XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 5 aprile 2012

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
nel panorama nazionale sia economico che informativo un ruolo rilevante lo riveste l'emittenza locale televisiva e radiofonica che ha un forte radicamento nel territorio e rappresenta un punto di riferimento per i cittadini e i settori produttivi locali, oltre che un presidio democratico e pluralista che non ha eguali in altri Paesi dell'Unione europea;
l'emittenza televisiva e radiofonica locale è composta da una rete capillare di oltre mille e cinquecento aziende e cooperative che occupano oltre diecimila persone;
si tratta, con tutta evidenza, di un settore che non solo va tutelato, ma deve essere messo nelle condizioni di operare e di continuare ad essere quel settore vitale anche economico, in particolare nella difficilissima congiuntura economica e recessiva, tenuto conto che le piccole e medie imprese del nostro Paese affidano all'emittenza locale l'informazione sui loro prodotti;
non è possibile giudicare positivamente la situazione di confusione evidente nella numerazione dei canali televisivi che, ad oggi, ingenerano sconcerto tra i cittadini e che si risolve in un danno alle emittenti che vengono danneggiate nella raccolta pubblicitaria; da qui la necessità di garantire alle tv locali una pre-sintonizzazione che assume anche un valore commerciale notevole;
sarebbe opportuno dare un quadro di riferimento ancora più stabile procedendo alla trasformazione in legge della delibera n. 366/10/CONS dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni;
è da evitare una problematica contiguità tra i segnali televisivi e i segnali dei servizi di telefonia mobile derivanti dal rilascio dei canali da 61 a 69, che potrebbe creare interferenze dei segnali di telefonia mobile e dei segnali degli impianti di diffusione televisiva, con la necessità, quindi, di adottare le iniziative tecnico-operative affinché questo non avvenga,


impegna il Governo:


a rispettare integralmente quanto previsto dal piano nazionale di ripartizione delle frequenze allo scopo di garantire l'emittenza televisiva locale;
a far pervenire al Parlamento una relazione sullo stato di attuazione e sulle problematiche insorte relative al piano nazionale di ripartizione delle frequenze;
ad adottare le opportune iniziative di propria competenza al fine di recepire sotto forma di legge la delibera 366/10/CONS dell'organo di garanzia;
ad attuare tutti i processi tecnico-operativi che consentano di impedire le interferenze tra i segnali televisivi e quelli dei servizi di telefonia mobile derivanti dal rilascio dei canali dal 61 al 69.
(1-01002)
«Pionati, Moffa, Calearo Ciman, Catone, Cesario, D'Anna, Grassano, Gianni, Guzzanti, Lehner, Marmo, Milo, Mottola, Orsini, Pisacane, Polidori, Razzi, Romano, Ruvolo, Scilipoti, Siliquini, Stasi, Taddei».

La Camera,
premesso che:
a causa delle conseguenze della crisi economico-finanziaria, il settore agroalimentare stenta a recuperare quanto perso negli ultimi anni, nel corso dei quali si è registrata una notevole flessione del valore della produzione;

nel 2010 il comparto agricolo era stato l'unico settore produttivo in cui nonostante la crisi economica ed il calo delle imprese, vedeva una crescita della forza lavoro, invece, ad un anno di distanza si registra una diminuzione degli occupati;
in agricoltura, infatti, l'anno scorso la forza lavoro era di 850 mila unità, nel 2010 ne contava 891 mila;
nel 2010 aumentava del 2,5 per cento nel 2011 è diminuita del 4,6 per cento;
una brusca inversione di rotta dovuta alla crisi di settore, alle tante emergenze, al calo della redditività che hanno spinto molte imprese agricole a dismettere l'attività o comunque a diminuire l'occupazione;
nel 2009 si registravano i primi segnali di crisi nell'occupazione agricola;
infatti, tra il primo trimestre del 2008 e il primo trimestre del 2009 si verificava una diminuzione dell'1,8 per cento degli occupati a tempo determinato e una riduzione del 4,5 per cento degli occupati a tempo indeterminato;
occorre, inoltre, evidenziare che il confronto del peso dei contributi previdenziali pagati in Italia rispetto agli altri paresi dell'unione europea è sconfortante: in Italia i contributi sono pari a oltre il 35 per cento, in Francia al 13 per cento, in Spagna al 18 per cento, nel Regno Unito al 12 per cento e in Germania allo 0,02 per cento;
l'elevato costo dei contributi per occupati a tempo determinato se rapportato ai contributi applicati nell'Unione europea rappresenta un onere impossibile da sostenere per i datori agricoli, che impedisce di contenere il costo del lavoro nel comparto agricolo e che si riverbera sul costo dei prodotti agricoli esportati;
l'agricoltura rappresenta un pilastro fondamentale dell'economia nazionale, sia per la produzione di cibo e quindi per l'occupazione nel settore e in tutto l'indotto, sia per la difesa del territorio e del paesaggio rurale e per l'affermazione all'estero dell'immagine dell'Italia, attraverso le eccellenze agroalimentari frutto della laboriosità e dell'impegno degli agricoltori e dei trasformatori applicati agli straordinari prodotti della terra,


impegna il Governo


ad assumere le opportune iniziative normative dirette a sostenere l'occupazione nel comparto della produzione agricola e agroalimentare, che vive una gravissima crisi economica e occupazionale, attraverso una politica di riduzione sostanziale del versamento dei contributi per i lavoratori agricoli a tempo determinato, seguendo l'esempio di quanto hanno fatto gli altri Paesi europei, nonché ad attivare misure utili a rafforzare la competitività dell'agricoltura italiana.
(1-01003)«Delfino, Naro, Galletti».

Risoluzione in Commissione:

La IV Commissione:
premesso che:
la legge n. 68 del 1960 riconosce all'Istituto geografico militare il ruolo ufficiale di organo cartografico dello Stato insieme al catasto, all'Istituto idrografico della Marina, alla sezione fotocartografica dello Stato Maggiore della Difesa, al Servizio geologico;
nell'ottemperare a tale obbiettivo era implicito che, operativamente, l'Istituto geografico militare dovesse farsi carico dell'intero processo produttivo che, partendo dall'inquadramento geodetico del territorio, portasse alla formazione dei prodotti finali cartacei e fotografici, fra i quali spiccava il «core business» dell'Istituto, la Carta d'Italia alla scala 1:25.000. Questa era la raccolta di informazioni territoriali di base, unica nel suo genere ed unica in quanto a fruizione per le esigenze nazionali di ogni tipo;

ad oggi, dopo 50 anni, il panorama della produzione di dati territoriali è molto più variegato e reso complesso dalla maggiore offerta di dati; oltre ai classici prodotti cartacei, sono entrati nell'uso comune degli addetti alle lavorazioni geomatiche, dati geografici strutturati in database, immagini satellitari e da vettore aereo di varie tipologie, a colori, infrarosso, multispettrali, e altro, rilevamenti con metodologia laser, scanner e con varie tecniche radar;
sono aumentate le competenze e le professionalità degli operatori e degli utenti di tali strumenti e molte università sono diventate per questi ambiti di competenza poli di ricerca ed applicazione;
il panorama è più variegato perché i dati territoriali di base sono principalmente raccolti dagli uffici tecnici regionali e dalle autorità di bacino che, avendo a disposizione più risorse, si sono dotati di strumenti idonei per la conoscenza e la governabilità del territorio, un esempio sono i database regionali e le carte tecniche a grande scala 1:5.000/1:10.000;
questa situazione, che di fatto si è venuta a creare, ha trovato recentemente un inquadramento legislativo con un decreto ministeriale nel novembre 2011, che ha lo scopo di normalizzare ed uniformare per tutto il territorio nazionale la produzione dei database a queste scale;
altri enti hanno intrapreso attività che un tempo erano proprie dell'Istituto geografico militare; è il caso di Agea, Agenzia per le erogazioni in agricoltura, che, per conto del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali è responsabile dell'erogazione di sette miliardi all'anno di contributi per l'agricoltura versati dalla Comunità europea, e per ottemperare a tale compito esegue i necessari controlli su tutto il territorio nazionale avvalendosi di riprese aerofotogrammetriche e radar eseguite con periodicità triennale ed in alcuni casi annuale;
a fronte di ciò, anche a causa della pesante riduzione di risorse, l'Istituto geografico militare è costretto a rinunciare al mandato originario per concentrarsi sulle priorità di natura militare, come supporto alle attività svolte nei teatri critici fuori area e partecipando a progetti militari di costituzioni di banche dati a livello internazionale;
è da notare che i finanziamenti, stanziati dal Ministero della difesa per l'Istituto geografico militare per la produzione dati geotopografici (cap. 4267), sono passati da euro 3.000.000 del 2006 a euro 256.000 per il 2012, a fronte di un incasso, per l'attuale limitata produzione, di euro 1.000.000;
nonostante ciò negli ultimi anni, oltre alle sempre più ridotte attività istituzionali sancite per legge, l'Istituto geografico militare svolto un ruolo sulla scena nazionale collaudando modelli digitali del terreno nell'ambito del Piano straordinario di telerilevamento (PST) gestito dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, partecipando ai progetti europei di EuroGeographics utili come fonte di dati per Eurostat, producendo specifiche tecniche per alcune regioni che si apprestavano a bandire gare d'appalto e susseguentemente collaborare nelle fasi di collaudo dei dati. È di non minore importanza aver conseguito un ruolo di controllo della nuova rete geodetica nazionale (RDN), riconosciuto dal decreto legislativo del 10 novembre 2011 nel quale si sancisce l'adozione del sistema di riferimento geodetico nazionale e il ruolo per l'Istituto geografico militare di monitorare l'efficienza della rete che è la materializzazione del sistema di riferimento;
cambiando in parte la sua strategia, l'Istituto geografico militare deve diventare un ente che si avvale delle fonte di dati fin qui citate, dati regionali, catastali, immagini aeree e radar aggiornate con periodicità in linea con i cambiamenti del territorio e altre banche dati di oggetti infrastrutturali. Quindi non più produzione di dati replicandone di esistenti bensì produzione utilizzando l'esistente, derivandone le informazioni ad una risoluzione

più piccola e sintetizzandone il contenuto per modellizzare il territorio nei suoi tratti essenziali, fotografandolo inoltre in una, o più serie cartografiche con aggiornamento almeno decennale. Un ente che si interfacci con gli altri enti analoghi europei e che risponda alla direttiva comunitaria 2007/2/CE che istituisce una infrastruttura per l'informazione territoriale nell'Unione europea (INSPIRE);
tale attività dovrebbe tornare utile ed essere essenziale per le operazioni di protezione civile, di progettazione delle grandi opere infrastrutturali, di pianificazione a livello nazionale, per le analisi statistiche ed anche per le attività dell'organizzazione militare. L'Istituto geografico militare può essere uno strumento di controllo della proliferazione dei dati geografici anche da fonti non istituzionali, incrociandoli e verificandone la congruità, assumendo il ruolo di Ente certificatore della qualità delle informazioni costituenti l'Infrastruttura nazionale dei dati territoriali (decreto legislativo n. 32 del 27 gennaio 2010),


impegna il Governo:


ad assumere tempestive decisioni per dare all'Istituto geografico militare una nuova e diversa configurazione aziendale, che ne eviti l'asfissia salvaguardando il grande patrimonio di professionalità esistente, ne consenta un rilancio abbattendo i costi impropri, anche di personale, sancisca il ruolo di servizio essenziale di ausilio per le problematiche territoriali e per le decisioni e incrementando, inoltre, le notevoli potenzialità di introiti, per la vendita dei prodotti cartografici, da destinare all'Istituto per l'assolvimento dei propri compiti, con un modello societario del tipo Agenzia industrie difesa od altra formula similare.
(7-00833)
«Bosi, Mazzoni, Paglia, Speciale, Gidoni, Chiappori, Molgora».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
il settore aerospaziale è considerato strategico nelle nazioni caratterizzate da apparati produttivi ad alta tecnologia per motivi legati al suo diretto rapporto con la necessità di dotarsi di apparati di sicurezza e difesa tecnologicamente sofisticati, ma anche per l'effetto traino che lo sviluppo delle alte tecnologie proprie del mondo spaziale produce nell'innovazione e nella crescita della qualità dei prodotti e delle strutture produttive industriali;
il settore spaziale italiano presenta oggi punte di alta qualità e leadership tecnologica, internazionalmente riconosciute, oltre che per la sua lunga tradizione scientifica;
la conferma più esplicita di queste capacità si è avuta il 13 febbraio 2012, con il successo del lancio inaugurale del lanciatore Europeo Vega, sviluppato con il contributo decisivo dell'Italia che ha coperto il 65 per cento dei costi, assumendo la responsabilità industriale della realizzazione del lanciatore, con Elv ed Avio dell'Aviogroup, e con Vitrociset e CGS che hanno realizzato la base di lancio;
per la prima volta il nostro Paese ha mostrato a tutto il mondo di aver raggiunto una capacità a livello scientifico, tecnologico ed industriale in grado di sviluppare e gestire un sistema di grande complessità come quello del lancio di un vettore spaziale che solo la Francia in Europa poteva finora vantare;
il successo del programma VEGA è stato ottenuto anche grazie al contributo

