Allegato B
Seduta n. 611 del 26/3/2012

TESTO AGGIORNATO AL 27 MARZO 2012

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DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:

FADDA, MAURIZIO TURCO e FARINA COSCIONI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
destano una giustificata preoccupazione le sempre più insistenti voci di una possibile e imminente chiusura del reparto investigazioni scientifiche - più noto con l'acronimo RIS - di Cagliari, operazione che rientrerebbe all'interno di una più ampia razionalizzazione dell'intera Arma dei carabinieri;
il RIS di Cagliari, istituito nel 1999, è preposto alla conduzione di indagini tecnico scientifiche con competenza nella regione Sardegna e supporta gli altri tre reparti di investigazione scientifica localizzati a Roma, Parma e Messina quando, a seguito di fatti di una certa entità e gravità, si richiedono grosse e importanti quantità di esami;
il Ris di Cagliari è articolato su tre diverse sezioni, comprendenti 10 Laboratori (balistica, biologica, dattiloscopia, esplosivi e infiammabili, grafica, merceologia, microscopia, elettronica, tossicologia, videofotografia) nei quali prestano la propria opera 30 militari suddivisi tra ufficiali, marescialli, brigadieri e appuntati, tutti altamente specializzati nelle varie branche tecnico-scientifiche coadiuvati dalle più moderne e sofisticate apparecchiature e metodologie adottate in ambito forense;
l'attività tecnico-scientifica svolta dal RIS di Cagliari, attraverso l'evasione di migliaia di indagini tecniche in dodici anni di attività, ha permesso di ottenere importanti risultati che nel continuo apprezzamento delle varie autorità giudiziarie della Sardegna testimoniano un'insostituibile e immediato supporto alle indagini giudiziarie;
l'alta percentuale dei casi giudiziari risolti, in relazione sia alla quantità di indagini impiantate che all'alta percentuale di delitti rapportata alla popolazione sarda, è la testimonianza come il reparto investigativo sia pure operando con esiguità di risorse, rappresenta una eccellenza della quale la Sardegna non può essere privata stante le peculiarità dovute principalmente alla sua insularità e in considerazione del fatto che si priverebbe l'autorità giudiziaria sarda di un immediato ed insostituibile supporto tecnico-investigativo;
la chiusura del RIS di Cagliari comporterebbe certamente una serie di notevoli disagi e di aggravi economici dovuti sia al fatto che l'eventuale trasferimento dei militari - sul quale non c'è la certezza di una accettazione da parte degli stessi di un impiego presso gli altri RIS - causerebbe la perdita di esperienze altamente specializzate maturate in un decennio sia perché i vari reperti verrebbero depositati dai vari comandi dell'Arma dell'isola al RIS di Roma con gli immaginabili problemi di ordine temporale, economico e logistico che ne deriverebbero nonché, per le motivazioni che gli organi investigativi e giudiziari dell'isola sarebbero privati di un reale ed immediato supporto tecnico-scientifico che dovrebbe essere sostituito

da consulenze private, decisamente più onerose per l'amministrazione della giustizia -:
se corrisponda al vero la notizia della chiusura del RIS di Cagliari e nell'ambito di una razionalizzazione dell'Arma dei Carabinieri l'apertura di un omologo reparto in altra sede fuori dalla Sardegna;
se intenda adottare tutti i provvedimenti necessari perché venga scongiurata tale chiusura che, per le osservazioni fatte in premessa, non sarebbe per niente vantaggiosa ma al contrario arrecherebbe unicamente forti disagi e determinerebbe senza dubbio maggiori oneri per la finanza pubblica.
(5-06490)

