XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 26 ottobre 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
le nuove tecnologie italiane per l'esplorazione umana dello spazio rappresentano un settore particolarmente innovativo che potrebbe rappresentare per il sistema Paese un interessante opportunità di sviluppo nei prossimi 50 anni;
tale ambito di ricerca si riferisce in particolar modo alla definizione di tecnologie italiane per l'esplorazione umana dello spazio, con particolare riferimento ai paradigmi recentemente coniati dalla NASA che rispondono agli acronimi ISRU (in-Situ Resources Utilization) e ISFR (In-Situ Fabrication and Repair);
si tratta di un settore che prevede lo sviluppo di tecnologie per lo sfruttamento delle risorse disponibili su Luna, Marte e Asteroidi al fine di facilitare le future missioni spaziali umane;
il relativo mercato è oggi prudenzialmente stimato in svariate decine di miliardi di euro e le attività potrebbero naturalmente affiancare i settori dell'aerospazio, della difesa e della sicurezza nei quali ad esempio il Gruppo Finmeccanica ha già raggiunto traguardi fondamentali per il sistema Paese;
l'Italia non dispone, allo stato attuale, di una «task force» nazionale che abbia il compito di sviluppare nuove tecnologie per l'esplorazione umana dello spazio che viceversa potrebbe rappresentare un importante leva di sviluppo per il sistema Paese in quanto il mercato mondiale del settore è stimato prudenzialmente in oltre 100 miliardi di euro;
in Italia, attualmente, si occupano del settore soggetti pubblici e privati tra i quali Thales Alenia Space, Dipartimento energia e trasporti del Consiglio nazionale delle ricerche, Centro di ricerche di sviluppo e studi superiori in Sardegna, Carlo Gavazzi Space, COREM Srl, e il Dipartimento ingegneria chimica e Materiali dell'università di Cagliari;
l'Agenzia spaziale italiana (ASI), conscia dell'importanza di tale tematica, ha finanziato alla fine del 2009, con una dotazione di poco meno di 500.000 euro, il progetto COSMIC, a cui hanno partecipato tra gli altri partner il Centro di ricerche, sviluppo e studi Superiori in Sardegna (CRS4), il Dipartimento energia e trasporti del Consiglio nazionale delle, ricerche, la COREM Srl, sotto il coordinamento del Dipartimento di ingegneria, chimica e materiali dell'università di Cagliari, dove opera il responsabile scientifico del progetto, professore ingegnere Giacomo Cao;
il progetto COSMIC finanziato dall'Agenzia spaziale italiana ha consentito, tra gli altri risultati, il deposito della seguente domanda di brevetto:
a) G. Cao, A. Concas, G. Corrias, R. Licheri, R. Orrù, M. Pisu and C. Zanotti, «Procedimento di fabbricazione di elementi per strutture abitative e/o industriali sul suolo lunare e/o marziano», Patent MI2010A001412, Applicant: università di Cagliari and Italian Space Agency, Italy, 29 luglio 2010;
b) G. Cao, A. Concas, G. Corrias, R. Licheri, R. Orrù and M. Pisu, «Procedimento per l'ottenimento di prodotti utili al sostentamento di missioni spaziali sul suolo marziano mediante l'utilizzo di risorse reperibili in-situ», Patent MI2011A001420, Applicant: Università di Cagliari, CRS4 and Italian Space Agency, Italy, 28 luglio 2011.
c) G. Cao, A. Concas, G. Corrias, R. Licheri, R. Orrù, M. Pisu and C. Zanetti, «Fabrication process of physical assets for civil and/or industriai structures on the surface of Moon, Mars and/or asteroids», Patent 10453PTWO, Applicant: Università di Cagliari and Italian Space Agency, Italy, 28 luglio 2011;
la mostra «Stazione Futuro. Qui si rifà l'Italia», recentemente inaugurata a

Torino nell'ambito delle celebrazioni dei 150 dall'unità d'Italia, ha inserito, anche attraverso la realizzazione di apposito video, il progetto COSMIC con la dicitura «Una casa su Marte»;
un'altra domanda di brevetto, che prevede lo sviluppo di processi, anche a carattere biotecnologico, per lo sfruttamento in-situ di risorse disponibili sul pianeta Marte, al fine di coadiuvare future missioni umane sul pianeta rosso, verrà depositata a breve;
durante l'evoluzione del progetto sono emerse interessanti potenzialità di sviluppo che potrebbero generare significative ricadute per il sistema Paese sia nel campo dell'esplorazione umana dello spazio sia in termini di applicazioni terrestri;
il progetto COSMIC ha le potenzialità per generare ulteriori e più rilevanti risultati a fronte di una nuova e più adeguata dotazione finanziaria che consenta all'Italia di competere con le più importanti agenzie spaziali del pianeta sul terreno dell'ideazione, la messa a punto e la realizzazione di nuove tecnologie per l'esplorazione umana dello spazio;
le tecnologie per l'esplorazione umana dello spazio rappresentano un settore in rapida espansione che potrebbe costituire un'importante leva di sviluppo per il sistema Paese, e rende improrogabile la necessità di individuare opportune ed adeguate forme di finanziamento che possano consentire, il lancio di un progetto pluriennale capace di gettare le basi per l'ideazione e la creazione di tecnologie italiane in grado di competere con quelle sviluppate dalle più importanti agenzie spaziali del pianeta;
un tale progetto di durata almeno triennale si ritiene debba e possa essere finanziato dalla Agenzia spaziale italiana con una disponibilità iniziale di una decina di milioni di euro;
non sono da escludere altre eventuali fonti di finanziamento che potrebbero essere rappresentate da disponibilità sia private, ad esempio aziende del Gruppo Finmeccanica pubbliche, con particolare riferimento ad azioni congiunte tra i Ministeri dell'istruzione, dell'università e della ricerca, dello sviluppo economico e della Difesa;
tale necessità e opportunità avanzata dal professore ingegnere Giacomo Cao e la sua equipe rientra nella logica di una strategia per il sistema Paese;
sarebbe un risultato veramente prestigioso, oltreché carico di importanti risvolti economici, se tra mezzo secolo in occasione dei 200 anni dall'unità d'Italia, il nostro Paese potesse festeggiare anche una realizzazione italiana che magari avrà effettuato a suo tempo una missione umana su Luna, Marte o su un asteroide,


impegna il Governo:


a dare all'Agenzia Spaziale Italiana o altri potenziali finanziatori il mandato a coordinare la creazione della «task force» italiana che svilupperà nuove tecnologie per l'esplorazione umana dello spazio;
a dare mandato all' Agenzia Spaziale Italiana affinché sia prevista l'estensione del progetto COSMIC, ancora in corso, a tutto il triennio 2012-2014, con conseguente attribuzione di una disponibilità finanziaria di una decina di milioni di euro nello stesso triennio;
a perseguire il coinvolgimento nel progetto dei partner che già partecipano al progetto COSMIC, come le aziende del gruppo Finmeccanica, la Thales Alenia Space, Joint venture tra Thales e Finmeccanica che garantirebbero la creazione della «task force» italiana nel settore dell'esplorazione umana dello spazio;
a favorire, stimolare, e supportare le future missioni umane, già pianificate dai Governi di Stati Uniti, Cina e Russia, con evidenti ritorni economici per il sistema Paese.
(1-00746) «Pili, Murgia, Germanà, Vella, Ceccacci Rubino, Centemero, Mannucci, Ghiglia, Vessa, Iapicca, Garofalo, Scalera, Nizzi, Bonciani, Iannarilli, Carlucci».

TESTO AGGIORNATO AL 22 NOVEMBRE 2011

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:

VICO, GINEFRA, BOCCIA, BORDO, BELLANOVA, SERVODIO, CONCIA, GRASSI, MASTROMAURO e CAPANO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
con sentenza n. 354 del 15 dicembre 2010 la Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del comma 3 dell'articolo 59 della legge regionale 4 agosto 2004, n. 14 (assestamento e prima variazione al bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 2004), con il quale la regione Puglia aveva stabilito di tener fermi gli inquadramenti già disposti in favore dei dipendenti collocati nelle graduatorie di merito di due concorsi tenutisi nel 1998 e 1999 e annullati dal giudice amministrativo;
con l'articolo 16, comma 8, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, recante disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria, in tema di contenimento della spesa in materia di pubblico impiego, il legislatore nazionale ha disposto che: «I provvedimenti in materia di personale adottati dalle pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1 comma 2 del decreto legislativo 30 marzo 2001 n. 165, ed in particolare le assunzioni a tempo indeterminato, incluse quelle derivanti dalla stabilizzazione o trasformazione di rapporti a tempo determinato, nonché gli inquadramenti e le promozioni posti in essere in base a disposizioni delle quali venga successivamente dichiarata l'illegittimità costituzionale sono nulle di diritto e viene ripristinata la situazione preesistente a far data dalla pubblicazione della relativa sentenza della Corte Costituzionale. Ferma l'eventuale applicazione dell'articolo 2126 c.c. in relazione alle prestazioni eseguite, il dirigente competente procede obbligatoriamente e senza indugio a comunicare agli interessati gli effetti della predetta sentenza sul relativo rapporto di lavoro e sul correlato trattamento economico e al ritiro degli atti nulli»;
per effetto di tale disposizione, l'amministrazione regionale - dopo aver richiesto e ottenuto conforme parere dalla locale sezione di controllo della Corte dei conti - ha avviato i provvedimenti di retrocessione del personale interessato dai provvedimenti prima citati;
allo stato le procedure di retrocessione interessano complessivamente seicentoquattro dipendenti attualmente inquadrati nella categoria D dei quali:
40 alte professionalità;
27 responsabili di azione del PO FESR 2007-2013;
245 posizioni organizzative;
292 senza incarichi;
pertanto risulta con evidenza che l'applicazione del richiamato articolo 16, comma 8, del decreto-legge n. 98 del 2011 coinvolge la quasi totalità del personale appartenente alla categoria D (che ricomprende la ex 7o e 8o qualifica funzionale, secondo l'attuale sistema di classificazione del personale del comparto regioni-autonomie locali);
tale complessa attività di riclassificazione in pejus del personale regionale, oltre a determinare rilevantissime conseguenze istituzionali, amministrative e organizzative che la regione Puglia ha inteso/intende regolare esercitando le proprie prerogative legislative in materia di organizzazione, incidono in maniera straordinariamente significativa sulle posizioni dei dipendenti interessati dalla retrocessione;
dopo l'espletamento dei concorsi nel 1998 e 1999 in questione, i dipendenti interessati sono stati applicati senza soluzione

di continuità a funzioni vitali per l'amministrazione regionale e per i soggetti amministrati (cittadini, imprese, enti e altri);
tali funzioni sono state svolte per oltre dodici anni nel presupposto della legittimità nella loro attribuzione e sulla scorta di una norma primaria;
proprio in forza dell'impegno di tali dipendenti l'amministrazione regionale ha progressivamente affrontato e assolto il sempre maggiore carico di competenze riconosciute alla regione Puglia dalla riforma del Titolo V della parte II della Costituzione e - a tacer d'altro - dalla sempre maggiore rilevanza delle funzioni regionali in materia di investimenti in conto capitale (programmi FAS e programmi comunitari);
a prescindere da ogni considerazione di ordine giuridico, i provvedimenti di reinquadramento nella qualifica inferiore incidono sulla personalità, sulla professionalità e sulla dignità di centinaia di lavoratori regionali, vincitori di concorsi, che operano negli uffici (e nella gran parte a capo di loro articolazioni), con notevoli responsabilità e carichi di lavoro;
appare pertanto conforme a criteri di equità sociale promuovere un intervento statale che salvaguardi la posizione dei dipendenti regionali interessati dalle procedure di retrocessione oltre un decennio dopo aver espletato il concorso successivamente dichiarato illegittimo -:
quali iniziative si intendano assumere e se si intenda adottare, per quanto di competenza, una specifica iniziativa normativa che - sulla base della circostanza che la situazione di cui trattasi si presenta del tutto singolare per effetto dell'eccezionale tempo trascorso durante il quale detto personale ha svolto funzioni vitali per l'amministrazione regionale - tuteli le posizioni soggettive dei dipendenti interessati in ragione della loro acquisizione in un arco di tempo ultra decennale e del legittimo affidamento consolidatosi in capo agli interessati.
(3-01917)

Interrogazioni a risposta scritta:

NACCARATO, FEDERICO TESTA, SBROLLINI, VIOLA, MURER, FOGLIARDI, RUBINATO, BARETTA, DAL MORO, MARTELLA e MIOTTO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
tra il 31 ottobre e il 2 novembre 2010 il Veneto è stato colpito da un'ondata di maltempo caratterizzata dall'azione continuata e persistente di precipitazioni di intensità complessiva compresa tra 300 e 500 millimetri. Tale condizione meteorologica, alimentata da venti di scirocco e dallo scioglimento delle nevi sulle Prealpi, ha prodotto diffuse situazioni di sofferenza idraulica e dissesto idrogeologico quali erosioni del suolo, esondazioni dei corsi d'acqua, arretramenti delle rive, smottamenti e frane, provocando, oltre a significativi danni materiali, la perdita di vite umane. Tra le cause di origine non naturale dell'alluvione vanno annoverati gli effetti della pressione antropica sul territorio provocata da un imponente sviluppo urbanistico e infrastrutturale e la progressiva contrazione dei presidi agricoli e dei cunei verdi avvenute negli ultimi decenni;
i casi censiti di dissesto idraulico, geologico e forestale conseguenti all'evento alluvionale sono 538 in provincia di Vicenza, 125 in provincia di Verona, 118 in provincia di Belluno, 73 in provincia di Treviso e 14 in provincia di Padova, come risulta dalla tabella 1 della pubblicazione «Veneto - La Grande Alluvione» realizzata dalla struttura del Commissario straordinario per il superamento dell'emergenza alluvione il 16 settembre 2011;
complessivamente, la stima delle risorse necessarie agli interventi di risoluzione dei casi di dissesto nelle regioni del Centro-Nord risulta pari a circa 27 miliardi di euro. Nonostante tale previsione, gli stanziamenti del Governo ai capitoli di spesa relativi alla difesa del suolo sono

stati progressivamente ridotti: nel 2008 la legge finanziaria prevedeva una disponibilità pari a 558 milioni di euro, mentre nel 2010 la previsione di spesa è stata ridotta a 120 milioni per il 2010, 94 per il 2011 e 89 per il 2012;
il 26 gennaio 2010 la Camera dei deputati ha approvato una mozione unitaria che impegna il governo a dotare di copertura finanziaria il Piano straordinario per il rischio idrogeologico, tuttavia, allo stato attuale non risultano atti del Governo in merito allo stanziamento e all'assegnazione di tali risorse;
la rimozione delle situazioni ad alto rischio idrogeologico individuate dallo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare è stabilita dalla legge finanziaria del 2010 (Legge n. 191/2009). All'articolo 2, comma 240 della norma si prevede la destinazione di circa 900 milioni di euro del Fondo infrastrutture mediante appositi Accordi di programma e di cofinanziamento con le amministrazioni regionali che - in attuazione del decreto legislativo n. 112 del 1998 - hanno assunto piena competenza sulla rete idrografica del proprio territorio relative opere di salvaguardia. A riguardo, la regione Veneto risulta responsabile della rete idrografica a partire dal 1o gennaio 2003;
le opere di salvaguardia idraulica in grado di risolvere in via definitiva le criticità causate dal passaggio delle piene dall'alta pianura alle foci nell'Adriatico sono state da tempo individuate ma mai realizzate, come emerge dagli atti della Commissione interministeriale per lo studio e la sistemazione idraulica del suolo del 1970 (commissione De Marchi);
i piani stralcio per l'assetto idrogeologico (PAI) - la cui adozione è prevista dal decreto legislativo n. 152 del 2006 - prevedono che le autorità di bacino possano approvare piani straordinari di emergenza per rimuovere le condizioni di alto rischio ambientale. Attualmente, le risorse necessarie per l'attuazione dei piani stralcio per l'assetto idrogeologico del Veneto risultano pari a 1,4 miliardi di euro per il bacino del fiume Sile, 49 milioni per il bacino del Lemene, 113,8 milioni per il bacino del Canalbianco e 2,3 miliardi per il bacino di Bacchiglione, Brenta, Piave e Livenza. Complessivamente il fabbisogno dei piani stralcio per l'assetto idrogeologico in Veneto è quantificabile in 3,9 miliardi di euro;
il 23 novembre 2010 la regione Veneto - con delibera di giunta regionale n. 2816 - ha approvato lo schema di Accordo di programma con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, individuando una lista di interventi prioritari e le risorse necessarie alla loro attuazione. La stima del fabbisogno finanziario è stata quantificata in 64,07 milioni di euro, di cui 55,19 a carico dello Stato e 8,8 milioni come riequilibrio dei fondi già a disposizione della regione ai sensi della legge n. 183 del 1989;
come risulta dalla relazione accompagnatoria alla delibera di giunta regionale che ha ratificato l'accordo di programma con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare «il dato di fatto inquietante, ripetutamente posto in evidenza, è che tutti i maggiori corsi d'acqua del Veneto hanno condizioni di rischio non inferiori a quelle che avevano nel 1966 allorché, come ben noto, si verificò una delle più disastrose alluvioni che abbiano colpito la regione»;
tra i compiti affidati al Commissario delegato per il superamento dell'emergenza alluvione stabiliti dall'ordinanza della Presidenza del Consiglio dei ministri n. 3906 del 13 novembre 2010, c'è la predisposizione di un Piano strategico per la pianificazione di azioni e interventi di mitigazione del rischio idraulico e geologico finalizzato alla riduzione degli effetti dei fenomeni alluvionali. Il 5 luglio 2011 la giunta regionale del Veneto ha approvato una lista di infrastrutture idrauliche da avviare prioritariamente finanziando la realizzazione di tre nuovi bacini di laminazione con uno stanziamento pari a 99 milioni di euro. Tra le opere in progettazione

figurano altre 8 infrastrutture idrauliche per un costo complessivo di 109 milioni che, ad oggi, non risultano finanziati. Nel prospetto riassuntivo degli interventi pubblicato a pagina 95 di «Veneto - La Grande alluvione» risulta un fabbisogno complessivo di risorse a favore della mitigazione del rischio idrogeologico pari a 2,73 miliardi di euro, di cui 2,53 in attesa di copertura finanziaria;
con la legge regionale n. 12 del 2009 la regione Veneto ha abolito la tassa per le residenze nei centri urbani spettante ai consorzi di bonifica. A seguito dell'applicazione di tale norma nell'ambito della tutela idrogeologica del suolo risultano mancare risorse quantificabili in una cifra compresa tra i 7 e i 12 milioni di euro. Complessivamente il taglio di fondi ai consorzi definito nel bilancio 2011 risulta pari al 60 per cento;
tra i poteri straordinari affidati al Commissario per il superamento dell'emergenza alluvione stabiliti dalla Presidenza del Consiglio dei ministri risulta la facoltà di appaltare infrastrutture di cui all'ordinanza n. 3906 in deroga alle ordinarie procedure di gara;
nonostante la deroga concessa al Commissario per il superamento dell'emergenza alluvione dall'ordinanza della Presidenza del Consiglio dei ministri n. 3906 del 13 novembre 2010, a distanza di quasi un anno dall'alluvione alcune opere assolutamente necessarie di ripristino e rafforzamento degli argini fluviali danneggiati - è il caso, ad esempio, come si evince dalla pubblicazione «Veneto - La Grande Alluvione» realizzata dalla struttura del commissario straordinario per il superamento dell'emergenza alluvione il 16 settembre 2011, di alcuni tratti arginali lungo i fiumi Roncajette e Frassine - non sono state avviate;
la mancata esecuzione delle opere sopra descritte costituisce un elemento di pericolo per le popolazioni interessate e rischia di favorire il ripetersi degli eventi drammatici del novembre 2010;
la mancata esecuzione delle opere individuate dalla Commissione interministeriale per lo studio e la sistemazione idraulica del suolo del 1970 (commissione De Marchi) appare particolarmente grave e di difficile spiegazione considerata la sostanziale continuità amministrativa e politica nel Governo della regione Veneto negli ultimi 15 anni -:
se siano al corrente dei fatti esposti in premessa;
quali misure di competenza intendano adottare al fine di risolvere definitivamente lo stato emergenziale provocato dagli eventi alluvionali del novembre 2010 in Veneto, in particolare alla luce della palese insufficienza dei fondi stanziati attraverso l'Accordo di programma tra Governo e giunta regionale del Veneto rispetto al fabbisogno individuato dal piano regionale per la mitigazione del rischio idraulico e geologico del territorio;
quali siano, fatta eccezione per l'urgente necessità di provvedere al risarcimento danni per i cittadini e le imprese danneggiate dall'alluvione, i motivi alla base del mantenimento dell'istituto straordinario del commissario delegato, tenuto conto che la maggior parte delle opere di salvaguardia idrogeologica del Veneto sono state previste fin dai tempi della Commissione Marchi del 1970 - e non rientrano nelle opere di carattere emergenziale previste dall'ordinanza della Presidenza del Consiglio dei ministri n. 3906 - e che l'amministrazione regionale ha assunto piena competenza sulla gestione della propria rete idrografica fin dal 2003;
quali siano i motivi della mancata distinzione del Governo tra opere di carattere emergenziale - stabilite dall'ordinanza della Presidenza del Consiglio dei ministri n. 3906 e sottoposte alle deroghe sulle ordinarie procedure di gara - e le infrastrutture idrauliche di competenza regionale, previste prima degli eventi alluvionali del novembre 2010 e sottoposte alle normali procedure per la progettazione e la realizzazione delle opere pubbliche.
(4-13713)

ROSATO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il Parlamento europeo e il Consiglio hanno emanato la direttiva 2011/7/UE, del 16 febbraio 2011, relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali (rifusione);
il perdurare della situazione debitoria ha conseguenze gravi e pressoché irreparabili sul piano economico ed occupazionale per le imprese che versano in questa situazione;
in passato è risultato insoluto il debito pluriennale maturato dal Ministero della giustizia, nei confronti di aziende impegnate nel supporto tecnologico delle attività tecnico-investigative della polizia giudiziaria e della procura della Repubblica, con specifico riferimento alle operazioni di intercettazioni telefoniche e ambientali;
questi ritardi nei pagamenti creano difficoltà alle aziende operanti, come aveva dichiarato lo stesso presidente della ILIA (Associazione italiana per le intercettazioni legali e l'intelligence) qualche mese fa «se non verrà risolta al più presto la questione nei confronti delle imprese che attualmente realizzano le intercettazioni, molte di esse si troveranno costrette a cessare la propria attività e quindi a sospendere il proprio prezioso servizio a supporto delle investigazioni»;
con l'ordine del giorno 9/4059-AR/41 approvato martedì 26 luglio 2011 si è impegnato il Governo a disporre il pagamento di quanto fatturato entro 60 giorni;
gli impegni assunti dal Governo davanti al Parlamento sono stati completamente disattesi -:
se il Governo ritenga di dar corso seppur in grave ritardo a quanto è stato impegnato a fare;
se sia stata fatta una precisa quantificazione dei debiti risultati in sospeso.
(4-13718)

MANCUSO, BARANI, DE LUCA e GIRLANDA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
attualmente il Cristianesimo è la religione più diffusa al mondo, con circa 2,1 miliardi di fedeli (1 miliardo di cattolici, 500 milioni di protestanti, 470 milioni di evangelici pentecostali nel solo 2005 (dati forniti dal CESNUR), 240 milioni di ortodossi, e 275 milioni d'altri), davanti all'Islam, tra 900 milioni ed 1,4 miliardi, e all'Induismo, tra 850 milioni e un miliardo;
circa un terzo della popolazione europea risulta battezzata come cattolica, ma solo un quarto di tutti i cattolici del mondo risiedono in Europa;
il 91,6 per cento della popolazione italiana (53,5 milioni di persone) è di fede cristiana;
in Arabia Saudita il cristianesimo è proibito, in Iraq nel 2010 58 cattolici furono sterminati in una Chiesa, in Iran i cristiani sono stati dichiarati (assieme ai bahai, gli ebrei e chiunque non sia di fede sciita) «in guerra contro Dio» e vengono sottoposti ad arresti e torture;
a Betlemme i cristiani dal '94 sono scesi dall'80 al 20 per cento. A Gaza, dove i cristiani sono solo poche migliaia, i loro luoghi di culto vengono bruciati;
il patriarca maronita cattolico Bechara Rai, recatosi da Sarkozy per manifestare la preoccupazione di una rappresaglia islamica contro i cristiani nel caso il rais Assad venisse deposto, non è stato ascoltato e le sue opinioni non considerate ad avviso degli interroganti;
lo stesso Bechara Rai non è stato accolto dal Presidente Obama -:
quali iniziative intenda intraprendere il Governo per sensibilizzare gli organi politici e diplomatici europei e internazionali in relazione alla difficile situazione delle minoranze cristiane nella zona orientale del mondo.
(4-13720)

