XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di venerdì 9 marzo 2012

TESTO AGGIORNATO AL 21 MARZO 2012

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
la società odierna e i relativi stili di vita sono caratterizzati da elevati consumi in campo energetico, oltre che da relazioni con l'ambiente tali da compromettere l'equilibrio sostenibile tra necessità di sviluppo ed il contesto biologico globale;
i combustibili fossili (petrolio, gas e carbone) coprono oltre l'80 per cento dei consumi energetici del pianeta, ma al loro consumo è, tuttavia, collegata una parte del problema dell'emissione di anidride carbonica, la cui concentrazione in atmosfera è considerata la causa principale dei cambiamenti climatici;
dopo una lunga fase di espansione, con ritmi di crescita economica senza precedenti, che hanno interessato anche quei Paesi che oggi sono definiti emergenti, ci si trova di fronte ad una recessione altrettanto unica, che rischia di bloccare i processi di sviluppo del commercio e delle produzioni globali;
per fronteggiare la crisi e creare le condizioni per una rapida ripresa delle economie mondiali, i Paesi stanno adottando piani volti a sostenere la domanda e gli investimenti, declinando misure diversificate a seconda delle necessità e delle emergenze dei singoli Paesi;
le biomasse costituiscono un'importante fonte energetica rinnovabile, il cui ruolo potrebbe essere determinante per il raggiungimento degli obiettivi fissati con il Protocollo di Kyoto e per il rispetto dei molteplici impegni assunti dal nostro Paese, a partire dall'attuazione del piano nazionale d'azione per le energie rinnovabili, il quale prevede la definizione del contributo delle varie fonti per conseguire gli obiettivi stabiliti in ambito comunitario per il 2020, ossia 17 per cento di produzione da fonti energetiche rinnovabili sul consumo totale di energia e 10 per cento sul consumo totale di carburanti;
in sostanza, per quanto riguarda le biomasse è previsto, sempre al 2020, un obiettivo di 18,8 terawattore di energia elettrica e 5,7 mtep di energia termica;
l'Unione europea, di fronte al costante aumento della domanda di energia a livello mondiale, è stata spinta a rivedere le proprie strategie energetiche, puntando all'adozione di un modello di sviluppo che prevede per il 2020 il raggiungimento di quattro importanti obiettivi: ridurre del 20 per cento i gas climalteranti, aumentare del 20 per cento l'efficienza energetica, incrementare del 20 per cento il peso delle energie rinnovabili, sostituire il 10 per cento dell'attuale consumo di carburanti per veicoli con biocombustibili;
in Europa, la fornitura principale di energia proviene in proporzione: dal petrolio (36,7 per cento), dal gas (24 per cento), dal carbone e da altri combustibili solidi (17,8 per cento), dal nucleare (14,2 per cento), dalla biomassa (5,1 per cento), dall'energia idroelettrica (1,5 per cento), dall'energia geotermica, solare ed eolica (0,8 per cento);
nel febbraio 2012 l'Europa ha adottato una politica strategica per la bioeconomia in Europa, che considera le biomasse quale elemento centrale per definire un'economia post-petrolio in Europa;
la direttiva comunitaria 2009/28/CE stabilisce un quadro comune per la promozione dell'energia da fonti rinnovabili e fissa al 20 per cento la quota minima di energia da fonti rinnovabili da consumare nell'Unione europea entro il 2020, assegnando a ciascuno Stato membro un obiettivo nazionale da raggiungere entro tale data;
al fine di consentire tale obiettivo, gli Stati membri sono autorizzati ad adottare, tra l'altro, regimi di sostegno atti a promuovere l'uso di tali forme di energia

e per l'Italia la quota di consumo di energia da fonti rinnovabili da raggiungere entro il 2020 è del 17 per cento;
se l'Italia sarà in grado di rispettare gli obiettivi fissati dalla direttiva 2009/28/CE la produzione delle rinnovabili nelle campagne è destinata a triplicare nei prossimi dieci anni, creando circa 100.000 posti di lavoro;
il settore agricolo è, quindi, chiamato a promuovere l'uso di energia proveniente dalle biomasse, utilizzando i più avanzati processi, ad adottare tecniche di coltivazione sostenibili - nel rispetto delle prescrizioni e delle norme sulla politica agricola comune - ed a sviluppare la ricerca e la sperimentazione sulle colture dedicate e sulle migliori e più convenienti tecnologie applicabili agli allevamenti zootecnici;
per dare un futuro alle agroenergie nel nostro Paese occorre arrivare in tempi brevi ad un nuovo sistema di incentivi che garantisca il raggiungimento degli obiettivi fissati per il biogas e le biomasse;
per il biogas, probabilmente, gli obiettivi fissati al 2020 a 1200 megawatt devono essere ritoccati con la revisione del piano di azione sulle energie rinnovabili. Per il biogas agricolo occorre assicurare almeno 1000 megawatt. In tale contesto è sempre più indispensabile disporre di un piano energetico nazionale, la cui emanazione è prevista da più di 4 anni,


impegna il Governo:


ad assumere ogni iniziativa di competenza per garantire un quadro normativo stabile e certezze per i prossimi 5 anni, con incentivi per gli imprenditori agricoli che si mettono in gioco nelle agro energie, al fine di consentire programmazione, investimenti e accesso al credito;
a favorire un protagonismo dell'imprenditoria agricola italiana, al fine di incentivare l'opzione agroenergetica come fonte integrativa di reddito capace di irrobustire la capacità reddituale dell'azienda agricola nel suo complesso, rafforzando in tal modo anche la sua capacità di produrre in modo competitivo alimenti e foraggi, differenziando le varietà colturali e mitigando il rischio associato alla stagionalità ed alle fluttuazioni dei prezzi di mercato.
(1-00905)
«Delfino, Dionisi, Mondello, Bonciani, Galletti, Libè, Compagnon, Naro, Ciccanti, Volontè».

La Camera,
premesso che:
dalla metà degli anni 50 ad oggi, a partire dall'accordo di «mutua assistenza» tra Italia e Stati Uniti, la Sardegna è stata individuata come regione a rilevanza strategico militare e soggetta, pertanto, a restrizioni della propria sovranità territoriale in nome del valore della sicurezza nazionale;
come conseguenza di questa posizione oggi la Sardegna occupa il 1° posto nazionale delle servitù italiane, che sottraggono ai cittadini sardi oltre 23 mila ettari del territorio regionale impegnati per poligoni missilistici, (come Perdasdefogu), per esercitazioni a fuoco (come quello di Capo Teulada), per poligoni per esercitazioni aeree (Capo Frasca), per aeroporti militari (Decimomannu) e per depositi di carburanti (nel cuore di Cagliari), oltre che da numerose caserme e sedi di comandi militari (di Esercito, Aeronautica e Marina);
si tratta di una restrizione che, in occasione delle esercitazioni militari, si estende ad uno specchio di mare di molti chilometri quadrati, che viene interdetto alla navigazione, alla pesca e alla sosta;
per compensare e in qualche modo controbilanciare il disagio patito dalla popolazione sarda, la legge prevede l'erogazione di un contributo economico da parte

dello Stato da destinare ai comuni interessati in base alla percentuale dei gravami militari, per la realizzazione di opere pubbliche, servizi sociali o programmi di sviluppo economico. Si tratta di indennizzi riconosciuti, non solo ai proprietari degli immobili, ma anche ai pescatori per il fermo pesca nelle zone interessate dalle esercitazioni;
da diversi anni la popolazione sarda si è espressa in maniera inequivocabile contro il protrarsi delle installazioni militari nella regione, che bloccano lo sviluppo produttivo e sociale della regione, che già accusa un ritardo infrastrutturale e industriale notevole rispetto al resto del Paese;
attualmente, la regione Sardegna, nonostante le disposizioni di legge è creditrice verso lo Stato di quasi 15.000.000 di euro che dovevano ripagare la collettività del disagio subito. Un'inadempienza che per lo sviluppo della regione ha delle ricadute molto incidenti, poiché dalla perdita della sovranità territoriale non è derivato alcun beneficio;
in aggiunta a quanto detto, da alcune indagini tecniche, che sono state avviate dopo ripetute sollecitazioni della popolazione locale, è risultata la sussistenza di un reale impatto negativo sulla salute delle persone e degli annuali nelle aree ad alta densità militare e nelle zone adiacenti. Difatti, da uno studio della Asl effettuato nelle zone limitrofe al poligono di Salto di Quirra, è risultato ammalato il 6,5 per cento degli allevatori coinvolti nello studio medesimo e sono state riscontrate malformazioni congenite negli animali: tassi di incidenza sorprendentemente alti, ben al di là della media naturale;
nel mese di febbraio 2012 il Tar della Sardegna si è espresso in modo inequivocabile sulla servitù militare a Guardia del Moro, nell'isola di Santo Stefano, e nella sua sentenza ha ritenuto non giustificata la suddetta servitù, in quanto lo Stato non ha, in detta circostanza, tenuto im debito conto le esigenze della comunità locale e della trasformazione dell'economia del territorio che manifesta una tendenza prettamente turistica non compatibile con la coesistenza di aree militari,


impegna il Governo:


ad intraprendere, di concerto con la regione Sardegna, un piano di riordino delle attuali servitù militari presenti nella regione, al fine di ridurre quanto più possibile le aree militari presenti nel territorio sardo che per troppi anni è stato oggetto di un interesse prevalente da parte del Ministero della difesa che ha seriamente compromesso l'ambiente e la naturale vocazione turistica della Sardegna, limitandone in maniera considerevole lo sviluppo economico e sociale;
ad effettuare la bonifica dei siti utilizzati nel periodo immediatamente successivo alle esercitazioni che sono in itinere e a predisporre uno studio di risanamento ambientale generale da utilizzarsi come base per la completa bonifica dei siti che verranno dismessi;
a prevedere nel breve termine un piano di rientro dal debito nei confronti della Sardegna a seguito dell'ospitalità delle servitù militari, specificando tempi e modalità, e ad assumere iniziative per reperire le risorse necessarie a svolgere un'indagine sanitaria, diretta dal Ministero della salute, su tutti i territori interessati dalle aree militari, per fare chiarezza in maniera omogenea sulle eventuali correlazioni tra patologie sanitarie e dinamiche militari;
a promuovere, per quanto di competenza, un idoneo programma di riqualificazione ambientale e sviluppo sostenibile, prevedendo risorse finanziarie adeguate a garantire i livelli occupazionali e le attività produttive dei territori.
(1-00906)
«Nizzi, Marrocu, Pes, Murgia, Vella, Fadda, Schirru, Mereu, Simeoni, Calvisi».

La Camera,
premesso che:
l'Italia è impegnata da tempo in numerose operazioni militari, fuori area e non, di rilevante importanza strategica e complessità, mirate alla pacificazione di vaste aree geografiche;
le Forze armate, sui diversi scenari geopolitici, fronteggiano situazioni operative assai complesse, sia di tipologia tradizionale che asimmetrica;
sul territorio nazionale permane il rischio di azioni terroristiche, a cui si è aggiunto, negli ultimi anni, il cosiddetto rischio cibernetico, che potrebbe mettere a repentaglio l'intero tessuto delle infrastrutture critiche del Paese;
tale rischio, se non fossero previste adeguate risposte attuative, potrebbe manifestarsi nel corso di eventi di risonanza mondiale che l'Italia si troverà ad ospitare nei prossimi anni, il più prossimo quello dell'Expo 2015, che si terrà a Milano fra soli tre anni;
con la crescita qualitativa e quantitativa di tali minacce vanno adeguatamente protetti cittadini, le Forze armate tutte e le infrastrutture del Paese;
le Forze armate e le forze di polizia del Paese necessitano, per la corretta effettuazione dei compiti loro assegnati, di mezzi e materiali per combattere la minaccia con cui debbono confrontarsi;
la consistente riduzione delle spese del Ministero della difesa, nel prossimo futuro, potrebbe avere conseguenze sull'operatività delle Forze armate e sulla capacità di dotarsi di consoni mezzi di protezione;
in tal guisa, è prioritario mantenere adeguati livelli di spesa, sia di investimento che di esercizio, per garantire operatività e sicurezza delle Forze armate stesse;
in tale contesto, potrebbero essere favorite aziende estere che beneficiano di una politica industriale nazionale e di un sostegno a loro favorevole per esportare in Italia;
in alcuni ben identificati casi è necessario, per ragioni di sicurezza nazionale, il pieno e costante controllo di mezzi ed informazioni utilizzati da parte delle Forze armate italiane, tale cioè da non dipendere in alcun modo da vincoli esterni di qualsiasi genere essi siano;
il Paese possiede un'industria del settore riconosciuta ed apprezzata nel mondo per la sua competitività e livello tecnologico;
per mantenere competitività e presenza sul mercato è necessario perseguire nel tempo l'eccellenza progettuale e realizzativa, investendo con continuità risorse finanziarie ed umane, coerenti con la qualità e le prestazioni dei manufatti realizzati;
l'Europa della difesa, come sancito dal trattato di Lisbona, è sì un obiettivo strategico cui tendere, ma ancora necessita di un lungo e complesso periodo di rodaggio. Cionondimeno è prioritario che il sistema Italia possa giocare al meglio le sue competenze e la sua storia in questo settore così strategico per il futuro dell'Europa stessa;
le positive esperienze dei programmi multinazionali europei, in grado di generare importanti effetti sinergici in quanto ad operatività, economie di scala, diminuzione dei rischi correlati alla realizzazione di manufatti di alta tecnologia e comuni politiche di difesa ed industriali sono, di fatto, ferme agli anni '90, con poche, puntuali, eccezioni;
le recenti iniziative dell'Agenzia europea della difesa, in termini di condivisione e messa a fattor comune di mezzi, attività, servizi, tecnologie, stanno cominciando solo ora a generare proposte attuative;
solo in una dimensione veramente europea, il sistema Italia potrà avere un futuro e con esso l'industria italiana del

