XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di lunedì 23 gennaio 2012

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
la crisi sistemica, iniziata il 7 luglio 2007 con la bolla dei mutui sub-prime, è stata indubbiamente generata anche dall'emissione massiccia di derivati e di prodotti finanziari ad alto rischio. Per il salvataggio degli istituti di credito dal 2008 ad oggi sono stati impegnati a spese degli Stati più di 6.000 miliardi di dollari. Il salvataggio degli istituti finanziari privati, senza che si riuscisse a mettere in funzione un sistema regolatorio più stringente, ha fornito loro un enorme liquidità a spese degli Stati sovrani che sono massicciamente intervenuti con soldi pubblici;
rimpinguati dai flussi di denaro pubblico, stimolati da tassi di interesse quasi nulli, banche e fondi d'investimenti hanno ripreso i loro affari come di consueto. Molti di loro hanno riposizionato i loro capitali trasferendoli dal mercato delle partecipazioni azionarie a quello dei titoli pubblici ritenuti più sicuri. Ma essendo i tassi pagati dagli Stati molto bassi, si è pensato di operare un attacco speculativo sui debiti sovrani dei Paesi dell'Unione europea ritenuti più deboli obbligando quest'ultimi ad alzare i loro tassi di interesse;
la crisi finanziaria del 2007-2008, innescata dal debito privato, ha così indotto una riallocazione dei portafogli delle istituzioni finanziarie in direzione del debito sovrano. L'euro con le sue debolezze intrinseche ne è rapidamente diventata la vittima più appetibile. La scommessa ora riguarda la capacità di tenuta dell'euro come valuta di un'ampia area geo-politica dotata di sufficienti coesione interna;
alla fine del 2011, si stima che nell'arco dell'ultimo quadriennio, il debito pubblico dei Paesi dell'area dell'euro è cresciuto di 20 punti percentuali, a fronte di un aumento del debito pubblico in Usa e Giappone rispettivamente di 35 e 45 punti nel medesimo periodo (2007-2010), confermando che le turbolenze dei mercati e le manovre speculative che hanno interessato l'Unione europea non sono dovute ad una fragilità finanziaria più accentuata ma ad una ormai insostenibile debolezza dei meccanismi di governance politica ed economica che occorre pertanto rafforzare per promuovere la crescita e lo sviluppo e per poter assicurare una più efficace tutela della moneta unica europea;
la crisi attuale dell'euro dipende innanzitutto dall'inadeguatezza del processo di costruzione dell'Unione europea che non è riuscito ad affiancai all'euro uno Stato, sia pure in fieri, con un governo unitario delle politiche fiscali ed economiche, nonché dalle divaricazioni tra i vari Paesi europei in termini di produttività e competitività dei relativi sistemi-paese;
l'entrata in vigore dell'euro non ha indotto i paesi più deboli dell'Eurozona, quelli che maggiormente hanno beneficiato della creazione della moneta unica per quanto riguarda i tassi d'interesse (e i fondi strutturali), a intervenire con determinazione sia per ridurre il debito (il caso dell'Italia e della Grecia) che per avviare riforme al fine di incrementare la produttività dell'insieme dei fattori per migliorare la propria competitività sistemica dovendo rinunciare alla prassi delle svalutazioni competitive;
nei Paesi dell'eurozona con bilance commerciali in forte attivo nei confronti degli altri partner europei, invece di operare per ridurre tale divario, è stata attuata una politica di congelamento dei salari non ridistribuendo, se non in una misura minima, gli incrementi di produttività ottenuti al fine di aumentare la concorrenzialità verso gli altri Paesi europei, e comprimendo così la domanda complessiva interna all'Unione europea;
ma, come ha dichiarato in una sua recente intervista il Presidente Monti,

«pensare che la causa della crisi sia l'euro è non solo mi errore economico, ma un pretesto o, peggio, un tentativo di scaricare sull'Europa problemi anche di altre realtà, che coinvolgono ulteriori responsabilità e ben alti interessi;
non essendo più possibili le speculazioni sui cambi tra le valute dei vari Paesi dell'Unione europea, assumendo che tali Paesi mantengano un andamento non convergente nel tempo, le tensioni si sono scaricate sulla valutazione di solidità dei titoli del debito pubblico dei vari Paesi, quindi sugli spread;
l'Italia non è un Paese insolvente (a differenza della Grecia), ma solo un Paese con un problema di liquidità il quale ha accumulato un grande stock di debito ed ha difficoltà a breve nel finanziamento degli oneri connessi con questo debito, ma ha le risorse per poter pagare quel debito. Questo è il punto da cui partire. La situazione però è molto difficile perché la nostra economia non cresce da troppi anni;
secondo il Bollettino economico di gennaio 2012 della Banca d'Italia, nel terzo trimestre del 2011 il PIL dell'Italia è diminuito dello 0,2 per cento sul periodo precedente; la dinamica del PIL risente del rialzo dei costi di finanziamento, per l'aggravarsi della crisi del debito sovrano e del rallentamento del commercio mondiale;
la priorità del nostro Paese è ora la creazione di condizioni favorevoli al rilancio dell'economia, stimolando la capacità potenziale di crescita e influenzando positivamente le aspettative dei mercati e le decisioni di spesa di famiglie e imprese. Allo stesso tempo, sono indispensabili anche a livello europeo politiche ambiziose per ripristinare la fiducia e garantire la normalizzazione delle condizioni di mercato;
la situazione italiana già storicamente grave è stata resa ancora più difficile secondo i firmatari del presente atto di indirizzo dalla sottovalutazione sistematica da parte del Governo Berlusconi dei rischi nei quali incorreva il nostro Paese;
le manovre finanziarie attuate nel corso del 2011 in Italia - pur ponendosi il giusto obiettivo di ottenere l'indispensabile correzione dei tendenziali dei conti pubblici - dal Governo Berlusconi (con ingiustificato ritardo) e dallo stesso Governo Monti, per le loro modalità, hanno ulteriormente compresso, rispetto alla sempre più diseguale distribuzione dei reddito ai danni di salari e pensioni dell'ultimo trentennio, il potere d'acquisto dei ceti popolari acuendo le spinte recessive;
l'uscita sia pure debole dalla recessione iniziata nel 2008-2009 è stata soffocata sul nascere sia da un rallentamento dell'economia mondiale, che dalle pesanti manovre recessive imposte ai Paesi della zona euro dai mercati finanziari e dal Governo tedesco;
i rischi di una frammentazione dell'area dell'euro non possono essere considerati trascurabili, come non si possono ignorare sia gli effetti destabilizzanti che essa avrebbe sui bilanci bancari, sia la corsa alle svalutazioni competitive che ne deriverebbe, con le conseguenze negative già sperimentate negli anni Trenta del Novecento;
gli stessi Paesi dell'eurozona in surplus di bilancia dei pagamenti, che rifiutano di accettare politiche fiscali o monetarie espansive, hanno un forte interesse ad una ripresa della crescita nei Paesi «mediterranei»;
la motivazione del declassamento di una serie di Paesi, tra cui la Francia, della zona dell'euro da parte di Standard & Poor's contiene - al di là del merito della notazione - anche un'analisi giusta: «crediamo che mi processo di riforma basato unicamente sul pilastro dell'austerità fiscale rischia di sconfiggersi da solo nella misura in cui la domanda interna si adegua alle crescenti preoccupazioni dei consumatori riguardo la sicurezza dell'occupazione

e del reddito disponibile, erodendo in modo il gettito fiscale del Paese in questione»;
il recente declassamento da parte delle agenzie di rating del Fondo europeo per la stabilità finanziaria (Efsf) riporta l'attenzione sull'evidente strapotere attualmente in capo alle agenzie di rating sempre più da considerare non come arbitri oggettivi e imparziali ma come soggetti sottoposti ad evidenti conflitti di interesse, e, come ha ricordato di recente il Commissario europeo agli affari economici, Olli Rehn, le agenzie di rating «hanno i loro propri interessi e agiscono molto secondo i termini del capitalismo finanziario americano»;
l'attuale crisi dell'area dell'euro è da ricondurre, non solo ad una elevata tendenza all'indebitamento degli Stati, ma soprattutto, per gran parte, all'andamento sfavorevole dei mercati finanziari. Situazioni simili di indebitamento o anche più marcate, si possono riscontrare nel Regno Unito e negli Stati Uniti;
le misure per il consolidamento sono giuste e importanti, tuttavia, se la Germania pretende sempre più misure di consolidamento e, in contemporanea, rifiuta categoricamente tutte le misure che potrebbero concorrere a calmierare i mercati finanziari, vengono minate la stabilità dell'Unione monetaria europea e dell'intero sistema finanziario europeo;
in assenza dell'euro il marco tedesco con ogni probabilità quoterebbe oggi 2-2,5 rispetto al dollaro; con un impatto fortemente negativo sulle esportazioni tedesche. Occorre anche ricordare che la Germania esporta circa il 50 per cento del suo Pil e di questo circa il 60 per cento nell'Eurozona;
occorre essere altresì consapevoli che nessun Paese europeo, nemmeno il più grande e solido, ha le dimensioni sufficienti per perseguire obiettivi nazionali che fossero incoerenti con l'impostazione dominante nel resto del continente e dell'economia globale. La globalizzazione ha reso indifendibili gli equilibri economici e sociali (e politici) di Paesi relativamente piccoli rispetto all'instabilità congenita dei mercati internazionali e alle sue degenerazioni speculative;
la politica monetaria in Europa è amministrata dalla BCE, costituzionalmente preposta solo al contrasto all'inflazione (diversamente dalla banca centrale Usa, la Fed, che deve preoccuparsi anche della crescita e di quella cinese che ha anche l'obiettivo dell'occupazione);
la scelta della BCE di concedere prestiti triennali illimitati alle banche ad un tasso di interesse molto basso è una delle modalità operative possibili, nel quadro delle regole del Trattato e dello statuto attuale della BCE. Così facendo infatti la BCE ha reso liquidi i crediti inesigibili delle banche che con questa liquidità dovrebbero sostenere i corsi dei debiti sovrani;
tuttavia, se i prestiti non saranno restituiti dalle banche fra tre anni dovranno intervenire gli Stati che hanno fornito le garanzie. La scelta sopra descritta ha il limite di far fare il prestatore di ultima istanza ad enti privati - e non di sistema - come le banche, le quali, per paura di non poter fare fronte a impegni futuri - tra cui le pressanti richieste di ricapitalizzazione delle medesime - trattengono la liquidità, non sostenendo adeguatamente i debiti sovrani e le richieste delle imprese e delle famiglie;
occorrerebbe dunque che la BCE si comporti come la FED statunitense e diventi prestatore di ultima istanza e/o che emetta eurobond per venire incontro alle esigenze di finanziamento degli Stati europei;
l'allungamento dei tempi di pagamento da parte delle pubbliche amministrazioni rischia di mettere definitivamente in crisi le aziende, soprattutto le piccole e medie imprese, già in sofferenza per la stretta del credito. L'Unione europea è intervenuta sul problema approvando la direttiva 2011/7/UE del 16 febbraio

2011. La direttiva dispone che gli Stati membri sono tenuti ad assicurare che, nelle transazioni commerciali in cui il debitore è la pubblica amministrazione, il creditore che non abbia ricevuto l'importo dovuto entro il termine massimo di sessanta giorni, abbia diritto agli interessi legali di mora; inoltre, la direttiva dispone l'aumento di un punto percentuale del saggio degli interessi moratori da riconoscere in caso di ritardato pagamento. Risulta pertanto necessario ed urgente dare applicazione agli indirizzi in essa contenuti in termini di effettività della tutela giurisdizionale del creditore, senza la quale i richiami alla tempestività dei pagamenti rischiano di rimanere affermazioni volatili;
il presidente della Banca centrale europea, Draghi, ha recentemente definito la situazione attuale dell'eurozona «molto grave» invitando altresì i Governi a passare dalle decisioni ai fatti, abbinando al rigore della disciplina di bilancio anche il rilancio della crescita e dell'occupazione;
già nel corso del Consiglio europeo dell'8-9 dicembre 2011 si sono svolti i negoziati per mettere a punto il Trattato intergovernativo su una nuova disciplina di bilancio (il cosiddetto «fiscal compact»), da concludersi entro il prossimo Consiglio europeo, fissato per il 30 gennaio 2012, anche al fine di rassicurare i mercati sulla disciplina di bilancio dell'Unione;
il nuovo Trattato, ancora oggetto di negoziati minimizza il ruolo delle istituzioni europee e riduce il potere di iniziativa della Commissione, dimostrando così la sua natura esclusivamente intergovernativa;
il nuovo patto di bilancio si inserisce in un trattato intergovernativo che per il momento è parallelo a quelli europei. Inquadrare il patto in una dimensione comunitaria agevolerebbe il raggiungimento di una prospettiva di maggiore flessibilità di principio sulla valutazione del «rischio Paese»;
riportando il «fiscal compact» nel contesto comunitario, lo si farebbe dipendere da un impianto di regole, il cosiddetto «six pack», entrato in vigore in dicembre, il quale inserisce criteri di maggiore flessibilità sulle valutazioni. In sostanza, è quanto richiesto dall'Italia con le deroghe agli articoli 3 e 4 del Trattato, relativi al rientro da una condizione di debito eccessivo;
appare altamente probabile l'accoglimento della richiesta italiana di modificare l'articolo 4 del Trattato in modo da attenuare l'impegno di riduzione del debito pubblico di un ventesimo all'anno, tenendo conto di tutti gli eventuali «fattori nazionali rilevanti» - così come affermato nella recente riforma del patto di stabilità e di crescita - che vanno dalla stabilità finanziaria del Paese, alla dimensione del debito privato, all'impatto di riforme strutturali della spesa;
la bozza di Trattato delinea misure per rafforzamento della convergenza economica e fiscale nell'eurozona e nell'Unione europea. Si tratta di misure che si limitano, a quanto risulta fino ad ora, a impegnare gli Stati contraenti a lavorare insieme verso una politica economica in grado di promuovere il corretto funzionamento dell'Unione economica e monetaria e la crescita economica. I firmatari del presente atto di indirizzo ritengono invece che si debba dare priorità agli interventi finalizzati a rimuovere quelle circostanze che possono minacciare stabilità, competitività, crescita e creazione di posti di lavoro. Inoltre, si ritiene troppo vago il riferimento alla convergenza delle politiche fiscali;
esiste la necessità che l'Europa offra garanzie ai mercati sulla tenuta dell'euro, in modo da consentire ai capitali di tornare a investire anche in Italia e non solo nei Paesi virtuosi del Nord Europa, così da ridurre lo spread e fornire ossigeno alle imprese. Se da un lato il Governo italiano ha ottenuto qualche risultato sul fronte delle modifiche al Trattato inserendovi margini di flessibilità nei ritmi imposti alla riduzione del debito pubblico, dal lato delle misure europee per garantire

i mercati, i progressi sembrerebbero al momento scarsi:
appare abbandonata l'idea di trasformare la Banca centrale europea in prestatore di ultima istanza che garantisca i debiti dei Governi;
altrettanto impercorribile, almeno nell'immediato futuro, sembra anche la proposta degli eurobond;
resta altresì sul tavolo l'ipotesi di un rafforzamento del fondo salva Stati che potrebbe vedere coinvolto in un modo più significativo anche il Fondo monetario internazionale;
la nuova governance europea prospettata non appare dunque sufficiente ad evitate altre crisi ed a risolvere la crisi dei debiti sovrani;
ma, le soluzioni di carattere puramente finanziario (EFSF/ESM), tanto più quando lo sono per importi predeterminati e limitati, non sono sufficienti per affrontare un problema che deriva dalla mancanza di direzione politica e visione sociale a livello continentale;
è importante - al fine di limitare la volatilità dei mercati finanziari - rendere permanente la regolazione delle pratiche dello short selling e più in generale occorre regolare in maniera più efficace gli strumenti finanziari,


impegna il Governo:


a proporre, in parallelo al nuovo Trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance dell'unione economica e monetaria, un rafforzamento delle politiche di coesione europea con misure e provvedimenti che delineino una vera unione politica del continente con un ruolo maggiore del Parlamento europeo, con una comune politica fiscale e finanziaria, con obiettivi comuni per lo sviluppo economico, sociale e culturale dell'area monetaria, ponendo su una base comune il finanziamento statale degli Stati membri;
a promuovere insieme agli altri partner continentali azioni concrete per promuovere una crescita più forte e maggiore competitività e coesione sociale rilanciando gli ideali europei tramite:
a) un sempre maggiore ruolo del Parlamento europeo nelle decisioni dell'Unione e nella definizione dei suoi organismi dirigenti;
b) un rafforzamento della collaborazione culturale;
c) una politica comune della difesa europea resa necessaria dalle nuove modalità e sensibilità nella gestione dei conflitti internazionali e dagli inevitabili tagli nei bilanci nazionali di una spesa militare tanto eccessiva quanto inappropriata;
d) il completamento del mercato interno europeo che non è ancora una realtà pienamente operativa;
e) una politica comune della mobilità delle persone e l'aggiornamento dell'accordo di Schengen;
a indicare in tutte le sedi europee la chiara esigenza di un programma europeo:
a) che abbia chiare priorità di investimenti nelle infrastrutture, nell'economia reale e nel rilancio del mercato interno, in particolare nei Paesi dell'eurozona con bilance commerciali in forte attivo nei confronti degli altri partner europei tramite e tramite una politica di ridistribuzione dei redditi che favorisca la domanda;
b) che avvii in Europa una trasformazione sociale ed ecologica del modello di sviluppo a partire dal settore energetico e da quello dei trasporti, con l'istituzione di una nuova catena di creazione di valori nei mercati-pilota del futuro;
c) che promuova un'iniziativa europea per combattere la disoccupazione giovanile;
a proporre la creazione di un'Agenzia europea dei beni comuni (European common goods agency), in cui i beni e gli asset indebitati vengano gestiti in modo trasparente,

efficiente ed equo, finché gli Stati in crisi non possano riscattarli, o finché non si decida di immetterli sul mercato senza i condizionamenti dello stato di necessità, facendo sì che questi asset possano costituire la garanzia dei prestiti ai Paesi in difficoltà;
a sostenere l'esigenza che siano adottate al più presto politiche e misure per garantire la stabilità dell'euro, evitando l'istituzione di ulteriori strutture economico-finanziarie non sottoposte al controllo degli organi di governo dell'Unione e dei singoli Stati, modificando ulteriormente il mandato della Banca centrale europea concedere prestiti agli Stati nazionali avendo a garanzia anche gli asset della citata Agenzia europea sei beni comuni;
a sostenere l'emissione di eurobond che potrebbero servire anche a finanziare investimenti pubblici da escludere dal computo dei deficit di bilancio ai fini del rispetto dei criteri di Maastricht;
a proporre una riforma europea delle regole della finanza introducendo trasparenza, limitando i conflitti di interesse e gli accumuli di potere eccessivo, risolvendo il problema degli istituti too-big-to-fail regolando meglio le banche e gli altri operatori (speculativi e non), valutando l'abolizione di alcuni strumenti finanziari (come alcuni derivati over-the-counter), e ponendo in essere qualsiasi altra azione necessaria a ricondurre l'operato dei mercati nell'alveo del pubblico interesse e del bene comune;
a sostenere, attraverso le necessarie intese, la proposta dell'istituzione di una tassa sulle transazioni finanziarie;
a proporre la creazione di un'agenzia di rating europea indipendente ed autorevole, nonché ad implementare con più incisività sul piano giuridico il concetto di responsabilità per le conseguenze delle valutazioni errate delle stesse agenzie;
a proporre l'adozione di regole che separino l'attività delle banche di credito ordinario da quella delle banche d'investimento;
ad assumere rapidamente iniziative volte all'attuazione della direttiva 2011/7/UE del 16 febbraio 2011, dando applicazione agli indirizzi in essa contenuti in termini di effettività della tutela giurisdizionale del creditore, in, particolare delle piccole e medie imprese e garantendo procedure di recupero rapide ed efficaci per il creditore;
a farsi promotore di un Trattato su un'Unione economica rinforzata:
a) ottenendo una riformulazione degli articoli 3 e 4 della bozza del Trattato che preveda l'emissione di eurobond e che tenga conto di «fattori nazionali rilevanti», tra i quali l'ammontare del debito nel settore privato ed il risparmio delle famiglie, senza automatismi e tenendo conto dell'andamento congiunturale dell'economia;
b) promuovendo l'esclusione dal computo, ai fini della determinazione dei parametri per il rispetto dei Trattati europei, di alcune fattispecie di investimenti concordata in sede europea;
c) prevedendo di attribuire, nella stesura dell'articolo 8, alla Corte di giustizia europea funzioni di verifica e sanzione nei confronti di Paesi inadempienti previo il coinvolgimento degli organismi comunitari nelle procedure sanzionatorie;
d) impedendo l'istituzionalizzazione, che sarebbe in contrasto con quanto affermato dalla risoluzione del Parlamento europeo del 18 gennaio 2012 sulle conclusioni del Consiglio europeo dell'8 e 9 dicembre 2011, di un vertice intergovernativo dei Capi di Stato e di Governo di cui all'articolo 12 della Bozza del Trattato, elemento di ulteriore complicazione dell'architettura istituzionale europea e di opacità crescente dell'Unione stessa, che prevedeva necessita di una governance più democratica a partire da un ruolo maggiore del Parlamento europeo.
(1-00822)
«Donadi, Leoluca Orlando, Di Pietro, Borghesi, Evangelisti, Porcino, Favia, Palomba, Di Stanislao, Mura, Barbato,

Messina, Piffari, Zazzera, Monai, Cimadoro, Paladini, Aniello Formisano, Palagiano, Di Giuseppe, Rota».

