XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 3 novembre 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:

La XI Commissione,
premesso che:
con l'emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 30 luglio 2010, n. 2, sono state introdotte talune misure di contenimento delle spese in relazione all'organizzazione del comparto dell'intelligence, per quanto concerne il personale appartenente al sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica;
in particolare, è stato previsto, nel triennio 2011-2013, il collocamento a riposo d'ufficio del personale appartenente al ruolo unico in possesso di un'età anagrafica non inferiore a 57 anni e di un'anzianità contributiva non inferiore a 40 anni (in presenza di un'anzianità di servizio presso gli organismi di informazione e sicurezza di almeno 20 anni);
in sostanza, il provvedimento predetto ha incentivato l'uscita dal lavoro del personale interessato, in termini sensibilmente anticipati rispetto alle scadenza ordinarie fissate dalla legislazione vigente;
al contempo, il Governo - con le misure previste a seguito delle manovre finanziarie dell'estate del 2010 e del 2011 - ha determinato un assetto normativo in materia di pensionamento di vecchiaia ordinaria e di pensionamento anticipato (con i relativi riferimenti all'adeguamento del sistema previdenziale alle aspettative di vita), che - come recita anche la nota di aggiornamento del DEF 2011 - comporterà «una significativa riduzione dell'incidenza della spesa pensionistica in rapporto al Pil che raggiunge in media 1,4 punti percentuali annui nell'intero periodo 2015-2040»;
sovrapponendo alla normativa precedente gli interventi adottati con il decreto-legge n. 98 del 2011, si registra un effetto di contenimento aggiuntivo dell'incidenza della spesa pensionistica rispetto al Pil crescente dal 2012, che raggiunge 0,6 punti percentuali di Pil attorno al 2030, mentre nei successivi quindici anni il risparmio si attesta attorno a un valore di circa 0,3 punti percentuali, per poi sostanzialmente annullarsi negli anni finali: l'effetto cumulato di contenimento, dunque, è pari a circa 12 punti percentuali di Pil al 2050;
a fronte di tali dati di risparmio, pertanto, risulterebbe in totale «contro-tendenza» insistere sulla strada del pensionamento anticipato del personale appartenente al sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica;
le disposizioni in materia previdenziale di cui all'articolo 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 2 del 2010, infatti, fissando a 57 anni l'età per l'allontanamento dal servizio di detto personale, rappresentano un limite minimo assolutamente incompatibile con la carriera svolta dai dipendenti dei relativi organismi;
tale dato, peraltro, rischia anche di produrre un sostanziale svuotamento di personale specializzato nei servizi di informazione e sicurezza,


impegna il Governo


a sospendere l'efficacia delle disposizioni in materia previdenziale di cui all'articolo 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 2 del 2010, anche nella prospettiva di un significativo innalzamento dell'età anagrafica richiesta per l'uscita dal servizio del personale di cui in premessa.
(7-00723)
«Antonino Foti, Vincenzo Antonio Fontana, Moffa».

TESTO AGGIORNATO AL 24 FEBBRAIO 2012

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:

STRIZZOLO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in questi giorni si stanno svolgendo in tutta Italia manifestazioni e celebrazioni civili, militari e religiose per ricordare e onorare i caduti di tutte le guerre e, in particolare, il sacrificio di tutti coloro che donarono la loro vita per la costruzione della patria italiana nella libertà e nella democrazia;
le celebrazioni si effettuano, inoltre, per festeggiare il 150o Anniversario dell'Unità d'Italia, anche se, alcune parti del territorio nazionale - in termini specifici Trento e Trieste - vennero unite all'Italia solo alla conclusione vittoriosa del primo conflitto mondiale, il 4 novembre 1918;
nella regione Friuli Venezia Giulia, terra di confine lacerata nei secoli da guerre, devastazioni e invasioni, a perenne ricordo del sacrificio di tanti militari e civili, sono stati eretti durante il secolo scorso, il sacrario di Redipuglia, luogo in cui ogni anno il 4 novembre 2011 si tengono solenni celebrazioni nazionali, il sacrario di Oslavia, ambedue in provincia di Gorizia e il tempio ossario di Cargnacco, in provincia di Udine, che accolgono i resti e la memoria di migliaia e migliaia di caduti e dispersi delle varie guerre, tra cui quelli della tragica campagna di Russia del periodo 1941-1942;
da tempo vengono segnalate, dalle varie autorità locali, le condizioni di degrado in cui versano parti rilevanti dei tre sopra richiamati Sacrari;
nonostante i molti solleciti, ultimi quelli del sindaco di Pozzuolo del Friuli, Nicola Turello (per il tempio ossario di Cargnacco) e dei sindaco e del presidente della provincia di Gorizia, rispettivamente Ettore Romoli e Enrico Gherghetta, nessun intervento concreto è stato realizzato per rendere più dignitosi e accoglienti quei sacri luoghi della memoria -:
se il Governo si a conoscenza di quanto sopra descritto;
quali concrete iniziative si intendano attivare per realizzare adeguati e tempestivi interventi conservativi e migliorativi e per la messa in sicurezza dei Sacrari di Redipuglia, Oslavia e Cargnacco.
(4-13786)

TOTO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i rapporti con il Parlamento, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante aveva presentato in data 21 ottobre 2010 l'atto di sindacato ispettivo n. 4-09135, col quale, nell'inottemperanza, inaccettabile e non condivisibile nella forma e nella sostanza, da parte della regione Abruzzo, di una sentenza del TAR regionale, del 13 gennaio 2010, n. 63, in tema di accesso agli atti amministrativi, nel caso di specie, in materia sanitaria, regolato dalla legge 7 agosto 1990, n. 241, chiedeva al Governo, essendo trascorsi oltre nove mesi dalla pronuncia giurisdizionale, se non ritenesse di dover impartire precise disposizioni all'ufficio del commissario ad acta per il rientro dai disavanzi sanitari della regione Abruzzo per ottemperare, giustappunto a detta sentenza;
all'esito dell'interrogazione menzionata, riscontrata dal Governo nella risposta in data 20 ottobre 2011, emerge, inequivoca, l'inerzia del Governo medesimo rispetto alla sollecitazione rappresentata dall'atto di sindacato ispettivo menzionato;
in effetti, nella risposta del Ministro della salute delegato, vengono riferite circostanze e notizie, compresa quella dell'avvenuta ottemperanza alla sentenza summenzionata, tutte assunte da altri soggetti

istituzionali le cui informazioni, de relato, sono state fornite all'interrogante tal quali, prive di ogni ulteriore riscontro intorno alle tematiche sollevate con l'interrogazione, in particolare relative alla compatibilità dell'operato dell'ufficio del commissario ad acta in questione con il «buon andamento e l'imparzialità dell'amministrazione» vulnerata inammissibilmente, ad avviso dell'interrogante, dall'arroganza amministrativa appalesatasi nella condotta, da un lato, inottemperante e, dall'altro lato, omissiva, rispetto alla possibile decisione di un'impugnazione che avrebbe avuto, almeno, il pregio della coerenza e dell'attenzione ai diritti di chi li avrebbe dovuti poter esercitare senza immotivate, temerarie e dannose pratiche interdittive e rispetto all'interesse della pubblica amministrazione, ma anche del Paese in generale, a non sopportare costi impropri e ingiustificati a causa dell'irresponsabile arbitrio di colui o di coloro a cui spettava di decidere l'accoglimento della richiesta instata nell'ormai lontano mese di settembre 2009;
ma, soprattutto, il Ministro assertivamente resosi mero latore, come evidenziato, delle informazioni recate nel documento n. LEG/F.1.a.b.2/3687, a sua firma, ha, nella sostanza, omesso di rispondere nel merito dell'interrogazione, o, più correttamente, di fornire una risposta diretta all'interrogativo tendente ad appurare se il Governo non ritenesse di dover dettare istruzioni al commissario ad acta, dal Governo medesimo nominato, per porre fine al lungo periodo di impenetrabile indifferenza alle ragioni del diritto e di perniciosa violazione della legalità sostanziale che, per la pubblica amministrazione, imporrebbe condotte decisamente più solerti, maggiormente scrupolose e più adeguate al ruolo di servizio alla collettività che essa dovrebbe esercitare. In sostanza, non si rintraccia, nella risposta governativa all'interrogazione n. 4-09135, alcun nesso logico e neppure estetico tra il contenuto specifico dell'interrogativo formulato nell'atto di sindacato ispettivo (e delle sue argomentate premesse), e le inconcludenti notizie fornite, estranee alle ragioni di quell'atto di sindacato, come si evince di tutta evidenza. D'altra parte, inconferente è, pure, da ritenere la specificazione del legittimato passivo all'accesso agli atti amministrativi che appare una non richiesta e alquanto sorprendente digressione accademica, ad avviso dell'interrogante, affatto sconveniente;
la censura espressa nell'atto di sindacato ispettivo in parola, relativa all'intollerabile ostinazione degli uffici della pubblica amministrazione investiti al rifiuto illegittimo se non anche assistito dalla commissione di reati, in ipotesi quelli, previsti e puniti dall'articolo 328 del codice penale, in materia di omissione di atti d'ufficio, è riproponibile tal quale intorno alla risposta del Ministro delegato alla interrogazione parlamentare di cui si tratta. Nella medesima, infatti, è sgradevolmente manifesta la medesima ostinazione nel licenziare la risposta con un ritardo irragionevole, di ben un anno circa ma, d'altronde, perfettamente analogo, per casuale quanto significativa coincidenza, a quello, al fine interrotto dalla giustizia amministrativa, accumulato con inaccettabile disinvoltura dall'amministrazione regionale abruzzese, nel caso oggetto di sindacato ispettivo;
non può, poi, sottacersi, l'ulteriore omissione operata in sede di risposta all'interrogazione in argomento, tacendo la circostanza che la consegna a chi di spettanza, ingiunta dal TAR Abruzzo, della documentazione richiesta è avvenuta dopo ben dieci mesi dalla pronuncia giurisdizionale;
dagli elementi emergenti, si ricava il fondato convincimento della diffusa inconsapevolezza del gravissimo vulnus al prestigio e all'autorevolezza della pubblica amministrazione recato da vicende siffatte e, tuttavia, alimentato dall'inesistente e misconosciuta azione che il vertice dello Stato potrebbe implementare per prevenire o riorientare un modus operandi dissacratore rispetto agli obblighi etici e morali, prim'ancora che giuridici, ai quali primi dovrebbe, invece, conformarsi senza

indugi, e pregno di ricadute negative, anche di natura erariale evocate, peraltro, nella previsione dell'articolo 2-bis della legge 7 agosto 1990, n. 241, rubricato: «Conseguenze per il ritardo dell'amministrazione nella conclusione del procedimento» che recita: «1. Le pubbliche amministrazioni e i soggetti di cui all'articolo 1, comma 1-ter, sono tenuti al risarcimento del danno ingiusto cagionato in conseguenza dell'inosservanza dolosa o colposa del termine di conclusione del procedimento». Precisamente una delle ragioni che avevano sospinto l'interrogante alla presentazione dell'atto di sindacato ispettivo n. 4-09135, inteso quale sollecitazione al Governo ad agire adeguatamente al fine di «prevenire ulteriori censure, di qualsivoglia natura, e ogni altro eventuale pregiudizio, economico, finanziario, organizzativo (...)»;
è indispensabile soggiungere che l'istituto di sindacato ispettivo, il cui rilievo è plasticamente evidenziato dall'articolata disciplina ad esso riservata dai regolamenti parlamentari, non dovrebbe soggiacere alle inerzie governative, a causa delle quali si determina ad avviso dell'interrogante una coartazione di fondamentali prerogative esercitate in presenza del popolo sovrano;
inoltre, la condotta della pubblica amministrazione adita, nel caso di specie l'amministrazione regionale dell'Abruzzo, oltre all'eventuale ingiusto danno soggettivamente cagionato a chi, avendone interesse, si è visto costretto a ricorrere in sede giurisdizionale per il riconoscimento di un diritto ingiustamente negletto, ne ha cagionato collettivamente di ulteriori, per aver generato costi sociali, purtroppo non rilevati da alcun sistema né dal alcun processo di audit. Di questi ultimi aspetti, peraltro, appare utile e opportuno che si occupasse il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, valutando la dissipazione del denaro pubblico in dipendenza di contenziosi amministrativi, analoghi a quello considerato in rassegna, provocati da discutibile e, comunque, non motivata condotta. Il dipartimento della funzione pubblica, potrebbe ragguagliare il Governo e la stessa opinione pubblica circa l'entità di quei costi e formulare proposte anche al Parlamento al fine di approvare eventuali provvedimenti legislativi atti ad automaticamente onerarne, per intero, in una con la condanna di un'amministrazione pubblica ad ottemperare, i soggetti rei di tali danni economici e, con una misura di natura non più risarcitoria bensì retributiva, gravando con un onere di pari entità, il bilancio dell'amministrazione pubblica a cui sia ascrivibile l'illegittima condotta amministrativa, vincolando i proventi della sanzione, per l'intero, alla copertura finanziaria dell'abbattimento, contestuale e correlato, di ogni tipologia di onere o diritto gravante sull'utenza privata e riscosso da quella stessa amministrazione pubblica, esemplificativamente, nel caso in argomento, ticket sanitari. Ciò con la finalità di responsabilizzare la pubblica amministrazione e di costringerla ad assumere incondizionatamente le conseguenze del proprio operato e dei propri atti, affievolendo, dunque, e, in prospettiva, eliminando, lo squilibrato rapporto consolidatosi tra la pubblica amministrazione e la sua utenza e, in generale, i suoi interlocutori -:
se il Governo sia consapevole della propria condotta ad avviso dell'interrogante sostanzialmente omissiva rispetto all'esercizio corretto di taluni istituiti del sindacato ispettivo, particolarmente delle interrogazioni a risposta scritta, e quali iniziative intenda adottare per porre rimedio a detta prassi comportamentale, al fine di maggiormente aderire alla ratio e al contenuto regolamentare dell'istituto medesimo di sindacato ispettivo;
se il Governo, non intenda assumere un'iniziativa esclusiva che, muovendo da un'indagine doviziosa sul fenomeno delle disfunzioni della pubblica amministrazione, individui, in modo reciso, idonei strumenti di immediata efficacia riparatrice ed emendativa, ossia da una parte attiva e risarcitoria nei confronti di qualunque soggetto subornato, e dall'altra preventiva e repressiva rispetto ai comportamenti

posti in essere da funzionari e da soggetti istituzionali che rappresentano la pubblica amministrazione medesima nei relativi procedimenti attivati.
(4-13792)

MONTAGNOLI e REGUZZONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
organi di stampa locale (Arena di Verona del 26 ottobre 2011) riportano la notizia secondo la quale l'Amt e il comune di Verona abbiano formalizzato l'aggiudicazione della gara per la realizzazione del filobus nella città di Verona al consorzio cooperative costruzioni di Bologna;
l'assegnazione è stata resa possibile anche grazie ad un parere legale che ha confermato come l'assegnazione stessa sia possibile nonostante risulti ancora mancante il Pef, il piano economico finanziario, e come il CIPE non abbia, ad oggi, ancora stanziato la somma preventivamente assegnata;
il CIPE, già nel 2009, aveva stanziato e formalizzato il finanziamento del 60 per cento dell'opera, per un ammontare di circa 86 milioni di euro, senza però mai dare seguito, ad oggi, alla necessaria delibera per lo stanziamento della quota pattuita;
l'opera rappresenta uno snodo fondamentale per la città e la cittadinanza di Verona, e in ragione anche dei tempi di realizzo della opera stessa, stimati nell'ordine dei tre anni, è stato evidenziato da più parti come sia ora di assoluta priorità dare seguito allo sblocco dei fondi in modo da avere quanto prima la necessaria copertura finanziaria -:
quali orientamenti intenda esprimere il Governo in merito alla vicenda sopra descritta e quali iniziative nell'ambito delle proprie competenze, intenda adottare per poter permettere una rapida soluzione della questione.
(4-13795)

...

AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

MIGLIORI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in questi giorni il regime castrista ha nuovamente arrestato il leader dei dissidenti cubani, Guillermo Farinas;
le accuse, come al solito, sono incomprensibili quanto odiose perché l'arresto è avvenuto mentre Farinas varcava le soglie dell'ospedale di Santa Clara nel quale è ricoverato il dissidente Rivera, da tempo in sciopero della fame -:
quale iniziativa si intenda assumere tramite l'ambasciata italiana a L'Avana o tramite l'Unione europea per denunciare con forza presso il Governo cubano lo sdegno della democrazia europea per il nuovo arresto di Farinas e nel contempo per chiedere il suo immediato rilascio;
quali iniziative siano in corso al fine di risolvere la situazione di grave precarietà in cui si trova un nutrito gruppo di dissidenti cubani in attesa dell'ottenimento dello status di asilo politico e che, a tal fine, stanno aspettando attendati di fronte al Ministero degli affari esteri di Madrid.
(4-13791)

GOZI, ALBONETTI, CASTAGNETTI, FARINONE, GARAVINI, LOSACCO, LUCÀ, LUONGO, MERLONI, POMPILI, SORO, TOCCI e ZAMPA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la Commissione europea ha presentato il 29 giugno 2011, un pacchetto di proposte legislative sul quadro finanziario pluriennale dell'Unione europea (QFP) e sul sistema di risorse proprie 2014-2020;
la Commissione propone, in particolare, una dotazione complessiva per il bilancio dell'Unione europea nel periodo considerato pari a 1,025 miliardi di euro in termini di impegno (1,05 per cento del reddito nazionale lordo dell'Unione europea)

e 972.2 miliardi (1 per cento del reddito nazionale lordo dell'Unione europea) in termini di pagamento; tale dotazione pur costituendo un aumento del 5 per cento in valori nominali assoluti rispetto al quadro finanziario 2013, presenta, tuttavia, una diminuzione se riferita in termini percentuali al reddito nazionale lordo dell'Unione europea aggiornato ad oggi;
l'ammontare complessivo del bilanci dell'Unione europea, con il previsto aumento del 5 per cento rispetto alle prospettive finanziarie 2007-2013 in valori nominali, risulta coerente con le richieste formulate dal Parlamento europeo nella risoluzione approvata l'8 giugno 2011, che ha indicato tale soglia minima di incremento quale condizione di sostenibilità e realizzabilità di tutti gli obiettivi concordati e le priorità politiche della Strategia dell'Unione europea 2020 (per l'incremento della spesa per la ricerca e l'innovazione già approvato, dall'attuale 1,9 per cento al 3 per cento del prodotto interno lordo, per gli investimenti e le infrastrutture, per la politica estera e l'allargamento);
nell'ambito di tale dotazione complessiva si registrerebbe, tuttavia, una riduzione dello stanziamento proposto per la coesione economica, sociale e territoriale che, al netto dei 40 miliardi di euro riservati al nuovo meccanismo per collegare l'Europa (Connecting Europe Facility), ammonterebbe a 336 miliardi di euro, a fronte dei 348,4 miliardi dell'attuale programmazione;
una diminuzione ancora più significativa riguarderebbe gli stanziamenti per le regioni dell'obiettivo convergenza, pari a 162,5 miliardi di euro, il 20 per cento in meno rispetto agli stanziamenti attuali;
anche la dotazione finanziaria per la politica agricola comune (PAC) registrerebbe una netta riduzione, rispetto al periodo 2007-2013. In particolare, le risorse destinate ai pagamenti diretti o connesse al mercato scenderebbero da 322 a 281 miliardi di euro e quelle per lo sviluppo rurale da 96 a 89,9 miliardi;
gli interventi riconducibili alla Strategia 2020 ammonterebbero complessivamente a circa 114 miliardi di euro (a fronte degli 89,3 dell'attuale periodo di programmazione) che salirebbero a 154 miliardi, ove si consideri anche lo stanziamento per il nuovo fondo Connecting Europe Facility per le infrastrutture di collegamento trans-europee;
rileva, nell'ambito del negoziato sul nuovo quadro finanziario pluriennale, la recente lettera congiunta al Presidente della Commissione europea, dei primi ministri di Regno Unito, Germania, Francia, Paesi bassi e Finlandia, nell'ottobre 2010, con la quale essi hanno chiesto di mantenere il bilancio dell'Unione europea entro i limiti dei massimali previsti per n periodo 2007-2013 o di ridurlo di circa 100 miliardi di euro;
a margine del Consiglio affari generali del 12 settembre 2011, si è svolta una riunione delle delegazioni degli Stati membri «contribuenti netti», alla quale hanno partecipato delegazioni di 9 Stati (Austria, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Regno Unito e Svezia), al termine della quale è stata ribadita la richiesta sia di ridurre il livello complessivo degli stanziamenti del bilancio dell'Unione europea, sia di eliminare le previsioni di spesa extra bilancio e collocate fuori dal quadro finanziario (analogamente a quanto propone la Commissione per i grandi progetti ITER e GMES);
il Governo sembra, pertanto, aver aderito in maniera improvvida, alla linea rigorista, che si oppone ad un adeguato aumento del bilancio comunitario, mentre, nel documento di posizione sul futuro quadro finanziario presentato il 2 maggio 2011 e nelle dichiarazioni dei Ministri competenti per le politiche regionali e per quelle agricole, si richiede di mantenere invariate le risorse destinate all'Italia nell'ambito della coesione e della politica agricola comune;

non risulta chiaro come, nell'ambito del negoziato sul prossimo quadro finanziario, la sostenibilità contemporanea di tali obiettivi (riduzione delle risorse complessive del bilancio dell'Unione europea e richiesta di invarianza delle voci di spesa in favore delle politiche di coesione e della politica agricola comune) possa essere conciliabile sia sul piano economico che su quello politico. Il nostro Paese, stretto tra vecchi Stati membri rigoristi e nuovi Stati, nostri concorrenti, con aspettative ed ambizioni troppo elevate, rischia di rimanere schiacciato e fortemente isolato, anche per la mancanza di chiarezza, di coerenza e, dunque, di autorevolezza nelle sedi europee -:
quale posizione intenda sostenere l'Italia nell'ambito del negoziato apertosi sul nuovo quadro finanziario dell'Unione europea 2014-2020 e con quali alleati intenda realizzarla per dare maggiore forza all'azione del nostro Paese sulle partite strategiche dell'Italia in Europa;
se non ritenga di dover esplicitare se intenda sostenere il relativo pacchetto di proposte legislative della Commissione europea o se intenda allinearsi con le posizioni degli Stati membri cosiddetti rigoristi che si oppongono ad un adeguato aumento del bilancio dell'Unione europea.
(4-13793)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in data 11 dicembre 2009 sul sito del Ministero dell'ambiente della tutela del territorio e del mare è stato pubblicato un quadro riepilogativo dello stato di avanzamento delle procedure approvative dei piani di parco dal quale emerge che:
per quanto concerne il Parco nazionale dell'Alta Murgia istituito con decreto del Presidente della Repubblica 5 marzo 2004, è stata redatta una bozza orientativa del piano;
per quanto concerne il Parco nazionale del Pollino istituito con decreto del Presidente della Repubblica 15 novembre 1993, è stata approvata con delibera del consiglio direttivo n. 46 del 18 giugno 2009 una bozza definitiva del piano ma non è ancora stato espresso il parere della comunità del parco;
per quanto concerne il Parco nazionale del Gargano istituito con decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 1995, si è in attesa del parere della cosiddetta comunità del parco sulla bozza definitiva del piano;
per quanto concerne il Parco nazionale dell'Arcipelago della Maddalena istituito con la legge 10 del 4 gennaio 1994, è stato affidato l'incarico per la redazione del piano nel mese di novembre del 2009;
per quanto concerne il Parco nazionale della Sila istituito con decreto del Presidente della Repubblica 14 novembre 2002, il piano non è stato ancora approvato da parte del consiglio direttivo;
per quanto concerne il Parco nazionale dell'Appennino Lucano-Val d'Agri-Lagonegrese istituito con decreto del Presidente della Repubblica 8 dicembre 2007, la procedura non è stata ancora avviata;
per quanto concerne il Parco nazionale del Gran Paradiso, il piano è stato approvato con delibera del consiglio direttivo n. 13 del 10 dicembre 2009, ma risulta inoltrato alla regione;
per quanto concerne il Parco nazionale dell'Abruzzo Lazio e Molise, non è stato ancora espresso il parere della comunità del parco sul piano;

per quanto concerne il Parco nazionale del Circeo, il preliminare del piano è all'esame della comunità del parco;
per quanto concerne il Parco nazionale della Val Grande - istituito con decreto del Presidente della Repubblica 23 novembre 1994 - il piano approvato dal consiglio direttivo del Parco e adottato dalla regione Piemonte nel 1999, non è stato ancora approvato dalla stessa regione Piemonte e dunque non risulta essere in vigore;
per quanto concerne il Parco nazionale dell'Asinara - istituito con decreto del Presidente della Repubblica 3 ottobre 2003 - il Piano approvato dal consiglio direttivo del parco il 28 ottobre 2005 non è stato ancora approvato dalla regione Sardegna e dunque non risulta essere in vigore;
per quanto concerne il Parco nazionale dei Monti Sibillini - istituito con decreto del Presidente della Repubblica 6 agosto 1993 - il piano approvato dal consiglio direttivo del parco il 18 novembre 2002 non è stato ancora approvato dalla regione Marche, essendo attualmente in corso l'istruttoria per la valutazione delle 1237 osservazioni presentate, e dunque non risulta essere in vigore;
per quanto concerne il Parco nazionale del Gran Sasso Monti della Laga - istituito con decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 1995 - il piano approvato dal consiglio direttivo del parco il 21 dicembre 1999 e trasmesso alle regioni Abruzzo, Lazio e Marche in data 10 marzo 2000 non è stato ancora approvato definitivamente, essendo attualmente in corso l'istruttoria per la valutazione delle 250 osservazioni presentate, e dunque non risulta essere in vigore;
per quanto concerne il Parco nazionale delle Cinque Terre - istituito con decreto del Presidente della Repubblica 6 ottobre 1999 - il piano adottato dalla regione Liguria il 24 maggio 2002 non è stato approvato definitivamente dalla stessa regione, essendo in corso una procedura volta all'acquisizione di una pre-intesa tra l'ente parco e i comuni, e dunque non risulta essere in vigore;
per quanto concerne il Parco nazionale del Vesuvio - istituito con decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 1995 - il piano approvato dal consiglio direttivo il 21 dicembre 2004 e trasmesso alla regione Campania il 4 giugno 2005 non è stato approvato definitivamente, essendo attualmente in corso di definizione le intese presso la regione Campania, e dunque non risulta essere in vigore;
la legge 6 dicembre 1991 n. 391 - come modificata dalla legge 9 dicembre 1998 n. 426 - prevede che qualora il piano non venga predisposto e approvato dal consiglio direttivo dell'ente parco entro 18 mesi dalla costituzione dei suoi organi, e non venga adottato dalla regione entro 90 giorni dalla sua trasmissione da parte dell'ente parco stesso, all'amministrazione inadempiente si sostituisce il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare che provvede con un commissario ad acta;
la legge 6 dicembre 1991 n. 391 - come modificata dalla legge 9 dicembre 1998 n. 426 - prevede che qualora il piano non venga approvato entro ventiquattro mesi dall'istituzione dell'ente parco, alla regione si sostituisce un comitato misto costituito da rappresentanti del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e da rappresentanti delle regioni e province autonome;
nel caso dei Parchi nazionali sopra richiamati i termini previsti dalla legge per l'approvazione da parte del consiglio direttivo dell'ente parco e per il successivo inoltro alla regione, come pure quelli per l'approvazione definitiva dei piani approvati e trasmessi dagli enti parco, da parte delle regioni competenti, sono ampiamente trascorsi;
nella nota prot. 2009-26719 dell'11 dicembre 2009, in risposta a un atto di significazione e diffida avente come oggetto proprio il mancato esercizio da parte

del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare dei poteri sostitutivi previsti dalla legge quadro, il direttore generale per la protezione della natura, Aldo Cosentino, ha precisato, alla luce di un parere reso dal Consiglio di Stato in seguito alla modifica del Titolo V della Costituzione, che per quanto concerne la fase conclusiva del procedimento di approvazione del piano del parco affidata alle regioni interessate «nessun intervento ulteriore, al di là del compito - meramente strumentale e esecutivo - della trasmissione del piano e dei relativi allegati ai comuni, alle comunità montane e alle regioni, può ritenersi consentito al commissario ad acta» in caso di inerzia regionale;
nella stessa nota del direttore Cosentino si legge che «la corretta interpretazione dei poteri sostitutivi in questione ha rilevanza - e significato - meramente endoprocedimentale in quanto volta a superare, nel quadro del complesso procedimento alla conclusiva approvazione del piano fasi di stallo o di impasse suscettibili di determinare un arresto del procedimento stesso» e dunque si esclude che «l'eccezionale provvedimento sostitutivo di che trattasi da parte del Ministero sia attributario di una valenza para-sanzionatorio rispetto a eventuali elementi inerziali riconducibili, nella materia, alle attribuzioni regionali»;
in base alla lettura del quadro normativo sopra richiamata - proposta dal direttore generale Cosentino sulla base di un parere del Consiglio di Stato, reso in merito alla sussistenza o meno dei poteri sostitutivi del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in seguito all'approvazione del nuovo titolo V - quest'ultimo non dispone di strumenti per impedire che le regioni, una volta adottato e trasmesso il piano del parco, impieghino anni per giungere alla sua approvazione definitiva;
la pianificazione delle aree comprese nei parchi nazionali - fermi restando il riformato titolo V della Costituzione e i nuovi poteri locali e regionali - risponde essenzialmente all'esigenza di tutelare l'interesse nazionale alla tutela dell'ambiente e dell'ecosistema -:
se, in vista dell'imminente ventesimo anniversario dell'approvazione della legge 394 del 1991 - che ricorre il 6 dicembre prossimo - intenda rivedere il quadro riepilogativo dello stato di avanzamento delle procedure approvative dei piani del parco, pubblicato sul sito del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare che risulta aggiornato al febbraio del 2010;
se intenda procedere e in che modo nei confronti degli enti che non hanno ancora approvato e inoltrato alle regioni competenti il piano del parco;
se intenda continuare a escludere la possibilità di attivare la procedura prevista dalla legge quadro in tutti i casi in cui il piano del parco non risulti approvato dalle regioni a distanza di 24 mesi all'istituzione dello stesso ente parco;
se ritenga che i margini operativi che il Ministero allo stato attuale ha nei confronti degli enti regionali per quel che concerne la pianificazione dei parchi nazionali siano idonei ad assicurare, a beneficio dell'intera collettività nazionale, la tutela dell'ambiente e dell'ecosistema che sono materie di competenza esclusiva dello Stato.
(5-05653)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MARCO CARRA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la direttrice dell'Archivio di Stato di Mantova dottoressa Ferrari ha dichiarato sulla Gazzetta di Mantova del 25 settembre 2011, che «chiuderemo l'esercizio finanziario del 2011 con una situazione debitoria di circa 60.000 euro. Se non riusciremo

a ripianare il debito, per la prima volta saremo costretti a prendere misure drastiche, per esempio ridurre o spegnere gli impianti nei depositi, senza riuscire a garantire, di conseguenza, la corretta conservazione del prezioso patrimonio documentario che si snoda su circa 25 km di scaffalature»;
alla luce delle dichiarazioni sopra esposte, si intuisce l'assai probabile riduzione del teleriscaldamento e dell'utilizzo della luce, vista la morosità dell'Archivio di Stato con le società erogatrici di quei servizi;
ad oggi, le condizioni climatiche all'interno dell'Archivio sono ottimali, per la conservazione del patrimonio: 18-24 gradi la temperatura, 55-65 per cento l'umidità;
se le preoccupazioni della direttrice dell'Archivio di Stato di Mantova dovessero trasformarsi in fatti concreti, si rischierebbe la dispersione di un ingente patrimonio storico-artistico-culturale;
un Paese che ha a cuore la propria storia ed il patrimonio ad essa collegata non può tollerare una simile situazione -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di questa situazione e quali concrete iniziative intenda assumere per garantire il corretto funzionamento dell'Archivio di Stato di Mantova, a partire dalla ottimale conservazione del patrimonio documentario in esso presente.
(5-05657)

PICIERNO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la Reggia di Caserta, unitamente all'annesso parco, all'acquedotto carolino e al complesso monumentale del belvedere di San Leucio, è riconosciuto dall'UNESCO come «patrimonio dell'umanità», un riconoscimento riservato a 47 siti di importanza storica, culturale e paesaggistica in Italia;
questo sito, con oltre 600.000 visitatori nel 2010, continua nonostante la crisi economica e le ripetute emergenze rifiuti nella regione Campania, a registrare aumenti delle presenze turistiche nazionali ed internazionali;
i dati positivi sul turismo presso la Reggia rappresentano un immenso patrimonio non soltanto per la cultura, ma per l'indotto economico che esso genera in un territorio, quello di Caserta, che sta patendo la crisi economica e che vede aumentare il numero di aziende e di esercizi commerciali costretti a chiudere;
come avviene in molti luoghi d'Italia, una valorizzazione adeguata del patrimonio artistico e culturale rappresenta una scelta strategica cruciale per il rilancio di intere aree del Paese e per lo sviluppo del terzo settore, con ricadute positive per l'intera comunità, non soltanto per gli operatori e i dipendenti del settore culturale;
martedì 1o novembre 2011, alcune testate giornalistiche hanno riportato la notizia, documentata e supportata da materiale fotografico e audiovisivo, che numerosi turisti sono arrivati sul posto per visitare la Reggia, anche approfittando della giornata di festività nazionale di Ognissanti, trovando però i cancelli sbarrati;
nessuna informazione era posta all'ingresso della Reggia e soltanto l'affissione di un cartello scritto a mano da uno dei turisti ha permesso ad altri di sapere che non sarebbe stato possibile accedere al complesso vanvitelliano per una visita in nessun momento della giornata;
in seguito alle polemiche e alle proteste, la Soprintendenza, attraverso una dichiarazione a mezzo stampa dell'Architetto Paola Raffaella David, ha replicato affermando che, essendo martedì il giorno di chiusura settimanale, come indicato in diverse lingue sul sito web ufficiale www.reggiadicaserta.beniculturali.it, i turisti avrebbero dovuto informarsi meglio;
la soprintendente ha affermato, inoltre, di non poter aprire la Reggia in un giorno di festività nazionale perché non

sarebbero stati assegnati i fondi necessari a pagare gli straordinari al personale. I dipendenti, sempre secondo la soprintendenza, sarebbero stati disponibili a effettuare uno straordinario, soprattutto in questo momento di ristrettezze economiche. Ha inoltre specificato che i fondi per il personale non provengono dalla stessa voce di bilancio relativa al fatturato degli ingressi, negando dunque un collegamento tra la chiusura della reggia e i mancati introiti derivati da questa scelta;
questa situazione, aldilà delle responsabilità e delle cause, ha indubbiamente causato un danno di immagine per la Reggia di Caserta e per il turismo nazionale, nonché la perdita di introiti economici importanti -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti riportati e possa confermare che la chiusura della Reggia di Caserta il 1o novembre 2011 sia dipesa dalla mancata erogazione di fondi da parte dello stesso Ministero destinato al pagamento degli straordinari del personale dipendente;
cosa il Ministro intenda fare affinché i siti turistici più importanti del Paese, e fra questi la Reggia di Caserta, siano messi in condizione, attraverso finanziamenti adeguati, di svolgere il proprio ruolo di promozione turistica e culturale, con beneficio per l'intero territorio, come scelta strategica in tempo di crisi economica.
(5-05659)

...

