Allegato B
Seduta n. 624 del 19/4/2012

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:

RAO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
è trascorso quasi un anno dalla promulgazione della legge n. 62 del 2011 una normativa che avrebbe dovuto comportare la scarcerazione di tutti i bambini costretti a crescere in una cella accanto alle loro mamme detenute;
la legge è rimasta lettera morta: secondo quanto riportato da Avvenire il 3 aprile 2012 sono ancora 57, infatti, i bambini fino a tre anni che si trovano all'interno delle carceri italiane;
inoltre, la mancanza del decreto attuativo rende estremamente ambigua la norma, con il risultato che nelle carceri è possibile ora trovare anche bambini di età superiore ai tre anni; l'allarme è stato sollevato non solo dalle associazioni, ma dagli stessi operatori della giustizia che non nascondono le loro perplessità;
altro problema, già rilevato in una precedente interrogazione, è l'urgenza di regolamentare le caratteristiche delle case famiglia protette, una novità introdotta dalla legge sopra citata: si tratta di strutture d'accoglienza equivalenti alla privata dimora dove le mamme prive di domicilio (prevalentemente straniere) possono scontare la propria pena stando accanto ai figli sino ai 10 anni di età;
non è stato previsto alcun onere a carico dell'amministrazione penitenziaria

per questi centri, mentre per gli Icam si stabilisce un piano investimenti di 11,7 milioni di euro (senza tener conto della grave carenza di fondi per la gestione quotidiana delle carceri, in cui non si riesce a garantire ai detenuti neanche i beni di prima necessità);
le case famiglia (più piccole e meglio distribuite sul territorio) permetterebbero di offrire ai bambini un ambiente migliore, senza per questo recare pregiudizio alla sicurezza -:
quali rapidi e opportuni provvedimenti intenda adottare, al fine di rendere pienamente efficace questa riforma.
(3-02218)

Interrogazioni a risposta scritta:

FUGATTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la casa circondariale di Rovereto da oltre otto mesi è stata definitivamente chiusa e il personale in forza, circa 60 agenti di polizia penitenziaria, è stato trasferito d'ufficio presso la casa circondariale di Trento;
il trasferimento ha procurato agli agenti di polizia penitenziaria disagi di non poco rilievo che, seppur solo in parte, dovevano essere «mitigati» attraverso la corresponsione delle relative indennità previste contrattualmente per tali ipotesi;
a tutt'oggi risulta che agli stessi non sono state liquidate né l'indennità di trasferimento, né la connessa indennità di sistemazione;
detto grave inadempimento da parte del Ministero della giustizia ha costretto il personale della polizia penitenziaria trasferito d'ufficio, ad anticipare di «tasca» propria i costi necessari e connessi a detto dislocamento -:
quali iniziative anche urgenti, intende adottare il Ministro interrogato al fine di assicurare agli agenti di polizia penitenziaria, in tempi brevi, la corresponsione delle indennità contrattualmente dovute per trasferimento d'ufficio di cui in premessa.
(4-15768)

ROMELE e MARINELLO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nel mese di marzo si è dimessa - a poco più di un mese dalla nomina - il capo del dipartimento della giustizia minorile, Manuela Romei Pasetti;
la Uil penitenziari in quell'occasione ha rivolto al Ministro «fervida preghiera di rivolgere la massima attenzione al mondo della giustizia minorile che è, e resta, un caposaldo della nostra civiltà giuridica e del sistema penale»;
il Sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe ha ricordato, sempre in quell'occasione, la necessità «di una rifondazione complessiva che deve interessare il mondo della giustizia minorile»;
la legislazione italiana del settore è all'avanguardia prevedendo il coinvolgimento dei minori in attività scolastiche, di formazione professionale, attività artigianali, sportive, lavorative al fine di allontanarli dal tunnel del crimine;
alle previsioni legislative non corrisponde adeguata a attenzione da parte del Governo che poco o niente ha fatto per rimediare, ad esempio, alla cronica carenza di organico del personale, in un settore - ricordiamolo - estremamente delicato come questo, che ha in carico soggetti particolarmente vulnerabili, per lo più privi di concreti punti di riferimento affettivi, familiari, educativi;
scarse sono rimaste le risorse, oltre che umane anche di mezzi, per garantire dignità delle condizioni di lavoro per chi opera in questo settore;
scarsamente valorizzate e utilizzate rimangono le risorse umane interne, ove si pensi che anche esperienze e professionalità interne, come quelle della dottoressa Pesarin,

