XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 6 marzo 2012

TESTO AGGIORNATO AL 22 MARZO 2012

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
l'8 dicembre 2011, la Banca centrale europea ha lanciato due rifinanziamenti straordinari (LTRO, long term refinancing operation) a favore delle banche della durata di 36 mesi, allo scopo di garantire l'accesso alle liquidità agli istituti di credito, ampliando altresì la gamma di titoli che le banche possono fornire come collaterale, ossia come garanzia in cambio di liquidità, includendovi fra l'altro le Abs (asset-backed securities), i titoli garantiti da attivi come i mutui;
le due aste di rifinanziamento a 36 mesi si sono tenute rispettivamente il 21 dicembre 2011, con scadenza il 29 gennaio 2015, e il 29 febbraio 2012, con scadenza il 26 febbraio 2015, assegnando fondi a tasso fisso e ammontare illimitato alle banche e consentendo loro l'opzione di ripagare, in tutto o in parte, l'ammontare dopo un anno e successivamente secondo scadenze prefissate;
nella prima asta la Banca centrale europea ha erogato 489,19 miliardi di euro a favore delle banche commerciali che operano nell'area euro, mentre nell'asta di febbraio 2012 sono stati assegnati 529,53 miliardi di euro, ammontari che hanno oltrepassato le attese medie; gli istituti che hanno fatto richiesta sono stati, rispettivamente 523 e 800, incoraggiati dal Presidente della Banca centrale europea Mario Draghi e dalle banche centrali nazionali ad approfittare dell'offerta «senza alcun timore di suscitare sospetto», per evitare il credit crunch in atto e riparare i bilanci e i mercati, abbreviando i tempi della ripresa;
tra le ragioni dell'incremento delle richieste, oltre alla forte partecipazione anche di banche medio-piccole e ai minori timori di una ricaduta negativa in termini di reputazione, vi è la possibile partecipazione di soggetti non propriamente bancari: già i numeri della prima asta lasciavano pensare a una platea allargata, dal momento che normalmente le controparti che partecipano a operazioni di finanziamento sono circa 200, quindi le 523 dell'asta del 21 dicembre 2011 annoverano tra loro soggetti che non avevano mai usufruito dei programmi della Banca centrale europea, pur avendone diritto;
il 15 febbraio 2012, infatti, la casa automobilistica francese Peugeot - che controlla anche Citroen - aveva avanzato, attraverso la sua divisione bancaria Banque Psa, una richiesta di prestito collateralizzato alla Banca centrale europea, presentando a tal fine una garanzia superiore a 1 miliardo di euro per poter partecipare all'asta del 29 febbraio 2012; le medesime intenzioni avevano manifestato Volkswagen, Bmw e Siemens, anch'esse dotate di licenze bancarie per il credito al consumo, ovvero per i servizi finanziari che offrono ai clienti che comprano loro prodotti;
la partecipazione all'asta del 29 febbraio 2012 è stata confermata dalla Renault che ha acquisito un finanziamento per 350 milioni di euro circa attraverso la sua finanziaria Rci Banque, un'operazione dettata, per stessa ammissione della società, non per bisogno di liquidità ma per approfittare di tassi vantaggiosi; conferme sono giunte anche dalla Volkswagen;
si tratta di operazioni consentite, in quanto si tratta istituzioni finanziarie che devono rispondere a requisiti minimi di riserva attraverso i quali si garantiscono il diritto a partecipare alle operazioni di finanziamento, ma discutibili in una situazione economica come quella attuale;
la competitività dell'asta LTRO è tale da renderla una fonte alternativa di finanziamento a tassi estremamente vantaggiosi, visto che poi alcune aziende useranno come collaterale prestiti al consumo; va, tuttavia, ricordato che il credito che queste aziende ottengono a tasso d'interesse

bassissimo non si traduce in maggiore liquidità nel sistema, quindi in credito ad aziende e famiglie, ma in un «carry-trade industriale» a unico beneficio dell'azienda stessa, la quale ottiene finanziamenti per potenziare non solo nuovo credito al consumo verso nuovi clienti a tassi certamente più alti dell'1 per cento che paga alla Banca centrale europea, ma anche operazioni di ristrutturazione, potenziamento, fusione o partnership;
il fatto che operatori dell'economia reale e non del credito intervengano direttamente nel campo del rischio di operazioni di rifinanziamento porterà con sé l'ulteriore espansione della categoria di collaterale offerta e accettata dalla Banca centrale europea, abbassandone quindi lo standard e alimentando il rischio al rialzo della pressione inflazionistica nell'eurozona,


impegna il Governo


a promuovere in sede europea l'esclusione dalle aste della Banca centrale europea delle società finanziarie dei gruppi industriali, riservando tali aste ai soli istituti di credito, al fine di evitare un'alterazione della concorrenza e un ingiusto drenaggio di risorse finanziarie destinate a garantire liquidità alle imprese e alle famiglie.
(1-00902)
«Boccia, Galletti, Ventura, Maran, Baretta, Fluvi, Lulli, Gozi, Causi, Misiani, Marchi, Occhiuto, Ciccanti, Calgaro, Marco Carra».

TESTO AGGIORNATO AL 13 MARZO 2012

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
il Ministro interpellato, a margine di un convegno tenutosi nel mese di gennaio 2012 a Milano, ha annunciato la chiusura dell'Agenzia per il terzo settore, ente di emanazione governativa di diritto pubblico che opera dall'8 marzo 2002, e che, recentemente, si è contraddistinta per una efficace attività di vigilanza sul mondo del no profit in collaborazione con l'Agenzia delle entrate;
gli addetti ai lavori e i responsabili dell'Agenzia per il terzo settore non sono stati preventivamente informati dal Ministro della decisione presa, né hanno avuto delucidazioni circa modi e tempi di attuazione di questa;
la volontà di chiudere l'agenzia risponde alla legittima esigenza di razionalizzazione della spesa pubblica e all'indispensabile attività di risanamento dei conti pubblici, anche se il risparmio che si otterrebbe dalla cessazione delle sue attività sarebbe marginale (i costi sostenuti per l'azione dell'Agenzia sono relativamente bassi; il budget 2011 è stato di 700 mila euro);
l'Agenzia per il terzo settore, istituita con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 settembre 2000 come Agenzia per le organizzazioni non lucrative di utilità sociale, sulla base di quanto specificato nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 329 del 21 marzo 2001 - come modificato dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 51 del 26 gennaio 2011 -, esercita importanti poteri di indirizzo, promozione, controllo fiscale e giuridico sulle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, sui soggetti del terzo settore e sugli enti non commerciali;
presso l'Agenzia, che ha sede a Milano visto il ruolo svolto dalla Lombardia e da Milano nel terzo settore, lavorano al momento in regime di «prorogatio» 12 persone distaccate da regione Lombardia, provincia e comune (anziché le 35 secondo gli impegni iniziali) che non percepiscono alcun emolumento, se si eccettua un rimborso spese;

le associazioni di volontariato godono di un consenso altissimo presso la cittadinanza (l'ultimo rapporto Eurispes 2012 riporta un consenso pari al 77,4 per cento a testimonianza del prezioso lavoro svolto negli ultimi anni, quando hanno saputo sopperire alle carenze dell'apparato centrale dello Stato;
l'impresa sociale ha un notevole potenziale di sviluppo - sia in termini qualitativi che quantitativi -, come illustrato in un capitolo del rapporto del 2011 elaborato dal CNEL sul mercato del lavoro. Può contribuire a far uscire l'Italia dalla crisi economico-finanziaria, non solo perché alimenta coesione civile e diffonde educazione civile, ma anche perché produce servizi e crea occupazione;
il contributo dato dal mondo dell'associazionismo al welfare italiano è fondamentale, soprattutto se la tendenza è individuare un modello che non gravi sulle spalle del cittadino, ma lo sostenga -:
se non si ritenga opportuno aprire un tavolo di confronto con le parti interessate per condividere le scelte legate all'annunciata chiusura dell'Agenzia per il terzo settore e le relative modalità attuative;
se il Governo non intenda attivarsi al fine di reperire le risorse finanziarie necessarie a sostenere il mondo dell'associazionismo e del no profit, spazio di partecipazione democratica e di soggettività economica, sociale e politica.
(2-01394)
«Barbaro, Della Vedova».

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dell'interno, il Ministro per i beni e le attività culturali, per sapere - premesso che:
con l'interrogazione del 26 ottobre 2011, era stata richiesta al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare una circostanziata informativa sull'idoneità del sito di Riano quale sito di discarica alternativa a Malagrotta, sollecitando una verifica sulla legittimità dell'ordinanza prefettizia che aveva individuato detto sito;
nei giorni scorsi la procura della Repubblica di Roma ha formalizzato l'apertura di un procedimento penale sull'individuazione del sito di Riano; falso materiale e ideologico il reato ipotizzato: segnatamente, sarebbero state alterate le distanze tra il sito e le abitazioni per ricondurle nei limiti di legge; le attuali cave di tufo non sarebbero dismesse; la falda acquifera sarebbe riportata come di scarsa entità mentre è il principale approvvigionamento di tutta l'area circostante; gli asseriti emungimenti sperimentali della falda non sarebbero stati effettuati; tra l'altro il sito sarebbe localizzato all'interno di un'area definita ai sensi dell'articolo 23 tab B punto 4.8.2 delle norme del PTPR «paesaggio naturale di continuità» ove non è consentita la realizzazione di nuove discariche;
nell'ordinanza del 6 settembre 2011, con la quale il prefetto di Roma veniva nominato commissario straordinario per il superamento della situazione di emergenza ambientale legata alla gestione dei rifiuti, veniva disposto che il prefetto si sarebbe avvalso del supporto di due esperti «di chiara fama» nella materia;
tra i due esperti di chiara fama, il commissario provvedeva alla nomina dell'ingegner Pietro Moretti: dal relativo curriculum, tuttavia, si evince che le pertinenti esperienze professionali dell'ingegner Moretti sono quasi esclusivamente concentrate su iniziative in Campania svolte dalla società FIBE, in qualche caso al centro di inchieste giudiziarie per presunti illeciti ambientali;
con ordinanza del 19 giugno 2008, il Presidente del Consiglio dei ministri, «tenuto conto degli addebiti di natura penale a carico dei rappresentanti delle società FIBE spa e FIBE Campania spa, già affidatarie del servizio di smaltimento rifiuti nella Regione Campania», provvedeva al trasferimento delle relative competenze alle province della regione;

il prefetto, tuttavia, non ha ritenuto di attenersi ad analoghe considerazioni di opportunità, e ha nominato, quale esperto di fiducia, uno dei tecnici che avevano prestato attività professionale proprio nell'ambito delle iniziative in Campania richiamate nella citata ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri;
con provvedimento del 2 dicembre 2011, il prefetto incaricava la società CIDIEMME Engineering srl dell'esecuzione di tutte le attività propedeutiche alla progettazione della discarica nel sito di Corcolle, l'altro sito individuato insieme a Riano;
le attività commissionate alla CIDIEMME Engineering srl comportano anche indagini e valutazioni tecniche suscettibili di confermare l'idoneità del sito;
risulta, tuttavia, che l'ingegner Moretti sia uno dei soci della CIDIEMME Engineering srl, con la conseguenza che lo stesso ingegner Moretti, che aveva convalidato l'idoneità del sito di Corcolle, è ora chiamato, attraverso la propria società, a svolgere le indagini tecniche che dovrebbero confermare le proprie precedenti valutazioni;
risulta infatti dalla mozione approvata il 22 febbraio 2012 dal consiglio superiore dei beni culturali e paesaggistici che la discarica che dovrebbe essere realizzata in località Corcolle San Vittorino, che costituisce un patrimonio culturale e paesaggistico a valenza universale, annoverato tra i siti dell'Unesco si trova infatti all'interno di una zona in cui sussistono due vincoli archeologici ai sensi del decreto-legge n. 42 del 2004 già legge n. 1089 del 1939, a protezione dell'area di Villa Adriana e della Necropoli di Corcolle, in quanto la zona è tutta estremamente ricca di presenze storiche ed archeologiche; è oggetto di vincoli paesaggistici, in quanto l'area della cava e quella circostante ricade nel reticolo idrografico del sottobacino Aniene, è interessata dal passaggio di numerosi corsi d'acqua pubblica ed interferisce con aree boschive;
con riguardo a Riano, il prefetto, in data 20 dicembre 2011, demandava le attività di progettazione e le connesse verifiche tecniche al provveditorato OO.PP. per il Lazio, che le ha, a sua volta, demandate a SOGESID spa, società pubblica che opera quale soggetto strumentale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Quest'ultima, all'esito di una procedura ristretta chiusa in tre giorni lavorativi, le ha affidate a Tecnoin spa, società di Napoli che aveva già condotto le indagini nel sito campano di Chiaiano, ora chiuso per disastro ambientale e sul quale gli organi di informazione riferiscono di indagini della magistratura per infiltrazioni camorristiche. Da notizie stampa si apprende inoltre che la stessa società Tecnoin risulta indagata per illeciti nella discarica di Pianura in Campania -:
se il Governo sia a conoscenza dell'apertura di una inchiesta della, procura di Roma sull'individuazione del sito di Riano, dalla quale risulterebbero gravi irregolarità di rilievo penale nella valutazione dei dati che hanno condotto a ritenere idoneo detto sito;
se il Governo sia a conoscenza del fatto che le attività propedeutiche alla progettazione sul sito di Corcolle siano state affidate a una società, CIDIEMME Engeneering srl, che fa capo alla stessa persona fisica, l'ingegner Pietro Moretti, che aveva svolto le verifiche sull'idoneità del sito, annoverato tra l'altro tra i siti dell'Unesco;
se il Governo sia a conoscenza del fatto che Sogesid spa, società strumentale del Ministero, ha affidato le indagini tecniche sul sito di Riano alla Tecnoin spa, società di Napoli che aveva a suo tempo condotto le verifiche tecniche sul sito di Chiaiano, da cui sono derivati i ben noti disastri ambientali;
se il Governo non intenda chiedere al commissario delegato per il superamento dell'emergenza ambientale nel territorio della provincia di Roma, in relazione all'imminente chiusura della discarica di

Malagrotta ed alla conseguente necessità di realizzare un sito alternativo per lo smaltimento dei rifiuti con la massima urgenza, adeguate garanzie sull'iter e sulle competenze tecniche impiegate nelle verifiche a Riano e Corcolle, all'occorrenza assumendo le necessarie iniziative per la revoca degli incarichi già conferiti e avendo cura che per le attività prodromiche alla progettazione eventuale dei siti di Riano e Corcolle vengano impiegati professionisti e società non coinvolti in negative esperienze che hanno caratterizzato il percorso amministrativo di altri siti in altre regioni, tra cui la Campania, ed oggetto di indagini penali;
se il Ministro per i beni e le attività culturali non intenda intraprendere misure urgenti per evitare danni irreparabili al sito di Corcolle, in relazione ai vincoli paesaggistici e archeologici ivi esistenti e al sito di Riano che risulta inserito in un'area che dal piano territoriale paesaggistico regionale è stata già definita a rischio paesistico.
(2-01395)
«Ferranti, Bratti, Gasbarra, Fioroni, Amici, Argentin, Carella, Coscia, Meta, Morassut, Pompili, Realacci, Rugghia, Sposetti, Tidei, Villecco Calipari, Bellanova, Benamati, Braga, Capano, Marco Carra, Cavallaro, Cilluffo, Concia, D'antona, Garavini, Losacco, Lolli, Marchi, Margiotta, Mariani, Pierdomenico Martino, Melis, Pedoto, Picierno, Rossomando, Samperi, Tenaglia, Gianni Farina».

