XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di venerdì 20 aprile 2012

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:

L'VIII e la X Commissione:
premesso che:
nella Gazzetta Ufficiale del 30 marzo 2012, n. 76, è stato pubblicato il decreto del Ministro dell'interno 16 marzo 2012, recante il piano straordinario biennale, adottato ai sensi dell'articolo 15, commi 7 e 8, del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2012, n. 14, concernente l'adeguamento alle disposizioni di prevenzione incendi delle strutture ricettive turistico-alberghiere con oltre venticinque posti letto, esistenti alla data di entrata in vigore del decreto del Ministro dell'interno 9 aprile 1994, che non abbiano completato l'adeguamento alle suddette disposizioni di prevenzione incendi;
il piano straordinario decorre dalla data di entrata in vigore del suddetto decreto ministeriale, fissata nel trentesimo giorno della sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale ed indica il programma dell'adeguamento alle norme antincendio da realizzare entro il 31 dicembre 2013;
l'ammissione al piano che consente la prosecuzione dell'esercizio dell'attività recettiva è consentita alle strutture ricettive in possesso, alla data di entrata in vigore del decreto ministeriale, fissata per il 29 aprile 2012, dei requisiti di sicurezza antincendio previsti dal Titolo II, dell'allegato al decreto ministeriale 9 aprile 1994, integrato dal decreto ministeriale 6 ottobre 2003, e delle misure integrative di gestione della sicurezza e quindi:
punto 9 - impianti elettrici;
punto 10 - sistemi di allarme;
punto 11.2 - estintori;
punto 12 - impianti di rivelazione e segnalazione incendi, per le sole strutture ricettive per le quali il decreto ministeriale 9 aprile 1994 ed il decreto ministeriale 16 ottobre 2003 ne prevedono l'obbligo;
punto 13 - segnaletica di sicurezza;
punto 14 - gestione della sicurezza;
punto 15 - addestramento del personale;
punto 17 - istruzioni di sicurezza;
punto 20.2 - larghezza delle vie di uscita;
punto 20.3 - larghezza totale delle uscite, con possibilità di prevedere la capacità di deflusso pari a quella indicata al punto 20.1 alle condizioni ivi riportate;
punto 20.5 - vie di uscita ad uso promiscuo, limitatamente alla larghezza della scala e della via di esodo ad uso promiscuo;
nel rispetto dei parametri di dimensionamento delle vie di esodo rientra anche l'adozione di eventuali misure equivalenti;
per l'ammissione al piano, le strutture ricettive devono inoltre attivare - quali misure integrative di gestione della sicurezza - anche un servizio interno di sicurezza, permanentemente presente durante l'esercizio e ricompreso nel piano di emergenza, composto da addetti con attestato di idoneità tecnica, previa frequentazione del corso di cui all'allegato IX del decreto ministeriale 10 marzo 1998, il cui numero va stabilito sulla base della valutazione dei rischi, in misura non inferiore ad 1 unità, fino a 100 posti letto e 2 unità, oltre 100 posti letto e fino a 300 posti letto, con l'aggiunta di 1 ulteriore unità per ogni incremento della capacità ricettiva di 150 posti letto;
il decreto ministeriale 9 aprile 1994, integrato dal decreto ministeriale 6 ottobre 2003 stabilisce obiettivi ambiziosi e di difficile applicazione e nel brevissimo

tempo entro il quale gli albergatori devono adeguarsi alla nuova disciplina, risulta impossibile realizzare i suddetti interventi, con il rischio che i lavori non vengano eseguiti in maniera adeguata e che gli addetti al servizio di sicurezza non siano sufficientemente preparati a gestire situazioni di emergenza;
nel merito del decreto ministeriale 16 marzo 2012 si sottolinea che in caso esso fosse applicato con le date di decorrenza per essere ammessi al piano straordinario come oggi stabilite, ossia il 29 aprile 2012, si correrebbe il concreto rischio di determinare la chiusura o la riduzione delle attività di numerosissime strutture ricettive a carattere di stagionalità che proprio in questi mesi iniziano a lavorare a regime e si comprometterebbe il loro esercizio nella stagione estiva quando vi è il massimo accesso dei turisti in Italia;
in effetti i principi guida e la normativa antincendio hanno un costo elevatissimo per le imprese e se pure esse volessero conformarsi pedissequamente entro il mese di dicembre 2013 alle norme antincendio, in questo periodo di crisi finanziaria e di blocco delle banche ad erogare mutui, quasi certamente dovrebbero rinunciarvi per evidente impossibilità economica a provvedervi;
l'immediata applicazione della nuova disciplina significherebbe, di fatto, una minore crescita e competitività del settore in un momento di grave crisi economica. Le modalità di applicazione della normativa antincendio dovrebbero contemplare elementi differenziati e di maggiore flessibilità in osservanza dei principi di realtà e proporzionalità;
appare illogico imporre alla strutture alberghiere di eseguire lavori di adeguamento nell'imminenza della stagione estiva, in particolare nelle zone marine e ad ogni modo applicare norme di adeguamento che richiederebbero come minimo la chiusura temporanea delle strutture a causa degli interventi da eseguire;
dall'audizione svolta dal Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport Piero Gnudi in Commissione attività produttive, il 28 febbraio 2012, è infatti emerso che, nonostante l'Italia sia al quinto posto nel mondo per presenze di turisti stranieri, la sua quota di mercato nel settore è diminuita a vantaggio di altri Paesi europei e pertanto l'adozione di misure che possano in qualche modo ostacolare l'esercizio delle attività alberghiere comporterebbe l'incapacità per il settore di intercettare la consistente quota di domanda turistica, la quale si indirizzerebbe verso altri Paesi a danno dell'Italia;
l'attuale situazione deriva dal fatto che l'Italia, a suo tempo, ha recepito in toto la raccomandazione del Consiglio dell'Unione europea del 22 dicembre 1986 per la protezione antincendio degli alberghi già esistenti, di per sé non cogente, senza porsi il problema delle effettive modalità di applicazione;
molti altri Paesi hanno recepito la medesima raccomandazione solo per le nuove strutture, permettendo a quelle esistenti di adeguarsi solo in occasioni di ristrutturazioni, modifiche o ampliamenti che sono periodicamente necessari, come peraltro richiesto dalla stessa Commissione europea;
va fatto presente che la stessa Commissione europea, nell'ambito delle relazioni che ha svolto sull'applicazione della citata raccomandazione, ha riscontrato serie e fondate criticità nel dare seguito alle prescrizioni previste dalla sua raccomandazione, soprattutto per quanto riguarda l'adeguamento degli alberghi già esistenti, spesso rilevando come la raccomandazione non abbia potuto essere applicata per ragioni economiche o architettoniche per cui avrebbe ritenuto consono utilizzare un approccio maggiormente flessibile, basato su una valutazione dei rischi di incendio caso per caso in funzione degli obiettivi e dei principi della raccomandazione;
la Commissione si è anche posta il problema della disapplicazione della propria

raccomandazione per gli alberghi ed ha incaricato l'HOTREC (associazione che rappresenta alberghi, ristoranti e bar europei) di sviluppare linee guida più flessibili che consentano di raggiungere il medesimo livello di sicurezza con interventi differenziati a seconda delle caratteristiche dell'albergo. In questo ambito, si è pertanto deciso di chiedere ai titolari delle strutture ricettive di adeguarsi alle normative antincendio solo quando siano programmati i lavori di ristrutturazione,


impegna il Governo:


ad assumere urgenti iniziative per differire l'entrata in vigore del decreto del Ministro dell'interno del 16 marzo 2012, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 30 marzo 2012, n. 76, considerata l'obiettiva impossibilità da parte degli operatori del settore di adeguarsi ai nuovi requisiti ivi previsti nei troppi brevi tempi indicati;
a rivedere i contenuti del decreto medesimo, prevedendo tempi maggiormente congrui per l'adeguamento delle strutture ricettive;
a valutare la possibilità di assumere iniziative normative per introdurre, se del caso con l'intesa e la partecipazione delle regioni interessate, a favore dei gestori delle strutture ricettive interessate, agevolazioni e finanziamenti volti a facilitare le operazioni di adeguamento alle norme di prevenzione incendi.
(7-00842)
«Dal Lago, Alessandri, Torazzi, Fava, Lanzarin, Dussin, Togni».

La IV Commissione,
premesso che:
il sistema della pesca in mare sta vivendo presumibilmente la sua stagione più critica e difficile degli ultimi 50 anni a causa del crollo inarrestabile delle catture e conseguentemente dei ricavi;
a tale già insostenibile situazione deve aggiungersi lo spropositato rincaro del carburante che rende i costi di esercizio veramente proibitivi;
la situazione di cui sopra ha reso le imprese di pesca incapaci di produrre reddito e di fare utili ed ha già causato cali consistenti del personale ed una netta diminuzione delle imbarcazioni;
la situazione di gravità sopra evidenziata è resa per i pescatori di Porto Garibaldi, ancor più difficile a causa della graduale sottrazione di tratti di mare ove poter esercitare la pesca, in ragione della presenza degli impianti di mitilicoltura a nord del Porto, e dell'area interdetta alla navigazione ed alla pesca a sud, per la presenza del poligono di tiro Echo 346;
la situazione venutasi a creare è veramente paradossale se si considera che, nelle giornate di operatività della ordinanza della capitaneria di porto di Ravenna in concomitanza con le esercitazioni di tiro, l'area interdetta alla navigazione preclude addirittura alle imbarcazioni di poter uscire dal porto se non violando la predetta ordinanza;
pertanto i pescatori, peraltro violando le disposizioni impartite dalla capitaneria si vedono costretti a portare le loro imbarcazioni ad oltre 11 miglia dalla costa, con maggiori costi di esercizio ed evidente pericolo, per poter rimanere al di fuori dello spazio di mare precluso a navigazione e pesca;
le disposizioni impartite dall'autorità marittima, confliggono apertamente con quelle date dalle motovedette dell'Esercito, che viceversa, in presenza dei tiri, invitano le imbarcazioni a rimanere al di fuori delle 4 miglia;
negli ultimi giorni vi è stata da parte della capitaneria una recrudescenza dei controlli, con numerosi verbali levati ad imbarcazioni ritrovate entro lo spazio delle 11 miglia;
la situazione di cui sopra non può evidentemente perdurare, essendo di grave

pregiudizio alle ragioni del «lavoro» che, a parere dei firmatari del presente atto di indirizzo, devono avere certamente priorità e privilegio rispetto all'esercizio di una attività, quella del poligono di tiro di cui ci si chiede il senso;
la zona a terra ricompresa entro due province, Ferrara e Ravenna e due comuni Comacchia e Ravenna, a partire da nord, dal Lido di Spina in direzione sud, interessa due distinti piani territoriali del Parco del Delta del Po: il Piano di Stazione «Valli di Comacchio» fino alla sponda sinistra del fiume Reno, ed il Piano di Stazione «Pineta di San Vitale e Pialasse di Ravenna» per la restante parte dalla sponda destra del fiume Reno (e quindi fino anche a Casalborsetti);
inoltre le porzioni di territorio di spiaggia, pialasse e pinete fanno parte (sempre da nord verso sud) di due riserve naturali dello Stato la cui competenza è affidata al Corpo forestale, ufficio territoriale di Punta Marina (Ravenna): riserva naturale statale «Sacca di Bellocchio» per metà nel comune di Comacchio, per metà nel comune di Ravenna; il confine fra le due province è alcune centinaia di metri a nord della foce del cosiddetto canale «gobbino» - Bellocchio, risultando il tratto terminale di quest'ultimo nel territorio ravennate fino al Reno; Riserva naturale Statale «Pineta di Ravenna», che inizia dalla sponda sud del Reno;
a suffragare l'importanza del sito sul piano ambientale e la presenza di vincoli incompatibili con l'attività esercitata nel poligono di tiro, si osserva che la zona fa parte di una più grande zona Sic (sito di interesse comunitario) e Zps (zona di protezione speciale) - le cosiddette zone della rete Natura 2000 -;
questa zona, codice IT4060003 e denominata Sic Zps «Vene di Bellocchio, Sacca di Bellocchio, Foce del Fiume Reno, Pineta di Bellocchio»; la zona Sic-Zps comprende anche la zona mare ad est, per circa 300 metri dalla battigia;
a parere dei firmatari del presente atto di indirizzo, la rumorosa e dannosa attività del poligono viene incomprensibilmente tollerata, in presenza di specifici divieti di legge, ed in palese violazione di norme poste a tutela e salvaguardia dell'ambiente e dell'avifauna;
infine, oltre all'incommensurabile danno di natura ambientale ed alla economia della pesca, la presenza del poligono, precludendo la navigazione nel tratto di mare antistante la costa, genera indubbi danni alla economia turistica dei lidi Ravennati e Comacchiesi,


impegna il Governo


ad assumere le iniziative di competenza per avviare la procedura di soppressione del poligono di tiro Echo 346, che risulta in palese contrasto con la destinazione di parco naturale del territorio circostante, e con le ragioni della pesca e del turismo.
(7-00843)«Rugghia, Bratti».

