XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 4 aprile 2012

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
il gioco d'azzardo è ormai ritenuto un'emergenza sociale, capace di generare dipendenza per circa 1 milione di persone;
le nuove strategie di marketing dell'industria del gioco fanno aumentare il numero dei giocatori saltuari ed elevare quello dei giocatori patologici;
a fronte di un guadagno lordo per le casse dello Stato che solo nel 2011 si attesta a circa 80 miliardi di euro, circa il 30 per cento in più rispetto al 2010, grazie agli introiti del gioco, ne conseguono seri danni all'economia sana del Paese, visti il proliferare delle ludopatie, l'indebitamento delle famiglie, l'aumento di microcriminalità legata al settore e l'attenzione delle mafie per un'attività in costante crescita e difficilmente controllabile;
la spesa media procapite degli italiani sui giochi è pari a circa 1.260 euro, compresi i neonati, secondo il rapporto Libera;
secondo il Cnr il 42 per cento della popolazione tra i 15 e 24 anni ha giocato denaro almeno una volta nell'ultimo anno e il presidente del Codacons ha recentemente dichiarato che i giovani a rischio di dipendenza sono circa 500 mila;
è ormai noto che l'unica azione in grado di contenere il fenomeno delle ludopatie deve riguardare la limitazione degli spot pubblicitari, il riconoscimento del gioco d'azzardo patologico, quale malattia, e il conseguente inserimento nei livelli essenziali di assistenza, una corretta informazione sui rischi da gioco, anche a livello scolastico, e la gestione più rigorosa di locali e sale adibite al gioco;
sia per ciò che concerne la limitazione degli spot pubblicitari che il riconoscimento e la cura delle ludopatie diversi sono i progetti di legge bipartisan depositati presso entrambi i rami del Parlamento, già dalla precedente legislatura, mentre per ciò che concerne il diritto dei comuni di disporre dell'ubicazione dei locali e delle sale da gioco diverse sono le limitazioni incontrate;
nonostante i comuni si siano dotati nel tempo di strumenti normativi atti alla disciplina delle sale giochi, quali regolamenti ed ordinanze, spesso hanno visto decadere questi strumenti a causa di una giurisprudenza che ha posto divieti riconducibili alla libertà di iniziativa economica;
la giurisprudenza e la dottrina di questi ultimi anni hanno ritenuto che il settore del gioco appartenesse all'attività legislativa statale in quanto riconducibile, nel suo complesso alla materia dell'ordine pubblico e della sicurezza dello Stato, ex secondo comma, lettera h), dell'articolo 117 della Costituzione;
la stessa Corte Costituzionale aveva infatti specificato, con la sentenza n. 237/2006 che i profili relativi all'installazione degli apparecchi e congegni automatici da trattenimento o da gioco presso esercizi aperti al pubblico, sale gioco e circoli privati, afferiscono alla materia «ordine pubblico e sicurezza»;
con la sentenza n. 300 del 10 novembre 2011, la stessa Corte nel pronunciarsi sul ricorso promosso dalla provincia di Bolzano, la quale con proprio regolamento vieta ex lege e, quindi in modo generale l'apertura di sale giochi e la messa a disposizione di giochi nei luoghi in prossimità di zone ritenute sensibili come scuole e centri giovani o altri istituti frequentati principalmente da giovani, ha ritenuto che dettare limiti all'esercizio dell'attività di gioco basati sulla distanza dei luoghi cosiddetti sensibili, manifesti una volontà atta a tutelare «soggetti ritenuti maggiormente vulnerabili, o per la giovane età o perché bisognosi di cure di tipo sanitario o socio assistenziale e a prevenire forme cosiddette compulsive, nonché

volte ad evitare effetti pregiudizievoli per il contesto urbano, la viabilità e la quiete pubblica. Tali caratteristiche valgono a differenziare le disposizioni della Provincia autonoma tanto da non essere riconducibili alla competenza legislativa statale in materia di "ordine pubblico e sicurezza"»;
stando alla sentenza non rileverebbe che la provincia di Bolzano sia autonoma, in quanto, visto il dettato autorizzativo a livello extra statale, la Corte implicitamente, traslerebbe anche alle regioni a statuto ordinario nuovi poteri in materia di disciplina delle sale da gioco;
in particolare, la Corte Costituzionale si è così pronunciata: «Al riguardo, non può condividersi l'assunto del ricorrente, secondo il quale, proprio alla luce dei principi ora ricordati, la tutela dei minori - cui le norme regionali censurate sono (tra l'altro) preordinate - non potrebbe che spettare alla legislazione esclusiva statale, essendo incontestabile che detta tutela si traduca in un "interesse pubblico primario". Gli "interessi pubblici primari" che vengono in rilievo ai fini considerati sono, infatti, per quanto detto, unicamente gli interessi essenziali al mantenimento di una ordinata convivenza civile: risultando evidente come diversamente opinando, si produrrebbe una smisurata dilatazione della nozione di sicurezza e ordine pubblico, tale da porre in crisi la stessa ripartizione costituzionale delle competenze legislative, con l'affermazione di una preminente competenza statale» potenzialmente riferibile a ogni tipo di attività,


impegna il Governo


a predisporre con carattere di assoluta urgenza le opportune iniziative normative volte a modificare la disciplina vigente, con particolare riferimento alla legge sul commercio, al fine di permettere anche ai comuni, in accordo con la provincia e la regione loro afferenti, di disciplinare l'ubicazione dei locali e delle sale da gioco.
(1-01001)
«Bobba, Bachelet, Bellanova, Bocci, Bossa, Brandolini, Calvisi, Capano, Carella, Marco Carra, Codurelli, De Pasquale, Farinone, Fioroni, Fogliardi, Froner, Garavini, Lucà, Marchi, Mattesini, Narducci, Piccolo, Pizzetti, Rampi, Realacci, Rosato, Sarubbi, Sbrollini, Servodio, Strizzolo, Touadi, Grassi, Tullo, Schirru».

Risoluzioni in Commissione:

L'VIII Commissione,
premesso che:
il decreto ministeriale del 17 dicembre 2009, così come modificato da analogo decreto del 1o febbraio 2010, prevede il pagamento da parte degli operatori di un contributo annuo, ai fini della copertura degli oneri derivanti dal funzionamento del sistema SISTRI (sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti);
il sistema SISTRI ad oggi non risulta ancora operativo, stante la recente proroga al 30 giugno disposta dal decreto-legge n. 216 del 2011 come convertito dalla legge n. 14 del 2012 (cosiddetto Milleproroghe);
le imprese obbligate ad iscriversi al SISTRI in Italia sono circa 300.000 e sono stati versati contributi di iscrizione per l'anno 2010 e 2011 senza che sia stato fornito il servizio lavorando in doppio, sia sul sistema Sistri, sia sui sistemi gestionale attualmente ancora in vigore (formulario, registro di carico e scarico, Mud e altri), per cui risulterebbe che gli utenti abbiano già versato 80 milioni di euro;
le imprese non solo non hanno potuto beneficiare del servizio, solo parzialmente attivo, ma, nello stesso tempo, hanno dovuto continuare ad utilizzare gli attuali sistemi di gestione cartacei con formulari e registri di carico e scarico, facendo in molti caso un doppio lavoro;

l'entrata in funzione del SISTRI è stata ulteriormente prorogata al 30 giugno e ritenendo doveroso e giusto che le problematiche relative al funzionamento ed all'entrata a regime del sistema di tracciabilità non debbano gravare sul sistema produttivo e sulle imprese del settore, rispondendo ad una logica di equità e di proporzionalità,


impegna il Governo


ad assumere le iniziative necessarie a esentare i suddetti operatori dal pagamento dei contributi Sistri per l'anno 2012 in scadenza al 30 aprile 2012.
(7-00831)
«Ghiglia, Tommaso Foti, Germanà, Vella».

La IX Commissione,
premesso che:
la recente riorganizzazione operata da Trenitalia del servizio del trasporto ferroviario a media e lunga percorrenza da e per il Sud, ha avuto come effetto un drastico ridimensionamento delle corse generando una concreta incapacità di poter garantire la prestazione del servizio in alcune aree del paese; in violazione del diritto alla mobilità dei cittadini costituzionalmente previsto;
a subire le conseguenze maggiori sono state le regioni del Sud, già interessate recentemente da altri provvedimenti di ridimensionamento dell'operatività delle corse considerate improduttive, con un taglio complessivo di almeno 20 treni soppressi in un anno;
le soppressioni hanno interessato maggiormente i treni che servono la costa Jonica e quelli sulla direttrice principale verso la capitale riducendo soltanto a tre o quattro i convogli a lunga o media percorrenza;
quanto sopra descritto ha comportato inoltre, un drammatico aumento dei prezzi e di riduzione del personale operante che sta incidendo ancor di più sul già debole sviluppo economico-occupazionale di una parte del territorio del nostro paese, il Mezzogiorno, che fa i conti con una crisi economica senza precedenti ed un elevatissimo tasso di disoccupazione e che subisce, inoltre, una condizione di disparità in termini di qualità del servizio ferroviario offerto rispetto ai cittadini del Nord;
il tutto se collegato alla mancata esecuzione dei programmi di sviluppo promessi da nel tempo rende di fatto palese la scelta inaccettabile di abbandonare il Sud del paese da parte di Trenitalia e Rfi e di smantellare ogni ipotesi di sviluppo promessa dal governo di un territorio costretto in realtà alla marginalizzazione;
sarebbe opportuno che l'operatore ferroviario operi una totale inversione di tendenza, puntando ad intercettare le caratteristiche dell'attuale domanda di treni a lunga percorrenza tra il nord ed il sud del Paese rilanciando un nuovo servizio moderno ed efficiente per recuperare efficienza in termini qualitativi;
tale azione, affiancata dagli indispensabili ed urgenti investimenti per l'ammodernamento della rete, finora iniquamente concentrati solo sulle tratte servite dall'alta velocità, che verranno sostenuti anche a livello europeo nell'ambito del nuovo corridoio 5 Helsinki-La Valletta, consentirebbe di aumentare anche nel Mezzogiorno la redditività e la competitività del settore ferroviario rispetto a quello aereo, in linea con gli obiettivi europei;
la Camera dei deputati, mediante l'approvazione, a larga maggioranza, della mozione n. 1-00704 del 17 gennaio 2012, ha chiesto ed ottenuto precisi impegni da parte del Governo ad intervenire in modo risolutivo e tempestivo al fine di assicurare servizi di mobilità uniformi in tutto il territorio nazionale e per ripristinare il servizio universale del trasporto ferroviario in Sicilia, agendo, in particolare, sulle discutibili scelte di management aziendale relative alla soppressione servizio di treni

notturni e sollecitando la celere risoluzione della problematica occupazionale del personale operante,


impegna il Governo:


a intraprendere, azioni che favoriscano il ripristino delle tratte a lunga percorrenza da e per il Mezzogiorno, al fine di assicurare la corretta gestione del servizio universale passeggeri, la continuità territoriale ed il diritto alla mobilità dei cittadini, meridionali in particolare;
a farsi promotore per la convocazione di un tavolo concertativo tra ministero, esecutivi regionali, responsabili Trenitalia e organizzazioni sindacali per mettere in atto strategie di rilancio del settore ferroviario nel meridione del Paese.
(7-00832)
«Mereu, Compagnon, Lusetti».

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:

SANTORI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 19 dicembre 2008, aggiornato il 15 marzo 2010, ha istituito le nuove attestazioni di pubblica benemerenza del dipartimento della protezione civile e ha abrogato la precedente normativa;
il comma 2, articolo 1 del citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, come aggiornato il 15 marzo 2010, prevede che l'attestazione di pubblica benemerenza, sia concessa a titolo individuale ai cittadini stranieri, ai civili, ai militari e ai volontari che abbiano operato in zone interessate da eventi calamitosi o da grandi eventi individuati ai sensi dell'articolo 2 del medesimo decreto o che siano stati comunque coinvolti, a qualsiasi titolo, nella gestione degli eventi, nonché ai singoli cittadini che, in collaborazione con le istituzioni, e previa segnalazione delle stesse, abbiano contribuito ad alleviare i disagi e le sofferenze delle popolazioni colpite o interessate da eventi di protezione civile;
con decreto del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri n. 6538 del 21 ottobre 2009 sono stati individuati, quali eventi straordinari ed eccezionali, il «Sisma in Abruzzo del 6 aprile 2009», «l'emergenza Rifiuti Campania 2008» e «il grande evento G8 da La Maddalena a l'Aquila»;
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 aprile 2011 è stata «concessa la pubblica benemerenza del Dipartimento della protezione civile per gli eventi individuati nel decreto del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri n. 6538 del 21 ottobre 2009»;
tali benemerenze sono trasmesse dall'ufficio relazioni istituzionali del dipartimento della protezione civile agli interessati;
al personale della polizia di Stato che ha partecipato agli eventi è stato conferito un unico attestato di benemerenza, anche in caso di partecipazione a più eventi;
il sindacato UGL della polizia di Stato ha segnalato che, nell'ambito delle procedure concorsuali e delle progressioni di carriera, al predetto personale della polizia di Stato sarà attribuito un punteggio inferiore rispetto a quello spettante, a teso che viene rilasciato un unico attestato per più eventi e che, pertanto, il poliziotto che ha partecipato ad un solo evento viene giudicato dall'amministrazione come chi ha partecipato a più eventi;
all'interrogante risulta altresì che i competenti uffici del Ministero dell'interno non abbiano ricevuto indicazioni per la corretta trascrizione degli eventi che

hanno reso possibile il conferimento della predetta attestazione di benemerenza -:
se non si ritenga utile ed opportuno un approfondimento su quanto evidenziato, valutando la possibilità che ogni attestato di benemerenza sia relativo ad ogni singolo evento tra quelli individuati ai sensi dell'articolo 2 del citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri;
se non si ritenga opportuno dare specifiche indicazioni agli uffici competenti del Ministero dell'interno, prevedendo - in via subordinata - che siano trascritti nel foglio matricolare tutti gli eventi che hanno consentito il conferimento dell'attestato, atteso che parte integrante del decreto di conferimento è l'elenco dei soggetti, secondo le rispettive classi e fasce, nel quale risultano specificati gli eventi ai quali hanno partecipato.
(4-15595)

GIORGIO CONTE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nelle competenze della Presidenza del Consiglio dei ministri e per tramite del dipartimento per l'informazione e l'editoria rientrano anche le erogazioni finanziarie dello Stato a sostegno della stampa di partito, organi di partito e movimenti politici;
che dal sito della Presidenza del Consiglio dei ministri i dati risultano aggiornati al 2009, quale anno di riferimento -:
a quanto ammontino negli ultimi 5 anni i contributi erogati alla testata «Zukunft in Suedtirol», edita in provincia di Bolzano;
se negli ultimi cinque anni siano stati erogati analoghi contributi a testate edite nelle province di Bolzano e Trento, ai sensi della legge n. 250 del 1990 della legge n. 248 del 2006 e n. 388 del 2000 e per quale ammontare complessivo.
(4-15602)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il settimanale Basilicata24 ha pubblicato sul proprio sito un video da cui risulta che una dirigente dell'Istituto superiore della sanità, parlando della situazione del lago del Pertusillo, afferma: «da noi in Istituto sono già arrivate delle pressioni sul nostro Presidente, affinché si lasciasse perdere». Come se non bastasse, la persona intervistata afferma: «il nostro Presidente è una persona assolutamente priva di senso morale»;
la dirigente tra l'altro afferma che il Pertusillo è indubitabilmente un lago «eutrofizzato», laddove per eutrofizzazione si intende: «un arricchimento delle acque dei Sali nutritivi che provoca cambiamenti tipici quali l'incremento della produzione di alghe e piante acquatiche, l'impoverimento delle risorse ittiche, la generale degradazione della qualità dell'acqua ed altri effetti che ne riducono e precludono l'uso»;
come più volte segnalato con interrogazioni 4-13109, 4-12298, 4-11912, 4-07738, 5-03139, 5-02477, 5-02332, 5-03182, rimaste senza risposta ad eccezione della numero 5-03182, esiste un grave problema di inquinamento delle acque del Pertusillo e della qualità dei relativi controlli;
con la risposta all'interrogazione 5-03182 si è dato conto dell'esistenza del progetto denominato «Valutazione dello stato ecologico del lago Pertusillo» approvato dalla giunta regionale della Basilicata con D.G.R. n. 2013 del 30 novembre 2010 che viene condotto in collaborazione proprio con l'Istituto superiore di sanità e con l'Istituto zoo profilattico di Foggi con obiettivo la caratterizzazione dello stato ecologico del Pertusillo, la formulazione di ipotesi gestionali e di misure di mitigazione degli impatti antropici eventualmente riscontrati, la valutazione di eventuali rischi per la salute della popolazione

eventualmente esposta a ciano tossine ed un rapporto dettagliato dei risultati ottenuti e relative elaborazioni grafiche e cartografiche;
i gravi problemi di inquinamento delle acque del Pertusillo e della qualità dei relativi controlli avevano indotto, ancora nel gennaio 2010, Maurizio Bolognetti, della direzione nazionale di Radicali Italiani, a realizzare analisi autonomamente denunciando poi pubblicamente la presenza nelle acque del Pertusillo di bario (una sostanza utilizzata dalle industrie petrolifere) e altre sostanze tossiche, in concentrazioni superiori ai limiti di legge, finendo sottoposto processo per «rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio», con tanto di perquisizione disposta dalla procura di Potenza presso la sua abitazione a Latronico che è anche la sede dell'Associazione radicali lucani, al fine di conoscere le sue fonti e per poter acquisire un carteggio di posta elettronica;
l'acqua del Pertusillo viene utilizzata per il 65 per cento dalla regione Puglia (prevalentemente ad uso potabile) e per la restante parte dalla Basilicata (prevalentemente ad uso irriguo);
in base al recente memorandum tra lo Stato e la regione Basilicata è previsto un raddoppio dell'attività estrattiva lucana che inevitabilmente aumenterà i danni ambientali ad un'area già gravemente segnata dall'estrazione di idrocarburi;
quali azioni si intendano promuovere in merito alle gravi affermazioni riportate in premessa anche in considerazione del diretto coinvolgimento dell'Istituto superiore di sanità nel progetto «Valutazione dello stato ecologico del lago Pertusillo»;
quali informazioni siano in possesso dell'Istituto superiore di sanità in merito alla situazione attuale delle acque del lago del Pertusillo, se e come si intenda assicurarne massima divulgazione;
se non ritenga il Governo, allo stato dei fatti, di disporre una moratoria dell'attività estrattiva in Basilicata.
(4-15610)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta orale:

MENIA, MARAN, COMPAGNON e GOTTARDO. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il 28 marzo si è tenuto a Roma un incontro tra il ministro degli esteri, Giulio Terzi di Sant'Agata e il suo omologo sloveno Karl Erjavec in occasione dell'inaugurazione di una mostra dedicata ai 20 anni di indipendenza della Slovenia alla Farnesina;
secondo quanto riporta Il Piccolo di Trieste nell'edizione del giorno successivo, «i due ministri non si sono confrontati nello specifico dei temi bilaterali ancora aperti» ma Erjavec ha comunque sollevato, oltre alla questione relativa alla costruzione dei rigassificatori nel Golfo di Trieste, anche quella «della restituzione dei quadri trafugati alla Slovenia dall'Italia prima e durante la Seconda Guerra mondiale»;
la richiesta slovena di «restituzione dei quadri trafugati alla Slovenia dall'Italia prima e durante la seconda guerra mondiale» ha, per l'interrogante, dell'incredibile e del grottesco sotto tutti i profili, tanto culturale e artistico storico, quanto storico, geografico e politico;
va in proposito anzitutto detto, sotto il profilo culturale ed artistico, che si tratta di capolavori della scuola veneta dovuti a Vittor e Benedetto Carpaccio, Paolo Veneziano, Alvise Vivarini, Giovan Battista Tiepolo e altri autori, che furono spostati (non certo «trafugati») tra il 1939 e il 1940, da Capodistria, Isola, Pirano e tradotti a Roma, per preservarli dai pericoli dell'incipiente conflitto. Alcuni anni fa i capolavori, che erano conservati nei sotterranei di palazzo Venezia, vennero portati ed esposti per la prima volta dopo più di cinquant'anni, a Trieste, ove sono ora conservati presso il museo Sartorio,

anche se dovrebbero trovare nel futuro la loro collocazione definitiva nel Museo della civiltà istriana, fiumana e dalmata del capoluogo giuliano, riconosciuto con la legge n. 92 del 2004, istitutiva del «Giorno del Ricordo»;
va da sé che si tratta di patrimonio artistico italiano, spostato legittimamente all'interno dell'allora Regno d'Italia, di cui l'Istria intera era divenuta parte, assieme a Trieste e Trento, a seguito della vittoria del 4 novembre 1918 e della caduta dell'Impero Asburgico cui prima appartenevano;
va precisato inoltre, sotto il diverso profilo storico, politico e geografico, che Isola, Pirano e Capodistria vennero cedute alla Jugoslavia solo con il trattato di Osimo del 10 novembre 1975 e la Slovenia indipendente si è creata per la prima volta nella storia poco più di vent'anni fa, il 25 giugno 1991; appaiono dunque veramente contrastanti con la storia e con la logica le parole del ministro sloveno -:
quali siano le intenzioni del Governo a proposito delle sopra citate opere d'arte istriane ed in particolare se già si sia posto un netto e doveroso rifiuto alle richieste slovene in proposito;
se, in particolare, si intendano comunque fornire rassicurazioni al mondo degli esuli italiani dell'Istria, e più vastamente a tutti coloro che tengono alla tutela del patrimonio artistico nazionale, in ordine al mantenimento delle opere d'arte istriane citate in Italia.
(3-02194)

Interrogazione a risposta in Commissione:

RENATO FARINA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la Commissione USA sulla libertà religiosa internazionale (USCIFR) ha pubblicato il suo rapporto annuale 2012, con raccomandazioni al Segretario di Stato, riguardo a quali paesi debbano essere inclusi nella lista dei «Paesi a rischio»: sono inclusi: Myanmar, Egitto, Eritrea, Iraq, Iran, Nigeria, Corea del Nord, Sudan, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan e Vietnam. «Paesi che calpestano i diritti fondamentali, tra cui la libertà di religione, creando terreno fertile per la povertà e l'insicurezza, guerra e terrore, movimenti ed attività violenti e radicali», ha commentato il chairman di USCIRF, Leonard Leo. Il rapporto contiene anche informazioni dettagliate su un altro gruppo di Paesi inseriti in una Watch List che monitora il periodo che va dal 1° aprile dello scorso anno fino alla fine dello scorso febbraio;
nella sua introduzione il report afferma che, se da un lato molta attenzione è rivolta agli attuali problemi economici, dall'altro si consuma un'inosservata crisi di uguale gravità, riguardo alla libertà religiosa. «In maniera allarmante la libertà di pensiero, coscienza e religione o credo, hanno subito restrizioni, spesso con la minaccia della sicurezza e della sopravvivenza di persone innocenti, tra cui i rappresentanti di minoranze religiose», afferma il rapporto. L'introduzione, inoltre, critica l'inerzia del governo federale riguardo alle raccomandazioni dell'USCIRP. Attualmente solo otto paesi sono stati schedati dal dipartimento di Stato come «a rischio» e per due di loro, Arabia Saudita e Uzbekistan, sono state garantite delle deroghe presidenziali, ovvero che nessuna azione sarà intrapresa contro di essi;
il rapporto esamina le conseguenze della Primavera Araba in Egitto. In generale essa ha portato ad un declino della libertà religiosa. I cristiani copti e le loro chiese hanno subito ripetuti attacchi e le forze militari, invece di difendere i Cristiani, hanno puntato le armi contro di loro. «Le violenze in corso e la mancata condanna dei responsabili, continua a favorire un clima di impunità, specialmente nell'Alto Egitto», riferisce il rapporto. Infatti, durante il 2011, circa 100 cristiani copti sono rimasti uccisi in attacchi settari: un numero superiore a quello dell'intero precedente decennio. Ciò sollecita il governo di transizione a intraprendere

riforme per garantire la libertà religiosa. Le discriminazioni contro i cristiani stanno a significare che il loro numero nei ranghi governativi e militari è assai esiguo. Ci sono soltanto pochi cristiani in parlamento e nessuno tra i decani universitari o in magistratura;
un altro «Paese a rischio» preso in esame dal rapporto è la Nigeria. Più di 800 persone sono rimaste uccise nei tumulti nel nord del paese, a seguito delle elezioni presidenziali dello scorso aprile, con oltre 430 chiese bruciate o distrutte. Secondo il rapporto il gruppo militante Boko Haram ha sempre più nel mirino i Cristiani e ha minacciato di morte tutti quelli che rimangono nel nord. Dal 1999 più di 14mila nigeriani sono stati uccisi in scontri di carattere religioso. Mentre la religione è solo una dimensione delle aggressioni settarie, essa è spesso usata per fomentare la discordia;
il rapporto usa termini forti per descrivere la situazione in Pakistan, accusando il governo di tollerare «continue, sistematiche ed egregie violazioni della libertà di religione o di credo». Non solo ci sono repressive leggi anti-blasfemia ma il governo non è nemmeno riuscito a consegnare alla giustizia i persecutori dei cristiani, né ha adottato provvedimenti contro coloro che incitano alla violenza. Un recente caso, citato nel rapporto, ha avuto luogo a gennaio, quando un gruppo di uomini ha attaccato una chiesa nella provincia di Sindh rispondendo così a bambini che intonavano canti religiosi. Costoro hanno picchiato i bambini e vandalizzato la chiesa. La polizia locale non fa nulla e la comunità cristiana si è dovuta scusare con gli aggressori. Le giovani cristiane sono sotto attacco. Il rapporto afferma che, secondo le ONG cattoliche, ogni anno, almeno 700 bambine e ragazze vengono rapite e costrette alla conversione all'Islam;
venendo alla Cina, l'USCIFR riporta che il Governo continua a violare i suoi obblighi internazionali di proteggere la libertà religiosa. I buddisti tibetani, gli Uighuri musulmani e i cristiani appartenenti alle comunità clandestine sono tutti oggetto di persecuzione. Secondo il rapporto, centinaia di protestanti clandestini sono stati arrestati dalle autorità lo scorso anno: secondo una fonte sono quasi un migliaio. Dozzine di sacerdoti cattolici clandestini sono stati anch'essi rimasti imprigionati o sono spariti nel nulla. Una fonte citata nel rapporto, afferma che almeno 40 vescovi cattolici sono in carcere o detenuti. Secondo le stime del governo, sono circa 100 milioni gli appartenenti a qualche fede religiosa in Cina, tuttavia il rapporto afferma che il numero di credenti è ben più alto e in rapida crescita. Si parla di centinaia di milioni di cinesi che manifestano apertamente la loro fede e persino di qualche funzionario del governo che ha elogiato l'opera delle comunità religiose -:
se quanto sopra riportato corrisponda al vero;
quali progressi, se esistono,siano stati fatti a proposito delle iniziative del Governo italiano presso le organizzazioni internazionali;
nei rapporti bilaterali quale sia lo stato dell'arte sul tema della libertà religiosa, con particolare riferimento al Medio Oriente, e nei Paesi citati.
(5-06547)

Interrogazione a risposta scritta:

GARAVINI, GIANNI FARINA e PORTA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la decurtazione dei fondi destinati agli organi di rappresentanza degli italiani all'estero, aggravata dai ritardi nell'erogazione dei finanziamenti e dal susseguirsi di proroghe e rinvii delle elezioni di rinnovo, è motivo di preoccupazione per gli italiani all'estero, che riscontrano un progressivo arretramento dello Stato, anche in ragione del depotenziamento della rete diplomatico-consolare;

in questo contesto generalmente sfavorevole, i 18.000 italiani residenti nel Canton Vallese sono stati colpiti dalla chiusura della sede del Comites locale, abbandonata in ragione della mancata riscossione dei finanziamenti per l'anno 2011;
i finanziamenti, sebbene assegnati dal Ministero degli affari esteri, non sarebbero stati effettivamente erogati in ragione di alcuni rilievi formulati dall'Agenzia consolare competente; tuttavia, la mancata erogazione dei finanziamenti non troverebbe giustificazioni legali o amministrative, giacché il Comites avrebbe risposto tempestivamente e compiutamente a tutti i rilievi formulati dal consolato generale di Losanna, dall'Ambasciata e dal Ministero degli affari esteri;
oltre a determinare la chiusura della sede del Comites e la disdetta di tutti i contratti che potessero generare spese, la mancata erogazione dei fondi ha prodotto un'esposizione debitoria di circa 20.000 franchi svizzeri, anticipati dal presidente dell'organo di rappresentanza;
il 31 marzo 2012, si è riunito a Berna il comitato dei presidenti degli organi di rappresentanza aventi sede in Svizzera, il quale ha approvato un documento per esprimere piena solidarietà ai componenti del Comites del Vallese, avanzando esplicite riserve sulla decisione delle autorità consolari di bloccare, sulla base di rilievi di opportunità, una procedura amministrativa prevista dalla legge, e per sollecitare il Ministero degli affari esteri ad assumere iniziative volte a garantire continuità all'azione del Comites del Vallese -:
se non intenda favorire una rapida soluzione della controversia tra il Comites del Vallese e il consolato incaricato, al fine di pervenire all'effettiva erogazione dei finanziamenti per l'esercizio 2011 e degli anticipi per il 2012.
(4-15606)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

MURGIA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la Sardegna è la regione d'Italia dove si trova l'area contaminata più vasta: 445 mila ettari, centomila in più della Campania che occupa il secondo posto in graduatoria;
il dato, davvero allarmante, è stato diffuso da Greenpeace con il Sin Italy, un rapporto sui siti di interesse nazionale che devono essere bonificati. Le aree più colpite da inquinamento del suolo, sottosuolo, acque superficiali e sotterranee sono quelle del Sulcis-Iglesiente e del Guspinese;
in queste zone le società minerarie hanno abbandonato insieme all'attività di estrazione i relitti degli stabilimenti e le scorie prodotte nei decenni;
il rapporto di Greenpeace è fondato su dati ufficiali e prende in considerazione i 57 «sin» - siti d'interesse nazionale - individuati e circoscritti dal 1998 in poi in base a una sequenza di leggi statali, fra cui il decreto legislativo 152 del 2006 diventato riferimento nazionale per i rischi ambientali;
la norma di perimetrazione - scrive l'organizzazione ecologista - riporta le sostanze inquinanti riconosciute nel sito riferite ad aria, acqua, suolo, catena trofica e a varie modalità di esposizione;
i contaminanti presenti all'interno dei «sin» sono diossine, idrocarburi policiclici aromatici, metalli pesanti, solventi organo clorurati e policlorobifeniti;
nel complesso la superficie colpita da inquinamento di questo tipo è il tre per cento del territorio nazionale e i comuni inclusi nei «sin» sono 300 - 34 in Sardegna - con nove milioni di abitanti;

va alla Lombardia lo sgradito primato dei siti da bonificare: sono 668, ma se l'attenzione si sposta sull'ampiezza dell'area contaminata è la Sardegna a balzare al comando della graduatoria e le ragioni sono note: l'eredità lasciata dalle miniere del Sulcis e del Guspinese;
al di là dei danni ambientali e paesaggistici, comunque gravissimi, Greenpeace cita lo studio epidemiologico «Progetto sentieri» elaborato grazie a una collaborazione tra Istituto superiore della sanità. Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e l'università La Sapienza di Roma per dimostrare che il pericolo per la salute è reale: secondo lo studio nei 44 siti sottoposti a indagine secondo Greenpeace «si sono verificati diecimila decessi per tutte le cause e quattromila per tumore in eccesso rispetto ai riferimenti regionali»;
l'esposizione agli inquinanti sarebbe l'origine delle morti;
in realtà qualcosa è stata fatta: partendo dalla perimetrazione contenuta nel decreto 468 del 18 settembre 2001 un mese e mezzo fa la regione Sardegna ha approvato una delibera che indica le linee guida «per la caratterizzazione e la bonifica delle aree minerarie dismesse»;
la bonifica è un intervento indispensabile, al punto che - stando al procedimento penale in corso a Roma - la P3 di Flavio Carboni avrebbe messo gli occhi su quello che appare come l'affare del secolo -:
se il Governo, sia a conoscenza della «strage» che si sta compiendo nelle aree contaminate esposte in premessa;
se il Ministero non ritenga necessario ed urgente dare il via, in tempi brevissimi, ad interventi finalizzati alla rimozione delle situazioni di pericolo, nonché per fronteggiare i danni conseguenti all'inquinamento del territorio stante il fatto che esistono sia le linee guida per «la caratterizzazione e la bonifica» sia lo stanziamento di circa 150 milioni di euro destinati alla Sardegna fin dal 2001, quando a leggere il decreto 468 sono state eseguite «analisi di dettaglio sia delle acque sotterranee che superficiali» nei siti ormai ben noti del Sulcis e del Guspinese «che hanno evidenziato la presenza diffusa di metalli quali piombo, zinco, cadmio, arsenico, ferro e rame»;
(4-15607)

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COOPERAZIONE INTERNAZIONALE E INTEGRAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:

VERINI, VILLECCO CALIPARI, CONCIA, COSCIA, D'ANTONA, MELANDRI, MOGHERINI REBESANI, MORASSUT, PEDOTO, TOUADI, MADIA, CAUSI e CARELLA. - Al Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in data 27 marzo 2012 si è tenuta, presso i locali del Senato della Repubblica, una conferenza stampa di presentazione di un dossier sui finanziamenti del comune di Roma nel settore delle tossicodipendenze;
la documentazione, frutto di un lavoro di ricerca di 15 gruppi tra associazioni e cooperative impegnate nel sociale riunite nel Cnca in collaborazione con il Roma Social Pride, è stata realizzata a seguito dell'esito dei bandi per l'affidamento dei servizi finanziati dal Fondo comunale della città di Roma, reso noto solo pochi giorni fa e dal quale emerge che la gran parte delle associazioni e cooperative sociali attive da oltre vent'anni nel campo delle tossicodipendenze sono state escluse dai fondi o fortemente ridimensionate per «far posto a nuovi soggetti, strettamente collegati con alcuni esponenti politici o, comunque, più allineati. Organizzazioni - si legge - che, in diversi casi, non hanno nemmeno un curriculum adeguato nel settore delle tossicodipendenze»;
il documento è un'aspra critica alla gestione dell'attuale amministrazione comunale

capitolina dei fondi per i servizi sul territorio e una denuncia ben documentata di un'operazione poco chiara, quella dei bandi sulle tossicodipendenze, che vedrà la gestione dei servizi cambiare radicalmente impostazione, ai danni, secondo il Cnca, della collettività e dei tossicodipendenti: servizi complessi e molto specializzati o verranno costretti a ridurre i loro standard qualitativi o saranno addirittura cancellati. Una vera e propria strategia, denunciano Cnca e Roma Social Pride, fatta di relazioni consolidate, riduzione dei servizi specialistici in favore di generici interventi di prevenzione, condizioni di bando inaccettabili;
cooperative e associazioni che per anni hanno collaborato nella gestione dei servizi per le dipendenze con il comune di Roma garantendo professionalità, rapporto positivo con l'utenza, riconoscimenti dalla rete dei servizi pubblici e privati del territorio, sarebbero, in base a quanto accaduto, improvvisamente diventate incapaci di ottenere il minimo risultato in una gara pubblica: motivo, quest'ultimo, che pone legittimi interrogativi e suscita preoccupazione circa l'esito dei bandi;
i 4 gruppi aderenti al Cnca Lazio (Parsec, Il Cammino, La Tenda, Magliana 80), che gestivano in precedenza 10 servizi, si riducono a un unico gruppo con un unico servizio;
la cooperativa Il Cammino, che tra gli altri servizi gestisce da 25 anni la comunità di Città della Pieve, ha perso tutti e otto i servizi che gestiva fino a qualche mese fa. Da ciò consegue che dal volume di 1.700.000 euro circa di finanziamento con l'impiego di circa 70 operatori, si passa a 105.000 euro con soli 5 operatori impegnati;
l'esperienza di Città della Pieve costituisce un vero patrimonio della città di Roma, un'esperienza di grande valore nata sulla spinta delle «madri di Primavalle», sostenuta dall'amministrazione comunale guidata da Luigi Petroselli e da tutte le amministrazioni succedutesi. Essa rappresenta un esempio non solo terapeutico e di reinserimento sociale degli ospiti ma anche di positiva integrazione con il territorio;
sono questi gruppi ad avere iniziato circa trenta anni fa, a Roma, le sperimentazioni nel campo delle tossicodipendenze e ad aver sviluppato negli anni servizi che vanno dalla prevenzione (come le unità di strada) alle comunità terapeutiche, ai centri diurni ai servizi per l'inserimento lavorativo: un vero e proprio patrimonio di competenze (Villa Maraini, tra queste, è forse la più nota) il cui valore è riconosciuto a livello nazionale;
quanto sta accadendo ha ripercussioni enormi sul futuro degli utenti in carico e su quello degli operatori che lavorano nelle cooperative: trattandosi di percorsi terapeutici individualizzati in corso, è difficile immaginare una metodologia indolore per le persone coinvolte e la ricollocazione del personale impegnato. Si prevedono almeno 50 lavoratori disoccu- pati dal 1o aprile 2012, che chiaramente per le cooperative «cancellate» sarà impossibile assorbire, anche in considerazione del fatto che l'Agenzia capitolina sulle tossicodipendenze (ACT) non ha proceduto alla dovuta concertazione con le parti sociali, in occasione della stesura del bando, e non sono previste forme di tutela per il personale;
si evidenzia che, a giudizio degli interroganti, le politiche fin qui attivate dall'assessorato politiche educative del comune di Roma e dall'Agenzia per le tossicodipendenze hanno prodotto un'incomprensibile programmazione degli interventi che non risponde ai reali bisogni della città, ridimensionando enormemente i servizi di riduzione del danno a favore di interventi di prevenzione generica ed inefficace. Di fatto questo atteggiamento di chiusura, anche ideologica, ha determinato continue conflittualità con gli organismi del terzo settore e parallelamente ha generato l'assoluta emarginazione dei servizi e istituzioni pubbliche territoriali (SERT e Municipi) -:
se il Governo non ritenga opportuno, qualora non lo abbia già fatto, di dover

attivare l'Osservatorio di cui al comma 7 dell'articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309 «Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza» al fine di acquisire elementi informativi nell'operato dell'Agenzia di cui sopra e se, per quanto di competenza, non ritenga oramai improcrastinabile promuovere iniziative normative che ripensino, nel suo complesso la rete delle Agenzie sulle tossicodipendenze, al fine di gestire nel modo più efficiente possibile le, risorse, già scarse, necessarie alla realizzazione degli interventi.
(5-06561)

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DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:

RUGGHIA, PES e SCHIRRU. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il poligono sperimentale e di addestramento interforze del Salto di Quirra inaugurato nel 1956 si trova nella parte sud-orientale della Sardegna tra le province di Cagliari e Ogliastra e svolge le sue attività in due diverse aree: un «poligono a terra», con sede a Perdasdefogu, dove si trova il comando, e un «poligono a mare», con sede a Capo San Lorenzo;
il «poligono a terra» occupa una superficie di circa 12.000 ettari e si estende su tutta quella zona del Salto di Quirra che, dai confini sud orientali dell'abitato di Perdasdefogu arriva sin quasi ai margini della baia di Capo San Lorenzo, distante in linea d'aria circa 20 chilometri;
il «poligono a mare», invece, occupa una superficie di circa 2.000 ettari e si estende per quasi 5 chilometri lungo il tratto sud orientale della costa sarda, compreso fra Capo Bellavista a nord e Capo San Lorenzo a sud;
nel poligono si svolgono attività per la predisposizione operativa, tecnica e logistica e per la sperimentazione e la messa a punto di velivoli, missili, razzi e radiobersagli;
il poligono è l'unico del genere in Italia e provvede, oltre alla sperimentazione di missili e razzi, all'addestramento del personale delle forze armate ed alle esigenze di molti enti scientifici nazionali e stranieri che ne usufruiscono per le loro ricerche, fra cui il Centro italiano ricerche aerospaziali dell'università di Roma e l'Agenzia spaziale europea;
le attività svolte hanno un forte impatto ambientale sul territorio che, proprio per questo, necessita di periodiche attività di bonifica;
il poligono e le attività svolte in esso sono da tempo fonte di grande preoccupazione per la popolazione;
nei primi giorni del 2011 notizie di stampa regionale riportavano di un rapporto dei veterinari delle Asl di Lanusei e Cagliari, realizzato su incarico del comitato di indirizzo territoriale ed elaborato sulla base dei dati parziali fino ad allora raccolti che avrebbero registrato un'incidenza di patologie tumorali fra gli allevatori della zona, in misura pari al 65 per cento;
indagini condotte sul bestiame attorno al poligono militare del Salto di Quirra, da Perdasdefogu a Capo San Lorenzo hanno rilevato la presenza di agnelli affetti da deformazioni congenite genetiche in tutti gli ovili della zona;
la «Commissione parlamentare d'inchiesta sui casi di morte e gravi malattie che hanno colpito il personale militare italiano impiegato nelle missioni internazionali di pace, sulle condizioni della conservazione e sull'eventuale utilizzo di uranio impoverito nelle esercitazioni militari sul territorio nazionale», che ha svolto i lavori nel corso della XIV legislatura, ha,

tra le altre cose, riferito del ritrovamento, all'interno di numerosi campioni istologici di persone ammalate di tumori che vivono nelle adiacenze di poligono, della presenza di corpi estranei - anche di dimensioni nanometriche - di composizione chimica non rilevabile in natura e con caratteristiche morfologiche che fanno ritenere che si tratti del prodotto di combustioni di origine antropica, ad altissime temperature;
durante un sopralluogo della Commissione all'interno del poligono di Salto di Quirra si è riscontrata la presenza nelle vasche destinate al raffreddamento dei vapori di scarico dei motori del missile Ariane oggetto di prove tecniche, di composti di piombo, bismuto e antimonio analoghi a quelli rinvenuti nei campioni istologici di alcuni dei pazienti ammalati di tumore;
nei giorni scorsi la stampa regionale e nazionale ha reso pubblici i risultati delle analisi condotte dal fisico Evandro Lodi Rizzini, incaricato dal procuratore Domenico Fiordalisi che conduce le indagini sulle morti sospette e sulle deformazioni che hanno interessato uomini e animali e che aveva disposto la riesumazione di 18 cadaveri;
tali analisi hanno evidenziato la presenza di cerio (metallo che viene utilizzato nella fabbricazione artificiale del torio) nelle ossa dei pastori morti attorno al poligono di Quirra: su 18 salme riesumate, dodici presentano dati superiori alla norme;
i parametri non solo oltrepassano la media, ma risultano ben superiori a quelli riscontrati sulle persone che non hanno mai frequentato l'area del poligono militare;
i risultati delle analisi hanno portato a venti indagati: sei generali con l'accusa di omissione dolosa aggravata di cautele contro infortuni e disastri, due colonnelli comandanti del distaccamento di capo San Lorenzo accusati anch'essi dello stesso reato dei primi sei militari, il responsabile del servizio di prevenzione e protezione del poligono dal 2000 fino al 2008, tre componenti della commissione del Ministero della difesa accusati di omissione dolosa aggravata di cautele contro infortuni e disastri; quattro docenti universitari e tecnici dell'istituto di scienze ambientali di Siena; due chimici dell'Sgs già indagati per falso ideologico e adesso anche per ostacolo aggravato alla difesa di un disastro, un medico del lavoro e docente universitario accusato insieme al sindaco, tra le altre cose, anche di favoreggiamento aggravato;
secondo il procuratore nel poligono si sono svolte attività, senza alcun controllo, che hanno inquinato il terreno di metalli pesanti e sostanze radioattive, come il torio e l'uranio impoverito, causando problemi alle falde acquifere e immettendo nell'aria polveri nocive;
sono circa 160 le morti sospette e riconducibili a qualsiasi delle attività svolte nel Salto di Quirra: lanci dei missili al torio e all'amianto, brillamento di munizioni e armi obsolete arrivate da tutta Italia, interramento di rifiuti militari quali pezzi di radar, amianto, pneumatici, componenti elettriche nei terreni dove poi gli allevatori pascolavano gli animali, esposizione a radar superpotenti, test degli oleodotti, test del razzo Zefiro, considerati dagli esperti «fabbrica di nanoparticelle cancerogene»;
a Perdasdefogu e a Capo San Lorenzo le esercitazioni militari e le sperimentazioni sui nuovi armamenti hanno creato un disastro senza precedenti -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno fornire con urgenza ogni elemento utile a chiarire le azioni che intende intraprendere in merito ai fatti sopradescritti.
(5-06559)

