Allegato B
Seduta n. 612 del 27/3/2012

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta immediata:

FRASSINETTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
un'organizzazione non governativa di ricercatori e professionisti denominata «Gherush92», consulente speciale presso il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite, sostiene che lo studio della Divina Commedia di Dante Alighieri andrebbe eliminato dai programmi scolastici, in quanto essa conterrebbe frasi razziste, islamofobiche, omofobiche e antisemitiche;
Valentina Sereni, presidente di «Gherush92», ha dichiarato che il poema di Dante presenterebbe contenuti offensivi e discriminatori, sia nel lessico che nella

sostanza, e non verrebbero fornite delle adeguate considerazioni critiche ed adeguati filtri dagli insegnanti;
in particolare, sarebbero sotto accusa alcuni canti dell'Inferno, tra i quali il XXVIII, in cui Maometto viene condannato ad espiare le proprie colpe nella nona bolgia del cerchio ottavo come «seminatore di scandalo e di scisma», e il XXIX, in cui a Giuda viene dato dell'ebreo traditore e raffigurato tra le fauci di Lucifero a testa in giù, con il rischio di estenderne il significato negativo a tutto il popolo ebraico; sotto la lente dell'organizzazione di studio ci sarebbero anche alcuni canti del Purgatorio, come il XXVI, in cui sono puniti i lussuriosi e i sodomiti;
è inconcepibile pensare di poter interpretare e giudicare la Divina Commedia secondo i principi, i criteri e l'impostazione filosofica e culturale di oggi, declinandoli al pensiero dell'uomo di diversi secoli fa;
la Divina Commedia rappresenta un'opera dall'incommensurabile valore culturale e formativo per i nostri studenti ed è inaccettabile consentirne l'eliminazione dai programmi scolastici o una censura -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e quali iniziative intenda adottare per scongiurare il rischio di un'inaccettabile eliminazione dello studio del poema della Divina Commedia di Dante Alighieri dai programmi curricolari.
(3-02178)

Interrogazioni a risposta scritta:

ROSATO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il contingente per l'organico del personale della scuola viene annualmente assegnato con decreto interministeriale a firma congiunta del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e del Ministro dell'economia e delle finanze;
compete all'ufficio scolastico regionale amministrare la distribuzione ottimale dei posti dell'organico regionale nei limite costituito dal divieto di superamento del numero assegnato;
il territorio del Friuli Venezia Giulia comprende comunità montane, aree di confine e aree a forte espansione abitativa e risulta, per tali ragioni, molto complesso e disomogeneo, cosicché si evidenziano notevoli problematiche in sede di distribuzione delle dotazioni organiche;
nei comuni di Campoformido e Pozzuolo del Friuli è attivo il progetto «Scuola integrata» ossia un'alleanza tra comune, direzione didattica e comitato dei genitori che prevede l'intervento delle associazioni del territorio, che diventano agenzie formative, nelle ore extra scolastiche;
la qualità della didattica è elevata al punto che le iscrizioni nei plessi scolastici sono aumentate ad ogni anno scolastico e, a titolo di esempio, la scuola primaria di Basaldella è stata premiata per più anni per i suoi progetti innovativi;
la progressiva riduzione dall'orario e del personale insegnante imposto dalla «riforma Gelmini» ha messo a rischio il progetto, in quanto esso prevede un forte impegno gestionale a carico del corpo docente;
i comuni di Campoformido e Pozzuolo del Friuli hanno rispettivamente sostenuto con le delibere n. 29 del 28 aprile 2011 e n. 28 del 26 aprile 2011 la richiesta della direzione didattica di vedersi aggiudicare il corretto numero di insegnanti per il territorio, anche in ragione dell'aumento delle classi da 34 a 36, nell'anno scolastico in corso;
l'ufficio scolastico regionale per il Friuli Venezia Giulia con circolare del 4 luglio 2011, espressa la difficoltà ad operare efficacemente sull'intero territorio regionale nel rispetto dell'organico assegnato,

ha accordato alle amministrazioni l'aumento dei posti di organico richiesti a condizione che ne sia assicurata la copertura finanziaria «mediante versamento negli appositi Capitoli di entrata del M.E.F.» dell'integrazione economica corrispondente alle posizioni stipendiali del maggior numero di personale richiesto;
l'ufficio scolastico regionale fa esplicito rinvio alla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, che si applica anche alle regioni a statuto speciale, laddove prevede, citando la circolare, la devoluzione alle regioni delle «più ampie competenze concorrenti in materia di istruzione», consentendo la realizzazione di «un'integrazione dei livelli essenziali delle prestazioni garantite dallo Stato in materia di istruzione, con oneri a carico della Regione e/o degli Enti Locali»;
la lettera circolare conclude con un invito alle amministrazioni comunali ad avviare le procedure per la realizzazione della predetta soluzione;
a parere dell'interrogante, l'ufficio scolastico regionale non è autorizzato a disporre aumenti del personale a carico dei bilanci delle amministrazioni locali, specie a fronte di una mera richiesta di assegnazione del medesimo contingente di personale presentata in ragione dell'aumento delle classi -:
se il Ministro non ritenga di dover predisporre iniziative atte ad incentivare progetti meritevoli di tutela quale quello della «Scuola integrata», che ha mantenuto alta la qualità dei casi citati in premessa;
se il Ministro non ritenga che i fondi necessari alla copertura degli organici relativi agli incrementi di classi debbano essere garantiti con risorse statali e quindi se non ritenga di assumere conseguenti iniziative o provvedimenti.
(4-15493)