Interrogazioni a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il consiglio di base di rappresentanza della legione carabinieri «Friuli Venezia Giulia», con la delibera n. 130, allegata al verbale n. 121 del 21 marzo 2012 ha approvato, all'unanimità un comunicato in cui si legge «a tutti i colleghi di ogni ordine e grado per far conoscere lo sdegno nei confronti di chi, abusando della propria posizione, si permette di parlare in nome e per conto dei Carabinieri (di cui non conosce neanche il pensiero) di questioni che per altri "poveri mortali" sono state causa di guai personali. VERGOGNA! Questo organismo, unico ad avere formalmente sondato il personale per individuarne le aspettative e farsene democratico portavoce, dice NO a chi la "spara grossa" (per chissà quali fini personali), e stigmatizza la ormai conclamata delegittimazione di una rappresentanza che a livello centrale non è neanche in grado di "suonare la stessa musica"... figurarsi se è credibilmente in grado di perseguire fini che non siano quelli individuali di ogni delegato che parla solo per se stesso e si permette pure di chiedere la smilitarizzazione. Urge una riforma che spazzi via le scorie di un vecchio sistema più simile a un regime clientelare consolidatosi di proroga in proroga che non a una Rappresentanza che si possa definire tale: BASTA con i sepolcri imbiancati! Invitiamo l'Autorità a cui il Co.Ce.R. è affiancato a farci visita nuovamente, questa volta non per sincerarsi se in Friuli ci sentiamo "Carabinieri" e per non ammettere il nostro dissenso, ma per dirci se ha guardato negli occhi quella gente da Lui tanto elogiata dicendogli che chi è contro la militarità e il suo pensiero è fuori dalla famiglia (...) o forse anche Lui non la pensa più così? E allora ditelo!!! RITENIAMO ancora una volta di appartenere alla parte sana dell'Arma (che rischia di apparire ingiustamente, per colpa di alcuni, una nave da crociera alla deriva con i fumaioli gialli) e rivendichiamo con forza la necessità di dotare la Rappresentanza di rinnovati strumenti per tutelare chi ancora ci crede, che si chiamino SINDACATO o in qualsiasi altro modo, ma nel rispetto soprattutto dei rappresentati e della nostra identità istituzionale.»;
la delibera del Consiglio di base è chiaramente rivolta contro le recenti dichiarazioni che il Cocer dei carabinieri ha voluto diffondere in merito alla smilitarizzazione dell'Arma;
i recenti comunicati stampa del Cocer dei carabinieri hanno evidenziato ancora una volta il travalicamento delle competenze proprie dell'istituto assumendo quindi il carattere di un pericoloso atto di arroganza di fronte al quale secondo gli interroganti né il Ministro interrogato né i vertici dell'Arma dei carabinieri hanno saputo reagire con decisione per tutelare il diritto e i diritti di più di 100.000 carabinieri di essere rappresentati in modo credibile e concreto e non invece da delegati che sembrano essere sempre più avezzi all'interesse personale, come ampiamente illustrato nelle decine di interrogazioni che attendono ancora risposte;
la richiesta di «smilitarizzazione» dell'Arma dei carabinieri non può essere