La IV Commissione,
premesso che:
in data 23 giugno 2000 è stato siglato fra il Ministero della difesa, il Ministero dell'economia e delle finanze, la regione Calabria, la provincia di Crotone e il comune di Cutro un Accordo di programma per la realizzazione di un insediamento militare a livello di reggimento con area addestrativa viciniore, in una località appositamente individuata nel comune di Cutro;
a seguito di tale accordo, il suddetto comune, sostenendo una spesa iniziale per complessivi 4 milioni di euro, tra urbanizzazione delle aree circostanti e spese accessorie ha provveduto a compiere tutto ciò che era di propria competenza per l'avvio della realizzazione dell'opera, acquistando, proprio a ridosso del centro abitato, un'area in località Mascino di oltre 20 ettari, che avrebbe dovuto ospitare circa 1.000 militari (800 soldati e 200 ufficiali);

un primo lotto funzionale relativo alla realizzazione dell'area destinata agli alloggi è stata appaltata per un importo di circa 14.000.000 di euro a favore dell'impresa consorzio artigiani romagnoli di Rimini, i cui lavori, consegnati in data 5 febbraio 2003, sono stati ultimati e collaudati il 18 dicembre 2009;
in data 9 giugno 2009 il Ministero della difesa, attraverso il Sottosegretario Giuseppe Cossiga, rispondendo ad un interrogazione parlamentare (n. 5-02931) presentata dall'onorevole Di Stanislao (primo firmatario), ha messo a conoscenza che per effetto dei provvedimenti discendenti dal combinato disposto di cui al decreto legislativo n. 215 del 2001 ed alla legge n. 226 del 2004, che ha determinato la sospensione del servizio di leva obbligatorio, con conseguente adozione del servizio di leva su base esclusivamente volontaria, è venuta meno la motivazione posta alla base dell'originario progetto nascente dalla necessità di dare concreta attuazione all'articolo 1 della legge 23 dicembre 1996 n. 662, accantonando perciò la possibilità di dar seguito al completamento della struttura militare, e confermando quanto comunicato precedentemente dallo stesso sottosegretario al comune di Cutro con nota del 6 maggio 2009;
l'Accordo di programma sottoscritto il 23 giugno 2000 dal Ministero della difesa, dal Ministero dell'economia e delle finanze, dalla regione Calabria, dalla provincia di Crotone e dal comune di Cutro prevede all'articolo 10 che eventuali modifiche all'Accordo di programma potranno essere apportate soltanto se c'è il consenso unanime delle amministrazioni che lo hanno sottoscritto e all'articolo 7 l'istituzione di un collegio di vigilanza con il compito di vigilare sul puntuale adempimento dell'accordo e la possibilità deliberare in merito all'esercizio dei poteri sostitutivi in caso di inadempimento delle obbligazioni assunte con l'accordo e con la eventuale nomina di un commissario ad acta. È evidente dunque che questi due articoli vincolino il Ministero della difesa a completare i lavori di costruzione della caserma militare in assenza di volontà contraria di tutte le parti che lo hanno sottoscritto;
le istituzioni locali e regionali in più occasioni hanno infatti manifestato anche con diversi incontri pubblici, la volontà di completare l'opera militare, fortemente voluta anche dalla popolazione dell'intera provincia;
al momento permane una situazione di grave disagio visto che l'accantonamento del progetto ha determinato un enorme danno per l'intera comunità locale, dato che molti cittadini hanno effettuato investimenti per creare servizi che avrebbero dovuto sostenere il funzionamento della caserma. Il completamento dell'investimento militare, rivestirebbe anche un impegno strategico rispetto alle condizioni di avanzamento economico che vi potrebbero essere per la centralità che assumerebbe questa struttura non solo nel territorio del comune di Cutro, ma per l'intera provincia di Crotone,


impegna il Governo:


ad assumere le iniziative di competenza dirette a dare concreta attuazione all'accordo di programma sottoscritto in data 23 giugno 2000 in modo da consentire finalmente il completamento dell'opera militare e la destinazione di un reggimento militare;
a provvedere, senza ulteriori indugi, al recupero degli alloggi già completati che, a seguito dell'accantonamento dei lavori, stanno innanzitutto andando incontro ad un progressivo degrado, a scongiurare il rischio, soprattutto in un periodo di grave crisi economica nazionale, di un ulteriore spreco di risorse pubbliche visto che per gli interventi finora realizzati sono stati già spesi oltre 20 milioni di euro;
a valutare l'opportunità di rafforzare in modo permanente, la propria presenza militare in un territorio dove risulta piuttosto radicata e diffusa la presenza di pericolose organizzazioni criminali, e dove

a pochi chilometri di distanza nel comune di Isola di Capo Rizzuto è ubicato uno tra i centri di accoglienza per immigrati più grandi d'Europa, ciò anche con l'obiettivo di risollevare un comprensorio già martoriato da vecchie e nuove problematiche, prima fra tutte quella dell'occupazione.
(7-00844)
«Rugghia, Oliverio».

La IV Commissione,
premesso che:
l'istituto geografico militare (I.G.M.) è un ente pubblico che svolge funzioni di ente cartografico dello Stato italiano ai sensi della legge 2 febbraio 1960, n. 68. L'istituto geografico militare ha il compito di fornire supporto geotopocartografico alle unità e ai comandi dell'Esercito italiano;
alla luce delle evoluzioni e delle innovazioni tecnologiche che si sono registrate negli ultimi anni nel settore dell'informazione geografica, è all'ordine del giorno del comando logistico dell'Esercito la riorganizzazione dell'istituto sia dal punto di vista degli obiettivi di produzione, sia delle piante organiche;
la progressiva riduzione delle risorse pubbliche disponibili negli ultimi anni ha fortemente penalizzato lo sviluppo produttivo e l'aggiornamento del personale tecnico dell'istituto geografico militare, con particolare riguardo al personale civile;
anche in relazione alle ridotte risorse presenti in bilancio, l'istituto geografico militare pur essendo organo ufficiale di cartografia di Stato, è stato costretto negli ultimi anni a concentrare la prevalenza delle sue attività sui progetti di supporto alle Forze armate, a discapito delle lavorazioni per la produzione di cartografia civile, spostando gran parte del personale civile tecnico più qualificato verso i progetti militari. In questo senso, si è dovuta registrare la sospensione di diversi rapporti di collaborazione tra l'istituto e altri enti pubblici e di ricerca di rilievo nazionale, con un inevitabile crescente isolamento dell'istituto geografico militare nello svolgimento delle sue attività;
negli ultimi anni le rappresentanze sindacali unitarie dell'Istituto geografico militare hanno avanzato agli organi competenti proposte di riorganizzazione dell'ente, dando testimonianza della disponibilità del personale civile, composto da circa 500 lavoratori, a valutare nuove prospettive più efficienti e meno onerose sulla base delle quali riorganizzare la produzione di cartografia in ambito civile;
le stesse rappresentanze sindacali unitarie hanno avanzato all'attenzione del comandante logistico dell'Esercito e del direttore generale per il personale civile - che in diverse occasioni hanno avuto modo di visitare l'Istituto - proposte di rivisitazione delle tabelle organiche e richiesta di assunzione di personale cartografico tecnico, nel quadro di una richiesta più generale di programmazione a lungo termine delle attività, che possa rilanciare funzioni e obiettivi dell'ente, per valorizzare al meglio le sue competenze, la sua alta specializzazione e le sue potenzialità, e per consentire allo stesso di avere una produzione più efficiente, tecnologicamente avanzata, per volumi crescenti ed economicamente sostenibili, che si concentri non solo sul settore militare, ma anche su quello civile, da considerarsi non come residuale, ma come uno straordinario ambito nel quale poter attivare collaborazioni e nuove attività con altri enti pubblici,


impegna il Governo


ad adottare misure utili a realizzare una riorganizzazione dell'Istituto geografico militare con riferimento agli obiettivi di produzione e alla pianta organica dell'ente, in un'ottica di salvaguardia e piena valorizzazione delle alte specializzazioni di cui si dispone, di crescita delle risorse finanziarie ed umane, di riconoscimento e di rinnovamento delle competenze e delle professionalità presenti;

a salvaguardare e promuovere le attività dell'Istituto geografico militare in ambito civile, in qualità di organo ufficiale di cartografia di Stato, attività che deve accompagnare, in piena complementarità e con opportunità di pieno sviluppo, quelle di natura strettamente militare, di supporto cartografico alle unità e ai comandi dell'Esercito italiano.
(7-00845)
«Rugghia, Mogherini Rebesani, Villecco Calipari, Pistelli».

TESTO AGGIORNATO AL 26 APRILE 2012

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:

EVANGELISTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il Fatto quotidiano e la Repubblica del 19 aprile 2012, hanno riportato la notizia che il direttore de La Nazione, Mauro Tedeschini, è stato allontanato dal posto di direttore del quotidiano «per libertà di informazione e diritto di cronaca», sostituito dall'editore Andrea Riffeser Monti con Gabriele Canè, vicedirettore del QN e già direttore del Resto del Carlino e candidato alle elezioni regionali del 2000 per il centrodestra;
all'origine della decisione sembra vi siano gli articoli relativi ad alcune vicende interne al Monte dei Paschi di Siena che non sarebbero state gradite al gruppo di controllo della banca e che questo abbia premuto con la proprietà del giornale, il petroliere Riffeser, per ottenere la rimozione del direttore;
questo fatto farebbe seguito a un precedente scontro della proprietà del giornale con la Menarini, la grande società farmaceutica, che non avrebbe in passato apprezzato i riflettori della cronaca del quotidiano fiorentino. In tale occasione, infatti, il vicedirettore Canè si sarebbe, a leggere le notizie di stampa, dimostrato assai sensibile alle pressione del gruppo Menarini e questo gli darebbe titolo oggi per ingraziarsi i gruppi imprenditoriali e assicurare flussi pubblicitari;
quello che una democrazia non può accettare è il condizionamento della libera informazione e l'intimidazione dei giornalisti. La comunità nazionale si scandalizzò giustamente quando Indro Montanelli fu cacciato dal Giornale da Berlusconi, ma quello scandalo deve valere sempre non solo quando se ne rende colpevole Berlusconi, altrimenti, a parere dell'interrogante, non servirebbe essercene liberati;
il comitato di redazione, in solidarietà del direttore licenziato, ha indetto immediatamente un giorno di sciopero e pubblicato una nota in cui si denunciano «le pressioni di una lobby politica e bancari»;
sempre nella nota si legge che «La decisione, improvvisa e assolutamente inattesa, assunta da un editore che peraltro si erge a paladino della diffusione della stampa quotidiana tra i giovani, offende profondamente l'autonomia e la dignità di tutti i giornalisti di un quotidiano protagonista di tutta la storia d'Italia, fino dalla costruzione della unità nazionale»;
forte è stata la reazione critica del mondo della stampa; si è registrato anche lo sconcerto della Fnsi e della Consulta delle Assostampa con una netta condanna di tale decisione a difesa della libertà d'informazione: «La Giunta Esecutiva della Fnsi e l'Associazione Stampa toscana, insieme con la Consulta delle Associazioni Regionali di Stampa, esprimono la più viva protesta e grande sconcerto per l'inaudito licenziamento del direttore della Nazione Isauro Tedeschini, sacrificato dall'editore a seguito di contrasti sulle autonome e libere scelte di informazione a lobby politica e bancaria»;
la vicenda del quotidiano La Nazione appare, a parere dell'interrogante, una

preoccupante spia e un'intollerabile offesa all'autonomia dell'intero corpo redazionale di un giornale storico del nostro Paese ma anche un grave colpo alla dignità di un direttore che aveva condotto il giornale a conseguire significativi successi nelle vendite -:
quali siano gli intendimenti del Governo in merito a quanto evidenziato in premessa con riferimento ai gravissimi rischi di ingerenza che minano le autonomie editoriali attraverso la sovrapposizione di poteri di condizionamento;
quale sia politica del Governo, della cui unità d'indirizzo, ai sensi del dell'articolo 95 della Costituzione, è responsabile, in materia di diritto all'informazione di concentrazioni imprenditoriali;
quali informazioni intenda assumere dal dipartimento dell'editoria preposto all'area funzionale relativa al coordinamento delle attività di comunicazione istituzionale e delle politiche relative all'editoria e ai prodotti editoriali;
quali e quanti fondi abbia assegnato il predetto dipartimento al Quotidiano nazionale negli ultimi 5 anni.
(4-15800)

DI PIETRO e DI GIUSEPPE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
le imprese di pesca nell'Adriatico e, in particolare, quelle del compartimento Molisano di Termoli, hanno avviato dal 2009 una serie di azioni giudiziarie contro il Ministero delle politiche agricole, avverso le modalità d'imposizione del fermo pesca che, come noto, devono muoversi nel quadro della normativa europea;
il Ministro delle politiche agricole, con un suo decreto (ai sensi della legge 14 luglio 1965, n. 963, in uno con il reg. CEE n. 1198 del 2006), ogni anno dispone il blocco temporaneo dell'attività della pesca, differenziando la decorrenza e la durata a seconda delle zone (le GSA) che l'UE, d'intesa con gli Stati membri, individua secondo comuni peculiarità fisiche e batimetriche della costa e del mare, nell'ambito di un piano operativo e di un piano di gestione nazionali (ai sensi del già detto reg. CEE 1198 del 2006), adottati e proposti all'approvazione dell'UE;
i decreti ministeriali, così adottati, vengono firmati e poi pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana, gli stessi decreti precisano, negli ultimi articoli, che l'entrata in vigore delle prescrizioni e, quindi, la loro efficacia, viene fissata nel giorno successivo alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana;
detti decreti, però, disponendo il blocco in generale dal 1o al 31 agosto 2011, benché firmati il 30 luglio 2011, sono stati sempre fatti osservare con rigore, ad avviso degli interroganti, eccessivo dalla capitaneria di porto, impedendo le attività di pesca già dal 1o agosto 2011; non solo prima della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale ma senza neppure la notifica agli armatori, comportamento inammissibile in uno stato di diritto, aggravato dal fatto che la pubblicazione è sempre avvenuta tra settembre ed ottobre, come ad esempio nei casi del decreto ministeriale 14 luglio 2005 (Gazzetta Ufficiale 214 del 14 settembre 2005), decreto ministeriale 18 luglio 2006, (Gazzetta Ufficiale n. 212 del 12 settembre 2006), decreto ministeriale 25 luglio 2007 (Gazzetta Ufficiale n. 234 dell'8 ottobre 2007), decreto ministeriale 18 luglio 2008 (Gazzetta Ufficiale n. 238 del 10 ottobre 2008), decreto ministeriale 30 luglio 2009 (Gazzetta Ufficiale n. 191 del 19 agosto 2009), quando era scaduto il periodo di interruzione dell'attività di pesca. Tra l'altro, lo Stato non ha adottato negli anni alcun piano di gestione, se non il 17 giugno 2010, e tanto meno l'Unione europea ha potuto approvare alcuno strumento;
gli armatori hanno contestato dapprima innanzi al TAR del Molise i comportamenti del Ministero delle politiche agricole che hanno imposto l'arresto delle attività di pesca limitatamente dal 2005 al