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

FEDI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il processo di razionalizzazione della rete diplomatico-consolare, attuato tra il 2009 e il 2011, ha determinato la chiusura di un elevato numero di rappresentanze, colpendo gli interessi strategici degli italiani nel mondo e del sistema economico e imprenditoriale italiano;
la comunità italo-sudafricana aveva manifestato, attraverso i Comitati degli italiani all'estero (Com.It.Es.), i rappresentanti al Consiglio generale degli italiani all'estero (CGIE), i rappresentanti delle associazioni e tutte le istanze rappresentative della locale comunità, la propria ferma opposizione alla chiusura del consolato di Durban;
la chiusura del consolato di Durban, una città dove risiedono quattromila cittadini italiani, ha reso di fatto impossibile offrire servizi consolari ad utenti che continuano invece a chiedere rapporti forti con le istituzioni italiane e servizi efficienti dalle pubbliche amministrazioni del nostro Paese;
la chiusura del consolato di Durban ha compromesso il corretto svolgimento della verifica di esistenza in vita ed ha inoltre compromesso i rapporti economici e commerciali in uno scalo marittimo e in uno snodo commerciale tra i più importanti dell'intero continente africano;
il consolato d'Italia in Durban, soppresso il 1° ottobre 2010, è stato sostituito da un ufficio consolare onorario e la sua dotazione organica di personale è stata assorbita dal consolato generale di Johannesburg -:
se non intenda garantire livelli adeguati di assistenza ai connazionali residenti nella ex circoscrizione consolare di Durban, adeguando compiti e funzioni del console onorario di Durban, nel decreto che ne fissa le competenze, oltre la trasmissione di documentazione al consolato generale di Johannesburg;
se non intenda garantire livelli adeguati di assistenza ai connazionali residenti nella ex circoscrizione consolare di Durban attraverso l'apertura di uno spor- tello

consolare che assicuri un'effettiva offerta di servizi consolari e la piena tutela dei diritti dei cittadini italiani residenti a Durban.
(4-15204)

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AFFARI REGIONALI, TURISMO E SPORT

Interrogazione a risposta immediata:

LO PRESTI e TOTO. - Al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. - Per sapere - premesso che:
in data 1o dicembre 2011, nonostante fosse pendente un ricorso dinanzi al tribunale amministrativo regionale del Lazio con il quale si impugnavano tutti gli atti preparatori, ivi compresi quelli relativi alla convocazione degli aventi diritto, si è svolta l'assemblea per l'elezione del presidente dell'Automobile club d'Italia per il quadriennio 2012-2016 ed in quella sede è risultato eletto l'ingegner Angelo Sticchi Damiani;
proprio in conseguenza di queste irregolarità, successivamente all'elezione, sono stati presentati ricorsi dinanzi all'autorità giudiziaria competente e degli esposti rivolti al Ministro interrogato, aventi ad oggetto l'annullamento delle elezioni del presidente dell'ente a causa di numerose irregolarità anche nello svolgimento delle assemblee periferiche;
nonostante la pendenza dei ricorsi, il Consiglio dei ministri n. 15 del 14 febbraio 2012 ha avviato la procedura per la nomina a presidente dell'Automobile club d'Italia dell'ingegner Angelo Sticchi Damiani;
ragioni quantomeno di opportunità impongono di valutare la compatibilità a ricoprire questa carica da parte di un soggetto condannato per danno erariale dalla Corte dei Conti, sezione giurisdizionale del Lazio, con sentenza n. 2021 del 2005, per aver tenuto un comportamento «contrario ai propri doveri d'ufficio, alla cui osservanza, i convenuti erano particolarmente tenuti» e sottoposto anche ad altri procedimenti, anche di carattere penale, come si è appreso da numerosi articoli di stampa -:
se il Ministro interrogato non ritenga di intervenire con immediatezza, per gli aspetti di propria competenza, interrompendo la procedura di nomina a presidente dell'Automobile club d'Italia dell'ingegner Angelo Sticchi Damiani, nominando un commissario straordinario.
(3-02149)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere - premesso che:
in data 2 febbraio 2012 il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Taranto, dottor Francesco Sebastio, ha inviato una lettera al Ministro interpellato, al presidente della regione Puglia, al presidente della provincia di Taranto, nonché al sindaco del comune di Taranto, allo scopo di segnalare i recenti sviluppi dell'indagine avviata nei confronti dei responsabili dell'impianto siderurgico di proprietà dell'ILVA s.p.a.;
l'indagine ha ad oggetto gravi ipotesi di reato in danno della comunità, quali il disastro doloso e/o colposo, l'avvelenamento di terreni e sostanze alimentari, il danneggiamento aggravato, nonché remissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, a cui si aggiungono numerose violazioni della normativa in materia di inquinamento atmosferico;
la comunicazione del procuratore Sebastio riporta che il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Taranto ha ammesso un importante incidente probatorio,

disponendo una consulenza tecnica multidisciplinare, avente ad oggetto la ricostruzione dei fatti e le possibili conseguenze negative degli stessi sulla salute degli operai dello stabilimento e delle popolazioni che vivono nei centri abitati limitrofi;
in tale procedimento tutte le autorità destinatarie della lettera rivestono la qualifica di parti lese in senso tecnico e in quanto tali, hanno ricevuto notizia dell'indagine in corso e della possibilità di partecipare all'incidente probatorio mediante rituale costituzione;
come si apprende dalla predetta lettera, solo l'amministrazione provinciale ha provveduto in tale senso, mentre il sindaco di Taranto ha partecipato all'udienza stessa;
nell'ambito dell'incidente probatorio in corso, è stata depositata dal primo collegio peritale una rilevante relazione scritta relativa alla composizione e qualità delle emissioni all'interno e all'esterno dello stabilimento;
come confermato dal procuratore Sebastio in sede di audizione avanti alla Commissione d'inchiesta sugli illeciti connessi al ciclo dei rifiuti in data 21 febbraio 2012, verrà a breve depositata anche la relazione avente ad oggetto gli aspetti sanitari dell'inquinamento, la cui discussione è stata fissata dal giudice per le indagini preliminari per il 30 marzo 2012;
la comunicazione del procuratore Sebastio, indirizzata anche, come visto, al Ministro interrogato, rileva segnatamente che: «Dal contenuto della relazione tecnica già depositata si desumono elementi conoscitivi tali da destare particolare allarme, prescindendo, ovviamente, dalla definizione di una connotazione penalistica che rientra nella competenza di questo Ufficio e che dovrà essere verificata all'atto del completamento delle ulteriori verifiche ancora in itinere»; e che «sta di fatto, però, che gli clienti fin qui accertati possono e debbono essere valutati dagli enti diretti destinatari di questa comunicazione, i quali sono titolari di specifici «poteri-doveri» di intervento in materia di tutela dell'ambiente e, soprattutto, in materia di tutela della salute ed incolumità delle persone, da esercitare senza ritardi». «Nel quadro di una doverosa collaborazione istituzionale e nell'assoluto rispetto delle relative competenze, i cui limiti non possono e non debbono essere superati, ritengo opportuno e doveroso segnalare la situazione, sì da consentire agli organi legittimati di poter esercitare poteri che la normativa loro attribuisce»; si richiede, infine, in vista degli eventuali successivi sviluppi dell'indagine, di informare con la massima urgenza la procura delle iniziative che i soggetti destinatari della comunicazione riterranno di adottare -:
se il Ministro interpellato sia a conoscenza della lettera sopra citata e, in particolare, dei preoccupanti elementi emersi, in sede di incidente probatorio, in merito alle sostanze pericolose che compongono le emissioni dell'impianto ILVA di Taranto e delle comunicazioni del 14 febbraio e 2 marzo 2012 in cui il servizio rischi industriali della regione Puglia fa rilevare che la perizia chimica introduce elementi nuovi rispetto all'autorizzazione integrata ambientale esponendo successivamente uguali perplessità in merito all'indagine epidemiologica;
quali iniziative urgenti di competenza intenda assumere a seguito di queste segnalazioni, in doverosa collaborazione con l'autorità giudiziaria e gli enti territoriali, in qualità di ente preposto alla tutela dell'ambiente e della salubrità delle condizioni di vita e lavoro della popolazione e se alla luce di quanto esposto non ritenga opportuno riaprire i termini che nell'agosto del 2011 condussero il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare pro tempore a concedere allo stabilimento siderurgico tarantino la concessione dell'autorizzazione integrata ambientale.
(2-01400)
«Bratti, Pecorella, Vico, Franceschini, Mariani».

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:

GALLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in data 09 aprile 2010 l'Agenzia delle dogane, con determinazione direttoriale prot. n. 38253 R.U. indiceva gli esami per il conseguimento della patente di spedizioniere doganale, ai sensi dell'articolo 50 del testo unico delle disposizioni legislative in materia doganale (T.U.L.D.) - decreto del Presidente della Repubblica 23 gennaio 1973, n. 43, esami aperti, tra gli altri, a coloro che alla medesima data risultassero iscritti da almeno due anni nel registro circoscrizionale del personale ausiliario di cui all'articolo 46 del citato T.U.L.D., quali ausiliari degli spedizionieri doganali abilitati ad operare presso una circoscrizione doganale;
in data 16 aprile 2010 la menzionata determinazione veniva pubblicata sul sito internet dell'Agenzia delle dogane;
in data 20 maggio 2011, sempre attraverso la pubblicazione sul sito internet dell'Agenzia delle dogane, veniva reso noto il diario delle prove scritte, stabilendo le date 22 e 23 giugno 2011 presso l'Hotel Ergife di Roma, via Aurelia n. 619;
le prove venivano effettivamente svolte nelle date indicate presso i locali dell'Agenzia delle entrate, adiacenti al citato Hotel Ergife;
alla data odierna gli esiti delle prove scritte non sono ancora stati resi noti, tuttavia, per quanto consta all'interrogante, notizie apprese per le vie brevi lasciano presupporre che un numero esiguo di partecipanti abbia superato tali prove, e che gli esiti non verranno resi noti a tutti i partecipanti ma solamente a chi avrà diritto di accedere alla prova d'esame successiva, ossia la prova orale, che verrà sostenuta a seguito di convocazione diretta che dovrebbe avvenire con comunicazione per raccomandata;
la legge riserva agli esclusi la possibilità di far valere le proprie ragioni, attraverso l'impugnazione della graduatoria, quale atto lesivo della posizione giuridica del ricorrente;
la sentenza del Consiglio di Stato, sezione 5a, n. 5073 del 25 settembre 2000 stabilisce: «La pubblicazione di un atto amministrativo all'albo degli uffici di una P.A. o all'albo pretorio è valida come presunzione di conoscenza ai fini dell'impugnazione giurisdizionale dell'atto stesso e quindi costituisce il dies a quo per l'impugnazione stessa, solo quando sia espressamente stabilita da una norma e venga effettuata nei modi da quest'ultima prescritti. L'emanazione di un «atto in corso», cioè di un atto che non ha ancora raggiunto lo stadio della perfezione, (se) in talune ipotesi può consentirne l'immediata impugnabilità, (...)»;
la sentenza del Consiglio di Stato, sezione 5a, n. 5407 del 9 ottobre 2002 stabilisce: «Il termine per l'impugnazione degli atti di un concorso pubblico decorre dalla data di conoscenza del relativo esito, e cioè dal provvedimento di approvazione della graduatoria e degli atti del concorso: solo dalla data di pubblicità notizia dell'esito decorre il termine per ricorrere contro la graduatoria;
la sentenza del Consiglio di Stato, sezione 5a, n. 5073 del 25 settembre 2000 stabilisce: «La pubblicazione all'Albo dell'ente dell'esito di una prova di concorso non vale come presunzione di conoscenza dell'esito e quindi non costituisce dies a quo per la proposizione del ricorso avverso di esso, se non è prescritta da alcuna specifica norma»;
è evidente che la mancata informazione dell'esito negativo delle prove crea pregiudizio nei confronti degli esclusi, limitando la loro possibilità di impugnazione -:
se quanto portato a conoscenza dell'interrogante corrisponda al vero;

quali siano criteri di valutazione adottati dalla commissione esaminatrice di cui all'articolo 50 del T.U.L.D. nella fase di disamina delle prove scritte sostenute dai partecipanti;
quali siano stati i criteri adottati per la composizione della commissione esaminatrice, prevista dal citato articolo 50 del T.U.L.D., specie per quanto abbia riguardato la scelta dei due spedizionieri doganali designati dal Consiglio nazionale degli spedizionieri doganali e se gli stessi vengano sottoposti a turnazione rispetto agli esami sostenuti negli anni precedenti;
per quale motivo, in un momento di particolare attenzione alla trasparenza come quello attuale, in cui sarebbe opportuno mostrare il massimo della stessa, soprattutto per quanto concerne organismi dello Stato, non vengano inseriti sul sito internet dell'Agenzia delle dogane, così come avvenuto per la divulgazione della determina direttoriale n. 38253 R.U. e per la comunicazione del calendario con le date delle prove scritte, (e come normalmente avviene per altre amministrazioni pubbliche) gli esiti nominali delle prove sostenute;
per quale motivo il lasso di tempo intercorso tra l'indizione degli esami con determinazione direttoriale n. 38253 R.U. per il conseguimento della patente di spedizioniere doganale ai sensi dell'articolo 50 del T.U.L.D. e l'effettivo svolgimento degli stessi sia così ampio, tenuto conto del fatto che non sono state ancora completate tutte le fasi utili al conseguimento finale della patente di spedizioniere doganale;
se quanto disposto dall'articolo 50 del T.U.L.D., ossia l'indizione a cadenza triennale degli esami, venga puntualmente attuato;
quale sia la percentuale degli abilitati al conseguimento della patente di spedizioniere doganale rispetto ai partecipanti, relativamente agli esami rivolti al personale ausiliario di cui all'articolo 46 del citato T.U.L.D. negli anni precedenti a quello in corso e quali siano la percentuale dei soggetti partecipanti che hanno superato le prove scritte, nonché la percentuale dei partecipanti, ripartiti per regione di provenienza, che abbiano superato le prove sostenute nelle date 22 e 23 giugno 2011;
se, nel caso quanto esposto in premessa corrisponda al vero, non si ritenga di dover intervenire con le opportune iniziative e con i controlli atti a garantire maggior trasparenza all'operato di Agenzie delle dogane e tutelare il legittimo diritto all'impugnazione da parte degli esclusi.
(3-02145)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:

FLUVI e MOSCA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la legge 12 luglio 2011, n. 120, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 174 del 28 luglio 2011, è intervenuta in materia di parità di accesso agli organi di amministrazione e di controllo delle società quotate in mercati regolamentati (cosiddetta «legge quote rosa nei consigli di amministrazione»);
l'intervento legislativo deriva dall'approvazione del testo unificato delle proposte di legge C. 2426 Golfo e C. 2956 Mosca;
la legge, che è stata approvata in prima lettura dalla Commissione finanze della Camera, in sede legislativa, all'unanimità, ed è stata approvata definitivamente dall'Assemblea della Camera a larghissima maggioranza - con 438 voti favorevoli, 27 voti contrari e 64 astenuti -, si pone l'obiettivo di promuovere le pari opportunità, attraverso il bilanciamento della rappresentanza tra generi in seno agli organi di amministrazione e di controllo delle società quotate in mercati

regolamentati, nonché delle società, costituite in Italia, controllate da pubbliche amministrazioni, non quotate in mercati regolamentati;
secondo le statistiche della Commissione europea, il nostro Paese è ventinovesimo (su trentatré Paesi censiti) per numero di donne presenti nei consigli di amministrazione delle società quotate in borsa; nelle 272 società quotate sul mercato italiano, la presenza femminile nei consigli di amministrazione è pari al 6,9 per cento del totale dei componenti, con 194 donne su 2.837 consiglieri di amministrazione, mentre nei collegi sindacali si contano 140 donne a fronte di 1.289 uomini;
in particolare, la legge n. 120 stabilisce che, qualora la composizione del consiglio di amministrazione risultante dall'elezione non rispetti il criterio di riparto previsto dalla legge, la Consob diffida la società interessata affinché si adegui a tale criterio entro il termine massimo di quattro mesi dalla diffida; in caso di inottemperanza alla diffida, la Consob applica una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 100.000 a euro 1.000.000, secondo criteri e modalità stabiliti con proprio regolamento e fissa un nuovo termine di tre mesi ad adempiere; in caso di ulteriore inottemperanza a tale nuova diffida, i componenti eletti decadono dalla carica;
le disposizioni della legge n. 120 si applicano a decorrere dal primo rinnovo degli organi di amministrazione e degli organi di controllo delle società quotate in mercati regolamentati successivo ad un anno dalla data di entrata in vigore della legge stessa, ossia a partire dal 28 luglio 2012;
in base alla previsione dell'articolo 3, comma 1, della legge, il predetto criterio di riparto tra i generi si estende anche alle società, costituite in Italia, controllate da pubbliche amministrazioni ai sensi dell'articolo 2359, commi primo e secondo, del codice civile, non quotate in mercati regolamentati;
ai sensi dell'articolo 3, comma 2, entro due mesi dalla data di entrata in vigore della legge avrebbe dovuto essere adottato un regolamento governativo che stabilisca termini e modalità di attuazione della norma per quanto riguarda le predette società pubbliche, al fine di disciplinare in maniera uniforme per tutte le società interessate la vigilanza sull'applicazione della stessa, le forme e i termini dei provvedimenti previsti e le modalità di sostituzione dei componenti decaduti;
allo stato non risulta che tale provvedimento sia stato emanato, sebbene i relativi termini siano già scaduti da alcuni mesi;
appare importante che si concluda al più presto il procedimento di definizione della disciplina attuativa, e che il settore pubblico sia il primo ad adeguarsi alle previsioni della legge n. 120, fornendo in tal modo un esempio positivo che sensibilizzi maggiormente il settore privato rispetto all'esigenza di innovare questo aspetto della governance economica del Paese -:
a che punto sia il procedimento di emanazione del regolamento governativo di attuazione previsto dall'articolo 3, comma 2, della legge n. 120 del 2011, se, nell'ambito della definizione di tale disciplina attuativa, intenda promuovere un'azione di monitoraggio rispetto alle società pubbliche interessate dall'applicazione della predetta legge n. 120, al fine di verificarne il livello di adeguamento alle disposizioni della stessa e di promuovere un'azione di sensibilizzazione in merito e se, in occasione delle prossime nomine nelle medesime società pubbliche, intenda favorire il raggiungimento degli obiettivi della legge stessa, anticipandone l'applicazione di qualche mese, facendo in modo che già nei prossimi rinnovi degli organi di amministrazione e controllo ci si avvicini al limite minimo del 20 per cento di componenti di genere diverso da quello più rappresentato, dando in tal modo un segnale positivo alle società quotate private prossimamente impegnate nel rinnovo di tali organi.
(5-06335)

