Allegato B
Seduta n. 612 del 27/3/2012

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INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata:

MOFFA, ROMANO, GIANNI, RUVOLO e SCILIPOTI. - Al Ministro dell'interno - Per sapere - premesso che:
il ragioniere generale del comune di Palermo, dottor Paolo Bohuslav Basile, ha comunicato, in una nota al commissario straordinario dottoressa Luisa Latella, la necessità di procedere al raddoppio dell'addizionale irpef dallo 0,4 allo 0,8 per cento e all'applicazione massima dell'imu al 6 per mille sulle prime case non esenti e al 10,6 per mille sulle seconde abitazioni, allo scopo di ottenere, già nel corso del 2012, un gettito di circa 115 milioni di euro;
a detta del dottor Basile, l'attuazione delle misure è da ritenersi un atto obbligatorio in mancanza del quale il comune sarebbe precipitato nel dissesto finanziario, con le prevedibili e gravissime ricadute sul personale dipendente, sugli amministratori, sulla cittadinanza e sui creditori;
qualora venisse dichiarato il dissesto finanziario i dipendenti comunali, che risultano in sovrannumero rispetto ai rapporti medi dipendenti-popolazione fissati dalla legge, sarebbero collocati in disponibilità e rischierebbero la mobilità collettiva o individuale;
gli amministratori comunali in caso di dichiarazione di dissesto finanziario, che entro cinque giorni sarebbe trasmesso alla Corte dei conti, rischiano di vedersi quantificare e richiedere i danni, oltre che il divieto a candidarsi o ricoprire incarichi di «sottogoverno» qualora riconosciuti responsabili;
i cittadini, in caso di dichiarazione di dissesto finanziario, si vedrebbero inasprire le aliquote e le tariffe nella misura massima consentita per un periodo non inferiore a cinque anni, mentre i creditori subirebbero l'abbattimento percentuale dei crediti;
le misure «salva comune», a detta del dottor Basile, non sono derogabili, ma non sarebbero risolutive: l'eventuale aumento dell'irpef e dell'imu servirebbe solo a turare le falle causate dalla riduzione dei trasferimenti di entrate statali e regionali, che nel 2012 sono pari a 94 milioni di euro;
per quanto riguarda le società partecipate del comune di Palermo, queste, per essere salvate al netto dei fondi per la ricapitalizzazione, avrebbero bisogno di uno stanziamento di 98 milioni di euro che ovviamente non ci sono;
l'aumento delle tasse dovrebbe scattare dal 31 marzo 2012, che è il termine per l'approvazione del bilancio, anche se questo termine potrebbe essere prorogato al 30 giugno 2012;
il Partito tradizional popolare da tempo e con numerose iniziative e prese di posizione denuncia la gravissima crisi economica e il dissesto finanziario del comune di Palermo -:
di quali elementi disponga il Governo in merito alla situazione finanziaria del comune di Palermo, ivi comprese le aziende partecipate, nonché in merito alla possibilità che il comune di Palermo si accinga a compiere operazioni di riduzione del personale, e se, di conseguenza, si intenda valutare se sussistano i presupposti per un rinvio delle elezioni amministrative del comune di Palermo.
(3-02175)

