XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 21 dicembre 2011

TESTO AGGIORNATO AL 24 GENNAIO 2012

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
le piattaforme petrolifere presenti nei mari producono composti chimici costituiti da atomi di carbonio ed idrogeno (idrocarburi) altamente cancerogeni per l'uomo e fortemente inquinanti per l'ambiente;
a causa della presenza di queste piattaforme, il nostro Mediterraneo è l'area marina più inquinata dal petrolio di tutto il globo;
le sostanze rilasciate da detti impianti entrano nella catena alimentare anche per un raggio di 10 chilometri, mentre le strutture metalliche presenti sui fondali alterano gli equilibri marini e distruggono gli habitat naturali. Lo spiaggiamento di alcune preziose specie animali come i capodogli (Physeter macrocephalus Linnaeus 1758), è stato collegato all'attività degli airgun utilizzati per le prospezioni geosismiche, in quanto causa di disorientamento degli esseri marini;
le piattaforme petrolifere inoltre possono provocare incidenti estremamente gravi, in questo senso si ricorda il rogo del 1988 alla Piper Alpha, nel quale persero la vita 167 persone, e l'incendio della Deep Water Horizon della British petroleum nel Golfo del Messico, che produsse un danno ambientale irreparabile;
tutto questo senza considerare la perdita di valore turistico per le zone che subiscono la presenza di questi impianti, e il conseguente danno per l'economia locale;
una delle compagnie interessate all'estrazione dell'oro nero oltre la Petrolceltic Elsa, l'Audax Energy, la Repsol, l'Edison, la Puma Petrolium, la San Leon Energy eccetera, è la società londinese Northern Petroleum, che attualmente è titolare sia come operatore unico che in compartecipazione con Shell Italia E&P dei seguenti permessi di ricerca di idrocarburi:
a) «C.R146.NP» nel Canale di Sicilia;
b) «C.R147.NP» nel Canale di Sicilia;
c) «G.R17.NP» nel Canale di Sicilia;
d) «G.R18.NP» nel Canale di Sicilia;
e) «G.R19.NP» nel Canale di Sicilia;
f) «G.R20.NP» nel Canale di Sicilia;
g) «G.R21» nel Canale di Sicilia;
h) «G.R22.NP» nel Canale di Sicilia;
i) «F.R39.NP» al largo delle coste pugliesi;
l) «F.R40.NP» al largo delle coste pugliesi;

inoltre la medesima società è titolare di ulteriori istanze di permesso, e segnatamente:
a) «d 21GR.NP» nel Canale di Sicilia;
b) «d 25GR.NP» nel Canale di Sicilia;
c) «d 26GR.NP» nel Canale di Sicilia;
d) «d 29GR.NP» nel Canale di Sicilia;
e) «d 60FR.NP» a largo delle coste pugliesi;
f) «d 61 FR.NP» a largo delle coste pugliesi;

g) «d 63 FR.NP» a largo delle coste pugliesi;
h) «d 65FR.NP» a largo delle coste pugliesi;
i) «d 66FR.NP» a largo delle coste pugliesi;
l) «71 FR.NP» a largo delle coste pugliesi;
m) «d 72 FR.NP» a largo delle coste pugliesi;
n) «d 75 FR.NP» a largo delle coste pugliesi;
o) «d 77 FR.NP» a largo delle coste pugliesi;
p) «d 78 FR.NP» a largo delle coste pugliesi;
q) «d 149 D.R-NP» a largo delle coste pugliesi;
r) «d 347C.R-NP» a largo delle coste della Sicilia;
s) «d 351C.R-NP» a largo delle coste della Sicilia;
t) «d 362C.R-NP» a largo delle coste della Sicilia;

l'alto numero di autorizzazioni a parere dei firmatari del presente atto di indirizzo fa pensare ad un vero e proprio «attacco al Mediterraneo» nel tratto compreso tra Sicilia, Calabria e Puglia;
i cittadini e le istituzioni locali hanno manifestato chiaramente il loro dissenso, organizzando iniziative di protesta come quella di Monopoli del 23 gennaio 2010, che ha visto la partecipazione di oltre 7 mila persone, o quella a Termoli del 7 maggio 2011 contro le trivellazioni alle isole Tremiti, alla quale hanno aderito 280 associazioni tra Puglia, Abruzzo e Molise e circa 3 mila manifestanti;
le associazioni impegnate contro le trivellazioni in un incontro con il consiglio regionale della Puglia hanno annunciato per il mese di gennaio 2012 una mobilitazione che coinvolgerà istituzioni, enti locali, parlamentari, sindacati, sigle professionali, associazioni e tantissimi giovani uniti per dire No alla ricerca di petrolio in Adriatico;
il 19 luglio 2011 il consiglio regionale della Puglia ha approvato all'unanimità una proposta di legge sul «Divieto di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi», tutelando dall'attività estrattiva tutta l'area adriatica;
la regione Puglia ha depositato diversi ricorsi al giudice amministrativo, in particolare quello presentato dalla regione e dal comune di Ostuni è stato vinto al Tar Lecce, che ha sospeso l'istanza di permesso di ricerca idrocarburi denominato «d61 F.R. - NP», mentre con sentenza del 23 giugno 2010 il Tar di Bari ha accolto nel merito il ricorso proposto dalla regione contro il decreto di valutazione di impatto ambientale rilasciato dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare a favore della società Northern Petroleum per l'esecuzione di sondaggi geosismici al largo delle coste pugliesi, tra Monopoli e Brindisi;
il 7 luglio 2010 il commissario europeo responsabile per l'energia Gunther Oettinger ha dichiarato che «Date le attuali circostanze, ogni governo responsabile dovrebbe al momento praticamente congelare i nuovi permessi per le perforazioni. Questo significa di fatto una moratoria sulle nuove trivellazioni fino a che le cause dell'incidente del golfo del Messico non saranno note e fino a che non saranno state individuate le giuste misure per prevenire e affrontare questo tipo di emergenze»;
il 21 novembre 2011 il consiglio comunale straordinario svoltosi a Polignano a Mare ha approvato un ordine del giorno che chiede una moratoria sulle autorizzazioni alle trivellazioni petrolifere. All'incontro hanno partecipato numerosi sindaci pugliesi che hanno manifestato

grande preoccupazione per quanto sta accadendo in Adriatico;
all'interrogante risulta che la direzione generale per le valutazioni ambientali del Ministero, con nota protocollo n. DSA - 2007-001364 e protocollo n. DSA - 2007-0013642 del 14 maggio 2007, ha disposto l'esonero dalla VIA (valutazione di impatto ambientale) di due istanze di permesso di ricerca idrocarburi della Northern Petroleum. Tale decisione sarebbe avvenuta senza il contributo in fase di istruttoria tecnica degli enti territoriali interessati, delle istituzioni competenti e contro le sentenze emesse dal tribunale amministrativo regionale di Bari e di Lecce, in accoglimento dei ricorsi della regione Puglia;
l'attività di prospezione relativa ai quadranti F39 ed F40 è in fase di completamento in questi giorni e le autorizzazioni rilasciate contemplano anche la possibilità di installare pozzi in profondità;
la notizia dello svolgimento di tali attività di prospezione da parte delle navi Princess e Thor Guardian della Northern Petroleum e soprattutto l'eventualità che le stesse possano preludere alla installazione di piattaforme petrolifere sta destando notevole allarme sociale nei comuni pugliesi maggiormente interessati, da anni impegnati nel rilancio turistico del territorio ed in una intensa azione di tutela ambientale e paesaggistica;
anche la sola possibilità di prevedere la futura installazione di tali piattaforme petrolifere potrebbe enormemente incidere sull'immagine di tutta l'area interessata, compromettendone l'identità territoriale e la forte vocazione turistica, danneggiando in maniera irreversibile la prima risorsa economica di questi territori;
le norme vigenti ed in particolare le disposizioni contenute nel decreto legislativo n. 152 del 2006, come modificate dal decreto legislativo n. 128 del 2010 nella interpretazione suggerita dal Ministero competente, prevedono che in caso di autorizzazioni relative ad attività di ricerca e realizzazione di impianti di tale natura, meglio indicate e individuate negli articoli 4, 6 e 9 della legge 9 gennaio 1991, n. 9, vieppiù se previste al di fuori delle acque territoriali nazionali, possano rilasciarsi senza alcun coinvolgimento formale delle istituzioni locali e regionali, bensì soltanto con una mera attività consultiva;
tale forma di consultazione non è prevista per le autorizzazioni già rilasciate e tale deroga potrebbe compromettere in maniera irreversibile l'ambiente marino, attesa l'enorme quantità di permessi già in fase di realizzazione e svolgimento;
anche in ipotesi di attività di ricerca ed estrazione che si svolgano al di fuori delle acque territoriali, sarebbe ragionevole prevedere un coinvolgimento vero e formale delle comunità locali interessate, in quanto confinanti con le aree di ricerca, prevedendo che quanto meno il parere delle regioni coinvolte sia obbligatorio e vincolante, ai fini del rilascio delle autorizzazioni, e debba essere regolarmente acquisito anche per quelle già rilasciate,


impegna il Governo:


ad adottare le opportune iniziative volte a revocare tutte le autorizzazioni in corso e ad effettuare la moratoria per le trivellazioni nel Mediterraneo in acque nazionali;
ad assumere nel più breve tempo possibile un'iniziativa normativa che recepisca le indicazioni di cui sopra ed apporti le idonee e necessarie modifiche alle disposizioni nazionali, in maniera da salvaguardare l'autonomia delle comunità interessate ed il loro reale coinvolgimento in progetti di tali dimensioni e incidenza territoriale, con la previsione del parere obbligatorio e vincolante delle regioni, anche relativamente ad autorizzazioni già rilasciate, ed eventualmente ad assumere iniziative per sospendere con urgenza, mediante atti anche di natura amministrativa,

ove possibile, lo svolgimento delle attività di ricerca ed estrazione attualmente in fase di svolgimento.
(1-00793)
«Di Pietro, Servodio, Distaso, Ria, Patarino, Pisicchio, Barbato, Bellanova, Boccia, Bordo, Capano, Cera, Di Giuseppe, Di Stanislao, Divella, Favia, Aniello Formisano, Fucci, Ginefra, Grassi, Losacco, Mariani, Mastromauro, Messina, Monai, Oliverio, Leoluca Orlando, Piffari, Savino, Vico, Zazzera, Recchia».

La Camera,
premesso che:
l'efficacia del sistema catastale nel rappresentare fedelmente i caratteri e la consistenza del patrimonio immobiliare nazionale, fondiario ed edilizio, con la relativa titolarità ed i valori reddituali cui deve fare riferimento l'imposizione tributaria, è stata messa progressivamente in crisi nel corso degli anni dal 1939 in poi;
a tale negativo esito hanno contribuito vari fattori legati sia allo sviluppo economico e sociale del Paese che non sempre è stato accompagnato da una rigorosa attenzione degli organi preposti all'aggiornamento del catasto urbano ed edilizio sia alle conseguenze che tale sviluppo ha prodotto nelle città e nelle campagne sui valori di rendita fondiaria e urbana;
anche in conseguenza di tale inefficacia dell'azione pubblica non sempre i possessori di rendita hanno regolarmente assicurato l'aggiornamento, previsto dalla legge, del censimento originario sia in sede di nuova edificazione (accatastamento), sia in sede di ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente (variazione), accentuando così una divaricazione tra consistenza fisica del patrimonio e la sua rappresentazione in catasto;
solo parzialmente ha potuto porre rimedio a tutto ciò l'iniziativa degli uffici catastali attraverso la ricognizione periodica delle trasformazioni urbanistico-edilizie sia a causa di inadeguati strumenti normativi, sia per l'utilizzo sempre più grande delle risorse disponibili per attività contingenti e cicliche legate all'afflusso devastante degli aggiornamenti legati ai condoni edilizi;
le rilevanti modificazioni del mercato immobiliare e dei valori degli immobili si sono determinate - in termini assoluti e differenziali attraverso le diverse aree geografiche - senza che si sia verificato di fatto alcun aggiornamento fino agli anni novanta e da ultimo in occasione della manovra economica e finanziaria del dicembre 2011;
le modalità tecnico-estimative sono ancora sostanzialmente ferme all'epoca della legge istitutiva del catasto nazionale nel 1939 ed escludono quindi dalla valutazione complessiva del valore degli immobili la relazione con il contesto urbano, le dotazioni di servizi territoriali, l'inserimento urbanistico;
da lungo tempo si invoca una riforma del catasto che punti ad una maggiore efficacia e giustizia tributaria del sistema di valutazione e di imposizione legato al possesso degli immobili;
ancora oggi da tutte le indagini specializzate disponibili emergono sperequazioni eclatanti tra zone di grande pregio edilizio e urbanistico e zone di più basso valore, tra centro e periferia delle grandi città che accrescono il giudizio negativo dei cittadini sull'efficacia e l'equità del sistema fiscale italiano;
già da alcuni anni alcune categorie ultrapopolari - come le A/5 - sono state abolite da specifiche disposizioni ministeriali ma continuano ad essere alla base dei calcoli di rendita di immobili pregiatissimi e di inestimabile valore soprattutto nei centri storici delle città italiane;
tale stato di fatto non appare più sostenibile in linea generale e ancor di meno in un momento di grave difficoltà economica e finanziaria che vede il paese

impegnato in un grande sforzo collettivo per superare tale difficoltà che deve necessariamente coniugarsi a criteri di maggiore equità e giustizia sociale;
la riforma del catasto, nella direzione di un complessivo aggiornamento delle categorie di valutazione dei criteri estimativi, delle tecnologie di rilevazione territoriale, di un pieno decentramento delle attività costituisce uno dei temi irrisolti benché ripetutamente dibattuti e rinviati da almeno quindici anni da vari Governi e da varie legislature;
il Governo in occasione dell'ultima manovra economico-finanziaria ha ritenuto di accantonare nuovamente il tema al fine di distinguere le misure strettamente finanziarie da quelle di carattere ordinamentale;
il Presidente del Consiglio dei ministri ha tuttavia ribadito l'impegno ad affrontare con decisione il tema della riforma con atti specifici conseguenti ad una elaborazione già per larga parte predisposta,


impegna il Governo:


a promuovere in tempi brevi e comunque non oltre il 30 giugno 2011 una radicale riforma del sistema catastale non limitata ad una revisione dell'attuale sistema catastale sulla rivisitazione dei criteri di classamento;
ad assicurare, attraverso tale riforma, i requisiti minimi di «oggettività delle stime» in funzione delle caratteristiche maggiormente incidenti sull'apprezzamento delle stesse da parte del mercato e sulla base di criteri e modelli tecnologici trasparenti e garanti dell'uniformità applicativa a livello nazionale;
a perseguire per questa via una azione di riequilibrio del carico fiscale tra i contribuenti e una giusta valutazione dei patrimoni ai fini della più equa partecipazione allo sforzo nazionale di risanamento economico e finanziario del Paese;
a fornire ogni elemento utile in merito ai tempi e ai contenuti della riforma.
(1-00794)
«Morassut, Causi, Meta, Gasbarra, Carella, Argentin, Villecco Calipari, Pompili, Coscia, Tidei».

La Camera,
premesso che:
l'articolo 14 del decreto-legge n. 98 del 2011, convertito dalla legge n. 111 del 2011 prevede l'istituzione di una società a responsabilità limitata, denominata Istituto Luce-Cinecittà, con sede a Roma con capitale sociale di 15 mila euro detenuto interamente dal Ministro dell'economia e delle finanze;
l'onere derivante dalla sottoscrizione del capitale per la costituzione della società a responsabilità limitata è finanziato attraverso corrispondente riduzione dello stanziamento del Fondo unico dello spettacolo, come risultante dalla tabella C della legge di stabilità 2011 (legge n. 220 del 2010);
la nuova società sostituisce, di fatto, Cinecittà luce spa che viene messa in liquidazione e trasferita alla società Fintecna o a società da essa interamente controllata, presumibilmente Fintecna immobiliare, preso atto che il comma 8 dell'articolo 33 dello stesso decreto-legge prevede la liquidazione della Patrimonio spa società immobiliare interamente controllata da Fintecna;
si pone, di conseguenza, il problema di quale possa essere il destino del rilevante patrimonio immobiliare pubblico della disciolta Cinecittà-Luce costituito da edifici di grande valore storico e monumentale destinati all'intero ciclo della produzione cinematografica e televisiva e da terreni di completamento del compendio storico degli stabilimenti;
Cinecittà, costruita nel 1936 su progetto di Gino Peressutti, costituisce ancora oggi il più moderno ed attrezzato

stabilimento cinematografico d'Europa con 16 teatri di posa costruiti negli anni Trenta e altri 6 realizzati negli anni successivi, per complessivi 600 mila metri quadrati di superficie, due piscine esterne e una interna per riprese acquatiche, 40 mila metri quadrati di strade e piazze, 35 mila metri quadrati di giardini;
le strutture tecniche consentono di realizzare contenuti multimediali, film, produzioni televisive dal primo ciak alla post produzione, dalla stampa alla prima copia e con strutture tecnologiche digitali avanzate, attrezzature e professionalità per tutte le lavorazioni;
l'indotto complessivo degli addetti, delle professioni, delle aziende che operano in Italia nel campo della produzione cinematografica è calcolabile all'incirca in 8.000 addetti direttamente impegnati nel settore dello spettacolo e del cinema, 12.000 aziende che lavorano nel settore della produzione di contenuti, 250.000 persone impegnate nella filiera produttiva e delle tecnologie comunque collegate,


impegna il Governo:


a operare affinché il polo degli stabilimenti e delle infrastrutture di Cinecittà, dell'Istituto Luce e del Centro sperimentale di cinematografia resti destinato alla originaria funzione di produzione, tutela e formazione del prodotto cinematografico e audiovisivo;
a disporre del patrimonio immobiliare pubblico delle tre realtà precedentemente indicate e costituito da edifici storici e di più recente costruzione e da terreni liberi, in funzione delle finalità industriali e culturali per le quali sono sorti e, comunque, nel pieno rispetto delle norme vigenti che regolano l'utilizzo del patrimonio immobiliare pubblico di tipo storico e monumentale come anche stabilito dall'articolo 55 all'articolo 59 del codice dei beni culturali (decreto legislativo n. 42 del 2004);
a verificare tali indirizzi con il gestore «Cinecittà Studios», al fine di una piena garanzia sul rilancio industriale dell'intero polo di Cinecittà puntando con decisione ad una politica integrata tra diversi soggetti pubblici e privati - RAI, Anica -, alla promozione di eventi e di rassegne che abbiano come location gli studi cinematografici storici, all'interazione con altri importanti insediamenti produttivi a partire dal complesso ex De Laurentiis di Castelromano, presso Roma, e a costruire una proposta complessiva e condivisa per il rilancio del settore della produzione di contenuti multimediali e del territorio coinvolto;
a salvaguardare e sviluppare il patrimonio delle «Teche» concentrando sull'Istituto Luce il versamento di molti importanti fondi, anche al fine di preservare un inestimabile patrimonio storico e di tutela della memoria storica nazionale e popolare del Paese;
a impegnare, d'intesa con gli enti locali interessati e competenti in materia urbanistico edilizia, le aree residue del compendio storico di Cinecittà allo sviluppo delle attività produttive e industriali proprie di Cinecittà, evitando il rischio di impropri utilizzi a fini di valorizzazione commerciale non connessi al rilancio del polo cinematografico più importante d'Italia e di Europa;
ad assumere iniziative volte a prevedere nel quadro della programmazione economica e finanziaria, pur nel rispetto dei vincoli dettati dalla intensa azione di risanamento intrapresa per garantire la stabilità monetaria, adeguate risorse per il rilancio del polo di Cinecittà, Istituto Luce e centro sperimentale di cinematografia impegnando risorse pubbliche anche attraverso la Cassa depositi e prestiti, ma anche ricercando ogni forma di collaborazione economica per mobilitare risorse private.
(1-00795)
«Morassut, Giulietti, Melandri, Coscia, Argentin, Carella, Pompili, Meta, Rugghia, Tidei, Causi, Gasbarra, Villecco Calipari».

Risoluzione in Commissione:

La VIII Commissione,
premesso che:
il Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (SISTRI), istituito con decreto ministeriale del Ministero dell'ambiente del 17 settembre 2009, nasce al fine di assicurare maggiore trasparenza e controllo della movimentazione dei rifiuti lungo tutta la filiera, potenziando l'azione di contrasto dei fenomeni di illegalità;
in base al suddetto decreto ministeriale, il SISTRI avrebbe dovuto prendere avvio il 13 luglio 2010. Tuttavia, le numerose difficoltà applicative hanno reso necessari ben quattro decreti ministeriali correttivi, un testo unico (che, emanato ad aprile, prima dell'estate era già in fase di revisione), innumerevoli disposizioni di proroga, oltre che diverse previsioni normative, sanzionatorie e correttive, inserite in diversi decreti legislativi e decreti legge;
da ultimo, infatti, la legge n. 148 del 14 settembre 2011, di conversione del decreto-legge n. 138 del 13 agosto 2011, ha fissato la data del 9 febbraio 2012 per l'avvio del regime di obbligatorietà del SISTRI. Dovranno rispettare questa scadenza i soggetti produttori di rifiuti speciali con oltre 10 dipendenti, le imprese di trasporto e gli impianti di smaltimento e/o riciclo, nonché i Comuni, gli enti e le imprese che gestiscono i rifiuti urbani della regione Campania. Per i produttori di rifiuti fino a 10 dipendenti, l'entrata in operatività del Sistri dovrà essere fissata in un decreto ministeriale di successiva emanazione, e non potrà essere antecedente al 1o giugno 2012. Si prevedeva inoltre che, fino al 15 dicembre 2011, il «concessionario Sistri» e le associazioni di categoria organizzassero test di funzionamento, anche ai fini di una verifica dell'hardware e del software;
ricostruzione normativa del SISTRI risulta complicata dal fatto che, al di là delle fonti normative vere e proprie, la disciplina del sistema è completata dai manuali operativi e dalle guide utente, reperibili sul sito del SISTRI, che, nei mesi passati, venivano aggiornati e modificati addirittura con cadenza quotidiana;
questa esigenza di repentini cambiamenti nella disciplina di riferimento, pur in un'ottica di continuo miglioramento, testimonia inevitabilmente che, all'origine del SISTRI, vi è stato un deficit informativo e di comunicazione con i soggetti interessati. Tale confronto, infatti, è stato avviato solo in un momento successivo all'emanazione del primo decreto istitutivo e, il più delle volte, le norme sono state riscritte e modificate con il solo obiettivo di far decollare al più presto un sistema non ancora pronto;
tra i principali motivi delle varie proroghe, i segnali di cedimento mostrati dal sistema l'11 maggio 2011, giornata dedicata alla simulazione del SISTRI (cosiddetto click day), a cui hanno partecipato 17 mila imprese. Più dell'80 per cento degli operatori ha comunicato di non aver potuto compiere operazioni utili. Le principali cause dei malfunzionamenti hanno riguardato le chiavette individuali USB e l'impossibilità tecnica di accedere al sistema, che si è protratta per diverse ore;
il SISTRI, pur assolutamente condivisibile negli obiettivi e concepito come strumento di semplificazione e di controllo, si è rivelato, fin dall'origine, di difficile applicazione pratica;
appare evidente che tale sistema debba essere assolutamente revisionato e reso efficiente, in modo che le aziende possano adempiere ai loro obblighi, senza onerose e infruttuose attese causate dall'attuale inadeguata procedura;
infatti, nonostante il sistema non sia ancora entrato a regime, negli ultimi due anni, più di 325 mila imprese hanno speso 70 milioni di euro come contributo di iscrizione;
la Confcommercio ha recentemente avviato un'azione risarcitoria, nei confronti del Ministero dell'ambiente, per il «mancato funzionamento» del SISTRI.

