XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 8 novembre 2011

TESTO AGGIORNATO AL 9 NOVEMBRE 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
con il decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, sono state introdotte nuove norme in materia previdenziale, che dispongono, in generale, uno slittamento delle cosiddette «finestre» per l'accesso al trattamento pensionistico, alla maturazione dei requisiti stabiliti dalla legge;
per la categoria dei lavoratori in mobilità viene stabilita una particolare disciplina dettata dal comma 5 dell'articolo 12 del citato decreto-legge: a favore di questi soggetti è prevista la possibilità di applicare la normativa previgente purché possiedano i requisiti per l'accesso al pensionamento a decorrere dal termine del 1o gennaio 2011. Tali disposizioni valgono, tuttavia, solo per un numero massimo di 10.000 lavoratori che rientrino in una delle seguenti tipologie: i lavoratori posti in mobilità ordinaria sulla base di accordi stipulati entro il 30 aprile 2010; i lavoratori posti in mobilità lunga sulla base di accordi stipulati entro il 30 aprile 2010; i lavoratori titolari di prestazione straordinaria a carico dei fondi di solidarietà al 31 maggio 2010;
il monitoraggio delle domande di pensionamento presentate dai lavoratori che intendono avvalersi di tale normativa è affidato all'Inps, che effettua la valutazione in base alla data di cessazione del rapporto di lavoro e, secondo quanto indicato dal comma 6 dell'articolo 12 del citato decreto-legge, «qualora dal monitoraggio risulti il raggiungimento del numero di 10.000 domande di pensione, il predetto Istituto non prenderà in esame ulteriori domande di pensionamento finalizzate ad usufruire dei benefici»;
il decreto-legge n. 78 del 2010 ha anche stabilito che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, possa predisporre la concessione del prolungamento dell'indennità di mobilità fino al momento della pensione, proprio allo scopo di evitare che il periodo compreso tra la fine della mobilità e l'inizio della nuova finestra di uscita rimanga privo di copertura economica;
il 21 ottobre 2011 l'Inps ha comunicato il completamento della lista dei 10.000 lavoratori aventi diritto alla deroga alle finestre mobili. L'Inps ha precisato che i 10.000 beneficiari, ai quali sarà applicata la disciplina previgente, sono coloro i quali sono stati licenziati entro il 30 ottobre 2008. Tutti coloro che non sono rientrati nella lista dovranno attendere il 13o mese dalla maturazione dei requisiti;
da subito è apparso del tutto insufficiente il limite di 10.000 lavoratori beneficiari della deroga alle finestre mobili, visto il numero elevato di richieste presentate da parte dei lavoratori aventi titolo;
al momento non vi è alcuna traccia del provvedimento che dovrebbe garantire la prosecuzione dell'indennità di mobilità fino alla decorrenza della pensione, così come stabilito dal decreto-legge n. 78 del 2010 per gli esclusi dal novero dei 10.000 beneficiari;
pertanto, i lavoratori che hanno perso il lavoro, una volta terminato il periodo di mobilità, non percepiranno più nulla, oltre a rimanere del tutto privi di tutele,


impegna il Governo:


ad assumere iniziative dirette a rivedere i criteri per la deroga alle cosiddette finestre mobili, al fine di ammettere al beneficio un numero superiore di lavoratori aventi titolo;
ad adottare ogni misura utile per garantire la prosecuzione dell'indennità di mobilità fino alla decorrenza della pensione, al fine di assicurare la continuità di

una copertura economica e le tutele necessarie per i lavoratori che hanno perso il lavoro.
(1-00758)
«Mosella, Pisicchio, Tabacci, Brugger».

TESTO AGGIORNATO AL 9 NOVEMBRE 2011

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
numerose testate giornalistiche siciliane riportano con evidenza alcune dichiarazioni di un deputato regionale del PD secondo le quali il ministero dell'economia e delle finanze avrebbe negato la richiesta della regione Sicilia di poter utilizzare i fondi stanziati per l'emergenza legata agli eventi alluvionali verificatisi nei comuni della provincia di Messina colpiti dall'alluvione del 2 ottobre 2009 e del 17 febbraio 2010, pari a circa 160 milioni, in deroga al patto di stabilità;
sempre nelle stesse dichiarazioni si legge testualmente che: «Quella che sembrava una svista burocratica si è rivelata una precisa volontà politica del Governo Berlusconi, che ha negato agli alluvionati della Sicilia il trattamento riservato ad altre zone d'Italia» e che «conferma in maniera drammatica l'insensibilità del governo Berlusconi verso i problemi della Sicilia e della provincia di Messina»;
mentre il bilancio dello Stato ha già provveduto a finanziare gli interventi per le alluvioni del Veneto e della Liguria dello scorso anno, e si accinge con l'aumento delle accise sui carburanti a finanziare i danni arrecati a Liguria e Toscana dalle alluvioni dei giorni scorsi, dopo dieci mesi dal prolungamento dello stato di calamità, non si è ancora trovato il modo di destinare la quota di fondi Fas necessari all'assistenza alla popolazione messinese, al rimborso per chi ha perso la casa ed alla messa in sicurezza del territorio;
con l'atto di sindacato ispettivo n. 4-13700 presentato il 25 ottobre 2011 il primo firmatario del presente atto denunciava che l'ordinanza n. 3961 del 2 settembre 2011 emanata dal Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e su proposta del capo del dipartimento della protezione civile, come hanno immediatamente evidenziato sia il presidente della regione siciliana che il capo della protezione civile, Gabrielli, in uno scambio di note con il Ministro dell'economia e delle finanze, prevedeva una procedura di trasferimento delle risorse per il tramite del bilancio della regione Sicilia che non permetterebbe di utilizzare nell'immediato i fondi stanziati, perché gli obiettivi fissati dal patto di stabilità per l'anno 2011 per la regione siciliana non consentono al dipartimento della protezione civile, che funge da struttura di supporto al commissario, di utilizzare le somme stanziate nell'ordinanza stessa -:
se corrisponda al vero che via sia una precisa volontà del Governo di impedire l'utilizzo dei suddetti finanziamenti non consentendo la deroga al patto di stabilità o, viceversa, se si sia trattato semplicemente di una «svista burocratica» e, in questo caso, quali siano le ragioni che ancora ostano alla emanazione, in tempi brevi, di una nuova ordinanza che renda immediatamente utilizzabili le somme stanziate per procedere celermente alla messa in sicurezza del territorio e rendere agibili le abitazioni dei circa mille sfollati.
(2-01259)
«Lo Monte, Commercio, Lombardo, Oliveri, Brugger».

Interrogazioni a risposta scritta:

DI PIETRO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
le conseguenze del terremoto che ha colpito la regione Abruzzo e, in particolare, la provincia dell'Aquila nel mese di aprile 2009, sono state, come è noto, pesantissime;
pochi giorni dopo il sisma, il Governo è intervenuto con un provvedimento di urgenza, il decreto-legge n. 39 del 2009 per interventi a favore dei territori e delle popolazioni colpite dal terremoto;
il decreto-legge del 28 aprile 2009 n. 39 (interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici nella regione Abruzzo nel mese di aprile 2009 e ulteriori interventi urgenti di protezione civile) all'articolo 12 stabilisce le norme di carattere fiscale in materia di giochi al fine di assicurare maggiori entrate non inferiori a 500 milioni di euro l'anno;
i soldi dovevano essere destinati alle aree colpite dal sisma, a tal fine sono stati introdotti nuovi giochi come le video lottery meglio conosciute come VLT;
nel maggio 2011 la trasmissione Report ha affrontato il tema della ricostruzione aquilana, nell'ambito dell'inchiesta giornalistici di Sigfrido Ranucci sulle lotterie, dal nome evocativo «I biscazzieri»;
a tal proposito Giovanni Emilio Maggi, presidente dell'Associazione concessionari giochi ha spiegato nel corso della trasmissione che i concessionari hanno dovuto pagare 15.000 euro per ogni video lottery installata, una tassazione anticipata, da destinare all'Abruzzo. I concessionari ad oggi hanno pagato in anticipo 850 milioni di euro. Questi soldi dovevano essere destinati alla ricostruzione dell'Aquila;
l'intera cifra (oltre 850 milioni) risulta dai 56.957 diritti, ognuno del costo di 15 mila euro, che i concessionari hanno potuto opzionare in forza del decreto legge Abruzzo approvato nel giugno 2009;
sono passati due anni dal terremoto e dei soldi non c'è alcuna traccia -:
se non si intenda far luce in merito all'utilizzo delle risorse incassate dalla lotteria per l'Abruzzo e come dovrebbero essere ripartiti tali fondi per la ricostruzione.
(4-13834)

EVANGELISTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il 25 ottobre 2011, il tragico bilancio delle violente piogge abbattutesi su Liguria e Toscana, ha contato nove morti e cinque dispersi;
Liguria e Toscana sono peraltro storicamente le regioni tra quelle più colpite dall'emergenza alluvioni e frane;
spesso i drammatici effetti prodotti da eventi calamitosi naturali che con cadenza annuale colpiscono le diverse regioni del nostro Paese, sono quasi sempre acuiti e drammaticamente amplificati da una gestione dissennata, secondo l'interrogante, dei suoli e dei bacini idrografici, e dall'assenza di una rigorosa politica di pianificazione, manutenzione e prevenzione territoriale;
esiste una tipologia di radar, il radar meteorologico, che consente di rilevare le idrometeore, quali pioggia, neve, grandine o pioggia ghiacciata, permettendo quindi di calcolarne il moto, valutarne il tipo e predirne la posizione futura e l'intensità;
nel comune di Seravezza era stato installato un radar meteorologico successivamente spostato, ma mai più attivato per motivi burocratici;
uno strumento simile era stato installato presso la sede della protezione civile di Querceta dopo l'alluvione del 19 giugno del 1996, ma dopo alcuni anni di

attività il radar è stato disattivato, per problemi di inquinamento elettromagnetico;
successivamente è stato smontato e ricollocato a Montemarcello in provincia di La Spezia, ma non risulta essere stato riattivato perché mai collegato alla rete elettrica;
come risulta da comunicati stampa il servizio sperimentale della rete radar ARIES-C per la Toscana è stato sospeso. La rete dei sistemi radar meteorologici ARIES-C, operanti in banda C, consente di monitorare le precipitazioni piovose in tempo reale su gran parte del territorio regionale;
i primi due radar, sono installati presso la località Roveta (Scandicci-Firenze) e Belforte (Radicondoli-Siena). Questi sistemi coprono rispettivamente l'area centro-settentrionale, in particolare il bacino di Firenze-Prato-Pistoia, ed il settore meridionale della regione;
un terzo radar, operativo in precedenza presso Seravezza, è stato installato, in accordo con la regione Liguria, presso il sito di Montemarcello (La Spezia) e consentirà di rilevare le precipitazioni che si verificano sul versante occidentale delle Alpi Apuane e nel settore marino e costiero della regione;
da quanto descritto si desume che gli strumenti per prevedere l'alluvione delle 25 ottobre c'erano ma erano operanti -:
se e quanto riferito corrisponda al vero e in tal caso se non intenda assumere le iniziative di competenza al fine di fare chiarezza su quanto descritto in premessa.
(4-13836)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il Ministero della difesa ha avviato due procedure di «interpello» per la copertura di complessivi n. 87 posti di funzione dirigenziale di 2a fascia vacanti presso varie strutture, ancora in fase di definizione. Contestualmente il medesimo dicastero ha richiesto ed ottenuto l'autorizzazione ad assumere 17 idonei non vincitori di un concorso per dirigenti svoltosi qualche anno fa. Malgrado l'assunzione di questi ultimi, presso l'Amministrazione difesa permane ancora grave la carenza di dirigenti, tanto che la stessa Amministrazione ha conferito 7 incarichi dirigenziali a personale non dirigente, anche esterno, ai sensi dell'articolo 19, comma 6, del decreto legislativo n. 165 del 2001;
al dottor Bongermino, vice direttore generale della direzione generale della sanità militare del Ministero della difesa, è stato notificato il preavviso per la risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro per anzianità contributiva di 40 anni, sul presupposto che, essendo temporaneamente in servizio presso la prefata direzione, in fase di riorganizzazione, lo stesso non trova più utile collocazione nell'ambito ministeriale;
agli interroganti il provvedimento emesso dalla direzione generale per il personale civile desta enorme meraviglia e sconcerto, considerato l'elevato numero di posti dirigenziali vacanti presso il Ministero della difesa nonché la certificata esperienza e professionalità del dottor Bongermino. A fronte di tali evidenze, a sostegno dell'intera procedura di risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro, la predetta direzione generale si è limitata a certificare che sentiti per le vie brevi i direttori generali degli enti (n. 5) indicati in via preferenziale dal predetto dirigente, il medesimo non trova - come detto - utile collocazione;
ad oggi, proprio in virtù della grave carenza di personale dirigenziale, l'amministrazione aveva applicato tale misura - come previsto dal regolamento interno - unicamente in presenza contestuale di due

elementi, quello della massima anzianità contributiva e quello dell'età anagrafica di 65 anni;
è convinzione degli interroganti che la misura adottata, oltre ad apparire illegittima, illogica e contraddittoria con i precedenti atti della medesima direzione generale, produce sicuramente un aggravio di spesa per l'erario pubblico in virtù dell'anticipato collocamento a riposo di un eccellente dirigente - la cui apprezzata capacità è testimoniata annualmente con le massime valutazioni da parte degli organismi di controllo - e dell'assunzione di un nuovo dirigente e/o attribuzione di incarico dirigenziale a persone esterne non dirigenti. Tutto ciò, in un momento, come l'attuale, in cui il Governo sta valutando il prolungamento dell'età pensionabile a 67 anni in ragione dell'allungamento dell'aspettativa di vita, avendo già assunto degli impegni internazionali per consentire all'Italia di allinearsi agli ordinamenti dell'Unione europea;
il decreto ministeriale del 12 aprile 2011 con il quale il Ministro della difesa ha inteso emanare i criteri per il conferimento degli incarichi di funzione dirigenziale non generale, afferma testualmente al punto 3 dell'articolo 7, che «... tenuto conto del diritto dei dirigenti ad un incarico, il Direttore Generale per il Personale Civile, d'intesa con il Segretario Generale, provvede alla designazione dei dirigenti privi di incarico fra i posti di funzione rimasti vacanti, tenendo conto ove possibile di eventuali preferenze espresse dal dirigente interessato». Disattendendo secondo gli interroganti tale fondamentale disposizione, la direzione generale per il personale civile ha ritenuto, in maniera evidentemente ritorsiva e persecutoria, di non assegnare al citato dirigente nessuno degli oltre ottanta posti dirigenziali vacanti in corso di ricopertura;
la citata misura adottata nei confronti del predetto dirigente, (cosiddetto «spoil system»), risulta anche contraria ai princìpi di correttezza e buona fede dell'amministrazione in quanto quest'ultima, con i propri atti e comportamenti, ha indotto l'interessato a ritenere certo il prolungamento del rapporto di lavoro; anche in occasione della negoziazione degli obiettivi annuali affidati al dirigente medesimo, come pure in quello del monitoraggio intermedio effettuato a metà luglio, non è stata manifestata l'intenzione di recedere dal contratto, disattendendo in tal modo pure le indicazioni recate dalle circolari numeri 10/2008 e 4/2009 del dipartimento della funzione pubblica -:
quali urgenti iniziative il Presidente del Consiglio dei ministri e i Ministri interrogati intendano assumere rispetto alle citate problematiche, allo scopo di assicurare presso l'amministrazione della difesa le condizioni di assoluta correttezza, trasparenza ed imparzialità al fine di prevenire sicuri contenziosi con concrete possibilità di soccombenza per l'amministrazione;
se il Ministro della Difesa intenda riconsiderare l'intenzione di procedere alla risoluzione del rapporto di lavoro del dirigente in premessa essendo la stessa infondata in fatto ed in diritto.
(4-13839)

DI PIETRO e PIFFARI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
da oltre un secolo, nel comune di Tavernola bergamasca, sulle sponde del lago d'Iseo, è attivo lo stabilimento del gruppo Sacci, per la produzione di cemento;
per la sua produzione, il cementificio suddetto ha richiesto, in sede di rinnovo dell'autorizzazione integrata ambientale (AIA), di poter utilizzare i rifiuti (Cdr e pneumatici) per alimentare i propri forni;
la vicenda si trascina ormai da molti anni e già nel 2007, attraverso una consultazione popolare, l'81 per cento dei residenti di Tavernola si erano espressi

con un netto «no» all'ipotesi di bruciare i rifiuti per garantire il funzionamento del suddetto impianto;
la localizzazione del cementificio, l'inadeguatezza di una struttura ormai obsoleta, la pericolosità oggettiva dell'utilizzo di questi combustibili dimostrata da diversi studiosi, l'impossibilità di vedere uno sviluppo turistico anche in prospettiva, sono alcune delle cause che hanno determinato la netta contrarietà da parte della comunità locale;
già il consiglio provinciale, nell'ordine del giorno approvato lo scorso 20 dicembre all'unanimità da maggioranza e opposizione, chiedeva che l'autorizzazione venisse vincolata alla volontà dell'amministrazione comunale;
ai primi di settembre, la conferenza dei servizi tenutasi nella sede della provincia di Bergamo, mancando l'unanimità sul via libera alla suddetta autorizzazione, ha fatto proprio il parere negativo espresso dal comune di Tavernola, e ha rinviato alla Presidenza del Consiglio dei ministri la decisione ultima. Toccherà quindi alla Presidenza del Consiglio dei ministri, valutare se il cementificio Sacci di Tavernola potrà o no utilizzare i rifiuti (Cdr e prenumatici) per alimentare i propri forni;
da quanto risulta all'interrogante, nei giorni scorsi la Presidenza del Consiglio, e in particolare il dipartimento per il coordinamento amministrativo della Presidenza del Consiglio dei ministri, ha temporaneamente sospeso ogni decisione, in attesa che siano il comune di Tavernola, la provincia di Bergamo e l'Arpa della regione Lombardia a trovare un accordo nei prossimi giorni -:
quali iniziative il Governo intenda intraprendere in relazione a quanto esposto in premessa, e alla richiesta di autorizzazione del cementificio di poter utilizzare i rifiuti per alimentare i propri forni, al fine di garantire la salute dei cittadini e dell'ambiente, e tenendo conto della volontà espressa dalle comunità locali, anche alla luce dell'ubicazione del suddetto stabilimento in un contesto di tipo ambientale particolarmente delicato, e a forte e sempre maggiore vocazione turistica.
(4-13840)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
le violente alluvioni che hanno interessato il nostro Paese, e in particolare il Centro-nord, in queste ultime due settimane, con conseguenze devastanti in termini di morti e di distruzione, ripropongono ancora una volta il tema della fragilità del nostro territorio e l'ormai improcrastinabile necessità di una sua messa in sicurezza;
gli effetti conseguenti ai cambiamenti climatici in atto, sono ormai tali che gli eventi estremi in Italia hanno subìto un aumento esponenziale, passando da uno circa ogni 15 anni prima degli anni '90, a 4-5 all'anno;
i troppo spesso drammatici effetti prodotti da detti eventi calamitosi che, con cadenza sempre più frequente, colpiscono le diverse regioni del nostro Paese, sono quasi sempre acuiti e amplificati da una gestione dissennata dei suoli e dei bacini idrografici, dall'assenza di una rigorosa politica di pianificazione, manutenzione e prevenzione territoriale, e da fenomeni diffusi di abusivismo edilizio;
il 25 e 26 ottobre 2011, il violento nubifragio che ha colpito la Lunigiana e la provincia di La Spezia, e in particolare le Cinque Terre, ha provocato la morte di 10