di molti giovani ingegneri formati nelle nostre università, la cui esperienza professionale acquisita in questa occasione farà certamente di loro i principali protagonisti delle future attività aerospaziali europee per molti anni a venire, come peraltro avvenne ai partecipanti al progetto Ariane 5 due decadi fa;
le presenti attività spaziali italiane grazie al programma del lanciatore VEGA ed al programma IXV, veicolo dimostratore di tecnologie per il rientro nell'atmosfera in sviluppo sotto responsabilità industriale di Thales Alenia Space Italia, consentono all'Italia di possedere un apparato industriale responsabile per l'intero ciclo di immissione in orbita bassa e rientro di veicoli spaziali, per l'evidente il valore strategico e tecnologico di questo risultato va oggi consolidato attraverso la pianificazione del suo sviluppo in modo che possa essere mantenuta nel Paese la competenza delle capacità non solo manifatturiere ma anche progettuali per l'intero sistema;
questa eccellenza industriale e di leadership faticosamente guadagnata, può essere oggi messa in discussione da quanto sta avvenendo in Europa in termini di ridefinizione degli assetti proprietari dei principali gruppi industriali dal momento che si registra una progressiva acquisizione delle maggiori industrie aerospaziali nazionali da parte di compagnie europee delineando uno scenario molto rischioso su due versanti:
migrazione delle competenze sistemistiche e progettuali (cuore delle capacità di operare nelle alte tecnologiche) verso Francia e Germania;
mantenimento in Italia delle sole attività di manifattura, favorita dal fatto che oggi il costo del lavoro italiano è oltre il 30 per cento inferiore a quello tedesco ed in generale minore di quello del resto d'Europa;
si rende necessaria una indispensabile e tempestiva azione del Governo e dell'Agenzia spaziale italiana, volta a contrastare la perdita di autonomia dell'industria nazionale, marcando un'incisiva presenza in sede europea, con un supporto governativo ai massimi livelli, nonché delineando linee di sviluppo e programmi utili a consolidare la nostra industria in Europa per realizzare una governance nazionale capace di coniugare le alte capacità scientifiche nazionali alle esigenze di sviluppo tecnologico dell'apparato produttivo;
in Finmeccanica una delle maggiori industrie nazionali (non solo del settore aerospaziale) si registra che attualmente 1.500 ingegneri di Alenia Aeronautica e 500 di Aermacchi sono fuori dell'attività produttiva, senza chiare prospettive;
in Thales Alenia Space Italia, la predominante presenza francese del gruppo sta nei fatti contrastando il mantenimento delle elevate competenze nazionali sistemiste e progettuali di questa azienda, puntando ad un sua ricollocazione in un ruolo essenzialmente manifatturiero nel settore satellitare per cui nelle possibili attività internazionali è ancora indefinita una chiara scelta sia sul futuro della ISS che sul progetto Exomars. Lo stesso progetto IXV, dimostratore di tecnologia per i veicoli di rientro atmosferico è contrastato dal CNES che non vuole lasciare all'Italia maggiori competenze su una tematica che può contenere aspetti strategici. Infine nelle attività nazionali pesa l'indeterminazione su: Cosmo 2° generazione il cui contratto della fase implementativa non è ancora emesso; Sigma, Sistema per servizi di TLC per la pubblica amministrazione nazionale, che potrebbe rappresentare un trasferimento di tecnologia dalla Francia all'Italia per lo sviluppo nazionale di una nuova piattaforma GEO (utilizzabile per Sicral 2, Athena-Fidus ed i due Sigma) il cui contratto non è stato ancora assegnato; la non chiara vicenda di AsiTel, che dovrebbe rappresentare una struttura di servizi per le TLC;
in CGS, ex Gavazzi, l'azienda è stata acquisita da OHB, gruppo su cui il Governo tedesco punta per riequilibrare la presenza francese nel settore spazio, vista anche la ormai preponderante presenza

francese in EADS, seguita all'accordo franco-tedesco che ridefinì le componenti industriali del gruppo e oggi in Italia è la principale candidata per lo sviluppo di un satellite ottico finanziato da ASI, le cui basi tecnologiche dovrebbero essere fornite dai partner tedeschi del gruppo;
nel Gruppo Avio, il gruppo ha avuto un grande salto di qualità industriale, grazie al progetto del nuovo piccolo lanciatore europeo VEGA, diventando una delle poche industrie europee capace di competenze sistemistiche e progettuali nel settore lanciatori. Questo attraverso la controllata ELV (partecipata da Avio al 70 per cento e ASI al 30 per cento), società responsabile per lo sviluppo dell'intero sistema VEGA. Oggi è in discussione la sua vendita da parte della quota di maggioranza della proprietà (85 per cento fondo investimenti Cinven, principalmente inglese, 15 per cento Finmeccanica), al suo acquisto sono fortemente interessate la francese SNECMA (altro leader europeo di questo settore, spesso diretto concorrente di Avio) per la parte lanciatori spaziali, e SAFRAN e General Electric per la parte aeronautica. La vendita del settore spazio di AVIO al suo diretto concorrente SNECMA, porterebbe in poco tempo all'annullamento delle capacità progettuali e sistemiste acquisite in questi anni grazie al progetto VEGA e quindi al grande sforzo finanziario dell'Italia, per cui ad AVIO resterebbe solo una presenza nella pura manifattura di propellenti solidi a Colleferro. Inoltre la vendita di Avio determinerebbe l'azzeramento del ruolo industriale di ELV, l'unica industria europea capace di competere con EADS-ASTRIUM come industria sistemista responsabile dei progetti di lanciatori spaziali europei per cui EADS-ASTRIUM (che ha già acquistato Space Engineering) acquisirebbe un regime di monopolio come responsabile dello sviluppo dei lanciatori e più in generale dei sistemi di trasporto spaziale;
nella agenzia spaziale italiana (ASI) i ripetuti tagli finanziari hanno portato il budget ormai al di sotto dei 500 milioni di euro, di cui più del 70 per cento è destinato all'ESA (erano intorno agli 800 milioni di euro all'inizio degli anni 2000) con la conseguenza che si riduce sempre più l'autorità italiana in sede ESA e tende a scomparire ogni di attività a livello nazionale;
la prossima conferenza ministeriale dell'ESA, che si terrà in Italia alla fine del 2012, deciderà le linee di sviluppo del settore nei prossimi anni. Si sta però registrando un permanente e preoccupante ritardo da parte italiana nel definire i temi di maggior interesse per il consolidamento e lo sviluppo delle competenze nazionali e le necessarie strategie di convergenza con altri partner europei -:
se il Governo è a conoscenza del quadro sopra delineato e quali iniziative intenda assumere;
quali percorsi, atti e metodologie intende assumere per migliorare il rapporto di trasmissione delle decisioni politiche di indirizzo tra la Presidenza del consiglio, il Ministro dell'istruzione, università e della ricerca e i Ministri che hanno in programma investimenti con impatti diretti o indiretti sul settore spaziale;
in che modo intenda operare per superare quelle difficoltà interne al funzionamento dell'ASI che rischiano di impedire un efficace e tempestiva implementazione delle decisioni.
(2-01447)
«Vico, Lulli, Froner, Fadda, Martella, Federico Testa, Scarpetti, Bossa, Nannicini, Schirru, Esposito, Marini, Boccia, Villecco Calipari, Albini, Benamati, Trappolino, Gatti, Maurizio Turco, Concia, Lovelli, Mastromauro, Bordo, Bellanova, Grassi, Lolli, Tocci, Melis, Vaccaro, Losacco, Rampi, Luongo, De Micheli, Gianni Farina, Porta, Colaninno, Portas, Tenaglia, Iannuzzi, Marchioni, Marco Carra, Peluffo, Sanga, Vannucci, Calvisi, Giacomelli, Narducci, Sani».

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

LEOLUCA ORLANDO e EVANGELISTI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'Asia risulta essere il continente in cui i diritti umani e la libertà di religione sembrano più soggetti a limitazioni e provvedimenti repressivi, in particolare nella Repubblica popolare cinese, malgrado il fatto che l'articolo 36 della sua Costituzione preveda la libertà di credenza religiosa; le autorità governative, infatti, cercano di limitare le pratiche religiose ad organizzazioni approvate dal governo e a luoghi di culto registrati, e di controllare lo sviluppo dei gruppi religiosi;
da anni, a livello internazionale, si segue con particolare attenzione la situazione dei diritti umani in Cina, denunciandone puntualmente i singoli casi di violazione delle libertà fondamentali e dei diritti individuali, ma anche le dure sentenze imposte ai dissidenti politici, la persecuzione delle minoranze religiose, la non ratifica delle convenzioni internazionali sui diritti umani dell'ONU;
come si apprende ancora da notizie di stampa, continua a essere pericoloso essere cristiani e vivere in Cina; infatti, secondo quanto denuncia ChinAid (un'associazione che si batte per la libertà religiosa in Cina), nel 2011 la repressione sui cristiani e le diverse chiese in Cina, da parte dello Stato, è peggiorata in maniera significativa. Prendendo in esame il numero totale di casi di persecuzione, di persone fisiche perseguitate, di persone arrestate e i casi di abuso, tra il 2010 e il 2011 si rileva un'impennata del 42,5 per cento di tali episodi anti-cristiani;
stessa sorte investe da sempre anche l'antichissima pratica spirituale cinese, nota come Falun Dafa o Falun Gong; il potente partito comunista, infatti, continua a ostacolarne la pratica con metodi persecutori efferati e a non consentire la diffusione della sua cultura e tradizione pacifica, malgrado non rappresenti in alcun modo un movimento politico -:
se non ritenga di voler promuovere e ottenere, sia nell'ambito dei rapporti bilaterali in caso di stipula di accordi, sia in quello dell'Unione europea, la ferma condanna dei duri trattamenti e delle persecuzioni perpetrate dalle autorità cinesi, sia nei confronti dei cristiani sia dei tanti seguaci di pratiche spirituali difformi da ideologie.
(4-15617)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

MURGIA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro per gli affari europei. - Per sapere - premesso che:
dal 2009 è pronta la scuola equestre della foresta di Burgos (in provincia di Sassari, Sardegna) che ad oggi non è mai stata praticamente utilizzata; era destinata alla formazione dei poliziotti a cavallo e a dare lavoro ai civili della zona;
la struttura d'eccellenza è costata ben 15 milioni di euro e per tenerla aperta, tra stipendi, cura e manutenzione dei cavalli se ne va via circa un milione di euro l'anno;
un terzo del costo totale, circa 5,2 milioni di euro, sono stati elargiti dalle casse dell'Unione europea, in particolare dal Fondo europeo di sviluppo regionale, che ha come compiti quello di «correggere» gli squilibri economici regionali e «creare posti di lavoro durevoli»;
la struttura doveva infatti essere il perno dello sviluppo economico della zona, accogliendo ogni quattro mesi gruppi «freschi» di funzionari e ispettori

provenienti da tutta Italia per seguire i corsi ma ad oggi si sono visti a Foresta Burgos appena 23 «corsisti»;
l'ippodromo avrebbe dovuto creare almeno un ottantina di posti di lavoro per i sardi nei servizi di refezione, accoglienza, manutenzione, più altri duecento nelle attività dell'indotto, e invece, dentro le strutture, lavorano attualmente una quarantina di persone, ma solo due civili locali;
ad oggi i cavalli, tredici di cui uno non utilizzabile, sono di una razza autoctona (la anglo araba sarda) poco mansueta e quindi poco adatta all'insegnamento, tanto che negli ultimi mesi due commissari capo donne sono state disarcionate ferendosi gravemente alla schiena;
proprio per il mancato raggiungimento degli obiettivi, ora l'Unione europea minaccia di infliggere sanzioni all'Italia -:
quali normative abbiano intenzione di prendere, i Ministri interrogati, per evitare l'ennesimo spreco di denaro pubblico;
se il Governo non ritenga necessario intervenire affinché si possano creare reali opportunità di lavoro in una zona caratterizzata da livelli di disoccupazione pari al cinquanta per cento considerando che, per il raggiungimento di questo scopo, l'Unione europea ha accettato di intervenire con 5,2 milioni di euro.
(4-15621)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

SANI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1, comma 1, allegato 38, del decreto del Presidente della Repubblica n. 139 del 2010 («Regolamento recante procedimento semplificato di autorizzazione paesaggistica per gli interventi di lieve entità, a norma dell'articolo 146, comma 9, del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e successive modificazioni») dispone che «sono assoggettati a procedimento semplificato di autorizzazione paesaggistica, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 146, comma 9, del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e successive modificazioni, recante il codice dei beni culturali e del paesaggio, di seguito denominato "codice", gli interventi di lieve entità» per l'occupazione «temporanea di suolo privato, pubblico, o di uso pubblico, con strutture mobili, chioschi e simili, per un periodo superiore a 120 giorni»;
tale normativa indica che saranno, nello specifico, le soprintendenze per i beni architettonici e paesaggistici (uffici periferici del Ministero per i beni e le attività culturali) territorialmente competenti a rilasciare le autorizzazioni, relative alla posa stagionale sull'arenile contiguo agli stabilimenti balneari, per le «strutture amovibili di supporto» (come ad esempio cabine, spazi «ombra» e zone ricreative, pedane e torretta del bagnino);
il sindaco di Capalbio Luigi Bellumori ha reso noto, a mezzo stampa, di aver ricevuto dalla soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici di Siena e Grosseto la comunicazione che, nel tratto costiero tra Castiglion della Pescaia a Capalbio (Isola del Giglio compresa) nel comune di Grosseto, verrà negata ogni autorizzazione agli stabilimenti balneari di installare alcuna tipologia di struttura ad eccezione di ombrelloni, sdraio e lettini;
uno stabilimento della zona (denominato «Frigidaire»), come comunicato dallo stesso Luigi Bellumori, ha già ricevuto parere negativo dalla soprintendenza competente;
il sindaco di Capalbio, in una missiva al Ministro per i beni e le Attività culturali, Lorenzo Ornaghi, inviata il 2 aprile 2012, dichiara inoltre che «da un colloquio tenutosi con la Soprintendenza risulta in pratica impossibile autorizzare ogni e qualsiasi intervento stagionale sul litorale di Capalbio anche di durata inferiore

a giorni 120 e anche se tali tipologie di interventi sono previsti dal Regolamento Urbanistico definitivamente approvato il 24 febbraio ultimo scorso»;
sempre secondo la missiva citata, il sindaco di Capalbio specifica che le suddette autorizzazioni «nello spirito dell'allegato del decreto del Presidente della Repubblica n. 139 del 2010 non dovrebbero essere considerati interventi soggetti ad autorizzazione paesaggistica ma solo agli adempimenti previsti dal regolamento edilizio comunale»;
l'interpretazione del decreto del Presidente della Repubblica n. 139 del 2010, da parte delle soprintendenze, può quindi causare contrasti con le competenze attualmente ascrivibili agli enti locali. Si tratta in sintesi di un «conflitto» normativo che si ripercuote direttamente sulla programmazione territoriale e sullo sviluppo sociale, economico ed occupazionale dei centri interessati;
tale scelta rischia inevitabilmente di penalizzare uno dei settori economici e occupazionali più rilevanti del territorio come quello del turismo balneare, soprattutto in prossimità della prossima stagione estiva e in presenza della già difficile congiuntura nazionale ed internazionale;
gli stabilimenti balneari interessati non potranno infatti, non solo aumentare ed integrare l'offerta turistica e ricreativa ormai fortemente sviluppata in tutte le spiagge attrezzate del nostro Paese, ma nemmeno assicurare la sicurezza e la tutela dell'incolumità dei clienti non essendo autorizzati ad istallare la «torretta del bagnino»;
tali provvedimenti coinvolgono anche l'Isola del Giglio, un centro turistico di prestigio, balneare e non solo, le cui potenzialità ricettive sono state già duramente colpite dal recente naufragio della nave da crociera Costa Concordia. È inevitabile che la presenza del relitto e le attività di recupero comprometteranno, nonostante i progetti ed i finanziamenti messi in campo dagli enti locali e dalla regione Toscana, il buon esito dell'intera stagione turistica; la presenza dei flussi turistici potrebbe essere infatti ulteriormente ridotta dalle limitazioni sovraesposte che riguardano le autorizzazioni per le attrezzature degli stabilimenti balneari;
tali problematiche stanno riguardando, ad oggi, il tratto costiero in provincia di Grosseto ma non è escluso che possano sorgere, in tempi brevi, simili situazioni anche in altre zone del nostro Paese, dove sono molto frequenti territori a vocazione turistico balneare caratterizzati al tempo stesso dalla presenza di beni artistici ed ambientali e che possono quindi essere interessati anche dalle norme presenti nel «Codice dei beni culturali e del paesaggio» -:
se il Ministro sia a conoscenza della problematica esposta in premessa e se non ritiene opportuno intraprendere iniziative urgenti per evitare che interpretazioni troppo restrittive da parte delle soprintendenze per i beni architettonici e paesaggistici competenti possano compromettere lo sviluppo delle vocazioni locali, la crescita ed il rilancio sociale economico ed occupazionale dei territori e l'efficacia della programmazione e degli investimenti da parte degli enti locali.
(5-06562)