l'oggetto di una contrattazione «al ribasso» come vorrebbe il Cocer dei carabinieri per ottenere una nuova proroga del proprio mandato. Quello stesso Cocer che in virtù di una legge - e non di una scelta - rappresenta agli occhi del cittadino comune i carabinieri e quindi l'intera Istituzione;
invero la smilitarizzazzione dell'Arma, così come quella del Corpo della guardia di finanza, è una questione seria e di estrema importanza che trova i suoi fondamenti in ragioni ben più ampie e concrete che fanno tornare attuale l'appello che il 7 gennaio 1991 il leader radicale Marco Pannella lanciò ai gruppi democratici per la presentazione di un progetto di legge per la smilitarizzazione e la professionalizzazione dei carabinieri e dei finanzieri, sia per il funzionamento dello Stato, sia per salvare i componenti delle due Armi dal duplice assalto della criminalità mafiosa e di quella «politico-militarista». Quell'appello, che da poco ha compiuto i suoi venti anni, sembra essere quanto mai attuale: «(...) Tenere legati non alla deontologia ed alla capacità professionale di tutori dell'ordine e degli interessi dello Stato e dei cittadini carabinieri e finanzieri, ma costringerli istituzionalmente all'obbedienza militare, contro o al di fuori dell'obbedienza alla giustizia ed alle leggi, premiare i peggiori e colpire i migliori, attrezzarle come esercito, e non come polizia e come amministrazione, è quanto si ottiene e si vuole ottenere rifiutando questa Riforma (...)»
anche il comportamento del Cocer dei carabinieri, così come evidenziato anche dal Consiglio di base della legione carabinieri «Friuli Venezia Giulia», può essere interpretato come un sintomo di quanto occorra intervenire perché carabinieri non si trovino a dover combattere sotto il duplice attacco della malavita e dell'aberrante sistema istituzionale nel quale sono costretti, e da vittime, ad operare;
non è la prima volta che gli interroganti offrono all'attenzione del Governo le dure critiche che gli organismi di base e intermedi della rappresentanza militare hanno rivolto nei confronti del Cocer dei carabinieri. Eppure sembra agli interroganti che il grido di sofferenza che si è chiaramente potuto leggere nelle accorate delibere oggetto di altre interrogazioni sia indifferente alle Istituzioni che null'altro hanno saputo fare che imporre al personale dell'Arma dei carabinieri (come del resto a quello delle Forze armate e del Corpo della guardia di finanza) l'onta di dover essere rappresentati da militari al centro di indagini penali e finanche da chi è già stato condannato per aver usato violenza nei confronti di un inferiore di grado;
in occasione della recente discussione per la conversione in legge del decreto-legge cosiddetto milleproroghe il Governo ha accolto l'ordine del giorno 9/4865-B/5 impegnandosi «a ritenere la data del 15 luglio 2012 il termine perentorio entro il quale devono concludersi i procedimenti di rinnovo dei Consigli della rappresentanza militare» nonché «a dare completa attuazione all'articolo 4, comma 98, della legge 12 novembre 2011, n. 183» -:
quali immediati provvedimenti intenda assumere nei confronti dei delegati del Cocer dei carabinieri al fine di tutelare concretamente il personale dell'Arma per difenderlo da un sistema che, come risulta da quanto dichiarato dal consiglio di base di rappresentanza della legione carabinieri Friuli Venezia Giulia appare «più simile a un regime clientelare consolidatosi di proroga in proroga che non a una Rappresentanza che si possa definire tale»;
alla luce dei fatti narrati nei molteplici e analoghi atti di sindacato ispettivo che attendono parimenti adeguate risposte quali siano le ragioni di quello che ad avviso degli interroganti appare un elevato livello di tolleranza nei confronti dei comportamenti e delle dichiarazioni dei delegati del Cocer dei carabinieri.
(4-15473)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa si apprende che il signor Pietro De Virgilis, residente ad Oria (Br) ha depositato un esposto-denuncia presso la sezione di polizia giudiziaria della polizia di Stato della competente procura di Potenza contro il tenente Simone Clemente e il maresciallo Marco Guardo del nucleo operativo e radiomobile dei carabinieri di Francavilla Fontana e il sostituto procuratore Raffaele Casto;
a detta del De Virgilis sarebbero state scritte falsità nei verbali sulla base dei quali poi è stato iscritto nel registro degli indagati con l'accusa di avere rilasciato false dichiarazioni al pubblico ministero;
il fatto ha origine da una lettera anonima inviata all'autorità giudiziaria nella quale si dice che Antonio Metrangolo, presidente del consiglio comunale di Oria, eletto con 317 preferenze nella lista «Noi centro per Ferrarese», per avere voti ha elargito buoni benzina da dieci euro l'uno. Sei i beneficiari, tra i quali De Virgilis. Vengono avviate le indagini. De Virgilis e la moglie, che è incinta, sono sottoposti a interrogatori. A De Virgilis oltre all'aver preso buoni benzina viene contestato di avere detto che una telefonata ricevuta da Metrangolo era della moglie;
nell'esposto denuncia è tra l'altro scritto «Sono stato perseguitato, io e tutta la mia famiglia solo perché non dichiaravo le cose false che volevano farmi dichiarare e sono stato chiamato, insieme a mia moglie, ben sei volte a «sommarie informazioni» e/o come «persona informata sui fatti». Il reato contestato è il voto di scambio. Nei giorni scorsi ai sette è stata notificata la conclusione delle indagini. De Virgilis «accusa» i carabinieri di averlo tenuto in caserma dalle 15 alle 21, chiuso in una stanzetta, mentre altrove interrogavano la moglie incinta. Perché andavano a «caccia» dei buoni benzina. «Ne sono stati acquisiti 268 dal 1° gennaio al 1° giugno del 2011 e di questi solo uno gli stessi carabinieri hanno voluto attribuirlo a Memmola, mentre gli altri non li hanno potuti attribuire a nessuno perché erano attribuibili ai mezzi impiegati dalle forze dell'ordine in occasione del campo profughi Oria-Manduria di quel periodo. La mia colpa è quella di essere stato attinto da una lettera anonima e pur frequentando Metrangolo non ero a conoscenza di quanto i carabinieri volevano sentirsi dire» -:
se sia a conoscenza dei fatti narrati e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere, ove ne ricorrano i presupposti, sul piano amministrativo e disciplinare.
(4-15477)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
una nota di agenzia ANSA del 23 marzo scorso ha diffuso la notizia «ANSA/ URANIO: NUOVI INDAGATI IN INCHIESTA SU SINDROME QUIRRA AVVISO GARANZIA PER "OSTACOLO A INDAGINI" A SINDACO PERDASDEFOGU (ANSA) - CAGLIARI, 23 MAR - Nuovi clamorosi sviluppi nell'inchiesta del procuratore di Lanusei (Ogliastra), Domenico Fiordalisi, sulla cosiddetta Sindrome di Quirra e sul presunto inquinamento all'interno della base e l'emissione di sostanze potenzialmente nocive per l'uomo, l'ambiente e gli animali che frequentavano le aree del Poligono sperimentale interforze di Perdasdefogu-Salto di Quirra (Pisq). Nell'inchiesta sono entrati 19 nuovi indagati e un avviso di garanzia per "ostacolo aggravato a indagini su disastro ambientale" è stato notificato al sindaco di Perdasdefogu, Walter Mura. Tra gli indagati vi sarebbero sette generali, alcuni dei quali avrebbero comandato il Pisq mentre gli altri avrebbero avuto incarichi relativi al controllo delle aree addestrative delle forze armate. Nell'elenco degli indagati figurerebbero anche i periti che effettuarono le prime analisi e i controlli sullo