Risoluzione in Commissione:

La VI Commissione,
premesso che:
l'articolo 15 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201 ha aumentato le accise sui carburanti, causando un sensibile aumento del prezzo alla pompa di benzina e gasolio;
a seguito di tale aumento lo svantaggio competitivo del prezzo dei carburanti in Italia rispetto alla Svizzera è divenuto insostenibile, tanto che la differenza del carico fiscale su un litro di benzina è pari a 30,7 centesimi, mentre su un litro di gasolio è pari a 16,8 centesimi, mentre la differenza sul prezzo finale è pari a circa 33 centesimi per litro di benzina e a circa 23 centesimi per litro di gasolio;
nonostante sia in vigore dal 2000 la carta sconto benzina della regione Lombardia, che consente alle persone fisiche di godere di uno sconto sul prezzo finale della benzina inversamente proporzionale alla distanza di residenza dal confine, tale ultimo aumento ha reso, quindi, di nuovo conveniente per gli abitanti dei territori vicini al confine con la Confederazione Svizzera recarsi al di là del confine per rifornirsi di carburante;
l'entità degli sconti attualmente operanti per i residenti delle province confinanti della Lombardia è ormai inadeguata a colmare il divario dei prezzi, sia per la fascia territoriale che va da 10 a 20 chilometri di distanza dal valico di frontiera, sia per la fascia territoriale fino a 10 chilometri;
un tale divario di prezzi causa, tenendo conto delle dinamiche dei consumi di benzina e di gasolio e della convenienza dei residenti ad approvvigionarsi in Svizzera, una pesante diminuzione delle vendite di carburante nelle province di confine; Confcommercio quantifica un'evasione dei consumi attorno ai 247 milioni di litri di carburante (207 di benzina e 40 di gasolio), con una perdita per l'erario italiano di circa 243 milioni di euro all'anno tra accise ed IVA;
allo stato attuale lo sconto sul prezzo dei carburanti per i residenti nelle province confinanti con la Svizzera di Lombardia e Piemonte ha un valore economico pari a 20 milioni di euro l'anno, assegnati in via aggiuntiva dallo Stato alla regione;
è necessario quindi incrementare lo stanziamento previsto dalla legge 4 dicembre 2008, n. 189, portandolo ad almeno 60 milioni di euro, in modo da aggiornare il meccanismo dello sconto attualmente vigente, al fine di rideterminare le fasce territoriali, di rimodulare l'entità dello sconto per fascia e di estendere l'agevolazione anche al gasolio;
tale incremento consentirebbe di evitare il massiccio approvvigionamento di carburante oltre confine, consentendo all'erario di incassare i 243 milioni di euro/anno di accise ed IVA che altrimenti andrebbero perse e consentirebbero di salvaguardare centinaia di posti di lavoro nelle province confinanti della Lombardia e del Piemonte,


impegna il Governo


ad assumere le necessarie iniziative normative dirette a incrementare lo stanziamento previsto dalla legge 4 dicembre 2008, n. 189, portandolo ad almeno 60 milioni di euro, in modo da consentire l'aggiornamento del meccanismo dello sconto attualmente vigente, al fine di rideterminare le fasce territoriali, di rimodulare l'entità dello sconto per fascia e di estendere l'agevolazione anche al gasolio.
(7-00755)
«Fugatti, Nicola Molteni, Rivolta, Reguzzoni, Crosio, Giancarlo Giorgetti».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:

SBAI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il Governo si sta impegnando a fondo sulla vicenda delle liberalizzazioni;
vi è la volontà, ormai palese, di liberalizzazione parecchi settori dell'economia e della produzione;
nel settore dell'editoria etnica, a giudizio dell'interrogante, sussiste un vero e proprio monopolio a favore di Etnomedia;
chiunque volesse intraprendere attività editoriale o pubblicitaria in testate etniche non può prescindere dal passare per Etnomedia;
questo stato di cose integra secondo l'interrogante a tutti gli effetti un monopolio che, in un Paese nel quale vige libero mercato, è inaccettabile;
questo monopolio blocca di fatto la crescita del settore dei magazine etnici;
i magazine etnici sono strumento ambizioso di integrazione sociale per le generazioni immigrate -:
se intenda il Governo assumere iniziative, anche normative, per far sì che anche il settore dell'editoria etnica sia liberalizzato.
(4-14600)

TESTO AGGIORNATO AL 5 APRILE 2012

...

AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

NARDUCCI e TEMPESTINI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la redazione di atti presso le cancellerie consolari è una consuetudine che si è sviluppata da lungo tempo per poi essere inserita sia nelle varie leggi nazionali che nelle convenzioni internazionali;
la Convenzione di Vienna sulle relazioni consolari, stipulata il 24 aprile 1963, all'articolo 5 attribuisce al console il potere «di agire in qualità di notaio», una funzione che fino ad ora ha permesso al connazionale che risiede all'estero o che vi si trovi momentaneamente di ricorrere, per gli atti notarili, al console, o agli uffici consolari delegati, secondo la regola «locus regit actum» ed in accordo con le disposizioni contenute nella cosiddetta «legge consolare» (decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967 n. 200) e nell'«Ordinamento dell'amministrazione degli affari esteri» (decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967 n. 18);
risulta essere parte della coscienza comune di ogni italiano che va all'estero il fatto che il console possa svolgere funzioni notarili e quindi che egli possa prestare assistenza anche in campo giuridico come avviene per i notai in Italia. Inoltre, la natura degli atti che il console riceve ed il suo carattere di depositario di particolari documenti sono di fondamentale importanza per aiutare i cittadini italiani all'estero nell'espletamento di diversi atti oltre a contribuire a facilitare i rapporti commerciali tra il nostro Paese e quello dove si trova la sede consolare italiana;
con il decreto del Ministero degli affari esteri del 31 ottobre 2011, registrato alla Corte dei conti il 6 dicembre 2011, si dispone che «gli Uffici consolari aventi sede in Austria, Belgio, Francia, Germania e Lettonia, a decorrere dal 1o gennaio 2012, non esercitano funzioni notarili, tenuto conto che i notariati presenti in tali Paesi hanno aderito all'Unione internazionale del notariato (UINL) ed hanno proceduto alla dichiarazione di cui articolo 6 della Convenzione di Bruxelles del 25 maggio 1987, sull'esenzione dalla legalizzazione negli Stati membri della CEE o stipulato in merito Convenzioni bilaterali con l'Italia»;

i cittadini italiani residenti nei Paesi sopra menzionati, di conseguenza, non potranno più avvalersi dei servizi notarili dei rispettivi consolati, per cui per la redazione di procure generali e speciali, accettazioni di eredità, deleghe, ed altri documenti notarili ci si dovrà servire di un notaio locale;
si deve considerare che il notaio locale spesso non conosce la normativa italiana, con i conseguenti disagi procedurali e l'eventualità che il testo redatto non venga accettato dal professionista o ente italiano, in quanto privo dei pertinenti riferimenti legislativi italiani;
la procedura decretata dal Ministro degli affari esteri comporta costi onerosi per i cittadini italiani residenti all'estero, soprattutto per gli emigrati più anziani, con il rischio di aggravare il processo di distacco dall'Italia con gli svantaggi economici per il nostro Paese che inevitabilmente ne deriverebbero. Occorre sottolineare, infatti, che una procura presso un notaio locale costa almeno 10 volte di più rispetto alla tariffa consolare e che a tale somma si deve aggiungere il costo della traduzione e della dichiarazione di conformità della medesima che dovrà comunque essere fatta dal consolato;
rivolgendosi al notaio locale insorgono inevitabili esigenze di traduzione degli atti, per cui il cittadino dovrà rivolgersi ad un traduttore accreditato al consolato e, quindi, recarsi in ogni caso anche in consolato per la legalizzazione della traduzione;
ai disagi per il cittadino si deve aggiungere la perdita di introiti per l'erario (la funzione notarile di un consolato è una delle poche che determina introiti notevoli) a fronte di un investimento di energie umane da parte dell'ufficio assolutamente contenuto in quanto si lavora sulla base di testi già predisposti e collaudati;
si registra una scarsità di informazioni nei riguardi dei cittadini italiani all'estero in merito all'accesso ai servizi notarili in loco in maniera che possano orientarsi nella mutata situazione amministrativa -:
quali iniziative ritenga di intraprendere il Ministro per evitare i già evidenti disagi cui vanno incontro le imprese e i cittadini italiani residenti all'estero che hanno necessità di usufruire dei servizi notarili della rete consolare e per individuare soluzioni anche operative rispondenti alle esigenze concrete dei cittadini, ripristinando le funzioni notarili di base dei consolati.
(5-05975)

RENATO FARINA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la situazione di conflitto tra Sudan e Sud Sudan rischia di farsi sempre più grave; il ministro Terzi ha confermato la forte attenzione al processo di pace in quell'area; giunge notizia del sequestro di sacerdoti avvenuto a Rabak, cittadina 260 chilometri a sud della capitale sudanese, domenica notte;
monsignor Daniel Adwok Kur, vescovo ausiliare di Khartoum riferisce al telefono con la Fondazione pontificia dal luogo dell'accaduto che i vicini hanno detto di aver visto un camion pieno di persone sfondare il cancello della parrocchia cattolica di Santa Josephine Bakhita. Monsignor Adwok spiega che le indagini sono ancora ad uno stadio iniziale e non si conoscono per ora né le identità dei rapitori, la polizia sospetta che si tratti di miliziani sud sudanesi, né il motivo per cui si sono introdotti nel complesso e prelevato con la forza i due religiosi: padre Joseph Makwey e padre Sylvester Mogga. «Siamo molto preoccupati per loro - afferma il vescovo - anche perché il più giovane, Sylvester, è malato ed ha urgente bisogno di medicine». I sequestratori hanno inoltre saccheggiato la proprietà sottraendo computer ed alcuni elettrodomestici;
monsignor Adwok denuncia ad ACS (aiuto alla Chiesa che soffre) un grave aumento dei rapimenti nella regione. E

visto il gran numero di notizie riguardanti il peggioramento dei conflitti interni tra Sudan e Sud Sudan, teme che i due preti possano essere reclutati e costretti a combattere. «Non credo sia stato un crimine casuale - dichiara - questo sequestro sembra deliberato. Avrebbero dovuto sapere che si trattava di due sacerdoti»;
monsignor Adwok critica fortemente il Governo sudanese che si sta «lavando le mani» dei numerosi rapimenti, sostenendo che i criminali sono stranieri e per tanto non possono essere controllati. «Persone innocenti vengono maltrattate e le autorità devono rendere conto di quanto sta accadendo. Episodi come questo non si verificano solo a Kosti o Rabak, ma anche a Khartoum» -:
se i fatti riferiti siano a conoscenza del Governo;
come il Governo intenda muoversi per tutelare i diritti umani in quell'area e, in particolare, la libertà religiosa.
(5-05980)

Interrogazione a risposta scritta:

REGUZZONI, DESIDERATI e MONTAGNOLI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la politica del trasporto aereo nazionale è finalizzata al perseguimento degli obiettivi afferenti l'estensione della rete nazionale e dei collegamenti che interessano il Paese nella prospettiva politica, economica, turistica e commerciale con particolare riguardo alla tutela dell'utenza e valorizzazione del mercato, allo sviluppo dell'industria del trasporto aereo nazionale e comunitario, in relazione alle potenzialità del mercato ed alla promozione di un ambiente competitivo e pluralistico;
il traffico aereo di linea fra due Stati è regolamentato da accordi bilaterali, articolati in base a schemi fissi, sottoscritti dai Governi dei due Paesi interessati e che attraverso la stipula di un accordo bilaterale viene sancito un regime regolamentare che definisce la quantità di voli offerti, il numero dei soggetti ammessi ad operare e il numero di destinazioni servite tra i due Paesi;
l'area di Milano e del Nord Italia subisce attualmente forti limitazioni in termini di accessibilità aerea dovute all'attuale configurazione degli accordi bilaterali vigenti che, di fatto, ostacolano o impediscono il concreto sviluppo del trasporto aereo in tale area, attraverso la predeterminazione del vettore designato (monodesignazione), la limitazione delle frequenze e dei punti di accesso;
il riposizionamento su Roma della maggior parte dei servizi extra europei di Alitalia accentua pesantemente queste limitazioni soprattutto, ma non solo, con riferimento all'aeroporto di Malpensa al quale non sono al momento garantite paritarie condizioni di accessibilità con l'altro principale scalo nazionale pur in presenza di richieste di vettori italiani e stranieri intenzionati ad attivare, nel breve-medio termine, nuovi collegamenti e/o ad incrementare il numero delle frequenze su detto aeroporto;
tali richieste, il cui accoglimento è ostacolato dai vigenti accordi bilaterali o dalla concreta attuazione data agli stessi, riguardano:
1) l'accesso su Milano dei seguenti vettori: Belavia (Bielorussia), Malaysia Airlines (Malesia), Korean Air/Asiana (Corea del Sud), Biman (Bangladesh), Air Moldova (Moldova), Gulf Air (Bahrain), Air Astana (Kazakhstan), Kuwait Airways (Kuwait), China Airlines/Eva Air (Taiwan);
2) l'incremento di frequenze nei seguenti collegamenti: Riyadh/Milano (Saudi Arabia-Arabia Saudita), Amman/Milano (Royal Jordanian-Giordania), Tripoli/Milano (Lybian Arab/Afrigiyah-Libia), Tunisi/Milano (Tunis Air-Tunisia);
3) l'attivazione di nuovi collegamenti da Milano o incremento degli attuali da parte dei seguenti vettori nazionali: Air Italy, Blue Panorama, Eurofly/Meridiana, Livingston, Neos verso i seguenti paesi:

Argentina, Brasile, Egitto, Ghana, Giappone, Israele, Nigeria, Russia, Tunisia, Venezuela;
inoltre, con riferimento agli altri aeroporti, risultano inevase numerose e fondate richieste miranti a ristabilire per tutti gli aeroporti del Paese regole di libero mercato e condizioni di parità di accesso;
alla luce del riposizionamento di Alitalia sullo scalo di Roma, i vigenti accordi aeronautici bilaterali determinano su Milano e sugli altri aeroporti notevoli elementi di criticità in quanto, nella maggior parte dei casi, il numero delle frequenze previste, pur in presenza di pluridesignazione, è interamente, o quasi interamente, operato da Alitalia, mentre le previsioni di monodesignazione limitano alla sola Alitalia il diritto di operare alcune tratte e le eventuali previsioni di limitazione dei punti di accesso sono state finora attuate unicamente a favore di Roma;
il Governo, in data 10 giugno 2008, ha accolto l'ordine del giorno Cota, Reguzzoni, Dal Lago (A.C. 9/1094-A-R/2), impegnandosi «ad adottare ogni possibile iniziativa ed impartire ogni necessaria istruzione affinché si pervenga ad un'urgente revisione/ridefinizione dei vigenti accordi bilaterali in modo da garantire, anche su Malpensa e sugli altri aeroporti, l'effettiva liberalizzazione dei diritti di traffico con riguardo al numero dei vettori designati, al numero delle frequenze consentite e al numero dei punti di accesso»;
il processo di privatizzazione di Alitalia e la sua fusione con Air One hanno creato non solo una situazione di monopolio su alcune rotte, ma anche il pericoloso e non accettabile ruolo di una compagnia privata cui viene affidato in esclusiva il collegamento del nostro Paese con alcuni Paesi terzi;
in materia di accordi bilaterali, a seguito del decreto-legge n. 185 del 2008 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 2 del 2009, l'assetto di reciprocità aeronautica è stato ampliato con una logica di maggiore concorrenza e liberalizzazione;
il Ministro degli affari esteri, rispondendo all'interrogazione 4-03858 Reguzzoni, in cui si chiedevano riscontri in merito alla ridefinizione degli accordi con il Bangladesh, ha precisato che è stata inviata, da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, una nuova proposta negoziale che prevede l'inserimento delle clausole comunitarie nell'accordo aereo vigente riportandolo in linea con le leggi comunitarie, nonché un incremento di frequenze, multidesignazione, revisione della tabella delle rotte e code sharing;
al momento della risposta alla suddetta interrogazione, in data 24 luglio 2009, si era in attesa di riscontro da parte del Bangladesh -:
se sia pervenuta risposta da parte del Bangladesh alla proposta di revisione degli accordi bilaterali in tema di collegamenti aerei inoltrata dal Governo italiano in cui si rendeva nota la nuova politica del nostro Paese tesa alla liberalizzazione del traffico aereo e, in caso affermativo, quali siano i contenuti dell'accordo stipulato fra le parti.
(4-14579)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:

PISICCHIO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la multinazionale del petrolio Northern Petroleum ha chiesto di procedere a trivellazioni al largo delle coste pugliesi per l'effettuazione di prospezioni geosismiche alla ricerca di idrocarburi;
già dallo scorso settembre era stata manifestata, nell'ambito del procedimento ministeriale di valutazione di impatto ambientale,

la contrarietà della giunta regionale sulla compatibilità ambientale in merito ai permessi chiesti da Northern Petroleum per la trivellazione dei fondali marini;
tale posizione corrisponde ad un sentimento politico ed una condivisione popolare totalmente convergenti, così come è stato testimoniato dall'imponente manifestazione tenutasi nella città di Monopoli il 21 gennaio 2012, che ha visto la partecipazione di tutte le forze politiche, dell'associazionismo, delle rappresentanze istituzionali pugliesi a difesa di un modello di sviluppo che pone al centro il rilevante patrimonio paesaggistico che vede nella costa il suo punto di forza;
il decreto sulle liberalizzazioni, che apporta modifiche al Codice dell'ambiente del 2006, rischia di aprire una pericolosa finestra in attesa di un decreto governativo che dovrà delimitare le aree protette, finestra che potrebbe venire utilizzata in modo surrettizio dalla multinazionale petrolifera, con grave pregiudizio delle coste pugliesi -:
quali urgenti interventi il Ministro interrogato intenda assumere per impedire che la volontà del popolo pugliese venga mortificata da un intervento di trivellazione che ne mortifica il territorio.
(4-14596)