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DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
da un recentissimo articolo pubblicato su MetroNews dal titolo «Afghanistan, appalti per tre bunker mai costruiti. Si muove la procura» emerge come i veri interessi ed obiettivi siano oggi ben diversi
dalla ricostruzione e dalla cooperazione allo sviluppo in quel Paese;

nell'articolo in questione si parla di un appalto di 254 mila euro affidato per la costruzione di tre bunker in cemento armato a Baia Murghab;
secondo il capitolato d'appalto che Metro ha potuto visionare, i bunker dovrebbero essere muniti di un sistema di difesa detto «hesco bastion», una sorta di muraglia di protezione dietro alla quale dovrebbero trovare rifugio i nostri soldati;
secondo le fonti riportate nell'articolo nonostante la gara d'appalto vinta, e i termini di costruzione fissati in 90 giorni e scaduti a fine gennaio i tre bunker non sono stati affatto costruiti nonostante i solleciti del comando militare;
ad oggi a Baia Murgab ci sono 400 militari che devono arrangiarsi con bunker sicuri solo per 40;
altresì è emerso che a vincere l'appalto per i bunker è stata una ditta il cui rappresentante legale sarebbe dipendente delle forze armate e particolarmente amico dei vertici Cai e Imc (Infrastructure management center), entrambi aereonautici. La fonte di Metro ha dichiarato che «quei bunker non li faranno mai, può accadere qualsiasi cosa, molti miei colleghi sono senza protezione»;
è evidente, dunque che la stabilizzazione e ricostruzione dell'Afghanistan non solo è complessa e complicata, ma cela dietro un livello di corruzione ed un intreccio di interessi politici, economici, industriali, bellici non più sostenibile ed accettabile -:
se il Governo intenda chiarire i gravissimi fatti citati in premessa sui quali anche la procura si sta muovendo;
se il Governo intenda verificare e dettagliare nell'immediato le condizioni di protezione nei contingenti italiani anche e soprattutto dopo le recenti dichiarazioni dei servizi segreti circa l'elevato livello di minaccia per i soldati italiani.
(4-15624)

TESTO AGGIORNATO AL 28 MAGGIO 2012

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ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze per sapere - premesso che:
nel settore dei giochi pubblici è stata avviata, con le disposizioni del decreto-legge n. 39 del 2009 e successive modificazioni ed integrazioni, un'ulteriore fase di consolidamento dell'offerta di gioco legale, con la previsione dell'introduzione di nuovi sistemi di gioco con videoterminali, denominati VLT;
il principale fornitore di tali sistemi di gioco in Italia è la società Adria Gaming (gruppo Novomatic), che distribuisce il sistema e gli apparecchi videoterminali a nove dei dieci attuali concessionari;
si è constatato che Novomatic ha acquisito il controllo societario del concessionario G Matica, mediante il versamento di 15.000.000 di euro circa e ha massicciamente finanziato vari altri concessionari, sia per la fornitura di VLT sia per l'acquisto dei diritti di installazione dei videoterminali medesimi;
l'acquisizione della quota di partecipazione di maggioranza del concessionario G Matica delinea senz'altro una situazione di controllo sostanziale di Novomatic sulla società concessionaria con potenziali e significative conseguenze a danno degli altri concessionari «clienti» di Novomatic medesima, per la fornitura della tecnologia VLT;
i suddetti finanziamenti riconosciuti da Novomatic ad alcuni concessionari, pur risultando finalizzati all'acquisizione dei diritti VLT, provocano, a giudizio degli interpellanti, una sostanziale riduzione dell'autonomia nella gestione e nello sfruttamento commerciale dei suddetti diritti all'installazione dei terminali VLT;
tali acquisizioni e finanziamenti sempre ad avviso degli interpellanti, consentirebbero a Novomatic di esercitare un

controllo decisionale su ben 4 concessionari, che detengono complessivamente oltre il 50 per cento del mercato, conferendole di fatto piena facoltà nel definire come e dove installare gli apparecchi VLT associati a diritti VLT finanziati;
le regole concessorie previste da AAMS - Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato contengono un chiaro divieto di partecipazione incrociata tra concessionari, a garanzia del libero esplicarsi delle regole di concorrenza e a salvaguardia dell'interesse pubblico teso ad evitare pericolose concentrazioni nel ristretto mercato dei giochi;
la strategia perseguita dal gruppo Novomatic si sta concretizzando nella realizzazione di forme di integrazione verticale lungo la filiera produttiva dell'offerta di gioco VLT ovvero nella assunzione di Novomatic e/o di società controllate (Adria Gaming) di un ruolo attivo e contestuale nelle distinte posizioni di concessionario, gestore ed esercente oltre a quella di fornitore di sistemi VLT;
effetto di tali operazioni è, ad avviso degli interpellanti, l'assunzione da parte di Novomatic di un ruolo del tutto assimilabile a quello di un concessionario ancorché privilegiato in ragione della non trasmissibilità delle responsabilità fiscali che continuano a gravare sul concessionario beneficiario del finanziamento;
la piena autonomia decisionale nella gestione commerciale dei diritti VLT finanziati a terzi concessionari consentirebbe così a Novomatic di agire come una sorta di «mega gestore» che, grazie alla posizione di dominio rivestita nel ruolo di fornitore di sistemi VLT, può competere e sottrarre agli altri concessionari ed ai loro gestori partner gli esercizi ovvero le sale da gioco in cui sono installabili le VLT, offrendo ai rispettivi titolari, esercenti o gestori di sala, condizioni economiche particolarmente vantaggiose che non possono essere offerti dagli altri concessionari e gestori concorrenti;
si rileva come Novomatic, attraverso società controllate, sia impegnata anche nella gestione diretta di sale da gioco, rivestendo quindi anche la figura di gestore sala parallelamente a quella di fornitore del principale sistema di gioco VLT di nove dei dieci concessionari autorizzati dall'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato;
tutti i concessionari hanno effettuato notevolissimi investimenti per dare avvio all'introduzione nel mercato dei videoterminali VLT in un contesto concorrenziale inizialmente immune da fenomeni distorsivi;
la rilevante quota di mercato propria di Novomatic la pone, a giudizio dell'interrogante, in una situazione di posizione dominante e rende prevedibile nel medio termine la transizione graduale verso condizioni di sostanziale monopolio nel mercato dei sistemi VLT;
a rafforzare tale ipotesi vi è la constatazione che le dimensioni del mercato italiano delle VLT, il cui numero è limitato ex lege a 57.000 apparecchi installabili, rafforzano la posizione di dominio del fornitore VLT in questione;
il prodotto VLT richiesto dall'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato per il mercato italiano non è un prodotto standard ma deve necessariamente possedere determinate specifiche tecnico-produttive che lo rendono un prodotto «peculiare», commercializzabile solo sul territorio italiano;
a lungo andare tale situazione potrebbe anche causare una perdita di entrate erariali, conseguente all'alterazione delle regole di concorrenza -:
se gli uffici del Ministero, in applicazione delle previsioni delle convenzioni di concessione attualmente vigenti e dei correlati poteri di controllo, ispezione e vigilanza affidati all'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, siano a conoscenza delle vicende come sopra narrate;
se, in particolare, siano a conoscenza dei significativi finanziamenti operati dal predetto produttore di tecnologie di gioco;

se tali finanziamenti siano stati prestati da parte del medesimo soggetto, che avrebbe già acquisito una partecipazione societaria di controllo in un concessionario, a più concessionari;
se gli stessi finanziamenti, per entità e forma dei contratti, non costituiscano forme di partecipazione sostanziale del fornitore di tecnologia alla gestione delle attività in concessione, dando luogo quindi ad una sorta di sub-concessione o di compartecipazione nella concessione ed in più di una concessione;
se la stessa forma di partecipazione sostanziale non avvenga per diversi concessionari, superando con ciò, indirettamente le previsioni dell'affidamento in concessione, in particolare le disposizioni dell'articolo 21, comma 2, della convenzione di concessione (secondo cui: «è vietata la cessione parziale di quote di partecipazione di società o di RTI titolari di concessione ad altro concessionario od a soggetti che possiedono quote di partecipazione del capitale di altre società o di altri RTI titolari di concessione»), che vietano la partecipazione di un medesimo soggetto a differenti raggruppamenti o società affidatari per evitare situazioni di concentrazione di fatto o, comunque, di deviazione della libera concorrenza; se la stessa forma di partecipazione sostanziale non determini in capo ad un medesimo soggetto la capacità di operare, indirettamente, su un numero di videoterminali superiore al limite di legge individuato nel quattordici per cento del numero di nulla osta dagli stessi già posseduti;
se la stessa forma di partecipazione sostanziale, realizzata da un singolo produttore di tecnologie di gioco, non determini rischi per il concreto controllo delle funzionalità di gioco da parte dell'affidatario della concessione, dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato stessa e del proprio partner tecnologico Sogei;
se sia ammissibile che il fornitore di tecnologia di gioco offra direttamente a terzi la possibilità di stipulare contratti per la collocazione delle video lotterie, ad avviso dell'interrogante, spogliando ed espropriando il concessionario delle proprie prerogative, ponendosi direttamente in concorrenza con altri concessionari, ivi compresi quelli con i quali ha stipulato ed ha in corso accordi commerciali; quali misure abbia adottato l'Amministrazione per verificare e scongiurare gli eventuali rischi sopra esposti;
se ritenga opportuno promuovere iniziative di controllo da parte dell'Amministrazione, per verificare la realizzazione delle suddette pratiche di finanziamento poste in essere dal fornitore di tecnologia in accordo con taluni concessionari e conseguenti rischi di contrazione del mercato, al fine di valutare l'adozione delle misure previste dalla convenzione di concessione, ivi compresa la decadenza o l'avvio del procedimento di revoca per gli stessi concessionari;
se ritenga opportuno non consentire la partecipazione al prossimo bando di gara per la selezione dei concessionari per la raccolta di gioco attraverso apparecchi di cui all'articolo 110, comma 6, del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, di soggetti che risultino essere produttori e/o fornitori di sistemi di gioco VLT, precludendo, altresì, tale partecipazione anche a soggetti che abbiano legami di controllo, partecipazione o collegamento con quest'ultimi, sia esso di natura sostanziale, formale o contrattuale, anche alla luce di quanto previsto dall'articolo 2359 del codice civile;
se ritenga, infine, di assumere iniziative per prevedere il divieto assoluto per soggetti che risultino essere già produttori e/o fornitori di sistemi di gioco VLT, di partecipare al suddetto bando di gara, a maggior ragione nei casi in cui questi abbiano direttamente o indirettamente legami di controllo, partecipazione o collegamento con i concessionari, siano essi di natura sostanziale, formale o contrattuale, anche alla luce di quanto previsto dall'articolo 2359 del codice civile.
(2-01448)
«Pittelli, Brugger, Misiti».

Interrogazioni a risposta scritta:

NUCARA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
con delibera CIPE n. 49 del 29 settembre 2004 è stata finanziata la legge n. 443 del 2001 relativa al 1o programma delle opere strategiche ed in particolare lo schema idrico sulla diga del torrente Menta - 1o lotto - opere di presa, galleria di derivazione e pozzo piezometrico, lavori di completamento per un importo complessivo di euro 23.240.560,00;
con la delibera CIPE n. 154 del 2 dicembre 2005 è stato finanziato il progetto preliminare del «Completamento dello schema idrico sulla diga del torrente Menta, la Centrale idroelettrica a condotta forzata, le opere a valle della centrale, le opere di adduzione dall'invaso sul torrente Menta». Il costo dell'intervento previsto era di euro 100.194.245,28 di cui euro 20.539.587,52 per le opere della centrale idroelettrica e della condotta forzata che erano a carico della Sorical e di euro 79.654.657,76 per le opere di adduzione a carico delle finanza pubblica e sui fondi FAS;
con la delibera CIPE n. 7 del 16 marzo 2007 il finanziamento posto in essere con la delibera n. 154 del 2 dicembre 2005, è stato aggiornato da euro 100.194.245,28 a euro 105.033.003,54 e riguardava il progetto definitivo. Tale differenza era esclusivamente a carico della Sorical;
i lavori previsti sono in avanzata fase di realizzazione e la percentuale complessiva ad oggi contabilizzata ammonta a circa il 90 per cento dell'opera;
con delibera CIPE n. 62 del 3 agosto 2011 relativa alla «Individuazione ed assegnazione di risorse ad interventi di rilievo nazionale ed interregionale e di rilevanza strategica regionale per l'attuazione del piano nazionale per il Sud» è stato previsto un ulteriore finanziamento di euro 13.000.000,00 per lavori di completamento della galleria di derivazione delle acque invasate dalla diga sul Menta, per migliorare il potabilizzatore e per realizzare il telecontrollo e il torrino piezometrico -:
quali siano i tempi di trasferimento delle risorse alla regione Calabria, in considerazione del fatto che il progetto della diga sul Menta è nato più di trent'anni fa all'interno del cosiddetto «progetto speciale 26», messo in cantiere dall'allora Cassa per il Mezzogiorno dopo uno ponderoso studio sul piano acque Calabria che riguardava l'assetto di tutto il sistema idrico calabrese;
se tali risorse siano da considerare fuori dal patto di stabilità e quindi con possibilità di spesa immediata;
se non ritengano che la stessa diga sul Menta, pensata per soddisfare una città di 200 mila abitanti, non sia ormai insufficiente in vista della realizzazione di Reggio Città metropolitana che coinvolgerà necessariamente una popolazione di circa mezzo milione di persone;
se e quali iniziative intendano adottare affinché i cittadini di Reggio Calabria possano usufruire nel più breve tempo possibile dell'acqua invasata del Menta, al fine di rendere produttivo un investimento milionario che non viene definito soltanto perché manca la costruzione di qualche centinaio di metri di condotta.
(4-15619)

