XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 23 novembre 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:

La VII Commissione,
premesso che:
il numero chiuso per l'accesso all'università sta producendo effetti paradossali, che si rifletteranno sinistramente sull'assetto futuro della società italiana;
al di là delle perplessità sulla qualità dei test di accesso, sulla massa di ricorsi che puntualmente ogni anno si rovescia sui tribunali amministrativi, sul dilagare del nefasto sistema delle raccomandazioni, che in sostanza impedisce ai migliori di accedere, si osserva che la limitazione degli accessi è basata da un lato su una valutazione della capacità di assorbimento del mercato del lavoro del tutto arbitraria, dall'altro sulla capacità di assorbimento dei singoli atenei, anch'essa basata su presunzioni del tutto teoriche, in quanto la qualità dello studio dei laureati non risulta aumentata da quando si è adottato il sistema del numero chiuso;
ai sensi dell'articolo 1 della legge n. 264 del 1999, il numero di posti per quei corsi regolati nel Paese è determinato dal Ministero dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica «sulla base della valutazione dell'offerta potenziale del sistema universitario, tenendo anche conto del fabbisogno di professionalità del sistema sociale e produttivo» (articolo 3, comma 1, lettera a) della citata legge); tenendo conto dell'incapacità del suddetto Ministero di valutare quale sarà il mercato del lavoro nel lungo periodo, si è pervenuti all'individuazione di soglie dotate di una forte componente di arbitrarietà;
a riprova di quanto affermato il Piano sanitario nazionale (PSN) per il triennio 2011-2013 stima in circa 17.000 il numero dei medici che lasceranno il Servizio sanitario nazionale entro il 2015. Considerando il numero medio di laureati in medicina e chirurgia per anno accademico e la quota di questi che viene immessa annualmente nel Servizio sanitario nazionale, ci si aspetta, a partire dal 2012, un saldo negativo tra pensionamenti e nuove assunzioni. Si stima, inoltre, che la forbice tra uscite ed entrate tenderà ad allargarsi negli anni a seguire data la struttura per età ed il numero di immatricolazioni al corso di laurea in medicina e chirurgia. In sintesi, ci si attende una carenza di circa 22.000 medici dal 2014 al 2018;
al test d'ingresso che nel mese di settembre 2011 ha impegnato aspiranti medici in tutt'Italia hanno partecipato circa 90 mila ragazzi per conquistare uno dei 10 mila posti disponibili; test che sono considerati dai partecipanti una sorta di lotteria; da un sondaggio di Universi Net su un campione, piuttosto significativo, di 16.128 ragazzi è risultato che il 57 per cento delle studentesse e il 39 per cento degli studenti sono pronti a fare sesso in cambio dell'ammissione. Schiacciante il risultato su cosa sia più importante fare per essere, ammessi all'università: solo per il 12 per cento conta lo studio mentre per l'86 per cento è più importante la raccomandazione. In ogni caso per essere raccomandati i giovani del 2011 punterebbero più su un prelato o su un parente (13 per cento) che su un politico nazionale (12 per cento);
ulteriori elementi di perplessità devono essere sollevati in relazione alla gestione degli studenti stranieri e dei posti ad essi riservati; sintomatico il dato, ricavato dalle statistiche su ricerca scientifica e sviluppo tecnologico diffuse dalla Unione europea a fine luglio 2011, secondo il quale tra i risultati tutti sotto la media comunitaria raggiunti dal nostro Paese, spicca inspiegabilmente la vigorosa crescita del numero di laureati extra-europei (+14,2 per cento);
con sentenza 7 giugno-18 ottobre 2011, n. 5593 la VI sezione del Consiglio di Stato ha stabilito che un cittadino italiano che sia stato respinto (rectius: non ammesso in base ad una graduatoria) alle

selezioni per l'ammissione all'università non ha possibilità di fruire dei posti riservati dall'ateneo ai cittadini extracomunitari non residenti in Italia, anche nella ipotesi in cui gli stessi siano rimasti vacanti; con riferimento all'articolo 3, comma 1, lettera a), della legge 2 agosto 1999, n. 264, il Consiglio non ha tenuto conto «dell'offerta potenziale del sistema universitario», ma ha preferito fondare la propria decisione sul concetto di «fabbisogno di professionalità del sistema sociale e produttivo»; fabbisogno che, non sarebbe inciso dagli studenti extracomunitari non residenti in Italia i quali, dopo il conseguimento del titolo di studio, sarebbero destinato a rientrare al proprio Paese di origine, senza alcuna incidenza sulla situazione occupazionale italiana,


impegna il Governo:


ad assumere le necessarie iniziative normative dirette a modificare profondamente i criteri di limitazione dell'accesso agli studi universitari in particolare sopprimendo il criterio del «fabbisogno di professionalità del sistema sociale e produttivo» di cui all'articolo 3, comma 1, lettera a) della citata citata legge n. 264 del 1999;
ad assumere iniziative dirette a consentire con effetto immediato, la possibilità che gli studenti italiani che risultino tra i primi non ammessi nelle graduatorie di accesso degli atenei occupino i posti lasciati vacanti dagli studenti extracomunitari, sino a concorrenza dei medesimi;
a valutare la possibilità di riconsiderare integralmente le modalità di accesso agli studi universitari, in considerazione della elevata aleatorietà del sistema basato su quiz di cultura generale, assumendo iniziative normative dirette a prevedere invece che l'accesso sia libero e che siano le università stesse a selezionare coloro che ritengono meritevoli di proseguire gli studi, in base a risultati didattici reali, conseguiti in un periodo da definirsi di prova che potrà essere annuale o biennale a seconda delle facoltà.
(7-00729) «Mario Pepe (Misto-R-A)».

L'VIII Commissione,
premesso che:
in un'audizione alla Commissione ambiente della Camera dei deputati, l'Autorità garante per l'energia elettrica ed il gas ha affermato che l'utilizzo delle fonti rinnovabili per la produzione di calore è molto importante ai fini del raggiungimento dell'obiettivo al 2020 per due motivi:
sulla base dei dati contenuti nel piano di azione nazionale, è proprio negli usi termici che è possibile il maggiore incremento (+ 7,2 Mtep, a fronte dei totali + 13,5 Mtep attesi nel 2020 rispetto al 2008) di consumo di energia da fonti rinnovabili;
i rendimenti energetici delle apparecchiature destinate alla produzione di calore sono più elevati rispetto a quelli degli impianti destinati alla produzione di energia elettrica; ciò significa che, a parità di consumo finale di energia da fonti rinnovabili, nel caso degli usi termici occorre una minore disponibilità della fonte rispetto al caso degli usi elettrici con conseguente minor costo per il sistema a parità di tep consumati in più;
secondo l'Autorità infatti sebbene il settore della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili sia stato quello su cui, fino ad oggi, è stata posta la maggiore attenzione, appare evidente che i tassi di crescita più marcati sono attesi nel settore della produzione del calore e nel settore dei biocarburanti;
considerato che il decreto interministeriale 5 maggio 2011 relativo ai nuovi incentivi per il fotovoltaico (cosiddetto IV conto energia) prevede che, entro il 2016, venga raggiunto un obiettivo indicativo di potenza installata a livello nazionale di circa 23 Gigawatt, corrispondente a un

costo indicativo cumulato annuo degli incentivi che è quantificato in 6-7 miliardi di euro;
sempre secondo l'Autorità, tali impianti potrebbero produrre circa 27,7 TWh (utilizzando il medesimo rapporto tra energia e potenza utilizzato ai fini del piano di azione nazionale), corrispondenti a circa 2,38 Mtep;
l'obiettivo indicato nel piano di azione nazionale approvato nel giugno 2011 per il fotovoltaico era invece pari a 8 Gigawatt, per una produzione attesa di 9,65 TWh (corrispondente a 0,83 Mtep);
pertanto, i Mtep, prodotti in più dal fotovoltaico rispetto a quanto indicato nel piano di azione nazionale (corrispondenti a 18 TWh), potrebbero comportare l'azzeramento del trasferimento da altri Stati e una riduzione di 0,45 Mtep derivanti dall'energia elettrica prodotta da altre fonti rinnovabili, in particolare dall'eolica, mantenendo costante tutto il resto,


impegna il Governo


a rivedere gli obiettivi contenuti nel piano di azione nazionale in modo da ridurre la produzione da eolico, alla luce dell'accresciuta produzione da fotovoltaico stabilita con il cosiddetto IV conto energia.
(7-00730)
«Zamparutti, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Maurizio Turco».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:

La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, il Ministro della giustizia, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
fin dal mese di gennaio del 2010 nella città di Reggio Calabria si è creato un clima torbido che necessita di adeguati interventi utili a ripristinare verità, giustizia e legalità;
gli attentati e le lettere minatorie indirizzate alla magistratura reggina e sui quali ancora oggi manca l'individuazione delle motivazioni e dei veri responsabili, hanno sicuramente creato viva preoccupazione in tutta la cittadinanza;
numerose sono state anche le minacce rivolte ai giornalisti;
a Reggio Calabria non è mai apparso chiaro il ruolo dei servizi segreti; ruolo riscontrabile fin dall'ottobre del 2004 con il ritrovamento, su segnalazione appunto da parte dei servizi, del tritolo a Palazzo San Giorgio, sede municipale;
due inchieste giudiziarie «Meta» e «Il Crimine», hanno colpito duramente le cosche della 'ndrangheta reggina, e finora solo marginalmente una parte della cosiddetta «area grigia», nel mentre sale la tensione ed emerge in modo preoccupante la drammatica situazione del comune di Reggio Calabria;
enigmatica, tra l'altro, continua ad apparire la figura di Giovanni Zumbo, commercialista ed ex amministratore giudiziario di beni confiscati alla 'ndrangheta, amico di politici, magistrati e forze dell'ordine, che appare coinvolto in varie inchieste quale informatore di molti 'ndranghetisti e vicino ai servizi segreti, oggi detenuto e ritenuto da molti un importante anello di collegamento tra i vari settori;
nel mese di dicembre del 2010, dopo un allarmante conferenza stampa, si è suicidata Orsola Fallara, dirigente del settore Finanze e Tributi del comune di Reggio Calabria, la quale era indagata per abuso d'ufficio in relazione alla gestione

finanziaria e sulla quale la procura della Repubblica di Reggio Calabria ha avviato le opportune indagini;
la dirigente Fallara ha deciso di togliersi la vita ingerendo una consistente dose di acido muriatico e all'interpellante desta grande perplessità il fatto che non sia stata disposta l'autopsia sul corpo e che la procura abbia aperto le indagini solo quando la salma era già stata tumulata;
il dipartimento della ragioneria generale dello Stato, su mandato del Ministero dell'economia e delle finanze, ha eseguito dal 14 giugno all'8 luglio 2011, una verifica amministrativo-contabile del comune di Reggio Calabria ed ha depositato, in data 11 settembre 2011, la relazione in merito;
la relazione consta di 170 pagine e nella parte relativa alle conclusioni i dirigenti dei servizi ispettivi di finanza pubblica, inviati a Reggio Calabria, citano «una serie di problematiche afferenti le materie oggetto di indagine»;
inoltre: «per ciò che riguarda la situazione contabile dell'ente (Comune), sono state rilevate pesanti irregolarità, consistenti nella mancata imputazione di oneri agli esercizi di competenza e nella conservazione tra i residui attivi di crediti non supportati da titolo giuridico»;
inoltre: «...sono stati adottati artifici contabili al fine di occultare la reale situazione dell'ente»;
ed ancora: «Tali irregolarità hanno comportato l'esposizione di un risultato di amministrazione nettamente migliore che quello reale, celando, in realtà, un disavanzo di amministrazione, al 31 dicembre 2009, superiore ai 140 milioni di euro. Nell'anno 2010 la situazione finanziaria dell'ente è ulteriormente peggiorata, portando il disavanzo ad oltre 160 milioni di euro»;
i dirigenti ispettivi aggiungono nelle conclusioni: «Si ribadisce anche in questa sede, che i risultati esposti debbono necessariamente essere considerati approssimativi per difetto»;
ed ancora, nelle 170 pagine di relazione, vengono evidenziate pesanti irregolarità anche in relazione all'utilizzo delle risorse di cassa, violazione del patto di stabilità, dati errati per l'anno 2007, irregolarità contabili per gli anni 2008 e 2010, ricorso ad una serie di contratti interest rate swap che porteranno a spese di ammontare superiore, numerose criticità per il trattamento accessorio del personale, anche di quello dirigente, irregolarità in relazione al conferimento degli incarichi dirigenziali;
nel solo 2010 per il comune di Reggio Calabria sono maturati oltre 7.300 debiti fuori bilancio;
nonostante la grave situazione che emerge dalla relazione degli ispettori, il consiglio comunale di Reggio Calabria, in data 21 ottobre 2011, ha approvato, a maggioranza, il riequilibrio di bilancio per il 2011;
contemporaneamente alla trasmissione della relazione predisposta dal dipartimento della ragioneria generale dello Stato, la procura della Repubblica di Reggio Calabria, ha ritenuto di inviare al sindaco del comune la relazione dei periti della stessa procura, nominati per accertare la situazione dell'ente, anche alla luce del suicidio della dirigente Orsola Fallara;
quest'ultima relazione contiene alcuni «omissis», nonché notizie di reato, tanto che l'ex sindaco del comune, Giuseppe Scopelliti, oggi governatore della Calabria, è stato invitato a comparire;
la relazione, consegnata in Procura nello scorso mese di giugno, contiene elementi di estrema gravità e parla di indisponibilità a reperire alcuni atti, tra i quali, «...a titolo di esempio, il modello 770 relativo all'anno 2008, relativamente alla parte riguardante somme corrisposte a soggetti esterni»;