ROSATO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al fine di procedere con i progetti di bonifica e di intervento nelle aree dei siti di interesse nazionale della laguna di Marano Lagunare (Udine) e di Grado (Gorizia), ha effettuato la nomina di un commissario delegato per l'emergenza socio economico ambientale determinatasi nella laguna di Marano Lagunare e Grado, responsabile per il disinquinamento della laguna relativamente la programmazione delle attività e la gestione degli interventi;
la suddetta gestione commissariale perdura dal 3 giugno 2002 con esiti assolutamente non positivi, lo stesso risultando lunga ed inefficace al punto da riflettersi negativamente sul rilancio economico dei siti, che invece doveva favorire;
il Ministero dello sviluppo economico ha nominato nel luglio del 2009, nell'ambito delle procedure previste dal decreto legislativo 8 luglio 1999, n. 270, relativamente alla disciplina dell'amministrazione straordinaria delle grandi imprese in stato di insolvenza, un commissario straordinario per Caffaro Chimica srl e per SNIA spa;
si riscontra, da diversi anni, una sostanziale inerzia da parte dei soggetti istituzionali preposti a fornire una risposta rapida e complessiva a favore della ripresa produttiva e occupazionale e ciò, se i presupposti dovessero trovare conferma, comporterebbe la definitiva compromissione della possibilità di promuovere e sostenere nuovi investimenti che avrebbero positive ricadute per le imprese della zona e per la crescita occupazionale;
perdurano continue ed incomprensibili contrapposizioni, sfociate anche in ricorsi giudiziari, tra il commissario straordinario della Caffaro Chimica Srl e il commissario delegato al disinquinamento della laguna, penalizzando la soluzione dell'emergenza nella laguna e bloccando imprese ed investitori che hanno reso pubblico il loro interesse ad intervenire nel sito Caffaro con progetti industriali;
nonostante la ripresa delle conferenze dei servizi, ad oggi è assente un coordinamento delle azioni tra i commissari in quanto manca una uniformità di vedute tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministero dello sviluppo economico relativamente al progetto di bonifica, alla definizione e alla quantificazione del «danno ambientale»;
risulta, invece, a parere dell'interrogante, che sia indispensabile una condivisione

della medesima valutazione sul progetto di bonifica del compendio e del concetto di «danno ambientale» e di una calibrazione delle priorità e delle emergenze, quella ambientale e quella occupazionale e dello sviluppo;
inoltre, sarebbe opportuno che tale condivisione avvenga in tempi brevissimi vista anche la necessità di disporre di certezze procedurali concorsuali e temporali che lo stesso commissario straordinario per la Caffaro Chimica srl e per la SNIA spa è chiamato a garantire a proposito dell'assegnazione delle aree;
queste valutazioni devono avvenire in accordo con le istituzioni locali e la regione Autonoma Friuli Venezia Giulia;
la fine della contrapposizione commissariale e la liberazione della suddetta area, mettendola a disposizione del mercato, garantirebbero di dare risposte rapide ed autorevoli per far fronte alla crisi occupazionale ed imprenditoriale dell'area della bassa friulana;
ai contenziosi si aggiunge che sulla gestione commissariale del delegato per la laguna di Marano Lagunare e Grado sono stati sollevati anche in regione documentati dubbi in merito alla modalità e alla trasparenza delle spese intercorse tra il marzo 2009 e luglio 2011 -:
come si intenda procedere allo scopo di porre fine alla contrapposizione tra il commissario delegato per l'emergenza socio-economico ambientale determinatasi nella laguna di Marano Lagunare e di Grado e il commissario straordinario di Caffaro Chimica srl;
quale valutazione egli faccia sulla gestione commissariale di questi quasi dieci anni considerato anche che la sua funzione è stata prorogata per altri sei mesi, fino ad aprile 2012, anche sotto il profilo della quantità, qualità e trasparenza della spesa;
e se si intenda, ad aprile 2012, chiudere la gestione commissariale riaffidando le funzioni di manutenzione della laguna alla competente direzione regionale o altro soggetto pubblico già oggi presente sul territorio di concerto con i comuni, tenuto anche conto che il decreto legislativo 3 dicembre 2010, n. 205, non considera più come rifiuti i materiali di dragaggio derivanti da scavo e manutenzione delle vie d'acqua.
(4-14597)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. - Per sapere - premesso che:
il Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, il cui omonimo ente ha sede amministrativa in Vallo della Lucania (Salerno), rappresenta un'area a notevole vocazione storico-naturalistica e per questo incluso nell'elenco dei patrimoni mondiali dell'Umanità (UNESCO), oltre ad essere riconosciuta quale «Riserva di biosfera» e di sviluppo della «dieta Mediterranea»;
a seguito della necessità di far fronte all'ennesima crisi emergenziale nel settore dei rifiuti, il presidente della regione Campania ha provveduto alla nomina di un commissario, il prefetto Tino Vardè, per l'individuazione di nuovi siti per la realizzazione di discariche in Campania ed in particolare in provincia di Salerno;
il presidente della provincia di Salerno, a seguito di tale nomina, ha invitato nell'agosto 2011, i sindaci della provincia ad individuare e mettere a disposizione del commissario eventuali siti per destinarli alle verifiche di idoneità quali impianti di discarica;
a seguito della indisponibilità dei sindaci, il Presidente della provincia di Salerno ha suggerito un «indirizzo» al commissario per l'individuazione di almeno 4 siti di discarica per ciascuno degli ambiti provinciali (Agro-nocerino, Piana del Sele, Vallo di Diano e Cilento);

anche per effetto dello studio condotto dalla SEED (gruppo di ingegneria sanitaria ambientale dell'università di Salerno), coordinato da Vincenzo Belgiorno, venivano individuati i seguenti siti di: Nocera Inferiore, Battipaglia, Caggiano e Laurito. Da precisare che da quello studio non è emerso alcun sito ricadente sul territorio comunale di Vallo della Lucania;
a seguito della localizzazione di Laurito, nel cuore del parco del Cilento e Vallo di Diano, sono sorti comitati spontanei di cittadini, che, anche attraverso il supporto di tanti sindaci dell'area parco, si sono fermamente e pacificamente opposti alla decisione di impiantare una discarica di oltre 110.000 mc;
dopo le citate manifestazioni, la comunità del parco si riuniva a Montano Antilia, nel dicembre 2011, e procedeva alla ratifica di uno studio di pre-fattibilità realizzato dal consorzio SA4 e proposto dal sindaco di Vallo della Lucania, che prevede la realizzazione di un cosiddetto «polo ecologico» da realizzarsi sul territorio comunale di Vallo della Lucania in alternativa alla discarica di Laurito. Tale «polo» consiste nella realizzazione impiantistica di: a) un impianto di digestione anaerobica e compostaggio della frazione organica; b) un impianto di selezione e trattamento della frazione secca residuale che si integrano al preesistente impianto di selezione ubicato a Vallo Scalo nel comune di Casal Velino; c) un impianto di stoccaggio definitivo di 40.000 tonnellate per le frazioni residuali del trattamento;
tale proposta è stata approvata all'unanimità dall'assemblea, a condizione che: 1) venga prioritariamente riconosciuta l'autonomia gestionale da parte del territorio del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano da parte della provincia di Salerno; 2) venga realizzato un piano industriale che supporti dal punto di vista economico la realizzazione degli impianti; 3) venga riconosciuta l'idoneità del sito individuato dal comune di Vallo della Lucania;
la provincia di Salerno, prima, ed il commissario Vardè, subito dopo, approvarono tale proposta, sospendendo momentaneamente l'esecuzione dei sondaggi e delle indagini geologiche previste per il sito di Laurito;
il sindaco di Vallo della Lucania, a quanto risulta, monocraticamente, senza cioè alcun coinvolgimento del consiglio comunale, né preventiva informazione ai cittadini, procedeva ad indicare in località «Mazzavacche» l'area da destinare a «polo ecologico» per l'intero territorio cilentano, autorizzando la realizzazione dei sondaggi che il commissario Vardè di lì a poco ha disposto, con lo spiegamento di un notevole numero di poliziotti in assetto antisommossa;
la realizzazione dei menzionati sondaggi e carotaggi non è stata preceduta dalle prescritte assicurazioni circa l'ottenimento dell'autonomia gestionale da parte della provincia, dello stesso commissariato, nonché della Regione Campania, quest'ultima competente nel merito;
non è stato preventivamente fornito alcun piano industriale, né un progetto definito a supporto dell'iniziativa;
appare perciò evidente che nella realtà, le indagini geognostiche eseguite abbiano la sola finalità di realizzare unicamente un sito da destinare a discarica, in alternativa a quello di Laurito. Peraltro, infatti, il commissario Vardè è stato nominato dal presidente della regione esclusivamente per la individuazione e la realizzazione di siti di discariche e non ha alcuna competenza relativa al riconoscimento dell'autonomia gestionale, né in merito ad altre tipologie impiantistiche diverse dalle discariche. Pertanto è verosimile immaginare che il sito, originariamente dimensionato per 40.000 tonnellate, possa successivamente essere incrementato fino a raggiungere i volumi di conferimento dell'intera provincia di Salerno;
l'area prescelta, in località «Mazzavacche», contigua all'area parco, rappresenta un'elevata valenza dal punto di vista naturalistico all'interno del comune di Vallo della Lucania, confina con i territori

dei comuni di Salento, Moio della Civitella, Gioi Cilento e si trova su di un versante che declina verso il torrente Fiumicello ove è presente la lontra, specie protetta. Inoltre, in prossimità dello svincolo per raggiungere l'area, è ubicata la clinica Cobellis e l'ex monastero italo greco della Badia di Santa Maria di Pattano (bene soggetto a vincoli storico-artistici);
giova evidenziare che la strada interpoderale per raggiungere l'area è lunga diversi chilometri, appare sconnessa con enormi pendenze e con ponti che non consentono il transito di mezzi pesanti al punto da avere recentemente indotto la delocalizzazione di un'importante impresa di carpenteria metallica in altro comune del Cilento;
dunque la sola predisposizione della viabilità occorrente a raggiungere per gli scopi ipotizzati il sito di «Mazzavacche», sarebbe oltremodo dispendiosa e richiederebbe tempi piuttosto prolungati;
la realizzazione di impiantistica, così come proposta nel progetto del «Polo ecologico», per sua natura necessita di superfici opportunamente ricadenti in aree industriali, così come dimostrato da analoghi impianti esistenti nel territorio nazionale, e non certamente in zone agricole e/o a valenza naturalistica, quali la località «Mazzavacche»;
il recente piano regionale di gestione dei rifiuti della regione Campania, pubblicato sul BURC n. 80 del 27 dicembre 2011 e approvato in data 16 gennaio 2012 dal consiglio regionale, prevede espressamente il divieto di realizzazione di discariche e di altre tipologie impiantistiche legate ai rifiuti, in piena ottemperanza al disposto del vigente codice dei beni culturali e del paesaggio che, tra le aree tutelate per legge (articolo 142 decreto legislativo n. 42 del 2004 e successive modificazioni e integrazioni) per lo specifico interesse paesaggistico, include anche i parchi e le riserve nazionali o regionali, nonché i territori di protezione esterna dei parchi; precisamente come nel caso in esame dell'area contigua di località «Mazzavacche» -:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e quali iniziative intenda assumere per evitare che il programmato intervento possa pregiudicare le valenze ambientali e paesaggistiche del parco nazionale.
(4-14599)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:

MELANDRI e TOCCI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il centro storico di Roma, con il suo straordinario ed inestimabile complesso storico-artistico, è senza dubbio il patrimonio culturale, archeologico e architettonico più esteso e rilevante d'Italia, tanto da essere stato inserito dall'Unesco fra i beni patrimonio dell'umanità;
negli ultimi anni, purtroppo, il centro storico di Roma è stato vittima di una serie di scelte, da parte dell'attuale amministrazione comunale, che stanno rischiando di comprometterne l'integrità;
in particolare, l'esponenziale aumento di porzione di suolo, in aree particolarmente suggestive della città, destinate ad «ospitare» impropriamente arredi, suppellettili e strutture di esercizi commerciali che operano nel settore della ristorazione, non solo contribuisce a ridurre notevolmente la fruibilità della città, ma produce un profondo travolgimento del paesaggio urbano;
dinnanzi a tale fenomeno, più volte sollevato dalle associazioni dei residenti e dagli organi di stampa, l'amministrazione comunale, in luogo di esercitare le prerogative nella tutela del patrimonio culturale, ha, in sostanza, tollerato un uso improprio a fini commerciali del suolo pubblico del centro storico di Roma;

tale atteggiamento di colpevole lassismo, ha trovato conferma nei recenti avvenimenti di piazza della Rotonda, che ospita uno dei monumenti più visitati della città. A seguito degli interventi disposti dal I Municipio per procedere alla rimozione dalla piazza gli arredi abusivi ivi collocati da alcuni esercizi commerciali, il sindaco di Roma non solo non ne ha sostenuto la legittimità, ma ne ha bloccato l'azione con un'ordinanza, n. 302 del 27 dicembre 2011, che vieta ogni rimozione fino al 9 gennaio 2012;
il 13 gennaio 2012, inoltre, l'amministrazione comunale è nuovamente intervenuta per posticipare di 60 giorni, decorrenti dalla data della ordinanza, l'esecuzione d'ufficio dei provvedimenti sanzionatori adottati dal Municipio I nei confronti di soggetti autorizzati ad esercitare l'attività di somministrazione di alimenti e bevande, per occupazioni di suolo pubblico, con utilizzo di arredi urbani e di apparecchi di riscaldamento;
il rispetto dei principi costituzionali di tutela dei beni architettonici, della trasparenza, dell'imparzialità e della legittimità nell'azione della pubblica amministrazione, richiederebbe che l'amministrazione comunale di Roma non bloccasse gli interventi stabiliti dal I Municipio -:
se non intenda urgentemente verificare se nella vicenda siano state scrupolosamente osservate le norme in materia di vincoli architettonici a tutela di beni storici e culturali.
(4-14601)

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COOPERAZIONE INTERNAZIONALE E INTEGRAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:

LIVIA TURCO. - Al Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione. - Per sapere - premesso che:
il giudice del lavoro di Milano, in un ricorso proposto da un giovane pakistano che aveva presentato domanda di ammissione al servizio civile presso la Caritas di Milano ha reputato discriminatorio il «bando per la selezione di 10.481 volontari da impiegare in progetti di servizio civile in Italia e all'estero» pubblicato il 20 settembre 2011 dall'Ufficio nazionale per il servizio civile in quanto tra i requisiti, come sempre, c'era la cittadinanza italiana e questo aveva impedito a Syed S., ventiseienne milanese di origine pakistana che vive in Italia da quando aveva undici anni di poterci partecipare;
gli immigrati che hanno il permesso di soggiorno fanno parte «in maniera stabile e regolare» della «comunità» e quindi anche a loro deve essere riconosciuto il diritto di svolgere il servizio civile, che è allo stesso tempo un dovere di «solidarietà politica, economica e sociale» nei confronti della patria in cui vivono;
la decisione del Tribunale conferma che il servizio civile rappresenta una forma di partecipazione alla vita civile e al progresso della collettività, dalla quale non possono essere esclusi coloro che, indipendentemente dalla loro cittadinanza formale, appartengono stabilmente ad una comunità e condividono diritti e doveri con tutti coloro che vivono su un territorio. Del resto, se tali giovani non si sentissero parte integrante della comunità, non deciderebbero di dedicarle dieci mesi della loro vita;
si tratta di una prima azione, quella promossa dal giovane pakistano, che, alla luce della recente sentenza, si spera aprirà la strada a tante altre seconde generazioni. Il giudice del lavoro di Milano ha infatti dichiarato «il carattere discriminatorio» del bando e ha ordinato «alla Presidenza del Consiglio dei ministri - Ufficio nazionale per il servizio civile di sospendere le procedure di selezione, di modificare il bando (...), consentendo l'accesso anche agli stranieri regolarmente soggiornanti in Italia e di fissare un nuovo termine per le domande»;
già alcune regioni sperimentano da anni la partecipazione dei giovani stranieri

al servizio civile, con ottimi risultati ai fini delle politiche di integrazione, per cui questa sentenza pone fine ad una assurda discriminazione da superare -:
quali iniziative urgenti il Ministro intenda assumere affinché, per quanto di competenza, da una parte, sia rispettata la decisione del tribunale di Milano e anche gli stranieri legalmente soggiornati in Italia possano svolgere il servizio civili e, dall'altra, siano rispettate le partenze già previste per l'anno 2012.
(5-05983)

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DIFESA

Interrogazione a risposta orale:

BORGHESI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il Ministro della difesa dispone di una Scuola di formazione e perfezionamento del personale civile (indicata come CivilScuolaDife) ed ubicata in Roma, Via Mattia Battistini, n. 113-117, per lo svolgimento di corsi di aggiornamento e formazione per i dipendenti civili del predetto dicastero;
la scelta di docenti dotati di adeguati titoli culturali e scientifici al fine della formazione di dipendenti pubblici deve costituire un obiettivo imprescindibile dell'intera pubblica amministrazione, onde assicurare l'aggiornamento professionale del personale, ivi compreso quello ad ordinamento civile incardinato presso il Ministero della difesa e deputato a coadiuvare, nel suo complesso, il sistema della difesa nazionale;
con la precedente interrogazione a risposta scritta n. 4-12349, presentata nella seduta del 16 giugno 2011 n. 487, si rappresentava la necessità di chiarire le modalità di compilazione e gestione dell'albo docenti della scuola suindicata onde garantire la massima trasparenza delle relative procedure; acclarato che, in forza della risposta dell'onorevole Ministro pubblicata in data 18 novembre 2011 nell'allegato B della seduta n. 551, si comunicava che il comitato direttivo costituito con decreto ministeriale 11 agosto 1970, deputato a fissare le direttive per il funzionamento della scuola nonché i criteri per l'organizzazione dei corsi, «nel corso degli anni (...) non si è più riunito, essendo venute meno parte delle figure che lo componevano» con la ovvia conseguenza che «la tenuta di un albo docenti non ha avuto più, negli anni a seguire, il necessario e costante aggiornamento» e attualmente l'attività dell'ex comitato direttivo, in via meramente surrogatoria, «è svolta dalla divisione corsi e dall'ufficio corsi militari che provvedono all'acquisizione di personale docente, sulla base di curricula presentati dagli interessati e vagliati dai componenti uffici»;
sulla scorta di quanto sopra: la scuola risulta non avere una struttura ad hoc deputata alla selezione del docenti cui affidare lo svolgimento dei corsi di formazione per il personale civile, quale era l'ex comitato direttivo, organo del tutto distinto dagli uffici interni della scuola di formazione quali sono invece la divisione corsi e l'ufficio corsi militari che ora adempiono il suo ruolo;
l'albo della scuola non solo non risulta più essere stato aggiornato costantemente, ma vieppiù risulta difettare di qualsivoglia forma di ufficializzazione, anche attraverso la sua ostensione pubblica;
per quanto la scuola abbia «sempre mantenuto rigidi criteri di trasparenza basati su elementi consolidatisi nel tempo», la scelta dei docenti risulta comunque avvenire in assenza di qualsivoglia procedura pubblica che garantisca la trasparenza nell'iter attraverso la pubblicità di un bando di ricerca dei docenti che predetermini requisiti minimi di partecipazione e per la scelta delle candidature, con relativa garanzia di pubblicità dei soggetti destinatari delle docenze attraverso la pubblicazione per via telematica del relativo albo docenti come avviene per altre scuole di formazione ministeriale, fra

cui, per esempio, quelle del personale del personale dell'amministrazione dell'interno e del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e del Ministero della giustizia -:
se il Ministro interrogato intenda o meno provvedere alla ricostituzione del comitato direttivo della scuola di formazione e perfezionamento del personale civile del Ministro della difesa (CivilScuolaDife), già istituito con decreto ministeriale 11 agosto 1970 e successivamente non più riunitosi, o comunque di altro organo collegiale, al fine di garantire che la scelta dei docenti affidatari di corsi avvenga da parte di corpo terzo ed indipendente dagli uffici interni della scuola medesima al fine di garantire la massima imparzialità nel vaglio delle candidature;
se e quali iniziative intenda assumere ai fine di assicurare la costituzione di un formale ed aggiornato albo dei docenti della predetta scuola, anche attraverso la pubblicazione di un avviso pubblico per la presentazione di candidature, onde garantire la relativa massima partecipazione di candidature e la relativa selezione e scelta di docenti in possesso di adeguati curriculum scientifico-professionale in relazione ai corsi formativi da somministrare al personale;
se e quali iniziative intenda assumere al fine di garantire la massima trasparenza in sede di scelta dei docenti per la predetta scuola, in conformità con il possesso di adeguati titoli culturali e scientifici degli affidatari ed anche al fine della pubblicazione per via telematica sulle pagine del sito della scuola del relativo albo docenti, ufficiale ed aggiornato.
(3-02027)

Interrogazione a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
sul quotidiano Il Mattino edizione di Padova, del 21 gennaio 2012, è pubblicato un articolo dal titolo «Negata la causa di servizio al maresciallo» in cui si legge «VITTIMA NELLA BASE-KILLER DEL VENDA Negata la causa di servizio al maresciallo TEOLO Il ministero della Difesa nega la "causa di servizio" al maresciallo dell'Aeronautica Luigi Baldan spentosi nel marzo del 2011, a soli due mesi dalla pensione, per un adenocarcinoma gastrico ulcerato con metastasi epatiche e linfonodali, dopo aver prestato servizio per oltre 20 anni nella base-killer del Primo Roc sul Venda. Nella lettera spedita ai famigliari del sottufficiale il diniego viene motivato dal Ministero col fatto che pur riconoscendo l'infermità dipendente da fatti di servizio "non risulta causata dall'espletamento di una missione autorizzata"»;
a parere degli interroganti sono fin troppo evidenti la contraddizione e l'illogicità della determinazione ministeriale, che da un lato riconosce la dipendenza dal servizio della patologia causa del decesso del militare e dall'altro la nega perché non causata dall'espletamento di una missione autorizzata -:
quali siano le ragioni ed i presupposti di simili determinazioni ministeriali e se il Ministro interrogato intenda intervenire in merito e come.
(4-14583)

TESTO AGGIORNATO AL 25 GENNAIO 2012

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n. 112 del 2008 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un fondo ai fini della concessione di contributi

statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
con i decreti ministeriali n. 5164 del 25 febbraio 2010, n. 48528 del 9 giugno 2010 e n. 77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del dipartimento della ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
con decreto ministeriale 0077740 è stata tra gli altri finanziata l'«Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica (Aisla) ONLUS - Milano» per la «realizzazione di strutture di assistenza malati» con euro 1.000.000 -:
dove saranno realizzate le strutture di assistenza malati;
quante ne saranno realizzate;
chi realizzerà le strutture medesime;
chi saranno i beneficiari delle strutture;
se e quali iniziative siano state prese per verificare che la stessa opera non sia stata già finanziata con i fondi pubblici.
(5-05976)

FUGATTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la ragioneria generale dello Stato ha già in passato chiarito che il consorzio del parco nazionale dello Stelvio, nell'ambito delle attività svolte sull'intero territorio del Parco in particolare rispetto agli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria del territorio, che hanno un duplice importante fine, ossia prevenire e mitigare i fenomeni di rischio idrogeologico e consentire la fruizione del territorio a fini turistici, didattici e di ricerca, può vedersi riconosciuta una condizione di particolarità rispetto all'applicazione del patto di stabilità tenuto conto della sua organizzazione in tre comitati: uno per ogni provincia autonoma di Trento e di Bolzano (province a statuto speciale) ed uno per la regione Lombardia;
in effetti le due province autonome di Trento e di Bolzano e la regione Lombardia concorrono in maniera sostanziale al finanziamento dell'attività dei rispettivi comitati di gestione con spese a carico dei loro bilanci per i quali le amministrazioni provinciali e regionali hanno definito a monte gli impegni rispetto al patto di stabilità, con il chiarimento di cui sopra, veniva di fatto confermata la procedura per la quale i costi volti a sostenere l'attività dei comitati di gestione facenti parte del consorzio del parco nazionale dello Stelvio, se finanziati con i fondi delle rispettive province autonome e regione sono correttamente esentati dai provvedimenti restrittivi del patto di stabilità;
entro breve termine il consorzio del parco nazionale dello Stelvio e i rispettivi comitati di gestione saranno chiamati a programmare la loro attività, in particolare quella di carattere stagionale mediante la quale vengono attivati importantissimi progetti di interventi di prevenzione e manutenzione del territorio da rischi di tipo idrogeologico nonché per garantire la piena fruizione del parco e consentire a questo di svolgere l'importante funzione di volano economico in campo turistico per le aree interessate;
i posti di lavoro stagionali di cui trattasi completano percorsi lavorativi legati ad altre attività stagionali di tipo invernale che costituiscono le sole possibilità lavorative per quella parte di popolazione che risiede nei comuni del parco e ne costituisce un elemento di compensazione rispetto alle necessarie limitazioni imposte per la salvaguardia del parco nazionale dello Stelvio;

appare pertanto inderogabile consentire l'agevole fruibilità, in tempi brevi, di tutte le opportunità lavorative che possono dare risposta alle molte difficoltà presenti in questo momento nel settore del lavoro e quindi garantire alle famiglie ogni possibile forma di reddito -:
se per l'anno 2012 sono validi i predetti chiarimenti della ragioneria generale dello Stato volti ad esplicitare che alle spese occorrenti a sostenere le prestazioni dei lavoratori stagionali del parco nazionale dello Stelvio, finanziate mediante le assegnazioni economiche ai rispettivi comitati da parte delle province autonome di Trento e Bolzano e della regione Lombardia, non sono soggette all'applicazione delle norme del patto di stabilità nazionale in quanto le rispettive amministrazioni hanno già assoggettato i rispetti bilanci ai vincoli del loro patto di stabilità.
(5-05979)

FIANO, FERRARI, MARANTELLI, PIZZETTI, MARCO CARRA e CODURELLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi numerosi organi di informazione hanno riferito che parte del rimborso elettorale ottenuto dalla Lega Nord è stato investito in fondi finanziari di diritto estero e in particolare risulterebbe che nel mese di dicembre 2011, per quanto confermato dallo stesso Francesco Belsito, tesoriere della Lega Nord, i fondi acquistati con il denaro del rimborso pubblico sarebbero finiti, per una quota di circa 1 milione di euro in un fondo norvegese, per 1,2 milioni di euro in un fondo cipriota e per 4,5 in un fondo della Tanzania;
l'operazione in Tanzania, secondo quanto asserito da un giornalista de Il secolo XIX «coinvolge il consulente finanziario Stefano Bonet, coinvolto in un rocambolesco fallimento societario nel 2010 e in affari con l'ex ministro Aldo Brancher»;
i fondi acquistati conferivano interessi di rendimento di circa il 3,5 per cento;
nei medesimi giorni l'acquisto di obbligazioni dello Stato italiano avrebbe garantito al medesimo investitore rendite di circa il 6,5 per cento di tasso di interesse medio -:
se, in ottemperanza alle vigenti normative, il partito della Lega Nord abbia comunicato proprie attività finanziarie all'estero, al fine che le stesse possano essere oggetto della nuova tassazione da poco introdotta dal Governo;
se sia confermato che attualmente il signor Francesco Belsito ricopra la carica di vicepresidente della Fincantieri-Cantieri navali italiani spa, e comunque quale sia il periodo in cui Francesco Belsito abbia ricoperto tale carica o comunque cariche di consigliere di amministrazione in Fincantieri o in altre società controllate dal Ministero dell'economia e delle finanze;
se corrisponda al vero che nel giugno 2011 la Tanzania abbia garantito al nostro Paese di mettere in campo la propria intelligence al fine di aiutare l'Italia ad ottenere la liberazione dei propri marittimi all'epoca sequestrati a bordo della «Rosalia D'Amato» nave sequestrata dai pirati al largo delle coste dell'Oman;
se corrisponda al vero che la Tanzania nel luglio 2011 abbia acquistato 2 pattugliatori d'altura realizzati da Fincantieri e quale sia stata la natura e il valore di questo accordo economico;
se il Ministro ritenga opportuno che il tesoriere di un partito ricopra contemporaneamente cariche apicali in grandi società di proprietà dello Stato;
quali siano le caratteristiche curriculari del suddetto Belsito Francesco coerenti con la nomina ricevuta dal Ministero dell'economia e delle finanze in Fincantieri;
se lo stesso Belsito ricoprisse la carica di consigliere di amministrazione di Fincantieri anche all'epoca del suo incarico da Sottosegretario nel Governo Berlusconi.
(5-05987)

Interrogazione a risposta scritta:

BUCCHINO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con lo scambio degli strumenti di ratifica avvenuto il 25 novembre 2011 è entrata in vigore la nuova Convenzione tra l'Italia e il Canada contro le doppie imposizioni fiscali sui redditi firmata dai due Paesi nel 2002;
la nuova Convenzione sostituisce quella precedente firmata nel 1977 ed entrata in vigore nel n 1979;
l'esigenza di procedere alla negoziazione della nuova convenzione era sorta sia in seguito alle riforme fiscali introdotte nel tempo dai due Stati contraenti sia al fine di tenere conto dei mutati presupposti economico-finanziari;
la ratio di questa tipologia di accordi internazionali è quella di evitare una duplicazione di imposizione sugli stessi fenomeni economici e giuridici e rendere possibile un'equa distribuzione del prelievo fiscale tra lo Stato in cui viene prodotto un reddito e lo Stato di residenza dei beneficiari dello stesso;
per quanto riguarda le pensioni la convenzione stabilisce all'articolo 18 che le pensioni private (l'Inps - sostituto d'imposta - paga in Canada oltre 60.000 pensioni) sono imponibili nello Stato di residenza del beneficiario, mentre le pensioni italiane degli ex dipendenti pubblici ora residenti in Canada sono imponibili solo in Italia (come ad esempio le pensioni dell'Inpdap);
purtroppo è prevista sempre dall'articolo 18 la possibilità che le pensioni dell'Inps siano tassate - con una complessa modalità - oltre che dallo stato di residenza anche dallo Stato italiano;
questa possibilità della tassazione concorrente è in contraddizione con ogni logica di evitare la doppia imposizione che è alla base di questo tipo di accordi, non ha alcuna giustificazione di natura giuridica o pratica - infatti la stragrande maggioranza delle convenzioni contro le doppie imposizioni fiscali non prevede la doppia tassazione delle pensioni -, innesca un difficile e farraginoso procedimento volto a ottenere un credito di imposta nei casi di doppia tassazione - a volte non richiesto per l'inconsapevolezza degli interessati - o a presentare domande di rimborso che vengono soddisfatte solo dopo lunghi periodi di attesa;
inoltre lo stesso articolo 18 della convenzione, complicando ulteriormente le cose, prevede che le prestazioni di sicurezza sociale (in particolare il trattamento minimo) pagate dall'Inps a pensionati residenti in Canada sono imponibili solo in Italia costringendo così l'Istituto previdenziale italiano a scomporre ai fini fiscali la pensione in due parti, quella a calcolo sottoposta a tassazione concorrente e quella relativa all'integrazione al trattamento minimo potenzialmente tassabile solo in Italia;
l'articolo 24 della convenzione prevede la possibilità di attivare una procedura amichevole per risolvere le difficoltà o i dubbi inerenti all'interpretazione o all'applicazione della stessa e di consultarsi al fine di eliminare i casi di doppia imposizione -:
se il Ministro interrogato sia consapevole di queste gravi anomalie della Convenzione e se intenda quindi esaminare i motivi per cui le pensioni private pagate dall'Inps a pensionati residenti in Canada possono essere sottoposte a doppia tassazione contravvenendo così ai principi guida elaborati dall'Ocse e alla stessa logica che ispira le convenzioni contro le doppie imposizioni;
quali iniziative intenda intraprendere per rivedere, con le procedure amichevoli succitate, le parti critiche della convenzione chiedendo un incontro con l'altra parte contraente, oppure per disporre, anche unilateralmente, che l'articolo 18 debba essere interpretato nel senso che le

pensioni pagate dall'Inps in Canada, considerato che sono tassate dal Canada, non debbano essere tassate anche dall'Italia.
(4-14574)

...

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZAMPA, LENZI, FERRANTI, DE BIASI, SBROLLINI, VERINI, GHIZZONI, BENAMATI, RAMPI, CODURELLI, OLIVERIO, BRANDOLINI, LAGANÀ FORTUGNO, MOTTA e MARCHI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
si fa riferimento ai fatti, riferiti anche dagli organi di informazione, avvenuti all'istituto penitenziario minorile di Bologna di via del Pratello, in corso di accertamento e ormai noti al Ministero, tanto che sono stati rimossi il dirigente del centro giustizia minorile dell'Emilia Romagna Centomani, il comandante Morgillo e il direttore Roccaro, a seguito delle ispezioni condotta, tra il 6 e l'8 dicembre 2011, e alle ripetute segnalazioni circa la situazione di grave difficoltà in cui si trova il carcere minorile di Bologna alle quali non sono mai pervenute risposte;
si fa altresì riferimento alle notizie apprese dagli organi di informazione (la Repubblica, cronaca di Bologna, 18 gennaio 2012) secondo le quali esistono fondati motivi per indagare su «irregolarità nella gestione dei contratti e degli appalti» oltre che ammanchi di denaro e all'interrogazione del 26 settembre 2011 (n. 4-13298) circa la necessità di verificare le ragioni della sostituzione dell'allora direttore del carcere minorile di Bologna, Ziccone, avvenuta nell'estate scorsa;
desta sconcerto anche quanto riportato a pagina 24 della relazione a seguito dell'ispezione, ove si afferma che «in occasione di un episodio di crisi del minore S. il Centomani, interpellato per una sorta di concertazione sulla soluzione da adottare, avrebbe risposto suggerendo di ammanettare il minore e rinchiuderlo in palestra, mostrandolo poi anche agli altri ristretti come monito» -:
se non sia opportuno rendere note le conclusioni dell'ispezione del luglio 2008 all'istituto di detenzione minorile di Bologna, riportate anche dagli organi di informazione, secondo le quali la gestione del carcere minorile risultava «globalmente corretta e rispettosa delle regole», per ciò che riguardava invece il centro di giustizia si sollevavano «importanti rilievi tanto sotto il profilo economico gestionale, quanto quello organizzativo in senso stretto»;
se non si consideri di chiarire e verificare anche i motivi della rimozione dell'allora comandante Scocca avvenuta nel 2009 e per la quale è ancora in atto un ricorso;
se, alla luce della gravità della situazione descritta, non ritenga di diffondere il contenuto di ogni documento in suo possesso, anche di carattere riservato;
se sia noto che sempre nel marzo 2011 il procuratore dei minori scrisse al comandante del carcere minorile Morgillo e all'allora direttore Ziccone circa ritardi nelle informazioni da parte delle polizia penitenziaria;
se si intendano chiarire le ragioni dei trasferimenti e delle assenze di numerosi agenti avvenute in seguito alla segnalazione del procuratore dei minori e se queste siano da mettere in connessione con le notizie pubblicate dagli di organi di informazione (la Repubblica, cronaca di Bologna, 20 gennaio 2012) circa la rimozione di 27 agenti di polizia penitenziaria;
quali siano gli esiti della Commissione di indagine avviata dal capo di dipartimento della giustizia minorile che ha lavorato tra il 2009 e i primi mesi del 2010;
quali azioni si intendano intraprendere per ripristinare un clima rispettoso delle regole e ricostruire le responsabilità in modo chiaro e preciso;

come si intenda ricostruire un clima di collaborazione volto a salvaguardare la valenza educativa e riabilitativa della detenzione minorile.
(5-05986)

Interrogazioni a risposta scritta:

LO MORO. - Al Ministro della giustizia, al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. - Per sapere - premesso che:
come si legge dalle agenzie di stampa del 19 gennaio 2011, nella procura della Repubblica di Catanzaro 38 computer, giunti da tempo presso gli uffici, sono abbandonati e inutilizzati perché mancherebbe il contratto di assistenza tecnica;
il procuratore aggiunto della Repubblica di Catanzaro, Giuseppe Borrelli, sulla vicenda dei 38 computer ha evidenziato che «basterebbe davvero poco per mettere in funzione queste apparecchiature. Basta sottoscrivere un contratto di assistenza e manutenzione che sicuramente costa poco. E questi computer ci consentirebbero di risolvere tanti problemi presenti nel nostro ufficio»;
il Ministro della giustizia, Paola Severino, durante la relazione alla Camera dei deputati ha indicato come priorità «l'indifferibile razionalizzazione organizzativa e tecnologica dell'intera struttura amministrativa dei servizi giudiziari, in modo da utilizzare al meglio le risorse umane e finanziarie disponibili, realizzando risparmi di spesa che siano il frutto di interventi strutturali»;
il Ministro della giustizia ha inoltre ricordato, nel corso della relazione, che l'inefficienza della pubblica amministrazione si misura in termini di Pil e quindi si potrebbero «trasformare le criticità del sistema giudiziario italiano in opportunità di sviluppo e di crescita economica»;
inoltre, come si legge nel sito www.digit.pa.gov.it (Ente nazionale per la digitalizzazione della pubblica amministrazione) «Il Piano e-Gov 2012 individua nella digitalizzazione della Giustizia un obiettivo prioritario. In questo quadro l'accordo tra il Ministro della giustizia e il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione serve, attraverso la valorizzazione degli investimenti fatti e delle esperienze acquisite, ad accelerare i tempi di attivazione di alcuni servizi digitali, ad utilizzare meglio le competenze disponibili e a ridurre i tempi dei processi. Per garantire un'ulteriore e decisiva accelerazione dei tempi di definizione dei processi, il Governo ha deciso di puntare su un Piano Straordinario per una rapida diffusione, sull'intero territorio nazionale, della digitalizzazione della giustizia»
se i Ministri interrogati siano a conoscenza della vicenda dei 38 computer ricordata in premessa;
se non ritengano opportuno disporre i fondi necessari per la stipula dei contratti di assistenza tecnica, così da dare concretezza al piano di digitalizzazione anche per la procura di Catanzaro e per gli altri uffici giudiziari in cui si registrano disguidi dello stesso genere.
(4-14572)

PORFIDIA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nessun sistema politico democratico può dirsi compiuto se il suo sistema giudiziario funziona male, si tratta di mali ormai quasi connaturati al sistema giustizia in Italia: l'elevato numero di processi da smaltire, tempi troppo ampi per arrivare a conclusione dei processi stessi, oltre sette anni nel civile e quasi cinque nel penale. Nel caso dell'inefficienza della giustizia civile troviamo anche un corrispettivo in termini economici che secondo alcune fonti può essere valorizzato pari all'1 per cento del PIL;
da diversi anni si discute in ambito politico della riforma del sistema giudiziario italiano, una riforma generale che vada a rimodulare la struttura stessa dell'intero sistema, senza tener conto dei gravi problemi legati al regime carcerario, alle spese burocratiche alla carenza di toghe;

all'interno della riforma proposta dal neo-Ministro Severino è stata inserita la revisione delle circoscrizioni giudiziarie dei giudici di pace, che prevede un complessivo riordino degli uffici e l'accorpamento degli stessi;
al fine di realizzare il recupero di risorse organiche, economiche e strumentali necessarie a garantire una maggiore efficienza e funzionalità dell'intero sistema si prevede un processo di soppressione e conseguente accorpamento degli uffici del giudice di pace dislocati in sedi diverse da quelle circondariali, pari a 674 unità, che rappresenta quasi l'80 per cento del totale degli uffici in questione esistenti e la contestuale ricollocazione dei magistrati onorari e del personale amministrativo nelle sedi di tribunale o di procura vicine o negli uffici del giudice di pace «circondariali» presso i quali sono trasferite le competenze degli uffici soppressi;
complessivamente, il personale interessato dalla manovra di accorpamento degli uffici è pari a 1.944 giudici di pace, e a 2.104 unità di personale amministrativo;
la proposta avanzata dal Ministro ha incontrato subito le rimostranze di settori del sistema giudiziario i quali, contrari all'accorpamento, ne sottolineano i lati negativi come il generare una situazione di caos in cui il contenzioso, in assenza di una valida alternativa, finirebbe per ricadere sui grandi tribunali, molti dei quali già ora sono intasati per mancanza di mezzi e risorse, mentre parallelamente molti dipendenti vedranno diminuire il valore del proprio stipendio, dal quale dovranno sottrarre eventuali spese di viaggio per raggiungere le nuove sedi;
secondo alcuni osservatori l'azione di accorpamento sarebbe fatta seguendo solo i criteri di razionalizzazione ed ottimizzazione di spesa, ma senza considerare le esigenze del territorio, dell'utenza, dei lavoratori e ignorando la carenza di immobili da adibirsi ad uffici giudiziari. In ultima analisi l'accorpamento di tutte le questioni di competenza del giudice di pace in sedi uniche, senza tener conto delle specificità dei vari territori, delle distanze notevoli di molti uffici periferici dal capoluogo, della insufficienza di una struttura adeguata a ricevere altri carichi di lavoro che riguardano territori più vasti, potrebbe comportare una giustizia negata per migliaia di cittadini, andando ad aggravare e non a risollevare una situazione non felice. Senza tener conto che in alcune zone che potrebbero essere colpite dalla rimozione dell'ufficio il giudice di pace svolge prioritariamente anche una funzione sociale -:
se il Ministro non ritenga opportuno, nell'interesse dei cittadini, rivedere la proposta di accorpamento dei giudici di pace analizzando più approfonditamente le ricadute che il provvedimento potrebbe avere sui territori e sulla reale tenuta del sistema giudiziario locale
(4-14575)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 18 gennaio 2012 una detenuta è evasa dall'Istituto a custodia attenuata per detenute madri (Icam) annesso al carcere milanese di San Vittore;
sulla vicenda Leo Beneduci, segretario generale dell'Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria (Osapp) ha diramato la seguente nota: «Per quanto si è potuto apprendere del tutto informalmente, essendo ancora in corso i relativi rilievi, come per Regina Coeli anche per l'Icam di San Vittore un'autovettura dall'esterno sarebbe risultata essenziale alla fuga dall'istituto penitenziario. Qualcuno, disceso dall'automezzo parcheggiato nelle adiacenze avrebbe, infatti, provveduto ad allargare dall'esterno le inferriate della struttura detentiva aiutando la reclusa e la figlia in tenera età ad uscirne facendole salire sull'automezzo. Anche se permane l'incomprensibilità di un gesto compiuto a soli 7 mesi dalla conclusione della detenzione per fine pena da parte della ristretta,

