervenire attraverso la convocazione di un incontro istituzionale nelle sedi ministeriali per avviare una verifica complessiva degli impegni assunti dalla IP srl e definiti con la sottoscrizione del sopra citato accordo.
(5-07029)

Interrogazione a risposta scritta:


   MANCUSO e NASTRI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   a marzo 2012, la divisione exploration & production di ENI ha presentato, presso gli uffici competenti della regione Piemonte, della provincia di Novara e del comune di Carpignano Sesia, gli atti relativi alla realizzazione del progetto «Carpignano Sesia 1», che prevede la perforazione di un pozzo esplorativo per la ricerca e lo sfruttamento del petrolio sul territorio comunale;
   le attività previste dal progetto sono: allestimento della postazione del pozzo per ricevere l'impianto di perforazione, perforazione del pozzo di ricerca, completamento, spurgo e prove di produzione, ripristino territoriale parziale (in caso di esito positivo) e messa in sicurezza del pozzo, chiusura mineraria del pozzo e ripristino territoriale totale (in caso di esito negativo);
   la documentazione presentata dall'ENI risulta priva della quantificazione esatta dei danni che verranno arrecati al territorio;
   in sede di conferenza di servizi, tenutasi in data 24 aprile 2012 per la valutazione del progetto, il sindaco del comune di Carpignano Sesia ha espresso preoccupazione in merito alla localizzazione e al possibile impatto ambientale dell'opera, il sindaco del comune di Ghemme ha espresso parere negativo motivato, l'ASL ha rilevato l'opportunità di una valutazione circa la localizzazione dell'impianto e le possibili alternative, l'ARPA Piemonte ha richiesto chiarimenti in relazione ai parametri ambientali e all'area interessata;
   in base alla normativa nazionale vigente (decreto-legge n. 152 del 2006 e successive modificazioni e integrazioni «Norme in materia ambientale»), della legge regionale n. 40 del 1998 e della delibera della giunta regionale 63/11032/09, il progetto dev'essere assoggettato a procedura di valutazione di impatto ambientale;
   il progetto di trivellazione ha suscitato viva preoccupazione nelle industrie del settore agro-manifatturiero e alberghiere della zona, in quanto si temono la contaminazione del territorio e la messa in crisi della reputazione produttiva «basata su un rapporto diretto con il consumatore finale, il quale ha fiducia di trovare prodotti di filiera ancora ottenuti in un contesto ambientale integro»;
   dette aziende hanno orientato le loro scelte energetiche verso fonti rinnovabili (fotovoltaico su strutture preesistenti e impianto di biogas finalizzato alla produzione di energia elettrica, a filiera corta, suscettibile di ulteriori implementazioni come il teleriscaldamento);
   l'orientamento verso lo sfruttamento e l'implementazioni di fonti energetiche rinnovabili appartengono al programma europeo 2020, che va considerato una prerogativa fondamentale per il corretto sviluppo economico, oltre che ambientale;
   i lavori di trivellazione per la ricerca del petrolio appartengono, quindi, ad un modus pensandi anacronistico, oltre che evidentemente dannoso per il territorio piemontese;
   la perforazione esplorativa «Carpignano Sesia 1» andrà a insistere in zona a destinazione agricola, rientrante nella «fascia C» del PSFF, ovvero in area soggetta a esondazione catastrofica con tempo di ritorno in 200 anni;
   i cittadini di Carpignano avevano raccolto 700 firme (su 2.568 abitanti) chiedendo un referendum consultivo sulla questione;
   la relazione idraulica realizzata nella primavera del 2003 dall'ingegner Martinoli su incarico del comune di Carpignano Sesia afferma che «L'attuale sistema arginale in sinistra idrografica del Fiume Sesia (sarebbe) idoneo a contenere i deflussi di piena almeno fino a tempi di ritorno duecentennali». In particolare, la relazione idrologica afferma che l'area (attualmente interessata al pozzo) si colloca interamente nella fascia «C» nel piano stralcio delle pasce fluviali, ovvero in un'area d'inondazione per piena catastrofica;
   ciò significa che si assume la possibilità d'inondazione per queste aree quando la portata coincide con la massima piena storicamente registrata se corrispondente ad un tempo di ritorno superiore ai 200 anni, o in assenza di essa, con la piena di T.R. di 500 anni;
   il pozzo esplorativo sarà ubicato a fianco alla circonvallazione, nel tratto che corre da nord a sud parallelamente all'argine del fiume Sesia;
   è documentalmente accertato che il rischio alluvionale per tale comune provenga proprio da nord e da nord-ovest (quaderno n. 8 della regione Piemonte – settore prevenzione del rischio geologico meteorologico e sismico intitolato «Analisi comparata dell'evoluzione storica dell'alveo del fiume Sesia e delle piene del novembre 1968 e settembre 1963 finalizzata alla prevenzione degli effetti indotti da eventi alluvionali»);
   nel 1948, 1951, 1952, 1968 e 1982 (quindi negli ultimi 60 anni) si sono verificate esondazioni disastrose del Sesia le quali hanno interessato il territorio di Carpignano ed in particolare l'area dove si prevede la realizzazione del pozzo esplorativo, arrivando addirittura ad asportare (1948) un tratto di circa ml. 100 della strada provinciale Ghislarengo – Carpignano esattamente nel punto ove oggi si inserisce la circonvallazione;