REALACCI, FERRANTI, MORASSUT, BRATTI e MARIANI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il 22 luglio 2011, con decreto, il Presidente del Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato di emergenza in relazione all'imminente chiusura della discarica di Malagrotta (Roma) e ha stabilito la conseguente necessità di realizzare un sito alternativo per lo smaltimento dei rifiuti;
Malagrotta è una nota discarica situata all'interno del territorio comunale di Roma, dove afferiscono i rifiuti del comune di Roma e di alcuni comuni della provincia di Roma; il sito ha un estensione di circa 240 ettari e al suo interno vengono scaricate ogni giorno tra le 4.500 e le 5.000 tonnellate di rifiuti, nonché 330 tonnellate di fanghi e scarti di discarica;
il 6 settembre 2011, con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri, è stata altresì disposta la nomina del prefetto di Roma a commissario per il superamento della situazione di emergenza ambientale legata alla gestione dei rifiuti;
la discarica di Malagrotta, secondo le analisi dell'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente del Lazio, costituisce la causa di fenomeni di inquinamento delle acque e dei terreni circostanti e lavora da anni in regime di continue proroghe, a causa dell'incapacità delle amministrazioni locali di individuare una concreta soluzione al problema;
i livelli di raccolta differenziata a Roma e nel Lazio sono di gran lunga al di sotto dei valori minimi previsti dalla normativa vigente: 17,4 per cento Roma e 12,9 per cento Lazio;
il 9 ottobre 2009 fu depositato presso la regione Lazio, la provincia di Roma ed il comune di Riano da parte della società CO.LA.RI. uno studio di impatto ambientale relativo alla realizzazione di una discarica per rifiuti urbani in località Quadro Alto, frazione di Riano (Roma) per una superficie di circa 4,5 ettari;
il 13 ottobre 2009, a risposta di quanto sopra, la regione Lazio, precisamente la direzione regionale energia e rifiuti, inviò una nota alla società CO.LA.RI., e per conoscenza al comune di Riano, alla provincia di Roma ed al dipartimento regionale ambiente - area valutazione impatto ambientale in cui veniva comunicato che «la domanda non poteva essere accolta dalla scrivente CO.LA.RI. in quanto contrastante con le norme di pianificazione regionale e nazionale [...]» ;
in data 29 ottobre 2009, a sua volta, il comune di Riano rispose alla domanda di studio impatto ambientale comunica alla predetta CO.LA.RI. e per conoscenza alla regione Lazio che «l'istanza non poteva essere accolta in quanto contrastante con le norme di pianificazione comunale, regionale e nazionale[...]». Conseguentemente a tale diniego da parte della regione e del comune di Riano, la società CO.LA.RI. si rivolse al tribunale amministrativo regionale e ad oggi l'iter del ricorso è ancora in esame;
lo studio della regione Lazio del 2011 di analisi preliminare di individuazione di aree idonee alla localizzazione di discariche per rifiuti non pericolosi nella provincia di Roma riporta che: «il centro abitato di Riano ricade a circa 2,5 chilometri dal sito della discarica, che la zona abitata più vicina al sito è la frazione Quadro che si trova, in linea d'aria, ad oltre 700 metri lineari dal sito in esame mentre il centro abitato più grande è la frazione Monte Porcino Secondo che dista circa 1,5 chilometri dall'area di cava»;
dalle verifiche spontanee, effettuate da un comitato di cittadini, in riscontro al punto precedente, si ha contrariamente che l'effettiva distanza tra il centro abitato ed il sito della discarica è pari a 1,4 chilometri, la zona abitata più vicina si trova in linea d'aria a circa 500 metri lineari dalla futura discarica ed il centro abitato di Monte Porcino Secondo dista solo 800 metri;
anche secondo quanto era previsto dal progetto della CO.LA.RI. nel 2009 le

distanze della discarica dal centro abitato, considerato come fattore escludente la regolarità dello studio, non deve essere inferiore ai 1.000 metri per i centri abitati e 500 metri dalle case sparse;
nell'analisi preliminare della regione del 2011 si riporta che:«l'area interessata dalla futura discarica è altresì una cava di tufo dismessa». In realtà, sempre secondo quanto riportato dai comitati di cittadini delle località interessate, la cava è in piena attività e le aziende che vi operano ne pagano regolarmente gli oneri dovuti all'attività estrattiva;
la regione Lazio nel 2009, come già detto, rigettava il progetto di discarica di Riano poiché in netto contrasto con la normativa regionale e nazionale mentre, ora, nell'analisi preliminare della regione del 2011, de facto identica a quella di due anni prima, essa ripresenta un progetto di discarica dieci volte più grande, pari a 45 ettari a fronte dei 4,5 del 2009, e lo considera idoneo;
in data 13 ottobre 2011 la società CO.LA.RI. ha poi acquistato dalla società Agricola Procoio vecchio S.r.l. il terreno su cui insistono le cave ed i terreni limitrofi per una superficie di oltre 93 ettari per ospitare la discarica individuata dalla regione Lazio -:
se il Governo sia a conoscenza della questione e se essa corrisponda al vero; se non si intenda verificare celermente se la prevista discarica di Riano rispetti la normativa europea e nazionale per «la protezione della salute umana e dell'ambiente», ex articolo 13 direttiva 2008/98/CE, e per la quale l'Italia ha già avuto una procedura d'infrazione su Malagrotta;
se il Presidente del Consiglio dei ministri non intenda constatare con la massima urgenza la legittimità dell'ordinanza prefettizia di idoneità del sito di Quadro Alto, nel comune di Riano, stante il fatto che l'articolo 2, comma 2, del decreto di nomina a commissario stabilisce che «il commissario delegato, anche in deroga alle disposizioni indicate all'articolo 4 e fatto salvo l'obbligo di assicurare le misure indispensabili alla tutela della salute e dell'ambiente previste dal diritto comunitario, provvede, mediante procedure di affidamento coerenti con la somma urgenza o con la specificità delle prestazioni occorrenti», e posto che il sito di Quadro Alto non rispetterebbe le norme comunitarie in materia di discariche concernenti le distanze dall'abitato e l'inattività della cava.
(4-13722)

GENOVESE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la Stretto di Messina spa ha pubblicato l'ultimo bilancio approvato, quello del 2010, dal quale risulta un aumento della spesa destinata in particolare a stipendi e affitti;
la perdita di esercizio risulta essere di un milione di euro;
gran parte delle uscite riguarda i 54 dipendenti (9 dirigenti, 31 quadri e 14 impiegati);
il personale della suddetta società nel 2009 costava 3,5 milioni di euro, mentre nel 2010 la spesa è salita a 4,9 milioni, in ragione del fatto che nel frattempo sono state fatte 19 assunzioni e che, in luogo del contratto degli edili, è stato applicato quello dei dipendenti dell'Anas;
per gli amministratori e per l'ordinaria amministrazione la società ha speso, nel 2010, 3 milioni e 150 mila euro;
per le «prestazioni professionali di terzi» la Stretto di Messina spa ha speso 1 milione e 52 mila euro;
secondo stime della Corte dei conti, tra il 1986 e il 2008, il lavoro di detta società è costato ai contribuenti più di 200 milioni di euro e che, tra trivellazioni, progetti e personale la cifra totale dovrebbe arrivare al doppio;
solo nel periodo dal 2001 al 2006 le spese della società sono state di 88,9

milioni di euro, delle quali 21,3 milioni di euro per consulenze e 28,8 milioni per il personale;
nel 2006 il costo medio di ciascun dipendente è stato di 930 mila euro;
risultano affidati o in corso di affidamento corsi di formazione, in Sicilia come in Calabria, per i futuri addetti alla manutenzione del Ponte e per altre figure attinenti la gestione dell'opera e del rischio sismico;
l'Unione europea ha escluso il ponte sullo Stretto di Messina dalle opere considerate strategiche, ovvero finanziabili;
già nel 2006, quando il Governo Prodi dichiarò che il manufatto stabile non era tra le opere dallo stesso ritenute prioritarie, la società Stretto di Messina pensò bene di aprire nuovi uffici a Messina ed a Villa San Giovanni e di aumentare di 17 unità il proprio già pletorico organico;
le finanze pubbliche non possono attualmente garantire nemmeno un euro per la costruzione del ponte sullo Stretto;
nel frattempo la società Stretto di Messina continua a spendere soldi pubblici per assunzioni, consulenze, studi, ricerche ed analisi sulla migrazione degli uccelli e dei cetacei, sull'impatto emotivo dell'opera e su altri temi, ad avviso dell'interrogante, ancora più incredibili -:
quali iniziative intendano assumere il Presidente del Consiglio dei ministri ed il Ministro interrogato al fine di porre un argine allo spreco di denaro pubblico posto in essere dalla Stretto di Messina spa;
quali provvedimenti o iniziative intendano assumere al fine di verificare la regolarità, la necessità, l'opportunità ed i criteri delle 19 nuove assunzioni deliberate dalla suddetta società;
quali iniziative intendano assumere per verificare l'effettivo fabbisogno di personale della Stretto di Messina spa in ragione dell'attività che è chiamata a svolgere ed in considerazione della situazione di crisi economico-finanziaria che grava sulle casse pubbliche;
quali iniziative intendano assumere per verificare l'effettiva utilità di finanziare corsi di formazione per operatori e/o addetti ad una struttura che ad oggi non è dato sapere né quando, né se, sarà mai realizzata.
(4-13723)

GRANATA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nella giornata di giovedì 20 ottobre 2011, a seguito delle violenti piogge che hanno colpito Pompei, ha ceduto un muro romano di opus incertum nei pressi di Porta di Nola, accanto alla cinta muraria dell'antica città, caratterizzata dalla testa della dea Minerva risalente agli inizi del III secolo a.C;
l'incidente è stato reso noto solo sabato 22 ottobre 2011 ed il registro delle segnalazioni, che dovrebbe riportare la data e l'ora esatta del crollo del muro di contenimento di Porta Nola all'interno degli scavi archeologici, al momento è introvabile, tanto che è in corso un'inchiesta, in capo ai carabinieri di Torre Annunziata, per ritrovarlo ed individuare eventuali responsabilità;
al riguardo, il procuratore capo Diego Marmo ha denunciato la scarsa collaborazione e l'atteggiamento ostruzionistico assunto nei confronti degli inquirenti da parte della sovrintendente dell'area Elena Cinquantaquattro, spiegando che «è la terza volta che vengo a sapere che c'è stato un crollo all'interno degli scavi dopo 24 o 48 ore dalla scoperta»;
martedì 25 ottobre, l'ufficio stampa del sottosegretario Riccardo Villari ha reso noto che nella mattinata di oggi, «all'interno del sito archeologico di Pompei, si sono verificati due cedimenti di murature di epoca moderna: più precisamente si

tratta di un muro nell'area fuori Porta Ercolano lungo la via dei Sepolcri e di un altro nella zona occidentale del sito»;
gli incidenti avvengono a poco meno di un anno da quello che ha coinvolto la Schola Armaturarum, celebre scuola dei gladiatori;
la gravità di quanto accaduto a Pompei negli ultimi giorni, oltre che nella perdita di elementi preziosi del nostro patrimonio archeologico, risiede soprattutto nella palese dimostrazione che nulla o quasi è stato fatto in oltre un anno;
infatti, a fronte di annunci e promesse, e di un decreto-legge ad hoc (il n. 34 del 31 marzo 2011), in cui si stabiliva che il Ministro per i beni e le attività culturali avrebbe dovuto adottare «un programma straordinario e urgente di interventi conservativi di prevenzione, manutenzione e restauro da realizzarsi nelle suddette aree» anche procedendo all'assunzione di personale di III area, posizione economica F1, nel limite di spesa di euro 900.000 annui a decorrere dall'anno 2011» e di «ulteriore personale specializzato, anche dirigenziale... da desinare all'espletamento di funzioni di tutela del patrimonio culturale», ad oggi, alla Soprintendenza archeologica di Napoli e Pompei, non sono state assegnate né risorse economiche, né umane; addirittura, nel mese di giugno, è stato deciso lo storno di alcuni milioni da Pompei al polo museale di Napoli (Capodimonte);
del finanziamento di 105 milioni di euro atteso non si ha notizia e nessuno dei 25 funzionari promessi, degli archeologi e architetti, è mai stato assunto;
le prime dichiarazioni del Sottosegretario Riccardo Villari, che a giudizio dell'interrogante continua a sottovalutare la situazione di degrado e di incuria in cui versa il sito di Pompei, appaiono del tutto fuori luogo e fuorvianti, come pericolose risultano, al più alto livello, le dichiarazioni rilasciate sulla necessità di realizzare lavori di messa in sicurezza non meglio identificati all'esterno degli scavi, operazioni di dubbia utilità se non addirittura dannose per il sito stesso - come ad esempio i due tunnel vuoti all'ingresso dell'area, il deposito nei pressi di Porta di Stabia e una struttura dall'aspetto di un bunker, in cemento armato;
appare evidente, come ribadito anche da diversi insigni archeologi, che a Pompei manca «la manutenzione ordinaria, l'unica in grado di salvare la città» che rappresenta un'area archeologica tra le più importanti al mondo, tanto da essere stata dichiarata nel 1997 patrimonio dell'UNESCO -:
se il Governo ritenga necessario nominare in tempi rapidi, a fronte della palese inadeguatezza dimostrata dall'attuale gestione, un commissario straordinario da individuare tra i grandi nomi dell'archeologia italiana e, contestualmente, procedere, così come suggerito nelle raccomandazioni elaborate dagli ispettori inviati dall'Unesco nel mese di gennaio 2011, all'attivazione di un board di esperti di riconosciuta competenza pompeiana a livello nazionale e internazionale con il compito di addestrare nuovi archeologi da assumere in tempi rapidissimi;
se il Governo intenda predisporre un intervento economico straordinario, destinando immediati fondi aggiuntivi nelle disponibilità della Sovrintendenza, al fine di realizzare quel «programma straordinario e urgente di interventi conservativi di prevenzione, manutenzione e restauro da realizzarsi nelle suddette aree» così come previsto nel decreto-legge n. 34 del 2001.
(4-13725)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
sul quotidiano la Repubblica del 25 ottobre 2011 è pubblicato un articolo dal titolo «I Nocs violenti e i misteri del caso Soffiantini "Tutti in azione nel bliz dell'agente ucciso"» in cui si legge «Quella

