XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di venerdì 30 dicembre 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
il 19 dicembre 2011 le associazioni di categoria del trotto, del galoppo e degli ippodromi hanno inviato una lettera al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Monti per denunciare la situazione di crisi drammatica del mondo dell'ippica che a partire dall'inizio del prossimo anno rischia la chiusura delle attività;
si tratta di una importante tradizione del nostro Paese e di una realtà sportiva che ha contribuito a diffondere una immagine positiva dell'Italia nel mondo;
l'ulteriore drastica riduzione per il 2012 dello stanziamento che l'Agenzia per lo sviluppo del settore ippico (ASSI, ex UNIRE) destina a corse, allevamento e gestione degli ippodromi mette tutta la filiera ippica italiana dal 1o gennaio 2012 nelle condizioni di non avere un futuro, con migliaia di persone da subito prive di lavoro e quindicimila cavalli da destinare al macello con effetti disastrosi sull'indotto e con l'impossibilità da parte dello Stato di introitare, come è avvenuto nel 2011, circa 180 milioni di euro di imposte;
di fronte alla proposta avanzata dall'ASSI ex UNIRE agli ippodromi di rinnovo della convenzione relativa al 1o trimestre 2012 con un taglio del 50 per cento dei contributi fissi, lasciando inalterati i proventi delle scommesse - che comunque sono in calo - numerose società che gestiscono ippodromi fra cui Roma Capannelle, Pisa e Palermo, Torino, Bologna, Varese e Cesena, hanno deciso di sospendere le corse dal 1o gennaio 2012;
gli stessi ippodromi hanno dichiarato la propria disponibilità a riavviare temporaneamente le loro attività, seppur in perdita, nel caso in cui il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali avvii decisamente un imprescindibile percorso di ristrutturazione del settore che non trova riscontro nelle modalità operative ad oggi comunicate da ASSI;
anche le categorie produttive (proprietari, allevatori, allenatori, fantini eccetera) e le organizzazioni dei giudici di gara hanno deciso di non accettare le proposte ASSI proclamando lo stato d'agitazione e si asterranno dalla partecipazione alle corse dal 1o gennaio 2012;
le condizioni di profonda difficoltà del settore ippico vengono ormai da lontano, almeno da quando lo Stato, con il decreto del Presidente della Repubblica n. 168 del 1998 in attuazione della legge 23 dicembre 1996 n. 662, ha trasferito dall'UNIRE al Ministero dell'economia e delle finanze la gestione delle scommesse sulle corse dei cavalli senza la tutela e gli investimenti che sarebbero stati necessari per evitare la riduzione degli spettatori negli ippodromi e dei volumi di gioco come invece è avvenuto in altri Paesi;
l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato (AAMS) ha costruito sulle reti di raccolta delle scommesse ippiche buona parte del grande sviluppo del gioco pubblico promuovendo e valorizzando tipologie di giochi che, non avendo alcuna filiera da sostenere, hanno fidelizzato il grande pubblico grazie ad una percentuale di premi enormemente più alta;
la raccolta totale dai giochi per il 2011 è di 80 miliardi di euro, di cui 11 sono destinati all'erario, e risulta pertanto difficile pensare che non si possano reperire le risorse necessarie a salvare il settore dell'ippica italiana ristrutturandolo profondamente;
i princìpi per la ristrutturazione del settore sono l'attenzione prioritaria agli appassionati spettatori e scommettitori, la trasparenza delle corse e l'applicazione tempestiva delle sanzioni previste

dalla giustizia sportiva, la qualità e la selezione degli impianti e degli operatori, gli investimenti finalizzati ad aumentare l'efficacia, l'autonomia e la competitività del settore contenuti nel documento del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali «Linee di indirizzo strategico per il rilancio dell'ippica italiana» del 29 luglio 2009, elaborato con il concorso delle associazioni di categoria e rimasto inattuato,


impegna il Governo


a istruire immediatamente una sede di confronto con il mondo dell'ippica italiana presso il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali dal quale possa emergere, con la massima urgenza, un piano di ristrutturazione del settore - che comprenda anche il reperimento delle risorse sufficienti a far ripartire rapidamente le attività - progetto necessario per avviare il processo di riqualificazione essenziale per il superamento della crisi che investe l'intera filiera e garantire un orizzonte pluriennale alle componenti maggiormente qualitative della stessa.
(1-00796)
«Brandolini, Oliverio, Sani, Fontanelli, Agostini, Marco Carra, Zucchi, Fiorio, Cenni, Servodio, Mario Pepe (PD), Cuomo, Trappolino, Vannucci, Marrocu».

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il rapporto «Ecosistema rischio 2011» curato da Legambiente stima che ben 6.633 comuni sono in pericolo per la fragilità del suolo del proprio territorio;
il citato rapporto fotografa di fatto un'Italia che frana, dal momento che ben 8 comuni su 10 risultano essere a rischio di dissesto idrogeologico;
recentemente il capo della protezione civile Franco Gabrielli ha stimato in almeno 2 miliardi di euro i costi per i danni causati dalle ultime alluvioni da febbraio, soltanto per gli interventi immediati;
se l'82 per cento delle amministrazioni dei nostro paese hanno a che fare con questo problema, ci sono ben 5 regioni in cui la minaccia riguarda il 100 per cento del territorio: Calabria, Molise, Basilicata, Umbria, Valle d'Aosta, oltre alla provincia autonoma di Trento (Marche, Liguria al 99 per cento; Lazio, Toscana al 98 per cento). E comunque il resto d'Italia non scende al di sotto del 56 per cento (nel Veneto);
sempre secondo il rapporto «la situazione di forte pericolo» espone una popolazione stimata in «oltre 5 milioni di persone»;
nell'85 per cento dei casi a rischio sono abitazioni, nel 56 per cento fabbricati industriali, interi quartieri per il 31 per cento, strutture pubbliche sensibili (scuole e ospedali) per il 20 per cento, strutture ricettive turistiche o commerciali per il 26 per cento;
si registrano preoccupanti ritardi nella prevenzione e nell'informazione: solo il 29 per cento delle amministrazioni sono intervenute per mitigare il rischio idrogeologico; sul versante informazione, nel 33 per cento dei comuni sono state organizzate iniziative per i cittadini, ed esercitazioni nel 29 per cento;
il rischio idrogeologico in Italia suddiviso per regione, numero di amministrazioni

esposte e percentuale sul totale, risulta essere: Calabria: 409, 100 per cento; Provincia autonoma Trento: 222, 100 per cento; Molise: 136, 100 per cento; Basilicata: 131, 100 per cento; Umbria: 92, 100 per cento; Valle d'Aosta: 74, 100 per cento; Marche: 239, 99 per cento; Liguria: 232, 99 per cento; Lazio: 372, 98 per cento; Toscana: 280, 98 per cento; Abruzzo: 294, 96 per cento; Emilia Romagna: 313, 95 per cento; Campania: 504, 92 per cento; Friuli Venezia Giulia: 201, 92 per cento; Piemonte: 1.049, 87 per cento; Sardegna: 306, 81 per cento; Puglia: 200, 78 per cento; Sicilia: 277, 71 per cento; Lombardia: 929, 60 per cento; Provincia autonoma Bolzano: 46, 59 per cento; Veneto: 327, 56 per cento -:
se siano in grado di confermare o smentire quanto sopra riferito;
in ogni caso, a fronte di una così allarmante situazione, quali urgenti iniziative, nell'ambito delle proprie prerogative, si intendano sollecitare, adottare, promuovere.
(4-14367)