2009 chiedendo i danni derivanti da tale plateale illegittimità. La decorrenza è stata dal 2005, solo perché per gli anni precedenti era scattata la prescrizione, anche se l'azione illegittima del Ministero risaliva a qualche decennio prima;
anche una denunzia-querela fu inoltrata alla procura della Repubblica di Larino, nei confronti dei vertici e gli altri eventuali correi. La denunzia, tuttora sub iudice, riguarda tutti gli anni dal 2005 al 2009; essa spiega la sequenza ad avviso degli interroganti, sconcertante dei provvedimenti che hanno disposto il fermo, esemplificativi di una condotta punitiva e per nulla regolare della direzione generale del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e della Capitaneria di Termoli, risulta che i militari ogni anno, prima dell'emanazione dei DM di arresto, abbiano sempre imposto agli armatori la consegna delle carte di bordo riferendo della firma del provvedimento ministeriale, ed ottenendo così l'esecuzione coattiva di atti in realtà non validi e neppure efficaci;
addirittura, per il 2009, a fronte dell'impugnativa dei provvedimenti di blocco delle attività di pesca innanzi al TAR del Molise (RG 323/09) poi sospesi con decreto presidenziale, risulterebbe che i militari, costretti a riconsegnare i documenti agli armatori, al momento della restituzione delle carte di bordo, hanno preteso che ogni imprenditore sottoscrivesse una dichiarazione, redatta dalla capitaneria, per cui, uscendo in mare giusta il provvedimento del TAR, non avrebbero ottenuto il premio del fermo da parte dell'amministrazione centrale. Hanno altresì preteso la sottoscrizione del documento per ricevuta. Taluni armatori, però, temendo la perdita di contributi, per via della dichiarazione imposta, hanno deciso di non ritirare i documenti e di non riprendere la pesca;
successivamente alla sospensiva, il D.G., al posto del Ministro, ha emanato un nuovo decreto di fermo, in elusione ad avviso degli interroganti della sospensione operata dal TAR, che addirittura prolungava il blocco per gli imprenditori molisani che avevano proposto ricorso, consentendo il rientro in mare agli altri. Atto questo impugnato con motivi aggiunti e sospeso dal TAR il 2 settembre 2009, all'esito della camera di consiglio (ordinanza n. 207) che ha conclamato l'abuso: «...alla luce del dedotto vizio di incompetenza del direttore generale, tenuto altresì conto che - alla odierna udienza - parte ricorrente ha documentato, tramite il deposito del ruolino di equipaggio di alcune motonavi, l'autorizzazione da parte della Capitaneria di Porto di Termoli alla ripresa della pesca a strascico e/o volante, prima della scadenza del termine fissato dal predetto decreto del 19 agosto 2009 al 5 settembre 2009...»;
peraltro, va evidenziato che, contrariamente alla disciplina del FEP (il fondo europeo per la pesca), i provvedimenti di arresto non hanno mai previsto misure compensative. Ciò si evince dagli stessi decreti: il decreto ministeriale 14 luglio 2005 (Gazzetta Ufficiale 214 del 14 settembre 2005) all'articolo 8, il decreto ministeriale 18 luglio 2006 (Gazzetta Ufficiale n. 212 del 12 settembre 2006) all'articolo 7, il decreto ministeriale 25 luglio 2007 (Gazzetta Ufficiale n. 234 del 8 ottobre 2007) all'articolo 6, decreto ministeriale 18 luglio 2008 (Gazzetta Ufficiale n. 238 del 10 ottobre 2008) all'articolo 6, tutti titolati «Misure sociali di accompagnamento alle interruzioni temporanee». Infatti, per «l'interruzione temporanea» hanno unicamente previsto la corresponsione di «misure sociali di accompagnamento, consistenti in: a) erogazione diretta del minimo monetario garantito, previsto dal Contratto collettivo nazionale di lavoro vigente, a ciascun marittimo che risulti dal ruolino d'equipaggio imbarcato alla data di inizio dell'interruzione tecnica; b) oneri previdenziali ed assistenziali, dovuti per i marittimi di cui alla precedente lettera a), da versare ai relativi istituti di previdenza ed assistenza» quindi, nessun indennizzo alle imprese, ma solo misure compensative sociali per i marittimi. In altri termini, è stata data la cassa integrazione ai dipendenti,

ma non l'indennizzo alle imprese; addirittura il decreto ministeriale 30 luglio 2009 (Gazzetta Ufficiale n. 191 del 19 agosto 2009) non ha previsto misure compensative neppure per i pescatori;
per questi fatti gli armatori hanno proseguito nell'azione giudiziaria, contestando innanzi al TAR Lazio tutti i comportamenti del Ministero delle politiche agricole che hanno imposto l'arresto delle attività di pesca dal 2005 al 2009 in assenza dell'efficacia dell'attore per altre ragioni, ovviamente, riferite alla già detta violazione della legge, nazionale e comunitaria: i blocchi erano stati disposti senza che lo Stato avesse adottato il piano di gestione delle coste per il periodo 2007/13 (adottati solo il 17 giugno 2010). La questione si è risolta con la sentenza n. 29374/10 che ha riconosciuto «la colpa dell'amministrazione resistente e, pertanto, i danni subiti dagli interessati, per le annate 2005-2008, devono essere risarciti, ...», decisione che ha sancito l'inefficacia dei provvedimenti siccome non pubblicati e neppure portati a conoscenza degli imprenditori, ma immediatamente eseguiti coattivamente dall'amministrazione con un'azione coattiva ritenuta del tutto illegittima;
la sentenza è stata quindi impugnata dal Ministero (RG 660/11, Consiglio di Stato, sez. III). All'udienza per la discussione cautelare il collegio ha rigettato la richiesta di sospensione condannando addirittura il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali stesso alle spese della fase. Inopinatamente, però, il 20 maggio 2011 il collegio, in maniera del tutto inaspettata e sovvertendo anche quanto da esso stesso detto in fase cautelare, ha accolto l'appello con due affermazioni che gli interroganti risultano non vere e contrarie alla realtà ed allo stesso buon senso, e cioè che:
a) l'imposizione del fermo sarebbe stata accompagnata da indennizzi compensativi (fatto smentito dal tenore dei DDM impugnati che non hanno previsto indennizzi di sorta;
b) addirittura, gli armatori avrebbero effettuato ed eseguito il fermo di loro libera e spontanea volontà (fatto smentito dalla denunzia-querela avanzata dagli imprenditori). È lecito pensare, che in tal modo, forse, qualche funzionario eviterebbe la rivalsa per danno erariale della Corte dei conti;
avverso tale abnorme sentenza, ad avviso degli interroganti del testo abnorme gli armatori adriatici, dopo aver reiterato le denunce penali nei confronti dei responsabili delle azioni repressive illegittime, e che sono ora all'attenzione sia della Procura della Repubblica di Larino che di quella di Roma, hanno proposto, sempre innanzi al Consiglio di Stato, un'azione di revocazione per evidente errore di fatto. L'udienza è prevista per il prossimo maggio -:
se i gravi comportamenti illegali denunciati siano ormai abbandonati dall'amministrazione della marina mercantile;
se non ritenga il Ministro di ammettere nell'ambito del giudizio di revocazione, innanzi al Consiglio di Stato la verità dei fatti, con riferimento alla coercizione effettuata sia la mancanza di erogazione degli indennizzi compensativi;
se non si ritenga, comunque, di disporre, anche in via transattiva, un equo indennizzo agli armatori così ingiustamente colpiti.
(4-15813)

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AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
da articoli di stampa si è appreso che il 16 aprile 2012, presso la Camera dei

deputati l'ingegner Luigi di Stefano ha tenuto un convegno illustrando in modo estremamente dettagliato le prove scientifiche che a sua detta scagionerebbero i militari del reggimento San Marco, Girone e Latorre, detenuti in India con l'accusa di aver ucciso in un conflitto a fuoco due pescatori indiani;
in precedenza la diplomazia italiana ha nominato a difesa dei due militari italiani due esperti balistici provenienti dai reparti delle investigazioni scientifiche dei carabinieri, il maggiore Paolo Fratini e il maggiore Luca Flebus. Allo stato dei fatti, non risulta che tali esperti balistici siano stati affiancati, ovvero sostituiti con altri professionisti tra cui l'ingegner Luigi Di Stefano;
i maggiori Fratini e Flebus hanno potuto presenziare marginalmente alle operazioni di perizia svolte dal laboratorio scientifico indiano del Trivandrum, assistendo di fatto solamente al sequestro delle armi presenti sulla petroliera «Enrica Lexie» e alle prove a fuoco;
l'ingegner Luigi De Stefano ha svolto alcuni incarichi di perizia nell'ambito di incidenti aerei, mentre non risulta essere conosciuto in ambito forense in qualità di esperto balistico -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto in premessa e dei contenuti dell'analisi balistica del «caso dei marò» esposta alla Camera dei deputati dall'ingegner Luigi Di Stefano;
se e a quale titolo l'ingegner Luigi Di Stefano sia coinvolto nel presente caso;
in quale modo il predetto ingegnere sia venuto eventualmente in possesso di informazioni riservate relative al presente caso e se l'autorità giudiziaria competente ne sia informata;
quanti casi balistici il predetto ingegnerie abbia sinora trattato;
quali siano i titoli, le pubblicazioni e gli accreditamenti dell'ingegner Luigi Di Stefano nel settore della balistica forense.
(4-15807)

RICARDO ANTONIO MERLO e DI BIAGIO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
da parte delle autorità argentine si evidenzia una situazione di irrigidimento burocratico nei confronti del personale del Ministero degli affari esteri accreditato - non afferente alla carriera diplomatica - per la quale si sottolinea, fra l'altro, il divieto all'acquisto di valuta e le difficoltà nell'importare o esportare valuta;
detto personale è stato dotato dal Ministero degli affari esteri di un passaporto di servizio che garantisce solo in minima parte i diritti previsti dalla Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche del 1961 e sulle relazioni consolari del 1963;
negli ultimi mesi si è assistito ad una progressiva situazione di instabilità del Governo argentino a seguito della quale sono stati emanati alcuni provvedimenti che stanno generando una diffusa paura fra la popolazione. Si teme infatti una nuova crisi finanziaria, analoga a quella del 2001;
il personale del Ministero degli affari esteri all'estero ha vissuto l'esperienza del 2001, nella fase più calda del «Corralito», assistendo al blocco delle importazioni, al blocco dei conti correnti nelle banche, alle lunghissime file davanti ai consolati;
nonostante le iniziative intraprese dall'Ambasciata a Buenos Aires presso il Ministero degli affari esteri argentino, le autorità argentine tendono sempre più a non riconoscere il passaporto di servizio, di cui è dotato il personale di ruolo, alla stregua di quello diplomatico, considerandolo solo come documento ufficiale;
infatti c'è da riconoscere che il passaporto di servizio è un istituto «sui generis» esistente solo nel nostro Paese, peraltro non facilmente riconoscibile dalle autorità di polizia straniere;
di fronte a questa particolare situazione ed al fine di tutelare adeguatamente questa categoria di dipendenti pubblici in

servizio presso le rappresentanze italiane in Argentina, si potrebbe applicare una soluzione definitiva mediante lo strumento di accredito della «notifica allargata» a tutto il personale di ruolo in servizio presso le sedi in Argentina. Detta notifica allargata sarebbe peraltro in linea con la reciprocità di trattamento concessa a tutto il personale di ruolo argentino accreditato sul suolo italiano, il quale è già da anni in possesso di passaporto diplomatico;
la notifica allargata del personale di ruolo in servizio presso taluni paesi è una prassi usuale del Ministero degli affari esteri, quando si tratta di garantire al personale analoghe condizioni di sicurezza e di trattamento in ambito di importazione ed esportazioni di merci, nonché di valuta -:
quali siano le ragioni che impediscono il riconoscimento dello strumento di cui in premessa, anche in ottemperanza del cosiddetto principio della reciprocità rispetto al trattamento attualmente riservato al personale argentino in servizio in Italia.
(4-15808)

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AFFARI REGIONALI, TURISMO E SPORT

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARCHIONI. - Al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. - Per sapere - premesso che:
la Corte costituzionale, con sentenza 5 aprile 2012, n. 80, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale, per eccesso di delega, di diciannove articoli contenuti nell'allegato 1 all'articolo 1 del decreto legislativo 23 maggio 2011, n. 79 «Codice della normativa statale in tema di ordinamento e mercato del turismo, a norma dell'articolo 14 della legge 28 novembre 2005, n. 246, nonché attuazione della direttiva 2008/122/CE, relativa ai contratti di multiproprietà, contratti relativi ai prodotti per le vacanze di lungo termine, contratti di rivendita e di scambio»;
in particolare, è stata dichiarata l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 1 del predetto allegato, limitatamente alle parole «necessarie all'esercizio unitario delle funzioni amministrative» e «ed altre norme in materia», nonché degli articoli 2, 3, 8, 9, 10, 11, comma 1, 12, 13, 14, 15, 16, 18, 20, comma 2, 21, 23, commi 1 e 2, 30, comma 1, 68 e 69;
in tal modo il predetto codice, che all'articolo 3 aveva soppresso interamente la legge 29 marzo 2001, n. 135 «Riforma della legislazione nazionale del turismo» è stato svuotato di larghissima parte dei contenuti e il settore del turismo si trova così in una situazione di incertezza, in un momento nel quale sarebbe necessario rilanciarne le politiche di sostegno, anche innovando con l'apporto indispensabile delle regioni;
nella pronuncia della Corte costituzionale n. 214 del 2006 si sostiene che lo Stato può attribuire funzioni legislative al livello centrale e regolarne l'esercizio, con interventi proporzionati e, in ogni caso, rispettosi del principio di leale collaborazione con le regioni -:
se sussistano e quali siano, ad avviso del Ministro, le conseguenze della sentenza citata in premessa sulla legislazione nazionale del turismo;
quali iniziative intenda assumere, d'intesa con le regioni, e in particolare se ritenga opportuno convocare un tavolo di lavoro che coinvolga le associazioni di categoria del settore, al fine di rivedere e innovare profondamente la normativa nazionale del turismo assicurando l'adeguato coinvolgimento del Parlamento.
(5-06660)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