accanto a queste allarmanti relazioni occorre registrare una serie di interventi giudiziari che negli ultimi mesi si sono abbattuti sul comune di Reggio Calabria;
nel mese di maggio 2011 una delicata indagine ha portato all'operazione «Urbanistica», con l'arresto di otto persone, tra le quali sei dipendenti del comune di Reggio Calabria, con pesanti accuse di corruzione in atti d'ufficio, abuso e falso, commesse nel rilascio delle licenze edilizie;
nel mese di giugno 2011 notizie apparse sui quotidiani regionali calabresi, hanno riferito che nell'ambito dell'inchiesta sul «caso Fallara», fiumi di denaro provenienti indirettamente dalle casse dell'amministrazione comunale di Reggio Calabria, sarebbero stati dirottati verso Malta per transitare all'interno dei casinò dell'isola e poi essere investiti nel mondo finanziario;
nei primi giorni del corrente mese di novembre, indagini che hanno portato all'operazione «Sistema» con l'arresto di otto presunti affiliati alla cosca Crucitti della 'ndrangheta reggina, è emerso che, per infiltrarsi nel comune di Reggio Calabria, secondo l'accusa, il capo della cosca, Santo Crucitti, in occasione delle elezioni amministrative svoltesi nel 2007, avrebbe dato disposizione ai suoi gregari di convogliare i propri voti su Pasquale Morisani, oggi ricoprente l'incarico di assessore ai lavori pubblici presso il comune di Reggio;
l'attuale assessore comunale, Pasquale Morisani, non solo non si è dimesso dall'incarico, ma addirittura richiesto consta all'interrogante che abbia richiesto consensi tramite facebook con la domanda «Volete che mi dimetta da assessore?»;
dalla citata inchiesta «Sistema» emerge anche la richiesta di un interessamento, formulata dal capo clan Crucitti consigliere comunale Dominique Surasi, per stipulare una convenzione tra la società finanziaria «FinReggio» e la «Multiservizi», società municipalizzata dove il comune di Reggio Calabria detiene il 51 per cento delle quote;
il 18 novembre 2011, l'operazione «Astrea» ha fatto luce proprio sulla citata società mista «Multiservizi» ed ha portato all'arresto di 11 persone tra le quali il boss della 'ndrangheta Giovanni Tegano, l'enigmatico commercialista, citato in precedenza, Giovanni Zumbo, nonché il direttore della «Multiservizi», Giuseppe Rechichi;
l'inchiesta «Astrea» ha evidenziato il controllo della cosca Tegano sulla «Multiservizi spa», società della quale il Comune di Reggio Calabria detiene il 51 per cento delle quote, ma che ha avuto, fino allo scorso anno, quale suo consulente, il commercialista Demetrio Arena, attuale sindaco della città;
ancora, nei giorni scorsi nell'ambito del processo «Meta» il pubblico ministero ha chiesto il rinvio a giudizio per l'ex consigliere comunale Manlio Flesca, con l'accusa di corruzione elettorale e abuso d'ufficio, giacché avrebbe promesso all'imprenditore Barbieri, fratello di Domenico, indagato per associazione mafiosa nel troncone principale del processo, di fare assumere la moglie alla «Reges», società mista che si occupa della riscossione dei tributi comunali;
va ancora ricordato che nel 2006 le forze investigative hanno scoperto che l'immobile, sito in via Mercatello n. 11 di Reggio Calabria, dove abitava il nucleo familiare di Pasquale Condello, super boss, allora ancora latitante, della 'ndrangheta reggina, pur se confiscato nel 1997 e nella disponibilità del comune di Reggio fin dal 2001 per essere utilizzato per scopi sociali, ancora in quella data non solo era nella disponibilità dei Condello, ma addirittura il comune lo stava ristrutturando grazie ad un finanziamento regionale di 500 mila euro (deposizione del 21 ottobre 2011, al processo «Meta» da parte del colonnello Giardina, all'epoca appartenente al gruppo Ros di Reggio Calabria);

infine, è del 22 novembre 2011, la notizia che il comune di Reggio Calabria, oltre ai conti già disastrati e certificati dalle relazioni degli ispettori della procura e del Ministero, ha un debito di circa due milioni e mezzo di euro con la compagnia aerea «Air Malta» -:
se, considerato quanto esposto dall'interpellante che evidenzia la gravità e la drammaticità nelle quali versa il Comune di Reggio Calabria, non ritengano opportuno ed urgente autorizzare l'invio di una Commissione d'accesso presso l'ente per accertare la sussistenza per lo scioglimento del suo consiglio comunale.
(2-01275) «Angela Napoli».

Interrogazioni a risposta scritta:

RIVOLTA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
in data 3 agosto 2011, sul sito dell'Ufficio nazionale per il servizio civile, è stato pubblicato il seguente comunicato: «Avviso alle Regioni e Province Autonome - rilascio nulla osta per approvazione graduatorie. Ai fini dell'espressione del nulla osta di cui all'articolo 6, comma 5, del decreto legislativo n. 77/2002 e successive modifiche, le Regioni e le Province autonome che intendono autofinanziare progetti di Servizio Civile Nazionale, al fine di non duplicare la relativa procedura di rilascio, sono pregate di trasmettere a questo Ufficio, unitamente alle graduatorie, copia della delibera dell'organo di governo dell'ente recante l'ammontare del finanziamento regionale o provinciale aggiuntivo alle risorse statali. Nella lettera di trasmissione del predetto provvedimento le Amministrazioni interessate sono invitate a specificare il numero aggiuntivo dei volontari, sapendo che la spesa complessiva unitaria annua, per ciascun volontario, ammonta a 5.900 euro. Le Regioni e le Province autonome che avessero già ricevuto da parte di questo Ufficio il predetto nulla osta e che intendono autofinanziare progetti con fondi propri, dovranno adeguarsi alle presenti disposizioni, inviando entro 10 giorni dalla pubblicazione del presente avviso, la sopra descritta delibera di stanziamento (anche a mezzo fax al n. 06/49224432), necessaria per il rilascio di un nuovo nulla osta»;
risulta all'interrogante che la spesa unitaria annua, per ciascun volontario ammontante ad euro 5.900, sia composta dalle seguente voci: euro 5.205,6 diaria, euro 443 IRAP, euro 90 contributo per formazione generale volontario, euro 33,7 assicurazione volontario, euro 127,7 spese rimborso viaggio;
la programmazione finanziaria 2011 dell'Ufficio nazionale per il servizio civile prevede l'avvio al servizio civile nazionale nell'anno solare di 18.773 giovani;
dalle relazioni finanziarie dell'Ufficio nazionale per il servizio civile si ricava che i dati di consuntivo per il 2009 hanno registrato una spesa di euro 14.146,57 per la voce «rimborsi spese viaggio volontari» e per il consuntivo 2010 una spesa di euro 5.881,47 sempre su tale voce;
sempre dalle relazioni finanziarie dell'Ufficio nazionale per il servizio civile si ricava che il fabbisogno finanziario per la voce «rimborsi spese di trasporto» dei volontari è di euro 150.000, mentre per il 2010 era di euro 400.000;
risulta all'interrogante che la regione Sardegna finanzierà con fondi propri 100 posizioni di servizio civile, la regione Campania attuerà identico finanziamento per 254 posizioni, la regione Lombardia da parte sua finanzierà 362 posizioni (di cui 281 con fondi del bilancio regionale 2010 e 81 utilizzando le risorse a residuo dei finanziamenti regionali degli anni precedenti), la regione Sicilia ne finanzierà 350, la provincia autonoma di Bolzano 58. Le regioni e province citate finanzieranno pertanto complessivamente 1.124 posizioni di servizio civile nazionale;
l'importo complessivo di tale finanziamento regionale è pertanto di euro

6.631.600, di cui euro 143.534,8 relativi alla voce di costo «rimborsi spese di trasporto/viaggio» dei volontari;
riveste fatto singolare che per la voce di costo sopra citata il fabbisogno finanziario per l'anno 2011, relativamente a 18.400 volontari, sia di euro 150.000. Se ne deduce che con il contributo delle regioni citate, dovuto all'avvio di 1.124 volontari, si finanzia quasi il 100 per cento della stessa voce di costo, relativa ad oltre 18.000 giovani in servizio civile. Il dato diviene ancora più eclatante se si effettua tale comparazione con i consuntivi relativi all'anno 2009 e 2010;
sebbene le risorse richieste anticipatamente alle regioni e non utilizzate vengano «restituite» all'Ufficio nazionale per il servizio civile nei bandi successivi, appare inspiegabile l'abnorme richiesta di copertura della voce «rimborsi spese viaggio» fatta alle regioni, anche perché l'immobilizzazione di tale somma di fatto impedisce, per mancanza di copertura finanziaria, l'ulteriore avvio al servizio civile di giovani -:
quali siano le ragioni della discrasia tra quanto richiesto alle regioni a copertura della voce di costo «rimborsi spese di trasporto/viaggio» per i volontari e quanto indicato nei consuntivi o preventivi del bilancio annuale dell'Ufficio nazionale per il servizio civile dell'ultimo biennio.
(4-13982)

RIVOLTA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
in informatica con il termine «log» si indica la registrazione cronologica delle operazioni man mano che vengono eseguite ovvero il file su cui tali registrazioni sono memorizzate;
in un sistema di elaborazione dati coesistono diversi tipi di «log», tra cui il log di sistema, che memorizza gli eventi significativi intercorsi tra il sistema stesso ed i clienti dei servizi, ed il log di applicazione, su cui sono registrati eventi caratteristici dell'applicazione e che fungono in certi casi da vero e proprio protocollo di entrata e di uscita;
i «log» devono essere conservati, per ragioni di sicurezza facilmente intuibili, dai responsabili di sistemi informatici. Inoltre un'eventuale loro manomissione o modifica comporta un'automatica registrazione dei cambiamenti apportati da terzi e della data degli stessi;
sulla Gazzetta Ufficiale n. 75 del 20 settembre 2011 (IV serie speciale - concorsi ed esami) sono stati pubblicati i bandi per la selezioni di 20.123 volontari in servizio civile da impiegare all'Italia e all'estero;
i bandi in oggetto all'articolo 1 stabiliscono che «l'impiego dei volontari nei progetti decorre dalla data che verrà comunicata dall'Ufficio Nazionale per il servizio civile (UNSC) agli enti e ai volontari - tenendo conto compatibilmente con la data di arrivo delle graduatorie e con l'entità delle richieste, delle date proposte dagli enti - secondo le procedure e le modalità indicate al successivo articolo 6»;
successivamente, in data 15 novembre 2011, sempre sul sito di UNSC, è stato pubblicato un comunicato dal titolo: «Calendario, procedure per l'avvio progetti - bando del 20 settembre 2011», sempre a firma del capo di ufficio nazionale per il servizio civile, onorevole professor Leonzio Borea;
in tale ultimo comunicato, contrariamente a quanto disposto dai bandi pubblicati in Gazzetta Ufficiale, si stabilisce che «gli enti sono tenuti a seguire le seguenti procedure: a) effettuare una prenotazione relativa alla data di partenza prescelta, con indicazione del numero dei volontari idonei selezionati, inviando una e-mail alla seguente casella di posta elettronica prenotazioneavvio@serviziocivile.it; b) attendere la risposta dell'ufficio circa la capienza dei posti per la data prescelta, ovvero della prima data disponibile; c) inviare le graduatorie solo dopo il nulla osta dell'ufficio, e comunque, entro la data

prevista di presentazione della documentazione necessaria per l'avvio al servizio nello scaglione prescelto, o concordato, avendo cura di inviare la documentazione completa e di caricare sul sistema informatico Helios le relative graduatorie. In caso di saturazione dei posti dello scaglione prescelto l'avvio del progetto sarà posticipato ai mesi successivi, secondo l'ordine cronologico di arrivo delle e-mail di prenotazione. Qualora la documentazione risulti incompleta, ovvero le graduatorie non risultino caricate sul sistema informatico Helios, ovvero l'invio delle graduatorie avvenga oltre i termini sopraindicati per i singoli scaglioni, l'inizio del servizio sarà rinviato alla prima data utile, successiva a quella nella quale il vizio riscontrato è stato sanato, che presenti disponibilità di posti. Gli Enti titolari di più progetti possono scaglionare le partenze degli stessi in date diverse, fermo restando l'unicità della data di avvio per uno stesso progetto. Le presenti disposizioni non si applicano ai pochi enti che hanno inviato le graduatorie prima dell'avviso del 4 novembre 2011 (fa fede il timbro di spedizione dell'Ufficio postale). I progetti di tali enti saranno attivati con l'assegnazione dei volontari in data 9 gennaio 2012. Tutti gli altri enti che hanno inviato le graduatorie nonostante la pubblicazione dell'avviso del 4 novembre 2011 sono obbligati a seguire la procedura innanzi descritta a partire dalla fase della prenotazione»;
risulta all'interrogante che l'Ufficio Nazionale per il servizio civile, per stabilire la data di avvio al servizio dei volontari, si avvalga dell'ordine cronologico di arrivo delle mail inviate dagli enti di servizio civile all'indirizzo di posta elettronica prenotazioneavvio@serviziocivile.it avvalendosi della data e dell'ora di arrivo segnalata in ogni singola mail ricevuta;
tuttavia la data e l'ora possono essere state agevolmente modificate da un utente «malizioso». È infatti sufficiente intervenire, prima dell'invio della mail, sull'orologio del proprio sistema di elaborazione, spostando all'indietro le lancette dell'orologio. Esemplificando, se le lancette fossero spostate indietro di due ore, la mail inviata apparirebbe spedita non alle 12,00 bensì alle 10,00, facendo acquisire in tal modo all'ente di servizio mittente un illecito vantaggio;
non essendo stata utilizzata una casella di posta elettronica certificata, l'unica garanzia valida per tutelarsi da tale intervento malizioso consiste nel controllare i log del server di posta di UNSC, al fine di verificare, per ogni singola mail, che il giorno e l'ora di arrivo dichiarati nella mail corrispondano a quanto indicato nell'orologio del server ricevente -:
quali interventi abbia attuato l'Ufficio Nazionale per il servizio civile al fine di effettuare i debiti controlli sui log del proprio server di posta per ciò che riguarda le mail inviate all'indirizzo prenotazioneavvio@serviziocivile.it al fine di sventare eventuali azioni maliziose da parte di terzi, così come descritto in premessa;
quali siano le ragioni che hanno portato alla procedura adottata dalla dirigenza dell'ufficio nazionale del servizio civile che all'interrogante appare singolare ed irrituale non solo in contrasto con i bandi pubblicati in Gazzetta Ufficiale ma anche soggetta potenzialmente a facili interventi di manomissione, come indicato nella premessa.
(4-13983)

...

