Allegato B
Seduta n. 615 del 2/4/2012
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SVILUPPO ECONOMICO
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
il gruppo FIAT ha deciso senza alcun preavviso, di chiudere lo stabilimento Irisbus di Flumeri, in Irpinia, che produce autobus;
quella dell'Irisbus è una realtà industriale intorno alla quale, negli anni, si è creato un indotto che dà lavoro a centinaia di famiglie, non solo in Irpinia ma nell'intera regione Campania;
è inaccettabile che il management della Fiat, dopo aver incassato milioni di euro di sovvenzionamenti pubblici, decida dall'oggi al domani di dismettere uno stabilimento di notevole entità, lasciando senza futuro un territorio già fortemente penalizzato dalla crisi economica in corso;
tutto il comparto produttivo dell'Irpinia sta subendo gravi contraccolpi che rischiano di affossare ogni ipotesi di crescita dell'intera area, stante l'enorme influenza che il comparto FIAT ricopre in quel territorio;
nella provincia di Avellino vi sono 80 mila disoccupati che corrispondono ad una percentuale del 30-35 per cento della popolazione; se a questi si dovessero aggiungere i lavoratori dell'Irisbus, si registrerebbe, sul fronte occupazionale, una crisi profonda che colpirebbe l'intera economia dell'Irpinia, andando ad aggravare ulteriormente la già difficile situazione delle popolazioni locali;
in alcuni incontri tra le rappresentante sindacali e la Fiat, tenuti presso il Ministero dello sviluppo economico, si è registrato un sostanziale nulla di fatto, confermando la volontà del management del lingotto di cedere lo stabilimento senza garantirne la continuità produttiva, in quanto la Fiat vuole continuare a produrre bus esclusivamente all'estero per poi venderli in Italia;
in più d'una occasione le aziende di trasporto hanno ravvisato l'esigenza di favorire lo svecchiamento dei mezzi di trasporto pubblico circolanti la cui età media in Italia si aggira intorno ai 12 anni, di gran lunga superiore a quella europea che si attesta intorno agli 7 anni di vita;
si ravvisa l'esigenza di adottare un piano per il trasporto pubblico locale e di procedere al contestuale svecchiamento del parco mezzi per effetto del quale l'Irisbus potrebbe avere nuove commesse e quindi tenere in vita lo stabilimento di Flumeri;
è necessario reperire risorse per evitare un ulteriore invecchiamento del parco autobus nazionale che rischia di allontanare il nostro Paese dalla media europea;
lo stabilimento Irisbus è stato sottoposto a sequestro giudiziario a causa di una vertenza tra il comune di Bologna e la stessa società, facendo accrescere i timori sulla possibilità di salvarlo dalla chiusura;
i lavoratori si sentono abbandonati dalle istituzioni e dal Governo, in quanto, nonostante la loro protesta pacifica e civile, nessun risultato è stato raggiunto finora ed hanno ripreso a manifestare montando la cosiddetta tenda della «resistenza» con la partecipazione degli amministratori, dei sindacati e della popolazione dell'area -:
se e quali iniziative intenda assumere il Ministro al fine di:
a) elaborare ed approvare un piano nazionale per il trasporto pubblico locale e istituire un tavolo tecnico con le regioni a ciò finalizzato;
b) assumersi l'onere di reperire le risorse necessarie per attuare il piano nazionale dei trasporti, evitando così l'ulteriore invecchiamento del parco autobus nel nostro Paese;
c) affrontare concretamente, nelle more, la vertenza Irisbus, atteso che finora non si è registrata nessuna apertura da parte della Fiat, la quale intende andare avanti nella dismissione e vendita dello stabilimento di Flumeri;
d) farsi promotore della costituzione di una cordata di imprenditori italiani, sul modello Alitalia, onde garantire l'acquisto e la continuità produttiva dello stabilimento irpino, atteso che, nel caso della sua chiusura, in Italia non verrebbero più prodotti autobus per il trasporto pubblico a vantaggio della concorrenza straniera e a svantaggio della competitività dell'Italia.
(2-01435)
«Iannaccone, Belcastro, Porfidia, Brugger».
Interrogazione a risposta in Commissione:
ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
gli incentivi al fotovoltaico hanno innescato un fenomeno perverso e pericoloso di consumo di suolo agricolo poiché il remunerativo sistema di incentivazione ha determinato una proliferazione di veri e propri impianti fotovoltaici industriali su terreni agricoli che ha causato inquinamento del suolo, delle falde, oltre ad inquinamento luminoso;
il Governo ha voluto giustamente limitare questo fenomeno con l'articolo 65 del cosiddetto decreto sulle liberalizzazioni ponendo un freno all'occupazione di suolo agricolo da pane di impianti fotovoltaici;
tuttavia, persiste il rischio di occupazione di terreni nella disponibilità del demanio militare, terreni spesso particolarmente pregiati sotto il profilo della biodiversità ed inoltre vi è il rischio di una proliferazione di «serre fotovoltaiche» che spesso vengono realizzate al solo scopo di beneficiare degli incentivi piuttosto che per coltivare effettivamente la terra;
è in corso di definizione il quinto conto energia per il fotovoltaico ed il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha dichiarato di voler favorire gli impianti di piccole dimensioni per l'autoconsumo domestico e industriale, favorendo l'integrazione del solare con l'efficienza energetica e sostenendo l'innovazione tecnologica e gli impianti nelle zone industriali dismesse -:
se non si ritenga di tutelare i terreni del demanio militare e contenere l'espansione indiscriminato su suolo agricolo di «serre fotovoltaiche» fissando un limite di potenza di 200 chilowatt agli impianti fotovoltaici su terreni del demanio militare e per le serre fotovoltaiche.