MESSINA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'11 gennaio 2006 la ditta Tre Tigli s.r.l. ha presentato istanza all'assessorato regionale territorio e ambiente della regione siciliana per ottenere l'autorizzazione integrata ambientale (AIA) ai sensi del decreto legislativo n. 59 del 2005 per la realizzazione di un impianto da 15 Mw per la produzione di energia elettrica tramite la combustione di biomasse nel territorio del comune di Menfi (contrada «Genovese») senza avere preventivamente, come previsto dalle procedure relative alla realizzazione di impianti industriale e alla convenzione di Aarhus, informato la cittadinanza di Menfi dell'idea del progetto. Il sito su cui dovrebbe sorgere l'impianto si trova a poche centinaia di metri dai pozzi di acqua potabile utilizzati per l'approvvigionamento idrico del comune e ad una distanza di soli chilometri 2,800 dal centro urbano, in violazione della prescrizione di cui alla legge regionale n. 9/2010 (articolo 17) che prevede una distanza minima di chilometri 5,000 dal perimetro urbano;
l'impianto andrà ad incidere sull'economia dei comuni di Menfi, Santa Margherita di Belice e Montevago stravolgendone la loro prevalente vocazione turistica e agricola. In particolare, il comune di Menfi, grazie ad una costiera sabbiosa, bagnata da un mare pulito premiato per più anni con il riconoscimento della «Bandiera Blu», della FEE e della «Bandiera Verde» delle spiagge a misura di bambino, ha investito nella realizzazione di un polo turistico, dando impulso alla realizzazione di nuove strutture recettive e apprezzati ristoranti che esaltano i sapori della terra e del mare, nel rispetto della tradizione agricola;
l'agricoltura, inoltre, contribuisce in maniera rilevante allo sviluppo dell'economia locale con la coltivazione della vite e la presenza di numerose cantine che rendono il territorio di Menfi uno dei più importanti distretti vitivinicoli della Sicilia e dell'Italia. I vini prodotti, che vantano il riconoscimento della «DOC Menfi», sono rinomati ed apprezzati, sia a livello nazionale che internazionale, e permettono a numerose famiglie di avere un reddito soddisfacente. Nel territorio di Menfi si realizzano, accanto ai vini, anche altri prodotti come l'olio extravergine di oliva, che vanta il riconoscimento di qualità «DOP Val di Mazara» e altre produzioni ortofrutticole tra cui il carciofo e il melone d'inverno;
anche l'attività zootecnica è un elemento importante dell'economia locale. Gli allevamenti ovini «Valle del Belice» (Razza autoctona) e i maestri caseari del territorio, nel rispetto della tradizione secolare, hanno tramandato sino ad oggi la produzione dell'unico formaggio a pasta filata di alta qualità che viene riconosciuto e tutelato dal Governo e dall'Unione europea con la DOP «Vastedda della Valle del Belice»;
questa economia agropastorale di qualità rischia dunque di essere danneggiata dalle emissioni inquinanti (soprattutto particolato secondario e COT) che causeranno significative conseguenze sul ciclo vitale soprattutto di ulivi e vigneti confinanti con tali impianti e sulla capacità e qualità produttiva dei terreni agricoli limitrofi. Secondo le associazioni di cittadini resterebbe inoltre da verificare l'approvvigionamento della biomassa e lo smaltimento delle ceneri. Per quanto riguarda la biomassa, considerato il rispetto del criterio della filiera corta (legge 29 novembre 2007, n. n. 222) che prevede che il reperimento della materia prima non avvenga a una distanza superiore ai 70 chilometri dal sito, non esisterebbe nei territori dei comuni interessati dal progetto della società Tre Tigli la quantità di biomassa vegetale occorrente per alimentare, a regime, l'impianto. I dati sulle superfici del bacino di

approvvigionamento della biomassa, come riportati nella relazione della società Tre Tigli, sono infatti errati per sovrastima ed inoltre non tengono conto della necessità di biomassa di un sistema già esistente ossia del centro di compostaggio di Sciacca gestito dalla SO.GE.I.R, spa. Il problema dello smaltimento delle ceneri deve essere definito in maniera chiara in quanto queste vanno smaltite in discariche per rifiuti tossici, con gravi conseguenze ambientali e con elevati costi di smaltimento. A questo proposito è da sottolineare la tossicità delle ceneri prodotte. Il contenuto di cadmio, cromo, rame, piombo e mercurio delle ceneri volanti derivanti dalla combustione di legname (quercia, faggio, abete) è superiore a quella riscontrabile nelle ceneri volanti prodotte dalla combustione di carbone;
stanti dunque numerose criticità inerenti alla realizzazione dell'impianto, il 30 maggio 2007 l'assessorato regionale territorio e ambiente ha rilasciato l'autorizzazione integrata ambientale (AIA) con n. 41 prescrizioni fondamentali da far ritenere inopportuno il suddetto rilascio;
il 10 luglio 2007 la commissione provinciale per la tutela ambientale di Agrigento (regione siciliana) ha inviato nota alla ditta proponente il progetto, chiedendo delucidazioni riguardo al fatto che l'impianto proposto, indicato come impianto a biomasse, presenta caratteristiche tecniche, indicate dalle linee guida regionali, del tutto simili a quelle di un inceneritore. All'interrogante sembrerebbe dunque evidente l'uso improprio del termine di «centrale a biomassa», in quanto si tratterebbe di fatto di un inceneritore;
il 12 gennaio 2008 l'associazione Menfi Vive, le cantine Settesoli, il WWF Italia, l'Unione agricoltori e diversi cittadini hanno presentato ricorso al TAR della Sicilia avverso il decreto dell'assessorato col quale ha rilasciato l'autorizzazione integrata ambientale. Il ricorso risulta ad oggi pendente;
il 12 gennaio 2008 il consiglio comunale di Menfi, in seduta straordinaria aperta, si è impegnato con delibera, affinché nessun impianto venga realizzato sul territorio;
il 14 febbraio 2008 il sindaco di Menfi, dando seguito a diverse delibere del consiglio comunale, ha presentato ricorso straordinario presso il presidente della regione siciliana avverso l'autorizzazione integrata ambientale per violazione degli obblighi di annuncio pubblico del progetto ai fini della consultazione e della partecipazione della popolazione e dei soggetti interessati all'iter autorizzativo;
il 6 marzo 2012 si è celebrato un ulteriore consiglio comunale aperto per ribadire la netta ed unanime contrarietà alla realizzazione del suddetto impianto a biomasse che ha visto la partecipazione di numerosi cittadini e di cinquanta associazioni variamente rappresentative della maggioranza dei cittadini di Menfi che hanno inviato una lettera alla società Tre Tigli s.r.l. per invitarla ad abbandonare definitivamente il progetto;
il comune di Menfi è uno dei primi comuni italiani che, con grande consapevolezza civica, sta provvedendo all'adozione del piano energetico ambientale comunale (PEAC) previsto dalla legge n. 10 del 1991, articolo 5, comma 5, obbligatorio solo per i comuni sopra i 50.000 abitanti. Il PEAC, una sorta di piano regolatore delle energie alternative necessario per dare un contributo all'abbattimento delle emissioni clima-alteranti, costituisce un atto di programmazione di politica energetica che esalta la consapevolezza del ruolo di soggetto attivo nella pianificazione e gestione territoriale delle amministrazioni comunali e dell'organo di indirizzo. Il 17 gennaio 2012 il comune di Menfi ha approvato gli indirizzi per la redazione del piano energetico ambientale che prevedono l'esclusione di tutti gli impianti a biomasse e degli impianti industriali di energia. Al contrario, il comune di Menfi promuove il fotovoltaico, il minieolico, con il fine di coprire il fabbisogno energetico del comune di Menfi e gli impianti di 200 chilowatt, con scambio sul posto, finalizzati

alla chiusura del ciclo produttivo, per un massimo di megawatt totale rispettando le zone agricole di pregio;
il ruolo delle amministrazioni comunali in termini di pianificazione energetica viene però completamente mortificato dalle linee guida nazionali per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili (pubblicate sulla Gazzetta ufficiale del 18 settembre 2010) che, con l'intento di snellire le procedure autorizzatorie, privano però del tutto di poteri le amministrazioni comunali sulla gestione energetica del territorio, lasciando ai grandi produttori, futuri padroni dei biodigestori, una libertà d'azione priva di vincoli rispetto alla comunità locale;
il Ministero dello sviluppo economico, con bando pubblicato in Gazzetta Ufficiale, ha promosso incentivi per gli impianti a biomasse in Campania, Sicilia, Puglia e Calabria, per agevolazioni per progetti di attivazione, rafforzamento e sostegno della filiere delle biomasse, per un totale di 100 milioni di euro. In quella occasione l'Associazione dei medici per l'ambiente ha evidenziato che le regioni che dovrebbero «beneficiare» degli incentivi ministeriali sono ai primi posti per emissione di inquinanti atmosferici da impianti industriali. Tale situazione sarebbe peggiorata dall'elevato numero di nuove centrali a biomasse e a biogas, che emetteranno gas serra e numerosi altri inquinanti (polveri sottili, ossidi di azoto, formaldeide, idrocarburi, benzene, persino diossine) con gravi conseguenze sanitarie nel breve termine (malattie cardiorespiratorie, specie in gruppi a rischio come bambini, anziani e affetti da patologie croniche) e nel lungo termine (tumori maligni, malformazioni fetali, disturbi dell'accrescimento e dello sviluppo in età infantile). Nonostante i sistemi di abbattimento degli inquinanti atmosferici utilizzati dalle centrali a biomasse, per questi impianti è prevista infatti dalla legge la possibilità di emettere almeno sino a 450mg/Nm3 di diossido di azoto (NO2), un valore circa doppio rispetto a quello concesso ad un inceneritore di grossa taglia (200 mg/Nm3 decreto legislativo 11 maggio 2005, n. 133) e circa 11 volte superiore a quello di solito concesso alle centrali termoelettriche a metano (40mg/Nm3). I limiti per il monossido di carbonio (almeno sino a 500 mg/Nm3) sono invece circa 16 volte superiori a quelli previsti per una centrale termoelettrica alimentata a metano (30 mg/Nm3). Per gli altri inquinanti vengono concesse concentrazioni simili a quelle degli inceneritori di grossa taglia. A questo si aggiunga che i progetti di questo tipo di centrali in genere non prevedono alcun monitoraggio delle emissioni di diossine -:
se il Ministro non intenda modificare il bando al fine di escludere incentivi alla realizzazione di impianti a biomasse di grandi dimensioni nelle regioni meridionali anche al fine di evitare di promuovere di fatto iniziative imprenditoriali quale quella descritta in premessa che per altro, riscontrando la forte avversione delle comunità locali, generano inevitabilmente costosi contenziosi.
(4-15809)

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DIFESA

Interrogazione a risposta orale:

LIBÈ. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nel corso della trasmissione «Le Iene» di mercoledì 18 aprile su l'emittente Italia Uno è stato mandato in onda un filmato che vede coinvolto un rappresentante dell'Arma dei Carabinieri convocato in un ristorante dal noto personaggio pubblico Fabrizio Corona;
nel filmato il comandante dei Carabinieri Guastini viene invitato telefonicamente dal Corona a recarsi in divisa in un ristorante ove si trovava allo scopo solamente di spiegare agli inviati della trasmissione il proprio parere sulla situazione

del Corona nei confronti di una denuncia per appropriazione indebita;
il Comandante prontamente si presentava al ristorante pochi minuti dopo e assisteva tranquillo alle intemperanze del Corona verso l'operatore ed il giornalista della trasmissione, premurandosi di ribadire il proprio convincimento sulla estraneità del Corona;
appare inaccettabile l'atteggiamento di accondiscendenza del graduato verso un cittadino, oltretutto noto per episodi spesso non positivi, sia nei confronti dell'intera comunità che nei confronti dell'intero Corpo dei Carabinieri che dedica la propria vita alla difesa della legalità;
non sembra inoltre una prassi normale che un cittadino possa convocare a proprio piacimento un carabiniere, oltretutto di grado elevato, per rappresentare le proprie ragioni -:
quali immediate ed opportune iniziative intenda assumere in relazione all'episodio citato e in particolare se la condotta del comandante dei Carabinieri sia rispondente alle norme che regolano l'attività dei graduati dell'Arma e, in caso contrario quali iniziative intenda assumere.
(3-02222)