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

GARAVINI, GIANNI FARINA, FEDI, NARDUCCI e PORTA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il ruolo del personale a contratto del Ministero degli affari esteri, che oggi ha raggiunto all'incirca 1.200 unità, a seguito della drastica riduzione delle risorse destinate

al sostegno delle politiche migratorie e alla rete diplomatico-consolare e degli istituti di cultura, assume una crescente rilevanza nell'assicurare una parte importante dei servizi erogati;
ciononostante, le retribuzioni del personale a contratto sono rimaste sostanzialmente invariate dall'anno 2000 e potrebbero ora subire una decurtazione a seguito dell'applicazione da parte del Ministero degli affari esteri delle disposizioni contenute nel decreto-legge n. 98 del 2011, convertito dalla legge n. 111 del 2011 e nel decreto-legge n. 138 del 2011, convertito dalla legge n. 148 del 2011 con i quali sono stati ridotti i benefici fiscali per la categoria;
il trattamento riservato al personale a contratto è caratterizzato da bassi salari, scarsi diritti sindacali e una progressiva precarizzazione del rapporto di lavoro;
a questo si aggiunge l'incertezza relativa alla «detrazione per carichi di famiglia» riconosciuta ai contrattisti per l'anno corrente, ma non ancora confermata per quelli a venire;
sarebbe auspicabile infine una celere approvazione della proposta di legge recante «Modifiche al decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, in materia di diritti e prerogative sindacali di particolari categorie di personale del Ministero degli affari esteri» (717), attualmente in Senato -:
se ritenga di quantificare l'erosione delle già contenute retribuzioni del personale a contratto e assumere ogni iniziativa di competenza per favorire un adeguamento salariale capace di riassorbire l'effetto delle disposizioni che hanno ridotto i benefici fiscali precedentemente garantiti.
(4-13995)

TESTO AGGIORNATO AL 21 DICEMBRE 2011

...

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:

BORGHESI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il 14 luglio 2009 il prefetto di Roma Pecoraro, su richiesta del Ministro, ha emanato il provvedimento di estinzione dell'Imaie per «impossibilità a raggiungere lo scopo sociale», basandolo sul fatto che l'Istituto non liquidava i beni degli artisti e che aveva depositato sui propri conti correnti bancari circa cento milioni di euro, che, pur non essendo stati liquidati ai singoli artisti aventi diritto in quanto non individuabili, non erano stati destinati, come previsto dalla legge, ai contributi previsti come sostegno professionale alla categoria, ai sensi dell'articolo 7 della legge n. 93 del 1992 istitutiva dello stesso Imaie;
da quella data si è aperto un contenzioso legale che vedeva coinvolti, da una parte, gli artisti, che chiedevano la sospensione del provvedimento in quanto illegittimo, e, dall'altra, il Ministero per i beni e le attività culturali ed il prefetto che ne chiedevano la conferma;
il tribunale amministrativo regionale del Lazio ripetutamente dava ragione agli artisti, ritenendo illegittimo il provvedimento e sospendendolo. Infine, il Consiglio di Stato, su richiesta del Ministero per i beni e le attività culturali, attraverso un collegio presieduto dal giudice Varrone, annullava tutte le sentenze del tribunale amministrativo regionale e confermava il provvedimento di estinzione. Immediatamente dopo la sentenza, il presidente del tribunale di Roma provvedeva a nominare tre commissari liquidatori, con il compenso di un milione di euro cadauno, guidati dall'avvocato Galloppi, già presidente del collegio dei revisori dell'Istituto indicato dal Ministro interrogato, ciò ad avviso dell'interrogante era un discutibile connubio tra controllori e controllati;

i commissari (Galloppi, Laghi, Tepedino), pur consapevoli dell'impossibilità di individuare gli artisti ai quali si riferiscono le risorse finanziarie depositate sui conti correnti dell'istituto (risalgono a circa 30 anni fa), considerano tali risorse come debiti nei confronti di artisti aventi diritto. In questo modo procedono a dichiarare lo stato di insolvenza dell'Imaie e trasformare un istituto finanziariamente in attivo in un istituto fallito;
a distanza di due anni non è dato sapere quale sia lo stato della gestione commissariale;
in particolare non è noto se sia stato predisposto lo stato passivo con individuazione degli artisti creditori;
non è noto se si sia proceduto a pagamenti ed a quanto essi ammontino, mentre molti soggetti certamente creditori non hanno ricevuto alcuna somma;
non è noto quanto sia la somma attualmente a disposizione dei commissari;
ogni tentativo di conoscere quanto sopra è risultato vano;
ai sensi dell'articolo 7, comma 2, del decreto-legge n. 64 del 2010 al termine della procedura di liquidazione sono trasferiti, tra l'altro, al nuovo Imaie, posto sotto la vigilanza della Presidenza del Consiglio e dei ministeri per i beni e le attività culturali e del lavoro e delle politiche sociali, l'eventuale residuo attivo e i crediti maturati; anche alla luce di ciò, sarebbe opportuno acquisire maggiori dettagli sulla situazione economica e finanziaria dell'Imaie in liquidazione e sulla gestione commissariale -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati;
se anche al fine di rassicurare gli artisti interessati, si intenda assumere ogni iniziativa di competenza volta ad acquisire il dettaglio dell'entità delle somme sin qui pagate dai commissari e di quanto residui attualmente sul conto intestato alla gestione.
(4-13996)

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DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:

DI VIZIA. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
le competenze di polizia di Stato ed Arma dei carabinieri nel mantenimento dell'ordine pubblico sono state a lungo divise seguendo un rigido criterio territoriale;
in base a tale criterio territoriale, la polizia di Stato era responsabile dell'ordine pubblico nei centri urbani, mentre all'Arma dei carabinieri erano affidate le aree extraurbane;
tale ripartizione territoriale delle competenze rifletteva la presenza delle questure nelle città e di una fitta rete di stazioni e presidi dell'Arma dei carabinieri nei piccoli comuni;
in tempi più recenti, con l'ingresso dei carabinieri nei maggiori centri urbani tale ripartizione è tuttavia venuta meno;
a tale novità non si è però accompagnata una nuova chiara ripartizione delle competenze, determinando localmente delle situazioni di confusione e, talvolta, ritardi nel fronteggiare le emergenze, compromettendo in alcune circostanze la sicurezza dei cittadini -:
se il Governo non ritenga opportuno considerare l'opportunità di tornare alla vecchia ripartizione territoriale delle competenze.
(4-13988)

DI VIZIA. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel 1991 una decisione del consiglio delle comunità europee introdusse il 112 quale numero unico di emergenza a livello europeo, al fine di rendere più agevole la

fruizione del servizio ai numerosi cittadini stranieri presenti all'estero per ragioni turistiche, di studio o di lavoro;
ciò nonostante è stato mantenuto nel nostro Paese anche il 113, seppure gestito congiuntamente al 112, come stabilito dal decreto ministeriale del 22 gennaio 2008, emanato dal Ministro delle comunicazioni e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 59 del 10 marzo 2008;
lo strumento tecnico che permette il mantenimento del doppio numero di emergenza comporterebbe maggiori oneri per lo Stato pari a non meno di sei milioni di euro all'anno;
la situazione generale della finanza pubblica suggerisce di risparmiare risorse ovunque possibile -:
se il Governo non ritenga opportuno realizzare dei risparmi nel settore di cui in premessa, eliminando definitivamente la possibilità di servirsi del numero 113 e dando concreta attuazione alle disposizioni europee in materia.
(4-13989)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:

ARACRI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
alcune società finanziarie, regolarmente autorizzate e iscritte all'elenco degli intermediari finanziari, partecipate da grandi gruppi bancari, applicano sui loro finanziamenti interessi e costi aggiuntivi che portano l'interesse reale sul finanziamento oltre il 30 per cento;
nei contratti, scritti in modo più o meno fumoso, si mascherano detti costi e i meccanismi di conteggio e si lascia invece intendere un interesse molto più basso, vicino all'interesse di legge, ingannando di fatto il consumatore;
a fonte delle richieste di rispettare gli interessi di legge e delle rimostranze del cittadino consumatore rispetto agli aspetti fraudolenti del contratto di finanziamento, le stesse finanziarie richiedono comunque il pagamento di tali abnormi interessi, minacciando di iscrivere o effettuando l'iscrizione del cittadino «debitore» alla centrale rischi;
l'iscrizione, anche se infondata, provoca pregiudizi non risarcibili al soggetto iscritto;
tale iscrizione avviene ad insindacabile giudizio della società finanziaria con cui il cittadino è in lite, a prescindere dalla ragione o dal torto della stessa;
a causa della durata media del processo civile italiano è possibile che una persona stia per anni iscritta alla centrale rischi, con tutto il pregiudizio che ne deriva, per poi sentirsi dare ragione dalla competente autorità giudiziaria;
quanto detto pone il cittadino in condizione di subire danni ingiusti e non risarcibili da parte di tali società finanziarie che si fanno forti della lentezza della giustizia e dell'arbitrio assoluto che hanno sul destino del cittadino pagatore dopo la firma di contratti irregolari da loro stesse composti -:
se non ritenga di assumere iniziative, anche normative, affinché l'inserimento nella centrale rischi avvenga mediante un terzo soggetto estraneo ai fatti, e previo contraddittorio fra le parti, in modo che entrambe possano esporre le proprie ragioni.
(4-13985)

DI VIZIA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 25 ottobre 2011 un'eccezionale perturbazione atmosferica ha colpito le province di La Spezia e di Massa Carrara, provocando la piena dei fiumi Vara e Magra e dei torrenti affluenti, con conseguente inondazione di numerosi comuni;

il bilancio del disastro in termini di vite umane e di danni alle cose è tragico: 13 vittime, più di un migliaio di persone sfollate e circa un miliardo e mezzo di euro di danni;
l'11 novembre 2011 sono state pubblicate in Gazzetta ufficiale due ordinanze di protezione civile, che assegnano uno stanziamento di 140 milioni di euro per i primi interventi urgenti a seguito dei danni provocati dal mal tempo e sono stati nominati i presidenti delle due regioni commissari delegati per il superamento dell'emergenza; le ordinanze prevedono fondi, nella misura massima di 100.000 euro ciascuna, per il ripristino delle case danneggiate dall'alluvione;
l'intera economia della zona è stata messa in ginocchio e le vie di comunicazione non sono ancora percorribili, costringendo cittadini e lavoratori a percorrere l'autostrada anche per raggiungere le sedi dei servizi essenziali (ospedali, uffici e altro);
a parere dell'interrogante è necessario intervenire con aiuti concreti alle popolazioni colpite dall'alluvione, in modo da favorirne la mobilità quotidiana; essenziale sarebbe in primo luogo la sospensione del pedaggio autostradale sulla A12 per i residenti, in modo da non penalizzare ulteriormente tutte quelle persone che ancora oggi sono obbligate a percorrerla ed, in secondo luogo, incentivare l'acquisto di automobili e di motocicli nuovi per tutti i residenti che hanno visto i propri mezzi distrutti -:
se il Governo intenda assumere iniziative normative per introdurre agevolazioni fiscali a favore delle popolazioni liguri e toscane colpite dall'alluvione del 25 ottobre 2011, sospendendo il pedaggio autostradale per i residenti e agevolando l'acquisto di automobili e di motocicli in sostituzione di quelli andati distrutti.
(4-13987)