Con l'azione giudiziaria, viene chiesta la restituzione delle quote versate negli ultimi due anni e i maggior oneri sostenuti dalle imprese. La cifra totale è stimata in «non meno di 150 milioni», 70 per i contributi e circa 80 per i costi a carico delle imprese;
le associazioni degli operatori hanno più volte richiesto un intervento di riformulazione del sistema, proponendo la definizione e la sperimentazione di procedure nuove e più efficaci;
le maggiori problematiche rilevate riguardano la tecnologia utilizzata. Il sistema è apparso incapace di sopportare, con la dovuta celerità, le decine di migliaia di collegamenti che si registrano in una giornata lavorativa. Le penne USB, secondo le associazioni degli imprenditori, non sono progettate per un utilizzo così frequente e possono rompersi con estrema facilità; l'accesso non è garantito in quanto la decifrazione dei codici di accesso è spesso impossibile, tanto da obbligare le aziende a richiedere l'attribuzione di nuovi codici al SISTRI tramite una procedura complicata ed elaborata; una volta effettuato l'accesso al sistema, l'inserimento dei dati è lento; le officine che si sono attrezzate per l'installazione delle black box lamentano lunghissime attese e difficoltà nella procedura telematica di attivazione, la block box installata sugli automezzi resta sempre accesa, con il risultato di rendere inutilizzabile la batteria se il mezzo non viene usato per alcuni giorni;
la complessità delle procedure del sistema si unisce alla complessità con la quale si è voluto riprodurre nel sistema informatico una gestione cartacea di registri e formulari, da anni gestiti dalle imprese con propri software aziendali. È dunque necessario che il Sistri possa dialogare senza difficoltà con questi sistemi informatici;
per quanto riguarda i trasporti transfrontalieri, si segnala che gli operatori stranieri che trasportano e/o smaltiscono i rifiuti in Italia non hanno l'obbligo di iscriversi al SISTRI. Non ci sono obblighi, allo stesso modo, di controllo dei trasportatori italiani che portano, almeno ufficialmente, rifiuti all'estero. Invero, il SISTRI sarebbe un'ottima occasione per realizzare un'anagrafe completa dei produttori di rifiuti in Italia, anche solo di quelli pericolosi, atteso che, ad oggi, non si dispone di un'analisi, anche solo statistica, delle quantità di rifiuti prodotti per tipologia d'impresa;
si apprende con favore la decisione assunta lo scorso 6 dicembre 2011 in esito alla riunione del comitato di vigilanza e controllo del SISTRI, dove si è convenuto di estendere a tutti gli utenti che dovranno rispettare la scadenza del 9 febbraio 2011 la partecipazione ad una fase di test permanente, dal 12 al 31 dicembre 2011, nel duplice intento di ricevere eventuali, ulteriori suggerimenti per le semplificazioni e di consentire, avendo disponibile un congruo periodo di tempo, una diffusa familiarizzazione con le funzionalità del Sistri;
tuttavia, al fine di raggiungere il livello di funzionalità indispensabile per un avvio realistico del SISTRI, si pone con urgenza la necessità di una revisione strutturale del sistema attraverso la semplificazione delle procedure, da concordare con i principali attori della filiera (alcune proposte di semplificazione, peraltro, sono già allo stadio avanzato a livello di soluzioni operative), la revisione della piattaforma hardware e software e la riduzione dei costi per le imprese. Tale semplificazione operativa è necessaria a rendere il SISTRI uno strumento di semplice utilizzo, efficace per il reale contrasto alle ecomafie, di vantaggio per le imprese sane, fondato su criteri di trasparenza ed efficienza, riducendo la mole degli oneri a cui, altrimenti, sarebbero sottoposti,


impegna il Governo:


a destinare i contributi versati dalle aziende per gli anni 2010 e 2011 a copertura degli anni di effettiva operatività del SISTRI, a titolo di compensazione, a favore delle imprese, degli importi già versati

in assenza del servizio con quelli che matureranno a far data dalla sua piena operatività (ovvero ad introdurre un credito d'imposta per le imprese che hanno pagato detti contributi);
a semplificare le tecnologie del sistema di tracciabilità, eliminando l'utilizzo della chiave USB, a favore di un sistema di autenticazione con user-id e password, dotate di analoghe garanzie di sicurezza;
a prevedere, di conseguenza, che l'utilizzo della black box di tracciamento del percorso effettuato dal mezzo sia slegato dal dispositivo USB, in modo da eliminare, tra l'altro, l'inserimento del dispositivo USB nel PC del produttore e/o del gestore da parte del conducente del mezzo, con una maggiore tutela dei sistemi informatici aziendali;
a ridurre le procedure operative esistenti, con mantenimento del registro carico/scarico e della scheda SISTRI disgiunti, eliminando le funzioni gestionali e di controllo dati del SISTRI, o in alternativa, a mettere subito a disposizione di tutti gli utenti la piattaforma di interoperabilità, attraverso la divulgazione dei tracciati che la compongono, in modo che i sistemi informatici aziendali possano dialogare senza difficoltà con il SISTRI;
a ricommisurare l'apparato sanzionatorio del SISTRI;
a fare sì che i test e le verifiche tecniche siano condotti sulla base di parametri distinti, che definiscano puntualmente cosa si misura, le caratteristiche del campione e le modalità con le quali si effettua il test posto di tali informazioni devono essere preventivamente comunicate agli operatori e condivise dai partecipanti alla verifica;
a predisporre uno strumento formativo interattivo (ad esempio demo ad accesso pubblico) che consenta a tutte le aziende nel territorio nazionale ed alle strutture formative di avere un'applicazione di riferimento informatizzata;
a fissare la data di avvio del SISTRI per le cosiddette micro imprese solo dopo aver completato una serie di procedure tecniche, tra queste, innanzitutto, l'emanazione del decreto ministeriale che individui le specifiche tipologie di rifiuti alle quali, in considerazione della quantità e dell'assenza di specifiche caratteristiche di criticità ambientale, sono applicate, ai fini del SISTRI, le procedure previste per i rifiuti speciali non pericolosi (procedura di adesione volontaria);
ad intervenire sulle modalità di applicazione del SISTRI a particolari tipologie di operatori, quali le imprese agricole, le imprese di raccolta e recupero dei rottami ferrosi e non ferrosi e i centri di raccolta dei Raee;
ad estendere l'obbligo di adesione al SISTRI alle imprese estere che operano sul territorio nazionale, sia per scongiurare la distorsione della concorrenza che si avrebbe a danno delle imprese italiane, sia per contrastare più efficacemente i fenomeni di smaltimento illegale dei rifiuti;
a prevedere la formazione di un elenco delle tipologie di imprese interessate e della quantità di rifiuti prodotti per tipologia di impresa, attraverso il sistema informatico del SISTRI e la sua interconnessione con l'ISPRA e l'albo gestori ambientali;
ad attivare un organismo terzo per certificare annualmente l'efficacia del sistema, una volta a regime, modificando le attribuzioni fin ora assegnate al Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri.
(7-00746)
«Bratti, Mariani, Braga, Realacci, Esposito, Viola, Marantelli, Morassut, Bocci, Iannuzzi, Benamati, Motta».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:

FEDI, BUCCHINO e PORTA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
Rai internazionale è un canale multipiattaforma (televisivo, radiofonico ed internet) di informazione e programmi, punto di riferimento insostituibile per le nostre comunità all'estero e per il sistema Italia nel mondo;
svolge un importante ruolo di informazione, formazione e comunicazione a favore degli italiani all'estero e di promozione del sistema economico-commerciale del nostro Paese nel mondo garantendo la presenza e la diffusione della lingua italiana all'estero;
la «missione» di Rai internazionale è fissata sia dalla Rai che da una convenzione con il dipartimento per l'editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri;
la nuova convenzione tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la RAI, stipulata il 26 luglio 2007, prevede la trasmissione di programmi televisivi e radiofonici destinati all'estero per la diffusione e la conoscenza della lingua e la cultura italiana nel mondo attraverso i palinsesti di Rai internazionale;
l'articolo 7 della convenzione stabilisce in 35 milioni di euro (30 milioni per il 2007) il finanziamento che la Presidenza del Consiglio deve corrispondere alla Rai per le prestazioni oggetto della convenzione, mentre l'articolo 10 stabilisce che la convenzione abbia pari durata della concessione del servizio pubblico generale radiotelevisivo affidato alla RAI dalla normativa vigente fino al 6 maggio 2016, fermo restando che la parti sono impegnate a rivedere condizioni e modalità delle prestazioni della convenzione ogni tre anni;
la convenzione prevede, inoltre, l'istituzione di una commissione permanente, presieduta dal capo del dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri e composta da tre rappresentanti della Presidenza del Consiglio dei ministri e quattro della Rai, nonché da un rappresentante del Ministero degli affari esteri, che sottoporrà le proprie considerazioni ad un comitato presieduto dal Sottosegretario di Stato della Presidenza del Consiglio dei ministri con delega per l'informazione e l'editoria, per l'adozione degli eventuali interventi correttivi;
nella «convenzione Rai e Presidenza del Consiglio», per la voce Rai internazionale, negli anni 2008 e 2009, c'erano a bilancio 35 milioni di euro, nel 2010, 25 milioni, nel 2011, 21 milioni e per il 2012 sono previsti 6,3 milioni di euro;
questo drastico taglio al finanziamento di Rai internazionale, annunciato dal precedente Governo, se fosse confermato, porterebbe già a partire dal gennaio 2012 alla chiusura del canale;
si tratta infatti di un taglio che sommato a quelli degli anni precedenti riduce drammaticamente le già scarse risorse a disposizione della struttura che è l'unica di puro servizio pubblico;
questa situazione ha creato forti preoccupazioni tra le nostre comunità all'estero e tra gli stessi giornalisti di Rai internazionale, con il comitato di redazione che ha di recente inviato al neo Presidente del Consiglio Monti una lettera aperta in cui si legge «... Rai Internazionale, anche nell'era dei nuovi mezzi di comunicazione, costituisce il filo diretto che ogni giorno lega milioni di nostri connazionali all'Italia, uno strumento indispensabile per la diffusione della lingua e della cultura italiana nel mondo. Spezzare questo legame, in una ricorrenza simbolica come il centocinquantesimo

anno dell'Unità d'Italia, si tradurrebbe anche in un grave danno economico oltre che di immagine poiché gli italiani all'estero sono considerati i migliori ambasciatori del "made in Italy"»;
il rischio che altri tagli portassero alla chiusura di Rai internazionale era stato segnalato dai deputati del PD già in sede di audizione con il direttore Renzoni ed era stata segnalata un'iniziativa urgente da parte del Governo per scongiurare questa ipotesi;
la questione del ripristino delle risorse a Rai Internazionale è stata sollecitata dagli stessi deputati anche al nuovo Governo e in particolare al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri -:
quali iniziative intendano assumere al fine di ripristinare la dotazione di bilancio della Convenzione tra la Presidenza del Consiglio dei ministri e Rai volta ad assicurare la continuazione, il miglioramento e lo sviluppo della presenza di Rai internazionale nel mondo e a realizzare gli obiettivi costitutivi di Rai internazionale e la sua capacità di raggiungere, con un prodotto di qualità, le comunità italiane nel mondo e le società dei Paesi in cui queste risiedono;
quali iniziative intendano assumere al fine di istituire la Commissione permanente, presieduta dal Dipartimento editoria, tra la Presidenza del Consiglio dei ministri, la Rai e il Ministero degli affari esteri;
quali azioni verranno adottate per garantire il monitoraggio e la valutazione della convenzione.
(4-14328)

REALACCI, GIULIETTI e MARIANI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il tema della salvaguardia e gestione dell'acqua è uno dei più complessi e delicati che la società moderna si trova a fronteggiare. Si rischia infatti di trasformare un bene vitale in una merce o di far prevalere talvolta nella gestione pubblica sprechi e cattivo uso di questa preziosa risorsa;
il 12 e 13 giugno 2011 i cittadini italiani sono stati chiamati a votare su quattro quesiti referendari, due dei quali inerenti la legislazione in materia di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica e la determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all'adeguata remunerazione del capitale investito;
il primo quesito del recente referendum prevedeva l'abrogazione della norma che consente di affidare la gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica a soggetti scelti a seguito di gara ad evidenza pubblica, consentendo la gestione in house solo ove ricorrano situazioni del tutto eccezionali, che non permettono un efficace ed utile ricorso al mercato, mentre il secondo proponeva l'abrogazione parziale della norma che stabilisce la determinazione della tariffa per l'erogazione dell'acqua, nella parte in cui prevede che tale importo includa anche la remunerazione del capitale investito dal gestore;
dopo 16 anni lo strumento referendario si è dimostrato nuovamente efficace superando il quorum con più di 27 milioni di cittadini votanti. La grande maggioranza degli elettori ha votato per l'affermazione dell'acqua come bene comune e diritto umano universale e si è inoltre dimostrata concorde per una gestione pubblica, trasparente e partecipata del servizio;
ad oggi però nulla di quanto deciso dai cittadini ha trovato nuova attuazione normativa per rispondere alla volontà espressa nel referendum e garantire certezza di risorse ad un settore strategico per il futuro del Paese -:
quali iniziative urgenti, anche normative, intenda assumere il Governo per dare seguito ai princìpi sottesi al voto del referendum del 12 e 13 giugno 2011.
(4-14329)

BOSSA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il sistema delle agenzie ambientali in Italia è stato istituito, a seguito del referendum popolare sui controlli ambientali del 18 e 19 aprile 1993, con decreto-legge 4 dicembre 1993, n. 496, recante disposizioni sulla riorganizzazione dei controlli ambientali e istituzione dell'Agenzia nazionale per la protezione dell'ambiente;
il decreto-legge 4 dicembre 1993, n. 496, è stato convertito dalla legge 21 gennaio 1994, n. 61;
il citato decreto-legge prevede che ogni regione si doti della propria Agenzia, nell'ambito di una rete nazionale al cui centro è posta l'Agenzia nazionale per la protezione dell'ambiente, oggi Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA, istituito dall'articolo 28, comma 1, del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008);
il decreto-legge n. 496 del 1993 dispone, tra l'altro, che le Agenzie regionali hanno autonomia tecnico-giuridica, amministrativa, contabile e sono poste sotto la vigilanza della presidenza della giunta regionale;
le ARPA, insieme all'ISPRA, costituiscono un sistema federativo che trova la sua espressione nel Consiglio federale, organismo che promuove, attraverso atti d'indirizzo, raccomandazioni e attività, lo sviluppo coordinato dell'intero sistema, al fine della convergenza di strategie operative e dell'omogeneità nelle modalità di esercizio dei compiti istituzionali (articolo 15 del decreto 21 maggio 2010, n. 123, del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare);
la strumentalità dell'azione delle ARPA risiede nell'obiettivo di garantire la qualità della salute umana e dell'ambiente, secondo i princìpi stabiliti dalla Costituzione e dal diritto comunitario;
le ARPA attuano la propria mission, ispirandosi, tra l'altro, ai princìpi di terzietà e multireferenzialità verso le istituzioni, le imprese, i cittadini; aspetti peculiari e tra loro fortemente integrati e sinergici;
la terzietà è un elemento di garanzia per la collettività e le istituzioni di riferimento;
la multireferenzialità nasce dalla trasversalità e dalla complessità delle problematiche ambientali e dall'esigenza, per la natura stessa dell'attività svolta, di porsi in relazione con molteplici soggetti pubblici e privati, ponendo in essere meccanismi di integrazione, collaborazione e/o comunicazione. In tale ambito, le ARPA svolgono, tra l'altro, un ruolo «sensibile» di supporto all'autorità giudiziaria;
l'emanazione delle leggi istitutive e l'operatività delle ARPA non sono state simultanee su tutto il territorio nazionale. Ne è conseguita una disomogeneità operativa delle Agenzie nelle diverse regioni e province autonome. I dati disponibili sul funzionamento delle ARPA evidenziano che la suddetta disomogeneità è aumentata nel tempo sia sul piano strutturale sia su quello operativo;
nel recente rapporto economico dell'OCSE «OECD Economic Surveys: Italy 2011» uno dei capitoli è dedicato alle politiche ambientali: nell'ambito di tali capitolo c'è una valutazione del sistema delle Agenzie regionali per l'ambiente in cui si evidenzia una asimmetria Nord-Sud nelle performance delle ARPA;
i dati delle performance dell'ARPA Campania, come è desumibile dal confronto dei programmi annuali delle attività (in termini preventivi e consuntivi) con quelli delle principali ARPA del Centro-Nord, evidenziano che si è accentuato il divario tra il sistema di protezione della salute e dell'ambiente realizzato nel Centro-Nord del Paese e quello definito al

Sud, in particolare nella regione Campania. Ciò a discapito dei cittadini della Campania, i quali, evidentemente, hanno la legittima aspettativa che la protezione di due beni universalistici, quali la salute e l'ambiente, sia applicata in condizioni di assoluta uguaglianza in tutto il Paese;
ad avviso dell'interrogante, le ragioni del divario tra le ARPA del Mezzogiorno (e quella della Campania in particolare) e le ARPA del Centro-Nord sono, evidentemente, da ricercare in primis in una non compiuta applicazione del decreto-legge n. 496 del 1993 da parte della politica di governo regionale, che sembra essersi fermata all'adempimento legislativo di istituzione dell'ARPA, abdicando poi al ruolo strategico di «governance» dell'Ente;
occorre che le ARPA siano gestite in modo tale da garantire autorevolezza e terzietà, elementi fondamentali per la collettività e le istituzioni di riferimento;
un esempio emblematico delle anomalie riscontrabili nel sistema delle Agenzie regionali per la protezione dell'ambiente è proprio quello riguardante i profili organizzativi dell'Arpa della Campania; il regolamento della giunta regionale della Campania del 15 dicembre 2011, n. 12, pubblicato sul bollettino ufficiale della regione n. 77 del 16 dicembre 2011, recante l'ordinamento amministrativo della giunta stessa:
a)al comma 3 dell'articolo 7 dispone, tra l'altro, che il dipartimento (della salute e delle risorse naturali) svolge funzioni di «vigilanza e controllo degli enti di riferimento dipendenti dalla Regione»;
b)al comma 1 dell'articolo 13 dispone, tra l'altro, che il dipartimento (della salute e delle risorse naturali) esercita le funzioni relative alla «vigilanza e al controllo» degli enti dipendenti dalla regione che operano nelle materie di competenza dello stesso dipartimento;
tali disposizioni, nell'affidare la «vigilanza e il controllo» dell'ARPAC ad una «struttura amministrativa» della giunta regionale, appaiono all'interrogante in netto contrasto con l'articolo 3 del decreto-legge n. 496 del 1993, che pone, invece, l'ARPAC sotto la vigilanza diretta dell'organo di direzione politica della regione: il presidente della giunta regionale;
tra le «prestazioni che incidono o possono incidere su diritti sociali e civili da garantire su tutto il territorio nazionale» rientrano anche le prestazioni di prevenzione e protezione in campo ambientale svolte dall'ARPA Campania a supporto dell'attività amministrativa degli enti locali (regione, province, comuni), e in ultima analisi, a beneficio della collettività, in termini di tutela dell'integrità e sullo sviluppo della persona umana;
i riferimenti normativi del concetto di «livelli essenziali di prestazioni» pubbliche sono rinvenibili nella Costituzione. In particolare, l'articolo 117, comma 2, lettera m), attribuisce alla legislazione esclusiva dello Stato «la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale» e quindi i diritti soggettivi «ambientali» dei cittadini-utenti (la locuzione, mutuata dalla necessità di non ledere un diritto soggettivo, è stata tra l'altro recentemente riconosciuta come clausola di salvaguardia nei provvedimenti statali di razionalizzazione della finanza pubblica);
tra i diritti sociali e civili da garantire, rientra la «tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali», competenza legislativa esclusiva dello Stato, ai sensi dell'articolo 117, comma 2, lett. s), della Costituzione -:
quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere in relazione a quanto esposto in premessa, anche valutando se sussistano i presupposti per sollevare il conflitto di attribuzioni tra Stato e regione.
(4-14334)

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

ROSATO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nella relazione del gennaio 2009 dell'Istituto regionale per la cultura istriano-fiumano-dalmata presentata nel corso del tavolo tra Governo e Associazione degli esuli istriani, fiumani e dalmati presso la Presidenza del Consiglio dei ministri viene quantificato in 25 mila il numero delle tombe italiane nella parte dell'Istria di giurisdizione slovena, nella parte d'Istria di giurisdizione croata e nelle isole di Cherso e di Lussino; nelle tombe italiane sono sepolti circa 100 mila defunti in quanto c'è un numero di sepolti superiore alla singola unita per ciascuna tomba, dovuto al fatto che solo alcune di queste erano in concessione perpetua anziché a termine: la cifra elevata tiene anche conto del fatto che un numero imprecisato di tombe è stato disperso durante il periodo intercorso fra la promulgazione della legge jugoslava del 1960 e la nuova legge croata del 1998;
le tombe e le lapidi italiane rappresentano un luogo di ricomposizione con la terra natia per le famiglie degli esuli e sono considerate un patrimonio prezioso per le stesse;
con la collaborazione delle direzioni dei cimiteri le antiche steli delle tombe italiane sono state restaurate e conservate in appositi lapidari anche nell'ambito del progetto «Tutela e manutenzione del patrimonio monumentale delle sepolture italiane nei cimiteri dell'Istria»; la tutela dei beni cimiteriali non si esaurisce con quella delle tombe in senso stretto, ma si estende anche ai monumenti ai caduti, alle vittime delle foibe e alle vittime delle fosse comuni;
nel passato più recente, però, nella medesima relazione di cui sopra, sono state quantificate nel 22 per cento le tombe o le lapidi italiane che sono state oggetto di cancellazione delle vecchie incisioni e sono un migliaio i sepolcri dismessi; un'analisi abbastanza aggiornata calcola in 12 milioni di euro il fabbisogno per un programma esaustivo di tutela delle tombe presenti nei cimiteri istriani e dalmati; la carenza di mezzi finanziari ha portato l'Istituto sopra citato a fare delle scelte obbligate tra le maggiori urgenze; un nuovo allarme lanciato dalla comunità italiana di Fiume riguarda l'espropriazione legale nel caso non vengano rinnovati i contratti di proprietà, poiché le famiglie si sono estinte, cancellando la memoria storica che le lapidi possono rappresentare; ci sono segnali positivi da alcune amministrazioni dei cimiteri, come quelli di Pisino e Rovigno, dove sono conservate oltre 150 antiche lapidi; in passato, un rischio concreto di sparizione di queste lapidi era stato corso in seguito all'iniziativa delle pompe funebri di vendere all'asta 150 tombe di vecchia data, per lo più italiane, considerate mal ridotte e ingombranti;
rispetto ad altre iniziative artistiche e culturali intese a tutelare la comunità italiana sul territorio, il recupero delle sepolture italiane è ad un livello inferiore -:
se sia a conoscenza del rischio di veder scomparire le antiche lapidi e tombe italiane e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di tutelarne la presenza futura.
(4-14325)

...