MUNERATO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
Banca Adige Po Credito Cooperativo Lusia è una banca fondata nel 1894 nel territorio di Lusia (Rovigo), cresciuta nel tempo nel territorio del medio Polesine e che, insieme alle aziende dell'area, si è sviluppata ed è cresciuta fino a diventare uno dei punti di riferimento per gli istituti di credito del rodigino e per tutta l'economia locale;

nel corso dell'assemblea di approvazione del bilancio dell'esercizio 2010, il consiglio di amministrazione della Banca ha presentato il nuovo direttore generale dell'istituto, ragioniere Umberto Perosa, insediatosi il 16 maggio del 2011, a seguito del quale è stato poi approvato il bilancio medesimo che ha evidenziato un passivo di oltre un milione e settecentomila euro;
nei giorni immediatamente successivi all'assemblea stessa, il nucleo di polizia tributaria di Verona, come riportato anche da giornali locali (Gazzettino di Rovigo del 22 ottobre 2011), ha iniziato delle indagini sul bilancio approvato dall'istituto e dai suoi soci nel mese di maggio;
l'indagine è partita contemporaneamente a degli accertamenti da parte della Banca d'Italia che, così come riportato, peraltro, da organi di stampa locale (Il Resto del Carlino di Rovigo del 23 ottobre 2011), ha eseguito, nella sede dell'Istituto di credito, un'ispezione, i cui esiti sono stati occultati ai soci; infatti, invece di informare i soci stessi sugli esiti dell'ispezione della Banca d'Italia, è stato letto il codice etico nel corso dell'assemblea, imposta dalla Banca d'Italia e da un gruppo di 200 soci, del 23 ottobre del 2011, in cui è stato eletto un consiglio di amministrazione ed un collegio sindacale la cui maggioranza è risultata essere composta dai medesimi membri del passato, nonostante la Banca d'Italia avesse chiesto un ampio rinnovo del consiglio di amministrazione e del collegio dei sindaci e oltre centotrenta soci, che avevano diritto di voto, abbiano, in segno di protesta per le modalità con le quali si sono svolte la presentazione della lista e alcune fasi della votazione, abbandonato la sala ove si stava svolgendo la consultazione;
giornali locali del 16 febbraio 2012 (Gazzettino di Rovigo e Resto del Carlino) riportano la notizia secondo la quale, a conclusione delle indagini della Guardia di finanza di Verona iniziate nel 2011, sono stati iscritti nella lista degli indagati tredici ex-componenti degli organi collegiali della Banca Adige Po Credito Cooperativo Lusia con l'accusa di aver tenuto nascosto ai soci una perdita di bilancio di oltre 11 milioni di euro, ben maggiore rispetto al milione e settecentomila euro dichiarata nel corso del Consiglio di amministrazione del maggio del 2011;
ad oggi non appare chiaro quale sia la motivazione per la quale non siano stati adottati ulteriori provvedimenti, così come previsto dalla vigente normativa, al fine di addivenire ad un ricambio totale degli organi di governo e di ripristinare la serenità e fiducia degli oltre duemila soci che per 115 anni sono stati clienti e sono cresciuti con la banca e hanno potuto fare crescere l'economia del territorio in cui la banca opera;
la difficile situazione economica che l'intero comparto agricolo sta vivendo in questi ultimi anni, congiuntamente alle ristrettezze del credito, dovute altresì alla crisi economica internazionale, sta avendo pesanti ricadute su tutto il comparto primario, anche nel territorio del rodigino dove il settore primario rappresenta ancora oggi uno dei punti di forza dell'intera economia del territorio;
i fatti accaduti e sopra descritti stanno causando un'importante fuga dei depositanti, con gravi rischi alla solidità della banca e dei restanti clienti, nonché un gravissimo nocumento per la credibilità del sistema bancario, e del credito cooperativo in particolare -:
quale iniziative, in ragione della valenza strategica del comparto agricolo nel territorio del medio polesine e della difficile situazione economica aggravata dall'accesso al credito, intenda adottare il Ministro, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di consentire alle imprese del territorio un accesso al credito più agevole.
(4-15620)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

SBROLLINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
si fa riferimento allo schema di decreto legislativo di soppressione degli uffici del giudice di pace che, per la sola provincia di Vicenza, prevede la cancellazione delle cinque sedi periferiche degli uffici giudiziari di Arzignano-Lonigo-Schio-Thiene e Valdagno, con inevitabili ricadute negative in termini di efficienza ed efficacia sul tribunale di Vicenza;
tale scelta, motivata da ragioni di natura esclusivamente finanziaria, a giudizio dell'interrogante, non è in linea con l'affermata volontà di operare per la crescita economica del Paese, in quanto proprio il malfunzionamento degli uffici giudiziari costituisce un elemento di freno, perché allontana sempre più i cittadini dalle istituzioni e dal progetto di «prossimità della giustizia»; inoltre, crea problemi per gli investimenti sia italiani che esteri;
la costituzione degli uffici del giudice di pace era stata a suo tempo motivata proprio dalla necessità di avvicinare la giustizia al cittadino e tale necessità non è certo venuta meno, ma è anzi uno degli elementi fondanti di uno Stato che, almeno sulla carta, dovrebbe tendere al federalismo;
il provvedimento del Governo prevede la possibilità di mantenere in vita gli uffici del giudice di pace a condizione che i comuni si facciano carico delle spese di funzionamento e di personale di tali uffici, con una azione di supplenza dello Stato da parte dei comuni, azione complicata soprattutto alla luce dei pesanti tagli ai trasferimenti statali e a tutte le altre limitazioni ad essi legati;
va preso atto del dissenso nei confronti del provvedimento di soppressione degli uffici del giudice di pace da parte delle comunità locali -:
se il Governo intenda assumere iniziative volte a rivedere le decisioni assunte relative alla soppressione degli uffici del giudice di pace;
ove si intendesse confermare tale decisione se non si ritenga necessaria una redistribuzione del personale impiegato in questi uffici, per un aumento d'organico degli addetti nei tribunali del territorio, così da aumentarne l'efficienza e sopperire alle carenze delle attuali risorse umane nettamente sottodimensionate rispetto alle esigenze del territorio.
(4-15616)

ALESSANDRI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 29 della Costituzione afferma che la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio e che il matrimonio è ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare;
d'altro canto, anche l'articolo 16 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo afferma che uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia, senza alcuna limitazione di razza, cittadinanza o religione e che la famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato;
in tale ambito non vi sono dubbi sul fatto che il matrimonio in Italia può essere contratto legalmente solo tra un uomo ed una donna e la famiglia si fonda sul matrimonio così costituito;
secondo la giurisprudenza consolidatasi in Italia su tale materia, nel nostro Paese non è configurabile come matrimonio un istituto che preveda il matrimonio celebrato tra persone dello stesso sesso e che neppure quando un siffatto matrimonio fosse stato validamente celebrato in Stati esteri in virtù di corrispondenti leggi

che pur lo consentano, sarebbe ammissibile traslarne gli effetti giuridici nel nostro Stato;
in definitiva, in Italia l'istituto del matrimonio, nella sua ininterrotta tradizione storica, culturale, socio-giuridica ed etica del nostro Paese e nell'accezione costantemente recepita dal legislatore, consiste nell'unione di un uomo e di una donna (Trib. Roma 28 giugno 1980; Trib. Latina 10 giugno 2005; Trib. Treviso 19 maggio 2010);
con il decreto legislativo 6 febbraio 2007, n. 30, è stata data attuazione della direttiva 2004/38/CE relativa al diritto dei cittadini dell'Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri. Tale normativa definisce, tra l'altro, che il termine «familiare» sia da intendersi anche come «il partner che abbia contratto con il cittadino dell'Unione un'unione registrata sulla base della legislazione di uno Stato membro, qualora la legislazione dello Stato membro ospitante equipari l'unione registrata al matrimonio e nel rispetto delle condizioni previste dalla pertinente legislazione dello Stato membro ospitante» (articolo 2, comma 1);
proprio in riferimento a tale definizione apparirebbe importante focalizzare l'attenzione sul fatto che il «familiare» che ivi è indicato come partner, e non come coniuge, sia da considerarsi tale (ossia familiare) se l'unione che lo riguarda sia eventualmente equiparabile al matrimonio ma ciò in base alla possibile legislazione che lo preveda e che siano rispettate le condizioni di merito della pertinente legislazione dello Stato ospitante;
ciò quindi fa salvo il fatto che se in uno Stato membro la relativa legislazione non riconosca il matrimonio tra persone dello stesso sesso e questo stesso Stato membro «ospiti» persone congiunte ma di fatto non unite in matrimonio, allora si debbano applicare le condizioni derivanti dalla normativa di merito di questo Stato ospitante, relativamente all'istituto della famiglia e conseguentemente anche alla condizione di «familiare» quale membro della famiglia;
ne deriverebbe che se due persone dello stesso sesso contraggono una unione in uno Stato europeo dove tale unione è equiparata al matrimonio, ma poi decidono di vivere e quindi di essere ospitati in un altro Stato europeo dove però tale situazione giuridica non è prevista come matrimonio, per essi dovrebbero valere le regole e le condizioni imposte dalla legislazione dello Stato che li ospita, tra cui quindi quelle di non essere considerati come familiari;
il 26 marzo 2012 si è verificato un caso che ha visto riconoscere il diritto ad essere considerati come una famiglia ad una coppia di persone dello stesso sesso, di cui una italiana e l'altra extracomunitaria, che hanno contratto il matrimonio in Spagna e si sono stabiliti in Italia;
a parere dell'interrogante andrebbe preliminarmente chiarito che il matrimonio di cui trattasi sarebbe in grado di esplicare tutti gli effetti che tale istituto giuridico prevede solo ed esclusivamente in Spagna, ma in quanto ospiti dello Stato italiano, nessun riferimento alla famiglia sarebbe possibile in relazione alla coppia in questione in quanto in Italia non solo questo tipo di matrimonio non è riconosciuto, ma soprattutto non è prevista la figura giuridica del partner mentre lo è quella di coniuge;
riguardo alla vicenda in oggetto, da come si è potuto desumere dalla stampa che se ne è occupata, sembra che l'extracomunitario unito alla persona italiana aveva fatto richiesta di permesso alla questura di Reggio Emilia, che gliela aveva respinta;
l'interessato, pertanto, aveva opposto ricorso presso tribunale e il giudice, nell'ambito della disciplina dal decreto legislativo n. 30 del 2007 come sembra di capire, facendo riferimento alla sentenza n. 1328/2011 della corte di cassazione che afferma che la nozione di «coniuge» deve

essere determinata alla luce dell'ordinamento straniero in cui il vincolo matrimoniale è stato contratto, lo avrebbe qualificato quale «familiare», ai fini del diritto al soggiorno in Italia;
il tribunale però non avrebbe riconosciuto il matrimonio tra le due persone, dato che il diritto italiano non lo prevede, ma avrebbe accolto il loro diritto ad avere una vita famigliare in Italia;
questo caso deve assolutamente essere approfondito ed inquadrato nella più cogente ed adeguata dottrina della famiglia come complesso di norme che regolano questa fattispecie secondo le previsioni dell'ordinamento italiano e proprio in tale sede andrebbero opportunamente richiamate tutte le nozioni giurisprudenziali che attengono al nostro istituto del matrimonio soprattutto per impedire che si possano utilizzare parti autonome e disgiunte di altre normative, magari di ambito comunitario, al fine di eluderne i vincoli e le condizioni che come anche recita il diritto dell'Unione europea, sono preminenti quando sono previste dalla pertinente legislazione dello Stato membro ospitante i partner -:
se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e ad ogni modo non ritengano urgente e necessario approfondire la materia in maniera da chiarirne i risvolti ed impedire che tramite l'applicazione di norme generali anche di attuazione di direttive comunitarie, non si pregiudichi l'applicazione delle norme di diritto fondamentale contenute nell'ordinamento interno finendo per svuotarle di contenuto eludendone di fatto l'applicazione;
se ad ogni modo non intendano intervenire sul piano amministrativo in relazione alla vicenda al fine di impedire che possa rappresentare un pericoloso precedente in grado di rendere scontata l'inesistente vigenza, in Italia, degli effetti derivanti dal riconoscimento del matrimonio tra persone dello stesso sesso (da sempre non previsto nel nostro Stato) e se si intenda impugnare la sentenza che riguarda questo caso.
(4-15625)

SBROLLINI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nella caserma «Campo Marzio» della Guardia di finanza, di via Fiamme gialle 6, a Trieste (attuale comando regionale) dal 1999 al 2002 sono state bonificate varie tonnellate di materiali contenenti amianto compatto e friabile;
per un lungo periodo, fino al 2002, a causa del cattivo funzionamento delle macchine che effettuavano il trattamento dell'aria della caserma, l'amianto delle coibentazioni ivi presenti, risalenti agli anni '50, è stato immesso negli uffici amministrativi del terzo piano, e di conseguenza nell'edificio, generando un inquinamento ambientale di gran lunga superiore ai limiti di legge;
questo è quanto si apprende dalla relazione tecnica, datata 6 settembre 2011, del professor ingegner Marino Valle, uno dei maggiori esperti europei del settore, consulente tecnico di parte dell'appuntato scelto in congedo B. F., promotore di una causa contro l'Inpdap (fascicolo 12848), per esposizione professionale qualificata all'amianto presso la Corte dei conti di Trieste;
pare che per effetto di un incredibile errore di computo, il giudice Paolo Simeon nella sentenza 186/2011 (sezione Friuli-Venezia Giulia Pensioni del 10 ottobre 2011) avrebbe considerato il periodo di servizio di 12 anni prestato dal militare negli uffici di detta caserma (dal 16 ottobre 1989 al 2000/2001) come se questo fosse durato solo «due o tre anni», ritenendolo ininfluente ai fini di causa e pertanto non prendendolo in esame con tutti gli atti relativi;
ora, a parte l'erronea convinzione che anche una temporalmente limitata esposizione all'amianto non possa comportare patologie asbesto-correlate, si ritiene che il non aver voluto approfondire la situazione di grave pericolo per la salute dei lavoratori impiegati presso la caserma, chiaramente emersa in sede di consulenza,

non solo abbia causato al ricorrente militare la perdita della causa, con la necessità di dover ricorrere in appello per poter dimostrare l'evidenza dei numeri negati in prima istanza, ma, cosa ben più grave, abbia di fatto impedito l'accertamento di una situazione di grave pericolo tuttora presente;
il personale della Guardia di finanzia, infatti, continua ancora a convivere, nello stesso edificio, con gli enormi archivi cartacei ivi presenti, impregnati dall'invisibile polvere di amianto, che non sono mai stati bonificati. A questo proposito, molti finanzieri impiegati presso la caserma si sarebbero ammalati di patologie asbesto-correlate, anche gravi, con casi sospetti di decesso e che l'amianto, invisibile e inodore, può continuare a colpire mortalmente anche dopo 40-50 anni dall'esposizione;
l'Osservatorio nazionale amianto, nei giorni scorsi, si è rivolto con formale istanza il Ministro dell'economia e delle finanze, affinché si dispongano lo bonifiche dei siti ancora contaminati dalla presenza di amianto;
quali siano i motivi per cui, a tutt'oggi, alla luce dell'inquinamento da amianto non si sia ancora dato corso, a quanto risulta all'interrogante, alla luce della circolare numero di protocollo 15/SEGR/0001940, in data 25 gennaio 2011, dei ministero del lavoro e delle politiche sociali, ai previsti protocolli di informazione sul rischio e di sorveglianza sanitaria, visto e considerato il conclamato inquinamento da amianto della zona del porto di Trieste in cui risultano questi luoghi, tra l'altro soggetti a bonifiche di materiali contenenti amianto, compatto e friabile, come nel caso della caserma Campo Marzio;
se sia possibile ottenere maggiore chiarezza sui lunghi, e a quanto risulta all'interrogante esosi, interventi di bonifica realizzati, presso la caserma Campo Marzio (negli anni dal 1999 al 2002 con il personale operativo all'interno);
se l'amianto sia ancora presente nella caserma, e si intenda estendere l'indagine alle altre caserme della Guardia di finanza nella provincia di Trieste;
se i ministri interrogati possano informare circa lo stato delle patologie asbesto-correlate dei finanzieri che hanno frequentato i siti indicati, almeno dagli anni 1970 fino ad oggi, poiché risulta che molti di costoro abbiano contratto tali malattie producendo, ufficialmente, lo stato epidemiologico del personale;
sulla base di quali criteri sanitari e relative autorizzazioni in presenza della descritta situazione ambientale inquinata per amianto e all'interno della caserma Campo Marzio sia stata, prima del 2002 (anno conclusivo delle maggiori bonifiche), istituita una mensa obbligatoria (con cucine e magazzini alimentari) di servizio e come mai ce ne fosse anche una attiva presso il molo fratelli Bandiera, attigua al cantiere navale Cartubi che utilizzava l'amianto per le proprie lavorazioni;
se possano informare il personale e l'opinione pubblica circa lo stato delle bonifiche e sulla loro ultimazione.
(4-15632)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:

MIGLIORI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la situazione della rete ferroviaria nella regione Toscana presenta nel suo complesso numerosi deficit infrastrutturali, in particolare lungo la tratta di collegamento della linea tra Prato, Pistoia e Viareggio, che risulta obsoleta;
ulteriori profili di criticità emergono oltre alla suddetta direttrice, in merito al tratto ferroviario che collega Pistoia con

Lucca e Viareggio il cui collegamento è garantito tuttora con un solo binario, i cui tempi di percorrenza sono eccessivamente lunghi e caratterizzati da regolari ritardi che provocano evidenti disagi ai numerosi pendolari che quotidianamente utilizzano il sistema ferroviario come mezzo di trasporto, in particolare i portatori di handicap, il cui accesso ai servizi, risulta estremamente difficoltoso;
a livello regionale, inoltre, occorre confermare che l'asse ferroviario Firenze-Viareggio risulta strategico ed importante non solo per i fruitori giornalieri ma anche per i fattori di sviluppo e di crescita che interessano la regione Toscana, in considerazione agli aspetti positivi di alleggerimento del traffico su gomma;
a tal proposito, sono state realizzate numerose iniziative e siglati diversi protocolli d'intesa, da parte delle province interessate dalla suddetta tratta, dalla medesima regione e dai precedenti Governi con Rete ferroviaria italiana, che rappresenta il gestore dell'infrastruttura ferroviaria nazionale, al fine di sviluppare e potenziare maggiormente l'asse ferroviario interessato;
in particolare, il 22 gennaio 2010, fu siglato tra il precedente Governo Berlusconi e la regione Toscana, l'atto aggiuntivo all'intesa generale-quadro, per il congiunto coordinamento e la realizzazione delle infrastrutture strategiche, con indicazione delle principali priorità, in coerenza con quanto previsto dall'articolo, comma 1, della legge n. 443 del 2001 cosiddetta legge obiettivo, che prevede, in merito agli interventi previsti dal programma, che essi siano compresi all'interno della suesposta intesa generale quadro, avente validità pluriennale, tra il Governo e ogni singola regione, al fine del coordinamento e della realizzazione delle opere infrastrutturali;
il suesposto atto aggiuntivo, prevedeva fra le diverse opere indicate come priorità di finanziamento, anche il potenziamento della linea ferroviaria Pistoia-Lucca-Viareggio;
sembrerebbe tuttavia che, nell'ambito di un recente protocollo di intesa tra la regione Toscana e Rete ferroviaria italiana, a favore della predetta tratta ferroviaria, come indicato dal suesposto atto aggiuntivo generale quadro, i fondi inizialmente stanziati a favore della linea ferroviaria che collega Pistoia, con Lucca e Viareggio, non siano più indicati, diversamente da quanto invece stabilito da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti -:
quali siano gli orientamenti del Ministro, nell'ambito delle proprie competenze, con riferimento a quanto esposto in premessa;
se si intenda confermare il finanziamento previsto a favore della linea Pistoia-Lucca-Viareggio, così come individuato nell'atto aggiuntivo all'intesa generale quadro;
in caso contrario, quali iniziative urgenti di competenza si intendano intraprendere al fine di mantenere gli impegni precedentemente siglati, affinché, una importante infrastruttura, quale quella del tratto ferroviario esposto in premessa, dopo molti anni di impegni e fasi progettuali, possa essere realizzata, e di consentire alla regione Toscana di possedere gli standard delle regioni più evolute dal punto di vista infrastrutturale e di espletare i migliori servizi alla comunità locale interessata.
(4-15618)

DE MICHELI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la strada statale n. 45 «di Val Trebbia» (SS 45), arteria nevralgica che attraversa la provincia di Piacenza ed è caratterizzata da un livello di traffico particolarmente intenso, di natura pendolare e con circolazione di numerosi mezzi pesanti, versa da anni in uno stato di profondo dissesto e necessita di urgenti interventi di manutenzione e messa in sicurezza in vari tratti del suo tracciato;

per il tratto della SS 45 che attraversa il territorio del comune di Travo (Piacenza), circa dal chilometro 107 al chilometro 115, sono stati progettati e in attesa di essere realizzati numerosi interventi di ripristino e sostituzione di guard rail, costruzione di muretti di contenimento e di cunette «alla francese», collocazione di segnaletica verticale, manutenzione della rete di meteoriche, nonché, in prossimità dei centri abitati, realizzazione di passerelle pedonali esterne per consentire il transito in condizioni di sicurezza dei pedoni;
in data 14 febbraio 2012 il sindaco del comune di Travo ha trasmesso al compartimento ANAS spa di Bologna l'elenco specifico dei lavori da realizzarsi nel tratto in questione;
i lavori di ammodernamento della SS 45 sono stati inseriti tra gli «interventi di preminente interesse nazionale» di cui alla legge 21 dicembre 2001, n. 443, nell'allegato 2 della deliberazione del CIPE del 21 dicembre 2001 n. 121 (legge obiettivo: 1o Programma delle infrastrutture strategiche) e, successivamente, tra gli «interventi di preminente interesse strategico» nell'intesa generale quadro, sottoscritta il 19 dicembre 2003 tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e la regione Emilia Romagna;
il 28 maggio 2010, nella sede del comune di Ottone, è stato sottoscritto un protocollo d'intesa per la promozione di interventi di messa in sicurezza e di riqualificazione della SS 45, sottoscritto dalle amministrazioni provinciali di Piacenza e Genova e che coinvolge le regioni Emilia Romagna e Liguria, gli enti locali liguri ed emiliani della vallata, le camere di commercio di Piacenza e Genova e le associazioni di categoria piacentine; tale protocollo, nelle intenzioni dei sottoscrittori, individua come partner effettivi i compartimenti ANAS spa di Emilia Romagna e Liguria;
nel corso dell'audizione tenuta presso la VIII Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera dei deputati il 3 febbraio 2011, il presidente di ANAS spa ha informato che era in corso di redazione l'accordo di programma per l'anno 2011, con la possibile previsione di ulteriori 2,0-2,5 milioni di euro per l'esecuzione dei lavori più urgenti di manutenzione straordinaria della SS 45;
tali lavori, tra i quali rientrano - per un importo di 1.630.000,00 euro - la messa in sicurezza delle barriere stradali, la sistemazione di segnaletica sia verticale che orizzontale e la sistemazione delle scarpate, dovevano già essere inclusi nella rimodulazione dell'accordo di programma precedente, con appaltabilità 2010;
la manovra di finanza pubblica relativa all'anno 2011 (leggi 13 dicembre 2010, n. 220 e 221) non ha previsto stanziamenti a favore di ANAS spa;
il 9 febbraio 2011 l'VIII Commissione della Camera dei deputati ha approvato una risoluzione (8-00110), a firma degli onorevoli Foti, Poliedri, Alessandri, Benamati e Bratti, che impegna il Governo «a verificare la possibilità di rimodulare il quadro delle risorse finanziarie recate dal programma predisposto ai sensi dell'articolo 1, comma 1, della legge 21 dicembre 2001, n. 443, (allegato infrastrutture), al fine di disporre dei fondi necessari al completamento degli interventi di ammodernamento e messa in sicurezza della SS 45»;
in data 17 maggio 2011, l'interrogante insieme con l'onorevole Benamati ha presentato un'interrogazione parlamentare a risposta scritta (n. 4-11881) in cui si segnalava lo stato di degrado della SS 45, e la necessità non più prorogabile dell'avvio di un programma straordinario di ammodernamento e messa in sicurezza della strada, per il quale tuttavia l'ANAS non appariva in grado di assicurare la necessaria copertura finanziaria -:
se si intenda dare attuazione alla risoluzione n. 8-00110, sulla quale il Governo pro tempore aveva dato parere favorevole e che è stata approvata dalla VIII Commissione nella seduta del 9 febbraio 2011,

ai fini dell'ammodernamento e messa in sicurezza della SS 45, in considerazione della pericolosità della strada, del frequente verificarsi di incidenti e danneggiamenti e dei conseguenti disagi per i cittadini e gli operatori economici;
quale sia lo stato di avanzamento della progettazione e della realizzazione da parte di ANAS spa dei lavori afferenti al territorio del comune di Travo ed esposti in premessa e, eventualmente, quali ragioni giustifichino il mancato avvio delle procedure di affidamento e avvio dei lavori;
quali iniziative il Governo intenda adottare per assicurare le risorse necessarie alla immediata cantierabilità dei citati lavori.
(4-15634)

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INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:

VILLECCO CALIPARI, MARGIOTTA, TOUADI e GIULIETTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la trasformazione in Centri di identificazione ed espulsione di alcuni centri che erano stati creati ad hoc per gestire «l'emergenza profughi» successiva agli sconvolgimenti del bacino del Mediterraneo, diventata operativa con l'ordinanza della Presidenza del Consiglio dei ministri del 21 aprile 2011, n. 3935;
il centro di accoglienza per i richiedenti asilo di palazzo San Gervasio, in provincia di Potenza, è stato dichiarato formalmente CIET, Centro di identificazione ed espulsione temporaneo, almeno fino al 31 dicembre 2011;
nell'interrogazione a risposta immediata in assemblea 3-01720 a prima firma Villecco Calipari, nel chiedere la pronta chiusura del centro, si denunciavano le condizioni in cui erano costretti a vivere i reclusi nel Centro di identificazione ed espulsione di Palazzo San Gervasio, anche considerando la totale inadeguatezza della struttura, che all'epoca non era dotata di servizi igienici adeguati all'accoglienza di centinaia di persone, ne delle minime condizioni necessarie alla vivibilità del centro;
a seguito dei numerosi appelli di molti parlamentari e di organizzazioni non governative come l'Osservatorio migranti della Basilicata, e dopo il video di denuncia, girato dagli stessi immigrati all'interno del centro e reso pubblico dal quotidiano «la Repubblica» il 10 giugno 2011, alcuni dei 60 tunisini presenti nel Centro di identificazione ed espulsione di Palazzo San Gervasio sono stati trasferiti nel Centro di identificazione ed espulsione di Bari mentre la maggior parte è stata rimpatriata;
secondo quanto affermato, in risposta alla suddetta interrogazione, dal Ministro per i rapporti con il Parlamento pro tempore Elio Vito il 23 giugno 2011 sono terminate le operazioni di progressivo svuotamento della struttura;
la procura di Melfi ha aperto un'indagine per attestare la veridicità dei fatti e verificare che cosa sia realmente successo all'interno del centro; la gran parte di coloro che avrebbero potuto testimoniare le reali condizioni di detenzione dei migranti reclusi, sono stati espulsi;
con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 6 ottobre 2011, recante «Proroga dello stato di emergenza umanitaria in relazione all'eccessivo afflusso di cittadini appartenenti ai paesi del Nord Africa», il Governo ha prorogato lo stato di emergenza umanitaria fino al 31 dicembre 2012, provvedendo all'ulteriore finanziamento per il mantenimento in accoglienza dei profughi già ospitati in albergo ed in altre strutture;
la direttiva generale per l'attività amministrativa e per la gestione relativa all'anno 2012 emanata dal Ministero dell'interno in data 12 marzo 2012 nell'ambito delle priorità politiche B «Proseguire l'attuazione

delle strategie di intervento messe a punto in modo condiviso con tutte le componenti istituzionali interessate, per contribuire a migliorare il governo dei fenomeni dell'immigrazione e dell'asilo e per il contrasto dell'immigrazione clandestina, anche nell'ottica di sviluppare la coesione, l'integrazione sociale e la condivisione di valori e diritti, interventi per migliorare la gestione delle strutture e dei servizi per l'immigrazione e l'asilo» avverte che sono state avviate le procedure per la realizzazione di nuove strutture di trattenimento: una, nel comune di S. Maria Capua Vetere (Caserta), con una capienza di 200 posti e un'altra, nel comune di Palazzo S. Gervasio (Potenza), con una capienza di 100 posti;
sempre nella medesima direttiva si avverte che in relazione ai flussi di ingresso nel territorio nazionale, al fine di razionalizzare il sistema di accoglienza di prima assistenza (CdA), dei centri di accoglienza per i richiedenti asilo e dei Centri di identificazione ed espulsione è stata avviata un'attività propedeutica all'introduzione del sistema «audit» per la valutazione della gestione dei centri allo scopo di verificare gli standard dei servizi, anche sanitari, offerti agli ospiti stranieri -:
se non intenda motivare quali siano le ragioni che hanno determinato, dopo la sua precedente chiusura, la riapertura del Centro di identificazione ed espulsione del comune di Palazzo S. Gervasio, nonché del passaggio da Centro di identificazione ed espulsione temporaneo a Centro di identificazione ed espulsione stabile;
quali misure strutturali siano state prese nell'ambito della realizzazione della nuove struttura di trattenimento del comune di Palazzo S. Gervasio, al fine di garantire effettivamente, e contrariamente a quanto emerso nel recente passato, il pieno rispetto dei diritti umani e della persona;
se non intenda indicare con quali tempi e modalità verrà avviata l'introduzione del sistema «audit» per la valutazione della gestione dei centri allo scopo di verificare gli standard dei servizi, anche sanitari, offerti agli ospiti stranieri;
se non ritenga opportuno riferire sulle prospettive e sulle strategie che il Governo guidato dal Presidente del Consiglio Mario Monti intende adottare nell'ambito delle politiche per il governo dei fenomeni dell'immigrazione e dell'asilo e per il contrasto dell'immigrazione clandestina al fine di meglio valutare opportunamente l'apertura di nuovi Centri di identificazione ed espulsione sul territorio nazionale.
(5-06564)