notte in cui morì l'agente speciale Samuele Donatoni durante un blitz per liberare l'imprenditore Giuseppe Soffiantini dai suoi sequestratori [...] tra i pruni e le ginestre insanguinate sul ciglio dell'autostrada Roma-Pescara, vicino a Riofreddo, prima dell'arrivo dei soccorsi e della polizia "ordinaria", con il rumore degli spari ancora nelle orecchie e il loro collega a terra agonizzante, quegli agenti si guardarono in faccia per qualche interminabile secondo, poi decisero che mai nessuno avrebbe raccontato cosa era successo. Nemmeno ai magistrati, a cui avrebbero offerto una versione preconfezionata. Un accordo di ferro, che negli anni è degenerato, lasciando nella mani di "chi sa" un potere abnorme all'interno dei Nocs: e così oggi quegli uomini sono ancora tutti lì, nel reparto d'eccellenza della polizia di Stato, dove dettano, indisturbati, la propria legge. [...] La quarta Corte d'assise di Roma [...] stabilì in via definitiva che il proiettile che uccise l'agente Donatoni era stato sparato a bruciapelo e da dietro [...] venne confermata sia in Appello sia in Cassazione, arrivava anche all'inquietante conclusione che le forze dell'ordine operarono una sconsiderata attività di inquinamento probatorio. [...] Adesso che la procura e la polizia hanno avviato le proprie indagini, si è scoperto che tutti i "membri" del "sottocomando", quella notte erano a Riofreddo. [...] La domanda che in queste ore ha ricominciato a tormentare gli uomini incaricati dal capo della Polizia Antonio Manganelli di indagare sullo strapotere del "sottocomando" e su quanto accade all'interno della caserma di Spinaceto è dunque questa: quali segreti custodiscono Olivieri, Simone e gli altri per aver potuto trasformare la caserma nel proprio regno? Chi, o cosa coprono? Domande tanto più inquietanti quanto più si considera il livello di copertura di cui questi agenti hanno goduto. [...]»;
l'articolo di stampa ipotizza scenari dove i morsi nella caserma dei Nocs, denunciati da Repubblica il 14 settembre 2011, non erano solo atti di nonnismo e che dietro quelle violenze ci sarebbe una sorta di patto di sangue che fu stretto tra una manciata di teste di cuoio e i loro dirigenti in una notte di ottobre di 14 anni fa -:
se il Governo, anche sulla base degli atti depositati, sia a conoscenza dei fatti narrati nell'articolo in premessa e se non ritenga di dover rimuovere dai loro incarichi tutti gli attuali appartenenti al citato reparto e sostituirli con altri agenti della Polizia di Stato fissandone la permanenza nell'incarico per un periodo massimo di due anni oltre il periodo di addestramento ritenuto necessario, diversamente se non ritenga opportuno disporre la chiusura del predetto reparto;
se sia a conoscenza dell'esistenza di documenti e rapporti informativi riferiti ai fatti descritti nell'articolo in premessa e allo stato della disciplina e se sia intenzionato a renderli pubblici.
(4-13727)

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AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

SBAI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la piccola Martina è stata nei fatti sequestrata dal padre, il signor Hassen Abdeljelidi, nazionalità tunisina, per farla vivere islamically correct;
il sequestro in Tunisia prosegue ormai da 6 mesi;
alla precedente udienza nessun esponente dell'ambasciata né del consolato si è presentato;
il 28 ottobre 2011 avrà luogo l'udienza per l'affido definitivo della bambina;
si sono svolte le prime elezioni libere nella Tunisia del dopo Ben Alì;
il Governo che si formerà ha promesso di essere all'insegna della moderazione e della cooperazione internazionale;

si potrebbero aprire degli spiragli di trattativa per poter riportare la bambina a casa anche in vista di un gesto di apertura della neonata maggioranza a Tunisi -:
come il Governo intenda procedere in relazione a questa vicenda;
se il Governo intenda sollecitare la presenza delle rappresentanze consolari italiane a Tunisi il giorno dell'udienza del 28 ottobre 2011;
se il Governo intenda esercitare un'azione diplomatica presso il governo provvisorio tunisino al fine di far tornare la bambina;
come il Governo intenda gestire il rapporto diplomatico con la Tunisia, nel caso in cui questa decidesse, sebbene con un nuovo Governo, di non assumere iniziative per il ritorno della bambina.
(4-13719)

CIRIELLI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il 12 settembre 1942, il mercantile armato Laconia, adoperato per il trasporto di prigionieri di guerra, salpato dalle coste africane, si dirigeva verso Liverpool con a bordo, oltre all'equipaggio e ad alcuni passeggeri civili, 1.800 prigionieri di guerra italiani; la stessa sera il Laconia incrociava la rotta del sommergibile tedesco U-156, il quale, ubbidendo a disposizioni ricevute in precedenza, la silurava per affondarla;
mentre l'affondamento era in atto, il comandante dell'unità tedesca, Hartenstein, ordinava di provvedere a recuperare gli ufficiali come prigionieri e, contestualmente, accortosi della presenza di diversi italiani ne disponeva il recupero;
nei giorni successivi, lo stesso comandante si adoperava nel trasmettere la propria posizione ai britannici, agli italiani e ai francesi di modo da poter soccorrere i pochi naufraghi superstiti;
la pellicola televisiva «L'affondamento del Laconia», trasmessa dall'emittente Canale 5 il 2 ottobre 2011 ha ricostruito tale vicenda storica, riservando una particolare attenzione al fatto che ad oltre 1.200 italiani sui complessivi 1.800, prigionieri in due grandi gabbie nelle stive del mercantile, non fu concesso, dal personale della Marina inglese, di mettersi in salvo neanche quando fu certo che il Laconia sarebbe affondato; inoltre nella stessa docu-fiction sono addebitati agli inglesi una serie di fatti che, se dimostrati, sarebbero da considerare, a tutti gli effetti, dei veri e propri crimini di guerra -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, qualora corrispondano al vero, quali iniziative intendano intraprendere per fare luce sull'affondamento del Laconia, con particolare riferimento ai possibili crimini di guerra perpetrati ai danni di prigionieri italiani dai militari inglesi.
(4-13721)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZAZZERA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il 21 ottobre 2011 presso il teatro Petruzzelli di Bari si è svolta l'ultima tappa della teatrologia wagneriana, il Crepuscolo degli dei diretto dal maestro Stefan Anton Rech, che ha attirato un lusinghiero numero di spettatori;
nonostante manchi circa un mese alla fine dell'attuale stagione teatrale, il programma del prossimo anno non è stato ancora calendarizzato;
più in particolare, il Macbeth previsto per il 6 dicembre 2011 e che avrebbe dovuto inaugurare la stagione 2012 è stato annullato per mancanza di fondi;

al posto dell'opera lirica considerata in tutto il mondo come uno dei drammi più famosi di Shakespeare, ci sarà un concerto a costo zero;
secondo quanto dichiarato dal sindaco di Bari Michele Emiliano, il Ministero avrebbe destinato soltanto 6 milioni e 500 mila euro a Petruzzelli contro i 9 milioni e 700 mila euro assegnanti a Santa Cecilia. Tale suddivisione del Fus penalizzerebbe gravemente la Fondazione barese, a cui il Ministero non avrebbe peraltro neppure concesso un contributo straordinario per l'inaugurazione né per lo start up delle attività (La Repubblica di Bari del 21 ottobre 2011);
i tagli decisi dal Ministero e il finanziamento più basso assegnato quest'anno, secondo il sindaco Emiliano, metteranno a repentaglio addirittura gli stipendi di dicembre dei lavoratori della Fondazione -:
se quanto riportato in premessa corrisponda al vero ed, in caso affermativo, quali provvedimenti urgenti il Ministro intenda adottare al fine di preservare l'attività del tetro Petruzzelli di Bari e garantire gli stipendi dei lavoratori della Fondazione.
(5-05609)

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DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

PORFIDIA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il VFP1 (volontario in ferma prefissata di 1 anno) è un militare di truppa che presta servizio nell'Esercito italiano, nella Marina militare italiana o nell'Aeronautica militare italiana. L'ammissione alla ferma avviene tramite concorso per titoli e previo giudizio di idoneità psicofisica.
l'Esercito italiano per completare i propri organici recluta annualmente una aliquota di personale in ferma prefissata di un anno. Tali reclutamenti avvengono a mezzo di bando di concorso pubblico e le selezioni sono gestite dai centri di selezione VFP1;
i vincitori di concorso vengono arruolati con il grado di soldato ed inviati presso i reparti del raggruppamento unità addestrative di Capua per le prime 10 settimane di formazione iniziale al termine delle quali, dopo aver prestato giuramento solenne alla Repubblica Italiana, verranno assegnati ai successivi reparti di impiego, ovvero a scuole di specializzazione o d'arma per perfezionare il bagaglio di conoscenze e competenze tecnico militari;
al termine dei primi tre mesi di servizio i soldati sono valutati per l'avanzamento al grado di caporale con il conseguente incremento della retribuzione;
la ferma dei VFP1 è annuale rinnovabile per una successiva rafferma e il compimento di un anno effettivo di servizio consente di partecipare ai concorsi per il reclutamento dei VFP4 nelle forze armate, nonché nell'Arma dei Carabinieri, nell'Esercito italiano, nella Guardia di finanza, nella Polizia di Stato, nella Polizia penitenziaria, nel Corpo militare della Croce rossa italiana, nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco e nel Corpo forestale dello Stato;
i reparti preposti alla formazione iniziale dei VFP1 sono:
17o RAV «Aqui» (Capua);
47o RAV «Ferrara», (Capua);
85o RAV «Verona», (Verona);
123o RAV «Chieti» (Chieti);
57o BAR «Abruzzi» (Sulmona);
235o RAV «Piceno», (Ascoli Piceno);
91o BAR «Lucania» (Matera);
II VFP4 (volontario in ferma prefissata di 4 anni) è un militare proveniente dalla ferma prefissata di un anno che presta servizio per quattro anni nell'Esercito, nella Marina militare, nell'Aeronautica

militare. L'ammissione alla ferma avviene tramite concorso pubblico per titoli ed esami, previo giudizio di idoneità fisica e previo giudizio caratteristico del precedente periodo di servizio in qualità di VFP1 di almeno «superiore alla media» e l'assenza di punizioni di stato superiori alla consegna semplice;
per il passaggio da VFP1 a VFP4 il candidato viene esaminato da due distinte Commissioni, una Sanitaria è l'altra Psicoattitudinale. Si tenga presente che anche la commissione sanitaria elabora un giudizio sullo stato psicologico del candidato;
al momento non è escluso che il giudizio delle due commissioni possa divergere rendendo nel caso il candidato non idoneo;
la normativa vigente prevede che nel caso di giudizio negativo il militare può fare ricorso giurisdizionale al T.A.R. del Lazio o in via straordinaria al Presidente della Repubblica per soli motivi di legittimità -:
tenuto conto del parere similare delle due Commissioni se non ritenga opportuno fondere le stesse al fine di uniformare il giudizio finale anche al fine da escludere eventuali contrasti e dubbi sulle reali capacità del candidato.
(4-13716)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CONTENTO e GOTTARDO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il recente decreto del Ministero dell'economia e delle finanze del 14 settembre 2011 ha stabilito le modalità applicative e la documentazione necessaria per la presentazione dell'autocertificazione relativa alla variazione di categoria catastale dei fabbricati rurali che risultano in possesso dei requisiti stabiliti dalla legge e censiti al catasto edilizio urbano nelle categorie diverse dalla A/6 e D/10;
il termine stabilito dal provvedimento per provvedere alla presentazione della documentazione in questione è apparso del tutto insufficiente rispetto agli incombenti necessari e ciò ha provocato gravi disagi agli interessati che non sono riusciti a rispettarlo, pur trovandosi nelle condizioni previste dalla legge per ottenere la variazione di categoria catastale -:
se e quali iniziative urgenti intenda assumere allo scopo di consentire a tutti coloro che ne hanno diritto di presentare la predetta autocertificazione.
(5-05617)

CONTENTO e GOTTARDO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
al fine di godere dei benefìci della piccola proprietà contadina, recenti modifiche avevano imposto agli interessati l'obbligo di trasmettere al competente ufficio il certificato definitivo attestante i requisiti imposti dalla legge, certificato il cui rilascio competeva all'ente locale;
successivamente, nuove disposizioni hanno fatto carico al notaio rogante di attestare i requisiti permettendo così, in modo più agevole, di ottenere l'applicazione dei benefìci predetti;
proprio il mancato recapito dei certificati o, comunque, il ritardo nella trasmissione da parte dei comuni ha, in molti casi, impedito la trasmissione dei certificati in questione ed altrettanto è accaduto ai contribuenti che, convinti che la trasmissione all'ufficio delle entrate fosse curata direttamente dall'ente pubblico, non risultano aver ottemperato all'obbligo imposto;
se il diritto ai benefìci risulta sussistente, appare paradossale richiedere al medesimo contribuente il pagamento dell'imposta piena obbligandolo, conseguentemente, ad avanzare l'istanza di rimborso per la restituzione delle somme pagate;

risulta all'interrogante che alcuni uffici, molto opportunamente, abbiano invitato gli interessati a produrre al più presto la documentazione necessaria allo scopo di evitare l'avvio di azioni di accertamento per il recupero dell'intera imposta -:
se non intenda adottare opportune iniziative affinché la prassi adottata da alcuni uffici e sopra ricordata possa essere generalizzata allo scopo di evitare procedure inutili e dispendiose ai contribuenti coinvolti o, comunque, quali iniziative intenda assumere per ovviare agli inconvenienti descritti.
(5-05619)

Interrogazione a risposta scritta:

MINNITI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
è stata resa nota, nei giorni scorsi, la corposa Relazione del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato che ha sintetizzato in circa 170 pagine i risultati della verifica amministrativo-contabile disposta dal Ministero dell'economia e delle finanze (MEF), tra il 14 giugno all'8 luglio del corrente anno, sulle casse del comune di Reggio Calabria. L'attività ispettiva ha preso in esame il periodo 2006-2010 rilevando in 22 punti una serie di profonde irregolarità e carenze nella composizione del bilancio del comune di Reggio Calabria;
oltre al mancato raggiungimento dell'equilibrio di parte corrente in sede di predisposizione dei bilanci di previsione per gli esercizi finanziari 2007 e 2008 ed alla persistente difficoltà nella riscossione delle entrate iscritte in bilancio, tra le più macroscopiche criticità rilevate nella delazione spiccano:
la rilevante esposizione debitoria del comune nei confronti delle società partecipate dall'ente comunale, i cui crediti sono stati parzialmente soddisfatti attraverso l'illegittima imputazione in conto competenza di oneri propri degli esercizi finanziari precedenti;
una serie di irregolarità varie nella gestione dei servizi per conto di terzi;
l'esposizione di un risultato d'amministrazione (avanzo) non veritiero, laddove la reale situazione contabile evidenzia un disavanzo pari a circa 140 milioni di euro al 31 dicembre 2009 e circa 170 milioni al 31 dicembre 2010;
una serie di gravi anomalie nella gestione di cassa dell'ente in termini di: a) irregolare contabilizzazione della anticipazione di tesoreria tra i servizi per conto di terzi; b) non corretta gestione delle entrate a specifica destinazione; c) superamento dei limite massimo previsto dalla legge per l'utilizzo dell'anticipazione di tesoreria;
l'omesso versamento di ritenute fiscali operate nei confronti dei dipendenti, in relazione alle quali i residui passivi evidenziano un debito, al 31 dicembre 2010, pari a complessivi euro 20.881.582,95, con conseguente aggravio di spese per interessi;
la presenza di criticità varie relative alla gestione dell'indebitamento in termini di: a) mancata attivazione delle procedure di estinzione, devoluzione o somministrazione, in relazione ai mutui con importi residui da erogare; b) illegittimo utilizzo per il finanziamento di spese non qualificabili come d'investimento;
la sottoscrizione di contratti di interest rate swap non conformi al quadro normativo di riferimento ed omessa previsione di un accantonamento di bilancio a copertura delle probabili perdite future;
l'elusione dei vincoli del patto di stabilità (e mancato assoggettamento alle relative sanzioni, tra le quali il divieto di assumere personale), il cui rispetto è stato artificiosamente ottenuto attraverso: a) la comunicazione di dati non veritieri, in quanto non corrispondenti alle risultanze delle scritture contabili; b) la scorretta o omessa contabilizzazione di alcune voci di spesa;
la mancata applicazione di idonei criteri di selettività meritocratica nell'erogazione

dei compensi per produttività ed il mancato rispetto dei princìpi di selettività meritocratica previsti dalla normativa vigente per l'effettuazione delle progressioni economiche orizzontali, con conseguente attribuzione generalizzata del relativo beneficio economico, peraltro riconosciuto con efficacia retroattiva;
l'illegittima erogazione di compensi accessori al personale della polizia municipale con: a) corresponsione di un'indennità aggiuntiva per servizio esterno, non prevista dalla normativa contrattuale, per complessivi euro 541.388,44 nel quinquennio 2006-2010; b) indebito riconoscimento, in caso di servizio prestato in giornate festive, del più oneroso compenso per lavoro straordinario, anziché della semplice indennità di turno maggiorata;
l'illegittimo pagamento, in violazione del principio di onnicomprensività della retribuzione accessoria, di compensi aggiuntivi non a carico del fondo, per complessivi euro 750.803,25 nel quinquennio 2006-2010;
l'illegittimo conferimento di incarichi dirigenziali a tempo determinato in assenza di procedura comparativa ed in violazione del limite quantitativo previsto dalla legge;
l'illegittima corresponsione al direttore generale di alcuni compensi aggiuntivi, in violazione del principio di onnicomprensività della retribuzione accessoria, per complessivi euro 211.049,02.
la relazione in questione, a firma dei dirigenti ispettivi di finanza pubblica Giovanni Logoteto e Vito Tatò, accompagnata da una lettera a firma del ragioniere generale dello Stato, Mario Canzio, si conclude con l'invito all'ente comunale ad adottare provvedimenti idonei all'eliminazione delle criticità rilevate, ed inviarli con nota a firma del rappresentante legale dell'ente anche alla procura regionale della Corte dei conti;
il sindaco di Reggio Calabria, Demetrio Arena, anziché prendere atto immediatamente delle risultanze inequivocabili dell'attività ispettiva posta in essere dal ministero dell'economia e delle finanze, ha preferito minimizzare assumendo, attraverso una nota stampa una posizione fortemente contraddittoria rispetto alle risultanze dell'ispezione stessa. In particolare, il sindaco ha affermato che non esiste alcun disavanzo che i 170 milioni di euro accertati dagli ispettori nella Relazione non si riferiscono ai debiti dell'ente comunale reggino;
inoltre, sulle presunte irregolarità contabili presenti nei bilanci comunali reggini approvati negli anni 2008-2010, è attualmente in corso un'indagine giudiziaria della procura della Repubblica di Reggio Calabria, come si evince dalla reazione tecnica redatta dai periti nominati dalla procura reggina e trasmessa nei giorni scorsi al prefetto ed al sindaco di Reggio Calabria. Secondo tale relazione, nel settore finanze del comune reggino, gli esempi di disordine contabile-amministrativo sono oltremodo significativi: in particolare, sarebbero state nascoste, nelle pieghe dei bilanci, partite di giro, nonché occultati incarichi e mandati di pagamento illegali. «L'ente dispone di un sistema informatico sul quale dovrebbero essere presenti tutti i provvedimenti contabili adottati. In realtà molto spesso - scrivono i periti - è stata riscontrata l'incompletezza dei documenti presenti nel sistema, in quanto risultava mancante il testo del provvedimento adottato»;
i periti della procura, tra le altre cose, hanno riscontrato che ci sono almeno 47 milioni di euro vincolati transitati illegittimamente su altri capitoli di bilancio. Risorse finanziarie provenienti da altri enti (trasferimenti statali, ma soprattutto regionali) che il comune avrebbe dovuto incassare e girare immediatamente ai destinatari finali. Invece, sempre secondo i periti della procura, con quel denaro sono state pagate altre poste e finanziate attività che dovevano essere finanziate diversamente. Ciò avveniva sulla base di un meccanismo di partite di giro che ha consentito di distrarre dal loro legittimo uso i finanziamenti destinati, per esempio, a pagare le bollette dell'Enel e di altri servizi e persino le risorse destinate

a saldare i conti delle municipalizzate. «Presso l'Ente, diversamente da quanto previsto - aggiungono i periti - non viene tenuta una puntuale contabilità delle somme incassate aventi destinazione vincolata (...); tale comportamento ha consentito all'ente comunale di utilizzare somme altrimenti indisponibili e di ritardare il momento in cui non sarebbe stato più in grado di far fronte, in termini di cassa, alle proprie obbligazioni»;
nonostante questi rilevantissimi e documentati sviluppi di carattere amministrativo-contabile circa la correttezza e la trasparenza della gestione della casse comunali, il consiglio comunale di Reggio Calabria, il 21 ottobre 2011, ha votato un documento di riequilibrio di bilancio dell'ente comunale senza tenere minimamente in considerazione né la relazione del dipartimento della ragioneria generale dello Stato né quella dei periti della procura di Reggio Calabria: i contenuti delle due relazioni non sono stati minimamente discussi nel corso del dibattito consiliare perché, a detta del sindaco Demetrio Arena, non era stato possibile acquisirle a causa dei tempi ristretti dei lavori dell'aula -:
quali ulteriori iniziative,di natura ordinaria e straordinaria, il Ministro interrogato intenda assumere sulla base dei contenuti della relazione del dipartimento della ragioneria generale dello Stato contenente i risultati della verifica amministrativo-contabile, condotta nei mesi giugno e luglio 2011, sulle casse comunali reggine, che sembrano non essere stati tenuti assolutamente in considerazione e addirittura apertamente contestati dall'amministrazione comunale di Reggio Calabria.
(4-13712)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:

PALADINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il bisogno di restituire civiltà e costituzionalità al nostro sistema penitenziario è stato sottolineato fortemente ai più alti livelli istituzionali; in realtà, molti sono i drammi che si consumano all'interno delle nostre carceri che passano nel silenzio e nell'immobilismo;
il nostro è un sistema penitenziario che annovera ondate di violenza diverse dove accanto ai suicidi, 55 in cella durante il 2011, sono presenti anche atti di autolesionismo grave, aggressioni ai danni di poliziotti penitenziari, brutali proteste soggettive;
permane il sovraffollamento delle strutture, l'impoverimento degli organici, il distacco di poliziotti penitenziari verso sedi non operative, l'instabilità strutturale con annessi rischi per chi in quelle strutture vive e lavora;
ciò non aiuta la gestione delle emergenze che, purtroppo, si verificano quotidianamente -:
se, il Ministro interrogato, per quanto di competenza, non ritenga urgente intervenire per la realizzazione di un concreto e necessario piano di riorganizzazione straordinaria degli istituti.
(4-13709)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MOTTA, MARIANI, BRATTI, ANDREA ORLANDO e VELO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1, comma 965, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (Finanziaria per il 2007), reca uno stanziamento pari a 24 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007 e 2008 per la progettazione definitiva del raddoppio dell'intero tracciato della linea ferroviaria Parma-La Spezia (Pontremolese), funzionale al rafforzamento del corridoio plurimodale Tirreno-Brennero»;
con delibera n. 19/2009 (registrazione GU 29 dicembre 2009) il CIPE ha

approvato il progetto preliminare del raddoppio della linea ferroviaria «Pontremolese», recependo le osservazioni formulate dalla Corte dei Conti che aveva dichiarato illegittima la precedente delibera CIPE del 21 dicembre 2007, e ha stanziato 234,6 milioni di euro per la realizzazione del primo stralcio di progetto «Parma-Vicofertile»;
attualmente è attivo e in avanzato stato di realizzazione il cantiere per il raddoppio della linea nella tratta ferroviaria Solignano-Fornovo (Osteriazza) per la quale l'ultimazione dei lavori è prevista nel primo trimestre 2014;
il Ministro interrogato ha in più occasioni confermato che il potenziamento del corridoio Tirreno-Brennero rappresenta uno degli interventi prioritari da realizzare -:
quale sia lo stato di avanzamento della progettazione e con quale tempistica si preveda di avviare la cantierizzazione del primo sub-lotto «Parma-Vicofertile» del raddoppio della linea ferroviaria «Pontremolese»;
con quale tempistica siano previste la definizione e quindi l'approvazione, da parte degli organismi preposti, della progettazione definitiva dell'intera opera di cui in premessa, per la quale sono stati stanziati 48 milioni di euro dalla legge finanziaria per il 2007.
(5-05615)

STRADELLA, TORTOLI e ARMOSINO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
alcune imprese fornitrici di servizi ed esecutrici di opere per conto del gruppo Ferrovie dello Stato lamentano il ritardo nei pagamenti di fatture che già hanno scontato un lungo periodo di fatturazione formale che consente l'anticipo da parte di istituti bancari dei crediti spettanti alle aziende;
la conseguenza del mancato pagamento delle fatture emerse su indicazione della committenza obbliga le imprese ad anticipare l'importo dell'IVA fino al saldo;
il gruppo Ferrovie dello Stato non dà alcuna indicazione delle scadenze che pensa di applicare a giudizio degli interroganti in modo troppo discrezionale;
al riguardo potrebbe determinarsi, oltre al grave danno immediato delle imprese, una messa in mora con aggravio di costi per il debitore -:
quali urgenti iniziative intenda attivare per regolarizzare i rapporti con le imprese fornitrici e, inoltre, quali siano gli importi delle riserve e degli arbitrati relativi al programma TAV.
(5-05618)

TESTO AGGIORNATO AL 27 OTTOBRE 2011

...