persone con interi paesi sventrati da fango e detriti, abitazioni distrutte, strade sprofondate, ferrovie bloccate;
solo pochi giorni dopo, il 4 novembre, in conseguenza di una violentissima pioggia, la città di Genova è stata letteralmente inondata da un fiume di fango, acqua e detriti, conseguenti all'esondazione dei torrenti Bisagno e Ferregiano, che si sono riversati con inaudita violenza in alcune zone della città, provocando 6 morti e la distruzione di infrastrutture, lo sventramento di attività commerciali, e ingentissimi danni alla città;
peraltro, va ricordato che il torrente Bisagno è considerato e classificato come torrente a rischio nazionale, mentre per quanto riguarda il torrente Ferregiano, fin dagli anni '60 si parlava - inutilmente - di costruire uno scolmatore, proprio per la sua messa in sicurezza;
secondo i dati contenuti nell'archivio storico degli eventi calamitosi (alluvioni e frane) in Italia, redatto dall'Istituto di ricerca e protezione idrogeologica (Irpi) del Cnr, la Liguria e la Toscana sono storicamente tra le regioni più colpite da alluvioni e frane;
il responsabile dell'inventario dei fenomeni franosi in Italia per l'Ispra, dottor Alessandro Trigila, ha ricordato come nella sola Liguria sono censite 8.392 frane, con un indice di franosità (rapporto tra aree interessate da eventi franosi e totale del territorio) pari all'8,4 per cento, più alto della media nazionale del 6,9 per cento (per un totale di 486.000). In provincia di La Spezia le frane censite sono 1.482, mentre in provincia di Genova 3.978;
le forti piogge di questi giorni, stanno inoltre provocando ingenti danni e vittime anche in altre aree del Paese: in Piemonte in due comuni del canavese, sono state evacuati gli abitanti di otto piccole borgate; il ponte del Bertenga sul fiume Pellice è crollato; nella provincia di Alessandria, già colpita dalla disastrosa alluvione del 1994, numerose strade sono state interrotte da allagamenti e smottamenti, e almeno 500 persone sono state evacuate; un morto per il maltempo in Campania, con allagamenti soprattutto nel napoletano; una donna morta e 5 feriti all'Isola d'Elba, dove la situazione appare critica con alcune frazioni isolate, diverse frane e un ponte crollato; due persone sono ancora disperse vicino Matera, dopo che l'automobile sulla quale si trovavano è stata travolta da un torrente in piena;
si continuano a rincorrere le emergenze e le calamità, e a contare i danni e le vittime delle alluvioni, stanziando ogni volta ingenti risorse economiche necessarie per ricostruire le zone colpite. L'emergenza si traduce in un danno economico ingentissimo ormai costante nel tempo e sempre più frequente, senza però mai essere tradotto in investimenti duraturi attraverso interventi di prevenzione e di buona pianificazione urbanistica;
i dati parlano di un 9,8 per cento della superficie nazionale ad alta criticità idrogeologica; di 6.633 i comuni interessati, pari all'81,9 per cento dei comuni italiani; di un 24,9 per cento dei comuni interessato da aree a rischio frana; di un 18,6 per cento di aree a rischio alluvione; e di un 38,4 per cento da aree a rischio sia di frana che di alluvione;
secondo lo stesso Ministro Prestigiacomo durante l'audizione del 20 ottobre 2010 in Commissione ambiente della Camera circa lo stato di dissesto e di rischio idrogeologico su tutto il territorio nazionale, «il fabbisogno necessario per la realizzazione degli interventi per la sistemazione complessiva delle situazioni di dissesto su tutto il territorio nazionale è stimato in circa 40 miliardi di euro». E ancora: «si stima che la spesa dello Stato per le attività di emergenza sia stata mediamente tra 2 e 3,5 miliardi di euro all'anno. La spesa per la prevenzione è stata in media di 250 milioni l'anno. Per ogni milione speso per prevenire, ne abbiamo spesi 10 per riparare i danni della mancata prevenzione»;
pochi giorni fa, il 5 novembre 2011, dopo la tragedia che ha colpito Genova, il

Presidente del Consiglio ha assicurato che si farà tutto il possibile per «evitare che ciò che è successo non accada più in futuro», sottolineando che evidentemente «si è costruito laddove non si doveva costruire». Parole a giudizio degli interpellanti inaccettabili da parte di un Premier che, solo fino a pochi giorni fa prevedeva di inserire un ennesimo condono edilizio tra le norme per lo sviluppo che sta chiedendo l'Unione europea, ma che ha al suo attivo già ben due condoni edilizi, nel 1994 e nel 2003, permettendo così di legittimare, in un territorio devastato come quello italiano, edifici che avrebbero invece dovuto essere demoliti. Milioni di metri cubi edificati - e regolarizzati - in zone franose e senza il rispetto delle minime norme costruttive e urbanistiche;
lo stesso Ministro Prestigiacomo, che pur ricopre il ruolo di Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare da circa tre anni e mezzo, a commento delle alluvioni che hanno colpito Liguria e Toscana, dichiarava: «bisogna subito ripartire con il piano straordinario per la difesa del suolo, pronto da due anni ed ancora per la gran parte non avviato a causa della mancata erogazione delle risorse che pure a suo tempo erano state stanziate. ...Lasciar passare altro tempo senza attuare quanto già deciso ha come unica conseguenza quella di accrescere i rischi noti e l'eventualità di nuovi lutti e danni»;
detto piano straordinario contro il dissesto idrogeologico, dotato di risorse per circa due miliardi e mezzo di euro fra fondi statali e cofinanziamento regionale, da definire attraverso la stipula di accordi di programma le regioni non è praticamente mai decollato. Le risorse appaiono solo sulla carta;
a ciò va aggiunto che negli ultimi anni, gli stanziamenti ordinari del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per la difesa del suolo, sono passati da oltre 550 milioni di euro del 2008, a circa 84 milioni di euro di quest'anno. Un taglio insostenibile di quasi l'85 per cento -:
quali immediate iniziative il Governo intenda assumere per far fronte all'emergenza conseguente al disastro alluvionale che ha colpito il territorio italiano, e in particolare la città di Genova, la provincia di La Spezia e la Lunigiana, assumendo le opportune iniziative per garantire con la massima urgenza le risorse necessarie a sostegno dei territori e delle popolazioni colpite, prevedendo un opportuno finanziamento;
se non si intenda assumere iniziative per prevedere la sospensione dei termini di pagamento per tasse e contributi per le attività economiche colpite dagli eventi calamitosi, come già avvenuto in precedenti casi analoghi;
quali iniziative si intendano mettere in atto al fine di velocizzare il trasferimento delle risorse stanziate e destinate alle regioni e agli enti locali interessati dalle calamità naturali, stante che - come ha dichiarato il Governatore della Liguria - la regione, a 13 mesi dal precedente evento alluvionale, sta ancora aspettando le autorizzazioni per risarcire le famiglie che hanno subìto danni;
quali iniziative si intendano avviare al fine di rendere immediatamente spendibili le risorse previste dal piano straordinario contro il dissesto idrogeologico previsto dal Governo due anni fa;
se non si intendano assumere iniziative per incrementare sensibilmente le risorse finanziarie, attualmente del tutto insufficienti, a favore della difesa e della tutela del territorio, individuando quest'ultima come la vera grande opera pubblica a cui destinare prioritariamente energie e risorse finanziarie adeguate.
(2-01262)
«Paladini, Evangelisti, Cambursano, Piffari, Donadi, Borghesi».

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
è stata recentemente individuata un'area da adibire a «discarica temporanea» ubicata nella zona Corcolle-San Vittorino del comune di Roma e, segnatamente, alla confluenza dei fossi Freghizia e Passerano, sulla quale area insistono i seguenti vincoli:
a) il piano di bacino stralcio per l'area metropolitana del Tevere di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 3 marzo 2009 e, segnatamente, le sue norme tecniche di attuazione che, all'articolo 2, prevede l'individuazione di corridoi ambientali che sono definiti «la struttura idrogeologica ambientale di connessione del bacino idrografico del PS5 con gli acquiferi e rappresentano la principale riserva di naturalità»;
b) con riferimento al fosso di Passerano, il medesimo è stato individuato, nell'ambito del piano di gestione dell'appennino centrale redatto ai sensi della direttiva 2000/60/CE e già inviato a Bruxelles, quale corpo idrico con l'obiettivo di garantire il «buono stato ecologico» entro l'anno 2015 -:
se il Ministro, anche nella sua qualità di presidente del comitato istituzionale dell'autorità di bacino del fiume Tevere, sia a conoscenza della presenza dei vincoli in premessa esposti e quali iniziative intenda eventualmente assumere per garantire il rispetto di normative che escludono la possibilità di qualsiasi realizzazione nell'area in esame.
(5-05670)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
è trascorso più di un anno dal grave episodio del crollo della cosiddetta «Scuola dei Gladiatori» all'interno degli scavi archeologici di Pompei;
venerdì 20 ottobre 2011 vi è stato un ulteriore crollo di un tratto delle antiche mura di fortificazione della città all'interno dell'area aperta al pubblico;
il Governo ha annunciato di mettere a disposizione oltre 100 milioni di euro per la messa in sicurezza del sito di Pompei nonché l'assunzione di alcune decine di unità (inizialmente 40 operai più 30 archeologi, per un totale di 70 unità, successivamente scese a 25, in virtù della misura in deroga - approvata con il decreto-legge 31 marzo 2011, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 75 del 2011 - che consentiva di assumere personale di III area, posizione economica F1, nel limite di spesa di 900.000 euro annui a decorrere dal 2011) di nuovo personale tecnico da destinare a Pompei;
le risorse sono state più volte appostate e poi rimosse in sede di manovre finanziarie, mentre non si è proceduto, a tutt'oggi, ad alcuna nuova assunzione né risulta che al momento presso il Ministero per i beni e le attività culturali (Mibac) siano in essere procedure di assunzione di nuovo personale tecnico da destinare a Pompei;
il Governo ha rilanciato la disponibilità delle risorse per la sicurezza del sito sulla base di un finanziamento europeo, vincolato al via libera della Commissione europea;

il Governo ha inoltre sottolineato un ruolo della società Invitalia nella gestione operativa del finanziamento nonché nell'allestimento dei bandi di gara, laddove nel primo provvedimento una funzione analoga per la stessa Pompei era attribuita alla società Ales (società di proprietà dello stesso Ministero per i beni e le attività culturali);
il comma 6 dell'articolo 2 del citato decreto-legge n. 34 del 2011 ha previsto la possibilità di derogare alle norme urbanistiche e paesaggistiche per le attività edilizie nelle aree esterne agli scavi di Pompei;
tra scelte sbagliate, spese inutili, annunci di finanziamenti e di dotazione di risorse umane si sono, ad avviso degli interroganti, persi anni preziosi e sprecate ingenti somme;
l'insieme della comunità scientifica reputa fondamentale un'azione costante per garantire la manutenzione ordinaria e un'accurata analisi e controllo degli interventi di natura straordinaria -:
quando saranno effettivamente resi disponibili i fondi per la messa in sicurezza del sito;
quale sarà il soggetto attuatore degli interventi;
come si sia giunti alla decisione di affidare la progettazione alla società Invitalia invece che ad Ales, quali competenze specifiche su Pompei vanti la società Invitalia, quali siano i soggetti finanziatori e per quali cifre essi contribuiscano alla stessa Agenzia e quali siano al momento i rapporti in essere tra la Soprintendenza di Napoli e Pompei e la stessa Invitalia;
quali misure siano state proposte ed attuate per impedire condizionamenti e infiltrazioni della criminalità organizzata;
quali scelte finanziarie e organizzative si intendano adottare per rendere efficace la manutenzione ordinaria del sito;
come si intenda assicurare la corretta tutela paesaggistica delle aree esterne agli scavi di Pompei in regime di assenza di norme, atteso che gli industriali campani hanno più volte di recente dichiarato di volersi impegnare per la valorizzazione turistica di dette aree.
(4-13842)

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DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:

RUGGHIA e VILLECCO CALIPARI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
Taranto è una città segnata da un forte livello d'inquinamento. Al momento dell'entrata in vigore della legge regionale sulla diossina, risultava la località dove venivano emesse nell'atmosfera oltre il 90 per cento delle diossine industriali prodotte in Italia e catalogate nel registro INES, oltre ad altri agenti altamente cancerogeni sempre derivati da processi industriali;
questa situazione, potenzialmente nociva per la salute, preoccupa anche la numerosa comunità militare presente in città;
i consigli della rappresentanza militare, a livello di base per la Guardia di finanza e a livello nazionale per la Guardia costiera e lo stesso Consiglio centrale di rappresentanza della marina militare, attraverso delibere motivate, hanno espresso «la loro preoccupazione per l'allarmante situazione ambientale» e le possibili conseguenze negative;
i consigli sopracitati, all'unanimità hanno in sostanza richiesto alle loro autorità corrispondenti, di avviare «indagini cliniche, nonché ambientali, più specifiche in modo tale da poter disporre di uno screening sullo stato di salute dei militari che prestano servizio nell'ambito dell'area portuale»;

in particolare il COCER Marina e il Consiglio della rappresentanza militare a livello nazionale della Guardia costiera hanno chiesto ai loro interlocutori istituzionali un «monitoraggio» in relazione alla eventuale presenza nell'aria di sostanze inquinanti attraverso l'installazione di apposite centraline di rilevamento -:
come si sia corrisposto alle richieste di monitoraggio avanzate dagli organismi di rappresentanza da parte del comandante del porto di Taranto o dalle superiori autorità militari;
se l'autorità politica non ritenga necessario, anche in base ad un principio di precauzione, corrispondere alle preoccupazioni del personale militare disponendo i monitoraggi richiesti;
se non ritenga inoltre necessario, sempre allo stesso fine, sottoporre i militari in servizio nella sede di Taranto a periodiche visite mediche per accertare lo stato di salute del personale.
(4-13835)

DI PIETRO. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
da giorni si legge che i vertici della difesa hanno ampliato il loro parco macchine con 19 Maserati per lo Stato Maggiore dell'Esercito di Roma, inserite come «dotazioni organiche» ed acquistate con l'esercizio finanziario corrente;
il decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, «Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria» pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 155 dello stesso 6 luglio, all'articolo 2 reca disposizioni in materia di autovetture di servizio delle pubbliche amministrazioni, disponendo un tetto di cilindrata non superiore a 1600 centimetri cubici e prevedendo l'adozione di una nuova disciplina volta a ridurre il numero e il costo delle cosiddette auto blu;
il successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 agosto 2011, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 214 del 14 settembre 2011, ha disciplinato l'utilizzo delle autovetture di servizio e di rappresentanza da parte delle pubbliche amministrazioni al fine di conseguire obiettivi di razionalizzazione e di trasparenza, di contenimento dei costi e di miglioramento complessivo del servizio, anche attraverso l'adozione di modalità innovative di gestione;
in un momento in cui il Paese appare in grave difficoltà, con delle risposte imminenti da dare prima di tutto ai cittadini e poi all'Europa, di fronte agli oltre 2,5 miliardi di euro di tagli subiti in tre anni dal comparto Difesa, di fronte alle accorate proteste che a questo riguardo proprio negli ultimi giorni i sindacati della polizia hanno manifestato a causa dei continui tagli che impediscono persino di fare benzina, sarebbe forse stato più lungimirante destinare quei soldi a cose che riescano a soddisfare i bisogni reali della categoria -:
come si giustifichi l'acquisto delle suddette autovetture tenendo conto del programma di razionalizzazione e di contenimento dei costi del parco auto della pubblica amministrazione così come previsto dal decreto legge 6 luglio 2011.
(4-13841)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
consta all'interrogante che il 28 giugno 2011 la signora Aurora Stabile, moglie dell'appuntato scelto Fabio Prosperi, già in servizio presso la stazione carabinieri «Torrimpietra», a seguito dell'aggressione subita il 22 giugno, abbia presentato formale denuncia/querela presso il Comando della legione Carabinieri Lazio, compagnia di Roma Ostia, nei confronti del comandante p.t. della predetta stazione e della di lui moglie;
per tali fatti il nucleo cure primarie di Fregene (ASL RM D) in data 23 giugno 2011 aveva diagnosticato alla signora Stabile una prognosi di giorni cinque;

l'aggressione denunciata dalla signora Stabile sarebbe, in ordine di tempo, solo l'ultimo episodio di una serie di fatti avvenuti - a detta di quest'ultima - a causa della conflittualità che in ambito lavorativo avrebbe coinvolto il di lei coniuge e il comandante della predetta stazione carabinieri «Torrimpietra»;
l'appuntato scelto Prosperi e la signora Stabile hanno in locazione da terzi un appartamento sito nello stesso stabile, e allo stesso piano, dove è ubicato l'alloggio di servizio assegnato per l'incarico al comandante della stazione Torrimpietra;
nei primi mesi del corrente anno l'appuntato scelto Prosperi, a causa di dette conflittualità, è stato trasferito, a domanda, presso la stazione carabinieri di Ponte Galeria -:
se i fatti in premessa corrispondano al vero e in caso affermativo quali siano stati i provvedimenti che il Ministro interrogato abbia intrapreso nei confronti del comandante della stazione carabinieri «Torrimpietra».
(4-13843)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
agli interroganti consta che nel mese di aprile 2007 il generale dell'Arma dei carabinieri, Luigi Finelli, a seguito della segnalazione di un militare dipendente, afferente fatti costituenti ipotesi di reato, affidava ad altri militari dello stesso comando regione il compito di indagare in merito;
l'esito di tali indagini (protrattesi dall'aprile del 2007 fino alla fine di quell'anno) diede, per frutto l'arresto di un indagato, successivo patteggiamento e la condanna di altro indagato in primo grado, con pena più severa in appello (entrambi, appartenenti all'Arma), successiva conferma in Cassazione per uno di essi e rimessione al giudice di prime cure per un altro (anch'egli appartenente all'Arma);
il 7 maggio 2008, il procuratore generale della Repubblica presso la corte d'appello di Trento, dottor Giovanni Pierantozzi, indirizzava la nota prot. n. 180/8 al comandante generale dell'Arma dei carabinieri, generale Gianfranco Siazzu, con la quale esprimeva la sua piena condivisione degli apprezzamenti di stima che i sostituti procuratori della Repubblica presso il tribunale di Trento, dottor Marco Gallina, dottor Pasquale Profiti, dottor Davide Ognibene e dottor Paolo Storaci, avevano espresso con lettera, indirizzata al medesimo procuratore generale, il precedente 30 aprile 2008. Con tale missiva i citati sostituti procuratori chiedevano la permanenza del generale Finelli nell'incarico di comandante della regione carabinieri Trentino Alto Adige, al fine di garantire «il permanere di tale clima di reciproca fiducia, necessario per lo svolgimento sereno ed efficacie dell'attività istituzionale [...]»;
nei giorni 27 ottobre 2008 e 11 novembre 2008, giungevano, presso il consiglio intermedio di rappresentanza Carabinieri Vittorio Veneto, in seno al quale il generale Finelli ricopriva l'incarico di presidente, alcuni esposti anonimi nei quali si stigmatizzava il comportamento dei delegati. Nello specifico, si lamentava il disinteresse verso i doveri derivanti dal mandato, con interesse, piuttosto, verso i rimborsi che è possibile chiedere per lo svolgimento dell'attività istituzionale ed in particolare per l'indennità cosiddetta «forfetaria»;
con verbale del 09-12 dicembre 2008, e successivamente con la delibera n. 193 del 13 gennaio 2009, il Coir richiese le dimissioni del generale Finelli preannunciando l'interessamento in tal senso del COCER carabinieri;
nel frattempo, avviando gli opportuni accertamenti, il generale Finelli apprendeva come, effettivamente, alcuni delegati dell'organismo di rappresentanza svolgessero