DIFESA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
il 18 aprile del 2001 fu sottoscritto un protocollo d'intesa presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, impegnativo per diversi Ministeri ed enti territoriali e in particolare per il comune di Pisa, che aveva per oggetto la «Realizzazione del Museo della Navigazione e connessa riorganizzazione demaniale e riqualificazione urbana», e nel quale, tra i diversi interventi ipotizzati (alcuni dei quali sono già stati realizzati come la nuova sede della Guardia di finanza) era prevista una operazione di recupero e di valorizzazione di tre strutture militari in cambio della costruzione di una nuova caserma per il battaglione logistico, attualmente collocato su due delle tre strutture in questione, in un'area idoneamente individuata. Questa operazione muoveva dalla necessità di liberare l'area della caserma Bechi Luserna dalle attività militari per destinarla ad una funzione logistica e ricettiva per il turismo in prossimità del nascente museo statale sulla Navigazione (o meglio a seguito dello straordinario ritrovamento di circa venti navi di epoca romana, ricche di reperti, avvenuto a Pisa nel 1998), ed era proprio a partire da questo riconosciuto interesse pubblico che ci si proponeva una complessa operazione di ristrutturazione, di valorizzazione e di sviluppo del patrimonio immobiliare che è nella disponibilità del Ministero della difesa. L'obiettivo era quello di dotare l'Esercito di una nuova struttura, moderna e corrispondente con il nuovo modello di difesa, attraverso la dismissione e la trasformazione con investimenti privati delle tre caserme citate, di cui una dismessa da tempo. Il risultato atteso era quello di un notevole beneficio sia per lo Stato, che realizzava una nuova caserma a costo zero e valorizzava la scelta museale insieme al recupero di una importante struttura di proprietà demaniale come il complesso degli Arsenali medicei, destinati a quella funzione sia per il territorio che senza grandi oneri d'investimento poteva contare sul recupero di spazi utili per la riqualificazione dei flussi turistici attraverso una operazione di sostanziale permuta alla pari;
a seguito di quella intesa il comune ha investito risorse, anche sulla base di impegni concordati con il Ministero della difesa, negli studi di fattibilità di tale operazione ed ha, contemporaneamente,

portato avanti i processi urbanistici necessari, e nel 2007 si è arrivati alla sottoscrizione di un accordo di programma tra il comune di Pisa, il Ministero della difesa e l'Agenzia del demanio;
tuttavia risulta che, di fronte al problema di trovare un sostenibile equilibrio tra la valutazione dei beni immobili soggetti a trasformazione e l'investimento necessario alla realizzazione della nuova caserma (progettata dal Geniodife non solo in un'ottica di funzioni equivalenti, come sosteneva l'intesa iniziale, ma dimensionata anche per future esigenze logistiche), l'accordo sembra arenarsi senza un chiaro e corretto confronto con il comune, che lamenta una dilatazione dei tempi e una presa d'atto, burocratica e rinunciataria, delle difficoltà da parte del Ministero della difesa e dell'Agenzia del demanio, vanificando così una oggettiva valorizzazione del patrimonio pubblico, oltre che l'attivazione di rilevanti investimenti privati, fatto che farebbe certamente male alla nostra economia -:
se corrisponda al vero che da parte del Ministero della difesa si stanno ipotizzando investimenti nella caserma Bechi Luserna volti alla realizzazione di nuovi edifici, compromettendo in questo modo la possibilità di una diversa destinazione e impegnando peraltro risorse aggiuntive sul bilancio, della difesa;
se non ritenga opportuno, alla luce del rischio di vanificare una operazione vantaggiosa per i beni pubblici, intervenire rapidamente per riattivare un confronto costruttivo fra tutti i soggetti interessati e firmatari dell'accordo di programma.
(2-01256)
«Fontanelli, Ventura, Gatti, Realacci».

Interrogazioni a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
sul sito del Ministero della difesa in data 20 ottobre 2011 è stato pubblicato un comunicato dal titolo «Libia, la Marina Militare in supporto all'ENI» in cui si legge «Sabratha è una città della Libia nord-occidentale situata 70 chilometri a ovest di Tripoli, che dà il nome alla piattaforma che al largo delle coste libiche, alimenta il gasdotto Greenstream, 520 chilometri di condutture sottomarine, a una profondità massima di oltre 1000 metri, che permettono di trasportare il gas sino alle coste di Gela, in Sicilia. È proprio nella zona di Sabratha che dal 23 settembre scorso, nave San Marco, gli uomini del Comando Incursori e Subacquei della Marina e quelli del Reggimento San Marco sono stati impegnati nella riattivazione dei siti petroliferi e gassiferi, in supporto all'Ente Nazionale Idrocarburi (ENI). L'operazione ha visto l'impiego degli elicotteri della Marina AB212 ed EH101, che hanno svolto operazioni di ricognizione e di supporto, con i tiratori scelti del GOI (Gruppo Operativo Incursori) e degli uomini dei teams EOD (Explosive Ordinance Disposal - Artificieri) del GOS (Gruppo Operativo Subacquei), impegnati nella ricerca e nell'eventuale disinnesco di ordigni convenzionali o improvvisati. Al termine dell'operazione, le strutture sono state riconsegnate all'ENI e nave San Marco è rimasta in zona per fornire supporto aereo per il trasporto dei tecnici incaricati al riavvio delle piattaforme di Sabratha e Bouri che permetteranno, nel rispetto degli accordi stipulati con la Libia, l'approvvigionamento di gas per la nostra nazione» -:
se il Ministro intenda pubblicare i costi dell'operazione di cui in premessa e se l'ENI abbia contribuito alle spese e in quale misura.
(4-13777)

CALGARO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
con decreto del Ministro della difesa del 16 settembre 2003, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 17 ottobre 2003, n. 242, è stato stabilito l'«Elenco delle imperfezioni ed infermità che sono causa di non idoneità ai servizi di navigazione aerea e criteri da adottare per l'accertamento e la valutazione ai fini dell'idoneità»;

il suddetto decreto viene applicato al seguente personale dell'Aeronautica militare, nonché delle altre Forze armate, dei Corpi armati dello Stato e dei vigili del fuoco: a) piloti e navigatori; b) personale impiegato a bordo di aeromobili, in base alla normativa vigente, con mansioni diverse da quelle di pilota e navigatore; c) assistenti e controllori del traffico aereo, assistenti e controllori della difesa aerea limitatamente alle imperfezioni ed infermità afferenti la neurologia, la psichiatria, l'oftalmologia e l'otorinolaringoiatria;
all'articolo 21 del citato decreto, vengono elencate le imperfezioni in materia di oftalmologia. In particolare, la lettera g) del medesimo articolo, stabilisce che la chirurgia refrattiva, a determinate condizioni, è ammessa per il personale in servizio, ad esclusione di piloti e navigatori;
alla luce anche di specifici studi sulla materia, è concorde opinione che la chirurgia refrattiva con tecnica laser, nel consentire il totale recupero delle imperfezioni eventualmente presenti, non arreca nessun tipo di pregiudizio in termini di salute in generale e dell'apparato oculare in particolare, per il soggetto che se ne avvale. Tale tesi è ufficialmente avvalorata anche dalle posizioni assunte al riguardo dall'Ente spaziale americano (Nasa) e dalla Forza aerea degli Stati Uniti d'America (U.S Air Force);
lo stesso ente Nasa, infatti, nell'ambito delle severissime regole previste per la concessione dell'idoneità a soggetti che vengono chiamati a svolgere l'attività di astronauta, ammette al servizio, concedendo quindi l'idoneità, anche i soggetti che si siano sottoposti a chirurgia refrattiva con tecnica laser (Prk e Lasik);
anche la U.S Air Force ha ammesso la chirurgia refrattiva con tecnica laser (Prk) già dal 2001 e dal 2007 consente anche l'utilizzo della più recente tecnica Lasik, essendo state superate le restrizioni inizialmente applicate in funzione delle alte quote e delle particolari performance richieste per la navigazione aerea;
va tenuto conto della necessità di un adeguamento periodico dei parametri di idoneità, (così come avvenuto in precedenza con i provvedimenti del 1990, del 1994, del 1996, del 2000 e del 2003) -:
se il Ministro interrogato intenda predisporre idonee iniziative atte a consentire il necessario aggiornamento del suddetto decreto ministeriale 16 settembre 2003, affinché, in relazione all'intervenuta evoluzione delle esigenze operativo-funzionali e della scienza medica, sia ammessa la chirurgia refrattiva per mezzo di tecniche non incisionali (Prk) anche per i piloti e navigatori, posto che tale aggiornamento, consentirebbe di omologare i criteri selettivi di idoneità vigenti in Italia a quelli previsti nelle altre Nazioni, consentendo ai nostri militari, di rimanere al passo con le realtà internazionali con cui quotidianamente ormai si confrontano.
(4-13778)

ZACCHERA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi zone della Liguria ed Alta Toscana sono state colpite da una grave alluvione che ha portato anche ad alcune vittime e ad ingenti danni -:
quali strutture e reparti delle Forze armate siano stati o siano tuttora impegnati nelle iniziative di soccorso.
(4-13782)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano il Corriere della Sera del 2 novembre 2011 ha pubblicato un articolo dal titolo «Colf pagate più dei chirurghi per pulire le case dei generali - Aeronautica bando per 2,3 milioni per nove alloggi» con cui viene diffusa con estrema dovizia di particolari la notizia dell'incredibile costo che graverebbe sulle casse dell'amministrazione militare per il servizio di pulizia cucina, mensa e sguatteria relativo a nove alloggi occupati da generali;

agli interroganti la notizia riportata dal quotidiano appare come l'ennesima beffa per la truppa che è costretta a fare enormi sacrifici e, oltre a dedicarsi alle attività istituzionali, deve anche svolgere i lavori di confezionamento viveri e di pulizia dei propri alloggi e delle parti comuni delle caserme;
gli alloggi a cui si riferisce il contratto di cui alla notizia riferita dal quotidiano sarebbero occupati anche dai relativi nuclei familiari degli assegnatari;
recentemente la sezione tributaria della Corte di cassazione in occasione di un contenzioso riguardante l'assoggettamento degli alloggi demaniali all'imposta comunale sugli immobili (I.C.I.), con tre pronunce 20041 e 20042 del 30 settembre 2011 e 20466 del 6 ottobre 2011, ha affermato il principio secondo cui, diversamente dalle strutture destinate esclusivamente ai compiti istituzionali, anche gli alloggi militari sono assoggettabili a detta imposta in quanto l'alloggio viene ceduto per esigenze di carattere sostanzialmente privato, quali quelle abitative proprie del personale e della relativa famiglia;
gli interroganti sono altresì convinti che il costo dei servizi appaltati, certamente riconducibili al soddisfacimento di esigenze di carattere personale e familiare degli assegnatari degli alloggi in questione, non può gravare sulla collettività -:
se il Ministro posto che l'oggetto dell'appalto dei lavori pare riguardare attività e prestazioni lavorative non dovute in quanto non direttamente funzionali alle attività istituzionali della forza armata, non intenda conseguentemente disporre l'annullamento della procedura di gara segnalando alla Corte dei conti il fatto affinché il responsabile del procedimento sia chiamato a risarcire gli eventuali danni erariali e alla ditta aggiudicataria, o diversamente se non ritenga di dover addebitare l'intero costo del servizio agli assegnatari degli alloggi in questione;
quali siano la tipologia e la superficie calpestabile degli alloggi di cui in premessa e quale sia l'importo mensile corrisposto da ogni singolo ufficiale generale per l'alloggio di cui è assegnatario.
(4-13800)

ROSATO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'Aeronautica militare è proprietaria di nove appartamenti, destinati ad accogliere i militari che ricoprono incarichi di alto comando, distribuiti tra Roma, Milano, Firenze, Poggio Renatico (Ferrara), Pozzuoli (Napoli) e Bari;
al fine di mantenerne un livello igienico sanitario ottimale si è proceduto con l'assegnazione dei servizi di pulizia degli alloggi e dei servizi di confezionamento e distribuzione pasti compresa l'organizzazione di pranzi o ricevimenti ufficiali negli alloggi stessi per occasionali necessità di rappresentanza;
risulta dalla stampa nazionale che l'Aeronautica militare abbia proceduto all'assegnazione di tali servizi per quattro anni con una gara divisa in sei lotti, indetta il 5 ottobre 2011 con scadenza il 20 dello stesso mese;
dalla medesima stampa si apprende che sarebbero stati stanziati, per questa gara, 2.279.798 euro con una media di oltre 253 mila euro ad alloggio -:
se sia a conoscenza dell'avvenuta assegnazione dei servizi di cui in premessa per un ammontare pari a euro 2.279.798;
se non ritenga che, in un momento in cui il Governo si dice costretto a dover imporre risparmi di spesa su altre importanti voci del bilancio, tale investimento non sia sproporzionato rispetto ai servizi appaltati alle ditte.
(4-13802)

TESTO AGGIORNATO AL 24 FEBBRAIO 2012

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:

MARINELLO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il sistema di bollinatura dei farmaci è stato avviato nel 1988 al fine di stroncare le truffe verso il Servizio sanitario nazionale; sulla base degli ottimi risultati riscontrati nella lotta alle truffe, con decreto 2 agosto 2001, il bollino farmaceutico viene arricchito di un codice numerico per la tracciabilità integrale di sicurezza di tutti i farmaci indipendentemente dal fatto che gli stessi siano destinati al Servizio sanitario nazionale. Il decreto stabilisce, tramite specifiche rigidissime riportate nell'allegato tecnico, tutte le caratteristiche che deve avere il bollino sia come layout come tecniche di stampa e di lettura dei dati in chiaro e codificati;
nel decreto 4 agosto 2003, del Ministro dell'economia e delle finanze, nell'ambito del quale si aggiornano le procedure di produzione dell'Istituto poligrafico e zecca dello Stato (IPZS), il bollino farmaceutico è equiparato alle carte valori al pari dei francobolli o dei valori bollati;
a decorrere dal 2004 il bollino, fino a quel momento stampato da industrie cartotecniche fiduciarie delle farmaceutiche operanti sotto il controllo del Ministero della salute viene stampato anche dall'officina carte valori del poligrafico;
il 23 novembre 2009, il Ministero della salute, dopo un accordo con l'Istituto, emana una circolare (direzione generale del sistema informativo n. 0004313-P-23 novembre 2009) indirizzata a tutte le categorie interessate alla distribuzione dei farmaci, con la quale si rende noto che l'IPZS ha avviato la sperimentazione di nuove soluzioni tecnologiche per la stampa dei bollini precisando che le nuove tecnologie di stampa utilizzate lasceranno invariate le caratteristiche tecniche previste dal decreto 2 agosto 2001, mentre vi potrebbero essere talune differenze cromatiche;
nel 2011 entrano in commercio prodotti farmaceutici con i nuovi bollini; da un'analisi comparativa con le prescrizioni dettate dal decreto 2 agosto 2001, si constata che nei nuovi bollini i dati relativi al codice prodotto e al codice progressivo sono fuori specifica, come pure è diversa la grafica del numero in chiaro sul secondo strato del bollino;
in sostanza le diversità sono tali da poter indurre il consumatore a ritenere che il bollino non sia autentico; analoghe perplessità possono essere sollevate da grossisti e distributori al dettaglio ove si consideri che la citata circolare 23 novembre 2009, assicurava la piena identità dei layout;
grazie alle caratteristiche dei bollini ed alla loro irriproducibilità, che facilitano i controlli posti in essere dall'Agenzia italiana del farmaco e dal Ministero della salute, l'Italia si trova nell'invidiabile situazione di essere all'avanguardia mondiale nella lotta alla falsificazione dei prodotti farmaceutici. Il sistema in sostanza, consentendo la tracciatura e la garanzia di autenticità di ogni confezione, è a garanzia della fede pubblica;
il risultato è che a fronte di preoccupanti statistiche sul commercio mondiale di farmaci falsificati (sino al 70 per cento delle confezioni circolanti nei Paesi dell'Est, nel Sud est asiatico o in Africa, oltre il 30 per cento delle confezioni circolanti negli Stati Uniti, tra il 10 ed il 20 per cento nei Paesi aderenti all'Unione europea) l'Italia ne è praticamente priva, salvo gli acquisti che improvvidamente i consumatori effettuano senza garanzie su internet;
a riprova del grado di consapevolezza delle istituzioni dell'Unione europea in merito all'ingresso di farmaci falsificati sul mercato comunitario, il 21 luglio è entrata in vigore la direttiva 8 giugno 2011, n. 2011/62/UE del Parlamento europeo e

del Consiglio, che modifica la direttiva 2001/83/CE, recante un codice comunitario relativo ai medicinali per uso umano; la nuova direttiva ha il compito espresso di impedire l'ingresso di medicinali falsificati nella catena di fornitura legale; nelle premesse si avverte che «..Nell'Unione aumentano in misura allarmante i ritrovamenti di medicinali falsificati sotto i profili dell'identità, della storia o dell'origine... L'esperienza acquisita dimostra che tali medicinali falsificati arrivano ai pazienti non solo attraverso canali illegali, ma anche attraverso la catena di fornitura legale.... (I medicinali in commercio dovrebbero avere) caratteristiche di sicurezza (...) le caratteristiche di sicurezza dovrebbero consentire la verifica di ogni confezione di medicinali fornita». -:
se i Ministri interrogati non ritengano che le forniture dei bollini di cui al decreto del Ministro della sanità 2 agosto 2001, con caratteristiche non corrispondenti al relativo disciplinare tecnico, costituisca una violazione delle norme sulle caratteristiche tecniche della carte valori, oltre che in materia di fede pubblica e se non ritenga opportuna la sospensione della fornitura dei suddetti bollini.
(4-13784)

