Allegato B
Seduta n. 624 del 19/4/2012

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
la campagna «Cities fit for cycling» lanciata qualche mese fa dal giornale londinese «Times» a difesa della sicurezza dei ciclisti ha in poco tempo e attraverso la rete, i blog e i social network, raggiunto anche l'Italia, facendo registrare un gran numero di adesioni;
l'appello, originariamente rivolto nel caso specifico al Governo inglese e alle amministrazioni locali di quel Paese, ma di fatto estensibile anche al nostro Paese, pone l'attenzione su una serie di misure concrete che possano fermare quella che, per l'alto numero di incidenti e di vittime, si configura sempre più come una vera e propria «strage» di appassionate delle due ruote;
se in Gran Bretagna, negli ultimi dieci anni, si contano 1.275 ciclisti morti, nel nostro Paese i ciclisti vittime della strada hanno raggiunto 3.113 unità, senza contare l'alta percentuale di quanti finiscono al pronto soccorso o vengono ospedalizzati;
il Italia, a fronte di un numero di decessi così rilevante, il volume degli spostamenti in bicicletta è rimasto negli anni sostanzialmente stabile e questo perché, diversamente da quanto accade in numerose città europee, che da tempo hanno puntato sullo sviluppo della mobilità ciclistica per gli spostamenti dei propri cittadini, in Italia la cultura della bicicletta non è ancora molto evoluta;
è noto, tra l'altro, che la misura più efficace per garantire la sicurezza dei ciclisti è data proprio dall'incremento del numero dei ciclisti, come ben sintetizzato dallo slogan lanciato sempre nel Regno Unito «safety in numbers»;
ancora oggi, nonostante gli appelli delle varie associazioni di settore e le diverse iniziative anche legislative poste in essere, risultano deficitarie sia le dotazioni infrastrutturali favorevoli all'uso della bicicletta sia le politiche a tutela della mobilità ciclistica, per cui utilizzare tale mezzo di trasporto risulta essere più pericoloso che andare in automobile o in motocicletta;
come dimostrano i dati forniti dall'ACI il problema della sicurezza dei ciclisti è nella circolazione reale e, nella convivenza con gli altri mezzi di trasporto, per cui, a titolo di esempio, l'eccesso di velocità, il mancato rispetto del segnale di precedenza o una guida distratta espongono i ciclisti alla mercé degli automobilisti, tanto che per vulnerabilità i ciclisti sono equiparabili ai pedoni;
tutto ciò nella consapevolezza degli enormi vantaggi dell'uso regolare della bicicletta anche in termini di salute, tanto che è stato calcolato che i giorni di vita guadagnati in termini di minori malattie anche sul lavoro sono venti volte quelli persi per incidenti, con relativa minor spesa per il servizio sanitario nazionale ed incentivi che da questo dovrebbero essere previsti;
separare le biciclette dal traffico a motore per mezzo di piste ciclabili ininterrotte in modo da ridurre gli urti tra automobili e biciclette o creare zone a velocità limitata, ad esempio a 30 chilometri orari per ridurre il rischio e la gravità degli incidenti, sono solo alcune delle tante misure a costo zero per l'erario che, a parere dei firmatari del presente atto di indirizzo, se poste in essere e debitamente osservate, potrebbero garantire maggior tutela agli utenti della mobilità ciclistica ed incentivarne la diffusione;
i firmatari del presente atto di indirizzo ritengono pertanto che l'appello «Salviamo i ciclisti», sostenuto da un così alto numero di utenti non possa restare inascoltato dalle forze politiche, ma al contrario che tale iniziativa spontanea vada sostenuta e incoraggiata e che meriti