il proprio mandato con modalità meritevoli di accertamento. Nello specifico, era emerso come le riunioni del Consiglio avessero raggiunto una notevole implementazione, in apparenza non motivata da reali esigenze e senza che all'aumento degli incontri corrispondesse un incremento della reale attività lavorativa e per le predette riunioni, alcuni delegati (sostenendo di svolgere un servizio superiore alle 24 ore) beneficiavano della cosiddetta «missione forfetaria» (che consente di richiedere un rimborso spese senza la presentazione di un dettagliato rendiconto), come pure di rimborsi spese di viaggio. Il generale avviava quindi, d'iniziativa, ufficiali indagini su tali circostanze;
in data 16 gennaio 2009 l'esito di tali accertamenti era trasmesso alla competente autorità giudiziaria di Verona, con conseguente assegnazione delle indagini al pubblico ministero dottor Bruni;
nel contempo, in data 24 marzo 2009 (stesso mese in cui i delegati erano messi a conoscenza del procedimento penale a loro carico), il Capo di Stato Maggiore dell'Arma (all'epoca generale di corpo d'armata Leonardo Gallitelli) contattava telefonicamente il Finelli prospettandogli il suo reimpiego presso un'altra sede, in Roma, quale vicecomandante delle unità specializzate;
con atto protocollo n. 543/35-1-1993 del 20 aprile 2009, il comando interregionale Vittorio Veneto, comunicava al generale Finelli il reimpiego al diverso incarico di vice comandante delle unità specializzate, con sede a Roma;
il necessario - seppur non vincolante - parere richiesto al Coir era espresso anche dagli appuntato Francesco De Palma, appuntato scelto Riccardoni Giuseppe, luogotenente Antonio Massimino e appuntato Giuseppe Pagano già segnalati - in data 16 gennaio 2009 - alla procura militare di Verona;
ottenuto il parere favorevole, con provvedimento del 14 agosto 2009, notificato in pari data, il comando generale dell'Arma disponeva il trasferimento del generale Finelli dalla sede di Bolzano a quella di Roma, per l'impiego quale vice-comandante della divisione unità specializzate Carabinieri, con l'ordine di assumere l'incarico entro il successivo 23 settembre 2009;
il relativo provvedimento era impugnato innanzi al TAR Bolzano (ricorso R.G. n. 239/2009), il quale, rilevati evidenti vizi nell'impugnato provvedimento di trasferimento, ne disponeva la sospensiva (ordinanza n. 157 del 2009);
in conseguenza, il comando generale dell'Arma, con provvedimenti del 22 ottobre 2009 annullava, in via di autotutela, il precedente provvedimento di trasferimento del generale Finelli e ne disponeva il «cambio di incarico», da domandante della Legione Carabinieri Trentino Alto Adige a «disposizione» per incarichi speciali del comandante interregionale Carabinieri «Vittorio Veneto». Quindi, gli comunicava l'avvio un nuovo trasferimento in Roma, poi effettivamente avvenuto, quale vicecomandante della divisione unità specializzate (incarico istituito solamente in data 21 maggio 2007 e, dalla data della sua costituzione fino al momento del trasferimento del generale Finelli, venne retto, per soli sei mesi, dal colonnello Enrico Maria Falcone, peraltro non proveniente dal ruolo ordinario ufficiali, cioè non d'Accademia, fino alla data del congedo dello stesso);
nel caso di specie - alla luce delle minori mansioni - appare agli interroganti possa essersi verificata la lesione dei principi di cui agli articoli 2043, 2087 e 2103 codice civile - articolo 52, decreto legislativo n. 165 del 2001, articolo 725 del decreto del Presidente della Repubblica n. 90 del 2010, con la possibile violazione del precetto di cui all'articolo 323 codice penale e, quindi, degli interessi e dei diritti del generale Finelli -:
quale sia l'interesse pubblico ai sensi dell'articolo 97 della Costituzione e, quindi dell'articolo 725 del decreto del Presidente

della Repubblica n. 90 del 2010 e quali le ragioni sottese alla condotta dell'amministrazione militare descritta in premessa anche alla luce dell'irrilevanza dell'ufficio al quale il generale Finelli è stato relegato;
quali siano i provvedimenti che intenderà adottare nei confronti di coloro che con i predetti comportamenti hanno reso possibile che le narrate condotte arrecassero un danno all'amministrazione militare e conseguentemente al citato generale Finelli.
(4-13844)

TESTO AGGIORNATO AL 29 NOVEMBRE 2011

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ECONOMIA E FINANZE

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
la legge 30 dicembre 2010, n. 238, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 9 del 13 gennaio 2011 ed entrata in vigore il 28 gennaio 2011, prevede la concessione di incentivi fiscali per il rientro dei lavoratori in Italia, al fine di contribuire allo sviluppo del Paese e valorizzare le esperienze professionali maturate dai cittadini all'estero;
in relazione all'ambito soggettivo di applicazione degli incentivi di cui sopra, l'articolo 2 della citata legge stabilisce che hanno diritto ai benefici fiscali i cittadini dell'Unione europea che alla data del 20 gennaio 2009 (data della presentazione della proposta di legge alla Camera), possedevano i requisiti soggettivi e oggettivi indicati dalla legge: essere nati dopo il 1o gennaio 1969, avere maturato, da laureati, esperienze lavorative fuori dall'Italia per la durata di almeno 24 mesi continuativi, o, in alternativa, avere frequentato, ottenendo una laurea o una specializzazione post lauream, un corso di studi fuori dall'Italia, per la durata di almeno 24 mesi continuativi; inoltre, il beneficio spetta solo a condizione che i suddetti soggetti facciano ritorno in Italia per essere assunti o per esercitare un'attività d'impresa o di lavoro autonomo e trasferiscano il proprio domicilio, nonché la residenza, in Italia entro tre mesi dall'assunzione o dall'avvio dell'attività;
il comma 2 dell'articolo 2 ha rinviato quindi al decreto del Ministro dell'economia e delle finanze emanato in data 3 giugno 2011, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 133 del 10 giugno 2011, che ha stabilito che possano beneficiare degli incentivi coloro che, tra gli altri requisiti, «negli ultimi due anni o più, hanno risieduto fuori dal proprio Paese d'origine e dall'Italia» svolgendovi attività di lavoro o conseguendovi un titolo di studio;
si potrebbe quindi dedurre che dall'applicazione del decreto attuativo derivi l'esclusione dal godimento dei benefici fiscali di coloro che, sebbene domiciliati all'estero da più di due anni, hanno mantenuto la residenza in Italia o nel loro Paese d'origine;
dal decreto non si evince inoltre se, nel caso di permanenza all'estero per attività di studio, possano accedere ai benefici anche coloro i quali, pur avendo trascorso all'estero due anni o più, abbiano svolto attività di studio di durata inferiore ai 24 mesi, come nel caso di corsi di specializzazione post-lauream (master), che si svolgono tipicamente in due anni accademici ossia nell'arco di 18 mesi solari;
alla data del 30 ottobre 2011 non è più possibile presentare la documentazione all'Agenzia delle entrate per usufruire dei benefici fiscali di cui alla legge 30 dicembre 2010, n. 238 -:
posto che, ad oggi, l'Agenzia delle entrate dispone l'acquisizione dei benefici fiscali esclusivamente in favore di coloro che hanno fatto rientro in Italia successivamente alla data di entrata in vigore della legge, se il Ministro interrogato intenda al contrario confermare, come previsto dalla legge n. 238 del 2010 e come condiviso

dall'intergruppo parlamentare per la sussidiarietà, che i benefici fiscali oggetto della legge 30 dicembre 2010, n. 238, sono riferibili a tutti coloro che hanno maturato i requisiti entro il 20 gennaio 2009, a prescindere dalla data di assunzione in Italia e fermo restando il limite dei tre mesi per il trasferimento della residenza in Italia, al fine di tutelare quanti abbiano fatto rientro in Italia durante l'iter parlamentare di approvazione della legge;
se l'esclusione dai benefici di cui all'articolo 3, comma 4, non comprenda coloro che sono all'estero per motivi di studio a spese del datore di lavoro italiano ovvero richiedendo un'aspettativa allo stesso datore di lavoro italiano;
se il Ministro interrogato intenda confermare, come previsto dalla legge n. 238 del 2010, l'irrilevanza dell'iscrizione all'A.I.R.E. o nei registri equivalenti al fine del godimento degli incentivi fiscali da parte dei soggetti beneficiari;
se i redditi che concorrono alla formazione della base imponibile secondo le percentuali del 30 e del 20 per cento, di cui all'articolo 3 della medesima legge, rilevino anche ai fini del calcolo delle imposte addizionali e delle detrazioni;
se un soggetto in possesso dei requisiti previsti dalla legge 30 dicembre 2010, n. 238, possa usufruire anche della detassazione delle somme prevista dal decreto-legge n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010 e, in caso di risposta affermativa, in quale modo le due agevolazioni possano essere applicate;
se, poiché dalla data del 30 ottobre 2011 non è più possibile presentare la documentazione all'Agenzia delle entrate per usufruire dei benefici fiscali di cui alla legge 30 dicembre 2010 n. 238, il Governo non intenda assumere ogni iniziativa volta a stabilire ragionevolmente una proroga di tale termine.
(2-01261)
«Vaccaro, Nicolais, Nannicini, Colaninno, Vassallo, Vico, Boccia, Migliavacca, Mosca, Tullo, Touadi, Melis, Picierno, Pierdomenico Martino, Losacco, Piccolo, Cardinale, Letta, Fluvi, Bobba, Bocci, Boffa, Mazzarella, Mosella, Pisicchio, Nicco, Zunino, Peluffo, Ginefra, Margiotta, Servodio, De Micheli, Dal Moro, Narducci, Melandri».

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
il comma 21 dell'articolo 9 del decreto-legge n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010, recante misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica (Gazzetta Ufficiale del 30 luglio 2010, n. 176), prevede che i meccanismi di adeguamento retributivo per il personale non contrattualizzato come previsti dall'articolo 24 della legge 23 dicembre 1998, n. 448, non si applicano per gli anni 2011, 2012 e 2013 e non danno comunque luogo a successivi recuperi. Per le categorie di personale di cui all'articolo 3 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 e successive modificazioni, che fruiscono di un meccanismo di progressione automatica degli stipendi, gli anni 2011, 2012 e 2013 non sono utili ai fini della maturazione delle classi e degli scatti di stipendio previsti dai rispettivi ordinamenti, e le progressioni di carriere comunque denominate eventualmente disposte negli anni 2011, 2012 e 2013 hanno effetto, per i predetti anni, ai fini esclusivamente giuridici;
in data 9 giugno 2011, in risposta all'interpellanza urgente al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca n. 2-01113, il Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali Luca Bellotti ha chiarito, a nome del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, che passaggi da ricercatore o professore associato non confermati a confermati e da professore straordinario ad ordinario

devono essere intesi non come avanzamento di carriera ma, più correttamente, come atti di conferma del suddetto personale nel ruolo già acquisito e che, non trattandosi peraltro di adeguamenti stipendiali automatici, non trova applicazione, alle suddette conferme in ruolo, la disposizione di cui all'articolo 9, comma 21, del decreto-legge n. 78 del 2010 con conseguente efficacia delle stesse sia ai fini giuridici sia al fini economici con attribuzione del relativo adeguamento stipendiale;
in data 15 settembre 2011, in risposta all'interpellanza urgente 2-01186, indirizzata sia al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca sia al Ministro dell'economia e delle finanze, il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca Giuseppe Pizza ha ribadito, a nome di entrambi i Ministeri, la non applicabilità della citata disposizione alle progressioni economiche dovute ai ricercatori universitari e ai professori associati che ottengono la conferma nel corso degli anni 2011, 2012 e 2013, ed ai professori straordinari che divengono ordinari nel corso dello stesso periodo, perché tali passaggi devono essere intesi non come avanzamento di carriera ma come atti di conferma nel ruolo già acquisito;
in risposta alla prima interpellanza, in cui si chiedeva di emanare una circolare interpretativa che dipanasse i dubbi degli atenei in merito all'applicazione del «blocco stipendiale», il Ministero aveva chiarito in via preliminare che l'applicabilità per le università di disposizioni emanate con circolare è espressamente esclusa dall'articolo 6, comma 2, della legge 9 maggio 1989, n. 168, secondo la quale, a garanzia del princìpi di autonomia universitaria di cui all'articolo 33 della Costituzione, le università sono disciplinate, oltre che dai rispettivi statuti e regolamenti, esclusivamente da norme legislative che vi operino espresso riferimento; pertanto, l'adozione da parte del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di una circolare di tipo interpretativo, volta a dettare una determinata applicazione delle disposizioni di legge, si esporrebbe a possibili censure, anche sul piano della legittimità;
nonostante tale precisazione, e nonostante la chiarezza delle risposte fornite dai Ministeri interpellati agli atti di indirizzo e controllo sopra citati, la maggior parte degli atenei continua a dichiararsi «in attesa di un documento ufficiale» da parte di tali Ministeri e a negare gli effetti economici dei passaggi da ricercatore o professore associato non confermati a confermati a da professore straordinario ad ordinario;
la Rete29Aprile, una rete nazionale di ricercatori delle principali università italiane, ha diramato il 24 ottobre 2011 un comunicato in cui si afferma che dopo numerose sollecitazioni, anche da parte della conferenza dei rettori delle università italiane, è stato preannunciato un incontro tra rappresentati del Ministero dell'economia e delle finanze e del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca per definire l'attesa «nota illustrativa» sulla questione; secondo altre fonti, il direttore generale del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e l'Ispettore Generale Capo del Ministero dell'economia e delle finanze, si sarebbero impegnati a predisporre sulla questione una nota scritta che sarebbe ora in fase di elaborazione da parte di una «commissione di tecnici» del Ministero dell'istruzione, dell'università e delle ricerca e del Ministro dell'economia e delle finanze;
oltre a quanto rilevato riguardo al riconoscimento dei profili economici connessi alla «conferma», alcuni atenei, in occasione della conferma o del passaggio ad un diverso ruolo, hanno deciso di non riconoscere gli aumenti stipendiali dovuti alla ricostruzione della carriera ai sensi dell'articolo 103 del decreto del Presidente della Repubblica n. 382 del 1980 o di differire gli effetti della ricostruzione al 1o gennaio 2014, sebbene a prima vista tale decisione non trovi un fondamento legislativo né nel citato decreto-legge n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla

legge n. 122 del 2010 né tanto meno nella leggo 30 dicembre 2010, n. 240, la quale all'articolo 8, comma 2, prevede «l'eliminazione della ricostruzione della carriera e della conseguente rivalutazione dei trattamento iniziale» in diretta connessione con «l'abolizione del periodo di straordinariato e di conferma» e non può dunque con tutta evidenza essere applicata a ricercatori o professori universitari inquadrati nel regime previgente; quest'ultima norma è peraltro in attesa di trovare attuazione mediante un apposito regolamento -:
se corrisponda al vero che una commissione tecnica di cui fanno parte funzionari o dirigenti del Ministero dell'economia e delle finanze stia verificando la correttezza di quanto il Governo, anche mediante la citata risposta all'interpellanza urgente 2-01186 fornita a nome del medesimo Ministero, ha già chiarito in Parlamento, accogliendo i ben precisi argomenti di carattere giuridico esposti dai proponenti nelle due interpellanze;
se non si ritenga che le indicazioni già fornite dal Governo al Parlamento in sede di risposta alle interpellanze citate debbano essere ritenute sufficienti per fugare ogni dubbio interpretativo circa la non applicabilità da parte dagli atenei del blocco delle progressioni economiche al caso dei ricercatori universitari e dei professori associati che ottengono la conferma nel corso degli anni 2011, 2012 e 2013, e dei professori straordinari che divengono ordinari nel corso dello stesso periodo, ovvero se si ritenga corretto sul piano dei rapporti tra Governo e Parlamento che un comitato tecnico costituito da funzionari e dirigenti ministeriali sia chiamato ad esprimersi nuovamente sulla stessa materia, entrando eventualmente in contrasto con quanto già dichiarato dal Governo in Parlamento e, ove non lo si ritenesse corretto, come appare evidente agli interpellanti, se non si intendano adottare i provvedimenti conseguenti, anche nei confronti di coloro che abbiano agito eventualmente andando aldilà delle intenzioni del Governo;
se il Governo non ritenga di dover chiarire i suoi intendimenti riguardo all'ulteriore problema interpretativo richiamato in premessa riguardo all'applicabilità del blocco degli incrementi stipendiali disposti dal decreto-legge n. 78 del 2010 e dalle richiamate norme contenute nell'articolo 8, comma 2, della legge 30 dicembre 2010, n. 240, con riferimento alla ricostruzione della carriera dei ricercatori e professori universitari entrati o confermati nel ruolo nel quadro della disciplina previgente alla citata legge n. 240 del 2010.
(2-01263)
«Vassallo, Ghizzoni, Madia, Vannucci, Narducci, Bratti, De Torre, Froner, Nicolais, Lo Moro, Martella, Ciriello, Maran, Gentiloni Silveri, Naccarato, Marco Carra, Mosca, La Forgia, Andrea Orlando, Zampa, Berretta, Esposito, Bachelet, Lenzi, Pes, Pedoto, Arturo Mario Luigi Parisi, Recchia, Garofani, Motta, Melis, Bobba, Ferrari, Siragusa, Schirru, Amici, Barbi, Merloni, Federico Testa, Mogherini Rebesani».