settore, con i tecnici, i lavoratori, i giovani che in essa vi lavorano e vi lavoreranno;
lo sviluppo di tale settore, uno dei pochi ad alta tecnologia che vede ancora il Paese protagonista, permette, in alcuni casi, un comune uso di competenze e tecnologie, sia in ambito civile che militare;
tali competenze e realizzazioni hanno generato nel tempo ritorni economici ben superiori agli investimenti allocati, sotto forma di vendite estere e di pagamento di imposte dirette ed indirette, e, proprio per tali ragioni, in una situazione economico-finanziaria di grave sofferenza, vanno previste misure governative che stimolino la ripartenza ed il rafforzamento del posizionamento competitivo,


impegna il Governo:


ad adottare specifiche iniziative affinché:
a) nel nuovo piano in elaborazione presso il Ministero della difesa e relativo all'assegnazione delle risorse fino alla fine della legislatura si trovino adeguate risposte alle istanze sopra evidenziate, anche prevedendo un significativo incremento delle risorse già allocate;
b) sia lanciata un'articolata iniziativa italiana, atta a promuovere il varo di nuovi programmi realizzativi europei, per favorire la nascita di quell'Europa della difesa, già prevista nel trattato di Lisbona, ma ad oggi attuata in modo marginale;
c) siano oggetto di verifica quei programmi di acquisto che vedano pagamenti e/o risorse finanziarie veicolate verso l'estero, senza adeguato ritorno industriale;
d) qualsiasi nuovo programma di acquisizione e/o sviluppo, strategico per il Paese, veda il prioritario coinvolgimento dell'industria e dei lavoratori italiani, specie in quelle tecnologie e/o applicazioni dove è più alto il livello di sicurezza che il sistema Paese deve poter ottenere;
e) siano progettati o rifinanziati strumenti operativi di rapido rilascio per accrescere competenze e tecnologie, mirate, da un lato, ad aumentare l'utilizzo di prodotti e sistemi italiani da parte delle Forze armate e, dall'altro, a favorire la competitività dell'impresa nazionale sui segmenti a maggiore valore aggiunto e a maggior tasso di sviluppo, tenuto conto che in tale contesto la messa a fattor comune di risorse già allocate per l'innovazione tecnologica nei diversi ministeri potrebbe ottimizzare nei tempi e nei modi quanto evidenziato.
(1-00907)
«Moffa, Guzzanti, Calearo Ciman, Catone, Cesario, D'Anna, Grassano, Gianni, Lehner, Marmo, Milo, Mottola, Orsini, Pionati, Pisacane, Polidori, Razzi, Romano, Ruvolo, Scilipoti, Siliquini, Stasi, Taddei».

La Camera,
premesso che:
la condizione delle finanze pubbliche del nostro Paese è oggetto di preoccupazioni per le pressioni esercitate dai mercati sui titoli del debito italiano;
tale situazione implica un intervento volto ad accogliere misure straordinarie, al fine di consolidare la fiducia dei mercati e delle maggiori istituzioni internazionali nei confronti dell'Italia;
il settore della difesa è il settore sul quale è possibile incidere, in quanto sono necessarie una razionalizzazione degli investimenti e una riduzione degli eventuali sprechi, che consentano di salvaguardare la futura operatività dello strumento militare, senza escludere quindi investimenti, secondo le possibilità del Paese, nelle Forze armate, garantendo in questo modo lo sviluppo tecnologico e un sensibile incremento italiano;
le spese di funzionamento che garantiscono il mantenimento nel tempo di capacità operative essenziali per lo strumento

militare, come l'addestramento del personale e la manutenzione dei mezzi, devono essere salvaguardate;
l'adesione al programma Joint Strike Fighter si ritiene necessaria, in quanto ad uno strumento militare serio non può mancare la componente aerea, senza trascurare il fatto che la dotazione attuale va ammodernata e la scelta dell'F35 viene ritenuta tecnologicamente, operativamente e industrialmente valida;
il numero degli effettivi alle armi va dimensionato e collegato alle possibilità di spesa del nostro Paese;
il più consistente intervento militare oltremare mai intrapreso dall'Italia è quello in Afghanistan, dove è impegnato un contingente militare di circa 4 mila uomini;
le eventuali storture che emergeranno vanno eliminate attraverso una politica militare italiana basata, soprattutto, sulla preferenza al merito rispetto all'anzianità,


impegna il Governo:


a valutare la possibilità di:
a) contenere l'ampiezza delle prossime campagne di arruolamento e predisporre la mobilità verso amministrazioni che risultino carenti di personale con profili compatibili, in modo tale da avvicinare progressivamente gli organici delle Forze armate italiane a quote ritenute corrispondenti alla situazione economica del Paese;
b) prevedere la partecipazione nazionale a tutti i più importanti programmi multinazionali di progettazione, sviluppo e produzione di mezzi strumentali, suscettibili di avere ripercussioni occupazionali e sviluppi scientifici e tecnologici nel nostro Paese, oltre che nell'operatività dello strumento militare italiano;
c) confermare la riduzione della commessa per la produzione e l'acquisto dei cacciabombardieri, secondo quanto annunciato dal Ministro della difesa, e cioè procedere all'acquisto di 90 F-35 in luogo dei 131 inizialmente previsti dal programma.
(1-00908)
«Misiti, Fallica, Grimaldi, Iapicca, Miccichè, Pugliese, Soglia, Stagno d'Alcontres, Terranova, Mario Pepe (Misto-R-A)».

La Camera,
premesso che:
il quadro geopolitico che orienta le scelte del nostro Paese dal punto di vista della sicurezza nazionale ed internazionale si è caratterizzato negli ultimi anni per i profondi cambiamenti intervenuti, riassumibili nell'emergere di nuovi soggetti in grado di mutare gli equilibri politici ed economici precedenti e nelle grandi difficoltà finanziarie ed economiche che stanno attraversando il mondo occidentale;
sulla base di questi fattori si rende necessario rivedere dimensioni, quantità e qualità del nostro strumento militare, tenendo conto delle risorse finanziarie disponibili e mettendo in relazione gli aspetti prettamente militari con quelli di politica internazionale, di politica economica, sociale e di carattere industriale;
la difficile congiuntura economica internazionale e lo stato critico dei conti pubblici italiani impongono serie politiche di rigore e di riqualificazione in ogni settore dello Stato e, quindi, anche per la quota di risorse destinata alla funzione della difesa;
tali risorse sono andate riducendosi in misura consistente nel corso degli ultimi anni, in ragione dei tagli lineari imposti al settore, mettendo a dura prova la sostenibilità dell'attuale modello organizzativo delle Forze armate, come lo stesso Ministro della difesa, in occasione della presentazione delle linee di indirizzo programmatico del suo ministero, ha apertamente dichiarato;

si è, quindi, di fronte alla necessità di pervenire ad una ridefinizione degli obiettivi e degli strumenti in materia di sicurezza e di difesa nazionale. Necessità rappresentata al Consiglio supremo di difesa, presieduto da Giorgio Napolitano, nella seduta dell'8 febbraio 2012 e in quella sede approfondita, nel pieno rispetto del carattere consultivo del Consiglio stesso;
si tratta, quindi, di avviare in Parlamento una seria discussione sui compiti che sono chiamate ad assolvere le nostre Forze armate e su quale possa essere lo strumento militare più adeguato per assicurare i livelli di operatività che Governo e Parlamento dovranno definire insieme, attraverso una puntuale corrispondenza tra obiettivi e risorse;
il quadro di riorganizzazione delle nostre Forze armate delineato dal Ministro della difesa presenta molte difficoltà e altrettanti aspetti al momento tutt'altro che risolti, a partire dalle modalità con cui affrontare una così impegnativa riduzione di personale senza venir meno al dovere di riconoscergli la professionalità, la dedizione e l'impegno con cui ha fin qui adempiuto ai compiti che è stato chiamato a svolgere, considerando, al di là degli eventuali risparmi di spesa, il costo sociale derivante da una così ampia riduzione dei reclutamenti e gli effetti che può determinare in una fase di recessione;
per quanto riguarda il settore degli investimenti sui sistemi d'arma, assume rilevanza il programma Joint Strike Fighter che, aldilà della sua connotazione tecnologicamente avanzata, deve comunque superare ancora alcune criticità funzionali, nonché quelle relative ai costi, che non risultano ancora definiti, e alle ricadute economiche per le nostre imprese del settore;
negli stessi Stati Uniti, per effetto delle misure di riduzione delle spese militari che non hanno risparmiato questo programma, sono stati ridimensionati gli ordinativi da parte delle Forze armate statunitensi, che risultano nel triennio fortemente ridotti. Inoltre, il Dipartimento della difesa degli Usa ha posto una riserva per un'ulteriore riduzione del numero dei velivoli, da sciogliere soltanto dopo il 2017;
anche il Governo italiano, prima ancora di assumere decisioni vincolanti, ha, molto opportunamente, annunciato, per ragioni di compatibilità economica, una riduzione di 40 velivoli rispetto alle ipotesi di previsione iniziale, in coerenza con il più ampio disegno di revisione dello strumento militare;
per l'assolvimento dei compiti di difesa e di partecipazione alle missioni internazionali, a fronte delle esigenze operative prevedibili per i prossimi 30-40 anni, sono stati individuati l'Eurofighter thypoon (Efa) e il Joint Strike Fighter;
la realizzazione dell'Eurofighter thypoon è affidata a un consorzio europeo, nel quale il ruolo significativo delle nostre industrie interessate consente la piena sovranità operativa sul velivolo e consistenti ritorni occupazionali ed economici, che non possono essere ignorati dal committente pubblico nazionale più importante nel settore militare,


impegna il Governo:


ad affrontare le questioni indicate in premessa, che riguardano funzioni fondamentali per il nostro Paese, attraverso un percorso da sviluppare in maniera del tutto trasparente in sede parlamentare;
a rendere, preliminarmente, noto in Parlamento il piano degli investimenti che il Governo intende sostenere nel breve-medio termine, alla luce delle disponibilità finanziarie a legislazione vigente, così come risulta dagli interventi di contenimento della spesa pubblica;
a mantenere aperta e costante nel tempo una valutazione trasparente sull'opportunità di ulteriori riduzioni della partecipazione italiana al programma Joint Strike Fighter, considerando anche le modalità adottate dall'amministrazione Usa di non confermare un numero definitivo

di velivoli da ordinare fino al 2017, in modo da poter valutare, attraverso un confronto parlamentare, sia le reali esigenze del nostro strumento militare, sia lo stato di avanzamento della risoluzione delle criticità tecniche del programma ed il conseguente impegno degli altri partner internazionali, sia le condizioni economico-finanziarie internazionali, con particolare riguardo alla situazione di bilancio del nostro Paese;
ad adottare tutte le iniziative necessarie per superare le difficoltà connesse alla realizzazione di una difesa comune europea, che tenga conto anche degli aspetti correlati allo sviluppo dell'industria europea della difesa;
ad individuare forme di collaborazione o di integrabilità dello strumento militare con altri Paesi alleati;
a dare impulso a tutte le possibili iniziative utili a realizzare la progressiva integrazione multinazionale delle Forze armate nell'ambito della politica di sicurezza e difesa comune (psdc) europea, considerandola un passaggio ormai ineludibile nel processo di riorganizzazione e di potenziamento delle capacità di intervento del nostro strumento militare;
a sostenere, con attiva partecipazione, lo sforzo internazionale per il disarmo, in primo luogo quello nucleare, la non proliferazione nucleare e il sostegno a misure di cooperazione e di fiducia anche nei settori convenzionali.
(1-00909)
«Rugghia, Garofani, Giacomelli, Gianni Farina, Fioroni, La Forgia, Laganà Fortugno, Letta, Migliavacca, Mogherini Rebesani, Recchia, Rosato, Rigoni, Villecco Calipari, Tempestini, Vico, Lulli, Rampi».