dirigente generale del DGM, sono ancora in attesa di rinnovo dell'incarico;
come pensa il Ministro di rispondere all'appello lanciato dallo stesso personale del settore e dai sindacati allarmati per una non adeguata attenzione del Governo alla giustizia minorile -:
quali iniziative urgenti il Ministro intenda assumere per dimostrare la giusta considerazione della giustizia minorile da parte del Governo e atte a dare attuazione alle puntuali previsioni normative che rimangono sulla carta se non supportate da risorse adeguate;
quali provvedimenti urgenti intende prendere per assicurare dunque tutte le risorse necessarie, in termini di personale e mezzi, per garantire dignità delle condizioni di lavoro per chi opera nel settore della giustizia minorile, in quanto, se è vero che una giustizia veloce ed efficiente dovrebbe essere garantita a tutti i cittadini, questa appare ancora più necessaria quando essa è rivolta ai minori, dato che l'incertezza derivante da una situazione giudiziaria indefinita rischia di turbare permanentemente la loro crescita e il loro sviluppo psichico;
se, apprezzata la criticità del momento, non intenda avvalersi, per ricoprire le diverse posizioni dirigenziali, delle risorse e delle esperienze già presenti all'interno del dipartimento.
(4-15784)

BORGHESI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il sindacato Unione italiana lavoratori pubblica amministrazione in persona del segretario generale C. Eugenio Sarno ha denunciato numerose defezioni nelle carceri riguardanti sia i detenuti che le guardie carcerarie:
in data 14 febbraio 2012 è stata inviata una nota al Ministro della giustizia in relazione alla morte dovuta per ipotermia diagnosticata di tre detenuti a Bologna, Campobasso e a Roma. È del tutto evidente che tale situazione incide sulla salute di coloro che, a vario titolo, sono costretti a permanere negli istituti penitenziari. Possiamo affermare che il diritto alla salute in molti penitenziari è negato ai detenuti, ma anche allo stesso personale, i posti di servizio degli agenti preposti alla sorveglianza delle sezioni o ai vari cancelli di sbarramento non sono altro che un tavolino ed una sedia posti nel bel mezzo dei corridoi, alla mercè dei venti senza pompe di calore, termosifoni o stufe;
nella migliore delle ipotesi l'agente è collocato in una cella adattata allo scopo. Le garitte poi, non sono quasi mai climatizzate;
in data 16 febbraio 2012 a Formia una guardia penitenziaria del carcere di Roma Rebbibia si è suicidata. L'ottantacinquesimo suicidio di baschi blu nell'ultimo decennio sono un dato preoccupante, che dovrebbe imporre per prima alla stessa amministrazione penitenziaria il dovere di investigare e approfondire;
occorre definire un vero piano di sostegno psicologico. Le non sempre decorose condizioni di lavoro, coniugate al rapporto quotidiano con il dolore, la sofferenza e l'inciviltà non possono non influire negativamente sul personale di polizia penitenziaria, ampliando i rischi di chi è quotidianamente sulla nella tensione e nell'ansia;
i suicidi in polizia penitenziaria riguardano prevalentemente, se non esclusivamente, personale che lavora all'interno degli istituti penitenziari;
in data 17 febbraio 2012 altra nota al Ministro della giustizia avente come oggetto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 27 ottobre 2011 - Assegni «una tantum». In cui si chiedeva il sollecito di risposta alla richiesta di pari oggetto inviata in data 2 dicembre 2011 n. 6452, nel procedere alla definizione del decreto ministeriale previsto all'articolo 2 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 27 ottobre 2011. Definire il citato decreto ministeriale, onde consentire anche al personale del Corpo di polizia