BARBATO e MESSINA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 10, comma 2, del decreto-legge n. 16 del 2012, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 52 del 2 marzo 2012, apporta una serie di modifiche di particolare rilievo alla disciplina sulle concessioni per l'affidamento dei giochi pubblici;
in particolare, la lettera a) del predetto comma 2 prevede espressamente che, in considerazione dei particolari interessi coinvolti nel settore dei giochi pubblici e per contrastare efficacemente il pericolo di infiltrazioni criminali nel medesimo settore, la documentazione antimafia prevista dall'articolo 2, comma 3-bis, del decreto del Presidente della Repubblica n. 252 del 1998, nel caso di partecipazione al capitale o al patrimonio delle società concessionarie superiore al 2 per cento mediante altra società, deve riferirsi, oltre che al legale rappresentante, ai componenti dell'organo di amministrazione della società socia, alle persone fisiche controllanti, ai direttori responsabili e ai soggetti responsabili di sedi secondarie e stabili organizzazioni di soggetti non residenti, anche al coniuge, nonché ai parenti e agli affini entro il terzo grado dei soggetti sopra indicati;
inoltre, la lettera b) del medesimo comma modifica l'articolo 24, comma 25, primo periodo, del decreto-legge n. 98 del 2011, recante il divieto di partecipare a gare per il rilascio o rinnovo o mantenimento di concessioni in materia di giochi pubblici, nel caso in cui il titolare, il rappresentante legale, il direttore generale o il soggetto responsabile di sede secondaria o di stabile organizzazione in Italia della società che intende partecipare alla gara sia stato condannato, imputato o indagato per una serie di reati elencati nella norma, nel senso di integrare tale lista di reati, comprendendovi anche quelli di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici, peculato, concussione, corruzione per un atto d'ufficio, corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio, corruzione in atti giudiziari, corruzione di persona incaricata di un pubblico servizio, istigazione alla corruzione, abuso d'ufficio, nonché quello di usura;
la stessa lettera b) integra altresì il predetto comma 25 dell'articolo 24, al fine di prevedere che il divieto di partecipare alle gare in materia di concessioni per i giochi pubblici opera anche nel caso in cui la condanna, ovvero l'imputazione o la condizione di indagato per i reati indicati dalla disposizione sia riferita al coniuge, nonché ai parenti ed affini entro il terzo grado dei soggetti ivi indicati;
tali modifiche apportano novità particolarmente importanti alla disciplina dei giochi pubblici, rafforzando i presidi di vigilanza sul rilascio delle concessioni in una materia che risulta particolarmente delicata, sia per la rilevanza degli interessi economici coinvolti dal settore, il cui giro di affari annui ha ormai superato gli 80 miliardi l'anno, sia per i notevoli rischi di infiltrazioni delle organizzazioni criminali, che sono già emersi più volte in occasione di recenti indagini della magistratura;
appare pertanto quanto mai necessario assicurare la tempestiva attuazione delle modifiche appena descritte -:
quali azioni l'Amministrazione dei Monopoli di Stato abbia avviato per assicurare la tempestiva attuazione delle modifiche normative al settore dei giochi pubblici apportate dalle disposizioni, richiamate in premessa, dell'articolo 10, comma 2, del decreto-legge n. 16 del 2012.
(5-06336)

Interrogazione a risposta in Commissione:

BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
fonti di stampa e numerose segnalazioni dirette di cittadini ci informano che le esenzioni previste dagli ecoincentivi,

nella cosiddetta legge finanziaria del 2007 sono state disattese;
migliaia di automobilisti, che avevano creduto negli ecoincentivi statali ed erano - giustamente - convinti di avere diritto, acquistando un'auto nuova, all'esenzione per tre anni dal bollo, sono vittime dell'ennesimo errore provocato dalla malaburocrazia, Allo scadere dei tre anni, sono arrivate le cartelle esattoriali relative alle tasse automobilistiche del 2007, che ordinano il pagamento del bollo con annesse sanzioni. Tutto non dovuto, ma preteso;
la disavventura burocratica è stata condivisa da troppi cittadini: in pochi mesi, sono già migliaia i reclami di chi, dopo avere usufruito degli incentivi statali alla rottamazione promessi nella cosiddetta legge finanziaria, nel 2007, si sono ritrovati tra le mani l'intimazione a pagare. Ad esempio, nella regione Veneto si è istituito un apposito gruppo di lavoro, con personale incaricato di ricevere le segnalazioni e correggere le pratiche;
si tratta di un errore, o meglio, di una mancata comunicazione dei dati tra il Ministero dell'economia e delle finanze, che aveva inserito gli incentivi nella finanziaria 2007, e la regione, che gestisce e incassa i bolli. A rimetterci, sono i cittadini, costretti a presentare istanza di autotutela per evitare di pagare ciò che non è assolutamente dovuto;
la soluzione del problema è incerta e faticosa, perché gli acquirenti il veicolo devono tornare dal concessionario che gli ha venduto l'auto, per farsi consegnare tutta la documentazione di richiesta dell'ecoincentivo;
anche se la cartella esattoriale arriva dalla regione, il problema, infatti, nasce a Roma, dove la banca dati che avrebbe dovuto registrare le richieste di incentivo alla rottamazione con esenzione della tassa automobilistica non è mai stata aggiornata. E, visto il successo degli incentivi e il conseguente elevato numero di auto vendute, la regione Veneto si è ritrovata con centinaia di chiamate quotidiane al proprio numero verde: «Il caso - spiega l'assessore regionale a Tributi e finanze -, deriva dalla decisione del Governo Prodi che, nel 2007, aveva stabilito la gestione centralizzata delle tasse automobilistiche, che però sono di competenza regionale. E questo ha creato non poca confusione anche perché la Sogei, la società incaricata di gestire le pratiche, non ha ancora aggiornato le banche dati del Ministero. Quindi, ai nostri terminali, quegli automobilisti risultano morosi»;
un problema che si è palesato agli uffici in maniera repentina: «In poco tempo - conferma l'assessore -, ci siamo ritrovati con migliaia di pratiche aperte, tanto che abbiamo deciso di prendere in carico il problema per risolverlo. Al momento abbiamo un team di una decina di impiegati dedicati solo a queste pratiche, perché stiamo affrontando caso per caso, raccogliendo la documentazione e comunicando i dati corretti a Roma»;
nell'identica situazione verte la regione Lazio, e nella sede legislativa regionale sono state indirizzate all'esecutivo quesiti posti in atto di sindacato ispettivo a cui il vertice regionale non ha ancora dato risposta;
anche se non spetterebbe alla regione rimediare a un disguido che sta facendo penare migliaia di italiani e che, una volta di più, dimostra come in Italia sia davvero difficile far viaggiare le informazioni da un ente all'altro: «Dovrebbe essere il Ministero - conclude l'assessore -, a correggere i dati e quindi gli errori, ma se aspettiamo i tempi romani rischiamo di non venirne più a capo, dal momento che non sono bastati tre anni per sistemare le cose» -:
se i fatti narrati in premessa corrispondano al vero e nell'eventualità positiva quali iniziative urgenti intenda assumere per evitare il pagamento ingiusto da parte di tanti acquirenti che hanno confidato nella corretta applicazione della legge.
(5-06337)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il signor Luigi Lainà sta scontando una pena definitiva nel carcere romano di Regina Coeli (fine pena al 2024) e risulta ancora giudicabile per due rapine e un'evasione, reati per i quali il suo difensore di fiducia, avvocato Laura Barberio ha chiesto la revoca della misura cautelare prima al giudice per le indagini preliminari, dottoressa Anna Maria Fattori, e poi al tribunale del riesame; richieste che in entrambi i casi sono state rigettate;
il detenuto Lainà presenta un quadro clinico estremamente serio e soffre di condizioni di salute davvero precarie. Ed invero nella istanza di sostituzione della misura cautelare che il difensore del detenuto ha rivolto al giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Roma, si legge quanto segue: « (...) Il signore Lainà al mese di dicembre 2011 presenta gravissime patologie che stanno peggiorando il suo già compromesso quadro clinico e mettendo a serio rischio la vita del detenuto nella struttura carceraria. Il Lainà risulta affetto da: a) Epatopatia cronica HCV correlata ad evoluzione cirrogena con varici esofagee complicanti; b) Insufficienza polmonare da enfisema cronico; c) Grave forma di anoressia; d) Gravissimo deperimento organico che lo ha portato dagli iniziali 50 chilogrammi agli attuali 36 chilogrammi nel periodo dei sei mesi di detenzione, con ipotrofia agli arti inferiori e impossibilità alla deambulazione e alla stazione eretta; e) Diabete mellito tipo 2; f) insufficienza renale (ipercreatininemia); g) in soggetto con gravi disturbi di personalità con reazioni di tipo maniaco-depressivo con manifestazioni autolesionistiche anche molto gravi. Si evidenzia che le condizioni di salute così accertate sono invalidanti e non guaribili; in particolare le varici esofagee, che allo stato non permettono ulteriori gastroscopie, sono una delle cause più frequenti di decesso. Nel mese di dicembre 2011 si verificavano altresì episodi critici. Si precisa altresì che il peggioramento progressivo delle condizioni di salute del Lainà è avvenuto durante il periodo di detenzione carceraria, che ha inciso negativamente, aggravandolo notevolmente, sul suo quadro clinico. Tra l'altro, nel corso dei sei mesi di detenzione (dal peso all'ingresso del carcere (6 giugno 2011) di 50 chilogrammi a quello di 36 chilogrammi al 20 dicembre 2011) il Lainà ha perso oltre 1/4 del suo peso corporeo. La situazione patologica del Lainà di inguaribilità e gravissima infermità fisica lo rende pertanto incompatibile con il sistema carcerario, rendendosi necessario permettergli almeno di poter ricevere cure adeguate e trattamenti più efficaci e personalizzati con l'aiuto e il sostegno affettivo dei familiari così come previsto dall'articolo 275 comma 4-bis c.p.p. (...)»;
il predetto quadro clinico - ben illustrato dalla relazione del consulente tecnico di parte, professore Cappelli, non è mai stato preso in considerazione dal giudice per le indagini preliminari e/o dal tribunale del riesame in quanto nel corso del procedimento cautelare svoltosi innanzi al giudice per le indagini preliminari, dottoressa Anna Maria Fattori, l'istituto di pena di Rebibbia ha trasmesso singolarmente, a parere degli interroganti, all'organo giudicante solo relazioni negative di polizia penitenziaria in cui si evidenziava che il signore Lainà fosse un simulatore e che le sue condizioni di salute fossero dovute principalmente al suo sciopero della fame. Al contrario, dal diario clinico emerge invece che i medici di reparto hanno ben riportato tutte le patologie di cui è affetto il signore Lainà (difficilmente simulabili attesa l'elevata carica virale e le crisi con perdite di sangue), nonché la grave forma psichica a causa della quale quest'ultimo è portato a compiere gesti autolesionistici;

sempre dalla relazione del consulente tecnico di parte del signore Luigi Lainà, professore Cappelli, si evidenzia come: a) le varici esofagee necessitino di stretto monitoraggio; b) il farmaco per l'epatite c (interferone) debba essere somministrato al detenuto sotto stretto controllo clinico; c) il detenuto debba essere sottoposto ad una analisi urgentissima, atteso che sul medesimo è stata recentemente riscontrata la presenza di un «angioma» senza che ne sia stato possibile specificarne la natura;
per tutti questi motivi, inoltre, il signore Luigi Lainà sta continuando lo sciopero della fame per protestare contro quella che lui considera una ingiusta detenzione aggravando anche i gesti autolesionistici;
gli stessi medici di Regina Coeli, con relazione del 30 gennaio 2012, sostengono che il detenuto Luigi Lainà, a causa delle sue condizioni di salute, non è gestibile nell'ambiente carcerario;
il diritto alla salute, sancito dall'articolo 32 della Costituzione, rappresenta un diritto inviolabile della persona umana, insuscettibile di limitazione alcuna ed idoneo a costituire un parametro di legittimità della stessa esecuzione della pena, che non può in alcuna misura svolgersi secondo modalità idonee a pregiudicare di diritto del detenuto alla salute ed alla salvaguardia della propria incolumità psico-fisica;
l'articolo 11 della legge 26 luglio 1975, n. 354 sancisce una rigorosa disciplina in ordine alle modalità ed ai requisiti del servizio sanitario di ogni istituto di pena, prescrivendo tra l'altro che «ove siano necessari cure o accertamenti diagnostici che non possono essere apprestati dai servizi sanitari degli istituti, i condannati e gli internati sono trasferiti (...) in ospedali civili o in altri luoghi esterni di cura»;
la recente sentenza della Corte di cassazione n. 46479/2011, del 14 dicembre 2011 ha evidenziato, fra l'altro, come «il diritto alla salute va tutelato anche al di sopra delle esigenze di sicurezza sicché, in presenza di gravi patologie, si impone la sottoposizione al regime degli arresti domiciliari o comunque il ricovero in idonee strutture»;
è necessario un intervento urgente al fine di verificare le reali condizioni di salute del detenuto in questione, affinché siano adottati i provvedimenti più opportuni, per garantire che l'espiazione della pena non si traduca di fatto in un'illegittima violazione dei diritti umani fondamentali, secondo modalità tali peraltro da pregiudicarne irreversibilmente le condizioni psico-fisiche, già gravemente compromesse -:
se non intenda promuovere ogni accertamento di competenza, anche attraverso un'ispezione ministeriale, in rapporto ai fatti esposti in premessa, e quali ulteriori iniziative di competenza intenda assumere al fine di tutelare il diritto alla salute del signor Lainà.
(4-15209)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
si fa riferimento alla inerzia del medesimo Governo che denota secondo l'interpellante mancanza di rispetto verso il Parlamento e la funzione parlamentare, a seguito di reiterate richieste fatte dal sottoscritto al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per avere copia della corrispondenza intercorsa con il sindaco di Bologna ed il presidente di ATC, concernente la metro tranvia CIVIS;
si fa presente che la infrastruttura di cui sopra è stata sospesa dopo avere provocato danni notevoli alla città di Bologna, a numerosi settori della popolazione ed al centro storico medioevale, con un evidente dispendio di mezzi economici, nonostante

le avvisaglie e le preoccupate riflessioni di tecnici del settore, di opinionisti ed esperti dell'azienda di trasporto locale;
se a tutto ciò si aggiungono le inchieste della magistratura ordinaria e le indagini di quella contabile ed in ultimo le interpellanze ed interrogazioni del sottoscritto, non si capisce l'atteggiamento del Governo se non nell'ottica di «coprire il comune di Bologna e la sua amministrazione» nascondendo ad un parlamentare bolognese e di conseguenza all'opinione pubblica locale, alcuni aspetti «anomali» della vicenda che fin dall'inizio del suo percorso ha presentato aspetti oscuri, rimpalli di responsabilità fra le autorità competenti fino all'epilogo finale culminato nella decisione del sindaco e del presidente ATC di sospendere i lavori dell'infrastruttura senza dare spiegazioni plausibili all'opinione pubblica bolognese, se non l'ammissione di rischi per i conducenti ed i passeggeri;
è evidente che di fronte a tutto ciò l'Esecutivo nazionale che pure nel passato ha avuto una parte essenziale nel finanziare il progetto non può far finta di niente, pena il venir meno della sua credibilità -:
quali siano le ragioni della condotta stigmatizzata in premessa e quando il Governo intenda dar seguito alle richieste formulate.
(2-01398)
«Garagnani».

...

INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
i comuni di Santa Maria a Vico, Maddaloni, San Felice a Cancello, Arienzo e Cervino, tra loro limitrofi, hanno una popolazione complessiva di oltre 81 mila abitanti;
da un punto di vista geografico, i comuni citati, si trovano in una zona molto delicata per quanto riguarda il rischio di possibili infiltrazioni della criminalità organizzata;
a differenza di altre aree della provincia di Caserta, dove le forze dell'ordine hanno conseguito importanti successi nel contrasto delle attività criminali, nei comuni citati e nel più ampio territorio della valle di Suessola, le attività di controllo del territorio, di repressione e di prevenzione non hanno raggiunto, a causa dei limitati mezzi a disposizione delle forze dell'ordine, gli attesi risultati;
nel corso degli ultimi mesi si è registrato un aumento degli atti criminali contro le persone e le cose, un maggiore spaccio di stupefacenti e il conseguente aumento dei furti in appartamenti;
in un territorio così vasto e complesso non solo si registra un sottodimensionamento di organici e mezzi delle forze dell'ordine che non possono oggettivamente affrontare in maniera adeguata la crescente criminalità, ma si continua a diminuire, come nel caso del comune di Santa Maria a Vico, il personale presente nella locale stazione dei carabinieri;
in altri casi, come nel comune di Cervino, non vi è nessun presidio fisso delle forze dell'ordine;
nel comune di Maddaloni pur essendoci sia un commissariato sia una stazione dei carabinieri, tale presenza è totalmente insufficiente rispetto alla vastità e alla complessità di un territorio che è limitrofo alla provincia di Napoli;
tale situazione è stata denunciata più volte dalle amministrazioni locali, senza che sia stato preso alcun provvedimento, al contrario, il prefetto di Caserta, in data 9 dicembre 2010, ha risposto al comune di Santa Maria a Vico, affermando che non

sussisterebbero i presupposti per il potenziamento della locale stazione dei carabinieri -:
quali provvedimenti intenda adottare al fine di garantire la sicurezza e l'ordine pubblico nel territorio dei comuni in questione.
(2-01399)
«D'Anna, Moffa».