AFFARI REGIONALI, TURISMO E SPORT

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport, per sapere - premesso che:
il Coni ha ricevuto dallo Stato, fino al 2010, un contributo di circa 470 milioni di euro annui ridotti a 447,8 milioni di euro per il 2011 ed a 408,9 milioni per il 2012;

il CONI versa ad alcuni enti di promozione contributi pari a circa 17 milioni di euro;
risulterebbe che gli enti di promozione non rendano pubbliche le modalità di utilizzo di tali fondi;
fra gli enti di promozione del CONI ve ne sarebbe presente uno riconducibile a Confindustria, un altro ente denominato Alleanza Sportiva, che riceve un contributo pari a oltre 1,2 milioni di euro e un altro denominato Sport Padania, con sede in via Bellerio a Milano -:
se quanto esposto in premessa corrisponda al vero;
quali siano gli scopi che giustifichino il versamento del contributo da parte del CONI agli enti di promozione;
se il CONI verifichi o meno la conformità agli obiettivi degli utilizzi dei contributi citati;
quali iniziative intenda assumere alfine di rendere la massima pubblicità in merito all'utilizzo dei contributi erogati dal CONI.
(2-01301)
«Berretta, Misiani, D'Incecco, Boccuzzi».

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

BRATTI, BRAGA e MARIANI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel corso della missione a Napoli svolta dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti lo scorso 6 dicembre 2011, sono stati auditi il dottor Claudio Roveda e il dottor Giovanni Perillo, rispettivamente amministratore delegato e direttore tecnico della società Sapna S.p.a., interamente partecipata dalla provincia di Napoli, che si occupa della gestione e dello smaltimento dei rifiuti prodotti nella provincia medesima;
durante l'audizione, i rappresentanti della società provinciale hanno prodotto una serie di documenti, tra cui i contratti stipulati dalla Sapna per il trasporto e lo smaltimento di rifiuti tritovagliati e biostabilizzati (codice CER 19.12.12 e codice CER 19.05.01) prodotti dagli impianti Stir di Giugliano e Tufino nel periodo ricompreso tra il mese di dicembre 2010 e il mese di novembre 2011;
si ritiene opportuno approfondire le modalità di smaltimento dei rifiuti trattati negli Stir, in quanto non sono sufficientemente chiari né la destinazione di tali rifiuti, né le modalità con cui avviene il loro trasporto. Le questioni da affrontare riguardano in particolare: il contenuto dei contratti per lo smaltimento dei rifiuti fin ora stipulati dalla Sapna; quali imprese di trasporto sono state scelte e con quali criteri, nonché quali prezzi sono stati praticati per lo smaltimento e il trasporto dei rifiuti;
dall'analisi dei contratti fin ora esaminati dalla Commissione si ricava, in primo luogo, che nella fase immediatamente successiva alla formale cessazione dello stato di emergenza rifiuti in Campania, vi è stata la necessità di ricorrere a procedure d'urgenza per l'affidamento dei servizi di trasporto e smaltimento dei rifiuti trito vagliati negli Stir di Giugliano e Tufino;
in merito alla liceità del conferimento fuori dalla regione di produzione dei rifiuti urbani trito vagliati, si ricordano i seguenti passaggi legislativi e giurisprudenziali:
la sentenza del T.A.R. Lazio n. 4915 del 31 maggio 2011 ha disposto la cessazione dei conferimenti fuori regione dei rifiuti provenienti dagli STIR della regione Campania, atteso che tali rifiuti sono da classificare come «rifiuti urbani» e, come tali, sono sottratti al principio di

libera circolazione ex articolo 182, comma 3, del decreto legislativo n. 152 del 2006;
il Consiglio di Stato, con ordinanza n. 3073 del 18 luglio 2011, ha sospeso l'esecutività della sentenza di primo grado, ritenendo quantomeno «da riconsiderare» l'interpretazione fornita dal Tar relativamente alla caratterizzazione dei rifiuti. I giudici di secondo grado hanno di fatto accolto l'impostazione per cui i rifiuti trito vagliati negli Stir campani sono da qualificarsi «rifiuti speciali non pericolosi», per i quali vige il principio di libera circolazione e la possibilità di trasferirli e smaltirli fuori dalla regione di produzione, sulla base di soli accordi commerciali tra le imprese interessate;
il decreto-legge 1o luglio 2011 n. 94 (Gazzetta Ufficiale n. 151 del 1o luglio 2011) «Disposizioni urgenti in tema di rifiuti solidi urbani prodotti nella regione Campania», ha consentito, in considerazione dello stato di criticità derivante dalla non autosufficienza del sistema di gestione dei rifiuti urbani non pericolosi, lo smaltimento fuori regione, previo accordo fra le regioni fino al 31 dicembre 2011, dei rifiuti prodotti dall'attività di tritovagliatura negli impianti della regione Campania;
a partire dal 31 agosto 2011, le previsioni del decreto-legge hanno perso efficacia, in quanto il Parlamento non ha provveduto alla sua conversione in legge entro i 60 giorni successivi alla sua entrata in vigore;
per effetto della decadenza del suddetto decreto-legge, si è reso possibile il trasferimento in altre regioni dei rifiuti provenienti dagli STIR della provincia di Napoli, senza necessità di nulla osta o accordi bilaterali tra le regioni interessate. Ad oggi, infatti, resta in vigore soltanto l'ordinanza del Consiglio di Stato, per effetto della quale i rifiuti con codice CER 19.12.12 sono intesi come rifiuti speciali e non quindi come urbani;
dall'analisi dei contratti stipulati dalla Sapna si ricava che i rifiuti in oggetto sono stati conferiti in molte regioni, sia del sud che del nord Italia, e stanno tuttora circolando fuori dalla regione Campania;
in Puglia e Sicilia vi sono indagini in corso relativamente al trasporto e smaltimento di questi rifiuti. Si rileva inoltre che, di recente, Vincenzo D'Angelo - amministratore della D'Angelo Vincenzo Srl e della Sirtec Srl, aziende incaricate del trasporto dei rifiuti campani presso diverse regioni italiane -, è stato destinatario di una ordinanza di misura cautelare in carcere emessa dal GIP di Lecce per una serie di reati, tra cui il traffico illecito di rifiuti aggravato dal carattere transnazionale dello stesso;
per quanto riguarda il Nord Italia, i rifiuti campani vengono smaltiti sia a seguito di accordi con le regioni che hanno mostrato la propria disponibilità a siglare accordi con la Campania (Toscana, Emilia Romagna e Liguria), sia attraverso accordi commerciali tra la Sapna e le aziende incaricate (anche in regioni che hanno sempre formalmente ribadito la loro contrarietà ad accogliere parte dei rifiuti campani);
si segnalano, in particolare, i seguenti contratti, aventi ad oggetto il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti campani presso impianti del Nord Italia, conclusi al di fuori di accordi infra-regionali:
contratto stipulato in data 28 novembre 2011 tra la Sapna e il Consorzio CITE, con sede in Salerno, avente ad oggetto il trasporto e il conferimento presso la discarica della GEDIT S.p.A., sita in località Montichiari, Brescia, di 5.060 tonnellate di frazioni trito vagliate - Codice CER 19.12.12 proveniente dagli impianti STIR di Giugliano e Tufino e di 530 tonnellate di frazioni trito vagliate - Codice CER 19.05.01, proveniente dallo STIR di Tufino. Il prezzo fissato nel contratto è di 159 euro a tonnellata, onnicomprensivo di trasporto, smaltimento, ecotasse, contributi provinciali/regionali e di «ogni altro onere connesso», per un importo complessivo di euro 888.810. La durata del rapporto contrattuale è fissata sino all'esaurimento

delle quantità commissionate e comunque fino alla data del 31 dicembre 2011;
contratto stipulato in data 25 maggio 2011 tra la Sapna e la Old service S.r.l, con sede in Ferrara, per lo smaltimento della frazione secca trito vagliata codice CER 19.12.12 di circa 10.000 tonnellate iniziali (da considerarsi indicativo e suscettibile di aumento ad esclusivo giudizio del Committente) presso gli impianti di termovalorizzazione di ACEGAS-APS S.p.A. di Trieste e di ACEGAS-APS S.p.A. di Padova. Il corrispettivo previsto è di 107 euro a tonnellata, per un importo complessivo presunto di euro 1.070.000 (non vengono specificate le singole voci che compongono il prezzo). Il contratto è valido fino all'esaurimento della quantità complessiva di 10.000 tonnellate di rifiuto. Per quanto concerne il trasporto dei rifiuti oggetto del contratto, si prevede che ogni onere relativo sia in capo alla Sapna;
contratto stipulato in data 30 maggio 2011 tra la Sapna e la EUROPETROLI S.r.l., con sede in Battipaglia, per il servizio di prelievo e trasporto fino agli impianti di termocombustione ACEGAS-APS S.p.A. di Trieste e/o di Padova, della frazione secca trito vagliata - Codice CER 19.12.12, di un quantitativo iniziale, non vincolante per il Committente, pari a circa 15.000 tonnellate. L'importo complessivo presunto è pari ad euro 1.000.000,00, così determinato: euro 68,00/tonnellata per il trasporto del rifiuto fino all'impianto ACEGAS-APS di Trieste; euro 55,00/tonnellata per il trasporto del rifiuto fino all'impianto ACEGAS-APS di Padova. Essendo stato stipulato con la EUROPETROLI S.r.l. un solo contratto di trasporto, può ragionevolmente ritenersi che tale contratto sia da ricondurre ai rifiuti previsti nel contratto di smaltimento con la Old Service S.r.l. di Ferrara (sopra richiamato). La Sapna non avrebbe cioè provveduto a trasportare quei rifiuti con mezzi propri, ma avrebbe stipulato un ulteriore contratto di trasporto con un'azienda di Battipaglia. In questo caso, il costo effettivo dello smaltimento dei rifiuti presso gli impianti di Trieste e Padova è dato dalla somma del prezzo indicato nel contratto di smaltimento (107 euro/tonnellata) con il prezzo indicato nel contratto di trasporto (68 euro/tonnellata per il trasporto a Trieste e 55 euro/tonnellata per il trasporto a Padova), dunque 175 euro per lo smaltimento presso l'impianto di Trieste e 162 euro per lo smaltimento presso l'impianto di Padova;
contratto stipulato in data 10 ottobre 2011 tra la Sapna e la SEAP S.r.L, con sede in Aragona (AG), per il servizio di prelievo, trasporto e conferimento a recupero di 945 tonnellate di frazione secca trito vagliata presso impianti ubicati nella regione Campania e di 55,00 tonnellate di frazione secca tritovagliata da destinarsi all'impianto di termovalorizzazione ubicato in Busto Arsizio (VA) presso ACCAM S.r.l. Queste 55 tonnellate di rifiuti sono trasportate e conferite «in prova» presso l'impianto di termovalorizzazione ACCAM S.p.A. ubicato in Busto Arsizio (VA), per un corrispettivo di euro 223,00/tonnellata;
contratto stipulato in data 11 ottobre 2011 tra la Sapna Spa e l'impresa Area Spa, con sede in Copparo (FE) per il conferimento di rifiuti codice CER 19.05.01 («rifiuti prodotti dal trattamento aerobico dei rifiuti solidi, parte di rifiuti urbani e simili non compostata») provenienti dall'impianto di Tufino e di rifiuti codice CER 19.12.12 («frazione secca tritovagliata») provenienti dagli impianti di Giugliano e Tufino, presso la discarica per rifiuti non pericolosi «Crispa», sita nel comune di Jolanda di Savoia, Località Crispa (FE). L'importo contrattuale complessivo viene indicato in euro 3.116.400,00;
è poi espressamente previsto che tale importo sia «onnicomprensivo di trasporto a partire dallo stabilimento STIR di produzione fino all'impianto di destinazione, incluso lo smaltimento, le ecotasse ed ogni altro onere a titolo di "ristoro ambientale" e degli oneri sostenuti da ARPA per operazioni di vigilanza e controllo»;

caratteristica comune alle procedure di individuazione degli operatori economici, ai quali sono stati affidati i servizi sopra descritti, è il ricorso a procedure negoziate, ex articolo 57, comma 2 del decreto legislativo n. 163 del 2006 (relativo alle ipotesi in cui è possibile derogare alle ordinare procedure di gara), in considerazione della «evidente, estrema criticità nel ciclo di gestione dei rifiuti, caratterizzata, per di più, da una serie di eventi non prevedibili (...) in particolare, tra gli eventi sopravvenuti che hanno contribuito a tale anomalia, si segnala il malfunzionamento di due delle tre linee dell'impianto del termovalorizzatore di Acerra, che, conseguentemente, ha causato il rallentamento degli impianti STIR dei Comuni di Giugliano, Caivano e Tufino, proprio a causa dell'impossibilità di evacuare la frazione secca dei rifiuti organici tritovagliati, oltre alla imminente saturazione delle discariche in esercizio»;
in altri termini, si è sempre fatto ricorso a procedure d'urgenza che consentissero sia di derogare alla previa pubblicazione di un bando di gara;
da quanto suesposto si ricava che, nonostante l'ostilità di principio sempre opposta dalla Lega Nord, molte migliaia di tonnellate di rifiuti tritovagliati campani sono stati, e sono tuttora, smaltiti presso impianti del Nord Italia, attraverso accordi privati tra le aziende e senza che si abbia notizia dei controlli sulla qualità di detti rifiuti, a prescindere dalla loro formale qualificazione con codice CER 19.12.12. In molti casi tali rifiuti vengono trasportati da ditte, per le quali non è ancora pervenuta risposta in merito all'informativa antimafia;
in tutti i contratti, inoltre, si fa ricorso a procedure accelerate di urgenza che non garantiscono un adeguato grado di trasparenza sulle modalità di scelta del contraente e sulle modalità di esecuzione del servizio -:
se non si ritenga opportuno assumere iniziative per accertare, anche per il tramite del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente, la tipologia di rifiuti campani conferiti nelle altre regioni italiane nonché la situazione degli impianti di trattamento e smaltimento indicati nei contratti e delle modalità di trasporto dei rifiuti stessi.
(5-05855)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
con l'interrogazione 4-12297, che si richiama, si era evidenziata la situazione conseguente allo scoppio di un incendio presso il Petrolchimico di Priolo il 9 giugno 2011;
a distanza di alcuni mesi si è verificato oggi, 20 dicembre 2011, un altro incendio con l'innalzamento alle ore 10,45, di una enorme colonna di fumo che sovrasta la città di Siracusa;
in seguito sono arrivate le prime notizie ufficiali dalla stazione dei vigili del fuoco di Siracusa e due intere squadre risultano arrivate al serbatoio della benzina SG10 dove si è sviluppato in pochi minuti l'incendio causato da una probabile fuoriuscita di idrocarburi;
le prime dichiarazioni ufficiali sono state rilasciate alle ore 11,50 in merito al fatto che l'incendio è stato sedato e che non ci sono rischi di esplosione. Secondo notizie ufficiali dalla stazione dei vigili del fuoco di Siracusa l'incendio è divampato dal versamento di olii combustibili nel serbatoio SG10 Nord -:
quali siano i risultati delle prime analisi sulle cause dell'incendio e sulla dinamica dei fatti;
se e quali comunicazioni ufficiali siano state rilasciate dalla Erg Petroli, su cause e possibili conseguenze;

se e quale connessione vi sia tra questo incendio e quello del mese di giugno 2011;
se non ritenga il Ministro del lavoro e delle politiche sociali di disporre un'ispezione presso il petrolchimico di Priolo per verificare il pieno rispetto delle norme sulla sicurezza del lavoro e degli impianti.
(4-14321)

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nell'ottobre 2010 l'Enel ha ottenuto dalla regione Calabria l'autorizzazione per il progetto di riattivazione, con conversione a biomasse, della centrale del Mercure, impianto costruito negli anni sessanta nel territorio del comune di Laino Borgo (Cosenza), completamente inattivo da oltre 12 anni;
avverso tale improvvido provvedimento hanno avanzato autonomi ricorsi presso il TAR di Catanzaro la regione Basilicata, l'ente parco nazionale del Pollino, i comuni di Rotonda (Potenza) e Viggianello (Potenza), nonché l'associazione ambientalista WWF, mentre l'associazione Italia Nostra ha presentato un ulteriore ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, a significare l'avversione al progetto, negativo sotto ogni punto di vista, compreso quello economico-occupazionale, testimoniato anche dalle imponenti manifestazioni popolari che hanno mobilitato migliaia di persone, per difendere i propri diritti ed interessi e a tutela di una delle aree protette tra le più belle d'Italia;
la centrale e, infatti, ubicata all'interno di un'area doppiamente protetta a livello nazionale e comunitario (parco nazionale del Pollino e zona di protezione speciale - ZPS - Pollino e Orsomarso - IT9310903);
la potenza elettrica prevista per la centrale del Mercure e di 41 Mwe, che ne farebbe una delle centrali del genere più grandi d'Europa; la biomassa necessaria ad alimentarla è nell'ordine delle 400-500.000 tonn/anno, da trasportare, per impervie strade di montagna, già ora insufficienti per il normale traffico veicolare, con circa 150 grossi TIR che quotidianamente dovrebbero transitare su tale rete viaria, all'interno dell'area protetta;
le emissioni di questo enorme ed insostenibile traffico veicolare andrebbero ad assommarsi all'impatto inquinante determinato dalla combustione della biomassa (emissione di particolato, metalli pesanti, diossine ed altri composti tossico-nocivi) e dai vari scarichi della centrale, il tutto con grave nocumento per l'ambiente protetto del parco del Pollino, la sua biodiversità, le specie vegetali ed animali protette, tra tutte la lontra, animale protetto da norme internazionali perché in via di estinzione e per questo obiettivo specifico anche di un progetto di tutela del Ministero dell'ambiente;
ai rischi per l'ambiente e le specie protette, animali e vegetali, presenti nell'area, vanno aggiunti quelli, assolutamente inaccettabili, anche per la salute delle popolazioni residenti, legati alle emissioni aeree e al loro persistere all'interno della Valle del Mercure, dotata di scarsa ventilazione e caratterizzata, con elevata frequenza, dal fenomeno atmosferico dell'inversione termica che provoca un ulteriore ristagno d'aria, e dunque degli inquinanti, a livello del suolo, agendo, in pratica, come fattore moltiplicativo dei rischi per la salute da inalazione di inquinanti per la popolazione che nella Valle del Mercure vive e risiede;
per ottenere una positiva valutazione di incidenza (VI) per il progetto, l'Enel ha presentato, ai competenti uffici di Calabria e Basilicata, uno studio di impatto ambientale (SIA) che comprende anche una valutazione dell'impatto dell'opera sull'ambiente e sulla salute delle popolazioni residenti;
un aspetto nodale di tale documentazione riguarda il microclima della valle del Mercure, fattore ovviamente condizionante della persistenza e della propagazione

degli inquinanti (tra i quali particolato fine e ultrafine, NOx, SOx, diossine) emessi dalla centrale in caso di una sua riattivazione;
per valutare questo aspetto, l'Enel, anziché effettuare studi e misurazioni delle condizioni climatiche della Valle del Mercure, le mutua da una valle diversa e distante oltre 10 chilometri da quella del Mercure, assumendone come analoghe le caratteristiche;
recentemente è stato reso noto dai mezzi di informazione che l'Enel aveva, in realtà, a disposizione uno studio specifico sulla valle del Mercure, finalizzato alla possibilità di convertire la centrale da olio combustibile a carbone, fin dal 1987; studio da essa stessa finanziato e commissionato dall'amministrazione dell'epoca di Laino Borgo. In tale studio, prescindendo dal motivo per cui fu eseguito, irrilevante ai fini di quello che di seguito si evidenzia, viene bene dettagliata la situazione microclimatica della Valle del Mercure, in cui viene messo in evidenza proprio il fenomeno dell'inversione termica e viene altresì evidenziato il regime dei venti prevalenti nella Valle del Mercure, sostanzialmente dissimile, perché sensibilmente più debole, da quello vigente nella Valle di Latronico;
nello studio del 1987 viene pure sottolineata l'impossibilità per la rete viaria, che dall'epoca non risulta abbia subito significativi rifacimenti, a sostenere il carico di camion previsto per trasportare il combustibile al sito della centrale, tanto che viene avanzata la richiesta/necessità della costruzione di una ulteriore arteria stradale dedicata;
oltre che le condizioni climatiche, anche l'aumento del traffico veicolare previsto nella relazione del 1987 è assimilabile a quello che si determinerebbe con la riattivazione della centrale alla luce dell'attuale progetto di riconversione della centrale;
dunque, alcune tra le più gravi preoccupazioni da anni avanzate da più parti, nei confronti dell'attuale progetto di riconversione della centrale del Mercure, trovano puntuale conferma nella relazione del 1987, finanziata proprio dall'Enel -:
non si comprendono i motivi per cui l'Enel abbia fatto ricorso, nello studio di impatto ambientale (SIA), presentato ai competenti uffici della regione Calabria e Basilicata e fondamentale per l'iter autorizzativo, a dati microclimatici di una valle diversa da quella del Mercure, pur disponendo di quelli relativi a quest'ultima, ancorché in evidente contrasto con le tesi proposte dall'Enel nello studio di impatto ambientale -:
quali ulteriori iniziative di competenza si intendano adottare per impedire i gravi rischi per la salute che le popolazioni dell'area subirebbero a motivo delle condizioni microclimatiche che caratterizzano la Valle del Mercure, qualora la centrale dell'Enel venisse riattivata, per come si può dedurre anche dalla relazione commissionata nella seconda metà degli anni '80 dall'amministrazione di Laino Borgo e finanziata da Enel, nonché dell'inquinamento prodotto dall'imponente traffico veicolare previsto per il trasporto di biomassa all'interno dell'area protetta del parco del Pollino, situazione che creerebbe, inoltre, una insostenibile congestione della viabilità interna ed autostradale, rischio pur esso segnalato nello studio finanziato dall'Enel nel 1987;
se, tutto considerato, non sia il caso che l'ente Parco del Pollino richieda una moratoria del progetto dell'Enel per eseguire i necessari approfondimenti a tutela dell'area protetta cui appartiene anche la Valle del Mercure.
(4-14330)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:

BOSSA e PICCOLO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la situazione del cantiere di scavo del sito archeologico di Longola, in località