MONTAGNOLI e REGUZZONI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il comune di San Bonifacio ha effettuato a partire dal 2007 ingenti investimenti per la realizzazione di una nuova caserma dei carabinieri;
i lavori risultano essere terminati da oltre un anno, senza che tuttavia sia stato possibile mettere effettivamente a disposizione dell'Arma i locali appena fabbricati;
la causa risiederebbe, stando alla ricostruzione che della vicenda ha dato la stampa locale, in un rimpallo di responsabilità tra la prefettura di Verona e l'Agenzia del demanio e, ad un più alto livello, tra le amministrazioni dell'interno e quella dell'economia e delle finanze, che concernerebbe il perfezionamento dei contratti di locazione;
in base all'articolo 2, comma 222 della legge n. 191 del 2009 in effetti, la competenza relativa ai contratti di locazione concernenti caserme è stata trasferita dalle prefetture all'Agenzia del demanio, con decorrenza dal 1o gennaio 2011;
per la parte di propria competenza, il Ministero dell'interno avrebbe confermato, tramite la prefettura di Verona, la disponibilità economica a pagare il canone previsto;
senza il perfezionamento del contratto di locazione, non può esservi il trasferimento dei Carabinieri nella loro nuova caserma ed il comune di San Bonifacio risulta impossibilitato a vendere il vecchio immobile -:
quali misure il Governo ritenga di poter adottare per venire a capo della situazione, sbloccando l'intoppo burocratico che impedisce ai carabinieri di trasferirsi nei nuovi locali costruiti per ospitarli nel comune di San Bonifacio.
(4-13787)

MONTAGNOLI e REGUZZONI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nelle scorse settimane è stata resa nota la relazione del dipartimento della ragioneria generale dello Stato in merito alla verifica amministrativo-contabile ordinata dal Ministero dell'economia e delle finanze sulla situazione del bilancio del comune di Reggio Calabria nel periodo 2006-2010;
l'analisi ha messo in evidenza una serie di irregolarità nella fase di composizione del bilancio del comune, e che vanno dal mancato raggiungimento dell'equilibrio di parte corrente per i bilanci preventivi degli esercizi finanziari 2007 e 2008, alla continua difficoltà nella riscossione delle entrate iscritte in bilancio;

la relazione della ragioneria ha altresì evidenziato ulteriori e gravi violazioni, come una situazione debitoria di circa 140 milioni di euro al 31 dicembre 2009 e circa 170 milioni al 31 dicembre 2010, anomalie nella gestione di cassa dell'ente in termini di irregolare contabilizzazione della anticipazione di tesoreria e superamento dei limite massimo previsto dalla legge per l'utilizzo dell'anticipazione stessa, elevata esposizione debitoria del comune nei confronti delle società partecipate dall'ente comunale e corresponsione al direttore generale di alcuni compensi aggiuntivi, in violazione del principio di onnicomprensività della retribuzione accessoria, per un ammontare di oltre duecentomila euro;
il consiglio comunale di Reggio Calabria nella seduta del 21 ottobre 2011 ha votato un documento di riequilibrio di bilancio dell'ente comunale, senza tuttavia considerare né il rapporto né i rilevanti appunti circa la correttezza e la trasparenza della gestione della casse comunali contenuti nel medesimo rapporto -:
quali orientamenti intenda esprimere il Ministro in merito alla vicenda sopra descritta e se non ritenga di dover adottare iniziative nell'ambito delle proprie competenze a seguito delle relazioni degli ispettori della ragioneria dello Stato che non sembra sia stata presa in considerazione dall'amministrazione reggina.
(4-13788)

STUCCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la società Telecom Italia applica la tassa di concessione governativa (TCG) agli enti locali, pur avendo stipulato con gli stessi un contratto in cui evidenzia che le amministrazioni statali sono esenti dall'applicazione di tale tassa;
in particolare, il comune di Verdello (Bergamo) ha stipulato un contratto il 9 ottobre 2009 e il 27 settembre 2010, ma solo dal 2011, senza nessun preavviso, la Telecom Italia ha proceduto all'addebito, con gli arretrati, delle somme relative alla tassa di concessione governativa;
secondo recenti sentenze della Commissione tributaria regionale di Venezia la tassa di concessione governativa per la telefonia mobile non deve più essere applicata, ovvero è tacitamente abrogata la disciplina che era basata sul decreto del Presidente della Repubblica n. 641 del 1972 e sull'articolo 3 del decreto ministeriale 13 febbraio 1990 a seguito dell'introduzione del nuovo codice delle telecomunicazioni -:
quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere al fine di chiarire se la tassa di concessione governativa debba essere applicata alle fattispecie di cui in premessa.
(4-13796)

DI CATERINA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in data 5 dicembre 2005 è stato pubblicato (Gazzetta Ufficiale n. 283) il decreto ministeriale 20 settembre 2005, recante «Regolamento concernente la disciplina dei giochi di sorte legati al consumo»;
tale decreto ministeriale, poi successivamente modificato, ha quindi istituito una nuova tipologia di giochi, per l'appunto i giochi di sorte legati consumo, definendone le caratteristiche fondamentali;
il Consiglio di Stato, sezione III, con apposito parere si è pronunciato favorevolmente nell'adunanza del 21 novembre 2006;
parimenti sulla istituzione dei nuovi giochi si è pronunciata favorevolmente, una prima volta, la Commissione europea;
in data 28 aprile 2009 è stato pubblicato (Gazzetta Ufficiale n. 97) il decreto-legge n. 39 - recante: «Interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici nella regione Abruzzo nel

mese di aprile 2009 e ulteriori interventi urgenti di protezione civile» - che ha altresì indicato i giochi di sorte legati al consumo come uno degli strumenti per finanziare la ricostruzione dell'Abruzzo;
il decreto-legge n. 39 è stato successivamente convertito, con modificazioni, nella legge 24 giugno 2009, n. 77, la quale, all'articolo 12, comma 1, lettera p), ha confermato la previsione riguardo alla attivazione dei nuovi giochi di sorte legati al consumo;
in data 22 giugno 2011, a seguito di un secondo invio della relativa documentazione dinnanzi alla Commissione europea, è stato emanato il decreto direttoriale dell'Amministrazione autonoma monopoli di Stato (11A09435) - recante: «Specifiche delle caratteristiche tecniche e delle modalità di funzionamento dei misuratori fiscali per le funzioni previste del regolamento generale dei giochi di sorte legati al consumo» - pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 160 del 12 luglio 2011;
il gioco in questione - essendo legato all'acquisto di beni e servizi, nel senso che qualunque consumatore voglia giocare il resto (da 1 centesimo a 5 euro come da regolamento già passato al vaglio delle competenti autorità) potrà farlo al momento della transazione - non ingenera alcun tipo di ludopatia;
il gioco di sorte legato al consumo come dai regolamenti sinora approvati si sviluppa, quindi, esclusivamente attraverso i registratori di cassa installati in circa 1.100.000 esercizi commerciali dislocati su tutto il territorio italiano;
allo Stato spetta il 32,5 per cento del fatturato complessivo sviluppatosi attraverso la rete dei registratori di cassa;
presuntivamente almeno il 10 per cento degli esercenti aderirà a tale iniziativa implementando così una rete di circa 110.000 terminali, il che equivale a circa 3 miliardi di euro di giro di affari;
tutto ciò comporta per l'erario un PREU (prelievo erariale unico) di circa 1 miliardo di euro;
oltre al gettito derivante dal gioco di sorte legato al consumo, l'erario otterrebbe anche entrate derivanti dalla maggiore quantità di scontrini emessi: entrate quantificabili in circa 1 miliardo di euro l'anno;
tutti i passaggi burocratici nazionali e comunitari sono stati effettuati, alcuni addirittura duplicati (vedasi doppio invio alla Commissione europea), e favorevolmente superati;
quindi nulla osta alla immediata attivazione del nuovo gioco nei modi e secondo le specifiche tecniche già approvate;
la congiuntura economica nazionale e internazionale contrasta con qualsiasi azione volta a procrastinare ulteriormente il termine di attivazione dei nuovi giochi di sorte legati al consumo;
ci sarebbero, a quanto è dato conoscere all'interrogante, in atto delle modificazioni che l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato intenderebbe apportare sia riguardo alle modalità di funzionamento del gioco (consentire la giocata non per resti a partire da un centesimo ma per resti a partire da dieci centesimi) sia in merito alle stesse specifiche tecniche (utilizzazione di apparecchi diversi dai registratori di cassa);
le paventate modificazioni, ove effettivamente apportate, stravolgerebbero, sino addirittura a boicottarne l'attivazione, il gioco di sorte legato al consumo sia in termini di attrattiva e quindi di adesione per gli stessi esercenti e consumatori (viene da chiedere come si fa a giocare un resto di 1,47 euro/centesimi, visto che con le giocate a blocchi di dieci centesimi, il consumatore non risolverebbe il problema del resto, in quanto residuerebbero sette centesimi), sia in termini di sicurezza dei dati, visto e considerato che tale sicurezza è possibile assicurarla, regolamenti approvati alla mano, solo utilizzando i registratori di cassa;
apportare le modificazioni nei termini appena citati significa rimandare

nuovamente gli atti alla Commissione europea e soprattutto procrastinare - ancora una volta - e senza alcuna plausibile motivazione l'attivazione di un nuovo gioco che invece risulta strategico e determinante per assicurare nuove e rilevanti entrate, per di più destinate alla ricostruzione dell'Abruzzo;
quanto sopra, cioè apportare delle modificazioni che procrastinino e stravolgano l'attivazione dei nuovi giochi addirittura minando l'effettiva loro introduzione, potrebbe altresì configurarsi, a giudizio dell'interrogante, come ipotesi di danno erariale: danno per il quale sarebbe necessario identificare - fin d'ora - i dirigenti potenzialmente responsabili al fine di informare della vicenda la procura regionale della Corte dei conti -:
se il Ministro sia a conoscenza del fatto segnalato;
se non ritenga necessario ed urgente intervenire, con gli strumenti a disposizione e nell'ambito delle proprie competenze - ivi inclusa quella di informare della vicenda la procura regionale della Corte dei conti -, al fine di assicurare che venga data immediata e piena attuazione all'articolo 12, comma 1, lettera p), della legge n. 77 del 2009, vigilando affinché siano attivati i nuovi giochi in pedissequa applicazione delle modalità di funzionamento e delle specifiche tecniche già vagliate positivamente a far data dal 2005 e quindi senza che agli stessi vengano apportate modificazioni che ne stravolgano o addirittura ne minino irrimediabilmente l'effettiva attivazione.
(4-13797)

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MARCO CARRA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'ufficio del giudice di pace di Asola (Mantova) ha funzionato efficacemente dal 1995 al 2011 grazie al lavoro svolto dal dottor Durante;
dal 2011, il dottore Durante ha cessato il proprio incarico in ragione del raggiungimento dell'età pensionabile;
dalle cronache giornalistiche, si apprende che il sostituto a tempo determinato del dottor Durante è l'applicato del tribunale di Mantova dottor Nicolò, il quale collabora con la dottoressa De Cesari, distaccata dal Ministero;
i sostituti del dottor Durante svolgono, altrettanto egregiamente, le proprie funzioni, seppur in condizioni di precarietà;
dalle stesse cronache giornalistiche, si evidenzia la necessità di dotare l'ufficio di un funzionario coordinatore, quale supporto all'elevata mole di lavoro che l'ufficio stesso si trova ad affrontare (dall'inizio del 2011, l'ufficio di Asola si è trovato ad affrontare 300 cause civili, oltre 200 decreti ingiuntivi ed altre 300 cause penali) -:
se il Ministro sia a conoscenza di tale situazione e quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere per corrispondere alle reali esigenze di potenziamento dell'ufficio del giudice di pace di Asola (Mantova).
(5-05656)

BENAMATI, LA FORGIA e LENZI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da recenti notizie risulta che vi sia la possibilità della soppressione della sezione distaccata del Tribunale di Porretta Terme (Bologna), che priverebbe i cittadini di importanti servizi, a seguito di quanto disposto dal decreto-legge n. 138 del 13 agosto 2011;
la sezione distaccata del tribunale di Porretta Terme ha un carico di lavoro che annualmente si aggira sui 1100-1200 procedimenti civili e su 168-214 procedimenti

penali che da soli possono giustificare l'impegno e la presenza di un magistrato togato titolare a tempo pieno come sinora è stato;
nel territorio della sezione distaccata operano anche due giudici di pace (Porretta Terma e Vergato);
la sezione distaccata di Porretta, però, possiede peculiarità e particolarità territoriali singolari in termini di distanze dalla sede centrale e di servizi pubblici di trasporto;
la sezione di Porretta Terme comprende 13 comuni per una popolazione che si aggira attorno ai 60.000 abitanti;
la sede distaccata di Porretta si trova a più di 60 chilometri dalla sede di Bologna, con una viabilità carente e collegamenti pubblici difficoltosi;
vi sono altri comuni, che usufruiscono della sezione, le cui distanze da Bologna sono molto maggiori; ad esempio, il comune di Granaglione (75 chilometri), il comune di Lizzano in Belvedere (72 chilometri);
il territorio, inoltre, comprende due valli montane (la media e alta Valle del Reno e la Valle del Setta) il cui collegamento principale con Bologna è la strada statale 64 Porrettana che presenta traffico particolarmente sostenuto e di difficile percorrenza;
l'utenza servita, in termini numerici, e le specificità territoriali ed infrastrutturali della zona sembrano giustificare appieno la presenza di questa sede distaccata, la cui assenza per contro priverebbe i cittadini di un importante servizio -:
se quanto in premessa corrisponda al vero e quali siano gli intendimenti del Ministro, per quanto di competenza, in relazione alla sezione distaccata di Poretta Terme, anche al fine di tutelare l'accesso ad un servizio primario in queste aree.
(5-05658)

Interrogazioni a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dal quotidiano Il Tirreno dello scorso 25 ottobre 2011 il carcere della Dogaia di Prato starebbe letteralmente scoppiando, atteso che lo stesso versa in condizioni precarie, con carenza di personale ed esubero di detenuti;
i pesanti tagli alle risorse destinate alla struttura, coniugati al blocco delle assunzioni per il personale di polizia penitenziaria, stanno alimentando la tensione sociale tra le mura del carcere, che potrebbe sfociare nei prossimi giorni, in forme di protesta clamorose e inaspettate;
secondo quanto riferito dal delegato sindacale della Cgil per la polizia penitenziaria Donato Nolè, «venti giorni fa 173 membri (su 225) del personale della polizia penitenziaria hanno sottoscritto un documento di denuncia sulle condizioni della casa circondariale di Prato ma ad oggi, purtroppo, ancora non abbiamo riscontrato l'attenzione di nessuno, al punto che la situazione sta diventando esplosiva e se le cose non cambieranno, saremo costretti ad organizzare forme di protesta inusuali rispetto al tipo di ruolo che ricopriamo»;
nel carcere di Prato sono 736 i detenuti presenti per una capienza massima di 476 unità, 24 sono invece le celle che ne ospitano 4, due in più rispetto alla capienza massima adibita alla superficie di 12 metri quadrati; 340 sarebbe il numero necessario di operatori della polizia penitenziaria se i detenuti fossero 476, ma il rapporto attuale sta a 225 operatori su 736 detenuti;
a tutto ciò si sommano i problemi relativi alle condizioni igienico-sanitarie. Secondo Domenico Nolè, «per novanta

giorni, praticamente tutta l'estate non vi è stata la possibilità di cambiare le lenzuola dei letti. Lascio solo immaginare la situazione di una cella piccola, nel periodo estivo, che ospita quattro detenuti in queste condizioni» -:
se il Ministro sia informato sulle gravi condizioni di disagio che caratterizzano la vita penitenziaria del carcere di Prato;
se non ritenga opportuno acquisire ulteriori informazioni - anche attraverso un'ispezione - in merito alle disfunzioni segnalate che gettano un'ombra molto grave sulla capacità dell'Italia di conformarsi alle norme del rispetto dei diritti umani che ha sottoscritto;
se non ritenga necessario adottare urgentemente ogni provvedimento idoneo a rimuovere le disfunzioni e le carenze presenti nell'istituto di pena in esame, per garantire ai detenuti del carcere di Prato e anche al personale operante all'interno della struttura, le adeguate misure igienico-sanitarie e il rispetto degli standard di sicurezza, al fine di ristabilire un clima più adeguato al processo di rieducazione che è alla base dell'ordinamento carcerario italiano;
quali iniziative intenda intraprendere per il potenziamento della dotazione organica della polizia penitenziaria assegnata presso la struttura penitenziaria indicata in premessa;
quali provvedimenti urgenti intenda adottare al fine di diminuire il disagio degli agenti di custodia del carcere di Prato in relazione ai turni, alla fruizione delle ferie, alla formazione e a un eccessivo carico di responsabilità;
quali provvedimenti urgenti il Governo intenda adottare per riportare il numero dei detenuti del carcere di Prato entro la capienza regolamentare così da garantire agli stessi condizioni di detenzione conformi al dettato costituzionale, alla legge e ai regolamenti penitenziari.
(4-13770)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
sul quotidiano La Repubblica del 26 ottobre 2011 è apparsa questa incredibile dichiarazione del provveditore dell'amministrazione penitenziaria in Toscana, Maria Pia Giuffrida: «Non abbiamo più nemmeno i soldi per pagare il riscaldamento delle carceri: per ora stiamo chiedendo aiuto alle ditte fornitrici. Qualcuna però ha già tagliato il servizio. Abbiamo chiesto alle Prefetture di attivarsi per il ripristino. Questi fornitori hanno ragione perché noi non abbiamo pagato, non avendo i fondi a disposizione. Ma non possiamo imporre ai detenuti e a coloro che vigilano su di loro anche il surplus di pena del freddo per mancanza di riscaldamento. È inaccettabile»;
attualmente nelle carceri toscane ci sono circa 4.400 detenuti, mentre la capienza regolamentare complessiva è di circa 3.000. La percentuale di sovraffollamento è pari al 40 per cento mentre dall'organico mancano 800 persone, fra cui 18 dirigenti. Sette istituti ne sono del tutto scoperti -:
quali iniziative urgenti intenda promuovere, sollecitare e/o adottare al fine di garantire l'immediato ripristino del servizio di riscaldamento;
quali iniziative intenda intraprendere per il potenziamento della dotazione organica della polizia penitenziaria assegnata presso le strutture penitenziarie toscane;
se non ritenga di dover urgentemente assegnare il necessario personale dirigenziale ai sette istituti di pena toscani che attualmente ne risultano sprovvisti;
quali provvedimenti urgenti il Governo intenda adottare per riportare il numero dei detenuti delle carceri toscane entro la capienza regolamentare così da