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia ANSA del 22 novembre 2011 il SAPPE denuncia che i detenuti del carcere di Montacuto ad Ancona «dormono anche per terra, su materassi di fortuna, stipati in quattro in celle da uno»;
Aldo Di Giacomo, segretario regionale delle Marche del sindacato di polizia penitenziaria denuncia inoltre «In questo momento il carcere ospita 440 detenuti, su una capienza regolamentare di 178 [...] neppure l'igiene è assicurata: ormai le docce si fanno ogni due giorni, non più quotidianamente» -:
se quanto esposto in premessa corrisponda al vero;
se non ritenga di promuovere un'urgente visita ispettiva presso il carcere di Montacuto in Ancona al fine di accertare le condizioni igienico-sanitarie dei detenuti;
quali iniziative siano state assunte o programmate e quali misure si intendano attuare per far fronte alle problematiche sollevate dal SAPPE.
(5-05734)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 19 novembre 2011, la prima firmataria del presente atto si è recata in visita ispettiva presso il reparto protetto di medicina penitenziaria Belcolle di Viterbo accompagnata dall'avvocato Alessandro Gerardi e da Vincenzo Gallo;

la visita è stata guidata dal dottor Stamini, attualmente primario/direttore del suddetto reparto e dall'ispettore capo di polizia penitenziaria, signor Carloni;
il reparto di medicina protetta presso l'ospedale di «Belcolle» di Viterbo, la cui apertura è avvenuta nel 2005, è composto da otto stanze singole e, quindi, da otto posti letto che, in casi di particolare necessità e urgenza possono anche diventare dieci;
nel reparto Belcolle di Viterbo, a differenza di quanto avviene al Pertini di Roma, è presente anche il reparto «malattie infettive» (HIV-HCV), di tal che al suo interno vengono ricoverati detenuti con ogni tipo di patologia;
attualmente nel predetto reparto sono presenti otto detenuti (sette uomini e una donna), tre dei quali risultano essere sottoposti al regime carcerario di cui all'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario;
dalle notizie ricevute sembra che in tutt'Italia siano disponibili non più di 40 posti letto all'interno dei reparti di medicina protetta, numero che andrebbe incrementato in considerazione del fatto che i ricoveri nei normali reparti ospedalieri, oltre ad avere un alto «rischio evasione», comportano un notevole dispendio di forze della polizia penitenziaria; infatti, per ogni detenuto occorre impegnare per i piantonamenti, nell'arco delle 24 ore, almeno 8 agenti se i turni di lavoro sono quelli contrattuali delle 6 ore, sei agenti se i turni vengono prolungati a 8 ore; inoltre, i medici si mostrano spesso infastiditi, gli agenti stressati e il detenuto a disagio anche per non ricevere un'assistenza adeguata come quella che viene assicurata nei reparti protetti dove il personale ha come unico scopo e obiettivo quello di curare le persone che sono state private della libertà personale;
nel reparto Belcolle di Viterbo attualmente risultano in servizio due infermieri (e un ausiliario) che spesso non riescono a coprire i turni, atteso che la pianta organica ne prevede almeno altri due;
nel reparto in questione presta la propria attività anche una psicologa; mentre gli agenti di polizia penitenziaria in servizio effettivo sono trenta distribuiti in quattro turni;
il personale medico-infermieristico, di elevata professionalità e capacità, svolge la propria attività con contratti precari e a scadenza annuale: di rinnovo in rinnovo, hanno un lavoro «provvisorio» da moltissimi anni;
sarebbe pertanto opportuno procedere alla stabilizzazione della posizione contrattuale del personale medico-infermieristico attualmente in servizio presso il reparto protetto di Belcolle nonché assumere le opportune iniziative al fine di aumentare l'organico degli infermieri in servizio presso il predetto istituto di pena, in modo da rendere lo stesso adeguato al numero delle persone recluse/ricoverate;
il reparto, anche se molto efficiente dal punto di vista medico-sanitario, incontra grandi problemi di vivibilità poiché i pazienti non hanno la possibilità di socializzare, di fumare e di avere momenti di impegno e svago; cosicché molti di loro, pur essendo gravemente ammalati, non accettano di essere ricoverati e chiedono addirittura di tornare in carcere;
attualmente nel reparto manca la stanza della socialità, anche se il personale si sta adoperando per attrezzarne una;
N.K, proveniente dal Marocco e detenuto a Terni, affetto da una forma di leucemia acuta sta cercando una comunità disposta ad accoglierlo, possibilmente vicino a Torino dove si trovano i suoi familiari;
R.B proveniente dal carcere di Frosinone, si trova nel reparto protetto di Belcolle in quanto si deve operare alla mandibola che un altro detenuto gli ha fratturato prendendolo a pugni;

D.G. proveniente dal carcere di Spoleto e A.P. proveniente da quello di Novara, sono entrambi sottoposti al regime carcerario di cui all'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario;
inoltre nel suddetto reparto è anche ricoverato un detenuto di nazionalità romena affetto da tubercolosi polmonare bacillifera, il quale in pratica vive in una condizione di forzato isolamento e per questo vorrebbe far ritorno in carcere -:
quanti siano i reparti di medicina protetta attualmente in funzione nel nostro Paese e quanti siano i posti in essi disponibili;
quanti detenuti vengano ricoverati ogni anno in tali reparti protetti e quanti, invece, nelle ordinarie strutture ospedaliere;
quanti agenti siano impegnati nei reparti protetti e per quale monte ore annuo; quanti agenti, invece, siano impegnati per i piantonamenti nei normali reparti ospedalieri e per quale monte ore annuo totale;
se il Governo intenda effettuare uno studio, per quanto di competenza, per valutare se non sia più opportuno procedere all'apertura di nuovi reparti di medicina protetta;
se non si ritenga di dover urgentemente assumere ogni iniziativa di competenza ai fini dell'ultimazione dei lavori volti alla creazione di una stanza della socialità in modo da garantire migliori condizioni di detenzione alle persone ivi presenti;
quali iniziative si intendano adottare al fine di garantire al giovane N.K. la possibilità di scontare la propria pena all'interno di un istituto/comunità più vicino/a al luogo di residenza dei propri familiari.
(5-05739)

TESTO AGGIORNATO AL 29 NOVEMBRE 2011

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:

CONSIGLIO e BITONCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 4 dicembre 2011 verrà a scadenza il termine previsto dal decreto ministeriale 28 aprile 2005, n. 161, come da ultimo modificato in base al disposto dell'articolo 29 del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207, per l'adeguamento ai requisiti di onorabilità, capacità finanziaria e idoneità professionale necessari per l'accesso alla professione di trasportatore su strada di merci e di viaggiatori previsti dal decreto legislativo 22 dicembre 2000, n. 395, attuativo della direttiva 98/76/CE, che modifica la direttiva 96/26/CE;
in base alle informazioni disponibili, le amministrazioni competenti stanno provvedendo a richiedere ai soggetti interessati la compilazione della modulistica necessaria ad attestare il possesso dei requisiti sopra richiamati;
nella medesima data entrerà in vigore il regolamento (CE) n. 1071/2009 che interviene sulla stessa materia, abrogando la direttiva 96/26/CE;
il regolamento, che non necessiterà di recepimento legislativo nell'ordinamento interno, reca alcune significative modifiche alla disciplina, in particolare riducendo il requisito di capacità finanziaria in caso di utilizzo di un solo veicolo da almeno 50.000 euro ad almeno 9.000 euro;
viene altresì prevista le tenuta da parte degli Stati membri di un registro elettronico nazionale delle imprese di trasporto su strada autorizzate;
al tempo stesso il regolamento non appare intervenire direttamente sulle modalità attuative disciplinate dal decreto ministeriale n. 161 del 2005 -:
se l'entrata in vigore del regolamento (CE) n. 1071/2009 comporterà la necessità

di modificare la normativa secondaria emanata in attuazione del decreto legislativo n. 395 del 2000 e, in tal caso, in quali tempi il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti intenda provvedere, considerata l'esigenza di fornire un quadro normativo certo agli operatori del settore.
(4-13984)

PALAGIANO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la spiaggia è un bene pubblico e lo Stato dà in gestione ai privati interi litorali su cui sorgono spesso stabilimenti balneari. I canoni imposti per tali attività sono irrisori e, il più delle volte, sproporzionati agli effettivi guadagni dei gestori;
i gestori dei lidi si comportano, troppo spesso, da monopolisti ed i comuni non garantiscono sempre un giusto equilibrio tra «spiagge libere» e arenili in concessione, e quindi organizzati da privati;
l'Italia non si è ancora adeguata alla normativa europea che impone a tutti gli Stati membri di indire aste pubbliche per assegnare, periodicamente e al miglior offerente, le aree demaniali e quindi le relative concessioni. Per tale ragione il nostro Paese è sotto procedura d'infrazione comunitaria e rischia severe sanzioni che saranno, come sempre, a carico dei cittadini;
in particolare, la direttiva europea (2006/123/CE) fu emanata allo scopo di permettere allo Stato di introitare maggiori contributi derivanti dalle concessioni demaniali ed eliminare quei favoritismi e quelle agevolazioni clientelari che portavano ad assegnare beni di proprietà dello Stato sempre alle medesime persone o famiglie che divenivano, nel tempo, i veri proprietari;
nel resto d'Europa qualsiasi cittadino può, quindi, partecipare ad un'asta pubblica bandita per offrire, al miglior prezzo, una concessione su un'area demaniale, garantendo introiti proporzionati agli incassi delle attività oltre ad una proficua competizione tra aspiranti gestori;
in Italia, invece, a fronte di attività che rendono moltissimo, e che hanno goduto fino a non troppo tempo fa anche di particolari agevolazioni fiscali (come, ad esempio, l'esenzione dall'emissione dello scontrino fiscale), lo Stato incassa per l'intera stagione balneare canoni che spesso non superano alcune centinaia di euro;
inoltre, nel nostro Paese, le concessioni vengono rinnovate automaticamente secondo una deplorevole logica «da bottega» che si tramanda da padre in figlio rendendo praticamente impossibile il rinnovo tra i gestori e la creazione di nuove opportunità di lavoro;
paradossalmente, anziché scardinare questa italica consuetudine, si è addirittura tentato di destinare per un novantennio i lidi organizzati sulle nostre coste ai gestori che, di fatto, ne divenivano proprietari;
la legge n. 296 del 2006 impone ai gestori degli stabilimenti balneari di garantire a tutti i cittadini l'accesso alla battigia, e ciò al fine di rendere a tutti, specie ai meno abbienti, la fruibilità del mare. Purtroppo tale norma non viene sempre rispettata, tanto è vero che ogni anno s'intensificano le segnalazioni di abusi che alcuni esercenti metterebbero in atto impedendo l'accesso alla battigia o, addirittura avanzando inopportune quanto illegittime richieste di pagamento;
secondo l'Adoc - Associazione per la difesa e l'orientamento dei consumatori, nel 2011 il prezzo medio per trascorrere una giornata al mare (ingresso al lido, lettini e ombrellone) per una famiglia di 4 persone si è aggirato attorno ai 70 euro, con un incremento di circa 1,5 per cento rispetto al 2010. È evidente che queste cifre non sono sostenibili da tutte le famiglie, per questo, a fronte di prezzi così

alti il canone che pagano i gestori degli stabilimenti sono troppo bassi -:
alla luce di quanto esposto e della recente crisi finanziaria che vede le famiglie italiane sempre più in difficoltà, l'assottigliamento del ceto medio, un tasso di povertà che si aggira intorno al 19 per cento e lo Stato sempre più alla ricerca di contributi da introitare per risanare il debito pubblico, se sia a conoscenza di quanto esposto e quali azioni intenda intraprendere per consentire e garantire un idoneo accesso dei cittadini alle aree pubbliche destinate alla balneazione;
se e quando intenda adeguarsi alla normativa europea che prevede la messa all'asta delle concessioni sulle aree demaniali al fine di garantire maggiori introiti per lo Stato ed una rotazione della gestione degli arenili.
(4-13994)

TESTO AGGIORNATO AL 29 NOVEMBRE 2011

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INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:

LO MORO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con la legge n. 45 del 2001 è stata introdotta nel nostro ordinamento la figura dei «testimoni di giustizia», sancendo una netta differenziazione tra gli stessi e i «collaboratori di giustizia», alla quale corrisponde una diversa disciplina;
con tale normativa si riconosce, in particolare, l'importanza ed il valore del contributo che soggetti estranei alla criminalità organizzata offrono con la loro testimonianza in processi contro la criminalità mafiosa e si introducono specifiche misure di assistenza e di tutela;
a distanza di dieci anni dalla normativa sopra richiamata, non sembra però che si possa tracciare un bilancio del tutto positivo, non solo per i limiti che la normativa vigente ha dimostrato e che sono stati oggetto di approfondimento parlamentare e richiedono iniziative legislative, ma soprattutto per le difficoltà emerse sotto il profilo gestionale;
non sembra che in concreto la questione dei testimoni di giustizia, nonostante il loro numero limitato, essendo allo stato circa 70, sia gestita in maniera adeguata, tant'è che da più parti viene messa in discussione la capacità dello Stato di rispettare gli impegni che assume;
le conseguenze che ne derivano sulla vita dei testimoni e delle loro famiglie sono molto gravi e di fatto si disincentiva un fenomeno, che è invece assai prezioso, tenuto conto che chi decide di testimoniare non può non essere consapevole della solitudine e della precarietà denunciata da quanti hanno testimoniato contro le cosche prima di lui;
a dimostrazione di come il problema sia largamente avvertito nella società italiana, si registra la raccolta di firme su una petizione di alcune associazioni con l'obiettivo di chiedere garanzie di lavoro e di sicurezza per i testimoni di giustizia, in cui si sottolinea che i testimoni «non sono "collaboratori di giustizia", in quanto non hanno mai fatto parte di organizzazioni criminali ma hanno soltanto esercitato il loro diritto-dovere di testimoniare contro le attività criminali, e per questo hanno perso casa, lavoro e libertà di vivere una vita civile comune»;
nel mese di settembre 2011 è stato anche organizzato un sit-in davanti alla prefettura di Reggio Calabria per portare all'attenzione dell'opinione pubblica e delle istituzioni la sorte toccata a due giovani donne, testimoni di giustizia, Tita Buccafusca, 38 anni, moglie di un boss, suicidatasi il 18 aprile 2011, e Maria Concetta Cacciola, 31 anni, che si è tolta la vita il 20 agosto 2011;
sia la Buccafusca che la Cacciola avrebbero ingurgitato acido muriatico e nell'acido muriatico è stata, inoltre, sciolta nel novembre 2009 Lea Garofalo, altra giovane calabrese che aveva avuto il coraggio, mettendosi alle spalle vincoli familiari, di denunciare fatti di sangue;

altre vicende sofferte, come quelle di Alfio Cariati e di Pino Masciari, entrambi testimoni di giustizia contro la 'ndrangheta, sono state oggetto di più di un atto di sindacato ispettivo nel corso della legislatura, senza che si producesse alcun miglioramento della loro condizione di vita;
ciò che accomuna molte delle storie individuali dei testimoni di giustizia è la difficoltà che hanno ad essere riconosciuti come tali ai fini dell'applicazione dell'articolo 16-bis della legge n. 82 del 1991 (introdotto dall'articolo 12 della legge n. 45 del 2001, già citata) che prevede speciali misure di protezione per predetti testimoni di giustizia. Anche quando per la magistratura si tratta di veri e propri testimoni, succede che vengano definiti e trattati dalla Commissione centrale di protezione come collaboratori di giustizia, anche se non hanno commesso alcun reato né sono destinatari di misure di prevenzione;
secondo l'orientamento finora assunto dalla Commissione, la stessa avrebbe «margine di discrezionalità in ordine a differenti valutazioni allorché emergano, dall'acquisizione di elementi informativi e documentali ulteriori rispetto a quelli contenuti nella proposta originaria, profili di incompatibilità sul piano logico e sistematico con la figura di testimone di giustizia, a prescindere dalla formale veste processuale formalmente rivestita»;
più in particolare, andrebbe «esclusa ai fini della qualifica di testimone di giustizia ogni contiguità con contesti criminali da desumere caso per caso sulla base delle informazioni acquisite dalle Autorità proponenti, dalla polizia giudiziaria delegata, dal Servizio Centrale di Protezione e, se del caso, dalla lettura integrale dei verbali illustrativi dei contenuti della collaborazione» (confronta resoconto della seduta della Commissione giustizia di mercoledì 10 novembre 2010 - interrogazione a risposta immediata in Commissione n. 5-03726 sul livello di protezione accordato al signor Alfio Cariati - intervento del Sottosegretario di Stato Alfredo Mantovano);
tale interpretazione finisce per penalizzare i soggetti che decidono di testimoniare pur se legati al contesto di criminalità organizzata da forti vincoli familiari o affettivi, per i quali sarebbe difficile escludere «contiguità» per il periodo che precede la scelta di rendere testimonianza;
il rischio è che con tale criterio si finisca per garantire le misure solo al testimone «oculare» o a quello «occasionale» e per negarle alle persone che ne hanno più bisogno, basta pensare ad alcune giovani donne che stanno testimoniando contro cosche di 'ndrangheta di cui fanno parte stretti congiunti, rompendo il vincolo familistico che contraddistingue questo tipo di criminalità organizzata, oggi ritenuta la più pericolosa e pervasiva;
l'orientamento della Commissione va assolutamente precisato e rivisto per le conseguenze inique che comporta e perché non tiene conto del fatto che per una persona che non ha commesso reati di alcun genere, può essere sul piano psicologico ed umano inaccettabile essere assimilato ad un pentito, e i suicidi sopra richiamati, tutti riferiti a donne inserite in contesti familiari di 'ndrangheta, attestano la rilevanza dell'aspetto psicologico nella gestione del problema -:
se non si ritenga necessario verificare e rivedere l'orientamento che consente alla Commissione centrale di protezione di assoggettare, in dissenso con la proposta della magistratura, al regime dei collaboratori di giustizia soggetti che sono definiti in sede giudiziaria testimoni di giustizia e che non hanno commesso alcun reato né sono destinatari di misure di prevenzione;
se non si ritenga che i criteri che sorreggono l'attività della Commissione debbano rispettare la differenza tra le due tipologie di soggetti stabilita dalla legge;
se e come si intenda intervenire su tale vicenda che semina sconforto e insicurezza in soggetti che hanno bisogno di sostegno e di assistenza.
(5-05738)

Interrogazioni a risposta scritta:

DI VIZIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in base ad una legge regionale, la n. 20 del 2006, all'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Liguria, di seguito Arpal, sono state attribuite incisive funzioni che possono implicare l'esposizione del suo personale al contatto con sostanze gravemente nocive alla salute e comunque pericolose, per le quali risulta non equipaggiata;
è conseguentemente già accaduto che il personale dell'Arpal non sia potuto intervenire nelle aree in cui erano in atto emergenze di competenza dell'ente;
in questi casi l'Arpal ha attivato i vigili del fuoco, che hanno quindi operato in sua vece -:
se i vigili del fuoco suppliscano anche in altre regioni alle carenze delle agenzie regionali per la protezione dell'ambiente e se siano adeguatamente equipaggiati per far fronte anche a questi compiti che in realtà costituirebbero la competenza di altri enti.
(4-13986)

DI VIZIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
sulle strade del nostro Paese circolano milioni di veicoli, circostanza che determina un flusso significativo e costante di sinistri ed infrazioni di varia gravità;
l'articolo 12 del vigente codice della strada riconosce alla polizia stradale, composta da 12mila persone sottoposte ad un continuo aggiornamento professionale, una competenza istituzionale prioritaria nella protezione della sicurezza stradale, ma ammette a funzioni di concorso in questo campo anche gli altri reparti della polizia di Stato, così come l'Arma dei carabinieri, il Corpo della guardia di finanza, i corpi e servizi delle polizie provinciali e municipali e persino il personale appartenente al Corpo forestale dello Stato ed alla polizia penitenziaria;
il personale della polizia di Stato non appartenente alla polizia stradale ambirebbe ad acquisire una maggior padronanza delle capacità specialistiche richieste per assicurare efficacemente l'espletamento delle funzioni di polizia sulle strade -:
quali misure il Governo ritenga di poter adottare per venire incontro al desiderio di acquisire maggiori competenze specialistiche nel campo della sicurezza stradale, manifestato dal personale delle unità della polizia di Stato non appartenenti alla polizia stradale.
(4-13990)

BOSSA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Multiservizi spa, società interamente partecipata dal comune di Castellammare di Stabia (Napoli), demandata al servizio di raccolta dei rifiuti nella cittadina stabiese, ha avviato, la scorsa estate, come da prassi, una procedura per assumere 30 unità lavorative stagionali, poi diventate 35, per il periodo 1o luglio - 31 agosto 2011, al fine di operare sostituzioni estive;
la Multiservizi spa ha ritenuto di interessare della procedura di individuazione delle persone da assumere come stagionali, una società di lavoro interinale, chiedendo tre offerte ad altrettante ditte, di cui una mai pervenuta, e assegnando il servizio ad una società di Torre del Greco;
la procedura di selezione del personale operata dalla società interinale individuata è stata fortemente contestata da forze politiche e cittadini perché scarsamente pubblicizzata; secondo la denuncia del quotidiano Metropolis, non sono stati affissi né un manifesto né una locandina e all'agenzia interinale risultavano iscritti

molte persone collegate a consiglieri comunali e ad esponenti politici di Castellammare;
le polemiche si sono acuite quando si è saputo, da notizie di stampa, che tra gli assunti figurerebbe Luigi Bilgini, incensurato, ma legato da rapporto di parentele con un noto esponente della criminalità organizzata; l'uomo, infatti, è il genero (ha sposato la figlia Rosa) di Raffaele Di Somma, detto «o ninnillo», detenuto da ben 14 anni per vari reati legati alla camorra;
la figura di Di Somma, benché egli sia detenuto da molti anni, non è di secondo piano nella criminalità locale. Esso, infatti, è considerato un capo, il boss di Santa Caterina, nel centro antico della città; la sua storia criminale è legata a doppio filo con quella dei D'Alessandro di Scanzano. Negli anni '80 fu proprio Di Somma, all'epoca cutoliano, a tentare di ammazzare il capoclan scanzanese Michele D'Alessandro, in un agguato fallito al ristorante «Posillipo»;
la presenza di assunzioni sospette di uomini vicini ai clan è stata tra le segnalazioni operate dalla commissione d'accesso che si è insediata nel 2009 al comune di Castellammare; da quella relazione scaturirono alcune prescrizioni a carico dell'attuale sindaco Luigi Bobbio, a cui è stato chiesto di aumentare la vigilanza su questo tema;
le modalità di reclutamento e i soggetti interessati alle assunzioni di stagionali alla Multiservizi dimostrano, con tutta evidenza, che il livello di attenzione non è così alto come dovrebbe in una realtà a grossa densità camorristica e con un forte rischio di infiltrazione dei clan -:
se siano a conoscenza di quanto sopra esposto; se non ritengano, ciascuno per le proprie competenze, di acquisire ulteriori e specifiche informazioni; se non considerino necessario, nei limiti delle loro competenze, un intervento per garantire il rispetto della legalità e dei princìpi di buona conduzione nella vicenda amministrativa del comune di Castellammare di Stabia.
(4-13991)

LO MORO, VILLECCO CALIPARI, GARAVINI e LARATTA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo notizie largamente diffuse dalla stampa, circa un mese fa, nel corso di un'udienza del processo «Testamento» che si sta svolgendo davanti alla corte di appello di Reggio Calabria, il collaboratore di giustizia Roberto Moio affermava che le società partecipate del comune reggino fossero controllate dalla 'ndrangheta, indicando per le singole società la cosca che ne aveva il controllo («la Fata Morgana è degli Zito-Bertuca; la Multiservizi era gestita... da Pino Rechichi, vicino ai Tegano, e la Leonia è dei Fontana»);
nel citato processo è coinvolto, tra gli altri, un ex consigliere comunale, Massimo Labate, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, per il quale il procuratore generale ha chiesto la condanna a dieci anni di carcere, in esito ad una articolata requisitoria in cui, secondo quanto riportato dalla stampa locale, il rappresentante della pubblica accusa ha, in particolare, affermato «nessuno pensi che l'idea delle società miste del Comune sia nata nelle stanze di alcuni palazzi della politica, ma è il frutto di riunioni di 'ndrangheta»;
le società partecipate sono state al centro dell'indagine della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti che ha anche cercato, per alcune di esse, di capire perché il comune di Reggio ha aderito a più società con lo stesso oggetto, senza ottenere, a quanto risulta agli interroganti, alcun chiarimento dal presidente della regione, Scopelliti, che, secondo quanto si legge nella relazione approvata dalla Commissione nella seduta del 19 maggio 2011, ha dichiarato «di non ricordare i motivi che lo avevano indotto, pur essendo egli al

tempo sindaco, ad aderire a due distinte società, benché aventi lo stesso oggetto»;
aldilà di tale particolare, la Commissione d'inchiesta si è occupata lungamente delle partecipate reggine ed ha molto insistito sulle anomalie riscontrate, segnalando anche che alcune di esse determinavano un «fondato sospetto» di infiltrazioni mafiose;
nei giorni scorsi, nell'ambito di un'operazione coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria sono state eseguite undici ordinanze di custodia cautelare per associazione a delinquere di stampo mafioso che hanno colpito esponenti del clan Tegano ma anche professionisti che lavoravano al servizio delle cosche. Nell'ambito di tale inchiesta è emerso, in particolare che la Reci.im s.r.l., in mano al clan Tegano e retta da uno degli arrestati, Giuseppe Richichi, controlla il 33 per cento della «Gestione servizi territoriali» s.r.l. che, a sua volta, controlla la Multiservizi spa. Per la Multiservizi, pertanto, sembra trovare conferma l'assunto del pentito;
il comune di Reggio Calabria è da mesi al centro dell'attenzione anche per altre vicende, anch'esse oggetto di verifica amministrativa e giudiziaria. Qualche mese fa, tra l'altro, si è suicidata, ingurgitando acido muriatico, Orsola Fallara, dirigente a contratto del predetto comune che ha retto per anni il settore finanziario. Una verifica effettuata dopo tale episodio ha accertato un buco nel bilancio comunale di particolare entità (si dovrebbe trattare di circa 170 milioni di euro);
il contesto di confusione amministrativa e di disamministrazione che emerge da tali vicende non è in sé indicativo di infiltrazioni mafiose anche se, per comune esperienza, è proprio la cattiva amministrazione a rendere possibili e a favorire le pressioni e le infiltrazioni della criminalità organizzata nella gestione della cosa pubblica;
è del 21 novembre 2011 la notizia che il sindaco di Reggio, accompagnato dal presidente del consiglio di amministrazione della Multiservizi, ha illustrato al prefetto «le iniziative poste in essere dagli organi societari per tutelare l'azienda e l'Amministrazione comunale». Si tratta però di iniziative tardive;
nonostante il comune sia oggi retto da una nuova amministrazione, a seguito dell'elezione del sindaco Arena, sembra opportuno, ed anzi necessario, verificare se ci sono state pressioni ed infiltrazioni che hanno trovato spazio nell'amministrazione comunale e nell'apparato burocratico del comune, a partire dal settore cui è affidata la vigilanza e il controllo sulle partecipate -:
se sia a conoscenza dei fatti sopra riferiti e quali iniziative di sua competenza intende intraprendere;
se non ritenga di attivare gli accertamenti necessari, disponendo l'accesso presso il comune di Reggio Calabria ai sensi dell'articolo 143 del decreto legislativo 267 del 2000.
(4-13992)