penitenziaria, come già avvenuto per altre forze di polizia, di accedere ai fondi stanziati per l'erogazione degli «assegni una tantum» relativi all'anno 2011;
le risorse assegnate al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in oggetto richiamato, assommano complessivamente a 8 milioni 953 mila euro;
si ritiene che ciò sia funzionale a soddisfare almeno una delle legittime aspettative di quel personale che il Ministro ha voluto onorare del giudizio di eroicità, nel constatarne dedizione, sacrifici e competenza;
in data 27 febbraio 2012 in relazione «all'evasione beffa» dal carcere di Brescia, in un comunicato stampa l'UIL denuncia che dal 2009 sono evasi 40 detenuti. Il fenomeno purtroppo è in evidente crescita. È del tutto naturale che l'assottigliamento costante delle unità preposte alla sorveglianza determini l'abbattimento dei livelli di sicurezza. Praticamente non si riesce più a fare la battitura (controllo delle grate), ad operare la bonifica e il controllo degli ambienti e spesso nemmeno ad assicurare le ordinarie perquisizioni di celle e detenuti;
purtroppo si preferisce aumentare le fila di baschi blu impiegati negli uffici piuttosto che rafforzare le prime linee penitenziarie. Si prende atto con favore che nell'incontro 22 febbraio 2012 il Ministro ha indicato tra le priorità proprio l'esigenza di un progetto che recuperi forza lavoro all'interno dei penitenziari, considerato che le circa 3.500 unità impiegate, a vario titolo, in strutture non penitenziarie, rappresentano un'offesa grave ai sacrifici delle prime linee;
l'interrogante in data 17 marzo 2012 ha fatto visita alla casa circondariale di Verona con una delegazione presieduta dal coordinatore regionale UILPa-Penitenziari Triveneto signor Leonardo Angiulli al fine di verificare le condizioni dei luoghi di lavoro. Lo stesso Angiulli ha inviato in data 18 marzo 2012 al Presidente cap del dipartimento amministrazione penitenziaria una nota dettagliata al fine di risolvere le problematiche evidenziate;
alla data della visita nell'istituto erano ristretti 846 detenuti (128 protetti uomini, 51 donne). Così suddivisi: giudicabili, appellanti, ricorrenti, definitivi. Durante il giro espletato, sono state molte le criticità rilevate:
a) corpo di guardia: tale posto di servizio nelle prime ore del pomeriggio ed in particolare modo in estate, causa le grosse vetrate, si registrano temperature umanamente insopportabili e difficoltà visive nel controllo dell'area antistante. Un climatizzatore adeguato ed un'apposita pellicola oscurante appaiono necessari per garantire un adeguato micro clima e un appropriata soglia di attenzione da parte del personale;
b) ingresso detenuti colloqui e sala avvocati: vi è un eccessivo carico di lavoro in quanto un solo agente deve annotare tutte le movimentazioni dei detenuti;
c) i cancelli ingresso e cancelli 1-2-3-4-5, le aperture dei cancelli continuano ad essere manuali;
d) passeggi 1-2-3-4-5: un solo agente deve gestire la fruizione dell'area per quasi 500 detenuti. Inoltre il personale preposto è soggetto ad ogni tipo di intemperie;
e) sezioni detentive: emerge l'eccessivo carico di lavoro cui sono sottoposti le unità in servizio, infatti per ogni sezione detentiva risultano ristretti dai 90 ai 100 detenuti, l'arredo dei box risulta obsoleto rispetto alle previsioni di cui al decreto legislativo n. 81 del 2008;
f) sezione, corpo 2 «protetti»: pur essendo un reparto «protetti» registriamo la presenza di tre tipologie diverse di detenuti;
g) reparto infermeria detenuti: la nuova apertura del reparto osservazione psichiatrico, ha comportato l'impiego di

ulteriori sei unità giornaliere, gravando sul già carente organico di polizia penitenziaria;
h) centralino detenuti c/o sala regia: risultano esserci solo due linee per l'effettuazione delle telefonate dei detenuti a fronte di una presenza media di quasi 900 detenuti insufficienti a garantire tutte le autorizzazione nei tempi e modi richiesti;
i) sala regia: nessun monitor per videosorveglianza, praticamente un centralino. Eccetera;
nel carcere si sono riscontrati casi di TBC e alcune guardie sono state contagiate e rischio di contagio per le famiglie -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati e che cosa intenda fare per garantire condizioni di sicurezza e ambientali almeno pari a quelle garantite dalla legge a tutti gli altri lavoratori.
(4-15785)