un adeguato seguito di iniziative coordinate da parte del parlamento e del Governo;
appare dunque necessario dotare con urgenza anche l'ordinamento italiano di misure efficienti e di facile realizzazione, introducendo un complesso di iniziative di promozione e programmazione, di adeguamento delle infrastrutture viarie e di adozione di regole e di meccanismi di controllo e sanzione in grado di garantire la sicurezza di chi sceglie la bicicletta per i propri spostamenti, incentivandone e favorendone l'uso così come auspicato dallo stesso codice della strada all'articolo 1 che recita, al comma 2, «Le norme e i provvedimenti attuativi si ispirano al principio della sicurezza stradale, perseguendo gli obiettivi: di ridurre i costi economici, sociali ed ambientali derivanti dal traffico veicolare; di migliorare il livello di qualità della vita dei cittadini anche attraverso una razionale utilizzazione del territorio; di migliorare la fluidità della circolazione»,


impegna il Governo


promuovere, con il concorso attivo delle associazioni del settore, tutte le iniziative necessarie e di propria competenza nonché a favorire, per quanto di competenza, un rapido iter delle proposte di legge presentate in Parlamento o altre iniziative che si renderanno opportune, per garantire lo sviluppo e la tutela della mobilità ciclistica, ponendo fine al drammatico numero di incidenti spesso mortali che si verificano sulle strade.
(1-01017)
«Motta, Dussin, Cavallaro, Berretta, Bitonci, Bonciani, Brandolini, Marco Carra, Cenni, Ceroni, Codurelli, De Biasi, Delfino, Farinone, Ghizzoni, Ginefra, Gnecchi, Lenzi, Losacco, Lovelli, Lucà, Marchi, Rota, Samperi, Sarubbi, Sbrollini, Servodio, Trappolino, Velo, Zampa».

La Camera,
premesso che:
la delicatezza e la complessità del ruolo svolto e dei compiti assegnati alle Forze armate, alle Forze di polizia e al Corpo nazionale dei vigili del fuoco, impone di considerare l'efficienza psico-fisica del personale addetto condizione indispensabile di efficienza funzionale e organizzativa delle strutture operative; su queste premesse - non su di una considerazione di favore e di vantaggio per il personale dei suddetti comparti - si fonda la differenziazione della disciplina previdenziale, che è riconosciuta in buona parte Paesi europei;
su questa base, l'articolo 19 della legge 4 novembre 2010, n. 183, ha stabilito che «ai fini della definizione degli ordinamenti, delle carriere e dei contenuti del rapporto di impiego e della tutela economica, pensionistica e previdenziale, è riconosciuta la specificità del ruolo delle Forze armate, delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, nonché dello stato giuridico del personale ad essi appartenente, in dipendenza della peculiarità dei compiti, degli obblighi e delle limitazioni personali, previsti da leggi e regolamenti, per le funzioni di tutela delle istituzioni democratiche e di difesa dell'ordine e della sicurezza interna ed esterna, nonché per i peculiari requisiti di efficienza operativa richiesti e i correlati impieghi in attività usuranti»;
il personale dei suddetti comparti deve operare in un sistema di vincoli del tutto peculiari e con condizioni di impiego altamente usuranti, che presuppone il costante possesso dell'idoneità psicofisica e il mantenimento di standard di efficienza operativa periodicamente verificati e testati, anche mediante controlli medici, prove fisiche e severe prove di addestramento;
ogni anno centinaia di militari/agenti e vigili del fuoco perdono i requisiti di idoneità, anche a seguito di cause di