Interrogazione a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
con il foglio prot. Prot. n. M-D GMIL1 II 5 1 0187903 del 18 aprile 2012 il Ministero della difesa - direzione generale per il personale militare - ha emanato le disposizioni riguardanti la posizione in cui devono essere collocati i militari candidati alle competizioni elettorali;
consta all'interrogante che numerosi militari siano candidati alle elezioni amministrative che si terranno nei giorni 6 e 7 maggio prossimi, e che alcuni di essi siano delegati nei consigli della rappresentanza militare attualmente in carica;
il periodo della propaganda elettorale per le amministrative 2012 coincide, in parte, con quello per il rinnovo dei consigli della rappresentanza militare;
molti dei candidati alle competizioni elettorali amministrative sono delegati del Cocer e dei consigli intermedi e di base, attualmente in carica, o comunque militari impegnati nelle procedure elettorali per il rinnovo dei medesimi consigli della rappresentanza militare;
se la scelta di candidarsi alle elezioni amministrative da parte dei militari può essere letta sicuramente come un segnale positivo e una voglia di riscatto alla partecipazione attiva alla vita politica del Paese da parte di una categoria troppo spesso ingiustamente estromessa dall'esercizio pratico della democrazia, non ci si può però esimere dal constatare che la loro eventuale permanenza in servizio configura una esplicita violazione delle norme del codice dell'ordinamento militare (decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66) -:
quanti siano gli attuali delegati della rappresentanza militare candidati alle prossime competizioni elettorali amministrative, quanti quelli posti in licenza speciale elettorale e in caso contrario quale siano le ragioni del loro mantenimento in servizio durante il periodo di propaganda elettorale;
quali immediati provvedimenti intenda assumere in merito.
(4-15804)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
per contenere la spesa pubblica, è stato deciso che la nuova struttura penitenziaria di Marsala non si potrà più fare;
nel frattempo anche il vecchio carcere, quello del Castello, in pieno centro storico a Marsala, sarà chiuso, atteso che un decreto del Ministero della giustizia ha stabilito la chiusura della struttura che fa da carcere dal 1818;
sia la locale camera penale, presieduta dall'avvocato Diego Tranchida, che il consiglio dell'ordine degli avvocati, guidato da Gianfranco Zarzana, hanno preparato duri documenti di protesta. Per gli avvocati, infatti, una città sede di tribunale e procura non può, infatti, rimanere senza un carcere;
la chiusura del carcere di piazza Castello comporterà non pochi disagi sia per i familiari dei detenuti che per gli avvocati difensori. I reclusi (una quarantina) dovranno, infatti, essere trasferiti altrove e per i colloqui saranno necessarie lunghe trasferte -:
quali provvedimenti urgenti intenda adottare affinché la chiusura del carcere di Marsala non comporti disagi per le persone recluse e i loro familiari.
(4-15801)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto pubblicato sulle agenzie di stampa, la mattina del 16 aprile 2012 i sindacati di polizia hanno manifestato di fronte al carcere di Matera lamentando la grave carenza di poliziotti penitenziari e denunciando le attuali condizioni di livelli minimi di sicurezza;
gli stessi sindacati dei baschi azzurri hanno sollecitato il provveditore regionale dell'amministrazione penitenziaria ad un confronto al fine di garantire condizioni lavorative dignitose -:
quali provvedimenti urgenti intenda adottare, sollecitare e/o promuovere al fine di risolvere tutte le criticità strutturali che affliggono il carcere di Matera così come denunciate dai sindacati di polizia penitenziaria.
(4-15802)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in data 18 marzo 2003 veniva pubblicato sul n. 22 della Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana - 4a serie speciale «Concorsi ed Esami» il concorso pubblico per la copertura di n. 271 posti di allievo vice ispettori del Corpo di polizia penitenziaria;
nel mese di febbraio 2004 venivano espletate le prove preselettive;
a seguito dei ricorsi al Tar presentati dai candidati non idonei, veniva sospeso l'iter concorsuale invitando sia gli idonei che i non idonei ricorrenti, a presentarsi per gli accertamenti psicofisici ed attitudinali;
con sentenza n. 6836/2007 del 14 dicembre 2007 il Consiglio di Stato - sezione IV - definitivamente pronunciandosi ha confermato la sentenza n. 2807/2006 del 19 aprile con la quale il tribunale amministrativo regionale per il Lazio accoglieva il ricorso proposto da un aspirante al concorso in argomento giudicato non idoneo alle prove preselettive tenutesi dall'11 al 24 febbraio 2004. Con la suddetta sentenza il tribunale amministrativo regionale per il Lazio aveva disposto l'annullamento degli atti attinenti alla preselezione dei questionari utili per l'espletamento della prova preselettiva nell'ambito del concorso a «271 posti di allievo vice ispettore nel ruolo degli ispettori del Corpo di Polizia Penitenziaria..., delle

prove preselettive espletate, nonché di tutti gli atti e/o provvedimenti successivi», annullando conseguentemente nella totalità gli atti della procedura preselettiva;
alla luce di quanto sopra, l'amministrazione penitenziaria, al fine di dare esecuzione alla predetta sentenza, procedeva alla ripetizione della prova preselettiva, nonché a tutte le altre attività successive alla stessa già sostenute;
in data 24 ottobre 2008 sul n. 83 della Gazzetta Ufficiale della Repubblica 4a serie speciale «Concorsi ed Esami» veniva pubblicato il calendario delle prove preselettive tenutesi dal 2 dicembre al 16 dicembre 2008;
a seguito di superamento delle prove preselettive, gli idonei della preselezione venivano convocati nei mesi da febbraio a luglio 2009 presso la scuola di formazione e aggiornamento del Corpo di polizia penitenziaria e del personale dell'amministrazione penitenziaria di Roma, per gli accertamenti psicofisici e attitudinali;
gli idonei agli accertamenti psicofisici e attitudinali venivano invitati a sostenere la prova scritta del concorso, tenutasi in data 25 novembre 2009, presso la direzione della scuola di formazione e di aggiornamento per il personale del Corpo di polizia e dell'amministrazione penitenziaria di Roma;
a seguito degli esiti positivi della prova scritta, gli idonei circa 536 venivano convocati presso dipartimento dell'amministrazione penitenziaria al fine di sostenere l'ultima prova orale, iniziata l'8 novembre 2011 ed a tutt'oggi in fase di espletamento con previsione di conclusione in data 19 giugno 2012 -:
quali siano i tempi ed i modi di prosecuzione di codesto interminabile concorso durato ormai 9 anni;
se sia intenzione del Governo o del Ministro assumere entro l'anno 2012, tutti gli idonei del concorso in oggetto accelerando tutte le procedure di approvazione della graduatoria entro l'estate 2012;
se il corso di formazione verrà svolto a Roma e se sia a conoscenza della data esatta dell'inizio del corso;
se sia intenzione del Ministro ridurre il corso di formazione, che attualmente risulta essere di 12 mesi + sei mesi di prova per un totale di 18 mesi, come previsto dall'articolo 25 del decreto legislativo n. 43 del 30 ottobre 1992;
se sia intenzione del Ministro indicare esattamente la vacanza organica attuale del ruolo degli ispettori per ogni regione dello Stato al fine di avere un quadro completo delle carenze organiche di tale ruolo;
se a fronte di un lasso di tempo così lungo per l'espletamento del predetto concorso è intenzione del Ministro concludere l'iter formativo del corso a 271 viceispettori di Polizia penitenziaria prima che si concluda il concorso interno a 643 viceispettori ancora in atto, in modo da incoraggiare coloro che sono in attesa di un'occupazione, a fronte di chi il lavoro lo ha già.
(4-15803)

BARANI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in data 13 dicembre 2011 è stato tratto in arresto il comandante della polizia municipale di Frosinone, dottor Francesco Delvino;
è stato accompagnato dalla sua abitazione all'ufficio, senza fargli sapere che era stato ordinato l'arresto, e di lì condotto in carcere; al momento erano presenti diversi operatori di televisioni e giornali che l'hanno ripreso mentre veniva portato via in manette tra due carabinieri;
il video, tuttora disponibile sul web, è stato «passato» ripetutamente nelle settimane successive;
lo stesso giorno sono stati arrestati anche il consigliere comunale delegato al traffico e un imprenditore;
le prove relative ai reati commessi da tali due persone erano così evidenti che

essi non hanno potuto non «confessare» le proprie responsabilità e sono stati posti in libertà dopo pochi giorni;
il comandante Delvino ha negato ogni responsabilità nei diversi interrogatori a cui si è volontariamente sottoposto, spiegando ogni comportamento e rimane in carcere a tutt'oggi;
l'articolo 275 del codice di procedura penale prevede che si possa applicare la custodia cautelare in carcere solamente quando ogni altra misura risulti inadeguata, prevedendo tale misura esclusivamente nei casi di pericolo di fuga e conseguente sottrazione al processo ed alla eventuale pena, pericolo di reiterazione del reato e pericolo di turbamento delle indagini;
la prima istanza di scarcerazione è stata negata il 30 dicembre 2011 dal tribunale della libertà di Roma;
contro tale bocciatura i suoi legali hanno presentato ricorso in Cassazione e la suprema Corte, con ordinanza n. 5260 - 2012, ha «annullato l'ordinanza impugnata limitatamente al reato di cui all'articolo 416 del codice penale e alla sussistenza delle esigenze cautelari»;
nella sostanza non ha ritenuto congrua l'accusa relativa all'associazione a delinquere (l'unico dei reati contestati al comandante Delvino che prevede una carcerazione preventiva superiore ai 3 mesi, da lui già abbondantemente trascorsi in carcere);
a due successive richieste di passaggio ai domiciliari, a fronte del parere favorevole espresso dal pubblico ministero, il giudice per le indagini preliminari, dottor Andrea Postiglione, ha deciso in senso negativo sostenendo, nella sostanza che nulla era cambiato rispetto alle condizioni presenti al 30 dicembre 2011, quando il tribunale della libertà negò la scarcerazione;
affermazione paradossale se si considera che nel frattempo il Delvino è stato in carcere altri tre mesi e, soprattutto, che la Corte di Cassazione ha, nella sostanza, annullato tale ordinanza;
è noto che la decisione della suprema Corte sortirà i suoi effetti solo tra circa due mesi quando sarà completato il lento iter previsto per la notifica e la nuova decisione del tribunale della libertà, ma, nel frattempo, il dottor Delvino dovrà essere scarcerato perché avrà raggiunto i 6 mesi, limite massimo previsto per un reato che la Cassazione ha ritenuto non fosse a lui addebitabile;
l'interrogante come parlamentare del Nuovo PSI nel Popolo della Libertà non può che esprimere una posizione di difesa dei diritti;
se il dottor Delvino ha sbagliato, e solo un processo potrà stabilirlo, dovrà pagare, ma oggi è semplicemente un indagato, peraltro in precarie condizioni di salute, che viene trattenuto in carcere per quella che appare all'interrogante mera ostinazione;
molti imputati, come il dottor Delvino, che si trovano sottoposti a questo regime di custodia cautelare subiscono in molti casi effetti fortemente negativi ed impattanti in maniera duratura, e spesso irreversibile, dal punto di vista personale, familiare, affettivo e professionale, soprattutto nei casi in cui il processo si concluda con un'assoluzione, la prescrizione dei termini a causa dell'intasamento del sistema giudiziario o con la scarcerazione a conclusione delle indagini preliminari;
in casi come quello descritto, la custodia cautelare non procura altro effetto che fiaccare la personalità del detenuto;
casi di questo genere provocano danni di natura economica e sociale allo Stato, e quindi alla collettività, e alla singola persona, che spesso avanza una richiesta di risarcimento danni per il periodo di carcerazione subito;
è necessario agire con cautela da parte della magistratura inquirente nella richiesta di disposizioni di custodia cautelare,

limitandola ai casi strettamente necessari, valutando con attenzione le varie tipologie cautelari previste nel nostro codice penale, anche a fronte del problema del sovraffollamento e della carenza di personale da tempo lamentata dalla polizia penitenziaria -:
se il Ministro intenda assumere iniziative ispettive presso l'ufficio del giudice delle indagini preliminari del tribunale di Frosinone ai fini dell'esercito dei poteri di competenza;
se il Ministro non intenda intervenire al fine di verificare quanti siano i casi all'esame di un giudizio di revisione, nonché al fine di promuovere l'introduzione di disposizioni che assicurino in tali casi una corsia preferenziale per garantire l'efficienza del sistema giudiziario.
(4-15810)

TESTO AGGIORNATO AL 26 APRILE 2012

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

VELO, CENNI, DE PASQUALE, GATTI, MATTESINI e RIGONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'emergere di nuovi mercati e la crescente integrazione dei sistemi produttivi su scala mondiale hanno accresciuto l'importanza della rete infrastrutturale quale fattore distintivo per la competitività dei sistemi produttivi regionali, sia in termini di mantenimento delle capacità produttive esistenti che di attrazione di nuovi investimenti esteri;
la dinamica del commercio internazionale si è accompagnata ad una riconfigurazione della geografia degli scambi che ha visto emergere nuovi attori, i cui traffici sono aumentati negli ultimi anni a tassi superiori (per i Paesi asiatici la crescita degli scambi nell'ultimo decennio è stata in media del 13 per cento all'anno, + 20 per cento per la sola Cina) rispetto a quelli delle economie avanzate nordamericane (+ 5 per cento medio annuo) ed europee (+ 8 per cento);
il progredire della globalizzazione (con i suoi effetti positivi e problematici), l'allargamento dei Paesi membri dell'Unione europea, le previste nuove adesioni dei Paesi candidati dall'area balcanica, i cambiamenti politici in corso nel nord-Africa, la crescente domanda di risorse naturali ed energetiche da parte delle economie emergenti. Sono tutti fenomeni che richiedono rinnovate valutazioni, anche in termini di risposte infrastrutturali;
la Commissione europea nella comunicazione «Pacchetto per la crescita: integrazione delle infrastrutture europee» (COM(2011)676), ha affermato l'esigenza di investire nelle infrastrutture attribuendo un'importanza fondamentale agli investimenti per le reti transeuropee dei tratti - reti TENT-T - indispensabili per favorire la coesione economica, sociale e territoriale nell'Unione europea, di conseguenza, la completa integrazione del mercato unico ed il perseguimento degli obiettivi della Strategia UE 2020;
il Connecting Europe Facility (COM(2011)665), ossia il «meccanismo per collegare l'Europa», prevede un piano di investimento nel settore dei trasporti, per il prossimo quadro finanziario relativo al periodo 2014-2020, pari a 31,7 miliardi di euro, di cui 10 miliardi provenienti dal Fondo di coesione. Potranno beneficiare di tali finanziamenti i progetti destinati a sopprimere le strozzature, realizzare i collegamenti mancanti, garantire trasporti efficienti e sostenibili a lungo termine nonché favorire l'integrazione, l'interconnessione e l'interoperabilità tra le varie modalità di trasporto;
la costruzione di un compiuto sistema dei trasporti che valorizzi gli asset esistenti, colmi i deficit infrastrutturali e colga i vantaggi competitivi offerti dalla internazionalizzazione dell'economia e dei mercati, costituisce un obiettivo prioritario per lo sviluppo dell'area euro-mediterranea.