Interrogazioni a risposta immediata:

BRIGUGLIO, LO PRESTI e GRANATA.- Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con riferimento all'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri avente ad oggetto le nuove disposizioni urgenti per il territorio alluvionato di Messina e alla richiesta di modifica da parte del commissario delegato per l'emergenza, il Ragioniere generale dello Stato ha espresso parere negativo, motivandolo con l'impossibilità di utilizzare le somme stanziate a causa del vincolo del patto di stabilità interno per l'anno 2011;
il Ministro interrogato ha annunciato che, per il 2011, i 160 milioni di euro di

fondi per le aree sottoutilizzate non potranno essere impiegati per Giampilieri ed i comuni e i villaggi di Messina sud colpiti dall'alluvione del 1o ottobre 2009, che causò 37 morti, e per le popolazioni di San Fratello e dei Nebrodi, colpiti dal terremoto del 14 febbraio 2009;
le popolazioni della provincia di Messina, a distanza di più di due anni dal tragico evento, vengono dimenticate e abbandonate a se stesse senza case, senza speranze, senza futuro;
tutte le opere e gli interventi programmati in assenza di fondi non potranno essere realizzati, come se l'emergenza fosse ormai superata;
è invece ineludibilmente necessario intervenire, non solo per ripristinare quanto distrutto dagli eventi naturali, ma soprattutto per realizzare quelle opere strutturali che consentano di prevenire altri fenomeni analoghi;
è indispensabile, quindi, intervenire da parte del Governo utilizzando anche per Messina le procedure adottate nel resto d'Italia per analoghe calamità e, quindi, derogando al patto di stabilità -:
come il Governo intenda finanziare tutte le opere ed interventi per Giampilieri ed i comuni e i villaggi di Messina sud e per le popolazioni di San Fratello e dei Nebrodi.
(3-01936)

REGUZZONI, LUSSANA, LUCIANO DUSSIN, FOGLIATO, MONTAGNOLI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CAVALLOTTO, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DAL LAGO, DESIDERATI, DI VIZIA, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, ISIDORI, LANZARIN, MAGGIONI, MOLGORA, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi il New York Times ha realizzato un interessante servizio in Italia, denunciando, qualora ce ne fosse bisogno, l'ennesimo spreco di risorse pubbliche del nostro Paese, raccontando che il comune di Comitini, in provincia di Agrigento, annovera a libro paga ben 64 dipendenti, di cui ben 9 sono agenti di polizia locale;
la notizia non farebbe scalpore se il comune non avesse solo 960 abitanti e, quindi, avesse un dipendente ogni 15 abitanti; a ciò si aggiunga il fatto che il paesino in questione non ha certo problemi di traffico o di parcheggi selvaggi tali da giustificare l'impiego di nove agenti di polizia;
il sindaco di Comitini ha giustificato lo spropositato numero di dipendenti affermando che si è trattato di una precisa politica intrapresa dall'amministrazione comunale negli anni, per scongiurare il pericolo di una massiccia emigrazione dei cittadini verso altre regioni o verso altri Stati esteri; il quotidiano statunitense, invece, parla di Comitini come di una delle tante città italiane che spreca denaro pubblico in cambio di lavori inutili e clientelari, sottolineando come il voto di scambio sia ancora una realtà in diversi luoghi della nostra penisola;
la fotografia del comune siciliano stride con una realtà attuale italiana che deve fare i conti con una gravissima crisi economica internazionale, che costringe i Governi di tutta Europa a imporre riduzioni di spesa a tutti i livelli, con sacrificio soprattutto dei comuni, impegnati a garantire i servizi ai cittadini con risorse sempre più scarse;
obiettivo primario della Lega Nord e dell'attuale Governo è quello di giungere nei tempi più brevi possibili alla completa attuazione del federalismo fiscale, in particolare

alla veloce introduzione dei costi standard ai fini della valutazione delle prestazioni sociali, sanitarie ed istituzionali degli enti locali;
il decreto legislativo 26 novembre 2010, n. 216, in attuazione della legge delega 5 maggio 2009, n. 42, si pone proprio come obiettivo (articolo 1, comma 1) quello di «disciplinare la determinazione del fabbisogno standard per comuni e province, al fine di assicurare un graduale e definitivo superamento nei loro riguardi del criterio della spesa storica»; il comma 2 prosegue affermando che «i fabbisogni standard costituiscono il riferimento cui rapportare progressivamente nella fase transitoria, e successivamente a regime, il finanziamento integrale della spesa relativa alle funzioni fondamentali e ai livelli essenziali delle prestazioni»;
solo la piena e rapida introduzione di questo fondamentale criterio può consentire di riequilibrare il finanziamento delle funzioni fondamentali dei nostri enti locali, eliminando le enormi disparità generate in questi decenni dal criterio della spesa storica, che ha, nei fatti, ripianato i debiti e gli sprechi di numerose amministrazioni, soprattutto nelle regioni meridionali, e sta penalizzando i comuni che nel passato hanno privilegiato l'efficacia e l'efficienza, limitando le assunzioni del personale a quelle strettamente necessarie allo svolgimento dei servizi istituzionali;
l'articolo 2 del citato decreto legislativo 26 novembre 2010, n. 216, stabilisce i tempi per l'attuazione della riforma, definendo il 2012 come anno di avvio della fase transitoria -:
a pochi mesi dall'inizio del 2012, quale sia lo stato di avanzamento del processo di determinazione dei costi standard, così come previsto dal decreto legislativo 26 novembre 2010, n. 216, al fine di arrivare ad una loro tempestiva applicazione ed eliminare, quindi, gli enormi sprechi, di cui il comune di Comitini è solo un esempio, consentiti dal criterio della spesa storica fin qui adottato nel finanziamento delle funzioni fondamentali degli enti locali.
(3-01937)

REALACCI, FRANCESCHINI, MARAN, BOCCIA, QUARTIANI, GIACHETTI, MARIANI, BENAMATI, BOCCI, BRAGA, BRATTI, ESPOSITO, GINOBLE, IANNUZZI, MARANTELLI, MARGIOTTA, MORASSUT, MOTTA, VIOLA e DAL MORO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nella crisi economica grave e prolungata che l'Italia sta vivendo, gli investimenti in edilizia di qualità, in risparmio energetico, fonti rinnovabili, innovazione, ricerca e in generale nella green economy rappresentano un importante volano per la ripresa dell'economia e rendono al tempo stesso l'Italia più rispettosa dell'ambiente, più competitiva e più vicina alle esigenze delle persone, delle comunità, dei territori;
il contenimento delle emissioni di anidride carbonica per ridurre il rischio di mutamenti climatici è una delle più grandi sfide che l'umanità ha davanti, nonché oggetto di discussione in questi giorni alla conferenza COP 17 in corso a Durban;
l'Italia ha già assunto in sede internazionale e, in particolare, a livello comunitario importanti e vincolanti impegni di riduzione delle emissioni di anidride carbonica nell'ambito del programma detto «20-20-20»;
il sistema di agevolazione fiscale del 55 per cento ha fino ad oggi certamente riscosso un enorme successo, come dimostrano i dati del Cresme e dell'Enea. Il volume complessivo di interventi ad oggi è stato di 16,5 miliardi di euro, per un totale di 1,36 milioni di interventi. Sono stati attivati ogni anno oltre 50 mila posti di lavoro nei settori coinvolti, soprattutto piccole e medie imprese nell'edilizia e nell'indotto: dalle fonti rinnovabili alla domotica, dagli infissi ai materiali avanzati. Si è, inoltre, favorita un'importante innovazione e una spinta di tutto il comparto verso la qualità. Si tratta, dunque, di una misura i cui benefici hanno sostanzialmente ripagato le mancate entrate determinate dallo sgravio fiscale;
il credito d'imposta del 55 per cento è uno dei successi più significativi della green economy nel nostro Paese ed ha al tempo stesso garantito importanti risparmi nelle emissioni di anidride carbonica, contribuendo ad alleggerire la bolletta energetica delle famiglie. Inoltre, grazie alle misure stanziate negli anni passati, l'Italia sta recuperando, con successo, il ritardo accumulato rispetto ad altri Paesi europei nel campo delle fonti rinnovabili, attivando anche un importante comparto economico;
si tratta, pertanto, di una delle misure anticicliche di gran lunga più importanti che sono state attivate negli ultimi anni. Secondo la sopra citata indagine Cresme-Enea, gli effetti complessivi sul bilancio del nostro Paese sono stati positivi;
come è stato più volte ribadito dai massimi esperti in materia, inclusi i tecnici del Dipartimento della protezione civile, gran parte del patrimonio edilizio italiano è di qualità scadente e lontano dagli standard antisismici indispensabili nel nostro Paese;
avviando immediatamente un piano straordinario di consolidamento e miglioramento sismico degli edifici pubblici e privati, non solo si potrebbe mettere in sicurezza gran parte della popolazione, ma si potrebbe rilanciare un'economia legata all'edilizia di qualità, attivare il sistema delle piccole e medie imprese e produrre anche un rilevante effetto sul terreno occupazionale;
l'VIII Commissione della Camera dei deputati sia nella XV che nella XVI legislatura si è occupata del tema, con pareri e atti, da ultimo con l'approvazione, nella seduta del 29 luglio 2010, del documento conclusivo dell'indagine conoscitiva sul mercato immobiliare in cui si ribadisce la bontà e l'importanza dello sgravio fiscale in efficienza energetica;
nel programma nazionale di riforma (che è parte integrante del documento di economia e finanza presentato alle Camere il 13 aprile 2011), in sede di indicazione delle priorità di azione per una economia eco-efficiente e per il rispetto degli impegni internazionali assunti dall'Italia in materia di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, il Governo ha espressamente riconosciuto la «particolare efficacia della misura concernente le detrazioni fiscali del 55 per cento per la riqualificazione energetica degli edifici»;
nel cosiddetto allegato Kyoto al documento di economia e finanza (allegato VI - «Documento sullo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra e sui relativi indirizzi») si legge testualmente che «al fine di porre il Paese su un giusto percorso emissivo rispetto agli obiettivi annuali di (riduzione delle emissioni di gas a effetto serra) per il periodo 2013-2020 si evidenzia la necessità di riconfermare e rifinanziare

le azioni di cui all'allegato 1», fra le quali figura espressamente anche «l'incentiva zione del risparmio energetico negli edifici esistenti attraverso la detrazione fiscale del 55 per cento»;
più volte nella XVI legislatura, da ultimo con l'ordine del giorno 04612/121 del 14 settembre 2011, il Governo si è impegnato a dare stabilità al credito d'imposta per il miglioramento energetico degli edifici da estendersi anche all'adeguamento antisismico degli edifici -:
se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative volte a dare stabilità al credito d'imposta del 55 per cento previsto per il miglioramento energetico degli edifici, per sostenere inoltre un importante settore della nostra economia, nonché per estendere le agevolazioni fiscali in questione anche agli interventi di consolidamento antisismico del patrimonio edilizio esistente.
(3-01938)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:

LO MONTE, ZELLER e BRUGGER. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con la legge n. 191 del 2009 (legge finanziaria per il 2010) sono state prorogate anche per gli anni 2011 e 2012 le detrazioni pari al 36 per cento delle spese sostenute per le ristrutturazioni edilizie, nei limiti complessivi di 48.000 euro per unità immobiliare, tra cui gli interventi relativi alla realizzazione di autorimesse o posti auto pertinenziali di immobili abitativi anche di proprietà comune;
l'articolo 1 della legge n. 449 del 1997, e successive modificazioni, che ha istituto l'agevolazione fiscale del 36 per cento, ha espressamente previsto che tali detrazioni possano riguardare interventi su parti comuni di edificio residenziale, interventi su singole unità immobiliari e ha poi aggiunto che «la stessa detrazione, con le medesime condizioni e i medesimi limiti, spetta per gli interventi relativi alla realizzazione di autorimesse o posti auto pertinenziali anche a proprietà comune» eccetera;
la circolare ministeriale 24/E/2004 ha chiarito che la condizione essenziale per fruire della detrazione è la sussistenza del vincolo pertinenziale tra l'edificio abitativo (bene principale) e il box e che sia l'abitazione sia il box siano costruiti contestualmente su una stessa area di proprietà;
un condominio ha ristrutturato un immobile con otto abitazioni realizzando un garage interrato con 16 posti macchina, da considerarsi box pertinenziali;
la normativa in questione pone un limite di 48.000 euro, ma non appare chiaro se riferito a ciascuna unità singolarmente considerata o a ciascun posto macchina realizzato -:
se il proprietario dell'immobile, oltre alle detrazioni di 48.000 euro per unità immobiliare e 48.000 euro per le parti comuni, mantenendo fermi tutti gli adempimenti necessari per fruire del beneficio fiscale, possa ottenere la detrazione del 36 per cento delle spese di realizzazione, come previsto dalla normativa per la costruzione di garage a servizio dell'abitazione principale ed, eventualmente, per quale importo massimo.
(5-05678)

COMAROLI, FUGATTI, FORCOLIN e BITONCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la legge finanziaria per il 2003 ha introdotto una serie di definizioni agevolate degli imponibili e delle imposte, che avrebbero dovuto consentire di incassare, secondo la Corte dei conti, 26 miliardi di euro;
l'articolo 9 della legge finanziaria per il 2003, in particolare, introducendo la definizione automatica per gli anni precedenti al 2002, consentiva, per le somme superiori ai 3.000 euro per le persone fisiche e ai 6.000 euro per gli altri soggetti, di versare in due rate gli importi eccedenti, prevedendo, altresì, che l'omesso versamento delle predette eccedenze entro le date previste non determinasse l'inefficacia della definizione;
l'articolo 37, comma 44, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, al fine di garantire la riscossione dei crediti erariali relativi alla definizione e di garantire al contribuente l'esatta conoscenza del debito tributario, aveva stabilito che entro il 31 dicembre 2008 dovessero essere notificate le cartelle di pagamento ai contribuenti che non avevano fatto, in tutto o in parte, i pagamenti rateali alle scadenze previste;
secondo la Corte dei conti alla fine del 2010 erano stati incassati solo 20,8 miliardi dei 26 previsti;
il Governo, per accelerare il processo di recupero delle somme non ancora incassate, nell'ambito del decreto-legge 13

agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, ai commi 5-bis e 5-ter dell'articolo 2, ha stabilito l'avvio, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto, di una ricognizione di tali contribuenti; nei successivi trenta giorni, le società del gruppo Equitalia e quelle di Riscossione Sicilia provvederanno ad avviare, nei confronti di ciascuno dei contribuenti, «ogni azione coattiva necessaria al fine dell'integrale recupero delle somme dovute e non corrisposte, maggiorate degli interessi maturati, anche mediante l'invio di un'intimazione a pagare quanto concordato e non versato alla prevista scadenza, inderogabilmente entro il termine ultimo del 31 dicembre 2011.»: in caso di omesso pagamento delle somme dovute e iscritte a ruolo entro detto termine, verrà applicata una sanzione pari al 50 per cento delle somme e la posizione del contribuente relativa a tutti i periodi di imposta successivi a quelli condonati, per i quali è ancora in corso il termine per l'accertamento, sarà sottoposta a controllo da parte dell'Agenzia delle entrate e della Guardia di finanza entro il 31 dicembre 2012;
il Governo ha, inoltre, prorogato di un anno i termini per l'accertamento ai fini dell'imposta sul valore aggiunto pendenti al 31 dicembre 2011, per i soggetti che hanno aderito al condono -:
quali esiti stia dando la ricognizione dei contribuenti che, avendo aderito alle definizioni previste dalla legge finanziaria per il 2003, non hanno versato, in tutto o in parte le somme dovute, quali siano i motivi che non hanno consentito di riscuotere tutte le somme previste e quali siano le reali previsioni di incasso da qui al 31 dicembre 2011.
(5-05679)

FOGLIARDI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'entità del debito complessivo nei confronti dell'agente di riscossione Equitalia-Sardegna ed il numero di imprese sarde raggiunte da cartelle esattoriali è tale da costituire una vera e propria emergenza economica e sociale, al punto di prospettare il serio rischio di fallimento di molte aziende;
le difficoltà generalizzate di accesso al credito bancario e quelle create dai ritardi di pagamento dei grandi committenti e della pubblica amministrazione generano a loro volta ulteriori ritardi da parte delle aziende che sono costrette posticipare i pagamenti di imposte e contributi per continuare a sopravvivere e trovare liquidità;
in particolare, in molti casi la situazione debitoria nei confronti dell'erario è dovuta all'insolvenza della pubblica amministrazione che, vincolata al rispetto del patto di stabilità, ritarda i pagamenti per commesse già eseguite ed obbliga le imprese ad anticipare somme per poter iniziare i lavori che saranno recuperate solo dopo alcuni anni;
l'entità del debito fiscale preclude la partecipazione delle imprese a bandi di gara per l'appalto di opere pubbliche la cui aggiudicazione permetterebbe alle stesse una ripresa dell'attività ed un rientro accelerato del debito fiscale in essere; quindi si assiste al caso paradossale per cui imprese che non sono state pagate dalla pubblica amministrazione per commesse già eseguite, non avendo sufficiente liquidità, sono costrette a dover ritardare i pagamenti delle imposte e dei contributi e ciò preclude di fatto la loro partecipazione ad altre gare d'appalto, in quanto risultanti non in regola con i versamenti;
l'entità dell'emergenza è ancora più consistente se si guarda ai numeri delle aziende sarde che al 31 dicembre 2010 risultano indebitate con il fisco: più di 64 mila imprese sarde sono esposte per un totale di debiti 3 miliardi e 516 milioni di euro, vale a dire che il 40 per cento delle imprese sarde è gravata in media da un debito verso l'erario di circa 55.000 euro; nel 2010 hanno dovuto dichiarare fallimento 2.351 aziende sarde;

la situazione delle aziende artigiane, commerciali e anche delle imprese agricole è quindi a dir poco catastrofica e si colloca in una crisi più vasta fatta di disoccupazione, di cassa integrazione, di blocco degli investimenti, di impoverimento del tessuto industriale, di cui triste esempio è la provincia del Sulcis Iglesiente;
bisogna fare una netta distinzione tra chi evade e chi, pur volendo, non riesce a far fronte ai pagamenti e alle scadenze; molti imprenditori sardi, in particolare piccole e medie imprese artigiane ed aziende agricole a conduzione familiare, che sono sempre state in regola con i versamenti delle imposte e dei contributi, oggi non sono in grado di far fronte al debito fiscale anche a causa dell'attuale sistema di computo degli interessi di mora e delle sanzioni che porta il debito a lievitare oltre ogni ragionevole misura facendo raddoppiare la cifra dovuta dopo circa cinque anni dall'accertamento;
sulle somme dovute dal contribuente all'erario vengono calcolati, in caso di ritardo nei pagamenti, costi aggiuntivi estremamente onerosi, mentre non si procede simmetricamente al computo degli interessi allorquando a vantare il credito sia il cittadino nei confronti dello Stato;
l'attuale sistema fiscale, i pignoramenti immobiliari, le procedure di fermo amministrativo di macchinari e automezzi utilizzati per il lavoro, sia di ambito artigianale che agropastorale, rischiano di compromettere il tessuto produttivo delle imprese regionali, già gravemente colpito dalla crisi economica internazionale, non ancora conclusa;
per far fronte all'attuale crisi di liquidità delle imprese sarde sono necessarie misure urgenti che potrebbero alleviare il peso del debito fiscale ed evitare il razionamento del credito;
la Camera ha approvato nella seduta del 21 giugno 2011 l'ordine del giorno n, 9/4357-A/75 che impegna il Governo, tra l'altro, ad individuare, di concerto con la giunta regionale della Sardegna, le aree del territorio regionale in stato di crisi al fine di disporre una moratoria fiscale da 6 a 12 mesi qualora si verifichino situazioni eccezionali che alterano gravemente lo svolgimento di un corretto rapporto con i contribuenti, ovvero, in alternativa, la sospensione del 50 per cento dei carichi da omessi versamenti (non quelli da accertamenti);
ad oggi non risulta avviata da parte del Ministro interessato alcuna procedura necessaria, mentre avrebbe dovuto già essere convocata la regione Sardegna, per individuare congiuntamente le aree destinate a beneficiare della citata «moratoria» -:
in quali modalità e termini il Governo intenda dare attuazione all'impegno assunto con l'accoglimento del citato ordine del giorno al fine di riproporre tra le priorità dell'agenda politica le ormai improrogabili misure per la tutela dei contribuenti sardi ed, in generale, del sistema economico isolano.
(5-05680)