TESTO AGGIORNATO ALL'11 APRILE 2012

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
in un articolo dal titolo «Ubi-Ktesios, rischio più basso dell'esposizione» pubblicato il 2 novembre 2011 sul sito di Advisoronline, Marco Gementi informava che, rispetto ai crediti erogati nel 2008 da Banca24-7 attraverso Ktesios (di cui 358 milioni di euro garantiti da pegno e 651 milioni di euro garantiti dalla clausola «non riscosso per riscosso»), secondo il bilancio 2010 di Banca24-7, l'istituto aveva accantonato nel fondo rischi e oneri 8 milioni di euro e, alla fine del primo semestre 2011, la rinuncia alla clausola «riscosso per non riscosso» e la liberazione del pegno avevano determinato in Ubi Banca Scpa rettifiche su crediti verso la clientela per 14,7 milioni di euro;
in un articolo dal titolo «Crisi, la ricetta di De Benedetti: tagliare teste a tradimento. Mentre lui critica la manovra del governo, la sua Cir mette in liquidazione la Ktesios SpA e manda a casa 80 dipendenti» pubblicato in data 15 novembre 2011 sul sito del quotidiano Libero, Gianluigi Nuzzi informava che la Ktesios Spa era stata messa in liquidazione volontaria e che lo scorso 28 giugno era partita la procedura di licenziamento collettivo dei dipendenti;
in un articolo dal titolo: «Sub-prime d'Italia, un buco da un miliardo e 650 milioni di euro nei conti di Ubi Banca. C'è una bomba a tempo pronta ad esplodere nei conti del quinto gruppo bancario nazionale: soldi erogati per mutui e credito al consumo attraverso finanziarie esterne, senza garanzie e senza controlli antiriciclaggio ed antiterrorismo»pubblicato in data 22 ottobre 2011 sul settimanale Plus de Il Sole 24 Ore e ripreso dal sito Dagospia il 24 ottobre Nicola Borzi informava che l'onorevole Lannutti aveva presentato un'interrogazione al Ministro dell'economia e delle finanze chiedendo, fra l'altro, lumi rispetto all'esposizione di Banca 24/7 sui crediti al consumo erogati tramite Ktesios Spa;
il capitale sociale della Ktesios Spa di euro 16.000.000 risulta essere per il 90 per cento di proprietà della CQS Holding Srl (con capitale sociale di euro 10.000 e socio unico KTP GLOBAL FINANCE Spa corrente in Lussemburgo, di riferimento della CIR) e per il 10 per cento di proprietà della PONOS Srl (con capitale sociale di euro 10.300 e socio unico Minnucci Massimo corrente in Roma); la KTP GLOBAL FINANCE Sca risulta partecipata al 47,45 per cento della CIR Spa dei Gruppo De Benedetti e al 47,45 per cento dalla MERRYL LYNCH International bank;
nei documenti di bilancio al 31 dicembre 2008 si evidenziava che nel corso dell'esercizio la società era stata oggetto di ispezione da parte della Banca d'Italia, dalla quale risultava, oltre ad alcune osservazioni sul sistema dei controlli interni, una significativa carenza del patrimonio minimo di vigilanza, in considerazione della clausola riscosso per non riscosso presente sui finanziamenti erogati a valere sui plafond messi a disposizione dalle banche, tra cui Banca 24/7 Spa (Gruppo Ubi);
nei documenti di bilancio al 31 dicembre 2009 si evidenziava che in seguito all'ispezione da parte della Banca d'Italia del 2008, la società predisponeva un piano di rientro dall'esposizione in essere (proponendo la sostituzione della clausola del riscosso per non riscosso») e su una quota parte della linea di funding concessa dalla Ubi Banca Scpa pari a circa 1.500 milioni di euro, proponeva una modalità di utilizzo del funding (eliminando appunto il «non riscosso per riscosso»);
già negli stessi documenti di bilancio al 31 dicembre 2009 il revisore KPMG Spa in data 12 aprile 2010 acclarava, tra l'altro, quanto segue: «Come risulta nella nota integrativa, la società è stata oggetto, nel corso dell'esercizio 2008, di ispezione da parte della Banca d'Italia. Il verbale

ispettivo inviato alla società a conclusione ha evidenziato, oltre ad alcune osservazioni sul sistema dei controlli una significativa carenza nel patrimonio di vigilanza»;
nei documenti di bilancio al 31 dicembre 2010 si evidenziava una perdita di esercizio di oltre 73 milioni di euro e un patrimonio netto negativo di oltre 37 milioni di euro;
non è chiaro quali siano le perdite reali, il contenzioso reale, le sofferenze e gli incagli del Gruppo Ubi-Banca con riferimento alla posizione Ktesios Spa e quale siano le garanzie a suo tempo prestate degli azionisti di Ktesios Spa (CIR Spa del Gruppo De Benedetti e MERRYL LYNCH International Bank) e attualmente in essere;
sarebbe inoltre da approfondire per quali ragioni i soci hanno solo parzialmente sostenuto le perdite inerenti al loro business arrecando così, come già sopra evidenziato, un ingente danno alla collettività degli azionisti di Ubi Banca Scpa e se la stesso Ubi Banca Scpa, nonostante tali danni arrecati, alla data odierna risulti ancora concessionaria di affidamenti ai soggetti sopra richiamati;
né altresì sono comprensibili le ragioni che hanno indotto la Ktesios Spd che risultava, per espressa ammissione nei suoi documenti di bilancio, a conoscenza dello stato di difficoltà sin dal 2009, a ritardare la procedura liquidatoria (deliberata in data 14 aprile 2011) - che risultava da adottare evidentemente senza indugio - nei confronti dei creditori e dei lavoratori;
andrebbe infine chiarito se con tale ritardo non si sia arrecato un maggior danno agli stessi -:
di quali elementi disponga il Governo, nell'ambito delle sue competenze, e quali iniziative intenda attivare per rassicurare e tutelare i risparmiatori, gli azionisti e i fruitori dei servizi erogati dal Gruppo bancario.
(2-01446)«Ciccanti, Calgaro, Cera».

Interrogazione a risposta in Commissione:

BRAGA e FLUVI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
i lavoratori frontalieri forniscono un grande contributo allo sviluppo dell'economie cantonali e a quelle dei comuni italiani compresi nella «storica» fascia di demarcazione di 20 chilometri dalla linea di confine. Infatti, degli oltre 54 mila cittadini italiani occupati con il permesso di frontaliere nei Cantoni di frontiera Ticino, Vallese e Grigioni, più di 48 mila sono impiegati nel Cantone Ticino. La maggior parte di essi proviene dalle province di Como, circa 18 mila, e Varese, circa 26 mila;
la presenza di un numero così importante di frontalieri impiegati in Svizzera ha indotto l'Italia e la Confederazione a negoziare numerosi accordi bilaterali per regolare varie questioni afferenti la previdenza sociale, l'imposizione fiscale, l'indennità di disoccupazione, le infrastrutture viarie e altro. Di tali convenzioni si richiama in particolare l'Accordo del 3 ottobre 1974 relativo all'imposizione dei lavoratori frontalieri e alla compensazione finanziaria a favore dei comuni italiani di confine, successivamente recepito nella Convenzione Italo-Svizzera del 9 marzo 1976, entrata in vigore il 27 marzo 1979;
in conformità a tale Convenzione, al fine di garantire una copertura economico-finanziaria a fronte del mancato introito di tasse e imposte sul reddito dei lavoratori che seppur lavorando all'estero usufruiscono comunque di servizi, di strutture e infrastrutture pubbliche dei comuni italiani di residenza, la Svizzera provvede al trasferimento di una quota parte, attualmente pari al 38,8 per cento delle imposte fiscali riscosse alla fonte sui redditi dei frontalieri, allo Stato italiano, il quale successivamente procede a ritrasferire

tali somme ricevute ai comuni della zona di confine, alle comunità montane e alle province;
la dimensione dei trasferimenti è rilevante: mentre la quota pro-capite per ogni lavoratore frontaliero, determinata dal Ministero dell'economia e delle finanze è attualmente pari a 817,6844 euro, il valore complessivo del ristorno annuo a favore dei territori confinanti italiani è di oltre 36 milioni di euro. Si tratta dunque di una somma ingente e importante che costituisce una risorsa fondamentale per i 160 comuni della provincia di Como, i 120 della provincia di Varese e i 55 della provincia di Verbania, che ricevono i ristorni direttamente o indirettamente;
i fondi derivanti dai ristorni dei frontalieri rappresentano un consistente ed indispensabile fonte di finanziamento per gli enti locali di confine beneficiari, per la realizzazione di investimenti in infrastrutture, opere e servizi destinati alla popolazione locale e per compensare, in parte, i maggiori disagi sopportati dai comuni a ridosso del confine italo-svizzero;
è di questi giorni la notizia trapelata, non ancora confermata, di una presunta intenzione da parte del Governo italiano di ridurre del 50 per cento i trasferimenti pregressi riferiti ai ristorni già ricevuti dalla Confederazione elvetica ma non ancora versati ai rispettivi comuni di frontiera, che vantano crediti consistenti nei confronti dell'amministrazione centrale relativi agli anni pregressi;
il mancato trasferimento di queste somme pregresse, unitamente al congelamento unilaterale imposto dal Consiglio ticinese del 50 per cento dei ristorni attuali, aggraverebbe ulteriormente la condizione già difficile degli enti locali di frontiera, mettendo a serio rischio i servizi fondamentali per le comunità dei quali beneficiano i lavoratori frontalieri residenti in Italia -:
se sia fondata l'informazione, diffusa in questi giorni, relativa all'intenzione da parte del Governo italiano di ridurre i trasferimenti relativi ai ristorni dovuti agli enti locali di confine per gli anni pregressi;
quali iniziative il Governo intenda adottare per modificare le attuali modalità di trasferimento agli enti locali di confine dei ristorni, al fine di agevolare e velocizzare le tempistiche di versamento agli enti destinatari finali delle relative quote.
(5-06555)

Interrogazioni a risposta scritta:

SANTORI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
molti quotidiani hanno fatto riferimento ad una beffa per gli anziani ricoverati, per i quali l'IMU diventerebbe doppia; infatti, secondo quanto riportato dalle predette testate giornalistiche, se la degenza è lunga, l'imposta viene calcolata come se si trattasse di una seconda casa;
l'articolo 13 del decreto-legge del 6 dicembre 2011, n. 201 (decreto salva-Italia), convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, recante «disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici», istituisce l'IMU (tassa unica municipale) la quale ha come presupposto «[...] il possesso di immobili di cui all'articolo 2 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, ivi comprese l'abitazione principale e le pertinenze della stessa. Per abitazione principale si intende l'immobile, iscritto o iscrivibile nel catasto edilizio urbano come unica unità immobiliare, nel quale il possessore dimora abitualmente e risiede anagraficamente. Per pertinenze dell'abitazione principale si intendono esclusivamente quelle classificate nelle categorie catastali C/2, C/6 e C/7, nella misura massima di un'unita pertinenziale per ciascuna delle categorie catastali indicate, anche se iscritte in catasto unitamente all'unità ad uso abitativo [...]»;
quindi l'articolo 13 del cosiddetto decreto salva Italia assoggetta all'IMU il possesso di immobili di cui all'articolo 2

del decreto legislativo del 30 dicembre 1992, n. 504, ivi compresa l'abitazione principale e le pertinenze della stessa, ovvero, l'immobile posseduto dal soggetto a titolo di proprietà, usufrutto o altro diritto reale, ove dimora abitualmente;
conseguentemente, l'IMU assoggetta gli immobili di proprietà di chi a causa di condizioni di salute precarie è costretto ad alloggiare fino al termine della vita presso case di riposo e nelle residenze socio assistenziali pubbliche o private -:
se il Ministro abbia valutato l'opportunità di assumere iniziative per escludere dall'IMU gli immobili di proprietà degli anziani ricoverati permanentemente, già pesantemente colpiti dai mali della vita, o per ridurre in tali casi la misura dell'imposta stessa;
il decreto-legge «salva Italia» anziché migliorare le condizioni sociali ed economiche di tutti gli italiani, per alcuni di loro ne ha peggiorato la sopravvivenza;
quali rimedi intenda proporre il Ministro al fine di tutelare una categoria debole quale quella degli anziani ricoverati «a vita» nelle case di riposo e nelle residenze socio assistenziali pubbliche o private.
(4-15596)

BITONCI, MONTAGNOLI e MERONI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nello scorso mese di dicembre 2011, il Governo ha varato il decreto-legge n. 201 del 2011, noto come manovra «salva-Italia», finalizzata a fornire rassicurazione ai mercati finanziari internazionali sullo stato delle finanze italiane, ma basando il 75 per cento delle disposizioni su nuove entrate e prevedendo, in particolar modo, la revisione della tassazione sugli immobili, l'aumento dell'Iva e l'aumento dell'addizionale regionale all'Irpef;
le conseguenze del provvedimento, congiuntamente anche all'attuale grave crisi economica finanziaria, caricheranno pesantemente tutte le famiglie italiane, comprimendo la domanda interni di consumi e determinando al contempo una riduzione del prodotto interno lordo nazionale, già previsto in forte ribasso tanto che numerosi esperti economici prevedono per il 2012 in Italia una fase di recessione;
secondo diversi organi di stampa legati principalmente a siti internet e web-forum, così come ripreso anche da un recente articolo del settimanale L'Espresso, nei primi giorni di gennaio il Ministero dell'economia e delle finanze avrebbe effettuato un trasferimento nelle casse della Banca americana Morgan Stanley di due miliardi e 567 milioni di euro, a seguito del quale il Ministero stesso avrebbe riportato come l'esposizione verso l'Italia è scesa, al lordo delle coperture, da 6,268 a 2,887 miliardi di dollari, con una differenza di 3,381 miliardi pari esattamente a 2,567 miliardi di euro;
il sottosegretario all'istruzione, all'università e la ricerca, Marco Rossi Doria, come riportato nei giorni scorsi sul quotidiano Italia Oggi, in risposta ad una interrogazione parlamentare, ha specificato come «Per quanto riguarda, in particolare, la vicenda relativa alla Morgan Stanley, riportata da alcuni organi di stampa e richiamata nell'interpellanza, si fa presente che alla fine del 2011 e con regolamento il Ministero dell'economia e delle finanze, in data 3 gennaio 2012, ha proceduto alla chiusura di alcuni derivati in essere con Morgan Stanley (due interest rate swap e due swaption) in conseguenza di una clausola di «Additional Termination Event» presente nel contratto quadro (Isda Master Agreement) che regolava i rapporti tra la Repubblica italiana e la banca in questione. Tale clausola, risalente alla data di stipula del contratto, nel 1994, era unica e non presente in nessun altro contratto quadro vigente tra il ministero e le sue controparti, e non è stato possibile, nel corso degli ultimi anni, rinegoziare la stessa. In virtù di tale clausola, si è proceduto alla chiusura anticipata di alcuni derivati con Morgan Stanley, regolandone il controvalore in 2,567 miliardi senza il coinvolgimento di terze parti;

l'operazione descritta, pur se ragguagliata dal sottosegretario, denota chiaramente come le operazioni in derivati gestite dal Ministero dell'economia e delle finanze si caratterizzino ad avviso degli interroganti per opacità, laddove nessuno è a conoscenza esattamente dell'ammontare di tali operazioni e di quale sia l'eventuale guadagno, o perdita complessivamente registrata dallo Stato su questo tipo di operazioni -:
se il Ministro, alla luce anche della grave crisi economica e della difficile situazione di molte famiglie italiane aggravata anche dai recenti provvedimenti, non ritenga opportuno fornire ulteriori delucidazioni in merito alla vicenda sopra descritta.
(4-15611)

...

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

ZAZZERA, DI STANISLAO e PALOMBA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dalla stampa, tribunale di Bari di via Nazariantz si troverebbe in situazione di grave degrado, ed i problemi strutturali sarebbero tali da rendere inagibile l'edificio;
il palazzo di giustizia è di proprietà dell'Inail, ed è posto sotto sequestro perché privo dei requisiti di agibilità;
il 6 marzo 2012 «si sarebbero rotte le tubature dei bagni situati nelle celle delle aule di udienza al pian terreno dell'edificio dove hanno sede alcune sezioni del Tribunale di Bari. La pipì dei detenuti in attesa di udienza è così finita al piano di sotto dove di sono gli uffici del giudice di pace. [...] Il soffitto è stato completamente impregnato al punto tale che sono rimaste, a prova di quanto denunciato, dai dipendenti, due enormi chiazze gialle sul soffitto» (La Repubblica edizione Bari 8 marzo 2012);
«Sempre al piano interrato del palazzo di giustizia, attiguo all'ufficio del giudice di pace, c'è l'archivio degli uffici giudiziari che da giorni è invaso dai topi. Le bustine con cibo velenoso posizionate numerose in diversi punti dell'archivio, sarebbero scomparse. Secondo un esperto che ha compiuto un sopralluogo, sarebbero state spostate dai ratti e portate nelle loro tane. Questo dimostrerebbe che si è di fronte ad una vera e propria colonia di topi che vive nei corridoi del tribunale» (La Repubblica edizione Bari 8 marzo 2012);
il procuratore di Bari Antonio Laudati ha chiesto un intervento urgente al comune e all'Inail, mentre la magistratura da tempo ormai, indaga sulla presunta violazione della normativa in materia di sicurezza sul lavoro;
ma questo è solo l'ultimo degli episodi di questo genere accaduti nel palazzo di giustizia. Il riscaldamento non funziona, la fogna tracima, l'intonaco dell'edificio cade a pezzi e liquame di ogni genere cola dal soffitto;
secondo il tecnico dell'Asl le condotte sarebbero troppo piccole se rapportate alla quantità di persone che ospita quotidianamente l'edificio;
l'edilizia giudiziaria resta un grave problema per la città di Bari, tuttavia il comune di Bari ha espresso parere contrario alla cittadella della giustizia, finanza di progetto dell'impresa Pizzarotti, con cui si prevedeva nell'area della circoscrizione di Carbonara l'accorpamento degli uffici giudiziari, attualmente però al centro di numerosi contenziosi;
tuttavia ad oggi non esisterebbero progetti di edilizia giudiziaria alternativi a quello della «cittadella della giustizia», e che possano affrontare efficacemente la grave problematica strutturale del tribunale;
alla luce dei fatti riportati in premessa, il corretto andamento della giustizia

presso il Tribunale di Bari è a repentaglio, così come la sicurezza e la salute del personale che vi opera -:
quali provvedimenti intenda assumere al fine di garantire il corretto funzionamento della giustizia, assicurando per quanto di competenza, una nuova sede giudiziaria nella città di Bari.
(5-06548)

CALVISI, MELIS, FADDA, PES e SCHIRRU. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 148 del 2011, recante il complesso delle misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo, ha conferito al Governo la delega per la riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari;
il Governo, al fine di realizzare risparmi di spesa e un incremento di efficienza, dovrà adottare, entro 12 mesi dall'entrata in vigore della suddetta legge, provvedimenti mirati alla ridefinizione e redistribuzione degli uffici giudiziari sul territorio, osservando una serie di criteri direttivi;
tali criteri consistono, tra l'altro, nel ridurre gli uffici giudiziari di primo grado, garantendo tuttavia la permanenza del tribunale ordinario nei circondari di comuni capoluogo di provincia, e nel ridefinire l'assetto territoriale degli uffici giudiziari secondo l'estensione del territorio, il numero di abitanti, i carichi di lavoro, la specificità del territorio e delle relative infrastrutture e il tasso d'impatto della criminalità organizzata;
si dovrebbe quindi procedere, in base a quanto esposto, alla soppressione ovvero alla riduzione delle sezioni distaccate di tribunale, anche mediante accorpamento ai tribunali limitrofi;
per quanto riguarda, nello specifico, la Sardegna, data la specificità del suo territorio e delle relative infrastrutture, vi è l'esigenza di salvaguardare le sezioni distaccate a rischio soppressione, a cominciare da quelle ubicate in città capoluogo di provincia, come Olbia (Tempio Pausania), dato l'elevato numero di abitanti, e anche Carbonia, Iglesias e Sanluri (Cagliari), ma tenendo conto anche dei carichi di lavoro e della peculiarità delle realtà sociali dove sono ubicate sedi come Macomer e Sorgono (Oristano), Alghero (Sassari) e la Maddalena (Tempio);
continuano, tuttavia, a circolare notizie circa la soppressione delle sezioni distaccate dei tribunali sardi, senza tenere in alcuna considerazione la specificità della realtà sarda; tutto ciò nonostante le rassicurazioni del capo del dipartimento dell'organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi del Ministero della giustizia dottor Luigi Birritteri, che, nel corso di un'audizione in commissione giustizia della Camera dei deputati svoltasi mercoledì 1o febbraio 2012, ha affermato testualmente: «in Sardegna, al pari della Campania con Caserta, vi sono sedi distaccate che operano presso capoluoghi di provincia dove non ci sono tribunali. Per essere completi, la sezione distaccata di Sanluri, nella provincia del Medio Campidano, e le sezioni distaccate dei tribunali di Carbonia e Iglesias gravano sul tribunale di Cagliari, mentre Olbia è la sezione distaccata del tribunale di Tempio Pausania. Questa situazione non potrà che essere esaminata in maniera scrupolosa nell'esercizio della delega, benché tecnicamente anche queste sezioni distaccate risulterebbero sopprimibili. La delega, infatti, fa salvi solo i tribunali aventi sede nei capoluoghi di provincia e non anche le sezioni distaccate. Facendo l'esempio di Caserta, la sezione distaccata di Caserta è potenzialmente sopprimibile. Su questa soppressione, però, rifletterei molto a lungo per un'infinita serie di motivi, non ultimo il fatto che si tratta di un capoluogo di provincia, una provincia senza tribunale, ma pur sempre una grande provincia. La stessa regola varrà per la Sardegna» -:
se il Ministro interrogato non intenda, alla luce della particolarità del

territorio della Sardegna e della dislocazione in esso delle infrastrutture giudiziarie, salvaguardare quelle sedi distaccate di tribunale che insistono su capoluoghi di provincia, o abbiano - come la sede distaccata di Olbia - un carico di lavoro superiore allo stesso tribunale di appartenenza, o operino distaccata - come la sezione di Sorgono e Macomer - nelle zone interne della Sardegna, in realtà difficili e lontane dalla sede del tribunale;
se il Ministro interrogato, prima di procedere alla individuazione delle sedi da sopprimere, non intenda attuare una rigorosa verifica sull'effettivo risparmio di spesa che si verrebbe a creare, considerato che spesso le strutture delle sedi distaccate sono ubicate in edifici di proprietà degli enti locali;
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno aprire un tavolo di confronto con la regione Sardegna al fine di individuare, pur rispettando l'esigenza di una necessaria rivisitazione della geografia giudiziaria, criteri conservativi idonei a non privare i cittadini di servizi in molti casi insopprimibili e fondamentali per l'amministrazione della giustizia.
(5-06557)

Interrogazioni a risposta scritta:

GIORGIO CONTE. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la situazione logistica e organizzativa per la città di Venezia è ampiamente riconosciuta in merito a posizione geografica, alle condizioni generali di difficoltà in cui il personale di polizia penitenziaria è costretto ad operare, alla carenza di personale, alle difficoltà di collegamento da e per le sedi degli istituti, la complessità del trasporto pubblico via acqua, la criticità presente nei periodi di acqua alta nonché in merito alla difficile situazione di accessibilità al centro storico della città;
proprio in virtù delle considerazioni sopra esposte è stato riconosciuto lo status di servizio in sede disagiata per il personale di polizia penitenziaria operante presso gli istituti penitenziari veneziani;
il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha recentemente privato buona parte del personale in servizio presso gli istituti penitenziari veneziani dell'uso della «mensa obbligatoria di servizio», di cui anche all'articolo 12 della legge n. 395 del 1990;
iniziative simili, che mettono a dura prova personale e reparti già al limite della funzionalità, sono state attuate anche presso altre realtà carcerarie italiane, sempre suscitando la comprensibile protesta del personale interessato;
la situazione complessiva di difficoltà in cui, in tutto il Paese, il Corpo della polizia penitenziaria è chiamato ad operare, trova a Venezia città ulteriori motivi di disagio -:
quali siano le valutazioni ed i presupposti che hanno portato all'esclusione dalla mensa obbligatoria di servizio per gran parte del personale di polizia penitenziaria in servizio presso gli istituti penitenziari veneziani;
quali siano le attuali disposizioni in merito alla mensa obbligatoria di servizio presso gli istituti penitenziari veneziani;
se non concorrano le situazioni di cui alle lettere a) e b) del comma 1 dell'articolo 1 della legge n. 203 del 1989;
cosa intenda fare il Ministro interrogato per assicurare, al personale di polizia penitenziaria in servizio presso gli istituti penitenziari veneziani, condizioni di lavoro accettabili anche in relazione alle specificità evidenziate.
(4-15601)

PALOMBA e DI PIETRO. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 2 ottobre 2008 il professor Adolfo Parmaliana, brillante professore ordinario di chimica presso l'università di Messina, si toglieva la vita;

Adolfo Parmaliana spiegava le ragioni del suo gesto con un'ultima lettera fatta ritrovare sulla sua scrivania, nella quale faceva riferimento ad una rappresaglia della «magistratura messinese/barcellonese» contro di lui, in ragione delle sue battaglie per il ripristino della legalità nel suo paese, Terme Vigliatore, la cui amministrazione comunale era stata sciolta per mafia il 22 dicembre 2005;
era stato proprio, a seguito delle indagini della compagnia dei Carabinieri di Barcellona Pozzo di Gotto, scaturite dall'ispezione presso l'amministrazione comunale di Terme Vigliatore e concluse con un'informativa denominata «Tsunami», che erano emersi gravi comportamenti posti in essere da due magistrati, il dottor Antonio Franco Cassata, attualmente Procuratore generale presso la Corte di appello di Messina, e il dottor Olindo Canali, attualmente in servizio presso la quinta sezione penale del Tribunale di Milano;
i riferimenti dell'ultima lettera di Adolfo Parmaliana alla «Magistratura messinese/barcellonese» riguardavano proprio il dottor Cassata e il dottor Canali, come testimoniato da numerose persone informate sui fatti alla Procura della Repubblica di Reggio Calabria;
il 24 novembre 2011 il dottor Cassata, come detto attualmente Procuratore generale a Messina, è stato citato a giudizio dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria (doc. 2), per il delitto di diffamazione pluriaggravata in danno della memoria del professor Parmaliana, commesso con un dossier anonimo inviato anche allo scrittore Alfio Caruso, autore del libro «Io che da morto vi parlo» sul suicidio di Adolfo Parmaliana, e al senatore Giuseppe Lumia;
al dottor Cassata è contestata anche la circostanza aggravante dei motivi abbietti per aver agito a scopo di vendetta contro l'ultima lettera del professor Adolfo Parmaliana;
il processo a carico del dottor Cassata è in corso;
il 14 marzo 2012 il dottor Olindo Canali, per diciotto anni in servizio quale sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto, fino al luglio 2010, è stato condannato dal giudice dell'udienza preliminare presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto per il delitto di falsa testimonianza commessa nel maxiprocesso denominato Mare Nostrum, nel quale era imputato anche il capomafia barcellonese Giuseppe Gullotti, condannato con sentenza definitiva quale mandante dell'omicidio del giornalista Beppe Alfano, commesso l'8 gennaio 1993 a Barcellona Pozzo di Gotto;
è in atto pendente innanzi al tribunale di Messina una proposta di misura di prevenzione patrimoniale nei confronti del pregiudicato Rosario Cattafi, testimone di nozze del capomafia barcellonese Giuseppe Gullotti, il cui nome è emerso nelle indagini della procura della Repubblica di Palermo sulla cosiddetta «trattativa» fra esponenti delle istituzioni e Cosa Nostra negli anni 1992/94;
Rosario Cattafi è stato di recente indicato come esponente di vertice della mafia barcellonese dal collaboratore di giustizia Carmelo Bisognano, le cui dichiarazioni hanno consentito nel giugno 2011 l'emissione di decine di misure cautelari nei confronti di appartenenti alla famiglia mafiosa barcellonese;
come si è letto nelle cronache delle ultime settimane, Rosario Cattafi è in atto indagato dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina per il reato di associazione a delinquere di tipo mafioso;
è in atto presso l'amministrazione comunale di Barcellona Pozzo di Gotto l'ispezione ordinata dall'attuale Ministro dell'interno per verificarne il condizionamento mafioso;
in particolare, la predetta ispezione è stata motivata sulla scorta dell'approvazione di una variante al piano regolatore generale di Barcellona Pozzo di Gotto per la realizzazione di un enorme parco commerciale che dovrebbe essere realizzato

dalla società Di.Be.Ca. s.a.s., formalmente riconducibile a stretti congiunti di Rosario Cattafi e infatti attinta dalla proposta di confisca avanzata dalla direzione distrettuale antimafia di Messina e in atto al vaglio del Tribunale di Messina, sezione misura di prevenzione;
prima della proposta di confisca che ha provocato il sequestro della società, la Di.Be.Ca. s.a.s. aveva promosso azione civile per il risarcimento dei danni nei confronti del giornalista Antonio Mazzeo, i cui articoli erano stati citati nell'interrogazione parlamentare del senatore Lumia che ha provocato l'ispezione ordinata dal Ministro dell'interno presso l'amministrazione comunale di Barcellona Pozzo di Gotto;
da ultimo l'amministratore giudiziario della società Di.Be.Ca., subentrato nella gestione dal momento del sequestro disposto interinalmente dal tribunale di Messina, sezione misure di prevenzione, chiedeva allo stesso tribunale di essere autorizzato a proseguire nei giudizi civili intentati dalla Di.Be.Ca. s.a.s. per risarcimento da asserita diffamazione nei confronti del giornalista Antonio Mazzeo e dei responsabili dei siti web che avevano pubblicato i suoi scritti sul parco commerciale votato dal consiglio comunale in favore della famiglia di Rosario Cattafi, proprio gli scritti che hanno dato causa all'ispezione ministeriale per accertare il condizionamento mafioso presso l'amministrazione comunale di Barcellona Pozzo di Gotto;
con tale istanza il predetto amministratore giudiziario, avvocato Carmelo Pirrotta, chiedeva al tribunale di essere autorizzato a confermare il mandato già conferito fiduciariamente all'avvocato Chiara Mostaccio, del foro di Barcellona Pozzo di Gotto, dalla società riconducibile a Rosario Cattafi, sottoposta a misura di prevenzione patrimoniale, o, in alternativa, a conferire procura ad litem ad altro professionista;
il tribunale di Messina, con provvedimento a firma del giudice delegato, dottor Bruno Sagone, «ravvisandone l'opportunità», autorizzava la prosecuzione del giudizio, «confermando il mandato in favore dell'avvocato Chiara Mostaccio»;
con tale scelta, il tribunale, oltre ad autorizzare la prosecuzione del giudizio per asserita diffamazione avente a oggetto articoli del tutto adesivi alla richiesta di misura di prevenzione patrimoniale avanzata dalla direzione distrettuale antimafia di Messina nei confronti di Rosario Cattafi, addirittura consentiva che a tutelare le sorti della società in sequestro fosse lo stesso avvocato fiducia della famiglia Cattafi;
il 25 maggio 2009 su richiesta della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, il Gip presso il Tribunale di Reggio Calabria disponeva la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del dottor Giuseppe Siciliano, in quel momento Procuratore aggiunto presso il Tribunale di Messina;
il dottor Siciliano, nel frattempo dimessosi dall'ordine giudiziario anticipando il pensionamento, veniva poi rinviato a giudizio e il dibattimento a suo carico è pendente innanzi al Tribunale di Reggio Calabria;
tutti i predetti processi sono stati istruiti, per competenza ex articolo 11 del codice di procedura penale, dalla procura della Repubblica presso il tribunale di Reggio Calabria guidata dal dottor Giuseppe Pignatone, magistrato di recente nominato dal Consiglio superiore della magistratura all'unanimità, proprio in virtù del suo eccezionale operato alla procura di Reggio Calabria, come nuovo procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma;
il coinvolgimento in processi penali di così tanti magistrati per atti compiuti durante il servizio dagli stessi espletato presso il distretto giudiziario di Messina desta ovvie preoccupazioni sulle concrete problematiche che la giurisdizione ha presentato in questi anni e presenta nel distretto di Messina;

il procuratore generale di Messina, dottor Antonio Franco Cassata, è l'unico Procuratore generale d'Italia a trovarsi imputato, peraltro per un reato odioso commesso con un dossier anonimo contro la memoria di un uomo integerrimo che ha scelto il suicidio come ultima forma di denuncia delle ingiustizie contro cui aveva combattuto;
per di più, come è noto ormai da qualche mese, il figlio del dottor Cassata, avvocato Nello Cassata, è in atto indagato dalla procura della Repubblica presso il Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto per il delitto di associazione a delinquere finalizzata alle truffe in relazione a centinaia di falsi incidenti stradali consumati nel territorio di Barcellona Pozzo di Gotto per frodare alle compagnie assicurative indebiti risarcimenti;
di fatto, quindi, è un ufficio requirente soggetto al controllo della procura generale di Messina guidata dal dottor Cassata a indagare sul figlio del dottor Cassata;
la nomina del dottor Cassata a procuratore generale presso la corte di appello di Messina avvenne il 29 luglio 2008, cosicché a breve il Consiglio superiore della magistratura dovrà decidere se quel magistrato sia meritevole della conferma in quell'ufficio direttivo, alla scadenza del primo quadriennio;
il ruolo del dottor Cassata, cittadino barcellonese con grande influenza sociale in quel luogo, quello del dottor Olindo Canali, già pubblico ministero presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto, e le vicende riguardanti Rosario Pio Cattafi, in uno all'attuale ispezione per accertare il condizionamento mafioso presso l'amministrazione comunale di Barcellona Pozzo di Gotto, dimostrano inequivocabilmente che Barcellona Pozzo di Gotto e gli interessi che vi si innestano sono punti nevralgici nelle devianze del sistema del distretto giudiziario messinese e nelle dinamiche criminali della stessa provincia -:
di quali elementi disponga il Governo con riferimento alla situazione della giustizia nel distretto di Messina alla luce delle problematiche descritte in premessa e quali iniziative si intendano assumere per affrontare le dinamiche mafiose del territorio di Barcellona Pozzo di Gotto, oggi nuovamente attuali in relazioni a delicate indagini condotte da varie procure della Repubblica, posto anche che è stato accertato in sede giudiziaria che proprio da Barcellona Pozzo di Gotto fu fornito a Giovanni Brusca il telecomando da quest'ultimo utilizzato per la strage di Capaci del 23 maggio 1992;
se non si ritenga che ricorrano le condizioni per un'ispezione presso gli uffici interessati dalle vicende sopra riportate e, in particolar modo, presso la procura generale della Repubblica presso la corte di appello di Messina;
se non si ritenga che la condizione di imputato del dottor Antonio Franco Cassata, per un reato infamante come sopra descritto, sia tale da escludere l'espressione del concerto ministeriale per la sua conferma per un altro quadriennio nella carica di procuratore generale della Repubblica presso la corte di appello di Messina.
(4-15609)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa ADNKRONOS 2 aprile 2012, un detenuto sarebbe morto all'interno della sezione psichiatrica della casa di reclusione di Rebibbia;
sulla vicenda Filippo Pegorari, garante delle persone private della libertà personale del comune di Roma, ha rilasciato la seguente dichiarazione: «È un fatto gravissimo che pone alla nostra attenzione lo stato in cui versano le carceri e la qualità della vita dei detenuti (in particolare di quelli affetti da problemi psichiatrici)

costretti a vivere in ambienti angusti, sovraffollati, con scarse possibilità di socialità e di contatti con la realtà esterna per crearsi un nuovo futuro. Restiamo in attesa di conoscere l'esito dell'autopsia disposta dal magistrato per poter conoscere le cause reali che hanno portato alla morte del detenuto» -:
quale sia la ricostruzione ufficiale dell'evento segnalato dalle agenzie di stampa;
se risulti agli atti la situazione clinica del detenuto trovato privo di vita all'interno del reparto psichiatrico della casa di reclusione di Rebibbia;
al di là dell'inchiesta aperta dalla magistratura per accertare eventuali responsabilità penali nel trattamento riservato al detenuto in questione, se non ritengano - in via cautelativa nei confronti degli altri detenuti ristretti nel reparto psichiatrico della casa di reclusione di Rebibbia - di dover verificare, attraverso un'approfondita indagine interna, se il trattamento sanitario previsto nell'istituto abbia corrispondenza con le leggi dello Stato e, soprattutto, con quanto previsto dagli articoli 3, 13 (comma 4), 27 (comma 3), 32 della Costituzione;
se non ritenga urgente, avviare un'indagine sui decessi che avvengono tra i detenuti delle carceri italiane, inclusi i suicidi, per verificarne le cause reali e scongiurarne di nuovi.
(4-15615)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
l'ufficio della motorizzazione civile di Prato è stato istituito con un difetto di origine, ossia il proprio sottodimensionamento rispetto ai «numeri» di una città come Prato, ed opera attualmente con pesanti criticità e deficienze strutturali;
la provincia di Prato, nonostante la crisi attuale del settore auto, vanta un elevato tasso di motorizzazione a livello nazionale e toscano in particolare;
un'analisi seria e oggettiva delle principali competenze che la legge attribuisce agli uffici provinciali della motorizzazione civile evidenzia come queste siano svolte solo in minima parte dall'ufficio provinciale di Prato;
il servizio per le pratiche amministrative inerenti alla patente di guida viene svolto regolarmente, tranne le cosiddette conversioni delle patenti straniere, che vengono effettuate a Firenze. Dato che Prato è una delle città italiane con il più alto tasso di immigrazione, si comprende bene la portata del problema;
fin dal suo insediamento l'ufficio di Prato non è stato dotato delle infrastrutture necessarie per lo svolgimento dell'attività in materia di collaudi e revisioni dei veicoli in circolazione. In altre parole, manca un luogo apposito che in ogni capoluogo di provincia è pertinenziale agli uffici amministrativi. I cittadini pratesi devono così necessariamente rivolgersi alle officine convenzionate, ma non possono, come in tutti gli altri capoluoghi, decidere di utilizzare la struttura pubblica;
le pratiche per il settore conto proprio e conto terzi vengono effettuate solo il lunedì;
non esiste uno sportello per il settore della navigazione interna e non vengono dunque svolti gli esami relativi né erogata la documentazione per la patente nautica;
non è operante lo sportello telematico dell'automobilista (S.T.A.) di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 358 del 2000, abilitato al rilascio contestuale dei documenti di circolazione (libretto di circolazione e certificato di proprietà)

tramite collegamento diretto con i Ced dell'Aci (Pra) e del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
secondo molte proteste apparse sulla stampa locale, e in particolare sul quotidiano La Nazione che, ha dedicato un'inchiesta specifica alle gravissime carenze dell'ufficio della motorizzazione civile di Prato, agli sportelli per il pubblico sono presenti giornalmente soltanto due operatori, in certi giorni addirittura uno solo. L'ufficio è aperto solo di mattina dalle 9 alle 12, mentre non è prevista alcuna apertura pomeridiana;
alcuni dei servizi sopra sinteticamente elencati non vengono neppure garantiti ogni giorno: ad esempio il rilascio delle targhine dei ciclomotori il servizio viene svolto solamente il lunedì mattina; c'è da sottolineare che queste regole interne di funzionamento vengono stabilite oralmente dagli operatori e cambiano continuamente, a seconda delle esigenze contingenti dell'ufficio (e non certamente di quelle della clientela);
non esiste un sito web; il telefono è un canale di comunicazione quasi inutilizzabile, perché non adeguatamente presidiato -:
cosa il Ministero intenda concretamente e sollecitamente fare per sopperire alle gravi carenze evidenziate e garantire a Prato, che per il numero di residenti è la terza città del Centro Italia dopo Roma e Firenze, un ufficio della motorizzazione civile in grado di offrire un servizio adeguato agli utenti.
(2-01445)
«Franceschini, Mazzoni, Giacomelli, Lulli».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

IANNUZZI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la drastica riduzione dei trasferimenti dello Stato alla regione Campania per il trasporto pubblico ferroviario rischia sempre di più di determinare una situazione gravissima;
infatti la salvaguardia ed il mantenimento delle linee e dei collegamenti, fino ad oggi operanti ed assicurati dal contratto di servizio fra Trenitalia s.p.a. e regione Campania, richiedono il trasferimento su base annua da parte dello Stato di almeno 2,1 miliardi di euro;
i fondi attualmente disponibili per il 2012 non superano, invece, i 400 milioni di euro;
fra l'altro non sono ancora state erogate tutte le risorse relative all'anno 2011;
ove non venissero congruamente aumentati i trasferimenti statali, dal prossimo settembre 2012 diverrebbe drammatico e assai concreto il rischio di tagli pesantissimi di 105 corse che verrebbero soppresse (con circa il 70 per cento dei treni regionali a rischio) e che interesserebbero tutte e cinque le province campane;
ne conseguirebbero disagi enormi per «l'esercito» dei pendolari, che ogni giorno utilizza queste tratte per ragioni di studio e/o di lavoro, per tantissimi giovani e pensionati, per tantissime famiglie, che sarebbero così privati del collegamento ferroviario quotidiano;
questa situazione penalizzerebbe duramente la Campania;
la scelta dei tagli sarebbe motivata dalla paventata impossibilità di rispettare il contratto di servizio fra Trenitalia e regione Campania, per il deficit del bilancio della regione e per i tagli decisi con le ultime manovre finanziarie dello Stato;
già nel 2010 e nel 2011 si è verificata una drastica riduzione dell'offerta ferroviaria in Campania, che rischia di divenire assolutamente insostenibile nel 2012;
ne discenderebbe una forte contrazione dei collegamenti ferroviari atti a garantire la mobilità delle popolazioni dell'intera

regione ed, in particolare, le esigenze di lavoro e di studio di tantissimi pendolari;
se e quali iniziative il Governo intenda con tempestività assumere, per quanto di competenza, anche nel rapporto istituzionale con Trenitalia, per evitare un pregiudizio pesantissimo nello svolgimento in Campania di un servizio essenziale come il trasporto pubblico ferroviario, con particolare riferimento ai disagi gravissimi alle comunità campane a causa della temuta e paventata soppressione (a partire dal 5 settembre 2012) di ben 105 corse ferroviarie in Campania, soppressione che colpirebbe le province di Salerno, Avellino, Napoli, Benevento e Caserta.
(5-06546)

BENAMATI, GINOBLE e VIOLA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto emerge dal VI rapporto sullo stato di avanzamento della legge obiettivo aggiornato 30 aprile 2011, il solo programma delle infrastrutture strategiche (PIS) comprende 390 opere per un valore complessivo di 367.458 milioni di euro;
rispetto all'insieme delle opere comprese nel PIS, alla fine di aprile 2011, il valore delle sole 186 opere/lotti deliberati dal CIPE, ovvero con progetto preliminare o progetto definitivo e quadro finanziario approvati (al netto dei procedimenti interrotti), è di 137,16 miliardi, pari 37 per cento del costo dell'intero programma;
la restante parte, pari a 230 miliardi, fa riferimento al costo di opere inserite nel programma ai fini procedurali, di interesse ma non ancora attivate;
sempre dal Rapporto emerge che complessivamente sono stati attivati, alla medesima data, finanziamenti con risorse pubbliche per circa 49,5 miliardi e con risorse di soggetti privati pari a 26 miliardi e 130 milioni, per una disponibilità di risorse di 75 miliardi e 622 milioni di euro. Le risorse pubbliche corrispondono quindi al 65,4 per cento del totale delle disponibilità accertate, mentre quelle private superano di poco un terzo (34,6 per cento);
tali risorse consentono, però, una copertura finanziaria pari al 55 per cento del costo delle opere deliberate. Il fabbisogno residuo ammonta a circa 62 miliardi. Rispetto al valore complessivo delle opere deliberate l'attuale disponibilità pubblica risulta quindi pari al 36 per cento del totale e l'investimento privato pari al 19 per cento;
il solo esame della situazione del settore delle grandi opere di interesse strategico nazionale, senza addentrarci nel settore delle opere e dei lavori di pubblica utilità, indica con chiarezza che un sostegno allo sviluppo infrastrutturale del Paese non può che venire da un maggiore coinvolgimento dei capitali privati;
in questo senso il decreto-legge n. 1 del 2012, il cosiddetto decreto «liberalizzazioni» o «cresci-Italia», prevede l'introduzione di nuove fattispecie contrattuali, quali ad esempio la modifica del partenariato pubblico privato con l'introduzione del contratto di disponibilità all'articolo 44 sia per le opere ordinarie quanto per le infrastrutture strategiche, ed estende, con l'articolo 41, il numero dei soggetti che possono accedere allo strumento dei project bond includendo le imprese che lavorano a infrastrutture di gas ed elettricità. Viene, inoltre, precisato che anche le società di scopo già costituite potranno usarli;
in questa maniera si amplia, quindi, la previgente formulazione dell'articolo 157 del decreto legislativo 12 aprile 2006 sia in termini di società che possono accedere alla emissione, sia nella natura e della qualità dei titoli che esse possono emettere;
anche se opportunamente modificata occorre rimarcare, dunque, che la norma esistente nel passato contemplava il possibile ricorso ad obbligazioni e sino ad oggi tale possibilità è stata utilizzata limitatamente e con scarsa efficacia;

le cause di questo, e su cui il decreto-legge n. 1 del 2012 interviene in parte, sembrano da ricondursi sia a cause societarie sia fiscali in quanto, ovviamente, la redditività dell'investimento deve essere tale da risultare attrattiva nel panorama del mercato finanziario;
il Governo, nel corso della conversione del decreto-legge su menzionato, ha accettato l'ordine del giorno Bernardo 9/05025/206 ed altri che lo impegna in materia di project bond a potenziare questo strumento prevedendo agevolazioni in materia fiscale. Questo con specifica attenzione al settore edile;
il sistema fiscale di riferimento più naturale per tali obbligazioni e titoli di debito a fronte di investimenti di pubblica utilità, ovviamente ove ne sussistano le condizioni normate dalla legge, parrebbe essere quello dei titoli di debito pubblico -:
se quanto riportato in premessa risponda al vero e come intenda operare il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze per gli aspetti fiscali di competenza, per far si che quanto previsto nel decreto-legge in oggetto e riportato in premessa possa effettivamente dare impulso alla partecipazione dei privati nel settore delle infrastrutture e dei lavori pubblici.
(5-06549)