INTERNO

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
il 16 e 17 ottobre 2011 si sono svolte le elezioni regionali nella regione Molise;
secondo le notizie di stampa, il candidato di centro destra Iorio avrebbe vinto sul candidato di centro sinistra con uno scarto di circa 1.500 schede;
il candidato del centro sinistra ha presentato immediato ricorso all'ufficio centrale regionale presso la corte di Appello di Campobasso, all'ufficio centrale circoscrizionale presso il tribunale di Campobasso, all'ufficio centrale circoscrizionale presso il tribunale di Isernia, in quanto i rappresentanti di lista hanno segnalato che nei verbali di seggio non sono stati annotati i voti espressi in favore del solo candidato presidente ed i voti disgiunti, se pur rilevati in fase di scrutinio ed annotati sul modello apposito;
tale situazione si sarebbe verificata in moltissime sezioni a causa della eccezionale presenza di voti disgiunti che ha

determinato oggettive difficoltà di scrutinio e verbalizzazione del risultato elettorale;
tali difficoltà sono state aggravate dalla ambigua formulazione della modulistica ministeriale che consente l'utilizzo di criteri non omogenei nella collocazione dei dati e nella determinazione dei totali e che richiede un'aggregazione/disaggregazione di dati che può facilmente determinare errori non riscontrabili dalla semplice lettura del verbale ma verificabili unicamente attraverso il riscontro del verbale con le tabelle di scrutinio;
nel ricorso si chiede di procedere ad una verifica contestuale dei verbali e delle tabelle di scrutinio delle sezioni al fine di poter pervenire ad un controllo di regolarità anche puramente formale;
tale controllo è indispensabile per prevenire un fitto contenzioso che avrebbe ripercussioni sia sulla continuità dell'azione amministrativa che sull'interesse pubblico a causa dell'incertezza del risultato finale delle elezioni;
tale modalità di controllo incrociato (verbale-tabella di scrutinio) si giustifica per l'eccezionalità della tipologia di voto espresso e serve a garantire certezza nei risultati elettorali, peraltro con un dispendio di risorse limitato -:
se non ritenga di adottare provvedimenti chiarificatori in ordine all'uso alla modulistica elettorale e misure idonee ad assicurare che gli uffici competenti svolgano le verifiche richieste nel più rigoroso rispetto della normativa in materia di procedimento elettorale.
(2-01250) «Di Pietro».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

RUBINATO, NACCARATO, AMICI e BRESSA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 24 ottobre 2011, alle 7 del mattino, una giovane studentessa universitaria di appena 21 anni, mentre si recava a piedi a prendere il treno, è stata brutalmente aggredita, minacciata con un coltello premuto sulla gola fino a ferirla e quindi stuprata, nei pressi dell'imbocco del sottopasso ferroviario della stazione di Treviso, da un uomo che si presume di origine sudamericana, in quanto parlava spagnolo, poi datosi alla fuga mezzo nudo al sopraggiungere di altri giovani passanti;
gli inquirenti hanno avviato immediatamente indagini serrate per individuare il criminale autore della violenza sessuale e assicurarlo nei tempi più brevi possibili alla giustizia;
il gravissimo episodio, avvenuto in un luogo frequentato come è la stazione ferroviaria di un capoluogo di provincia nel primo mattino, ha destato vasta eco nell'opinione pubblica, alimentando forti preoccupazioni in merito alla sicurezza e all'ordine pubblico;
gli organi di informazione locale, ma anche nazionali, hanno dato ampio risalto al grave delitto, ospitando i commenti delle autorità politiche e locali che hanno unanimemente espresso condanna e indignazione auspicando immediate misure per rafforzare il controllo del territorio da parte delle forze dell'ordine;
in particolare il vicesindaco Giancarlo Gentilini ha affermato: «Questo episodio incide pesantemente sulla credibilità dell'ordine pubblico e della sicurezza della città», mentre il sindaco Gian Paolo Gobbo ha dichiarato: «È un episodio fuori dal contesto a cui siamo abituati nella nostra città. Il problema è rafforzare il presidio delle forze dell'ordine nelle zone più a rischio, anche se questo fatto, nella sua gravità, rimane un fatto fuori dall'ordinario»;
la brutale violenza subita dalla giovane ha dunque scioccato la città e lasciato sconcertato lo stesso questore Carmine Damiano, che ha dichiarato alla stampa locale: «Un fatto di una gravità inaudita che ci sconvolge e meraviglia per la violenza dimostrata e per il luogo in cui

è avvenuto. Faremo di tutto per identificare il responsabile e arrestarlo al più presto»;
il grave episodio ripropone il problema della carenza degli organici delle Forze dell'ordine ed in particolare della Polizia, che - sostanzialmente immutati numericamente dal 1989 - non sono stati adeguati al profondo cambiamento che si è verificato nel frattempo nella realtà socio-economica trevigiana, una provincia con quasi 900 mila abitanti, caratterizzata da un tessuto produttivo molto diffuso costituito da moltissime piccole e medie imprese, da un elevato numero di stranieri regolarizzati (112.000 circa) e un elevato numero di richieste di passaporti (circa 70.000);
le unità di personale attualmente a disposizione in provincia appaiono insufficienti, sia in ordine alla gestione delle procedure afferenti al fenomeno migratorio regolare, sia in ordine al presidio del territorio ed al controllo della criminalità, sia locale che proveniente da altri Paesi; in particolare appare vicino al tracollo lo stato in cui versa la questura di Treviso, afflitta da una perdurante e gravissima carenza di organico, nonostante il grandissimo impegno e la dedizione degli agenti in servizio e di chi attualmente vi opera per garantire la sicurezza dei cittadini;
solo negli ultimi due anni l'organico, secondo i dati forniti dal sindacato, ha subito una riduzione di quasi 30 elementi, oltre a tre funzionari nel ruolo direttivo. Si è inoltre registrato il mancato rinnovo del contratto di lavoro a favore di 10 lavoratori interinali, non più confermati dal Ministero dell'interno per la mancanza di fondi; dal 1o gennaio 2011 ad oggi altri 17 elementi di vari ruoli hanno cessato il servizio;
in tale contesto, la questura non è in grado di assicurare un adeguato servizio di controllo del territorio che attraverso due equipaggi delle volanti, per garantire i quali il questore ha dovuto aggregare, in modo provvisorio, tutto il personale impiegabile per ragioni di età e competenza professionale secondo una turnazione «equa» tutte le volte in cui l'ufficio prevenzione generale non sia in grado di garantire le due pattuglie per turno per mancanza di agenti; in conseguenza di tale decisione, peraltro, si riduce ulteriormente il personale in altri settori (squadra mobile, digos, ufficio immigrazione) con grave pregiudizio delle attività in delicati settori, quale quello investigativo;
tale situazione di emergenza, destinata ad aggravarsi ulteriormente, visto che entro la fine dell'anno altri agenti andranno in quiescenza, è già stata oggetto, dopo due lettere dell'interrogante al Ministro dell'interno rispettivamente del 15 dicembre 2009 e 23 settembre 2010 rimaste prive di riscontro, di un'interrogazione presentata nell'estate scorsa (atto 5-05135), con la quale si chiedeva di conoscere quali iniziative intendesse assumere il Ministro dell'interno a tal riguardo, anche alla luce delle tornate di assunzioni di personale in atto;
il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, rispondendo alla predetta interrogazione in Commissione I il 20 luglio scorso, comunicava che nell'ultima tornata di trasferimenti di personale della polizia alla questura di Treviso sono giunti 4 agenti, di cui 3 assegnati al distaccamento di Conegliano, confermando così il perpetuarsi di una grave disparità di trattamento con altre realtà analoghe, come quella di Varese, cui sono stati assegnati 36 ulteriori agenti, disparità già riscontrata anche nella precedente tornata di assegnazione di personale, con 29 agenti inviati a Varese contro i soli 2 destinati a Treviso, per cui si ha l'impressione che la provincia e la città di Treviso non siano considerate dal Ministero dell'interno, sotto questo profilo, con l'attenzione che meritano -:
se il Ministro, alla luce del gravissimo episodio di violenza sessuale avvenuto lo scorso 24 ottobre, non ritenga di dover intervenire con urgenza, predisponendo le misure atte ad adeguare l'organico della

questura di Treviso agli effettivi bisogni di sicurezza del territorio e dei cittadini, oltre che ad assicurare più decorose e sostenibili condizioni di lavoro per gli operatori addetti, con l'assegnazione di un congruo numero di nuovi agenti in tempi brevi, atto a consentire altresì un fisiologico avvicendamento con il personale che ha cessato e cesserà il rapporto di lavoro.
(5-05620)

PELUFFO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 22 settembre 2011 il sindaco di Arese Gianluigi Fornaro (Pdl), il consigliere comunale di Lainate, Mauro Cattaneo (Pdl) e tre manager di una società ex-municipalizzata del comune di Arese operante nel settore del gas sono stati posti agli arresti domiciliari dai finanzieri del nucleo di polizia tributaria di Milano, che hanno eseguito anche 12 perquisizioni presso sedi di società e abitazioni nelle province del capoluogo lombardo e di Imperia;
gli arresti sono avvenuti nell'ambito dell'operazione «Sottoveste» per presunte tangenti versate su forniture di gas;
per quanto riguarda i due manager, nello specifico, gli ingiusti ricavi ammonterebbero a circa 350 mila euro;
gli arresti sono avvenuti in esecuzione di cinque ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip del tribunale di Milano, Micaela Serena Curami, su richiesta dei sostituti procuratori Stefano Civardi e Adriano Scudieri;
i reati contestati sono, a vario titolo quelli di corruzione, truffa, turbativa d'asta ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, dalle indagini delle Fiamme Gialle sarebbe emersa una truffa ai danni di una società ex-municipalizzata nel comune di Arese, la SiGe srl, che sarebbe stata «indotta ad acquistare una fornitura civile ed industriale ad un prezzo maggiorato, in modo da costituire una provvista corruttiva a beneficio dei due amministratori pubblici ed un commercialista, soci di fatto e di diritto della società che aveva fornito il gas nell'ambito dell'operazione»;
la SiGe srl di Lainate, che opera nella produzione e servizi di gas e metano, ha sede a Lainate (Milano), secondo gli inquirenti risulta riconducibile agli stessi Fornaro e Cattaneo; La SiGe intermediava gli acquisti di gas per conto dei comuni consorziati - Arese, Pogliano Milanese, Nerviano e Lainate - ricaricando costi impropri sulla distribuzione per ottenere fondi extra contabili;
attraverso una interrogazione presentata il 28 giugno 2011 dai consiglieri di minoranza si fa riferimento a informazioni riportate dalla stampa locale, nelle quali emerge che la Società municipale Gas SMG, successivamente all'ingresso nel capitale della società SiGe srl, e con la consulenza commerciale del signor Marzio Buscaglia (arrestato in dicembre 2010 con accusa di truffa e riciclaggio), avrebbe perfezionato contratti di fornitura del gas con la società Unogas Spa per l'annata 2010/2011 al prezzo di 0,27 euro per metro cubo, contro un prezzo che sarebbe stato concordato inizialmente fra Unogas stessa e i consulenti commerciali di SMG e SiGe pari a 0,25 euro per metro cubo;
nell'interrogazione si fa notare che la differenza fra i due prezzi, che sarebbe pari a ben 0,02 euro per metro cubo (ovvero l'8 per cento del presunto prezzo di acquisto iniziale) praticata nel settore del gas è fuori da ogni corrente logica di mercato riferita a procacciamento di affari, commissione di intermediazione o mark-up di vendita;
sempre la stampa riporta di una successiva rinegoziazione del prezzo pattuito, sceso da 0,27 a 0,253 euro. La stampa riporta inoltre che dal 31 maggio 2011 l'amministratore di SMG avrebbe sollevato il problema dell'eccessivo ricarico con la società Unogas, senza ricevere risposta;
a conti fatti, per quanto dichiarato alla stampa dall'amministratore di SMG

l'abnorme differenza vale circa 300.000 euro all'anno, e si sarebbe tradotta (nel periodo in cui il contratto sarebbe stato in vigore con la tariffa di 0,27 euro al metro cubo) in un danno per i clienti di SMG quantificabile fra 20 e 30 euro per utenza;
precedentemente sempre i consiglieri dell'opposizione in una interrogazione del 2 aprile 2011 facevano presente che la società Gesem nel giugno del 2010 interrompeva la partnership con la società EON, riacquistando le quote sociali detenute in SMG, poi cedute nel settembre successivo alla Società SIGE Società Italiana Gestione Energia srl, costituita sei mesi prima con un capitale di 10 mila euro;
nel 2007 Gianluigi Fornaro all'epoca assessore comunale alla vigilanza e trasporti del comune di Arese fu indagato per abuso d'ufficio in merito ad una indagine, coordinate dal vice questore aggiunto Maria Josè Falcicchia e dal pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia Laura Barbainsulla, su infiltrazione della 'ndrangheta nel territorio che portò agli arresti venti persone e 73 indagate tutte collegate alle storiche cosche calabresi che da sempre operano nel campo del traffico internazionale di droga e degli affari borderline: i Morabito, i Bruzzaniti e i Palamara -:
se risultino vere le notizie riportate e quali iniziative sono state avviate per far luce dei rapporti che hanno portato alla truffa nei confronti dei cittadini;
se, viste anche le precedenti indagini del 2007, non si possa configurare anche un rapporto con le organizzazioni mafiose e se non ritenga opportuno inviare una commissione d'accesso e nel caso configurare la possibilità di sciogliere il consiglio comunale e inviare un commissario prefettizio;
se non ritenga opportuno verificare la sussistenza dei presupposti per l'applicazione degli articoli 141 e 142, o altri, del decreto legislativo n. 267 del 2000.
(5-05625)