Interrogazione a risposta in Commissione:

GIAMMANCO e BERNARDO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel biennio 2007-2008 il settore del gioco del Bingo ha conosciuto una significativa flessione dei volumi di gioco con importanti ripercussioni anche a livello occupazionale;
a dicembre 2007, allo scadere del primo periodo di concessione, i dati dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato (AAMS) indicavano già una riduzione del 30 per cento del numero dei concessionari del Bingo. Tale allarmante dato comportava la chiusura di circa 100 imprese nonché la perdita di 5.000 posti di lavoro pari al 30 per cento del numero degli addetti complessivo del comparto (circa 15.000 addetti);

l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato (AAMS) al fine di favorire la ripresa del settore ha proposto al Ministero dell'economia e delle finanze la rimodulazione in via sperimentale del prelievo unico erariale (PREU);
le misure sperimentali sono state quindi introdotte con il cosiddetto decreto Abruzzo (decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77) con il quale il Governo ha introdotto la possibilità di ridurre in via sperimentale il prelievo erariale (da un'aliquota del 23,8 per cento si è passati quindi ad un'aliquota del 12 per cento) destinando il 70 per cento delle somme giocate ai montepremi;
la misura, valida per tutto il 2010 è stata successivamente prorogata con il cosiddetto decreto milleproroghe (decreto-legge n. 225 del 29 dicembre 2010) fino al marzo 2011;
lo scorso 24 marzo 2011 la Commissione finanze della Camera dei deputati ha successivamente approvato la risoluzione in Commissione n. 7-00507 con la quale si impegnava il Governo «a prorogare entro il mese di marzo le misure sperimentali a favore del settore del bingo per l'intero anno 2011 e a prevedere l'adozione definitiva del nuovo regime del PREU in caso di conferma dei risultati positivi anche nel secondo anno di sperimentazione»;
il Governo, attraverso il Sottosegretario all'economia delegato, onorevole Giorgetti, aveva espresso una valutazione positiva sulla risoluzione e con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 25 marzo 2011 aveva prorogato fino a tutto il 2011 le misure sperimentali introdotte dal decreto Abruzzo, segnalando altresì l'impossibilità a procedere con ulteriori proroghe oltre tale data;
anche il direttore generale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato nel corso dell'audizione del 27 luglio 2011 in Commissione finanze della Camera dei deputati ha riconosciuto che il gioco del Bingo da sala era effettivamente penalizzato sul piano tributario - esso infatti aveva richiesto notevoli investimenti iniziali e registra costi operativi elevati, tra i quali quello relativo al personale addetto alle sale - e che l'abbattimento del PREU ha dato risultati importanti, con un recupero della raccolta intorno al 23-25 per cento; Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato si era conseguentemente espressa favorevolmente circa l'opportunità di stabilizzare le misure sperimentali, allineando l'aliquota d'imposta del Bingo da sala a quello del Bingo a distanza;
la Manovra finanziaria di luglio (decreto-legge n. 98 del 6 luglio 2011) ha introdotto una ulteriore penalizzazione per il Bingo terrestre. Nella manovra era infatti prevista un'aliquota d'imposta al 10 per cento per il Bingo a distanza, più bassa di quella che grava sui concessionari del Bingo terrestre, avvantaggiando indebitamente i concessionari della prima modalità di gioco;
tale differenziazione fiscale rappresenta un unicum nel settore dei giochi. Per tutte le altre tipologie di gioco la normativa prevede un'unica aliquota per entrambe le modalità: terrestre e on-line -:
se il Governo intenda dare seguito agli impegni assunti in sede di approvazione della risoluzione n. 7-00507;
come, in vista della scadenza del periodo sperimentale (31 dicembre 2011), si provvederà alla stabilizzazione definitiva del nuovo regime del PREU;
se il Governo intenda assumere iniziative per l'allineamento dell'aliquota d'imposta applicata al gioco del Bingo da sala con quello applicato al Bingo a distanza, eliminando l'indebito vantaggio per i soli operatori on-line.
(5-05677)

Interrogazione a risposta scritta:

ROSATO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la categoria dei marittimi in passato è stata sottoposta a lunghi anni di lavoro

a contatto con l'amianto, con i rischi e le malattie che ne sono conseguiti, ma non ha ancora una normativa di riferimento in grado di garantire ad ogni lavoratore il giusto riconoscimento dei benefici previdenziali;
gli stessi sono attualmente pienamente riconosciuti solamente a quei lavoratori coperti da assicurazione INAIL e consistono nella rivalutazione del periodo contributivo che viene moltiplicato attraverso un coefficiente pari a 1,5;
il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali aveva emanato il 14 luglio 2009 una direttiva che risolveva solo in una proporzione molto bassa il problema di semplificare le modalità di accertamento dell'esposizione all'amianto per tutti i lavoratori (zez, coperta, macchina e camera);
in tale direttiva, infatti, «si ritiene di poter applicare alla fattispecie la disposizione di cui all'articolo 3, comma 5, del citato decreto 27 ottobre 2004 che, in speciali circostanze, consente alla Direzione provinciale del lavoro di rilasciare, previe apposite indagini, il curriculum lavorativo sostituendosi al datore di lavoro»;
queste speciali circostanze sono individuate e circostanziate dal comma 5 dell'articolo 3 del suddetto decreto, rinviando al caso di aziende cessate o fallite, o qualora il datore del lavoro risulti irreperibile;
a causa della riluttanza delle compagnie di navigazione nel fornire documenti che certificano l'esposizione all'amianto nel timore che possa derivare loro qualche onere previdenziale, esiste ancora un gran numero di lavoratori del comparto ai quali la direttiva del 14 luglio 2009 non può applicarsi, perché questi lavoratori sono nell'impossibilità di produrre il proprio curriculum lavorativo e certificare così la sussistenza e durata dell'esposizione all'amianto, accedendo ai relativi benefici previdenziali per essi previsti;
con l'ordine del giorno 9/3210/48 del mercoledì 24 febbraio 2010 il Governo si è impegnato a interrompere il pluriennale e inaccettabile perpetuarsi di una ingiustizia evidente, attraverso una ulteriore e auspicabilmente definitiva circolare esplicativa del decreto 27 ottobre 2004 che consenta a tutti i lavoratori marittimi di sostituire quanto previsto dell'articolo 3, comma 3, dello stesso con l'estratto matricolare rilasciato dalle capitanerie di porto o dalle competenti direzioni del lavoro provinciali -:
se e in che modo il Governo abbia mantenuto l'impegno assunto accogliendo l'ordine del giorno di cui sopra.
(4-13833)

TESTO AGGIORNATO AL 27 FEBBRAIO 2012

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
gli interventi di adeguamento e ammodernamento della strada statale 38, cosiddetta dello Stelvio, sono parte del primo programma delle opere considerate strategiche per lo sviluppo infrastrutturale del Paese, nell'ambito del sistema «accessibilità della Valtellina» di cui alla delibera CIPE del 21 dicembre 2001, n. 121, approvata ai sensi della legge n. 443 del 2001;
gli interventi per l'accessibilità alla Valtellina sono stati definiti, in attuazione del decreto legislativo n. 190 del 2002, attuativo della legge n. 443 del 2001, nell'ambito dell'intesa generale quadro sottoscritta in data 11 aprile 2003 tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e il presidente della regione Lombardia;
il CIPE, con delibera n. 151/2005, ha approvato il progetto definitivo dell'intervento «accessibilità Valtellina - SS 38 -

1o lotto - Variante Morbegno» per un costo di 671,85 milioni di euro, rimandando ad un successivo momento l'assegnazione di un contributo di 140 milioni di euro - a valere sulle risorse della legge obiettivo - per il completamento della copertura finanziaria di un 1o stralcio funzionale dell'opera del costo di circa 280 milioni di euro;
per la realizzazione del suddetto stralcio funzionale dell'opera, il CIPE, con delibera n. 14 del 2008, ha approvato l'assegnazione all'ANAS, in via programmatica, di un contributo pari a 60 milioni di euro in termini di volume di investimenti a valere sui fondi della legge obiettivo di cui all'articolo 2, comma 257, della legge n. 244 del 2007;
successivamente, il Ministro Matteoli si è impegnato a reperire ulteriori risorse pari a 50 milioni di euro a valere sulle risorse del finanziamento del fondo infrastrutture disposto dall'articolo 46 del decreto-legge n. 78 del 2010, convertito dalla legge n. 122 del 2010 in relazione alla revoca dei mutui accesi, e non utilizzati con la Cassa depositi e prestiti;
nessuno stanziamento delle suddette risorse, necessarie per gli interventi di adeguamento e ammodernamento della strada statale 38, è stato autorizzato ed erogato dal CIPE fino ad oggi;
sono stati così del tutto disattesi gli impegni che il Governo si è assunto nel mese di luglio 2010, quando l'VIII Commissione della Camera dei deputati ha approvato all'unanimità una risoluzione che impegnava il Governo medesimo a garantire l'effettivo completamento delle opere necessarie per la funzionalità del sistema viario del territorio della Valtellina e a garantire che il CIPE deliberasse, in tempi brevissimi, l'erogazione delle risorse necessarie per permettere l'avvio delle procedure di gara del 1o lotto, 2o stralcio, tratto Cosio Valtellino-Tartano, al fine di assicurare la prosecuzione dei lavori della strada statale n. 38, in primo luogo attraverso l'utilizzo dei 60 milioni di euro già previsti dalla legge obiettivo;
inoltre la risoluzione impegnava il Governo a garantire, in sede di attuazione delle disposizioni di cui all'articolo 46 del decreto-legge n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010, il reperimento di tutte le ulteriori risorse necessarie al completamento di tali lavori, in ragione dell'avanzato stato di realizzazione di una parte degli stessi lavori;
l'assunzione di tali impegni è stata ribadita dal Governo anche in occasione del dibattito sulla legge di stabilità 2011, nel dicembre 2010, quando è stato accolto l'ordine del giorno 9/3778/-A/31 con cui l'Esecutivo si è impegnato di nuovo a dare applicazione alla risoluzione approvata in Commissione VIII nel mese di luglio 2010;
nel mese di settembre 2011, il Governo ha manifestato, a giudizio degli interpellanti, una posizione totalmente opposta a quella suddetta in occasione della discussione della interrogazione n. 5-04406 con la quale si chiedeva, appunto, di conoscere le motivazioni per le quali non si fosse ancora provveduto ad approvare, con delibera CIPE, lo stanziamento necessario al completamento degli interventi di adeguamento ed ammodernamento della strada statale 38, ricompresa nelle opere della legge obiettivo;
la risposta del Governo, resa dall'allora Sottosegretario Misiti precisava che «l'assegnazione definitiva del contributo di 60 milioni di euro veniva rinviata alla fase dell'approvazione del progetto definitivo della variante» e che «comunque era subordinata all'assunzione di formali impegni che avrebbero assicurato l'effettiva disponibilità delle risorse della Regione Lombardia, della Provincia di Sondrio e degli Enti locali. Allo stato, non è stata trasmessa a questi Uffici alcuna documentazione in tal senso»; in definitiva, dopo anni di promesse, il Governo, ha di fatto addossato alle autonomie locali la responsabilità del ritardo nei lavori;
inoltre la risposta del Governo a giudizio degli interpellanti, smentiva anche quanto sottoscritto dal Ministro Matteoli

con le autonomie locali, coinvolte nella realizzazione dell'infrastruttura stradale, in merito alla disponibilità di ulteriori 50 milioni di euro a valere sul fondo infrastrutture come rifinanziato dall'articolo 46 del decreto-legge n. 78 del 2010, convertito dalla legge n. 122 del 2010; infatti nella risposta si affermava che «il Ministero dell'economia e delle finanze, da parte sua, ha fatto presente, in merito alla richiesta formulata nell'atto parlamentare di acquisire ulteriori risorse a valere delle disponibilità di cui all'articolo 46 del decreto-legge n. 78 del 2010, che il legislatore ha previsto la destinazione prioritaria di tali risorse al finanziamento del M.O.S.E. entro il limite massimo di quattrocento milioni di euro»;
in relazione alle responsabilità delle autonomie locali che non avrebbero trasmesso agli uffici competenti alcuna documentazione utile sulle opere infrastrutturali da realizzare si sottolinea che nella deliberazione n. 40 del 3 ottobre 2011 del consiglio della provincia di Sondrio, il presidente della provincia afferma esattamente il contrario ed in particolare riportandosi «al collegio di vigilanza tenutosi a Morbegno (il 28 marzo 2011 ndr) con il Ministro Matteoli e il vice Ministro Castelli fa presente come in quella occasione siano stati assunti degli impegni particolari: lui si era assunto l'impegno riguardante la provincia (...) il BIM per quaranta milioni di euro derivanti dall'applicazione dell'articolo 15 della legge finanziaria, la C.C.I.A.A. ha confermato i suoi cinque milioni di euro e l'assessore Cattaneo ha garantito l'impegno finanziario della regione Lombardia per cinquanta milioni di euro e allo stesso modo il ministro Matteoli e il vice ministro Castelli si sono impegnati per confermare i sessanta milioni di euro e hanno assunto l'impegno politico di mettere a disposizione cinquanta milioni di euro, per un quadro complessivo di duecentottantamilioni di euro»;
inoltre lo stesso presidente della provincia di Sondrio, in risposta ad un consigliere sui documenti necessari per inoltrare la domanda al CIPE, afferma che «già la deliberazione di giunta adottata era sufficiente per l'istruttoria della domanda» e che comunque le progettazioni definitive delle tangenziali si sono fattivamente concretizzate; in particolare, in relazione a Morbegno il progetto definitivo è stato approvato anche dalla conferenza di servizi attivata dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, mentre per quel che riguarda Tirano il progetto definitivo è stato inviato al Ministero citato per l'approvazione;
in relazione alle risorse pari a 50 milioni di euro espressamente citate nella suddetta deliberazione provinciale «a valere sulle risorse del finanziamento del fondo infrastrutture disposto dall'articolo 46 della legge n. 122/2010 in relazione alla revoca dei mutui accesi, e non utilizzati con la Cassa Depositi e Prestiti» il Governo ha dichiarato l'indisponibilità del Ministero dell'economia e delle finanze a dedicare tale quota di risorse all'ammodernamento della strada statale 38 del sistema «Accessibilità della Valtellina»;
ad oggi i 110 milioni (60 ex fondi legge obiettivo + 50 ex fondo infrastrutture) che il Governo ha promesso di destinare alle infrastrutture della Valtellina non sono stati ancora erogati nemmeno in minima parte a fronte della esigenza del territorio di perseguire la risoluzione dei nodi di Morbegno e Tirano e garantire la continuità al cantiere già avviato sul primo stralcio della variante di Morbegno, la cui conclusione è prefigurabile entro giugno 2012 -:
quali siano i motivi che hanno fino ad oggi impedito lo stanziamento delle risorse aggiuntive necessarie per permettere l'avvio delle procedure di gara del 1o lotto 2o stralcio, tratto Cosio Valtellino-Tartano, al fine di assicurare la prosecuzione dei lavori della strada statale n. 38, in primo luogo attraverso l'utilizzo dei 60 milioni di euro già previsti dalla cosiddetta legge obiettivo;
se il Governo non ritenga urgente intervenire per assicurare l'immediata erogazione

almeno dei primi 60 milioni di euro al fine di evitare il blocco dei cantieri;
se si intenda fare chiarezza in relazione ai 50 milioni aggiuntivi promessi dal Ministro Matteoli - a valere sulle risorse del fondo infrastrutture disposto dall'articolo 46 del decreto legge n. 78 del 2010, convertito dalla legge n. 122 del 2010 in relazione alla revoca dei mutui accesi, e non utilizzati con la Cassa depositi e prestiti -, se siano disponibili o se, al contrario, come affermato dal Ministero dell'economia e delle finanze, tali risorse siano interamente impegnate sul progetto del M.O.S.E.
(2-01258)
«Codurelli, Quartiani, Gianni Farina, Braga, Gatti, Gnecchi, Marchi, Samperi, Bellanova, Damiano, Rampi, Schirru, Santagata, Pizzetti, Fiano, Marco Carra, Corsini, Albonetti, Miglioli, Froner, Murer, Albini, Duilio, Ferrari, Fedi, Bucchino, Porta, Garavini, De Biasi, Cuperlo, Zaccaria, Pollastrini».