SANI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
le concessioni demaniali marittime rappresentano, per numero, imprese e livelli occupazionali interessati, fatturato e incidenza sul sistema economico di molti territori (quasi la totalità dei comuni costieri italiani), una delle maggiori tipologie di concessione in uso ai privati di beni demaniali dello Stato;
l'articolo 11 della legge comunitaria 2011 (legge numero n. 217 del 2011) adeguandosi alle direttive europee (in particolare alla direttiva servizi 2006/123/CE, denominata «Bolkenstein»), relativamente alle concessioni demaniali marittime, ha abrogato definitivamente il comma 2 dell'articolo 1 del decreto-legge del 5 ottobre 1993 numero 400, ossia il rinnovo automatico di tali concessioni;
questo provvedimento ha permesso di archiviare la procedura d'Infrazione dell'Unione europea nei confronti dello Stato italiano (procedura di infrazione numero 2008/4908);
la legge comunitaria 2011 dispone inoltre che il governo sia delegato ad adottare, entro quindici mesi dalla data di entrata in vigore dello stesso provvedimento, un decreto legislativo avente ad oggetto la revisione e il riordino della legislazione relativa alle concessioni demaniali marittime secondo i principi e criteri dell'Unione europea;
nell'adeguarsi a tale direttiva comunitaria l'Italia ha sempre espresso, in atti parlamentari sostenuti dal governo, la volontà di verificare la possibilità di escludere, dalla suddetta normativa europea, le concessioni del demanio;
le imprese che operano sul demanio marittimo si sono quindi trovate a dover affrontare, oltre alle problematiche di carattere economico dovute alla crisi internazionale e dei mercati, una grave incertezza normativa che riguarda la loro operatività e la stessa sopravvivenza;
la mancanza di una normativa certa e stabile rende infatti impossibile ogni programmazione efficace economica e finanziaria dell'impresa stessa mettendo a repentaglio i piani di sviluppo oltre alla continuità dei livelli occupazionali;
per tutelarsi da tale problematica, per quanto riguarda la tipologia delle concessioni turistico ricreative, la legge numero 25 del 2010 ha posticipato la validità delle concessioni in essere fino al 2015;

per quanto riguarda, le altre concessioni (ad uso diverso da quello turistico ricreativo come ad esempio i cantieri navali, le officine meccaniche o i punti d'ormeggio) l'articolo 31-bis della legge numero 14 del 2012 ha prorogato al 31 dicembre 2012 tutte le concessioni sul demanio marittimo, lacuale e portuale in essere al 31 gennaio 2011;
appare evidente e non giustificabile la disparità di trattamento attuata, a livello normativo, tra le diverse tipologie di concessioni. Tutte le concessioni, proprio per i motivi sovraesposti, hanno bisogno di un rinnovo temporale adeguato per programmare investimenti, attività e garantire l'occupazione; al tempo stesso le imprese di carattere non turistico ricreativo sono comunque integrate nel tessuto economico sociale e produttivo del territorio e complementari e di supporto, per servizi e prestazioni, a quelle stesse aziende di carattere turistico ricreativo;
va inoltre aggiunto che la limitazione temporale del rinnovo al 2012 incide profondamente sull'equilibrio e sulla stessa sopravvivenza della gran parte delle imprese non turistico balneari, la cui attività si concentra durante tutto l'arco dell'anno, con commesse pluriennali e garanzia delle assistenze nei periodi estivi (come ad esempio i cantieri o le officine che spesso sono impegnati per diversi anni nella realizzazione di quanto commissionato dalla clientela);
per tutte queste attività la breve proroga concessa ha di fatto bloccato tutti gli investimenti ed aumentato a dismisura il rischio di impresa vista la totale mancanza di prospettiva mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro. Con l'attuale situazione verrebbe poi del tutto svilita l'imprenditoria a carattere familiare, operante sulle aree portuali, che ha di fatto garantito servizi pubblici e occupazione e per le comunità locali;
l'incertezza normativa ha inevitabilmente creato un notevole caos sul territorio dove si sono registrati casi di difforme interpretazione da parte delle amministrazioni locali: si è verificata in molte zone una situazione di assoluta disparità di trattamento per cui nel raggio di pochi chilometri, comuni confinanti, hanno interpretato e di conseguenza gestito in modo diverso situazioni del tutto identiche, attribuendo o meno in maniera del tutto discrezionale maggior o minor stabilità della filiera nautica;
risulta quindi necessario che venga prevista una «normativa quadro» nazionale che garantisca una uniformità di legislazione circa criteri e modalità di affidamento delle concessioni demaniali marittime, coinvolgendo direttamente, in un apposito tavolo di concertazione, gli enti locali competenti ed i rappresentanti delle organizzazioni del settore -:
se il ministro interrogato non ritenga opportuno, per i motivi espressi in premessa, prevedere l'emanazione di un'iniziativa normativa urgente per uniformare la scadenza di tutte le concessioni demaniali disponendo, nello specifico, un allungamento della proroga alle concessioni diverse da quelle turistico ricreative fino alla data del 31 dicembre 2015;
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno promuovere inoltre una normativa quadro relativa al rilascio delle concessioni demaniali, rispettosa dei principi europei, che tenga effettivamente conto della necessità di garantire a tutto il settore una stabilità nel tempo e che consenta l'incentivazione degli investimenti, la stabile occupazione di personale e la regolare gestione dell'attività d'impresa, omogenea per tutto il territorio nazionale e non soggetta ad una difforme interpretazione delle amministrazioni locali.
(5-06556)

Interrogazione a risposta scritta:

CONTENTO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
sta facendo discutere la notizia secondo cui la maggior parte dei guard rail metallici

posti a protezione laterale delle strade italiane non risulta più a norma, atteso che le dimensioni e l'altezza degli stessi sono potenzialmente tali da provocare danni ai conducenti dei veicoli - soprattutto motociclisti - in caso di sinistro -:
se la notizia di cui in premessa sia vera;
in caso affermativo, se intenda assumere una qualche iniziativa di rapido coordinamento degli interventi di sostituzione delle barriere metalliche più pericolose site lungo lo stradario nazionale.
(4-15599)

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INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

NACCARATO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 2 aprile 2012, in piazza Azzurri d'Italia, nel quartiere Arcella a Padova - in seguito a una rissa tra un gruppo di cittadini di origine magrebina e dell'Europa dell'Est - è stato ucciso con un colpo di pistola alla testa Saber Labidi, 34 anni, tunisino, residente in Francia; e gravemente ferito Abdlkader Ouerghmi, 36 anni, anch'egli cittadino tunisino, raggiunto da un proiettile alla gamba;
l'episodio sopra descritto appare particolarmente grave, per le modalità di esecuzione dell'omicidio, attuato con armi da fuoco, e a causa della relativa centralità e densità abitativa del luogo dove si è consumato il delitto. Per questi motivi il fatto di cui sopra sta provocando un significativo clima di preoccupazione in numerosi residenti del quartiere Arcella;
come già rilevato e segnalato in diverse e precedenti interrogazioni rivolte al Ministro interrogato, la città di Padova da tempo risulta interessata dalla notevole presenza di cittadini di origine straniera, alimentata dal recente massiccio esodo di persone provenienti dagli Stati del Nordafrica, in particolare dalla Tunisia;
per le indagini in corso risultano di fondamentale importanza le immagini registrate dagli impianti di telesorveglianza installati nel quartiere Arcella dal comune di Padova -:
se il Ministro sia al corrente dei fatti esposti in premessa;
quali iniziative concrete di competenza il Ministro intenda assumere per garantire un adeguato livello di presenza del personale delle forze dell'ordine a Padova, al fine di prevenire il ripetersi di episodi gravi quali l'omicidio sopra descritto, anche attraverso lo stanziamento di risorse aggiuntive, ulteriori mezzi e dotazioni al personale.
(4-15598)

EVANGELISTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la segreteria provinciale di Firenze della federazione Uil Polizia-Anip Italia Sicura ha segnalato, con lettera del 4 ottobre 2011 indirizzata al dirigente del VIII reparto mobile di Firenze e alla questura del capoluogo toscano, le gravi condizioni igienico sanitarie in cui versa la struttura alloggiativa denominata «Il Magnifico»;
la citata organizzazione sindacale, ancorché ben conscia dei tagli apportati a livello centrale e quindi di riflesso a livello periferico a tutti gli uffici della polizia di Stato, al fine di contenere le spese, ha inteso denunciare come il citato taglio dei fondi abbia interessato soprattutto il comparto delle pulizie delle strutture alloggiative e degli uffici, ovvero che attraverso comunicati non ufficiali da nessuno sia stata data notizia a tutto il personale alloggiato e che ivi lavora, che non sarebbero più state effettuate le pulizie all'interno delle camere, dei corridoi degli alloggi e degli uffici e nemmeno la raccolta dei contenuti dei cestini;

già da tempo era stata segnalato che nelle camere non venivano effettuate le pulizie per carenza di ore da parte del personale della ditta di pulizie e che non sempre era possibile svuotare i cestini ma solo quando funzionava l'unico ascensore (dei 12 presenti per una struttura di 8 piani più un interrato), cioè a giorni alterni; inoltre, in alcuni corridoi si è dovuto rilevare che il traboccare di rifiuti e liquidi di vario genere dai cestini è stato causa del formarsi di presenza di formiche e vari insetti;
tutto ciò, ancorché dall'esterno la già fatiscente struttura evidenzi limiti inaccettabili, risulta viepiù mortificante per chi vi alloggia;
il successivo 26 ottobre 2011, la citata organizzazione sindacale inviava una ulteriore lettera al questore di Firenze segnalando che, sempre all'interno del complesso immobiliare «Il Magnifico», negli ambulatori dell'ufficio sanitario provinciale, a seguito della copiosa pioggia durante la notte dello stesso giorno, si era verificata una cospicua infiltrazione con conseguente allagamento della pavimentazione e delle pareti dove sono presenti numerose prese elettriche a cui sono collegati computer e attrezzature sanitarie;
inoltre, è stato evidenziato quanto fosse rischioso far lavorare persone, di cui una con gravi handicap, in quegli uffici, sia per il rischio di scivolare sulla pavimentazione allagata, sia per la forte umidità che ne deriva ma soprattutto per il rischio di una dispersione di corrente elettrica, ma anche per il personale malato che quotidianamente ricorre a quell'ufficio per le cure sanitarie;
va ricordato, inoltre, che già in data 25 maggio 2011 la medesima organizzazione sindacale aveva allertato la questura di Firenze sull'inadeguatezza della struttura su menzionata a ospitare e alloggiare persone e segnalato che gli impianti di climatizzazione di tale complesso non sono funzionanti, fatto che sta comportando un grave disagio per gli operatori della polizia di Stato che prestano la propria attività e che alloggiano nella struttura -:
se sia a conoscenza delle gravi carenze di cui alla premessa;
se non ritenga di attivare un immediato interessamento relativo alla delicata situazione venutasi a creare e valutare l'adozione di soluzioni definitive rispetto a questo grave e annoso problema che ormai si protrae da troppi anni, soprattutto in merito all'avvicinarsi della prossima estate che creerà di nuovo pesanti disagi per l'ancora inesistente climatizzazione a fronte di una struttura fatta di vetro e cemento.
(4-15604)

MARIO PEPE (Misto-R-A). - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il termovalorizzatore di Salerno rappresenta un'opera di interesse pubblico di primaria importanza, non soltanto per il comprensorio salernitano ma per l'intera Regione Campania, anche in considerazione dell'emergenza rifiuti che affligge varie zone della regione ormai da decenni;
è pertanto indispensabile, nel rispetto della normativa vigente, procedere ad una celere definizione della gara d'appalto e, con essa, all'inizio dei lavori nell'interesse esclusivo della cittadinanza, dell'ambiente e della salute pubblica;
da notizie riportate nei giorni scorsi da organi di stampa locali e nazionali, emergono alcune incongruenze in ordine al seguito della gara d'appalto per la realizzazione del termovalorizzatore di Salerno;
in particolare, il sito di informazione www.agendapolitica.it, nella sua edizione del 29 marzo scorso, citando una riservata amministrativa della prefettura di Milano, affermava che la realizzazione del suddetto impianto sarebbe stata a forte rischio in virtù di alcune ambiguità in riferimento alla necessaria certificazione antimafia relativa all'impresa vincitrice

dell'appalto, che lo stesso ufficio territoriale del Governo ha rilasciato nei giorni scorsi alla provincia di Salerno, in qualità di stazione appaltante;
una delle ditte facenti parte dell'Associazione temporanea di imprese (ATI) vincitrice della gara, la «Daneco Impianti Srl», avrebbe infatti regolarmente ricevuto la certificazione antimafia con contestuale nulla osta ed assenza di cause interdittive alla realizzazione dell'opera di interesse pubblico;
tuttavia, la suddetta certificazione, così come rilasciata dalla prefettura di Milano, oltre a contenere il «nulla osta» di rito, sarebbe stata corredata da ulteriori ambigue osservazioni, inerenti presunti legami tra i vertici della medesima ditta appaltatrice ed alcune persone colpite da provvedimenti di interdizione antimafia emessi dalla prefettura di Napoli; cosa che, di fatto, rischia di disorientare l'ente provincia sul prosieguo delle procedure;
tale ditta, peraltro, ha già realizzato e gestisce a Salerno l'impianto di compostaggio sito nella zona industriale della città;
un simile provvedimento prefettizio, quindi, nonostante il formale nulla osta alla realizzazione dell'opera, rischierebbe nella sostanza di ritardare l'apertura dei cantieri ed il regolare inizio dei lavori;
vi è più, che un ulteriore protrarsi dell'avvio dei lavori da parte della provincia di Salerno, stazione appaltante, potrebbe dar luogo ad una pesantissima sanzione da parte dell'Unione europea di 500 milioni di euro, oltre ad una richiesta di risarcimento danni da parte dell'ATI aggiudicatrice della gara d'appalto -:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali provvedimenti intenda assumere per impedire che il completamento di tale opera strategica, realizzata in project financing a differenza di quella di Acerra, sia rallentato ulteriormente a causa delle burocrazie statali.
(4-15605)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

NACCARATO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
come risulta da numerosi articoli pubblicati dalla stampa locale - e come riportato in precedenti atti di sindacato ispettivo rivolto ai Ministri dell'interno e dell'istruzione, dell'università e della ricerca presentate dall'interrogante - a partire dal 2009 una serie di irregolarità e anomalie gestionali hanno coinvolto l'Istituto tecnico industriale statale «Guglielmo Marconi» di Padova, con gravi conseguenze per uno degli insegnanti dell'istituto, colpito da un attentato incendiario con finalità intimidatorie su cui tuttora sono in corso le indagini della magistratura;
in particolare, l'11 febbraio 2010 il quotidiano Il mattino di Padova ha pubblicato un articolo in cui si riportava il contenuto di una lettera al giornale firmata da alcuni insegnanti che denunciavano «atti di gravità crescente». Il quotidiano segnalava che «due professori denunciano che un docente ha esibito per anni simboli fascisti in un locale al quale hanno accesso gli studenti, senza che la preside ne disponesse la rimozione. Ma anche che gli operatori scolastici sono utilizzati come autisti della dirigente e che il regolamento del Consiglio d'istituto è stato violato più volte. I professori Massimo Irrera e Anna Grazia Santel scrivono che sono stati commessi illeciti e irregolarità nell'ambito di consigli di classe di scrutinio convocati e presieduti dalla dirigente, e che la stessa dirigente ha formato classi con allievi che non potevano farne parte o li ha inseriti contemporaneamente in più classi». Il 18 giugno 2011 il medesimo quotidiano ha dato notizia della vicenda di un'insegnante che lamentava di non essere stata posta nelle condizioni

di svolgere pienamente il proprio lavoro. Infine, il 18 settembre 2011, un articolo dello stesso giornale informava dell'archiviazione da parte della procura della Repubblica di Trento di una denuncia per diffamazione a mezzo stampa che la preside dell'Istituto «Marconi» aveva rivolto contro due insegnanti della scuola, e della contemporanea apertura di un fascicolo d'indagine per abuso d'ufficio nei suoi confronti;
il 22 gennaio 2012 è stato eseguito un attentato incendiario al portone d'ingresso dello studio del professore Massimo Irrera, docente all'istituto «Marconi», in via Mario n. 19 a Padova. L'attentato, eseguito con modalità analoghe a quelle tradizionalmente utilizzate dalla criminalità organizzata, è stato attuato con evidenti finalità di carattere intimidatorio. Il professore Irrera, infatti, negli ultimi anni ha depositato dettagliati esposti alle autorità competenti, denunciando gravi irregolarità gestionali all'interno dell'istituto «Marconi». In relazione all'attentato incendiario sussiste il rischio che l'azione sia stata attuata con l'obiettivo di intimidire anche i testimoni convocati dai magistrati nell'ambito dell'inchiesta in corso;
a dicembre 2009 l'ufficio scolastico regionale per il Veneto, in seguito alla segnalazione di alcune anomalie gestionali nell'istituto «Marconi» ha disposto un apposita indagine ispettiva di cui, a distanza di tre anni, ancora non si conosce l'esito;
per continuare svolgere in maniera efficace le funzioni educative all'interno dell'istituto «Marconi» è necessario un clima trasparente fatto di relazioni costruttive e serene tra gli insegnanti, il dirigente scolastico e gli allievi -:
se il Ministro sia al corrente dei fatti esposti in premessa;
a quale esito sia giunta l'indagine ispettiva disposta dall'ufficio scolastico regionale per il Veneto nel 2009 nei confronti dell'istituto «Marconi» di Padova, dopo la denuncia di gravi irregolarità gestionali;
quali concrete misure di competenza il Ministro interrogato intenda attuare al fine di favorire la soluzione della grave situazione presente nell'istituto «Marconi» di Padova.
(5-06560)

Interrogazioni a risposta scritta:

FAVA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la circolare ministeriale n. 101 del 30 dicembre 2010 disciplina l'istituto delle iscrizioni all'anno scolastico 2011/12 presso le scuole statali di ogni ordine e grado;
all'atto di iscrizione all'attuale classe prima, avvenuto nel mese di febbraio 2012, i genitori della scuola primaria di Bigarello (MN), scelsero tutti l'opzione delle 30 ore settimanali (monte ore annuale di lezione 990) uniformemente alle altre quattro classi;
la dirigente scolastica nel mese di giugno ha comunicato non solo ai genitori che hanno chiesto l'iscrizione alla classe prima, bensì a tutti i genitori degli alunni dalla scuola primaria di Bigarello, che era obbligatoria solo l'articolazione oraria di 27 ore settimanali (monte ore annuale di lezione 891), decisione evidentemente proposta dal collegio docenti e deliberata dal Consiglio d'istituto, obbligo derivante da disposizioni governative e da tagli all'organico degli insegnanti;
la dirigente scolastica durante il periodo estivo ha informato i sindaci di Bigarello, Castel d'Ario e Castelbelforte (comuni le cui scuole primarie fanno parte del medesimo istituto scolastico) affinché provvedessero a modificare gli orari del trasporto scolastico e, conseguentemente, a ridurre lo stesso, per quanto di competenza di ogni singola amministrazione comunale, proprio a seguito delle delibere del Consiglio d'istituto;

all'inizio dell'anno scolastico in corso l'organico degli insegnanti è stato aumentato di una unità;
nel mese di ottobre la dirigente scolastica ha chiesto, tramite comunicazione scritta ai genitori di tutti gli alunni della scuola primaria di Bigarello, di scegliere tra l'opzione delle 27 ore e quella delle 30 ore settimanali di lezione, ottenendo come risultato che su 80 alunni, per 38 le loro famiglie hanno chiesto le 30 ore settimanali e per i restanti 42 hanno richiesto 27 ore settimanali;
pare sia stato comunicato dalla scuola ai genitori che anche per l'anno scolastico 2012/13 saranno obbligatorie solo le 27 ore settimanali di lezione. Tale affermazione, se vera, è formulata ad avviso dell'interrogante indebitamente, in quanto antecedente all'emanazione della prossima circolare ministeriale delle iscrizioni;
alla scuola viene riconosciuta la propria autonomia decisionale in merito all'offerta formativa, alla metodologia, alla didattica, alla programmazione degli apprendimenti;
la scuola, per quanto concerne la diversa articolazione oraria settimanale delle lezioni per la primaria deve considerare fondamentali le richieste delle famiglie all'atto d'iscrizione e sulla base di queste chiedere l'organico;
agli organi collegiali della scuola spetterà il compito di chiarire alle famiglie degli 80 alunni iscritti le modalità con le quali ha gestito tutta la vicenda (infatti, la scuola stessa pone in discussione una sua delibera attraverso una successiva richiesta di scelta alle famiglie, delibera che decide la soppressione di 100 ore annuali di lezioni, diminuendo così l'offerta formativa non solo ai primini, ma anche agli alunni delle altre classi);
sono state cancellate 100 ore di lezioni annuali per tutti gli alunni della scuola primaria di Bigarello, diminuendo l'offerta formativa nonostante l'aggiunta di un insegnante all'organico d'istituto;
a seguito dell'intervento del sindaco di Castelbelforte la scuola primaria di tale comune ha ottenuto il ripristino delle 30 ore settimanali a garanzia della qualità dell'istruzione e del più ampio servizio di sorveglianza agli alunni;
l'imposizione delle 27 ore settimanali di lezione coincide a Bigarello con la soppressione delle lezioni del sabato mattina dal febbraio 2012 fino a giugno. Tale soppressione mette in difficoltà quei genitori che devono lavorare anche al sabato;
l'imposizione dell'orario delle 27 ore settimanali compromette la stabilità dell'organico degli insegnanti per i prossimi anni scolastici a fronte delle esigenze di quelle famiglie già residenti a Bigarello in cui entrambi i genitori lavorano anche al sabato e delle future famiglie che qui vorranno stabilirsi e che devono essere aiutate a conciliare il lavoro (che nella situazione attuali è necessario per entrambi i coniugi) con le responsabilità genitoriali, famiglie che pertanto hanno il diritto di scegliere una scuola che garantisca un buon livello di offerta formativa ed un efficace spettro di apertura della medesima; si tratta di una comuni conciliazione che le 38 famiglie potrebbero ricercare presso le scuole primarie dei comuni limitrofi;
la fuga di queste famiglie, che hanno tutto il diritto di scegliere un buon rapporto tra qualità dell'istruzione e orari di apertura, potrebbe causare la progressiva riduzione degli iscritti fino ad arrivare a meno di 50 con la conseguente chiusura della scuola così come stabilito dalle norme dello Stato e dalla legge finanziaria per il 2008;
l'ipotesi della chiusura della scuola primaria è dettata dal fatto che la stessa risponde ad un bacino d'utenza molto più piccolo rispetto ai comuni di Castel d'Ario e Castelfelforte -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione e intenda verificare l'operato degli organi interessati al fine di tutelare i diritti delle famiglie e degli

studenti a usufruire di un buon rapporto, qualità dell'istruzione e orari di apertura e di un ottimale e condiviso rapporto tra impegni di lavoro e doveri genitoriali.
(4-15597)