PICIERNO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
come si apprende da numerosi articoli di quotidiani apparsi a partire dal 15 novembre 2011, l'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari di Napoli nei confronti di nove persone, tra cui Nicola Schiavone e Gaetano Riina, contiene elementi che fanno emergere l'esistenza di un patto tra Cosa Nostra e il clan dei Casalesi per la spartizione del controllo dei grandi mercati ortofrutticoli italiani ed è legata alla prosecuzione dell'operazione «Sud Pontino»;
il quadro che emerge troverebbe riscontro, secondo quanto dichiarato in conferenza stampa dal procuratore aggiunto della direzione distrettuale antimafia di Napoli Federico Cafiero De Raho, nelle dichiarazioni dei pentiti Gianluca Costa, Francesco Cantone e Salvatore Laiso e

nelle 224 pagine dell'ordinanza, in cui hanno un ruolo centrale numerose intercettazioni telefoniche e ambientali;
il pentito Francesco Cantone avrebbe dichiarato che il boss dei Casalesi Michele Zagaria intendeva estendere la propria influenza sul mercato ortofrutticolo di Fondi (Latina), ma avrebbe trovato l'opposizione di Nicola Schiavone, figlio di Francesco «Sandokan» Schiavone, che avevano già imposto il monopolio del trasporto su gomma alla ditta «La Paganese» di San Marcellino (Caserta). Questa ditta, formalmente intestata all'imprenditore Costantino Pagano, vedeva un diretto coinvolgimento della famiglia Schiavone, che era riuscita a scalzare dal settore del trasporto nei primi anni 2000 le ditte legate ai clan Maliardo di Giugliano e Licciardi di Secondigliano;
in particolare, un capitolo dell'inchiesta riguarderebbe il rapporto tra gli Schiavone e i Riina: alcune intercettazioni ambientali avrebbero appurato la presenza della figlia di Riina negli uffici della ditta «La Paganese» e il pentito Gianluca Costa avrebbe confermato che l'intesa con Cosa Nostra era essenziale per permettere agli Schiavone il controllo delle rotte da e per la Sicilia dei prodotti ortofrutticoli;
La Paganese, infatti, avrebbe soddisfatto gli ordini in parte con propri mezzi e in parte affidando ad altre imprese, diventando così il punto di riferimento di una rete di aziende campane, calabresi e siciliane che lavoravano sulla stessa tratta, dietro il pagamento di una provvigione al clan dei Casalesi;
il medesimo Gianluca Costa, avrebbe riferito di un incontro tra Pagano, Sfraga - referente imprenditoriale per i Riina -, Messina Denaro, e Gaetano Riina, avvenuto in Sicilia, in cui si sarebbe stabilito il dominio degli Schiavone sulla tratta siciliana, mentre in cambio i Casalesi avrebbero aiutato Cosa Nostra a imporre la propria posizione nei mercati ortofrutticoli campani e laziali;
un altro delicato capitolo dell'inchiesta riguarderebbe il traffico di armi gestito proprio grazie alle numerose tratte battute dai tir dell'ortofrutta: l'arsenale da guerra sequestrato nel luglio 2006 nel casertano avrebbe provenienza bosniaca e sarebbe avvenuto con la complicità di militari impegnati nella missione di pace;
l'infiltrazione della criminalità organizzata nel trasporto ortofrutticolo e nella gestione dei grandi mercati, tra cui spicca quello di Fondi, è un tema emerso in numerose inchieste che sembra compromettere del tutto la normale concorrenza tra imprese, penalizzare gravemente i consumatori e rafforzare una rete di illegalità a tutto vantaggio dei clan -:
di quali elementi disponga rispetto a quanto rappresentato in premessa e quali iniziative urgenti intenda adottare per rafforzare la lotta alla criminalità organizzata nel settore ortofrutticolo, per alleviare la pressione criminale sui grandi mercati in un settore vitale per l'economia italiana, specialmente al Sud.
(4-13993)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

GHIZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
risulta, da segnalazioni pervenute da genitori e docenti di varie scuole, l'inserimento dell'insegnamento di religione cattolica (IRC) nel «pagellino» relativo alla valutazione intermedia dei rendimenti degli studenti, che ha luogo in questo periodo dell'anno scolastico;
si segnale, in particolare, che in qualche caso il giudizio sull'insegnamento di religione cattolica sia definito con un voto numerico, alla stregua di quanto avviene per tutte le materie;
è noto, invece, che la normativa sulle modalità di valutazione degli alunni che frequentano l'insegnamento di religione

cattolica prevede: «Per l'insegnamento della religione cattolica, in luogo di voti e di esami, viene redatta a cura del docente e comunicata alla famiglia, per gli alunni che di esso si sono avvalsi, una speciale nota, da consegnare unitamente alla scheda o alla pagella scolastica, riguardante l'interesse con il quale l'alunno segue l'insegnamento e il profitto che ne ritrae» (decreto-legge n. 297 del 1994, articoli 309, comma 4);
trattandosi di valutazione - sia pure intermedia - le modalità stabilite dalla legge non possono essere trasgredite -:
se non intenda segnalare alle amministrazioni scolastiche regionali e alle autonomie scolastiche il rispetto della normativa vigente.
(5-05732)

MARIO PEPE (MISTO-R-A). - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa si apprende che sono circa 5.000 gli studenti cinesi che frequentano le università italiane e che a circa la metà di essi lo Stato italiano paga borse di studio, alloggi e mense;
mentre gli atenei di mezzo mondo sovraccaricano gli studenti made in China di extracharge rispetto agli iscritti autoctoni, l'Italia si permette il lusso, non solo di assoggettarli alla medesima tassazione, ma spesso, in base al reddito familiare certificato in patria (senza parametrarlo al costo della vita cinese), di assisterli col nostro sistema di diritto allo studio;
né da questo utilizzo sicuramente non prioritario delle limitate risorse del nostro sistema universitario deriva la certezza che da noi arrivino gli studenti migliori: un segnale negativo è dato dal punteggio minimo del gao-kao (l'esame ultra selettivo cui i cinesi devono sottoporsi per accedere all'università) che l'Italia chiede loro: solo 380 punti su 750; rapportato al 10, l'Italia accoglie studenti con poco più di 5;
poiché gli studenti cinesi più bravi sono ammaliati dai ranking internazionali universitari, ossia da classifiche che collocano le migliori italiane oltre la 200ma posizione, se ne può agevolmente dedurre, come nel nostro Paese ci sia il rischio che giungano studenti di seconda o terza scelta;
la cosa non sembra turbare più di tanto i nostri atenei: attorno alla metà di ottobre 2011 si è svolta una missione in Cina di quasi trenta università, guidata dall'ex Sottosegretario Giuseppe Pizza, e organizzata da Uni-Italia, la nuova agenzia per l'internazionalizzazione dei nostri atenei, realizzata dalla Fondazione Italia-Cina di Cesare Romiti con i Ministeri degli affari esteri e appunto dell'istruzione, dell'università e della ricerca, cui si è poi aggiunta la Conferenza dei rettori-CRUI: l'obiettivo è di raggiungere la presenza di 20.000 studenti cinesi nelle nostre facoltà;
la questione non ha nulla a che vedere con una possibile ostilità nei confronti della Cina; ha piuttosto a che fare con l'idea retrograda delle nostre amministrazioni centrali e dei nostri atenei, in base alla quale lo Stato cinese, in possesso di surplus economici straripanti, sia ancora un Paese in via di sviluppo, mentre l'Italia, con un debito pubblico soffocante, deve considerarsi ancora una potenza economica in grado di pagare più o meno integralmente i corsi di studio a studenti stranieri;
giova ricordare due elementi: la continua lamentela dei rettori universitari sulla scarsità di risorse a loro disposizione e il fatto che ai soli test di medicina del settembre 2011 si siano presentati 90.000 ragazzi italiani per 10.000 posti; 80.000 sono stati quindi esclusi, andando ad ingrossare la schiera di quei 2.000.000 di

ragazzi italiani tra i 15 e i 30 anni che secondo l'ISTAT non studiano e non lavorano -:
se non ritenga opportuno assumere iniziative, anche normative, volte a ridurre decisamente il numero degli studenti stranieri nelle università italiane e a rivedere le relative modalità di accesso ed, in particolare, per quel che riguarda gli studenti provenienti dalla Cina popolare, elevando il punteggio che ne consente l'ammissione agli atenei italiani e parametrando la loro situazione reddituale al costo della vita cinese.
(5-05733)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:

BORGHESI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Ministero del lavoro e delle politiche sociali con decreto direttoriale 14 novembre 2006, ha bandito un concorso per l'assunzione di 22 dirigenti di seconda fascia;
nelle more della procedura concorsuale in argomento, il Ministero del lavoro ha assunto ben sessanta segretari comunali, non collocati in disponibilità e senza preventivamente attivare le procedure di pubblicità e trasparenza della selezione del personale, previste dall'articolo 30 del decreto legislativo n. 165 del 2001;
la graduatoria per l'assunzione dei 22 dirigenti di seconda fascia del Ministero del lavoro e delle politiche sociali è stata approvata solo il 19 ottobre 2009;
successivamente al decreto di approvazione della graduatoria finale di merito, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, anziché procedere all'assunzione dei 22 vincitori, ha inquadrato nei propri ruoli organici, su domanda del singolo interessato, non solo altri segretari comunali, ma anche due candidati idonei in altre procedure concorsuali per l'attribuzione della medesima qualifica e personale dirigenziale proveniente da altre amministrazioni;
l'assunzione dei vincitori veniva effettuata solo con successivo scorrimento della graduatoria ed assunzione di altri candidati idonei sino alla posizione n. 54;
il Consiglio di Stato, in virtù di preventiva convenzione con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali del dicembre 2010, ha attinto dalla graduatoria in argomento, gli idonei dalla posizione 55a alla 57a;
il dipartimento della funzione pubblica ha autorizzato il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ad assumere entro il 31 dicembre 2011 altri dieci dirigenti;
a tutt'oggi, nonostante l'autorizzazione della funzione pubblica, il Ministero non ha proceduto ad assumere alcun dirigente attingendo dalla graduatoria medesima;
l'assunzione di personale al di fuori dalla graduatoria, soprattutto dei segretari comunali ha determinato un rilevante aggravio di spesa nel bilancio dello Stato, laddove l'assunzione dei candidati idonei avrebbe comportato invece un risparmio di spesa, in ragione dell'appartenenza già di molti di loro alle amministrazioni centrali e addirittura allo stesso Ministero del lavoro -:
se i Ministri siano a conoscenza dei fatti sopra riportati;
come si giustifichi il ritardo con cui il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha definito la procedura concorsuale, di cui si tratta e ha proceduto all'assunzione dei candidati collocatisi utilmente nella relativa graduatoria finale di merito solo successivamente all'inquadramento nei propri ruoli dei segretari comunali di fascia B e C, di cui peraltro si discute il possesso della qualifica da dirigente, nonché di altro personale proveniente

da pubbliche amministrazioni, in contrasto dei dettami posti dal testo unico sul pubblico impiego (articoli 30 e 34 del decreto legislativo n. 165 del 2001);
se si intenda disporre un'indagine conoscitiva interna, atta a verificare l'efficacia, l'efficienza e l'economicità delle decisioni assunte anche sotto il profilo amministrativo contabile.
(4-13997)