Interrogazione a risposta immediata:

GIANNI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il Mezzogiorno d'Italia subisce, da troppo tempo, un ritardo nello sviluppo di infrastrutture, che ne condiziona lo sviluppo e il rilancio dell'economia;
in Sicilia, oltre alle grandi opere, ad esempio il ponte sullo Stretto di cui da troppo tempo si parla senza che si proceda effettivamente alla sua realizzazione, è necessario realizzare un reticolo infrastrutturale intermedio che sia effettivamente utile ad un rilancio economico dell'intero territorio;
purtroppo, al contrario, si continua a registrare una sottrazione di servizi che testimonia la pesante disattenzione del Governo nazionale in merito al futuro dell'isola;
tra i tanti tagli ai servizi si possono elencare:
a) la volontà espressa da Trenitalia di arrivare in pratica alla chiusura della stazione centrale di Siracusa, decisione questa confermata dalla continua cancellazione di tratte e servizi (come la soppressione dei vagoni letto dai treni diretti a Milano, Torino e Venezia o la diminuzione dei treni regionali, che ha portato anche a licenziamenti tra il personale addetto al trasporto dei bagagli);
b) il famoso «corridoio 1» europeo, per il collegamento ferroviario veloce tra Berlino e la Sicilia, sembra destinato a fermarsi a Catania, come se il resto dell'isola non esistesse e con le conseguenze facilmente immaginabili sul progressivo abbandono delle tratte non interessate se non vi sarà, quantomeno, un incremento del traffico regionale;
c) a questo si aggiunge la decisione, a quanto pare definitiva, presa in sede europea, di una modifica del «corridoio 1», che si fermerebbe a Napoli per dirottare con l'alta capacità ferroviaria su Bari;
d) l'abolizione del corridoio Berlino-Palermo non solo sarebbe uno schiaffo ingiustificato al Sud d'Italia, ma avrebbe conseguenze disastrose soprattutto sul piano dei treni veloci, in quanto autorizzerebbe implicitamente Ferrovie dello Stato spa a disinteressarsi, cosa che già abbondantemente fanno, dell'alta capacità da Salerno alla Sicilia, per la quale al momento sussiste solo un progetto di massima e nessuna risorsa allocata;
e) appare evidente che l'eventuale scelta della Commissione europea rappresenterebbe un colpo mortale alle possibilità di riscatto sociale ed economico per la Sicilia e il Mezzogiorno;
f) sempre in merito al trasporto ferroviario in Sicilia sembra ormai sancito che, a partire dall'11 dicembre 2011, data

in cui scatterà l'orario invernale, si passerà da 26 treni ordinari e 4 periodici a 5 collegamenti tra Palermo e Roma e 5 tra Siracusa e Roma, con la conseguente diminuzione di posti di lavoro;
g) la stragrande maggioranza dei treni in Sicilia sono fatiscenti, cari, sporchi, delle vere e proprie «lumache», tanto che moltissimi cittadini siciliani hanno intenzione di presentare una causa collettiva risarcitoria per la disastrosa situazione del trasporto ferroviario in Sicilia;
h) l'assenza di un'adeguata rete ferroviaria, sia di trasporto pubblico che di trasporto merci, di fatto, impedisce al Mezzogiorno e, in particolare, alla Sicilia di sviluppare relazioni commerciali e turistiche, creando un elemento di marginalizzazione di una parte consistente dell'Italia a vantaggio del Nord;
i) sulle decisioni di Trenitalia ovviamente il Governo ha solo una funzione di controllo, ma in materia di nuovi investimenti per ammodernare e rendere efficiente le tratte ferroviarie nel Sud e in Sicilia è necessario prendere decisioni immediate che diano, come viene richiesto dagli abitanti e dagli imprenditori locali, possibilità concrete di incrementare l'economia locale;
l) altro nodo importante è rappresentato dal porto di Augusta, che è, rispetto agli altri porti del Mezzogiorno, il più vicino al Canale di Suez ed è lungo la rotta per l'Atlantico;
m) vi è la concreta possibilità di poter compiere un salto di qualità per il porto di Augusta, ma per questo è necessario che, oltre all'allargamento dei piazzali e banchine che ne faranno un porto di medio livello come i tanti che ci sono nel Mediterraneo, procedere alla bonifica della parte inquinata;
n) se a questo si aggiungessero i cassoni di colmata si potrebbe trasformare il porto di Augusta in un hub, con un molo di oltre due chilometri che arriverebbe in acque molto profonde e questo consentirebbe l'attracco delle grandi navi portacontainer da 15 mila teus, diventando, di fatto, il migliore porto di tutto il Mediterraneo;
o) altro dramma del Sud e della Sicilia è rappresentato dalla mancanza di una rete stradale all'altezza delle necessità sia per i trasferimenti locali che per il trasporto merci e sarebbe troppo lungo elencare le mancanze, le arterie oggettivamente pericolose e la mancanza di collegamenti decenti tra le varie località;
da questo parziale elenco si evince che è impossibile, per il Mezzogiorno e per la Sicilia contribuire in maniera adeguata all'economia nazionale e alla ripresa economica, se non vi sarà un salto di qualità negli investimenti e nelle infrastrutture che rendano questa parte del territorio italiano competitivo con il resto del Paese -:
se e come si intenda avviare una decisa azione nei confronti di Ferrovie dello Stato al fine non solo di sospendere tutte le scelte di riduzione dei servizi relativi al trasporto di persone e merci, ma anche di mettere in atto un vero piano industriale che consenta al Mezzogiorno e, in particolare, alla Sicilia di non essere escluso dalle relazioni economiche e turistiche con il resto d'Italia e con l'Europa, prevedendo al contempo un piano di investimenti, nel breve periodo, che rilanci il sistema dei trasporti e le infrastrutture, in modo da sostenere una ripresa economica dell'intero Paese che senza l'apporto del Mezzogiorno non può avere il respiro strategico adeguato alle necessità.
(3-01932)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

VANNUCCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'accoglimento della direttiva della Commissione europea n. 2000/56/CE del 14 settembre 2000, recante modifiche alla direttiva 91/439/CEE, da parte dello Stato italiano con decreto ministeriale 30 settembre 2003, n, 40T, del Ministero delle

infrastrutture e dei trasporti ha imposto che, per rispondere a imprescindibili esigenze di sicurezza stradale, fossero fissate per ciascuno degli Stati membri aderenti alla condizioni minime per il rilascio delle patenti di guida ovvero fossero adottate misure necessarie per la verifica delle cognizioni, delle capacità e dei comportamenti necessari per la guida di autoveicoli e motocicli adottando a tal fine prove di controllo, una prova teorica e una prova pratica e di comportamento;
tra le molte novità introdotte, la direttiva ha sancito il compimento di alcune manovre di guida che per loro particolare natura posso eseguirsi solo in spazi individuati e chiusi al traffico veicolare, adeguando le prove medesime alle intervenute esigenze di traffico di tutti i giorni; in particolare le modalità delle prove di cui ai punti 6.2.3, 6.2.4 e 6.2.5 dell'allegato II, della direttiva della Commissione europea, riguardanti l'esame di guida per il conseguimento della patente di categoria A e della sottocategoria A1;
la direttiva prevede che «le manovre speciali di cui ai punti 6.2.3, 6.2.4 e 6.2.5 devono figurare fra quelle della prova pratica entro cinque anni dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europea», ovvero l'11 ottobre 2005, ma ciò non è mai avvenuto;
successivamente il termine quinquennale è stato prorogato dalla direttiva della Commissione europea del 27 giugno 2008, recante modifica della direttiva 91/439/CEE del Consiglio concernente la patente di guida la quale all'articolo 1 punto d) ha statuito «la direttiva 91/439/CEE e modificata come segue ... nel punto 6.2.5, nel secondo capoverso, l'espressione "entro i cinque anni dall'entrata in vigore della direttiva", è sostituita da "entro il 30 settembre 2008"»;
anche questa direttiva ha trovato pieno accoglimento da parte dello Stato italiano attraverso il decreto del Ministero dei trasporti 29 settembre 2008 pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 253 del 28 ottobre 2008, in particolare l'allegato II punto 6.2.6 sancisce «le manovre speciali di cui ai punti 6.2.4. e 6.2.5. devono figurare fra quelle della prova pratica entro il 30 settembre 2008»;
a distanza di 11 anni dalla pubblicazione della direttiva 2000/56, e di una successiva proroga del 30 settembre 2008, alla data di oggi il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti non ha dato mai applicazione a queste norme -:
quali siano gli intendimenti del Ministro in merito e se il Ministro intenda assumere iniziative volte ad assicurare il rispetto delle citate disposizioni indicando in quali tempi intenda provvedere.
(5-05672)

MONTAGNOLI e REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la strada statale 434 Transpolesana è un'importante strada statale che collega Verona a Rovigo, attraversando i comuni della bassa veronese;
la strada statale 434 si attesta sulla tangenziale sud-est di Verona e rappresenta una delle arterie principali di penetrazione alla città di Verona attraverso il popoloso quartiere di Borgo Roma;
gli elevatissimi volumi di traffico, le lunghissime attese alle intersezioni, i conseguenti livelli di congestione e inquinamento, hanno dato origine a numerose e ripetute forme di protesta presso le amministrazioni comunali, provinciali, regionali e nazionali, lamentando i disagi, l'invivibilità e la pericolosità delle vie che interessano una vasta e popolosa zona della città;
secondo le statistiche sull'incidentalità, negli ultimi anni più di un centinaio le persone sono decedute nel solo tratto veronese della statale 434;
i disagi sono incrementati dal disastroso stato di manutenzione del manto stradale, a causa delle migliaia di mezzi pesanti che vi transitano quotidianamente

e degli sporadici adeguamenti locali effettuati nel tempo, che spesso consistono in rimedi precari di rattoppo, fatti in economia con scarsissima qualità di asfalto, che si rompono di nuovo appena pochi mesi dopo i rifacimento;
tale situazione rende la strada scivolosa e la percorrenza pericolosissima, soprattutto nei periodi invernali in coincidenza di forti piogge -:
se il Ministro, al fine di garantire l'incolumità dei cittadini utenti della strada statale 434, intenda intervenire presso l'ANAS per procedere all'immediata erogazione delle risorse necessarie alla manutenzione della strada.
(5-05674)

Interrogazione a risposta scritta:

SAVINO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il Governo, all'articolo 8, comma 3-bis, del decreto-legge n.138 del 2011, ha introdotto una norma che impone alle imprese ferroviarie l'obbligo di osservare la normativa regolamentare ed i contratti collettivi nazionali di settore;
le aziende private del settore ferroviario hanno accusato il Governo di voler applicare loro un testo, il contratto delle Ferrovie dello Stato, obsoleto ed eccessivamente oneroso;
in realtà, la norma non impone alle imprese ferroviarie il contratto collettivo nazionale del lavoro attualmente applicato dal gruppo Ferrovie dello Stato, scaduto nel 2007, ma si prefigge l'obbiettivo di garantire il mantenimento di consolidati standard di sicurezza e il principio della parità di condizioni di base;
nel novembre 2007 venne assunto l'impegno di costruire il primo contratto collettivo nazionale del lavoro unico della mobilità tra le associazioni del settore e i sindacati per definire punti comuni e un nuovo testo valido ma, nessuna delle nuove imprese ferroviarie si è resa disponibile a partecipare al percorso negoziale;
le aziende delle nuove compagnie ferroviarie, hanno preferito sottoscrivere accordi a livello aziendale che, grazie ad una maggiore flessibilità in materia di retribuzione e orari di lavoro, hanno permesso loro di conseguire vantaggi competitivi;
il gruppo Ferrovie dello Stato, costretto a rispettare vecchie regole, non può competere e sopravvivere in tale situazione di dumping contrattuale;
è grave che la maggior flessibilità concessa alle nuove compagnie si sia tradotta spesso nella riduzione dei costi del lavoro in favore del profitto d'impresa, rischiando di compromettere, in tal modo, i livelli di sicurezza del personale e del trasporto ferroviario stesso;
a giudizio dell'interrogante, le mutate condizioni del mercato rendono necessario un intervento, da parte dei Ministri interrogati, che fissino le regole comuni relative alle condizioni di lavoro del personale per consolidare gli standard di sicurezza del trasporto ferroviario -:
se e quali iniziative intendano intraprendere al fine di favorire, per quanto di competenza, un nuovo regime contrattuale comune all'intero settore, secondo la logica del comma 3-bis, dell'articolo 8, del decreto-legge n.138 del 2011, anche in considerazione del fatto che l'attuale situazione determina una disparità di condizioni e di operatività sul mercato a svantaggio del gruppo Ferrovie dello Stato.
(4-13837)

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INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:

FIANO e BRESSA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 2 e il 3 novembre a Roma, in via dei Prati Fiscali, cinque militanti del Partito

democratico sono stati aggrediti e picchiati con mazze e bastoni da un gruppo di una dozzina di persone, quasi tutte a volto coperto, mentre stavano affiggendo manifesti aventi ad oggetto la condanna della criminalità organizzata;
soltanto l'arrivo di una pattuglia di carabinieri ha messo in fuga gli aggressori e consentito che i militanti del PD fossero portati all'ospedale Sandro Pertini e ivi ricoverati e trattenuti in osservazione, avendo riportato svariate ferite al capo, medicate con molti punti di sutura, oltre a due braccia rotte e uno zigomo fratturato;
gli aggrediti sono certi di aver riconosciuto tra gli aggressori, poiché a volto scoperto, un militante di CasaPound, centro sociale di estrema destra;
sui fatti suesposti sta indagando la procura di Roma, che ha aperto un fascicolo ipotizzando il reato di lesioni nei riguardi delle persone aggredite -:
di quali elementi sia in possesso il Governo con riferimento alla suddetta vicenda e sull'identificazione dei responsabili di questo intollerabile episodio di violenza squadrista, nonché con riguardo alla natura, agli scopi, allo statuto e all'attività dell'associazione CasaPound;
se alla luce delle eventuali risultanze dell'inchiesta in corso, non ritenga di effettuare i controlli di competenza, in relazione alle attività di CasaPound, con particolare riferimento alla tutela dell'ordine pubblico.
(5-05676)

Interrogazione a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il regolamento (UE) n. 211 del 2011 che contiene le disposizioni necessarie per permettere ai cittadini europei, qualora raccolgano un milione di firme in almeno sette Stati membri dell'Unione europea, di chiedere alla Commissione europea la presentazione di una proposta legislativa al fine di applicare i trattati europei, entrerà in applicazione il 1o aprile 2012;
si tratta di uno strumento innovativo introdotto dal trattato di Lisbona al fine di permettere ai cittadini europei di provocare dibattiti transnazionali su un tema di interesse europeo e di partecipare indirettamente al processo legislativo europeo;
il regolamento pone un certo numero di obblighi a carico degli Stati membri. In particolare, gli Stati membri sono tenuti a comunicare alla Commissione europea, entro il 1o marzo 2012, le coordinate delle autorità nazionali preposte alla verifica delle dichiarazioni di sostegno ad un'iniziativa dei cittadini europei e al rilascio dei certificati di conformità dei sistemi di raccolta on line delle firme. Inoltre, gli Stati membri devono verificare la validità delle firme raccolte dai promotori di una iniziativa dei cittadini europei e rilasciare un certificato che confermi il numero delle dichiarazioni di sostegno raccolte validamente nei vari Stati membri (si veda l'allegato VI del suddetto regolamento). Infine, devono rilasciare, su richiesta dei promotori di una iniziativa, un certificato che attesti la conformità di un sistema di raccolta on line delle firme necessarie ai fini dell'iniziativa dei cittadini (si veda l'allegato IV del regolamento);
l'attuazione di tali obblighi costituisce una condizione indispensabile affinché i promotori di tali iniziative possano raccogliere validamente le firme necessarie per chiedere alla Commissione europea la presentazione di una proposta legislativa -:
se il Ministro non ritenga necessario e urgente fornire le informazioni disponibili sullo stato di attuazione da parte delle autorità italiane delle disposizioni previste dal regolamento dell'Unione europea al fine di verificare che i cittadini italiani possano partecipare fin dal 1o aprile 2012 alla raccolta delle firme previste dal suddetto regolamento.
(4-13831)

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta immediata:

GERMANÀ, VINCENZO ANTONIO FONTANA, PAGANO, MINARDO, GIBIINO e GAROFALO.- Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 1, lettera f), del decreto legislativo n. 205 del 2010, di recepimento della direttiva n. 2008/98/CE, modificando l'articolo 185 del decreto legislativo n. 152 del 2006, stabilisce che non rientrano nel campo di applicazione della parte quarta del decreto medesimo «le materie fecali, se non contemplate dal comma 2, lettera b), paglia, sfalci e potature, nonché altro materiale agricolo o forestale naturale non pericoloso utilizzati in agricoltura, nella selvicoltura o per la produzione di energia da tale biomassa mediante processi o metodi che non danneggiano l'ambiente né mettono in pericolo la salute umana» e, di conseguenza, i residui vegetali, se non utilizzati in agricoltura, nella selvicoltura o per la produzione di energia mediante processi o metodi che non danneggiano l'ambiente o mettono in pericolo la salute umana, devono essere considerati rifiuti e come tali devono essere trattati e smaltiti;
il 13 maggio 2011, il Comando forestale dello regione Sicilia - servizio V, in conformità alla nuova normativa in materia ambientale, ha emanato la circolare n. 16924, con la quale, interpretando la volontà del legislatore, stabilisce che «paglia, sfalci e potature, nonché altro materiale agricolo o forestale naturale non pericolosi (...) se non utilizzati in agricoltura, nella selvicoltura o per la produzione di energia mediante processi o metodi che non danneggiano l'ambiente, né mettono in pericolo la salute umana, devono essere considerati rifiuti e come tali devono essere trattati» e, per questo motivo, la combustione sul campo dei residui vegetali si configura, quindi, come illecito smaltimento di rifiuti, sanzionabile ai sensi dell'articolo 256, comma 1, del decreto legislativo n. 152 del 2006 con la pena dell'arresto da tre mesi a un anno o con l'ammenda da 2.600 a 26.000 euro;
per gli agricoltori, soprattutto per quelli siciliani che rappresentano il tessuto economico prevalente dell'economia regionale, tale stato di cose rappresenta una forte penalizzazione, in quanto l'osservanza del dettato legislativo comporta spese onerose relative allo smaltimento di stoppie, sfalci e residui di potatura, che, essendo stati classificati alla stessa stregua dei rifiuti, dovranno essere smaltiti adeguatamente;
questa situazione assume contorni ancora più gravi ove si consideri che la maggioranza dei terreni siciliani, e particolarmente quelli posizionati nell'entroterra nebroideo della provincia di Messina, sono impervi ed ubicati in zone irraggiungibili da mezzi meccanici, per cui i proprietari dovrebbero provvedere a raccogliere enormi quantità di residui vegetali e trasportarli, anche a spalla, vicino alla sede stradale più vicina e da lì presso i centri di conferimento, distanti anche decine di chilometri, con spese talmente elevate da spingere i pochi che ancora si prendono cura dei propri terreni ad abbandonare la cura delle campagne;
nelle zone nebroidee non esiste alcun centro di conferimento ed è praticamente impossibile, anche per chi lo volesse, adempiere alle recenti prescrizioni normative -:
quali iniziative urgenti si intendano assumere (al fine di evitare che migliaia di proprietari terrieri, coltivatori diretti e piccoli-medi imprenditori agricoli, a causa dei costi elevati derivanti dallo smaltimento dei residui vegetali non riutilizzati in agricoltura, imposti dalla normativa vigente, abbandonino l'esercizio delle attività agricole) per modificare la normativa in vigore, abrogandola e limitando il divieto di combustione soltanto nel periodo estivo ed,

eventualmente, per introdurre una deroga per le regioni dell'Italia meridionale, dove la combustione dei residui vegetali dell'agricoltura offre certamente maggiori garanzie di rispetto dell'ambiente.
(3-01931)

TESTO AGGIORNATO AL 29 NOVEMBRE 2011

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RAPPORTI CON IL PARLAMENTO

Interrogazione a risposta immediata:

NICCO, BRUGGER e ZELLER. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la Costituzione italiana, all'articolo 6, sancisce che la Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche;
la legge 15 dicembre 1999, n. 482, in attuazione del citato articolo 6 della Costituzione, detta norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche, tra cui le popolazioni parlanti il francese e il franco-provenzale;
lo statuto speciale della regione autonoma Valle d'Aosta (legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 4), all'articolo 38, parifica la lingua francese a quella italiana nella Valle d'Aosta;
il 28 dicembre 2009 la Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per l'informazione e l'editoria e la Rai hanno siglato apposita convenzione per le trasmissioni di programmi radiofonici e televisivi in lingua francese per la regione autonoma Valle d'Aosta;
il 4 luglio 2011 la commissione paritetica Stato-regione autonoma Valle d'Aosta ha approvato uno schema di norme di attuazione dello statuto speciale della Valle d'Aosta in materia di ordinamento linguistico in cui, all'articolo 4, si dispone che la società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo assicuri le necessarie misure e condizioni per la tutela di tutte le lingue e idiomi usati in Valle d'Aosta;
analogo quadro di riferimento tutela le altre minoranze linguistiche storiche;
in data 19 ottobre, durante una audizione in Commissione cultura, scienza e istruzione della Camera dei deputati, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri pro tempore Paolo Bonaiuti ha affermato che il Governo intende procedere ad una sensibile riduzione delle risorse destinate alle convenzioni Rai per le minoranze linguistiche;
la conferenza delle regioni e delle province autonome, preso atto di quanto dichiarato dal Sottosegretario in data 27 ottobre 2011, ha adottato un ordine del giorno nel quale esprime forte preoccupazione per l'annunciata riduzione delle risorse destinate alle convenzioni per la trasmissione di programmi radiofonici e televisivi in lingua francese nella regione autonoma Valle d'Aosta e in lingua tedesca e ladina nelle province autonome di Trento e Bolzano, chiedendo al Governo di non compromettere l'effettività della tutela delle minoranze garantita anche dalle convenzioni in questione -:
se il Governo attualmente in carica intenda procedere ad un drastico taglio delle risorse destinate alle convenzioni Rai per le minoranze linguistiche.
(3-01935)