TESTO AGGIORNATO AL 10 GENNAIO 2012

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
degli oltre tre milioni e 700 mila tonnellate di amianto lavorati dal dopoguerra, il 70 per cento è stato impiegato nell'edilizia e nonostante l'amianto sia stato messo al bando nel '92 per cento, ne esisterebbero ancora 23 milioni di tonnellate;
attraverso la legge 93 del 2001 ed il relativo decreto ministeriale 101 del 2003,

il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha previsto oltre al finanziamento del Programma nazionale bonifiche un ulteriore finanziamento, di importo complessivo pari a circa 9 milioni di euro, per la realizzazione di ulteriori interventi di bonifica urgente e di una mappatura completa della presenza di amianto sul territorio nazionale;


conseguentemente, nella risposta all'interrogazione n. 5-01233, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare aveva affermato di aver provveduto, con la collaborazione scientifica dell'ISPESL, di concerto con le regioni, ad individuare i primi interventi di bonifica di particolare urgenza e finanziato le attività di mappatura dell'amianto sul territorio nazionale, atteso che le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano sono tenute, ai sensi del decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare n. 101 del 2003, ad effettuare la mappatura dell'amianto sul proprio territorio individuando, in una prima fase, i siti con amianto (tenendo conto di quattro categorie di ricerca: impianti industriali attivi o dimessi; edifici pubblici e privati; presenza naturale; altra presenza di amianto da attività antropica) e, in una seconda fase, selezionando quelli maggiormente a rischio. Tali attività avevano portato a censire 23.000 siti interessati dalla presenza di amianto, con la previsione di completare il quadro, entro la fine dell'anno 2009;
non risultava, infatti, ancora pervenuto alcun elemento relativo alle regioni Calabria e Sicilia e alla provincia autonoma di Trento. La regione Lazio aveva trasmesso, invece, unicamente i dati sulla fase I della mappatura relativi agli edifici di interesse pubblico;
agli interroganti risulta inoltre che la Basilicata abbia censito l'amianto naturale mentre vi sono dubbi sul dettaglio della mappatura della presenza di amianto presso impianti industriali dismessi e ad altra presenza di amianto da attività antropica e manca una normativa regionale per il monitoraggio della presenza di amianto presso edifici privati -:
se le regioni Calabria e Sicilia e la provincia autonoma di Trento abbiano provveduto nel frattempo a trasmettere i dati relativi al monitoraggio di cui in premessa;
se le mappature trasmesse dalle altre regioni siano esaustive e quali iniziative si intendano intraprendere al fine di ottenere il completamento della mappatura della presenza di amianto;
se esiste un prezziario nazionale delle bonifiche da amianto e sulla base di quali presupposti vengano imposti a coloro soggetti a ispezioni i costi derivanti dal controllo ispettivo da parte dell'istituzione pubblica (USL e ARPA) ed i relativi bolli per un totale di 800,00 euro che incidono pesantemente soprattutto sulle piccole entità di bonifica;
quali risorse si intendano metter a disposizione per favorire la bonifica di tutto l'amianto presente sul territorio nazionale;
come si intenda smaltire l'amianto presente in Italia ed in particolare se si ritenga che l'utilizzo di impianti di inertizzazione termica, come avviene in altre nazioni dell'Unione europea, possano abbattere i costi dello smaltimento dell'amianto e quindi favorire l'attuazione della stessa fase di bonifica.
(5-05872)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il litorale Domizio-Flegreo e agro Aversano (province di Caserta e Napoli) è uno dei 44 Sin (Siti di interesse nazionale) esposti a rischio da inquinamento. A mapparli è stato il progetto «Sentieri» a cui hanno lavorato esperti dell'Istituto superiore di sanità, della sede di Roma dell'Oms e dell'università La Sapienza. Tra il 1995 e il 2002 vi sono stati circa diecimila morti in più della media nelle suddette 44 aree italiane «fortemente inquinate»;
l'ennesimo caso di inquinamento del territorio campano, in particolare nel comune di Terzigno (NA) ripropone l'esigenza e l'urgenza di una verifica approfondita e completa della situazione esistente sul territorio, chilometro quadrato per chilometro quadrato, indispensabile per qualsivoglia iniziativa di risanamento;
gli interroganti richiamano a tal proposito, quanto scritto da Roberto Saviano nell'ultimo capitolo del suo libro «Gomorra» (pagine 310-331), in cui si delineano in modo accurato le dinamiche del sistema illegale di smaltimento rifiuti e indica precisamente alcuni territori della Campania interessati da tali attività illegali: «... la zona più colpita dal cancro del traffico di veleni si trova tra i comuni di Grazzanise, Cancello Arnone, Santa Maria La Fossa, Castelvolturno, Casal di Principe quasi trecento chilometri quadrati di estensione e nel perimetro napoletano di Giugliano, Qualiano, Villaricca, Nola, Acerra e Marigliano. Nessun'altra terra nel mondo occidentale ha avuto un carico maggiore di rifiuti, tossici e non tossici, sversati illegalmente...» (pagina 311);
la sinergia perversa fra attività illegali del sistema camorristico e inazione delle autorità a ciò preposte rispetto allo smaltimento dei rifiuti «legali» si ripercuote in modo drammatico non solo sull'ambiente, non solo sulla salute di chi abita quei territori ma anche sulle attività economiche esistenti, in particolare l'agricoltura;
si richiama l'interrogazione a risposta scritta 4-01355 presentata dai deputati radicali Mellano, D'Elia e Beltrandi il 20 ottobre 2006 -:
di quali elementi dispongano con riferimento alla situazione descritta in premessa che prefigurerebbe una vera e propria bomba ecologica attualmente presente nel territorio della regione Campania e che ogni giorno produce danni all'ambiente, alle persone, all'economia di quel territorio e se non ritengano opportuno, per quanto di competenza, promuovere l'istituzione di una vera e propria task force in grado di compiere un check up approfondito e completo del territorio campano interessato.
(4-14369)