Poggiomarino, provincia di Napoli, è preoccupante:
vi sono stati, nei mesi scorsi, numerosi problemi: un incendio di parte dei depositi, con conseguente distruzione del materiale contenuto in cassette di plastica; ripetuti allagamenti dei depositi (le grandi vasche costruite per il depuratore e riutilizzate) dovuti alle esondazioni del fiume Sarno, con conseguente capovolgimento delle pile di cassette contenenti materiali derivati dall'attività di scavo (migliaia di reperti) e perdita irreparabile di importanti informazioni; gusti alle pompe idrovore rimaste a lungo senza manutenzione;

lo stesso scavo, fermo per diversi anni per problemi di varia natura, è ripartito dopo la chiusura di uno dei due saggi aperti, senza essere arrivati allo strato sterile e quindi senza essere riusciti a capire il periodo iniziale e le relative caratteristiche dell'insediamento protostorico;
il materiale venuto alla luce nell'operazione è copiosissimo e interessante. Sono state ritrovate due antichissime canoe. Una è ora restaurata e in mostra a città della scienza, a Napoli, senza essere mai stata mostrata al territorio dal quale proviene. Un'altra canoa monossile potrebbe non essere mai recuperata, per esplicita decisione di chi sovrintende allo scavo;
in questi giorni, dopo solo pochi mesi di lavoro effettivo di scavo, e ancora una volta senza essere arrivati allo strato sterile, sarà ricoperto anche l'altro saggio, e non è stato reso pubblico nessun programma relativo ad indagini ulteriori;
la logica sottesa alle azioni condotte appare assai discutibile, anche perché non tiene in alcun conto le osservazioni arrivate dal territorio, dall'amministrazione comunale, dalle associazioni, che, in un'ottica di sussidiarietà orizzontale e in un processo di cittadinanza attiva, vorrebbero poter contribuire al formarsi delle decisioni riguardanti il loro territorio e le opportunità di sviluppo;
il sito di Longola porta i segni della rigogliosa prima civiltà della Valle del Sarno (quella Sarrasta), e l'importanza della sua fruizione per la cultura e l'economia dei luoghi è notevole;
dalle associazioni del territorio arriva la richiesta di una mobilitazione per rifiutare l'abbandono del sito e chiedere una urgente e concreta valorizzazione, con l'allestimento di un contenitore museale cittadino per l'esposizione delle migliaia di reperti, che devono ritornare al territorio dal quale sono emersi, per nutrirne la memoria storica e l'identità civica -:
se sia a conoscenza della situazione del sito archeologico di Longola, in località Poggiomarino, provincia di Napoli;
quali siano i progetti per la tutela e la valorizzazione di tale importante insediamento storico-culturale, se sia nelle intenzioni del Governo promuovere una iniziativa, d'intesa con i soggetti istituzionali e associativi del territorio, per il rilancio dell'intera, antica, «Valle dei Sarrasti».
(4-14314)

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DIFESA

Interrogazione a risposta immediata:

DI BIAGIO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 2, comma 627, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria per il 2008), le cui previsioni sono ora confluite nell'articolo 297, comma 1, del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, ha stabilito che il Ministero della difesa predisponesse, con criteri di semplificazione, di razionalizzazione e di contenimento della spesa, un programma pluriennale per la costruzione, l'acquisto e la ristrutturazione di alloggi di servizio;
in ottemperanza a tale previsione, l'articolo 306, comma 3, del citato decreto legislativo n. 66 del 2010 ha disposto che

«il Ministero della difesa provvede all'alienazione della proprietà, dell'usufrutto o della nuda proprietà di alloggi non più ritenuti utili nel quadro delle esigenze dell'amministrazione, in numero non inferiore a tremila»;
l'individuazione degli alloggi da alienare è stata già parzialmente operata, giusto decreto direttoriale n. 14 del 22 novembre 2010 della direzione generale dei lavori del genio del Ministero della difesa. Sono stati così individuati 3.022 alloggi, numero che, peraltro, non va ritenuto definitivo;
va ricordato che l'amministrazione della difesa dispone di un patrimonio immobiliare ad uso abitativo di circa 18.500 alloggi, di cui 4.000 alloggi sono non occupati. Esistono, inoltre, circa 5.000 alloggi utilizzati da utenti cosiddetti sine titulo. Tale condizione interessa personale militare in quiescenza, che usufruisce degli alloggi in base a contratti regolarmente registrati e pagando un canone mensile, fissato annualmente dal Ministero;
la corresponsione dei canoni di locazione menzionati garantisce attualmente all'amministrazione della difesa entrate non trascurabili, pari a circa 35 milioni di euro annui. Viceversa, i sopra citati 4.000 alloggi non occupati e quelli che saranno tali a breve, a causa degli annunciati sfratti, provocano un evidente e sensibile danno all'erario, per mancata riscossione canoni, spese condominiali comunque correnti e progressivo degrado per mancanza di manutenzione;
la normativa inerente la permanenza degli utenti sine titulo, con particolare riferimento alla legge n. 244 del 2007, ha sempre inteso adottare misure che favorissero una conciliazione in grado di tutelare anche il diritto, sancito per legge, degli inquilini residenti. Tuttavia, il regolamento attuativo della legge n. 244 del 2007, a parere dell'interrogante, ha stravolto il dettato normativo, determinando condizioni oggettivamente critiche per gli utenti stessi;
a partire dal 2009, con quanto tracciato nel progetto noto come «obiettivo 9», veniva predisposto il recupero delle unità abitative attraverso la sottoposizione degli utenti a dei canoni locativi di libero mercato, di fatto volutamente antieconomici e quindi insostenibili per moltissime delle famiglie interessate;
su tali questioni si sono avvicendati nel corso degli ultimi due anni interventi legislativi e parlamentari di natura trasversale, al fine di scongiurare il rischio di colpire inopinatamente le famiglie di tanti militari o comunque di personale in forza al Ministero della difesa, che hanno servito lo Stato;
la mozione n. 1-00559, concernente iniziative in materia di concessione degli alloggi di servizio del Ministero della difesa, sottoscritta dai rappresentanti di tutti i gruppi parlamentari e sulla quale il Governo in data 8 febbraio 2011 ha espresso parere favorevole, stabilisce che «in ogni caso, non si procederà al recupero degli alloggi nelle aree ove non sussistano impellenti esigenze non altrimenti risolvibili», con ciò lasciando emergere un preciso orientamento amministrativo finalizzato al recupero degli alloggi in relazione alla loro localizzazione e definendo la procedura di alienazione della proprietà, dell'usufrutto o della nuda proprietà di alloggi non più ritenuti utili, nel quadro delle esigenze dell'amministrazione ai sensi del citato decreto legislativo;
successivamente, nell'ambito di approvazione del cosiddetto decreto milleproroghe, in data 25 febbraio 2011 il Governo si è impegnato a non avviare azioni di recupero forzoso nei confronti degli utenti cosiddetti sine titulo, fermi restando i canoni allora vigenti;
la situazione relativa agli alloggi della difesa, assai complessa sotto molteplici profili, è materia di quattro mozioni attualmente oggetto dei lavori del Senato della Repubblica: la n. 1-00463 Germontani ed altri; la n. 1-00467 Scanu ed altri; la n. 1-00471 Ramponi ed altri; la n. 1-00472 Caforio ed altri. La discussione è

iniziata in Assemblea il giorno 28 settembre 2011 ed è stata rinviata al fine di consentire ulteriori approfondimenti anche nell'ambito dell'attività delle Commissioni competenti per materia;
nonostante i citati impegni del Governo, anche di natura normativa, è da evidenziare che recuperi forzosi nei confronti degli alloggi di cui in premessa, non inclusi fra quelli di prevista alienazione, sono già stati avviati da qualche ramo del Ministero della difesa su tutto il territorio nazionale;
inoltre, una grave criticità si sta determinando in queste ore a dispetto e in direzione avversa rispetto al lavoro attualmente in corso presso il Senato della Repubblica e alle determinazioni a cui sono giunti i lavori parlamentari;
alla luce di quanto sopra indicato, mentre sono ancora in discussione le mozioni che, se approvate, impegnerebbero il Governo a predisporre una dinamica di ridefinizione della gestione degli alloggi, le associazioni di inquilini lamentano che molti utenti hanno ricevuto, da parte degli stati maggiori di forza armata, lettere raccomandate che stabiliscono da subito canoni del tipo «provvisori», incrementati fino al triplicare dell'equo canone attualmente corrisposto, fatti salvi futuri conguagli;
la misura evidenziata sarebbe, ad avviso dell'interrogante, palesemente illegittima, atteso che secondo l'articolo 3, comma 3, del decreto ministeriale del 16 marzo 2011, non è contemplata alcuna applicazione di canoni «provvisori», ma la determinazione dei nuovi canoni definitivi, a decorrere dalla data ufficiale della notifica formale;
tale misura, adottata mentre ancora sono al vaglio soluzioni alternative e confronti parlamentari, oltre a presentare un profilo di dubbia costituzionalità, costituisce una mancanza di rispetto nei confronti del lavoro parlamentare, attuale e pregresso. Essa sembra corrispondere pienamente a quanto ventilato nel citato «obiettivo 9» e mette in condizione di seria criticità migliaia di famiglie che, avendo servito con onestà e abnegazione lo Stato italiano, già si apprestano a lasciare le proprie case;
va, poi, osservato che l'aumento improvviso ed esponenziale dei canoni rappresenta una misura altamente incomprensibile anche dal punto di vista finanziario e amministrativo: il rischio è, infatti, quello di mandare via i vecchi inquilini, che pagano regolarmente il canone di locazione, per trovarsi con appartamenti vuoti, senza alcun vantaggio per il bilancio del Ministero interessato;
in data 14 dicembre 2011 il tribunale amministrativo regionale del Lazio ha accolto il ricorso presentato da 115 inquilini sine titulo degli alloggi militari, sospendendo l'efficacia dell'applicazione del canone di libero mercato, che risultava insostenibile a fronte del reddito familiare dei conduttori;
malgrado la sopra indicata pronuncia, il Ministero della difesa sta di fatto proseguendo la procedura di trattenimento dei canoni di mercato dalla pensione degli utenti -:
se non ritenga opportuno assumere le necessarie iniziative per sospendere gli aumenti di canoni «provvisori», che sono, a parere dell'interrogante, improvvisi, iniqui e normativamente non previsti, e condannati dalla recente sentenza del tribunale amministrativo regionale del Lazio, e ogni atto di recupero forzoso degli alloggi in questione, così come da impegno del Governo, in attesa della rettifica della normativa e almeno fino al completo espletamento dei lavori parlamentari attualmente in corso nelle Commissioni competenti, e quale intervento intenda predisporre - in considerazione dell'evidente urgenza della questione - al fine di ottemperare agli impegni presi dal Governo, tutelando concretamente e doverosamente la categoria degli inquilini sine titulo, anche tenendo in dovuto conto le esigenze delle famiglie interessate.
(3-01983)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, per sapere - premesso che:
il comparto ippico segnala ormai da molti anni, una crisi divenuta strutturale, che coinvolge l'intera filiera imprenditoriale, (dall'allevamento fino alla raccolta delle scommesse) le cui conseguenze rischiano di determinare una situazione di ulteriore criticità sia sul piano economico, a causa delle drastiche riduzioni delle agenzie di scommesse, che ha causato un progressivo decremento degli introiti sulle corse dei cavalli in un mercato sempre più inflazionato dai giochi non ippici, che sul piano occupazionale, il cui effetto, connotato anche dalla presenza di lavoro irregolare e dallo scarso rigore nel rispetto delle norme di legge, ha determinato un evidente riduzione del numero degli occupati diretti
le previsioni per il 2012 prospettano uno scenario complessivamente negativo e penalizzante, nei riguardi del settore interessato, in considerazione della riduzione di 100 milioni di euro quale contributo previsto all'ASSI Agenzia per lo sviluppo del settore ippico, (ex Unire), che comporterà una riduzione delle entrate stimata per oltre il 40 per cento;
appare evidente, a giudizio degli interpellanti, che il mancato sostegno e la conseguente drastica riduzione dei fondi destinati alle corse, all'allevamento e all'intera gestione degli ippodromi, provocherà a partire dall'inizio del prossimo anno, effetti disastrosi per l'intera filiera ippica nazionale, con una ulteriore riduzione di migliaia di lavoratori del settore privi di occupazione e oltre 15 mila cavalli da destinare al macello, con conseguenze devastanti sull'indotto e con l'impossibilità da parte dell'amministrazione statale di introitare, come avvenuto nel presente anno, circa 180 milioni di euro di imposte tributarie;
le evidenti responsabilità negative della gestione del suesposto comparto, da parte dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, che per oltre un decennio, ha governato le scommesse ippiche e la modulazione delle risorse finanziarie per il settore, a giudizio degli interpellanti appaiono pertanto chiare, con particolare riferimento alla questione dei cosiddetti minimi garantiti che sarebbero dovuti essere corrisposti in maniera assolutamente regolare nei riguardi dell'ASSI, (ex Unire) affinché entrassero a regime nel settore, ed invece non sono stati mai attribuiti alla medesima Agenzia;
risulta altrettanto evidente, a giudizio degli interpellanti, il carattere approssimativo con cui i concessionari delle scommesse ippiche e l'ente preposto alla tutela del settore, hanno contrastato una successione di situazioni critiche, che a causa di palesi inesattezze nella gestione, hanno danneggiato profondamente l'ippica italiana;
in una fase economica e finanziaria di emergenza come quella attuale in cui la crescita dell'economia italiana risente del rallentamento di quella globale, e la razionalizzazione e l'ottimizzazione delle risorse disponibili non consentono obiettivamente ampi margini d'intervento per gli investimenti e per i finanziamenti ad hoc a favore delle disciplina sportive, appare tuttavia evidente, a giudizio degli interpellanti, intervenire a favore di un settore come quello ippico, di tradizioni prestigiose, che ha contribuito ad accreditare l'immagine vincente dell'Italia nel mondo, salvaguardandolo dai rischi obiettivamente concreti di una definitiva scomparsa;
il comparto ippico, in considerazione di quanto esposto in premessa, necessita conseguentemente di una rivisitazione complessiva ed organica dell'impianto normativo, che non riguardi soltanto la politica di gestione delle scommesse, ma che sia nelle condizioni di adottare una serie

di provvedimenti per la definizione delle situazioni pregresse, al fine di costituire un punto di partenza per l'impostazione della nuova convenzione nell'ambito di un processo di rivisitazione dell'attuale circuito ippico nazionale -:
quali iniziative urgenti e necessarie intendano intraprendere, nell'ambito delle rispettive competenze, al fine di prevedere gli strumenti necessari per affrontare e risolvere la crisi del settore ippico, le cui criticità, esposte in premessa, destano evidenti preoccupazioni nei riguardi di un comparto dalla tradizione centenaria, composto da migliaia di operatori, che richiede una profonda ristrutturazione, sia per garantire i livelli occupazionali, sia in relazione alla struttura distributiva delle scommesse ippiche.
(2-01302)
«Marinello, Gioacchino Alfano, Ceroni, Germanà, Pizzolante, Nola, Aracu, Mazzuca, Luciano Rossi, Tommaso Foti, Di Cagno Abbrescia, Ghiglia, Porfidia, Osvaldo Napoli, Mazzoni, Speciale, Rampelli, Minardo, Iannaccone, Pugliese, Fallica, Bernardo, Torrisi, Cassinelli, Catanoso, Antonio Pepe, Cannella, Ciccanti, Laboccetta, De Camillis, De Luca, Barani, Belcastro, Cosenza, Marsilio, Cesaro».

Interrogazioni a risposta immediata:

D'ANNA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, all'articolo 17, comma 4, lettera e), modifica il comma 51 dell'articolo 1 della legge 13 dicembre 2010, n. 220, prorogando, al 31 dicembre 2012, il blocco delle azioni esecutive nei confronti delle aziende sanitarie locali e ospedaliere delle regioni sottoposte ai piani di rientro dai disavanzi sanitari, sottoscritti ai sensi dell'articolo 1, comma 180, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, e successive modificazioni, e commissariate;
il combinato disposto della norma non è risolutivo perché non consente agli enti del servizio sanitario nazionale presso le regioni sottoposte ai piani di rientro dai disavanzi sanitari e commissariate l'utilizzo delle somme già pignorate presso le tesorerie, il cui svincolo permetterebbe il regolare pagamento dei crediti, vantati da tutti i fornitori, fonte delle somme pignorate, nonché degli ulteriori crediti e l'espletamento delle funzioni istituzionali;
tale disposizione non tiene conto del gravissimo stato di indebitamento dei fornitori degli enti del servizio sanitario nazionale presso le regioni sottoposte ai piani di rientro dai disavanzi sanitari;
il blocco delle azioni esecutive ha come scopo la realizzazione dei piani di rientro dai disavanzi sanitari predisposti dalle regioni commissariate diretti a regolarizzare i pagamenti e a abbattere il contenzioso ed i relativi oneri;
in alcune regioni, in particolare nella regione Campania, a distanza di oltre un anno dall'entrata in vigore della norma, nulla è stato fatto per abbattere l'esposizione debitoria nei confronti dei creditori e per ripristinare l'ordinato e regolare pagamento dei fornitori;
una corretta applicazione della norma, attraverso l'adozione e la realizzazione di piani di ricognizione e pagamento dei crediti, concorrerebbe alla realizzazione degli obiettivi dei piani di rientro dai disavanzi sanitari ed eviterebbe il maturare di ulteriori interessi a danno della pubblica amministrazione -:
quali iniziative intenda adottare al fine ridurre il periodo di vigenza del blocco delle azioni esecutive e garantire, attraverso l'adozione di piani di ricognizione e pagamento dei crediti, lo svincolo delle somme già pignorate presso le tesorerie degli enti del servizio sanitario nazionale

nelle regioni sottoposte ai piani di rientro dai disavanzi sanitari e commissariate.
(3-01989)

REGUZZONI, BOSSI, LUSSANA, FOGLIATO, MONTAGNOLI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CAVALLOTTO, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DAL LAGO, DESIDERATI, DI VIZIA, DOZZO, DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, ISIDORI, LANZARIN, MAGGIONI, MARONI, MARTINI, MOLGORA, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 11 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, ha introdotto l'obbligo per gli operatori finanziari di comunicare periodicamente all'anagrafe tributaria le movimentazioni che hanno interessato i conti correnti presso le banche, gli istituti finanziari e le Poste, oltre che le informazioni relative a tali rapporti necessarie ai fini fiscali, nonché l'importo delle operazioni finanziarie; lo stesso articolo 11 stabilisce che le informazioni comunicate saranno utilizzate dall'Agenzia delle entrate per «l'elaborazione con procedure centralizzate, secondo i criteri individuati con provvedimento del Direttore della medesima Agenzia, di specifiche liste selettive di contribuenti a maggior rischio di evasione»;
è necessario, a parere della Lega Nord, perseguire con forza l'obiettivo della lotta ad ogni forma di evasione ed elusione fiscale e l'azione del Governo Berlusconi dal 2008 all'estate del 2011 ne è la testimonianza: considerando l'ultimo anno completo, il 2010, viene confermato il trend positivo nel recupero delle somme evase; la riscossione dei tributi è salita a 8,9 miliardi di euro, con un incremento del 15 per cento rispetto al 2009, con un grande sforzo da parte di Agenzia delle entrate e della Guardia di finanza;
la Lega Nord si è sempre battuta per un fisco «amico», un fisco non oppressivo, ma collaborativo con i contribuenti, che possa collaborare anche preventivamente e non solo sanzionare, che imponga sanzioni commisurate al reato, che non punisca indiscriminatamente, ma in modo mirato e selettivo;
le citate misure, introdotte dall'articolo 11 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, vanno nel senso esattamente opposto rispetto a quello auspicato dalla Lega Nord: viene, infatti, introdotta un'indiscriminata schedatura di tutti i contribuenti, che non raccoglierebbe elementi utili a carico dei potenziali evasori, ma andrebbe a «spiare» tutti i correntisti, anche quelli pienamente in regola con il versamento delle imposte, raccogliendo informazioni riguardanti anche la loro vita privata; questa non è la posizione della sola Lega Nord; sul tema si è espresso il Garante europeo aggiunto della privacy, sostenendo queste tesi e arrivando a definire le misure «non praticabili», contrarie agli obblighi europei perché «si intromettono in modo sproporzionato nella sfera personale degli individui»;
tali misure non esistono negli altri Paesi europei e facilmente si potrebbe contestarne, nelle sedi giurisdizionali, la contrarietà alla normativa comunitaria o attivare l'impugnativa di costituzionalità -:
se il Governo intenda intervenire, con un prossimo provvedimento normativo, a modificare le misure introdotte con il decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, in modo da ricondurle nell'alveo del giusto controllo dei potenziali evasori ed evitare la schedatura indiscriminata di tutti i cittadini, anche quelli in regola con il fisco.
(3-01990)

Interrogazioni a risposta scritta:

PORFIDIA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. - Per sapere - premesso che:
il 14 maggio è entrato in vigore a seguito della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n. 110 del 13 maggio 2011 il decreto legge cosiddetto «dello sviluppo» il quale prevede all'articolo 2 il credito di imposta per nuovo lavoro stabile nel Mezzogiorno;
in realtà la misura trae origine dal patto Europlus stipulato a livello europeo per la promozione della produttività nelle regioni in ritardo di sviluppo tra cui l'Abruzzo, la Basilicata, la Calabria, la Campania, la Puglia, il Molise, la Sardegna e la Sicilia;
il credito d'imposta potrà essere concesso a seguito dell'assunzione di lavoratori a tempo indeterminato anche a tempo parziale ad incremento della media dei lavoratori a tempo indeterminato occupati nei dodici mesi antecedenti l'assunzione e non concorre alla formazione del reddito e del valore della produzione ai fini dell'Irap;
il beneficio verrà concesso per dodici mesi seguenti all'assunzione di lavoratori definiti ai sensi della normativa europea «svantaggiati» ovvero:
a) lavoratori privi di impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi. In attesa di eventuali chiarimenti si debbono intendere tutti i disoccupati e inoccupati che negli ultimi sei mesi non sono stati assunti con un regolare contratto di lavoro dipendente. Dovrebbero quindi essere agevolabili i lavoratori che hanno svolto prestazioni occasionali anche nei sei mesi antecedenti l'assunzione;
b) lavoratori privi di un diploma di scuola media superiore o professionale;
c) lavoratori che hanno superato i 50 anni di età;
d) lavoratori adulti che vivano soli con una o più persone a carico;
e) lavoratori occupati in professioni o settori con elevato tasso di disparità uomo-donna;
f) lavoratori membri di una minoranza nazionale;
il beneficio avrà una durata di ventiquattro mesi se riguarda l'assunzione di lavoratori «molto svantaggiati» cioè lavoratori privi di lavoro da almeno 24 mesi;
la misura del credito d'imposta è pari al 50 per cento dei costi salariali così come definiti dal numero 15 dell'articolo 2 del Regolamento (CE) n. 800/2008 del 6 agosto 2008 della Commissione europea. A tal fine sono considerati costi salariali la retribuzione lorda prima delle imposte ed i contributi obbligatori. Al fine del godimento del beneficio occorre che l'incremento della base occupazionale venga considerato al netto delle diminuzioni occupazionali verificatesi in società controllate o collegate ex articolo 2359 del codice civile e che venga mantenuto il numero dei lavoratori assunti nel corso del periodo agevolato. Oltre alla precedente ipotesi, si decade dal beneficio se i posti di lavoro creati non sono conservati per un periodo minimo di tre anni ovvero di due anni nel caso di piccole e medie imprese ovvero nel caso in cui vengano accertate violazioni non formali in materia fiscale e previdenziale relativamente al lavoro dipendente che comportano una sanzione pari o superiore a cinquemila euro o in caso di violazione alla normativa sulla salute e sicurezza dei lavoratori o nel caso in cui siano emanati provvedimenti definitivi per condotta antisindacale;
non prevedendo espresse ipotesi di incompatibilità, lo stesso potrà essere utilizzato contestualmente ad altre agevolazioni esistenti in materia di lavoro tra cui le agevolazioni previste dall'articolo 8, comma 9, della legge n. 407 del 1990 e, restando in Campania, alle agevolazioni previste dal programma più sviluppo più

lavoro a condizione del rispetto delle regola del de minimis prevista per tale agevolazione;
per l'effettivo utilizzo del credito occorre tuttavia aspettare il decreto del Ministero dell'economia e delle finanze di concerto con il Ministero del lavoro e della politiche sociali, il Ministero per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale che oltre a stabilire i limiti di finanziamento garantiti da ciascuna delle regioni, dovrà stabilire le disposizioni di attuazione, così come stabilito dal comma 8 dell'articolo 2 dello stesso decreto-legge n. 70 del 13 maggio 2011;
il 6 ottobre 2011, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali pro tempore ha comunicato l'approvazione della Commissione europea del credito d'imposta previsto dal «decreto sviluppo» per l'assunzione a tempo indeterminato nelle aree del Sud Italia -:
quali iniziative i Ministri interrogati intendano assumere per facilitare e velocizzare l'effettivo utilizzo del credito d'imposta su illustrato con particolare riguardo alla situazione delle aziende del meridione d'Italia.
(4-14312)