servizio o contraggono malattie permanenti; a questi ovviamente si aggiungono quanti cadono nell'adempimento del proprio dovere;
l'articolo 24, comma 18, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, dispone che «allo scopo di assicurare un processo di incremento dei requisiti minimi di accesso al pensionamento (...) sono adottate le relative misure di armonizzazione dei requisiti di accesso al sistema pensionistico, tenendo conto delle obiettive peculiarità ed esigenze dei settori di attività nonché dei rispettivi ordinamenti» del personale addetto a specifiche attività, tra cui quello del comparto sicurezza e difesa e quello del comparto vigili del fuoco e soccorso pubblico;
le suddette disposizioni escludono ogni intervento sugli istituti peculiari previsti per il personale dei suddetti comparti, connaturati all'espletamento di atipiche ed usuranti attività che rendono indispensabile disporre di strumenti compensativi volti a differenziare la posizione del personale addetto, anche ai fini dell'accesso alla pensione;
la specificità del comparto, delineata nella legge n. 183 del 2010, occorre sottoporre anche la disciplina attuativa; alla luce di tali disposizioni, il regolamento di armonizzazione in materia pensionistica, ai sensi del decreto-legge n. 201 del 2011, si configura come un procedimento attuativo della «specificità», di cui alla legge n. 183 del 2010;
la legge n. 243 del 2004 - cosiddetta «Maroni» - già prevedeva che gli addetti al comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico per la loro specificità fossero esclusi dal processo di innalzamento dell'età pensionabile;
sebbene la legge avesse previsto diversamente, non si è ancora proceduto all'istituzione di forme pensionistiche integrative e complementari per il personale del comparto sicurezza-difesa; più in generale, non sono mai state previste forme di tutela effettiva del personale assunto dopo il 1° gennaio 1996, con una carriera previdenziale interamente compresa, anche prima della recente riforma, nelle regole del sistema contributivo;
in ragione della specificità del comparto, si configura come determinante la partecipazione delle rappresentanze del personale - così come si è verificato in altre circostanze - nella fase di definizione ed emanazione dei provvedimenti; tale prassi non risulta essere stata seguita nell'ambito della delega di cui all'articolo 24, comma 18, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201;
in data 15 marzo 2012, una nota dell'ufficio stampa del Ministero del lavoro e delle politiche sociali evidenziava che «il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, d'intesa con il Ministro dell'Interno, il Ministro della giustizia, e il ministro della difesa, si è detta disponibile ad un incontro con i rappresentanti dei sindacati delle forze di polizia e con il CoCeR del comparto Sicurezza e Difesa per verificare le loro istanze», e che lo stesso «verrà fissato al più presto compatibilmente con l'attività di Governo»;
le suddette rappresentanze del personale in occasione di diverse iniziative sindacali hanno chiesto un urgente confronto con il Governo, compreso il Ministro dell'economia e delle finanze, che non si limiti a configurarsi come un «incontro» - così come auspicato del Ministero del lavoro e delle politiche sociali - ma che si strutturi in un tavolo tecnico di confronto;
le rappresentanze del personale nei giorni scorsi hanno, altresì, chiesto che venga presentata una proposta di legge carattere di urgenza che modifichi, sul punto, la previsione della delega prevista nel decreto-legge cosiddetto «Salva-Italia» e preveda un passaggio parlamentare sul tema,

con il rinvio del termine per l'approvazione del regolamento di armonizzazione,


impegna il Governo:


a tutelare la specificità, anche ai fini previdenziali, del personale delle Forze armate, delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, che per esigenze funzionali è tenuto a lasciare il servizio prima degli altri lavoratori pubblici e privati, e ad istituire a tal fine, con assoluta urgenza, un tavolo di concertazione con le relative rappresentanze sindacali, al fine di giungere ad un regolamento i cui contenuti siano condivisi, nel quale riconoscere in maniera inderogabile la peculiarità degli operatori del settore;
ad escludere, nel regolamento di armonizzazione, il ricorso a forme assistenziali non previste dalla norma di legge - come gli istituti dell'equo indennizzo e della pensione privilegiata e della indennità ausiliaria che sono per loro natura funzionali alla copertura di specifici rischi professionali e non implementazione della disciplina pensionistica generale dei suddetti comparti;
ad avviare, contestualmente alla stesura del regolamento di armonizzazione, le procedure di concertazione atte al riconoscimento di forme pensionistiche complementari, salvaguardando - con apposite previsioni - il personale attualmente in servizio e già assoggettato al cosiddetto sistema contributivo puro;
ad assumere adeguate iniziative di carattere normativo, volte a consentire il riordino dei ruoli e delle carriere del comparto sicurezza e difesa e dell'ordinamento del personale dei vigili del fuoco.
(1-01018)
«Di Biagio, Paglia, Granata, Angela Napoli, Menia, Della Vedova, Briguglio, Giorgio Conte, Patarino».