La Camera,
premesso che:
la crisi finanziaria che ha preso avvio nel 2007 sta generando impatti rilevanti sia sui mercati finanziari sia sull'economia reale: in particolare, l'Italia, oltre a subire pressioni sul mercato del debito sovrano, presenta un tasso di crescita potenziale troppo contenuto ed è entrata in una fase recessiva;
le cause di questa fase di forte instabilità sono riconducibili sia ad aspetti relativi all'economia reale sia a profili relativi all'economia finanziaria, a cui le autorità monetarie, di vigilanza e politiche hanno cercato di far fronte, nel corso dell'ultimo triennio, con un ampio spettro di normative;
in particolare, la normativa europea di recepimento dell'accordo di «Basilea 3» prevede un generalizzato inasprimento dei requisiti patrimoniali per le banche, che se, per un verso, è necessario per ripristinare la fiducia nella solvibilità delle banche, rischia, tuttavia, di tradursi in maggiori costi e difficoltà di accesso al credito per il sistema produttivo, in particolare per le piccole e medie imprese;
sebbene la piena applicazione dei nuovi requisiti entrerà a regime solo nel 2019, l'annuncio delle nuove regole ha generato pressioni da parte degli investitori e delle controparti affinché le banche si adeguino prima dei tempi previsti, accumulando riserve di capitale e di liquidità nonostante l'attuale difficile situazione di mercato e del sistema produttivo;
il 9 dicembre 2011 l'Autorità bancaria europea (Eba) ha adottato una raccomandazione che prevede la creazione, in via eccezionale e temporanea, entro la fine di giugno 2012, di una riserva supplementare di fondi propri da parte delle banche;
l'8 dicembre 2011, la Banca centrale europea ha lanciato due rifinanziamenti straordinari (ltro, long term refinancing operation) della durata di 36 mesi a favore delle banche, allo scopo di garantire l'accesso alle liquidità agli istituti di credito: le due aste, che si sono tenute il 21 dicembre 2011 e il 29 febbraio 2012, hanno assegnato alle banche, rispettivamente, 489,19 miliardi di euro e 529,53

miliardi di euro a tasso fisso, con l'opzione di ripagare, in tutto o in parte, l'ammontare dopo un anno e successivamente secondo scadenze prefissate; secondo una nota diffusa dalla Banca d'Italia, le banche italiane hanno partecipato alla seconda operazione ltro per una quota pari a 139 miliardi di euro lordi, pari a circa 80 miliardi di euro al netto del riassorbimento di operazioni di scadenza più breve;
è stato il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi ad invitare gli istituti di credito ad approfittare dell'offerta, senza alcun timore di suscitare sospetto, per evitare il credit crunch in atto e riparare i bilanci e i mercati, abbreviando i tempi della ripresa;
anche il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, nel suo intervento al 18o congresso Assiom Forex del 18 febbraio 2012, ha affermato che: «a distanza di pochi anni le imprese si trovano nuovamente a fronteggiare un inasprimento delle condizioni creditizie; anche in questa occasione sarà essenziale la capacità delle banche di valutare attentamente il merito di credito, senza far mancare il sostegno finanziario ai clienti solvibili e meritevoli. Un adeguato e stabile volume di finanziamenti è essenziale per l'attività delle stesse banche»;
l'analisi annuale per la crescita 2012, presentata dalla Commissione europea il 23 novembre 2011 (COM(2011)815 def.), prevede espressamente, nell'ambito dell'obiettivo «ripristinare la normale erogazione di prestiti all'economia», l'esigenza di «garantire che le banche rafforzino i propri coefficienti patrimoniali consolidando le proprie posizioni patrimoniali e non limitando indebitamente l'erogazione di prestiti all'economia reale» e di «rivedere le norme prudenziali per evitare che penalizzino indebitamente l'erogazione di prestiti alle piccole e medie imprese»,


impegna il Governo:


ad assumere, per quanto di competenza, tutte le iniziative necessarie affinché la liquidità ottenuta dalle banche italiane nelle operazioni long term refinancing operation si traduca effettivamente in un sostegno all'economia reale e all'accesso al credito delle imprese e delle famiglie;
ad adoperarsi in sede europea affinché:
a) le nuove regole siano coerenti con l'attuale fase ciclica dell'economia europea e italiana, facendo sì che le nuove regole sui requisiti di capitale siano un fattore di stabilizzazione dei mercati di lungo periodo e non un freno per le banche nel sostegno alle imprese e alle famiglie, evitando che le proposte, le loro modalità di attuazione ed i relativi tempi determinino indesiderati effetti prociclici;
b) siano introdotti nella normativa europea di recepimento dell'accordo di «Basilea 3» accorgimenti regolamentari che incentivino, riducendone il costo, i prestiti in favore delle piccole e medie imprese, in particolare prevedendo misure che, di fatto, sterilizzino gli incrementi di capitale, a fronte dei prestiti erogati alle piccole e medie imprese, che si determinerebbero nel caso di applicazione indifferenziata delle nuove regole sul capitale;
c) si provveda a chiarire che, nei casi in cui un finanziamento è supportato dalla garanzia di un consorzio di garanzia collettiva fidi, il criterio di assorbimento patrimoniale relativo all'accantonamento richiesto al confidi non possa risultare superiore al risparmio di capitale ottenuto dalla banca in conseguenza dell'intervento del confidi stesso;
a proseguire nell'impegno, già assunto in sede di approvazione alla Camera dei deputati della risoluzione n. 6-00097, sottoscritta da esponenti di tutti i gruppi parlamentari, a far sì che l'attuazione delle misure che dovrebbero essere adottate dalle banche europee per colmare il deficit di capitale eventualmente emerso a seguito dell'esercizio dell'Autorità bancaria europea sia dilazionata nel tempo, in maniera

da ridurne gli effetti prociclici e metterle in fase con la congiuntura economica.
(1-00910)
«Fluvi, Causi, Albini, Carella, D'Antoni, Fogliardi, Graziano, Marchignoli, Piccolo, Pizzetti, Sposetti, Strizzolo, Vaccaro, Verini, Vico».

La Camera,
premesso che:
l'economia italiana è fondata su un sistema di piccole e medie imprese, che costituisce il fulcro del sistema imprenditoriale complessivo;
la crisi del 2007 ha ristretto il credito per le piccole e medie imprese con effetti negativi sul prodotto interno lordo;
la crisi dei debiti sovrani ha penalizzato il sistema bancario, indebolendone la capacità di raccolta del risparmio e la posizione finanziaria;
l'accordo «Basilea 3», varato dal Comitato dei governatori delle banche centrali dei Paesi europei, ha come primo obiettivo il rafforzamento del patrimonio bancario, al fine di dare stabilità al sistema ed evitare il rischio di una nuova crisi finanziaria, con conseguenze però penalizzanti per le grandi banche italiane, che hanno dovuto introdurre nuovi criteri per il calcolo dei requisiti patrimoniali basati sulla valutazione a prezzi di mercato dei titoli del debito pubblico;
tuttora il tasso di crescita annuo del credito al sistema industriale è in forte rallentamento, nonostante i provvedimenti della Banca centrale europea riguardanti gli acquisti di titoli e la concessione alle banche italiane di oltre 230 milioni di euro con tasso di interesse all'1 per cento;
il restringimento del credito ha pesanti ripercussioni sull'aumento dei margini di interesse, sulla richiesta di sempre maggiori garanzie reali da parte delle banche, nonché sulla riduzione della durata dei finanziamenti erogati;
il patto di stabilità, poiché incide anche sui tempi dei pagamenti delle forniture delle pubbliche amministrazioni alle imprese e soprattutto alle piccole e medie, va mantenuto attenuandone gli effetti attraverso la compensazione fra debiti e crediti, commerciali e tributari, tra le piccole e medie imprese e la pubblica amministrazione,


impegna il Governo:


a valutare la possibilità di intervenire, a livello europeo, al fine di ottenere:
a) l'unificazione dei criteri e delle metodologie per ponderare i rischi delle attività bancarie, per proteggere le banche italiane;
b) correttivi tendenti a mettere le banche in condizione di poter riservare un trattamento meno stringente per i crediti alle piccole e medie imprese;
c) una riduzione dei tempi, a livelli medi europei, di liquidazione dei crediti delle imprese verso lo Stato e le pubbliche amministrazioni.
(1-00911)
«Misiti, Iapicca, Miccichè, Fallica, Grimaldi, Mario Pepe (Misto-R-A), Pugliese, Soglia, Stagno d'Alcontres, Terranova».

La Camera,
premesso che:
nell'ambito delle strategie di diversificazione delle energie rinnovabili la promozione di energia termica, che già rappresenta oltre il 45 per cento dei consumi finali dell'energia prodotta nella somma tra fonti tradizionali e rinnovabili, assume sempre maggior rilievo a fronte delle potenzialità ed opportunità, in termini di efficienza, di valorizzazione delle filiere produttive e di sostenibilità ambientale, che essa comporta;
il piano d'azione nazionale per l'energia da fonti rinnovabili, predisposto

in attuazione della direttiva comunitaria n. 2009/28/CE, assegna all'energia termica generata da biomasse legnose e al biogas-biometano un ruolo di primo piano;
la produzione termica da biomasse è un sistema molto articolato in cui sono presenti tecnologie diversificate, quali apparecchi domestici, caldaie centralizzate e teleriscaldamento, a dimostrazione che l'intero settore è in grado di esprimere un potenziale ancora maggiore di quello stimato, come evidenziato negli obiettivi da conseguire entro il 2020 che attribuiscono alle biomasse la produzione del 54 per cento dei 10,5 mtep di energia termica da fonti energetiche rinnovabili;
l'attivazione di un sistema incentivante, basato su una strategia di filiera, costituisce lo strumento indispensabile per lo sviluppo della termica da biomasse e, più in generale, per uno sviluppo economico a basso impatto ambientale;
il legno è, infatti, una fonte energetica rinnovabile e abbondante posto che, ogni anno, la superficie boschiva italiana, pari a 10 milioni di ettari, incrementa il capitale legnoso disponibile grazie al costante accrescimento del volume degli alberi per metro cubo e che le produzioni legnose, da destinare a scopo energetico, possono provenire anche da altre fonti, quali le potature delle colture arboree, in primis vigneti e uliveti, che trovano così utile valorizzazione;
l'interesse crescente all'approvvigionamento di biomasse legnose ad uso energetico comporta, inoltre, la riqualificazione della filiera legno-energia e dei suoi operatori, a partire dalle imprese boschive e dalle cooperative forestali che svolgono un ruolo fondamentale nella gestione sostenibile delle risorse legnose locali, nel mantenimento dell'equilibrio tra uso industriale ed energetico del legno e nella corretta implementazione della certificazione e della tracciabilità dei combustibili solidi;
per quanto concerne il settore del biogas, la filiera bioenergetica ad esso connessa rappresenta una delle strategie più utili allo sviluppo delle imprese agricole sia per la maggior capacità produttiva in termini di energia primaria per ettaro di superficie agricola utilizzata, che per la maggior capacità di ridurre le emissioni di anidride carbonica;
la digestione anaerobica permette, infatti, di sfruttare, con elevata efficienza, biomasse vegetali e/o animali, di scarto e/o dedicate, umide e/o secche prevalentemente di origine locale, dando luogo ad un sottoprodotto che può trovare collocazione agronomica nelle vicinanze degli impianti con conseguente riciclo virtuoso degli elementi fertilizzanti;
la previsione di crescita per il settore del biogas è di circa 900 megawatt rispetto alla potenza installata nel 2005 e l'obiettivo per il 2020, fissato a 1.200 megawatt, evidenzia un ulteriore potenziale di sviluppo rispetto ai circa 600 impianti presenti sul territorio italiano e rappresenta un importante stimolo alla predisposizione di ulteriori siti, anche a fronte dell'incremento che tali nuove realizzazioni comporterebbero in termini di giro di affari, pari a circa il 4 per cento del prodotto interno lordo dell'agricoltura italiana e di risparmio dei costi per l'import di gas naturale;
stime recenti evidenziano, infatti, considerati i quantitativi disponibili di biomasse di scarto e di origine zootecnica utilizzabili in codigestione con biomasse vegetali provenienti da coprodotti e sottoprodotti agricoli e da circa 200.000 di ettari di colture dedicate, un potenziale produttivo pari a circa 6,5 miliardi di metri cubi di gas metano equivalenti, pari a circa l'8 per cento del consumo attuale di gas naturale in Italia;
il biogas rappresenta un'opportunità unica per il nostro Paese in ragione della plurifunzionalità della filiera: è realizzabile a livello decentrato con biomasse di origine locale in impianti ad elevata efficienza, con costi di produzione aventi margini di miglioramento sia nella fase agricola che di conversione energetica; è