COSENZA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nelle scorse settimane si è tenuto a Napoli il congresso regionale campano dell'ordine dei geologi che ha lanciato un forte allarme in materia di siti contaminati in Italia;
in particolare sono stati quantificati in oltre 9 milioni gli italiani che vivono su terreni contaminati, mentre porti, ex miniere, cave e discariche non conformi alla legislazione rappresentano addirittura il 3 per cento dell'intero territorio nazionale;
vi sono poi i 57 siti di interesse nazionale (SIN) - dove a seguito della dismissione di attività industriali pesanti si registra la presenza di sostanze inquinanti di varia natura e pericolosità con i conseguenti rischi di contaminazione di suolo, sottosuolo, acque di falda e di superficie - che sono localizzati in tutto il Paese (con in testa la Lombardia a quota 7, la Campania a quota 6, il Piemonte e la Toscana a quota 5);
particolarmente significativa è la situazione in cui versa il più esteso e densamente popolato sito di interesse nazionale italiano, quello che si trova nel litorale domizio. Esso si estende infatti su circa 170 mila ettari e al suo interno sono presenti ben 75 comuni divisi tra le province di Napoli e di Caserta;
come ribadito con forza dai geologi campani, la bonifica del sito di interesse nazionale che si trova nel litorale domizio è necessaria non solo dal logico punto di vista della tutela dell'ambiente e della preservazione della salute dei cittadini, ma anche da un importante punto di vista economico;
infatti l'inquinamento dei suoli contaminati, che inoltre è legato anche all'inquinamento dei mari nelle aree costiere, danneggia in primo luogo il turismo che in particolare nel Mezzogiorno è la prima voce a sostegno dello sviluppo e dei livelli occupazionali. È evidente come tutto ciò - anche alla luce di un altro grave problema che colpisce il litorale domizio e che discende dalle inefficienze della depurazione delle acque reflue urbane - rappresenti un terreno sul quale è necessario un rinnovato impegno, ognuno per le proprie competenze, dello Stato e degli enti locali di riferimento -:
quali urgenti iniziative, alla luce delle competenze esclusive in materia di tutela dell'ambiente che la Costituzione affida allo Stato, intenda assumere in merito alla problematica in generale dei siti contaminati;
ancor più nello specifico, alla luce della popolosità e dell'importanza economica dell'area, quali iniziative di competenza sia possibile attuare con specifico riferimento alla bonifica e alla definitiva messa in sicurezza delle aree contaminate presenti nel sito di interesse nazionale del litorale domizio.
(4-14371)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il signor Francesco Panico, 56 anni, presunto boss della camorra assegnato da 5 anni al regime di carcere duro e attualmente detenuto nella sezione 41-bis del carcere di Opera (Milano), è affetto da un tumore a uno stadio ormai terminale, essendogli stato diagnosticato molto tempo fa un microcitoma al polmoni;
in carcere hanno applicato tutte le cure dovute al caso e sono stati effettuati ogni tipo di accertamenti, ma i medici che lo tengono in cura in carcere hanno detto che ormai non c'è più nulla da fare, tant'è che gli è stata sospesa la chemioterapia e gli avrebbero dato dai due ai sei mesi di vita;

la Suprema Corte di cassazione, Sezione quinta penale, con la sentenza n. 49442 del 2003, ha stabilito che «In ogni caso la custodia cautelare in carcere non può comunque essere disposta o mantenuta quando la malattia si trova in una fase così avanzata da non rispondere più, secondo le certificazioni del servizio sanitario penitenziario o esterno, ai trattamenti disponibili e alle terapie curative (articolo 275 comma 5-ter codice di procedura penale)»;
con la recentissima sentenza n. 46479 del 14 dicembre 2011, la Quarta sezione penale della Cassazione ha fatto notare che «il diritto alla salute va tutelato anche al di sopra delle esigenze di sicurezza sicché, in presenza di gravi patologie, si impone la sottoposizione al regime degli arresti domiciliari o comunque il ricovero in idonee strutture» -:
se risultino le ragioni della permanenza di Francesco Panico in ambito carcerario detentivo, peraltro aggravato dal regime di 41-bis, tenuto conto del quadro che emergerebbe dal diario clinico dello stesso detenuto affetto da un microcitoma polmonare allo stadio terminale;
se, in attesa di decisioni delle autorità competenti su una eventuale scarcerazione per gravi motivi di salute, non si intenda porre fine, per il signor Francesco Panico, al regime di 41-bis dove è assegnato ininterrottamente di cinque anni.
(4-14370)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:

DI PIETRO e MURA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
800 lavoratori della Servirail, Wasteels e Rsi (cuccettisti e manutenzione del servizio treni notturni) presenti su tutto il territorio nazionale e in particolare a Roma, Milano, Napoli e Torino, sono stati licenziati l'11 dicembre 2011;
la Servirail srl, in particolare, è un'azienda che gestisce, per conto di Trenitalia spa, il servizio di accompagnamento notte delle vetture letto, delle vetture grand comfort e delle cuccette T6 su tutto il territorio nazionale, assicurando il servizio quotidianamente a circa 1,5 milioni di passeggeri l'anno, in oltre 40 treni notte;
la scadenza del contratto per la gestione dell'accompagnamento notturno delle carrozze letto affidata alle società Servirail Italia spa (per i treni nazionali) e Wasteels International (per quelli internazionali) costituitesi all'uopo in raggruppamento temporaneo di imprese era prevista per giugno 2012;
a partire da dicembre 2010 però l'amministratore delegato di Trenitalia Mauro Moretti ha lavorato alla costituzione di una società con la francese Veolia Transport (società che svolge servizi ferroviari) per l'accompagnamento dei treni notte internazionali: alla nuova società, costituitasi nel gennaio 2011 con la partecipazione paritetica Veolia-Trenitalia, vengono affidati dal dicembre 2011 i treni notturni Venezia-Parigi e Roma-Parigi, attraverso beni di proprietà Ferrovie dello Stato e lavoratori tutti francesi;
il 24 maggio 2011 Trenitalia ha modificato di fatto unilateralmente il contratto in essere con Servirail e Wasteels, anticipandone la scadenza al 10 dicembre 2011 per effetto del recesso esercitato con nota protocollo 15732 del 14 aprile 2011;
il contratto di servizio tra lo Stato e Ferrovie dello Stato per la gestione del servizio universale prevede che, a fronte del contributo pubblico ricevuto, Ferrovie dello Stato assicuri treni sull'intero territorio nazionale e per le fasce sociali svantaggiate. Per contro Trenitalia sino ad oggi ha soppresso servizi letto e cuccette, modificato le percorrenze e inibito periodicamente la vendita dei relativi biglietti. La