garantire agli stessi condizioni di detenzione conformi al dettato costituzionale, alla legge e ai regolamenti penitenziari.
(4-13771)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'agenzia di stampa Agenda Parlamento del 28 ottobre 2011 ha riportato la seguente dichiarazione di Maria Grazia Caligaris, presidente dell'associazione «Socialismo Diritti Riforme»: «M.C., 33 anni, di Gonnosfanadiga (Mc), attualmente recluso nella Casa Circondariale di Buoncammino per un periodo di tre mesi concesso per poter effettuare i colloqui con i familiari, ha ottenuto dal Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria per ben due volte, dal 2002 al 2011, il trasferimento dal carcere milanese di Opera ad un istituto sardo, ma il dispositivo non è divenuto esecutivo. Non solo, la mancata regionalizzazione della pena non gli consente di conoscere il figlio che ha ormai 10 anni e che non ha mai visto. Una condizione che danneggia pesantemente la situazione di una famiglia senza alcuna colpa»;
a proposito della incredibile vicenda che lo vede coinvolto, M.C. ha detto: «Non riesco a comprendere come sia possibile che mi venga riconosciuta dal Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria con due appositi provvedimenti l'assegnazione a un Istituto sardo senza che questa opportunità si concretizzi. Tra l'altro mi trovo in stato di detenzione da 10 anni e non ho mai potuto incontrare mio figlio nato quando ero in carcere perché insieme a mia moglie abbiamo ritenuto inopportuno fargli conoscere il padre attraverso i colloqui dentro una struttura penitenziaria, trattandosi di sporadici incontri proprio a causa della distanza. È assurdo che in attesa di una soluzione positiva per il mio trasferimento un gesto di responsabilità genitoriale si stia rivelando una punizione per tutta la famiglia. Gli anni stanno passando e mi sto convincendo dell'impossibilità di conoscere l'infanzia di mio figlio. Esiste poi un altro aspetto non secondario. In questo lungo lasso di tempo ho potuto usufruire di alcuni permessi di tre mesi per i colloqui e sono stato assegnato temporaneamente a Buoncammino, una condizione adeguata per le necessità familiari. Non riesco a capire perché non possa divenire definitivo in questo Istituto. Il dispositivo di assegnazione emesso dal D.A.P. scadrà a fine novembre. Farmi ritornare a Opera per la mia famiglia sarebbe una disgrazia. Vi prego aiutatemi»;
a giudizio della prima firmataria del presente atto dinanzi a situazioni di questo tipo non si può che fare appello al buon senso. L'umanizzazione della pena, non gravando sulla famiglia del cittadino privato della libertà, dovrebbe essere una buona prassi. La detenzione deve essere l'unica pena inflitta dai giudici, il resto sono secondo l'interrogante una sorte di torture aggiuntive non previste dalle norme e quindi non legalizzate -:
quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare al fine di trasferire definitivamente all'interno di un istituto di pena sardo il detenuto in questione dando così finalmente piena e completa attuazione a quanto già stabilito dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria in ben due circostanze.
(4-13772)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 23 ottobre 2001 sul sito www.radiocarcere.com è apparsa la seguente lettera scritta da un gruppo di persone recluse nel carcere di Regina Coeli: «Carissima Radio Carcere, anche nel vecchio carcere romano di Regina Coeli siamo ormai arrivati allo stremo. Innanzitutto a causa del sovraffollamento. Infatti le celle del carcere di Regina Coeli non solo sono rovinate ma sono ormai piene zeppe di

detenuti, tanto che per molti manca addirittura il letto e allora vuoi sapere come si arrangiano? Sono costretti a dormire per terra sul pavimento della cella. E guarda che non si tratta di casi eccezionali, bensì di realtà che riguardano tantissime celle e tantissimi detenuti di Regina Coeli. A questo proposito la cosa che ci infastidisce di più è che alla televisione sentiamo che fanno tante leggi che puniscono chi maltratta gli animali, ma non fanno nulla contro i tanti maltrattamenti che i detenuti subiscono in carcere, tanto che spesso ci domandiamo: ma non era meglio nascere animali? Inoltre dovete sapere che, aumentando i detenuti, diminuisce per tutti anche il quantitativo di cibo. Il vitto del carcere, se vitto si può chiamare, è oggi appena sufficiente per il 30 per cento dei detenuti di Regina Coeli, mentre agli altri non resta che soffrire la fame. Già la fame... una parola che è sempre più frequente tra i detenuti di Regina Coeli. Infatti, come sapete, noi potremo comprare dei beni alimentari in carcere, ma siccome i prezzi sono proibitivi molti di noi non possono acquistarli e si devono accontentare del poco e schifoso cibo che passa il carcere. Non a caso stiamo cercando di organizzare uno sciopero della spesa così che l'impresa che ha vinto l'appalto per venderci gli alimenti la smetterà di speculare sulla nostra pelle. Infine, quanto al diritto alla nostra salute, vi diciamo solo che qui a Regina Coeli viviamo sperando ogni giorno di non stare male, perché altrimenti sono guai seri» -:
quali dati aggiornati siano a disposizione del Governo in relazione alla situazione riscontrata presso il carcere di Regina Coeli, con particolare riguardo al numero di detenuti effettivamente presenti nella struttura e al tasso di sovraffollamento in esso riscontrato, nonché al numero degli agenti di polizia penitenziaria effettivamente in servizio;
quali urgenti iniziative intenda assumere per garantire normali condizioni di vita ai detenuti ed agli operatori del carcere di Regina Coeli in particolare, entro quali tempi preveda che l'istituto possa rientrare nella dimensione regolamentare dei posti previsti;
se ritenga che il vitto distribuito nel carcere di Regina Coeli corrisponda per quantità e qualità alle tabelle dei capitolati d'appalto e a quali tipi di controlli lo stesso venga sottoposto;
quali siano le voci che compongono l'elenco del cosiddetto sopravvitto e se il relativo listino prezzi sia soggetto ad un qualche visto di congruità secondo le disposizioni vigenti;
più in generale, quali urgenti provvedimenti si intenda adottare per porre rimedio all'acclarata impossibilità di fornire in termini «corretti» una giornata alimentare completa ai detenuti, costretti pertanto ad integrare la propria alimentazione con l'acquisto del noto «sopravvitto», a loro spese ed a costi di gran lunga superiori ai prezzi di aggiudicazione delle forniture, come può facilmente riscontrarsi dalla prassi in essere presso gli istituti di pena, ove le stesse ditte aggiudicantisi gli appalti per il vitto gestiscono gli spacci interni con un evidente - se dimostrato - e colpevole interesse a deprimere la qualità e la quantità del vitto assicurato per sviluppare un anomalo maggior consumo «libero» di prodotti alimentari a prezzi da esse stesse stabiliti, in un regime di assoluto monopolio;
cosa intenda fare, negli ambiti delle proprie competenze, per controllare i prezzi praticati all'interno degli istituti di pena per la vendita ai detenuti di generi di varia natura.
(4-13774)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa, Agatino Filia, 56 anni, è stato trovato morto giovedì 27 ottobre 2011 per le scale, in una delle sezioni del carcere delle Sughere. Accanto al suo corpo, pezzi di stoffa legati, come a voler

formare una corda artigianale. Inutili i tentativi di rianimarlo: quando la polizia penitenziaria s'è accorta del fatto, l'uomo era già morto. Il decesso è stato constatato dal medico del 118, giunto sul posto insieme a un'ambulanza della Misericordia;
apparentemente il detenuto non presentava ferite evidenti sul corpo, ma solo le tipiche lesioni post mortem dovute al trauma al collo. Queste le prime indiscrezioni, ma solo l'autopsia potrà far luce sulle cause della morte. Del caso si occupa la polizia penitenziaria, che ha immediatamente avvisato il pubblico ministero di turno;
Agatino Filia, 56 anni, lavorava in carcere come addetto alle pulizie. Proveniente da Porto Azzurro, era stato trasferito da poco nella casa circondariale di Livorno;
forse si tratta di suicidio, ma è un suicidio che appare quanto meno «anomalo» per diverse ragioni: l'uomo stava per terminare la pena (sarebbe stato scarcerato nel volgere di due giorni); il luogo in cui è stato ritrovato il cadavere è «insolito», perché quasi sempre i detenuti si impiccano nel bagno della cella; il cappio «sembra» sia stato ritrovato a terra e non stretto intorno al collo;
si tratta del diciassettesimo decesso avvenuto nel carcere di Livorno dal 2003 ad oggi (9 i suicidi accertati, 3 morti per «cause naturali» e 5 per «cause da accertare»). Alle «Sughere» i detenuti sono circa 450 e 17 morti in 8 anni per un carcere di medie dimensioni, rappresentano un dato eccezionalmente grave -:
se non ritenga opportuno disporre un'ispezione presso il carcere delle Sughere di Livorno per fare luce sull'esatta dinamica dell'episodio e per appurare se vi siano state negligenze da parte della direzione penitenziaria;
se sia noto in che modo era seguitò dal personale medico il detenuto in questione e a quando risale l'ultimo incontro che lo stesso aveva avuto con lo psicologo, con l'educatore, con gli assistenti sociali;
se, in particolare, l'uomo fosse stato visitato dallo psichiatra del carcere e se quest'ultimo avesse riscontrato un rischio suicidario;
come si intenda intervenire in tempi rapidi e con quali provvedimenti per superare questa grave situazione creatasi nelle carceri italiane per arginare l'escalation dell'autolesionismo, dei tentati suicidi e dei suicidi e, soprattutto, come si intenda tutelare i soggetti meno tutelati, «i senza niente» che, per paura del dopo carcere, ricorrono sempre più frequentemente al suicidio;
quali misure si intendano attuare per limitare il sovraffollamento carcerario e affinché si creino situazioni più consoni alla salute, anche mentale, del detenuto e quali percorsi, alternativi alla detenzione, di reinserimento nel tessuto lavorativo e sociale si intendano intraprendere, già dall'interno, per arginare tali fenomeni degenerativi e di disagio.
(4-13789)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

BENAMATI, LA FORGIA, MARCHI, BRANDOLINI, MOTTA, VASSALLO, CASTAGNETTI, ZAMPA, MARIANI e ALBONETTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
come chiaramente riportato nel «programma delle infrastrutture strategiche» allegato alla nota di aggiornamento del documento di economia e finanza 2011 una delle principali emergenze infrastrutturali della regione Emilia Romagna è il nodo autostradale bolognese;
il nodo autostradale bolognese costituisce inoltre una grande criticità nazionale in quanto filtra il 70 per cento del traffico Nord-Sud del Paese;
la realizzazione di un nuovo tracciato autostradale in variante della A 14, innestantesi

tra Lavino di Mezzo (Anzola Emilia) e Ponte Rizzoli (Ozzano), denominato passante autostradale nord (Pan) è da tempo oggetto di studio e lavoro congiunto fra Anas, Autostrade per l'Italia, regione Emilia-Romagna ed enti locali;
il percorso della variante nella sua versione originale ha una lunghezza di 40,7 chilometri tre corsie per senso di marcia e quattro nuovi caselli autostradali;
i territori interessati direttamente sono quelli dei comuni di Bologna, San Giovanni in Persiceto, Argelato, Anzola Emilia e Ozzano;
la realizzazione del passante autostradale nord punta a trasferire i traffici di attraversamento, che connettono le direttrici autostradali e che confluiscono nel nodo di Bologna, su un semianello esclusivamente autostradale considerevolmente più ampio dell'attuale;
ad oggi, i costi di intervento complessivi previsti nel programma infrastrutture strategiche aggiornato al giugno 2011 per la sistemazione complessiva del nodo stradale ed autostradale di Bologna, sono di 1.583,25 milioni di euro con una partecipazione a carico di privati di 1.317 milioni di euro per la parte autostradale;
l'istituzione di un sistema di road pricing sul nuovo asse autostradale porterà ad un finanziamento per il trasporto pubblico locale;
come già indicato, ad oggi, il Passante Autostradale Nord è inserito nel programma infrastrutture strategiche fra le opere da avviare nel 2013;
nel luglio 2011 risulta essere pervenuta la risposta della Commissione europea in merito all'affidamento diretto dell'opera alla Società autostrade per l'Italia;
nel 2011 l'Anas ha ricevuto da Autostrade per l'Italia lo studio di fattibilità per il potenziamento del sistema autostradale di Bologna con un progetto collocato più a sud rispetto al Passante autostradale nord ad una distanza di circa 4,5 km dall'attuale sistema autostrada-tangenziale;
ad oggi l'Anas deve formalmente avviare i lavori del tavolo di progettazione con Società autostrade per l'Italia con la definitiva condivisione da parte dei soggetti interessati della nuova proposta progettuale;
occorre che si avvii al più presto un percorso di valutazione e condivisione della nuova soluzione progettuale con gli enti locali;
da notizie stampa si apprende che il 21 novembre 2011 dovrebbe essere sottoscritto il verbale d'accordo tra Anas e Autostrade per l'Italia -:
se quanto riportato in premessa risponda al vero, quale sia lo stato di avanzamento di tale progetto e quali siano gli intendimenti in merito del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
(5-05655)

Interrogazioni a risposta scritta:

GIORGIO MERLO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
dal prossimo mese di dicembre 2011 saranno soppressi, su decisione di Trenitalia sulla linea ferroviaria Torino-Roma, i servizi di vagone letto. Una perdita significativa per Torino e, soprattutto, per quella parte di Piemonte che non è attraversato dai collegamenti diretti con i treni Freccia Rossa per Roma;
ora, di fronte al pesante rincaro delle tariffe ferroviarie e al costante ritardo dei collegamenti Torino-Roma, questa ulteriore decisione rischia di penalizzare ulteriormente il territorio piemontese scaraventando enormi disagi sui pendolari -:
di fronte a questa decisione unilaterale e dannosa per l'intera regione Piemonte, quali iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato per evitare che la cancellazione dei vagoni letto per Roma

e viceversa crei ulteriori disagi nei collegamenti con la capitale.
(4-13775)

GENOVESE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in seguito al fallimento della SMEB, che aveva in concessione i cantieri navali siti nella Zona Falcata di Messina, nel 2006 l'Autorità portuale e l'Ente porto congiuntamente pubblicavano un bando di gara per la concessione del cantiere e degli impianti in stesso contenuti;
tra Autorità portuale ed Ente porto è in atto un contenzioso sulla proprietà delle aree in questione e tale circostanza ha giustificato la gestione congiunta della gara ad evidenza pubblica sopra citata;
la Palumbo s.p.a. si è aggiudicata la concessione del cantiere avendo presentato un'offerta che prevedeva investimenti per 15 milioni di euro per la riqualificazione e l'ammodernamento di alcune parti del bacino ed il riassorbimento degli operai del cantiere ex SMEB con una progressiva assunzione di personale fino a 165 unità lavorative;
da alcuni mesi gli operai del cantiere, che attualmente sono circa 40, denunciano lo stato di abbandono in cui versa una parte consistente del bacino che ancora oggi non è stata oggetto dell'intervento di riqualificazione previsto nell'offerta della Palumbo s.p.a.;
vi sono gravi preoccupazioni che la Palumbo s.p.a. non voglia investire risorse nel cantiere storico messinese ed allo stesso tempo sembra molto residuale l'arrivo nel bacino di navi per lavorazioni e manutenzioni;
in alcuni casi si è verificato che le navi entrassero in bacino con un numero di componenti l'equipaggio sproporzionato rispetto alla norma e che lo stesso provvedesse alle lavorazioni e agli interventi nonostante la presenza di forza lavoro, altamente qualificata, della Palumbo s.p.a.;
i rapporti tra la società concessionaria e i lavoratori si sono progressivamente deteriorati e - a prescindere dalle ipotesi di reato denunciate dai vertici dell'azienda nei confronti di alcuni lavoratori, che l'autorità giudiziaria dovrà verificare - permane uno stato di conflitto che ha portato l'azienda al ricorso alla cassa integrazione per 40 operai nonostante gli impegni assunti nell'offerta per l'aggiudicazione della concessione e le rassicurazioni date ai vertici degli enti locali;
è forte la preoccupazione in merito ai mancati investimenti per la riqualificazione e l'ammodernamento del cantiere i cui impianti sono di proprietà pubblica e per i quali vi è un serio rischio di inagibilità -:
quali iniziative di competenza intenda adottare per verificare il rispetto degli impegni assunti dalla Palumbo s.p.a. all'atto della concessione;
quali iniziative si intendano adottare per verificare la reale volontà dell'azienda di investire sul cantiere in questione, tenuto conto della mole di commesse che la stessa riceve periodicamente e del rischio che tali commesse vengano dirottate al di fuori dei confini nazionali;
se ritenga opportuno sollecitare l'Autorità portuale di Messina e/o chi di competenza a verificare le condizioni di agibilità dei suddetti cantieri navali.
(4-13785)

VICO e CODURELLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la ditta Beco nasce negli anni '80, a seguito della serrata concorrenza che ha caratterizzato il settore dell'elettrificazione; la società ABB, che allora controllava SAE SpA «Società anonima elettrificazione» con sede a Lecco, decide di cedere il settore bulloneria. Da quella operazione nasce Beco srl, fondata con atto pubblico il 17 luglio 1986. Beco srl si

pone fin da subito sul mercato italiano e internazionale come uno dei maggiori produttori di bulloneria e accessori zincali a caldo per impianti di elettrificazione. Oggi la società si presenta come una delle poche aziende in grado di offrire un prodotto finito, il cui ciclo è interamente eseguito all'interno dell'azienda, garantendo quindi un elevato controllo dell'intero processo;
l'azienda è in grado di fornire un'ampia gamma di prodotti, dalla tipica bulloneria definita dalle tabelle unificate ISO (DIN e UNI), ai prodotti speciali su specifiche indicazioni del cliente, riuscendo in questo modo a coprire l'intera richiesta. I prodotti sono confezionati in kit come da specifiche del cliente, corredati di packing list per facilitarne la rintracciabilità e il montaggio, imballati in contenitori resistenti anche per lunghi periodi in cantiere;
da un po' di tempo sui tralicci di una recente linea è stata rilevata bulloneria che riporta il marchio «A», identificativo del prodotto della ditta in essere e bulloneria con marchio «I» assolutamente sconosciuto (come prodotto europeo);
non si conosce la situazione riguardante le altre linee, tuttavia si potrebbe essere in grado di quantificare le tonnellate fornite per confrontare con le quantità richieste dagli appalti;
si precisa, a scanso di equivoci, che la produzione della Beco riporta da moltissimi anni esclusivamente i marchi «A» e «S» e, solo recentemente, il marchio depositato «BBL», mentre il marchio «I» non è mai stato utilizzato su alcun prodotto;
si sottolinea inoltre che per Beco srl i marchi «A» ed «S» identificano da sempre prodotti ENEL/TERNA, essendo subentrata, per la produzione di bulloneria, alle società SAE ed ABB;
pertanto le certificazioni fornite dalla ditta Beco con riguardo alla bulloneria utilizzata per il montaggio dei tralicci Enel-Terna hanno sempre riguardato, e riguardano, esclusivamente la bulloneria recante i sopracitati marchi;
per questo motivo la Beco si dichiara del tutto estranea alla produzione della bulloneria marcata «I» od altri marchi non suoi, e si ritiene esente, anche per il futuro, da ogni eventuale responsabilità al riguardo (tralicci dove compaiono altri marchi) -:
a fronte di tale denuncia, di quali elementi disponga il Governo e, in particolare, se al servizio tecnico centrale del Consiglio superiore dei lavori pubblici risulti che la bulloneria della ditta Beco srl è marchiata esclusivamente con le lettere «A» ed «S» e col marchio BBL;
se risulti chi faccia uso del marchio «I», non utilizzato dalla Beco srl;
se i direttori dei lavori abbiano verificato la sussistenza di forniture con bulloni marchiati «I» facendo le opportune segnalazioni.
(4-13804)

...