una fonte programmabile e, una volta raffinato a biometano, è in grado sfruttare la possibilità di accumulo rappresentata dalla rete e dagli stoccaggi del gas naturale;
sebbene il potenziale del biogas agricolo sia significativo in tutto il territorio italiano, il maggiore potenziale, per quanto riguarda la digestione anaerobica in codigestione, con particolare riferimento all'utilizzo degli effluenti zootecnici, è localizzato nelle regioni del Nord Italia, ove, per contro, minore è il potenziale dell'energia solare e molto ridotta è l'energia ricavabile dalla fonte eolica; pertanto, l'introduzione di un adeguato sistema di incentivazione rappresenta un importante fattore da valutare nell'ambito degli obblighi derivanti alle regioni del Nord nell'ambito del cosiddetto burden sharing;
il decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, recante attuazione della direttiva europea sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, nell'enunciare regole e principi per la promozione e lo sviluppo delle energie «verdi», assegna ad una serie di decreti attuativi, in via di predisposizione, la definizione dell'operatività degli strumenti necessari al conseguimento degli obiettivi concordati a livello comunitario;
sarebbe, peraltro, opportuna una rapida emanazione delle direttive previste dall'articolo 20 del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, relativamente alle condizioni tecniche ed economiche per l'erogazione del servizio di connessione di impianti per la produzione di biometano alle reti del gas naturale, i cui gestori hanno l'obbligo di connessione di terzi,


impegna il Governo:


ad emanare con urgenza i decreti attuativi di cui al decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, al fine di rendere operativi i sistemi incentivanti previsti per la produzione di energia termica di cui all'articolo 28 e di energia elettrica da fonti rinnovabili di cui all'articolo 24 e, prioritariamente, quelli previsti dagli articoli 21 e 22, relativi agli incentivi per il biometano immesso nella rete del gas naturale e alla costituzione del fondo di garanzia per la realizzazione delle reti di teleriscaldamento, provvedendo, in particolare, a:
a) stabilire che l'obbligo di quote crescenti di energia termica da fonti rinnovabili negli edifici di prossima costruzione, previsto dall'articolo 22 del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, sia applicato integralmente e da subito, senza la previsione di eventuali proroghe;
b) riconoscere agli impianti a biogas di piccola e media taglia (0-300 kilowatt e 300-600 kilowatt), che costituiscono le dimensioni più adatte alla scala delle aziende agricole italiane, tariffe incentivanti adeguate a stimolare gli investimenti e ripagare i costi di gestione;
c) chiarire i criteri di rilascio dei certificati bianchi, anche in considerazione dei provvedimenti recentemente emanati in materia da parte dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas.
(1-00912)
«Bossi, Callegari, Lanzarin, Dozzo, Alessandri, Rainieri, Dussin, Togni, Negro, Montagnoli, Fugatti, Comaroli, Fogliato, Lussana, Fedriga, Volpi, Allasia, Bitonci, Bonino, Bragantini, Buonanno, Caparini, Cavallotto, Chiappori, Consiglio, Crosio, D'Amico, Dal Lago, Desiderati, Di Vizia, Fabi, Fava, Forcolin, Follegot, Gidoni, Giancarlo Giorgetti, Goisis, Grimoldi, Isidori, Maggioni, Maroni, Martini, Meroni, Molgora, Laura Molteni, Nicola Molteni, Munerato, Paolini, Pastore, Polledri, Reguzzoni, Rivolta, Rondini, Simonetti, Stefani, Stucchi, Torazzi, Vanalli».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
con la manovra finanziaria (decreto-legge n. 98 del 2011 - disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria) il Governo pro tempore è intervenuto sulla regolamentazione del contenzioso previdenziale. L'articolo 38, comma 1, apporta sostanziali modifiche al codice di procedura civile, nel titolo IV (norme per le controversie in materia di lavoro, articoli 409/447-bis) del libro II (processo di cognizione) introducendo, fra l'altro, un nuovo articolo il 445-bis (disposizioni in materia di contenzioso previdenziale e assistenziale). Il contenzioso previdenziale e assistenziale è specificamente trattato, nell'ambito del processo del lavoro, nel capo II, negli articoli 442 e seguenti;
in questo caso appaiono agli interpellanti difficilmente ravvisabili gli indispensabili requisiti di necessità ed urgenza che giustificano il ricorso al decreto-legge. La disposizione inizia con una premessa, in cui si sostiene che la sua finalità è di realizzare una maggiore economicità dell'azione amministrativa; di favorire la piena operatività e trasparenza dei pagamenti; di deflazionare il contenzioso in materia previdenziale; di contenere la durata dei processi in materia previdenziale, nei termini di durata ragionevole dei processi;
dopo un riferimento alla convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (ratificata in Italia con legge 4 agosto 1955, n. 848), una prima disposizione (punto A) stabilisce che i processi in materia previdenziale nei quali sia parte l'INPS, pendenti nel primo grado di giudizio alla data del 31 dicembre 2010, il cui valore non superi complessivamente euro 500,00, si estinguono di diritto, con riconoscimento della pretesa economica a favore del ricorrente. Le spese del processo restano a carico di chi le ha anticipate. Dato che difficilmente saranno inferiori all'importo del contendere, il ricorrente andrà probabilmente a pagare più di quanto ricavato dalla causa;
il nuovo articolo 445-bis prevede che, nelle controversie in materia di invalidità civile, cecità civile, sordità civile, handicap e disabilità, nonché di pensione di inabilità e di assegno di invalidità, chi intenda proporre un giudizio debba obbligatoriamente presentare, con ricorso al giudice competente, una istanza di accertamento tecnico per la verifica preventiva delle condizioni sanitarie legittimanti la pretesa fatta valere. La nuova regolamentazione si applica dal 1° gennaio 2012. Nel sistema previgente, la presentazione del ricorso al giudice, con la relativa documentazione sanitaria, e le perizie di parte, avviava la causa e il consulente tecnico di ufficio era nominato dal giudice all'interno del giudizio. I risultati della consulenza erano quindi valutati dal giudice insieme al resto della documentazione;
con la riforma, la consulenza tecnica preventiva rappresenta quindi una condizione di procedibilità, nel senso che il giudizio non si può avviare senza averla svolta preventivamente. L'improcedibilità deve essere eccepita dal convenuto a pena di decadenza o rilevata d'ufficio dal giudice, non oltre la prima udienza. Il giudice, in questo caso, assegna alle parti il termine di quindici giorni per la presentazione dell'istanza di accertamento tecnico o di completamento dello stesso. Acquisita la consulenza, il giudice fissa, con decreto, un termine perentorio non superiore a trenta giorni entro il quale le parti devono dichiarare, con atto scritto depositato in cancelleria, se intendono contestare le conclusioni del consulente tecnico dell'ufficio. A questo punto si

aprono due possibilità: il ricorrente e l'ente previdenziale accettano il risultato della perizia; il ricorrente e/o l'ente previdenziale contestano il risultato della perizia;
nel primo caso, il giudice, entro trenta giorni, omologa con decreto l'accertamento del requisito sanitario presentato nella relazione del consulente: il decreto è inappellabile e quindi l'INPS (o altro ente previdenziale chiamato in causa) è tenuto entro il termine di 120 giorni al pagamento delle prestazioni, se previsto dal decreto del giudice. L'accettazione da parte di entrambe le parti risultato della consulenza ha il valore di un accordo, pur non essendo una conciliazione in senso proprio. Le parti, anziché trovare un accordo con la mediazione del giudice, si rimettono al parere del consulente. Il decreto non è impugnabile né modificabile. In alternativa alla omologazione, il giudice potrebbe (articolo 196 codice di procedura civile) disporre una nuova consulenza e, per gravi motivi, la sostituzione del consulente. Rientra, infatti, nei suoi poteri discrezionali la valutazione dell'opportunità di disporre indagini tecniche suppletive od integrative, di chiedere chiarimenti al consulente, o di disporre la sua sostituzione e l'esercizio di tale potere, così come il mancato esercizio, non è censurabile in Corte di Cassazione;
nel secondo caso, la parte che abbia dichiarato di contestare le conclusioni del consulente tecnico dell'ufficio deve depositare, presso lo stesso giudice, entro il termine perentorio di trenta giorni dalla dichiarazione di dissenso, il ricorso introduttivo, specificando, a pena di inammissibilità, i motivi della contestazione. In questo caso, quindi, andato fallito il tentativo di accordo, la controversia prosegue nelle forme usuali, pur subendo il pesante condizionamento della consulenza tecnica d'ufficio. Va detto, infatti, che il ruolo dei consulenti tecnici d'ufficio diviene, in entrambi i casi, troppo pesante, anche tenendo conto della composizione assai variegata della categoria, che non comprende solo medici legali o specialisti e del fatto che non hanno il ruolo di terzietà ricoperto dal giudice;
la sostanziale novità è data dal fatto che la successiva sentenza non è soggetta ad appello: se ha un senso (nei limiti sopra detti) che una volta accettati i risultati della consulenza tecnica d'ufficio, non sia possibile presentare ricorso, è difficilmente condivisibile che sia inappellabile l'eventuale sentenza di primo grado, resa, in definitiva e pur nell'ambito della valutazione del giudice, sulla base della stessa consulenza. In questo caso, si priva il cittadino di un diritto di appello previsto per gli altri tipi di contenzioso. L'articolo 3 della Costituzione riconosce a tutti i cittadini pari dignità sociale e uguaglianza di fronte alla legge e l'articolo 24 stabilisce che tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi, e che la difesa è un diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento -:
se non ritengano opportuno, al fine di ridurre il contenzioso giudiziario e quindi la durata delle cause, assumere iniziative normative affinché, anziché attribuire ad un organo come il consulente tecnico d'ufficio un tale potere, siano reintrodotte forme, anche obbligatorie, di ricorso amministrativo.
(2-01406)
«Schirru, Berretta, Codurelli, Gnecchi, Pes, Fadda, Miglioli, Baretta, Sbrollini, Gatti, Bellanova, Zunino, Argentin, Viola, Melis, Marrocu, Damiano, Siragusa, Mastromauro».

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

ROSATO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
tra Libia, l'Egitto e la Tunisia gruppi di militanti salafiti si sono resi protagonisti

di una lunga serie di atti violenti tra cui anche la profanazione di tombe e lapidi dei soldati cristiani ed ebrei presenti in terra libica, di santuari o moschee o altri luoghi delle comunità appartenenti alla tradizione islamica sufi, alla minoranza musulmana ibadita, alla tradizione sciita e alla tradizione baha'i;
come riportato da fonti di stampa inglesi, nel rapporto della Commonwealth War Graves Commission, il 24 e 26 febbraio 2012 una fazione riconducibile ai salafiti sarebbe entrata in azione nel cimitero della seconda guerra mondiale e nel cimitero di guerra britannico di Bengasi;
stando al rapporto, il gruppo di salafiti nella sua irruzione, ripresa anche da alcune telecamere, ha distrutto le lapidi e le croci e gli altri simboli religiosi;
il governo transitorio, il Consiglio nazionale transitorio, ha già presentato le scuse all'Italia e al Regno Unito per le profanazioni avvenute e ha annunciato che i responsabili saranno perseguiti;
anche a seguito delle profanazioni del 24 e 26 febbraio 2012, preoccupa l'escalation di violenze ad opera dei seguaci salafiti in particolare ai danni dei cristiani ed europei del nord Africa -:
quali ulteriori iniziative il Governo intenda intraprendere, nelle sedi europee ed internazionali, per contenere le manifestazioni di violenza nei confronti dei cristiani, degli appartenenti ad altre religioni e dei loro simboli e luoghi di culto nel nord Africa;
se, a rispetto questi specifici episodi avvenuti nei cimiteri militari, il Governo abbia preso contatto con le autorità libiche, anche al fine di avere evidenza dei nominativi delle tombe profanate, così da trasmetterli a Onorcaduti.
(4-15282)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in occasione della comunicazione del Governo in Commissione ambiente, il 6 marzo 2012, In merito ai danni ambientali, alla messa in sicurezza e al recupero dei fusti tossici caduti in mare a seguito dell'incidente avvenuto al largo dell'isola della Gorgona con perdita In mare da parte della M/N Eurocargo Venezia di due semirimorchi contenenti sostanze pericolose in fusti, in data 17 dicembre 2011, il Sottosegretario Fanelli ha fornito una ricostruzione puntuale dei fatti e ha illustrato le operazioni programmate e attivate per minimizzare gli impatti sull'ambiente;
la relazione ha fatto finalmente chiarezza sul numero dei fusti dispersi in mare, affermando che «dei 224 fusti imbarcati a Catania, 26 sono giunti a Genova, e pertanto la quantità di prodotto caduta in mare, pari a 198 contenitori, può stimarsi in un totale di circa 33-34 tonnellate»;
si è inoltre confermata la tossicità dei fusti: tuttavia non è stata affrontata la questione del trasporto di quanto prodotto dalla raffineria della ISAB s.r.l. (Priolo Gargallo, Siracusa il 3 luglio 2009), di proprietà della ERG e della LUKOIL (Russia) -:
se sia confermato che il produttore sia la raffineria della ISAB s.r.l. e quale sia il nome del trasportatore dei rifiuti imbarcati sulla Eurocargo Venezia;

quale sia codice CER del rifiuti riportato nei documenti di trasporto dei rifiuti;
quale sia la località e la denominazione del gestore dell'impianto finale di trattamento del rifiuti pericolosi;
se rimpianto finale si trovi all'estero, se vi sia e quali siano gli estremi della notifica di esportazione dei rifiuti validata dall'autorità competente italiana;
quale sia la quantità totale dei rifiuti inviati sempre dallo stesso produttore via mare e verso quali impianti di trattamento finale nel 2011 con la denominazione delle navi e le rotte seguite;
quale sia la quantità di rifiuti da spedire nel 2012 da parte dello stesso produttore;
quale sia il mezzo di trasporto previsto per i rifiuti una volta sbarcati a Genova e fino alla destinazione finale.
(4-15285)