OCCHIUTO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la provincia di Reggio Calabria è stata l'unica in Italia, per il profilo di assistente amministrativo, a non aver avuto immissioni in ruolo, a non aver avuto incarichi annuali fino al 31 agosto 2012 e ad aver avuto il minor numero di incarichi fino al termine delle attività didattiche 30 giugno 2012;
l'inserimento in organico di diritto dall'anno scolastico 2011/2012 dei cosiddetti CoCoCo dopo gli indiscriminati tagli di personale, ha leso irrimediabilmente un diritto sostanziale, il diritto al lavoro;
i posti disponibili in organico, non occupati dal personale di ruolo, vengono assegnati al personale amministrativo precario, inserito in graduatoria provinciale permanente, mediante incarichi annuali o fino al termine delle attività didattiche (31 agosto o 30 giugno);
le altre figure presenti nelle segreterie scolastiche, i CoCoCo (57 unità nella sola provincia di Reggio Calabria, l'unica a livello nazionale ad averne un numero così elevato) sono titolari di contratti di collaborazione coordinata e continuativa, personale proveniente dall'amministrazione provinciale ed utilizzato in attività progettuali non subordinate, presso specifiche istituzioni scolastiche;
fino all'anno scolastico 2010/2011 queste figure non hanno mai occupato posti in organico, ma sono state affiancate agli assistenti amministrativi come supporto -:
nell'anno scolastico 2011/2012: l'ambito territoriale di Reggio Calabria, in persona del coordinatore, in virtù di una precedente circolare ministeriale mai applicata, decide proprio in concomitanza del maxi decreto triennale di assunzioni a tempo indeterminato del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di destinare i posti disponibili in organico ai CoCoCo (2 per ogni posto libero), facendo venire meno l'opportunità, per la provincia di Reggio Calabria della immissione in ruolo ed agli incarichi annuali, sottraendo in totale posti 28,50;
a seguito di questa disposizione, sono scaturiti vari ricorsi, sono state intraprese diverse iniziative di protesta sindacali e politiche, sono stati richiesti direttamente al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca altrettanti 28,50 posti in deroga per il profilo di assistente amministrativo;
fino ad ora non solo nessuna risposta è stata mai data ma non sono state soddisfatte neanche le 20 richieste dei dirigenti scolastici che esprimevano la necessità di ulteriori unità di personale amministrativo, con l'unico risultato che gli assistenti amministrativi precari della provincia di Reggio Calabria, pronti ad essere immessi in ruolo sono «disoccupati» -:
quali iniziative si ritenga opportuno prendere, anche alla luce della prossima riforma del lavoro, per dare una risposta ai lavoratori che soffrono questa situazione di precariato da troppo tempo.
(4-15600)

ANTONINO RUSSO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
le graduatorie a esaurimento, dove sono iscritti già 200 mila precari, saranno riaperte per consentire l'accesso ai docenti abilitati che erano rimasti fuori, circa 23 mila;
infatti, al comma 2-ter all'articolo 14 si prevede che: «i termini per l'inserimento nelle graduatorie ad esaurimento di cui all'articolo 1, commi 605, lettera c), e 607, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e successive modificazioni, sono prorogati

per i docenti che hanno conseguito l'abilitazione dopo aver frequentato i corsi biennali abilitanti di secondo livello ad indirizzo didattico (COBASLID), il secondo e il terzo corso biennale di secondo livello finalizzato alla formazione dei docenti di educazione musicale delle classi di concorso 31/A e 32/A e di strumento musicale nella scuola media della classe di concorso 77/A, il corso di laurea in scienze della formazione primaria, attivati negli anni accademici 2008-2009, 2009-2010 e 2010-2011. Possono, inoltre, chiedere l'iscrizione con riserva nelle suddette graduatorie coloro che si sono iscritti negli stessi anni al corso di laurea in scienze della formazione primaria. La riserva è sciolta all'atto del conseguimento dell'abilitazione. Con decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, da emanare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sono disciplinati i termini per consentire ai docenti di cui al presente comma l'aggiornamento delle domande per l'inserimento nelle graduatorie ad esaurimento e per lo scioglimento della riserva, ai fini della stipula dei contratti di lavoro a tempo determinato e indeterminato per l'anno scolastico 2012-2013;
il dispositivo, dunque, prevede la proroga dei termini per l'inserimento nelle graduatorie a esaurimento, in favore dei docenti che hanno conseguito l'abilitazione dopo aver frequentato i corsi biennali abilitanti di secondo livello ad indirizzo didattico (Cobaslid), il secondo e il terzo corso biennale di secondo livello finalizzato alla formazione dei docenti di educazione musicale delle classi di concorso 31/A e 32/A e di strumento musicale nella scuola media della classe di concorso 77/A, il corso di laurea in scienze della formazione primaria, attivati negli anni accademici 2008/09, 2009/10 e 2010/11;
tuttavia, la norma - nella definitiva formulazione - ha subito delle modifiche che, così come congegnate, rappresentano una oggettiva involuzione rispetto al testo recepito dal Governo, nella precedente lettura della Camera, sul quale era stata apposta la «fiducia»;
in tal senso, restano intatte le valutazioni già espresse in più occasioni dalla Camera e dalle relative commissioni interessate al provvedimento. In particolare si richiama, oltre all'emendamento n. 14.12 al presente atto, a prima firma Antonino Russo, su cui il Governo espresse in Commissione parere favorevole, anche l'emendamento Pagano n. 9.25 all'A.C. 4357 (di conversione del cosiddetto decreto-legge sviluppo) a suo tempo voltato all'unanimità;
per queste ragioni, in data 23 febbraio 2012 l'interrogante ha presentato l'ordine del giorno 9/04865-B/021 che è stato accolto e che impegna il Governo: inserire nella fascia aggiuntiva tutti i docenti che conseguono l'abilitazione presso le facoltà di scienze della formazione primaria entro la data di scadenza delle domande prevista dal decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ai sensi del comma 2-ter all'articolo 14; a inserire nella terza fascia, secondo il rispettivo punteggio delle graduatorie ad esaurimento, i docenti collocati nella fascia aggiuntiva, all'atto dell'aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento previsto per l'anno scolastico 2014-2015; a inserire con riserva, all'atto del decreto del ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ai sensi del comma 2-ter all'articolo 14, coloro che si sono iscritti negli anni accademici 2008-2009, 2009-2010 e 2010-2011 presso il corso di laurea in scienze della formazione primaria e a sciogliere tale riserva al momento del conseguimento dell'abilitazione, all'atto dell'aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento per l'anno scolastico 2014-2015; a consentire lo scioglimento della riserva degli abilitati all'insegnamento con i decreti ministeriali n. 21 del 2005, n. 85 del 2005 e n. 137 del 2009; del semestre aggiuntivo del IX corso Siss nonché degli insegnanti che, pur abilitati, non hanno rinnovato domanda di inserimento all'atto dell'aggiornamento;

per regolamentare, nel dettaglio, la materia è prevista l'emanazione di un decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca per consentire l'inserimento in fascia aggiuntiva nelle graduatorie ad esaurimento, entro l'anno 2012-2013, dei docenti che hanno conseguito l'abilitazione essendo stati iscritti ai corsi universitari abilitanti negli anni accademici 2008-2009, 2009-2010 e 2010-2011, presso le facoltà di scienze della formazione, le università, le accademie a i conservatori;
in tal senso, le nuove disposizioni prevedono un termine di 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione, entro il quale il Ministero dell'istruzione dovrà disciplinare i termini per consentire ai docenti interessati di presentare le domande per l'inserimento nelle graduatorie ad esaurimento e per lo scioglimento della riserva, ai fini della stipula dei contratti a tempo determinato e indeterminato per l'anno scolastico 2012/2013;
a quale punto è la definizione del decreto per regolamentare la materia e per consentire, pertanto, l'inserimento in fascia aggiuntiva nelle graduatorie ad esaurimento, entro l'anno 2012-2013, dei docenti che hanno conseguito l'abilitazione essendo stati iscritti ai corsi universitari abilitanti negli anni accademici 2008-2009, 2009-2010 e 2010-2011, presso le facoltà di scienze della formazione, le università, le accademie e i conservatori -:
quando si intenderà consentire lo scioglimento della riserva degli abilitati all'insegnamento del semestre aggiuntivo del IX corso Siss nonché degli insegnanti che, pur abilitati, non hanno rinnovato domanda di inserimento all'atto dell'aggiornamento.
(4-15608)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MOTTA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la Intercast Europe è una azienda di Parma, presente sul mercato dal 1975, leader a livello mondiale nella produzione e fornitura di lenti da sole ad alta prestazione e a brevetto esclusivo;
l'elevata qualità performance dei suoi prodotti hanno permesso all'azienda di diventare un importante punto di riferimento per le più importanti e note produzioni italiane del settore che proprio da questa si riforniscono;
nel 2006 l'azienda è stata acquisita dalla PPG Industries, società americana con sede a Pittsburgh in Pennsylvania con succursali dislocate in tutto il mondo tra cui l'Italia;
nel 2007, ovvero ad un anno dalla suddetta acquisizione da parte della PPG Industries, 49 lavoratori su 114 operanti all'interno dello stabilimento di Parma sono stati posti in un primo momento in mobilità e poi licenziati;
progressivamente la produzione è stata delocalizzata in Thailandia, mentre a Parma è stata mantenuta solo una linea di colorazione delle lenti solari;
l'acquisizione dell'azienda da parte della multinazionale americana ha comportato un evidente calo delle attività produttiva della Intercast Europe e il conseguente impoverimento del fatturato economico della sede di Parma;
nei giorni scorsi la società americana ha inviato una lettera di licenziamento per 59 dei 64 lavoratori dello stabilimento parmigiano e ha annunciato la chiusura dello stabilimento;
a seguito di tale decisione i lavoratori, già esasperati dalle continue manovre di esternalizzazione e dalla mancanza di un

piano industriale più volte, invano, sollecitato, sono entrati in sciopero ad oltranza e hanno bloccato i cancelli d'ingresso dello stabilimento;
la provincia di Parma ha attivato un tavolo di confronto tra le parti per giungere ad una soluzione proficua -:
se il Governo sia a conoscenza della situazione rappresentata in premessa e di quali elementi disponga sulla politica industriale che la società americana ha adottato nel nostro Paese;
quali iniziative il Governo intenda adottare, con la massima sollecitudine, per scongiurare la chiusura della Intercast Europe PPG di Parma, garantendo in tal modo la sopravvivenza di un'azienda che, oltre ad essere sana e con un fatturato in attivo, rappresenta un punto di riferimento importante per il «made in Italy»;
se non ritenga necessario avviare ogni iniziativa utile a salvaguardare i posti di lavoro dei 59 lavoratori impiegati nella suddetta azienda a cui nei giorni scorsi è stato preannunciato il licenziamento anche in considerazione della difficoltà di riallocazione che questi avrebbero sia per la fascia d'età a cui appartengono sia per il difficile momento economico vissuto dal nostro Paese;
se non si ritenga opportuno assumere ogni iniziative di competenza volta a creare le condizioni affinché la PPG Industries presenti, in tempi rapidi, un piano industriale - da più tempo invano richiesto - realmente orientato alla completa valorizzazione dell'azienda e delle maestranze attualmente impiegate che rischierebbero di andare disperse nonostante la loro alta professionalità ed esperienza in tale settore.
(5-06544)

MURER. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il Governo, nell'ambito del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, recante «Disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo» ha riproposto la cosiddetta social card, o carta acquisti, in una versione nuova e sperimentale nei comuni con oltre 250.000 abitanti, per uno stanziamento complessivo pari a 50 milioni di euro;
la social card o carta acquisti è stata istituita originariamente dall'articolo 81, comma 32, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133; la sperimentazione avviata dal Governo in carica, con il decreto semplificazioni, ha come obiettivo dichiarato quello di immaginare una possibile generalizzazione della social card come strumento di contrasto alla povertà;
entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto, con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, adottato di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, vanno stabiliti: a) i nuovi criteri di identificazione dei beneficiari per il tramite dei comuni, con riferimento ai cittadini comunitari ovvero ai cittadini stranieri in possesso del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo; b) l'ammontare della disponibilità sulle singole carte acquisto, in funzione del nucleo familiare; c) le modalità con cui i comuni adottano la carta acquisti come strumento all'interno del sistema integrato di interventi e servizi sociali di cui alla legge 8 novembre 2000, n. 328; d) le caratteristiche del progetto personalizzato di presa in carico, volto al reinserimento lavorativo e all'inclusione sociale, anche attraverso il condizionamento del godimento del beneficio alla partecipazione al progetto; e) la decorrenza della sperimentazione, la cui durata non può superare i dodici mesi; f) i flussi informativi da parte dei comuni sul cui territorio è attivata la sperimentazione, anche con riferimento ai soggetti individuati come gruppo di controllo ai fini della valutazione della sperimentazione stessa;
la nuova versione della social card, come si vede, prevede importanti novità rispetto alla precedente versione;

per avere diritto alla carta acquisti, secondo il vecchio sistema, era necessario avere un reddito Isee non superiore a 6.499,82 euro a prescindere dall'età; un reddito non superiore a 6.499,82 euro per i cittadini di età compresa tra i 65 e i 70 anni, elevato a 8.666,43 euro per coloro che hanno compiuto 70 anni; un patrimonio mobiliare, rilevato nella dichiarazione Isee, non superiore a 15.000 euro;
per come era stata costruita, l'iniziativa si rivolgeva alle persone che sono in condizioni di povertà assoluta, mentre escludeva le persone che sono a rischio di impoverimento progressivo a causa della dura crisi economica, che sta facendo scivolare verso l'indigenza anche soggetti che provengono da situazioni meno problematiche -:
se il Governo, nel corso stesso della sperimentazione, o con provvedimento successivo, intenda costruire le fasce di reddito per l'accesso alle prestazioni di cui sopra, in modo da garantire un sostegno anche a quei livelli sociali che sono a rischio di impoverimento pur non essendo in condizioni di povertà assoluta;
in assenza di tale intenzione, se e quali iniziative il Governo intenda assumere per strutturare uno strumento di sostegno anche in favore di chi è nelle condizioni di un impoverimento progressivo ma non ancora assoluto.
(5-06545)

GRIMOLDI e FEDRIGA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la Alcatel-Lucent è una compagnia globale con sede a Parigi, produttrice di hardware e software per le telecomunicazioni che nasce dalla fusione di Alcatel e Lucent Technologies il 1o dicembre 2006;
in Italia ha la sua sede principale a Vimercate e con i suoi laboratori di ricerca e sviluppo lavora principalmente a sistemi di gestione, alla realizzazione di apparati per telecomunicazioni ottiche su fibra e di apparati di trasmissione radio a microonde, contando circa 1.250 persone;
nel 2011 ben 15 dei 34 brevetti depositati dalla divisione OPTICS di ALU sono stati ottenuti a Vimercate;
lo scorso 14 febbraio si è tenuta una manifestazione sotto il palazzo della regione Lombardia, seguita da tre giorni di sciopero (il 22, 23 e 24 febbraio) contro il pesante piano di ristrutturazione per il 2012 presentato dalla società;
secondo il predetto piano, infatti, considerando tutte le sedi, il numero di lavoratori che l'azienda ritiene in esubero si attesta oltre i 700 posti di lavoro, dei quali 490 esuberi solo nella sede di Vimercate e tra questi 360 nel settore ricerca e sviluppo di OPTICS;
i predetti tagli denunciano come un altro pezzo del tessuto sociale e lavorativo venga messo in grave pericolo e di come la perdita di così tanti posti di lavoro, aggiunti a quelli di altre aziende di Hi-Tech del vimercatese, come Ibm Italia, Bames/Sem, Micron, ST Microelectronics, oltre ad essere un danno personale di tutti i lavoratori dipendenti e delle loro famiglie, porterà la provincia di Monza-Brianza ad una grave crisi economico-sociale, perché difficilmente i lavoratori potranno essere ricollocati -:
se il Governo non ritenga urgente ed opportuno attivarsi presso la società Alcatel-Lucent, anche in termini di moral suasion, per addivenire ad una soluzione e scongiurare la perdita di posti di lavoro;
quali iniziative il Governo intenda adottare per salvaguardare il tessuto lavorativo della provincia di Monza-Brianza.
(5-06551)

BELLANOVA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
sin dal 15 settembre 2010 l'interrogante ha posto all'attenzione del Governo

la situazione dei circa 500 lavoratori operanti presso il sito leccese della multinazionale British American Tobacco Italia che decidendo di chiudere l'ultimo dei 22 siti italiani, per delocalizzare la produzione in Paesi dove il costo del lavoro è minore, ha determinato un impatto economico-occupazionale devastante per il territorio salentino, già gravemente compromesso a causa della crisi economica;
l'interrogante vuole ricordare che nel caso della BAT Italia si parla di una multinazionale che non versava in una condizione di crisi aziendale, a dimostrarlo vi sono anche i dati inerenti la produzione di sigarette dello stabilimento leccese negli ultimi due anni antecedenti il 2010 che hanno segnato un incremento da 9 a 13 milioni di chili, con una chiusura in evidente attivo degli utili, nonché lo stesso premio di produzione, conferito dalla multinazionale nel giugno 2010, solo pochi mesi prima della chiusura del sito, ai lavoratori;
nonostante ciò la multinazionale ha deciso di chiudere il sito leccese ed in data 2 dicembre 2010 presso il Ministero dello sviluppo economico ha siglato un verbale di accordo alla presenza delle organizzazioni sindacali;
nel sopra citato accordo a pagina 7 si legge che «BATI ha manifestato la volontà di favorire nuove iniziative imprenditoriali in loco per offrire al personale dello stabilimento di Lecce la possibilità di essere ricollocato nelle stesse che si svilupperanno nel sito o comunque nel territorio salentino, e, in apposito incontro tenutosi il 12 novembre presso il Ministero dello sviluppo economico, le Società coinvolte hanno presentato i rispettivi piani industriali». Ed ancora «le parti concordano che le attività di smantellamento del sito saranno ultimate prevedibilmente: entro la fine del primo semestre 2011 in considerazione delle necessità aziendali e delle attività propedeutiche alla riconversione industriale del sito stesso. In tale periodo, per il personale dipendente da BATI con contratto a tempo indeterminato e non direttamente coinvolto nelle attività di smantellamento, si farà ricorso agli ammortizzatori concordati ed in particolare alla C.I.G.S. per cessazione attività e per la necessità di riconvertire le professionalità per assunzioni presso soggetti imprenditoriali terzi [...] al personale da ricollocare presso altro imprenditore sarà somministrata - se necessaria - un'attività formativa ad hoc tendente alla riqualificazione professionale, utilizzando gli opportuni strumenti gestionali di sostegno al reddito»;
a pagina 8 dell'accordo si legge «Completate le attività di riconversione del sito e di riqualificazione del personale e comunque prevedibilmente entro il 31 dicembre 2011 saranno avviate le ricollocazioni del personale presso i nuovi soggetti imprenditoriali individuati da BATI»;
inoltre si esplicita che «il piano di riconversione del sito prevede l'insediamento di due iniziative industriali facenti capo a Iacobucci HF - per non meno di 200 addetti e Korus - per non meno di 70 addetti. In tali iniziative saranno coinvolti prioritariamente il personale dipendente da BATI - stabilimento di Lecce con contratto a tempo indeterminato e con contratto a tempo determinato, il personale impiegato presso la BATI stabilimento di Lecce con rapporto di lavoro interinale e inoltre il personale appartenente a ditte terze ed operante in maniera continuativa presso lo stabilimento di Lecce. Al restante personale appartenente a ditte terze ed operante in maniera continuativa presso lo stabilimento di Lecce sarà offerta ricollocazione in attività di servizio e più precisamente: per circa 25 addetti nelle attività di facility management interno al sito di Lecce, con impegno di BATI ad individuare le società che gestiranno le relative attività e la ricollocazione dei menzionati addetti; per circa 26 addetti in attività di servizio sul territorio da parte della società HDS, tenuto conto delle professionalità richieste dalla società e dalla residenza degli addetti; per circa 31 addetti in attività di call center gestite dalla società Cali Gest. BATI richiederà

alle ditte interessate ed in particolare alla Società HDS l'assunzione a tempo indeterminato»;
all'ultimo capoverso, pagina 9, dell'Accordo Ministeriale si legge «Le parti convengono che il presente piano industriale (ricollocazione e attività industriali e di servizio) sarà oggetto di monitoraggio ministeriale semestrale, o comunque a richiesta di una delle parti, da parte dei firmatari del presente accordo»;
le aziende individuate per il processo di riconversione sono Iacobucci Hf, Korus, HDS Group e Cali Gest che si occupano rispettivamente di produzione di componenti per l'aeronautica, edilizia, multiservizi per la gestione di strutture ricettive turistico-alberghiere e call center;
a più di un anno dall'accordo siglato al Ministero per la riconversione dello stabilimento dismesso da BAT Italia e dopo numerosi incontri territoriali si attesta che ad oggi, delle quattro aziende interessate, la Call Gest si è quasi immediatamente ritirata e l'avvio della produzione per le restanti tre aziende non ha avuto ancora inizio, la Hds Group sembrerebbe per mancanza di commesse abbia ceduto un ramo d'azienda trasformandosi in Hds Green Energy, specializzandosi così nel settore della pulizia dei pannelli fotovoltaici. Mentre per Iacobucci e Hds le linee produttive sembrerebbero essersi avviate, seppur con estrema lentezza, per l'azienda Korus, come peraltro è emerso anche sugli organi di stampa, si registra ancora un enorme ritardo in tal senso;
dalla società Korus, di proprietà del senatore Filippo Piccone, con atto del 1o ottobre 2010 rep. 16336 a firma notar Martirani Luigi è stata costituita la società IP srl. A tale società sembrerebbe siano confluite circa 10 unità nel mese di aprile 2011, comandandone il distacco per tre mesi presso lo stabilimento Korus in Sabaudia per un momento formativo propedeutico l'inizio delle attività in Lecce;
il ritardo dell'inizio dell'attività nel sito leccese è stato comunicato dallo stesso senatore Piccone agli inizi di agosto 2011 ed in tale occasione la proprietà esternava la certezza che nel mese di ottobre/novembre avrebbero completato le opere necessarie all'avvio delle attività produttive, mettendo anche in conto che nella peggiore delle ipotesi il 2 gennaio 2012 l'azienda avrebbe iniziato ad operare a pieno regime produttivo. Iniziata la formazione on the job da parte dell'azienda, nel mese di gennaio 2012 si è tenuta una riunione nella quale è stato presentato un crono programma che prevedeva l'installazione di una macchina «Quadra» per fine gennaio, ed il resto delle ulteriori macchine a seguire, dando per completato quanto propedeutico alla produzione per la data del 15 marzo 2012. Ad oggi sembrerebbe essere stato portato in loco un macchinario obsoleto e privo di parti fondamentali per un proficuo utilizzo, ancora nulla si sa circa i tempi di allocazione degli altri impianti previsti nel sopra citato crono programma;
inoltre lo spazio nel plesso dell'ex manifattura tabacchi destinato alla produzione dell'azienda IP srl risulta ancora inadeguato. Il locale, difatti, nelle aree di posizionamento dell'unica macchina presente sembrerebbe presentare sconnessioni nella pavimentazione, numerosi infissi risultano essere obsoleti e con vetri mancanti, mancano gli impianti propedeutici alla produzione quale quello di aria compressa, le dorsali elettriche, le linee di rete dati, sembrerebbe siano stati iniziati, sospesi ed al momento pertanto non ancora completati. Oltre a questo c'è da evidenziare che per l'area uffici è stata eseguita la sola delimitazione muraria e manca ancora di infissi, copertura, impianto elettrico, rete dati e condizionamento;
va detto che le aziende Iacobucci e Korus sono entrate a far parte del consorzio IN.SER. Salento srl. Tale consorzio si è costituito in data antecedente alla chiusura dello stabilimento BAT e precisamente il 10 giugno 2010, ha sede amministrativa in Avezzano (L'Aquila) ed un amministratore unico, il dottor Matteo