ZACCHERA, GARAVINI, PORTA, GIANNI FARINA e NARDUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
le recenti norme finanziarie di stabilizzazione della spesa pubblica hanno coinvolto anche i capitali «scudati» di lavoratori frontalieri ed italiani emigrati in Svizzera che - in ossequio alle norme in vigore - avevano trasferito in Italia le proprie pensioni e liquidazioni percepite in Svizzera;
la norma non è chiara nell'applicazione delle ritenute fiscali su tali trasferimenti che sono relativi a redditi di lavoro e non certo ad investimenti finanziaria o speculativi;
sulle predette somme sono già state pagate dai lavoratori italiani le imposizioni fiscali svizzere e si tratterebbe quindi di una doppia ed incongrua ritenuta fiscale -:
quali iniziative abbia attuato od intenda attuare il Ministro per distinguere tra questi cespiti finanziari - documentabili e documentati, stante i rapporti con gli istituti di previdenza svizzeri e degli altri Paesi prossimi all'Italia - da quelli relativi ad operazioni finanziarie o speculative ovvero all'esportazione di capitali all'estero.
(4-14317)

STRIZZOLO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da diverso tempo ormai vengono segnalate da diverse amministrazioni locali del Friuli Venezia Giulia le conseguenze negative dei tagli di collegamenti ferroviari sia all'interno della regione stessa sia con altri territori nazionali ed europei;
sono sistematicamente lamentate pesanti carenze in fatto di rispetto degli orari dei treni - soprattutto quelli utilizzati dai lavoratori pendolari - e della qualità del servizio sotto il profilo igienico-sanitario nonostante i molteplici aumenti del costo dei biglietti sulle diverse tratte;
in particolare, le amministrazioni comunali di Cervignano del Friuli, Aquileja, Latisana, Lignano Sabbiadoro e San Michele al Tagliamento, lamentano in questi giorni la soppressione di alcune fermate recentemente decise da Trenitalia sulla linea Trieste-Venezia con inaccettabili penalizzazioni per cittadini, famiglie e imprese che insistono nel territorio della Bassa Friulana e del Veneto Orientale;
vengono altresì segnalati dei restringimenti anche nella fruibilità stessa dei servizi erogati sull'Eurostar per le classi di viaggiatori di livello inferiore, come la mancata possibilità di utilizzare la carrozza-ristorante;
Trenitalia è un'azienda totalmente partecipata dal Ministero dell'economia e

delle finanze - che a tutt'oggi svolge la propria attività in regime di sostanziale monopolio - ed ha come scopo sociale l'erogazione di un servizio trasporti per persone e merci che deve tener conto di un interesse economico e sociale di carattere generale, con una missione che va oltre le caratteristiche proprie di una attività privatistica;
da tempo si segnalano, inoltre, carenze di investimenti proprio per le linee ed i servizi di carattere locale e regionale utilizzate prevalentemente da studenti, lavoratori e famiglie a basso reddito, mentre per le linee che si rivolgono ad una utenza più facoltosa, in questi anni non si sono lesinati interventi finanziari rilevanti -:
quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato circa la necessità di assicurare - attraverso adeguati interventi presso Trenitalia - un servizio ferroviario di migliore qualità e con le necessarie fermate in alcune tratte, come quella sopra richiamata che interessa la Bassa Friulana e il Veneto Orientale sia per le attività economico-produttive e turistiche che per il normale utilizzo dei pendolari.
(4-14322)

...

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BORDO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
è in corso da anni un'articolata discussione sulla funzionalità operativa e la sostenibilità finanziaria dell'attuale geografia delle circoscrizioni giudiziarie;
l'irrompere e l'aggravarsi della crisi finanziaria ed economica mondiale ha accelerato il processo di ridefinizione dell'organizzazione delle sedi giudiziarie, al punto che il Governo è stato incaricato dal Parlamento ad elaborare e presentare una programmazione finalizzata alla razionalizzazione dell'organizzazione territoriale degli apparati giudiziari;
da notizie di stampa apprendiamo che sia già stato predisposto un primo intervento sugli uffici del giudice di pace, il cui taglio oscilla tra le 532 e le 674 sedi, a cui dovrebbe fare seguito la riduzione e l'accorpamento di tribunali, sezioni distaccate e Procure, per un taglio complessivo di 40 uffici;
nei territori potenzialmente interessati da tali interventi si sta sviluppando un ampio e radicato movimento civico di opposizione rispetto alle scelte che il Governo adotterà, fondato innanzitutto sulla scarsa conoscenza dei criteri individuati per la selezione degli uffici da accorpare e/o tagliare -:
quali siano i criteri tecnici individuati per la selezione delle sedi giudiziarie da chiudere e/o accorpare;
se ed in quale misura siano valutati la presenza di fenomeni criminali di tipo mafioso e la conformazione orografica dei territori;
se ed in quale forma sia prevista l'attivazione di forme di interlocuzione con le istituzioni territoriali.
(5-05849)

MAGGIONI e NICOLA MOLTENI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la legge 14 settembre 2011, n. 148, di conversione, con modificazioni, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, ha fra l'altro previsto un incarico al Governo teso alla riorganizzazione e distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari al fine di realizzare risparmi di spesa e incremento di efficienza;
tra i princìpi e criteri direttivi richiamati dalla delega conferita al Governo, vi è anche quello di procedere alla soppressione ovvero alla riduzione delle sezioni distaccate di tribunale, anche mediante accorpamento ai tribunali limitrofi, purché

avvenga nel pedissequo rispetto dei seguenti criteri: estensione del territorio, numero degli abitanti, carichi di lavoro e dell'indice delle sopravvenienze, specificità territoriale del bacino di utenza, anche con riguardo alla situazione infrastrutturale, del tasso d'impatto della criminalità organizzata, nonché della necessità di razionalizzare il servizio giustizia nelle grandi aree metropolitane;
il consiglio comunale di Voghera nella seduta del 21 novembre 2011 con deliberazione n. 73 ha approvato un ordine del giorno che esprime totale dissenso alla delega conferita al Governo in relazione alla potenziale soppressione del tribunale di Voghera che comporterebbe notevole depauperamento economico per la comunità cittadina vogherese e più in generale per l'oltrepò Pavese facendo venir meno un rilevante indotto legato alla presenza sul territorio dell'ufficio giudiziario in questione;
il consiglio comunale di Vigevano nella seduta del 6 dicembre 2011 con deliberazione n. 93 ha approvato una mozione di contrarietà alla possibile soppressione del tribunale di Vigevano che, presente sul territorio da tempo immemorabile, nonostante la carenza di organico di personale amministrativo e il sottodimensionamento dell'organico di magistrati, ha da sempre parametri quantitativi e qualitativi estremamente positivi e offre e risponde al servizio giustizia in tempi ragionevolmente accettabili ed efficienti anche in base ai parametri europei, come dimostrano i dati pure in possesso del Ministero di giustizia; nella stessa delibera si ricorda che la sede del Tribunale di Vigevano è stata di recente ristrutturata integralmente e ampliata ed è idonea a supportare un eventuale modesto aumento di organico di personale amministrativo e di magistrati per renderlo ancora di più efficiente e funzionale;
la citata proposta di soppressione dei due tribunali ha visto un deciso parere contrario sia dei cittadini, sia degli enti locali che di tutti gli operatori del settore (avvocati e altri);
appare evidente che il prospettabile accorpamento, lungi dal realizzare l'obiettivo di assicurare la giustizia in tempi ragionevoli comporterebbe una dilatazione dei tempi dei processi, tenuto conto dell'enorme carico di lavoro già gravante sul tribunale di Pavia, determinando un aumento di disagi e di costi per tutti i cittadini e gli operatori economici;
il supposto accorpamento, fra l'altro, sarebbe privo, ad avviso degli interroganti, dei requisiti richiesti dalla delega citata, giacché, ad una prima analisi, non potrebbe coniugarsi con l'estensione del territorio, il numero degli abitanti, i carichi di lavoro, l'indice delle sopravvenienze e la specificità territoriale del bacino di utenza -:
quali iniziative intenda adottare il Ministro, al fine di evitare la soppressione dei tribunali di Vigevano e Voghera garantendone il mantenimento nell'interesse dei cittadini e del buon funzionamento del sistema giustizia nella provincia di Pavia.
(5-05854)

Interrogazioni a risposta scritta:

STAGNO d'ALCONTRES, FALLICA, TERRANOVA, GRIMALDI, IAPICCA e PUGLIESE. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il tribunale di Messina - sulla carta - ha un organico di 49 magistrati;
al momento attuale vi è una scopertura di ben 14 posti della pianta organica pari, in percentuale al 35,14 per cento, in assoluto la più alta fra tutte le sedi di tribunali italiani;
i posti vacanti sono stati più volte messi a concorso, ma sono rimasti scoperti, posto che nessun magistrato ha presentato domanda per essere trasferito al tribunale di Messina e che tale circostanza è già di per sé significativa e preoccupante;
al fine di ovviare a tale insostenibile situazione si presenta indispensabile che

i posti vacanti vengano assegnati ai giovani magistrati ordinari in tirocinio (MOT), nominati con il decreto ministeriale 5 agosto 2010;
il Consiglio superiore della magistratura, nella seduta plenaria del 24 novembre 2011, nel prevedere la distribuzione sul territorio nazionale dei 252 MOT disponibili, ha deliberato l'assegnazione al tribunale di Messina di soli cinque magistrati a fronte dei nove, la cui applicazione era stata in precedenza prevista e assicurata;
la percentuale dei magistrati assegnati al tribunale di Messina, è di gran lunga inferiore a quella destinata ad altre sedi che vantano una scopertura minima rispetto al loro organico, e ciò, ancora una volta, immotivatamente penalizza il territorio;
come riportato dalla stampa locale il presidente del tribunale, dottor Giovanni Battista Macrì, a seguito della delibera del Consiglio superiore della magistratura ha comunicato che i magistrati in arrivo dovranno necessariamente esser applicati alle sezioni penali, che non vi sarà la possibilità di coprire con magistrati togati la sezione distaccata del tribunale di Taormina;
come sempre riportato dalla stampa locale - il Consiglio dell'ordine degli avvocati di Messina ha dato incarico di impugnare la delibera del Consiglio superiore della magistratura avanti al TAR Lazio e ha chiesto l'audizione del consiglio avanti allo stesso Consiglio superiore della magistratura;
tale situazione pone il tribunale di Messina in una intollerabile condizione, posto che l'attuale scopertura dell'organico non solo non viene affatto colmata con le assegnazioni di cui sopra, ma lascia intatte le gravi carenze che si registrano specialmente nel settore civile il cui carico è sovradimensionato, rispetto ai giudici in servizio;
la situazione non è destinata a migliorare, in considerazione del fatto che, a completamento dei concorsi già banditi, non sono previsti ulteriori reclutamenti di magistrati a causa dell'attuale congiuntura economica, ed anzi si prospetta una generale riduzione dell'organico della magistratura;
quanto sopra rappresenta una gravissima lesione dei diritti dei cittadini tutti, una situazione di denegata giustizia i cui riflessi sulla economia del Sud - già pregiudicata da altri fattori - sono ancor più evidenti in una generale situazione di crisi -:
se il Ministro non ritenga doveroso assumere eventuali necessarie determinazioni al fine di evitare la paralisi del settore civile della giustizia, assumendo le iniziative di competenza per la copertura dell'organico del tribunale di Messina.
(4-14318)

TIDEI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la sequenza di eventi suicidare in carcere sta segnando una drammatica recrudescenza; il 14 dicembre a Civitavecchia, nel carcere di Aurelia, dove era detenuto per traffico internazionale di stupefacenti, si è tolto la vita impiccandosi un giovane detenuto di nazionalità greca;
sull'episodio di Civitavecchia, la locale procura della Repubblica ha aperto un fascicolo per omicidio colposo; l'ipotesi di reato, al momento nei confronti di ignoti, è legata alle condizioni psichiche del giovane, incensurato, di buona famiglia e laureato, ma che versava in uno stato di profonda depressione legata al regime carcerario, motivo per il quale era sotto sorveglianza speciale;
a distanza di due giorni da tale episodio un altro detenuto straniero, con fine pena nel 2015, è morto dopo essersi impiccato nel carcere di Secondigliano, a Napoli, portando a 64 il numero dei detenuti che si sono tolti la vita nel 2011;
la situazione carceraria a Civitavecchia appare di particolare gravità per una politica del personale che ha ridotto ai

minimi termini il numero degli agenti e del personale di trattamento, con pesanti ripercussioni sia in termini di rieducazione che di carichi di lavoro e di condizioni in cui il personale stesso è costretto ad operare;
anche in relazione agli aumenti di episodi di suicidio e autolesionismo, sembra necessario intervenire incrementando le dotazione di psicologi ed altro personale trattamentale;
al 30 novembre 2011, i detenuti presenti nei 206 istituti italiani ammontavano a 68.047 unità a fronte di una capienza regolamentare di 45.636, dati numerici che, da soli, rappresentano un ostacolo al recupero dei detenuti impedendo la funzione rieducativa e di riabilitazione della pena, come previsto dall'articolo 27 della Costituzione;
anche gli ultimi episodi di Civitavecchia e Napoli appaiono legati alle indegne condizioni di degrado e sovraffollamento in cui versano gli istituti di pena, una sorta di «doppia pena» che stesso Santo Padre nella sua vita pastorale a Rebibbia di domenica 18 dicembre ha voluto certificare -:
dopo quelle, pur apprezzabili, deliberate dal Consiglio dei ministri del 16 dicembre 2011, quali iniziative il Governo intenda assumere con urgenza per garantire un rapido miglioramento della tragica situazione degli istituti penitenziari, con particolare riferimento all'avvio di immediate procedure di immissione in servizio di personale di custodia ed altro personale di trattamento.
(4-14332)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata:

MARIANI, VELO, META, LOVELLI, MARAN, LENZI, QUARTIANI, GIACHETTI, BENAMATI, BOCCI, BRAGA, BRATTI, ESPOSITO, GINOBLE, IANNUZZI, MARANTELLI, MARGIOTTA, MORASSUT, MOTTA, REALACCI, VIOLA, BOFFA, BONAVITACOLA, CARDINALE, GASBARRA, GENTILONI SILVERI, GINEFRA, LARATTA, PIERDOMENICO MARTINO, GIORGIO MERLO e TULLO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
due dei pilastri su cui deve poggiare la politica economica nazionale sono l'apertura alla concorrenza dei mercati protetti e la tutela dei consumatori, degli utenti e dei risparmiatori, con l'obiettivo di ridurre le rendite monopolistiche e corporative, di migliorare la qualità e il prezzo dei servizi, di assicurare l'accessibilità e la fruibilità degli stessi ai cittadini, nonché di promuovere gli investimenti e la crescita economica;
in tale ottica, l'istituzione di un'Autorità per i servizi e l'uso delle infrastrutture di trasporto va salutata come un passaggio indispensabile e, a al riguardo, si rammenta che da diverso tempo si era avviato il lavoro nelle competenti Commissioni parlamentari;
i compiti dell'istituendo organismo dovranno riguardare la garanzia di condizioni di accesso eque e non discriminatorie alle infrastrutture e alle reti ferroviarie, aeroportuali, portuali e alla mobilità urbana collegata a stazioni, aeroporti e porti, nonché la definizione dei criteri per la fissazione delle tariffe, dei canoni e dei pedaggi, l'individuazione di condizioni minime di qualità dei servizi di trasporto pubblico o sovvenzionato;
appare innegabile che, nell'ambito del sistema del trasporto nazionale, le reti stradali e autostradali svolgano un ruolo determinante per il comparto, per la mobilità delle persone e delle cose;
l'attuale quadro giuridico, ai sensi del decreto-legge n. 98 del 2011, prevede, invece, che a decorrere dal 1o gennaio 2012, entri in vigore l'Agenzia per le infrastrutture stradali e autostradali presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, nonché la contemporanea trasformazione

di Anas spa in società in house del Ministero dell'economia e delle finanze e del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
per le infrastrutture stradali e autostradali, a differenza di quanto avverrebbe per gli altri ambiti del trasporto nazionale, si verrebbe a costituire, pertanto, una struttura sotto il controllo ministeriale e, quindi, priva del requisito di indipendenza. Soluzione che, di fatto, continua a non essere risolutiva per quello che continua ad apparire come un corto circuito del sistema, riguardo alla distinzione delle competenze tra controllori e controllati e per la scarsa concorrenza degli affidamenti di lavori da parte delle concessionarie, soprattutto in funzione di tutela da possibili adozioni di procedure di infrazione da parte dell'Unione europea nei confronti dell'Italia -:
quali siano i motivi che giustificherebbero l'eccezione a favore del settore stradale e autostradale, attraverso il mantenimento delle funzioni di regolazione e controllo nell'ambito del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che - anche alla luce della semplificazione dell'iter di approvazione delle convenzioni autostradali, che in taluni casi elimina l'intervento del Cipe e del Parlamento - vedrebbe rafforzato il proprio potere, con ciò non assicurando la necessaria terzietà, trasparenza e concorrenza, che, nel rispetto della disciplina comunitaria, garantiscano la piena distinzione tra le funzioni di regolazione e di controllo e le funzioni di stazione appaltante nel settore stradale e autostradale.
(3-01985)

BALDELLI, VALDUCCI, GAROFALO, BERGAMINI, BIASOTTI, CESARO, COLUCCI, GALATI, LANDOLFI, LUPI, NIZZI, PISO, SIMEONI, TESTONI, VERDINI e TULLO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
con un comunicato del 20 dicembre 2011, Aeroporti di Roma, la società di gestione dell'aeroporto di Fiumicino, ha reso nota l'intenzione di sospendere dal 1o gennaio 2012 il servizio di smistamento automatico di bagagli presso lo scalo romano e di ripristinare il sistema di riconsegna manuale;
la decisione viene motivata con il rifiuto da parte di Alitalia e degli altri vettori di versare le tariffe richieste per l'utilizzo del sistema;
l'importo delle tariffe è stato determinato dall'Enac-Ente nazionale per l'aviazione civile, a seguito di una specifica istruttoria, e il totale dei mancati versamenti da parte dei vettori ammonterebbe a 3 milioni di euro, a partire da maggio 2011;
il sistema automatico di smistamento NET 6000, frutto di un investimento di 21 milioni di euro, è entrato in funzione nel luglio del 2010, può gestire 6.000 bagagli all'ora ed ha consentito di risolvere i problemi di lentezza e inefficienza che si erano più volte evidenziati, soprattutto nei periodi estivi, con l'utilizzo del sistema di riconsegna manuale dei bagagli;
secondo dati forniti da Aeroporti di Roma, il numero di bagagli «disguidati» con il precedente sistema era pari a 37 su 1.000, mentre con il NET 6000 si è scesi ad una percentuale di 11 su 1.000, in linea con i migliori aeroporti europei;
la sospensione del sistema automatico, con il ritorno al sistema manuale di smistamento dei bagagli, avrebbe ripercussioni gravi sulla qualità dei servizi per gli utenti dello scalo di Fiumicino e comporterebbe inevitabili ricadute negative sulla competitività e sulle prospettive commerciali del principale aeroporto nazionale -:
se e quali iniziative si intendano urgentemente adottare al fine di risolvere il problema denunciato da Aeroporti di Roma e di scongiurare la sospensione del servizio di smistamento automatico dei bagagli presso l'aeroporto di Fiumicino.
(3-01986)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

SANI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da domenica 11 dicembre 2011, con l'entrata in vigore dell'orario invernale di Trenitalia, sono stati soppressi alcuni treni veloci che facevano precedentemente sosta nelle stazioni ferroviarie di Orbetello e di Follonica (provincia di Grosseto);
nello specifico per quanto riguarda Orbetello si tratta dell'Eurostar City 9764 che parte da Roma alle 8.10 e dell'Eurostar City 9771 che parte alle 15,10 da Milano; mentre per ciò che concerne Follonica si tratta dell'Eurostar City 9773 che partiva da Genova alle 19 e dell'Eurostar Fast 9768, che partiva da Roma Termini alle 12,10 (entrambi i treni non prevedono più fermate intermedie);
si tratta di treni che transitavano in orari strategici, usufruiti prevalentemente da pendolari: una tipologia di utenza che utilizza il treno spesso come unico mezzo di trasporto per motivi di studio e lavoro e che verrà privata quindi di una infrastruttura necessaria per garantire il diritto alla mobilità, soprattutto nei centri minori;
la riduzione dell'offerta dei treni, in mancanza di una efficace rete alternativa viaria, causa infatti gravi disagi alla popolazione limitando la possibilità degli spostamenti;
va inoltre sottolineato come le fermate di Orbetello e Follonica rappresentino centri logistici di straordinaria valenza locale e nazionale per i notevoli flussi turistici che incidono in un vasto ed articolato comprensorio ricco di zone ricettive balneari di altissimo pregio e di luoghi di notevole interesse storico, naturale, artistico e paesaggistico presenti sia lungo la costa che nell'entroterra (per fare alcuni significativi esempi: Monte Argentario, Isola del Giglio e parte dell'arcipelago Toscano, Capalbio, Pigliano ed i suggestivi borghi della Maremma, Punta Ala, Castiglion della Pescaia);
tutte queste tipologie di viaggiatori saranno conseguentemente costrette, molto spesso, a fare scalo nella stazione di Grosseto (o in altri capoluoghi di provincia presenti lungo la costa tirrenica) per raggiungere le destinazioni prescelte: allungando quindi notevolmente i tempi di percorrenza e subendo una perdita della qualità del trasporto;
con l'attuale crisi finanziaria un servizio di trasporto pubblico efficiente ed efficace, adeguato alle necessità ed ai bisogni di residenti e turisti, può rappresentare un volano virtuoso per la crescita dell'intero sistema socioeconomico locale;
in caso contrario l'intero sistema sociale economico, produttivo, occupazionale territoriale sarà pesantemente compromesso dalla riduzione del servizio pubblico (in questo caso su rotaia);
le comunità e gli enti locali, le associazioni di categoria, i comitati dei pendolari e la regione Toscana hanno protestato ufficialmente presso Trenitalia contro la soppressione di tali fermate;
«in un momento in cui dobbiamo far fronte ad un taglio di 50 milioni di euro per i nostri treni regionali ereditato dal precedente Governo Berlusconi - ha dichiarato l'assessore regionale della Toscana ai trasporti Luca Ceccobao - sarebbe inaccettabile sopportare anche queste riduzioni che inciderebbero pesantemente sui collegamenti con Roma, con Genova o lungo la linea tirrenica» -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei tagli, citati in premessa, che ha operato Trenitalia nelle stazioni di Orbetello e Follonica e quali iniziative urgenti intenda assumere per promuovere il ripristino, in tali centri, di un servizio ferroviario efficiente e capace di rispondere alle differenti tipologie dei viaggiatori interessati, al fine di contrastare le ripercussioni negative che potrebbe causare tale riduzione rispetto ad un vasto ed articolato

bacino territoriale e demografico di riferimento e al suo sviluppo sociale, economico, produttivo ed occupazionale.
(5-05846)