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DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:

BURTONE. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il processo di dismissione in atto nella difesa sta destando non poche preoccupazioni sul territorio di Catania;
le principali riguardano il futuro del centro documentale per il quale sembrerebbe essere prevista la chiusura;
anche per il 62 RGT Sicilia sembrerebbe essere previsto o l'accorpamento al comando brigata Aosta di Messina o addirittura la chiusura;
è evidente che un processo così grande di smobilitazione suscita grandi preoccupazioni in città per l'impatto occupazionale e per il destino delle aree interessate -:
quale sia il futuro del centro documentale e quale sia il destino della caserma Sant'Angelo Fulci e della Caserma Sommaruga di Catania, ovviamente avendo ben presente che sarebbe inaccettabile una penalizzazione del territorio di fronte a un simile processo di razionalizzazione.
(5-06364)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:

SCHIRRU, FADDA e MARROCU. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. - Per sapere - premesso che:
come si legge dal bando di concorso dell'Agenzia delle entrate, «la prova d'esame della selezione pubblica per l'assunzione di 220 unità per la seconda area funzionale, fascia retributiva F3, profilo assistente, destinate ai Centri operativi e ai Centri di Assistenza Multicanale, avrà luogo presso i locali della Fiera di Roma, via Portuense n. 1645, Roma, padiglione 11, secondo il calendario che va dal 17 aprile 2012 al 10 maggio 2012. Eventuali variazioni al diario d'esame saranno pubblicate con apposito avviso sul sito Internet dell'Agenzia delle Entrate www.agenziaentrate.it in data 30 marzo 2012. Resta a carico dei candidati l'onere di una verifica in tal senso sul predetto sito»;
la procedura di selezione prevede le seguenti fasi: a) prova oggettiva attitudinale; b) prova orale;
il totale dei 220 posti è così diviso:
a) n. 80 posti per il centro operativo di Cagliari; b) n. 40 posti per il centro operativo di Venezia; c) n. 40 posti per il centro di assistenza multicanale di Cagliari; d) n. 20 posti per il centro di assistenza multicanale di Pescara; e) n. 20 posti per il centro di assistenza multicanale di Torino; f) n. 20 posti per il centro di assistenza multicanale di Venezia;

il candidato che non si presenta nel giorno, luogo ed ora stabiliti è escluso dalla prova;
tra le sedi nelle quali si svolgeranno le prove concorsuali non ne è stata prevista una dislocata in Sardegna, nonostante sia regione destinataria di ben 120 posti;
di norma, laddove per una regione erano previsti dei posti, non si seguivano i vecchi sistemi con una unica sede a Roma;
tale decisione mette in oggettiva difficoltà i candidati che provengono proprio dalla regione Sardegna, cui potrebbe essere esclusa a priori la partecipazione, al concorso: sia per la condizione di insularità di cui la regione risente, con le relative spese di trasporto, sia per la grave crisi che investe molte famiglie del territorio, di fatto impossibilitate a sostenere i costi di viaggio e pernottamento nella capitale per i propri figli. Con un'aggravante in termini di costi data dallo svolgersi in più giorni della prova attitudinale (16 giorni tra il 17 aprile e il 10 maggio) -:
quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere affinché una sede di concorso possa essere individuata in Sardegna, data l'alta destinazione di posti alla regione stessa;
quali iniziative possano essere attuate affinché lo svolgimento delle prove concorsuali sia regionalizzato e possa dare pari e uguali opportunità di partecipazione ai giovani di tutto il territorio nazionale.
(4-15280)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

DELFINO, DIONISI e COSTA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la ormai annosa vicenda relativa alla realizzazione delle varianti di Demonte, Aisone e Vinadio, nonostante le numerose sollecitazioni delle istituzioni locali e nazionali, non è ancora giunta ad una svolta;
a sostegno delle amministrazioni locali interessate, più volte intervenute per avere informazioni puntuali e certe sui tempi e sui costi relativi alla realizzazione dell'opera, si è costituito un comitato denominato «SI DAV» (Demonte-Aisone-Vinadio) per sollecitare sia la provincia di Cuneo sia la regione Piemonte a reperire le risorse necessarie per il progetto definitivo e rispettare gli impegni assunti e gli sforzi compiuti fino ad oggi;
l'aver avanzato la richiesta di un'ipotesi progettuale alternativa da parte della provincia e della regione e la costante incertezza circa la disponibilità effettiva delle risorse necessarie hanno di fatto messo in discussione la realizzazione dell'opera in tempi brevi;
più volte e in diverse occasioni è stato ribadito quanto quest'opera rappresenti un intervento prioritario per il territorio, che continua ad essere congestionato dai traffico pesante in costante aumento, e soprattutto per gli edifici dei centri abitati sui quali sono evidenti i danni strutturali provocati dalle continue vibrazioni che si riscontrano al passaggio dei mezzi pesanti;
il predetto Comitato «SI DAV» ha denunciato le risposte evasive ricevute e lo scarso impegno dimostrato in questi anni da parte della regione Piemonte e dalla provincia di Cuneo, che hanno di fatto mortificato la disponibilità al dialogo e al confronto degli amministratori locali interessati e dei cittadini stessi;
il medesimo comitato ritiene che gli sforzi compiuti negli anni passati e le positive convergenze manifestate sulla prima ipotesi progettuale per le circonvallazioni in questione non possono essere accantonate da logiche incomprensibili che di fatto generano solo gravi e inspiegabili

ritardi nella realizzazione di interventi infrastrutturali di cui il territorio ha fortemente bisogno -:
alla luce della situazione sopraillustrata, quale sia lo stato dell'ipotesi progettuale alternativa avanzata dalla regione Piemonte e dalla provincia di Cuneo e quale sia la relativa valutazione dell'Anas, nonché quali siano le effettive risorse disponibili per la progettazione e la realizzazione di questa ipotesi progettuale alternativa;
se l'Anas abbia quantificato l'entità dei costi previsti per tale ipotesi alternativa e se sia, in termini di costi e tempi di realizzazione, effettivamente più vantaggiosa rispetto al primo progetto, già oggetto di parere favorevole da parte della conferenza di servizi e sul quale vi è una larga convergenza sia degli enti locali interessati sia della stessa popolazione;
se non ritenga necessario assumere, per quanto di competenza, una urgente iniziativa per definire un accordo, tra tutti i soggetti interessati, che permetta la realizzazione delle varianti di Demonte, Aisone e Vinadio in tempi certi, tenuto conto dei grandi ritardi già accumulati per le opere in questione.
(5-06365)

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INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
la prefettura di Modena, ufficio territoriale del Governo, per l'affidamento della gestione del centro di identificazione ed espulsione di Modena con capienza di 60 posti disponibili e, di conseguenza, per l'affidamento dei contratti per le forniture ed i servizi necessari che rientrano nell'ambito dell'allegato IIB della direttiva 2004/18/CE e del corrispondente allegato IIB del codice dei contratti pubblici adottato con decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 e successive modificazioni e integrazioni, ha emanato avviso pubblico di bando di gara mediante l'applicazione del criterio del prezzo più basso (articolo 82 del decreto legislativo 12 aprile 2006 n. 163) alla ditta che avrà presentato il ribasso più alto per costo giornaliero per ospite assistito;
l'appalto sarà affidato all'impresa partecipante che avrà presentato l'offerta più vantaggiosa per l'amministrazione unicamente in base al prezzo più basso. Si è stabilito, come prezzo posto a base d'asta, l'importo di euro 30,00 oltre IVA, quale corrispettivo giornaliero per ospite assistito;
l'appalto ha per oggetto la fornitura dei servizi, di seguito elencati, relativi al funzionamento e alla gestione dei centri di accoglienza e più precisamente:
a) servizio di gestione amministrativa e di minuta sussistenza e manutenzione:
1) registrazione ospiti secondo le direttive impartite dall'amministrazione, e custodia di effetti e risparmi personali dei medesimi;
2) registrazione dei visitatori, con annotazione degli estremi del provvedimento autorizzativi;
3) tenuta del magazzino, con relativi registri di carico, scarico, rimanenze e insussistenze, sia dei materiali acquistati dal gestore, sia di quelli eventualmente affidati dalla prefettura;
4) controllo e verifica delle utenze telefoniche, elettriche, idriche, gas e combustibile per riscaldamento;
5) forniture economato (beni di facile consumo, cancelleria e altro) e servizio di provvista, all'esterno della struttura, di beni per le esigenze degli ospiti ed a loro spese;
6) tenuta di un'apposita scheda su supporto informatico dei dati relativi ai richiedenti asilo;

7) registrazione, in un apposito registro, delle entrate e uscite giornaliere degli ospiti i quali devono essere dotati di un apposito tesserino contenente i dati anagrafici e la foto del titolare;
b) servizio di assistenza generica alla persona:
1) mediazione linguistica/culturale;
2) servizio di informazione sulla normativa concernente l'immigrazione, i diritti e doveri e la condizione dello straniero;
3) orientamento generale sulle regole comportamentali all'interno della struttura nonché sull'organizzazione del centro;
4) distribuzione, conservazione e controllo dei pasti;
5) servizio di barbieria;
6) servizio di lavanderia;
7) assistenza, ove necessario, ai bambini e ai neonati;
8) altri servizi di assistenza generica alla persona;
c) servizio di assistenza sanitaria:
1) screening medico d'ingresso e conseguente compilazione di una scheda sanitaria per ciascun ospite;
2) primo soccorso sanitario, espletato in apposito presidio medico, allestito all'interno della struttura, adeguatamente fornito di quanto necessario per le cure ambulatoriali urgenti ed organizzato con la presenza di personale medico e paramedico che garantisce l'assistenza fino all'eventuale ricovero presso strutture del servizio sanitario nazionale. A richiesta della prefettura il primo soccorso viene prestato anche sui luoghi di sbarco;
3) eventuali trasferimenti presso strutture ospedaliere saranno effettuati secondo quanto previsto ex articolo 34 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286;
d) servizio di pulizia e igiene ambientale:
1) pulizia dei locali diurni e notturni, uffici ed aree comuni;
2) disinfezione, disinfestazione, derattizzazione e deblattizzazione delle superfici;
3) raccolta e smaltimento rifiuti speciali;
4) raccolta di liquami proveniente dalla rete fognaria interna non collegata alla rete comunale;
5) cura aree verdi;
e) fornitura dei seguenti beni:
1) pasti;
2) effetti letterecci;
3) prodotti per l'igiene personale;
4) vestiario;
5) generi di conforto;
è, ad avviso degli interpellanti, del tutto evidente che il criterio del prezzo più basso applicato ai bandi per la gestione dei centri di identificazione ed espulsione, centri di soccorso e prima assistenza, centri di accoglienza e centri di accoglienza per richiedenti asilo non può garantire le condizioni minime per l'accoglienza dei cittadini stranieri e provocherà un deterioramento delle già precarie condizioni dei trattenuti;
il criterio del prezzo più basso potrebbe configurarsi come un impedimento alla partecipazione al bando di affidamento della gestione dei centri di accoglienza da parte delle aziende che offrono maggiori garanzie di affidabilità e più radicate nel territorio di pertinenza e potrebbe invece favorire l'accesso ad organizzazioni non idonee e inesperte, se non addirittura affiliate alla criminalità -:
se non si ritenga di provvedere urgentemente all'immediata sospensione dell'avviso di bando di gara emanato dalla prefettura di Modena;