Il 19 ottobre 2011 la Commissione europea ha presentato una proposta di regolamento (COM(2011)650) che segna un cambiamento di approccio nell'ambito della politica delle reti TEN-T «Linee guida per lo sviluppo delle reti Transeuropee» (Decisione UE n. 884/2004) risultato di un accordo politico raggiunto dopo lunghi negoziati dall'Italia nel suo semestre di presidenza dell'Unione europea nel 2003; in tale accordo l'Unione europea riconosceva il carattere strategico dell'Italia nell'area euro-mediterranea;
i porti del Mediterraneo si trovano in una posizione di vantaggio rispetto agli scali nordeuropei, non solo per i traffici con i paesi confinanti con l'Unione europea, ma anche rispetto agli scambi intercontinentali (le navi che seguono le rotte Asia-Europa-America impiegano tre giorni di navigazione in più per raggiungere i porti del Nord), a patto di garantire un'adeguata accessibilità sia di tipo infrastrutturale che come livello di servizi offerti;
il rafforzamento del sistema portuale mediterraneo rappresenta quindi una strategia chiave nel garantire la sostenibilità del trasporto merci, sia evitando i costi di una probabile saturazione degli scali nordeuropei, sia attraverso il decongestionamento degli assi di trasporto a nord delle Alpi, a favore di migliori connessioni con i territori europei più periferici e sviluppando il trasporto intermodale;
dal punto di vista della sostenibilità ambientale, in coerenza con le strategie delineate nel libro Bianco sui trasporti dell'Unione europea, l'implementazione di un corridoio sub-mediterraneo contribuirebbe all'abbattimento delle emissioni di CO2 grazie al riequilibrio modale verso il trasporto marittimo e ferroviario. A livello europeo, per ogni punto percentuale di domanda di trasporto traslata dal trasporto stradale a quello marittimo si eviterebbero emissioni in atmosfera pari a circa 2,5 milioni di tonnellate di CO2 equivalente;
in quest'ottica, la creazione di un asse multi-modale est-ovest nella parte centrale del Mediterraneo può contribuire a riequilibrare il traffico marittimo delle merci, integrando le infrastrutture progettate sia per la proposta di corridoio 3 «Corridoio Mediterraneo» che di corridoio 5 «Helsinki-Valletta». I potenziali benefici per il sistema di trasporto europeo sarebbero quindi riscontrabili in termini di:
a) riposizionamento di una parte dei traffici, al momento solo su strada, riducendo l'impatto ambientale e favorendo il carattere intermodale (in linea con uno dei principali obiettivi delle strategie europee di trasporto e nazionali);
b) stimolo della competitività dei sistemi portuali del Mediterraneo, favorendo l'attrazione di scambi commerciali e la riduzione dei costi logistici;
c) contributo al processo di integrazione ed alla crescita economica dei paesi mediterranei, riequilibrando il baricentro economico e territoriale rispetto al nord Europa;
se il tema delle infrastrutture rappresenta un punto nodale per lo sviluppo dell'Europa e del nostro Paese, lo è ancor più per lo sviluppo dell'Italia di mezzo in funzione delle sue peculiari caratteristiche territoriali ed economiche. Finora, infatti, i principali assi di comunicazione si sono sviluppati prevalentemente secondo una naturale direttrice nord-sud, tralasciando però nel tempo la pur importante necessità di garantire una migliore mobilità est-ovest. In questo quadro si colloca la proposta portata avanti dal presidente della Toscana, alla quale ha aderito il presidente della regione spagnola della Catalogna, di integrare la rete TEN-T con un corridoio di tipo paneuropeo «Mediterraneo», progetto che connette la regione ed il centro Italia al corridoio balcanico: un asse infrastrutturale che parte dalla piattaforma logistica Alto Tirreno (La Spezia-Livorno-Piombino) e, che operando in una logica di sistema con la retroportualità di Prato e di Guasticie, attraverso il potenziamento della tratta Livorno-Grosseto ed il corridoio tirrenico

della E78 Grosseto Fano, si potrebbe raccordare direttamente con il porto di Ancona quale terminale di un ponte di terra o land-bridge La Spezia-Livorno-Ancona;
la saldatura dei territori, il sostegno alla trasversalità dei flussi commerciali rappresenterebbero una importante opportunità di crescita per i distretti produttivi dell'Italia centrale in collegamento con il mercato balcanico, da un lato, e quello del Mediterraneo occidentale dall'altro -:
quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato sulla proposta avanzata dal presidente della regione Toscana di integrare la rete Ten-T con il descritto corridoio paneuropeo mediterraneo;
se non reputi opportuno attivarsi, in considerazione dell'avvio, nel prossimo mese di maggio, presso il Parlamento europeo della discussione sulle reti TEN-T, per promuovere tale integrazione, proponendone, eventualmente, l'inserimento come variante al citato «Corridoio 3», individuato tra i 10 corridoi plurimodali costituenti la rete centrale o core network, da realizzare entro il 2030, come ipotizzato dal Libro verde «Verso una migliore integrazione della rete transeuropea di trasporto al servizio della politica comune dei trasporti» (COM(2009)44).
(5-06663)

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INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:

MASSIMO PARISI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'immobile all'interno del quale è situata la caserma della polizia stradale del comune di Montepulciano in provincia di Siena, risulta essere registrato con un contratto di locazione tra l'amministrazione comunale e un soggetto privato, il cui importo che viene corrisposto annualmente risulta pari a 65 mila euro;
secondo quanto risulta all'interrogante, il locatore alcuni mesi fa avrebbe manifestato la volontà alla suddetta amministrazione di un incremento della quota d'affitto, conseguentemente respinta dal locatario;
al suddetto rifiuto, il proprietario dell'immobile ha avviato la procedura di sfratto che sarà esecutiva a fine anno;
attualmente il locale presso il quale è situato il presidio della polizia stradale, è sprovvisto di impianti di allarme e le condizioni in cui si trova sono estremamente insufficienti, sotto il profilo igienico e sanitario e non regolamentare dal punto di vista della sicurezza sul luogo di lavoro;
a giudizio dell'interrogante, quanto suesposto sarebbe già intollerabile per qualunque locatario, ma in considerazione che all'interno del locale adibito ad una caserma risiede e opera personale preposto alla pubblica sicurezza, la situazione risulta obiettivamente più seria e preoccupante se si valuta tra l'altro che all'interno del medesimo immobile il locatore ha affittato a personale che risulta estraneo ai rappresentanti della pubblica sicurezza, due appartamenti con evidenti rischi per la sicurezza e la riservatezza delle funzioni svolte dai medesimi -:
se siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e in caso affermativo, quali iniziative intendano intraprendere, nell'ambito delle rispettive competenze al fine di tutelare adeguatamente l'intero personale che opera funzioni delicate di pubblica sicurezza, all'interno dell'immobile in cui si trova la caserma della polizia stradale di Montepulciano;
quali iniziative infine intendano assumere, nell'ambito delle rispettive competenze, al fine di programmare con maggiore chiarezza e precisione la prossima collocazione della sede della polizia stradale di Montepulciano.
(4-15806)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

GHIZZONI, ANTONINO RUSSO, DE PASQUALE e COSCIA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con decreto 29 aprile 2009 il Ministro dell'economia e delle finanze di concerto con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca (pubblicato sulla Gazzetta ufficiale 5 maggio 2009, 102) ha individuato gli enti beneficiari dei contributi statali di cui all'articolo 2, comma 1-bis, del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169, per il finanziamento di interventi per l'edilizia scolastica e la messa in sicurezza degli istituti scolastici ovvero di impianti e strutture sportive dei medesimi, nonché le relative modalità di erogazione;
nell'elenco n. 1 allegato al suddetto decreto figura al quinto posto come assegnazione alla provincia di Varese lo stanziamento di 250.000 euro attribuito «per lavori di ampliamento e di ristrutturazione» alla scuola Bosina: pertanto, in difformità a quanto previsto per le altre scuole paritarie, la somma indicata seppur esplicitamente destinata alla scuola Bosina è tuttavia assegnata ad un ente pubblico, la provincia di Varese;
ai fini dell'erogazione dei contributi in questione e con le modalità previste agli articoli 3, 4 e 5 del citato decreto ministeriale, i beneficiari avrebbero dovuto inviare una apposita attestazione al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca (dipartimento per l'istruzione, direzione generale per il personale scolastico, ufficio per l'edilizia scolastica), utilizzando una differente modulistica per gli enti pubblici (modello A) e per i soggetti provati (modello B) -:
se al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca sia pervenuta, per il suddetto finanziamento, la richiesta della provincia di Varese formulata nel modello A o quella della scuola paritaria Bosina formulata sul modello B e in relazione di quale delle suddette ipotesi sia stato erogato (qualora concesso) il relativo finanziamento.
(5-06664)

CORSINI e GHIZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la legge «Gelmini» ha riformato il meccanismo di formazione delle commissioni per le procedure di valutazione comparativa di docenti e ricercatori universitari, introducendo un sorteggio tra gli eletti con maggior numero di voti;
in particolare, ha stabilito che la commissione per i concorsi a ricercatore - prima formata da un interno, normalmente professore ordinario, e da due esterni, un associato e un ricercatore - sia composta da tre ordinari, uno di nomina interna e due esterni sorteggiati tra i primi sei eletti;
tale sorteggio ha reso meno agevole l'organizzazione di «cordate» elettorali per «blindare» i concorsi a vantaggio del concorrente gradito in sede locale oppure a gruppi organizzati di potere accademico;
i concorsi a ricercatore, cui prima della riforma partecipavano pochi concorrenti e spesso uno solo, segno tangibile di un previsto esito univoco, hanno visto la partecipazione di decine di concorrenti per ciascun posto, segno di maggiore fiducia nella possibilità che il merito possa essere riconosciuto e premiato;
in molti di questi concorsi a ricercatore, nei quali la maggioranza dei voti è determinata da una unità, si è registrato un allarmante infittirsi di atteggiamenti di ostruzione o di dimissioni di uno dei commissari, e anche di doppie dimissioni successive;
tali dimissioni sono per lo più motivate da «improrogabili impegni accademici

e istituzionali», impegni connessi al ruolo di docenti universitari di tutti i membri delle commissioni;
si fornisce qui una lista esemplificativa, certo parziale, di concorsi in cui si è verificato quanto sopra esposto:
a) dimissioni di commissari: università degli studi di Napoli Federico II, posto di ricercatore SSD SECS-P/01, economia politica, facoltà di economia, bandito con D.R. del 13 dicembre 2010; commissione nominata con D.R. del 20 settembre 2011: professori Tullio Jappelli (membro interno); Alessandro Cigno, Giovanni Palmerio; dimissioni di Palmerio, accolte con D.R. dell'11 novembre 2011, sostituito dal professor Pier Luigi Porta; Chiarini, Adriano Roccucci; dopo le prove, il membro interno si dimette;
b) Doppie dimissioni: università degli studi dell'Insubria, posto di ricercatore SSD SECS-S/01, statistica, facoltà di economia, bandito in II tornata 2008; commissione nominata con D.R. del 5 luglio 2010: Antonietta Mira (membro interno) Giuseppe Manfredi e Elena Stanghellini; dimissioni di Manfredi, accolte con D.R. dell'11 novembre 2010 sostituita dal professor Mario Montanaro, che rinuncia prima della nomina (rinuncia accettata con D.R. del 12 gennaio 2011), poi sostituito da Cinzia Carota (D.R. del 23 febbraio 2011);
università di Macerata, posto di ricercatore SSD SECS-P/02, politica economica, facoltà di scienze della comunicazione, bandito il 20 aprile 2009; Commissione nominata con D.R. del 25 giugno 2010, professori Maurizio Ciaschini (membro interno), Carlo Borzaga e Amedeo Amato; dimissioni di Amato, accolte con D.R. del 23 agosto 2010, sostituito da Giovanni Comia, che a sua volta si dimette (accettazione con D.R. dell'11 ottobre 2010) e viene sostituito da Mario Pianta (D.R. del 25 ottobre 2011);
università di Macerata, posto di ricercatore L-FIL-LET/10, letteratura italiana, facoltà di beni Culturali, bandito con D.R. del 26 luglio 2010; commissione nominata con D.R. del 20 dicembre 2010; professori Lazzaro Raffaele Caputo, Norberto Cacciaglia, Roberto Fedi; dimissioni di Caputo (accolte con D.R. del 24 maggio 2011), sostituito da Aldo Maria Morace, a sua volta dimessosi dopo la prova e la stesura dei giudizi. Il rettore ha decretato, invece che la sostituzione del membro dimesso, la decadenza dell'intera commissione;
appaiono deprecabili il considerevole aggravio di oneri della pubblica amministrazione che tali concorsi hanno comportato, nonché la duplicazione delle spese delle decine di concorrenti;
in particolare, sarebbe opportuno controllare se sia corretto il comportamento dei due membri designati dalla facoltà successivamente dimessisi, e il procedimento seguito dal Rettore nel sopra citato concorso a ricercatore di letteratura italiana dell'università di Macerata, secondo caso di doppie dimissioni a breve distanza in quell'ateneo. Come si ricava dal decreto rettorale D.R. n. 223 del 3 aprile 2012, il primo commissario designato dalla facoltà si è dimesso per «improrogabili impegni accademici e istituzionali», impegni connessi al ruolo di ogni docente universitario, il secondo «per motivi di salute», in data 24 febbraio 2012, all'indomani della conclusione delle prove di tutti candidati. Nei giorni seguenti alle dimissioni e prima dell'accettazione delle dimissioni, il detto commissario si è recato, a quanto consta all'interrogante, nella sua sede di lavoro, Sassari, dove ha partecipato in prima persona a numerose manifestazioni culturali pubbliche (tra cui quelle commentate sul web). Lo stesso decreto informa che il 29 febbraio il presidente della commissione ne aveva «chiesto il reintegro come già avvenuto in precedenza», ma che il rettore ha deciso di scioglierla perché non aveva «elementi per poter attribuire esclusivamente ai singoli commissari le cause del superamento del termine», scaduto il 3 marzo 2012, «nelle more dell'accettazione o meno delle dimissioni presentate dal membro designato»,

che le ha accettate dopo ben quaranta giorni. Il rettore afferma inoltre che quel termine era «comprensivo di proroga», mentre in verità era un rinvio di due settimane causato dalla grande nevicata che aveva imposto la chiusura degli uffici pubblici di gran parte del territorio marchigiano, università compresa -:
di quali elementi disponga il Ministro interrogato in merito a quanto esposto in premessa e se intenda assumere iniziative normative volte ad apportare dei correttivi alla disciplina delle procedure di valutazione comparative per docenti e ricercatori universitari, al fine di evitare che si verifichino episodi come quelli descritti in premessa.
(5-06666)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:

STRIZZOLO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da tempo vengono segnalate situazioni di disagio e di scarso livello di sicurezza e di qualità nello svolgimento della attività di trasporto pubblico locale da parte di SAF Autoservizi FVG spa;
risulta che vi sia anche un clima antisindacale nei confronti dei delegati appartenenti all'Unione sindacale di base i quali, a fronte della propria legittima attività, sarebbero oggetto di comportamenti, posti in essere dall'azienda, non conformi allo statuto dei lavoratori;
le difficoltà nella ricerca di un rapporto costruttivo con l'azienda sono state rappresentate dall'Unione sindacale di base anche alle autorità locali, tra queste la stessa prefettura di Udine che si è anche attivata a promuovere un tavolo di confronto con i soggetti interessati;
sono state molteplici le segnalazioni, agli organi preposti ai controlli e alla vigilanza sul rispetto delle normative vigenti, in relazione alle condizioni e alle modalità con cui SAF spa svolge l'esercizio della attività di trasporto, in particolare nel territorio della provincia di Udine;
tali segnalazioni risulta abbiano determinato l'erogazione di provvedimenti sanzionatori verso SAF FVG spa da parte della direzione provinciale del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e dell'Assessorato ai trasporti della provincia di Udine e che l'azienda per i servizi sanitari n. 4 - Medio Friuli, avrebbe inviato alla procura della Repubblica di Udine, una relazione relativa al procedimento penale n. 20/2012 R.G.N.R. Gdp, a carico della SAF FVG spa;
sono decine i milioni di euro - di finanziamenti pubblici - di cui gode annualmente SAF FVG spa, azienda concessionaria del trasporto pubblico locale nella provincia di Udine e che, proprio perché destinataria di risorse pubbliche, dovrebbe garantire un servizio di qualità, svolto in sicurezza e nel rispetto di tutte le norme vigenti a tutela degli utenti e dei propri dipendenti -:
quale sia l'esito degli accertamenti e dell'attività di controllo e di vigilanza svolti dalla direzione provinciale del lavoro, nonché la natura e le motivazioni delle sanzioni erogate alla SAF FVG spa e quali ulteriori iniziative di competenza si intendano assumere al riguardo.
(4-15811)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:

CATANOSO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
verso la fine del 2006, il raggruppamento temporaneo d'imprese «Almaviva»,

composto da Almaviva Spa come socio mandatario e da IBM, Telespazio, Auselda, Sofiter, Agriconsulting, Cooprogetti ed Agrifuturo, si aggiudica la gara per la scelta del socio privato di minoranza di Sin Srl (poi Spa), Sistema informativo nazionale per lo sviluppo in agricoltura il cui socio di maggioranza è l'Agenzia per le erogazioni in agricoltura, ente pubblico non economico del Ministero delle politiche agricole, forestali ed alimentari;
direttore generale di Sin, prima dell'aggiudicazione della gara e successivamente fino al mese di agosto 2011 era il signor Paolo Gulinelli il cui contratto di assunzione (pare peraltro non essere stato reso noto in sede di gara) prevedeva uno stipendio di 250 mila euro annui con un meccanismo che potrebbe portare a indennità pari a 144 mensilità in caso di licenziamento
l'investimento di capitale effettuato dal Rti Almaviva è stato pari a 88 milioni di euro per l'acquisizione del 49 per cento e l'ammontare della polizza fideiussoria costituita a garanzia dell'adempimento degli obblighi verso Agea è stata di 200 milioni di euro, con una garanzia reale di 100 milioni di euro;
nel primo periodo contrattuale sembrava si stessero raggiungendo alcuni degli obiettivi e si volessero soddisfare impegni verso la comunità, vista anche l'assenza di correzioni finanziarie negli ultimi anni;
ad agosto del 2011 la SIN è stata trasformata da Srl in Spa, l'Agea ha rinnovato il consiglio d'amministrazione con la proposizione di, nuovi componenti pubblici e ha revocato la carica di direttore generale al signor Paolo Gulinelli;
dal settembre 2011, come da notizie che giungono da più fonti, sembrava si volesse seguire gli obiettivi previsti, primo fra tutti l'erogazione degli aiuti comunitari, con un miglioramento dei risultati ottenuti negli anni precedenti;
a conferma di ciò, il comunicato stampa del ministro Catania del dicembre 2011 che, però, pare contraddirsi rispetto alle decisioni prese ed a quelle in cantiere;
nell'aprile 2012 è stato nominato presidente e amministratore delegato di Sin Spa Ernesto Carbone, da sempre collaboratore di Romano Prodi e del suo ministro delle politiche agricole Paolo De Castro;
la competenza e la professionalità di Carbone, oltre a quella di avvocato e stretto collaboratore di Prodi e De Castro, a giudizio dell'interrogante non sembrano coincidere con l'interesse pubblico tutelato da Sin Spa;
adesso, a sorpresa ed in apparente contraddizione, da una nota del presidente Fruscio sembrerebbe che sia intenzione di rinominare nell'incarico di direttore generale di Sin Spa lo stesso Gulinelli;
il Consiglio d'amministrazione di Sin Spa ha, infatti, dato un incarico a Kpmg per svolgere un audit nei confronti dell'attività del Gulinelli da cui sono emerse alcune irregolarità che si configurerebbero come giusta causa di risoluzione del rapporto di lavoro;
Gulinelli, nel periodo in cui è stato direttore generale di Sin Srl, avrebbe infatti:
a) contrattualizzato direttamente ad una società del Rti Almaviva per circa 6 milioni di euro senza preventiva richiesta di offerta al Rti e senza preventivo avallo tecnico da parte del Rti;
b) firmato contratti di consulenza strategica, direzionale ed organizzativa, rinnovandoli per volte consecutivamente alla medesima società, per circa 1 milione di euro complessivi (a giudizio dell'interrogante importo sproporzionato rispetto ai servizi effettivamente resi);
c) assunto personale ex-distaccato dalle aziende del Rti, con assunzione a livelli retributivi più bassi successivamente incrementati di oltre il 40 per cento medio;
d) attribuito ad Agea delle perdite per oltre 300 mila euro derivanti dall'esecuzione

di un contratto su tematiche esterne al mandato Sin, stipulato senza il preventivo ricorso al Rti;
visti i precedenti, a giudizio dell'interrogante ed in considerazione della rilevanza dei compiti istituzionali della Sin Spa, appare auspicabile che la scelta del nuovo direttore generale sia indirizzata verso una persona di provata competenza, professionalità, soprattutto ora che il Governo in carica è «tecnico» ci si aspetterebbe indicazioni, quand'anche di natura politica, di assoluta professionalità e comunque indirizzate verso scelte di risparmio dell'amministrazione e senza contratti capestro per la stessa;
prima di decidere qualsiasi cosa sarebbe opportuno capire se i comportamenti dell'ex direttore generale Gulinelli siano in linea con gli interessi della collettività e della nazione, come è auspicabile che sia, oppure se viceversa siano vere le notizie suddette -:
quali provvedimenti intenda adottare il Ministro interrogato per evitare che Agea non tenga conto di quanto esposto nella nomina del nuovo direttore generale e nello sviluppo e nell'ottimizzazione del futuro piano gestionale ed industriale di Sin Spa.
(4-15812)

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SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere - premesso che:
nell'ultimo bando della regione siciliana riferito al «concorso per titoli ed esami per il conferimento di sedi farmaceutiche in provincia di Palermo» pubblicato sulla Gurs serie speciale concorsi n. 8 del 28 luglio 2000, all'articolo 5, fra i titoli di studio e di carriera si fa riferimento per l'attività svolta presso la facoltà di farmacia soltanto alla circostanza che sia stata «prestata come professore universitario associato»;
in tal modo non si è ottemperato alla normativa nazionale ed, in particolare, all'articolo 6 del decreto del presidente del Consiglio dei ministri 30 marzo 1994, n. 298, che prevede fra i titoli da prendere, in considerazione anche il conseguimento di borse di studio e di ricerca erogate ai sensi dell'articolo 80 del decreto del Presidente della Repubblica 11 luglio 1980, n. 382 o dell'articolo 8 della legge 30 settembre 1989, n. 398;
in concreto il titolo di ricercatore universitario viene escluso dalla valutazione;
al contrario, nelle altre regioni i pubblici concorsi per l'assegnazione di sedi farmaceutiche vacanti o di nuova istituzione fanno sempre riferimento esplicito, ai fini dell'attribuzione del punteggio, al predetto decreto del presidente del Consiglio dei ministri 30 marzo 1994, n. 298. Si cita a titolo di esempio la delibera della giunta regionale della Puglia 3 febbraio 2009, n. 61 e la delibera della Giunta regionale della Lombardia del 13 novembre 2000, n. 28303 -:
in che modo il Ministro interrogato intenda operare, nell'ambito dei propri poteri, affinché, per i prossimi nuovi concorsi per l'assegnazione di farmacie, possa giungersi ad una omogeneità della disciplina coerente con la vigente normativa statale, al fine di non precludere a chi ne ha titolo e, quindi anche ai ricercatori universitari, l'assegnazione dell'esercizio di una nuova farmacia, questo anche al fine di evitare un probabile forte contenzioso.
(2-01460)
«La Loggia, Corsaro, Bertolini, Palumbo, Misuraca, Bernardo, Bernini Bovicelli, Berruti, Calderisi, Cazzola, Ceccacci Rubino, Contento, D'Alessandro, De Girolamo, Di Centa, Di Virgilio, Dima, Renato Farina, Giro, Iannarilli, Laffranco, Lorenzin, Malgieri, Marsilio, Meloni, Mussolini, Palmieri, Antonio Pepe, Pescante, Pili, Rosso, Saltamartini, Santelli, Scapagnini, Scilipoti, Stracquadanio, Valducci, Ventucci, Verdini, Vessa».

Interrogazione a risposta in Commissione:

SIRAGUSA, OLIVERI, GRASSI, SBROLLINI, MURER, CAPODICASA, SARUBBI, PEDOTO e VELO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in data 8 aprile 2012 il sito web www.lipari.biz ha pubblicato un articolo tratto dalla Gazzetta del Sud dal titolo «Eolie, altra emergenza: la fornitura di medicinali»;
nell'articolo si fa riferimento alle difficoltà che sarebbero sopraggiunte negli ultimi giorni nel rifornimento dei farmaci alle sette isole dell'arcipelago siciliano;
si legge che «da sempre gli appositi involucri, contenenti le medicine, venivano recapitati, alle farmacie e sportelli farmaceutici con gli aliscafi di linea. Pare che tale sistema di consegna non sia conforme alle disposizioni vigenti in materia, che impongono il trasporto con furgone chiuso costretto a utilizzare, per il passaggio via mare, solo i traghetti»;
una tale procedura, di facile attuazione sulla terraferma, diventa estremamente complicata per le piccole isole;
infatti, come si legge sempre nell'articolo «il furgone utilizzato per il trasporto dei farmaci, nelle Eolie, dovrebbe effettuare, in giorni diversi, sette trasferimenti (uno per ciascuna isola) con costi spropositati, specie quando le quantità di farmaci sono irrisorie. Ma si allungherebbero, così, anche i tempi di consegna. Se non si trova un'adeguata soluzione il "pellegrinaggio via mare" degli eoliani dovrebbe essere effettuato anche per l'acquisto delle medicine. Per i farmaci salvavita, volti a curare urgentemente patologie i ritardi nell'approvvigionamento potrebbero avere esiti gravi o addirittura letali»;
la sempre più precaria situazione del sistema sanitario eoliano, costringe gli isolani a recarsi altrove per la cura di patologie anche banali, con evidenti costi fisici ed economici -:
fatte salve le competenze della regione siciliana, se il Ministro non ritenga opportuno assumere ogni iniziativa di competenza per fare chiarezza su quanto delineato in premessa e per assicurare che in un territorio svantaggiato dal punto di vista infrastrutturale, come le Isole Eolie, venga garantito il rispetto dei livelli essenziali di assistenza con riferimento alla fornitura di medicinali.
(5-06665)