BELLANOVA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
sulla Gazzetta del Mezzogiorno viene riportata la notizia secondo la quale Trenitalia, dopo le proteste dei viaggiatori pugliesi per l'aumento delle tariffe avrebbe deciso, come reca testualmente il giornale, che «dal 23 dicembre prossimo i treni-notte tra la Puglia e il Nord del Paese avranno una nuova tariffa» ed avrebbe diffuso tale notizia attraverso un comunicato ufficiale della società. Sembrerebbe, poi però, che l'azienda abbia dimenticato di aggiornare sia il proprio sito ufficiale (www.trenitalia.it), sia di comunicare la sopracitata novità agli operatori del suo call center che hanno continuato a vendere i biglietti con le vecchie tariffe;
in questo modo i cittadini che fino al 18 dicembre sera hanno acquistato un biglietto on line da Lecce a Milano e viceversa, per una data successiva al 23 dicembre 2011, si sono ritrovati a dover pagare il biglietto con una maggiorazione, 93 euro al posto di 66,80 euro, come era stato concordato nel comunicato ufficiale dell'azienda sopracitato;
sembrerebbe che ai giornalisti che hanno contattato i vertici di Trenitalia per approfondire questa sfortunata vicenda, i vertici dell'azienda abbiano risposto che Trenitalia «non ha avuto il tempo di aggiornare il suo sito» ed hanno successivamente asserito «che l'aggiornamento sarà fatto già partire da domani mattina»;
l'azienda pare però non abbia saputo rispondere in merito all'eventualità di rimborso per coloro che hanno acquistato il biglietto a tariffa maggiorata -:
quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda assumere affinché non siano i cittadini pugliesi a dover essere economicamente penalizzati per un errore o una dimenticanza la cui responsabilità è esclusivamente in capo all'azienda Trenitalia.
(5-05851)

SANI, CENNI e MARIANI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 41 del «decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, recante disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici» introduce norme per la realizzazione di opere infrastrutturali di interesse strategico nazionale ed internazionale;
in particolare, il comma 1 del sopracitato articolo 41, tra i criteri generali atti a individuare l'elenco delle infrastrutture prioritarie, riporta in primo luogo la «coerenza e l'integrazione con le reti europee e territoriali» e lo «stato di avanzamento dell'iter procedurale»;
con l'accordo europeo sulle grandi strade a traffico internazionale, concluso a Ginevra il 15 novembre 1975 e recepito dall'Italia con la legge 29 novembre 1980, la strada di grande comunicazione Grosseto - Fano è stata inserita tra gli itinerari internazionali con la sigla E78. La rilevanza nazionale della strada di grande comunicazione Grosseto - Fano (E78) e la sua validità sono state ripetutamente ribadite dai Governi italiani che l'hanno inserita tra le priorità della intera rete italiana. La E78 è presente fra le infrastrutture strategiche individuate dalla delibera Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) numero 121 del 21 dicembre 2001 della «legge obiettivo» (Legge 21 dicembre 2001, numero 443);
il 18 novembre 2006 è stato accolto un ordine del giorno alla legge finanziaria per il 2007 che impegnava il Governo «a considerare nelle priorità nazionali la E78, strada di grande comunicazione Grosseto - Fano, che dovrà trovare inserimento nel documento del Ministero delle infrastrutture

e dei trasporti, titolato «priorità infrastrutturali del Paese», che servirà ad individuare l'elenco delle opere prioritarie da realizzare e che sarà portato alla valutazione ed approvazione della Conferenza Stato - regioni, in modo da poter finanziare, almeno in parte, l'avanzamento dei lavori e della progettazione della stessa E78»;
l'E78 è stata successivamente inserita nel documento «Priorità infrastrutturali» redatto dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti a conclusione della consultazione con le regioni. L'E78 è stata poi inserita nell'allegato infrastrutture del documento di programmazione economica e finanziaria 2008 - 2012; in particolare, è presente nella tabella B3 «legge obiettivo opere in corso con copertura parziale»;
nel mese di gennaio 2010 è stato inoltre presso la Presidenza del Consiglio dei ministri l'atto aggiuntivo all'intesa generale quadro (strumento della legge obiettivo) tra il governo pro tempore e la regione Toscana. A siglare l'intesa furono il Presidente del Consiglio dei ministri, i Ministri pro tempore delle infrastrutture e dei trasporti, dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, gli affari regionali, e il presidente della regione Toscana, Claudio Martini. Tra le opere previste nell'intesa era presente anche il completamento della Grosseto-Fano;
all'interno del tracciato complessivo della E78 riveste particolare interesse il completamento del tratto che collega Siena a Grosseto. Tale infrastruttura riveste una fondamentale rilevanza per la mobilità e lo sviluppo economico, produttivo e sociale dell'intero centro Italia oltre a presentare un consistente stato avanzamento dei lavori;
9 degli 11 lotti in cui è suddivisa la Siena-Firenze sono infatti aperti al traffico (interamente o parzialmente), interessati dai lavori di edificazione o prossimi all'apertura dei cantieri. Nel dettaglio, secondo quanto affermato dallo stesso presidente di Anas Pietro Ciucci, il 5 dicembre 2011 in occasione dell'inaugurazione del lotto numero 10, «sono oltre 30 i chilometri complessivamente aperti al pubblico su un totale di circa 63 chilometri del tronco Grosseto-Siena. Nei primi mesi del 2012 si aggiungeranno altri 6,8 chilometri in provincia di Grosseto ed in primavera saranno avviati i cantieri di un lotto di circa 11,5 chilometri»;
i lotti che non sono stati ancora finanziati sono il numero 4 ed il numero 9, nonostante i rispettivi progetti siano stati da tempo approvati da Anas e l'intero tratto sia stato già finanziato per 530 milioni nel Dpef 2006-2011. Nello specifico:
a) il lotto numero 4 («Civitella Marittima-Lanzo», di chilometri 2+840, in provincia di Grosseto), per un importo stimato in circa 100 milioni di euro, la cui progettazione definitiva è stata appaltata dalla provincia di Siena alla impresa Sintagma S.r.l. Il progetto è attualmente all'attenzione del Cipe dove devono essere aperte le procedure per l'approvazione;
b) il lotto numero 9 («Ornate- Svincolo di Orgia», di chilometri 11+800, in provincia di Siena), per un importo stimato in circa 145 milioni di euro, la cui progettazione definitiva è stata approvata dal Cipe ed è in attesa di finanziamento;
in questo contesto va inoltre aggiunto che il progetto preliminare del lotto «0» (l'intervento di raddoppio e ammodernamento del tratto che collegherebbe la Siena-Grosseto alla Siena-Bettolle) è stato finanziato dal comune di Siena e recentemente consegnato ad Anas;
il completamento della Siena-Grosseto ed in particolare il finanziamento dei lotti numero 4 e numero 9 sono stati oggetto, da molti mesi, di numerosi atti di sindacato ispettivo (ultimo in ordine di tempo l'interrogazione numero 5-02415 depositata il 2 febbraio 2010 ed ancora in attesa di risposta);
appare evidente che i ritardi nella realizzazione dei lotti numero 4 e 9, in concomitanza con la progressiva apertura al traffico degli altri tratti, potrebbero

causare profondi disagi alla mobilità sull'intera infrastruttura oltre a non valorizzare con efficacia gli investimenti fatti sino ad oggi;
risulta inoltre palese, da quanto espresso in precedenza, come lo stato di avanzamento della Siena - Grosseto e la sua rilevanza strategica per la mobilità territoriale, nazionale ed internazionale, rientri pienamente nei parametri presenti nel comma 1 dell'articolo 41 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, recante disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici;
recentemente le amministrazioni provinciali di Siena e Grosseto hanno inviato una lettera al Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, per porre l'attenzione sul mancato finanziamento dei lotti numero 4 e 9 della Siena-Grosseto e per sollecitare il ministro stesso ad intervenire tempestivamente per risolvere le problematiche ed i disagi connessi ai deficit infrastrutturali che ne conseguono;
in data 6 dicembre 2011 il Cipe «ha preso atto dell'informativa concernente la ricognizione preliminare dei finanziamenti, per un importo complessivo pari a circa 4,8 miliardi di euro, che il Ministro dello sviluppo economico, infrastrutture e trasporti intende confermare per la realizzazione delle opere ricomprese nel Programma delle Infrastrutture strategiche ai sensi dell'articolo 32, comma 7, del decreto-legge n. 98/2011». Il suddetto comma 7 stanzia, nello specifico, finanziamenti per la realizzazione del programma delle infrastrutture strategiche di cui alla legge 21 dicembre 2001, numero 443 (legge obiettivo);
sempre nella stessa delibera Cipe, il Comitato ha approvato l'assegnazione di 598 milioni di euro, a valere sulle risorse del «Fondo infrastrutture ferroviarie e stradali» di cui all'articolo 32, comma 1 del decreto-legge n. 98/2011, a favore del Contratto di programma ANAS 2010 e 2011 - Parte investimenti. La Siena-Grosseto, parte integrante della E78, è inserita nel contratto di programma Anas fin dal triennio «2003-2005» -:
se il Governo non ritenga di assumere, per le motivazioni espresse in premessa e coerentemente con i contenuti dell'articolo 41 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, recante disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici e con gli indirizzi approvati dal Cipe il 6 dicembre 2011, iniziative urgenti al fine di velocizzare l'iter per il completo finanziamento e la realizzazione dei lotti numero 4 e numero 9 della Siena-Grosseto.
(5-05852)

FONTANELLI, REALACCI, VELO, SANI, MARIANI, GATTI e CENNI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il Presidente di Enac, Vito Riggio, è recentemente intervenuto, attraverso i giornali toscani, sulla situazione e sui possibili sviluppi degli aeroporti di Pisa e Firenze, sostenendo che in mancanza di una crescita dello scalo di Firenze si avrebbe un «declassamento» di quello di Pisa, e che comunque l'aeroporto pisano Galileo Galilei non potrebbe andare oltre una certa soglia di passeggeri (cinque milioni) perché «l'Aeronautica Militare, proprietaria dello scalo, non gli permetterà di crescere ancora. L'unica soluzione è fare sistema con Firenze» (La Nazione del 3 dicembre 2011);
a seguito di questa intervista la Società SAT, gestore dell'Aeroporto Galilei, ha rilevato una insolita flessione negativa sul titolo SAT quotato in borsa, evidentemente generata dalle incertezze di prospettiva evocate dall'uso di termini come «declassamento»;
tali affermazioni del presidente di Enac appaiono in contraddizione con quanto la stessa Enac ha concordato con i vertici di SAT nei mesi scorsi, discutendo il Masterplan che prevede un aumento della capacità portuale di traffico del Galilei fino a 6.6 milioni di passeggeri e sulla

base del quale viene considerato uno scalo strategico inserito nel Piano nazionale per gli aeroporti;
nel corso dell'ultimo decennio sono cresciuti entrambi gli scali toscani, tutte e due hanno ottenuto la quotazione in borsa, senza che la loro specificità costituisse un ostacolo o un danno dal punto di vista delle possibilità di sviluppo e di competizione, e l'obbiettivo - indicato in primo luogo dalla regione Toscana - di una integrazione gestionale fra i due scali allo scopo di dar vita ad un «sistema aeroportuale toscano» è finalizzato a dare una risposta più ampia ed efficace al previsto aumento della domanda sul bacino toscano e non, come sembrerebbe dall'intervista del presidente di ENAC, per sopperire ai limiti di sviluppo dello scalo pisano -:
se sia a conoscenza di atti o indirizzi tali da considerare il possibile sviluppo dell'Aeroporto Galilei, sostenuto da un piano di investimenti già in corso, subordinato a specifiche decisioni di Enac o dell'Aeronautica militare, e quali siano le valutazioni del Ministero delle infrastrutture dei trasporti sulle prospettive dello scalo pisano.
(5-05853)

Interrogazioni a risposta scritta:

BITONCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel mese di novembre 2011, organi di stampa locale (Gazzettino di Padova) riportavano la notizia secondo la quale Trenitalia sarebbe stata in procinto di chiudere alcune biglietterie di stazioni ferroviarie localizzate tra le province di Padova, Vicenza e Treviso tra le quali quella di Cittadella (Padova);
la questione della possibile chiusura della biglietteria della stazione di Cittadella è una tematica che si trascina da tempo, ovvero da quando già nel novembre del 2009, il comune di Cittadella aveva chiesto chiarimenti e prospettato alcune soluzioni alternative in merito a tale eventualità, alla direzione Veneto di Trenitalia la quale, rilevata la difficile situazione sanitaria e di sicurezza nella quale versava la stazione cittadina, garantiva di impegnarsi per trovare una soluzione fattiva al problema;
la stazione di Cittadella rappresenta per il territorio dell'alta padovana un punto fondamentale per il servizio di trasporto pubblico, in ragione del fatto che la stazione viene utilizzata da pendolari che quotidianamente si recano al lavoro per località e centri vicini (Padova, Vicenza e Treviso) e che, proprio sulla base di tale centralità, la stazione medesima serve numerosi cittadini anche di fuori paese;
le riduzioni impartite da recenti manovre disposizioni normative e derivanti dalla grave crisi economica internazionale hanno notevolmente ridotto le risorse economiche a favore sia dei servizi garantiti da Trenitalia Spa, sia del trasporto pubblico locale gestito dalle singole regioni le quali hanno goduto, a fronte di tagli per circa 3 miliardi di euro, di sgravi conseguenti dal recente aumento delle accise sui carburanti e il cui incasso verrà destinato parzialmente alle regioni medesime appositamente per il servizio di trasporto pubblico locale anche ferroviario -:
quali intendimenti intenda esprimere in merito alla vicenda sopra esposta e se non ritenga opportuno adottare iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, allo scopo di prevedere maggiori risorse per il trasporto pubblico locale ferroviario così da salvaguardare le biglietterie della rete ferroviaria e le situazioni territoriali più bisognose di un presidio del servizio.
(4-14315)

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
sono numerosi gli atti di sindacato ispettivo, da ultimo il n. 2-01163 del 14

luglio 2011, presentati dall'interrogante sulla crisi del porto di Gioia Tauro e sulla conseguente vertenza apertasi rimasti al momento privi di risposta nonostante i ripetuti solleciti in merito;
dal 5 luglio 2011 è stata predisposta la copertura di ben 467 esuberi (pari al 45 per cento della forza lavoro) con gli ammortizzatori sociali; a questi lavoratori in esubero si aggiungono 200 ex precari (sui 250 assunti con contratti a termine tra il 2007 e il 2009) che da diversi mesi hanno iniziato la battaglia legale per il reintegro sul posto di lavoro;
il numero di esuberi è apparso alto, considerato che nei primi mesi del 2011, rispetto allo stesso periodo del 2010, la MCT, società monopolista del porto di Gioia Tauro, aveva incrementato i propri flussi di traffico circa del 10 per cento;
a conclusione dei 12 mesi di ammortizzatori sociali, la MCT «verificherà se persistono le condizioni per un reintegro dei lavoratori in esubero»; non ci sarà, quindi, alcun obbligo al reintegro dei lavoratori oggi inseriti nella cassa integrazione guadagni straordinari, peraltro, in assenza di piano di rilancio;
l'interrogante ha più volte evidenziato nei precedenti atti di sindacato ispettivo la situazione monopolista della MCT, la quale, nonostante la sua dichiarata diminuzione dell'attività di transchipment, continua a non concedere tratti di banchina necessari ad incentivare l'ingresso di nuove società; la Contship Italia ha convenienza a confermare la propria presenza su Gioia Tauro soltanto, allo stato, per mantenere inalterato il monopolio sulla banchina del posto;
il tutto in un momento di profonda crisi ed in un territorio, così come all'interno dello stesso porto di Gioia Tauro, la 'ndrangheta mantiene la sua pervasività ed il suo controllo;
è venuto meno quel tavolo nazionale che ha portato al protocollo d'intesa del 5 luglio 2011 e, quindi, all'adeguata sinergia utile a recuperare le potenzialità del Porto di Gioia Tauro;
il conseguente clima di scontro sulla vertenza dei lavoratori del porto di Gioia Tauro ha inasprito anche i rapporti tra alcune organizzazioni sindacali e si stanno registrando gravi episodi che portano ad un clima davvero teso e preoccupante e dove chiaramente gli «elementi inquinanti» rischiano di far da padroni -:
quali urgenti iniziative intendano assumere, per le parti di competenza, al fine di garantire l'attività e la funzionalità del porto, ed anche la fonte occupazionale in un territorio che presenta il più alto tasso di disoccupazione nazionale.
(4-14320)

ZACCHERA, PELINO, CASTELLANI, VIGNALI, MANTOVANO e NIRENSTEIN. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da molto tempo sono previsti interventi di sistemazione della stazione ferroviaria di Verbania Fondotoce sulla linea Milano-Domodossola;
il Ministero, anche ad altri atti ispettivi dell'interrogante, ha più volte assicurato l'imminente avvio dei lavori;
ad oggi la situazione non è cambiata rispetto al passato e la stazione è in condizioni assolutamente sporche fatiscenti -:
quando si intendi effettivamente iniziare i lavori di sistemazione edilizia della stazione di Verbania Fondotoce.
(4-14323)

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INTERNO

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
la prefettura di Treviso aveva convenuto con il comune di Conegliano la

locazione di un immobile di proprietà comunale, da utilizzare previa ristrutturazione come nuova caserma dei carabinieri, con un canone annuo di 63 mila euro per i primi due anni, elevabili a 237 mila a partire dal terzo anno, come stabilito dall'Agenzia del demanio di Venezia;
a seguito di tale preciso impegno il comune di Conegliano, sul presupposto degli introiti derivanti dai predetti canoni di locazione, ha assunto precisi obblighi finanziari per la realizzazione della ristrutturazione dei locali promessi in locazione, il tutto, sulla base di un progetto approvato dal comando generale dell'Arma dei carabinieri e di un piano di ammortamento finanziario fondato sui canoni annuali che il comune riscuoterà, a partire dalla data di consegna della caserma ristrutturata, ai Carabinieri;
ora, la comunicazione inviata al comune di Conegliano il 16 novembre dal prefetto di Treviso della sopravvenuta indisponibilità alla locazione predetta per mancanza di fondi, espone il comune di Conegliano al concreto rischio di subire un grave danno economico avendo assunto, il comune medesimo, sul presupposto degli introiti derivanti dai canoni di locazione della caserma ristrutturata, precisi impegni finanziari;
con tutta evidenza il comportamento dell'amministrazione del Ministero dell'interno appare all'interrogante fortemente lesivo, sotto il profilo economico, per il comune di Conegliano e priva questa città, di una struttura importante per la sicurezza del territorio -:
se non si ritenga assolutamente urgente ed indispensabile riconsiderare tale improvvida decisione per non danneggiare ingiustamente il comune di Conegliano e, soprattutto, per garantire ai cittadini della zona un maggior livello di sicurezza pubblica.
(2-01299) «Gava».