flotta, costituita da 220 carrozze, è stata ammodernata con risorse pubbliche, ma mentre sui servizi nazionali sono presenti soltanto 10 vetture letto, su quelli internazionali la dotazione è rimasta invariata;
le venti carrozze di tipo Excelsior, costate milioni di euro allo Stato, non risultano circolanti, bensì abbandonate e quasi completamente vandalizzate nei parchi ricovero di Lecce (7) Reggio Calabria (2) Bari (2) Roma (2) e altri;
in data 1° giugno 2011 Trenitalia pubblica il bando di gara indicante in oggetto «procedura ristretta per l'affidamento dei servizi di accoglienza, assistenza e accompagnamento alla clientela, nonché di altre prestazioni accessorie da svolgersi sulle vetture in composizione ai treni notte gestiti da Trenitalia S.P.A. e circolanti sul territorio nazionale e su alcune tratte da e per l'Austria». Oltre a modificare sostanzialmente il perimetro delle attività precedentemente svolte, riducendo da due ad uno gli accompagnatori per le carrozze notte e sopprimendo circa 160 stazioni di fermata su quelle previste in precedenza, non è inserita la clausola sociale per il riassorbimento del personale interessato, a fronte, peraltro, di una disponibilità di Trenitalia ad attivare 1.000 nuove assunzioni nell'arco dei prossimi mesi;
dal mese di novembre 2011 i lavoratori delle società Rsi, Servirail e Wasteels, il cui licenziamento è partito dall'11 dicembre 2011, attuando anche estreme forme di protesta, presidiando ad esempio il tetto di un edificio di Trenitalia sito in via Prenestina, chiedono la convocazione di un tavolo da parte dei Ministri competenti, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, alla presenza delle medesime società e dell'amministratore delegato di Trenitalia, per individuare una soluzione che salvaguardi gli attuali livelli occupazionali e faccia chiarezza su alcune questioni rappresentate dallo stesso amministratore delegato Moretti al primo firmatario del presente atto, presidente dell'Italia dei Valori, nel corso di un incontro svoltosi il 30 novembre 2011 unitamente ad una delegazione di lavoratori. Trenitalia ha infatti motivato il ridimensionamento dei servizi effettuati con la mancanza di reciprocità Italia-Francia nel mercato dell'alta velocità, e soprattutto con il mancato trasferimento da parte dello Stato e per diverse annualità dei corrispettivi di cui al contratto di servizio in essere. Questa sarebbe anche la ragione dei ritardi accumulati nei pagamenti delle società di accompagnamento notte delle vetture letto e manutenzione;
i lavoratori interessati dalle scelte di Trenitalia non hanno più un lavoro dall'11 dicembre 2011, in assenza delle garanzie occupazionali derivanti dalla clausola di salvaguardia, che, come ricordato, non è stata inserita nel bando di gara predisposto da Trenitalia;
durante la trasmissione Servizio Pubblico, del 22 dicembre 2011, è stata mandata in onda un'intervista ad uno degli 800 dipendenti della Servirail che sono stati licenziati a partire dall'11 dicembre 2011. L'intervistato dichiara di essere stato richiamato a lavorare da alcuni giorni, tramite una telefonata ricevuta da personaggi che facevano parte della società che esisteva prima della Servirail, laWagons lits, i quali gli hanno chiesto di entrare a far parte della nuova società a cui hanno dato in appalto il servizio dei treni notte. La società in questione non è la vincitrice della gara d'appalto ma la seconda classificata, la Angel Service. Anche i toni utilizzati nella telefonata sono abbastanza bruschi, il lavoratore viene avvertito di non avere tanto tempo per decidere e che si tratta di stare con loro o contro di loro e, qualora non avesse accettato, sicuramente avrebbero trovato qualcun altro disposto ad accettare al posto suo;
l'intervista continua con l'ammissione da parte del lavoratore di lavorare senza nessun contratto di assunzione, senza sapere né quale sarà l'entità della retribuzione né quanto tempo durerà il rapporto di lavoro. Anche i moduli ufficiali con i quali questo lavoratore si presenta dal

capotreno, presentano il nominativo privo del numero di matricola che, in effetti, non può esistere, come ammette lo stesso lavoratore, poiché non si può assegnare alcun numero di matricola ad un lavoratore che contrattualmente non esiste;
a giudizio degli interroganti appare difficile che Trenitalia non sia a conoscenza di tale situazione, poiché questi moduli vengono appunto consegnati al capotreno, il quale successivamente li consegna all'ufficio competente che provvede ad archiviarli e catalogarli. Nessun contratto, nessun numero di matricola, divise della precedente società e un lavoro sui treni delle Ferrovie dello Stato: si è di fronte a quello che agli interroganti appare un vero e proprio impiego in nero;
una settimana fa Trenitalia ha annunciato con un comunicato pubblicato anche sul sito dell'azienda, di aver ricollocato 380 lavoratori, tra quelli che avevano perso il posto di lavoro l'11 dicembre 2011. Adesso c'è la testimonianza di un lavoratore che denuncerebbe di essere stato assunto in nero da una società che lavora in appalto con le Ferrovie dello Stato -:
se il Governo non ritenga di dover assumere ogni iniziativa di competenza per appurare se quanto dichiarato dal lavoratore intervistato risponda al vero e di chi siano le eventuali responsabilità per le assunzioni non regolari, attivando immediatamente tutti gli organismi di ispezione e controllo;
se i Ministri interrogati intendano attivarsi per convocare le tre aziende (Servirail, Rsi, Wasteels), Trenitalia e i rappresentanti dei lavoratori per individuare un percorso finalizzato alla ricollocazione dei lavoratori licenziati dentro le aziende aggiudicatarie o dentro il perimetro delle attività di Trenitalia, con un contratto di lavoro a tempo indeterminato, presso aziende note, trasparenti e certificate sulla loro serietà imprenditoriale, utilizzando, per la gestione della fase transitoria gli ammortizzatori sociali disponibili;
quali iniziative intenda assumere il Governo in relazione al mancato rispetto degli impegni finanziari contenuti nel contratto di servizio in essere tra lo Stato e Trenitalia;
quali iniziative intenda adottare per rendere immediatamente operativo, nel settore del trasporto ferroviario, il principio di reciprocità tra Italia e Francia, in base al quale l'accesso alle infrastrutture ferroviarie da parte delle aziende aventi sede all'estero o loro partecipate è soggetto agli stessi vincoli vigenti per le aziende italiane in quegli stessi Paesi.
(4-14366)

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INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:

RUBINATO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con nota del 24 dicembre 1999 la regione carabinieri Veneto - compagnia di Conegliano - ebbe a segnalare al comune di Conegliano, in qualità di ente proprietario della caserma già sede del Comando di compagnia di Conegliano sita in via L. Spellanzon, l'esigenza di una ristrutturazione ed ampliamento, con la creazione di nuovi uffici ed alloggi di servizio;
a seguito della disponibilità manifestata dall'Azienda territoriale per l'edilizia residenziale (ATER) della provincia di Treviso di progettare e realizzare la predetta ristrutturazione ed ampliamento, venne quindi siglata, in data 8 luglio 2005, una convenzione tra la predetta ed il comune di Conegliano, alle seguenti condizioni: concessione in uso per sessant'anni da parte del comune all'Ater di Treviso del compendio immobiliare (fabbricati e terreni) da destinare alla ristrutturazione ed ampliamento della caserma a fronte di un corrispettivo di euro 516.456,90; assunzione a carico dell'Ater della progettazione e dell'esecuzione dei