stato di "salute" del poligono dopo gli allarmi lanciati da associazioni ambientaliste su una grave compromissione ambientale e su casi abnormi di tumori tra il personale militare e civile e gli abitanti delle aree intorno al poligono. La nuova svolta nell'inchiesta è arrivata dopo che nel novembre scorso, accogliendo una richiesta dell'Aeronautica Militare, erano stati revocati tutti i sequestri preventivi e probatori sugli animali allevati nei terreni, sui fondali marini, delle sorgenti e corsi d'acqua e sui rifiuti ed aree terrestri. La procura ogliastrina aveva accolto anche la richiesta di dissequestro di una quindicina di radar dopo l'impegno del Ministero della difesa ad avviare un piano di bonifica e di messa in sicurezza delle aree operative a tutela del personale e delle altre persone e ad interrompere tutte le attività di brillamento con esplosivi. Secondo la procura, nel poligono vi sarebbe una compromissione ambientale, a causa delle presenza, come indicato in uno dei provvedimenti di sequestro delle aree, di tono 232, elemento altamente radioattivo, che può provocare gravi danni alla salute degli uomini e degli animali anche dopo molti anni. L'area interessata è di circa 75 mila metri quadri. Gli esami fatti eseguire dal procuratore Fiordalisi avrebbero evidenziato anche alte concentrazioni di antimonio, piombo e cadmio, metalli tossici molto pericolosi per la salute umana e animale. (ANSA). VA 23-MAR-12 21:26 NNN»;
il successivo 24 marzo, sul quotidiano L'Unione sarda alcuni articoli «Le salme? Radioattive», «Quirra, indagato il Sindaco di Perdasdefogu» e ancora «Quegli intrecci con Finmeccanica» descrivono minuziosamente le attività della procura ogliastrina offrendo al lettore una visione della situazione complessiva di estrema gravità e di pericolosità, oltre all'esistenza di una chiara attività di depistaggio e disinformazione operata dagli indagati;
con altri numerosi atti di sindacato ispettivo gli interroganti hanno chiesto di conoscere la verità sulle attività svolte dalle industrie e dai militari nei poligoni della Sardegna - in particolare quello di Capo Teulada e di Perdasdefogu-Quirra - senza tuttavia ricevere alcuna notizia in merito se non sterili dichiarazioni pubbliche di massima attenzione per la salute dei militari e delle popolazioni civili residenti nelle aree interessate -:
alla luce delle motivazioni contenute negli atti di conclusione delle indagini che vedono coinvolti i vertici dell'Aeronautica militare e i consulenti ed esperti a cui la Forza armata ha affidato indagini e consulenze quali siano le immediate azioni che intenda intraprendere e se non ritenga doveroso disporre l'immediato avvio delle attività di bonifica affidandole, per essere certi che siano realmente eseguite, a ditte specializzate;
se non ritenga doveroso sospendere precauzionalmente dall'impiego tutti i militari che siano attualmente indagati e siano ancora in servizio e che per il grado rivestito e l'incarico ricoperto abbiano la concreta possibilità di intervenire su aspetti della vicenda oggetto dell'indagine.
(4-15483)