(5-06541)
Interrogazione a risposta scritta:
DOZZO, FUGATTI, DAL LAGO, MONTAGNOLI, FEDRIGA, BITONCI, FORCOLIN, MUNERATO, LANZARIN, DUSSIN, BRAGANTINI, FOLLEGOT, GIDONI, GOISIS, MARTINI, FABI, CALLEGARI e NEGRO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
migliaia di piccole e medie imprese specie del Nord-est stanno subendo gli effetti di una crisi divenuta ormai insostenibile, innescando scenari allarmanti che da tempo occupano le pagine di cronaca dei più importanti quotidiani nazionali;
sono le storie di piccoli imprenditori di Padova, di Treviso, di Vicenza, di Venezia, di Rovigo, Belluno e Verona, ma anche di altre città, che dovendo fare i conti con una realtà sempre più segnata dai debiti e dalla paura del fallimento e
dei licenziamenti, hanno preferito togliersi la vita piuttosto che rimanere schiacciati dalle cartelle esattoriali e dalla preoccupazione di non riuscire più a pagare gli stipendi;
secondo notizie di stampa, infatti, sembrerebbe siano queste le ragioni che hanno spinto più di una quarantina di imprenditori artigiani del Nord-est a togliersi la vita dall'inizio della crisi; molti di loro sono ex operai che riusciti a mettersi in proprio hanno dato vita a piccole realtà imprenditoriali, spesso a conduzione familiare, che non sono riuscite a sopravvivere all'attuale fase recessiva;
i casi di queste ultime settimane, che parlano di altre vittime soprattutto in Veneto, hanno riacceso il dibattito pubblico circa la necessità di trovare quanto prima soluzioni a questa emergenza che ormai è tale non solo sotto il profilo squisitamente economico ma addirittura esistenziale, con conseguenze ormai estreme;
specie nel Veneto sono ormai migliaia le aziende che hanno formalmente aperto le procedure di crisi, con la conseguente perdita di posti di lavoro, ragion per cui è quanto mai urgente attuare una nuova politica di tutela delle piccole e medie imprese, anche attraverso il riconoscimento dell'importante ruolo che le stesse svolgono per lo sviluppo del sistema produttivo del Paese;
le piccole e medie imprese, infatti, sono il motore dell'economia italiana, portatrici di valori umani, morali e professionali, che fino ad oggi sono stati fondamentali allo sviluppo del Paese. La Lega Nord da sempre sostiene la necessità di tutelare e valorizzare tale importante patrimonio produttivo ed occupazionale, chiedendo in particolare maggiori garanzie per favorire l'accesso al credito delle imprese e la liquidazione in tempi certi dei crediti da queste vantati nei confronti della pubblica amministrazione;
i dati sulla congiuntura economica dimostrano infatti che le piccole imprese hanno tagliato i posti di lavoro in proporzione minima rispetto a quanto hanno perso in termini di fatturato, nonostante queste, più delle grandi imprese, siano state penalizzate dalla mancanza di liquidità, dovuta alle difficoltà di accesso al credito e ai ritardi nei pagamenti;
il fenomeno dei ritardi di pagamento nel nostro Paese è allarmante e ben più consistente rispetto agli altri Paesi europei. Nell'Unione europea occorrono in media 63 giorni per il pagamento di una fattura da parte della pubblica amministrazione mentre in Italia i tempi medi di pagamento sono di 186 giorni. È evidente che simili atteggiamenti rischiano di generare danni irreparabili alle imprese privandole delle risorse necessarie da investire nella crescita e nello sviluppo;
anche nella comunicazione della Commissione Europea «Small Business Act» viene sottolineata l'importanza delle piccole e medie imprese, in quanto creatrici di posti di lavoro e protagoniste della crescita delle comunità locali e regionali. Il Governo italiano nel recepire la citata comunicazione si è impegnato ad attuare una serie di iniziative a sostegno di queste importanti realtà produttive, ma fino ad ora nulla è stato fatto di concreto al riguardo -:
se sia nelle intenzioni del Ministro interrogato adottare seri e non più procrastinabili provvedimenti per la difesa e il sostegno delle piccole e medie imprese specie del Nord-est;
se non ritenga opportuno realizzare gli interventi descritti in premessa, anche attraverso l'adozione di iniziative volte a:
a) garantire il rispetto dei termini di pagamento previsti nei rapporti con la pubblica amministrazione e sbloccare in breve tempo i pagamenti dei crediti che le imprese vantano nei confronti delle amministrazioni pubbliche;
b) favorire l'apertura ed il mantenimento delle linee di credito nei confronti
delle piccole e medie imprese in un momento di così particolare difficoltà congiunturale;
c) prevedere la possibilità di compensare i crediti che le imprese vantano nei confronti della pubblica amministrazione con i debiti tributari che le stesse hanno maturato.
(4-15564)