TESTO AGGIORNATO AL 18 APRILE 2012

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in virtù dell'articolo 29 del contratto collettivo nazionale di lavoro 2002-2005, riconfermato nel contratto collettivo nazionale di lavoro 2010, gli insegnanti del comparto alta formazione artistica e musicale hanno diritto ad usufruire di un anno sabbatico per la realizzazione di progetti e per porre in essere periodi di studio;
a numerosi docenti che avevano chiesto alla direzione e al consiglio accademico un anno sabbatico e ai quali il permesso era stato concesso dagli organi competenti a valutare il progetto di ricerca, detto permesso è stato revocato dalla direzione dell'accademia a seguito di una circolare applicativa del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca AFAM n. 6372 del 15 novembre 2011 del direttore generale Bruno Civello che ha interpretato in questi termini la legge n. 183, del 2011, articolo 4 comma 75, di fatto modificando retroattivamente diritti acquisiti;
la conseguenza di queste scelte pare all'interrogante porti inevitabilmente ad

una «secondarizzazione» delle figure docenti delle accademie e dei conservatori, togliendo loro gli spazi necessari della ricerca, unico collegamento con la docenza universitaria, dove è stato preservato l'istituto annuale del sabbatico;
se la motivazione, come sembra, è legata al risparmio della spesa pubblica, era sufficiente imporne il contenimento per la didattica sostitutiva;
così la circolare sopra menzionata si configura piuttosto come un ulteriore tappa di delegittimazione di un comparto dell'alta formazione artistica e musicale che ha sempre sofferto per la mancanza di un'organica riforma che le conferisca la dignità di istruzione post diploma. La conseguenza di ciò è la mancata attuazione della legge n. 508 i cui regolamenti attuativi, mai scritti dal 1999, sono ancora in fase di ultimazione a 13 anni dall'approvazione della legge, sostituiti da disposizioni amministrative ad avviso dell'interrogante disorganiche e non coerenti con lo spirito della stessa legge n. 508;
inoltre, la revoca retroattiva di un istituto giuridico quale l'anno sabbatico da parte della direzione AFAM, espone l'amministrazione al rischio di contenziosi che potrebbero vedere l'amministrazione stessa soccombente e che, di conseguenza, porterebbero un ulteriore aggravio per le casse statali -:
se il Ministro non ritenga urgente ed opportuno modificare la circolare del novembre 2011 per quanto attiene la fruizione dell'anno sabbatico e consentire ai docenti degli istituti dell'alta formazione artistica e musicale che ne fanno richiesta di poter usufruire dell'anno sabbatico, importante strumento di formazione, ricerca e sviluppo per il comparto dell'alta formazione artistica e musicale.
(5-06565)

MIOTTO, VILLECCO CALIPARI e TOCCI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in data 25 marzo 2012 è andata in onda una puntata di Report su Rai 3 nella quale si è evidenziata la condizione di possibile conflitto di interessi fra l'incarico di direttore della UOC di oncologia presso il policlinico Umberto I di Roma, ricoperto dal professore Luigi Frati e l'incarico ricoperto dal medesimo professore Frati, di direttore scientifico dell'Irccs Neuromed di Pozzilli, accreditato con il Servizio sanitario nazionale nella regione Molise;
nel corso della trasmissione sarebbe stato intervistato il direttore Longhi, già direttore generale dell'Azienda policlinico Umberto I, che avrebbe affermato di aver destituito il professor Frati dall'incarico di direttore della UOC poiché le vigenti norme vietano la coesistenza dei due incarichi;
inoltre nel corso della trasmissione sarebbe stato, affermato, come riportano anche organi di stampa - pagina XI di Repubblica del 29 marzo - che il professor Frati non visita pazienti, non assume con i medici del reparto decisioni terapeutiche, né ha predisposto con i medici del reparto linee guida per la cura dei pazienti, ma si limiterebbe al coordinamento dei turni di lavoro in day hospital e in ambulatorio;
quanto descritto contrasta con le vigenti norme e con il protocollo di intesa regione-università nonché con le norme contrattuali che regolano l'obbligo del rispetto dell'orario di lavoro nella UOC per 24+4 ore settimanali -:
se il Ministro sia a conoscenza delle situazioni descritte in premessa e se e come, alla luce dei fatti descritti, intenda intervenire, per quanto di competenza, anche valutando i presupposti per irrogare sanzioni disciplinari;
se e quali iniziative il Ministro intenda assumere per assicurare il rispetto del diritto alla salute, posto che situazioni come quelle descritte possono compromettere anche i livelli essenziali di assistenza sanitaria con gravi rischi per i pazienti.
(5-06567)

Interrogazioni a risposta scritta:

DI GIUSEPPE e ZAZZERA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
le procedure di reclutamento dei docenti sono state rivoluzionata come da decreto del Ministro dell'Istruzione, dell'università e della ricerca 10 settembre 2010, n. 249, concernente il regolamento sulla definizione della disciplina dei requisiti e delle modalità della formazione iniziale degli insegnanti della scuola dell'infanzia, della scuola primaria e della scuola secondo di primo e secondo grado, ai sensi dell'articolo 2 comma 416 della legge 24 dicembre 2007, n. 244 e, in particolare l'articolo 15, comma 1, che prevede per i soggetti di cui alle lettere a), b) e c) la possibilità di conseguire l'abilitazione per l'insegnamento nella scuola secondaria di primo e secondo grado mediante il compimento del solo tirocinio formativo attivo di cui all'articolo 10;
i criteri d'ammissione degli studenti ai corsi di tirocinio formativo attivo (TFA) sono determinati dal decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca dell'11 novembre 2011, «Definizione delle modalità di svolgimento e delle caratteristiche delle prove di accesso ai percorsi di tirocinio formativo attivo di cui all'articolo 15, comma 1, del decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca 10 settembre 2010, n. 249». La prova di accesso consta di un test preliminare predisposto dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di una prova scritta predisposta da ciascuna università e di una prova orale (articolo 1, comma 6);
il test preliminare mira a verificare le conoscenze disciplinari relative alle materie oggetto di insegnamento di ciascuna classe di concorso e le competenze linguistiche di lingua italiana (comma 8) e l'oggetto della prova scritta è costituito da una o più discipline ricomprese nella classe di concorso cui il percorso di tirocinio formativo attivo si riferisce (comma 12, lettera a)). Il decreto stabilisce altresì che, in caso di parità di punteggio, prevale il candidato che abbia una maggiore anzianità di servizio nelle istituzioni scolastiche (articolo 16) e prevede l'attribuzione di un ulteriore punteggio in favore dei laureati che abbiano prestato servizio nelle istituzioni del sistema nazionale dell'istruzione nella specifica classe di concorso o in altra classe di concorso che comprenda gli insegnamenti previsti nella classe di concorso per cui si concorre (allegato A, articolo 1, comma 15);
la normativa ministeriale attualmente in vigore riconosce, dunque, a tutti gli effetti l'importanza dell'esperienza «sul campo» all'interno della stessa classe di concorso o di una classe, per così dire, affine; si rende quindi necessario uno sforzo di armonizzazione nel breve periodo, prevedendo in questo senso un percorso differenziato per tutti quei docenti che, ad esempio, abbiano già maturato almeno cinque anni di servizio, sia in entrata che in uscita dal TFA;
a fronte della drammatica condizione che riguarda decine di migliaia di docenti precari, consentire loro, nel quadro della normativa vigente, di accedere direttamente ai TFA sarebbe un risparmio in termini di tempi e costi organizzativi, dato che il possesso delle competenze testate nelle prove d'accesso ai TFA è già ampiamente verificato in virtù dei titoli di servizio dimostrati, secondo quanto segnalato dal Ministero parrebbe che la batteria di test preselettivi elaborata dal Cineca «risulterebbe di troppo facile risoluzione nelle tre ore previste con conseguente impossibilità, dichiarata dalle università, di riuscire ad affrontare l'ulteriore selezione per prove scritte e orali per un alto numero di concorrenti -:
se, in virtù delle motivazioni appena esposte e per quanto di sua competenza, il Ministro interrogato non ritenga opportuno intraprendere iniziative volte al riconoscimento delle specificità proprie dei diversi percorsi accademici e professionali dei docenti.
(4-15626)

LORENZIN. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in conformità alle indicazioni del «Documento di lavoro sulla classificazione delle riviste scientifiche dell'area giuridica», l'Anvur ha assunto un criterio per la classificazione delle riviste giuridiche che si identifica, per quelle della «fascia A» nell'avvio delle pubblicazioni in data antecedente al 2009;
sorge il dubbio che tale limite non trovi giustificazione rispetto alle aperture che la riforma universitaria approvata in questa legislatura aveva realizzato;
per vero, se appare senz'altro condivisibile - nella logica della globalizzazione dei saperi - riconoscere l'interdisciplinarietà quale canone positivo per la valutazione di una rivista, altrettanto non può dirsi per la fissazione di uno steccato temporale che determini l'appartenenza all'una ovvero all'altra fascia;
v'è la preoccupazione che, nella ricerca di un parametro oggettivo di riferimento, si finisce sul piano delle concretezze col recuperare schemi burocratici, che la riforma universitaria voleva accantonare;
è evidente come, ove vi siano riviste che, sul piano formale e sostanziale, si sono adeguate - tra le prime in Italia - alle migliori prassi internazionali, si versa in presenza di una chiara sperequazione a loro danno, di certo non rispondente al principio di parità di trattamento che dovrebbe caratterizzare tale profilo disciplinare. Sembra, quindi, che il documento dell'Anvur penalizzi le riviste fondate a partire dal 2009 che - in conformità alla impostazione richiesta nel documento dell'Anvur suddetto -, oltre agli aspetti contenutistici di elevato livello, denota una significativa apertura al confronto/dialogo tra culture e saperi diversi; apertura che in taluni casi è realizzata attraverso un rigoroso ed obiettivo referaggio (posto in essere in modalità anonime) e mediante pubblicazione di un abstract (in lingua inglese) del contributo che viene pubblicato. Sicché, anche per le riviste più recenti possono ricorrere gli indicatori di qualità dei prodotti indicati nella lettera F del documento Anvur: (I) ampiezza delle tematiche considerate, che spaziano anche oltre il riferimento ad un singolo settore scientifico; (II) capacità di accogliere lavori aventi l'obiettivo o l'effetto di contribuire al dibattito scientifico. Infine, va considerato che un criterio adeguato non potrà essere riferito neanche al computo quantitativo dei titoli indicati da tutti gli appartenenti al mondo universitario, laddove una «conta» delle riviste più citate (dai docenti con riguardo alle pubblicazioni sulle quali intendono farsi giudicare) rende vano il tempestivo adeguamento agli standard Anvur ovvero un'apertura internazionale. Ciò, fermo restando che, in ogni caso, anche questo criterio apparentemente matematico non è oggettivo, perché non prevede un fattore di ponderazione tra gli articoli pubblicati in totale da una rivista e quelli ritenuti «presentabili» dagli studiosi che partecipano alla procedura di valutazione della ricerca, né tiene conto degli anni di pubblicazione della rivista stessa;
sembra auspicabile che, al termine di questa consultazione, il Ministro e l'Anvur riconsiderino la propria posizione in merito ai criteri d'inquadramento delle riviste scientifiche, recependo quanto qui si prospetta. Ciò nel presupposto che il «prestigio» di una rivista non possa ritenersi esaurito nel mero riconoscimento di antiche tradizioni, ma vada verificato anche nel riferimento alla qualità della direzione scientifica, dei comitati di redazione e di revisione, delle linee operative che essa si è data e, soprattutto, dei contenuti dei contributi pubblicati, elementi tutti che giustificano l'inquadramento in fascia A anche delle riviste fondate dopo il 2009 -:
se ritenga di conservare lo sbarramento temporale o gli altri criteri suddetti, nonostante le evidenti criticità testé

rappresentate, ovvero intenda eliminare i limiti burocratici che la riforma universitaria sembrava aver del tutto accantonato.
(4-15627)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MUNERATO e FEDRIGA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto pubblicato su Il Corriere del Veneto lo scorso 28 febbraio 2012, in Veneto i salari sono i meno pagati del Nord Italia ed anche del Centro;
guardando le dichiarazioni dei redditi dei lavoratori dipendenti, i veneti percepiscono in media seimila euro in meno all'anno rispetto ai loro colleghi laziali e tremila euro in meno rispetto ai lombardi, agli emiliani ed ai trentini;
l'articolo di stampa reca una disamina delle motivazioni sottese a tale disparità, evidenziando che da quasi dieci anni le aziende del Veneto non registrano aumenti vertiginosi di produttività, che gli stipendi sono legati alla produzione e che la contrattazione di secondo livello è applicata solo dal 20 per cento delle aziende, pari a circa trecentomila lavoratori su un milione e mezzo;
da sempre la Lega Nord sottolinea la necessità dei contratti territoriali, quale strumento di difesa del potere d'acquisto dei lavoratori del Nord;
a parere degli interroganti, stipendi e pensioni legati al reale costo della vita di ogni territorio sono una riforma dovuta e non più rinviabile -:
se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda porre in essere per favorire il superamento del gap salariale di cui in premessa e quali misure intenda adottare, anche nell'ambito della annunciata riforma del mercato del lavoro, a sostegno di salari, stipendi e pensioni contro il carovita.
(5-06563)

Interrogazioni a risposta scritta:

PALADINI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
molte persone dai quaranta ai cinquanta anni e oltre perdono il lavoro e scoprono con amarezza la necessità di trovare una nuova attività o un nuovo impiego; le aziende le ritengono troppo mature per lavorare creando così un contrasto paradossale con la realtà della nostra organizzazione sociale e previdenziale che considera tale fascia di età prematura per poter andare in pensione;
come denunciato dall'associazione Atdal Over 40, per conto del suo presidente dottor Stefano Giusti, l'Italia con il quattro per cento di assunzioni per gli over 50 è in coda alla classifica in Europa; mentre i dati di una ricerca attestano che tre imprese su quattro, avrebbero dichiarato di preferire giovani tra 25 e 34 anni; e le possibilità di impiego diminuirebbero con il crescere dell'età con il 13,7 per cento per chi ha tra 35 e 44 anni, 0,9 per cento per la fascia tra 45 e 54 anni e, dato preoccupante, 0 per cento per gli over 55;
per un over 40 le possibilità di ritrovare lavoro sono quasi nulle per tutte le categorie sia per dirigenti, operai, tecnici, sia per coloro in possesso di qualifiche meno specifiche anche a causa della presenza sul 70 per cento degli annunci di lavoro di clausole discriminatorie che limitano l'età richiesta finanche ai 35 anni e tale limite è espressamente vietato dall'articolo 3 del decreto legislativo del 9 luglio 2003, n. 216 «Attuazione della direttiva 2000/78/CE per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro» pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 187 del 13 agosto 2003;
tutti hanno il diritto di vivere dignitosamente prestando con diligenza la propria

opera mentre un mercato del lavoro spietato penalizza abbassando l'età di un nuovo accesso professionale a dispetto di una società che invecchia sempre più tardi e delle competenze acquisite negli anni;
il mercato del lavoro italiano fatica a gestire il complicato rapporto tra esperienza ed età anche perché le aziende per ridurre i costi, licenziano i più anziani, ritenuti poco flessibili, meno produttivi, e più gravosi economicamente -:
se, il Ministro interrogato intende intervenire «positivamente» per incentivare una politica volta a proteggere i lavoratori che superati i quarant'anni si ritrovano senza lavoro;
se, non si ritenga necessario, frenare le contraddizioni di un mercato del lavoro che tende sempre di più ad espellere lavoratori over 40 e over 50 e ad impedirne il rientro, mentre, nel contempo, le coperture previdenziali, anche in conseguenza delle recenti riforme, vengono sempre più allontanate nel tempo.
(4-15622)