Interrogazione a risposta immediata:

DI PIETRO, FAVIA, PIFFARI, DONADI, EVANGELISTI, BORGHESI e MONAI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Corpo nazionale dei vigili del fuoco è una delle realtà probabilmente più vicine e importanti per i cittadini del nostro Paese. La sua presenza è garanzia di sicurezza e in molte occasioni si è rivelata determinante per la salvezza di tante vite umane e, pertanto, il Governo ha il dovere di tutelare e di sostenere nella maniera più adeguata questa importante e strategica realtà del nostro Paese. Se l'operatività del Corpo è sempre prontamente attiva ed efficiente, un grande merito è da attribuire alle figure del personale discontinuo sempre pronto a sostituire i colleghi effettivi e sempre disponibile a prestare soccorso nelle situazioni più difficili, sia quando si tratta di disastri dovuti a calamità naturali, sia quando si tratta dei singoli individui in pericolo, mettendo anche a repentaglio la loro stessa vita;
tale personale discontinuo negli anni ha superato le oltre 20.000 unità, impiegate da decenni per sopperire alle gravi carenze in pianta organica del Corpo nazionale dei vigili del fuoco;
l'impiego di detto personale è indispensabile per il funzionamento del dispositivo di soccorso tecnico urgente (meglio noto come 115);
dal 1o gennaio 2012 tutto il personale sarà lasciato a casa, privando, tra l'altro, i cittadini italiani di un servizio di sicurezza indispensabile, mettendo in discussione la protezione reale del territorio italiano, visto, tra l'altro, il dissesto in cui si trova;
da oltre venti anni il Ministero dell'interno, ad avviso degli interroganti in totale spregio della normativa vigente, che

consente la stipula di contratti a tempo determinato soltanto in situazioni eccezionali, poiché la regola è il contratto a tempo indeterminato, utilizza il personale «precario» dei vigili discontinui, non per situazioni eccezionali, bensì per sopperire alla strutturale carenza di organico del personale permanente dei vigili del fuoco;
tutta questa situazione ha determinato la presentazione innanzi al tribunale del lavoro di diverse centinaia di ricorsi;
le prime condanne sono già arrivate. Ad esempio, il tribunale di Savona ha condannato il Ministero dell'interno a risarcire alcuni vigili discontinui, con 15 mensilità di stipendio ciascuno, per averli utilizzati come precari, anziché assumerli a tempo indeterminato;
di recente il tribunale di Roma, accogliendo il ricorso di due vigili del fuoco discontinui, ha condannato il Ministero dell'interno a pagare il trattamento di fine rapporto loro spettante. Infatti, lo stesso Ministero dell'interno, nella dichiarazione che periodicamente trasmette all'Inps, qualifica il vigile discontinuo come: «lavoratore subordinato, con qualifica di operaio e con contratto di lavoro a tempo determinato». Di conseguenza, tali richiami sono inequivocabilmente contratti di lavoro subordinato a tempo determinato illegittimi, poiché vietati da tutta la normativa nazionale e comunitaria sui contratti di lavoro subordinato a tempo determinato -:
se il Governo in relazione ai fatti sopra descritti intenda convocare urgentemente e prima del 31 dicembre 2011 i rappresentanti dei lavoratori del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, al fine di concordare un percorso di stabilizzazione del loro posto di lavoro nell'ambito di un migliore e più efficiente sistema di intervento e di prevenzione a difesa dei cittadini e del territorio.
(3-01987)

TESTO AGGIORNATO ALL'8 FEBBRAIO 2012

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

TOMMASO FOTI, GHIGLIA e VIGNALI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con delibera del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca del 3 luglio 2007 veniva approvato - a valere sul decreto ministeriale n. 593 dell'8 agosto 2001 - il progetto 7218/DSPAR/01 (presentato l'8 maggio 2001) avente per oggetto. «Studio di un sistema innovativo per la lavorazione delle lamiere piane mediante tecnologia Laser, caratterizzato da un incremento dell'accelerazione e della velocità e della precisione della lavorazione (taglio) rispetto agli standard attualmente in uso» presentato dalla Giotto High Technology spa (GHT Spa) che, in seguito, lo ha ceduto insieme al ramo d'azienda alla Schiavi High Technology srl (SHT) srl, entrata in liquidazione volontaria a far data dall'11 giugno 2009 (SHT Srl in liquidazione);
in data 31 ottobre 2008 veniva stipulato il relativo contratto ed in data 14 gennaio 2009 veniva inviato il primo stato d'avanzamento lavori (riferito al periodo 1o gennaio 2006-30 giugno 2008) ed in data 30 novembre 2009 lo stato d'avanzamento lavori a saldo (riferito al periodo 1o luglio 2008-28 febbraio 2009);
nonostante i ripetuti solleciti inviati all'istituto gestore Efibanca, al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e all'esperto scientifico incaricato dal Ministero di effettuare le verifiche tecniche, a tutt'oggi non risultano liquidati alla SHT srl in liquidazione i predetti stati di avanzamento -:
se e quali ragioni ostino alla liquidazione dei predetti stati d'avanzamento alla Sht srl in liquidazione e quali urgenti iniziative intenda assumere al riguardo.
(5-05848)

Interrogazioni a risposta scritta:

BERRETTA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
giovedì 1o dicembre 2011 ha avuto inizio presso l'hotel Ergife di Roma la prova di accertamento linguistico per il reclutamento del personale docente e ata destinato agli istituti scolastici stranieri (in risposta al bando, gestito dall'agenzia Formez per il Ministero degli affari esteri, sono pervenute circa 36 mila domande da tutta Italia);
diversi candidati concorrenti al suddetto concorso durante la fase organizzativa preliminare allo svolgimento della prima prova del concorso (lettorato - francese), dopo essere stati registrati e aver preso posto, hanno chiesto che venissero messe a verbale alcune considerazioni circa l'insufficienza del tempo per l'espletamento della prova e la tardiva e inadeguata comunicazione da parte del Ministero degli affari esteri delle informazioni circa le modalità di svolgimento della prova stessa (comunicate via e-mail solo in data 29 novembre 2011 e «perfezionate» in sede di esame con la comunicazione della presenza nei test anche di domande di comprensione dei testi);
in seguito al rifiuto da parte del presidente della commissione di porre immediatamente a verbale le dichiarazioni dei candidati, alcuni membri della commissione hanno comunicato che la prova sarebbe stata annullata e le attività sarebbero state sospese; altri membri della commissione e/o dello staff hanno assicurato che le stesse sarebbero riprese in giornata con gli stessi quesiti e, solo dopo le rimostranze dei partecipanti, si sarebbe provveduto a sostituire il testo contenente le domande;
si è determinata una situazione di totale confusione, nella quale molti partecipanti avrebbero rimosso il cellophane ai libri dei test e li avrebbero portati fuori dalle aule in cui si tenevano le prove, in palese violazione di quanto scritto nella mail del 29 novembre 2011 del Ministero degli affari esteri contenente le indicazioni sullo svolgimento del concorso e in palese violazione delle stesse indicazioni ripetute nel foglio che era stato consegnato, e che ha continuato ad essere consegnato anche nei giorni successivi, prima dell'inizio delle prove;
l'appropriazione del volume contenente i test, come scritto nello specifico punto del «foglio istruzioni» comportava, si cita testualmente, «oltre all'annullamento immediato della prova, l'eventuale adozione di ogni altro provvedimento ai sensi della normativa vigente». Si sarebbe determinata così, da parte di alcuni concorrenti, una situazione di palese vantaggio competitivo nei confronti degli altri in tutte le prove;
a ciò si aggiunga che l'articolo 4, comma 3, del decreto interministeriale 4377 del 7 ottobre 2011 afferma che il livello richiesto della conoscenza della lingua straniera avrebbe dovuto essere B2 per la tipologia SCC e C1 per la tipologia LET (dove SCC sta per «scuole, iniziative scolastiche» e LET sta per «lettorati di italiano presso università estere»). Tuttavia i test somministrati nelle diverse prove paiono essere di un livello assolutamente più basso rispetto a quelli indicati dal bando;
in più, per quanto il bando facesse esplicito riferimento, all'articolo 4 al fatto che «Il livello richiesto della conoscenza della lingua straniera è correlato alla tipologia delle istituzioni per le quali il candidato intende partecipare. Pertanto sono predisposte prove specifiche per ciascuna delle seguenti categorie di candidati nelle quattro lingue straniere oggetto delle prove» (a seguire l'indicazione dei livelli richiesti per SCC e per LET e SEU), tutti i test sono stati estratti da uno stesso librone e così era previsto sin dall'inizio delle prove, inevitabilmente senza distinzione di livello alcuna -:
se quanto sopra esposto corrisponda al vero;

se non ritengano di dovere assumere le iniziative di competenza necessarie per l'annullamento del concorso e la immediata sospensione delle prove di esame al fine di favorire il corretto svolgimento del concorso medesimo attraverso un nuovo bando.
(4-14326)

BARANI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la coesione territoriale, al Ministro per gli affari europei. - Per sapere - premesso che:
nell'articolo del quotidiano La Repubblica del 21 novembre 2011, «Scampoli di fine stagione: fondi a pioggia, spesso agli amici», si riferisce degli esiti del bando PON ricerca e competitività (fondi europei) per il rafforzamento strutturale dei centri di ricerca del Mezzogiorno;
in particolare, nell'articolo sopra citato si riferisce di 650 milioni di euro attivati e distribuiti «sotto dettatura politica» e di favori fatti a presunti amici ed istituzioni private di ricerca;
l'articolo allude a gravissime malversazioni e a scelte ampiamente discrezionali circa l'utilizzo dei fondi pubblici comunitari per la ricerca e la tecnologia;
andrebbe chiarito se il direttore generale del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, dottor Antonio Agostini, il quale ha approvato la graduatoria con decreto n. 957 dell'11 novembre 2011, abbia effettivamente provveduto «sotto dettatura politica» ovvero in base ad autonome scelte amministrative;
va segnalato altresì che risulta avviata in relazione al progetto di ricerca della società Silvachimica, un'approfondita indagine da parte della Procura della Repubblica di Cosenza e della Guardia di finanza di Catanzaro, nell'ambito della quale sono già scaturiti otto arresti, trenta indagati e beni sequestrati per un valore complessivo di trecento milioni di euro;
ad avviso dell'interrogante il medesimo dottor Agostini avrebbe dovuto prevenire la sovrapposizione di funzioni così delicate ed il conflitto di attribuzioni venutosi a creare -:
quale in dettaglio sia stato l'iter amministrativo che ha condotto all'assegnazione di ben 650 milioni di euro in un tempo così ristretto;
se il tempo così ristretto della valutazione abbia effettivamente consentito di esaminare, approfondire e giudicare nel merito tutti i progetti presentati in risposta al bando in questione;
se la procedura amministrativa sia stata diretta ovvero almeno vigilata dal citato direttore generale;
se il dottor Fabrizio Cobis, tuttora autorità di gestione del PON, avesse la capacità e possibilità giuridica di svolgere, come ha fatto, le funzioni di responsabile del procedimento, rispetto quanto previsto dai regolamenti comunitari e dai sistemi di gestione e controllo approvati dalla Commissione europea;
se, alla luce delle rigorose norme comunitarie e nazionali, possa mai essere ammissibile, oltre che opportuno, che il dottor Cobis, in quanto dirigente dell'ufficio VII della direzione generale per il coordinamento e lo sviluppo della ricerca, svolga contemporaneamente le funzioni di controllore (quale autorità di gestione del PON) e di controllato (quale responsabile della procedura di selezione e gestione delle operazioni relative al bando in questione);
in base a quali prescrizioni normative o regolamentari ed in funzione di quali precipue motivazioni organizzative, il dottor Agostini, quale direttore generale, abbia individuato il dottor Cobis quale responsabile del procedimento in questione;
se il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca abbia informato la Commissione europea della particolare organizzazione del procedimento di sele

zione delle operazioni e gestione dei finanziamenti e se quest'ultima abbia approvato lo schema così disposto;
se, in relazione alla sovrapposizione di funzioni, nonché ai fatti contestati nell'articolo de La Repubblica, il medesimo Ministero abbia frattanto informato le autorità preposte al controllo e alla tutela dei fondi comunitari, per quanto di loro rispettiva competenza (Ministero dell'economia e delle finanze, Ministero per gli affari europei, Ministero per la coesione territoriale, UVER - Unità di Verifica degli Investimenti Pubblici, Autorità di Audit del PON, OLAF, Corte dei conti e Procura europea);
quali iniziative i Ministri interrogati, per quanto rientra nella rispettiva competenza, intendano adottare al fine di disporre le opportune indagini amministrative, verificare la legittimità degli atti adottati, accertare eventuali responsabilità personali e prevenire possibili sanzioni a carico dello Stato.
(4-14333)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
la legge 3 marzo 2009, n. 18, recante «Ratifica ed esecuzione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, con Protocollo opzionale», fatta a New York il 13 dicembre 2006 prevede, all'articolo 3 l'istituzione dell'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, quale «struttura di coordinamento» che gli Stati parte hanno l'obbligo di designare ai sensi del paragrafo 1 dell'articolo 33 della Convenzione;
il richiamato osservatorio nazionale, secondo la legge, ha i seguenti compiti: a) promuovere l'attuazione della convenzione ed elaborare il rapporto dettagliato sulle misure adottate di cui all'articolo 35 della stessa convenzione, in raccordo con il Comitato interministeriale dei diritti umani; b) predisporre un programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l'integrazione delle persone con disabilità, in attuazione della legislazione nazionale e internazionale; c) promuovere la raccolta di dati statistici che illustrino la condizione delle persone con disabilità, anche con riferimento alle diverse situazioni territoriali; d) predisporre la relazione sullo stato di attuazione delle politiche sulla disabilità, di cui all'articolo 41, comma 8, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, come modificato dal comma 8 dell'articolo 3; e) promuovere la realizzazione di studi e ricerche che possano contribuire ad individuare aree prioritarie verso cui indirizzare azioni e interventi per la promozione dei diritti delle persone con disabilità;
sempre ai sensi dell'articolo 3 della legge 3 marzo 2009 n. 18, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, avrebbe dovuto adottare, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge, un regolamento emanato ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, di concerto con il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, che avrebbe dovuto prevedere la disciplina, la composizione, l'organizzazione e il funzionamento dell'osservatorio;
tale regolamento è stato adottato con ben quasi un anno e mezzo di ritardo, con il decreto ministeriale 6 luglio 2010 n. 167, l'osservatorio si è tutta via potuto insediare solo alla fine del 2010, dopo l'emanazione, il 30 novembre 2010 dell'ulteriore decreto ministeriale di nomina del suoi pletorici componenti, che, in aperto contrasto con lo specifico obbligo a carico dello Stato parte sancito dal paragrafo 3 dell'articolo 4 della Convenzione, sono solo molto marginalmente persone con disabilità;
in data 6 ottobre 2010, in risposta all'interrogazione n.5-02974 del giugno 2010

presentata in Commissioni XII per chiedere conto di questo grave inadempimento del termine previsto dell'articolo 3 della legge 2009 n. 18 nel rendere operativo l'osservatorio, il Governo testualmente, tra l'altro, ha affermato: «(...) Per quanto concerne le specifiche questioni portate all'attenzione dagli interroganti, nel rilevare preliminarmente che, il termine di cui all'articolo 3, comma 3, della citata legge riveste carattere meramente ordinatorio, informo che, lo scorso 6 agosto, a seguito del parere favorevole espresso dalla Sezione Consultiva per gli Atti Normativi del Consiglio di Stato (formulato nell'adunanza di sezione del 26 aprile 2010) la Corte dei Conti ha registrato 11 decreto interministeriale recante il Regolamento attuativo delle disposizioni di che trattasi (...)»;
uno dei compiti qualificanti dell'osservatorio è quello di elaborare un rapporto dettagliato sulle misura adottate per adempiere agli obblighi assunti dall'Italia con l'adesione alla Convenzione, anche in termini di obbligo di rivisitare la propria legislazione pregressa in tema di disabilità per adeguarla ai principi della Convenzione medesima. Tale rapporto, oggetto di un preciso obbligo dello Stato italiano di presentazione al «Comitato dell'Onu sui diritti delle persone con disabilità», si sarebbe dovuto produrre entro il 14 marzo 2011, vale a dire dopo due anni dall'entrata in vigore della legge 3 marzo 2009, n. 18, come previsto dall'articolo 35 della Convenzione. Non si ritiene che questo grave ritardo possa essere, in qualche misura, giustificato in sede internazionale sulla, scorta delle affermazioni del Governo di cui al punto precedente;
inoltre, allo stato, è ancora non attuata, quella parte del paragrafo 2 dell'articolo 33 della Convenzione, dove si prevede anche la creazione di «meccanismi indipendenti» con il compito di controllare l'attuazione delle disposizioni convenzionali che operino negli ordinamenti interni a tutela dei diritti dei disabili. Tale struttura inoltre andrebbe a colmare una lacuna di ordine generale nel nostro ordinamento, come la mancanza di un'autorità indipendente per la tutela delle persone con disabilità -:
quali iniziative per la rispettiva competenza intendano tempestivamente intraprendere per efficientare l'operato dell'osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, in ordine a:
a) la celere elaborazione di un piano sullo stato/programmi di recepimento nel nostro ordinamento dei contenuti della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, anche ai fini di sanare l'attuale stato di grave ritardo nell'adempimento dell'obbligo di presentazione dello stesso all'Onu;
b) la raccolta di dati statistici che illustrino la condizione delle persone con disabilità, che andrebbe a colmare l'attuale carenza e contraddittorietà di dati statisti in tale settore, che, viceversa, sono basilari per la scelta delle misure più appropriate ed eque che si stanno per adottare anche nel campo della disabilità;
quali iniziative si intendano adottare per l'istituzione di un organismo indipendente, in adempimento del paragrafo 2 dell'articolo 33 della Convenzione, con il compito di promuovere, proteggere, e monitorare l'attuazione della stessa nell'ordinamento interno, formulare raccomandazioni alle autorità competenti, nonché proposte di legge in materia di disabilità, svolgere inchieste, ed, infine, esaminare eventuali ricorsi da parte dei disabili, organismo indipendente che, oltretutto, andrebbe anche a sanare una carenza di portata sistemica, avvertita già da tempo, in tema di disabilità.
(2-01303)
«Farina Coscioni, Livia Turco, Murer, Sbrollini, Bossa, Misiani, Margiotta, Pisicchio, Rosato, Esposito, Mura, Holzmann, Strizzolo, Lenzi, Concia, Melandri, Rubinato, Maran, Di Giuseppe, Morassut, Castagnetti, Paglia, Mazzarella, Maurizio Turco, Beltrandi, Marrocu, Calvisi, Verini,

Miotto, Burtone, Melis, Duilio, Ferrari, Fiano, Bachelet, Agostini, Baretta, Motta, Argentin, Bucchino, Amici, Fontanelli, Lorenzin, Bernardini, Mecacci, Zamparutti».

Interrogazioni a risposta scritta:

FEDI, BUCCHINO e PORTA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 21 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, in considerazione del processo di convergenza ed armonizzazione del sistema pensionistico attraverso l'applicazione del metodo contributivo, nonché al fine di migliorare l'efficienza e l'efficacia dell'azione amministrativa nel settore previdenziale e assistenziale, l'INPDAP e l'ENPALS sono soppressi dal 1o gennaio 2012 e le relative funzioni sono attribuite all'INPS;
l'INPDAP effettua i pagamenti mensili, per i pensionati ex-dipendenti dello Stato residenti all'estero, tramite la CITIBANK, direttamente su conto bancario -:
quali urgenti iniziative si intendano adottare, nel periodo transitorio, per assicurare il tempestivo pagamento delle mensilità di pensione ai residenti all'estero;
quali iniziative si intendano adottare per garantire che l'Istituto nazionale della previdenza sociale operi un completo adeguamento delle procedure interne per assicurare la detassazione alla fonte delle pensioni pubbliche corrisposte in Paesi convenzionati con l'Italia che prevedono l'imposizione fiscale nel Paese di residenza del pensionato e per assicurare, anche per l'estero, un sistema di pagamento delle pensioni, con cadenza mensile, tempestivo, efficiente e trasparente.
(4-14319)

BERRETTA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Cesame spa, è un'azienda che, fino ad alcuni anni fa, era una delle più floride realtà dell'economia catanese. Purtroppo, nel 2009, l'azienda è stata dichiarata fallita e, da allora, i lavoratori sono rimasti senza un'occupazione stabile, ricevendo il trattamento di Cassa integrazione guadagni straordinaria sino al 13 settembre 2010 e solo in tale data, successiva al fallimento, sono stati licenziati;
a seguito del licenziamento, i lavoratori hanno presentato domanda di ammissione allo stato passivo per il pagamento del trattamento di fine rapporto;
tuttavia, il giudice delegato non ha ammesso tali crediti al fallimento, sull'assunto che lo stato passivo del fallimento è divenuto esecutivo in data 17 novembre 2009 e, pertanto, in applicazione dell'articolo 101, comma 1, della legge fallimentare, il termine ultimo per la presentazione delle domande di insinuazione sarebbe scaduto il 17 novembre 2010;
le domande, pertanto, secondo tale interpretazione, sarebbero state presentate oltre il termine ultimo previsto dalla legge. I lavoratori, dunque, pur essendo creditori privilegiati sono rimasti senza alcuna tutela dei crediti maturati;
i lavoratori sono stati ammessi al trattamento di Cassa integrazione guadagni straordinaria fino alla data del 13 settembre 2010 e, solo in tale data, è cessato il rapporto e pertanto appare logico che a decorrere dalla suddetta data, avrebbero potuto presentare le domande di ammissione al passivo del fallimento per i crediti maturati e, in casi analoghi, il termine annuale previsto dall'articolo 101, comma 1, dovrebbe decorrere non dal deposito dello stato passivo, bensì dal momento in cui il credito è sorto ed è divenuto esigibile per i lavoratori (nella fattispecie, a decorrere dal 13 settembre 2010);

tale vicenda evidenzia, ad avviso dell'interrogante, una lacuna nell'ordinamento quantomeno con riferimento ai lavoratori per i quali, alla data di deposito del decreto di esecutività dello stato passivo, il rapporto di lavoro è sospeso, perché si trovano in Cassa integrazione guadagni straordinaria -:
se non ritenga di assumere iniziative normative, anche di interpretazione autentica, che sanciscono il principio in base al quale, per i crediti dei lavoratori che decorrono al momento della cessazione del rapporto di lavoro, il termine di dodici mesi per la presentazione della domanda non può che iniziare a decorrere dalla data in cui il diritto alla pretesa creditoria diviene esigibile.
(4-14327)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

FIORIO, CENNI, ZUCCHI e AGOSTINI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. - Per sapere - premesso che:
«Magic Italy in Tour» secondo quanto risulta da Internet «è lo strumento promozionale che il Ministro del Turismo e il Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali mettono a disposizione di Regioni, enti locali, consorzi, associazioni e imprese per valorizzare all'estero destinazioni e prodotti del sistema Italia»;
queste le indicazioni riportate sul sito per illustrare l'iniziativa: «le eccellenze nel campo della arte, della creatività e dell'enogastronomia dei nostri territori saranno in mostra per quattro giorni, nelle piazze di 19 città d'Europa. L'accogliente struttura modulare sarà aperta al pubblico e composta da un moderno ed elegante truck multifunzione e da alcuni gazebo disposti intorno alla piazza come vetrina del made in Italy»;
le finalità di «Magic Italy in Tour» sono quindi quelle di:
a) valorizzare i prodotti regionali e le eccellenze locali attraverso una promozione dedicata ai singoli prodotti enogastronomici, artigianali, culturali e turistici;
b) trasmettere l'idea che l'Italia merita di essere visitata proprio per la grande varietà di paesaggi e di aspetti culturali e storici particolari;
c) favorire la destagionalizzazione dell'offerta e della domanda turistica;
tale strumento di promozione, inaugurato dal mese di aprile dell'anno 2011, ha visitato le seguenti città europee: Vienna, Monaco, Berna, Stoccarda, Berlino, Bruxelles, Amsterdam, Amburgo, Parigi, Oslo, Göteborg, Stoccolma, Copenaghen, Marsiglia, Barcellona, Madrid, Lisbona, Francoforte;
«Magic Italy in Tour» dovrebbe concludersi con l'appuntamento di Colonia in programma dal 3 al 6 novembre prossimo;
le regioni, le associazioni di categoria, i consorzi ed altri organismi, sia pubblici che privati interessati a promuovere le eccellenze dei propri territori, hanno partecipato a tale progetto, dopo essere stati selezionati da un apposito regolamento di ammissione;
tale regolamento assicurava, tra l'altro, all'iniziativa una «ampia visibilità grazie ad una campagna di comunicazione integrata modulata su più media per ciascuna città» visitata dall'evento;
a quanto si apprende dal regolamento sopracitato le tappe dovevano esser inizialmente diciotto: la diciannovesima città (Colonia), pubblicizzata successivamente sul sito istituzionale del Ministro del turismo, dovrebbe essere quindi stata aggiunta in seguito -:
sulla base degli atti depositati se risulti quanto sia stato stanziato complessivamente

per realizzare «Magic Italy in Tour» e quali benefìci concreti sia stato stimato che abbia portato tale iniziativa rispetto alla promozione dei prodotti italiani ed alla attrattiva ricettiva del nostro Paese e se tali benefìci siano stati così rilevanti da organizzare un'ulteriore data del «Magic Italy in Tour» rispetto alle diciotto inizialmente programmate;
se i Ministri interrogati, soprattutto alla luce del difficile contesto economico nazionale che ha visto una notevole riduzione di stanziamenti per tutti i dicasteri, non ritengano opportuno presentare un documento ufficiale con un bilancio puntuale e dettagliato su costi e benefìci del «Magic Italy in Tour», prima di organizzare nuove date o nuove edizioni del suddetto evento.
(5-05856)

FIORIO e CENNI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il deputato Antonio Razzi a decorrere dal 4 maggio 2011, è stato consigliere personale del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Saverio Romano, con compito di coordinamento dei progetti contro la contraffazione alimentare all'estero per conto del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali;
in data 5 luglio 2011 è stata presentata a firma del sottoscritto l'interrogazione a risposta in Commissione n. 5-05051 che chiedeva delucidazioni in merito alle competenze del deputato Razzi, alle motivazioni di tale nomina e al lavoro fino ad allora svolto, tale interrogazione non ha ottenuto risposta -:
se il Ministro attualmente in carica abbia ritenuto di mantenere l'incarico al deputato Antonio Razzi, se risulti se tale lavoro sia stato svolto a titolo gratuito o dietro compenso e in caso positivo se risulti quale ne sia stato l'ammontare.
(5-05857)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E SEMPLIFICAZIONE

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
si fa riferimento al caso di Marco Lombardelli, capo di gabinetto del sindaco di Bologna Merola dimessosi ieri per incompatibilità in quanto il medesimo, essendo senza laurea, non avrebbe avuto le caratteristiche fissate per legge per occupare quella posizione;
nei giorni scorsi la stampa locale aveva riportato delle dichiarazioni di un ex assessore della giunta Cofferati che aveva sollevato il problema di come fosse stato assunto dal comune di Bologna senza i requisiti richiesti e, nonostante ciò fosse stato «inquadrato nella categoria D» dei contratti pubblici, per la quale la laurea è obbligatoria (è quanto si legge nella direttiva del 15 novembre 2011, firmata da direttore e segretario generale e inviata ai dipendenti del comune. Per scelte del genere però la legge condanna sindaci e segretari generali per danno erariale);
nella delibera che lo aveva assunto era specificato che Lombardelli non è dirigente ma nella direttiva successiva gli si dà una categoria (la D) che permette di giustificarne lo stipendio da 68.700 euro lordi annui e 344.000 euro in 5 anni;
la procedura di nomina appare non corretta appare posto che appare dubbio che tutti i requisiti richiesti per l'assunzione con categoria D fossero in possesso del Lombardelli; episodi del genere non dovrebbero più verificarsi;
in questo senso, pur senza ledere l'autonomia dei comuni ed il diritto del sindaco di scegliere i collaboratori di sua fiducia, l'interpellante ritiene che debbano essere salvaguardati i diritti essenziali dei

cittadini e la possibilità di fruire di analoghe opportunità di lavoro anche a livelli dirigenziali;
l'interpellante ritiene soprattutto che il cosiddetto spoil sistem non possa prescindere dal rispetto di essenziali princìpi non solo di uguaglianza di fronte alla legge ma di rispetto della medesima per quanto riguarda posizioni dirigenziali che, proprio per garantire l'imparzialità della pubblica amministrazione, non possono essere lasciati alla discrezionalità totale dei sindaci o dei singoli assessori;
in tal senso l'interpellante ritiene che occorra definire al più presto una netta demarcazione fra incarichi cosiddetti politici e incarichi puramente amministrativi, al fine di non alterare il corretto equilibrio fra ruolo politico del sindaco e della giunta e responsabilità nei confronti della collettività tutta da parte della burocrazia comunale che, sovente a Bologna ed in Emilia Romagna, è stata alterata per pure ragioni politiche -:
se e quali iniziative di competenza, se del caso anche di carattere normativo, il Governo intenda assumere per disciplinare in maniera più chiara le fattispecie assimilabili a quella riportata in premessa;
(2-01300) «Garagnani».