Cavalli. Questa srl è costituita da un unico socio: Unione fiduciaria spa società fiduciaria e di servizi delle Banche popolari italiane con sede in Milano;
sin dall'inizio della vertenza notizie ufficiose hanno sempre riportato che l'intero stabile presso il quale operava BATI sarebbe stato concesso, dalla stessa, in comodato d'uso alle società facenti capo a Iacobucci e Korus con diritto di prelazione alla scadenza per l'eventuale compravendita, la cui amministrazione delle parti ed impianti comuni doveva fare capo al suddetto consorzio. Di fatto però con atto rep. 21922 del 16 dicembre 2011 a firma del notaio dottor Fenoaltea Paolo è stata trasferita tutta la proprietà da BATI a IN.SER. Salento srl;
le preoccupazioni circa l'attività di riconversione nascono oltre che dall'evidente ritardo nell'avvio della produzione anche dall'aver appreso che la BATI ha venduto l'intero stabile ad INSER Salento srl ed ovviamente se non vi sono segnali proficui per l'inizio della produzione ci si chiede cosa ne sarà dei lavoratori ricollocati e dell'intero sito;
a conferma di quanto sopra esposto va detto che in data 19 marzo 2012 presso Confindustria Lecce si è tenuto un incontro richiesto dalle organizzazioni sindacali per una verifica complessiva sullo stato di avanzamento dell'iniziativa industriale della società IP srl al quale erano presenti anche il dottor Alessandro Tomazzoli delegato per la stessa e l'avvocato Matteo Cavalli per il Consorzio IN.SER. Salento srl dal quale è emerso che l'azienda ha comunicato che i lavori di impiantistica e messa a norma dello stabilimento dovrebbero terminare entro la fine del corrente mese di marzo pertanto la produzione verrà avviata a partire dal 16 aprile 2012. Ma allo stato attuale, all'interrogante risulta che ben pochi lavori siano stati compiuti e siamo già a fine marzo. Inoltre nel verbale di riunione si legge «l'azienda si impegna a rispettare i termini previsti contrattualmente per il pagamento degli stipendi mensili» visto che pur essendo previsto l'accredito degli stessi per il giorno 10 di ogni mese, per il mese di gennaio è stato liquidato il giorno 27 febbraio e per il mese successivo i lavoratori hanno dovuto attendere fino al giorno 26 marzo -:
se, come prescritto dall'accordo sopra citato, il monitoraggio semestrale circa il piano industriale sia stato effettuato e quali siano ad oggi le risultanze;
che cosa i Ministri intendano fare per accelerare i tempi, affinché gli impegni sottoscritti nell'accordo ministeriale vengano ottemperati;
in che modo i Ministri interrogati, visto i possibili ritardi nell'avvio della produzione, ritengano di dover intervenire per tutelare tutti i lavoratori coinvolti dal processo di riconversione che ad oggi, purtroppo, non trova ancora alcuna strada per un effettivo avvio.
(5-06554)

Interrogazione a risposta scritta:

BARBATO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
SDA Express Courier è un corriere espresso specializzato per le consegne in Italia;
dal 1998, SDA Express Courier fa parte del gruppo Poste Italiane ed è partner unico per la gestione logistica, distributiva, l'e-commerce e per la vendita a distanza; ha una forza lavoro di circa 3.000 unità, tra dipendenti e collaboratori, e 4.000 addetti alla distribuzione che collegano l'Italia quotidianamente;
si è appreso da organi di stampa, da un servizio di alcuni minuti su Corriere it/Reportime, da un articolo de il «fatto quotidiano», ed in particolare da alcuni comunicati sindacali diramati dalla Filt Cgil Roma-Lazio, che persisterebbe all'interno dell'azienda SDA Express Courier, nell'area della città e della provincia di Roma, una condizione di illegalità e irregolarità

contrattuale dei lavoratori che vengono utilizzati come addetti alle consegne/ritiri pacchi e plichi; nel servizio di Reportime inoltre, vengono evidenziate tra l'altro gravi irregolarità contributive con forti elementi di evasione fiscale;
tali lavoratori sono quasi sempre lavoratori in appalto, formalmente dipendenti o soci di società/cooperative, spesso fittizie e alle quali vengono imposte/presentate tariffe assurde da parte di Sda spesso causa delle irregolarità evidenziate nel servizio e che hanno un impatto negativo nell'intero settore che occupa migliaia di lavoratori;
sempre dal comunicato stampa, si evince che la stessa organizzazione sindacale in più occasioni avrebbe segnalato al gruppo dirigente SDA queste condizioni intollerabili che calpestano i diritti essenziali dei lavoratori, ricevendo in cambio il rifiuto totale a qualsiasi dialogo in merito;
a causa del perdurare di tale situazione, la Filt Cgil Roma-Lazio ha richiesto una verifica ispettiva alla direzione provinciale del lavoro, accesso avvenuto il 21 ottobre 2011;
ad oggi continuano a persistere le gravi mancanze nelle applicazioni delle previsioni contrattuali ai lavoratori e tale situazione ingenera una disarmante mancanza di considerazione per i lavoratori ed i loro diritti da parte del Gruppo SDA Express Courier -:
quali iniziative di competenza, i Ministri intendano adottare al fine di verificare e porre fine alla vicenda in questione, diventata ormai insostenibile per i tanti lavoratori che si vedono negati i propri diritti nell'indifferenza più totale di SDA Express Courier;
quali siano gli elementi riscontrati al momento dell'accesso degli ispettori del lavoro di Roma.
(4-15603)

...

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E SEMPLIFICAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

DI PIETRO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il comune di Roma Capitale - con determinazione dirigenziale n. 389 del 23 febbraio 2010 - ha indetto 22 procedure selettive pubbliche, per titoli ed esami, per il conferimento di posti in vari profili professionali, in esecuzione della deliberazione della giunta comunale n. 422 del 22 dicembre 2009;
a seguito dell'elevato numero di domande di partecipazione pervenute (circa 300.000) è stata indetta - con determinazione dirigenziale n. 1580 del 23 luglio 2010 - una procedura ad evidenza pubblica, finalizzata all'affidamento dell'incarico per l'organizzazione delle selezioni;
il bando di gara - pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 18 agosto 2010 - ha previsto che l'appalto venisse aggiudicato, secondo il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa, ai sensi dell'articolo 83 decreto legislativo n. 163 del 2006, per un importo a base di gara pari ad euro 2.000.000,00;
per la citata gara sono state presentate, ai sensi di legge, domande di partecipazione da parte delle imprese Cnipec, Praxi Spa, RTI Ambire Srl, Team Consulting Srl, Selexi Srl;
le imprese concorrenti sono state invitate a partecipare alla gara indetta per il giorno 28 giugno 2011. La lettera di invito precisava testualmente che «si procederà all'apertura dei plichi, in seduta pubblica». Tuttavia, come risulta dal verbale della sessione del 28 giugno 2011, in quella occasione non si è provveduto al-

l'apertura né delle offerte tecniche né della documentazione amministrativa, contrariamente a quanto era stato previsto nel disciplinare di gara e nella lettera di invito e a quanto prevedono indefettibili esigenze di rispetto del principio di pubblicità e trasparenza nelle gare.
la gara - con determinazione n. 2643 dell'8 novembre 2011 - è stata aggiudicata alla società Praxi Spa, nota alla cronaca per lo scandalo di «parentopoli» delle selezioni Atac;
il 15 febbraio 2012 il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso contro Roma Capitale nei confronti della Praxi Spa presentato da Selexi Srl, per la riforma dell'ordinanza cautelare del Tar Lazio-Roma: sezione II n. 00070/2012, concernente aggiudicazione gara per l'affidamento dell'incarico per l'organizzazione e la realizzazione di n. 22 procedure selettive pubbliche, per titoli ed esami, per il conferimento di posti in vari profili professionali;
secondo i rappresentanti della Selexi l'impresa aggiudicataria dell'appalto, la Praxi Spa, e che ora gestisce le selezioni al Palalottomatica, risulterebbe priva di determinati requisiti previsti dal bando di gara, in particolare quello relativo al fatturato degli ultimi tre esercizi per servizi analoghi al settore oggetto della gara;
risulta all'interrogante che a quanto sopra indicato sembrerebbe aggiungersi il fatto che l'amministrazione capitolina neghi l'accesso agli atti per verificare i criteri di assegnazione dei punteggi che ha permesso alla società Praxi di aggiudicarsi la gara;
le prove hanno avuto inizio nella giornata di martedì 21 febbraio 2012, con il rischio concreto di essere invalidate qualora il Tar dovesse dare ragione alla Selexi Srl nell'udienza fissata per il giorno 18 aprile 2012 -:
quali siano gli orientamenti del Ministro in ordine ai fatti indicati e se non ritenga, per quanto di sua competenza, di assumere iniziative volte a verificare il rispetto dei principi di imparzialità, buon andamento ed efficacia dell'azione amministrativa e di corretta gestione della spesa, anche ai sensi di quanto disposto dall'articolo 60 del decreto legislativo n. 165 del 2001.
(4-15613)

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SALUTE

Interrogazione a risposta orale:

GUZZANTI. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da tempo appaiono sui media notizie riguardanti molteplici attività del rettore della Sapienza di Roma Luigi Frati, potenzialmente configuranti fattispecie di rilevanza giuridica e/o penale, che sono analiticamente riportate nella diffida inviata alla regione Lazio ed ai Ministeri dell'economia e delle finanze, della salute e dell'istruzione, dell'università e della ricerca da parte dei sindacati medici ANPO-ASCOTI e universitario FIALS, in data 27 marzo, protocollo Sind. 0000013;
il TgLa7 del 28 febbraio 2012 ha messo in risalto la vicenda della nomina a primario cardiochirurgo del figlio Giacomo, già chiamato come professore ordinario nella facoltà del padre pochi giorni prima che la «legge Gelmini» impedisse i ricongiungimenti familiari. Detta nomina, secondo la diffida citata, è stata effettuata dal direttore generale del policlinico Umberto I, a sua volta nominato pochi giorni prima dal rettore Frati, senza che ci fossero i presupposti di legittimità, non essendoci posti in organico disponibili nella struttura, né di merito, avendo Giacomo Frati, come denunciato dal dottor Michele Toscano sia sul Giornale, sia nella trasmissione Robinson del 23 marzo 2012, eseguito nemmeno 10 interventi da primo operatore prima di conseguire l'incarico primariale;

anche i comportamenti professionali personali del rettore Frati, quale primario oncologo del policlinico sono stati oggetto di interesse di Report del 25 marzo 2012, in cui medici e pazienti della sua struttura hanno dichiarato che non ha mai effettuato alcuna attività clinica di diagnosi e cura nei confronti dei malati di tumore affidati alla stessa (al riguardo si veda la sentenza della Corte di Cassazione penale sezione 4 del 7 dicembre 1999 sulle responsabilità primariali nella cura dei pazienti);
il tribunale di Roma con decreto del 1o giugno 2005 proc. pen. N.6027/04R.GIP, aveva sancito che Frati aveva violato il rapporto di esclusività con l'azienda policlinico Umberto I, lavorando presso la casa di cura privata Neuromed di Pozzilli in Molise come direttore scientifico, per cui «l'azienda aveva, adottato i consequenziali provvedimenti» cioè lo aveva destituito da direttore dalla UOC di oncologia (primario). Il tribunale aveva altresì archiviato il procedimento per la fattispecie dell'articolo 323 del codice penale (peculato) perché il Frati non aveva, effettuando i due lavori «l'intento di lucrale ingiustamente l'indennità di esclusività del policlinico ma solo l'intento di percepire compensi per l'attività prestata presso la Neuromed». Ma ora Frati risulta essere ancora direttore scientifico e direttore di dipartimento presso la Neuromed di Pozzoli dove tra l'altro, come ipotizza la diffida citata, verrebbero inviati i malati di tumore del reparto di oncologia di cui è il primario, a fare esami diagnostici di alta tecnologia e costo, come la PET di cui il policlinico, sempre guidato da Frati, non viene dotato da anni;
Report del 25 marzo 2012 aveva messo in relazione le «donazioni» effettuate dalle maggiori case farmaceutiche all'Accademia di medicina di cui Frati è presidente, con le case produttrici dei farmaci oncologici utilizzati dal reparto di oncologia di cui Frati è primario, con ingenti budget (circa 800.000 euro a trimestre);
su Repubblica viene citato da Carlo Picozza in data 29 marzo 2012 un documento che proverebbe il verificarsi nel reparto di oncologia di cui Frati è primario, di comportamenti criminosi come la modifica delle cartelle cliniche (in previsione della visita dei NAS) in relazione ai quali Frati, informato, non avrebbe adempiuto ai suoi doveri di denuncia come pubblico ufficiale e/o incaricato di pubblico servizi;
vanno considerate le complesse e importanti analisi di bilancio fatte dalla citata diffida sindacale, tra l'università la Sapienza e l'azienda integrata policlinico Umberto I di cui Frati è primario oncologo, di cui nomina il direttore generale e con cui ha un contenzioso in materia di iscrizioni di risorse nei capitoli di bilancio, configurando potenzialmente in tal modo un conflitto d'interesse;
agli atti parlamentari compaiono analitiche descrizioni delle modalità con cui costi impropri della facoltà di medicina di Roma sempre presieduta da Frati, e dell'Università la Sapienza, di cui Frati è rettore, sarebbero sistematicamente scaricati sul bilancio del policlinico per decine di milioni l'anno (in particolare, risulterebbero nel bilancio del policlinico crediti nei confronti dell'Università di 114.393.271,21 euro, non riportati come passivo nel bilancio dell'università) e tutto questo dovrebbe essere noto al Ministro della salute, responsabile ultimo dell'assistenza sanitaria, e dei suoi deficit, perché la Commissione parlamentare d'inchiesta nella sua relazione dell'aprile 2008 così si esprimeva: «l'assurda proliferazione di posti apicali (primariati) avvenuti negli anni è stata frutto, appare legittimo ritenere, di uno strapotere universitario che non ha tenuto in considerazione le necessità assistenziali e le programmazioni regionali, ma piuttosto il soddisfacimento della carriera dei singoli medici». E concludeva che questa è «un'istituzione che andrebbe rifondata dalla base e che rappresenta una grave anomalia del quadro della sanità regionale e nazionale»;

il ricorrere di scandali sanitari, sia clinici che organizzativi nel policlinico, anche recentissimi, non può non essere messo in rapporto a tale drastico giudizio sulla generale organizzazione, nonché ai comportamenti individuali, certamente non unici, ma esemplarmente portati a modello da Frati rettore, direttore della scuola di specializzazione di oncologia, professore ordinario di patologia generale, primario dichiarato come dai suoi stessi medici e malati di oncologia, direttore scientifico e direttore di dipartimento della clinica privata Neuromed con annessi interessi intrecciati, presidente dell'accademia di medicina, lautamente sponsorizzata da ditte farmaceutiche, presidente della commissione scientifica anti-doping del Coni e altro;
occorrerebbe valutare la sussistenza dei presupposti:
a) sul piano più generale dell'interesse della salute pubblica, per commissariare il policlinico Umberto I di Roma il cui bilancio e la cui organizzazione assistenziale sono attualmente soggetti ai poteri del commissario ad acta del Governo;
b) sul piano individuale, per promuovere verifiche, anche da parte dei NAS su tutto quanto denunciato dalla stampa in merito alle attività economiche del rettore Frati, verificando altresì la consistenza patrimoniale dello stesso e della sua famiglia per accertare se le dichiarazioni fiscali sono congruenti con i beni posseduti;

sarebbe opportuno altresì:
a) verificare la veridicità e la documentazione esistente circa l'apporto dato da Giacomo Frati alle pubblicazioni da lui presentate al concorso di professore ordinario, dato che il suo nome appare, come chiunque può appurare su PubMed, su numerosi lavori scientifici effettuati da direttori di ricerca e laboratori di Neuromed, tutti dipendenti dal di lui padre rettore che di Neuromed è direttore scientifico e direttore di dipartimento;
b) che i competenti organi dell'ateneo verificassero la sussistenza dei presupposti per dichiarare il dissesto finanziario dell'università di Roma la Sapienza (ex decreto legislativo n. 199 del 2011), che non iscriverebbe in bilancio da anni, secondo quanto riportato nella diffida sindacale, ingenti somme (114.393.271,21 euro) dovute al policlinico Umberto I, nonché i ratei dei mutui accesi con Cassa depositi e prestiti;

sarebbe infine opportuno addivenire alle immediate dimissioni di Frati dalla prestigiosa carica di rettore della più grande università del Paese, per impedire che, come giustamente denunciato da Enrico Mentana nel suo TG, «l'Italia continui ad essere lo zimbello accademico internazionale» -:
quali ulteriori elementi il Governo intenda acquisire in merito ai fatti esposti in premessa e, in particolare, alla situazione del policlinico Umberto I di Roma, il cui bilancio e la cui organizzazione assistenziale sono sottoposti ai poteri del commissario ad acta del Governo per il rientro dai disavanzi sanitari regionali;
se sussistano i presupposti per avviare un'iniziativa ispettiva per il tramite dei carabinieri del Nas e della guardia di finanza, ciascuno per i profili di competenza, in relazione a quanto esposto in premessa e se, con particolare riferimento alla situazione economico finanziaria dell'università La Sapienza di Roma si intendano promuovere visite ispettive dei competenti uffici del dipartimento della ragioneria generale dello Stato, ai sensi dell'articolo 60, comma 5, del decreto legislativo n. 165 del 2001;
se siano state avviate indagini con riferimento sulle varie vicende apparse sulla stampa che coinvolgono il rettore Luigi Frati;
se si intenda valutare la sussistenza dei presupposti per irrogare sanzioni disciplinari al rettore Luigi Frati ai sensi dell'articolo 88 del Regio Decreto 31 agosto 1933, n. 1592.
(3-02193)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

LAURA MOLTENI, FABI, MARTINI e RONDINI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
da tempo viene segnalata l'esistenza di una patologia denominata acufene, che si manifesta come una sensazione uditiva, un suono continuo e costante che è percepito in un orecchio o in entrambi, o nella testa. Tale sensazione causa, in chi ne è affetto, un vero e proprio stato invalidante che coinvolge l'aspetto psicologico ed emozionale, il ritmo sonno-veglia ed il livello di attenzione e concentrazione;
in particolare un'associazione, l'associazione italiana Tinnitus - Acufene, con sede a Lavariano (Udine), si è resa promotrice della denuncia dell'esistenza di tale malattia e della diffusione della conoscenza della stessa presso i cittadini e presso tutti gli organismi competenti, per la promozione della ricerca scientifica;
infatti ad oggi risulta che tale patologia non sia conosciuta a sufficienza né studiata in modo adeguato, nonostante la sua gravità ed il numero elevato delle persone che ne soffrono;
è importante ricordare che il 17 gennaio 2012 la Camera dei deputati ha approvato all'unanimità una mozione unitaria relativa alle malattie rare che ha impegnato il Governo ad adottare entro il 2013 un piano nazionale per le malattie rare, garantire ai pazienti un equo accesso ai servizi socio-sanitari e soprattutto aggiornare l'elenco delle malattie rare;
infatti il decreto del Ministro della sanità 18 maggio 2001, n. 279 (recante «Regolamento di istituzione della rete nazionale delle malattie rare e di esenzione dalla partecipazione al costo delle relative prestazioni sanitarie»), contiene, all'allegato 1, l'elenco delle malattie riconosciute come rare dal servizio sanitario nazionale (per le quali è prevista l'esenzione dai costi delle relative prestazioni sanitarie) e prevede che tale elenco sia aggiornato almeno ogni tre anni; ma tale aggiornamento non è stato ancora approntato, sebbene vi sia un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 marzo 2008 del precedente Governo, decreto mai entrato in vigore, che ha individuato circa 109 patologie da includere ai fini del riconoscimento dello status di malattie rare;
il Governo inoltre, non solo ha ribadito di voler recuperare la lista delle 109 malattie rare attraverso un nuovo patto per la salute, ma anche di sottoporre la predetta lista ad aggiornamento;
in tale contesto si rende necessario che anche la malattia detta «acufene» venga valutata al fine di inserirla tra le cosiddette malattie rare -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto sopra, e se intenda intervenire o se sia già intervenuto sulla grave mancanza di una adeguata promozione della ricerca scientifica per lo studio della patologia «acufene», necessaria anche per lo sviluppo di un protocollo terapeutico efficace, e di conseguenza come intenda procedere per l'inserimento di tale patologia nell'elenco delle malattie rare.
(5-06550)