lavori di ristrutturazione e di ampliamento della caserma, in accordo con il comune e sulla base del quadro di esigenze e delle specifiche di progetto fornite dal competente comando dell'Arma dei carabinieri, per un costo stimato inizialmente in euro 4.086.723,44; impegno dell'Ater di destinare, per la durata del diritto d'uso, gli immobili in oggetto a sede del Comando della compagnia dei carabinieri di Conegliano, concedendo gli stessi in locazione al comune di Conegliano per la durata di anni 9, tacitamente rinnovabili salvo disdetta, ad un canone annuale pari al 5 per cento del costo complessivo sostenuto dall'Ater per l'intervento;
dal canto suo la prefettura di Treviso, previo assenso del Ministro dell'interno, aveva convenuto con il comune di Conegliano la locazione degli immobili di proprietà comunale, da utilizzare previa ristrutturazione come nuova caserma dei carabinieri, con un canone annuo di 63 mila euro per i primi due anni, elevabili a 237 mila a partire dal terzo anno, come stabilito dall'agenzia del demanio di Venezia;
alla conclusione dei lavori, nel mese di novembre 2011 il prefetto di Treviso ha, tuttavia, comunicato al comune di Conegliano l'impossibilità della stipula della locazione predetta per la mancanza della prescritta autorizzazione alla stipula della locazione ai sensi dell'articolo 2 comma 222 della legge 22 dicembre 2009, n. 191, che ha stabilito la competenza alla stipula - a far data dal 1o gennaio 2011 - di tutti i contratti di locazione delle amministrazioni dello Stato all'Agenzia del demanio, quale conduttore unico;
la prefettura ha altresì fatto presente il problema della carenza di fondi, per cui sin dal 2009 il Ministero attraverso la medesima prefettura di Treviso aveva chiesto una riduzione del 10 per cento del canone già in essere e di esserne comunque esonerato per sei anni, a cui il comune di Conegliano ha dato riscontro manifestando la disponibilità ad una riduzione solo per i primi due anni, richiedendo quindi a regime un canone di 237.000 euro;
la predetta modifica normativa ha determinato una serie di criticità in fase di prima applicazione, determinando un rapporto triadico alquanto complesso che, come si è verificato nella quotidianità della casistica, ha costretto tutte le parti interessate ad una continua mediazione per conciliare le diverse esigenze con conseguente allungamento dei tempi occorrenti per addivenire alla stipula dei singoli contratti di locazione;
con il decreto-legge n. 201 del 6 dicembre 2011, all'articolo 27 comma 4, successivamente convertito con modifiche dalla legge n. 214 del 22 dicembre 2011, proprio con la finalità di semplificare, snellire e rendere più spedita l'azione amministrativa, si è provveduto a modificare l'articolo 2 comma 222 della legge n. 191 del 2009, disponendo che non sia più l'amministrazione del demanio a stipulare e ad adempiere i contratti di locazione, assegnando invece tale compito alle singole amministrazioni (in questo caso al Ministero dell'interno), previo nulla osta dell'Agenzia del demanio;
permane tuttavia una situazione di grave incertezza, oltre che giuridica e logistica, soprattutto finanziaria, sia per l'ente locale, che per l'amministrazione dell'interno, visto che l'edificio di Conegliano è pronto chiavi in mano per l'utilizzo da parte dei carabinieri, che potrebbero avere a disposizione più del doppio dello spazio ora occupato e con soluzioni logistiche molto più adeguate alle esigenze operative, ma a causa di questo impasse non viene di fatto utilizzato con conseguente evidente spreco di denaro pubblico, oltre che di una riduzione consistente delle capacità operative del comando di Conegliano;
appare opportuno chiarire con urgenza tale situazione di incertezza, anche per la gestione di analoghe situazioni nella stessa provincia di Treviso, interessanti i comuni di Valdobbiadene, Asolo, Oderzo per citare alcuni esempi, ma anche di altre

diffuse nel resto del Paese, essendo di fatto bloccate da un anno le procedure di stipula di locazioni da parte del Ministero dell'interno per effetto del citato articolo 2 comma 222 della legge n. 191 del 2009 e soprattutto della mancanza di fondi -:
se non si ritengano urgente ed indispensabile dare le adeguate indicazioni affinché la prefettura di Treviso possa procedere alla stipula del contratto di locazione della caserma di Conegliano all'Arma dei Carabinieri, anche sulla base dell'autorizzazione già in precedenza rilasciata dal Ministero dell'interno, stabilendo altresì dei criteri omogenei in via generale, atti a dare - in questo e negli altri casi analoghi - certezza alla copertura finanziaria dei contratti, con la definizione di un canone di locazione che non pregiudichi gli equilibri di bilancio degli enti locali, anche stanziando le necessarie risorse aggiuntive, e a consentire quanto prima l'utilizzo da parte dei militari dell'Arma degli edifici già realizzati, con impiego di risorse pubbliche, al fine di garantire ai cittadini un adeguato livello di sicurezza pubblica.
(5-05871)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:

PEDOTO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'Enam (Ente Nazionale Assistenza Magistrale) è stato istituito con decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato 21 ottobre 1947, ratificato con legge 21 marzo 1953 n. 190 e modificato con legge 7 marzo 1957 n. 53, con finalità assistenziali, autofinanziato esclusivamente dagli insegnanti della scuola primaria e dell'infanzia, nonché dai dirigenti scolastici ex direttori didattici, attraverso la trattenuta obbligatoria dello 0.80 per cento sullo stipendio;
il Consiglio di Stato, con parere n. 681 del 22 febbraio 2010, ha sostenuto che «l'attività assistenziale è posta in essere attraverso misure dirette e indirette di erogazione delle prestazioni e può affermarsi che all'Enam è affidata, ormai da anni e nei limiti imposti dalla legge, il ruolo di attore all'interno del sistema sociale in quanto l'ente integra, con le proprie attività, l'efficacia dello stesso al fine di mettere in campo misure idonee a sostenere e supportare fasce di cittadini che potrebbero essere non sufficientemente sorrette dal sistema pubblico, anche alla luce della tendenza della contrazione della spesa pubblica»;
ciò nonostante, con legge n. 122 del 30 luglio 2010, l'ente è stato soppresso con il trasferimento delle funzioni all'INPDAP, accorpando un ente con finalità esclusivamente assistenziali ad un istituto con finalità prevalentemente previdenziali;
con decreto-legge n. 201 del 6 dicembre 2011 anche l'Inpdap è stato soppresso, con trasferimento delle funzioni all'INPS, senza prevedere un organismo di rappresentanza della categoria con compiti di indirizzo, verifica e controllo;
l'articolo 21 - comma 6 - del decreto legge 201/2011 ha previsto l'integrazione del CIV (comitato indirizzo vigilanza) dell'INPS di ulteriori sei componenti «per assicurare una adeguata rappresentanza degli interessi cui corrispondono le funzioni istituzionali di ciascuno degli enti soppressi»;
la Camera dei Deputati ha approvato un ordine del giorno, il n. 9/03638/193, accolto dal Governo, con il quale lo stesso si è impegnato a valutare gli effetti applicativi derivanti dalla soppressione dell'Ente nazionale di assistenza magistrale (Enam) e il passaggio delle sue funzioni nonché del suo patrimonio all'Inpdap;
nonostante la soppressione dei due enti, i maestri e gli ex direttori didattici continuano a versare la trattenuta obbligatoria

sullo stipendio e che quindi hanno diritto a fruire delle prestazioni previste dallo statuto ex Enam -:
se il Governo, ed in particolare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, dopo l'approvazione del bilancio di chiusura dell'Enam al 30 luglio 2010 da parte del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, in sede di definizione del regolamento per il formale trasferimento delle risorse umane, finanziarie e strumentali non intenda prevedere e garantire una rappresentanza della categoria magistrale con compiti di indirizzo, verifica e controllo e che tale rappresentanza venga altresì prevista anche in sede di accorpamento Inpdap-Inps attraverso l'integrazione del Civ e dell'Inps di ulteriori sei componenti, come previsto dall'articolo 21, comma 6, del decreto-legge n. 201 del 6 dicembre 2011.
(3-01994)