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SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:

OLIVERIO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
per l'intera provincia di Vibo Valentia il reparto di oncologia dell'ospedale «Ignazio Toraldo» di Tropea ha rappresentato in questi anni l'unico punto fermo per

molte persone bisognose di cure antitumorali, reparto la cui efficienza è ampiamente riconosciuta e che dovrebbe costituire un fiore all'occhiello da custodire e migliorare;
alla luce del decreto regionale n. 106 del 20 ottobre 2011, emanato dal presidente della giunta regionale, nella qualità di commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro del settore sanitario della regione Calabria, con il quale si provvede alla rideterminazione dei posti letto dell'intera regione, la tabella riassuntiva in esso contenuta indica che l'unico reparto oncologico dell'intera provincia di Vibo vedrebbe totalmente azzerati gli attuali otto posti letto, con conseguenti gravissimi disagi per i pazienti. Tale tabella segnerebbe la quasi certa chiusura definitiva del reparto, gestito con grande scrupolo e professionalità dal personale medico, paramedico e volontario;
il reparto, che serve l'intera provincia di Vibo Valentia, oltre ad offrire ottime cure mediche garantisce agli utenti un ambiente accogliente e confortevole anche grazie alla presenza di volontari che da anni si prodigano nell'aiuto concreto ai pazienti e soprattutto ai loro familiari, spesso costretti a far i conti con situazioni stressanti;
ancora non si conosce con esattezza quale sorte toccherà a questa unità operativa, visto che per l'approvazione definitiva del decreto suddetto occorreranno 60 giorni dalla sua emanazione, ma i primi dati sono allarmanti e hanno sorpreso tutti gli operatori e i dirigenti dell'ASP di Vibo;
l'ospedale di Tropea secondo la nuova rimodulazione avrà 40 posti letto suddivisi nel modo seguente: Oculistica 0, Chirurgia generale 10, Medicina generale 20, Cardiologia 0, Ortopedia e Traumatologia 10, Ostetricia e Ginecologia 0, Urologia 0, Dermatologia 0, Gastroenterologia 0, Oncologia 0; ciò nonostante Tropea sia stata designata come cittadina con ospedale di base o generale insieme a quello di Soverato per l'area centrale della regione Calabria, in tutto 222 posti per l'intera provincia;
in questa area geografica (tre in tutto sono quelle indicate) rientrano come ospedali Spoke Lamezia Terme, Crotone e Vibo Valentia, come ospedale di zona montana Soveria Mannelli e Serra San Bruno, (anch'esso a seguito dell'approvazione definitiva del decreto n. 106 vedrebbe diminuire i posti letto dagli attuali 52 a 20) e come Capt quelli di Chiaravalle Centrale e Soriano;
la determinazione dei posti letto è stata effettuata tenendo conto del numero della popolazione, dell'intera regione, e facendo riferimento al DPGR 18/2010 (piano di rientro) che prevede l'indice del 2,5 per mille abitanti nel caso di posti letto per acuzie e dello 0,7 per mille abitanti per post acuzie; il fabbisogno indicato dallo stesso DPGR 18/2010 secondo il criterio dei ricoveri «appropriati» per posti letto è in totale pari a 6.395 unità corrispondenti a 3,2 P.L. per 1000 abitanti per una popolazione di circa 2.008.709;
già fin dalle prime notizie trapelate a seguito del nuovo decreto gli animi di chi ogni giorno si reca nel reparto di oncologia, si sono infervorati. Gli stessi pazienti del reparto si sono detti disposti a manifestare contro la chiusura del reparto, incatenandosi, se necessario, ai cancelli del cimitero di Tropea, Alcuni familiari stanno inoltre pensando alla restituzione delle tessere elettorali al prefetto, oltre a dar vita per i prossimi giorni a manifestazioni di protesta eclatanti, alle quali hanno già deciso di aderire varie associazioni cittadine, per scongiurare come loro stessi dichiarano un vero e proprio scempio, che costringerà i pazienti a ricevere le cure mediche di cui necessitano in altri centri fuori regione, con tutti i disagi che ne deriverebbero;
la decisione di ridurre drasticamente i posti letto oggi rappresenta un chiaro esempio di una politica sanitaria che non segue la logica della tutela della salute dei cittadini attraverso l'offerta di servizi sanitari

seri ed adeguati alle esigenze del territorio, bensì quella di far ricadere sui cittadini/utenti il grave deficit della spesa sanitaria regionale -:
se sia a conoscenza dei fatti suesposti e quali urgenti iniziative di sua competenza il Ministro interrogato intenda assumere affinché, pur nel rispetto dell'autonomia regionale e dei vincoli finanziari dovuti allo squilibrio economico-finanziario in cui versa la sanità calabrese, sia assicurato per gli abitanti di Vibo Valentia il pieno rispetto dei livelli essenziali di assistenza, scongiurando lesioni del fondamentale diritto costituzionale alla salute, sancito dall'articolo 32 della nostra Costituzione.
(5-05671)

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
le problematiche in ordine al profilo degli operatori socio-sanitari (OSS) hanno assunto una portata tale che non possono essere più tralasciate in quanto incidono sia sugli aspetti organizzativi del sistema salute in Italia, sia anche sulla collocazione di queste professionalità; restano infatti improrogabili le iniziative ed i provvedimenti che devono essere assunti, dal momento della loro formazione fino all'inserimento nelle strutture sanitarie e socio-sanitarie in modo adeguato ed efficiente;
nel frattempo, anche approfittando dell'attuale incertezza legislativa e della carenza di chiare forme di vigilanza, si appalesano corsi di formazione da parte di enti privati che, dichiarandosi autorizzati da organi ministeriali, svolgono attività di dubbia legittimità, già oggetto di indagini da parte dei organi di polizia giudiziaria;
la formazione degli operatori socio-sanitari è attualmente in una fase di disorientamento generale, si parla di una professione nascente, ma in realtà è evidentemente una professione trascurata, senza omogeneità, spinta ad adattarsi alle richieste dell'emergenza infermieristica che ha caratterizzato il Paese negli ultimi anni;
purtroppo, in Italia, per gli operatori socio-sanitari si è diffusa una formazione disomogenea, il più delle volte incompleta e non aggiornata allo stato attuale della realtà sanitaria e sociale del nostro Paese. Percorsi di formazione - organizzati a livello regionale, ma anche da organizzazioni private - di 1.000-1.200 ore al massimo, che hanno spesso il solo obiettivo di fornire agli iscritti il maggior numero di concetti nel minor tempo possibile, magari senza essere arricchiti da uno stage o da un tirocinio pratico, che invece sono fondamentali;
in alcuni casi sono previsti addirittura corsi di formazione a distanza;
i corsi organizzati da strutture private, a fronte di una spesa onerosa, non sono spesso spendibili al di fuori di queste stesse strutture, risultando, quindi, inutili nell'ambito pubblico;
tale vicenda, nella sua complessità, coinvolge persone che possono essere truffate e di cui comunque si carpisce la buona fede, in quanto sono nel bisogno di trovare un'occupazione lavorativa, peraltro in un momento così difficile per la realtà economica italiana -:
se e quali provvedimenti il Ministro interrogato intenda promuovere, per quanto di competenza, per contrastare la diffusione di corsi che non portano ad ottenere alcun titolo professionale valido ed idoneo per l'inserimento nel settore sanitario o socio-sanitario;
quali iniziative di competenza intenda intraprendere per dare maggiore trasparenza e legalità ad un settore lavorativo e sociale così importante e determinante per la salute della persona non ancora riconosciuto come figura nel ruolo sanitario.
(4-13830)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 16 della legge n. 194 del 1978 impone al Ministro di presentare la relazione in Parlamento sullo stato di attuazione della legge e sui suoi effetti entro il mese di febbraio di ogni anno;
il 4 agosto 2011 il Ministro della salute ha presentato al Parlamento la relazione sulla attuazione della legge contenente norme per la tutela sociale della maternità e per l'interruzione volontaria di gravidanza (legge n. 194 del 1978);
la relazione contiene i dati preliminari 2010 e i dati definitivi 2009; in realtà, è quasi tutta basata su dati risalenti al 2009;
nella presentazione della relazione si legge: «Si ribadisce (...) la pratica impossibilità da parte delle Regioni di recuperare, controllare ed elaborare tutte le informazioni da inviare agli Organi Centrali per la predisposizione della relazione ministeriale nei tempi indicati dalla legge»;
a pagina 3 della presentazione, si legge: «Nel 2008 si è provveduto a fornire una stima aggiornata degli aborti clandestini, dopo gli ultimi calcoli effettuati per il 2001. La stima, pari a 15.000 aborti clandestini, la maggior parte dei quali si riferiscono all'Italia meridionale, è relativa all'anno 2005 (ultimo anno per il quale sono disponibili tutti i dati per calcolare gli indici riproduttivi necessari per l'applicazione del modello stesso). Si ricorda che questo dato riguarda solo le donne italiane, in quanto non si dispone di stime affidabili degli indici riproduttivi per le donne straniere»;
sempre a pagina 3 della presentazione, si legge: «l'isterosuzione, in particolare la metodica secondo Karman, rappresenta la tecnica più utilizzata (84.9 per cento), comportando rischi minori di complicanza per la salute della donna»;
a pagina 4 della presentazione, si legge, a proposito dei dati inerenti all'aborto farmacologico: «i dati raccolti con la scheda D12/Istat edizione 2010 saranno disponibili solo nel 2012 (...) L'uso è avvenuto in tutte le regioni tranne Abruzzo, Calabria e Sardegna»;
sempre a pagina 4, si legge: «Nel 2009 si evince una stabilizzazione generale dell'obiezione di coscienza tra i ginecologi e gli anestesisti, dopo un notevole aumento negli ultimi anni. Infatti, a livello nazionale, per i ginecologi si è passati dal 58,7 per cento del 2005 al 69,2 per cento del 2006, al 70,5 per cento del 2007, al 71,5 per cento del 2008 e al 70,7 per cento nel 2009; per gli anestesisti, negli stessi anni, dal 45,7 per cento al 51,7 per cento. Per il personale non medico si è osservato un ulteriore incremento, con valori che sono passati dal 38,6 per cento nel 2005 al 44,4 per cento nel 2009. La tendenza, negli stessi anni, alla diminuzione dei tempi di attesa tra il rilascio della certificazione e l'intervento, sembra però indicare che il livello dell'obiezione di coscienza non ha una diretta incidenza nel ricorso all'IVG»;
a pagina 5 si legge: «Altri paesi (come Francia, Gran Bretagna e Svezia, ad esempio) hanno tassi di abortività più elevati a fronte di una contraccezione chimica più diffusa, e di un'attenzione accentuata verso l'educazione alla procreazione responsabile»;
l'amministrazione Obama, attraverso l'Health and human services department, ha esteso la copertura assicurativa obbligatoria per tutto ciò che concerne il controllo delle nascite. La legge, che di fatto elimina il copay, una sorta di ticket sanitario a carico dell'utente, riguarda la maggior parte dei piani assicurativi e fa parte di un vasto piano di espansione della copertura preventiva delle donne. Anche la cosiddetta pillola del giorno dopo, negli USA acquistabile in farmacia senza ricetta, sarà coperta dalle assicurazioni, senza alcun costo per il paziente;
considerato che dai dati della relazione emerge un continuo aumento della

percentuale di donne straniere che si sottopongono alle interruzioni volontarie di gravidanza, a norma di legge, è del tutto ragionevole pensare che le donne straniere costituiscano una grande porzione, la maggiore, anche del fenomeno dell'aborto clandestino e «di classe», esistente ancora nel nostro Paese -:
se il Ministro intenda assumere iniziative finalizzate ad assicurare una maggiore tempestività nel recupero, controllo ed elaborazione dei dati, nella consapevolezza che le stesse regioni sono riuscite a fornire al Sottosegretario Giovanardi tutti i dati relativi all'anno 2010 per la presentazione al Parlamento della relazione sullo stato delle tossicodipendenze in Italia (avvenuta il 28 giugno 2011, ben un mese prima della relazione sulla legge n. 194 del 1978);
se intenda inserire nella relazione del 2012 uno studio aggiornato sul fenomeno e sulla consistenza degli aborti clandestini, estendendo l'indagine anche alle donne straniere;
quali ostacoli, a quanto risulta al Ministro, abbiano costretto il 55,1 per cento delle donne sarde, il 45,9 per cento delle donne calabresi e il 32,2 per cento delle donne abruzzesi (si veda la tabella 25 della relazione) a sottoporsi al raschiamento e non ad altre metodiche meno pericolose ed invasive;
se risultino i motivi che hanno impedito di inserire nella relazione dati analitici, regione per regione, sull'utilizzo dell'aborto farmacologico, nonché per quale motivo, a 20 mesi dalla sua legalizzazione, tale pratica medica sia ancora negata alle donne residenti in Abruzzo, Calabria e Sardegna;
quali siano gli intendimenti del Ministero in merito a quello che agli interroganti appare l'unico dato certo sull'aborto farmacologico emergente dalla relazione, ossia il totale degli interventi effettuati con tale metodica nel 2010: 3.775 (pagina 32 della relazione) dato che secondo gli interroganti dimostra che non vi sono state particolari complicanze e che non era giustificata la campagna contro la kill-pill portata avanti a suo tempo dal Sottosegretario di Stato Eugenia Roccella;
se non ritenga opportuno fornire elementi più ampi e approfonditi sul fenomeno dell'obiezione di coscienza, magari partendo dalla riflessione sul caso della Basilicata, la regione con il più alto tasso di ginecologi obiettori (85,2 - tabella 28 della relazione) che è anche quella in cui ben 265 donne residenti su 964 si sono recate fuori regioni per l'IVG; se, a giudizio del Ministro, vi sia correlazione fra i due dati;
quali siano i suoi intendimenti in merito alla proposta di prevedere in ogni reparto di ginecologia ed ostetricia la presenza di almeno il 50 per cento di personale non obiettore;
se, tenuto conto delle parole a pagina 5 della relazione che agli interroganti paiono denotare una connotazione negativa sia della contraccezione (definita «chimica» allo stesso modo di come il Sottosegretario Roccella aveva definito «aborto chimico» quello conosciuto a livello internazionale come «aborto medico» o, al limite, farmacologico; si veda ad esempio l'articolo pubblicato su Il Tempo il 1o agosto 2009) sia dell'educazione alla procreazione responsabile, non ritenga la prima parte integrante della seconda ed entrambe da promuovere; a tale proposito, se il Ministro intenda assumere iniziative per abolire l'obbligo di ricetta medica esistente nei confronti della cosiddetta pillola del giorno dopo.
(4-13838)

TESTO AGGIORNATO AL 9 NOVEMBRE 2011

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
l'articolo 138 del decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, recante il codice

delle assicurazioni private, ha previsto la predisposizione di una specifica tabella, unica su tutto il territorio della Repubblica, delle menomazioni all'integrità psicofisica comprese tra 10 e 100 punti e del valore pecuniario da attribuire a ogni singolo punto di invalidità;
al fine di procedere alla predisposizione della tabella, è stata istituita nel 2004, presso il Ministero della salute una commissione di studio che ha concluso i suoi lavori con la redazione di barèmes recanti l'indicazione delle menomazioni e delle relative percentuali di invalidità da rinviare al Ministero dello sviluppo economico per la predisposizione dei valori pecuniari da assegnare ai vari punti di invalidità;
l'elaborazione ex ante di barèmes medico legale tramite il contributo di un lavoro collegiale di esperti e l'elaborazione ex post dei valori economici a carico del Ministero dello sviluppo economico senza alcuna consultazione con esperti esterni suscita forti perplessità, come peraltro manifestato dalla associazione familiari vittime della strada;
a riprova di ciò, il valore-punto di 674 euro scaturito dalla decisione unilaterale del Ministero dello sviluppo economico risale al 2005 ed è la metà del valore-punto del tribunale di Milano di 1374 euro (tale valore include il danno morale al netto della valutazione delle condizioni soggettive del danneggiato, ugualmente prevista);
i risarcimenti complessivi saranno pertanto dimezzati;
le tabelle del tribunale di Milano sono state riconosciute due volte dalla cassazione quale parametro risarcitorio nazionale;
l'iter del provvedimento si è concluso il 3 agosto 2011 con l'approvazione, da parte del Consiglio dei ministri, di uno schema di decreto del Presidente della Repubblica che è stato considerato da tutte le associazioni delle vittime della strada come fortemente lesivo della dignità umana e non rispondente al principio di riparazione integrale del danno;
le compagnie assicuratrici, come viene riferito dalle associazioni familiari vittime della strada, già oggi propongono liquidazioni per danni gravi o gravissimi basati sui nuovi e riduttivi valori previsti dallo schema di decreto del Presidente della Repubblica;
il decreto potrebbe avere valore retroattivo, creando un grave nocumento per soggetti deboli quali sono le vittime della strada che hanno radicato un contenzioso per ottenere un maggior danno;
la risposta del Ministro Fazio alla interrogazione n. 3-01804 del 6 settembre 2011, non è stata soddisfacente in quanto non ha tenuto conto della reale e devastante portata del provvedimento;
il richiamo del Ministro Fazio al forum ANIA-Consumatori, organismo presieduto e diretto dal Presidente dell'ANIA, quale fonte di legittimazione «politica» di tale provvedimento, è del tutto fuorviante in quanto le associazioni dei consumatori non hanno alcuna competenza in materia di risarcimento del danno alla persona, men che meno quelle che risultano integrate in strutture governate dalle loro naturali controparti;
ad avviso degli interpellanti il provvedimento non avrà alcun effetto sulle tariffe assicurative, come peraltro dichiarato dall'ANIA, ma solo di riequilibrio di bilancio, con regole mutate durante il gioco, di qualche compagnia para-statale con gravi problemi generati da una gestione dissennata delle risorse -:
se il Governo intenda evitare l'ingiusta penalizzazione di migliaia di famiglie che hanno già subito gravissimi danni ritirando immediatamente il provvedimento di cui in premessa e fornendone ampia notizia con il contestuale riconoscimento delle tabelle di Milano quale parametro risarcitorio nazionale di riferimento.
(2-01260) «Raisi, Della Vedova».