   per il territorio del comune di Carpignano è da tempo previsto – a motivo del grave rischio alluvionale – un codice di allertamento n. 2 (piene con tempi di ritorno compresi fra i 2 e i 20 anni), ovvero n. 3 (piene con tempi di ritorno compresi fra i 20 e i 200 anni);
   incuriosisce il fatto di come i due fondi comunali, oggi interessati dall'insediamento dell'E.N.I. (particella 238 del foglio 22 e particella 90 del foglio 9 / allegato C), fossero per la maggior parte della loro estensione inclusi nell'area vincolata a valore ambientale in piano regolatore generale comunale 2004 (allegato A), perché adiacenti al bosco dei Preti (area qualificata dalla regione Piemonte come sito di interesse regionale S.I.R.: codice identificativo IT 1150009 ai sensi della direttiva CEE92/43 nonché come biotipo, che è quindi sottoposto a tutela ai sensi della legge regione Piemonte 22 marzo 1990, n. 12), mentre nella successiva variante 2006 (allegato B) la parte dei suddetti immobili precedentemente vincolata, risulti chirurgicamente esclusa dal vincolo e risulti esattamente collimabile con l'area occupata dal progetto per la piattaforma estrattiva dell'E.N.I. (allegato D);
   dall'esame del Cap.3 – progettuale, si nota che la vasca di raccolta della acque drenate si trova al di sotto della piattaforma di perforazione costruita fuori terra, con argini in terra e rivestimento in PVC (relazione progetto fattibilità) con quote non definite. Tale posizione fa temere per la sicurezza poiché in caso di evento catastrofico e/o di esondazione del fiume è ovviamente ipotizzabile un interessamento di tutta l'area che verrebbe contaminata con le acque stoccate;
   esiste sicuramente un pericolo di commistione tra le falde freatiche e artesiane, evidenziato anche dal dottor Romano a pagina 9 della relazione geologico-tecnica allegata al piano regolatore generale comunale dove testualmente si legge: «esigono invece rapporti con la falda freatica: l'emungimento dei pozzi profondi degli acquedotti comunali, infatti, determina l'abbassamento delle falde artesiane, con l'innesco di fenomeni di deflusso verticale attraverso i materiali semipermeabili, che richiama acqua dall'acquifero superficiale», che potrebbe essere inquinato da riversamento dei fanghi o altro, conseguente a fenomeni estrattivi e/o di perforazione o eventi catastrofici;
   nelle relazioni allegate al progetto non si fa alcun riferimento all'importantissima TAV. 8 del piano territoriale delle acque (P.T.A.) della regione Piemonte, avente come oggetto «zone di protezione delle acque destinate al consumo umano», in cui si vede chiaramente che il territorio di Carpignano Sesia insiste completamente una zona denominata «area di ricarica delle falde utilizzate per il consumo umano»;
   l'area in oggetto è a destinazione agricola e inserita in classe di zonizzazione acustica III, per le quali il limite massimo di emissione acustica diurna è fissato in 55 dB(A) e notturna in 45 dB(A); tali valori sono assimilabili al rumore esistente in un ufficio mediamente affollato;
   si sottolinea l'estrema delicatezza dell'intero agglomerato storico (chiesa di sant'Agata, Castello Ricetto Medioevale, l'edificio San Pietro nel Castello), già ampiamente segnato da processi fessurativi generalizzati, causati da recenti fenomeni di abbassamento della falda acquifera: pare chiaro che le forti vibrazioni e la loro incognita propagazione potrebbero causare dei danni irreversibili a queste antiche e fragili costruzioni;
   va anche tenuto in considerazione il rischio di inquinamento Atmosferico (emissione di CO2 e PM10) associato all'uso di mezzi pesanti e al funzionamento, pressoché ininterrotto, dei motori diesel necessari al funzionamento della trivella rotante;
   altro fattore di inquinamento è costituito dalla fiaccola di sicurezza (par. 3.5.4 – studio di impatto ambientale) destinata alla combustione in loco di eventuali residui gassosi liberatisi dal giacimento durante la perforazione esplorativa o non convogliabili con il prodotto estratto in fase di utilizzazione del giacimento;
   i due fattori singolarmente presi non superano le soglie di inquinamento atmosferico legislativamente tollerate, ma il loro combinato disposto è di sicuro pericolo per l'inquinamento della zona;
   non trascurabile è l'inquinamento luminoso associato all'impiego di un'illuminazione continua di elevata intensità, che produce nelle ore notturne un effetto di luce crepuscolare, dannoso per il mantenimento del bio-equilibrio della fauna presente nella zona;
   il progetto non tiene conto dell'incremento di traffico cui saranno sottoposte le strade comunali e/o extracomunali percorse dai mezzi di cantiere utilizzati nella realizzazione del pozzo e nella fase di estrazione, che attraversano zone di elevato pregio, sia dal punto di vista storico-ambientale, che dal punto di vista agricolo –:
   se il Governo intenda assumere iniziative affinché l'ENI riconsideri l'opportunità del progetto «Carpignano Sesia 1»;
   se il Governo intenda promuovere una massiccia campagna informativa sull'opportunità della ricerca, sfruttamento e implementazione di fonti energetiche alternative e rinnovabili. (4-16484)