se non sia necessario e urgente rivedere i criteri dei bandi di gara previsti per i contratti in scadenza per la gestione dei centri di identificazione ed espulsione, centri di soccorso e prima assistenza, centri di accoglienza e centri di accoglienza per richiedenti asilo su tutto il territorio nazionale al fine di tutelare la dignità delle persone ospitate, con particolare riferimento alle donne, ai bambini e ai minori non accompagnati, ai portatori di handicap, agli ammalati, agli anziani e di garantire livelli di servizi più corrispondenti alle reali necessità e bisogni delle persone trattenute;
se non sia urgente ripristinare il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa per i bandi di gara per la gestione dei centri di accoglienza previsto dall'articolo 83 del decreto legislativo n. 163 del 2006 che tiene conto della qualità del progetto di lavoro, dei requisiti tecnici, delle convenzioni con le istituzioni del territorio e di tutta una serie di migliorie offerte alla stazione appaltante;
se non si ritenga urgente assumere iniziative normative per modificare i tempi previsti per la reclusione oggi fissati a 18 mesi a seguito del decreto-legge 23 giugno 2011, n. 89;
se non si ritenga utile favorire scelte di metodo più corrispondenti alla tutela dei diritti umani dei cittadini stranieri trattenuti nei centri di identificazione ed espulsione, centri di soccorso e prima assistenza, centri di accoglienza e centri di accoglienza per richiedenti asilo.
(2-01405)
«Zampa, Miglioli, Brandolini, Schirru, Grassi, Garavini, Mazzarella, Castagnetti, Andrea Orlando, Arturo Mario Luigi Parisi, La Forgia, Melis, Marchignoli, Madia, Lo Moro, Villecco Calipari, Viola, De Torre, Zucchi, Mattesini, Santagata, Codurelli, Concia, Cuperlo, Bossa, Capano, Tullo, Giorgio Merlo, Mario Pepe (PD), Vannucci, Marini, Cuomo, Sbrollini, Verini, Boccuzzi, Pes, De Biasi, D'Incecco, Albini, Bucchino, Cardinale, Colaninno, Gatti, Lenzi, Miotto, Murer, Livia Turco».

Interrogazione a risposta orale:

BURTONE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella notte tra l'8 e il 9 marzo 2012 è stata data alle fiamme un'auto di grossa cilindrata all'interno del complesso turistico Porto Greco di Scanzano jonico in provincia di Matera;
l'incendio ha provocato danni come si evince dai lanci di agenzia anche alla reception della struttura ricettiva;
i vigili del fuoco hanno impiegato ben tre ore a spegnere l'incendio;
la struttura è ancora chiusa in vista della prossima stagione estiva;
non è la prima volta che accadono episodi analoghi e qualche settimana fa era stata data alle fiamme anche un'auto in prossimità del circolo velico di Policoro;
si tratta di episodi inquietanti per l'intera comunità del metapontino che non vanno assolutamente sottovalutati;
si sta parlando di uno dei comprensori più dinamici dal punto di vista economico dell'intera Basilicata, sia per quanto riguarda il settore turistico che per quanto riguarda l'agricoltura di qualità;
si tratta di un territorio a rischio infiltrazioni criminali esterne e non più terra di passaggio tra Puglia, Calabria e Campania -:
se e quali iniziative intenda attivare da subito il Governo per focalizzare maggiormente l'attenzione su quanto accade nel metapontino e dare risposte alla comunità in termini di maggiore sicurezza e controllo del territorio, affinché si stronchino sul nascere tentativi di infiltrazione criminale.
(3-02156)

Interrogazione a risposta scritta:

LARATTA, MARINI e OLIVERIO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nell'ambito delle manifestazioni della «Notte Piccante 2010», organizzate dall'amministrazione comunale di Catanzaro, si è svolta la manifestazione «Canzoni e sfide» al Teatro Politeama di Catanzaro, ripresa dalla RAI ed andata in onda il 29 dicembre 2010;
su di essa, ad un anno e mezzo di distanza, dopo le considerazioni di Roberto Saviano, si sono indirizzate polemiche velenose di esponenti del centrodestra catanzarese e nazionale volte a sollevare polveroni e discredito nei confronti dell'amministrazione comunale di centrosinistra di Catanzaro e del prestigioso teatro Politeama che, nello stesso anno, nell'ambito della rassegna «La grande musica per il cinema», aveva registrato la presenza di ben quattro premi Oscar con larghissima eco sulla stampa internazionale, nazionale e locale;
l'amministrazione comunale di centrosinistra, e per essa l'assessorato al turismo competente, ha fornito sulla vicenda i seguenti chiarimenti quanto di seguito:
per tale manifestazione nessuna deliberazione e nessun sostegno economico è stato a carico del comune di Catanzaro;
l'organizzazione che ha curato tutto l'evento in ogni sua fase organizzativa è esterna all'amministrazione comunale di Catanzaro che non è stata coinvolta in nessuna fase realizzativa dell'evento, compresi i partecipanti e gli invitati alla manifestazione medesima;
l'unico impegno è consistito nell'ospitare lo spettacolo al teatro Politeama e nel fornire vitto ed alloggio agli artisti presenti in alcuni alberghi della città, il tutto a carico esclusivo di sponsor privati;
pertanto, nessun obbligo contrattuale è mai stato assunto dalla giunta comunale di centrosinistra e dal suo sindaco nei confronti dell'associazione che ha curato l'evento come, inequivocabilmente, risulta dagli atti esistenti, per cui nulla è dovuto rispetto alle pretese, ad avviso degli interroganti ingiustificate, avanzate soltanto dopo quasi un anno dalla manifestazione;
pertanto, sia la giunta comunale di Catanzaro che la fondazione Politeama risultano essere assolutamente estranee a tutte le fasi organizzative dell'evento presentato, peraltro, dalla nota conduttrice televisiva Lorena Bianchetti;
a giudizio degli interroganti è palesemente scorretto, in quanto dettato dalla completa ignoranza dei fatti, strumentalizzare le considerazioni di Roberto Saviano;
nessuno del numeroso pubblico presente, comprese le autorità, potevano essere a conoscenza che una bambina sconosciuta e selezionata dalla produzione, come brava cantante, potesse avere parenti inquietanti, esponenti della criminalità organizzata;
tutte le artificiose polemiche poste in essere, nelle ultime settimane, da settori del centrodestra tendono a distrarre l'attenzione della pubblica opinione da fatti, questi sì inquietanti, che direttamente coinvolgerebbero esponenti di spicco della destra chiamati in causa da inchieste della magistratura, come quella da ultimo quella meglio conosciuta come inchiesta dei cosiddetti «omissis»;
risulta, pertanto, molto grave avere sollevato illazioni tendenziose su una amministrazione comunale che si è molto spesa per affermare, nei fatti, la cultura della legalità, allontanando e bonificando gangli delicati da presenza mafiose anche in considerazione del fatto che proprio il sindaco che ha guidato la Giunta di centro-sinistra, più volte minacciato di morte, come risulta da processi in corso, è stato peraltro insignito, dai massimi vertici dello Stato, di lusinghieri riconoscimenti al merito

in relazione all'impegno per l'affermazione della cultura antimafiosa in ogni ufficio ricoperto;
tutte le azioni di contrasto alle infiltrazioni mafiose operate dal sindaco e dalla giunta di centrosinistra sono facilmente rintracciabili sugli atti esistenti presso gli uffici comunali -:
se il Governo non intenda confermare che nessun soggetto pubblico, e tantomeno il comune di Catanzaro, ha avuto parte nella concreta organizzazione dell'evento descritto in premessa né ha elargito contributi di sorta;
se, visti quelli che appaiono chiaramente agli interroganti tentativi di rendere torbido il clima politico e di innescare di fatto una pericolosa «strategia della tensione», e anche in considerazione dell'imminente svolgimento della competizione elettorale relativa allo stesso comune di Catanzaro, il Governo non intenda adottare ogni iniziativa di competenza volta a contrastare efficacemente qualsiasi tentativo di condizionamento dell'amministrazione della «cosa pubblica» da parte della criminalità organizzata.
(4-15286)

...

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:

BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il tasso di natalità in Italia è pari a 1,41 figli per donna, tra i più bassi d'Europa. Anche l'occupazione femminile riporta dati scoraggianti: solo il 46,2 per cento delle donne residenti nel nostro Paese lavora, contro il 67,6 per cento degli uomini, e lo fa a condizioni che spesso non permettono la realizzazione del progetto di vita desiderato. Rinunciare alla carriera non facilita le nascite. Tutt'altro il rapporto tra l'insufficiente o cattiva qualità dell'occupazione e il calo della maternità è direttamente proporzionale;
per esporre un quadro generale della condizione femminile «nel mercato del lavoro in Italia, si può cominciare da questi dati, che da soli basterebbero a esprimere il ripiegamento nelle retrovie di un Paese sempre più arido e incapace di futuro. Per una ricercatrice, «La mancanza reale di prospettive rende le donne più insicure, timorose di perdere quel poco che sono riuscite a ottenere in campo lavorativo. Per questo preferiscono non rischiare, rinunciando a quei cambiamenti che potrebbero compromettere ulteriormente la loro situazione»;
gli effetti della crisi economica in atto hanno ulteriormente pregiudicato l'instabilità lavorativa delle donne. Le tendenze degli ultimi 4 anni descrivono il crollo dell'occupazione, sia femminile che maschile, unito all'aumento della disoccupazione e dell'inattività, ad essere penalizzate sono soprattutto le donne. Secondo i dati Istat, nell'ultimo trimestre del 2011 il tasso di disoccupazione femminile è infatti aumentato rispetto all'anno precedente, raggiungendo 9,9 punti percentuali. Il numero di donne disoccupate è aumentato del 5,2 per cento su base annua. Il tasso di disoccupazione maschile si attesta, invece, al 7,6 per cento;
la crescita del numero di lavoratrici, avvenuta tra il 1996 al 2008, ha dunque subito un progressivo declino, con andamenti drammatici soprattutto nel Sud Italia. Qui le donne impiegate in un'attività sono soltanto il 30,8 per cento, contro il 55,6 per cento del Nord ovest e il 56,9 per cento del Nord est. Tale arresto complessivo si è abbattuto come una scure su tutti i rapporti contrattuali, dal tempo determinato e quello indeterminato. Crescono, invece, il lavoro a chiamata e quello intermittente, sintomo di una precarizzazione del legame tra dipendente e impresa. La condizione di inattività, propria di chi non partecipa al mercato del lavoro, ri

guarda il 37,8 per cento della popolazione italiana, rispetto a una media europea pari a circa il 9 per cento in meno;
la percentuale di donne inattive è del 48,9 per cento, con punte che raggiungono il 63,7 per cento a Sud, conto il 40,7 per cento del Centro nord. Gli uomini che soffrono tale condizione sono il 26,8 per cento. Sempre la ricercatrice ha affermato che «In un contesto in cui nemmeno il lavoro degli uomini è più al riparo bisognerebbe capire che creare migliori opportunità occupazionali costituirebbe un valore economico e sociale per l'intera collettività. Oggi la possibilità di mantenere costanti i livelli di consumo si lega alla facoltà delle famiglie di poter contare su due stipendi. I rischi che corrono i nuclei monoreddito in cui, nella quasi totalità del casi sono le donne a non lavorare, possono portare a tagli sulla spesa anche molto rilevanti»;
nel 37,2 per cento delle coppie in cui la donna ha un'età compresa tra i 25 e i 54 anni, resiste una suddivisione del compiti di tipo tradizionale in cui l'uomo lavora fuori casa, e la donna si dedica alle faccende domestiche. Altrove, in Svezia ad esempio solo il 10 per cento delle famiglie adotta questo tipo di ripartizione delle mansioni. Il 69,5 per cento delle coppie italiane, in ogni caso, preferirebbe un modello in cui entrambi lavorino fuori casa. Sulla questione incide negativamente la mancanza di politiche di welfare che sollevino le donne dal compito di cura e assistenza in ambito familiare, consentendo loro di poter dedicare tempo ed energie a una professione;
per la ricercatrice «Offrire servizi idonei comporterebbe come effetto immediato la riduzione delle incombenze che abitualmente sono di competenza femminile. Senza contare che ciò creerebbe occasioni di lavoro di cui proprio le donne potrebbero avvantaggiarsi». Per le donne italiane la conciliazione tra vita privata e lavorativa si ottiene a costo di rinunce e di un notevole affanno quotidiano. Il 17,7 per cento delle donne senza distinzione tra Centro nord e Meridione, ritiene che i modi e i tempi dell'organizzazione del lavoro costituiscano un limite al loro inserimento occupazionale;
oltre al problema della carenza di posti di lavoro che coinvolge la popolazione italiana nel suo complesso, le donne indicano come ulteriori ostacoli la mancanza di servizi e di sostegni economici alle famiglie. A livello normativo, la legge n. 53 dell'8 marzo 2000 promuove l'istituzione di congedi parentali che coinvolgano di più i padri, appoggia la flessibilità degli orari di lavoro, esorta gli enti locali ad attuare politiche attive che rendano più semplice, per le donne, conciliare i tempi da dedicare al lavoro, alla famiglia e alla formazione professionale. Nella realtà, però, la mancanza di interventi pubblici, unita a un'impostazione culturale che vede i maschi italiani ancora poco collaborativi in ambito domestico, sovraccarica le donne di responsabilità, sia dentro sia fuori casa;
l'Istat calcola che il 77,1 per cento del tempo dedicato alle occupazioni domestiche e familiari è affidato alle donne. La percentuale scende appena al 73,8 per cento nel caso in cui si tratti di una lavoratrice impegnata fuori casa. «Tutto il lavoro più impegnativo di cura familiare e domestica grava su di noi - sostiene Altieri -. Questo rende molto più difficile non solo l'inserimento nel mercato del lavoro, ma anche la possibilità di far carriera. È ancora molto radicato lo stereotipo di genere, secondo il quale se sei donna, e dunque potenzialmente madre, sei meno adatta a ruoli di responsabilità». Sono ancora numerose le donne che dipendono economicamente dagli uomini, in parte perché disoccupate o inattive, in parte perché vengono pagate poco o meno dei colleghi maschi;
soprattutto in alcuni settori, a parità di mansione, le donne percepiscono una retribuzione inferiore a quella degli uomini. Nel campo delle attività immobiliari, dell'informatica e dei servizi alle imprese, lo stipendio di una lavoratrice può arrivare