VELTRONI, MARAN, AMICI, GIACHETTI, BELTRANDI e COSCIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
sabato 21 gennaio 2012, dopo 28 anni di inutili ricerche e chiedendo che venga fatta luce e giustizia sul caso di Emanuela Orlandi, alcuni cittadini italiani si sono ritrovati davanti alla Basilica di Sant'Apollinare in Roma, su iniziativa del fratello della ragazza, Pietro, per sollecitare l'ispezione della tomba del boss della banda della Magliana, Renato De Pedis, sita nella cripta dell'edificio, fugando una volta per tutte i sospetti circa i legami tra la scomparsa della giovane e la sepoltura dell'uomo, da tempo oggetto di indagini da parte della magistratura;
giova ricordare che il 10 marzo 1990 il cardinal Ugo Poletti, vicario generale della diocesi di Roma, autorizzava la sepoltura di De Pedis nella Basilica di Sant'Apollinare, e così avveniva entro il successivo mese di aprile del 1990;
secondo la normativa dell'epoca (articolo 341 del regio decreto n. 1265 del 1934), però, la tumulazione di cadaveri in luoghi diversi dal cimitero poteva avvenire solo in base ad un decreto autorizzativo del Ministro dell'interno, decreto di cui non è stata mai accertata l'effettiva esistenza;
come è emerso da un servizio della trasmissione Chi l'ha visto trasmessa da Rai tre mercoledì 25 gennaio 2012, la protesta pacifica in ragione dei ritardi dell'inchiesta sarebbe stata turbata dalla presenza di un uomo, riconosciuto da alcuni manifestanti come un agente delle forze di sicurezza vaticane in borghese, che avrebbe fotografato i presenti con atteggiamento definito intimidatorio -:
se la presenza dell'agente in borghese sia stata verificata dalle autorità italiane e, in questo caso, se non si ritenga improprio e pregiudizievole l'atteggiamento degli agenti dello Stato Vaticano, che avrebbero proceduto a identificare cittadini che manifestavano nel territorio italiano, se esista il decreto del Ministero dell'interno che autorizza la sepoltura di De Pedis nella Basilica di Sant'Apollinare, quando sia stato firmato e da chi, e se, assieme a eventuali documenti dei servizi di sicurezza, sia stato consegnato alla magistratura inquirente.
(3-02176)

MOSELLA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nelle ultime settimane è ripreso l'arrivo lungo le coste di Lampedusa di centinaia di migranti. Si ripetono le drammatiche scene degli approdi fortunosi, dei recuperi in alto mare di uomini, donne e bambini stipati in imbarcazioni fatiscenti, della conta dei meno fortunati che non arrivano vivi alla meta. Il 17 marzo 2012 sono state tratte in salvo dalle nostre unità costiere circa trecento persone, la maggior parte delle quali erano bloccate a miglia di distanza dalla costa su imbarcazioni che non avrebbero potuto arrivare altrimenti a destinazione. Cinque i migranti che non sono sopravvissuti alla traversata. Tale episodio non è isolato perché gli avvistamenti di migranti in alto mare e i loro sbarchi sull'isola siciliana si sono ripetuti;
nel 2011 in appena sei mesi sono giunti a Lampedusa cinquantamila migranti provenienti dal Nord Africa. La situazione di emergenza umanitaria che si è determinata sull'isola rischia, dunque, di rinnovarsi, a dispetto degli allarmi lanciati dall'Alto commissariato per i rifugiati (Unhcr) e dalle organizzazioni non governative umanitarie sulla condizione dei profughi dell'Africa subsahariana, in particolare eritrei e somali, in fuga da guerre e carestie e destinati a finire nelle maglie delle organizzazioni criminali attive in Libia e in Tunisia, che stanno riattivando il traffico dei viaggi della disperazione;
il quadro degli interventi da prevedere è reso più complesso dal fatto che Lampedusa è stata dichiarata «porto non sicuro»; pertanto, nessuna imbarcazione dovrebbe attraccare sull'isola e per raggiungere Porto Empedocle occorrono sette

ore di navigazione. Inoltre, il centro di accoglienza di Contrada Imbriacola, dato alle fiamme dai migranti per protesta, è ancora chiuso;
tra i migranti che giungono sulle coste italiane i minori non accompagnati vivono disagi e difficoltà acuiti dalla loro condizione di minore età e di solitudine. In seguito agli sbarchi recenti a Lampedusa sono giunti venti minori non accompagnati; di questi tre sono ragazze, la più piccola delle quali ha tredici anni. Save the children, attiva a Lampedusa nell'ambito di un progetto con il Ministero dell'interno, ha rilevato condizioni di accoglienza totalmente inadeguate, in particolare per i minori ospitati inizialmente insieme agli adulti nell'area marina protetta, in condizioni igieniche e ambientali precarie -:
se e quali misure intenda adottare il Ministro interrogato al fine di prevenire una nuova emergenza connessa all'arrivo in Italia dei migranti, con riferimento al soccorso in mare e all'accoglienza, e quali iniziative intenda assumere in particolare per garantire protezione adeguata ai minori stranieri non accompagnati.
(3-02177)