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:

BELLANOVA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
durante la notte di martedì 4 ottobre 2011 i Carabinieri del Comando Provinciale di Lecce, di concerto con i Militari del Ros hanno portato a compimento un'importante operazione, denominata «Augusta», che ha sgominato, con circa 45 arresti, una vasta organizzazione criminale, radicata nel territorio e nella realtà salentina, e ricollegabile alla sacra corona unita;
in più di quattro anni di indagini le forze dell'ordine hanno documentato il processo di riorganizzazione di uno dei clan storici della sacra corona unita: le accuse emesse, a vario titolo, sono di associazione per delinquere di stampo mafioso

finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti ed estorsioni aggravate dal metodo mafioso;
da quanto riportato dai media sembrerebbe che il clan avesse conquistato il monopolio del mercato degli stupefacenti, soprattutto cocaina, e sembrerebbero emergere rapporti tra figure politiche locali ed ambienti della sacra corona unita per l'approvvigionamento di cocaina, nonché un allarme tra i cittadini e gli stessi amministratori del comune di Lecce, tanto che la vicenda occupa quotidianamente le pagine dei giornali locali e regionali;
in un comunicato stampa, diffuso sabato 8 ottobre ed a firma del procuratore della Repubblica di Lecce, dottor Cataldo Motta, si legge «non è stata intercettata e non c'è negli atti delle indagini alcuna conversazione telefonica o tra presenti e non è risultato neanche durante i servizi di osservazione - alcun contatto dal quale possa ritenersi, ricavarsi o comunque desumersi che - alcun politico [...] avesse acquistato, acquistasse o dovesse acquistare qualsivoglia tipo di droga ovvero ne avesse fatto, ne facesse o dovesse farne uso. Le uniche conversazioni cui partecipino esponenti della politica o nelle quali a loro si faccia riferimento trattano esplicitamente di argomenti leciti»;
il rispetto per le istituzioni ed in particolare per il procuratore, dottor Cataldo Motta, induce a ritenere assolutamente veritiere e quindi indiscutibili le affermazioni diffuse a mezzo comunicato stampa, ma esiste un dato oggettivo che rinvia alle informazioni pubblicate, in questi giorni, dagli organi di stampa ricche di tali e tanti particolari che si ritiene non possano essere il mero frutto di ricostruzioni giornalistiche fantasiose; tenendo presente quanto asserisce la Procura, risulta ipotizzabile che le notizie alle quali hanno fatto riferimento i professionisti della stampa possano avere origine da una fonte investigativa;
i giornali hanno diffusamente riportato di rapporti tra uomini politici e delle istituzioni con l'ambiente dei malavitosi della sacra corona unita ed inoltre anche di società come la Iron Service che avrebbero conquistato il monopolio in un settore assai delicato e lucroso, qual è il servizio di ordine e vigilanza in relazione a fiere e manifestazioni pubbliche anche gestite o finanziate dal comune di Lecce: si fa riferimento a rapporti privilegiati che i gestori o i titolari di quella società avrebbero intrattenuto con uno o più uomini politici e delle istituzioni locali;
in una fase di dilagante sfiducia verso le pubbliche istituzioni risulterebbe più che opportuno, nei confronti dell'intera cittadinanza leccese, chiarire tutti gli aspetti di questa delicata vicenda, fugando ogni minino dubbio in merito ad eventuali rapporti tra politica e criminalità -:
se il Ministro interrogato, nel rispetto dell'autonomia della magistratura interessata da tali delicate indagini giudiziarie, non ritenga opportuno, per quanto di sua competenza, intervenire con gli strumenti messi a disposizione dalla legislazione vigente al fine di scongiurare ogni rischio di infiltrazioni malavitose nelle amministrazioni locali.
(5-05661)

Interrogazioni a risposta scritta:

MINNITI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 18 febbraio 2008, gli uomini del raggruppamento operativo speciale (ROS) dei carabinieri, della sezione anticrimine di Reggio Calabria, dopo avere identificato in via Filici di Pellaro (Reggio Calabria), l'appartamento dove si nascondeva uno dei più pericolosi latitanti della 'ndrangheta, Pasquale Condello, detto «il Supremo», facevano irruzione all'interno dell'abitazione, sfondando una porta e arrestando il superlatitante insieme ad altri tre affiliati di 'ndrangheta;
il 21 dicembre 2009 (come si evince anche dall'articolo dal titolo «Scusi signor Boss, ci porgerebbe i polsi» pubblicato sul Corriere di Calabria del 3 novembre 2011,

n. 20), a distanza di più di un anno, gli stessi carabinieri della sezione anticrimine di Reggio Calabria ricevevano, a firma del direttore dell'ufficio per l'amministrazione generale del dipartimento di P.S., una raccomandata con la quale si chiedeva di voler far conoscere, con lo massima cortese urgenza, l'attuale domicilio, privato e di servizio, dei militari del ROS che avevano partecipato all'operazione di polizia, dalla quale sono derivati i danni nei confronti dell'interessato (ossia, gli eredi del signor Francesco Dattola, di cui di seguito, ndr) che questa Amministrazione ha provveduto a risarcire;
la «singolare» richiesta di identificazione dei carabinieri del ROS, da parte del predetto ufficio, traeva la sua origine nell'azione di rivalsa, con correlata richiesta di risarcimento dei danni, promossa nei confronti del Ministero dell'interno dagli eredi del signor Francesco Dattola (all'epoca proprietario dell'immobile dove Pasquale Condello stava trascorrendo da mesi la sua latitanza, indisturbato fino al momento della cattura nel febbraio del 2008). L'appartamento, per inciso, era stato affittato ad un prestanome del «Supremo», Antonino Chilà, successivamente arrestato per favoreggiamento;
il predetto ufficio, ad un certo punto della vicenda, ha ritenuto pertanto giusto e doveroso procedere all'acquisizione dell'identità e del domicilio privato e di servizio dei militari del ROS, al fine di avviare la procedura di interruzione di termini di prescrizione per poter esperire l'eventuale azione di rivalsa di chi, ad esito del procedimento amministrativo-contabile, dovesse risultare responsabile dei danni cagionati al terzo (ossia i già citati eredi del signor Francesco Dattola, ndr);
il principio di non fornire alcun elemento identificativo circa l'identità dei partecipanti ad operazioni di polizia, in particolare di quelle rivolte contro le organizzazioni criminal-mafiose, è considerato un presupposto, insieme elementare ed assoluto, da parte di ogni forza di polizia -:
se il Ministro sia a conoscenza della solerzia a giudizio dell'interrogante inopportuna che ha informato, in questo specifico caso, l'azione dell'ufficio per l'amministrazione generale, dal momento che se si desse seguito alla richiesta di identificazione dei carabinieri del ROS si potrebbero esporre i militari che hanno partecipato alla cattura di Pasquale Condello a possibili ritorsioni criminali;
se non ritenga opportuno accertare come mai si sia potuto verificare, anche se all'interno di quanto previsto dalle norme dai regolamenti, un riflesso burocratico che ha fatto sì che alcune procedure amministrative andassero avanti in automatico, senza una corretta valutazione del contesto in cui è maturata l'operazione di polizia in questione;
quali iniziative e provvedimenti intenda adottare affinché fatti del genere non abbiano più a ripetersi.
(4-13776)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 14 agosto 2011, il sindacato di polizia COISP, coordinamento per l'indipendenza sindacale delle forze di polizia, indirizzava una lettera al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro interrogato. Il contenuto della missiva è stato poi utilizzato non per il problema che il COISP ha inteso portare all'attenzione dell'opinione pubblica, ovvero la condizione lavorativa dei poliziotti, ma invero per il tono provocatorio che, ad avviso degli interroganti, non sarà mai troppo forte per sovrastare il grido di dolore di coloro che servono il Paese, abbandonati a se stessi perché costretti nell'aberrante sistema istituzionale, e da vittime, a operarvi contro le delinquenze e le mafie di ogni tipo e colore politico;
l'articolo del Corriere della Sera.it riportava il 13 settembre 2011, la precisazione del segretario generale del COISP e precisamente: «È una pura provocazione

- dice Franco Maccari, segretario generale Coisp -. Rigettiamo ogni accusa, soprattutto non abbiamo usato affermazioni anche più grevi di autorevoli Ministri della Repubblica che invitavano a prendere i fucili o ci definivano fannulloni. È solo una bieca strumentalizzazione da parte di chi ignora i tagli lineari fatti dal Governo alle forze dell'ordine, nonostante l'attuale esecutivo proprio sul tema sicurezza aveva speso parole importanti durante l'ultima campagna elettorale»;
a parere degli interroganti la lettera in questione desta forti preoccupazioni per la prospettata situazione in cui sono costrette ad operare le forze di polizia, per il malcontento ormai diffuso conseguentemente alle tante illusioni e alle false promesse che il Governo, e in particolare il Ministro interrogato unitamente a quello della difesa hanno voluto offrire come soluzione ai contingenti e oggettivi problemi della sicurezza. Problemi che sono emersi in tutta la loro devastante verità il giorno 15 ottobre 2011 durante gli scontri avvenuti nel corso della manifestazione svoltasi a Roma dove le forze di polizia sono state costrette a fronteggiare i violenti con assoluta scarsità di mezzi e risorse;
le Forze dell'ordine sono da sempre il fiore all'occhiello del nostro Paese e una esternazione come quella citata, sempre a parere degli interroganti, deve far riflettere seriamente e concretamente sullo stato di esasperazione in cui sono costrette ad operare -:
se non si intenda porre in essere ogni utile iniziativa, anche economica, in grado di realizzare le promesse elettorali sul tema della sicurezza, garantendo alle forze dell'ordine di poter lavorare in condizioni idonee per affrontare le innumerevoli situazioni di pericolo sociale che le politiche di Governo stanno realizzando;
se non si intenda dare seguito alla specificità del ruolo del comparto sicurezza e difesa attraverso i decreti attuativi previsti dalla medesima norma, garantendo adeguati incentivi economici e benefici fiscali agli uomini ed alle donne che ogni giorno rischiano la propria vita per la sicurezza dei cittadini e delle istituzioni democratiche del Paese.
(4-13798)

MORASSUT, POMPILI, ARGENTIN, META e TOUADI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella notte tra il 2 ed il 3 novembre 2011 si è verificata nel quartiere Talenti di Roma una aggressione nei confronti di alcuni giovani impegnati nel promuovere, con affissione di locandine, una iniziativa contro le infiltrazioni mafiose;
tutti i giovani hanno riportato gravi lesioni fisiche e solo il provvidenziale intervento di una pattuglia dei carabinieri ha impedito conseguenze più gravi;
dalle prime indiscrezioni, gli aggressori sembrano appartenere ad elementi di destra legati ai gruppi di «Casa Pound»;
da ormai tre anni si moltiplicano nella Capitale, episodi di violenza politica, razzismo, omofobia e violenza contro le donne -:
quali iniziative di competenza il Ministro intenda assumere per contribuire attraverso gli organi di pubblica sicurezza, all'individuazione dei responsabili dell'episodio inquietante e quali elementi intenda fornire in merito;
di quali informazioni si disponga in relazione a eventuali rischi per l'ordine pubblico derivanti dall'attività dei citati soggetti operanti nel rione Esquilino di Roma.
(4-13803)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'autonomia universitaria è un valore costituzionalmente sancito all'articolo 33,

comma 6, della Costituzione e il decreto ministeriale 22 ottobre 2004, n. 270, definisce i titoli di studio rilasciati dalle università, tra i quali il diploma di specializzazione e il dottorato di ricerca;
l'articolo 4 della legge 3 luglio 1998, n. 210 (Norme per il reclutamento dei ricercatori e dei professori universitari di ruolo), ha provveduto a modificare profondamente la natura e l'organizzazione dei dottorati di ricerca, trasferendo l'istituzione dei corsi di dottorato alle singole università che, con proprio regolamento, ne disciplinano anche le modalità di accesso e di conseguimento del titolo, gli obiettivi formativi ed il relativo programma di studi, la durata, il contributo per l'accesso e la frequenza, le modalità di conferimento e l'importo delle relative borse di studio;
l'articolo 19 della legge n. 240 del 2010 (cosiddetta riforma Gelmini) integra il predetto articolo modificando, al comma 1, le modalità di istituzione e gestione dei corsi di dottorato e dispone che i corsi di dottorato di ricerca debbano essere accreditati dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
le modalità di accreditamento - che rappresentano una condizione necessaria per l'istituzione dei corsi ad opera dell'università e degli altri soggetti citati - dipendono da un decreto che, ai sensi del comma 2 del citato articolo 19 della legge n. 240 del 2010, deve essere adottato dal Ministro su proposta dell'ANVUR e con il quale saranno anche definiti i parametri in base ai quali il soggetto accreditato (università, istituto di alta ricerca, consorzio) disciplina i vari aspetti del corso;
dei 38 decreti attuativi di stretta competenza del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, soltanto 4 sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale e sono entrati, dunque, in vigore: quello sull'importo minimo degli assegni di ricerca; quello sulla definizione dei settori concorsuali per il conseguimento dell'abilitazione scientifica; quello sulla rideterminazione del numero dei posti disponibili nei corsi di laurea in medicina e chirurgia e la loro distribuzione su base regionale; infine, quello sui criteri per l'individuazione con regolamento d'ateneo degli standard qualitativi per la valutazione dei ricercatori a tempo determinato in possesso di abilitazione;
la mancata emanazione dei suddetti decreti attuativi, malgrado l'entrata in vigore della riforma, sta generando negli atenei una situazione di difficoltà che rischia di innescare una serie di disfunzioni che riguardano molteplici aspetti della vita accademica e di produrre un blocco delle attività universitarie anche, e soprattutto, per l'assenza di linee-guida da seguire;
il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca non ha ancora neanche fornito un'interpretazione univoca dell'articolo 19, relativo al dottorato, e fino a quando non sarà emanato il regolamento attuativo che sciolga questa ambiguità, le università e gli altri enti di ricerca non potranno bandire i nuovi concorsi per il dottorato;
con riferimento ai corsi di specializzazione medica, il comma 1 dell'articolo 19 della legge n. 240 del 2010 introduce anche il comma 6-bis all'articolo 4 della legge 3 luglio 1998, n. 210, stabilendo che: «È consentita la frequenza congiunta del corso di specializzazione medica e del corso di dottorato di ricerca. In caso di frequenza congiunta, la durata del corso di dottorato è ridotta ad un minimo di due anni»;
i dati oggettivi di previsione del piano sanitario nazionale 2011-2013 dimostrano che esiste in Italia una forte concentrazione di personale medico nella fascia di età superiore o uguale ai 60 anni, per cui è possibile stimare che circa 17 mila medici lasceranno il Servizio sanitario nazionale entro il 2015;

a partire dal 2013, avuto riguardo al numero medio di laureati in medicina e chirurgia per l'anno accademico e la quota di questi che viene annualmente immessa nel Servizio sanitario nazionale, è ipotizzabile un saldo negativo fra pensionamenti e nuove assunzioni, scenario che risulterà ancora più marcato nelle regioni impegnate con i piani di rientro a causa del blocco delle assunzioni;
anche per il corrente anno accademico 2011/12 la programmazione nazionale dei corsi di laurea della facoltà di medicina e chirurgia, non si è svolta secondo criteri, analisi e stime ponderate dell'effettivo fabbisogno formativo che, dalle tabelle predisposte dal Ministero della salute il 27 aprile 2011, suddivise per regioni e province autonome, per i medici chirurghi risultava di 10.566 unità (secondo le associazioni rappresentative di gran lunga superiore);
stante l'evidente insufficienza del numero dei posti assegnati dal Ministero della salute rispetto all'effettivo, reale ed accertato fabbisogno formativo, risultano doverosi un ampliamento del 20 per cento dei posti per immatricolazioni ai corsi di laurea in medicina e chirurgia ed il superamento dell'attuale sistema del numero chiuso per le immatricolazione agli stessi -:
se non si ritenga doveroso prevedere di aumentare in modo significativo, almeno del 20 per cento, l'offerta formativa a partire dall'anno in corso, dei corsi di laurea in medicina e chirurgia;
se non si ritenga di dover assumere iniziative per superare il sistema del numero chiuso, sostituendolo ove necessario con una seria selezione meritocratica e con regole rigorose riguardanti l'obbligo di un regolare percorso di studi;
se non si ritenga di promuovere, per quanto di competenza, l'aumento del numero dei posti messi a concorso delle scuole di specializzazione nelle professioni mediche, anche tenendo conto delle esigenze del mercato del lavoro.
(4-13780)