Interrogazione a risposta immediata:

MARIO PEPE (MISTO-R-A). - Al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. - Per sapere - premesso che:
secondo i dati diffusi dalla Cgil nel luglio 2011, sarebbero circa 240 mila i contratti precari all'interno della pubblica amministrazione, ai quali dovrebbero aggiungersi i 200 mila precari del mondo della scuola;
nel rispondere ad interrogazioni su analogo tema, il 27 luglio 2011 il Ministro pro tempore Brunetta ha rammentato che la linea maestra del Governo per il reclutamento nel pubblico impiego è il concorso pubblico e che, in ogni caso, il Governo, con il decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, ha previsto per gli anni 2010-2012, nei limiti del 40 per cento delle risorse finanziarie disponibili per assunzioni di personale, forme di reclutamento speciale nei confronti dei lavoratori con contratti di lavoro flessibile in possesso di un'anzianità pari a tre anni calcolata a settembre 2007;
in base alla relazione sullo stato della pubblica amministrazione del 2008 negli enti di ricerca il 40 per cento dei contratti è a tempo determinato, nell'università il lavoro precario è attorno al 17 per cento, una quota che scende al 3,4 per cento nelle agenzie e all'1,8 per cento negli enti previdenziali;
i dati esposti sembrano adombrare il sospetto che il lavoro precario sia utilizzato non a copertura di situazioni eccezionali, ma per coprire le deficienze di organico delle pubbliche amministrazioni derivanti dalle manovre di contenimento della spesa per il personale;
tuttavia, obbligare i nostri giovani ad un precariato di lunga durata impedisce loro di crearsi un futuro («mettere su» famiglia, acquistare una casa), come risulta evidente dalle statistiche sociali; d'altra parte, se le risorse previste nei bilanci pubblici a copertura delle spese per il precariato sono costanti, esse possono diventare definitive senza che questo produca maggiori oneri per la finanza pubblica -:
quale sia la posizione del Governo sulla questione esposta in premessa e se non ritenga opportuno adoperarsi per favorire l'assorbimento negli organici della pubblica amministrazione dei precari di lunga durata, nonché per rafforzare la quota vincolata di risorse per l'assunzione di personale precario, di cui al decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, in particolare per quel che riguarda i settori dell'università e della ricerca.
(3-01988)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:

MURER. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il settimanale francese Liberation ha reso noto che è intenzione delle autorità sanitarie francesi di suggerire a circa 300.000 donne con protesi mammarie di tipo Pip (Poly implants prothèses) di toglierle rapidamente con un intervento chirurgico di rimozione;
questo tipo di protesi sarebbero, infatti, difettose e c'è il sospetto che abbiano provocato la morte per cancro di almeno una donna, mettendo a rischio migliaia di altre;
l'institut national du cancer e il Ministero della salute francese avrebbero così assunto la decisione di lanciare un allarme che appare come un fatto unico nella storia della chirurgia estetica;
la portavoce del Governo, Valerie Pecresse, interrogata sull'articolo di Liberation, ha di fatto confermato la cosa, dicendo «stiamo valutando il caso e considerando la specificità di queste protesi mammarie: potrebbero provocare il cancro. La cosa essenziale è che tutte le donne che hanno un simile impianto si rivolgano ai loro chirurghi, e per quanto ci riguarda dobbiamo effettuare un censimento di tutte le donne che si sono fatte impiantare tali protesi e potenzialmente sono in pericolo»;
la portavoce del Governo francese ha, poi, chiaro, che trattandosi di interventi di urgenza le spese per la rimozione delle protesi saranno per intero a carico del sistema sanitario nazionale;
anche in Italia, il 1o aprile 2010, con una circolare, il Ministero ha invitato gli operatori sanitari a non utilizzare i dispositivi di cui sopra, dopo che il 30 marzo 2010 l'autorità francese aveva comunicato il ritiro delle stesse protesi;
nella circolare si invitata a mettere le protesi in quarantena e a segnalare eventuali incidenti. Contemporaneamente era stato chiesto al Comando dei carabinieri per tutela della salute di verificare la presenza sul territorio nazionale del prodotto e di operare affinché non potesse essere più distribuito;
nessuna determinazione si ritenne di assumere rispetto a chi era già portatrice di quel tipo di protesi -:
se il Ministro sia conoscenza della situazione di cui in premessa; quante donne sul territorio italiano possano essere interessate dal caso e come intenda attivarsi per tutelare la salute di chi è portatrice delle protesi di tipo Pip (Poly implants prothèses);
se non ritenga di lanciare, in tempi rapidi, la medesima azione del Governo francese anche rispetto ai costi da sostenere per gli eventuali interventi di rimozione delle protesi.
(5-05847)

Interrogazione a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
è allarme in Francia per i casi di tumore al seno provocati da un tipo di protesi al silicone;
il fenomeno ha assunto dimensioni allarmanti, al punto che il Governo francese annuncerà entro la fine della settimana un piano di azione;
secondo il quotidiano «Liberation», le autorità sanitarie hanno già deciso che tutte le donne che hanno subito un impianto con la protesi al silicone Pip dovranno sottoporsi all'espianto;
detta decisione presa dalle autorità sanitarie francesi non ha precedenti, ma il Governo di Parigi non ha dubbi sul legame tra il difetto della protesi (che si può

rompere diffondendo il liquido nel corpo della sventurata paziente) e la comparsa del cancro;
secondo quanto riferito dalla portavoce del Governo francese, signora Valerie Pecresse, «l'urgenza è che tutte le donne che hanno protesi Pip vedano i loro chirurghi»;
la decisione arriva dopo che, negli ultimi mesi, sono stati rilevati otto casi di tumore al seno ritenuti collegati alle protesi e circa duemila donne hanno presentato denuncia contro la società Pip che produce le protesi difettose;
risulta essere stata aperta anche un'inchiesta per «omicidio involontario» dopo il decesso di una donna -:
se dette protesi prodotte dalla ditta Pip siano state vendute e impiantate anche in Italia; in caso affermativo quali siano le dimensioni del fenomeno in Italia;
se non si ritenga necessario e urgente identificare le portatrici delle protesi incriminate per poi poter gestire le operazione di espianto;
quali iniziative si intendano promuovere, sollecitare, adottare, nell'ambito delle proprie prerogative, in relazione a quanto sopra esposto.
(4-14316)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta immediata:

COMPAGNON. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13 della direttiva 2002/58/CE, relativa al trattamento dei dati personali e alla tutela della vita privata nel settore delle comunicazioni elettroniche, stabilisce che: «Gli Stati membri adottano le misure appropriate per garantire che, gratuitamente, le comunicazioni indesiderate a scopo di commercializzazione diretta non siano permesse se manca il consenso degli abbonati interessati oppure se gli abbonati esprimono il desiderio di non ricevere questo tipo di chiamate»;
il decreto del Presidente della Repubblica 7 settembre 2010, n. 178, istituisce il registro pubblico delle opposizioni, introducendo il corretto equilibrio tra le esigenze degli abbonati che hanno scelto di non ricevere più telefonate commerciali e le esigenze delle imprese che, in uno scenario di maggior ordine e trasparenza, possono utilizzare gli strumenti del marketing telefonico;
dal 1o febbraio 2011 l'abbonato (cittadino, persona giuridica, ente o associazione) può, al fine di non essere contattato dagli operatori di tele-marketing, iscriversi nel registro pubblico delle opposizioni ovvero non iscriversi, facendo valere il principio del «silenzio-assenso»;
la gestione del registro è stata affidata dal Ministero dello sviluppo economico - dipartimento per le comunicazioni alla Fondazione Ugo Bordoni, attraverso un contratto di servizio che ne sottolinea la natura di ente terzo, indipendente e impegnato in attività di pubblico interesse;
ad oggi, la situazione non sembra essere risolta, dal momento che molti abbonati, nonostante iscritti al registro, lamentano di ricevere ancora un discreto numero di telefonate commerciali da numeri riservati -:
quali iniziative intenda adottare al fine di rendere il registro pubblico delle opposizioni un effettivo sistema in grado di tutelare concretamente la vita privata dei cittadini, preservandola da inaccettabili turbative della loro privacy.
(3-01984)

Interrogazione a risposta in Commissione:

RONDINI, DUILIO e TORAZZI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
una joint venture tra Finmeccanica e Thales, che opera nei sistemi satellitari, ha

in previsione il ridimensionamento del sito produttivo di Vimodrone (ex Laben spa) in provincia di Milano;
la ristrutturazione comporterà la riduzione del personale in Lombardia da 290 dipendenti a 180, con conseguente perdita di professionalità di alto profilo tecnologico;
il piano aziendale prevede che i 180 dipendenti saranno ricollocati in un sito di Gorgonzola sempre in provincia di Milano, in una struttura che potrebbe impedire il ritorno alla missione originale viste le sue dimensioni e l'inadeguatezza degli impianti;
per la maggior parte delle rimanenti 110 persone, è previsto il trasferimento a L'Aquila, dove è in realizzazione un nuovo sito produttivo, per le restanti il ricollocamento avverrà negli stabilimenti di Torino e Roma;
pur in presenza di strutture idonee alla missione del sito di Vimodrone, per l'organizzazione del nuovo sito l'azienda attingerà a denaro pubblico avvantaggiando probabilmente soggetti privati;
oltre al dimezzamento dell'impianto, ci sono elementi precisi che indicano la sede di Gorgonzola come non idonea a sostenere ingressi di nuovo personale, oltre a incertezze sulla missione che fanno prevedere un ulteriore ridimensionamento della forza occupata nei prossimi anni, a possibile vantaggio della componente francese dell'azienda;
ad alimentare la preoccupazione dei lavoratori c'è anche il precedente storico della Laben spa, oggi Thales Alenia Space, dopo la fusione con Alenia Spazio: Laben spa occupava 430 persone e aveva parametri economico-finanziari più favorevoli della controllante Alenia Spazio, il tutto ridimensionato con la fusione;
la necessità di un ridimensionamento del sito produttivo di Vimodrone appare incomprensibile vista la propria collocazione strategica - vicina alle più prestigiose università tecnologiche, con cui vi è collaborazione da oltre 50 anni - e logistica essendo al centro del tessuto industriale lombardo -:
se il Ministro intenda intervenire al fine di tutelare le potenzialità di un sito produttivo tecnologicamente strategico, salvaguardando il mantenimento dei posti di lavoro, le competenze delle maestranze e l'intero ciclo produttivo.
(5-05850)

Interrogazioni a risposta scritta:

PORFIDIA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
moltissime piccole e medie imprese, beneficiarie di contributi per iniziative produttive ex-novo o per ampliamenti di iniziative già in essere, sono a rischio fallimento con le conseguenze di espulsione dal mondo produttivo e del lavoro per fatti e situazioni non ascrivibili esclusivamente a proprie responsabilità;
è il caso di tutte quelle iniziative incoraggiate dalle previsioni agevolative di leggi nazionali (patti territoriali, legge n. 488 del 1992) che hanno ottenuto delle anticipazioni a valere sul contributo statale e successivamente revocato con richiesta di restituzione, gravato da interessi, per non essersi concluse nei tempi predefiniti, oppure per non aver conseguito le finalità occupazionali programmate o per difformità realizzative pur avendo garantito l'obiettivo occupazionale;
le conseguenze sono o potranno essere che lo Stato non recupererà quanto anticipato e corrisposto, le aziende falliranno e le strutture verranno pignorate;
e così mentre si cerca di promuovere nuova impresa, nuovo lavoro e più consumo, si rischia di trovare sul campo esattamente il contrario del voluto ossia cessazioni di produzione, espulsione dal mercato del lavoro migliaia di imprese e di lavoratori, con conseguente impoverimento di famiglie e cittadini;
occorre colpire sicuramente chi ha cercato di truffare lo Stato, che va sanzionato

ma di avere un certo riguardo per tutti coloro i quali per cause oggettive estranee alla volontà dell'imprenditore o aspirante tale, non hanno potuto portare a termine il programma; tra le motivazioni troviamo i pesanti ritardi burocratici della Pubblica Amministrazione, difficilissima congiuntura economico-finanziaria, crisi del mercato, e altro -:
se il Ministro non ritenga opportuno intervenire mediante un'apposita iniziativa normativa per regolare la materia suesposta in modo da agevolare la situazione delle aziende, e se non sia il caso di costituire un organo ad hoc per studiare le pratiche in questione.
(4-14313)

DE POLI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il 29 marzo 2011 è entrato in vigore il decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28 - «Attuazione della direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE»;
il decreto si inserisce nel quadro della politica energetica europea volta a ridurre la dipendenza dalle fonti combustibili fossili e le emissioni di CO2, nel rispetto delle direttive comunitarie che impongono all'Italia l'obbligo di raggiungimento degli obiettivi del 17 per cento di energia prodotta da fonti rinnovabili entro il 2020;
l'atto normativo, in attuazione della direttiva 2009/28/CE e nel rispetto dei criteri stabiliti dalla legge 4 giugno 2010 n. 96, definisce strumenti, meccanismi, incentivi e quadro istituzionale, finanziario e giuridico, necessari per il raggiungimento degli obiettivi fino al 2020 in materia di energia da fonti rinnovabili;
dunque, alla luce di quanto eccepito in sede europea, l'Italia ha dovuto accelerare i tempi di adeguamento della propria normativa. L'obiettivo pertanto prefisso con il nuovo decreto legislativo n. 28 sulla promozione delle fonti rinnovabili è quello di adeguare la vigente disciplina edilizia al sistema europeo prevedendo al tempo stesso obbligo a carico dei costruttori per incentivare l'utilizzo di energia da fonti rinnovabili che possano trovare giusta tutela anche per i futuri acquirenti;
riassumendo le principali novità contenute nel decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, si evince che soltanto in alcuni casi le disposizioni del decreto legislativo risultano immediatamente applicabili; la maggior parte, invece, necessita di specifici provvedimenti attuativi (decreti ministeriali, delibere dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, e altri);
la decorrenza dell'efficacia del decreto è stabilita tenendo conto dei tempi necessari all'adeguamento alle norme tecniche con riguardo alle diverse taglie di impianto e non può essere fissata prima di un anno dalla sua pubblicazione;
in particolare, per gli impianti solari fotovoltaici con moduli collocati a terra in aree agricole, l'accesso agli incentivi statali è consentito a condizione che:
a) la potenza nominale di ciascun impianto non sia superiore a 1 megawatt;
b) gli impianti siano collocati ad una distanza non inferiore a 2 chilometri nel caso di terreni appartenenti allo stesso proprietario;
c) non sia destinato all'installazione degli impianti più del 10 per cento della superficie totale del terreno;
tali limiti non si applicano ai terreni abbandonati da oltre 5 anni e agli impianti solari fotovoltaici con moduli collocati a terra in aree agricole che hanno conseguito il titolo abilitativo entro la data di entrata in vigore del presente decreto o per i quali sia stata presentata richiesta per il conseguimento del titolo entro il primo gennaio 2011, con obbligo di messa in esercizio dell'impianto entro un anno

dalla data di entrata in vigore del presente decreto. Tale obbligo desta preoccupazione in tutti coloro che stanno riscontrando difficoltà a regolarizzare la propria situazione entro la data stabilita e che desidererebbero una proroga in merito da parte del Governo -:
se i Ministeri competenti ritengono possibile assumere iniziative normative per posticipare di un anno la scadenza del primo gennaio 2011 di cui al decreto legislativo 3 marzo 2011, n.28 (articolo 10, comma 4) per tutelare coloro che non hanno ottenuto o non hanno ancora presentato richiesta del titolo abitativo.
(4-14324)

PILI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Confida, Associazione italiana distribuzione automatica, aderente a Confcommercio, Imprese per l'Italia, ha segnalato all'interrogante la seguente situazione:
nel corso del tempo si è andata diffondendo presso le pubbliche amministrazioni, gli enti pubblici, gli ospedali, le università ed altri luoghi pubblici destinati alla collettività, la consuetudine di prevedere, nelle gare di appalto per la concessione del servizio di ristoro a mezzo distributori automatici, cospicue somme di denaro a titolo di canone di concessione, sempre accompagnate da prezzi al consumo significativamente bassi;
a titolo esemplificativo si possono citare le recenti gare aventi ad oggetto il suddetto servizio, indette dai comuni di Cuneo, Reggio Emilia, Trento, università di Padova;
dall'università La Sapienza di Roma sarebbe stato richiesto un canone di concessione pari a più di ottocentomila euro all'anno a fronte dell'installazione di 179 distributori automatici;
tale servizio svolge una funzione di interesse sociale soprattutto in relazione ai luoghi e alla tipologia dell'utenza; il canone di concessione dovrebbe far riferimento alla copertura dei soli costi per i consumi energetici e idrici limitatamente al funzionamento dei distributori automatici e le somme a titolo di canone, secondo la Confida, esorbitano oltremodo da ogni ragionevole ipotesi di rimborso per costi reali sostenuti dall'ente appaltante;
la citata consuetudine sarebbe tale da alterare la libera concorrenza e inficiare una sana e corretta gestione economica dell'impresa aggiudicatrice, con potenziale pregiudizio sulla qualità del servizio e della sicurezza dei prodotti alimentari somministrati -:
se i Ministri interrogati intendano assumere ogni iniziativa di competenza, anche normativa, al fine di garantire che le gare di appalto per la concessione del servizio di ristoro a mezzo distributori automatici vengano aggiudicate garantendo la massima tutela degli aspetti qualitativi e tecnici del servizio, evitando il rischio che la gara di appalto si fondi solo su criteri di offerta economica tali da pregiudicare la qualità e la sicurezza dei prodotti alimentari somministrati;
se i Ministri non ritengano di dover far valutare, nell'ambito delle proprie competenze, l'esigenza di promuovere la predisposizione di un capitolato standard per la concessione del servizio di ristoro a mezzo distributori automatici per le pubbliche amministrazioni di propria competenza, finalizzato alla tutela degli aspetti qualitativi e tecnici del servizio;
se non si ritenga opportuno che la predisposizione di detto capitolato possa essere assunto a riferimento e recepito dalle pubbliche amministrazioni ed enti pubblici per la predisposizione delle gare d'appalto per la concessione del servizio di ristoro a mezzo distributori automatici, in seguito a un proficuo e positivo confronto con la predetta associazione Confida, l'associazione di categoria che rappresenta la quasi totalità dell'imprese del settore.
(4-14331)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta scritta Di Pietro e altri n. 4-14044, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 novembre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Monai.

L'interrogazione a risposta scritta Boccuzzi e Giulietti n. 4-14126, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 1o dicembre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Damiano, Ria, Angela Napoli, Di Biagio, Scanderebech, Granata, Murgia, Malgieri, Cazzola, Vernetti, Antonino Foti, Vincenzo Antonio Fontana, Traversa, Paglia, Scapagnini, Piffari, Palomba, Pisicchio, Nicco, Binetti, Mazzuca, Cuomo, Cuperlo, Graziano, Misiti, Mosella, Giovanelli, Allasia, Pezzotta, Calgaro, Ginoble, Brandolini, Chiappori, Zazzera, Delfino, Nicola Molteni, Ginefra, Catanoso, Cavallotto, Berretta, Gnecchi, Bellanova, Schirru, Rampi, Portas, D'Incecco, Causi, Marco Carra, Misiani, Trappolino, Naccarato, Mattesini, Grassi, Miglioli, Gatti, Lucà, Fiorio, Fiano, Bobba.

L'interrogazione a risposta scritta Naccarato n. 4-14282, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 dicembre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Miotto.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-14303, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 dicembre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Nicola Molteni, Crosio, Bitonci.

L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Gidoni n. 5-05836, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 dicembre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bitonci.

L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Fugatti e altri n. 5-05839, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 dicembre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bitonci.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta orale Compagnon n. 3-01700 del 15 giugno 2011;
interrogazione a risposta in Commissione Di Biagio n. 5-05532 del 18 ottobre 2011.

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ERRATA CORRIGE

All'interrogazione a risposta scritta Borghesi n. 4-13996 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 553 del 23 novembre 2011, alla pagina 25826, prima colonna, dalla riga prima alla riga seconda deve leggersi: «i commissari (Galloppi, Laghi, Tepedino), pur consapevoli dell'impossibilità» e non «i commissari (Galloppi, Nastasi, Ferrazza), pur consapevoli dell'impossibilità», come stampato.