e pur tenendo conto che i cosiddetti Icam non possono considerarsi carceri a tutti gli effetti, la probabile e lunga premeditazione nonché il coinvolgimento di uno o più soggetti esterni nelle recenti evasioni rende di tutta evidenza le condizioni di precarietà e di insicurezza delle attuali infrastrutture penitenziarie e i crescenti rischi, oltre che per la legalità e per la tutela della collettività, per coloro che vi operano. Le ultime evasioni, di cui purtroppo e come sempre sarà solo la polizia penitenziaria a doversi preoccupare non possono considerarsi diversamente da uno dei più eclatanti effetti del sovraffollamento, della penuria di personale (-7.500 poliziotti penitenziari in servizio rispetto ai 44.620 previsti) e dell'assenza di concreti e sostanziali interventi in sede politica -:
quali siano le determinazioni che intenda adottare al fine dell'immediato adeguamento e messa in sicurezza dell'istituto in questione, che deve in ogni caso essere salvaguardato anche in relazione all'importante funzione cui è adibito per il tipo di detenute ivi destinate.
(4-14585)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa ADNKRONOS, la mattina del 17 gennaio un detenuto ristretto presso la casa di reclusione di Massa avrebbe tentato il suicidio impiccandosi con delle lenzuola all'interno del bagno cella;
l'uomo si è salvato solo grazie al tempestivo intervento posto in essere dall'agente di polizia penitenziaria addetto alla vigilanza ed osservazione di quel reparto detentivo -:
se intenda avviare una indagine amministrativa interna, al fine di appurare se nei confronti del detenuto che ha tentato il suicidio fossero state messe in atto tutte le misure di sorveglianza previste e necessarie;
se e quali misure precauzionali e di vigilanza siano state adottate dall'amministrazione penitenziaria nei confronti del detenuto dopo questo episodio;
se non si intenda adottare o implementare, per quanto di competenza, le opportune misure di supporto psicologico ai detenuti, al fine di ridurre sensibilmente gli episodi di suicidio, tentato suicidio e di autolesionismo;
più in particolare quali iniziative di competenza, anche normative, si intendano prendere per rafforzare l'assistenza medico-psichiatrica ai detenuti malati, sia attraverso un'attenta valutazione preventiva che consenta di identificare le persone a rischio, sia per sostenere adeguatamente sotto il profilo psicologico le persone che tentano il suicidio, senza riuscirci la prima volta, ma spesso ben decisi a tentare ancora.
(4-14586)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato il 17 gennaio 2012 dall'agenzia di stampa AGI, la polizia penitenziaria avrebbe sventato due suicidi nel carcere genovese di Marassi: un detenuto è stato salvato in extremis dal soffocamento per impiccagione e un altro è stato fermato mentre si apprestava a porre in essere un tentativo di autosoppressione;
la notizia è stata resa nota dal sindacato Uil-Pa penitenziari con una nota, nella quale si spiega che un detenuto trentaseienne di origine marocchina rinchiuso al primo piano della sesta sezione, già sottoposto a grande sorveglianza, avrebbe tentato di impiccarsi con una corda ricavata dall'accappatoio, legata alle sbarre della finestra della cella. L'uomo è stato salvato dagli agenti mentre erano già evidenti i primi segni del soffocamento. Dopodiché un altro detenuto, un algerino di 42 anni, nella sezione protetta del quarto piano della sesta sezione, è stato

sorpreso dall'agente di sorveglianza mentre era intento a legare una corda con cappio, ricavata dalle lenzuola, alle sbarre della sua cella;
nel carcere di Marassi sono presenti 805 detenuti, a fronte di una capienza massima di circa 450;
dal 1o gennaio a oggi già 12 detenuti sono stati salvati da morte per suicidio, mentre i tentati suicidi sono stati 43 -:
se e quali misure precauzionali e di vigilanza siano state adottate dall'amministrazione penitenziaria nei confronti dei detenuti dopo questi episodi;
se non si intenda adottare o implementare, per quanto di competenza, le opportune misure di supporto psicologico ai detenuti, al fine di ridurre sensibilmente gli episodi di suicidio, tentato suicidio e di autolesionismo;
più in particolare quali iniziative, anche normative, si intendano prendere per rafforzare l'assistenza medico-psichiatrica ai detenuti malati, sia attraverso un'attenta valutazione preventiva che consenta di identificare le persone a rischio, sia per sostenere adeguatamente sotto il profilo psicologico le persone che tentano il suicidio, senza riuscirci la prima volta, ma spesso ben decisi a tentare ancora;
quali provvedimenti urgenti intenda adottare al fine di ricondurre il numero dei detenuti reclusi all'interno del carcere genovese di Marassi entro la capienza regolamentare.
(4-14587)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato lo scorso 19 gennaio dall'agenzia di stampa Dire, un detenuto lucchese di 29 anni si è impiccato nel carcere Gozzini di Firenze;
l'uomo sarebbe dovuto uscire a giugno 2014 e si trovava in carcere per reati di rapina e spaccio di stupefacenti;
sulla vicenda il Sappe ha diramato la seguente nota: «La notizia dell'ennesimo detenuto suicida è sempre, oltre che una tragedia personale e familiare, una sconfitta per lo Stato. Quella delle morti in carcere, per suicidio o per cause naturali, si sta configurando come una vera e propria ecatombe. E se il drammatico numero non sale ulteriormente è grazie alle donne e agli uomini della polizia penitenziaria, che quotidianamente sventano numerosi tentativi di suicidi» -:
se intenda avviare una indagine amministrativa interna al fine di appurare se nei confronti del detenuto morto suicida nel carcere romano Gozzini di Firenze siano state messe in atto tutte le misure di sorveglianza previste e necessarie e quindi se non vi siano responsabilità di omessa vigilanza e cura da parte dell'amministrazione dell'istituto;
se non si intendano adottare o implementare le opportune misure di supporto psicologico ai detenuti al fine di ridurre sensibilmente gli episodi di suicidio;
se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative volte a destinare maggiori fondi e risorse al potenziamento delle misure alternative al carcere, anche attraverso la creazione di percorsi protetti di reinserimento sociale e lavori socialmente utili per tutti i condannati a pene inferiori ai tre anni di reclusione.
(4-14588)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato lo scorso 16 gennaio dall'agenzia di stampa ANSA, la procura di Palermo, nella persona del sostituto procuratore Francesco Del Bene, starebbe indagando sulla morte di un detenuto del carcere Ucciardone. Si tratta di un marocchino di 43 anni, in cella per droga, che la sera di venerdì 13 gennaio 2012 si è sentito male dopo cena. Soccorso

dalla polizia penitenziaria e trasferito nell'ospedale Civico, l'uomo sarebbe deceduto poco dopo -:
di quali informazioni disponga circa i fatti riferiti in premessa;
se sulla vicenda non intenda aprire una indagine amministrativa interna;
se non si ritenga oramai indifferibile fornire elementi sulla reale consistenza del fenomeno delle morti in carcere in modo che possano essere concretamente distinti i suicidi dalle morti per cause naturali e da quelle, invece, avvenute per cause sospette;
se si ritenga necessaria e indifferibile, proprio per garantire i diritti fondamentali delle persone, la creazione di un «osservatorio» per il monitoraggio delle morti che avvengono in situazioni di privazione o limitazione della libertà personale, anche al di fuori del sistema penitenziario, osservatorio in cui siano presenti anche le associazioni per i diritti dei detenuti e degli immigrati.
(4-14589)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa ANSA, la mattina del 17 gennaio 2012 un detenuto 36enne di nazionalità tunisina ristretto nella casa di reclusione di Barcaglione (Ancona), avrebbe tentato di togliersi la vita bevendo una miscela per le pulizie, probabilmente della candeggina;
l'uomo, che avrebbe finito di scontare una condanna per spaccio di stupefacenti a ottobre prossimo, è stato salvato dagli agenti della polizia penitenziaria ed attualmente si trova ricoverato in osservazione presso l'ospedale di Ancona -:
se e quali misure precauzionali e di vigilanza siano state adottate dall'amministrazione penitenziaria nei confronti del detenuto dopo questo episodio;
se non si intenda adottare o implementare, per quanto di competenza, le opportune misure di supporto psicologico ai detenuti, al fine di ridurre sensibilmente gli episodi di suicidio, tentato suicidio e di autolesionismo;
più in particolare quali iniziative, anche normative, si intendano prendere per rafforzare l'assistenza medico-psichiatrica ai detenuti malati, sia attraverso un'attenta valutazione preventiva che consenta di identificare le persone a rischio, sia per sostenere adeguatamente sotto il profilo psicologico le persone che tentano il suicidio, senza riuscirci la prima volta, ma spesso ben decisi a tentare ancora.
(4-14590)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa APCOM del 16 gennaio 2012, un detenuto italiano di 28 anni, Fabio Parodi, è stato trovato morto nella sua cella che divideva con altri detenuti, all'interno del carcere di Imperia. Era recluso per i reati di furto e detenzione di sostanze stupefacenti;
l'uomo stando ai primi accertamenti sarebbe deceduto per cause naturali, forse un infarto. Il giovane nel 2008 era finito nelle maglie dell'inchiesta «Maracanà» portata a termine dalla polizia con una serie di arresti nel mondo savonese degli stupefacenti. Fabio Parodi, nel 2009, era stato condannato anche per aver derubato il fioraio del cimitero di Zipola;
solo nel 2010, nel carcere di Imperia si sono registrati 13 episodi di autolesionismo, 3 tentati suicidi, 11 atti di autolesionismo, 12 scioperi della fame e 2 episodi violenti che hanno determinato danneggiamenti di beni dell'amministrazione penitenziaria;

secondo quanto denunciato dal Sappe, nel carcere di Imperia mancano in organico circa 30 agenti di polizia penitenziaria, mentre i detenuti sono costantemente oltre la capienza regolamentare: 100/110 i presenti (il 60 per cento dei quali stranieri) a fronte di 69 posti letto -:
quali iniziative di competenza intendano assumere per accertare se al detenuto quarantaquattrenne morto di infarto nel carcere di Imperia sia stato consentito di sottoporsi tempestivamente a visite medico-specialistiche nonché di potersi adeguatamente curare, essendo, in caso contrario, stato negato al medesimo l'inalienabile diritto alla salute che appartiene ad ogni essere umano al di là dei delitti presuntivamente commessi.
(4-14591)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il settimanale l'Espresso del 20 gennaio 2012 n. 4 pubblica un articolo del giornalista Lirio Abbate, intitolato «l'auto blu tiene famiglia»;
in particolare nel citato articolo si racconta che la signora Giuseppa Lara Bartolozzi, magistrato in servizio al tribunale di Palermo alla sezione fallimentare, e fidanzata di Gaetano Armao, assessore al bilancio della regione Sicilia, avrebbe utilizzato un'automobile in dotazione della regione per suo uso privato, e nella fattispecie per «farsi accompagnare a casa da convegni a cui partecipava», e sarebbe stata anche «notata mentre trasportava la tata della figlia dell'assessore», fatti non solo raccolti dal settimanale, ma anche immortalati da sequenze fotografiche poi diffuse attraverso il sito on line de l'Espresso;
il giudice Bartoluzzi risulta curi le aste giudiziarie, e mette in vendita immobili provenienti da fallimenti, un settore professionale di cui è «appassionato l'avvocato civilista Armao, tanto che l'appartamento che utilizza a Roma come abitazione e studio professionale lo ha acquistato a un'asta da un fallimento»;
di civile «ogni tanto si occupa anche la sorella del giudice Bartolozzi» che esercita la professione di avvocato a Palermo;
mesi fa l'avvocato Armao avrebbe comunicato all'ordine degli avvocati il nuovo indirizzo del suo studio, che corrisponderebbe a quello dell'abitazione del giudice Bartoluzzi, «ma i numeri di telefono sono quelli dello studio precedente in cui lavorano due avvocatesse, le stesse che patrocinano cause contro la regione»;
in premessa gli interroganti ritengono che il comportamento del giudice Bartoluzzi desti serie perplessità -:
se il Ministro intenda promuovere un'iniziativa ispettiva ai fini dell'esercizio dei poteri di competenza.
(4-14592)

TESTO AGGIORNATO AL 5 APRILE 2012

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

GRAZIANO e ZINZI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
quella dell'aeroporto di Grazzanise (Caserta) è una vicenda infinita che rischia di protrarsi ancora nel tempo in assenza di interventi urgenti. Il lungo e complesso iter politico e burocratico che lo ha visto protagonista avrebbe dovuto portare alla sua apertura nel 2012, ma ad oggi non si registra alcun atto decisivo e conclusivo;
nell'aprile 2008 è stata affidata alla Gesac, società già concessionaria dell'aeroporto di Capodichino, anche la gestione del nuovo scalo di Grazzanise;
ad agosto 2008 è datato l'accordo tra regione Campania e Presidenza del Consiglio dei ministri sulle grandi infrastrutture e le grandi opere da finanziare in Campania, sulla base della cosiddetta

«legge obiettivo». Tra le opere destinatarie di finanziamenti è compreso l'aeroporto di Grazzanise;
nel tempo si sono susseguite le richieste, da parte delle istituzioni interessate, alla Gesac di accelerare i tempi di progettazione, in modo da ottenere dal Cipe i fondi Fas previsti dall'accordo tre regione e Governo dell'agosto 2008;
a luglio 2009, è stato sottoscritto tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Enac, Gesac - concessionaria fino al 2043 della gestione dell'aeroporto di Napoli - e assessorato ai trasporti della regione Campania, il protocollo che definisce tutti i passaggi necessari all'avvio della progettazione, della realizzazione e della gestione del nuovo aeroporto di Grazzanise, entrando questo ufficialmente nel sistema degli aeroporti italiani e in quello della Campania;
ad oggi si registra una perdurante situazione di inerzia e inspiegabile immobilismo. Ogni ulteriore rinvio sarebbe dannoso per un'infrastruttura strategica non solo per il territorio della provincia di Caserta, le cui ricadute economiche e occupazionali, di natura strutturale, sono prevedibili, ma anche per l'intero sistema di mobilità regionale e per il rilancio dello sviluppo economico e sociale del Mezzogiorno -:
se, alla luce di quanto premesso, il Ministro non ritenga di far luce sullo stato dell'arte dell'aeroporto di Grazzanise e sugli eventuali aggiornamenti;
se risultino confermati i finanziamenti predisposti per la sua realizzazione e il suo compimento;
quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere, al fine di verificare, anche per il tramite di Gesac, l'interesse attuale della società alla realizzazione e alla gestione dell'aeroporto;
quali iniziative intenda assumere per sollecitare ogni utile iniziativa che vada nella direzione della realizzazione tempestiva dello scalo aeroportuale, quale occasione di crescita economica e di sviluppo del territorio provinciale e non solo.
(5-05982)

SANI, VELO e MARIANI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nella serata di venerdì 13 gennaio 2012 la nave da crociera Concordia del gruppo Costa è naufragata davanti alle coste dell'isola del Giglio (isola che fa parte del Parco nazionale dell'Arcipelago Toscano, il più grande parco marino d'Europa compreso all'interno del santuario internazionale dei cetacei);
la «Costa Concordia», dove erano presenti circa 4.200 le persone a bordo fra passeggeri ed equipaggio, ha urtato uno scoglio che l'ha fatta inclinare su un fianco e affondare (ad oggi) parzialmente a poche centinaia di metri dall'isola. Si registrano attualmente tredici vittime, numerosissimi feriti, ed un numero ancora imprecisato di dispersi. Le ricerche sono state spesso peraltro interrotte a causa delle avverse condizioni del mare e cresce il rischio che la nave possa affondare;
fra le cause della tragedia, ad oggi avvalorate da indiscrezioni dai mezzi di comunicazione, va segnalato soprattutto «l'errore umano» imputabile prima di tutto al capitano della nave (su cui è in corso una inchiesta della procura di Grosseto con le ipotesi di reato di naufragio, omicidio colposo plurimo e abbandono della nave) che ha permesso alla imbarcazione di avvicinarsi troppo alle coste del Giglio. Numerose ricostruzioni giornalistiche, riportate dai vari mass media, parlano poi di «gioco»: la nave si sarebbe infatti approssimata pericolosamente alle coste per «salutare» il capo maitre della «Costa Concordia» nato proprio al Giglio;
quello che la stampa ha definito «codice di cortesia interno all'equipaggio» (in gergo marinaresco si chiama «inchino»:

l'avvicinamento a un luogo per fare un piacere o un omaggio a un membro dell'equipaggio), sempre secondo fonti giornalistiche, non sarebbe stato il primo episodio di manovra pericolosa: nel mese di agosto scorso il sindaco del Giglio ed il comandante della «Costa Concordia» si sarebbero infatti scambiati dei messaggi per concordare l'avvicinamento della nave alle coste per un «saluto»;
secondo ulteriori fonti di informazione inoltre almeno in altre 52 occasioni si sarebbero registrati, in tempi recenti, pericolosi avvicinamenti di navi soltanto alle coste dei Giglio;
l'amministratore delegato di Costa Crociere, Pierluigi Foschi, ha parlato, riferendosi all'accaduto, di «procedure non rispettate», e di «nave uscita dalla rotta stabilita senza autorizzazione»;
oltre alla tragedia per le vittime del naufragio è da segnalare il disastro ecologico che potrebbe verificarsi. La «Costa Concordia» ha infatti al suo interno 2.400 tonnellate di carburante (più altre 200 di gasolio) ed un suo affondamento causerebbe inevitabilmente una catastrofe compromettendo soprattutto l'ecosistema marino ed il patrimonio naturale di un parco tra i più importanti e ricchi di biodiversità d'Europa;
Governo e Ministeri competenti hanno sottolineato la gravità dell'accaduto e le pesantissime conseguenze sia in termini di perdite di vite umane sia di rischio di inquinamento di una zona ad altissimo pregio ambientale. Lo stesso Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Corrado Clini, ha affermato che il prossimo Consiglio dei ministri dichiarerà lo stato d'emergenza in seguito al naufragio della Costa Concordia davanti all'isola del Giglio; mentre sono in corso tutte le iniziative atte a ricercare i dispersi ed a cercare di recuperare la nave prima che affondi;
è degno di una nota di merito e di un grande apprezzamento l'opera di aiuto, accoglienza e solidarietà di tutta la cittadinanza del Giglio: una comunità che conta soltanto 1.500 abitanti ma che è riuscita ad assicurare, in condizioni di improvvisa necessità, i primi soccorsi ad oltre 4.000 «naufraghi»;
va chiarito (sia per quanto riguarda il naufragio della «Costa Concordia», che per gli altri eventuali episodi, sopracitati, di manovra pericolosa di navi da crociera lungo le coste del Giglio) ruolo e funzioni del «Corpo delle capitanerie di porto - guardia costiera». Il «Corpo delle capitanerie di porto - guardia costiera», riporta il sito istituzionale, è un «Corpo della marina militare che svolge compiti e funzioni collegate in prevalenza con l'uso del mare per i fini civili e con dipendenza funzionale da vari ministeri che si avvalgono della loro opera»: primo fra tutti il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per ciò che concerne, nello specifico, la sicurezza della navigazione. Altre competenze, come la protezione dell'ambiente marino, sono in rapporto di dipendenza funzionale dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
va inoltre rimarcato che la legge numero 51 del 2001 predispone le norme per il monitoraggio del traffico marittimo -:
se il Governo sia a conoscenza degli episodi, citati in premessa, e relativi ai presunti e ripetuti avvicinamenti di navi da crociera alle coste dell'isola del Giglio;
per quali motivi la guardia costiera non sia intervenuta per evitare queste manovre pericolose da parte delle navi da crociera e se il Corpo della marina militare preposto fosse a conoscenza di tali episodi;
quali concreti provvedimenti urgenti (anche attraverso la corretta attuazione della normativa vigente in materia) intendano assumere il Governo e i Ministeri competenti per evitare che si verifichino più queste manovre di avvicinamento che hanno creato un disastro in termini di vite umane e di inquinamento dell'ambiente, soprattutto nelle aree marine protette;

quali provvedimenti urgenti intenda assumere il Governo per contenere l'inquinamento marino, faunistico ed ambientale causato dal naufragio della «Costa Concordia».
(5-05984)

Interrogazioni a risposta scritta:

SCILIPOTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
Trenitalia ha deciso di eliminare i collegamenti ferroviari effettuati con i treni a lunga percorrenza col servizio cuccette, che per tanti anni sono stati utilizzati da centinaia di migliaia di passeggeri che dalle regioni meridionali, si recavano al Nord;
tutto ciò ha comportato oltre ad un evidente disagio all'utenza, anche il licenziamento di 800 lavoratori;
l'Italia ferroviaria è stata spezzata in due, i passeggeri, infatti, sono ora costretti a cambiare treni e a proseguire con i pullman in alcune zone, contribuendo anche ad un aumento dell'inquinamento ambientale; questi disagi non favoriscono di certo un implemento del turismo che ama utilizzare i servizi ferroviari;
la decisione di Trenitalia ha messo in grave situazione d'instabilità economica diverse famiglie, provocando, contemporaneamente, le proteste dei lavoratori licenziati, ex wagon-lits, che stanno svolgendo presidi per cercare di ottenere il ripristino dei servizi di cuccette e vagoni-letto e, soprattutto, la revoca dei licenziamenti -:
se il Ministro non ritenga improrogabile assumere iniziative urgenti, nell'ambito delle proprie competenze, allo scopo di garantire il ripristino del servizio richiesto dai cittadini italiani e assicurare il posto di lavoro ai dipendenti delle società concessionarie dei servizi di cuccette e vagoni-letto, attraverso la riattivazione di tutti i collegamenti Sud-Nord, Nord-Sud.
(4-14573)