Interrogazione a risposta immediata:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO, ZAMPARUTTI, MARAN, QUARTIANI e GIACHETTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel maggio 2008 il Governo pro tempore ha adottato un pacchetto di misure d'emergenza che conferivano poteri straordinari ai prefetti di Napoli, Roma e Milano per l'adozione di provvedimenti aventi come destinatari i rom residenti nei cosiddetti campi nomadi di Campania, Lazio e Lombardia. Nel maggio 2009 lo stato di emergenza è stato prorogato fino alla fine del 2010 ed esteso alle regioni del Piemonte e del Veneto;
le predette misure d'emergenza sono state utilizzate per condurre un censimento dei campi nomadi e, conseguentemente, delle persone di etnia rom e sinti residenti in Italia, che ha implicato il rilevamento delle loro impronte digitali, o delle loro fotografie, o dei loro documenti e la creazione di una o più banche dati rom presso le amministrazioni locali responsabili del censimento. Secondo il Ministero dell'interno, durante il primo anno della cosiddetta «emergenza nomadi», 167 campi rom sono stati soggetti al censimento e sono stati compiuti controlli d'identità su 12.346 persone, di cui 5.436 erano minori. Il censimento è proseguito nel 2009 e 2010 con l'estensione dell'emergenza ad altre due regioni;
per quanto riguarda in particolare la città di Roma, il prefetto-commissario Giuseppe Pecoraro aveva dichiarato in un'intervista a un ricercatore dell'Associazione 21 luglio, nel gennaio 2010, che la procedura di raccolta dei rilievi dattiloscopici e fotografici riguardanti le comunità rom e sinte a Roma sarebbe servita a «dividere i buoni dai cattivi». Dai riscontri effettuati con un'indagine svolta dall'Associazione 21 luglio tra il dicembre 2009 e il gennaio 2012 appare evidente come tale procedura violi le norme nazionali e internazionali in materia di discriminazione etnica o razziale;
ed invero le operazioni di raccolta dei rilievi dattiloscopici e fotografici effettuati all'interno degli insediamenti romani hanno riguardato esclusivamente rom e sinti, al di là del loro status giuridico. Sotto l'apparente copertura fornita dalla definizione di «nomadi» sono stati interessati dalla procedura solo e tutti i componenti delle comunità rom e sinte dei campi oggetto delle operazioni delle forze di polizia;
la copiosa documentazione fornita dall'Associazione 21 luglio evidenzia come l'identificazione ha riguardato rom e sinti, a prescindere dalla presenza dei requisiti normativi tassativamente indicati dall'articolo 4 decreto regio n. 773 del 1931 (testo unico di pubblica sicurezza), secondo cui: «L'autorità di pubblica sicurezza ha facoltà di ordinare che le persone pericolose o sospette e coloro che non sono in grado o si rifiutano di provare la loro identità siano sottoposti a rilievi foto segnaletici». Le persone rom intervistate spesso hanno riferito d'essersi sentiti direttamente o indirettamente costrette a sottoporsi alla procedura di raccolta di impronte e fotografie. L'alternativa sarebbe stata quella di non poter continuare ad avere un alloggio nell'insediamento informale che sarebbe stato da lì a poco sgomberato o all'interno di un «villaggio attrezzato». A fronte delle 5.000 persone rom sottoposte alle procedure, al 31 luglio 2011 sono stati solo 119 i permessi di soggiorno per motivi umanitari rilasciati dalla questura di Roma. Secondo i riscontri effettuati, al termine della procedura di richiesta di protezione internazionale,

molti rom apolidi di fatto - e quindi evidentemente impossibilitati a ottenere un qualsiasi documento che attesti la loro identità - non hanno potuto ottenere dalla questura di Roma il rilascio del permesso di soggiorno per motivi umanitari perché privi del passaporto;
sono stati rilevati dati, la cui raccolta non è legittimata da alcuna forma di censimento o identificazione in base alla normativa italiana, in particolare tramite foto che coinvolgono l'intero gruppo familiare o i minori di 14 anni congiuntamente ai genitori;
secondo la documentazione raccolta dall'Associazione 21 luglio, nelle suddette procedure di raccolta dati sono state interessate esclusivamente persone appartenenti alle comunità rom e sinte. I rom sono stati il più delle volte accompagnati negli uffici della questura di Roma - ufficio immigrazione - di via Teofilo Patini a Roma presso uno sportello a loro dedicato, dove è stato apposto un cartello con la scritta «Sportello nomadi - No asilo politico». Presso questo ufficio sono state rilevate le impronte digitali di ciascuno individuo rom con un'età superiore a 14 anni. Sono state scattate foto alla stessa persona, da sola e insieme all'intero gruppo familiare. I bambini con età inferiore a 14 anni sono stati fotografati con i genitori. Secondo alcune testimonianze è stata rilevata l'altezza di ogni persona. Tre persone rom intervistate hanno affermato che è stata registrata anche l'eventuale presenza e tipologia di tatuaggi. In due casi è stato riportato il coinvolgimento di minori con età inferiore a 14 anni nella raccolta di impronte digitali;
il termine informale «censimento», utilizzato delle autorità locali e dai media per individuare tali procedure di raccolta e archiviazione di impronte e foto delle persone rom e sinte a Roma, sembra voler dunque nascondere il reale intento delle operazioni: un'identificazione e schedatura di massa di rom e sinti realizzate su base etnica;
l'Associazione 21 luglio, in un memorandum inviato il 31 gennaio 2012 al Cerd (The Committee on the elimination of racial discrimination) delle Nazioni Unite, in base alla documentazione prodotta, ha chiesto alle autorità competenti, senza ricevere ad oggi nessuna risposta:
a) la chiusura dello sportello, ubicato a Roma presso i locali dell'ufficio immigrazione della questura, dedicato esclusivamente alla procedura di raccolta e archiviazione dei rilievi dattiloscopici e fotografici che ha coinvolto le comunità rom e sinte;
b) attraverso il coinvolgimento del Garante per la protezione dei dati personali, la cancellazione di tutti i dati che sono stati raccolti in base alla dichiarazione dello stato di emergenza, a prescindere dalla comprovata legittimità in sede giudiziaria, caso per caso, della procedura posta in essere -:
se il Governo intenda verificare il rispetto da parte dell'autorità amministrativa delle ordinanze di attuazione connesse alla dichiarazione dello stato di emergenza del 21 maggio 2008 e delle linee guida emanate dal Ministero dell'interno il 17 luglio 2008, della sentenza del Consiglio di Stato del 16 novembre 2012, con la quale è stato annullato lo stato di emergenza decretato il 21 maggio del 2008 con le ordinanze nn. 3676, 3677 e 3678, concernenti insediamenti di comunità nomadi nelle regioni Campania, Lazio e Lombardia, nonché di tutti i provvedimenti ad esso connessi, e in particolare, qualora sia verificata la presenza dello sportello «per nomadi» all'interno della questura di Roma, se non intenda disporne l'immediata chiusura alla luce del memorandum inviato il 31 gennaio 2012 dall'Associazione 21 luglio al Cerd (The Committee on the elimination of racial discrimination) delle Nazioni Unite.
(3-02153)

TESTO AGGIORNATO AL 7 MARZO 2012

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
c'è una situazione paradossale che si sta verificando nella scuola, che riguarda l'imminente avvio del TFA (tirocinio formativo attivo) che consentirà di conseguire l'abilitazione all'insegnamento ai neolaureati e a chi, come migliaia di italiani, in mancanza di docenti abilitati, sta già insegnando da anni tramite quella che viene chiamata «III fascia di Istituto», cioè una categoria di docenti non abilitati all'insegnamento da concorso o corsi specifici, ma che hanno i requisiti per insegnare (laurea del vecchio ordinamento o specialistica);
con la riforma Gelmini, solo per accedere a questo nuovo corso abilitante e non per entrare di ruolo tramite graduatoria come avveniva per le Scuole di specializzazione all'insegnamento secondario - perché per avere il ruolo è necessario un concorso - c'è una tripletta di test di accesso da superare;
queste persone ritengono ingiusto che dopo aver già insegnato, cioè valutato, promosso, bocciato ed esaminato centinaia di alunni (senza considerare tutti i corsi di aggiornamento seguiti in qualità di docenti) debbano ancora essere sottoposte a una valutazione per sapere se sono in grado o no di insegnare, e i test rischiano di favorire solo i giovani neolaureati, visto che riguardano materie di studio universitario e non i programmi insegnati nelle scuole;
negli altri Stati europei non si parla di corsi abilitanti, ma la laurea è abilitante di per sé e dopo tre assunzioni a tempo determinato il rapporto di lavoro dovrebbe diventare indeterminato;
nel 2005, grazie al decreto ministeriale 85, chiunque avesse maturato almeno 360 giorni di servizio ha potuto frequentare la SSIS senza test di accesso entrando in una graduatoria ad esaurimento per il ruolo. Ora invece i docenti che dal 2006 non hanno più avuto la possibilità di abilitarsi (in quanto le Scuole di specializzazione all'insegnamento secondario sono state chiuse) e nel frattempo di giorni di servizio ne hanno maturati più di mille, devono competere con chi non ha nemmeno mai visto una classe di ragazzi -:
se il Ministro interrogato ritenga di assumere ogni iniziativa di competenza al fine di consentire a questa categoria di docenti la possibilità di accedere e frequentare il TFA senza passare dalle preselezioni.
(2-01397)
«Mazzoni, Massimo Parisi, Castellani, Picchi, Speciale, Moles, Lainati, Berardi, Rosso, Di Caterina, Castiello, Toccafondi, Gottardo, Mazzuca, Holzmann, Giro, Sammarco, Iannarilli, Faenzi, D'Alessandro, De Corato, Garagnani, Pelino, Beccalossi, Bonciani, De Camillis, Mantovano, Milanese, Del Tenno, Petrenga, Bianconi, Mottola».

Interrogazione a risposta scritta:

RAZZI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il professor Giuseppe Di Claudio, nato a Trivento (Campobasso) il 4 settembre 1947, cittadino italiano residente a Madrid, ha prestato servizio come docente ordinario negli istituti tecnici di Stato in provincia di Torino ed è stato collocato a riposo, a decorrere dal 10 settembre 1991, per dimissioni;
sin dal settembre 1990 il predetto docente ha prestato servizio presso un'azienda privata con autorizzazione delle autorità scolastiche del 17 settembre 1990 e con la contestuale trasformazione del suo incarico da tempo pieno a parziale;
in data 1o settembre 1995, prima ancora di aver percepito ratei di pensione maturata per il suo servizio scolastico, chiedeva la ricongiunzione del servizio prestato come docente con quello di dirigente di azienda privata, con contribuzione a favore dell'INPDAI, oggi INPS, ai sensi della legge 5 marzo 1990, n. 45 e legge 29 del 7 febbraio 1979;
il provveditorato agli studi di Torino, nonostante i ripetuti solleciti dell'INPDAI non ha mai provveduto al trasferimento dei contributi giacenti presso l'amministrazione dello Stato, nella convinzione che i predetti contributi fossero già stati utilizzati per la pensione provvisoria concessa con decreto del provveditore agli studi di Torino ma i cui ratei non furono liquidati se non nel 2002, dopo le dimissioni «per giusta causa» rassegnate a far data dal luglio del 2001;
il docente fu indotto a chiedere il «ripristino» della pensione a seguito di comunicazione dell'INPDAI circa un'asserita liquidazione di pensione da parte del CSA di Torino, circostanza verificatasi in realtà solo a partire dal luglio del 2001;
a parere dell'interrogante, il professor Giuseppe Di Claudio, si è trovato invischiato in pastoie burocratiche che hanno complicato la sua vita di relazione, offuscato la serenità familiare ed impedendogli una serena ed autonoma scelta di vita. Infatti, la domanda di ricongiunzione avanzata nel settembre del 1995, a giudizio dell'interrogante, era meritevole di accoglimento, dal momento che a quella data nessun rateo di pensione era stato liquidato a favore del professor Di Claudio, causa il divieto di cumulo tra pensione pubblica e attività lavorativa nel settore privato. Per completezza di informazione si rappresenta che per casi analoghi, la ragioneria generale dello Stato - IGOP - e la Presidenza del Consiglio dei ministri - dipartimento della funzione pubblica, rispettivamente con risoluzione n. 181911 del 3 gennaio 1992 e con nota n. 3399/7 in data 3 luglio 1999 avevano espresso il loro parere favorevole in merito;
la Corte dei conti - sezione giurisdizionale del Lazio - nell'udienza del 1o marzo 2012 ha dichiarato difetto di giurisdizione, rinviando di fatto la soluzione della complessa vicenda alla decisione di un giudice ordinario, con la conseguenza che i tempi di decisione saranno rinviati sine die, dati i tempi lunghi della giustizia ordinaria in materia;
la pensione erogata dall'INPDAP è assolutamente insufficiente a soddisfare le esigenze familiari del professor Di Claudio causa la mancata ricongiunzione -:
se alla data del 1o settembre 1995 - data di presentazione dell'istanza da parte del professor Di Claudio - esistessero i presupposti giuridici per la concessione della richiesta ricongiunzione dei contributi versati allo Stato con quelli versati con l'INPDAI;

quali fossero i motivi di carattere giuridico che eventualmente ostavano alla richiesta ricongiunzione;
se i pareri sopracitati della ragioneria generale dello Stato e della Presidenza del Consiglio dei ministri citati nella informativa INPDAP n. 13 del 21 febbraio 2000, unitamente a varie pronunce della Corte dei conti e della Corte di Cassazione in materia, siano o meno applicabili anche alla posizione giuridica del professor Di Claudio;
se esistono le condizioni per una doverosa e sollecita rivisitazione amministrativa della posizione del professor Di Claudio, al fine di evitargli gli ulteriori danni provocati dai tempi lunghi della giustizia ordinaria attraverso un'iniziativa in autotutela.
(4-15205)

TESTO AGGIORNATO AL 7 MARZO 2012

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata:

DOZZO, BOSSI, LUSSANA, FOGLIATO, MONTAGNOLI, FEDRIGA, FUGATTI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CAVALLOTTO, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DAL LAGO, DESIDERATI, DI VIZIA, DUSSIN, FABI, FAVA, FOLLEGOT, FORCOLIN, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, ISIDORI, LANZARIN, MAGGIONI, MARONI, MARTINI, MERONI, MOLGORA, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI,

MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, POLLEDRI, RAINIERI, REGUZZONI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il Ministro interrogato, in occasione della recente audizione sulle linee programmatiche del suo dicastero, svoltasi presso la Commissione affari sociali della Camera dei deputati l'8 febbraio 2012, ha, tra l'altro, dichiarato: «stiamo compiendo un lavoro molto preciso per realizzare un migliore incontro tra domanda e offerta di lavoro. Invece di far arrivare nuovi immigrati in una situazione di elevata disoccupazione, sia tra la popolazione locale che tra gli immigrati, riteniamo che sia meglio indirizzarsi al bacino degli immigrati presenti, avendo in mente processi di regolarizzazione della manodopera esistente per evitare la piaga della clandestinità»;
in diversi passaggi della propria illustrazione il Ministro interrogato ha fatto, altresì, riferimento alla necessità di approntare politiche di inclusione sociale a favore degli immigrati, rilevando come tra questi strati della popolazione sia molto elevato il tasso di disoccupazione;
da notizie di stampa si apprende che il Governo sarebbe intenzionato a proporre modifiche dell'attuale normativa in tema di soggiorno degli immigrati che abbiano perso il lavoro, prevedendo un allungamento del periodo di permanenza, che verrebbe così portato dagli attuali sei mesi ad un anno;
desta particolare perplessità la formulazione di indirizzi che, constatando la contrazione della domanda di lavoro, si orientano, tuttavia, alla regolarizzazione della manodopera clandestina e alla predisposizione di misure di inclusione sociale, che, rivolgendosi a persone disoccupate, non possono che contemplare anche forme di sostegno al reddito;
va, altresì, considerato che tali forme di sostegno al reddito, rivolgendosi a lavoratori che molto spesso hanno lavorato per brevi periodi, non risultano verosimilmente coperti dalla contribuzione gravante sui rapporti di lavoro stessi, ma finiscono per scaricarsi sulla fiscalità generale -:
quanti siano, in base ai dati a disposizione del Ministro interrogato, i cittadini extracomunitari attualmente iscritti alle liste di collocamento, quanti usufruiscano di forme di sostegno al reddito e in quale modo si ritenga di reperire le risorse necessarie alla copertura dei maggiori oneri sulla finanza pubblica derivanti dagli indirizzi, espressi in premessa, che il Governo intende perseguire.
(3-02146)

CECCACCI RUBINO, BALDELLI e CAZZOLA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la sentenza della Corte di cassazione n. 12355 del 20 maggio 2010 ha escluso il personale artistico, teatrale e cinematografico dall'assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione involontaria, poiché prevista al punto 5) dell'articolo 40 del vecchio regio decreto-legge n. 1827 del 1935;
questa esclusione aveva maturato una sua ratio nel 1935, dato che, 77 anni fa, l'organizzazione della produzione dello spettacolo non era ancora di tipo industriale e si dava per scontato la non inquadrabilità di tali figure in quelle dei lavoratori subordinati che il regio decreto-legge n. 1827 del 1935, istitutivo dell'Inps, intendeva tutelare;
negli anni l'evoluzione della realtà produttiva del settore dello spettacolo e dell'intrattenimento è stata tale da dare impulso ad una trasformazione delle dinamiche di lavoro, con l'assunzione di forme di inquadramento giuridico sempre più corrispondenti alle reali esigenze delle imprese dello spettacolo, tali da contemplare forme contrattuali anche di tipo subordinato. Questo, però, ha generato lo storico contenzioso tra i lavoratori artistici, teatrali e cinematografici e l'Inps, in