Interrogazioni a risposta scritta:

SANTELLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
sul quotidiano il Crotonese del 10 marzo 2012 è stata pubblicata a tutta pagina la lettera aperta di «Alcuni dei giovani partecipanti al corso di formazione per la gestione dei beni confiscati Isola Capo Rizzuto» tenutosi nel 2011 per conseguire l'attestato di qualifica per imprenditore sociale ed agricoltura biologica;
il corso era finalizzato a formare i partecipanti per la gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata (soprattutto alla famiglia Arena di Isola di Capo Rizzuto). I partecipanti, selezionati attraverso una manifestazione di interesse (30 persone su circa 130 domande presentate), sono stati preparati a gestire il piano d'impresa articolato su tre direttrici: agricoltura agrobiologia, turismo sociale e servizi di tutela ambientale e paesaggistica;
il corso è stato attivato dopo che, in data 24 settembre 2010, l'Agenzia nazionale per l'amministrazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata, la prefettura di Crotone, la regione Calabria, la provincia di Crotone, i comuni di Ciro e Isola di Capo Rizzuto, le organizzazioni agricole Acli Terra, Cia, Coldiretti, Confagricoltura e Copagri, l'Istituto di certificazione ICEA, l'associazione «Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie», l'Agenzia Cooperare con Libera Terra, il Consorzio Libera Terra Mediterraneo e Legacoop Agroalimentare, avevano sottoscritto il protocollo d'intesa «Gestione dei terreni confiscati ad Isola di Capo Rizzuto e Ciro e attività propedeutiche alla costituzione di una cooperativa agricola e sociale», per la gestione dei terreni medesimi;
un successivo bando di concorso è stato presentato il 24 febbraio 2012 presso il comune di Isola di Capo Rizzuto per selezionare i soggetti da inserire in un percorso di formazione e selezione finalizzato alla costituzione di una cooperativa sociale (quindi un ulteriore percorso formativo). Le figure richieste nel nuovo bando sono solo quelle relative ad agronomo, agrotecnico, perito agrario, operai agricoli semplici e qualificati e responsabile di prodotto. A parità di punteggio, si prevede quale titolo preferenziale, l'aver positivamente partecipato, al corso di formazione promosso dall'ATS Libera Terra Crotone «Imprenditore sociale e agricoltura biologica». Di conseguenza sono stati esclusi la gran parte dei ragazzi che avevano seguito il precedente corso di formazione;
la disillusione tra i giovani partecipanti è stata molto forte ed ha avuto ampio risalto sui mass media locali, in particolare per quel che riguarda la promessa più volte reiterata di «garantire possibilità occupazionali per decine di giovani disoccupati del territorio»;
il Governo Monti, in continuità con il precedente Governo Berlusconi, ha inteso

favorire l'accesso dei giovani all'esercizio dell'attività agricola; l'articolo 66 del decreto-legge n. 1 del 2012, in materia di liberalizzazioni, prevede infatti la prelazione in favore dei giovani imprenditori agricoli, dei terreni agricoli di proprietà dello Stato e degli enti pubblici nazionali non utilizzabili per altre finalità istituzionali -:
se risulti per quali motivi il percorso formativo denominato «Imprenditore sociale e agricoltura biologica» non è stato considerato tra le attività propedeutiche previste dal protocollo esposto in premessa e, in particolare, quali siano le motivazioni per cui la manifestazione di interesse per il suddetto corso di formazione richiedeva profili generici laddove il bando per la formazione propedeutica alla costituzione della cooperativa sociale richiede profili specifici;
quali iniziative di competenza intenda intraprendere per evitare che vengano sprecate le risorse finanziarie ed umane che, comunque, sono state impegnate per la formazione.
(4-15488)