Interrogazioni a risposta immediata:

ANNA TERESA FORMISANO, DIONISI, PEZZOTTA e RUGGERI.- Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la situazione in cui versa l'azienda Videocon di Anagni, produttrice di schermi e componenti per televisori, è sempre più confusa, incerta e rischiosa, soprattutto per la tenuta dei livelli occupazionali;
all'entusiasmo iniziale dei lavoratori e dei sindacati, allorché la Ssim, società arabo-canadese con sede in Slovacchia, aveva siglato l'accordo preliminare nella sede del Ministero dello sviluppo economico per rilevare e rilanciare l'azienda con un piano, è subentrato, infatti, un clima di paura ed incertezza tra le maestranze;
la prima firmataria della presente interrogazione, con atti di sindacato ispettivo e con reiterate missive indirizzate al Ministro interrogato, ha sollecitato il Governo a trovare una rapida conclusione della vicenda senza conseguenze negative per i circa 1300 lavoratori impiegati, attualmente in cassa integrazione guadagni in deroga fino al 31 dicembre 2011;
a complicare la situazione, Banca Intesa ha notificato nel mese di settembre 2011 un decreto ingiuntivo alla società per recuperare 38 milioni di euro di debito contratti dalla società;
il problema più grande, a detta del dottor Castano, dirigente dell'unità di crisi del Ministero dello sviluppo economico che segue la vicenda per il dicastero, è legato alla nomina da parte del tribunale di Frosinone di un commissario giudiziale, che dovrà seguire il concordato preventivo e verificare se esistono le condizioni per evitare il fallimento;
in assenza di una ristrutturazione del debito, anche la società Ssim, che dovrebbe subentrare alla proprietà indiana Dhoot, potrebbe abbandonare il tavolo delle trattative -:
se ci siano state altre manifestazioni di interesse ad acquisire lo stabilimento Videocon di Anagni ed, in tal caso, se abbiano formulato proposte concrete per rilevare e salvare la società.
(3-01933)

DI PIETRO, FAVIA, DONADI, BORGHESI, EVANGELISTI, MONAI e ROTA.- Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la sopravvivenza delle emittenti locali nel passaggio delle trasmissioni dal sistema analogico al digitale terrestre rappresenta un'esigenza cruciale per il nostro Paese;
le associazioni di categoria delle tv locali da tempo denunciano l'«esproprio», subito con modalità di dubbia legittimità e, soprattutto, a fronte di un indennizzo gravemente irrisorio, dei canali dal 61 al 69;
le frequenze in questione, come noto, sono state assegnate, attraverso la procedura dell'asta pubblica, alle compagnie telefoniche per garantire alla loro fornitura di servizi in mobilità una maggiore capacità e velocità di trasmissione;
detta procedura (segnatamente l'asta per l'assegnazione delle frequenze in banda 800, 1800, 2000 e 2600), recentemente conclusasi, ha già superato il tetto dei 3,9 miliardi di euro;
ovviamente, ad avviso delle associazioni di categoria delle tv locali, non può essere contestata la circostanza che l'assegnazione agli operatori telefonici avvenga attraverso il ricorso ad un'asta pubblica. Ciò che dette associazioni ritengono inammissibile è che tale operazione sia avvenuta ad esclusivo carico delle emittenti locali. Sotto tale profilo, particolarmente criticabile appare, inoltre, come, attraverso un diverso tipo di procedura, ovvero un bando in modalità beauty contest, sei frequenze siano state, di fatto, assegnate praticamente a costo zero,

quando invece l'applicazione dell'asta pubblica per l'assegnazione di tali frequenze avrebbe potuto produrre un introito stimato da 1 a 2 miliardi di euro, qualora le condizioni di gara avessero mirato realmente ad assicurare la massima valorizzazione economica delle frequenze da assegnare;
la problematica descritta rischia di infliggere, con tutta evidenza, l'ennesimo colpo sia al pluralismo televisivo nel nuovo scenario tecnologico digitale, sia all'informazione territoriale;
per quanto risulta agli interroganti, dei 3,9 miliardi di euro, incassati dallo Stato dalla vendita delle frequenze mediante la procedura di asta pubblica, non è stata destinata alcuna risorsa a titolo di indennizzo nei confronti delle emittenti televisive locali;
le emittenti locali risultano, peraltro, già fortemente penalizzate dalla mancata attuazione della legge n. 422 del 1993, tesa a garantire il pluralismo dell'informazione e lo sviluppo delle piccole e medie aziende in Italia;
la ratio legis della citata legge del 1993 risiede nella necessità di sostenere la crescita e lo sviluppo delle piccole e medie imprese che rappresentano il 70,8 per cento del prodotto interno lordo nazionale;
numerosi sono gli ordini del giorno presentati in Parlamento e accolti dal Governo (e diversi anche nella XVI legislatura) che condividono l'azione trainante che l'emittenza locale svolge per le piccole e medie imprese, che, di fatto, hanno bisogno di tv locali forti per poter pubblicizzare i loro prodotti e farne aumentare i consumi, con conseguente incremento della produzione, dei fatturati e dell'occupazione -:
se e quali iniziative urgenti si intendano adottare, già nell'ambito dei prossimi interventi di carattere finanziario, al fine di destinare a titolo di indennizzo una quota pari al 10 per cento degli introiti derivanti dall'asta per le frequenze 4G in favore del settore televisivo locale, con riferimento ad ogni singola regione del territorio nazionale e in modo proporzionale alla popolazione ivi residente, nonché, all'interno delle singole regioni, nei confronti di tutte le emittenti televisive locali in modo corrispondente ai relativi posizionamenti nelle graduatorie Corecom, e, infine, se e quali iniziative si intendano assumere affinché venga data piena attuazione alla legge n. 422 del 1993, al fine di favorire l'azione trainante che l'emittenza locale esercita nel nostro Paese.
(3-01934)

Interrogazione a risposta in Commissione:

BORDO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
le organizzazioni sindacali, sostenute dagli enti locali e dalle associazioni dei consumatori, hanno formalmente protestato nei confronti dell'organizzazione del servizio postale;
l'attenzione dei lavoratori si è particolarmente appuntata sulle performance degli sportelli al pubblico che, secondo la direzione di Poste Italiane, dovrebbero essere in grado di garantire un'attesa massima di 15 minuti nei giorni in cui si pagano le pensioni e di 10 minuti quando non c'è questo adempimento;
questi tempi di attesa non vengono rispettati nella stragrande maggior parte dei casi;
secondo fonti sindacali, tra il 1996 e il 2009 si riscontra una riduzione del personale pari a 33.134 unità (-18.01 per cento) a fronte di un aumento dell'83,87 per cento dei dirigenti, aumentati dai 341 del 1996 ai 627 del 2009;
la società Poste italiane Spa ha una gestione finanziariamente attiva da 8 anni consecutivi ed ha chiuso il bilancio d'esercizio 2010 con un utile di circa 1 miliardo di euro, dato che dovrebbe confermarsi nel 2011 -:
quali iniziative il Governo intenda assumere per rimuovere le cause che impediscono

l'organizzazione e la fornitura di servizi adeguati alla finalità del pubblico interesse da parte di una società che, di fatto e pur essendo privatizzata, opera in regime di monopolio.
(5-05673)

Interrogazione a risposta scritta:

REALACCI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nel giugno del 2010 SDI Med, società italo-tunisina di consulenza ed assistenza in cooperazione allo sviluppo nel Maghreb arabo, ed ENEA, ente nazionale per le energie alternative, danno avvio ad uno scambio di lettere informarli al fine di stabilire un accordo di promozione e cooperazione congiunta per lo sviluppo di un piano di produzione elettrica da energia solare;
in occasione poi dell'importante appuntamento della «Solar Energy Conference», evento che, lo scorso 28-29 ottobre 2010, ha avuto grossa rilevanza nell'ambito territoriale dell'Africa mediterranea, il sottosegretario al Ministero per lo sviluppo economico, onorevole Stefano Saglia, anche in presenza di esponenti del passato Governo Bel Alì giunti a sottoscrivere l'accordo per il nuovo elettrodotto Tunisia-Italia da 1200 megawatt, ha confermato l'importanza strategica del nascente accordo tra ENEA e Governo di Tunisi, con il tramite di SDI Med, per l'implementazione del piano solare tunisino. Sottolineando l'eccellenza di ENEA in ricerca e sviluppo del «solare a concentrazione»;
nel luglio 2011 ANME, agenzia nazionale per l'energia tunisina, ha concordato un documento comune di cooperazione tecnologia in tema di fonti rinnovabili, energia solare e solare a concentrazione;
i fatti accaduti nel periodo della cosiddetta rivoluzione della «Primavera araba» hanno contribuito ad un rapido cambio di regime in Tunisia culminato con le recenti elezioni nazionali di ottobre 2011 e ad un conseguente rallentamento delle attività bilaterali di cooperazione scientifica e tecnologica tra i due Paesi anche per il previsto avvicendamento degli organismi dirigenti delle agenzie governative tunisine -:
quali iniziative urgenti intendano assumere i Ministri interrogati per finalizzare e dare nuovo slancio al sopraccitato importante progetto di cooperazione scientifica e tecnologica;
se non si intenda finanziare con le opportune risorse un progetto strategico per l'area mediterranea di cui l'Italia potrebbe essere guida;
se non si ritenga altresì utile, per tramite della rappresentanza italiana a Tunisi, ribadire il concreto interesse da parte del Governo italiano al nuovo Governo di Tunisi nel progetto ENEA-ANME.
(4-13832)

...

TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:

RIGONI. - Al Ministro del turismo. - Per sapere - premesso che:
l'ENIT - Agenzia nazionale del turismo - promuove l'immagine unitaria dell'offerta turistica nazionale e ne favorisce la commercializzazione all'estero, sostiene e valorizza l'immagine del brand Italia che si posiziona a livello mondiale fra le mete turistiche più visitate dai turisti di tutto il mondo;
il nostro Paese possiede uno straordinario patrimonio culturale, archeologico, artistico, architettonico, turistico ed ambientale di inestimabile valore che non è paragonabile a quello degli altri paesi europei ed extraeuropei;
tale patrimonio necessita di essere conosciuto, valorizzato e promosso nei mercati turistici di tutto il mondo;

il turismo rappresenta un asset strategico del nostro Paese ed all'ENIT è delegato il compito di costruire le condizioni per un forte e costante incremento delle presenze turistiche in Italia;
i dati per l'anno 2010 vedono l'Italia al 5o posto della graduatoria relativa agli arrivi internazionali con più di 43,6 milioni di arrivi corrispondenti a quasi 39 miliardi di dollari di introiti;
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri - 13 luglio 2011 - il Presidente del Consiglio dei ministri ha provveduto a nominare il consiglio di amministrazione dell'ENIT - Agenzia nazionale del turismo - ed ha provveduto ad indicare il signor Matteo Marzotto come presidente;
in data 22 settembre 2011 il Ministro per i rapporti con il Parlamento ha provveduto a trasmettere alle competenti Commissioni parlamentari il curriculum dell'attività finora svolta, nonché il profilo professionale del signor Matteo Marzotto, per l'espressione del parere parlamentare sulla proposta di nomina del suddetto a presidente dell'ENIT;
nella seduta del 18 ottobre 2011 della X Commissione permanente - Attività produttive, commercio e turismo - della Camera dei deputati a seguito dell'espressione di perplessità nonché alla verifica di inadeguatezza del curriculum presentato, il Ministro Brambilla riteneva opportuno ritirare la richiesta di parere parlamentare sulla proposta di nomina a presidente del signor Matteo Marzotto per procedere ai necessari approfondimenti;
nello stesso tempo il Ministro Brambilla procedeva alla conferma di un commissario straordinario del consiglio di amministrazione ENIT nella figura del signor Matteo Marzotto -:
quali siano le motivazioni che hanno spinto il Ministro a procedere alla conferma del commissario straordinario del consiglio di amministrazione ENIT nella figura della medesima persona, precedentemente designata dal Governo e successivamente ritirata in sede di esame parlamentare per carenza, inadeguatezza di informazioni sui risultati economici concreti riferiti alla attività di promozione di ENIT nonché della genericità del curriculum riferito al signor Matteo Marzotto;
se non ritenga tale nomina contraddittoria ed incoerente per la gestione di un ente così importante per le strategie di crescita del turismo italiano nei mercati internazionali e così facendo, di fatto impedendo, dal 22 luglio 2011, l'insediamento del consiglio di amministrazione, organo questo, fondamentale in un momento così delicato per la crescita economica del nostro Paese e in questo modo limitando la capacità di azione e di programmazione dell'attività dell'ENIT - Agenzia nazionale del turismo;
se tale procedura (ritiro della proposta di nomina del Presidente di ENIT e conferma del commissario straordinario del consiglio di amministrazione ENIT), nasconda la difficoltà del Governo, che diviso, appare incapace di assicurare la nomina del signor Matteo Marzotto a presidente dell'ENIT.
(5-05675)

...

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in Commissione Ghizzoni n. 5-04944, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 giugno 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Pasquale.

L'interrogazione a risposta in Commissione Siragusa n. 5-05298, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 settembre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Pasquale.

Pubblicazione di un testo riformulato e modifica dell'ordine dei firmatari.

Si pubblica il testo riformulato della mozione Cazzola 1-00752, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 546 del 7 novembre 2011.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 12, dal titolo «Interventi in materia previdenziale», del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, «Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica», ha introdotto una serie di modifiche in materia previdenziale, tra le quali le norme riguardanti la disciplina relativa ai termini di decorrenza dei trattamenti pensionistici (le cosiddette finestre). In seguito a tali modifiche per i soggetti che, a decorrere dal 2011, abbiano maturato il requisito anagrafico per il diritto, rispettivamente, alla pensione di vecchiaia e alla pensione di anzianità, i termini di decorrenza del trattamento non sono più stabiliti, come in precedenza, nel quadro di un calendario prestabilito in base a talune scadenze di carattere generale, ma secondo un criterio cosiddetto personalizzato fissato in 12 mesi dalla data di maturazione dei requisiti per i lavoratori dipendenti e in 18 mesi per i lavoratori autonomi; il comma 5 prevede, in deroga, l'applicazione della normativa previgente, a condizione che i lavoratori maturino i requisiti per l'accesso al pensionamento a decorrere dal termine del 1o gennaio 2011, di cui al successivo comma 6, e comunque nei limiti di 10.000 soggetti beneficiari, a favore:
a) dei lavoratori collocati in mobilità ai sensi degli articoli 4 e 24 della legge n. 223 del 1991, sulla base di accordi sindacali stipulati anteriormente al 30 aprile 2010, e che maturino i requisiti per il pensionamento entro il periodo di fruizione dell'indennità di mobilità (articolo 7, comma 2, della legge n. 223 del 1991);
b) dei lavoratori collocati in mobilità lunga, ai sensi dell'articolo 7, commi 6 e 7, della legge n. 223 del 1991, per effetto di accordi collettivi stipulati entro il 30 aprile 2010;
c) dei lavoratori che, all'entrata in vigore del provvedimento in questione, siano titolari di prestazione straordinaria a carico dei fondi di solidarietà di settore di cui all'articolo 2, comma 28, della legge n. 662 del 1996;
il comma 6 dell'articolo 12 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, prevede un monitoraggio, da parte dell'Inps, sulla base della data di cessazione del rapporto di lavoro, delle domande di pensionamento presentate ai sensi del citato comma 5, che intendano avvalersi, a decorrere dal gennaio 2011, del regime previgente delle decorrenze. Nel caso in cui dal monitoraggio risulti il raggiungimento del limite di 10.000 domande in precedenza richiamato, l'Inps non può prendere in esame ulteriori domande di pensionamento finalizzato alla fruizione dei benefici di cui al precedente comma;
in occasione della conversione in legge del decreto-legge n. 78 del 2010, il Governo ha accolto alcuni ordini del giorno presentati da deputati di diversi gruppi con i quali si impegnava l'Esecutivo a monitorare l'attuazione delle disposizioni di cui all'articolo 12, comma 5, del decreto-legge in questione, al fine di valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative volte a derogare al limite di 10 mila soggetti beneficiari, affinché nessun lavoratore, posto in mobilità, si trovasse nella condizione di essere privo di protezione sociale prima di poter percepire il trattamento pensionistico;
il Governo, essendo consapevole di tale rischio, aveva previsto una norma di salvaguardia a favore dei lavoratori appartenenti alle categorie di cui al comma 5 dell'articolo 12 citato che non dovessero rientrare nel contingente dei 10.000 beneficiari del «congelamento» dei previgenti criteri per esercizio del diritto a pensione, disponendo che, in luogo dell'applicazione della disciplina previgente in materia di decorrenza dei trattamenti pensionistici, operasse il prolungamento dell'intervento di sostegno al reddito per il periodo intercorrente tra lo scadere del periodo di fruizione dell'ammortizzatore sociale e la finestra per l'accesso al pensionamento;
in data 19 gennaio 2011, l'XI Commissione della Camera dei deputati aveva

approvato una risoluzione (8-00103), con il parere favorevole del Governo, nella quale si impegnava lo stesso Governo comprendere, nei limiti delle risorse disponibili, nell'ambito dell'intesa Stato-regioni sugli ammortizzatori sociali in deroga, una specifica attenzione a coloro che, collocati in cassa integrazione o in mobilità, hanno maturato l'età di pensione e sono in attesa dell'effettiva decorrenza del trattamento pensionistico;
essendo ancora in corso il monitoraggio da parte dell'Inps, il Governo, il 20 settembre 2011, in occasione della risposta ad un'interrogazione a risposta immediata in XI Commissione della Camera dei deputati (la n. 5-05343), ha dichiarato che «l'Inps sta provvedendo a predisporre la graduatoria dei lavoratori potenziali destinatari della salvaguardia prevista dall'articolo 12, comma 5, del citato decreto-legge e che comunque, allo stato, secondo quanto comunicato dal Ministero dell'economia e delle finanze - Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, i lavoratori in mobilità ordinaria, lunga ed i lavoratori esodati, potenziali destinatari delle disposizioni innanzi richiamate nell'anno 2011, sono complessivamente 1.200»;
appare opportuno operare quanto prima un chiarimento della materia, dal momento che, a quanto si apprende, si verificano casi in cui gli uffici periferici dell'Inps dichiarano di non essere in grado di confermare l'inclusione o meno nella lista dei 10 mila anche a lavoratori che hanno terminato o sono prossimi a terminare il periodo coperto dagli ammortizzatori sociali,


impegna il Governo:


a fornire quanto prima, in sede parlamentare, l'esito del monitoraggio di cui al comma 6 dell'articolo 12 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, al fine di stabilire il numero preciso dei lavoratori aventi diritto a quanto stabilito dal comma 5 del medesimo articolo;
ad assicurare, entro tempi brevi, l'emanazione del provvedimento per la definizione della concessione del prolungamento dell'intervento di tutela del reddito ai lavoratori collocati in mobilità e che non rientrano nel contingente numerico delle 10.000 unità, così come disposto dall'articolo 12, comma 5-bis, del decreto-legge n. 78 del 2010;
ad intraprendere, entro tempi brevi e in corrispondenza agli impegni assunti, anche insieme alle regioni, nei limiti delle loro competenze e nell'ambito dell'intesa Stato-regioni sugli ammortizzatori sociali in deroga, ogni utile iniziativa volta a riservare, nei limiti delle risorse disponibili, una specifica attenzione a coloro che, collocati in cassa integrazione o in mobilità, hanno maturato l'età di pensione e sono in attesa dell'effettiva decorrenza del trattamento pensionistico.
(1-00752) (Nuova formulazione)«Cazzola, Fedriga, Moffa, Caparini, Baldelli, Antonino Foti, Pelino, Gregorio Fontana, Munerato, Bonino, Calearo Ciman, Mottola».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interpellanza urgente Della Vedova n. 2-01249 del 25 ottobre 2011;
interrogazione a risposta in Commissione Nicco n. 5-05595 del 25 ottobre 2011;
interpellanza urgente Moffa n. 2-01251 del 27 ottobre 2011;
interrogazione a risposta scritta Di Pietro n. 4-13764 del 2 novembre 2011.