merito alla legittimità dell'assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione involontaria;
tali contenziosi sono stati risolti con la suddetta sentenza della Corte di cassazione, adeguandosi alla quale l'Inps, diramando la circolare n. 105 del 5 agosto 2011, ha escluso definitivamente il personale artistico, teatrale e cinematografico dall'indennità di disoccupazione, sia ordinaria che a requisiti ridotti, ed ha esonerato le imprese dello spettacolo dall'assicurare tali lavoratori;
questo esito, come era prevedibile, ha messo in forte agitazione l'intero mondo dello spettacolo, anche delle sue categorie imprenditoriali, perché di fatto si è venuto a creare un grave vulnus giuridico lesivo di diritti costituzionali, quali quelli di uguaglianza e ragionevolezza della norma (articolo 3 della Costituzione) e di tutela e assicurazione sociale (articolo 38 della Costituzione), poiché il discrimine, per l'accesso a questo diritto, l'indennità di disoccupazione, non è più, come dovrebbe essere, la natura giuridica del rapporto di lavoro, bensì l'attività professionale svolta. Viene, quindi, di fatto, discriminato un intero settore produttivo, tra l'altro non trascurabile, del nostro Paese;
secondo dati dell'Enpals, infatti, sono oltre 250.000 i lavoratori che risultano versare in modo discontinuo contributi previdenziali, utilizzando una molteplicità di tipologie contrattuali, il più delle volte di breve durata. Ciò che accomuna questi lavoratori è la natura strutturalmente atipica e intermittente della loro professione, caratterizzata da una molteplicità di impieghi e di datori di lavoro, dall'esercizio di differenti e poliedriche attività e da compensi, per la stragrande maggioranza dei casi, di scarsa regolarità ed aleatori. Il quadro che emerge dalle stime ufficiali è devastante. In un settore dove l'ingresso nel mondo del lavoro si attesta su una media di 24 anni e il livello di scolarizzazione è quello dell'alta formazione artistica ed universitaria, dopo 10 anni di professione la retribuzione media si attesta su appena 7.000 euro netti all'anno, mentre su 120 giornate lavorative, necessarie a maturare l'anno contributivo, la media risulta essere di 36 giornate contributive, quindi molto al di sotto del minimo necessario per ottenere una pensione. In base ai dati dell'Enpals, più del 75 per cento degli assicurati del settore spettacolo risulta al di sotto dei parametri di sussistenza e ben lontani dal maturare il diritto previdenziale, mentre inesistenti sono le assicurazioni sociali;
questo drammatico quadro non riguarda, come erroneamente si crede, il mondo dilettantistico e giovanile, o comunque tutto quel mondo ai margini o con velleità di ingresso nel mondo dello spettacolo, ma quello più importante dei professionisti, giovani e non, che fanno produzione d'alto livello, di notevole sperimentazione creativa e che utilizza e padroneggia le più moderne e innovative tecnologie. Un mondo di professionisti, molti dei quali noti tanto a livello nazionale che internazionale, che rappresentano un orgoglio per l'immagine che danno all'estero del nostro Paese, di terra della cultura e della creatività;
questi lavoratori dello spettacolo, pur pagando, ai fini dell'assicurazione generale obbligatoria, un'aliquota contributiva tra le più alte, equiparata a quelle dei lavoratori dipendenti, non godono, viceversa, delle indennità sociali e assistenziali previste per tali lavoratori ed inoltre sono ingiustamente sfavoriti dal meccanismo di calcolo del montante pensionistico, per il persistere della mancata equiparazione tra massimale retributivo imponibile e massimale retributivo pensionabile, benché due disposizioni di legge (il comma 6 dell'articolo 21 della legge 11 marzo 1988, n. 67, e, per interpretazione autentica, l'articolo 5 del decreto-legge 18 gennaio 1993, n. 11, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 marzo 1993, n. 70) ne prescrivessero da tempo l'adeguamento;
il Parlamento europeo, il 7 luglio 2007, ha approvato lo statuto sociale europeo dell'artista, invitando gli Stati dell'Unione

europea a sviluppare e applicare un quadro giuridico e istituzionale finalizzato al sostegno della creazione artistica, mediante l'adozione e l'attuazione di una serie di misure riguardanti la situazione contrattuale, la sicurezza sociale, l'assicurazione malattia, la tassazione diretta e indiretta e la conformità alle norme europee, di questi lavoratori;
è in corso un confronto tra il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e le parti sociali al fine di addivenire in tempi brevi ad un'indifferibile riforma del mercato del lavoro -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda promuovere per intervenire con urgenza sull'annosa questione dell'indennità di disoccupazione, assumendo iniziative per l'abrogazione della vetusta norma del regio decreto-legge n. 1821 del 1935, che, di fatto, esclude questi lavoratori dall'assicurarsi questo diritto, e per avviare un confronto con le parti sociali per addivenire ad una riforma del mercato del lavoro, della previdenza e degli ammortizzatori sociali anche per i lavoratori dello spettacolo.
(3-02147)

CERA, POLI e CAPITANIO SANTOLINI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 24 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201 (cosiddetto salva Italia), convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, contiene disposizioni finalizzate alla riduzione della spesa pensionistica;
in particolare, il comma 5 stabilisce che con riferimento esclusivamente a quei soggetti che a decorrere dal 1o gennaio 2012 maturano i requisiti per il pensionamento non trovano applicazione le disposizioni di cui all'articolo 1, comma 21, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148;
l'articolo 1, comma 21, della citata legge, modificando l'articolo 59, comma 9, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, introduceva la cosiddetta «finestra mobile», secondo la quale la maturazione dei requisiti di pensione dal 1o gennaio 2012 comportava la possibilità di ottenere l'effettivo collocamento a riposo (decorrenza effettiva della pensione) il 1o settembre dell'anno successivo a quello di maturazione dei requisiti;
l'introduzione delle nuove norme previste dall'articolo 24, comma 5, del «decreto salva Italia» ha, pertanto, abolito il sistema delle «finestre mobili»;
l'aver bloccato al 31 dicembre 2011 la maturazione dei requisiti per accedere al pensionamento con le vecchie regole non tiene conto della specificità di alcuni comparti e, nello specifico, del comparto scuola, che ha da sempre avuto un'unica finestra di uscita legata alla funzionalità del sistema e all'allineamento dello sviluppo delle anzianità di servizio e delle carriere, che iniziano proprio all'inizio dell'anno scolastico e accademico -:
se non ritenga opportuno, per ragioni di equità, adottare in tempi rapidi iniziative, anche di carattere normativo, tali da consentire al personale della scuola di andare in pensione con il previgente regime maturando i requisiti entro il 31 agosto 2012.
(3-02148)

Interrogazione a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
un operaio di 32 anni, il signor Matteo Armelini, è morto, ed altri due sono rimasti feriti in modo non grave nel crollo di una struttura del palco in allestimento che avrebbe dovuto ospitare il concerto della cantante Laura Pausini al Palacalafiore di Reggio Calabria;

secondo le prime informazioni il grave incidente è da imputare a un cedimento strutturale che ha fatto crollare e «scivolare» la struttura metallica sovrastante il palco, che si è abbattuta sulle gradinate e su alcuni operai, intenti a fissare le illuminazioni aeree;
la struttura ha colpito in pieno il signor Armelini, che è morto sul colpo, mentre gli altri suoi colleghi sono rimasti feriti;
l'accaduto ricorda un altro tragico incidente sul lavoro, quello in cui è rimasto vittima Francesco Pinna, travolto e ucciso nel dicembre scorso dal crollo del palco che si stava allestendo per il concerto del cantante Jovanotti a Trieste -:
quale sia l'esatta dinamica dell'incidente;
se risultino rispettate o meno le normative relative al lavoro;
quali iniziative, nell'ambito delle proprie prerogative si intendono promuovere, adottare, sollecitare in ordine a quanto sopra esposto, anche in considerazione del fatto che dall'inizio dell'anno si sono già verificati 92 incidenti mortali sul lavoro, 156.974 infortuni e si contano 370 invalidi.
(4-15208)

TESTO AGGIORNATO AL 21 MARZO 2012

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, per sapere - premesso che:
la pesca del tonno rosso riveste una grande importanza per la tradizione e l'economia del nostro Paese, in particolare per la regione Sardegna dove sono ancora attive le ultime tonnare fisse presenti nel Mediterraneo;
negli ultimi anni il sistema economico delle tonnare fisse è stato interessato da una crisi causata oltre che dall'estrema irregolarità delle catture, dal sistema di gestione dalla quota Iccat (Commissione internazionale per la conservazione di grandi pelagici) assegnata all'Italia del tonno rosso che ha portato ad una progressiva riduzione della quota di cattura assegnata dal Ministero delle politiche agricole senza tenere conto della peculiarità dell'attività;
la pesca del tonno rosso mediante tonnara fissa è considerata una modalità di pesca tra le più compatibili con le esigenze di tutela delle risorse in quanto è selettiva sulla taglia, viene condotta stagionalmente per un breve periodo di tempo e ha un impatto contenuto in termini di cattura;
dunque, tale sistema dovrebbe essere quello meno svantaggiato dalla progressiva riduzione delle quote di cattura volte alla tutela della specie;
il decreto in pubblicazione in questi giorni da parte del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali sembrerebbe, invece, riconfermare quanto accaduto nel 2011 quando fu assegnato circa l'83 per cento circa della quota Iccat disponibile per l'Italia al sistema di cattura con barche di circuizione (12 barche) lasciando solo il 17 per cento circa della quota a tutti gli altri tipi di pesca, tra cui long liner (39 barche), pesca sportiva, pesca accidentale ed in particolare riconfermerebbe alle tonnare fisse la quota di 140 tonnellate totali;
anche considerando che delle sei aziende italiane titolari di concessione vadano in pesca solo quelle della regione Sardegna (3 impianti), la quota a fronte dell'esperienza del corso dei prezzi della scorsa stagione scorsa stagione è assolutamente insufficiente a garantire il break even;
la quota per il sistema Italia così divisa è fortemente sbilanciata e foriera di disparità; con l'assegnazione di 140 tonnellate,

infatti, nel 2011 la regione Sardegna ha rischiato di veder scomparire i suoi tre impianti che sono le ultime tonnare fisse ancora in vita nel Mediterraneo. La quantità minima che permetterebbe il pareggio di bilancio e di non eliminare ulteriore occupazione è di 200 tonnellate -:
quali interventi il Ministro ritenga opportuno assumere per una più equa ripartizione della quota al fine di consentire la persistenza di questo sistema antichissimo ed ormai peculiare di una sola area del Mediterraneo amine in vista delle future assemblee Iccat, dove verrà stabilito il quantitativo massimo di cattura assegnato all'Unione europea e da questa all'Italia, e quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere per ottenere che l'Italia riceva una più corretta ed adeguata valutazione in termini di quota in entrambe le sedi istituzionali.
(2-01393)
«Carlucci, Mereu, Galletti, Delfino, Gava».

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
con l'introduzione dell'IMU si rischia di arrivare alla chiusura di molte piccole e medie aziende agricole che già sono in crisi per le crescenti difficoltà economiche che stanno investendo l'intero settore;
in pratica si è attuata una duplicazione di imposta sui fabbricati rurali il cui reddito era già ricompreso in quello dei terreni che per gli agricoltori equivalgono a mezzi di produzione;
dai calcoli effettuati dalle organizzazioni di settore gli incrementi varieranno dal 100 al 400 per cento;
la Coldiretti ha valutato in un miliardo di euro i costi aggiuntivi che peseranno sugli agricoltori per effetto dell'IMU;
in uno studio elaborato dalla Confagricoltura emerge che, a fronte di un'incidenza sul prodotto interno lordo globale della nuova imposta patrimoniale pari all'1,3 per cento, si arriva al 4,5 per cento per il settore agricolo, con una perdita dei guadagni stimata al 10 per cento;
per la Cia, l'introduzione dell'IMU produrrà per gli agriturismi una perdita dei guadagni sino al 20 per cento;
con l'introduzione di questa tassa sono a rischio sopravvivenza circa mezzo milione di aziende sotto i 20 ettari,cosa che vanifica tutti gli sforzi degli operatori del settore che proprio grazie a maggiori investimenti e all'innovazione erano in qualche modo riusciti a non venire sommersi dalla crescente crisi economica;
l'agricoltura, primo settore economico del Paese, con il 3,5 per cento del prodotto interno lordo e con il 15 per cento se viene compreso anche il settore agroalimentare, ha cominciato nel 2011 a perdere posizioni sino ad arrivare nel terzo trimestre del 2011 all'andamento congiunturale più negativo del valore aggiunto: meno 0,9 per cento;
non va dimenticato che il settore era già stato pesantemente colpito attraverso gli aumenti del carburante e utilities varie;
a tutto ciò va aggiunta l'approvazione dell'accordo tra l'Unione europea e il Marocco sulla liberalizzazione dei prodotti agricoli e ittici che, soprattutto nel Meridione d'Italia rappresenta un'ulteriore attacco alle produzioni e agli agricoltori;
non a caso, in questa situazione che rischia di rivelarsi disastrosa per il settore agricolo, gli operatori continuano a denunciare uno scarso interesse da parte del Governo nei confronti del sistema agricolo nazionale, che rappresenta o almeno ha

rappresentato sino ad oggi, un settore d'avanguardia e un fiore all'occhiello per il nostro Paese nel mondo;
non va dimenticato che nel nostro Paese vi sono, circa 50 mila imprese che si dedicano al biologico su un milione di ettari con consumi raddoppiati nel corso degli ultimi dieci anni, che l'Italia ha la più estesa rete di vendita diretta di prodotti agricoli con un fatturato di 3,2 miliardi di euro, che 12,7 milioni di ettari sono presidiati dai nostri agricoltori che riescono così a svolgere anche un'importante funzione di salvaguardia ambientale, che il turismo enogastronomico ha un fatturato stimato in 5 miliardi di euro;
tutto ciò rischia di entrare in una crisi irreversibile se non si attueranno in tempi necessariamente rapidi provvedimenti a difesa del settore agricolo;
le nuove tasse e gli aumenti del gasolia, per come sono stati introdotti, non solo porteranno ad una chiusura di molte aziende che si ripercuoterà inevitabilmente sull'occupazione, ma determineranno un aumento dei prezzi al dettaglio, colpendo ulteriormente le famiglie e i consumatori italiani che già hanno risposto alla crisi economica con un calo sensibile dei consumi -:
se e quali interventi per lo sviluppo si intendano mettere in cantiere a soccorso del mondo agricolo che rischia di restare soffocato dalle manovre economiche e dagli aumenti decisi negli ultimi mesi e che hanno già portato alla chiusura di molte piccole e medie aziende;
se e quando si intenda promuovere una revisione del meccanismo dell'IMU, di cui le aziende agricole sentiranno tutto il peso nel corrente anno fiscale, prevedendo una tassazione diversa per gli stabili agricoli non più funzionali all'attività agricola e trasformati in abitazioni e i fabbricati che servono a lavoro e che da sempre sono stati inseriti nel valore dei terreni.
(2-01396)
«Ruvolo, Moffa».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIII Commissione:

RAINIERI, CALLEGARI, NEGRO e BITONCI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il fermo pesca biologico attivato nel nostro Paese in attuazione della normativa comunitaria recata dal regolamento (CE) 1198 del 2006 relativo al fondo europeo per la pesca, è una della misure obbligatorie utili a preservare gli stock ittici e a contribuire al ripopolamento della flora e della fauna acquatiche gravemente compromesse, nel corso degli anni, da catture eccessive e da sistemi di pesca inadeguati;
la suddetta normativa comunitaria reca disposizioni specifiche in materia di aiuti pubblici per l'arresto temporaneo della pesca da erogare ai pescatori e agli armatori a parziale indennizzo del mancato reddito derivante dall'interruzione della loro attività;
in considerazione del fermo pesca predisposto per il 2011 sono state attivate le procedure per l'erogazione dei contributi a favore dei pescatori, mentre ad oggi non risultano essere in atto quelle relative al pagamento degli armatori che hanno aderito all'arresto temporaneo obbligatorio previsto dal decreto ministeriale del 14 luglio 2011 -:
di quali ulteriori elementi disponga il Ministro in relazione ai fatti espressi in premessa e se non ritenga opportuno procedere con urgenza all'avvio delle procedure necessarie all'erogazione dei contributi spettanti agli armatori che ne abbiano fatto istanza, anche in considerazione della grave crisi in cui versa l'intero settore ittico italiano.
(5-06329)

DI GIUSEPPE, ROTA e MESSINA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'eccezionale ondata di maltempo, con abbondanti nevicate sta causando ingenti danni e disagi per l'agroalimentare

italiano: i danni superano i 150 milioni di euro, il 70 per cento dei quali (105 milioni di euro) riguarda solo l'agricoltura;
per l'agroalimentare nazionale, ma soprattutto per l'agricoltura, già alle prese con la crisi economica e il problema dell'IMU, è scattata così una nuova drammatica emergenza. Dopo il blocco dei tir che ha avuto conseguenze pesantissime per la filiera, freddo e neve hanno messo in ginocchio migliaia di aziende agricole, dove non è stato possibile raccogliere e trasportare i prodotti: un ulteriore elemento negativo che si aggiunge alla difficile situazione che sta colpendo gli agricoltori italiani, alle prese con costi produttivi sempre più onerosi;
il freddo polare ha devastato un quarto dei campi coltivati a ortaggi e l'impossibilità di trasportare le merci deperibili (200 mila tonnellate di frutta, verdura, latte, carne e uova) ha assestato all'intero settore un ulteriore duro colpo;
inoltre, il freddo rigido sta facendo lievitare anche i consumi di gasolio agricolo, soprattutto per il riscaldamento delle serre e delle strutture aziendali e questo costringe gli agricoltori a sostenere ulteriori costi;
il maltempo ha reso impraticabili moltissime strade di campagna e tanti agricoltori sono rimasti isolati per giorni, senza luce e acqua. In diversi allevamenti non è stato possibile dare il mangime al bestiame e abbeverarlo, mentre il peso della neve ha fatto crollare tetti di stalle, cascine e serre. Il gelo ha mandato in tilt pompe idrauliche e gruppi elettrogeni, fermi anche per la mancanza di benzina e gasolio, che in alcune zone rurali sono introvabili;
più di 60 mila sono le strutture aziendali (serre, cascine, depositi, magazzini e stalle) distrutte o danneggiate dalla neve, dal gelo e dalla mancanza di corrente elettrica. Diecimila sono gli animali morti (tra bovini, ovicaprini, maiali e avicoli);
come troppe volte accade in questi frangenti, le manovre speculative sui prezzi dei prodotti freschi (soprattutto ortaggi, verdure e frutta) non si sono fatte attendere. In soli tre giorni si è assistito a incrementi dei prezzi di oltre il 100 per cento. Dal campo alla tavola i listini hanno subito rincari di dieci volte;
le gelate si innescano in una già critica situazione del comparto agricolo, con rischio di forti perdite di reddito per gli agricoltori -:
se il Ministro interrogato intenda convocare con urgenza un tavolo di confronto con le associazioni degli agricoltori, al fine di individuare misure condivise per garantire un sostegno economico al settore agricolo, danneggiato sia dalla crisi economica, sia dalla situazione climatica che in questi ultimi giorni ha causato ingenti danni al settore, e di assumere iniziative normative per ripristinare le agevolazioni relative alle accise sul gasolio per le coltivazioni in serra e le agevolazioni per i carburanti agricoli.
(5-06330)