SCHIRRU. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la legge dell'11 marzo 2011 n. 25, recentemente approvata, restituisce la quota di riserva in materia di collocamento obbligatorio a favore delle persone con disabilità. In particolare, l'articolo 1 recita: «1: il quarto periodo del comma 2 dell'articolo 1 della legge 23 novembre 1998, n. 407, introdotto dall'articolo 5, comma 7, del decreto-legge 6 luglio 2010, n. 102, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2010, n. 126, si interpreta nel senso che il superamento della quota di riserva di cui all'articolo 18, comma 2, della legge 12 marzo 1999, n. 68, ivi richiamata, deve in ogni caso avvenire, per le amministrazioni pubbliche, nel rispetto dei limiti delle assunzioni consentite dalla normativa vigente per l'anno di riferimento e che resta comunque ferma l'applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 3 della legge 12 marzo 1999, n. 68, e successive modificazioni, in materia di assunzioni obbligatorie e quote di riserva in quanto ad esclusivo beneficio dei lavoratori disabili»;
il testo interpreta il senso della norma, che aveva previsto un diritto di priorità per orfani e vedove di vittime di guerra e del terrorismo, precisando che non viene intaccata la quota già stabilita per legge a favore delle persone con disabilità;
tuttavia, nonostante la legge citata già approvata, giungono ancora numerose le segnalazioni di casi di beneficiari di riserva, tra i quali insegnanti precari, che si vedono revocare la possibilità di immissione in ruolo rispetto ad altre categorie di riservisti;
in particolare, si cita a titolo esemplare, il caso di XXX, insegnante precaria, invalida civile al 60 per cento beneficiaria della legge n. 104 del 1992, inserita nella graduatoria ad esaurimento della provincia di Cosenza per l'insegnamento nella scuola media di II grado, che nel luglio 2010 viene convocata per l'immissione in

ruolo per l'insegnamento sul sostegno area AD03, (graduatoria in cui è collocata al 6o posto e con 179 punti), in quanto riservista di tipo N, così come indicato dal relativo tabulato ministeriale;
a dispetto di tutti i requisiti presenti, viene comunicato alla docente che l'incarico è assegnato ad altro docente, normodotato, collocato al posto 99 della stessa con 79 punti in quanto riservista di tipo M (orfano di caduto sul lavoro);
si sottolinea inoltre che nel caso specifico i funzionari dell'ufficio scolastico provinciale di Cosenza, in virtù di una presunta precedenza assoluta (legge n. 244 del 2007, articolo 3, comma 123), hanno, di fatto, contravvenuto a giudizio dell'interrogante a quanto indicato nel tabulato ministeriale e attribuito il posto della riserva N ad una riserva M, di fatto in contrasto con quanto previsto dalla sopra citata legge n. 25 del 2011 -:
se non ritenga necessaria l'assunzione di iniziative volte ad assicurare il pieno rispetto della legge 25 marzo 2011 e il ripristino corretto e tempestivo delle quote di riserva;
quali iniziative intenda adottare per evitare che si verifichino casi come quello segnalato.
(4-13781)

TESTO AGGIORNATO AL 24 FEBBRAIO 2012

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
a Somma Vesuviana due operai, i signori Antonio Annunziata e Alfonso Peluso, stavano lavorando all'interno di un pozzo quando le pareti sono franate e li hanno uccisi;
risulterebbe che i due stessero scavando un pozzo in località Pizzone Cassante, e che siano state con ogni probabilità le esalazioni venefiche del terreno a causare la morte dei due -:
di quali elementi disponga in merito alla esatta dinamica dei fatti;
se i due operai fossero stati assunti regolarmente o fossero lavoratori in «nero», come sembrerebbe risultare dalle fonti di stampa;
se siano state osservate le previste normative sulla sicurezza.
(4-13769)

GRIMOLDI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da quasi 20 anni (precisamente dal 31 gennaio 1992) l'Inps è proprietaria di uno stabile sitonel comune di Seregno (provincia di Monza e Brianza);
tale stabile, posto in via Settembrini, a pochi passi dal centro della città, noto ai brianzoli come ex clinica Santa Maria, ha una superficie di 16.000 metri cubi (3.000 metri quadrati);
l'ex clinica Santa Maria è in stato di totale abbandono e causa forti rischi anche per i cittadini;
ad oggi non sono stati resi noti progetti di recupero dello stabile;
più volte sono caduti calcinacci sulle strade, tantoché è stato necessario intervenire con ponteggi a protezione dei passanti ed ultimamente i passaggi sono stati interclusi, causando peraltro una riduzione della sede stradale;
la presenza dei ponteggi e delle reti di protezione, oltre a causare un grave disagio alla popolazione, comporta ingenti esborsi dalle casse dell'Inps per il noleggio, per la manodopera e per l'occupazione del suolo pubblico;
peraltro l'Inps, nella sola zona della Brianza nord (comuni di Carate Brianza, Seregno, Desio, Cesano Maderno), paga affitti milionari per sedi in affitto;

ciò, evidentemente, rappresenta a giudizio dell'interrogante uno scandaloso caso di mala gestione di cosa pubblica e di sperpero di risorse, in una situazione, come quella attuale, di profonda crisi economica -:
se il Governo sia a conoscenza della situazione suddetta e se non intenda intervenire celermente nei confronti dell'Inps affinché sia risolta definitivamente questa situazione di degrado e di inefficienza.
(4-13779)

MONTAGNOLI e REGUZZONI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la BMW Servizi Logistici ha sede a Dolcè (Verona), nella frazione di Volargne, ed è il magazzino da cui vengono gestiti tutti i pezzi di ricambio di BMW per l'Italia;
BMW ha dato in appalto il lavoro alla E.D. (Express Delivery) s.r.l. di Bussolengo (Verona), che a sua volta lo ha dato alla Cooperativa Milano Servizi;
la predetta Cooperativa - che conta poco più di 40 unità - prima della scorsa estate 2011 ha deciso di sottoinquadrare al 5o livello i lavoratori inquadrati al 3o, al fine di contenere i costi;
risulta all'interrogante che il SIN.PA - Sindacato Padano, il solo rappresentato all'interno della cooperativa con oltre 20 iscritti, si sia opposto a tale decisione proponendo in alternativa un accordo per un «piano di crisi aziendale» e che per tutta risposta la Cooperativa abbia licenziato, lo scorso 30 settembre, 7 dipendenti iscritti al sindacato ed inquadrati al 3o;
tali licenziamenti appaiono all'interrogante del tutto illegittimi e discriminatori -:
se i fatti esposti in premessa corrispondano a verità;
se, in particolare, corrisponda al vero che la cooperativa abbia sottoinquadrato i lavoratori non iscritti al Sin.Pa., mentre gli iscritti siano stati licenziati senza fornire loro alcuna motivazione;
se e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere rispetto a provvedimenti che l'interrogante ritiene illegittimi, al fine di ripristinare la legalità e tutelare i lavoratori colpiti.
(4-13799)

TESTO AGGIORNATO AL 7 NOVEMBRE 2011

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SALUTE

Interrogazione a risposta orale:

PEDOTO, MIOTTO, GRASSI, FONTANELLI e BOSSA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in diversi centri italiani procreazioni medicalmente assistita sono conservati migliaia di embrioni;
si tratta di embrioni, crioconservati in azoto liquido, eccedenti e raccolti nei centri, prima della entrata in vigore della legge n.40 del 2004;
la legge n.40 del 19 febbraio 2004 reca il divieto di estinguere gli embrioni risultati soprannumerari a seguito delle pratica di procreazione assistita a cui si sottopongono molte coppie;
con decreto del Ministero della salute del 4 agosto 2004 (Ministro Sirchia) sono stati stanziati appositi finanziamenti perché fosse effettuato un censimento degli embrioni abbandonati (ad opera dell'Istituto superiore di sanità) e perché fosse istituita una biobanca nazionale (presso l'ospedale Maggiore di Milano) che ricevesse gli «embrioni orfani» provenienti da tutte le parti d'Italia;
risulta alla interrogante che i fondi stanziati (50.000 euro destinati all'Istituto superiore di sanità e 400.000 destinati alla realizzazione della biobanca) siano stati rendicontati già nel 2005;
il censimento risulterebbe effettuato e la struttura risulterebbe realizzata ma,

ad oggi, gli embrioni giacciono ancora nei diversi centri per la fecondazione artificiale sparsi per l'Italia;
il Governo intervenendo in commissione Affari sociali, nel corso del dibattito sulla proposta di legge che reca disposizioni per consentire l'impianto degli embrioni abbandonati giacenti presso i centri italiani di procreazioni medicalmente assistita, ha riferito, in seguito alle sollecitazioni ricevute dall'interrogante che il trasferimento di embrioni presso la biobanca nazionale non è mai avvenuto per inapplicabilità del decreto e che l'inapplicabilità del decreto è riconducibile a problemi che non erano stati tenuti in considerazione ai tempi dell'emanazione del citato decreto Sirchia riportando come esempio il trasporto degli embrioni (mancanza di una appropriata e mirata copertura assicurativa) o i vincoli legati al rispetto della normativa sulla privacy -:
se la situazione esposta corrisponda al vero;
a quanto ammontino complessivamente ad oggi i costi relativi alla realizzazione della biobanca, se sia stata effettuata la manutenzione, se ne sia stato fatto utilizzo diverso, o se la struttura abbia subito danneggiamenti;
quando i limiti e le criticità, che avrebbero reso il decreto di fatto inapplicabile, si siano manifestati, e perché non si sia provveduto alla sospensiva per autotutela;
se si sia provveduto, nel rispetto della legge, a censire gli embrioni e a vigilare per evitare usi distorti o eventuale commercio;
qualora la vigilanza non sia stata effettuata, se non ritenga di farlo individuando le responsabilità.
(3-01923)

Interrogazione a risposta in Commissione:

MIOTTO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la fendimetrazina è una sostanza anoressizzante, preparata dal farmacista come prodotto galenico magistrale ed è usata per trattare l'obesità, ma è da tempo sottoposta a limitazioni rilevantissime perché considerata pericolosa per la salute pubblica;
con decreto del Ministro della sanità del 18 settembre 1997 è stato fatto divieto ai farmacisti di eseguire preparazioni magistrali contenenti fendimetrazina e contestualmente sono stati inibite ai medici le prescrizioni di tali farmaci;
con successivo decreto in data 24 gennaio 2000 il Ministro della sanità imponeva limitazioni più stringenti nell'utilizzo della fendimetrazina, in quanto ne era stata ravvisata la pericolosità per la salute pubblica;
anche l'Emea aveva dichiarato «fuorilegge» alcune sostanze anerossizzanti come la fendimetrazina;
è invece continuata la prescrizione, da parte di medici specialisti, della sostanza anoressizzante fendimetrazina, già segnalata per gli effetti pericolosi che provoca e che in qualche circostanza ha condotto alla morte di alcuni pazienti;
fra le numerose persone trattate con fendimetrazina viene segnalato il caso del signor M., deceduto all'età di 38 anni, per il quale è stata accertata la correlazione fra l'assunzione del farmaco ed il decesso: nonostante l'attivo interessamento dei familiari allo scopo di evitare la reiterazione di comportamenti prescrittivi pericolosi per altri giovani pazienti, nulla è stato fatto per rispettare il divieto dell'utilizzo della sostanza killer;
il medico responsabile delle ripetute prescrizioni, pur indagato e rinviato a giudizio dal Gup del tribunale penale di Roma per «omicidio colposo», non sarebbe stato raggiunto da alcun provvedimento dell'ordine dei medici di Roma;
in varie circostanze i carabinieri del Nas hanno effettuato sequestri di ingenti quantitativi di compresse, facendo emergere

una rete di complicità che coprono comportamenti illeciti che meriterebbero adeguate sanzioni -:
quali iniziative abbia posto in essere per impedire che si continui a prescrivere la fendimetrazina;
quali iniziative abbia posto in essere per sapere quanti medici in Italia abbiano continuato a prescrivere la fendimetrazina dal 1997 ad oggi, e quali quantità di farmaco siano state prescritte;
se sia noto quali iniziative o provvedimenti in via precauzionale siano stati posti in essere a carico dei farmacisti e dei medici indagati a seguito dei controlli dei Nas.
(5-05660)

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
con sempre maggiore frequenza si apprende di inquietanti episodi che vedono per protagonisti calciatori e in generale atleti affetti da SLA, da leucemia e altre gravi malattie;
l'ultimo caso in ordine di tempo è costituito da quello del calciatore Antonio Cassano, colpito, secondo quanto riferiscono i giornali, da ictus;
in precedenza a essere colpito da un grave problema all'occhio è stato il calciatore Rino Gattuso;
la moglie del calciatore Bruno Beatrice, deceduto nel 1987 a 39 anni, per leucemia mieloide ha dato origine a un'inchiesta del procuratore Giovanni Guariniello; a quel decesso se ne sono aggiunti molti altri: nel 2003 il calciatore Nello Saltutti, per un attacco cardiaco; l'anno successivo il calciatore Ugo Ferrante, per un tumore alle tonsille; nello stesso anno è deceduto vittima di un linfoma il calciatore Mario Sforzi; nel 2006 il calciatore Giuseppe Longoni, per vasculopatia cronica e lesioni cerebrali; nel 2007, vittima della sclerosi laterale amiotrofica, è deceduto il calciatore Angelo Lombardo; nel 2009 è deceduto il calciatore Massimo Mattolini; risulta inoltre colpito da tumore, a cui fortunosamente è sopravvissuto, il calciatore Mimmo Caso, e colpito da crisi cardiaca, il calciatore Giancarlo Antognoni; a essere colpiti da SLA risultano essere almeno una quarantina di calciatori di varie squadre di calcio;
la frequenza con cui si verificano questi episodi sconcerta la pubblica opinione che si sta legittimamente chiedendo cosa stia accadendo nel mondo del calcio e in generale dello sport;
nella memoria di molti la morte ultima in ordine di tempo del giocatore dell'Espanyol Daniel Jarque, colpito nell'agosto del 2009 da un attacco di cuore a Coverciano, durante il ritiro in Italia, con la squadra. Due anni prima, un altro giocatore spagnolo Antonio Puerta, era deceduto in seguito ad un attacco cardiaco; si ricordano le morti «in diretta» del camerunense Marc-Vivien Foè nel 2003 e dell'ungherese Miklos Feher l'anno seguente, entrambi colpiti da attacchi cardiaci sul terreno di gioco -:
se sia in grado di fornire l'elenco completo dei calciatori e degli atleti che in questi ultimi dieci anni sono stati colpiti da SLA, leucemia o altri simili gravi malattie, e da patologie cardiovascolari;
per quel che riguarda i calciatori, in quale squadra militassero, quando si siano manifestati i sintomi della malattia, e in quali squadre precedentemente avessero militato;
a che età sia avvenuto il decesso;
se il fenomeno delle patologie cardiovascolari possa essere ricondotto ad una pratica medica non approfondita relativamente ai controlli che possa rappresentare un ulteriore fattore di rischio per gli atleti;

quali iniziative si intendano adottare, promuovere, sollecitare, a fronte di un così inquietante fenomeno.
(4-13768)

SBAI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
gli ammalati affetti da Sla sono in Italia oltre 60.000;
il professor Paolo Zamboni dell'università di Ferrara ha individuato l'«insufficienza venosa cronica cerebrospinale» (CCSVI);
questa patologia sembra provocare un danno al tessuto cerebrale e quindi la degenerazione dei neuroni;
grandissima parte di coloro che sono affetti da Sla, stando allo studio in oggetto, sono soggetti preliminarmente a CCSVI;
con un intervento semplicissimo e di ridottissimo costo economico, un'angioplastica liberatoria delle vene, si riuscirebbe a risolvere il problema;
questa sperimentazione è stata sostanzialmente bloccata e occorre rivolgersi a centri privati, con costi esorbitanti oppure andare all'estero;
con questa modalità di intervento si porrebbe mano ad un abbassamento vertiginoso dei malati di Sla e contestualmente dei costi per malato -:
come intenda il Governo, procedere in relazione a questa vicenda e in particolare se intenda il Governo, per quanto di competenza fare in modo che la metodologia di intervento in oggetto venga sottoposta a sperimentazione anche in Italia;
(4-13773)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in un comunicato stampa del 28 ottobre 2011, il vicesegretario del Sindacato autonomo della polizia penitenziaria della Toscana, ha denunciato che nel Centro clinico di Sollicciano, K.A., un detenuto marocchino di circa 24 anni, ha tentato di aggredire con alcune lame di rasoio un sovrintendente della polizia penitenziaria;
l'uomo si trova a Sollicciano in quanto nei suoi confronti l'autorità giudiziaria competente ha disposto l'osservazione psichiatrica per la durata di 30 giorni;
l'intervento del personale in servizio unito ai doni della fortuna hanno scongiurato il peggio ed il ricorso all'uso contenuto della forza fisica ha ridimensionato la portata degli eventi. Si segnalano 15 giorni di prognosi al sovrintendente della polizia penitenziaria e 30 al detenuto che veniva posto all'attenzione dei sanitari nell'immediatezza dei fatti;
l'episodio è avvenuto dopo che qualche giorno fa un altro detenuto con problemi psichici, sempre ristretto nel Centro clinico di Sollicciano, aveva tentato di uccidere un suo compagno di cella;
i sindacati della polizia penitenziaria denunciano come a Sollicciano, a fronte di un'alta concentrazione di detenuti con problemi di natura psichica all'interno del Centro clinico, non sia prevista un'adeguata presenza di personale medico e specialistico per l'intero arco della giornata -:
di quali elementi disponga il Governo con riferimento al carcere di Sollicciano e se non reputino opportuno, per quanto di competenza, assumere le necessarie iniziative per far congruamente fronte alle problematiche segnalate dai sindacati di polizia penitenziaria con specifico riferimento all'alta concentrazione di detenuti con problemi di natura psichica e all'insufficiente presenza di personale medico e specialistico.
(4-13790)