OLIVERI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la libertà di un Paese si misura anche attraverso la libertà religiosa di cui godono i suoi cittadini;
il carattere ecclesiastico e il fine di religione o di culto d'una associazione od istituzione non possono essere causa di speciali limitazioni legislative, né di speciali gravami fiscali per la sua costituzione, capacità giuridica e ogni forma di attività;
l'esercizio del diritto umano fondamentale alla libertà religiosa, nella sua dimensione esterna, associativa e pubblica è sancito tanto a livello costituzionale dall'articolo 20 della Costituzione Italiana, quanto a livello internazionale dall'articolo 9 comma 2 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, ed in quanto diritto fondamentale spetta a tutti cittadini;
l'articolo 20 della Costituzione italiana recita: «Il carattere ecclesiastico e il fine di religione o di culto d'una associazione od istituzione non possono essere causa di speciali limitazioni legislative, né di speciali gravami fiscali per la sua costituzione, capacità giuridica e ogni forma di attività»;
l'articolo 9 comma 2 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo recita: «La libertà di manifestare la propria religione o il proprio credo può essere oggetto di quelle sole restrizioni che, stabilite per legge, costituiscono misure necessarie in una società democratica, per la protezione dell'ordine pubblico, della salute o della morale pubblica, o per la protezione dei diritti e della libertà altrui;
per professare liberamente la propria religione è assolutamente necessaria la disponibilità e la non discriminazione tra gli edifici di culto;
la legge regionale della Lombardia 11 marzo 2005, n. 12 «Legge per il governo del territorio» al comma 2 dell'articolo 52, prevede che: «i mutamenti di destinazione d'uso di immobili non comportanti la realizzazione di opere edilizie, purché conformi alle previsioni urbanistiche comunali ed alla normativa igienico sanitaria, sono soggetti esclusivamente a preventiva comunicazione dell'interessato al comune»;
la successiva legge regionale della Lombardia del 14 luglio 2006, n. 12 «Modifiche e integrazioni alla legge regionale 11 marzo 2005, n. 12» al comma 3-bis dell'articolo 52 recita però testualmente: «I mutamenti di destinazione d'uso di immobili, anche non comportanti la realizzazione di opere edilizie, finalizzati alla creazione di luoghi di culto e luoghi destinati a centri sociali, sono assoggettati a permesso di costruire.»;
ciò comporta che destinare un locale a luogo di culto, a differenza di qualsiasi altro locale, comporta costi elevati e termini molto lunghi, senza avere alcuna certezza di ricevere l'autorizzazione richiesta;

la suddetta legge regionale, oltre ad essere secondo l'interrogante palesemente incostituzionale, rischia di apparire persecutoria e discriminante nei confronti delle confessioni religiose;
la Chiesa Evangelica lombarda denuncia nell'ultimo periodo la chiusura o il divieto di apertura di diversi locali, nelle province di Bergamo, Pavia e Brescia e Monza;
tali chiusure sono causate sempre dalla stessa ragione burocratica e cioè la rigida applicazione delle norme dei PGT (piani di governo del territorio) dei comuni della regione, che richiedono la destinazione d'uso dei locali di culto;
la Chiesa Evangelica lombarda ha espresso la più viva preoccupazione per i fatti e per l'applicazione eccessivamente rigida di altre norme urbanistiche come i requisiti di sicurezza, igienicità, antincendio o ubicazione sul territorio e dei servizi afferenti, creando in tal modo, ancora una volta, un'applicazione discriminatoria, intollerante e discrezionale di norme legislative esistenti;
di fatto, la mancanza di spazi adeguati per l'esercizio del culto crea diffuse situazioni di disagio e problematizza in modo molto pesante il diritto a professare la propria fede religiosa;
il riconoscimento e l'implementazione piena dei diritti civili - e fra questi la libertà religiosa - sono tra le spie più significative del tasso di democraticità e pluralità di un sistema sociale, culturale e politico -:
quali iniziative normative intenda assumere per garantire l'effettiva disponibilità di spazi per l'esercizio di un diritto costituzionale, quale la libertà di culto.
(4-15489)

RONDINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Il Giorno ha dato notizia, in data 25 marzo 2012, della significativa impennata di reati verificatasi nel comune di Cologno Monzese, in provincia di Milano, dove nelle due settimane precedenti alla pubblicazione del reportage del citato quotidiano hanno avuto luogo tre furti, con danni per oltre diecimila euro;
la circostanza è motivo di crescente inquietudine per la locale cittadinanza e specialmente tra i gestori di esercizi commerciali, in particolare fra quelli proprietari di bar e tabaccherie;
in assenza di rinforzi dei presidi delle forze dell'ordine, i negozianti hanno iniziato a proteggere i propri esercizi installando dispositivi automatici di autodifesa, alcuni dei quali contemplano anche il rilascio di gas innocui, che tuttavia disorientano gli aggressori;
sta inoltre emergendo tra i cittadini la tentazione di dar vita a forme spontanee di neighhourhood watch per far fronte alla obiettiva crescita del pericolo -:
quali misure il Governo intenda adottare per restaurare l'ordine pubblico e la sicurezza nel comune di Cologno Monzese.
(4-15494)

ROSATO, FIANO, SBROLLINI, SERENI, GAROFANI, RECCHIA, MARGIOTTA, BRAGA, PEDOTO, SARUBBI, MURER, MARCHIONI, MOGHERINI REBESANI, GARAVINI, VANNUCCI, ZUCCHI, MARCO CARRA, LOVELLI, STRIZZOLO, RUGGHIA, TOUADI, TULLO, FONTANELLI, MARCHI, BRATTI, REALACCI, VIOLA, ZAMPARUTTI, VELO, SORO, ZUNINO, BOCCI, BRANDOLINI, CENNI, COLANINNO, FEDI, FERRARI, GHIZZONI, GIACOMELLI, GNECCHI, GOZI, LENZI, LUCÀ, MARANTELLI, MELIS, MERLONI, MIGLIOLI, MOTTA, NACCARATO, NARDUCCI, OLIVERIO, PISTELLI, PORTA, QUARTIANI, RIGONI, ROSSOMANDO, RUBINATO, SCHIRRU, SERVODIO, SIRAGUSA, VERINI, VILLECCO CALIPARI, LOLLI, BARETTA, BENAMATI, CODURELLI e ROSSA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la legge 12 novembre 2011, n. 183, recante disposizioni per la formazione del

bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2012), all'articolo 4, oltre ad aver disposto la riduzione della spesa per la retribuzione del personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, ha anche tentato di fatto di trasformare per via legislativa un lavoro subordinato in un lavoro che subordinato non è;
il medesimo articolo prescrive, infatti, che i richiami in servizio del personale volontario dei Corpo «non costituiscono rapporti di impiego con l'Amministrazione», ad avviso degli interroganti omettendo di riconoscere alcuni diritti economici e contrattuali spettanti al lavoratore subordinato;
i lavoratori si trovano costretti a sottoscrivere pertanto dei contratti che riportano la dicitura «Si specifica, infine, che il lavoro prestato dalla S.V. non costituisce rapporto di impiego con il Corpo nazionale dei vigili del fuoco»;
la decisione del precedente Governo sarebbe stata motivata dalla circostanza che l'amministrazione è risultata parte soccombente in molteplici cause giudiziarie intentante da lavoratori discontinui;
i lavoratori cosiddetti discontinui rappresentano un concorso stabile all'organizzazione del soccorso pubblico, e sono considerati una parte del personale qualificata indispensabile per il funzionamento dei comandi provinciali;
l'impegno di questi vigili del fuoco discontinui è inquadrabile nella tipologia contrattuale del rapporto di lavoro a tempo determinato e mal si confà una sua associazione con la, pur preziosa, partecipazione alle emergenze dei volontari;
le funzioni svolte nei comandi provinciali dai lavoratori discontinui sono chiaramente di tipo subordinato a ripiano parziale delle gravi carenze di organico del Corpo e del suo sottodimensionamento, con mansioni che variano dal servizio tecnico urgente (pronto intervento) ai servizi amministrativi;
per tali ragioni con la legge 27 dicembre 2006, n. 296, recante disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007), all'articolo 1, comma 526, si è previsto l'avviamento anche per il Corpo nazionale dei vigili del fuoco della «stabilizzazione dei rapporti di lavoro del personale, in possesso dei requisiti»; lo stesso articolo ha previsto la «trasformazione in rapporti a tempo indeterminato delle forme di organizzazione precaria dei lavoro» per i lavoratori discontinui che «alla data del 1° gennaio 2007 [...] da almeno tre anni abbia(no) effettuato non meno di centoventi giorni di servizio»;
con codeste disposizioni normative si è dato avvio alla stabilizzazione del personale volontario e discontinuo, con evidente consapevolezza del legislatore e del Governo che si tratta di una particolare forma di lavoro precario, all'interno della pubblica amministrazione, in un settore particolarmente delicato e complesso;
in sede di conversione del decreto-legge 29 dicembre 2011 n. 216, è stato approvato, previo parere favorevole del Governo, un emendamento all'articolo 15 dello stesso, che prevede la proroga «al 31 dicembre 2013 (de)l termine della validità della graduatoria adottata in attuazione dell'articolo 1, comma 526, secondo periodo, della legge 27 dicembre 2006, n. 296»;
il 26 gennaio 2012 il Governo ha accolto l'ordine del giorno 9/4865-AR/66 con il quale si è impegnato a predisporre una nuova regolamentazione dei servizio del volontariato nel Corpo che distingua nuovamente la figura del discontinuo, che a tutti gli effetti è un lavoratore a tempo determinato, da quella del volontario; lo stesso ordine del giorno ha impegnato il Governo a valutare l'opportunità di reperire risorse aggiuntive ai fine di garantire almeno la copertura dei servizi prima assicurati con i richiami dei discontinui «tagliati» con l'ultima manovra finanziaria del Governo Berlusconi;
risultano all'interrogante segnalati anche continui gravi ritardi nella corresponsione

delle retribuzioni al medesimo personale discontinuo, ritardi che vanno ad aggravare la già difficile situazione di lavoratori precari -:
se il Governo non ritenga di assumere iniziative volte all'abrogazione della norma introdotta che, comunque, non avrà gli effetti voluti perché, ad avviso degli interroganti, la subordinazione rimane evidente nonostante il tentativo forzoso di definire il lavoro discontinuo diversamente;
con quale strumento e in quali termini il Governo intenda dare seguito agli impegni assunti e di conseguenza distinguere la figura del lavoratore discontinuo da quella dei volontari;
quali iniziative li Governo abbia già predisposto o intenda predisporre a breve per adempiere agli impegni presi nel succitato ordine del giorno 9/4865-AR/66;
se il Governo intenda assumere iniziative volte a individuare una procedura per il pagamento mensile e puntuale dei lavoratori discontinui.
(4-15496)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
come riferiscono le cronache dei quotidiani locali e i siti di informazione internet, a Villafranca, la signora A.L. di 74 anni, ospite della casa di riposo Morelli Bugna di Villafranca è stata trovata la mattina del 20 marzo 2012 morta;
il decesso, secondo le prime ricostruzioni sarebbe dovuto a soffocamento;
la donna sembra sia stata trovata con una parte del corpo che toccava terra, ma era trattenuta al collo da una cinghia di contenzione;
la signora A.L. soffriva di una patologia psichiatrica e per questo motivo, per evitare che si ferisse o che cadesse, era stata assicurata con le cinghie al letto, ed erano state posizionate le sponde protettive;
occorrerebbe accertare se la signora A.L. fosse sottoposta a controlli regolari, se la sua degenza fosse adeguatamente «assistita» o se invece sia stata lasciata sola per troppo tempo;
in ogni caso non ci si spiega come la signora A.L. sia riuscita a liberarsi in parte, a scavalcare le sponde per cercare di scendere e sia riuscita a liberarsi dalle altre cinghie, pur non essendo in grado di muoversi da sola perché era bloccata anche al collo; -:
quale sia la dinamica del tragico incidente di cui è rimasta vittima la signora A.L e se siano state avviate indagini in proposito.
(4-15499)