DELFINO e NARO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
con l'entrata in vigore della Manovra Monti del dicembre 2011(decreto-legge n. 201 del 2011), è apparsa subito evidente la forte penalizzazione per il settore agricolo derivata dall'entrata in vigore della nuova imposta IMU;
in primo luogo si tratta di una «patrimoniale» che colpisce due volte i beni produttivi agricoli, una prima volta con la tassazione dei terreni e una seconda volta con l'ulteriore assoggettamento dei fabbricati rurali utilizzati nell'esercizio dell'impresa agricola, sia abitativi che strumentali;
risponde, infatti, ad un principio da sempre presente nell'ordinamento tributario, ed avallato dalle stesse pronunce dell'amministrazione finanziaria, che la capitalizzazione del reddito dominicale (attraverso

l'applicazione di appositi coefficienti moltiplicatori ai valori del reddito dominicale) assorbe, ai fini della determinazione della base imponibile di un'imposta patrimoniale o sui trasferimenti, anche la redditività dei fabbricati strumentali asserviti al terreno;
il peso dell'imposta sul settore agricolo è oltremodo sperequato se si considera che a fronte di un'incidenza generale dell'IMU pari all'1,3 per cento del PIL (21,8 miliardi di euro di gettito su circa 1.600 miliardi di euro di PIL), corrisponde un aggravio per il comparto agricolo pari a circa 3 volte l'ordinario;
infatti, risulterebbe un gettito dell'IMU agricola tra 1,3 e 1,5 miliardi di euro che rapportati al valore aggiunto agricolo di circa 28 miliardi di euro comporterebbe un'incidenza del 4,3 per cento restando nella parte bassa della forchetta -:
quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato in merito all'impatto della citata normativa sul settore agricolo e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per porre rimedio ai fattori di sperequazione indicati e sollecitare una più congrua considerazione dei fabbricati strumentali agricoli.
(5-06331)

PAOLO RUSSO e BECCALOSSI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il mondo dell'ippica sta da tempo attraversando una fase di profonda crisi, che si è determinata per una progressiva perdita di interesse da parte del pubblico e degli scommettitori e per la concorrenza con altre forme di scommessa;
la riduzione delle corse e delle scommesse, unita alla riduzione dei trasferimenti statali per il settore, hanno comportato una consistente riduzione delle risorse a disposizione del settore, con pesanti conseguenze anche sul numero degli occupati e degli addetti;
Unirelab srl è una società interamente posseduta dall'Agenzia per lo sviluppo del settore ippico-ASSI (succeduta all'UNIRE in base alla legge n. 111 del 2011), alla quale è affidata l'erogazione di servizi tecnici e sanitari per la corretta identificazione degli equidi e il contrasto del doping nelle attività ippiche. L'attività principale dell'Unirelab è la gestione di laboratori di analisi operanti nell'ambito della medicina forense veterinaria; oltre ad effettuare analisi per conto dell'ente proprietario, Unirelab offre inoltre servizi diagnostici ai privati;
Unirelab nel tempo e in periodo antecedente l'incarico dell'attuale consiglio d'amministrazione ha ottenuto: l'accreditamento ISO 17025 veterinaria forense (unico laboratorio in Italia); l'accreditamento DNA per le analisi genetiche; la certificazione societaria ISO 9001; i corsi di accreditamento in buone pratiche di laboratorio (GLP);
tuttavia, mentre da una parte sono stati apportati drastici tagli alle risorse per il mondo dell'ippica e il sistema allevatoriale, si assiste, sotto l'attuale gestione societaria, ad alcuni fatti che appaiono agli interroganti come evidenti sprechi e che generano la sensazione che la pubblica amministrazione sia più dedita all'occupazione di ruoli di gestione con gettoni e stipendi che all'efficienza della stessa;
in particolare, mentre la legge stabilisce un compenso solo per il presidente e i consiglieri di amministrazione muniti di delega e la delibera di nomina dell'attuale consiglio di amministrazione prevede solo un gettone di presenza per seduta, risulterebbe che ogni componente dell'attuale consiglio di amministrazione ha percepito ad oggi una cifra di circa 3 mila euro mensili, senza che sia chiaro in base a quali presupposti normativi o delibere assembleari; inoltre, il presidente e i due componenti del collegio sindacale, per i soli mesi di novembre e dicembre, avrebbero percepito compensi pari, rispettivamente, a circa 16 mila euro e 8 mila euro, mentre il precedente collegio sindacale

percepiva poco più di 10 mila euro per l'intero anno;
la società ha un volume d'affari pari a poco più di 4 milioni di euro;
in un momento in cui si persegue una generale riduzione dei costi e dei posti nei consigli di amministrazione delle società pubbliche, merita una riflessione il fatto che in aziende anche di queste dimensioni operi un consiglio di amministrazione composto da cinque componenti;
risulterebbe inoltre che i componenti del consiglio di amministrazione e del collegio sindacale abbiano effettuato numerosi viaggi tra Roma, Milano e Palermo;
un'attenta valutazione si impone anche in merito ad alcuni presunti risultati positivi che sono attribuiti a merito degli attuali amministratori, come la cessazione dell'attività di necroscopia e la cessazione delle consulenze;
al riguardo, va ricordato che l'attività di necroscopia, avviata nel 2005, risultava già cessata da oltre un anno, per la temporanea indisponibilità dell'operatore necessario; inoltre, tale attività, pur incidendo sui costi societari, sarebbe estremamente valida, in termini di immagine per l'ippica, se si effettuasse su tutte le morti dei cavalli, sia in ippodromo che in allenamento;
per quanto riguarda il tema delle consulenze, esse non sono sempre da contrastare, ma possono essere elementi di buona amministrazione quando sono finalizzate allo svolgimento di compiti che realmente il soggetto pubblico non è in grado di svolgere in via ordinaria, quando riguardano consulenti di provata qualificazione e non sono onerose; da questo punto di vista, non pare un grande merito per la società Unirelab aver disdettato un rapporto di consulenza con l'università degli studi di Napoli;
andrebbe altresì valutata, in un quadro di perseguimento della maggiore efficienza, la possibilità di riattribuire all'ASSI alcune funzioni e magari privatizzare attività che, per come sono svolte attualmente, appaiono più un peso che un vantaggio per la pubblica amministrazione -:
quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato e quali iniziative intenda assumere in relazione ai fatti e alle valutazioni indicati in premessa.
(5-06332)

RUVOLO e MOFFA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il 10 novembre 2011 è stato approvato il nuovo statuto sociale della Federconsorzi;
il nuovo statuto della Federconsorzi è un atto dovuto in quanto era necessario procedere all'adeguamento al nuovo diritto societario. La Federconsorzi è una cooperativa e in quanto tale doveva conformarsi alla riforma del diritto societario mentre prima del 10 novembre 2011 lo statuto era ancora quello relativo al regio decreto del 1948;
il nuovo statuto è propedeutico alla ricostituzione del nuovo consiglio di amministrazione;
in vista della ricostituzione del consiglio di amministrazione appare necessario avere certezza sulla disponibilità di risorse finanziarie;
nel 2004 una sentenza della Corte di cassazione condannò il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali a pagare i debiti per i servizi relativi all'ammasso del grano resi dai consorzi agrari, un conto di circa 600 milioni di euro;
la Corte di cassazione nella citata sentenza rinviò la quantificazione degli interessi dovuti alla Corte d'appello;
la Corte d'appello di Roma si è espressa su gli interessi decretando che oltre agli interessi pari al tasso ufficiale di sconto, aumentato del 4,4 per cento e capitalizzato semestralmente, si applicasse una maggiorazione dei danni;

in pratica il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali deve versare nelle casse della Federconsorzi quasi un miliardo di euro, mai liquidati per quanto a conoscenza dell'interrogante;
il quadro della situazione di incertezza vissuta dalla Federconsorzi è reso ancora più difficile dalla congiuntura economica e dai tagli subiti dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali;
il precedente Governo Berlusconi si era espresso favorevolmente al progetto di rinascita della Federconsorzi;
il Ministro dello sviluppo economico, pro tempore, onorevole Scajola aveva dato il via libera al riconoscimento per legge della mutualità della Federconsorzi;
il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, pro tempore, onorevole Sacconi, al Forum dell'agricoltura e dell'alimentazione promosso da Coldiretti a Cernobbio nell'ottobre 2011, aveva espresso la sua contrarietà alla decisione presa nel 1992 di commissariare la struttura per il ruolo chiave che i consorzi svolgono nello sviluppo dell'agricoltura;
il presidente di Coldiretti Sergio Marini ha denunciato più volte il furto subito dall'agricoltura italiana in quanto se a Federconsorzi fossero stati riconosciuti tutti i crediti negati al momento del fallimento, questa sarebbe l'industria italiana più sana e capitalizzata nel nostro Paese;
data la situazione è necessario procedere in tempi rapidi a definire le modalità di risarcimento del credito della Federconsorzi ancor più necessario in vista della ricostituzione del consiglio di amministrazione e allo scopo di evitare che la Federconsorzi sia solo una scatola vuota -:
quali iniziative intenda intraprendere affinché, in tempi rapidi e certi, siano definite le modalità di risarcimento del credito vantato da Federconsorzi nei confronti del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, come risulta dalle sentenze rispettivamente della Corte di cassazione, che ha quantificato il credito, e della corte d'appello di Roma che ha indicato gli interessi da applicare.
(5-06333)

OLIVERIO, ZUCCHI, AGOSTINI, BRANDOLINI, MARCO CARRA, CENNI, DAL MORO, FIORIO, MARROCU, MARIO PEPE (PD), CUOMO, SANI, SERVODIO e TRAPPOLINO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 5 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, ha previsto l'anticipazione - in via sperimentale - dal 1° gennaio 2012 dell'imposta municipale propria (IMU) di cui al decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23 e ne ha fissato il presupposto nel possesso di immobili, ovvero fabbricati, aree fabbricabili e terreni agricoli, compresa l'abitazione principale e le pertinenze della stessa;
nel comparto primario in cui i terreni sono il fattore di produzione per eccellenza, l'incremento dell'imposizione fiscale sul patrimonio produrrà un danno rilevante incidendo su un settore già in notevole difficoltà;
per i terreni agricoli, infatti, il nuovo valore ai fini dell'imposizione è costituito da quello ottenuto applicando all'ammontare del reddito dominicale risultante in catasto, vigente al 1° gennaio dell'anno di imposizione, rivalutato del 25 per cento (ai sensi dell'articolo 3, comma 51, della legge 23 dicembre 1996, n. 662), un moltiplicatore pari a 130; per i coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli professionali iscritti nella previdenza agricola il moltiplicatore è, invece, pari a 110; l'articolo 5, comma 7 del decreto legislativo n. 504 del 1992 prevede, invece, che per i terreni agricoli la base imponibile ICI sia data dai reddito domenicale rivalutato del 25 per cento, moltiplicato per 75; sui terreni agricoli, dunque, il moltiplicatore è salito

da 75 a 130 e l'aliquota è ora fissata al 0,76 per cento contro il precedente 0,4 per cento;
la nuova tassazione IMU incide anche sui fabbricati rurali, prevedendo una aliquota agevolata per quelli aventi natura strumentale in quanto il decreto-legge n. 201 del 2011 dispone la soppressione del comma 1-bis dell'articolo 23 del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2009, n. 14 ai sensi del quale non si considerano fabbricati le unità immobiliari, anche iscritte o iscrivibili nel catasto dei fabbricati, per i quali ricorrono i requisiti di ruralità;
la tassazione IMU sui fabbricati rurali e l'incremento degli estimi catastali dei terreni rischiano di mettere fuori da mercato oltre 250 mila aziende agricole già duramente provate dalla perdurante crisi economica e, da ultimo, dagli effetti negativi dell'ondata di maltempo e dal blocco del trasporto merci messo in atto dagli autotrasportatori; si calcola che l'IMU sui terreni e sui fabbricati rurali costerà agli agricoltori un miliardo di euro in più nel 2012;
la situazione di straordinaria emergenza che vive il mondo agricolo e la peculiarità produttiva che è caratterizzata da una forte patrimonializzazione e da una bassa redditività rende eccessivamente onerosa l'anticipazione dell'IMU in particolare per i territori svantaggiati;
in tale ottica sarebbe opportuno prevedere accorgimenti particolari per le zone svantaggiate del Paese prevedendo una tassazione IMU sui terreni agricoli e sui fabbricati rurali meno onerosa -:
se il Ministro abbia valutato gli effetti che la nuova imposta municipale unica (IMU) produrrà sul comparto primario con particolare riferimento ai territori svantaggiati e se sia sua intenzione intervenire, per quanto di competenza, per alleggerire l'impatto dell'IMU sulle imprese agricole alla luce della crisi economica in atto e delle situazioni di contesto molto penalizzanti per il medesimo comparto.
(5-06334)

Interrogazione a risposta scritta:

NASTRI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
nel corso dell'assemblea generale di Confagricoltura Torino, svolta la settimana scorsa, sono stati affrontati numerosi temi che affliggono il settore agricolo e agroalimentare italiano quali: la nuova PAC che rappresenta una delle politiche comunitarie di maggiore importanza, l'IMU ovvero l'imposta municipale unica, nei confronti dei terreni agricoli e dei fabbricati rurali, la cui introduzione contribuirà ad aggravare ulteriormente il comparto agricolo e il Piano di sviluppo rurale (PSR), che costituisce un documento di programmazione redatto dalle regioni, nell'ambito del nuovo quadro di riferimento a livello europeo noto come «Agenda 2000»;
il negoziato in corso, che porterà alla definizione della nuova PAC 2014-2020, secondo il presidente di Confagricoltura Torino, sta determinando un cauto ottimismo, in considerazione della volontà di contrastare le attuali proposte della Commissione europea, che ledono evidentemente gli interessi dell'agricoltura italiana, nel contesto europeo, il cui patrimonio produttivo dal punto di vista qualitativo è universalmente riconosciuto;
con riferimento al Piano di sviluppo rurale (PSR), il bilancio per la regione Piemonte, a giudizio della Confagricoltura di Torino, non è dei migliori, se si considera che a fronte di una dotazione complessiva che sfiora il miliardo di euro per il periodo 2007-2013, al 31 dicembre 2011, la medesima regione ha speso circa 366 milioni, ovvero poco più del 36 per cento delle risorse complessivamente a disposizione, sebbene complessivamente sia nella media;
l'introduzione dell'IMU, ovvero l'imposta municipale unica, rappresenta un

esborso complessivo che supera il mezzo miliardo di euro, il cui onere risulta impossibile sostenere per le imprese agricole nazionali;
secondo i calcoli effettuati dalla suesposta associazione agricola, a tal proposito, ogni impresa in media, è obbligata a fronteggiare tra IMU e accatastamento dei fabbricati rurali, una cifra complessiva pari a circa 100 mila euro;
altre associazioni e operatori del settore, hanno effettuato recentemente, proprio con riferimento alla medesima imposta, introdotta dal decreto di conversione cosiddetto «Salva - Italia» lo scorso dicembre 2011, ulteriori conti volti a stabilire l'incidenza di tale tributo nei confronti dei bilanci delle imprese del comparto interessato, appurando in definitiva che l'applicazione dell'IMU determinerà un impatto fortemente negativo sulla competitività della filiera agricola nazionale;
a giudizio dell'interrogante in definitiva in considerazione di quanto esposto, gli elevati costi burocratici e l'aggravio delle imposte nel settore agricolo, contribuiscono ad aggravare un settore che nonostante la crisi economica in corso, costituisce una solida realtà economica del nostro Paese che vale 250 miliardi di euro dall'agroindustria alla manutenzione e salvaguardia del territorio -:
quali orientamenti intenda esprimere con riferimento a quanto esposto in premessa;
se non ritenga di assumere a breve periodo, un'iniziativa normativa ad hoc con particolare riferimento allo sviluppo e alla competitività del settore agricolo nazionale, anche attraverso misure volte a eliminare e snellire il sistema burocratico che appesantisce il medesimo comparto.
(4-15206)

...

RAPPORTI CON IL PARLAMENTO

Interrogazione a risposta immediata:

DI PIETRO e BARBATO. - Al Ministro per i rapporti con il Parlamento. - Per sapere - premesso che:
c'è una burocrazia potentissima e costosa che resiste anche ai cambi di Governo; il Governo ha chiesto sacrifici a tutti, anche ai pensionati italiani, e poi ha lasciato intatto il potere dei «funzionari di palazzo», continuando ad utilizzare personale già in pensione o comunque mantenendo consulenze, anche laddove si potrebbero utilizzare risorse interne;
ad esempio, Eugenio Ficorilli, classe 1946, entra alla Presidenza del Consiglio dei ministri nel 1982 e arriva al cerimoniale nel 1994, diventandone il capo nel 2002; continua a dirigere quell'ufficio mentre lo Stato gli paga anche la pensione;
tra i titolari di pensione che ricoprono ruoli di vertice, figura anche Antonio Ragusa, 71 anni di età (come risulta dalle carte dell'inchiesta P4 non si esclude che abbia raccomandato rispettivamente a Finmeccanica e all'Eni un figlio e un nipote tramite il suo amico Bisignani), il quale guida il dipartimento risorse strumentali della Presidenza del Consiglio dei ministri, con uno stipendio lordo vicino a 200 mila euro; Raffaele Di Loreto, nato nel 1946, è un ingegnere edile esperto di pianificazione urbana ed è capo dell'ufficio voli di Stato, di Governo e umanitari; tra i decani della giunta di presidenza c'è Giancarlo Bravi, nato nel 1942, che dirige l'unità tecnica di missione per le celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia;
i giovani oggi sono una spina nel fianco per la crisi occupazionale e tenere ancora nella pubblica amministrazione dei pensionati, che hanno incassato anche liquidazioni d'oro e vengono poi richiamati, con incarichi di consulenza, a svolgere attività dirigenziali apicali, sicuramente non favorisce l'inserimento delle nuove generazioni;

sarebbe opportuno in relazione alla nota circolare sulla sobrietà e l'austerità delle pubbliche amministrazioni, emanata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, che venissero utilizzate le risorse in dotazione alla stessa Presidenza, composte già da 80 dirigenti di prima fascia;
presso la Presidenza del Consiglio dei ministri opera anche Mauro Della Giovanpaola, finito nelle indagini sulla «cricca», il quale svolge l'attività di dirigente di prima fascia come «estraneo». Della Giovanpaola percepisce un compenso di 140.788,90 euro e, come altre decine di dirigenti, viene utilizzato con incarico di consulenza dall'esterno. Tali nomine, ad avviso degli interroganti, appaiono frutto di una deprecabile politica del personale posta in essere dai partiti che si sono succeduti alla guida del Governo nel corso degli anni;
si tenga presente che risultano esservi 214 unità di dirigenti di seconda fascia in dotazione sempre alla Presidenza del Consiglio dei ministri, che dovrebbero avere le competenze e i requisiti per svolgere gli incarichi affidati attualmente ad esterni o a pensionati -:
se non ritenga che sia opportuno affidare gli incarichi di dirigenza, di cui in premessa, attingendo alla dotazione di personale interno della Presidenza del Consiglio dei ministri.
(3-02150)

...