Interrogazione a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
su siti internet e quotidiani è stata pubblicata la commovente lettera aperta che le è stata indirizzata dalla signora Graziella Marota, per l'importanza del suo contenuto si ritiene opportuno riportare integralmente:
«Ill.mo Ministro Fornero,
oggi è Natale e in questo giorno così gioioso per tutti ho deciso di scriverLe perché per me è un giorno di grande dolore. Mi presento: mi chiamo Graziella Marota, abito a Porto Sant'Elpidio (FM) e ho 58 anni. Il 6 Dicembre del 1982 ho dato alla luce un bambino bellissimo, Andrea e da quel giorno ho dedicato tutta la mia vita a mio figlio, come fanno tutte le mamme del mondo perché un figlio è il bene più prezioso per ogni donna. Andrea, con il passare degli anni, cresceva e con tutto il mio amore e la mia protezione è diventato un bel ragazzo: il mio orgoglio, la mia gioia, la mia felicità. Ora vorrei che leggesse questa lettera poi Le spiegherò il motivo per cui Le scrivo:
Caro Andrea,
sono già passati più di 5 anni da quel giorno orribile, quel giorno che mi ha cambiato definitivamente la vita, privandomi di tutto. Te l'avevo promesso e mi sono battuta affinché il tuo ricordo non svanisse nel giro di pochi mesi. Televisione, giornali, interviste... ho fatto più di quanto potessi immaginare, ma il dolore è stabile, anzi, più passa il tempo e più mi lacera il cuore. Il suono della chitarra, la tromba, le tue risate, i tuoi abbracci, i tuoi baci... tutto manca dentro casa; ora regna il silenzio più assoluto. Eri un figlio perfetto, Andrea, fin troppo buono, rispettoso, allegro, onesto e pieno di vitalità; amavi la vita più di qualsiasi altra cosa al mondo, ma essa ti è stata strappata brutalmente in un giorno d'inizio d'estate ed io non riesco a capacitarmene, non sono in grado di capire perché tu, un ragazzo così dedito al lavoro, hai dovuto chiudere i tuoi splendidi occhi in una fabbrica. Non ha senso morire a ventitré anni, tanto più mentre si sta lavorando. Tutto ciò è capitato a te, figlio mio, io non mi darò mai pace e continuerò a tenere vivo il tuo ricordo, perché rimarrai sempre come tutti ti ricordiamo; ora sei un angelo, ma lo eri anche prima, un angelo che viveva aiutando gli altri, sempre pronto a dare una mano in qualsiasi situazione.
Nel corso della tua vita mi hai teso la mano infinite volte, al punto che tra noi c'era e c'è tuttora, un legame speciale, più forte di quello che si instaura, fin dalla nascita, fra mamma e figlio: il nostro era anche un rapporto d'amicizia che si era andato a creare superando i vari ostacoli che la vita ci ha messo di fronte. Insieme abbiamo affrontato gioie e dispiaceri, ma ora che tu non ci sei più, mi sembra di affogare in questo mare di dolore che la tua morte ha creato. Ora la nostra famiglia sembra vuota, tutti cerchiamo di farci forza l'un con l'altro, ma il fatto è che ci

manchi troppo, la tua era una figura essenziale, infatti, come un albero ha bisogno di svariati elementi per vivere, così a noi è stato tolto l'ossigeno, l'acqua e anche se la pianta è una quercia secolare, piano piano appassisce come un piccolo germoglio.
Sembrava che quel tanto atteso momento di serenità fosse arrivato, che finalmente avrei vissuto una vita tranquilla e felice, ma non potevo immaginare ciò che stavo per vivere: la perdita di un figlio, la cosa più orribile e straziante al mondo. Una volta accaduta la tragedia, non riuscivo a rendermi completamente conto di quello che stavo passando, ma, ora, a distanza di tempo, lo capisco eccome; ed è questa la cosa più brutta: realizzare quanto è accaduto. Vorrei dirti molte altre cose, amore mio, ma non basterebbe tutta una vita per scriverle; mi limito a ripetere una cosa che tu, da lassù, avrai ascoltato ed ascolterai tantissime volte: ti voglio un bene dell'anima, angelo mio.
Ora Ministro comprenderà la ragione di questo mio scritto. Ogni anno muoiono circa 1.200 lavoratori per la mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro e ci sono circa un milione di infortuni più o meno gravi. È inconcepibile e inaccettabile che in un paese "civile" succedano ancora questi "omicidi" per risparmiare sulla sicurezza mettendo a repentaglio la vita dei lavoratori... i lavoratori, Caro Ministro, sono esseri umani e non macchine di produzione, hanno la loro vita, i loro affetti e il sacrosanto diritto di uscire la mattina per andare a lavorare e avere la certezza di tornare la sera con le proprie gambe e non dentro una bara come è successo al mio Andrea che era appena sbocciato alla vita... aveva solo 23 anni ed è morto con il cranio schiacciato da una macchina tampografica priva di sistemi di sicurezza all'Asoplast di Ortezzano (FM) per 900 euro al mese come precario.
Faceva parte di quella grande schiera di italiani che oggi sono chiamati a fare numerosi sacrifici, non crede che sia giunto il momento di prendere seriamente in considerazione questa grande piaga del nostro paese? Cosa facciamo? Aspettiamo inesorabilmente che le statistiche fatte ogni anno si avverino? Ogni sette ore muore un lavoratore e Lei, Ministro, cosa farà affinché tutto ciò non avvenga più?
La ringrazio per l'attenzione che vorrà prestare a questo scritto e non dimentichi che chi Le scrive è una mamma rimasta orfana del proprio figlio e distrutta dal dolore sia nello spirito che nel fisico. Faccia qualcosa altrimenti ogni giorno 4 famiglie continueranno ad essere distrutte!!! La saluto cordialmente e aspetto quanto prima una Sua risposta» -:
in considerazione della importanza e dell'urgenza delle questioni sollevate dalla signora Marota, se alla sopra citata lettera aperta vi sia stata una risposta;
quali iniziative urgenti, nell'ambito delle proprie prerogative, si intendano promuovere, adottare, sollecitare, per corrispondere alle legittime aspettative della signora Marota, così crudelmente colpita nei suoi affetti, trattandosi di una questione che, comunque, riguarda e interessa centinaia di migliaia di persone e le loro famiglie.
(4-14368)