LO MORO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato da un quotidiano regionale, nei giorni scorsi Massimo Di Stefano, un collaboratore di giustizia calabrese al quale di recente sarebbe stata revocata la protezione per «qualche imprudenza», sarebbe rientrato in Calabria, a Lamezia Terme, ed avrebbe affidato ad un cronista un appello del seguente tenore «Voglio dire allo Stato: o mi aiutate o mi metto a passeggiare in città fino a quando chi mi dà la caccia non porti a termine la propria missione» articolo di Giuseppe Natrella su Gazzetta del Sud del 26 marzo 2012 pag. 32 dal titolo «Per salvare la mia famiglia pronto anche a farmi uccidere»;
il Di Stefano, che in occasione del suo rientro nella regione di origine, si sarebbe portato presso la prefettura e la questura competenti per protestare contro la revoca della protezione e dell'assistenza economica, non intenderebbe tornare in Calabria e chiederebbe di essere aiutato a trovare una fonte di reddito per mantenere se stesso e la propria famiglia;

al cronista il pentito di 'ndrangheta, che da diciassette anni vive in una località protetta del Nord Italia insieme alla famiglia, avrebbe anche affidato delle confidenze su fatti delittuosi verificatisi negli anni scorsi a Lamezia Terme. In particolare, il Di Stefano avrebbe riferito che il mandante del duplice omicidio di Pasquale Cristiano e Vincenzo Tramonte, i due netturbini uccisi il 24 maggio del 1991, «sarebbe un autorevole esponente di una cosca lametina che ai netturbini aveva suggerito di non fare il proprio lavoro...» e precisato «di aver descritto il quadro della vicenda agli inquirenti fornendo indizi che avrebbero potuto portare all'identificazione dei killer e dei mandanti, ma lo scenario non fu approfondito... perché c'erano politici di mezzo»;
il Di Stefano, inoltre, avrebbe raccontato la sua verità su altri delitti, ed in particolare sull'omicidio di Antonio Mercuri, candidato alle elezioni per il rinnovo del consiglio comunale di Lamezia Terme, ucciso l'11 maggio 1986, sostenendo che a suo tempo aveva rivelato agli inquirenti i nomi dei mandanti («due politici») e dell'esecutore materiale del delitto;
secondo quanto riportato dal cronista, infine, il Di Stefano avrebbe sostenuto che «Lamezia era ed è governata dalle cosche che in ogni campagna elettorale hanno scelto candidati e coalizioni da sostenere» e avrebbe confidato, con riferimento alle competizioni elettorali del 1993, di aver saputo che un grosso esponente politico era stato in città per fare degli accordi con la mafia («qualcosa c'è stato: c'è stato un avvicinamento, c'è stata una riunione» - articolo di G. Natrella pubblicato sulla Gazzetta del Sud del 26 marzo 2012, a pag. 20, dal titolo «Le ombre sull'omicidio di Antonio Mercuri»);
a parere dell'interrogante, dichiarazioni di questo genere - ovviamente tutte da verificare se non già verificate - per la loro gravità, non possono restare nel vago specie perché riferite ad una città ed a un contesto sociale già duramente provati dalla difficoltà di fare definitiva chiarezza sugli intrecci politico-mafiosi che hanno portato per ben due volte, nel 1991 e nel 2002, allo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose -:
se siano a conoscenza della protesta posta in atto dal collaboratore di giustizia Massimo Di Stefano e della sua richiesta di aiuto;
se ci siano le condizioni per intervenire sulle condizioni di vita del Di Stefano e della famiglia;
se e quali iniziative, nei limiti delle proprie competenze, intendano adottare in relazione a quanto riportato in premessa, con specifico riguardo alle dichiarazioni del pentito sugli omicidi su cui rilascia confidenze e sulle interferenze della criminalità organizzata sulle competizioni elettorali svoltesi a Lamezia, compresa «quella del 1993» espressamente richiamata nell'articolo pubblicato dalla Gazzetta del Sud del 26 marzo 2012 dal titolo «Le ombre sull'omicidio di Antonio Mercuri».
(4-15503)