BUONANNO e MONTAGNOLI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. - Per sapere - premesso che:
nell'inserto de Il Sole 24 Ore del 1° marzo 2012, dal titolo «Professionisti, la grande mistificazione», a cura di Rosario De Luca, sono evidenziati tra gli intoccabili che gravano sui costi della pubblica amministrazione i sindacati e patronati;
secondo quanto riportato nel predetto inserto - ed a noi tutti noto - nessuno conosce o ha mai visto i bilanci di Cgil, Cisl e Uil, visto che non sono obbligati alla rendicontazione: c'è chi ipotizza un fatturato da un miliardo di euro l'anno per la sola Cgil, cui deve aggiungersi un altro miliardo per Cisl e Uil;
le principali fonti di reddito dei sindacati sono il tesseramento (circa 30-40 euro l'anno per oltre 11 milioni di iscritti, girati direttamente alle casse dei sindacati dalle loro buste paga) ed i Caf, che con un meccanismo unico in Europa incassano fondi dall'Inps (120 milioni nel 2006), soldi dai 25 milioni di contribuenti, iscritti e non (circa 300 milioni) e risorse dell'erario (180-200 milioni) per le dichiarazioni inviate all'Agenzia delle entrate, cui deve aggiungersi il «tesoretto» legato alla compilazione di Ise e Isee, gli indici di reddito da presentare per il conseguimento di prestazioni ed agevolazioni dall'Inps;
un'altra fetta enorme di introiti arriva ai sindacati per il tramite dei patronati, gli enti di assistenza per dipendenti, autonomi e pensionati gestiti dai sindacati confederali e dalle associazioni nazionali dei lavoratori, che attraverso i loro 10 mila sportelli solo l'anno scorso hanno gestito più di 6 milioni di pratiche per prestazioni sociali, mediche, pensionistiche e permessi di soggiorno per extracomunitari;
a quanto finora esposto e riportato, deve sommarsi l'esercito di 3 mila dipendenti pubblici «distaccati» presso il sindacato, ai quali lo Stato continua a pagare stipendio, buoni pasto, e altro: ogni anno il distaccamento sindacale costa al contribuente 116 milioni di euro, ai quali devono aggiungersi altri 9,2 milioni di euro per le oltre 420 mila ore di permessi retribuiti;
un terzo degli impiegati distaccati pare sia della Cgil, che con i «suoi» 1.134 lavoratori sottrae annualmente 330 mila giornate lavorative per permesso sindacale allo Stato -:
se il Governo non ritenga di assumere, in un'ottica di reali tagli a spese secondo gli interroganti improduttive della macchina amministrativa ed al cattivo uso di risorse pubbliche, iniziative normative per rendere obbligatoria per i sindacati e le loro associazioni la redazione del bilancio di esercizio e la relativa pubblicazione, in modo tale da rendere note le cifre, i numeri, i costi e le quantificazioni concernenti la loro gestione interna, nonché procedere ad una riduzione delle percentuali di distaccamento sindacale.
(4-15629)

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta scritta:

FUCCI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
i cambiamenti climatici, i sempre maggiori traffici di navi soprattutto commerciali e in generale la crescente antropizzazione dei mari pongono seri problemi per la piena preservazione dell'ecosistema marino;
tra gli effetti evidenti di questa situazione, insieme a quello dell'inquinamento dei mari, vi è certamente quello della perdita, in certe parti delle acque mondiali, della biodiversità ittica;
un esempio di ciò è offerto proprio dal Mar Mediterraneo, dove numerose specie tra le più tipiche e tradizionali rischiano di scomparire o, nel migliore dei casi, di subire un forte decremento numerico;
tale eventualità va contrastata in quanto in tal modo si andrebbero a mutare in peggio equilibri eco-sistemici di migliaia di anni e a danneggiare il normale andamento della scala alimentare in mare;
tale fenomeno è particolarmente evidente nel Mezzogiorno ed in effetti pare che proprio qui siano necessari più interventi, come, a parere dell'interrogante, dimostra una lodevole iniziativa recentemente assunta dalla provincia pugliese di Barletta-Andria-Trani (l'inserimento in mare di 30mila avannotti di spigola dal peso individuale di 25-30 grammi ottenuti tramite riproduzione artificiale in acqua di mare e compatibili con la specie autoctona);
la pesca rimane un settore vitale per l'economia dell'intero Mezzogiorno e anche di altre aree costiere del Paese;
bisogna inoltre tenere conto di come soprattutto il Sud Italia, in un ancora recente passato, abbia subito ostacoli per esempio con le nuove norme comunitarie in materia di pesca a strascico (regolamento n. 1967 del 2006 relativo alle misure di gestione per lo sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca nel mar Mediterraneo) -:
quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere in merito alla problematica esposta in premessa e quali passi sia possibile intraprendere per favorire, ovviamente in modo non invasivo e pesante per gli equilibri dell'ecosistema marino, il ripopolamento delle coste mediterranee.
(4-15623)

MASSIMO PARISI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il controllo e la gestione del patrimonio equino italiano, nonché la rappresentanza del circuito a livello nazionale dell'ippica, sono stati disciplinati fino al 15 luglio 2011, dall'Unione nazionale per l'incremento delle razze equine - UNIRE, ente di diritto pubblico successivamente ridenominato Agenzia per lo sviluppo del settore ippico - ASSI, deputata a sovrintendere l'ippica italiana e soggetta al controllo da parte del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali;
la funzione istituzionale primaria e necessaria della suesposta Agenzia è costituita dall'organizzazione e dal controllo tecnico e disciplinare delle corse dei cavalli nel nostro Paese, la cui attuazione avviene nel rispetto delle disposizioni e dei regolamenti previsti per le corse ippiche e secondo la normativa vigente, che affida all'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato - AAMS, la gestione e la riscossione delle scommesse ippiche;
secondo i regolamenti disciplinari delle corse, è previsto che per il controllo tecnico, la medesima Agenzia, nomini ciascuna giornata in cui si svolgono le corse

ippiche, una giuria le cui funzioni sono di garantire un controllo tecnico-disciplinare per la regolarità delle corse e delle scommesse, i cui componenti devono necessariamente possedere dei requisiti indispensabili ovvero essere soggetti qualificati iscritti in un apposito albo tenuto dalla stessa Agenzia per lo sviluppo del settore ippico;
il 1° aprile 2012, l'Associazione italiana giudici ippici, ha proclamato uno stato di agitazione, manifestando l'indisponibilità da parte di tutti i giudici ippici, nel proseguire gli incarichi professionali assegnati, a causa di una situazione conflittuale con la stessa Agenzia in ordine al trattamento economico;
secondo quanto risulta da informazioni in possesso degli interroganti, la stessa Agenzia ha provveduto, in maniera quantomeno singolare, a nominare altri soggetti incaricati a svolgere le delicate funzioni di giudici delle corse ippiche, senza la pubblicazione di alcun provvedimento amministrativo;
la decisione ed il comportamento da parte dell'Agenzia risultano ancora più sorprendenti, a giudizio degli interroganti, in considerazione del fatto che i suddetti soggetti, ad avviso dell'interrogante, arbitrariamente incaricati di svolgere il pubblico servizio di funzionari per il controllo della regolarità delle corse ippiche, non erano in possesso dei requisiti necessari previsti dal regolamento, per essere nominati quali componenti della giuria, essendo stati scelti con criteri che appaiono casuali ed immotivati e, in alcuni casi in evidente conflitto d'interessi;
la condotta dell'Agenzia per lo sviluppo del settore ippico, a giudizio degli interroganti, rappresenta una palese violazione dei principi in tema di buona amministrazione, imparzialità ed efficienza che dovrebbero invece costituire i capisaldi dell'azione della stessa Agenzia, anche considerando che la regolarità dello svolgimento delle corse è indispensabile per la validità delle scommesse che sulle stesse vengono effettuate, nonché sulla distribuzione di denaro pubblico attraverso il monte premi -:
quali siano gli orientamento del Governo nell'ambito delle proprie competenze, con riferimento a quanto esposto in premessa e, in particolare, in relazione al comportamento della dirigenza dell'ASSI, che non appare conforme ad una gestione corretta, in conseguenza dell'applicazione di una deroga degli stessi regolamenti approvati dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, in tema di nomina dei componenti della giuria, cui spetta il compito importante di controllo della regolarità delle corse ippiche;
quali iniziative di competenza si intendano assumere in relazione alla sostituzione dei giudici, che appare costituire una evidente violazione procedurale, con riferimento all'omologazione dei risultati delle corse, che hanno conseguentemente previsto l'assegnazione di denaro pubblico, quale il montepremi, autorizzando pertanto il pagamento delle scommesse alle corse ippiche;
se non ritenga opportuno assumere, in tempi rapidi, iniziative volte ad annullare l'omologazione di quei risultati convalidati in maniera che appare all'interrogante di dubbia regolarità;
se non ritengano infine opportuno, in caso fossero accertate le gravi violazioni di applicazione delle disposizioni regolamentari da parte dell'ASSI, così come esposto in premessa, adottare iniziative di carattere disciplinare nei confronti della dirigenza della medesima Agenzia, al fine di ripristinare le condizioni di legalità nell'applicazione delle disposizioni previste in tema di nomina dei componenti della giuria dell'Agenzia per lo sviluppo del settore ippico.
(4-15631)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:

SCILIPOTI. - Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nell'ordine del giorno n. 9/04865-B/014, a prima firma del sottoscritto, accolto dal Governo vi è un impegno a valutare la possibilità, nei limiti e nel rispetto delle esigenze di finanza pubblica, che a integrazione degli atti di indirizzo ministeriale n. 471 dell'8 marzo 2001, n. 476 del 20 febbraio 2001 e n. 562 del 17 aprile 2001 con i quali è stato individuato, per il sito produttivo della Società «Acciai Speciali Terni-Ilva Laminati Piani», lo stabilimento di Torino come unico beneficiario dell'applicazione della legge 24 dicembre 2007, n. 247, si estenda l'applicazione di tali benefici, dovuti all'esposizione all'amianto, anche a tutte le società, imprese e aziende in Italia i cui lavoratori sono esposti all'amianto come ad esempio i lavoratori della Società ThyssenKrupp Acciai Speciali Terni S.p.a., già società Acciai Speciali Terni alla Società e controllate o partecipate dello stabilimento sito nella località di Terni;
il sito della Thyssenkrupp Acciai Speciali di Terni è in una zona, quella di Terni e Narni, dove sono state denunciate altre situazione di pericolo ambientale come quella di Papigno inserita nei siti contaminati di interesse nazionale (legge n. 426 del 1998 decreto ministeriale n. 468 del 2001) come quella dell'EX-SPEA (Narni) recentemente bonificata grazie alla battaglia portata avanti con forza da un comitato di cittadini «Narni Senza Amianto» in collaborazione con l'Osservatorio Nazionale Amianto e le istituzioni locali;
dal territorio in questione pervengono segnalazioni preoccupate da lavoratori di altre aziende, che dichiarano che non si sa con esattezza né la quantità presente di materiali dannosi, né eventuali date di bonifiche effettuate in precedenza;
in tal senso è emblematico il caso di un reparto di sviluppo della Pirelli, la Linoleum di Narni, che negli anni 60 produsse ingenti quantitativi di mattonelle da trenta centimetri, in amianto, fatte apposte per comunità e pertanto vendute a numerosi enti pubblici provinciali e regionali, ospedali compresi;
l'opinione pubblica ha preso pienamente coscienza dei problemi patologici legati all'asbesto (asbestosi; mesotelioma; carcinomi polmonari; tumori del tratto gastro-intestinale, della laringe e di altre sedi) e del fatto che tali malattie insorgono in modo graduale dopo un periodo di latenza di molti anni;
il decorso della malattia è molto variabile e, in tempi più o meno lunghi, porta ad un aggravamento dei disturbi respiratori, fino al punto di giungere a quadri di insufficienza respiratoria gravissimi e infine mortali anche a causa delle infezioni, da germi comuni o tubercolari -:
se si intenda promuovere una campagna a livello nazionale per informare i cittadini su come comportarsi in relazione alle malattie sopra citate non limitandosi ad una serie di spot nei media nazionali e ad un sito web ad esso collegato, ma mettendo a disposizione un numero verde permanente presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali;
se non si ritenga opportuno e necessario fornire un'informazione dettagliata, di facile accesso e comprensione sui siti di potenziale rischio, sulle quantità bonificate e sulle date di bonifica, sull'amianto ancora presente nelle città e nei siti industriali e su come e dove sia opportuno effettuare delle visite mediche e delle analisi che, sentito il medico curante, possano giovare alla prevenzione e alla diagnosi preventiva della malattia eventualmente contratta;

se si sia a conoscenza di quante siano le cause di lavoro attualmente in corso in tutti i tribunali di Italia, distinti per provincia, da parte dei lavoratori che possono avere relazione con il problema;
se non si ritenga necessario e doveroso assumere ogni iniziativa per applicare tra Stato e cittadini coinvolti in tali situazioni, con un coinvolgimento delle strutture dell'Inail, il principio di intermediazione giudiziaria, felicemente usato tra privati, con risparmio di oneri per lo Stato e maggiore soddisfazione dei cittadini, attraverso una sorta di giudice di pace dell'amianto che possa garantire tempi certi al lavoratore e un più rapido corso dei provvedimenti con i relativi vantaggi per i tribunali di Stato già sovraccarichi di lavoro.
(4-15628)