OCCHIUTO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della giustizia, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la legge 5 novembre 2004, n. 274 ha concesso all'università di Torino, nella ricorrenza del VI centenario della sua fondazione, un contributo straordinario per complessivi euro 5.550.000 e tra le destinazioni del finanziamento, veniva prevista «la riapertura del museo di antropologia Criminale «Cesare Lombroso», nonché il restauro del museo di anatomia umana nell'ambito del progetto «Museo dell'Uomo»;
la riapertura del museo di antropologia criminale «Cesare Lombroso» è puntualmente avvenuta, tre anni dopo la concessione del finanziamento straordinario, precisamente in data 27 novembre 2009, in via Pietro Giuria, n. 15, presso il polo museale del Palazzo degli istituti anatomici, facente capo all'università degli studi di Torino;
è opportuno rilevare che, se appare plausibile l'intento del restauro del museo di Anatomia umana, è meno giustificabile la destinazione del finanziamento alla riapertura del museo di antropologia criminale «Cesare Lombroso»
l'attività e la produzione bibliografica di Cesare Lombroso è interamente permeata dall'idea di razzismo scientifico di cui il medico veronese è stato capostipite, con teorie che accostano le caratteristiche fisiche degli individui ai difetti mentali e ai comportamenti criminali. La costruzione teorica del Lombroso, come progressivamente elaborata, ha costituito la piattaforma ideologica del razzismo di matrice nazista, con i tragici esiti che sono noti, ma anche con i marcati rigurgiti discriminatori che tuttora pervadono le società occidentali;
il pensiero del Lombroso è stato seguito dai suoi discepoli, tra cui Luigi Pigorini e Giuseppe Sergi, che hanno percorso

la strada del più bieco razzismo. Ma più di tutti vale citare Alfredo Niceforo, che addirittura giunse a teorizzare la superiorità razziale degli italiani del Nord sulla popolazione del Mezzogiorno con tali farneticazioni: «... la razza maledetta, che popola tutta la Sardegna, la Sicilia e il Mezzogiorno d'Italia, dovrebbe essere trattata ugualmente col ferro e col fuoco, dannata alla morte come le razze inferiori dell'Africa, dell'Australia...»;
il museo, pertanto, finisce per fare l'apologia del Lombroso, responsabile di macroscopiche deviazioni dalla corretta ricerca scientifica;
il comitato tecnico scientifico «No Lombroso», si è rivolto al D.A.P. - dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, presso il Ministero della giustizia, per sapere se fosse stato possibile rinvenire, negli archivi dell'amministrazione, idonea documentazione che consentisse di rilevare una legittima autorizzazione concessa a Cesare Lombroso, da parte delle autorità preposte, per eseguire l'autopsia sul cadavere del signor Giuseppe Villella, deceduto nel carcere di Pavia nel novembre del 1872 (e sul cui cranio il Lombroso ritenne di individuare la famosa particolarità nella fossetta occipitale mediana a suo dire segno distintivo del delinquente). Nonché, successivamente, per verificare se sussistesse ulteriore legittima autorizzazione, sempre a favore di Cesare Lombroso, a far proprio e trattenere presso di sé il cranio di Giuseppe Villella (oggi esposto indecorosamente al pubblico ludibrio a Torino);
l'esposizione di resti umani (quasi mille teschi più diversi scheletri completi) presso il museo potrebbe anche non risultare conforme alla normativa vigente in materia di trattamento e conservazione dei resti umani e di tutela del sentimento di pietà verso i defunti;
nel museo «Cesare Lombroso» non sono esposti solo resti umani di «briganti» meridionali ma abbondano resti di militari che hanno combattuto nella battaglia di Custoza del 1866, malati di mente, prostitute, omosessuali e delinquenti comuni;
è da ritenersi pertanto giunto il tempo che le residue spoglie esposte inutilmente e ingiustamente nel museo Lombroso di Torino vengano restituite ai discendenti che ne avessero fatto esplicita richiesta, ai fini della loro tumulazione, come fatto dalla giunta comunale di Motta Santa Lucia (Catanzaro), che ha adottato da tempo un deliberato per ottenere la restituzione delle spoglie di Giuseppe Villella;
la richiesta di restituzione appare condivisibile per quel che i resti del Villella rappresentano, ovvero un torto subito dai territori e dalla popolazione nei valori intellettuali, sociali, storici e culturali. Si avverte il senso di una necessaria riparazione ad un antico torto subito, derivante da teorie non certo benevoli ma aberranti, in particolar modo per i cittadini meridionali, additati nel segno di una oltraggiosa inferiorità razziale. Di qui l'esigenza di pervenire in tempi ragionevoli a restituire la piena dignità a chi, quale esito di teorie deliranti ha sopportato un marchio infame perpetrato nel tempo;
numerosi altri comuni, quali, Sonnino, Valmadrera, Bucciano, Malgrate, Lecco, Civate, Bosisio Parini, Mandello del Lario, Castiglione di Sicilia, ed altri ancora, attraverso specifiche delibere, hanno fatto proprie le istanze del Comitato tecnico scientifico No Lombroso;
si fa presente, inoltre, che per la moltitudine di resti incogniti del museo Lombroso, che oggi nessuno può reclamare, il parroco del rione Sanità di Napoli ha offerto la propria disponibilità affinché vengano inumati nel cimitero delle Fontanelle di Napoli, luogo di asilo dei perduti per eccellenza -:
se e con quali modalità e in quali tempi i Ministri interrogati intendano porre in essere le iniziative di propria competenza al fine di procedere ad una rapida restituzione di tutti i resti umani tuttora trattenuti nel museo di antropologia criminale «Cesare Lombroso» di Torino, ai fini di una degna, civile e cristiana

sepoltura rispettosa altresì del dettato giuridico.
(4-15500)