BELLANOVA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la notte tra il 15 e 16 settembre 2011 i residenti del condominio Quadrifoglio, alle ore due, si sono precipitati all'esterno dello stabile, sentendo rumori e scricchiolii nel timore che stesse per succedere qualcosa di molto grave allo stabile da loro abitato;
il condominio Quadrifoglio è sito in Lecce alla via San Cesario n. 42/A e fa parte di un complesso edilizio composto da n. 4 palazzine denominate A, B, C, D, destinate a civili abitazioni, oltre ad una villetta indipendente denominata fabbricato E, tutti realizzati dalla società Marti Costruzioni Immobiliari srl con sede in Lecce alla via Parini, n. 16/A, con permessi di costruire n. 53/06 e n. 584/06 (variante). Gli altri fabbricati del complesso edilizio sono situati su via Milinanni, una strada prevista nel piano regolatore generale, realizzata insieme alle annesse urbanizzazioni, come marciapiedi, pubblica illuminazione, reti idriche e fognanti, dall'impresa Marti Costruzioni Immobiliari srl a scomputo degli oneri di urbanizzazione, come da progetti presentati al comune di Lecce e computo metrico redatti dallo studio tecnico Marti;
poco dopo il trasferimento dei legittimi proprietari negli appartamenti, tutte le palazzine realizzate, ed in particolare la palazzina relativa al condominio Quadrifoglio, fabbricato A, hanno manifestato lesioni e dissesti evidenti e generalizzati;
nel mese di maggio 2010 il condominio Quadrifoglio ha richiesto un accertamento al tribunale di Lecce mediante nomina di consulenti tecnici, accertamento che attualmente è giunto nelle fasi conclusive ma che, come riportato dagli organi di stampa, indica nell'impresa di costruzioni Marti e nell'AQP spa «i responsabili, in diverse misure, dei dissesti della palazzina»;
le lesioni ed i dissesti presenti sull'intero fabbricato hanno avuto un costante

ed ininterrotto aggravamento, finché dopo un sopralluogo congiunto da parte di tecnici dei vigili del fuoco di Lecce, della ASL di Lecce - ufficio igiene del comune di Lecce - ufficio tecnico, avvenuto il 4 ottobre 2011 non si è evidenziato che «il quadro fessurativo rilevato e la relativa evoluzione non consente di affermare l'assenza di grave pericolo per la pubblica e privata incolumità [...] Il fabbricato in oggetto è da ritenersi inagibile»;
il comune di Lecce, dunque, ha disposto, con ordinanza sindacale n. 1305 del 7 ottobre 2011, l'immediato sgombero dell'intero fabbricato, su richiesta del prefetto di Lecce;
ad oggi, pertanto, ben trenta famiglie che occupavano l'immobile hanno dovuto provvedere a trovarsi delle sistemazioni temporanee peraltro senza conoscere per quanto tempo dovranno rimanere fuori della loro abitazione. Tale situazione ha creato ingenti difficoltà a questi cittadini, molti di loro stanno ancora pagando il mutuo per l'acquisto della prima casa ed in questa situazione hanno dovuto chiedere ospitalità presso amici e parenti. Inoltre, ad essere coinvolti in questa difficile vicenda vi sono anche persone che non godono di uno stato di salute ottimale;
la situazione di dissesto, inoltre, sembrerebbe colpire tutti i fabbricati realizzati in quell'area, che era un'area di cava facente parte delle note cave di «Marco Vito» di Lecce, poi colmata di materiale di riporto su cui sono stati realizzati i fabbricati in questione. Ed infatti, proprio la particolare conformazione e qualità del terreno di fondazione, molto permeabile alle infiltrazioni di acqua, pare aver determinato lo svuotamento del sottosuolo ed i conseguenti cedimenti dei fabbricati;
esiste, pertanto, la reale probabilità che la situazione si aggravi e c'è il rischio che tale situazione si estenda rapidamente alle altre palazzine già fortemente compromesse da dissesti e lesioni, interessando quindi circa altre 90 famiglie di residenti;
ad oggi i cittadini residenti nel fabbricato sgomberato, pur avendo chiesto agli organi competenti di essere sistemati in strutture ricettive, almeno fino a che non si uscirà dal groviglio di competenze e responsabilità presunte da accertare, continuano, purtroppo, a subire un calvario del quale non sono responsabili, attrezzandosi come possono con il sostegno della unica rete che fino a questo momento si è attivata, quella amicale-parentale;
la drammatica istantanea del crollo di Barletta, della quale purtroppo il Meridione d'Italia ancora è fortemente scosso, è ancora limpidamente impressa nella nostra memoria -:
se i Ministri interrogati non intendano intervenire con urgenza per promuovere, anche per il tramite dell'ufficio territoriale del Governo un tavolo di confronto al fine di verificare ogni soluzione possibile della situazione evidenziata in premessa.
(5-05626)

Interrogazioni a risposta scritta:

PALADINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
gli artifici lacrimogeni in dotazione della polizia di Stato caricati con gas CS, sono stati oggetto di numerosi studi circa i loro effetti tossici sugli esseri umani e sull'ambiente;
i risultati della sperimentazione del gas CS compiuta in Gran Bretagna avrebbe sortito effetti non tranquillizzanti, mentre riviste di medicina sottolineano la necessità di approfondire gli studi sui possibili effetti nocivi a breve e lungo termine dei sopra detti gas;
da oltre cinque anni è iniziata la sperimentazione sulle alternative a base di gas OC (Oleoresin Capsicum), che agiscono come potenti infiammatori ed irritanti, aumentando la trasmissione nervosa degli stimoli dolorosi della pelle e delle mucose;

i soggetti maggiormente esposti agli effetti sono gli operatori delle forze dell'ordine che, in ragione della propria attività specialmente nei reparti mobili della Polizia di Stato, sono costretti da disposizioni e circostanze, durante i servizi di ordine pubblico, ad utilizzare tali artifici lacrimogeni con sempre maggiore frequenza ed in quantità ormai estremamente rilevante;
a tutela della salute e dell'integrità fisica dei poliziotti è necessario determinare i rischi di tali artifici lacrimogeni caricati con gas e che non sia più procrastinabile la revisione delle norme contenute nel decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 1991, n. 359 al fine di permettere un ammodernamento degli strumenti di autodifesa e di neutralizzazione temporanea degli aggressori -:
se, il Ministro interrogato, per quanto di competenza, non ritenga necessario far conoscere a che punto sia la sperimentazione iniziata da oltre cinque anni, sulle alternative a base di gas OC (Oleoresin Capsicum);
se non ritenga utile promuovere la revisione delle norme contenute nel decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 1991, n. 359, al fine di permettere un ammodernamento degli strumenti di autodifesa e di neutralizzazione temporanea degli aggressori.
(4-13710)

PALADINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in seno alle forze dell'ordine, tra gli altri brillanti risultati ottenuti, spiccano quelli raggiunti dalla direzione investigativa antimafia. Tali successi sono riconosciuti dallo Stato e dall'opinione pubblica e verificabili nelle relazioni semestrali periodicamente inviate al Parlamento;
come specificato da numerose sigle sindacali in un recente comunicato stampa, con l'insediamento del nuovo direttore «pro tempore» della direzione investigativa antimafia, avvenuto nel luglio 2011, si sarebbe assistito all'assunzione di provvedimenti presi senza concertazione alcuna con gli stessi sindacati;
tali provvedimenti hanno previsto tagli, proseguono i sindacati, all'indennità aggiuntiva percepita dai dipendenti che ammonta a circa 7 milioni di euro complessivi e che si traduce in circa il 20 per cento in meno di indennità stipendiali per il personale tutto;
ciò apparirebbe come una vera e propria punizione nei confronti del personale della direzione investigativa antimafia soprattutto qualora si aggiunga come le risorse economiche destinate all'attività tutta della direzione investigativa antimafia siano sempre più esigue tanto da produrre carenze di organico e non essendo, peraltro, mai stato istituito il previsto «ruolo speciale»;
i tagli di spesa, pur necessari, dovrebbero andare di pari passo con una gestione più oculata delle risorse, localizzando in primis i centri operativi presso immobili demaniali o confiscati alle mafie, risparmiando così sugli esosi canoni di locazione;
il taglio dell'indennità aggiuntiva che i dipendenti della direzione investigativa antimafia percepiscono dal 1992 come previsto dalla legge istitutiva suonerebbe come mortificante per chi fa antimafia -:
se, il Ministro interrogato, per quanto di competenza, non ritenga necessario verificare la possibilità di cancellare i tagli alla direzione investigativa antimafia che, pur se configurati in un piano di mirata gestione, appaiono rispetto a dipendenti che operano con impegno, rischio ed abnegazione quanto mai avvilenti;
se, non intenda mirare la pur necessaria razionalizzazione delle risorse, in un'ottica che non debba necessariamente risultare penalizzante per il personale.
(4-13715)

EVANGELISTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a norma dell'articolo 214-bis del Codice della strada il Ministero dell'interno ha sottoscritto con centinaia di aziende esercenti l'attività di soccorso stradale e deposito veicoli un contratto in forza del quale i depositari sono obbligati all'acquisto dei veicoli confiscati ricoverati nelle relative depositerie e obbligati al pagamento dei relativi importi entro 90 giorni dall'acquisto dei veicoli stessi;
il Ministero dell'interno - per il tramite degli uffici territoriali del Governo - deve corrispondere gli oneri di trasporto e deposito dei veicoli alle aziende depositarie entro 90 giorni dal ricevimento delle relative fatture;
l'amministrazione non corrisponde gli importi dovuti, in alcuni casi a fronte di fatture risalenti a marzo 2010;
le aziende di deposito, nell'obbligo del sistema del «custode-acquirente», sono esposte per decine e decine di milioni di euro con il sistema bancario, che sta riducendo di giorno in giorno il proprio intervento;
le aziende hanno sottoscritto un contratto che prevedeva la durata in tre anni con la possibilità di proroga per altri tre, ma in corso d'opera si sono viste cancellata questa possibilità;
le difficoltà sopra evidenziate vengono vieppiù aggravate anche dal vincolo posto in contratto,all'articolo 18, che vieta la cessione dei crediti -:
se sia a conoscenza dello stato di grave tensione che serpeggia fra i «custodi-acquirenti», che rischia di esplodere in atti omissivi di notevole gravità per la sicurezza stradale;
se intenda impartire immediate disposizioni agli uffici territoriali del Governo affinché provvedano al pagamento delle fatture pendenti entro il più breve termine al fine di normalizzare una difficile situazione che potrebbe avere gravi conseguenze, sia sotto il profilo della sicurezza stradale sia sul piano sociale, atteso che centinaia di lavoratori delle aziende di depositeria rischiano di non ricevere il loro salario entro tre/quattro settimane.
(4-13717)

TOUADI, GASBARRA, FERRANTI, GARAVINI, TIDEI, VELTRONI, CARELLA, META, POMPILI e ARGENTIN. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a Latina in via Strade Alte, lungo il canale Mussolini esiste un'area di quattro ettari composta da campi da calcetto, una sala convegni all'interno di una struttura che può contenere quattrocento persone, aree di sosta per camper, bungalow e servizi igienici, su di un terreno agricolo con una strada realizzata sul ciglio del canale e opere di urbanizzazione su tutto il terreno, asservite ai camper (fogne, acqua, luce);
la struttura è stata confiscata da tempo per abusivismo edilizio ed affidata dal dottore Tardone, ex Commissario prefettizio del comune di Latina, all'Associazione Libera;
la struttura è stata intitolata nel mese di luglio 2011, alla presenza del prefetto di Latina, all'avvocato Serafino Famà, avvocato ucciso dalla mafia;
sin dall'inizio si sono verificati numerosi danneggiamenti e persino avvelenamenti dell'acqua potabile con soda caustica, in presenza di gruppi di scout provenienti da tutta Italia (progetto Ministeriale «Estateliberi»);
durante la notte tra venerdì e sabato 22 ottobre 2011, persone ignote con un atto di vandalismo criminale hanno devastato tutte le strutture, procurando gravissimi danni onde impedire la riuscita di un raduno di scouts organizzato per la mattinata con la proiezione del documentario «La quinta mafia», il raduno si è poi tenuto ugualmente;
l'incendio doloso è stato una vera e propria intimidazione di stampo mafioso;
nella provincia di Latina operano da anni il clan dei casalesi, il clan Mallardo,

il clan Tripodo della 'ndrangheta, come attestano tra l'altro le relazioni semestrali della DIA al Parlamento;
le indagini della squadra mobile di Latina coordinate dalla locale procura hanno colpito a più riprese il clan Ciarelli-Di Silvio protagonista di una vera e propria guerra criminale che in poche settimane ha causato 2 morti e diversi feriti nel 2010;
le indagini della squadra mobile hanno scoperto piani di vendetta del suddetto clan che miravano a colpire il capo della squadra mobile dottore Cristiano Tatarelli ed alcuni agenti della polizia penitenziaria;
il clan Ciarelli-di Silvio si caratterizza sempre più come un'associazione criminale, con una forte carica intimidatrice e un forte vincolo associativo tipico delle associazioni mafiose tradizionali -:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto espresso in premessa;
quali iniziative intenda avviare il Ministro interrogato per tutelare l'associazione Libera, rafforzando gli organici delle forze dell'ordine a Latina e provincia, costituendo sezioni distaccate nella provincia di Latina del ROS dei carabinieri e del GICO della Guardia di finanza;
se non ritenga altresì di intervenire per dare una risposta tempestiva a questa vera e propria sfida allo Stato che proviene dalla malavita organizzata del pontino, potenziando la magistratura e le forze dell'ordine, dando segnali forti e chiari per contrastare a tutti i livelli il radicamento del crimine organizzato e sostenendo quelle associazioni che come Libera si battono per diffondere e difendere il concetto di legalità.
(4-13724)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da quanto emerso da un servizio giornalistico del «TG5» andato in onda nell'edizione delle 20 del 24 ottobre 2011 la verità, o almeno una parte della verità, sulla morte di Elisa Claps si conosceva fin dal 1997, contenuta in un'informativa del centro Sisde, l'allora servizio segreto civile, di Potenza;
il «Tg5» ha rintracciato l'ex agente che scrisse quel dossier sulla base di quanto gli era stato riferito da alcuni informatori;
«il succo dell'informativa - riassume l'ex funzionario del SISDE nell'intervista trasmessa dal "TG5" - era che Elisa Claps fosse stata uccisa in Potenza. E che il presunto autore era la persona sempre considerata tale, anche se non era stata sottoposta a giudizio»;
nel documento si affermerebbe che la studentessa sedicenne era stata assassinata il giorno stesso della scomparsa - il 12 settembre 1993 - e, seppure senza citarne il nome, si puntava l'indice contro il sospettato di sempre, Danilo Restivo, condannato all'ergastolo in Inghilterra per l'omicidio della vicina di casa Heather Barnett e che a novembre sarà processato a Salerno per l'uccisione di Elisa;
nella già citata l'ex funzionario rivela che nel corso degli accertamenti si sarebbe appreso anche altro: da informatori, che potrebbero essere stati degli ecclesiastici, avrebbe appreso del coinvolgimento di un sacerdote nella vicenda. L'ex funzionario del Sisde tuttavia esclude che nell'informativa si facesse il nome di don Mimì Sabia, il parroco della chiesa della Trinità per 40 anni, morto nel 2008;
la citata nota del Sisde non arrivò mai agli investigatori -:
se quanto riferito dal «TG5» corrisponda a verità;
in caso affermativo, come sia motivato il fatto che la verità, o parte di essa, fosse a conoscenza fin dal 1997, contenuta

in un'informativa del centro SISDE di Potenza, ma gli investigatori ne siano stati tenuti all'oscuro;
chi prese questa decisione e perché;
quali iniziative si siano adottate o si intendano intraprendere per accertare le responsabilità dell'accaduto.
(4-13728)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