FRONER. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
si parla da tempo di una riforma della Croce Rossa in direzione di una sua privatizzazione. Ne ha parlato lo stesso Ministro della salute, Ferruccio Fazio, quando si riteneva che il problema sarebbe stato affrontato nella manovra di luglio, il quale nell'occasione ha affermato: «Nella manovra non lo so, ma il problema della privatizzazione della Croce Rossa va in ogni caso affrontato, perché tutte quelle internazionali sono privatizzate». La questione, aggiunge «va affrontata, con la dovuta calma e, verosimilmente in modo graduale»;
la riorganizzazione della Croce Rossa entro il novembre 2011 è prevista peraltro dalla legge del 4 novembre 2010, n. 183 in materia di lavori usuranti;
rispondendo all'interpellanza urgente dell'onorevole Pezzotta n. 2-01211, concernente iniziative in merito alla prospettiva di una riforma strutturale della Croce rossa italiana, il sottosegretario Belcastro, annunciava il 29 settembre 2011, che era in corso di definizione uno schema di decreto legislativo di riordino degli enti vigilati dal Ministero della salute, in applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 2 della legge 4 novembre 2010, n. 183 (articolo recante delega al Governo per la riorganizzazione degli enti vigilati dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e dal Ministero della salute), e che lo schema di provvedimento, nella parte attinente al riordino dell'associazione italiana della Croce rossa, prevedeva la privatizzazione di alcune strutture dell'ente stesso (comitati provinciali e comitati locali). Il decreto legislativo recante riordino degli enti vigilati dal Ministero della salute è stato presentato al Parlamento (atto 410), ma non contiene norme sulla Croce Rossa;
secondo i dati riportati dal capo del personale della Croce rossa, durante l'indagine conoscitiva in discussione al Senato, il personale attuale ammonta a 4.000 unità di cui 1.300 a tempo indeterminato in ruolo, 850 del corpo militare continuativi, 356 militari richiamati temporanei, 1.574 a tempo determinato -:
quali saranno le conseguenze della riorganizzazione della Croce rossa qualora i comitati provinciali e locali siano trasformati in enti di diritto privato, sia per i dipendenti a tempo determinato, sia per i dipendenti a tempo indeterminato;
in particolare se per i dipendenti precari si preveda il licenziamento alla scadenza dell'attuale contratto, pur avendo essi assicurato un servizio insostituibile, alla pari dei colleghi di ruolo, attraverso continui rinnovi.
(4-13801)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

LOVELLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo n. 58 del 31 maggio 2011, di recepimento della direttiva 2008/6/CE che modifica la direttiva 96/67/CE per quanto riguarda il pieno completamento del mercato interno dei servizi postali, prevede che: «è assicurata la fornitura del servizio universale e delle prestazioni in esso ricomprese, di qualità determinata, da fornire permanentemente in tutti i punti del territorio nazionale, incluse le situazioni particolari delle isole minori e delle zone rurali e montane, a prezzi accessibili all'utenza»; essa stabilisce inoltre che: «il servizio universale è affidato a Poste Italiane spa per un periodo di cinque anni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, rinnovabili per ulteriori cinque anni per non più di due volte. Il rinnovo del contratto è subordinato al miglioramento di efficienza di Poste Italiane spa, che il Ministero dello sviluppo economico verifica al termine di ogni periodo di affidamento sulla base di indicatori di efficienza definiti e quantificati con apposito provvedimento»;

il Ministro dello sviluppo economico e Poste Italiane spa hanno firmato il 12 novembre 2011, il nuovo contratto di programma 2009/2011 che attiene proprio alla gestione del servizio universale, ossia del diritto di ogni cittadino ad un'offerta di servizi postali a prezzi accessibili su tutto il territorio nazionale;
con ordine del giorno n. 9/54-A3 accolto dal Governo nella seduta del 5 aprile 2011, in sede di esame della proposta di legge A.C. n. 54 «Disposizioni per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni», approvato dalla Camera in data 5 aprile 2011, si impegnava il Governo «a tutelare il diritto dei cittadini italiani ad avere un servizio postale universale, ossia diffuso su tutto il territorio nazionale a prezzi accessibili, mediante un rigoroso e costante controllo del rispetto degli obblighi sottoscritti dalle parti in causa con il contratto di programma per quel che riguarda l'erogazione del servizio postale e la sua rimodulazione, in modo tale che venga tutelato il primario e ineludibile interesse dei cittadini»;
la Commissione europea ha inviato una lettera al Governo italiano pervenuta il 14 ottobre 2011, nella quale si rileva la mancata attuazione di quanto previsto dal decreto legislativo n. 58 citato, in particolare per quanto concerne l'avvio dell'iter per l'istituzione dell'Agenzia di regolazione ivi prevista, tra i cui compiti dovrebbe rientrare la verifica del pieno adempimento del contratto di programma agli obblighi del servizio universale affidato a Poste italiane spa -:
se abbia intrapreso tutte le iniziative necessarie per dar corso all'impegno assunto a seguito dell'ordine del giorno 9/54-A3 in premessa citato, con particolare riferimento alla piena corrispondenza del contratto di programma 2009-2011 con Poste italiane spa agli obblighi della fornitura del servizio universale in modo adeguato su tutto il territorio nazionale;
quali iniziative intenda attuare per rispondere ai rilievi della Commissione europea e per dare rapidamente corso, per quanto di competenza, all'istituzione dell'Autorità di regolazione prevista dal decreto legislativo n. 58 del 31 maggio 2011.
(5-05654)

VICO e LULLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, recante «Norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche», all'articolo 19 regolamenta l'attribuzione degli incarichi di dirigente, di dirigente generale, di capo dipartimento e di segretario generale;
la procedura in questione, con riferimento alla nomina a dirigente generale ed a capo dipartimento ha trovato attuazione presso il Ministero dello sviluppo economico con la direttiva del Ministro del 15 gennaio 2009, che prevede fra l'altro la pubblicità dei posti resisi vacanti e l'applicazione dei criteri generali di trasparenza partecipazione previsti dalla legge n. 241 del 1990;
in data 12 ottobre 2011 è stata avviata la pubblicità per il conferimento dell'incarico dirigenziale di livello generale di direttore dell'ufficio affari generali e risorse (UAGR) del Ministero dello sviluppo economico, con scadenza il 22 ottobre 2011;
la formulazione di tale avviso è avvenuto in totale difformità dai precedenti con la esasperata specificazione delle competenze professionali che il candidato deve possedere; in particolare sono puntigliosamente richiesti:
a) «specifica e comprovata esperienza professionale nell'ambito dell'attività pre-legislativa in materia di lavoro pubblico, organizzazione degli uffici, organici e fabbisogni di personale»;
b) «specifica e comprovata esperienza nell'ambito della contrattazione collettiva del pubblico impiego ed in particolare del contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto Ministeri»;

si tratta di successive specificazioni che di fatto potrebbero rendere impossibile la partecipazione anche ad ex capi del personale ed avrebbero reso impossibile addirittura la nomina del direttore generale dell'Uagr in scadenza, per cui un siffatto interpello è visto come il preludio al non accoglimento di tutte le candidature dei dirigenti di prima e seconda fascia del Ministro dello sviluppo economico per la nomina di un esterno che si suppone gradito al Ministro;
infatti non sono riscontrabili all'interno del Ministero dello sviluppo economico né «attività pre-legislativa in materia di lavoro pubblico» né «contrattazione collettiva in particolare del contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto Ministeri», il che potrebbe già far supporre la provenienza del candidato «ideale» da altre amministrazioni, vero è che nel corso di una riunione sindacale si sarebbe fatto il nome di un dirigente di II fascia del Ministero per la pubblica amministrazione e l'innovazione attualmente distaccato presso un Ente dal cui curriculum sembrano tratti i requisiti richiesti;
tutte le organizzazioni sindacali della dirigenza ed in particolare i segretari generali di CIDA-UNADIS, UIL-PA e DIRSTAT hanno ribadito quanto sopra ed evidenziato la singolarità che l'attribuzione di incarichi di direzioni generali ad alto contenuto tecnico e specialistico, quale per esempio quella che avrebbe dovuto gestire il nucleare, sia avvenuta senza richiedere particolari esperienze, mentre particolari esperienze sono richieste per una direzione generale a-tecnica;
nonostante tutto, il 28 ottobre 2011 è stata comunicata a tutti i 25 candidati l'esclusione dalla selezione in quanto non in possesso di tutti i requisiti previsti dal bando, di fatto confermando quanto sopra paventato -:
se, stante la dubbia legittimità delle scelte sinora assunte, intenda ripetere le procedure per l'attribuzione dell'incarico dirigenziale generale di direttore dell'UAGR ed evitare l'attivazione di numerosi contenziosi;
perché, invece di ipotizzare improbabili eccelse professionalità esterne, non si faccia ricorso ad uno dei sei dirigenti di prima fascia, di elevata professionalità, ai quali attualmente è attribuito un dequalificante incarico di studio, e che complessivamente costano al bilancio dello Stato quasi un milione di euro;
perché, inoltre, non si provveda ad integrare nelle funzioni un dirigente di ruolo, oggetto di spoil system, che da quasi due anni attende l'esecuzione delle sentenze di primo e secondo grado.
(5-05662)

VICO e LULLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, recante «Norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche», agli articoli 4, 14, e 23 effettua la distinzione delle funzioni di indirizzo politico-amministrativo da quelle della gestione amministrativa, mentre l'articolo 19 contiene le disposizioni generali in materia di incarichi di funzioni dirigenziali presso le singole amministrazioni dello Stato;
l'articolo 24 dello stesso decreto legislativo n. 165, dopo aver definito la composizione del trattamento economico dei dirigenti ne stabilisce l'onnicomprensività precisando che, per qualsiasi incarico esterno ad essi conferito, i compensi dovuti dai terzi devono essere corrisposti direttamente alla amministrazione di appartenenza e confluiscono nelle risorse destinate al trattamento economico accessorio della dirigenza;
gli incarichi esterni conferiti alla dirigenza dei Ministeri in ragione del loro ufficio, conferiti direttamente dall'amministrazione presso cui prestano servizio o su designazione della stessa, sono relativi a delicate funzioni di controllo e rappresentanza che necessita una immedesimazione funzionale fra amministrazione e funzionario tipica delle attribuzione del dirigente statale;

l'articolo 14 del CCNL della dirigenza dei Ministeri che tratta dell'onnicomprensività del trattamento economico dei dirigenti, richiama i contenuti dell'articolo 24 del decreto legislativo n. 165 del 2001 ed al terzo comma prevede che la attribuzione degli incarichi aggiuntivi retribuiti avvenga con «criteri che tengono conto degli obiettivi, priorità e programmi assegnati al dirigente, del relativo impegno e responsabilità, delle capacità professionali dei singoli, assicurando altresì il criterio della rotazione. Inoltre l'articolo 60 del CCNL 2002/2005 della dirigenza dei Ministeri prevede, al comma 4, che i criteri per il conferimento degli incarichi esterni siano simili a quelli stabiliti in attuazione dell'articolo 19 del decreto legislativo n. 165 del 2001;
tale allineamento normativo, fra legge e CCNL, trova oltretutto riscontro in alcune consolidate decisioni della Corte dei conti (determinazioni n. 1741 adunanza del 6 dicembre 1983 e n. 1835 - adunanza 8 ottobre 1985 - della Sezione di controllo sulla gestione finanziaria degli enti cui lo Stato contribuisce in via ordinaria) laddove è statuito che la nomina/designazione da parte delle amministrazioni statali in organismi vari di controllo e gestione resta circoscritta ai dirigenti e funzionari ovvero, nei casi in cui non sia esplicitata l'appartenenza, anche a quello delle altre amministrazioni statali o delle magistrature;
nonostante le denunce delle organizzazioni sindacali del Ministero dello sviluppo economico quanto sopra viene ordinariamente eluso a vantaggio di non meglio precisati liberi professionisti, del tutto estranei alla pubblica amministrazione;
tale pratica è preoccupante per le funzioni di controllo e vigilanza svolta dagli organismi interessati ed in particolare dai collegi dei revisori dei conti, dalle commissioni di accertamento di spesa, dai comitati di sorveglianza delle imprese in amministrazione straordinaria e delle cooperative in liquidazione coatta amministrativa; in particolare presso il dipartimento per l'impresa e l'internazionalizzazione, dove il capo dipartimento in scadenza all'inizio del 2012 consta agli interroganti che, si rapporti, per le nomine nei collegi dei revisori delle camere di commercio e delle altre e numerose strutture camerali, con la segreteria del Ministro, con esponenti politici nazionali vicini alla Compagnia delle Opere e con rappresentanti di Unioncamere, ente da cui egli stesso proviene, a discapito di dirigenti e funzionari del Ministero -:
in quanti collegi dei revisori delle camere di commercio siano presenti rappresentanti non appartenenti al Ministero dello sviluppo economico;
in quante commissioni di accertamento di spesa nominate negli ultimi tre anni, ed in che percentuale sul totale, siano presenti professionisti esperti esterni al Ministero dello sviluppo economico;
in quanti comitati di sorveglianza di imprese in amministrazione straordinaria, ed in che percentuale sul totale, siano presenti esterni al Ministero dello sviluppo economico;
se intenda porre fine a tale persistente stato di grave inopportunità nell'assegnazione di importanti funzioni di controllo e rappresentanza del Ministero dello sviluppo economico a personale esterno allo stesso Ministero, anche al fine di prevenire fenomeni di connivenza e corruzione.
(5-05663)

Interrogazione a risposta scritta:

MURGIA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'accordo di programma per la stabilizzazione dei servizi industriali di Ottana, Bolotana e Noragugume, firmato il 26 luglio 2006 dal Ministero dello sviluppo economico, regione Sardegna, provincia di Nuoro e Consorzio Asi, prevedeva tutta una serie di interventi per lo sviluppo dei servizi nelle suddette aree;

per la sua attuazione, la legge finanziaria per il 2006, aveva stanziato ben dieci milioni di euro (articolo 30, legge n. 2667 del 2005);
in particolare, l'accordo di programma prevedeva l'acquisizione di beni ed opere dei servizi industriali nell'area di Ottana, già in capo alla Nuoro Servizi (società in liquidazione) a favore del consorzio Asi;
ad oggi l'accordo in questione è rimasto inattuato, bloccato da tutta una serie di ostacoli di carattere tecnico, giuridico e amministrativo;
dei dieci milioni di euro stanziati, due milioni sono ormai da considerarsi perduti, tra la perizia di Invitalia finalizzata al calcolo del valore degli asset di Nuoro Servizi e altri percorsi amministrativi;
circa 8 milioni di euro attendono solo di essere sbloccati a livello ministeriale. Di questi, circa 3 milioni spetterebbero al Consorzio industriale per la realizzazione e l'adeguamento delle infrastrutture dell'area, i rimanenti 5 milioni di euro circa dovrebbero andare alla ex Nuoro Servizi quale somma per la cessione degli asset al Consorzio;
a tutt'oggi non si riesce a sapere a che punto sia l'accordo -:
se il Ministro interrogato non ritenga necessario predisporre iniziative tese a rilanciare l'accordo di programma, posto che il ritardo nell'attuare il suddetto accordo rischia di minare le residue possibilità di sviluppo concreto nella Sardegna centrale.
(4-13794)

...

TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:

GRIMOLDI. - Al Ministro del turismo. - Per sapere - premesso che:
l'attuale situazione di stagnazione e di crisi economica rende evidentemente necessario lo sviluppo di quelle attività potenzialmente attrattive, come il turismo, che è una ricchezza ancora poco sfruttata;
lo sviluppo del turismo e delle attività dell'indotto permetterebbe di creare un volano non solo per l'economia, ma anche per l'occupazione giovanile e non;
nel nostro Paese, purtroppo, per intraprendere una qualsivoglia attività è necessario ottenere una serie di licenze ed autorizzazioni, e ciò rallenta il processo di crescita e di sviluppo;
la sburocratizzazione e la liberalizzazione di alcune attività permetterebbe, al contrario, di far crescere questo settore e di creare numerose opportunità lavorative;
in particolare, vi sono alcune attività, quali lo svolgimento di servizi turistici di prenotazioni ed accompagnamenti a carattere individuale, che attualmente sono quasi inesistenti e che, se opportunamente sfruttate, potrebbero essere una fonte di slancio e di indotto per il turismo nel nostro Paese -:
se il Ministro sia a conoscenza delle problematiche suddette e se non intenda assumere iniziative per ridurre le pratiche burocratiche affinché sia favorita l'iniziativa personale e siano intraprese nuove attività di servizio al turismo a carattere individuale, così da rilanciare anche l'economia e l'occupazione.
(4-13783)

...

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta orale Forcolin e Gidoni n. 3-01922, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 novembre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bitonci.

L'interrogazione a risposta scritta Montagnoli n. 4-13760, pubblicata nell'allegato B

ai resoconti della seduta del 2 novembre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bitonci.

L'interrogazione a risposta immediata in commissione Fugatti n. 5-05649, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 novembre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Comaroli, Forcolin.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Miotto n. 4-12987 del 3 agosto 2011 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-05660.