TESTO AGGIORNATO AL 29 NOVEMBRE 2011

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

CALLEGARI e BITONCI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
gli apicoltori italiani denunciano da tempo gli effetti devastanti dell'utilizzo di pesticidi neonicotinoidi nella concia dei semi di mais evidenziando il legame di causa ed effetto tra l'uso di insetticidi neurotossici e i molteplici e diffusi fenomeni di spopolamento primaverile degli apiari, in vasti areali e in concomitanza con la semina del mais;
a seguito delle suddette segnalazioni e denunce, il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha emanato, nel settembre 2008, un primo decreto recante la sospensione, in via cautelativa, dell'autorizzazione all'uso di prodotti fitosanitari contenenti sostanze attive ricomprese nella categoria dei neonicotinoidi, ai fini della concia di sementi;
a partire dal 2008 sono stati condotti numerosi monitoraggi che, confermando i risultati delle analisi svolte fin dal 2007, hanno dimostrato la relazione tra la semina del mais e la moria e gli spopolamenti primaverili delle api;
in considerazione dei risultati positivi dei monitoraggi, successivi decreti hanno prorogato, anche su forte sollecitazione di enti, veterinari, ricercatori e regioni, la sospensione dell'autorizzazione all'uso dei pesticidi per la concia del mais; l'ultimo provvedimento sospensivo è stato emanato, lo scorso ottobre, dal Ministero della salute e dispone, fino al 30 giugno 2012, il divieto di utilizzo dei suddetti insetticidi;
i risultati del programma di ricerca denominato APENET, avviato nel 2009 dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali oltre a dimostrare inequivocabilmente il legame fra gli effetti delle semine conciate e gli spopolamenti degli alveari, evidenziano che, nei due anni successivi alla sospensione, gli apicoltori hanno visto i loro alveari svilupparsi, in primavera, come non succedeva ormai da tempo: al riparo da avvelenamenti durante le semine del mais, le api hanno potuto svolgere egregiamente la loro funzione impollinatrice e assicurare adeguati raccolti di miele;
i rimedi inizialmente proposti dalla filiera agrochimica concernenti la modifica delle seminatrici pneumatiche sono risultati assolutamente inadeguati allo scopo, con addirittura rischio di diffusione a maggior distanza delle polveri tossiche capaci di contaminare gli alveari presenti;
la direttiva 2009/128/CE, che sta per essere recepita nel nostro ordinamento, istituisce un quadro d'azione comunitaria ai fini dell'utilizzo sostenibile dei pesticidi impegnando gli Stati membri a valorizzare tutte le soluzioni alternative alla difesa chimica;
la pratica della tradizionale e collaudata tecnica della rotazione delle colture conferma, anche nel caso della coltivazione del mais, che è possibile mantenere sotto la soglia di danno le popolazioni parassitarie assicurando al contempo il livello produttivo dei singoli appezzamenti;
come evidenziato dalla risoluzione adottata dal Parlamento europeo il 15 novembre 2011, l'aumento della mortalità delle api è destinato ad avere un considerevole impatto sulla produzione di cibo in tutta Europa, oltre che sulla stabilità

ambientale, con ciò che ne deriva in termini di occupazione e sicurezza alimentare, posto che l'84 per cento delle specie di piante e il 76 per cento della produzione di cibo nel vecchio continente dipendono dall'impollinazione fatta dalle api e che il settore dell'apicoltura è fonte di reddito, diretto o indiretto, per più di 700 mila cittadini europei -:
di quali ulteriori elementi disponga il Ministro in relazione ai fatti espressi in premessa e se non ritenga utile, alla luce delle numerose evidenze scientifiche, assumere scelte e orientamenti per una maidicoltura italiana compatibile con l'allevamento delle api e la loro insostituibile funzione impollinatrice, valutando con urgenza l'opportunità di vietare definitivamente l'utilizzo di pesticidi neonicotinoidi nella concia del mais.
(5-05735)

TESTO AGGIORNATO AL 6 DICEMBRE 2011

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BOBBA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel territorio del comune di Saluggia sono depositate attualmente e da molti anni l'85 per cento delle scorie nucleari a vari livelli di radioattività, tra le quali molte ad alto livello, presenti in Italia;
Sogin è la società costituita nel 1999, nell'ambito della riforma del sistema elettrico nazionale e ha come missione lo smantellamento (decommissioning) degli impianti nucleari e la gestione dei rifiuti radioattivi;
Sogin è interamente partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze e opera secondo gli indirizzi strategici formulati dal Ministero dello sviluppo economico, le sue risorse finanziarie derivano in buona parte da una componente della tariffa elettrica, la sua gestione finanziaria è assoggettata al controllo della Corte dei conti;
a Sogin sono state conferite le quattro centrali nucleari italiane di Trino, Caorso, Latina e Garigliano di Sessa Aurunca;
la commissione tecnica del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare incaricata di svolgere la valutazione d'impatto ambientale e sull'impianto Cemex ed il collegato deposito D3, situati nel territorio di Saluggia e destinati alla cementificazione e allo stoccaggio provvisorio delle scorie nucleari ivi collocate, con proprio atto n. 11 del 17 marzo 2008 ha dato parere positivo circa la compatibilità ambientale del progetto in esame, subordinatamente al rispetto delle prescrizioni espresse nei rispettivi pareri espressi dal Ministero per i beni e le attività culturali e dalla regione Piemonte, compreso il vincolo della non idoneità del sito di Saluggia a configurarsi come sito definitivo di stoccaggio dei rifiuti radioattivi (richiamato nella deliberazione della giunta regionale del Piemonte n. 192351 del 13 marzo 2006). Il relativo decreto è stato emanato in data 29 settembre 2008;
nel periodo di tempo tra il 2009 fino ad oggi, nulla è stato fatto per individuare un sito unico e per ottemperare a quanto previsto dalla commissione tecnica di cui al precedente punto;
in data 8 novembre 2011, l'amministratore delegato di Sogin, Giuseppe Nucci, ha presentato la tempistica per la conclusione degli impianti di bonifica che secondo lo stesso amministratore delegato si concluderanno nel 2025, precisando che «a Saluggia sarà realizzato il deposito temporaneo, denominato D2 ..., che garantirà la massima sicurezza nello stoccaggio temporaneo dei rifiuti radioattivi già presenti nel sito e di quelli che saranno prodotti dal decommissioning dell'impianto, in vista del loro successivo trasferimento al deposito nazionale». Specificando che «al termine del decommissioning il deposito temporaneo verrà demolito»;

per terminare le attività di decommissioning e arrivare al «prato verde» dei siti occorrono 4,8 miliardi di euro, comprensivi dei costi di trasferimento dei rifiuti al futuro deposito nazionale, di cui dal 2010 il nuovo contesto normativo ha affidato a Sogin realizzazione e gestione;
il D2 sarà pronto nel 2012, entro luglio, verrà riempito di materiale radioattivo, lo ospiterà per dodici anni ed entro il 2025 sarà vuotato, perché tutto il suo contenuto verrà trasferito al deposito Nazionale, e smantellato;
l'articolo pubblicato martedì 15 novembre 2011, a firma Umberto Lorini, su La Gazzetta, pagina 5, considera i costi del deposito temporaneo che dovrà ospitare per dodici anni (sarebbero 13, ma si contano sei mesi per riempirlo e altri sei per svuotarlo) 4.300 metri cubi di rifiuti radioattivi che già stanno a Saluggia pari a circa 15,7 milioni di euro;
secondo il giornalista Lorini «spalmando i costi sui prossimi 12 anni, Sogin ... spenderà a Saluggia almeno 3.000 euro (il conto è fatto per difetto) per "conservare temporaneamente" rifiuti radioattivi in un capannone temporaneo (in un luogo inidoneo, ecc.). E li spenderà solo perché Sogin stessa, nonostante sia un suo compito definito dalla legge, non ha ancora costruito il Deposito Nazionale. Non avendo il definitivo, costruisce - a Saluggia e negli altri siti - depositi temporanei»;
il giornalista Lorini, nel medesimo articolo, evidenzia il timore più volte manifestato e a vario titolo, da cittadini, associazioni di riferimento e istituzioni, compreso l'interrogante che in realtà il deposito D2 non sarà temporaneo e lo smantellamento, in realtà sarà solo una finzione per gestire nell'immediato una vicenda che da troppi anni viene governata male con gravi pregiudizi per i cittadini afferenti nel territorio;
con diversi atti di indirizzo e in particolar modo due ordini del giorno 9/01441-ter-C/072 e 9/01441-ter-A/016, a firma dell'interrogante, si è più volte evidenziata la necessità di individuare prioritariamente un sito unico nazionale di stoccaggio dei rifiuti nucleari ad alta radioattività, tenendo conto a tale scopo della non idoneità del sito di Saluggia, anche in considerazione della dispendiosità dell'impresa di bonifica che ha carattere temporaneo -:
come si giustifichi la scelta di non individuare in modo prioritario e in tempi stringenti la localizzazione del deposito unico nazionale e se si intende contestualmente verificare se la decisione invece di costruire il D2 possa costituire un danno per l'erario.
(5-05736)

FRONER, MARANTELLI, GATTI, CENNI e BOSSA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il comparto produttivo degli elettrodomestici subisce una fase di crisi, caratterizzata da ristrutturazioni e riorganizzazioni delle aziende, i grandi gruppi proseguono nella ridefinizione del proprio assetto produttivo, che si traduce spesso nella chiusura di stabilimenti e nella riduzione degli organici;
alla fine del 2010, si sono concluse le trattative per la chiusura di due stabilimenti della Indesit, localizzati in provincia di Bergamo e di Treviso, che hanno coinvolto più di 500 lavoratori;
risale al febbraio del 2009 il tentativo di chiudere un altro stabilimento Indesit a None nel torinese, impegnato nella produzione di lavastoviglie e con un organico di oltre 600 lavoratori, nel quale le trattative hanno consentito il mantenimento del sito produttivo, ma hanno portato a una riorganizzazione che prevede, tra l'altro, l'accompagnamento alla pensione per un centinaio di lavoratori, incentivi all'esodo e supporti al ricollocamento;
alla fine del 2008, l'Electrolux ha disposto la chiusura dello stabilimento

toscano di Scandicci che produceva frigoriferi e occupava circa 450 dipendenti; la produzione è stata concentrata nello stabilimento di Susegana, per il quale è stato tuttavia previsto un piano di riorganizzazione che ha comportato una riduzione di organico di 324 addetti su un totale di circa 1.450;
un'altra ristrutturazione a livello nazionale ha colpito lo stabilimento friulano di Porcia: l'accordo sottoscritto a maggio del 2009 ha previsto fra l'altro 344 esuberi; a dicembre del 2010, la multinazionale svedese ha annunciato un nuovo ridimensionamento dei siti produttivi europei e italiani, con una riduzione di organici complessiva di 800 lavoratori;
permangono anche le difficoltà dell'Antonio Merloni, in amministrazione straordinaria dall'ottobre del 2008, per la quale è stato siglato di recente un accordo sindacale propedeutico alla cessione dei tre stabilimenti, che tuttavia non sarebbe in grado di riassorbire 1.300 dei 2.200 lavoratori per i quali dovrebbe operare l'accordo di programma;
in questo quadro, l'11 novembre 2011, la multinazionale americana Whirlpool, leader in Europa nella produzione di elettrodomestici, ha annunciato la riduzione di circa mille dipendenti in Italia, nel quadro del piano biennale di riorganizzazione che prevede la riduzione di 5.000 posti di lavoro nel mondo;
secondo la multinazionale, la riorganizzazione sarebbe necessaria a seguito della crisi della domanda sul mercato evidenziata nella terza trimestrale dell'azienda, del rincaro delle materie prime e del calo delle vendite, con una previsione di domanda molto debole per i prossimi due anni;
l'annunciato piano di riorganizzazione consiste nella riduzione di 600 unità nella provincia di Varese, 180 unità a Napoli, 120 unità a Siena, 50-100 unità a Trento;
a Siena e Napoli sono stati raggiunti recentemente accordi che prevedono l'utilizzo dei contratti di solidarietà, nel sito toscano si prevede, inoltre, l'utilizzo della mobilità volontaria incentivata, mentre la regione Toscana e la provincia di Siena hanno impegnato risorse nella formazione;
per quanto riguarda il sito di Napoli permane ancora il vecchio accordo per la mobilità (20 persone), ma è soprattutto indispensabile che decolli il progetto Genesis, volto ad avvicinare i fornitori all'azienda Whirlpool, dopo la bonifica dell'area Fintecna a San Giovanni a Teduccio, per ridurre i costi e salvaguardare l'occupazione in un'area già intensamente colpita da drammatiche crisi aziendali, operazione sulla quale si erano impegnate oltre a Whirlpool 57 imprese consorziate con il sostegno del Cipe, regione Campania e comune di Napoli;
per quanto riguarda il sito di Spini di Gardolo, per cui già nel 2007 era intervenuta la provincia di Trento con 45 milioni di euro per acquistare lo stabilimento al fine di impegnare la multinazionale a mantenere la produzione in loco, il confronto è ancora aperto sugli attuali esuberi (50-100);
per l'area di Varese, la situazione numericamente più preoccupante, nelle sedi di Comerio e Cassinetta la dichiarazione aziendale prevede 600 lavoratori in esubero di cui 100 impiegati e 500 operai oltre alla dismissione del reparto side by side (frigoriferi doppia porta di tipo americano) di Cassinetta di Biandronno (circa 250 dipendenti) già interessato da una procedura di cassa integrazione ordinaria causata della crisi dell'area frigoriferi;
nel corso degli incontri del 18 e del 22 novembre tra Whirlpool e le rappresentanze sindacali, l'azienda ha dichiarato di non voler compiere scelte unilaterali, come nella tradizione Whirlpool, ed ha presentato il proprio piano industriale per il triennio, che prevede, tra l'altro, investimenti per 42 milioni di euro nell'aerea di Varese in innovazione di prodotto, di processo, e ricerca e sviluppo;
l'azienda ha altresì confermato la propria sede europea a Comerio (500