Apposizione di firme a risoluzioni.

  La risoluzione in Commissione Carlucci n. 7-00846, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 aprile 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: De Biasi, Barbieri, Goisis.

  La risoluzione in Commissione Granata e altri n. 7-00894, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 giugno 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: De Torre, Rossa, De Pasquale.

  La risoluzione in Commissione Bitonci e altri n. 7-00897, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 giugno 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Dozzo.

  La risoluzione in Commissione Siragusa e altri n. 7-00898, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 giugno 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Torre.

Apposizione di firme ad una interpellanza.

  L'interpellanza urgente Boccia e altri n. 2-01530, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 giugno 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Lulli, Rugghia.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Siragusa n. 5-06668, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 aprile 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Pasquale.

  L'interrogazione a risposta scritta Palagiano e altri n. 4-16401, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 giugno 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Monai.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Fiano n. 5-07015, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 giugno 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Farinone.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
   interpellanza Moffa n. 2-01515 del 28 maggio 2012;
   interrogazione a risposta in Commissione Iannuzzi n. 5-06973 del 31 maggio 2012;
   interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-16464 del 6 giugno 2012.

Ritiro di firme da una interpellanza.

  Interpellanza urgente Boccia e altri n. 2-01530, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 giugno 2012: sono state ritirate le firme dei deputati: Recchia, Cuomo.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta scritta Maggioni n. 4-16452 pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 645 del 6 giugno 2012. Alla pagina 31573, prima colonna, alla riga ventiduesima, deve leggersi: «dai quattro passaggi a livello sopra citati ed» e non «dai tre passaggi a livello sopra citati ed», come stampato.