a pesare il 30,3 per cento in meno. Nell'industria manifatturiera e nelle attività di intermediazione monetaria, la differenza va dal 18 al 20 per cento. Tale discriminazione è presente, sebbene in misura più contenuta, anche nel settore pubblico. In questo ambito, le dipendenti possono ricevere una busta paga più misera del 6,7 per cento;
la disparità di trattamento economico è maggiormente diffusa nelle fasce meno scolarizzate della popolazione femminile. Questo incide negativamente anche sulla qualità del lavoro. Al Sud, per esempio, il tasso di instabilità occupazionale è del 33,8 per cento per le donne che si sono fermate alla licenza media (al Nord questo valore raggiunge il 12,1 per cento), contro il 15 per cento degli uomini con pari livello di istruzione. La percentuale tende a dimezzarsi quando le donne completano il ciclo di studi superiori. Dunque non sono soltanto la disoccupazione e la condizione di inattività a impedire l'indipendenza delle donne, ma anche un pregiudizio che le discrimina in quanto lavoratrici. L'autrice della ricerca così commenta: «Si tratta di uno scenario mai abbandonato nel nostro paese. Rispetto agli uomini le donne sono più coinvolte in forme di lavoro a scarsa tutela e con remunerazioni povere. Cresce la quota di italiane con contratti part time. Ma ciò, lungi dal favorire una migliore conciliazione tra vita privata e lavorativa, rappresenta invece uno dei tanti squilibri sorti per effetto della recessione»;
nella maggior parte dei casi si tratta di un tempo parziale involontario, che non offre garanzie di stabilità e di rispetto dei diritti. Se si lavora mezza giornata è perché non si è riusciti trovare un impiego a tempo pieno. Nel Centro nord si calcola che la volontarietà del part time riguardi circa il 50 per cento delle donne, mentre ai Sud questo valore è di 20 punti inferiore. Per quanto riguarda le condizioni delle giovani generazioni, il tasso di occupazione femminile è del 35,4 per cento, contro il 48,6 per cento di quello maschile. Solo per le laureate il rapporto con i colleghi tende a pareggiarsi. Nella fascia di età che va dai 18 al 29 anni rispetto a una situazione generale di mancanza di lavoro, non esistono forti disparità dipendenti dal sesso;
per l'autrice della ricerca, «Maschi e femmine sono ugualmente svantaggiati. Anzi: nelle fasce più scolarizzate, le ragazze sono in genere favorite in quanto dimostrano di avere una migliore preparazione, I problemi sorgono dopo, in occasione della maternità». Quando poi riescono a trovare lavoro, le giovani donne ottengono contratti a tempo determinato nel 34,8 per cento dei casi. I giovani nel 27,4 per cento. La differenza è ancora più significativa se il rapporto di lavoro è a tempo parziale, una condizione che riguarda il 31,2 per cento delle donne contro il 10,4 per cento degli uomini. Il 64 per cento delle giovani, però, esprime il carattere decisamente non volontario di questo vincolo orario;
per superare queste anomalie, la ricercatrice indica questa possibile soluzione: «Se non vi è una ripresa della domanda, non sarà possibile avere un mercato inclusivo. È necessario creare lavoro di qualità. Bisogna costruire percorsi di continuità occupazionale per le donne, attraverso politiche attive e un potenziamento del welfare. C'è una grande operazione culturale da affrontare, che riguarda l'educazione all'uguaglianza di genere, fin dal primi anni di età dei bambini, è un tema da trattare a scuola, ma anche all'interno della famiglia, perché siamo tutti individualmente coinvolti» -:
se quanto esposto in premessa corrisponda al vero e, nell'eventualità positiva, quali iniziative intendano porre in essere, eventualmente di natura normativa, per dare soluzione all'annoso problema delle donne e delle discriminazioni dalle stesse subite.
(4-15284)

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:

BELLOTTI. - AL Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il 5 dicembre 2011 la Guardia di finanza di Verona ha reso pubblico un grave fatto di frode che avrebbe interessato quantità rilevanti di prodotti biologici, rilevando nel proprio comunicato stampa che il sistema di certificazione in capo al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali avrebbe lasciato agire indisturbati per anni i truffatori;
alla data odierna, nonostante la gravità dei fatti e nonostante le evidenze documentali messe a disposizione anche dalla stessa Guardia di finanza, il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali non ha ancora reso pubblica una propria nota sui fatti e sulle reali quantità di prodotto interessato dalla frode, con questo alimentando incertezza sul mercato e dubbi sulla credibilità del sistema di controllo e certificazione in ambito europeo;
il caso di frode sta determinando forti tensioni sui prezzi di alcune materie prime, in particolare per quanto riguarda il comparto mangimistico e cerealicolo, con il rischio di compromettere anche la tenuta dei sistemi zootecnici ad essi collegati e nei quali l'Italia è leader in Europa con le conseguenti ricadute negative in termini economici e occupazionali;
il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali è l'autorità competente nazionale di settore ai sensi della normativa europea e nazionale vigente e, in quanto tale, è tenuta a precisi doveri di intervento tempestivo e di comunicazione nell'ambito della normativa europea vigente;
il settore biologico vede l'Italia leader in Europa per produzione ed esportazione e rappresenta una delle opportunità più interessanti per l'agricoltura italiana, considerato il costante aumento degli acquisti domestici e dell'export e il ruolo dell'Italia quale piattaforma logistica e commerciale per le produzioni dell'intera area mediterranea, senza trascurare il fatto che tale settore costituisce una delle eccellenze del made in Italy nel mondo e un'opportunità per grande parte dell'agricoltura italiana in vista della riforma della politica agricola comune -:
per quali motivi il Ministero a tutt'oggi non abbia ritenuto di dover diffondere una propria nota informativa sui fatti accaduti anche per rispondere alle preoccupazioni del mercato e a notizie di stampa che appaiono inesatte quali quelle apparse sul settimanale L'Espresso nella settimana di Natale 2011;
per quale motivo l'ispettorato centrale controllo qualità e repressione frodi del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, che sarebbe stato al corrente di fatti riferibili all'operazione della Guardia di finanza di Verona denominata «Gatto con gli Stivali» fin da gennaio 2010, o al più tardi, da agosto 2010, come risulta da atti dello stesso Ministero, non abbia attivato alcun intervento in tempo utile e in cooperazione con gli organismi di certificazione di settore per tutelare il mercato;
se sia vero che l'ispettorato centrale controllo qualità e repressione frodi del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali non ha trasmesso con immediatezza le informazioni in proprio possesso sulle imprese oggetto delle proprie verifiche e dell'indagine della Guardia di finanza al competente dipartimento del Ministero e agli organismi di certificazione autorizzati, impedendo così di fatto al sistema di certificazione di operare tempestivamente e correttamente e allo stesso Ministero di adempiere ai propri doveri di autorità competente nazionale di settore nei confronti della Commissione europea e degli altri Stati membri;

per quale motivo siano state ignorate dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali le informazioni fornite dagli organismi di certificazione autorizzati fin dalla seconda metà del 2010 riguardo alla presenza di certificati falsi e ai provvedimenti sanzionatori emessi, non attivando verifiche incrociate e a sistema in grado di bloccare tempestivamente i prodotti non conformi;
per quale motivo a tutt'oggi non esista un'unità di crisi o una cabina di regia nell'ambito dell'autorità competente nazionale di settore con i rappresentanti delle regioni, dei carabinieri del NAC e degli organismi di certificazione allo scopo di accelerare e mettere a sistema le operazioni di verifica tuttora in corso e condividere in tempo reale i provvedimenti da adottare, considerato che molte delle imprese indagate sono ormai fuori dal sistema di certificazione e tenuto conto della vastità della frode;
quali iniziative urgenti intenda prendere per sanzionare i dirigenti e funzionari eventualmente responsabili di questo stato di cose e per riorganizzare opportunamente le funzioni attinenti al ruolo del Ministero quale autorità competente nazionale di settore posto che il mancato adempimento tempestivo dei doveri dell'autorità competente nazionale di settore nei confronti della Commissione europea e degli altri Stati membri e il perdurare di una evidente disorganizzazione interna fra gli uffici preposti possono comportare il rischio di una procedura d'infrazione e determinano comunque una percezione di inefficienza e inaffidabilità di tutti i sistemi di certificazione di qualità regolamentata in capo al medesimo Ministero;
se sia vero che una della aziende indagate e pesantemente coinvolte nella frode è stata sottoposta al controllo diretto dell'elettorato centrale controllo qualità e repressione frodi per conto dell'organismo di certificazione BIOS, in quale periodo e con quali esiti;
per quale motivo l'azienda Sunny Land, considerata dalla Guardia di finanza il centro della frode, sia stata nell'elenco nazionale degli importatori direttamente gestito dall'ufficio SAQ X del Ministero anche per tutto il periodo delle indagini e nonostante le evidenze derivanti anche dalle informative scritte e verbali fornite dagli organismi di certificazione sulla situazione dell'operatore;
quali iniziative siano state intraprese dall'autorità competente nazionale di settore in ambito europeo e direttamente nei confronti delle autorità competenti della Germania e della Romania, considerato che le indagini della Guardia di finanza e le verifiche svolte dagli organismi di certificazione italiani hanno consentito di individuare una rilevante mole di certificati falsi tutti relativi a aziende rumene ed emessi dal medesimo organismo di certificazione tedesco con sede in Romania;
quali siano stati gli esiti dell'ispezione condotta dalla Corte dei conti europea sul sistema di certificazione del settore biologico a inizio 2011 con particolare riferimento all'operato dell'autorità competente nazionale di settore e al funzionamento del sistema di certificazione, anche in relazione a eventuali connessioni con l'indagine coordinata dalla procura di Verona;
per quale motivo nonostante il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali abbia affidato a ISMEA ormai quattro anni fa una somma complessiva superiore al milione di euro per la realizzazione di una piattaforma informatica per il settore biologico nazionale, non siano mai state accolte le richieste degli organismi di certificazione e delle rappresentanze di settore e delle imprese per sviluppare un progetto a sistema per il funzionamento del sistema di certificazione con tutti i soggetti interessati.
(4-15283)