SALUTE

Interrogazioni a risposta orale:

BINETTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 15 dicembre 2011, il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) ha adottato un parere positivo, raccomandando il rilascio dell'autorizzazione all'immissione in commercio del medicinale Esmya,5 milligrammi, compresse, destinato per il trattamento pre-operatorio dei sintomi di fibromi uterini da moderati a gravi nelle donne adulte in età riproduttiva;
la durata del trattamento è limitata a tre mesi. Il principio attivo di Esmya è ulipristal acetato, un modulatore selettivo del recettore del progesterone, caratterizzato da uno specifico tessuto che ha effetti antagonisti del progesterone. Agisce privando i fibromi uterini dalla stimolazione della crescita causata dal progesterone;
il trattamento consiste in una compressa da 5 milligrammi da assumere per via orale una volta al giorno per un massimo di 3 mesi, il trattamento deve iniziare durante la prima settimana del ciclo mestruale. Non ci sono dati disponibili sul trattamento con una durata superiore a 3 mesi o su casi di reiterazione del trattamento;
tuttavia, la durata del trattamento non dovrebbe superare i 3 mesi. I vantaggi con Esmya sono la sua capacità di ridurre fibromi legati al sanguinamento, anemia e la dimensione del fibroma. L'ulipristal ha mostrato una migliore efficacia rispetto al placebo a ridurre il sanguinamento e l'anemia e il volume del fibroma. Gli effetti collaterali più comuni sono amenorrea, ispessimento e vampate di calore;
un piano di farmacovigilanza per l'ulipristal sarà attuato come parte dell'autorizzazione all'immissione in commercio. Raccomandazioni dettagliate per l'uso di questo prodotto saranno descritte nel riassunto del prodotto che sarà pubblicato nel rapporto di valutazione pubblica europea (EPAR) e reso disponibile in tutte le lingue ufficiali dell'Unione europea, dopo l'autorizzazione all'immissione in commercio concessa dalla Commissione europea. Il CHMP, sulla base dei dati di qualità, sicurezza ed efficacia presentati, ritiene che esista un favorevole bilancio tra beneficio e rischio per Esmya e tuttavia raccomanda la concessione dell'autorizzazione del marketing;
Ulipristal si trova in commercio in compresse da 5 milligrammi in blister da

28 compresse indicato per il trattamento pre-operatorio dei fibromi uterini. È sufficiente prendere 6 compresse insieme e si hanno i 30 milligrammi di ellaOne, mentre con una decina si supera l'effetto della RU486;
anche il Cytotec, ufficialmente farmaco antiulcera è in realtà esplicitamente utilizzato nell'aborto farmacologico ed è disponibile in farmacia e prescrivibile RNR da chiunque -:
quali urgenti iniziative intenda intraprendere per reintrodurre in AIFA la discussione sul meccanismo d'azione e possibilmente estendere la riflessione anche a quanto già approvato in merito alla pillola ellaOne;
se non ritenga opportuno fare in modo che questa nuova formulazione sia prescrivibile soltanto dal ginecologo ospedaliero che gestisce il caso adottando questo limite anche per il Cytotec, ufficialmente farmaco antiulcera, in realtà esplicitamente utilizzato nell'aborto farmacologico, disponibile in farmacia e prescrivibile RNR da chiunque;
se non intenda predisporre ogni utile iniziativa atta ad esplicitare sulle indicazioni l'effetto abortivo di alcuni farmaci, in modo tale che tutti siano in grado di comprendere quando si tratta di farmaci abortigeni, anche se sono commercializzati con altre indicazioni.
(3-02143)

ANNA TERESA FORMISANO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
con legge 15 marzo 2010, n. 38 si è fatto obbligo a tutte le regioni di dotarsi di una rete per l'assistenza e le cure palliative ai malati terminali;
la mancanza di coordinamento e di omogeneità a livello nazionale, in Italia, sulle cure palliative è un vero e proprio problema sociale;
le differenti regioni tra cui il Lazio e la Campania hanno codificato le linee guida per le modalità di accesso e le relative tariffe alle strutture residenziali di cure palliative cosiddette hospice;
le cure palliative sono state definite dall'Organizzazione mondiale della sanità come «un approccio che migliora la qualità della vita dei malati e delle loro famiglie che si trovano ad affrontare le problematiche associate a malattie inguaribili, attraverso la prevenzione e il sollievo della sofferenza per mezzo di una identificazione precoce e di un ottimale trattamento del dolore e delle altre problematiche di natura fisica, psicofisica e spirituale»;
le stesse si rivolgono a pazienti in fase terminale di ogni malattia cronica ed evolutiva, in primo luogo malattie oncologiche ma anche neurologiche, respiratorie, cardiologiche ed hanno lo scopo di dare al malato la massima qualità di vita possibile, nel rispetto della sua volontà, aiutandolo a vivere al meglio la fase terminale della malattia ed accompagnandolo verso una morte dignitosa;
i gravissimi ritardi e le possibili omissioni per l'attivazione degli hospice nelle diverse regioni chiamano in causa cittadini e cittadine provati da malattie il cui dolore e le cui condizioni familiari minano in assoluto la loro dignità;
intere famiglie stanno intraprendendo le vie legali, rivolgendosi alla giustizia ordinaria per vedersi riconoscere il diritto ad essere adeguatamente assistiti nella fine della vita -:
quali iniziative urgenti siano state previste, per garantire che in tutto il Paese vengano adottate le opportune misure volte ad assicurare per tutti e in maniera omogenea l'accesso agli hospice, senza creare disparità, così come sancito dalla citata legge n. 38 del 2010;
se non intenda individuare risorse finanziarie aggiuntive rispetto a quelle attualmente destinate alla sanità affinché tutti coloro che necessitano di cure palliative possano essere assistiti nel migliore dei modi.
(3-02144)

Interrogazioni a risposta scritta:

GRANATA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
è previsto in questi giorni l'arrivo all'aeroporto Fiumicino di Roma di un maxi-carico di 900 scimmie provenienti dalla Cina e destinate alla sperimentazione in laboratorio presso la ditta Harlan di Correzzana (Monza e Brianza);
secondo quanto dichiarato dal Ministero della salute, già in data 21 febbraio 2012 un primo lotto di 104 esemplari è stato trasferito nello stabilimento di Correzzana che si occupa di allevamento e vendita di animali destinati a laboratori di vivisezione, a università pubbliche e private e a centri di ricerca per fini scientifici o sperimentali;
l'autorizzazione all'importazione delle scimmie è stata rilasciata dal Ministero della salute in data 31 gennaio 2012, ha durata annuale e prevede l'importazione in Italia di 900 scimmie in lotti di massimo 156 esemplari per volta;
l'accaduto appare agli occhi dell'interrogante non degno di un Paese civile e risulta quanto mai in contrasto con la nostra cultura della vita;
le associazioni degli animalisti si sono mobilitate contro la vivisezione, organizzando in questi giorni un sit-in di protesta di fronte ai cancelli dello stabilimento di Correzzana, e chiedendo una verifica sulla regolarità dell'importazione degli animali;
sulla vicenda dei macachi destinati alla sperimentazione in laboratorio è stata peraltro avviata un'inchiesta conoscitiva dalla procura di Monza la quale ha aperto un fascicolo a modello 45, senza ipotesi di reato né indagati;
dopo questo ennesimo episodio di barbarie sugli animali, risulta ad oggi quanto mai necessario aprire in Italia una seria riflessione sulla opportunità di mettere fine alla riprovevole pratica della vivisezione, con ogni probabilità neanche più necessaria ai fini scientifici -:
se - e per quanto di competenza - non ritenga opportuno verificare quale sia la destinazione finale delle scimmie, se siano state rispettate tutte le norme vigenti in materia di importazione di animali e quali controlli siano stati effettuati presso lo stabilimento di Correzzana in merito alle condizioni igienico-sanitarie degli stessi.
(4-15202)

BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
nell'autunno del 1957 il corpo di una ragazza di diciassette anni veniva adagiato su un tavolo anatomico, nella penombra di una stanza dell'istituto di medicina legale dell'università di Palermo. La giovane, in fin di vita, era stata trasportata dal suo piccolo paese nell'interno siciliano in un disperato tentativo di salvarla, ma era morta lungo la strada provinciale. Intorno al suo corpo, ormai cadavere, i medici cercavano di svelare il segreto di quella morte improvvisa. Unici indizi visibili due grandi cerotti applicati all'altezza dei reni, di quelli usati contro il mal di schiena, e i segni di una serie di ipodermoclisi sugli avambracci, a seguito di un lavaggio del sangue;
l'autopsia accertò subito che da tre mesi la giovane era incinta, ma soprattutto che era morta avvelenata, perché nel suo corpo erano state rinvenute tracce di segala, un'erba che nei paesi di campagna veniva usata per interrompere le gravidanze;
solo dopo qualche tempo il caso venne denunciato all'autorità giudiziaria. Le indagini iniziarono a far luce sulla vicenda: la ragazza era fidanzata con un cugino di qualche anno più grande; quando questi capì che la cugina aspettava un bambino, consultò una vecchia «mammana» che, per tremila lire, gli procurò un mazzetto di erbe secche. La giovane, seguendo i consigli del fidanzato, iniziò ad applicare le erbe e a bere l'intruglio, un

po' al giorno, ma dopo poco cominciò a star male, a vomitare e ad avvertire atroci dolori al ventre e ai reni;
i genitori, ignari di tutto, dopo aver provato una cura casalinga con dei cerotti, si resero conto che il dolore della figlia peggiorava e chiamarono il medico di famiglia. Questi, pensando a una forma di avvelenamento, ma ignorando che la ragazza continuasse a bere il decotto, esegui il lavaggio del sangue. La decisione del ricovero in ospedale avvenne quando ormai era troppo tardi;
la storia ricordata è solo una delle tante di aborto clandestino procurato degli anni precedenti all'approvazione della legge n. 194, e delle pochissime rese pubbliche grazie alla prima inchiesta di Milla Pastorino uscita su «Noi donne» nel 1961;
nel 1978, con grande e grave ritardo rispetto ai Paesi europei più avanzati, giunse finalmente una legge, anche se non la legge migliore, ma pur sempre meglio delle mammane e delle tanti morti provocate;
a distanza di più di trent'anni, una relazione proprio del Ministero della salute sullo stato di attuazione della legge contenente le norme per la tutela sociale della maternità e per l'interruzione volontaria della gravidanza, riconosce una diminuzione del 50 per cento (115 mila casi) rispetto al 1982, anno in cui fu registrato il più alto ricorso all'aborto, con ben 234 mila casi. Qualche giorno dopo l'approvazione di quella discussa legge, subito in parlamento si levarono voci critiche, poiché la legge non certo perfetta lasciava prevedere delle falle: si comprese immediatamente come un numero troppo elevato di richieste di obiezione di coscienza da parte dei medici si sarebbe potuto trasformare in un «vero e proprio boicottaggio della legge». A loro avviso, andava puntualizzato che non avrebbe potuto fare obiezione di coscienza chi non partecipava direttamente all'aborto e che gli stessi obiettori avrebbero dovuto svolgere tutte le attività che non riguardavano l'intervento abortivo in senso stretto;
torniamo all'oggi e narriamo un'altra scena: le prime luci del giorno penetrano nella stanza di un ospedale romano dove una giovane donna è in lacrime nel suo letto. Si trova lì ormai da due giorni per subire un intervento abortivo. Siamo nel duemila, già inoltrato da un bel po'. La vita che porta in grembo da più di venti settimane è affetta da una gravissima malformazione al cervello, tutti gli specialisti consultati le hanno sconsigliato di portare a termine la gravidanza;
la procedura di induzione consiste nell'introduzione nell'utero di alcune «candelette» di prostaglandina per stimolare le contrazioni del travaglio. Fino alla dodicesima settimana l'interruzione di gravidanza avviene tramite raschiamento, ma dopo il feto è troppo grande ed è necessario un vero e proprio travaglio di parto. L'attesa della donna si è protratta tantissimo perché il giorno del ricovero erano di turno solo medici obiettori di coscienza. E tutti si sono rifiutati puntualmente di avviare la procedura. Alla donna non è rimasto che piangere ed attendere che iniziasse il turno di un medico non obiettore;
l'ultimo narrato è solo uno dei tantissimi casi di donne, documentato da una inchiesta di una brava giornalista pubblicata su un inserto femminile di uno dei più noti quotidiani nazionali. La denuncia contenuta è gravissima perché, nonostante la legge lo stabilisca, la coppia ha dovuto attendere moltissimo tempo prima di poter effettuare l'interruzione di gravidanza;
quello dell'aborto sta diventando sempre più, proprio come alcuni avevano previsto nei giorni appena successivi all'approvazione della 194, un vero e proprio percorso ad ostacoli. I dati parlano chiaro: i ginecologi obiettori di coscienza sono passati dal 58 per cento del 1994 al 69 per cento del 2006 fino al 70,7 per cento del 2009; gli anestesisti obiettori sono passati dal 45 per cento del 2003 al 51,7 per cento del 2009; il personale non medico obiettore è passato dal 38 per cento del 1994 al 44,4 per cento del 2009. Va ricordato

che percentuali di obiezione superiori all'80 per cento tra i ginecologi si osservano in Basilicata, in Campania, in Molise e in Sicilia. Non esiste, inoltre, un elenco dei medici non obiettori;
secondo una indagine empirica fatta da un'associazione di volontari, risulta che i ginecologi non obiettori strutturati dentro gli ospedali italiani sarebbero circa 150, molti dei quali in età avanzata, che presto andranno in pensione;
di recente, alla luce di questi dati, c'è stato chi ha ritenuto e dichiarato pubblicamente che, visti i danni, i dolori gratuiti, le ingiustizie vessatorie che produce, l'obiezione di coscienza all'aborto per i medici andrebbe addirittura vietata. Poiché è evidente che oggi, chi decide di fare il ginecologo, sa che l'interruzione di gravidanza è un diritto sancito dalla legge, e che quindi rientra esplicitamente nei suoi obblighi professionali;
gli ospedali non dovrebbero trincerarsi dietro la vera e propria scusa di non avere medici disponibili a effettuare le interruzioni di gravidanza perché si tratta di un servizio che deve obbligatoriamente essere fornito, come previsto dall'articolo 9 della legge n. 194. Se è vero che non si può obbligare chi obietta, è anche vero che si potrebbe meglio organizzare il servizio sanitario garantendo la dolorosa scelta dell'aborto a quelle donne che lo richiedono, per cui andrebbe semplicemente bilanciata meglio la presenza di obiettori nelle strutture sanitarie, impedendo che siano la totalità dei ginecologi prevedendo procedure specifiche, ed un rapporto se non proprio paritario, almeno prossimo tra medici obiettori e non all'interno delle strutture sanitarie;
nella riflessione di uno dei pochi medici che non ha obiettato, Giovanni Fattorini, si coglie la particolarità di un Paese come il nostro, in cui chi fa coraggiosamente il proprio dovere rischia perfino di essere malvisto: «Siamo stati in pochi, in questi anni, ad occuparcene nel concreto. All'inizio, quasi con titubanza, poco incoraggiati quando non malvisti da entrambe le parti: colpevoli "abortisti" per gli uni, poco difesi, quasi "imbarazzanti" per gli altri. Noi abbiamo continuato a incontrare centinaia di donne, ma anche uomini e bambini, quelli nati e quelli che non sono nati. In molti ci hanno rimesso la carriera, mente altri l'hanno fatta perché schierati "correttamente". Certificare frettolosamente è facile, ragionare ed entrare in relazione con la singola donna, invece, è molto complicato. Operare nel concreto di ogni situazione, unica ed irripetibile, è difficile. Lo abbiamo fatto senza sentirci eroi, ma medici che hanno a cuore il proprio dovere: quello verso ogni persona e verso la propria comunità civile. Lo abbiamo fatto in condizioni ospedaliere proibitive»;
in un Paese civile un comportamento simile non sarebbe vicino all'eroismo ma la normalità. Le donne che richiedono l'applicazione della 194 non solo esercitano un diritto, ma subiscono una necessità, e le strutture sanitarie, gli ospedali, i medici, i concittadini, la Chiesa e lo Stato, dovrebbero trattarle con dignità e rispetto se si vogliamo ancora dirci un Paese civile -:
se i fatti narrati corrispondano al vero e, nell'eventualità positiva, quali iniziative urgenti intenda adottare per evitare che al danno dell'aborto, che ogni donna soffre, si aggiunga la pena di un sistema sanitario che, tollerando in nome di un malinteso senso religioso le scelte antiabortiste di troppi medici, con la pretesa di far rispettare il diritto all'obiezione conculca di fatto il diritto alla salute riproduttiva, psicologica, impedisce il realizzarsi una loro necessità e attenta alla libertà di scelta della donna paziente.
(4-15207)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta immediata:

NUCARA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il recente provvedimento in materia di liberalizzazioni approvato dal Governo

presenta un importante contributo di innovazione in un Paese, quale l'Italia, che ancor oggi occupa il 92o posto nella specifica graduatoria delle nazioni in materia di concorrenza;
nei prossimi mesi è previsto che un nuovo soggetto industriale opererà in concorrenza con l'azienda di Stato per i trasporti su rotaia nel comparto dell'alta velocità, consentendo così significativi risparmi economici e più efficaci livelli di servizi per gli utenti;
a seguito dei noti provvedimenti varati dal Governo pro tempore per il salvataggio dell'Alitalia, vige ancora una situazione di esclusiva nel trasporto aereo relativamente alla tratta Roma-Milano, con i conseguenti inconvenienti connessi alla gestione di servizi in regime di monopolio -:
se il Ministro interrogato non ritenga che il Governo debba predisporre tempestivamente tutte le iniziative necessarie ad eliminare l'attuale situazione di regime di monopolio in essere nella gestione della tratta aerea Roma-Milano, al fine di consentire ai numerosi passeggeri che quotidianamente utilizzano detto servizio di usufruire dei benefici di natura economica e di maggiore qualità ed efficienza del servizio, che sicuramente deriverebbero dalla presenza di ulteriori gestori oltre all'Alitalia.
(3-02151)

GIANNI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
sempre meno raffinazione e sempre più energie rinnovabili nel futuro della Erg. La società della famiglia Garrone ha esercitato un'ulteriore quota dell'«opzione put» nella joint venture con il gruppo Lukoil: il colosso russo dell'energia ha versato 400 milioni di euro per entrare in possesso di un altro 20 per cento della Isab, la società che gestisce l'impianto per la raffinazione degli idrocarburi di Priolo, in Sicilia;
l'opzione faceva parte degli accordi tra le due società sottoscritti nel 2008, quando Lukoil divenne socio dei Garrone con il 49 per cento delle quote dietro il versamento di 852 milioni, mentre il rimanente 51 per cento poteva essere ceduto dagli italiani in quote successive entro il 2013. Con l'ultima operazione, la quota della famiglia genovese scende così al 20 per cento della Isab;
Erg manterrà una presenza nel consiglio di amministrazione di Isab e nei comitati gestionali. Erg e Lukoil hanno modificato anche gli accordi sottoscritti nel 2008, in particolare con riferimento al periodo di lock-up di Erg per l'esercizio dell'«opzione put» sulla rimanente quota del 20 per cento di Isab, esteso ora sino al 1o ottobre 2013;
la scelta da parte di Erg di procedere alla cessione, di fatto, dell'intero pacchetto di azioni della Isab potrebbe produrre da parte di Lukoil la scelta di derubricare l'impianto di raffinazione di Priolo a deposito;
se la Lukoil procedesse a retrocedere a deposito l'impianto di raffinazione di Priolo significherebbe che circa 1000 lavoratori tra dipendenti e indotto potrebbero perdere il posto di lavoro, questo in una zona e in una regione dove sono già pesantissimi e insostenibili gli effetti della crisi economica -:
se non ritenga necessario e improcrastinabile avviare le opportune iniziative, di concerto con tutte le istituzioni interessate, al fine di promuovere un incontro con i Ministri russi competenti e la società Lukoil, per conoscere le reali intenzioni della Lukoil relativamente all'impianto di raffinazione gestito dalla Isab di Priolo, scongiurando così la pesantissima crisi occupazionale che deriverebbe dall'utilizzo dell'area della raffineria come solo luogo di deposito della benzina.
(3-02152)

Interrogazioni a risposta scritta:

GRANATA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in questi giorni è in atto alla Dr Motor Company un'azione di protesta, per la mancata corresponsione ai dipendenti degli stipendi arretrati relativi ai mesi di novembre e dicembre, tredicesima mensilità del 2011 e gennaio 2012;
lo sciopero, annunciato già in data 5 febbraio 2012 con la proclamazione dello stato di agitazione, è stato indetto il 13 febbraio 2012 ed è stato accompagnato da un presidio, tuttora in corso, davanti ai cancelli dello stabilimento di Macchia d'Isernia;
il presidente della società Dr Motor, Massimo di Risio, aveva assicurato il pagamento delle retribuzioni entro la fine di febbraio e imputato il ritardo alla mancata produzione e consegna di un consistente lotto di auto, causata dal blocco dei trasporti e dal maltempo;
il 19 febbraio 2012, su richiesta della Fiom, si è quindi svolto un confronto ufficiale tra i lavoratori della Dr Motor Company con il prefetto di Isernia, in assenza dei rappresentanti del gruppo imprenditoriale;
in data 23 febbraio è stato raggiunto un accordo tra i sindacati riuniti Fim Cisl, Uilm Uil e Fiom, i vertici aziendali, e le associazione degli industriali per l'avvio della CIGO di 13 settimane per 60 dipendenti della Dr -:
se - e per quanto di sua competenza - non ritenga opportuno avviare un confronto sulla situazione attuale dell'azienda e sulle prospettive della stessa, anche alla luce dell'acquisizione dell'ex stabilimento Fiat di Termini Imerese da parte di Dr Industrial controllata dalla Dr Motor.
(4-15201)

SCILIPOTI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'Autorità garante della concorrenza e del mercato e l'Isvap, hanno rilevato come, negli ultimi anni, in Italia le tariffe assicurative per la responsabilità civile dei veicoli a motore sono aumentate, nel complesso, più del doppio rispetto ai Paesi dell'area euro con una media sei volte superiore a quelle della Germania e cinque volte a quelle della Francia;
si è riscontrato che in alcune aree del Paese, soprattutto al Sud e, in particolare, nelle province siciliane e campane, il costo delle polizze, in certi casi, ha raggiunto livelli talmente spropositati e proibitivi (con premi annui anche oltre gli a 8.000 euro, come denunciato dal presidente dell'Isvap), da aver indotto l'Isvap a sanzionare le compagnie interessate per elusione dell'obbligo a contrarre;
si è ravvisato che, nonostante le sanzioni applicate, le imprese assicuratrici nei territori suddetti continuano ad attuare una politica tariffaria fortemente discriminatoria rispetto al resto del Paese, aggravata da una progressiva chiusura delle agenzie che rende sempre più difficile, per i cittadini, ottemperare all'obbligo assicurativo mediante regolare stipulazione di una polizza (secondo i dati dell'Isvap, le tariffe medie ponderate del Meridione sono superiori a quelle del Settentrione di circa il 60 per cento per un quarantenne in classe di massimo bonus e di oltre il 20 per cento per i diciottenni neopatentati);
è ormai verificato, come si desume da stampa specializzata, che gli incrementi dei premi assicurativi comportano gravissime ripercussioni sul piano economico, contribuendo all'aumento dei prezzi dei beni di consumo, e sui budget delle famiglie, costrette a subire rilevanti rincari sul costo della mobilità (nell'ultimo biennio gli incrementi medi nazionali sono stati pari al 26,9 per cento per un quarantenne in classe di massimo bonus e del 45,4 per cento per un diciottenne neopatentato alla guida di un motociclo);

si è riscontrato anche che le difficoltà a sottoscrivere una regolare copertura assicurativa, obbligatoria per legge, sta contribuendo ad alimentare preoccupanti fenomeni di illegalità (veicoli non assicurati, compagnie non autorizzate, falsi tagliandi assicurativi e altro) che alterano gli equilibri già precari del mercato della responsabilità civile auto (sembra che in Italia circolano 3,5 milioni di autovetture prive di copertura assicurativa);
le varie fusioni in atto nel settore assicurativo-bancario e le composizioni dei rispettivi consigli di amministrazione mostrano ad avviso dell'interrogante come persistano intrecci di interessi tra imprese che, invece, dovrebbero farsi concorrenza, malgrado il settore sia già stato sanzionato nell'anno 2000 con una multa di circa 700 miliardi di lire nei confronti di diverse compagnie, colpevoli di aver realizzato un tacito cartello;
l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha più volte denunciato come le compagnie assicurative sono scarsamente impegnate a perseguire frodi, così come invece accade nel resto d'Europa, ed anzi provvedono, di anno in anno, a ridimensionare le strutture preposte alla liquidazione dei danni (nell'ultimo quinquennio, la presenza di tali centri sul territorio è diminuita del 30 per cento; il rapporto tra reclami e sinistri è peggiorato del 77 per cento e l'importo delle sanzioni alle compagnie è cresciuto del 40 per cento);
in generale, sono in diminuzione sia il numero dei sinistri denunciati dagli assicurati che i casi di frode indicati dalle compagnie (la contrazione registrata nell'ultimo biennio è stata rispettivamente dell'8,4 e del 9,1 per cento); in quest'ultimo caso è più corretto parlare di stime, visto che non sono illeciti denunciati dalle imprese assicuratrici ed accertati dalla magistratura;
è da rilevare anche che diverse compagnie assicurative sembra stiano adottando comportamenti anomali, proprio al Sud, sopprimendo agenzie generali e che detta iniziativa non è riscontrabile in altre province del Paese; si registrano altresì la continua chiusura di agenzie sul territorio nazionale e soprattutto nella realtà del Meridione, il depotenziamento degli uffici di liquidazione danni e l'esoso incremento delle tariffe assicurative, in particolare in Sicilia e in Campania -:
se e quali iniziative urgenti di competenza i Ministri interrogati intendano adottare affinché nel Sud d'Italia gli utenti possessori di mezzi di locomozione privati dotati di assicurazione obbligatoria non siano discriminali in base alla provincia di residenza;
quali iniziative urgenti di competenza intendano assumere, anche sul piano normativo, affinché le compagnie assicurative assumano comportamenti più equi e responsabili non solo in materia di politiche tariffarie ma anche in riferimento alla lotta dei fenomeni fraudolenti, onde evitare che le conseguenze delle truffe ricadano sugli assicurati onesti che sono la stragrande maggioranza dei cittadini.
(4-15203)

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Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-05524, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 dicembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-05533, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 dicembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-05534, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 dicembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-05535, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 dicembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-05759, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 gennaio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-05760, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 gennaio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-05762, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 gennaio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-05763, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 gennaio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-05764, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 gennaio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-05765, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 gennaio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-05766, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 gennaio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta in commissione De Angelis n. 5-06325, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 marzo 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Paglia.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Bernardini n. 4-15140, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 595 del 29 febbraio 2012.

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri, al Ministro per gli affari europei. - Per sapere - premesso che:
in data 2 dicembre 2005 la signora Jehlickova Eva prelevava la figlia A.M., all'epoca di anni otto, dalla casa coniugale in Taranto - dove lei stessa e la figlia vivevano con il marito e padre della bambina, signor Riccardo Lincesso - e, senza preavviso e senza alcun giustificato motivo, la portava con sé nel suo Paese di origine (Repubblica Ceca);
a questo punto il signor Riccardo Lincesso depositava denuncia-querela per sottrazione internazionale di minore e, subito dopo, precisamente in data 24 aprile 2006, provvedeva a far depositare ricorso per la separazione dei coniugi presso il tribunale di Taranto;
all'udienza presidenziale fissata in seguito alla presentazione del ricorso per separazione giudiziale dei coniugi, il tribunale di Taranto adottò i provvedimenti provvisori e urgenti tra i quali l'affido condiviso della minore con collocazione della stessa presso il domicilio della madre, la quale ormai si era stabilmente trasferita nella Repubblica Ceca e ciò sebbene nei suoi confronti pendesse una denuncia alla autorità giudiziaria competente, per sottrazione internazionale di minore;

le misure urgenti disposte dal presidente apparivano di difficile attuazione se è vero, come è vero, che per il signor Lincesso è stato quasi impossibile stabilire anche il benché minimo contatto con la figlia, anche telefonicamente. Tale circostanza è stata confermata dalle medesime autorità ceche, dal momento che la stessa signora Jehlickova decideva di rendersi irreperibile perfino quando il padre della bimba si recava in Repubblica Ceca per vedere la figlia;
la signora Jehlickova sia stata poi condannata dalla II sezione penale del Tribunale di Taranto ad un anno di reclusione (ed euro 10 mila di multa) per il reato di sottrazione internazionale di minori (articoli 570 e 574 del codice penale). In un primo momento veniva concesso il beneficio della sospensione condizionale della pena subordinata al pagamento entro trenta giorni dal passaggio in giudicato della sentenza, di una provvisionale in favore del Lincesso di 10 mila euro. Successivamente, in data 10 maggio 2010, il Tribunale di Taranto, revocava il beneficio della sospensione condizionale. In seguito la Corte di cassazione, con sentenza del 17 gennaio 2011 annullava l'ordinanza del 10 maggio 2010 rinviando gli atti al Tribunale di Taranto. In data 9 agosto 2011 il giudice competente revocava il beneficio della sospensione condizionale della pena concesso a Jehlickova, con la sentenza del Tribunale di Taranto del 23 aprile 2008, divenuta irrevocabile il 31 ottobre 2008;
i successivi provvedimenti giudiziari adottati in sede civile relativamente alle modalità di affidamento della minore e ai diritti di visita del padre, non hanno mai stabilito il rientro della ragazza a Taranto, luogo di residenza del padre, da dove la stessa era stata allontanata dalla madre in modo perentorio, illecito e del tutto ingiustificato;
l'attuale situazione danneggia la minore rendendole impossibile, di fatto, la frequentazione col padre, anch'egli danneggiato. Peraltro le condizioni di esercizio del diritto di visita del Signor Lincesso sono ulteriormente peggiorate. Infatti, nell'ultimo provvedimento emesso dal giudice istruttore, dinanzi al quale pende la causa di separazione e affidamento, è stato disposto quanto segue: «(...) il padre potrà incontrare e intrattenersi con la figlia A.M. presso gli uffici delle autorità consolari italiane nella città di residenza, ovvero presso i locali uffici di polizia, o in altro luogo concordato tra le parti, il primo fine settimana di ogni mese per un periodo continuativo di almeno tre giorni, dalle ore 9.30 alle 20.00, in ogni caso in presenza della madre o di altra persona dalla stessa delegata, salvi diversi accordi tra i genitori (...)»;
a quanto risulta agli interroganti in tutti i processi tra le parti, sia in ambito civile che penale, non è mai emerso alcun profilo negativo e/o pregiudizievole sulla persona del signor Riccardo Lincesso, sia come marito che come padre;
alla signora Jehlickova è stato recentemente notificato un «decreto di citazione a giudizio» emesso sempre dalla procura della Repubblica di Taranto (pubblico ministero dott. Remo Epifani) per i reati di cui agli articoli 81-388 comma 2-574-574-bis del codice penale;
recentemente l'europarlamentare, ono revole Clemente Mastella, ha presentato un'interrogazione al Parlamento europeo nella cui risposta, tra l'altro, si afferma: «Nell'ambito delle proprie riflessioni, la Commissione terrà conto anche del programma di Stoccolma, in cui il Consiglio d'Europa ha invitato la Commissione a valutare l'esigenza, anche nell'ambito delle revisioni della regolamentazione esistente, di istituire norme minime comuni per le procedure di riesame e l'esecuzione e, allo stesso tempo, per il riconoscimento delle decisioni relative alla responsabilità genitoriale»;
ad avviso della prima firmataria del presente atto, il caso in questione presenta una chiara, grave quanto evidente viola
zione

del diritto interno e delle Convenzioni internazionali -:
se ritengano di dover acquisire, ciascuno per quanto di propria competenza, tutti gli elementi utili per approfondire l'intera vicenda;
se e con quali esiti il caso del signor Lincesso sia stato trattato dalla task force interministeriale sulla sottrazione internazionale dei minori;
se e quali iniziative intendano promuovere, ciascuno per quanto di propria competenza, per consentire al signor Riccardo Lincesso di poter riallacciare i rapporti con la figlia minore e per favorire il ricongiungimento familiare;
se non intendano, in subordine, intercedere presso le autorità interessate e permettere al signor Lincesso di vedere periodicamente la figlia e di stabilire con la medesima un contatto telefonico costante, in modo che la minore non si senta abbandonata dalla figura paterna e che abbia la possibilità di contare su entrambi i genitori, in ottemperanza al principio cardine della bigenitorialità nella separazione tra coniugi;
quali provvedimenti intendano adottare affinché venga assicurato il rispetto di ogni bambino di intrattenere, regolarmente, relazioni personali e contatti diretti con entrambi i genitori, così come stabilito nella Carta europea dei diritti fondamentali dell'Unione europea;
quali provvedimenti intendano adottare - in caso di sottrazione di minori da parte di un genitore - al fine di impedire l'illecito trasferimento da uno Stato membro all'altro (o l'illecito mancato rientro) di un minore e ottenere l'immediato ritorno di quest'ultimo nello Stato membro in cui risiedeva abitualmente prima dell'atto illecito;
se intendano intraprendere ogni fattiva azione, in sede comunitaria, al fine di persuadere il Governo della Repubblica Ceca ad attivarsi affinché episodi simili a quello occorso al Signor Lincesso non abbiano più a ripetersi in futuro.
(4-15140)

Ritiro di documenti del Sindacato Ispettivo.

Il seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interpellanza urgente Ruvolo n. 2-01297 del 15 dicembre 2011;
interrogazione a risposta in commissione Mosca n. 5-06190 del 16 febbraio 2012;
interrogazione a risposta scritta Montagnoli n. 4-15066 del 23 febbraio 2012;
interrogazione a risposta scritta Lo Presti n. 4-15067 del 23 febbraio 2012;
interpellanza D'Anna n. 2-01375 del 27 febbraio 2012;
interrogazione a risposta scritta Di Pietro n. 4-15119 del 28 febbraio 2012;
interrogazione a risposta in Commissione Carlucci n. 5-06277 del 28 febbraio 2012;
interrogazione a risposta in Commissione Bernardini n. 5-06279 del 28 febbraio 2012;
interrogazione a risposta scritta Rondini n. 4-15146 del 29 febbraio 2012.