REGUZZONI e MONTAGNOLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'autorità garante della concorrenza e del mercato, nella riunione del 30 novembre 2011, ha avviato - in applicazione del decreto-legge 28 agosto 2008, n. 134 - l'istruttoria per individuare gli effetti sul mercato della fusione Alitalia-Cai;
l'autorità garante della concorrenza e del mercato sostiene che «la legge aveva infatti inibito il potere di autorizzazione dell'autorità sull'operazione del 2008 e rinviato di tre anni l'analisi per accertare la persistenza delle posizioni di dominanza eventualmente determinatesi e per indicare la data entro la quale rimuoverle»;
l'autorità garante della concorrenza e del mercato ha inviato inoltre alla Cai-Alitalia una richiesta di informazioni in merito;
esiste una sostanziale situazione di monopolio su diverse tratte, situazione che favorisce la Cai-Alitalia a scapito dei passeggeri e delle tariffe;
l'esistenza di detta situazione è evidente sulla rotta Roma Fiumicino-Milano Linate e su altri 17 collegamenti, ed in particolare: Milano-Bari, Milano-Brindisi, Milano-Lamezia Terme, Milano-Napoli, Milano-Palermo, Roma-Bari, Roma-Brindisi, Roma-Catania, Roma-Genova, Roma-Lamezia Terme, Roma-Palermo, Roma-Pisa, Roma-Torino, Roma-Trieste, Roma-Venezia, Napoli-Torino e Napoli-Venezia;
l'istruttoria dovrà chiudersi entro il 29 febbraio 2012;
tale situazione penalizza tutti gli scali citati ad eccezione di quello romano di Fiumicino, ed in particolare ha effetti negativi sull'aeroporto di Malpensa -:
ferma restando l'autonomia dell'autorità garante, se e quali iniziative di competenza, anche normative, il Governo intenda intraprendere ai fini di promuovere

situazioni di piena correttezza e concorrenza, favorendo la liberalizzazione del settore del trasporto aereo.
(4-14602)

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INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

DI BIAGIO e TOTO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la tragedia del Concordia, fiore all'occhiello della società armatoriale Costa sta rivelando in queste ore un retroscena complesso che arricchisce di particolari, presunte negligenze e poca chiarezza la ricostruzione di uno degli incidenti navali più drammatici degli ultimi anni;
gli inquirenti hanno evidenziato talune responsabilità in capo al comandante della nave, oltre che specifiche irregolarità nella gestione della rotta navale, vistosamente deviata in prossimità dell'isola del Giglio nell'arcipelago toscano, soltanto al fine di apportare suggestione ai turisti;
al di là della negligenza emersa nei fatti citati, nelle ultime ore è stata posta l'attenzione dei media oltre che del pubblico ministero sulla presunta presenza sulla nave di personale irregolare, non segnalato nelle liste nave, né tanto meno munito di regolare contratto di lavoro;
assume particolare rilevanza mediatica, la presenza - segnalata anche da un'immagina fotografica pubblicata dai principali quotidiani italiani - di una giovane donna moldava che era presente al momento dell'incidente in plancia di comando ove svolge l'attività il comandante, dunque un'area protetta e particolarmente delicata;
tale particolare, per nulla trascurabile, dà l'idea all'interrogante dell'estrema deregolamentazione che sussiste in capo alla gestione di una nave dalle dimensione così importanti oltre che dalla capacità, in termini di trasporto passeggeri, così ragguardevole;
ai sensi dell'articolo 3 del decreto ministeriale 13 ottobre 1999 - Recepimento della direttiva 98/41/CE del Consiglio del 18 giugno 1998, relativa alla registrazione delle persone a bordo delle navi da passeggeri che effettuano viaggi da e verso i porti degli Stati membri della comunità, dispone che «il conteggio delle persone a bordo delle navi da passeggeri in uscita da porti nazionali è effettuato prima della partenza. Il numero delle persone a bordo e comunicato prima della partenza al comandante della nave da passeggeri nonché all'addetto alla registrazione dei passeggeri della società o ad apposito sistema della società situato a terra e preposto a tale fine»;
le suindicate disposizioni, ad un'analisi anche poco approfondita di quanto verificatosi nella notte del 13 gennaio 2012 risultano essere state vistosamente disattese;
ai sensi della normativa vigente risultano riconosciute in capo alle autorità marittime le competenze in materia di salute e sicurezza dei lavoratori a bordo delle navi ed in ambito portuale;
non è chiaro all'interrogante se vi sia stato modo da parte delle autorità competenti di verificare quanto dichiarato dalla nave in termini di trasporto passeggeri e se sono state attuate tutte le procedure del caso in materia di lotta alla clandestinità e allo sfruttamento del lavoro nero;
sulla base delle informazioni a disposizione, secondo l'interrogante risulta piuttosto surreale la concentrazione «accidentale» in capo alla gestione e organizzazione della nave, in termini di rotta, responsabilità operative e gestione del personale, di cotanta irregolarità, irresponsabilità e leggerezza, tale da far pensare che sia prassi consolidata tra gli addetti ai lavori operare in tale contesto

«deregolamentato», presumibilmente in assenza di adeguati controlli e monitoraggi da parte degli enti preposti a ciò -:
se risultino effettivamente dei profili irregolari sulla nave e quale meccanismo di controllo e di monitoraggio da parte delle istituzioni competenti sia stato omesso per quanto riguarda la gestione del personale/viaggiatori a bordo del Concordia;
se si intenda assumere un'iniziativa normativa diretta a rivedere la normativa in materia prevedendo eventualmente criteri di sicurezza e di controllo più stringenti in capo alla società armatoriali.
(4-14571)

LO MORO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la scorsa settimana l'associazione autonomistica LegAutonomie Calabria ha reso noti i dati del rapporto annuale sugli atti di intimidazione contro amministratori locali in Calabria, rivelando che nel 2011 sono stati registrati 103 atti intimidatori e nel corso dell'ultimo decennio è stata raggiunta la enorme cifra di oltre mille episodi, molti dei quali gravissimi;
già in questo primo mese dell'anno 2012, nella stessa regione, si sono verificati numerosi episodi con le medesime tipologie, ossia auto incendiate, danneggiamenti di proprietà pubbliche e private, spari contro cose e persone, utilizzo di ordigni esplosivi;
rispetto a questo fenomeno, più volte denunciato e che riguarda l'intero territorio nazionale, anche se è più grave in alcune regioni, tra cui la Calabria, non ci si può limitare oltre alla semplice presa d'atto del problema ed alla rituale solidarietà anche perché questi atti intimidatori incidono profondamente sulle condizioni di vita delle comunità;
va, in particolare, evitato il rischio che finisca per essere vissuta come normale una situazione drammatica che mette in discussione l'agibilità democratica delle istituzioni locali;
si sono già verificati casi di «abbandono» di sindaci che hanno subito, in pochissimo tempo, decine di episodi, come nel caso del sindaco del comune di Sant'Agata dell'Esaro (Cosenza);
nonostante moltissimi di questi episodi avvengono anche in piccole comunità, nella stragrande maggioranza dei casi non si riesce ad assicurare i responsabili alla giustizia -:
se si sia a conoscenza del fenomeno che, stando ai dati rilevati, appare in costante crescita, specie in alcune aree del Paese, tra cui la Calabria;
se non si intenda assumere il problema come priorità ed assicurare mezzi ulteriori a supporto dell'azione investigativa, per una più incisiva e determinata azione di deterrenza e di contrasto.
(4-14577)

SCILIPOTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
sta destando sconcerto nel mondo cattolico, il lavoro teatrale del regista e sceneggiatore italiano Romeo Castellucci dal titolo: «Sul concetto di Volto di Dio», che è in programma a Milano, teatro Parenti, dal 24 al 28 gennaio;
il lavoro, nelle intenzioni dell'autore, è una riflessione sul volto di Dio sofferente. Ne esistono tre edizioni, della quali una con lancio finale di bombe e granate, da parte di bimbi, sul volto di Cristo, raffigurato da un dipinto di Antonello da Messina;
nella versione di Milano, non è previsto il lancio degli ordigni, ma di sostanza che rappresenta escrementi umani sul volto di Cristo;
già in Francia, dove l'opera è stata presentata, le organizzazioni cattoliche

hanno inscenato proteste; anche a Milano, sono previste manifestazioni indignate da parte del popolo cattolico;
l'Arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, ha emesso, domenica scorsa, un comunicato nel quale stigmatizza questa opera come contraria ai simboli religiosi;
nel frattempo il comune di Milano, a mezzo dell'assessore alla cultura Boeri, ha difeso il regista esprimendo «vicinanza dell'amministrazione culturale»;
fra l'altro, la questura di Milano ha imposto al movimento cattolico, «Militia Christi», di non manifestare per motivi di sicurezza davanti al teatro;
altre organizzazioni cattoliche, ravvisano nell'opera un reato, ossia violazione dell'articolo 404 del codice penale, come modificato dall'articolo 8 legge 24 febbraio 2006 che riporta quanto segue «... chiunque pubblicamente intenzionalmente distrugge, disperde, deteriora, rende inservibili o imbratta cose che formino oggetto di culto o siano consacrate al culto o destinate necessariamente all'esercizio del culto è punito con la reclusione sino a due anni» -:
se il Ministro non ritenga opportuno assumere iniziative urgenti per evitare che la libertà di espressione diventi un alibi per offendere il sentimento religioso e che, in futuro, possano verificarsi casi analoghi.
(4-14581)

DI BIAGIO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
durante gli ultimi mesi di attività del Governo Berlusconi, risultano essere state autorizzate dal Viminale servizi di scorta di sicurezza a specifici parlamentari, la cui configurazione partitica il più delle volte risultava paradossalmente collocarsi tra le fila di coloro che in maniera del tutto innovativa rispetto al loro passato politico, avevano espresso vicinanza e supporto al Presidente del Consiglio dei ministri;
la suindicata questione è stata oggetto di speculazione mediatica, di malcontento sociale e segnatamente di mancati riscontri da parte dei diretti interessati;
ai sensi del decreto-legge n. 83 del 2002 convertito, con modificazioni, dalla legge 2 luglio 2002 n. 133 è rimesso all'Autorità nazionale di pubblica sicurezza la competenza ad adottare i provvedimenti ed impartire le direttive per la tutela e la protezione delle persone esposte a particolari situazioni di rischio di, natura terroristica o correlate al crimine organizzato, al traffico di sostanze stupefacenti, di armi o di parti di esse, anche nucleari, di materiale radioattivo e di aggressivi chimici o biologici o correlate ad attività di intelligence di soggetti od organizzazioni estere;
per cui, a monte di tale autorizzazione vi è l'esigenza di garantire un adeguato livello di protezione a chi svolge attività pubbliche particolarmente sensibili o a chi è esposto a rischi di varia natura attinenti alla propria sicurezza personale e famigliare;
i suddetti presupposti risultano agli interroganti comprensibili e meritevoli, ma ha suscitato profonde perplessità il moltiplicarsi di tali autorizzazioni ai citati profili parlamentari spesso prive di alcun fondamento attinente alla suindicata normativa;
tale esigenza di sicurezza che sembra aver colpito alcuni parlamentari segnatamente a partire dai primi mesi del 2011, ha condotto all'incremento della spesa annua destinata ai servizi di scorta, che ammonterebbe secondo quanto denunciato da sindacati e associazioni di polizia a circa 100 milioni di euro;
inoltre, come da mesi segnalano le stesse forze dell'ordine, in riferimento alle quali il Governo uscente ha inflitto pesanti tagli e ridimensionamenti delle risorse, la moltiplicazione delle scorte politiche nella sola città di Roma ha permesso che venissero

destinate a tale uso buona parte delle volanti operative nel quotidiano controllo del territorio;
tale tendenza ha legittimato una sproporzione, ad avviso dell'interrogante, vergognosa tra volanti e uomini destinati alla tutela dello Stato e quelle destinate ai presidi del territorio e alla tutela della cittadinanza, loro funzione primaria;
secondo i sindacati di polizia nella sola città di Roma, sarebbero soltanto 50 le volanti delle forze dell'ordine impiegate nella pattuglia del territorio, contro trecento dedicate ai servizi di scorta a circa duemila personalità rientranti nelle categorie «a rischio»;
ulteriori criticità emergono in merito alla mancata revoca dei servizi di sicurezza anche quando la potenziale minaccia sembra essere stata superata: il risultato è che molte delle attuali volanti da strumento di sicurezza personale si sono trasformate in status symbol;
molti dei parlamentari «scortati» e vicini alla ex maggioranza hanno dichiarato di essere stati minacciati (né più né meno di quanto succede per ogni singolo parlamentare), e di aver considerato la scorta come «una condanna» piuttosto che come un premio;
l'apparente mancanza di requisiti normativamente validi in capo ai suindicati referenti, a cui è stata riconosciuto il servizio di scorta ha alimentato il dubbio negli interroganti e nell'opinione pubblica che le volanti a loro riconosciute fossero un infondato quanto dispendioso privilegio, che attualmente non sembrerebbe essere stato archiviato, nonostante sia stato deposto il Governo che l'ha concesso;
tra le linee programmatiche del neo Governo vi è l'improrogabile lotta agli sprechi con la definizione di interventi finalizzati al contenimento dei costi delle cariche elettive, attraverso il principio della sobrietà;
nei primi giorni di gennaio 2012 il Ministro interrogato ha diramato una circolare avente ad oggetto proprio la gestione delle scorte di sicurezza con l'obiettivo di «rendere più funzionale il servizio di protezione ravvicinata»;
malgrado i buoni propositi, che chiaramente sottendono l'iniziativa del Ministero, la circolare non sembra però voler intervenire nelle dinamiche afferenti all'assegnazione delle scorte di sicurezza, che invece restano di competenza del comitato operativo delle singole prefetture;
stando a quanto tracciato nel suindicato documento, rimarrebbe del tutto inalterata la discrezionalità in capo all'amministrazione non solo di conferire o meno il servizio di scorta di sicurezza ma anche quello di regolare in un dato modo la gestione economica dello stesso;
inoltre non si fa riferimento a riduzioni delle scorte assegnate né dei potenziali fruitori delle stesse, non sciogliendo - almeno per l'interrogante - il nodo principale della questione, così come evidenziato in premessa -:
se si intenda avviare una revisione di tutti gli elenchi dei referenti istituzionali sotto scorta, al fine di procedere con la verifica delle reali esigenze di protezione e di sicurezza di tali profili, così come sancito dalla normativa in materia, passando, al fine di dare anche un esempio virtuoso all'opinione pubblica, per l'accertamento dell'eventuale necessità di riconoscere in capo a personalità parlamentari, il servizio di scorta di sicurezza attualmente vigente.
(4-14594)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta orale:

BORGHESI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1, comma 14, della legge novembre 2005, n. 230, «Riforma Moratti»

per l'università, ha previsto la stipula di contratti a tempo determinato per lo svolgimento di attività di ricerca e didattica integrativa, prevedendo, al successivo comma 20, che i pubblici dipendenti assegnatari dei medesimi contratti sono collocati in aspettativa senza assegni, né contribuzioni previdenziali, ovvero in posizione di fuori ruolo nei casi in cui tale posizione è prevista dagli ordinamenti di appartenenza, parimenti senza assegni né contributi previdenziali;
l'articolo 29, comma 11, lettera c) della legge 30 dicembre 2010, n 240, «Riforma Gelmini», per l'università, ha soppresso i predetti contratti a tempo determinato per attività di ricerca e didattica, attuando la corrispondente istituzione di contratti per attività di insegnamento a tempo determinato (articolo 23) e di contratti di ricercatore a tempo determinato (articolo 24); per entrambe queste tipologie di contratti di ricerca, in tutto sostitutive di quelle previste dall'articolo 1, comma 14, legge n. 230 del 2005 e per le quali era riconosciuta l'aspettativa non retribuita per i pubblici dipendenti, la legge n. 240 del 2010 non ha previsto espressamente il collocamento in aspettativa non retribuita per i pubblici dipendenti assegnatari di tali contratti;
sulla scorta di quanto sopra ne deriva un'evidente incongruenza legislativa fra la disposizione della legge n. 230 del 2005 e la legge n. 240 del 2010 e ciò vieppiù in relazione al trattamento previsto per i titolari di assegni di ricerca con relativa aspettativa non retribuita riconosciuta ai pubblici dipendenti, in forza dell'articolo 22, comma 3, legge n. 240 del 2010, che ha ridisciplinato la previdente normativa contenuta nell'articolo 51, comma 6, della legge n. 449 del 1997, che già prevedeva il congedo per i pubblici dipendenti assegnisti di ricerca -:
se il Ministro interrogato intenda intraprendere le opportune iniziative normative al fine di eliminare la citata incongruenza legislativa, in particolare onde evitare contenziosi fra le pubbliche amministrazioni e i rispettivi dipendenti assegnatari dei predetti contratti per attività di ricerca e didattica a tempo determinato, per modificare gli articoli 23 e 24, legge n. 240 del 2010, nel senso dell'espressa previsione del collocamento in aspettativa senza assegni per i dipendenti suindicati;
se e quali iniziative intenda assumere al fine di garantire quantomeno l'interpretazione normativa affinché il disposto, tuttora vigente, di cui all'articolo 1, comma 20, legge n. 230 del 2005 che prevede l'aspettativa non retribuita per i contratti previsti dalla legge medesima, debba per l'effetto della nuova disciplina dei contratti d'insegnamento dettata dagli articoli 23 e 24, legge n. 240 del 2010, intendersi traslato sulle forme contrattuali ora previste dalla stessa riforma Gelmini dell'Università.
(3-02029)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:

BORGHESI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in data 27 aprile 2006, è stato emanato un decreto ministeriale riguardante la deroga del decreto legislativo n. 66 del 2003, che riguarda l'organizzazione dell'orario di lavoro, classificando alcuni servizi della vigilanza privata come servizi di sicurezza sussidiaria per i quali si può applicare tale deroga, dimenticando che il decreto legislativo n. 66 in questione, prevede già deroghe in caso di eventi eccezionali e imprevedibili, e che appare all'interrogante in contrasto con le direttive europee 93/104/CE e 2000/34/CE che decretano il limite massimo di ore lavorative settimanali a 48;
appare evidente l'intento di aumentare l'orario di lavoro ordinario in quanto la maggioranza dei servizi rientrerebbe in

tale deroga, disapplicando la volontà del legislatore di garantire e tutelare la qualità della vita dei lavoratori;
con la sentenza della Corte di giustizia della Comunità europea del 13 dicembre 2007 C-465/05 si sancisce definitivamente la natura privatistica e a scopo di lucro delle imprese di vigilanza privata, (quindi appare evidente la non assoggettabilità a compiti di sicurezza sussidiaria, salvo specifiche richieste di PS). Nonostante questo, il Governo italiano, tramite il decreto-legge n. 112 del 25 giugno 2008, riguardante: modifiche al decreto legislativo 8 aprile 2003, n. 66 «Attuazione delle direttive 93/104/CE e 2000/34/CE concernenti taluni aspetti dell'orario di lavoro» ha escluso completamente la vigilanza privata dal sopracitato decreto legislativo 66 con la conseguenza di aumentare spropositatamente l'orario di lavoro giornaliero dei lavoratori di questo settore portandolo a 12/14 o più ore, contravvenendo a quanto sentenziato dalla Corte di giustizia sopracitata e alle direttive europee 93/104/CE e 2000/34/CE trasposte nel decreto legislativo n. 66 del 2003 -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati e se intenda assumere iniziative per abrogare le disposizioni penalizzanti previste in tali decreti, in primis il decreto-legge n. 112 del 25 giugno 2008, successivamente il decreto ministeriale 27 aprile 2006, facendo si che la vigilanza privata sia assoggettata completamente al decreto legislativo n. 66 del 2003.
(3-02028)

Interrogazioni a risposta scritta:

FORCOLIN, REGUZZONI e CALLEGARI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il gruppo aziendale cui fanno capo, tra le altre fabbriche, la Ditec Impianti di Caronno Pertusella (Varese) e di Quarto D'Altino (Venezia), nota a livello internazionale nella produzione di cancelli automatici e scorrevoli, ha annunciato tagli e licenziamenti con la dichiarata intenzione di trasferire il centro di produzione nella Repubblica Ceca;
a fronte di detto piano di delocalizzazione perderanno il posto, in provincia di Venezia, 90 lavoratori su 120, e in futuro la stessa sorte potrebbe coinvolgere anche le altre realtà del gruppo;
il piano di delocalizzazione presentato dall'azienda ha già provocato le giuste proteste dei lavoratori e dei sindacati che chiedono di poter essere ascoltati;
sarebbe utile ed opportuno che il Governo intervenisse tempestivamente per verificare la possibilità di ricomposizione della vertenza sindacale ed eventualmente una riconsiderazione del piano di delocalizzazione -:
se e come il Governo intenda intervenire, anche eventualmente convocando i rappresentanti sindacali dell'azienda.
(4-14576)

EVANGELISTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nella giornata del 19 gennaio 2012 nel comune di Tresana, comune in provincia di Massa Carrara, a 9 chilometri da Aulla, una centralina del gas è esplosa, provocando un incendio che ha interessato un raggio di 400 metri coinvolgendo il bosco, auto e case, e il ferimento di 10 persone tra cui tre operai in gravi condizioni che lavoravano alla conduttura del metanodotto;
i tre operai feriti gravemente, un italiano e due cittadini dell'est Europa che lavorano per una ditta in subappalto, stavano effettuando lavori di manutenzione al metanodotto della linea La Spezia-Parma, che serve anche la Lunigiana;
secondo le prime testimonianze l'incidente è stato causato da una manovra di un escavatore che nelle operazioni di manutenzione delle condutture avrebbe sganciato

accidentalmente una delle tubature. La detonazione ha provocato un cratere di 8 metri di profondità e 25 metri di larghezza e ha raso al suolo 3 abitazioni nelle vicinanze;
la tragedia poteva avere conseguenze ben più gravi, fortunatamente i proprietari delle tre abitazioni completamente distrutte dalla violenta esplosione non si trovavano in casa;
è già stata dichiarata l'unità di crisi, e si è deciso di chiudere le scuole in 6 comuni della Lunigiana per la giornata di domani: Aulla, Fivizzano, Licciana Nardi, Podenzana, Tresana, e Pontremoli;
in cinque di questi paesi non arriverà il gas per le prossime 48 ore e la protezione civile si sta organizzando per aiutare soprattutto le persone più anziane, viste le rigide temperature della notte;
questo grave incidente, avvenuto in una zona della regione Toscana già duramente colpita da calamità naturali e dall'incuria dell'uomo, rimpingua purtroppo la già eccessiva lista degli infortuni e delle morti sui luoghi di lavoro -:
se il Ministro interrogato intenda far chiarezza su questo grave episodio, verificando se sono state rispettate le disposizioni in materia di sicurezza sul lavoro contenute nel testo unico, decreto legislativo n. 81 del 2008 e successive modificazioni e se non intenda intervenire per eliminare le modifiche allo stesso, apportate dal Governo Berlusconi, che ne hanno determinato una riduzione dei livelli di sicurezza dei lavoratori.
(4-14578)

MISIANI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
venerdì 25 novembre 2011 alle ore 4,23 presso il comune di Lallio (Bergamo) si è verificata una esplosione alla caldaia della Cartiera Cama S.r.l.;
l'esplosione, che ha distrutto un capannone e danneggiato altre strutture, ha provocato il decesso di Rosario Spampinato, 50 anni, addetto alla manutenzione della caldaia;
la Cartiera Cama, con sede legale a Vigevano (Pavia), è specializzata nella produzione di scatole rivestite per profumeria, abbigliamento, giochi, calzature con una produzione giornaliera di oltre 140 tonnellate e impiega nel sito di Lallio oltre 60 addetti;
dal momento successivo all'esplosione le forze dell'ordine ed i vigili del fuoco hanno provveduto alla messa in sicurezza del sito produttivo e dei quartieri limitrofi;
nello stesso giorno la magistratura ha posto sotto sequestro l'area adiacente all'esplosione, per il prosieguo delle indagini;
ad oggi i lavoratori posti in cassa integrazione straordinaria sono quasi il 60 per cento mentre i dipendenti rimanenti sono ancora attivi nel magazzino e nel confezionamento del prodotto;
la proprietà della cartiera ha subito posto come priorità la ripresa in tempi brevi dell'attività, visto che il portafoglio di ordini è pari a 4-5 mesi di lavoro;
un periodo di sequestro dell'area eccessivamente prolungato comprometterebbe la possibilità di riprendere la produzione, mettendo a rischio i piani di investimento e le prospettive future dell'azienda, dei dipendenti e delle loro famiglie -:
quali iniziative, per quanto di competenza, abbiano intenzione di porre in essere al fine di favorire una ripresa in tempi brevi dell'attività della Cartiera Cama, al fine di salvaguardare i livelli occupazionali dell'azienda.
(4-14593)

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
in data 19 gennaio 2012 a Roma nel corso di un incontro svoltosi a Palazzo Rospigliosi è stata presentata la prima relazione sulla contraffazione e pirateria elaborata dalla Commissione parlamentare di inchiesta;
nell'incontro a palazzo Rospigliosi il procuratore nazionale antimafia dottor Piero Grasso, ha dichiarato che alla tavola di ciascun cittadino mangia un convitato di pietra: la mafia. La criminalità organizzata attraverso la presenza in ogni segmento della filiera agroalimentare dai terreni alla logistica, all'ingrosso ortofrutticolo, controlla i prezzi dei prodotti che gravano sui consumatori fino a determinare costi di acquisto pari a 10 volte quelli di mercato;
nell'incontro svoltosi per la presentazione della relazione della Commissione d'inchiesta sulla contraffazione e il made in Italy, il presidente della Coldiretti ha dichiarato che le infiltrazioni mafiose sono confermate da recenti operazioni di polizia nel commercio dell'ortofrutta i cui prezzi triplicano per effetto delle strozzature e anomalie lungo la filiera;
per effetto del blocco dei Tir in Sicilia tonnellate di frutta e verdura stanno marcendo in quanto non riescono a raggiungere i negozi, ciò crea perdite notevoli ai produttori e disagi ai consumatori;
le vasche di raccolta del latte ormai piene, rendono impossibile le consegne dalle stalle;
la situazione economica e sociale in Sicilia è esplosiva e va affrontata con misure concrete e immediate -:
quali iniziative siano allo studio o siano state intraprese dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, per la tutela dei prodotti made in Italy e per rendere ancora più efficace ed efficiente la lotta alla contraffazione alimentare;
come intenda adoperarsi per rendere trasparente l'intera filiera agroalimentare dalla raccolta alla vendita allo scopo di garantire sia gli agricoltori che i consumatori;
quali ulteriori iniziative intenda intraprendere al fine di contrastare le infiltrazioni della criminalità organizzata, in particolare nella filiera ortofrutticola, sostenendo in questo modo l'attività delle imprese agricole e, in tale ambito, come intenda contrastare le strozzature e le anomalie nell'intera filiera ortofrutticola fino alla vendita al dettaglio che sono causa rilevante dei costi di acquisto da parte dei consumatori enormemente più alti rispetto a quelli effettivi di mercato;
se non ritenga necessario applicare l'interdizione dall'attività, in qualsiasi punto della filiera agro-alimentare, per coloro che trasgrediscono le norme in materia di contraffazione, come elemento qualificante della produzione agro-alimentare italiana.
(2-01328)«Ruvolo, Moffa».

Interrogazione a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
Gregory Perrucci, uno tra i più importanti produttori di vino Primitivo, titolare dell'azienda agricola Racemi (Manduria), in una lettera pubblicata dal quotidiano online «tre bicchieri», del Gambero

Rosso, scrive: «Prima la riflessione: il settore vino, che fa registrare export da record, come può davvero crescere nelle sabbie mobili di una burocrazia "euro-imposta" e "italo-amministrata"? Le aziende spendono tempo e denari (dovrei dire: sprecano) per indicare su un registro con quale tipo di detergente sono stati lavati i locali di cantina e altre scempiaggini del genere, prescritte dal fatidico Haccp. Poi ci sono le comunicazioni obbligatorie per le Doc: da inviarsi a Valoritalia o alle Camere di commercio. Ogni minimo spostamento, taglio, manipolazione del proprio vino nella propria cantina deve essere comunicato e approvato da questi enti. Comunicare e pagare, aspettare e, solo dopo l'autorizzazione, pensare al vino. Lo scandalo delle dichiarazioni di produzione bloccate per il default del Sian-Agea, è un monumento all'eterna via crucis dei produttori. Ma gli esempi sono innumerevoli. In questi giorni ne vivo uno sulla mia pelle: il 2 gennaio scorso abbiamo richiesto alla Camera di commercio di Taranto di prelevare i campioni per la degustazione del doc da immettere in commercio. Risposta: abbiamo tante altre richieste e la Regione (Puglia) non ha ancora nominato la Commissione di degustazione. Tre giorni dopo gli ispettori della CdC arrivano in cantina: per prendere i campioni? No, per fare l'ennesimo controllo amministrativo. Avevamo già acquisito un ordine di 9 mila bottiglie da spedire in Svizzera per pronta consegna ma non avevamo più scorte di vino "autorizzato" dalla Cdc: occorreva che fosse prima analizzato e degustato e - ottenuta la relativa certificazione - imbottigliato e spedito. Abbiamo chiesto al cliente svizzero di aspettare 15 giorni di tempo. Solo che il tempo sta scadendo. Ora ho saputo che la commissione degustazione è stata nominata ma la CdC di un'altra provincia ha fatto opposizione e la Regione ha difficoltà a ratificare la nomina. Poiché si sono accumulate decine di domande di degustazione di vini doc il funzionario mi ha consigliato di inoltrare una protesta formale attraverso il Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria. Morale: sono passati i 15 giorni, il cliente svizzero reclama il vino, noi non possiamo spedirlo e perdiamo la vendita e forse il cliente stesso. Cala il fatturato, l'Italia perde export ma tutto l'apparato burocratico rimane indenne e scevro da ogni preoccupazione. Fino a quando ci sono i decreti e le convenzioni l'apparato è salvo!» -:
se e quali iniziative di competenza intenda prendere, fatte salve tutte le garanzie a tutela del consumatore, per evitare inutili e costose pratiche burocratiche.
(4-14584)

...

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E SEMPLIFICAZIONE

Interrogazione a risposta orale:

BORGHESI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 9, primo comma, della legge 16 gennaio 2003, n. 3, introduce la possibilità dell'utilizzazione degli idonei nei concorsi pubblici da parte di altre amministrazioni, affermando testualmente che: «con regolamento emanato ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta del Ministro per la funzione pubblica, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sono stabiliti le modalità e i criteri con i quali le amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, e gli enti pubblici non economici possono ricoprire i posti disponibili, nei limiti della propria dotazione organica, utilizzando gli idonei delle graduatorie di pubblici concorsi approvate da altre amministrazioni del medesimo comparto di contrattazione»;
la possibilità di procedere all'utilizzazione di idonei in concorsi pubblici indetti dalle amministrazioni statali e dagli enti pubblici non economici si configura

come una rilevante economia di spesa in tema di assunzione di personale, evitando il ricorso all'indizione di nuove procedure di reclutamento con il relativo aggravio in termini di costi e di tempi per l'entrata in servizio del nuovo personale a copertura dei posti vacanti;
in materia, da ultimo, l'articolo 1, quarto comma, del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216 (cosiddetto milleproroghe) ha previsto l'ulteriore proroga fino al 31 dicembre 2012 dell'efficacia delle graduatorie concorsuali per assunzioni a tempo indeterminato approvate successivamente al 31 dicembre 2005, relative alle amministrazioni pubbliche soggette a limitazioni delle assunzioni;
a distanza di circa nove anni dall'entrata in vigore della citata previsione della legge 16 gennaio 2003, n. 3, non si è ancora provveduto all'adozione del regolamento disciplinante i termini e le modalità per consentire in concreto alle amministrazioni statali e agli enti pubblici non economici di coprire i posti vacanti utilizzando gli idonei delle graduatorie di concorsi pubblici approvate da altre amministrazioni del medesimo comparto, impedendo così l'implementazione di una norma che consente un significativo contenimento della spesa per l'assunzione del personale alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche, vieppiù nell'attuale congiuntura economica;
se il Ministro interrogato intenda sollecitamente provvedere all'adozione del citato regolamento previsto dall'articolo 9, primo comma, della legge 16 gennaio 2003, n. 3, onde consentire la piena operatività della norma di utilizzo delle graduatorie degli idonei per la copertura dei posti disponibili in amministrazioni diverse da quelle che le hanno approvate, nell'ambito dei comparti Ministeri ed enti pubblici non economici;
se e quali iniziative intenda assumere al fine di estendere anche alle amministrazioni dei restanti comparti di contrattazione, quali da ultimo risultano dal contratto collettivo quadro per la definizione dei comparti di contrattazione dell'11 giugno 2007, la citata possibilità di utilizzo degli idonei delle graduatorie dei concorsi pubblici in amministrazioni diverse da quelle che le hanno approvate ai fini della copertura dei posti vacanti.
(3-02030)

TESTO AGGIORNATO AL 25 GENNAIO 2012

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SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
è allarme in Francia per i casi di tumore al seno provocati da un tipo di protesi al silicone;
il fenomeno ha assunto dimensioni allarmanti, al punto che il Governo francese annuncerà entro la fine della settimana un piano di azione;
secondo il quotidiano «Liberation», le autorità sanitarie hanno già deciso che tutte le donne che hanno subito un impianto con la protesi al silicone Pip dovranno sottoporsi all'espianto;
detta decisione presa dalle autorità sanitarie francesi non ha precedenti, ma il Governo di Parigi non ha dubbi sul legame tra il difetto della protesi (che si può rompere diffondendo il liquido nel corpo della sventurata paziente) e la comparsa del cancro;
secondo quanto riferito dalla portavoce del Governo francese, signora Valerie Pecresse, «l'urgenza è che tutte le donne che hanno protesi Pip vedano i loro chirurghi»;
la decisione arriva dopo che, negli ultimi mesi, sono stati rilevati otto casi di tumore al seno ritenuti collegati alle protesi e circa duemila donne hanno presentato denuncia contro la società Pip che produce le protesi difettose;

risulta essere stata aperta anche un'inchiesta per «omicidio involontario» dopo il decesso di una donna -:
se dette protesi prodotte dalla ditta Pip siano state vendute e impiantate anche in Italia; in caso affermativo quali siano le dimensioni del fenomeno in Italia;
se non si ritenga necessario e urgente identificare le portatrici delle protesi incriminate per poi poter gestire le operazione di espianto;
quali iniziative si intendano promuovere, sollecitare, adottare, nell'ambito delle proprie prerogative, in relazione a quanto sopra esposto.
(5-05977)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la coesione territoriale. - Per sapere - premesso che:
nella seduta del 27 ottobre 2011, la Conferenza unificata, presieduta dal Ministro per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale, ha esaminato e discusso i seguenti punti all'ordine del giorno con gli esiti indicati, tra gli altri al punto 10: Intesa, ai sensi dell'articolo 1, comma 1265, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, sullo schema di decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con i Ministri della salute e dell'economia e delle finanze e con il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega alle politiche per la famiglia, concernente il riparto tra le regioni delle risorse assegnate al Fondo per le non autosufficienze per l'anno 2011 per la realizzazione di interventi in tema di sclerosi laterale amiotrofica per la ricerca e l'assistenza domiciliare dei malati;
come da: «Repertorio atti n. 101/CU del 27 ottobre 2011» risulta che: «La Conferenza unificata. Nella odierna seduta del 27 ottobre 2011:
visto l'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007) che:
al comma 1264 stabilisce che, al fine di garantire l'attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni assistenziali da garantire su tutto il territorio nazionale con riguardo alle persone non autosufficienti, è istituito presso il Ministero della solidarietà sociale il "Fondo per le non autosufficienze";
al comma 1265 prevede che gli atti e i provvedimenti concernenti l'utilizzazione del Fondo in parola sono adottati dal Ministro della solidarietà sociale, di concerto con il Ministro della salute, con il Ministro delle politiche per la famiglia e con il Ministro dell'economia e delle finanze, previa intesa con questa Conferenza;
visto l'articolo 1, comma 40, della legge 13 dicembre 2010, n. 220 il quale

dispone che, per l'anno 2011, una quota della dotazione del fondo ex articolo 7-quinquies, comma 1, del decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, convertito dalla legge n. 33 del 2009, sia ripartita, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, tra le finalità indicate nell'elenco 1 allegato alla medesima legge n. 220 del 2010;
considerato che, tra le finalità di cui al citato elenco 1, risultano esservi anche gli "Interventi in tema di sclerosi laterale amiotrofica per ricerca e assistenza domiciliare dei malati, ai sensi dell'articolo 1, comma 1264, della legge 27 dicembre 2006, n. 296" per un ammontare nel 2011 pari a 100 milioni di euro;
visto l'articolo 1, comma 2, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 18 maggio 2011, recante la ripartizione delle risorse finanziarie previste dal menzionato articolo 1, comma 40, della legge 13 dicembre 2010, n. 220 (legge di stabilità 2011), con il quale si dispone l'utilizzo della somma di 100 milioni di euro per l'anno 2011, già destinata ad interventi in tema di sclerosi laterale amiotrofica per la ricerca e l'assistenza domiciliare dei malati, ai sensi del più volte richiamato articolo 1, comma 1264, della legge n. 296 del 2006;
vista la nota del 18 ottobre 2011, con la quale il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, in attuazione delle citate disposizioni di legge, ha trasmesso, ai fini dell'acquisizione della prescritta intesa, uno schema di decreto, di concerto con le altre Amministrazioni centrali interessate, concernente il riparto tra le Regioni delle risorse assegnate al Fondo per le non autosufficienze per l'anno 2011 con la finalità di realizzare interventi in tema di sclerosi laterale amiotrofica per la ricerca e l'assistenza domiciliare ai malati;
vista la lettera in data 20 ottobre 2011, con la quale il predetto schema di decreto è stato portato a conoscenza delle Regioni e Province autonome e delle Autonomie locali;
viste le note del 21 ottobre 2011, con le quali le Regioni e Province autonome e le Autonomie locali hanno trasmesso l'avviso tecnico favorevole sullo schema di decreto in parola;
considerato che, nel corso dell'odierna seduta, il Presidente delle Regioni e delle Province autonome, nell'esprimere parere favorevole al perfezionamento dell'Intesa, ha sottoposto alla valutazione del Governo l'utilizzo delle risorse anche per altre disabilità gravi che hanno in comune con la sclerosi laterale amiotrofica la completa mancanza di autonomia delle persone;
acquisito, nell'odierna seduta di questa Conferenza, l'assenso del Governo, delle Regioni, delle Province autonome di Trento e di Bolzano e delle Autonomie locali; Sancisce Intesa sullo schema di decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con i Ministri della salute e dell'economia e delle finanze e con il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega alle politiche per la famiglia, concernente il riparto tra le Regioni delle risorse assegnate al Fondo per le non autosufficienze per l'anno 2011 per la realizzazione di interventi in tema di sclerosi laterale amiotrofica per la ricerca e l'assistenza domiciliare dei malati»;
risulta che secondo quanto stabilito dal decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali del 15 novembre 2011, il 60 per cento dei 100 milioni di euro è stato ripartito in base alla prevalenza dei malati di SLA di età pari o superiore a 45 anni residenti nelle varie regioni, mentre il restante 40 per cento è stato suddiviso tra le regioni secondo i criteri utilizzati per il riparto nelle risorse per le politiche sociali;
in particolare il 27 ottobre 2011, in sede di Conferenza Stato regioni si è finalmente trovata l'intesa sul riparto regionale del «Fondo a sostegno dell'assistenza domiciliare, degli assistenti familiari e delle attività svolte dai congiunti che prestano assistenza ai malati di SLA»;

l'obiettivo di questo fondo consiste appunto nel realizzare o potenziare l'assistenza domiciliare, e garantire così la formazione e il supporto di assistenti familiari e riconoscere concretamente l'insostituibile attività assistenziale svolta dal familiare-caregiver;
secondo questa intesa alla regione Lombardia, sarà destinato il 15,49 per cento delle risorse totali seguita dalle regioni come il Lazio e la Campania che si vedranno attribuiti il 9,08 e il 9,97 per cento dei fondi; l'8,36 per cento andrà alla Sicilia, il 7,8 per cento al Veneto, il 7,61 al Piemonte -:
in base a quali criteri si sia raggiunta l'intesa per cui il 60 per cento dei 100 milioni di euro assegnati dal Governo alle politiche di assistenza a favore dei malati di sclerosi laterale amiotrofica è stato ripartito in base alla prevalenza dei malati di SLA di età pari o superiore a 45 anni visto che non si conosce il numero dei malati nel territorio nazionale;
quali enti, strutture e organizzazioni operanti in Lombardia beneficeranno dei fondi in questione e in base a quali criteri siano stati individuati e scelti;
a chi spetti l'individuazione di tali enti, strutture e organizzazioni;
se sia stato effettuato un «censimento» per conoscere, regione per regione il numero dei malati di SLA;
quale sia il risultato di tale «censimento», quando sia stato effettuato l'ultimo censimento;
quali regioni abbiano fornito il dato delle persone affette da SLA. (5-05978)