GIANNI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
a Palermo, nei giorni scorsi è stata emessa una sentenza ingiusta contro la cultura della vita e della sicurezza stradale;
l'automobilista Walter Segretario uccide il primo gennaio 2011 Davide Scarfeo a Palermo, che dagli esami risulta avere un tasso alcolico di 1,35, ad una elevatissima velocità oltre il limite di 100 chilometri orari e per questo non farà neanche un giorno di carcere;
il Gup Vittorio Anania del tribunale di Palermo ha accolto il 3 aprile 2012 una richiesta di patteggiamento con il consenso del pubblico ministero Ennio Petrigni ritenendo congrua la pena finale di anni 1 e mesi 11, addirittura con la sospensione condizionale della pena e le attenuanti generiche, nonostante il manifestato vivo dissenso dei familiari superstiti e dell'AIFVS ammessi parte civile;
a nulla è valsa la campagna di sensibilizzazione avviata a Palermo e in Sicilia proprio dai familiari di Davide Scarfeo in collaborazione con il Giornale di Sicilia per una pena giusta;
si tratta in tutta evidenza di una sentenza che non garantisce la congruità della pena rispetto, alla gravità del reato e alla mancata eliminazione delle conseguenze dannose, evidenzia come pubblici ministeri e i giudici poi ignorano e sviano il pensare ed il sentire della intera comunità nazionale, che chiede nei confronti della criminalità stradale che guida in modo azzardato e temerario nonché in stato di ubriachezza certezza della pena da espiare in carcere ed addirittura l'istituzione del reato specifico di omicidio stradale;
i pubblici ministeri e i magistrati non si avvalgono delle possibilità offerte dalla legge esistente che già prevede un massimo della pena di dieci anni se il fatto è commesso da soggetto in stato di ebbrezza alcolica;
sentenze come quella di Palermo segnalano un modo burocratico di affrontare i problemi totalmente distante dalla aumentata e diffusa sensibilità sociale e dall'impegno delle autorità e delle massime cariche dello Stato di fronte al recente allarme lanciato dalla Commissione europea, non considerano la macroscopica gravità degli eventi dannosi derivanti dalla circolazione stradale e dell'aumentato costo sociale di 30 miliardi di euro l'anno, non correlano una adeguata interpretazione della norma che disciplina il delitto di omicidio con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale e, stabilendo pene non congrue, costituiscono una ulteriore grave offesa nei confronti del dolore dei familiari per l'irreparabile perdita di valore umano subita a causa di un comportamento criminale alla guida;
l'Aifvs ha espresso sconcerto di fronte a sentenze che non riescono più ad interpretare le esigenze di giustizia della società civile e per contrastare il fenomeno

di delegittimazione della giustizia e ha annunciato che pubblicherà un libro bianco che raccoglierà sentenze ingiuste e scritti in atti giudiziari intollerabili;
la Aifvs ha chiesto al Ministro della giustizia di intervenire imponendo senso di responsabilità ai pubblici ministeri ed ai magistrati nelle pronunce contro la criminalità stradale, ed al Presidente del Consiglio dei ministri di emanare senza ritardo un decreto legge che inasprisca le pene e riduca la distanza tra il minimo ed il massimo con riferimento all'articolo omicidio colposo 589 del codice penale, specialmente nei confronti di soggetti che guidano in modo azzardato e temerario e così garantisca la congruità della pena rispetto al bene giuridico costituzionalmente protetto della vita in tema di circolazione stradale -:
quali azioni intenda intraprendere o abbia intrapreso al fine di rispondere positivamente alle richieste dell'Aifvs e in particolare se non intenda promuovere un'iniziativa normativa anche urgente, affinché si giunga all'inasprimento delle pene e si riducano le distanze tra il minimo ed il massimo con riferimento all'articolo 589 del codice penale, specialmente nei confronti di soggetti che guidano in modo azzardato e temerario e garantendo così la congruità alla pena.
(4-15787)