PEDOTO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la «Casa Dago» l'unica struttura esistente in Italia per il reinserimento familiare, sociale e lavorativo delle persone con gravi cerebro lesioni si vede costretta a chiudere per i gravi debiti, per i mancati finanziamenti dovuti dalla regione Lazio e per i troppi impegni presi dalle istituzioni e non mantenuti;
la Casa Dago, inaugurata alla fine del 1999 grazie ai finanziamenti dell'assessorato ai servizi sociali e alla sanità della regione Lazio, in collaborazione con la fondazione Santa Lucia, conta otto posti letto e quindici dipendenti;
già a febbraio 2012 la Casa Dago aveva lanciato un Sos alla regione per chiedere non solo il pagamento dei finanziamenti regionali dovuti e non sbloccati da oltre un anno e mezzo, ma anche il reinserimento del progetto di Casa Dago nel novero dei progetti sociali e non sanitari. Si chiedeva in sostanza di rispettare l'approccio sociale che Casa Dago si è data sin dalla sua costituzione e il mantenimento degli impegni sui fondi dovuti, necessari alla sopravvivenza della struttura e al pagamento di stipendi che da oltre un anno non vengono versati a operatori e dipendenti;
l'ultimo pagamento dalla asl Rm C che dovrebbe essere regolato a trimestri anticipati risale a settembre 2010; gli operatori non percepiscono più retribuzione e dall'Inps e dall'Equitalia sono partite le sanzioni per i ritardati pagamenti;
il contratto con gli operatori è scaduto il 28 febbraio 2012 -:
se i ritardi nei pagamenti di cui in premessa siano determinati da esigenze di razionalizzazione della spesa imposte dal piano di rientro dai disavanzi sanitari e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere, anche per il tramite del commissario ad acta, per una positiva soluzione della vicenda che coinvolge una fascia delicatissima del tessuto sociale che va aiutata, protetta e sostenuta.
(4-15633)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

VICO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
secondo il decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206 spetta ai consumatori il diritto alla correttezza, trasparenza ed equità nei rapporti contrattuali, anche in quelli concernenti beni e servizi;
il 30 marzo l'autorità per l'energia elettrica e il gas ha aggiornato i prezzi dell'energia elettrica e del gas per famiglie e piccole imprese in servizio di tutela nel trimestre aprile-giugno 2012, per le componenti legate ai prezzi metro cubo di gas e del chilowattora elettrico, alle tariffe di rete e agli oneri per il mantenimento in equilibrio dei sistemi, stabilendo un aumento per il gas dell'1,8 per cento e per l'elettricità del 5,8 per cento;
l'aumento del 5,8 per cento dell'energia elettrica da aprile non comprende

l'aggiornamento per gli incentivi diretti alle fonti rinnovabili e assimilate che pesano per un ulteriore 4 per cento circa sulla bolletta (la cosiddetta componente A3);
l'autorità ha ritenuto di applicare alle bollette elettriche questo ulteriore aggiornamento solo a fine aprile, rinviando al mese di maggio un ulteriore aumento di circa il 4 per cento, per «dare tempo ai decisori delle politiche energetiche di operare le migliori scelte, con modalità sopportabili per i cittadini e per le imprese, alle quali si sta chiedendo uno sforzo titanico vista la congiuntura economica»;
tale comportamento appare quantomeno irrituale, perché all'autorità, organo tecnico e super partes, spetta il compito di attestare - con trasparenza, oggettività e tempestività - le variazioni registrate nella struttura dei costi, che portano all'incremento della bolletta, astenendosi da valutazioni di opportunità che paiono più correttamente appartenere alla sede di valutazione politica;
inoltre, una simile condotta rischia di determinare conseguenze negative per i consumatori, perché la dilazione dell'ulteriore aumento della bolletta elettrica, a fronte di costi già maturati, produrrà la maturazione di interessi che graveranno sulle bollette medesime a decorrere da maggio;
in una situazione di continuo aumento dei prezzi energetici per le famiglie e le imprese sembrerebbe, quindi, inopportuno che la scelta discrezionale dell'autorità di rinviare l'aumento finisca per essere pagata ancora una volta, in termini di ulteriore aumento dei costi per gli utenti -:
quale sia l'orientamento del Governo rispetto a quanto riportato in premessa e come intenda, nel rispetto delle prerogative dell'autorità per l'energia elettrica e il gas, garantire ai consumatori il diritto alla correttezza e alla completezza dell'informazione nei rapporti contrattuali, con particolare riferimento alla struttura dei costi anche attivando il garante per la sorveglianza dei prezzi.
(5-06566)

Interrogazione a risposta scritta:

PALAGIANO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in data 5 agosto 2010, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, la «Tirrenia di Navigazione S.p.a.», principale compagnia di navigazione italiana, è stata ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria ai sensi degli articoli 1 e 2 del decreto-legge 23 dicembre 2003, n. 347 (Misure urgenti per la ristrutturazione industriale di grandi imprese in stato di insolvenza), convertito, con modificazioni, dalla legge 18 febbraio 2004 n. 39, e successive modifiche;
con i decreti ministeriali del 17 settembre 2010 e del 26 gennaio 2011 si è provveduto, rispettivamente, a nominare commissario straordinario il dottor Giancarlo D'Andrea e ad autorizzare l'esecuzione del programma di cessione del complesso aziendale della «Tirrenia di Navigazione S.p.a.»;
il 25 luglio 2011 è stato stipulato un atto con il quale la «Tirrenia di Navigazione S.p.a.» ha ceduto la piena proprietà dell'intera azienda alla Compagnia italiana di navigazione s.r.l. (comunemente definita con la sigla C.I.N.), con sede in Napoli, con precisazione che l'efficacia della cessione è stata sospensivamente subordinata al pronunciamento, in senso positivo e con rilascio di autorizzazione, da parte delle competenti autorità in materia di concorrenza;
il perfezionamento, dell'operazione di cessione non si è concluso alla data prevista nell'autorizzato programma di cessione del complesso aziendale Tirrenia, per cui, con decreto ministeriale del 29 dicembre 2011 è stata concessa, una pro

roga dello stesso, con conferma dei poteri al commissario straordinario, sino al termine del 29 dicembre 2012;
l'offerta della C.I.N. è pari a 380 milioni di euro, di cui 200 saranno garantiti immediatamente dalla Compagnia e 180 dovrebbero, invece, essere assicurati dagli aiuti di Stato;
l'efficacia della cessione di azienda della «Tirrenia di Navigazione S.p.a.», secondo notizie riportate da numerosi quotidiani, sarebbe a rischio per le forti resistenze mostrate dall'Unione europea, in particolare dall'autorità antitrust europea che avrebbe inviato una lettera informale al Governo italiano, datata 15 marzo 2012, in cui si esprime negativamente in ordine all'operazione. Le motivazioni del diniego sarebbero da addurre al «quasi-monopolio su alcune rotte, in particolare quelle con la Sardegna. Inoltre, la vicenda della fusione è strettamente collegata all'indagine sugli aiuti di Stato dove vi sono state "importanti violazioni" delle norme Ue, che rendono "problematica" una soluzione positiva del dossier. È quanto apprende l'Ansa da fonti qualificate vicine al dossier» (fonte testuale Corriere del Mezzogiorno on line in data 19 marzo 2012);
risulta inoltre, da notizie di stampa del 21 marzo 2012, che «Il Ministero dello sviluppo economico ha autorizzato la richiesta del Commissario straordinario di Tirrenia di prorogare per 90 giorni il contratto con la C.I.N. (Compagnia italiana navigazione). Tale decisione giunge in seguito alla disponibilità formalizzata dalla C.I.N. di assumere misure strutturali per superare definitivamente le criticità in materia di concorrenza emerse a Bruxelles. L'applicazione del percorso indicato dalla C.I.N. sarà seguita dalla struttura commissariale» (fonte testuale Corriere del Mezzogiorno on line);
nel frattempo a causa dell'alternarsi di queste complesse vicende, di natura prettamente tecnica e contrattuale, la vecchia flotta di Stato marcisce nell'abbandono tra un porto e l'altro. Il Clodia - che ha 30 anni di vita - e il Flaminia, ad esempio, sono ormeggiati nel porto di Crotone, rispettivamente da gennaio 2012 e luglio 2011, ma date le loro condizioni sarà difficile che qualcuno avanzi per il loro acquisto un'offerta dignitosa, così come per l'altro traghetto in vendita (il Domiziana), riparato peraltro in Turchia anziché nei cantieri italiani;
inoltre, a causa del permanere di questa situazione di incertezza gestionale, restano totalmente in balia degli eventi i circa 1.500 operatori marittimi (che, con i lavoratori stagionali, arriverebbero a sfiorare le 2.000 unità) di cui circa 400 provenienti dalla penisola sorrentina, che ha da sempre contribuito alla crescita della principale società di navigazione italiana, apportando professionalità e competenza -:
se non ritenga di fornire ogni elemento utile sull'evoluzione della complessa vicenda, convocando altresì le parti sociali;
se intenda promuovere ogni azione atta ad impedire che l'azienda in questione venga smembrata e ceduta in diversi rami a differenti operatori, cercando così di evitare numerosi licenziamenti, e garantendo, invece, gli attuali livelli occupazionali, anche in caso di cessione a società di natura privata.
(4-15630)

...

Apposizione di firme ad una mozione.

La mozione Mantovano e altri n. 1-00983, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 marzo 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Moles, La Loggia, Malgieri, Marsilio, Ceroni, Luciano Rossi, Di Centa, Minasso.

Apposizione di firme a risoluzioni.

La risoluzione in Commissione Reguzzoni n. 7-00237, pubblicata nell'allegato B

ai resoconti della seduta del 10 dicembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

La risoluzione in Commissione Reguzzoni e altri n. 7-00242, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 dicembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

La risoluzione in Commissione Reguzzoni e altri n. 7-00243, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 dicembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in Commissione Reguzzoni n. 5-02232, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 dicembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta in Commissione Reguzzoni n. 5-02239, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 dicembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta in Commissione Reguzzoni n. 5-02247, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 dicembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta in Commissione Reguzzoni n. 5-02253, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 dicembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta in Commissione Reguzzoni n. 5-02258, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 dicembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni e Desiderati n. 4-14579, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 gennaio 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-14602, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 gennaio 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della mozione Volontè n. 1-00997, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 615 del 2 aprile 2012.

La Camera,
premesso che:
il gioco d'azzardo online - compresi i giochi d'azzardo e le scommesse su internet - è aumentato significativamente negli ultimi anni, sia in funzione delle opportunità offerte sia per quanto riguarda il tasso di utilizzo;
a causa del facile accesso, l'attrattiva dell'offerta e il marketing proattivo, il gioco d'azzardo online comporta un rischio di dipendenza di gran lunga maggiore rispetto a quanto avviene con i giochi d'azzardo convenzionali;
la dipendenza da gioco d'azzardo è spesso diffusa tra i gruppi vulnerabili (minori, persone a basso reddito, persone emarginate, e altro) o è associata ad altri problemi (abuso di sostanze psicoattive, debiti, abbandono dei figli, e altro);
in mancanza di un'azione multilivello, esiste il rischio che la dipendenza da gioco d'azzardo online cresca in proporzione all'aumento dell'utilizzo di internet;
l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha approvato una risoluzione n. 1777 nel 2010;

l'Assemblea parlamentare si è detta estremamente preoccupata per le considerevoli conseguenze economiche e sociali della dipendenza da gioco d'azzardo, o gioco d'azzardo patologico;
infatti, le leggi nazionali ed europee sulla liberalizzazione dei mercati e sul sistema delle licenze contengono evidenti contraddizioni e lacune, lasciando troppo spazio ai siti di gioco d'azzardo illegale per operare e rendersi più attraenti ai giocatori;
tale problema è aggravato dal fatto che i giochi illegali aumentano i fattori di rischio per lo sviluppo di una dipendenza patologica da gioco d'azzardo;
l'Assemblea, dunque, spinge gli Stati membri del Consiglio d'Europa, a dare attuazione alle misure approvate nella risoluzione n. 1777 del 2010 che riguardano in particolare:
a)la creazione di un quadro di riferimento, a livello nazionale, per la liberalizzazione dei mercati del gioco d'azzardo online mediante rigorose leggi nazionali e l'istituzione di autorità di regolazione per monitorare l'attuazione di tali norme;
b) chiedere agli Stati membri facenti parte anche dell'Unione europea che la regolamentazione del gioco d'azzardo online sia chiarita e comunicata in modo chiaro e che le rispettive politiche nazionali siano accompagnate da una politica europea pertinente, anche allo scopo di proteggere i giocatori dai rischi della dipendenza e dalle pratiche criminali;
c)valutare la possibilità di destinare almeno una quota delle entrate fiscali provenienti dalla tassazione dei giochi online alle attività di interesse pubblico e in particolare alla lotta contro la dipendenza da gioco d'azzardo;
d) studiare in modo più approfondito il problema del gioco d'azzardo patologico e le sue conseguenze sociali, in particolare tra le persone più vulnerabili, e il suo rapporto con dipendenze associate, riconoscere il gioco d'azzardo online come un grave problema sociale e di salute pubblica e delineare politiche adeguate per affrontare il gioco d'azzardo patologico, comprese misure volte alla prevenzione, come la supervisione di pubblicità e di stimoli al gioco, programmi di educazione ai media per i giovani e misure a sostegno del giocatore d'azzardo;
e) sviluppare servizi per offrire cure e sostegno ai dipendenti da gioco d'azzardo, paragonabili a quelle già in vigore per il trattamento delle dipendenze da sostanze psicoattive;
f) promuovere un'offerta legale di gioco d'azzardo online che possa costituire una interessante alternativa alle offerte illegali, che comportano un maggior rischio di dipendenza;
g) invitare gli operatori del gioco d'azzardo a sviluppare siti di «gioco d'azzardo responsabile»;
h) attivare campagne nazionali di informazione sui pericoli del gioco d'azzardo online, cooperare a livello europeo e internazionale al fine di armonizzare gli approcci nei confronti degli operatori illegali di gioco d'azzardo ed imparare dalle migliori pratiche in questo campo;
i) come dichiarato dallo stesso Ministro dell'interno in risposta all'interrogazione n. 4-06541 del senatore Raffaele Lauro, la crescita esponenziale del fatturato economico, riconducibile al settore dei giochi e delle scommesse, ha amplificato gli interessi della criminalità organizzata per la gestione del circuito legale dei giochi e delle scommesse;
l) la crisi economica ha determinato la ricerca sempre più insistente di facili guadagni proprio attraverso il gioco, causando in tal modo il passaggio progressivo di fasce della popolazione dal benessere all'emarginazione sociale;

m) al riguardo, si segnala una massiccia campagna pubblicitaria delle società concessionarie dei giochi per attirare ed indurre al gioco i cittadini attraverso la promessa di vincite in grado di cambiare il tenore di vita e risolvere i problemi dei cittadini,


impegna il Governo:


a dare attuazione, attraverso le opportune iniziative normative, a quanto stabilito in sede di Consiglio d'Europa, al fine di contrastare una piaga sociale che sta diventando un fenomeno preoccupante e dilagante;
a valutare l'opportunità di prevedere l'introduzione del divieto di ogni forma di spot e pubblicità di tutti i giochi, le scommesse e le lotterie autorizzati dall'autorità pubblica.
(1-00997)
«Volontè, Galletti, Binetti, Calgaro, De Poli, Nunzio Francesco Testa, Anna Teresa Formisano, Compagnon, Ciccanti, Naro, Delfino, Occhiuto, Tassone».

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Mazzocchi n. 4-14049 del 29 novembre 2011.