OLIVERIO e LARATTA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
i casi di malasanità in Calabria si susseguono ormai da anni, con una tale frequenza che ormai, tranne in casi eclatanti, come quello oggetto della presente interrogazione, comunque ancora da accertare, non assurgono neanche a notizia da riportare sui mezzi di comunicazione;
in data 20 gennaio 2012, la diciottenne crotonese Jessica Rita Spina è deceduta nell'ospedale civile di Crotone, due giorni dopo il taglio cesareo cui era stata sottoposta;
la ragazza era in «perfetta salute», affermano i familiari della giovane che hanno presentato denuncia all'autorità giudiziaria chiedendo che siano accertate le reali cause della morte della loro familiare (così riportato dall'Agenzia di stampa nazionale Ansa delle 13,45);
la giovane era stata ricoverata mercoledì 18 gennaio 2012 in seguito al parto avvenuto con il taglio cesareo da cui era nato un maschietto di due chili e 600 grammi, che gode di ottima salute. Il giorno successivo al parto, si legge sempre nell'agenzia, Jessica ha cominciato a stare male. I parenti hanno interpellato i medici ma - secondo il loro racconto - solo dopo altre ventiquattro ore la ragazza è stata sottoposta a visita da uno pneumologo che ha segnalato il collasso di un polmone e un blocco renale. Nel frattempo la giovane madre ha subito un arresto cardiaco, che i medici prontamente intervenuti hanno positivamente affrontato. La mattina del 20 gennaio, all'alba, purtroppo, la ragazza è deceduta;
la Commissione d'inchiesta sul Servizio sanitario nazionale ha chiesto «al nucleo locale dei carabinieri del Nas di intervenire subito e di acquisire la cartella clinica della paziente, in modo da poter approfondire quanto accaduto già nelle prossime ore». Il presidente della Commissione in merito alla morte della ragazza ha affermato tra l'altro: «La sanità calabrese è da tempo sotto osservazione della nostra Commissione. Nella sola Reggio Calabria il 65 per cento delle donne viene sottoposta a parto cesareo, anche se l'Organizzazione mondiale della sanità sostiene che la media dei parti cesarei dovrebbe arrivare al 13,7 per cento. Per di più l'intervento avviene generalmente in piccole strutture private accreditate, quasi sempre di mattina, in un giorno feriale. Una scelta, che, sembra motivata dalla possibilità di ottenere un rimborso economico per l'intervento, più che dalla tutela della salute delle pazienti»;
sempre da una notizia di stampa del 20 gennaio 2012 (AGI), si apprende che «L'Azienda sanitaria provinciale di Crotone ha nominato una commissione d'inchiesta interna sulla morte della ragazza «In una nota stampa firmata dal direttore sanitario dell'ospedale, Angelo Carcea si legge - dopo attenta valutazione della documentazione sanitaria, al momento non sarebbero emerse responsabilità dirette dei sanitari che hanno avuto in carica il paziente. Ulteriori approfondimenti verranno effettuati da una Commissione d'inchiesta interna appositamente costituita»;
questo ennesimo caso di presunta malasanità, le cui eventuali responsabilità dovranno essere accertate, testimonia le insufficienze strutturali della sanità calabrese, l'inadeguatezza del piano sanitario

regionale e l'impossibilità di corrispondere servizi sanitari adeguati ed efficaci ai cittadini calabresi al fine di non alimentare ulteriormente il fenomeno della migrazione sanitaria -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti suesposti e quali urgenti iniziative di sua competenza intenda adottare al fine di evitare che casi simili di presunta malasanità, ancora da accertare, si possano ripetere all'interno delle strutture ospedaliere calabresi;
se il Ministro interrogato possa assicurare, anche in considerazione dei tantissimi casi di malasanità che si sono verificati in Calabria e che sono stati denunciati in diversi atti di sindacato ispettivo, che la gravissima situazione di squilibrio economico-finanziario in cui versa la sanità calabrese non comporti un mancato mantenimento dei livelli essenziali di assistenza e conseguenti rischi per la salute e la vita dei cittadini calabresi;
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno, per quanto di sua competenza e nel rispetto delle autonome determinazioni che verranno assunte dai competenti organi dello Stato, intervenire affinché l'avvenuto declassamento dell'ospedale di Crotone non comprometta l'erogazione dei livelli essenziali di assistenza sul territorio e la tutela della salute dei cittadini crotonesi.
(5-05985)

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la signora Jessica Spina, 19 anni, di San Giovanni in Fiore (Cosenza), come risulta da notizie di agenzia, siti informativi e quotidiani, è deceduta nell'ospedale di Crotone, dopo aver partorito con il taglio cesareo;
secondo quanto riferisce la famiglia, la signora Spina era «in perfetta salute, per l'intervento dei medici abbiamo aspettato 24 ore. Adesso vogliamo giustizia»;
secondo quanto riferiscono i familiari della giovane che hanno presentato denuncia all'autorità giudiziaria chiedendo che siano accertate le reali cause della morte, dopo il parto cesareo la giovane donna non riusciva a respirare e urinare. È stato allora che i familiari hanno chiesto l'intervento dei medici che, a distanza di 24 ore, hanno diagnosticato il «collasso» di un polmone e un blocco renale. Mentre era ricoverata in rianimazione, hanno aggiunto i familiari, ha subito «un arresto cardiaco ma i medici sono riusciti a rianimarla» -:
se quanto sopra riferito corrisponde a verità, se non si ritenga, nell'ambito delle proprie prerogative e facoltà, di assumere le iniziative di competenza in relazione a quanto descritto in premessa;
quanti parti cesarei siano stati eseguiti nel 2011 nella regione Calabria;
quanti decessi per parto cesareo si siano verificati nell'anno 2011, in quali regioni e in quali strutture sanitarie;
se su tutti i casi di morti in seguito a parti cesarei sono state aperte inchieste giudiziarie.
(4-14582)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
come riferiscono agenzie di stampa e siti di informazione, il 21 gennaio 2012 agenti del commissariato Flaminio di Roma hanno scoperto l'esistenza di quella che non è esagerato definire un ospizio-lager per anziani;
gli agenti hanno scoperto che dentro la struttura in questione erano ricoverati otto anziani non autosufficienti e in stato confusionale, a cui personale non medico somministrava regolarmente farmaci senza alcuna prescrizione medica;

due di questi anziani ricoverati sono stati addirittura trovati rinchiusi dentro un ripostiglio e chiusi a chiave;
non risulta che nella struttura vi fosse personale medico o paramedico, ma inservienti, alcuni stranieri, e privi di contratto regolare;
la titolare della struttura già in passato era stata implicata in una situazione simile, e per questo condannata giudiziariamente -:
se quanto sopra riferito corrisponda a verità e se e quali controlli di competenza abbia posto in essere nella citata struttura, considerata la situazione di evidente anomalia in cui operava la struttura abusiva;
quale sia la provenienza delle medicine che venivano prescritte senza alcun controllo medico, di quali medicine si trattava, chi le abbia prescritte per poterne effettuare l'acquisto e perché.
(4-14598)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MARIANI, BENAMATI, BOCCI, BRAGA, BRATTI, ESPOSITO, GINOBLE, IANNUZZI, MARANTELLI, MARGIOTTA, MORASSUT, MOTTA, REALACCI e VIOLA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel primo pomeriggio del 10 gennaio 2012 in Lunigiana, in località Barbarasco, nel comune di Tresana (Massa Carrara), a pochi chilometri da Aulla, il metanodotto La Spezia-Parma è stato interrotto da una tremenda esplosione, che ha provocato il ferimento di 10 persone, di cui alcune in gravissime condizioni, oltre ad aver distrutto case, stalle e fienili;
la conduttura del gas era da tempo soggetta a lavori di manutenzione affidati dalla Snam alla ditta «Manna» di Eboli. Le prime indagini avrebbero accertato che l'incidente è stato causato da una manovra errata di un escavatore che avrebbe inavvertitamente urtato una delle tubature. I tre operai che stavano lavorando al metanodotto, sono attualmente ricoverati a Pisa e Roma in gravissime condizioni, molto gravi sono anche le condizioni di due donne abitanti nei pressi del cantiere;
l'esplosione ha prodotto un incendio imponente con fiamme che hanno raggiunto 200 metri d'altezza, formando un cratere largo oltre 20 metri e profondo una decina. Il bosco vicino è stato raggiunto dal fuoco, e tutto ciò che si trovava nel raggio di cinquecento metri dal luogo dell'esplosione è stato praticamente raso al suolo. Da ieri, le case di Aulla, Podenza, Licciana Nardi e Fivizzano sono senza gas, e così rimarranno per i prossimi due giorni almeno. Inoltre, in sei dei comuni coinvolti dall'esplosione, le scuole sono state chiuse;
oltre alla preoccupazione per la sorte dei lavoratori e delle altre persone ferite e all'apprensione per le conseguenze dell'incidente sulla fornitura di gas non solo per le abitazioni ma, in particolare, per le scuole, gli ospedali e gli altri servizi della zona, preoccupano le testimonianze di alcuni abitanti del luogo che, come riportato da alcune fonti di notizie, riferiscono di reclutamenti di operai avvenuti nei ristoranti e bar della zona -:
quali siano gli intendimenti dei Ministri interrogati su quanto descritti in premessa;
se non ritengano, sulla scorta di quanto accaduto, di avviare una verifica per valutare il rispetto delle normative vigenti riguardo alla localizzazione, realizzazione, manutenzione e condizioni di esercizio della rete del gas sull'intero territorio nazionale, con particolare riferimento alle aree abitate ed a quelle di pregio ambientale;

se non reputino di dover accertare se nell'eseguire i lavori di cui trattasi siano state seguite tutte le normali precauzioni e procedure di legge per limitare il rischio degli addetti ai lavori e per i cittadini residenti nei pressi del cantiere e quali iniziative saranno poste in essere per risarcire i danni delle persone coinvolte e ripristinare i luoghi interessati dalla disastrosa esplosione.
(5-05974)

GARAGNANI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
le recenti vicende concernenti i lavori per la riqualificazione delle aree delle acciaierie Falck di Sesto San Giovanni, in relazione alle quali sono ipotizzate responsabilità a carico dell'ex presidente della provincia di Milano, al pari di altre notizie dalle quali sono emerse la conferma di un fatto risaputo da sempre, cioè che nella gestione del sistema sanitario assistenziale dell'Emilia-Romagna le cooperative occupano una posizione quasi monopolistica, segnalano la necessità di una riflessione sull'organizzazione e sull'attività delle società cooperative in Italia;
tale riflessione dovrà partire da un'attenta verifica dei fatti che, iniziando dall'esame di talune vere e proprie anomalie esistenti nel settore, individui non solo le eventuali violazioni della legge, ma anche le aree di opacità del contesto socio-economico, politico e normativo in cui tali anomalie hanno potuto crescere e radicarsi;
in questo senso per comprendere queste deviazioni occorre fare luce sulle relazioni d'affari che hanno visto coinvolti settori del sistema cooperativo prevalentemente ma non solo legati alla sinistra. Si tratta di fenomeni in cui la politica, in parte pesantemente implicata, non può esimersi dall'assumere in pieno le proprie responsabilità, senza delegarle alla magistratura che soprattutto per il passato, in tutto il territorio nazionale e in particolare in Emilia-Romagna, non ha sempre dato prova di adeguate capacità di controllo, nonostante numerosi indizi o addirittura segnalazioni relativi a situazioni connotate da scarsa trasparenza;
come noto a tutti, la forma cooperativa nasce da una profonda istanza solidaristica e sociale, quale strumento per l'organizzazione per l'esercizio di attività economiche mediante l'associazione tra soggetti che sono al tempo stesso produttori e destinatari, ancorché non esclusivi, dei beni e dei servizi alla cui produzione è diretta l'attività. In quanto tale, essa è stata favorita dal legislatore mediante l'assoggettamento a una disciplina speciale e - subordinatamente alla prevalenza del carattere mutualistico - il riconoscimento di agevolazioni tributarie. Tale disciplina trova il proprio fondamento nell'articolo 45 della Costituzione, a norma del quale «La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. La legge ne promuove e favorisce l'incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità»;
in conformità alla norma costituzionale citata, il carattere mutualistico rappresenta in ogni caso un requisito costitutivo indefettibile nella nozione stessa di società cooperativa, in forza dell'articolo 2511 del medesimo codice, che la definisce come «società a capitale variabile con scopo mutualistico» -:
se intenda attivarsi per il ristabilimento della vera e propria funzione sociale del sistema cooperativo nel suo insieme, anche quale applicazione del principio di sussidiarietà, di cui la cooperazione rappresenta uno strumento essenziale, considerando la distinzione tra cooperative legate storicamente a un partito politico e altre che fin dal dopoguerra hanno avuto una relativa autonomia dedicandosi solo ad attività sociali posto che è difficile negare che l'originario fine solidaristico contemplato dal legislatore sia stato violato, nello spirito e forse anche

nella lettera del dettato normativo, da vere e proprie holding economiche, con centinaia o migliaia di dipendenti e con pochi soci, che competono sul mercato con privilegi eccessivi rispetto all'imprenditoria privata, con la possibilità di alterare le regole di funzionamento del medesimo e forse addirittura in contrasto con la legge con rapporti, a giudizio dell'interrogante, anomali con molti enti locali.
(5-05981)

Interrogazioni a risposta scritta:

DI PIETRO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
all'interrogante risulta che l'azienda di telecomunicazioni Wind intenda cedere la gestione della rete, e conseguentemente i lavoratori, il loro lavoro, la loro competenza e la loro esperienza;
la Wind dichiara di voler investire in nuove frequenze e cedere la gestione della rete, mettendo a rischio l'intera compagnia;
l'azienda Wind è nata nel 1997 con un investimento di Enel. Nel 2005, la società egiziana Orascom compra la quota di maggioranza e da poco tempo nella titolarità è subentrata la VimpelCom, società russa, a sostituzione dell'Orascom. In particolare Wind Telecomunicazioni è controllata al 100 per cento da Wind Telecom ex Weather investement, a sua volta controllata da VimpelCom Ltd;
non sembrava che Wind stesse colando a picco, anzi gli utili sono in crescita e i debiti in diminuzione. Nonostante ciò i vertici ad ora confermano la loro decisione di cedere la gestione della rete e tra i possibili partner figurano la Ericsson e la Huawei, società cinese con alcune sedi in Italia che ha deciso ed effettuato forti investimenti nel nostro Paese;
la posizione di Wind al momento conferma le proprie intenzioni, spinta dai forti investimenti per la recente asta delle frequenze 4G e per le ultime decisioni regolamentari sull'anticipo dei tagli alle tariffe di terminazione mobile;
ad avviso dell'interrogante sarebbe un grave danno per la possibilità di sviluppo del Paese pensare di scorporare oggi gli asset strategici dell'industria italiana per pure ragioni di razionalizzazione e di natura finanziaria senza un serio piano industriale di rilancio con il rischio di dover pagare domani un conto molto salato;
se sarà fatta la cessione, nessuno sarà in grado di garantire davvero la salvaguardia del posto di lavoro dei dipendenti della Wind;
l'esternalizzazione dei soli dipendenti consiste nell'affidare a terzi i 1.600 dipendenti della rete e far gestire a questa società la rete stessa. Non vorremmo che questa decisione serva solo alla Wind per scaricarsi dei costi dei dipendenti e delle strutture per poi procedere ad altre cessioni;
il minimo che un Governo diverso da quello precedente possa fare è pretendere che si sospenda la vendita, e per l'eventuale cessione, si ponga come condizione ineludibile un piano di investimenti da parte della nuova azienda in Italia con l'impegno ad assumere personale altamente qualificato all'interno di un piano industriale di sviluppo e non di razionalizzazione concordato con le organizzazioni sindacali. L'Italia può diventare attrattiva per gli operatori del settore a condizione di chiarire l'indisponibilità del Governo ad operazioni speculative o di pura colonizzazione. Il nostro Paese può diventare anche un hub verso l'Europa, utilizzando il meglio delle nostre professionalità e delle tecnologie che possediamo;
senza queste condizioni ogni atto dovrebbe essere sospeso perché il rischio di disoccupazione non riguarda solo i 1600 dipendenti che verranno immediatamente ceduti ma tutti i 4000 dipendenti Wind sul territorio nazionale. È difficile infatti credere

che gli impiegati del settore tecnico e amministrativo possano restare al loro posto dopo che l'azienda avrà ceduto il suo settore portante;
lo strumento giuridico utilizzato per attuare questo tipo di esternalizzazione è, generalmente, il trasferimento di ramo d'azienda come regolato dall'articolo 2112 del codice civile, in base al quale i lavoratori possono essere trasferiti senza il loro consenso, come una qualunque merce di scambio;
in Italia, le cessioni di ramo d'azienda hanno causato gravi problemi occupazionali, soprattutto nel settore della telefonia e la stessa Wind, in questo senso, non vanta un precedente lusinghiero. Ad esempio la cessione del call center di Sesto San Giovanni (Milano), con 275 operatori, in favore della società Omnia Service Center si è conclusa con l'azienda subentrata travolta dalla crisi;
tutto ciò crea comprensibilmente gravi preoccupazioni ai lavoratori interessati i quali già sono consapevoli che spesso questi passaggi societari mettono in discussione l'esistenza stessa del rapporto di lavoro; infatti, la società controllante, facendo lavorare la controllata in regime di subappalto è in grado di far perdere il lavoro ai dipendenti trasferiti anche nell'arco di poco tempo -:
se il Governo intenda attivarsi per chiedere alla Wind l'interruzione delle procedure di cessione nell'ambito dell'incontro previsto per il prossimo 27 gennaio presso il Ministero dello sviluppo economico;
se il Governo non intenda attivarsi per convocare con massima urgenza i protagonisti industriali del settore e le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative del settore al fine di avviare un piano di sviluppo industriale credibile, che abbia le caratteristiche dell'espansione, dell'investimento e della maggiore occupazione.
(4-14580)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
con l'interrogazione 4-06580 si richiamava l'attenzione del Governo sullo stato della ricerca applicata alla fusione fredda;
da allora, come segnala il sito http://www.pagina.to.it/index.php?method=section- &action=zoom&id=10444 sono avvenute alcune novità nell'ultimo scorcio del 2011 e nelle due settimane del 2012. In particolare l'ingegner Andrea Rossi e il fisico professor Sergio Focardi nel mese di ottobre hanno tenuto una pubblica dimostrazione di un dispositivo chiamato E-Cat basato sulla teoria della fusione fredda. Il sistema sarebbe in grado di erogare circa mezzo megawatt di potenza termica senza consumare che pochi grammi (1-2 g) di idrogeno e nichel che equivale alla potenza di un grosso motore diesel o della caldaia di un grosso condominio;
inoltre l'ingegner Rossi ha dichiarato di essere pronto a vendere 1 milione di questi reattori ad uso riscaldamento domestico della potenza di 10 kilowatt a partire dall'autunno del 2012. Il sistema di controllo è fornito da National instruments (colosso americano della strumentazione scientifica), la distribuzione sarebbe affidata alla catena Home Depot (mancano conferme ufficiali), leader del bricolage americano, la produzione sarebbe verosimilmente localizzata in USA;
alcuni membri della Royal Swedish Accademy of Sciences (l'istituzione più importante per la decisione dell'assegnazione del premio) erano presenti ai test di Rossi e hanno riportato commenti molto positivi;
l'ingegner Rossi è stato ricevuto dal governatore del Massachussets Bruce Tarr e al MIT (la più prestigiosa università tecnologica del mondo) con l'idea di avviare in quello stato la produzione del suo E-Cat;

anche il fisico italiano Francesco Celani è intervenuto sullo stato delle ricerche sulla fusione fredda alla conferenza dell'ISEO-WSEC (ONU) tenutasi il 10-12 gennaio a Ginevra, dove ha criticato la NASA per aver nascosto per oltre vent'anni i risultati ottenuti nel 1989;
successivamente sul sito della NASA è comparso un video che conferma l'interesse dell'ente spaziale a questa tecnologia e prevede un applicazione a breve per il riscaldamento domestico con sistemi nichel idrogeno molto simili all'E-Cat di Rossi che peraltro non viene mai citato;
per spiegare i fenomeni stanno emergendo due teorie: la teoria della coerenza che si basa sulle ricerche di Giuliano Preparata e che riconosce questi fenomeni come fusione fredda (si è svolto un congresso a dicembre sull'argomento) e la teoria degli americani Widom & Larsen abbastanza complicata, ma che esclude esplicitamente che si tratti di processi di fusione nucleare. La Widom & Larsen è preferita dalla NASA, poiché, a detta dei più maliziosi, costituirebbe un ottimo alibi per giustificare ex post l'ostracismo verso la fusione fredda condotto da tutta la comunità scientifica negli ultimi 20 anni -:
se il Ministro interrogato sia al corrente di quanto sopra esposto e quali iniziative intenda assumere in merito allo stato della ricerca sulla fusione fredda anche in vista della definizione di una strategia energetica nazionale.
(4-14595)

...

Apposizione di firme ad una risoluzione.

La risoluzione in Commissione Pagano e Causi n. 7-00754, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 gennaio 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Fugatti, Comaroli, Forcolin, Montagnoli.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Di Biagio n. 4-013980 del 22 novembre 2011.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta scritta Farina Coscioni e altri n. 4-09704 del 24 novembre 2010 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-05976;
interrogazione a risposta scritta Farina Coscioni e altri n. 4-14316 del 21 dicembre 2011 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-05977.