La Camera,
premesso che:
grande scalpore ha ridestato il dato diffuso dall'Istat secondo cui, nel mese di febbraio 2012, la produzione di autoveicoli sia scesa su base annua dell'11,2 per cento mentre nella media dei primi due mesi (gennaio-febbraio 2012 su gennaio-febbraio 2011) la flessione è del 23,5 per cento;
queste rilevazioni non hanno soltanto influito a far segnare a Fiat una pessima performance, dato che nel marzo 2012 il marchio torinese ha visto precipitare le vendite in Europa occidentale del 27,6 per cento, ma si sono ripercosse anche sull'indotto, colpendo sia le aziende di componenti, quanto le autorivendite e le concessionarie;
per quanto riguarda il settore automobilistico, va ricordato che esso è stato colpito dalla crisi non solo direttamente, ma anche indirettamente, per tutte quelle misure fiscali che stanno rendendo anche la più comune delle utilitarie un bene di lusso;
anche senza considerare il costo della benzina, che ha subito rialzi spropositati a causa del ritocco delle accise, va ricordato che il decreto cosiddetto «Salva Italia» ha esteso alle regioni a statuto speciale gli inasprimenti dell'Ipt (Imposta provinciale di trascrizione, il tributo più oneroso da pagare su immatricolazioni e passaggi di proprietà) introdotti dal 17 settembre in base al decreto legislativo n. 68 del 2011 e al decreto-legge n. 98 del 2011, che hanno abolito il beneficio della tassazione fissa sugli atti soggetti a Iva (in pratica, gli acquisti effettuati presso un commerciante di veicoli) anche se l'estensione è rimasta solo teorica a Bolzano e Trento, le cui Province autonome con le rispettive Finanziarie 2012 si sono avvalse del loro statuto per bloccarne gli effetti;

questo differente regime di tassazione, peraltro, incentiva uno spostamento delle società di leasing e noleggio verso il Trentino-Alto Adige, danneggiando ancor più le altre province;
va inoltre ricordato il cosiddetto «superbollo» abbassato da 225 kilowatt o 306 cavalli a 185 kilowatt o 251 cavalli grazie al quale i proprietari di vetture fino a cinque anni dalla data di immatricolazione devono pagare 20 euro in più per ogni kilowatt eccedente tale potenza per poi scendere al 60 per cento di questa quota nei successivi 5 e al 20 per cento per i restanti;
è comprensibile che in un momento di crisi economica sia da ritenersi equo applicare un maggior bollo su auto di lusso, ma una volta che le stesse inesorabilmente invecchiano non è più possibile considerarli come tali;
il solo risultato certo di questi provvedimenti è che risulta più difficoltosa la vendita di grossa cilindrata nel nostro Paese;
è invece riscontrabile un significativo deprezzamento di tali beni, con conseguenti danni economici per tutte quelle società che hanno nel loro magazzino auto di questo tipo fino a qualche mese fa significativamente redditizie;
i nuovi sistemi di lotta radicale all'evasione fiscale, peraltro, portano ad associare al possessore di un'automobile di grossa cilindrata un duplice indizio di colpevolezza, tanto per la spesa sostenuta, quanto per i controlli concentrati sui possessori di auto di lusso;
è facilmente riscontrabile come nello scorso anno, nonostante gli effetti della crisi fossero già riscontrabili nel mercato, questi ultimi, nel settore dell'auto, abbiano colpito in modo meno virulento di quanto stanno frustando questo comparto nell'anno attuale, destando preoccupazione circa la tenuta dell'industria e delle aziende dedite al commercio,


impegna il Governo:


a promuovere misure di sostegno verso il mercato dell'auto in modo da incentivarne l'industria quanto il commercio di settore;
ad assumere iniziative normative per rimuovere ogni tipo di tassazione disincentivante per auto di media alta potenza.
(1-01019)
«Bellotti, Rosso, Dima, Formichella, Lazzari, Milanese, Meloni, De Camillis, Pelino, Garagnani».