TESTO AGGIORNATO AL 28 MARZO 2012

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

PEDOTO, LIVIA TURCO, BOSSA, D'INCECCO, LENZI, SBROLLINI, GRASSI e SARUBBI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
sovrappeso e obesità sono definiti dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) come condizioni di anormale o eccessivo accumulo di grasso corporeo che presenti un rischio per la salute;
secondo l'Organizzazione mondiale della sanità l'obesità rappresenta uno dei principali problemi di salute pubblica nel mondo, infatti sempre secondo i dati forniti dalla stessa Organizzazione globalmente nel 2008 1,5 miliardi di adulti (età maggiore di 20 anni) erano in sovrappeso. Di questi, 200 milioni di uomini e circa 300 milioni di donne erano obesi;
nel nostro Paese, sempre secondo l'Organizzazione mondiale della sanità gli obesi sarebbero circa 5 milioni; si tratta di un problema che, oltre ad avere un risvolto sanitario, l'obesità è causa di molte malattie cardiovascolari, metaboliche e scheletriche ha anche risvolti sociali; infatti, le persone obese sono spesso vittime di discriminazioni da parte dei media e dell'opinione pubblica;
in questo scenario desta particolare preoccupazione il crescente fenomeno dell'obesità infantile. Il rischio relativo per un bambino obeso di diventare un adulto obeso aumenta con l'età ed è direttamente proporzionale alla gravità dell'eccesso ponderale. Fra i bambini obesi in età prescolare, una percentuale dal 26 al 41 per cento sarà obesa da adulto, e fra i bambini in età scolare tale percentuale sale al 69 per cento. Nell'insieme, il rischio per i bambini obesi di divenirlo da adulti varia tra 2 e 6,5 volte rispetto ai bambini non obesi;
in Italia, l'ultima indagine del Ministero della salute, risalente ormai al lontano 2002, indica che all'età di 9 anni in città di Lombardia, Toscana, Emilia Romagna, Campania, Puglia e Calabria il 23,9 per cento dei bambini è in sovrappeso ed il 13,6 per cento è obeso, con netta prevalenza di una maggiore obesità nelle regioni del Sud (16 per cento a Napoli) rispetto al Nord (6,9 per cento a Lodi);
sicuramente il miglior trattamento contro l'obesità resta comunque la prevenzione anche se, sebbene tutti gli esperti concordino sull'importanza di questo approccio, c'è poca ricerca in questo settore e pochi studi che comparino l'efficienza delle diverse strategie d'intervento -:
alla luce dei fatti sopra esposti quali iniziative urgenti il Ministro intenda assumere affinché anche in Italia, come sta avvenendo negli altri Paesi europei, sia predisposta una campagna preventiva contro l'obesità ed i suoi rischi ed, in particolare, contro l'obesità infantile;
se il Governo non ritenga opportuno, vista ormai la vastità del fenomeno e la sua incidenza sull'intera popolazione, emettere proprie linee guida di riferimento per il trattamento e la prevenzione dell'obesità e del sovrappeso negli adulti e nei bambini.
(5-06366)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la legge 23 dicembre 1993, n. 548, recante: «Disposizioni per la prevenzione e la cura della fibrosi cistica», costituisce un punto di riferimento di tante altre patologie croniche e rare;
essa attribuisce una serie di compiti alle regioni, tra i quali la ricerca, l'inserimento sociale, scolastico e lavorativo, la formazione di personale qualificato, l'organizzazione di un servizio di ospedalizzazione

domiciliare e molti altri, oltre alle competenze in materia di cura e riabilitazione;
la fibrosi cistica è una malattia degenerativa e mortale per la quale non esiste ad oggi una cura;
mentre la ricerca va avanti, ci si sforza di combattere i sintomi e la speranza di vita è passata da meno di 6 anni degli anni '60 ai quasi 40 odierni;
la legge n.548 del 1993 è finanziata, in misura inefficiente, con complessivi 4.390.000 euro a valere sul fondo sanitario nazionale, dei quali 3.100.000 per l'assistenza e 1.290.000 per la ricerca, ripartiti tra le regioni in base al numero dei malati e degli abitanti e le già esigue risorse non sono mai state rivalutate, mentre i pazienti sono raddoppiati;
per consentire un'adeguata assistenza le associazioni di volontariato contribuiscono con borse di studio, contratti ed altre attività per circa 1.600.000 euro, pari ad oltre il 50 per cento di quanto erogato dallo Stato per la sola assistenza;
questo stato di cose, anche se imperfetto, ha portato l'Italia a ottimizzare le risorse riducendo i costi e ad essere il Paese in Europa con la migliore sopravvivenza (età media 21,13 anni, contro 15,71 della Francia, 18,71 dell'Inghilterra, 17,63 della Germania, 12,4 della Grecia, secondo dati forniti dal Registro europeo dei pazienti con fibrosi cistica);
nei prossimi giorni la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano discuterà il patto per la salute 2013-2015, discussione all'interno della quale si introduce la possibilità di abolire la quota di finanziamento del fondo sanitario nazionale finalizzato a fibrosi cistica, AIDS, e altro, con relativa messa a disposizione delle regioni delle risorse dedicate a tali patologie nel fondo indistinto;
il finanziamento dello Stato con i fondi finalizzati rappresenta una parte inferiore al 40 per cento di quanto la maggioranza delle Regioni spendono per la fibrosi cistica e che dovranno comunque continuare a spendere, anche se in misura ridotta per i tagli che verranno introdotti;
per una piccola minoranza di regioni tali fondi rappresentano invece una quota sotto la quale è impossibile scendere per offrire un minimo di assistenza, comunque inadeguata, ai pazienti affetti da fibrosi cistica;
senza un finanziamento specifico una normativa avanzata come quella recata dalla legge 23 dicembre 1993, n. 548, che non ha ancora trovato piena applicazione ma che ha comunque portato in Italia enormi benefici sia in termini di organizzazione, che di risparmi, e non ultimo in termini di prolungamento della durata della vita dei pazienti, sarà di fatto svuotata di significato -:
quali iniziative di competenza intendano assumere i Ministri interrogati affinché si escluda, nella discussione sul patto per la salute 2013-2015, la possibilità che la quota di finanziamento del fondo sanitario nazionale finalizzata alla fibrosi cistica sia cancellata, finendo nel fondo indistinto;
se intendano assumere ogni iniziativa di competenza volta a rifinanziare, in misura sufficiente, le attività destinate alla cura dei pazienti affetti da fibrosi cistica e la ricerca finalizzata a sconfiggere questa malattia.
(5-06367)

Interrogazione a risposta scritta:

ARGENTIN, FONTANELLI, LIVIA TURCO, BUCCHINO, D'INCECCO, PEDOTO e SBROLLINI. - Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'integrazione tra servizi sanitari e servizi socio assistenziali è uno dei temi essenziali di ogni politica sociale. Si tratta di un tema storicamente complesso che non ha ancora trovato soluzione definitiva, al

di là di ottimi esempi di collaborazione e lavoro integrato che hanno prodotto significativi risultati, in ordine sia ai diversi assetti istituzionali dei due comparti sia ad alcuni nodi critici, tra i quali, la differenza di dimensione finanziaria tra sanità ed assistenza, l'impostazione manageriale delle aziende sanitarie informata all'efficienza produttiva ed alla competitività, che mal si concilia con il fronte del «bisogno socio sanitario» che non prevede, tranne che in rarissime situazioni, un soddisfacimento compiuto e, conseguentemente, la chiusura della presa in carico;
con la riforma federale si sarebbero dovuti definire:
i livelli essenziali di assistenza sanitari, ovvero le prestazioni sanitarie vere e proprie, a carico del sistema sanitario nazionale;
i livelli essenziali di assistenza socio-sanitari a prevalenza sanitaria, ovvero le prestazioni che, pur mantenendo connotati di assistenza sanitaria (necessità della struttura ospedaliera o ambulatoriale, intervento del medico, somministrazione di farmaci, e altro), coinvolgono anche aspetti di assistenza sociale (forme di sostegno a domicilio durante la convalescenza, prestazioni di riabilitazione, prestazioni di assistenza continuata post acuzie, e altro);
i livelli essenziali di assistenza socio-sanitari a prevalenza sociale, ovvero le prestazioni per le quali è centrale la componente sociale (sostegno inabilità/invalidità acquisite, contrasto povertà/indigenza, aiuti a nuclei familiari numerosi, prevenzione in senso lato, e altro), cui fa da corredo/complemento una forma di assistenza sanitaria (assistenza infermieristica a domicilio, risoluzione di problematiche acute che spesso accompagnano la non autosufficienza, analisi diagnostiche/specialistiche periodiche, e altro);
i liveas, i livelli essenziali assistenziali, in cui rientrano tutte le forme di sostegno monetario e/o in-kind per fronteggiare esigenze specifiche del singolo o della famiglia;
a tutt'oggi, tali definizioni non sono state fatte e la mancanza di tale strumento fa sì che manchi l'integrazione non solo tra i soggetti che devono erogare le prestazioni ma anche tra le varie prestazioni, siano esse sanitarie e o sociali, con grave disagio per il cittadino che non ottiene una reale presa in carico da parte delle istituzioni;
nonostante l'importanza di sviluppare e governare le prestazioni sociali, consapevoli che esse costituiscono un unico tessuto connettivo, molto poco si conosce, ad oggi, dell'universo delle prestazioni socio-sanitarie e assistenziali effettivamente erogate dagli enti locali, e anche di quelle eventualmente erogate dalla stessa regione all'esterno del Servizio sanitario nazionale. Non esiste una banca dati integrata di riferimento. Non si è mai provveduto a una ricognizione dei fabbisogni e delle risorse a loro dedicabili in maniera strutturale -:
quali iniziative urgenti, nel rispetto delle competenze di tutti i soggetti coinvolti, il Governo intenda assumere affinché siano definiti nel più breve tempo possibile i livelli essenziali di assistenza socio-sanitari, al fine di pervenire ad un sistema integrato di servizi socio-sanitari in grado di prendere in carico la persona nel suo complesso.
(4-15281)

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Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-04839, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-04840, pubblicata nell'allegato B

ai resoconti della seduta del 9 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-04841, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-04844, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni e altri n. 4-09895, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 dicembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni e altri n. 4-10062, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 dicembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-10180, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 dicembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-10181, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 dicembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-10182, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 dicembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni e Chiappori n. 4-10400, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 gennaio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

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ERRATA CORRIGE

Interpellanza urgente Barbaro e Della Vedova n. 2-01394 pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 598 del 6 marzo 2012. Alla pagina 28572, seconda colonna, dalla riga ventiduesima alla riga ventiquattresima, deve leggersi: «per l'azione dell'Agenzia sono relativamente bassi; il budget 2011 è stato di 700 mila euro);» e non «per l'azione dell'Agenzia sono relativamente bassi; il budget 2011 è stato di 700 milioni di euro);» come stampato.

Interpellanza Di Cagno Abbrescia e altri n. 2-01401 pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 599 del 7 marzo 2012:
alla pagina 28618, prima colonna, alla riga quarantesima deve leggersi: «dal dicembre 2005 il signor Francesco» e non «al dicembre 2005 il signor Francesco», come stampato;
alla pagina 28618, seconda colonna, dalla riga quarta alla riga quinta deve leggersi: «a seguito di gravi irregolarità accertate durante la sua gestione, il Ministro» e non «a seguito di gravi irregolarità accertate durante la sua gestione, il Ministra», come stampato;
alla pagina 28619, seconda colonna, alla riga ottava deve leggersi: «ha tentato, in un modo che gli interpellanti giudicano» e non «ha tentato, che gli interpellanti giudicano», come stampato;
alla pagina 28621, prima colonna, alla riga diciassettesima deve leggersi: «seguito due successive ordinanze del» e non «seguito due successive disposizioni del», come stampato;
alla pagina 28623, prima colonna, dalla riga settima alla riga tredicesima deve leggersi: «dall'autorità portuale, denominata "Porti Levante Security", che si occupa di sicurezza nell'ambito portuale di cui lo stesso presidente dell'autorità portuale di Bari risulta contestualmente presidente; tale operazione ha consentito l'assunzione a»

e non «dall'autorità portuale, denominata "Porti Levante Security", di cui lo stesso presidente dell'autorità portuale di Bari risulta contestualmente al vertice della gestione della medesima società che si occupa di sicurezza nell'ambito portuale; tale "operazione" ha consentito l'assunzione a», come stampato;
alla pagina 28623, prima colonna, dalla riga ventitreesima alla riga venticinquesima deve leggersi: «un numero, secondo gli interpellanti, abnorme di assunzioni a tempo indeterminato, per chiamata diretta di unità di personale, i cui profili morali e professionali, per alcuni degli assunti, appaiono discutibili, in considerazione di condanne penali certificate e in evidente» e non «un numero, secondo gli interpellanti, abnorme di assunzioni a tempo indeterminato, per chiamata diretta, in evidente», come stampato;
alla pagina 28623, seconda colonna, dalla riga trentaseiesima alla riga trentottesima deve leggersi: «la gestione dei servizi portuali e delle conseguenti assunzioni avvenute, a giudizio degli interpellanti, in maniera tutt'altro» e non «la gestione dei servizi portuali e delle conseguenze assunzioni avvenute, a giudizio degli interpellanti, in maniera tutt'altro», come stampato;
alla pagina 28624, seconda colonna, dalla riga quarantaquattresima alla riga quarantaseiesima deve leggersi: «contenimento della finanza pubblica rispettati dal precedente Governo Berlusconi e di risanamento dei conti pubblici,» e non «contenimento della finanza pubblica rispettati dal precedente Governo Berlusconi, di risanamento dei conti pubblici,», come stampato.