impiegati), il mantenimento del centro tecnologico avanzato a Cassinetta (circa 600 impiegati impiegati in ricerca sviluppo sia su piani cottura e forni, che sui frigoriferi) che fa ricerca per alcuni settori mondiale per altri europea;
è confermato anche il mantenimento del magazzino europeo ricambi di Cassinetta che occupa circa 250 persone, inoltre nei piani aziendali è previsto anche uno sviluppo degli investimenti nel settore dei forni, dei piani cottura e dei frigoriferi da incasso;
nel corso degli incontri sono emersi significativi passi avanti nella trattativa volta a contenere l'impatto delle citate misure di riorganizzazione aziendale, in particolare:
per quanto riguarda i due siti di Varese, Cassinetta e Comerio, la proposta dell'azienda è di una dismissione graduale della linea di produzione del side by side nell'arco di 18-21 mesi, con la possibilità di riassorbire 30 unità;
per quanto riguarda Trento dove sono previsti dai 50 ai 100 esuberi, è aperta la discussione sulla possibilità di rendere obbligatorio il turno serale (15,30-23,30), e sul un piano industriale dell'area che prevede investimenti di prodotto e di processo;
è fondamentale che vengano messi in campo tutti gli ammortizzatori sociali a disposizione, che tutte le regioni e gli enti locali si impegnino in modo sollecito a sostenere ed accompagnare i nuovi investimenti di Whirlpool in Italia, per consolidare i livelli occupazionali, dare garanzie e futuro ai lavoratori, garantendo lo sviluppo e la crescita in tutti gli stabilimenti italiani -:
quali iniziative intendano tempestivamente porre in essere per evitare la riduzione dei dipendenti negli stabilimenti Whirlpool italiani, in particolare attraverso l'attivazione dei contratti di solidarietà in tutti i siti, anche prevedendo incentivi specificamente a ciò finalizzati, oltre che al rilancio dei settori ricerca e sviluppo;
se ritengano utile convocare un tavolo con le regioni e gli enti locali interessati per addivenire a misure di sostegno di carattere territoriale laddove non ancora concertate;
quali provvedimenti intendano adottare per sostenere un settore strategico dell'industria italiana, come quello degli elettrodomestici, a partire dalla predisposizione di un piano di rilancio complessivo del comparto.
(5-05737)

Interrogazione a risposta scritta:

BERRETTA, RUBINATO e LARATTA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il made in Italy, e in particolare il made in Italy agroalimentare, rappresenta una straordinaria leva competitiva per la crescita del Paese;
la Coldiretti ha denunciato in modo dettagliato e preciso una serie di iniziative poste in essere da società partecipate dal Ministero dello sviluppo economico tali da determinare quella che appare una vera e propria «svendita» dell'economia e dei nostri territori che hanno fatto parlare, con una notevole eco su tutti gli organi di comunicazione, di una vera e propria «contraffazione di Stato»;
il contrasto alla contraffazione ha, del resto, conseguenze economiche e sanitarie di rilievo tanto per le imprese quanto per i consumatori, sì che tutte le parti sociali (Abi, Alleanza cooperative italiane, Ania, Cgil, Cia, Cisl, Claai, Coldiretti, Confagricoltura, Confapi, Confindustria, Reteimprese Italia, Ugl, Uil) con un documento unitario del 4 agosto 2011, nella definizione delle priorità sulle quali operare per rilanciare la crescita, hanno chiesto di «attuare politiche incisive volte alla promozione e difesa del made in Italy di qualità quale leva competitiva del Paese

in grado di valorizzare il lavoro, il capitale e il territorio italiano, sfruttando il potenziale di penetrazione commerciale all'estero delle imprese italiane»;
nelle dichiarazioni sugli indirizzi e le linee programmatiche esposte in commissione agricoltura alla Camera (audizione 19 aprile 2011) lo stesso Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali pro tempore non ha lasciato dubbi sulla responsabilità di affrontare con decisione la lotta alla contraffazione;
nella suddetta audizione, a proposito delle innumerevoli circostanze in cui i prodotti agroalimentari italiani sono preda di sofisticazioni e frodi, il Ministro ha rilevato: «intendo attivarmi per garantire una piena tutela informativa ai consumatori italiani e, al contempo, attraverso un'adeguata azione a livello europeo e mondiale, intendo supportare il vero made in Italy contrastando quei fenomeni degenerativi denominati, nel gergo italian sounding, che sono da considerarsi altamente decettivi e ingannevoli (penso a prodotti con lo stivale, con la bandiera o con denominazioni che evocano malamente prodotti nazionali), i quali, in modo scorretto, speculano sulla nostra forza, sulla nostra cultura, sulla nostra tradizione per attivare meccanismi di vero illecito concorrenziale, vanificando ingiustamente il sacrificio dei nostri operatori e abusando del buon nome italiano nei mercati internazionali»;
la Coldiretti ha in particolare denunciato dopo il caso dell'azienda casearia Lactitalia, anche il caso Parmacotto società partecipata dal Ministero dello sviluppo economico tramite la Società italiana per le imprese all'estero - SIMEST;
nella risposta scritta, pubblicata giovedì 10 marzo 2011 nell'Allegato B al resoconto della seduta n. 447, all'interrogazione 4-08770, il Ministro, allora in carica, delle politiche agricole, alimentari e forestali ha parlato dell'adozione di «una serie di iniziative, avvalendosi della collaborazione del Ministero dello sviluppo economico e della società erogatrice del finanziamento pubblico "Simest s.p.a."»;
in particolare, si è portato a conoscenza che «tutte le amministrazioni coinvolte stanno già predisponendo ulteriori criteri per l'assegnazione dei progetti di finanziamento nell'ambito dell'internazionalizzazione delle aziende agroalimentari, al fine di scongiurare qualsiasi tipo di appropriazione indebita delle denominazioni protette ed impropri richiami all'origine italiana dei prodotti ottenuti e commercializzati»;
è stata, inoltre, data notizia dell'istituzione di «un tavolo tecnico di lavoro per predisporre le linee guida di settore (da inserire nei prossimi contratti di finanziamento delle iniziative imprenditoriali) il cui rispetto costituirà, non solo, un mezzo di valutazione per l'ammissibilità delle domande ma consentirà, al contempo, di evitare fenomeni di concorrenza sleale nei confronti dei produttori nazionali»;
più in particolare, la Società italiana per le imprese all'estero finanziaria di sviluppo e promozione delle imprese italiane all'estero, controllata per il 76 per cento dal Governo italiano, opera come partner qualificato delle imprese che scelgono l'internazionalizzazione per affermare la propria presenza sui mercati esteri;
la SIMEST ha recentemente stipulato con il gruppo Parmacotto, azienda italiana leader nel settore dell'agroalimentare, un accordo che prevede un investimento di 11 milioni di euro nel capitale sociale dell'azienda, finalizzato ad una sua ulteriore espansione negli USA, Francia e Germania dove punta a consolidare la propria presenza;
l'azienda in questione, con il supporto di SIMEST ha già avviato anche negli Stati Uniti un progetto che ha portato all'apertura di un punto vendita monomarca a New York e prevede di strutturare una vera e propria catena di locali caratterizzati dall'offerta di prodotti italian sounding tanto è vero che Alessandro

Rosi, amministratore delegato di Parmacotto, ha dichiarato: «la metà circa delle carni suine lavorate nel mio gruppo, che non produce solo prosciutto cotto, viene da fuori: Francia, Danimarca, Spagna e Germania, per lo più»... «Ciò che conta è il know how, la lavorazione delle carni. È un fatto di cultura»... «Prendiamo il caso del salame. Negli Stati Uniti ne è proibita l'esportazione, perciò nel nostro emporio di Manhattan non possiamo vendere i nostri prodotti italiani. Perciò un tecnico della nostra azienda di San Gimignano si è trasferito nel New Jersey importando lì metodi e processi di produzione in ogni passaggio, adottati in Toscana. Il risultato è che a Manhattan lei può trovare una finocchiona che non teme il confronto con quella toscana»... «Dal punto di vista culturale è una finocchiona made in Italy. L'importante è che la carne sia di prima scelta, trattata nelle condizioni migliori...»;
nei punti vendita già aperti nei diversi Stati, nell'Unione europea e negli Stati Uniti, dedicati alla salumeria tradizionale italiana, segmento di eccellenza del made in Italy e sinonimo di qualità e genuinità, si vendono alimenti realizzati con ingredienti e materie prime non italiane confezionati sul posto con etichette e marchi che evocano prodotti tipici della gastronomia italiana e delle specialità regionali;
con l'obiettivo di cogliere e segnalare anomalie, indicatori e forme nelle quali, anche al di fuori del nostro Paese, possono presentarsi le diverse modalità della contraffazione, è stata istituita con deliberazione del 13 luglio 2010 un'apposita Commissione parlamentare di inchiesta, rafforzando il contrasto a tale fenomeno;
la stessa volontà del Parlamento di tutelare l'identità e la territorialità dell'autentico made in Italy agroalimentare non è in discussione, se si fa riferimento non solo alla recente normativa settoriale sull'olio extravergine di oliva quanto, soprattutto, alle disposizioni generali in materia di etichettatura e di qualità dei prodotti alimentari (legge 3 febbraio 2011, n. 44) approvate al fine di assicurare ai consumatori una completa e corretta informazione sulle caratteristiche dei prodotti oltre che al fine di rafforzare la prevenzione e la repressione delle frodi alimentari;
la diffusione di prodotti che traggono in inganno circa la vera origine geografica realizza un evidente danno all'immagine della nostra produzione agroalimentare nazionale, raggirando i consumatori che non vengono messi in condizione di scegliere in modo responsabile;
le operazioni di sostegno dell'italian sounding, da parte della SIMEST, determinano, tuttavia, danni ancora più gravi a giudizio dell'interrogante in quanto bloccano ogni potenzialità di crescita delle imprese italiane a causa della «saturazione» del mercato con prodotti che richiamano qualità italiane senza essere di origine nazionale, impedendo ai consumatori di effettuare una corretta comparazione sulla base della diversa qualità e convenienza con prodotti autentici del made in Italy;
il sostegno della SIMEST alle attività di commercializzazione di prosciutti ed altri salumi della tradizione italiana da parte di Parmacotto al fine di creare una rete di locali per la ristorazione si inserisce, tra l'altro, in un periodo di grave crisi dell'allevamento di suini nel nostro Paese -:
quali vantaggi per il sistema agroalimentare nazionale la SIMEST abbia promosso con una strategia di finanziamento all'estero di imprese che commercializzano prodotti con quella che all'interrogante appare una falsa identità di origine, utilizzando manodopera, presentandosi quale soggetto d'imposta e creando valore aggiunto all'estero;
quali iniziative intenda mettere in campo per verificare i criteri con cui vengono scelti, da parte della SIMEST, i progetti da finanziare e se non sia da ritenere, comunque, urgente deliberare il blocco degli attuali investimenti in attività

di delocalizzazione di produzioni agroalimentari che costituiscano attività di concorrenza sleale;
come intenda documentare i controlli che la SIMEST ha effettuato ed effettua sulle attività del settore agroalimentare delle quali acquisisce partecipazioni o che sostiene attraverso altre modalità affinché sia garantita la conformità allo scopo sociale;
quali chiarimenti, precisi e incontrovertibili, intenda formulare a proposito del riscontro delle necessarie informazioni circa le partecipazioni e finanziamenti ad altre società del settore agroalimentare;
quali siano gli intendimenti, del Governo in relazione al danno sofferto dalle imprese nazionali a fronte dell'avvenuta occupazione di mercato da parte di imprese, come Parmacotto, che grazie a cospicui finanziamenti hanno immesso prodotti che paiono soltanto imitativi di quelli autentici italiani, eliminando o riducendo sensibilmente le future possibilità di scelta dei consumatori in termini di confronto di qualità e di prezzo;
quali iniziative intenda assumere per sanzionare la più grave irregolarità commessa da SIMEST attraverso la società Parmacotto da essa partecipata in relazione alle norme in materia di protezione di denominazioni di origine protetta a proposito della promozione di un prodotto (salumi calabresi) che gode del riconoscimento europeo;
rispetto alla recente scelta del Parlamento di valorizzare l'effettiva origine geografica degli alimenti ed al sostegno dichiarato dal Governo pro tempore di procedere all'attuazione della legge sull'etichettatura attraverso l'adozione dei decreti attuativi, se non debba valutarsi gravemente lesivo delle linee programmatiche di sviluppo economico l'operato dei rappresentanti legali di SIMEST e, dunque, in che tempi e secondo quali modalità si intenda revocare il mandato agli attuali amministratori di SIMEST;
in che termini intenda declinare l'impegno ad intraprendere progetti di promozione all'estero dei veri prodotti del made in Italy compatibilmente con la ricchezza dei nostri territori e la pluralità delle nostre produzioni anche più specificamente eliminando le barriere sanitarie che, proprio nel settore della carne, ostacolano il commercio con l'estero.
(4-13998)

...

ERRATA CORRIGE

Interrogazione a risposta scritta Borghesi n. 4-13598 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 535 del 14 ottobre 2011. Alla pagina 25053, prima colonna, alla riga quinta deve leggersi: «gli ammalati affetti da sclerosi multipla, oltre» e non «gli ammalati affetti da SLA, oltre», come stampato.