FEDRIGA e LAURA MOLTENI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 4 ottobre 2001 il tribunale di Trieste ha dichiarato il fallimento dei Laboratori Diaco Biomedicali S.p.A.;
dallo scorso dicembre 2011 la gestione dello stabilimento di Trieste è stata concessa ad altro imprenditore ma da cinque mesi l'attività produttiva dello stabilimento di via Flavia è ferma per via del fatto che l'AIFA (Agenzia italiana del farmaco) in data 1o dicembre ha sospeso l'autorizzazione alla produzione, in ragione di una serie di rilievi formulati nel corso dell'ispezione avvenuta nel mese di ottobre;
si ricorda, infatti, che tra il 4 ed il 7 ottobre 2011 lo stabilimento è stato sottoposto da parte dell'AIFA ad un'ispezione

di revisione generale finalizzata alla verifica della conformità alle GMP ed alla vigente normativa, a seguito della quale l'Agenzia ha rilevato 29 deviazioni con l'avviso che l'azienda non poteva essere considerata conforme alle GMP fino all'avvenuta correzione delle deviazioni stesse;
in data 24 ottobre 2011 perveniva il preavviso di sospensione dell'autorizzazione alla produzione, con termine di 15 giorni per produrre documentazione ed osservazioni ed in data 7 novembre 2011 il curatore chiedeva di poter essere ricevuto dal dirigente competente dell'AIFA;
prima che il curatore scoprisse che nessun incontro gli sarebbe stato concesso e prima di ricevere comunicazione del provvedimento di sospensione all'autorizzazione alla produzione, datato appunto 1o dicembre, si era tenuta innanzi al giudice delegato - in data 28-19 novembre - la procedura competitiva volta all'individuazione dell'imprenditore che avrebbe assunto la gestione dell'azienda di proprietà della fallita LDB, gestione che veniva affidata con successivo contratto datato 12 dicembre 2011 a S.M. Farmaceutici, con sede in Tizio Scalo (Potenza), la quale si obbligava anche a completare tutti gli investimenti necessari all'ottenimento dell'autorizzazione alla produzione (con diritto ad essere indennizzata dalla procedura);
in data 27 dicembre 2011, S.M. Farmaceutici inviava all'AIFA una nota contenente il dettaglio delle misure correttive adottate, tenuto conto dei rilievi contenuti nel provvedimento di sospensione, segnalando l'esigenza che l'eventuale nuova ispezione fosse disposta con urgenza, affinché il procedimento fosse definito il più celermente possibile per evitare che il ritardo determinasse la dispersione della clientela, con grave danno per la conservazione della continuità aziendale e per i connessi interessi dei creditori;
ogni giorno che passa senza attività produttiva, infatti, si allontana la speranza di mantenere la clientela aziendale, ovviamente costretta a rivolgersi ad altri produttori, per la maggior parte internazionale: basti ricordare che LDB era, per volumi prodotti, fra i primissimi produttori nazionali non controllati da multinazionali, il cui prodotto per circa il 60 per cento era esportato, per lo più in Germania;
all'immediata riattivazione della produzione sono naturalmente rimesse anche le prospettive di conservazione del posto di lavoro per i dipendenti, circa 104 lavoratori in forza alla data del fallimento;
dal lato dell'azienda - sia per quanto di competenza dell'ufficio fallimentare che di S.M. Farmaceutici - sono state completate tutte le attività necessarie all'implementazione delle misure correttive volte a far fronte alle deviazioni rilevate;
a parere dell'interrogante è intollerabile che l'inerzia dell'Agenzia italiana del farmaco rischi di vanificare tutti gli sforzi profusi, in questi mesi, dai dipendenti, dall'ufficio fallimentare e dalle organizzazioni sindacali, nonché la pazienza della clientela, a danno dei creditori, dei lavoratori e del tessuto produttivo della città -:
quali iniziative il Ministro ritenga opportuno adottare, per quanto di competenza, affinché l'Agenzia italiana del farmaco provveda senza ulteriore ritardo al rilascio dell'autorizzazione alla produzione per l'officina di proprietà di Elaboratori Diaco Biomedicalispa, attualmente concessa in comodato a S.M. Farmaceutici.
(5-06558)

Interrogazione a risposta scritta:

PALADINI e PALAGIANO. - Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 183 del 2010 ha previsto l'emanazione di decreti legislativi, volti alla riorganizzazione degli enti, istituti e società vigilati dal Ministero della salute con

l'obiettivo di semplificare e snellire l'organizzazione dei suddetti enti, istituti e società vigilati, nonché alla razionalizzazione e ottimizzazione dei costi di funzionamento, attraverso la riorganizzazione dei centri di spesa e l'adeguamento dell'organizzazione e della struttura amministrativa dei medesimi enti;
tra gli enti interessati dalle suddette disposizioni di razionalizzazione e riordino oltre alla lega italiana per la lotta contro i tumori, l'Agenzia per i servizi sanitari regionali, gli Istituti zooprofilattici sperimentali, è compreso anche l'Istituto superiore di sanità;
l'Istituto superiore di sanità (ISS) è il principale organo tecnico-scientifico del Servizio sanitario nazionale e svolge attività di ricerca, consulenza, controllo, formazione ai fini della tutela della salute pubblica;
il Governo è prossimo ad adottare in via definitiva il suddetto decreto legislativo di riordino dell'Istituto superiore di sanità che rischia di portare anche a un taglio del budget dell'Istituto, con possibili ricadute negative sul personale precario attualmente impiegato;
in questi anni l'Istituto superiore di sanità ha potuto garantire la sua attività e lo svolgimento dei suoi compiti istituzionali, grazie all'indispensabile contributo dei numerosi ricercatori e lavoratori precari con contratto a tempo determinato, senza i quali anche le normali attività istituzionali avrebbero subito grave pregiudizio;
negli anni scorsi è stata avviata una procedura di progressiva stabilizzazione dei lavoratori precari dell'Istituto superiore di sanità, grazie ad interventi normativi che si sono successi negli anni, ma nonostante le vacanze che ancora sussistono nella pianta organica dell'Istituto un centinaio di lavoratori non sono stati stabilizzati;
gran parte di questi sono lavoratrici, con un'età media di 40 anni, che prestano la loro attività da più di 10 anni all'Istituto superiore di sanità con diverse mansioni e alti profili formativi (ricercatori, tecnologi, tecnici, amministrativi, e altri);
queste lavoratrici e questi lavoratori al momento non hanno alcuna certezza rispetto al loro futuro, e convivono con la paura costante che la scadenza del loro contratto quest'ultimo non verrà rinnovato -:
quali iniziative i Ministri interrogati intendano assumere al fine di risolvere la situazione denunciata, salvaguardando i posti di lavoro anche al fine di non disperdere competenze e professionalità che consentono all'Istituto superiore di sanità di svolgere le attività tecnico-scientifiche che allo stesso sono affidate.
(4-15614)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

GINEFRA, BOCCIA, CAPANO, GRASSI e SERVODIO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge n. 34 del 31 marzo 2011, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana serie speciale n. 31 del 14 marzo 2012, contenente le norme del passaggio al digitale terrestre per la regione Puglia, all'articolo 2 prevede la possibilità da parte di più emittenti di costituire delle intese al fine di concorrere congiuntamente all'assegnazione di un canale digitale;
allo stato la norma prevede l'attribuzione di 45 punti al parametro della copertura territoriale che considera - nelle intese tra televisioni - i valori di maggiore copertura tra le emittenti, applicando un coefficiente correttivo per le altre televisioni presenti;

il medesimo criterio viene utilizzato per gli altri parametri (personale dipendente, capitale sociale, anzianità, ecc.); tale metodologia di calcolo applicata alla regione Puglia che è nota per la sua lunghezza, determina per le televisioni che perseguono le intese, una forte penalizzazione per tutte le TV che sono in ambito provinciale e pluriprovinciale;
il processo di attuazione per il digitale delle frequenze radiotelevisive della regione Puglia, infatti, sta producendo si da ora effetti devastanti che potrebbero avere la conseguenza della scomparsa della stragrande maggioranza della televisione locale in ambito provinciale o territoriale;
infatti il bando mette a disposizione della Puglia un numero di frequenze pari a 18, ma dovrebbero essere in effetti 16 perché per il 2015 è prevista la riduzione di altre frequenze, in considerazione del fatto che ancora 10 canali saranno sottratti per altri servizi;
per l'assegnazione di queste frequenze, il bando mette a disposizione 45 punti su 100 per chi ha una copertura regionale. Tuttavia lo stesso bando, pur ammettendo una forma di intesa associativa tra più televisioni di diverse province della Puglia, per l'interpretazione che gli uffici ministeriali darebbero al bando, non darebbe la possibilità, in una intesa, di sommare il punteggio di ciascuna azienda televisiva, provinciale o territoriale in un'associazione di intesa, ma il punteggio sarebbe soltanto calcolato per un'azienda capofila, cioè un'azienda provinciale o territoriale, anche se nell'intesa le aziende associate, insieme, coprono gran parte del territorio regionale;
la conseguenza che se ne ricava da tutto ciò è che le frequenze programmate per il digitale in Puglia saranno esclusivamente a favore di gruppi televisivi regionali e di altre aziende televisive provenienti da altre che sono presenti con impianti di alta frequenza sul territorio pugliese e dove per lo più si programmano televendite e messaggi promozionali;
finora gli elementi di riferimento per fare una graduatoria regionale, come quella del Coreco, sono stati il numero dei dipendenti e il fatturato. In sede di assegnazione delle frequenze regionali, invece, diventa determinante per il bando la presenza territoriale di una singola azienda con copertura regionale o di quelle aziende che fino alla pubblicazione del bando hanno fatto intese con altre strutture aziendali operando con il passaggio dei canali all'azienda capofila;
questo evento è stato possibile soltanto per quei pochi che sapevano della interpretazione che si sarebbe data al bando;
tale situazione deve essere denunciata per l'enorme gravità che riguarda non solo l'apparato televisivo locale, che ha dato voce in tutti questi anni ai cento campanili d'Italia, ma che, attraverso le norme del bando e l'interpretazione capestro, allo stesso fatto riferimento, impediscono di fatto alla vera tv locale di sopravvivere alla riforma digitale;
sarebbe opportuno per dare un segnale utile alla certezza del diritto e di consentire in un'associazione di intesa, la somma dei punteggi di ciascuna azienda televisiva partecipante;
il rischio, se tutto questo non dovesse avvenire in tempi brevi, è che le aziende televisive colpite da questo iniquo trattamento si rivolgeranno ai comparti dello Stato e agli organismi europei di vigilanza per la difesa del pluralismo e della democrazia;
l'articolo 6 comma 1) del suddetto decreto-legge, nel caso di intese e/o consorzi afferma: «Punt/1 equivale al punteggio più alto complessivamente considerato dei singoli partecipanti alla società o intesa stessa, calcolato secondo i criteri del presente articolo» -:
se per «complessivamente» (articolo 6 comma 1) si debba intendere: a) la somma della popolazione coperta singolarmente da ogni emittente che aderisce all'intesa o al consorzio; b) la somma

totale dei punteggi che ogni singola emittente avrebbe autonomamente realizzato non partecipando all'intesa o al consorzio;
se sia a conoscenza della grave situazione che si è creata nel comparto delle aziende televisive locali private della Puglia che per oltre 40 anni hanno assicurato un patrimonio di idee e di comunicazione pluralista in favore delle comunità pugliesi.
(5-06552)

SIRAGUSA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
da anni ormai a Palermo la raccolta dei rifiuti e la gestione della discarica hanno determinato una vera e propria emergenza: è di questi giorni la notizia del rinvio a giudizio di 12 persone, tra le quali l'ex sindaco e l'ex presidente dell'Azienda di igiene ambientale, accusate a vario titolo di disastro doloso, abuso d'ufficio, inquinamento delle acque e del sottosuolo, gestione abusiva di discarica e abbandono dei rifiuti speciali;
l'azienda AMIA, di cui è unico proprietario il comune di Palermo, non riesce da anni a provvedere alla regolare e quotidiana raccolta dei rifiuti con il conseguente precipitare della città nel degrado e in una precaria condizione di igiene e sanità pubblica con strade invase di immondizia, incendi appiccati, vere e proprie mini-discariche urbane sia nel centro cittadino che nella periferia e la discarica di Bellolampo ormai prossima alla saturazione, senza che neanche in tempi recenti si sia riusciti a definire e a mandare in gara il progetto della sesta vasca;
sulla condizione finanziaria di Amia continua a pesare come un macigno l'eredità della passata gestione, che ha causato il dissesto finanziario e la messa in amministrazione controllata dell'azienda nell'aprile del 2010, mentre i costi gestionali sono stati coperti attraverso continui interventi da parte del comune e del Governo nazionale;
il comune di Palermo, anch'esso in una grave situazione finanziaria, non è più in grado di far fronte al dissesto dell'azienda;
la situazione a Palermo è tornata emergenziale da una decina di giorni perché i lavoratori di Amia hanno incrociato le braccia allarmati dalle notizie, diffuse con una nota dai Commissari straordinari, sulla situazione debitoria dell'azienda e sull'intenzione di quest'ultima di pagare solo metà degli stipendi di marzo;
ne è seguita una protesta che ha messo in ginocchio la città e su cui ora sta ora indagando la procura, mentre gli stipendi di marzo sono poi stati liquidati per intero;
questa drammatizzazione della situazione da parte dei commissari straordinari rischia di far ritenere valida l'ipotesi ventilata da Il Sole 24 Ore, in un articolo pubblicato il 22 luglio 2010, è cioè che un progetto sotterraneo voglia che al termine dei due anni di commissariamento Amia venga privatizzata. Nell'articolo si fa perfino riferimento a chi potrebbe essere interessato ad entrare nell'affare dell'acquisto dell'azienda, una volta sgravata dai debiti -:
se non ritenga il Governo di dover chiedere conto ai commissari, nominati dal Ministero dello sviluppo economico della reale situazione finanziaria di Amia e di intervenire nei rapporti tra questi ultimi e il comune di Palermo al fine di evitare nuove ed ulteriori crisi.
(5-06553)

Interrogazione a risposta scritta:

LANZILLOTTA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1, comma 851, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, prevede che i diritti sui brevetti, disegni, modelli e marchi versati all'entrata del bilancio dello Stato sono riassegnati allo stato di previsione

Ministero dello sviluppo economico al fine di permettere la piena partecipazione delle piccole e medie imprese al sistema di proprietà industriale e di rafforzare il brevetto italiano, anche con l'introduzione della ricerca di anteriorità per le domande di brevetto per invenzione industriale;
le risorse riferite a novembre-dicembre 2010 e a gennaio-marzo 2011 non sono state riassegnate sulla base dell'articolo 33, comma 29, della legge 12 novembre 2011, n. 183, e anche le ulteriori risorse del 2010 non sono state riassegnate, in quanto utilizzate per finanziarie alcune misure contenute nel cosiddetto decreto-legge «milleproroghe»;
il Ministro dello sviluppo economico, a quanto consta all'interrogante ha più volte sollecitato al Ministero dell'economia e delle finanze la riassegnazione delle tasse brevettuali; al momento la riassegnazione non risulta essere stata effettuata;
l'utilizzo di tali risorse è necessario per assicurare il rispetto degli impegni presi con l'ufficio europeo dei brevetti (EPO) che effettua, dietro corrispettivo, le ricerche di anteriorità necessarie per redigere i rapporti su tutte le domande italiane di brevetto per invenzione industriale;
qualora non si riuscisse in alcun modo ad ottenere le predette risorse si rischia di interrompere il processo di invio delle domande di brevetto all'EPO, in quanto continuerebbero a generarsi obblighi nei confronti dell'ufficio europeo dei brevetti (EPO) che, tenuto anche conto delle disponibilità finanziare previste dal bilancio 2012, non si sarebbe in grado di soddisfare;
tale interruzione determinerebbe il blocco del rilascio dei titoli brevettuali con tutte le conseguenze che ciò comporterebbe in termini di violazione delle legittime aspettative dell'utenza che presenta domanda di brevetto. Ne deriverebbe inevitabilmente l'esigenza di denunciare lo specifico accordo internazionale e di mutare il quadro normativo di riferimento ritornando così ad una precedente procedura di esame dei titoli brevettuali oramai obsoleta e non avente le caratteristiche funzionali richieste dal tessuto imprenditoriale e dagli standard internazionali -:
in quali tempi si intenda procedere alla riassegnazione dei diritti brevettuali e se il Governo e consapevole dei gravi effetti che i ritardi possono determinare sull'innovazione del sistema industriale.
(4-15612)

...

Apposizione di firme a mozioni.

La mozione Mogherini Rebesani e altri n. 1-00971, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 marzo 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Codurelli.

La mozione Mantovano e altri n. 1-00983, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 marzo 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Holzmann.

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

La risoluzione in Commissione Damiano e altri n. 7-00799, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 febbraio 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Paladini.

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

L'interpellanza urgente Boccia e altri n. 2-01420, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 marzo 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Sanga.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in Commissione Pedoto e altri n. 5-06532, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 marzo 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: De Biasi, Grassi.

L'interrogazione a risposta in Commissione Gnecchi e altri n. 5-06533, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 marzo 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Froner.

L'interrogazione a risposta scritta Lo Moro e altri n. 4-15573, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 aprile 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Schirru.

Cambio di presentatore di interrogazione a risposta scritta.

Interrogazione a risposta scritta n. 4-15591, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 aprile 2012, è da intendersi presentata dall'On. Di Pietro, già cofirmatario della stessa.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della mozione Rao n. 1-00991, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 615 del 2 aprile 2012.

La Camera,
premesso che:
in Italia l'emittenza locale, con circa mille e cinquecento aziende tra televisioni e radio, ha raggiunto uno sviluppo che non ha eguali in altri Paesi;
l'emittenza locale garantisce il pluralismo e un'informazione indipendente e legata al territorio, consente alle piccole e medie imprese di promuovere le proprie attività e favorisce lo sviluppo dell'occupazione nel settore;
recentemente sono stati stipulati due contratti di lavoro con altrettante associazioni di categoria (Aeranti-Corallo e Frt tv locali) per la valorizzazione sia delle professionalità tecniche che di quelle giornalistiche, che in questi anni di grave crisi hanno trovato proprio nell'emittenza locale l'occasione di formarsi e lavorare;
negli ultimi anni l'emittenza locale è stata colpita da una significativa riduzione delle misure di sostegno - le provvidenze all'editoria e i contributi diretti è operata, peraltro, con il sistema dei tagli lineari, che colpiscono indiscriminatamente tutti i destinatari;
i tagli lineari hanno creato un pregiudizio maggiore proprio alle aziende televisive e radiofoniche locali che esercitano realmente l'attività di impresa, garantendo occupazione e realizzando prodotti di qualità legati al territorio;
la riduzione delle misure di sostegno è arrivata in un momento di grande difficoltà soprattutto per le televisioni locali, che per adeguare gli impianti alla tecnologia digitale terrestre sono state costrette a realizzare cospicui investimenti, nonostante la crisi economica abbia fatto crollare gli introiti derivanti dal mercato pubblicitario;
nelle regioni in cui si è già passati alla tecnologia digitale terrestre, gli ascolti delle televisioni locali hanno fatto registrare rilevanti contrazioni, con ulteriori conseguenze negative sulla raccolta pubblicitaria;
numerose emittenti, dunque, rischiano di chiudere i battenti e migliaia di lavoratori rischiano di trovarsi disoccupati;
diverse emittenti televisive locali, poi, sono state private delle frequenze, assegnate con un'asta alle compagnie telefoniche;

tali emittenti saranno risarcite con un indennizzo che, nel tempo, ha subito adeguamenti al ribasso e che oggi non sarà neppure sufficiente a coprire gli investimenti sostenuti per l'adeguamento degli impianti alla tecnologia digitale terrestre;
la sottrazione all'emittenza locale delle frequenze 61-69 mette a rischio il rispetto di quanto stabilito dalla legge n. 249 del 1997 e dalla delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n. 181/09/CONS, che prevedono espressamente che il piano nazionale di assegnazione delle frequenze riservi almeno un terzo dei programmi irradiabili all'emittenza locale;
il precedente Governo aveva stabilito di assegnare sei nuovi multiplex all'emittenza nazionale attraverso il cosiddetto beauty contest, ma il Ministro dello sviluppo economico, Corrado Passera, ha stabilito di bloccare tale procedura;
dopo l'emanazione di una delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni nell'agosto del 2010 per determinare la posizione delle reti televisive digitali terrestri sul telecomando, si sono susseguiti diversi ricorsi all'autorità giudiziaria e sentenze del tribunale amministrativo regionale del Lazio e del Consiglio di Stato;
da qualche anno le emittenti locali lamentano una scarsa attenzione nei loro confronti da parte del Governo e auspicano un maggiore coinvolgimento delle associazioni di categoria nei processi decisionali,


impegna il Governo:


a valutare la possibilità di assumere iniziative volte a ripristinare i contributi e le provvidenze nella misura precedente ai tagli operati nel corso dell'ultimo triennio esclusivamente per le emittenti che possiedano determinati requisiti, da fissarsi con apposito decreto del Ministro dello sviluppo economico e in una misura non inferiore al doppio di quanto precedentemente stabilito in merito alle ore di programmazione di interesse locale prodotta e al personale occupato;
a verificare che alle televisioni locali sia effettivamente riservato un terzo delle frequenze e, in caso contrario, a ripristinare quanto prima il rapporto stabilito dalla legge n. 249 del 1997 e dalla delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n. 181/09/CONS;
qualora dovesse rendersi nuovamente necessaria l'assegnazione di ulteriori frequenze al mercato della telefonia mobile, a reperirle senza far scendere la quota delle emittenti locali al di sotto della quota di un terzo;
a farsi promotore di un accordo con le regioni per prevedere l'erogazione di contributi per l'adeguamento degli impianti alla tecnologia digitale terrestre che sia, al contempo, omogenea su tutto il territorio nazionale e rispondente alle esigenze dei diversi territori;
ad intervenire nella questione della posizione delle reti televisive digitali terrestri sul telecomando per fare definitiva chiarezza, confermando quanto stabilito dalla delibera del 2010 dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che è stata peraltro accettata dalla maggioranza delle emittenti e delle associazioni di categoria;
a convocare le associazioni di categoria delle emittenti locali per discutere delle difficoltà del settore e delle iniziative necessarie ad evitare la possibile chiusura di tante aziende e il conseguente licenziamento di migliaia di lavoratori.
(1-00991)
(Nuova formulazione) «Rao, Briguglio, Galletti, Della Vedova, Compagnon, Mereu, Bonciani, Carlucci, Enzo Carra, Adornato, Capitanio Santolini, Ciccanti, Naro, Volontè, Raisi, Scanderebech, Perina, Di Biagio».

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interpellanza Ginoble n. 2-01428 del 23 marzo 2012.

...

ERRATA CORRIGE

Interrogazione a risposta scritta Moroni n. 4-15445 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 612 del 27 marzo 2012. Alla pagina 29388, seconda colonna, dalla riga ventinovesima alla riga trentesima, deve leggersi: «capitoli di spesa sanitaria ben più importanti;» e non «capitali di spesa sanitaria ben più importanti;» come stampato.
Alla pagina 29388, seconda colonna, trentaquattresima riga, deve leggersi: «l'accesso alle cure e alla» e non «l'accesso alle cure, ai farmaci ed alla», come stampato.