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SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la disposizione n. 21943 del 29 aprile 2011 del Ministero della salute della Direzione Generale risorse umane e professioni sanitarie - tra l'altro ha indicato il requisito del raggiungimento del quorum, in seconda convocazione, pari al 10 per cento degli iscritti per le elezioni per il

rinnovo degli organi collegiali IPASVI - come tra l'altro previsto dall'articolo 2 del decreto legislativo Casse pensione sanitari 13 settembre 1946, n. 223 e come statuito anche dalla giurisprudenza della Commissione centrale per gli esercenti le professioni sanitarie: confronta decisioni n. 2 del 28 marzo 2008 e n. 25 del 13 luglio 2009;
la Federazione nazionale IPASVI con circolare n. 15/2011 del 6 maggio 2011 ha diramato la predetta disposizione e indicato, tra l'altro, che i consigli direttivi dei collegi provinciali non dovessero procedere all'esame di nuove domande di iscrizione all'albo una volta spedito l'avviso di convocazione, tenuto conto di quanto previsto dall'articolo 8 comma 1 del decreto del Presidente della Repubblica 221 del 1950;
il Collegio IPASVI di Roma con lettera n. 6539 del giorno 11 novembre 2011, pubblicata sul sito ufficiale del Collegio solo in data 26 novembre 2011, ha comunicato l'avviso di convocazione assemblea degli iscritti per il rinnovo del Consiglio direttivo e del Collegio dei revisori dei conti per il triennio 2012-2014 per le date dell'11, 12 e 13 dicembre;
risulta che diversi iscritti al Collegio IPASVI di Roma hanno lamentato il mancato arrivo e/o l'arrivo in ritardo della lettera di convocazione, fattore che potrebbe aver contribuito al mancato raggiungimento del quorum;
sono state effettuate nuove iscrizioni all'Albo del Collegio di Roma con apposite sedute del Consiglio direttivo ben oltre la data limite con cui è stata convocata l'assemblea degli iscritti e in ogni caso nei giorni immediatamente precedenti alla convocazione per le elezioni;
le operazioni elettorali hanno coinvolto un esiguo numero di iscritti al collegio ed alla chiusura dei seggi il numero effettivo dei partecipanti al voto è stato pari a solo 2363 iscritti. Dei 29781 infermieri romani hanno votato solo il 7,83 per cento, e quindi non è stato raggiunto il quorum minimo previsto pari al 10 per cento, come indicato nelle disposizioni in premessa;
un gruppo di iscritti ha comunicato al Presidente della Commissione elettorale per il rinnovo della necessità di rispettare le indicazioni in premessa e che questi, non ha ritenuto di dar luogo all'annullamento di diritto delle operazioni elettorali per mancato raggiungimento del quorum, autoproclamando in virtù del maggior numero di voti acquisiti, ma in ogni caso non sufficienti, il nuovo consiglio direttivo;
la precitata nota 21943 del 29 aprile 2011 del Ministero della salute stabilisce che le inadempienze eventualmente accertate dovranno essere tempestivamente comunicate a questa Direzione generale delle risorse umane e professioni sanitarie al fine di consentire l'efficace esercizio del potere di vigilanza ai sensi degli articoli 18, lettera b), del decreto legislativo Casse pensione sanitari n. 233 del 1946 e 52 del decreto del Presidente della Repubblica n. 22 novembre 1950 -:
quali urgenti iniziative intenda assumere il Ministro interrogato nei merito, ivi compreso l'annullamento e la conseguente ripetizione delle operazioni elettorali, con una nuova convocazione dell'assemblea di rinnovo degli organi collegiali, anche in considerazione dei riflessi sulle elezioni del Consiglio nazionale della federazione IPASVI previste per il prossimo mese di marzo.
(4-14372)

TESTO AGGIORNATO AL 18 GENNAIO 2012

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CAPARINI e VOLPI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
dal 24 al 31 dicembre 2011 Poste Italiane ha deciso la chiusura per un'intera settimana, con modalità non precisate, degli uffici postali di: Botticino Mattina,

Brescia succursale 18, Calcinatello, Calino, Calvagese della Riviera, Castelletto di Leno, Coniolo, Corticelle Pieve, Ludriano, Mazzano, Padernello Bresciano, Remedello Sotto, San Martino della Battaglia, San Pancrazio di Palazzolo, Virle Treponti, Bagolino, Berzo Demo, Cerveno, Clusane, Cogno, Cogozzo, Collio, Erbanno di Darfo, Gratacasolo, Incudine, Lumezzane Sant'Apollonio, Monno, Navazzo, Ossimo Inferiore, Ponte Caffaro, Preseglie, Provaglio Valsabbia, San Vigilio di Concesio, Saviore dell'Adamello, Sonico, Viene, Zanano e Zone;
la notizia pubblicata dalla stampa locale ha provocato malumori per l'evidente disagio che ricadrà sugli utenti;
Poste Italiane, a pochi giorni dalla paventata chiusura dei 38 uffici oggetto del provvedimento, non ha ancora comunicato le modalità con cui gli uffici in elenco chiuderanno a giorni alterni ovvero saranno aperti in unico turno fino alle 14 o, ancora, non apriranno le porte per un'intera settimana;
i sindacati Cisl/Slp, Uil Poste, Confsal e Ugl Comunicazioni oltre ad essersi fatti carico dell'informativa hanno posto seri dubbi sul futuro stesso degli uffici oggetto dello stop festivo. «Che si tratti di prove generali per il definitivo abbandono di questi uffici da parte di Poste Italiane?». Questa è la preoccupazione di fondo espressa nel comunicato diffuso dalle rappresentanze dei lavoratori. «La tempistica di queste chiusure - si legge nella nota - è del tutto inopportuna, visto che con l'approssimarsi di fine mese vanno effettuati diversi pagamenti. Non ci sono a dicembre le vacanze in massa del periodo estivo e fare conto sul calo del numero di operazioni per giustificare questa scelta è decisamente fuori luogo». «Certo, se l'obiettivo vero è un altro - e cioè verificare la reazione dei cittadini nel vedersi chiuso l'ufficio postale per l'intera settimana - non c'è periodo migliore di questo». «Anzi, l'Azienda prende due piccioni con una fava. Visto che la cronica carenza di personale porta i dipendenti alla impossibilità di godere delle ferie, con lo stop di una settimana risolve il problema, a spese dei cittadini ovviamente». Nel resto della nota si legge che «Ormai non resta che l'indignazione della popolazione, visto che Poste Italiane ha trovato il modo di sterilizzare la protesta dei sindaci. Alla Prefettura, infatti, demanda di fatto le questioni della sicurezza degli uffici, mentre da azienda privata ha trovato nella Regione il partner a cui far gestire la patata bollente del piano di accorpamenti e chiusure, tanto che ieri nella sede del Pirellino di Brescia sono stati convocati i sindaci di quei Comuni che verranno privati dell'ufficio postale o dove verrà ridotto il servizio. Sarà interessante conoscere con quali "incentivi" la Regione spianerà la strada a Poste Italiane» -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda adottare per mantenere i servizi e gli attuali livelli occupazionali.
(5-05868)

META. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel 1994 l'ex compagnia di bandiera Alitalia decide di affidare con gara d'appalto il servizio di pulizie e di logistica a terra che viene aggiudicato alla società S.G.S. di Milano. Successivamente ad una nuova gara d'appalto subentra alle predetta società la Eurohandling, cui subentra nel 2008 la ARGOL S.p.A. che attualmente impiega 76 lavoratori che svolgono mansioni di logistica a terra presso l'aeroporto «Leonardo Da Vinci» di Roma Fiumicino;
i vertici della nuova Alitalia hanno deciso unilateralmente di non rinnovare l'appalto alla società Argol Spa e di internalizzare i servizi di handling e logistica, movimentazione del materiale aeronautico e tutto ciò che concerne l'assistenza alle manutenzioni e alle revisioni degli aeromobili senza applicare la clausola di salvaguardia sociale per i 76 lavoratori

che hanno svolto per anni, prima con l'ex compagnia di bandiera, un servizio strategico per l'assistenza a terra degli aeromobili, degli equipaggi e dei passeggeri;
il prossimo 31 gennaio 2012 verrà quindi a decadere il contratto di appalto con la Argol spa pregiudicando seriamente il futuro dei 76 lavoratori e andando ad aggravare la situazione dello scalo di Fiumicino che sta scontando già la pesante eredità della privatizzazione di Alitalia, voluta dal precedente Governo, che ha causato la messa in cassa integrazione per circa 6000 lavoratori tra indotto ed ex dipendenti di Alitalia -:
se il Ministro non ritenga di dover intervenire e convocare un tavolo tra le parti, visto che la nuova Alitalia non ha ancora incontrato le organizzazioni sindacali dei lavoratori;
se il Ministro non debba adottare iniziative per assicurare ai lavoratori la clausola di salvaguardia sociale, nel caso di revoca dell'appalto alla Argol Spa da parte di Alitalia, e se non intenda di dover promuovere più in generale un tavolo nazionale sulle politiche per il trasporto aereo e sullo sviluppo e adeguamento di infrastrutture strategiche per il Paese come l'aeroporto «Leonardo da Vinci» di Fiumicino.
(5-05869)

RUBINATO, MURER, VIOLA e BARETTA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Ditec s.p.a., azienda che produce automazioni per porte e cancelli automatici residenziali e industriali, nel 2009 acquisita dalla multinazionale svedese Assa Abloy, con sede legale a Stoccolma, con tre siti produttivi in Italia, impiega attualmente circa 130 lavoratori presso la sede di Quarto d'Altino (Venezia), oltre a tutto l'indotto di fornitori e assemblatori esterni;
l'azienda multinazionale il 6 dicembre 2011 ha comunicato alle rappresentanze sindacali, attraverso il suo amministratore delegato, la decisione di chiudere nella prima metà del 2012, oltre allo stabilimento di produzione sito in Treviolo (Bergamo), quello con sede in Quarto d'Altino (Venezia) entro il 2013, delocalizzando l'attuale produzione per una parte in Repubblica Ceca e per l'altra in Cina, nonchè trasferendo la logistica da Quarto d'Altino presso la sede legale di Caronno Pertusella (Varese);
per effetto di questa decisione l'azienda ha preannunciato il licenziamento di 90 dei 130 dipendenti dell'attuale sede di Quarto d'Altino, con ulteriori gravi conseguenze occupazionali e sociali anche per i numerosi lavoratori che operano nell'indotto;
la delocalizzazione all'estero dell'attività di produzione e distribuzione della sede di Quarto d'Altino, considerato centro di eccellenza - tanto che ivi sarebbe mantenuto il centro Ricerca e Sviluppo dell'azienda - e da cui dipende la maggior parte del fatturato dell'intero gruppo Ditec, significherebbe una gravissima ed ingiustificata perdita di posti di lavoro e di professionalità che, nel corso di un'esperienza trentennale, hanno permesso all'azienda di raggiungere importanti risultati sotto il profilo produttivo ed economico;
la Ditec di Quarto d'Altino ad oggi non ha mai dato alcun segnale di crisi, avendo addirittura aumentato negli ultimi anni gli ordini e non avendo utilizzato nemmeno un'ora di cassa integrazione; gli stessi lavoratori ricordano che i profitti nell'ultimo anno sono migliorati e che la multinazionale è in continua espansione, mediante le acquisizioni di nuovi stabilimenti e nuovi marchi;
le predette circostanze rafforzano l'inaccettabilità della decisione dell'attuale governance aziendale di chiudere un sito produttivo che ha raggiunto livelli di eccellenza, riconosciuti peraltro dagli stessi vertici della multinazionale, che appare

mirata alla progressiva chiusura delle aziende operanti in Italia, anche di quelle che posseggono un positivo livello di redditività, in funzione di una delocalizzazione guidata da logiche economiche che tengono conto solo delle convenienze della proprietà e del maggior profitto;
non si tratta dunque di una battaglia sindacale di retroguardia, ma di sostenere l'evoluzione del nostro sistema produttivo e di salvaguardare, insieme ai livelli occupazionali e alle capacità professionali maturate nello stabilimento di Quarto d'Altino, anche la tenuta sociale e la qualità della vita del territorio, per non rinunciare ad ogni prospettiva di sviluppo futuro;
per tale motivo, tutte le istituzioni, dalla regione agli enti locali interessati, hanno espresso con forza ed in modo unanime la loro contrarietà alla proposta di ristrutturazione avanzata dall'amministratore delegato, tanto più che alcun piano in merito è stato ad oggi presentato -:
quali interventi e azioni concrete il Ministro interrogato intenda proporre al tavolo tecnico annunciato per il 9 gennaio 2012, per favorire il mantenimento della produzione nel sito di Quarto d'Altino e per salvaguardare i livelli occupazionali, anche delle aziende e dei lavoratori del relativo indotto;
se non ritenga di chiedere il ritiro della proposta avanzata dall'amministratore delegato e l'apertura di una trattativa con la finalità di mantenere la sede di Quarto d'Altino come centro produttivo e distributivo, già leader anche dei prodotti realizzati su misura (serramenti e porte automatiche) per il mercato italiano ed europeo;
se non ritenga, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di presentare con urgenza al Parlamento anche delle iniziative di carattere legislativo per disciplinare in via generale e preventiva situazioni analoghe, stabilendo una serie precisa di oneri - economici e non - da porre a carico di aziende multinazionali, quale concorso per far fronte alle conseguenze negative sul piano occupazionale, sociale ed ambientale provocate dallo smantellamento di aziende del territorio vitali e competitive, oneri esigibili all'atto della dismissione di siti produttivi e/o di reti distributive in Italia, non giustificati da crisi o cali del fatturato, anche dopo pochi anni dalla loro acquisizione.
(5-05870)

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il cosiddetto Quarto conto energia contempla vari premi per specifiche tipologie e applicazioni di impianti fotovoltaici ed in particolare, prevede un premio fisso di 0,05 euro al kilowattora di energia prodotta nel caso di impianti installati su edifici che vadano a sostituire le relative coperture in eternit o comunque contenenti amianto (articolo 14, comma 1, lettera c));
si tratta di una misura contenuta in parte già nel precedente Conto energia che all'articolo 10 del decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 24 agosto 2010, stabiliva premi aggiuntivi per rimpiazzare il pericolosissimo eternit con pannelli fotovoltaici -:
di quali dati disponga il Ministero dello sviluppo economico in merito alle superfici oggetto di sostituzione di coperture in eternit con impianti fotovoltaici, il relativo costo e la quota di megawatt in tal modo raggiunta divisi per regione;
se si intenda adottare iniziative per prorogare la misura.
(4-14373)