Interrogazioni a risposta scritta:

NICOLUCCI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'ultimo dato relativo alla migrazione sanitaria ha messo in evidenza un aumento della spesa per la Campania che deve alle altre regioni più di 480 milioni di euro circa;
si tratta di un dato grave non solo sul piano economico, ma anche e soprattutto perché segnala le difficoltà del sistema sanitario regionale di dare risposte alla domanda di salute da parte dei cittadini campani -:
quali iniziative di competenza, nell'ambito della collaborazione in atto con la giunta della Campania per la riduzione del disavanzo sanitario regionale attraverso il piano di rientro in vigore, intenda assumere in merito a quanto esposto in premessa.
(4-15799)

NICOLUCCI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 10, comma 2, del decreto-legge n. 216 del 2011, convertito con modificazioni

dalla legge n. 14 del 2012, anticipa al 30 giugno 2012 il termine entro il quale le regioni e le aziende sanitarie locali dovranno dotare le strutture ospedaliere degli spazi e degli strumenti perché sia finalmente realizzata in modo integrale, dopo anni di incessanti rinvii, la disciplina dell'attività professionale intramuraria di cui alla legge n. 120 del 2007;
come evidenziano i dati contenuti nell'ultima relazione dell'Osservatorio sull'attività professionale inviata al Parlamento, non più della metà delle regioni italiane si troverebbe già a un sufficiente livello di adeguamento delle strutture ospedaliere, il che rende improbabile che il termine del 30 giugno 2012 possa essere rispettato;
questa situazione, come rilevato dalle associazioni di categoria del mondo medico presenti proprio nelle regioni meridionali, rischia di creare seri problemi sia all'attività professionale dei medici che soprattutto alla qualità delle prestazioni erogate ai cittadini del sud Italia, per i quali l'attività in intramoenia è obiettivamente una modalità importante di ricevere cure a fronte di un sistema sanitario che sconta ancora carenze organizzative e soprattutto strutturali;
è attualmente in corso di svolgimento un tavolo di confronto, presso il Ministero della salute, tra tecnici ministeriali, gruppi parlamentari e associazioni di categoria per affrontare questo importante tema e varare misure utili prima della scadenza del prossimo 30 giugno -:
attraverso quali passi si intenda gestire e realizzare il passaggio, nei tempi tanto stretti introdotti nel decreto-legge n. 216 del 2011, dall'«intramoenia allargata» alla libera professione intramuraria;
se, come auspicato da molti operatori del settore, nel corso del tavolo di confronto in atto presso il Ministero della salute con i rappresentanti dei gruppi parlamentari e delle associazioni di categoria sia contemplata la possibilità di rendere permanente l'intramoenia allargata nella consapevolezza che è poco utile procedere con continue proroghe, mentre è poco realistico, come previsto dalle norme oggi in vigore, interromperne all'improvviso la validità quando arriverà il 30 giugno;
più in generale, quali iniziative per quanto di competenza ritenga di assumere per far sì che, nell'ottica della piena realizzazione della legge n. 120 del 2007, nel Mezzogiorno vi sia un pieno esercizio della libera professione intramuraria.
(4-15805)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
il decreto legislativo n. 28 del 2011 di attuazione della direttiva 2009/28/EC e riforma del sistema di incentivazione alle fonti rinnovabili prevede la definizione di alcuni decreti attuativi da parte dei Ministeri competenti: Ministero dello sviluppo economico di concerto con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali per definire operativamente il sistema di incentivazione delle fonti rinnovabili elettriche;
in data 13 aprile 2012 è stata comunicata la bozza di decreto da parte dei Ministeri competenti che sarà inviata all'Autorità per l'energia elettrica ed il gas e alla Conferenza unificata Stato-regioni per l'acquisizione dei necessari e previsti pareri;
il comparto della produzione di elettricità di biomasse solide si può ritenere tra i più longevi nel campo della generazione elettrica di fonti rinnovabili e nel corso degli anni non ha sperimentato la stessa

crescita tumultuosa che invece ha caratterizzato le altre fonti rinnovabili;
la valenza di questi impianti, in particolare quelli esistenti e oggetto di politiche di rifacimento si esplica su vari profili che hanno un notevole impatto sulla filiera socio-economica italiana quali il forte contributo occupazionale, diretto ma soprattutto indotto per la produzione e raccolta della biomassa, in particolare in aree strutturalmente a scarsa occupazione (occupazione diretta di 3 persone/MWe ed indiretta di 20 persone/MWe per un volume nazionale complessivo di oltre 10.000 addetti);
questi impianti restituendo al territorio parte consistente dei ricavi derivante dagli incentivi determinano un significativo valore aggiunto sul piano locale;
agli enti locali sono riconosciuti un rilevante contributo fiscale e le royalty;
ne derivano considerevoli benefici ambientali, in quanto evitano importanti impatti negativi legati alle emissioni da sistemi di combustione delle biomasse poco efficienti (stufe e caldaie), contribuendo alla gestione di biomasse residuali altrimenti destinate a smaltimento in discarica o a cariche di combustione incontrollata e inoltre sostenendo l'industria boschiva che si occupa di assicurare una corretta gestione del patrimonio forestale;
tali impianti svolgono un importante ruolo nel settore agricolo, grazie alle produzioni agro-energetiche, alla valorizzazione dei terreni marginali e all'impiego dei sottoprodotti, fonte di reddito addizionale per il settore, soprattutto in vista della revisione della PAC inoltre assicurano operatività costante durante l'anno nella fornitura di energia elettrica per oltre 8.000 ore/anno;
il decreto in questione introduce un importante criterio per l'incentivazione degli impianti a biomasse ovvero stabilisce un premio aggiuntivo all'incentivo base qualora gli impianti siano in grado - per ogni anno di esercizio - di rispettare gli stringenti limiti alle emissioni stabiliti nell'allegato 5 dello stesso decreto;
l'obiettivo del Governo è chiaramente quello di promuovere investimenti finalizzati all'implementazione di tecnologie avanzate per la riduzione degli inquinanti allo scopo di iniziare un processo di miglioramento di questi impianti sul territorio e permettere una maggiore accettabilità e compatibilità di tali iniziative con riduzioni importanti delle emissioni rispetto al valore limite fissato dalla legislazione vigente -:
per quale motivo il sistema premiale delineato dal nuovo quadro di incentivi non si applichi agli impianti a biomasse già esistenti alla data del 31 dicembre 2012 ovvero alla maggior parte del parco impianti a biomasse che sarà in esercizio in Italia nei prossimi dieci anni. Posto che distinguere l'incentivo tra impianti di nuova realizzazione e impianti già esistenti creerà un sistema iniquo ed un evidente sperequazione nelle forme e nei criteri di incentivazione degli impianti a biomasse, che l'aspetto ambientale è indubbiamente rilevante nel caso degli impianti biomasse i quali se già in esercizio non riescono a giustificare ulteriori investimenti in tecnologie senza un adeguato ritorno in termini di maggiore incentivazione, e che pertanto la mancata estensione del premio ambientale agli impianti esistenti penalizzerebbe il ciclo virtuoso, investimenti-miglioramenti per questi impianti che invece proprio perché già in esercizio potrebbero garantire sin da subito concreti miglioramenti ambientali e prospettive di crescita;
se non ritenga opportuno rivedere il testo in sede di Conferenza unificata prevedendo che la premialità prevista, qualora gli impianti soddisfino i requisiti di emissioni di atmosfera di cui all'allegato 5 debba essere applicata, sia agli impianti alimentati da biomasse di cui al comma 4 lettere a) e b) di qualsiasi potenza, che agli impianti esistenti alla data del 31 dicembre 2012, di cui all'articolo 18, comma 1,

anche se oggetto di rifacimento, apportando le necessarie modifiche all'articolo 8 comma 6-bis in tal senso.
(2-01459)«Prestigiacomo, Baldelli».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MISITI e MICCICHÈ. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il Ministero delle attività produttive con decreto PT/001405/2003 ha approvato il finanziamento della somma di euro 5.036.000 per la realizzazione dell'infrastruttura denominata «centro espositivo fieristico» nel comune di Catanzaro nell'ambito della progettualità «Patto territoriale per lo sviluppo di Catanzaro e del suo comprensorio»;
in data 15 marzo 2005 con delibera n. 33 il consiglio comunale di Catanzaro ha individuato la società Catanzaro Servizi spa quale soggetto beneficiario e gestore dell'intervento infrastrutturale, in quanto la normativa di riferimento ha consentito di traslare l'agevolazione diretta originariamente a favore dello stesso comune su un diverso soggetto avente medesima natura di «organismo di diritto pubblico» ai sensi dell'articolo 2, comma 2, lettera a), e comma 7, lettera a) della legge n. 109 del 1994;
successivamente, in data 14 giugno 2005, il tavolo di concertazione ha preso atto della delibera di consiglio comunale con la quale la Catanzaro Servizi spa veniva individuata quale soggetto beneficiario del finanziamento;
in data 9 settembre 2005, è stata data comunicazione al Ministero delle attività produttive ed alla Europrogetti e Finanze spa (ente istruttore) del contenuto della delibera di consiglio comunale del 15 marzo 2005 e della presa d'atto del tavolo di concertazione del 14 giugno 2005;
in data 15 marzo 2011 il tavolo di concertazione ha avuto modo di esprimersi per l'acquisizione di un quoziente immobiliare da destinare a centro espositivo fieristico;
l'iter amministrativo finalizzato all'ottenimento del contributo si è ritualmente concluso con la richiesta di erogazione della sola prima quota a titolo di anticipazione nel giugno 2011, alla Cassa depositi e prestiti spa per il tramite del soggetto responsabile del patto territoriale;
la mancata erogazione del finanziamento e il perdurare della situazione di incertezza stanno provocando danni gravissimi e problemi irreversibili connessi al fallimento della società, con la conseguente perdita del lavoro per 180 unità in una realtà territoriale già drammaticamente segnata da seri problemi occupazionali e priva di altre prospettive;
lo sblocco delle risorse può e deve costituire la base per la crescita e lo sviluppo economico del comprensorio, considerando anche l'attuale fase recessiva che il Paese sta vivendo e gli impegni profusi dall'esecutivo per la ripresa economica;
l'amministratore delegato della società Catanzaro Servizi spa, in data 27 marzo 2012, ha partecipato a un incontro, presso il Ministero dello sviluppo economico, dipartimento Patti territoriali, nel corso del quale, a quanto consta agli interroganti, l'esponente ministeriale avrebbe avanzato perplessità solo ed unicamente sulla natura giuridica della società, ritenendola, a suo avviso, non identificabile quale soggetto beneficiario dell'iniziativa -:
se il Ministro non ritenga di dovere intervenire, superando le perplessità burocratiche, al fine di sbloccare l'erogazione del finanziamento a favore della Catanzaro Servizi spa, tenendo conto anche che altri organismi di diritto pubblico come la Catanzaro Servizi spa sono stati già destinatari dello stesso tipo di finanziamento pubblico.
(5-06661)

NASTRI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la società Poste italiane Spa, ha recentemente illustrato il nuovo piano aziendale dei rappresentanti sindacali riguardante il territorio novarese, il cui progetto prevede unicamente forti tagli alle strutture territoriali di smistamento della corrispondenza e contestualmente una notevole diminuzione delle zone di recapito, al fine di contrastare la diminuzione dei flussi tradizionali di corrispondenza;
il suddetto progetto prevede che entro il 2012, in cinque regioni quali: Piemonte, Emilia Romagna, Marche, Toscana e Basilicata, si avvii un processo di nuova riorganizzazione che indica per la regione Piemonte, la soppressione del Centro di meccanizzazione postale di Novara CMP e l'eliminazione, di 431 zone di recapito su 2979;
per la città di Novara in particolare, la ricaduta in termini di riduzione occupazionale prevista, risulta al CMP di 99 esuberi, su un organico di 184 addetti, nonché la probabile eliminazione di 32 zone di recapito nella medesima provincia;
il nuovo piano aziendale suesposto, non prevede alcun riferimento al conseguente distaccamento dei predetti esuberi, limitandosi a riportare che dovrebbero essere disponibili circa 50 posti negli uffici di Torino, senza indicare la contestuale collocazione per le altre unità lavorative;
a giudizio dell'interrogante, occorre evidenziare che il CMP di Novara, rappresenta uno degli ultimi centri meccanizzati postali realizzati a livello nazionale, di maggiore efficienza che ha comportato un notevole investimento economico, di milioni di euro per l'acquisto di macchinari e attrezzature, garantendo un funzionamento dei servizi postali estremamente valido, in considerazione che risulta ai primi posti in Italia, in termini di meccanismo, produttività e qualità rispetto agli altri centri della penisola;
il nuovo piano di riorganizzazione dei servizi postali precedentemente riportato, non prevede inoltre alcun riferimento a nuovi investimenti in termini di risorse finanziarie e umane, né per contrastare la diminuzione dei flussi, né tantomeno per favorire lo sviluppo e la concorrenza -:
quali orientamenti intenda esprimere con riferimento a quanto esposto in premessa;
se intenda confermare il nuovo piano di riorganizzazione dei servizi postali esposto in premessa, con particolare riferimento all'area novarese;
se non convenga che in considerazione dell'importanza e dell'efficienza da parte del CMP di Novara, nonché degli investimenti effettuati per il potenziamento del Centro, occorra evitare la soppressione del medesimo CMP, la cui chiusura determinerebbe gravi e negative ripercussioni per i servizi resi agli utenti novaresi nonché sul piano occupazionale degli addetti.
(5-06662)

...

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in Commissione Renato Farina e altri n. 5-06603, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 aprile 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Corsini.

L'interrogazione a risposta scritta Siragusa e altri n. 4-15745, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 aprile 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Velo.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Siragusa e altri n. 4-15745 del 18 aprile 2012 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-06665.