SIRAGUSA, BACHELET e GHIZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto diffuso dagli organi di stampa, a causa del mancato appello del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il Tar del Lazio con i suoi dispositivi (sentenze n. 7265/09 e n. 7269/09) ha annullato per le scuole paritarie il decreto ministeriale n. 267 del 2007, con cui si fissava l'obbligo alle scuole non statali di costituire corsi completi e formare classi composte da un numero di alunni non inferiore ad 8, per rendere efficace l'organizzazione degli insegnamenti e delle attività didattiche;
il pronunciamento del Tar a favore della cancellazione si è avuto a seguito dei ricorsi presentati da associazioni di scuole non statali (Aninsei, Fiinsei, Filins);
poiché il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, nel frattempo, non si è appellato, le sentenze sono passate in giudicato, quindi il Ministero ha invitato i direttori degli uffici scolastici regionali con la nota 4334 del 24 giugno 2011, avente per oggetto Scuole paritarie: numero minimo di alunni per classe, a tenere conto, in sede di riconoscimento della parità scolastica, dell'annullamento della lettera f), comma 6, dell'articolo 1 del decreto ministeriale n. 267 del 2007 che poneva il limite di almeno 8 alunni per classi;
viene così a configurarsi una situazione di disparità tra la scuola pubblica statale con classi sovraffollate - le cosiddette classi-pollaio - e quella paritaria che, non dovendo ottemperare ad un requisito minimo di alunni, ha piena libertà per quanto attiene le iscrizioni, la frequenza e il mantenimento delle classi;
le scuole paritarie potranno quindi formare classi anche con un solo alunno -:
per quale motivo il Ministero non si sia appellato facendo ricorso al Consiglio di Stato e consentendo pertanto che le sentenze passassero in giudicato.
(5-05610)

ROSSA e TOUADI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
come si evince dalle schede nazionali sui sistemi educativi e sulle riforme in corso in Europa, nelle scuole del primo ciclo di istruzione si applicano le indicazioni nazionali per i piani di studio personalizzati delle attività educative insieme alle indicazioni per il curricolo. Tali indicazioni esplicitano i livelli essenziali di prestazione a cui tutte le scuole sono tenute;
le indicazioni sono stabilite a livello nazionale e adattate ai bisogni locali da ogni singola scuola, nell'ambito dell'autonomia scolastica. Per ogni materia vengono indicate conoscenze e abilità che l'azione della scuola aiuterà a trasformare in competenze personali di ciascun alunno;
per la scuola primaria sono indicati gli obiettivi specifici di apprendimento per le seguenti materie: religione cattolica, italiano, inglese, storia, geografia, matematica, scienze, tecnologia e informatica, musica, arte e immagine, scienze motorie e sportive;

il protocollo d'intesa Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca-Coni, siglato in data 11 novembre 2010, ribadisce la volontà di cooperare per la crescita culturale, civile e sociale dei giovani mediante il rilancio dell'attività motoria e sportiva nelle istituzioni scolastiche, comprendendo altresì la prosecuzione e l'estensione del progetto di alfabetizzazione motoria nella scuola primaria;
il progetto per l'«alfabetizzazione motoria» è stato avviato nell'anno scolastico 2009/2010;
l'alfabetizzazione motoria, come presentata dal sito del Ministero, è un progetto rivolto a tutti gli alunni e gli insegnanti della scuola primaria, attuato congiuntamente dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e dal CONI; lo scopo di tale progetto è promuovere e trasmettere il valore della pratica sportiva nel tessuto sociale, quale fattore di benessere individuale, coesione e sviluppo culturale ed economico;
l'insegnante titolare è affiancato, durante tale attività, da un «consulente esperto qualificato» che in orario curriculare (2 ore a settimana) propone attività didattiche semplici e divertenti diversificate per ciascuna classe;
risulta che: in alcuni istituti scolastici pubblici romani, che non rientrano nell'iniziativa pilota, venga richiesto dal dirigente scolastico un contributo annuale di euro 34 alle famiglie di ciascun alunno per avvalersi della prestazione di un insegnante esperto affiliato ad un'associazione esterna durante l'ora curricolare di scienze motorie;
i bambini che non partecipano finanziariamente all'iniziativa svolgono l'ora di scienze motorie con un insegnante di altra disciplina, nella stessa ora e nella stessa palestra, senza però utilizzare le attrezzature che appartengono all'associazione esterna;
di fatto, quindi i bambini, a seconda delle possibilità economiche della famiglia, svolgono durante l'orario scolastico attività diverse -:
se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;
se non ritenga opportuno e doveroso garantire durante l'orario scolastico a tutti gli alunni le stesse opportunità educative-formative, evitando di operare scelte fortemente discriminanti, e comunque assicurare che eventuali attività svolte da operatori esterni non incidano sulla valutazione degli alunni;
se non ritenga opportuno e rispondente alle esigenze educativi avvalersi, anche nella scuola primaria, all'interno delle ore curriculari di scienze motorie, della figura professionale di un docente laureato in scienze motorie o diplomato ISEF e di inserirlo a pieno titolo nelle graduatorie scolastiche.
(5-05611)

BOCCI e VERINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nella casa di reclusione di Spoleto è attiva la sezione carceraria dell'istituto d'arte;
gli studenti dell'istituto d'arte alla fine del terzo anno conseguono la qualifica di maestro d'arte, ma per ottenere il diploma devono arrivare al quinto anno;
i corsi del quarto e quinto anno non sono però stati istituiti nella sezione carceraria;
per protestare contro questa mancata istituzione, una decina di detenuti ha inviato una lettera al Ministro interrogato appellandosi alla «tendenza alla rieducazione» della pena detentiva sancita dalla Costituzione;
i detenuti hanno anche indicato una soluzione per venire incontro alle esigenze dell'istituto, proponendo di accorpare il quarto e il quinto anno di studi -:
se non ritenga di rispondere positivamente alla richiesta contenuta nella lettera inviata dai detenuti della casa di reclusione di Spoleto.
(5-05612)

GRIMOLDI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
le istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM) con la legge 21 dicembre 1999, n. 508, hanno intrapreso un radicale processo di riforma che, a tutt'oggi, non è ancora completato;
in assenza di procedure concorsuali per le assunzioni a tempo indeterminato, le istituzioni in questione hanno garantito il funzionamento amministrativo e la copertura delle cattedre in organico con bandi pubblici, sempre più selettivi, secondo disposizioni ministeriali;
il ricorso sistematico ai contratti a tempo determinato pone il sistema AFAM stesso in una condizione di «precarietà», poiché il continuo mutamento degli incarichi di docenza, individuati su graduatorie nazionali o su graduatorie d'istituto ricostituite ogni tre anni, mettono a dura prova la programmazione pluriennale dei corsi di studio. Allo stesso modo il disagio colpisce il personale tecnico amministrativo, dove il fenomeno di migrazione verso altre amministrazioni è in aumento. Le difficoltà sono evidenti: il precariato aumenta, per effetto del tour-over, del 20 per cento ogni anno;
l'assunzione a tempo indeterminato di questo personale non costituirebbe un ulteriore aggravio di spesa, in quanto sarebbero rispettati i limiti previsti dagli organici -:
se, al fine di assicurare il processo di riforma derivato dalla legge 21 dicembre 1999, n. 508, non ritenga opportuno valutare la possibilità di autorizzare l'assunzione a tempo indeterminato, sulle cattedre vacanti e disponibili, di un contingente non superiore a 1.000 unità di docenti inseriti nelle graduatorie nazionali ad esaurimento, di cui alla legge 4 giugno 2004, n. 143, nonché il personale docente, con tre anni di servizio, inserito nelle graduatorie d'istituto;
se, al fine di realizzare la copertura dei posti vacanti in organico contestualmente alla cessazione dall'incarico di un corrispondente numero di unità di personale non docente, assunto in servizio con contratto a tempo determinato, non ritenga altresì opportuno autorizzare a decorrere dallo stesso anno accademico 2011-2012, un contingente complessivo non superiore a 450 unità del personale amministrativo e coadiutore, in applicazione delle disposizioni del testo unico di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297.
(5-05616)

BENAMATI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Programma nazionale della ricerca 2011-2013 in coerenza con le priorità d'interesse nazionale connesse allo sviluppo di tecnologie abilitanti, ha individuato nei progetti bandiera un primo gruppo di progetti di ricerca di interesse strategico, da avviarsi nell'ambito della programmazione delle attività degli enti pubblici di ricerca competenti, finalizzati tra l'altro a migliorare l'efficienza e l'efficacia del sistema nazionale della ricerca;
la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale n. 195 del 26 agosto 2011 del Programma nazionale della ricerca 2011-2013, approvato dal CIPE con delibera del 23 marzo 2011, registrato dalla Corte dei conti il 3 agosto 2011 e pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 195 del 26 agosto 2011, autorizza il finanziamento dei progetti bandiera per un ammontare complessivo di 1.772 milioni di euro e che detto investimento potrà generare un volume complessivo d'investimenti di circa 2.522 milioni di euro per l'intero arco temporale di attuazione dei progetti bandiera;
il consiglio d'amministrazione del CNR in data 22 settembre 2011 ha deliberato la modifica del vigente regolamento di organizzazione e funzionamento introducendo specifiche norme inerenti la programmazione e la gestione dei progetti bandiera ed in data 6 ottobre 2011 ha deliberato i piani esecutivi e finanziari

limitatamente al primo anno di attività dei progetti bandiera a guida esclusiva del CNR:
a) EpiGen - Epigenomica: attività attinente lo sviluppo della scienza della vita e riguardante avanzamenti nella teoria di sequenziamento del DNA e RNA;
b) RITMARE - Ricerca italiana per il mare: ricerca scientifica e tecnologica dedicata al mare e a tutte le sue problematiche;
c) La fabbrica del futuro - Piattaforma manifatturiera nazionale: progetto orientato a un nuovo sviluppo sostenibile dell'ambiente manifatturiero, in particolare per promuovere più efficacemente il MADE IN ITALY. Gli ambiti di ricerca riguardano: beni strumentali, sistemi di produzione avanzati, tipologie di fabbriche del futuro ad alto grado di affidabilità per i prodotti e di beni;
d) Nanomax: sviluppo di una piattaforma innovativa automatizzata a contenuto nanotecnologico, per la diagnostica emergente molecolare multi-parametrica in vitro, con lo sviluppo e l'impiego in particolare di tecnologie in grado di consentire diagnostiche avanzate, basata su profili genetici e profili incentrati su marcatori proteomici e metabolici;
e) Interomics: sviluppo di una piattaforma integrata di conoscenze pluridisciplinari per l'applicazione delle scienze «omiche» alla definizione di bio-marcatori e profili diagnostici, predittivi e teranostici. Il progetto propone un modello in rete coadiuvate da una serie di piattaforme tecnologiche orientato alla gestione dell'intera filiera delle scienze omiche (nomica, proteomica, breathomica, bioinformatica);
parte della comunità scientifica interna sembra espressa una forte perplessità sulle procedure adottate lamentando una carente diffusione di informazioni nella fase di definizione della governance dei progetti bandiera che nell'organizzazione del CNR verrebbero ad essere, nei fatti, intesi come strutture stabili, alla stregua di istituti e dipartimenti, nonostante la durata vincolata al PNR;
la carenza nella pubblicizzazione dell'iniziativa all'interno delle strutture della rete scientifica del CNR, sarebbe quindi alla base di una gestione estremamente verticistica della fase di lancio dei progetti;
come è noto, le istituzioni accademiche e di ricerca a livello europeo e internazionale valutano negativamente la distribuzione di fondi su progetti di tale entità in assenza di meccanismi trasparenti di concorso, di una valutazione da parte di esperti indipendenti e di un coerente monitoraggio delle milestones da parte un scientific advisory board internazionale, esente da conflitti di interessi, e di chiara fama al fine, tra l'altro, di sostenere la qualità delle ricerche svolte -:
se gli incarichi di direzione dei progetti sono stati conferiti seguendo procedure selettive solamente a personale interno al CNR e, del caso, quali siano stati i criteri adottati per individuare le professionalità richieste (assicurandosi quindi della provata e specifica esperienza) e quali percorsi di pubblica evidenza si siano adottati o si intenda adottare per il futuro.
(5-05622)

Interrogazione a risposta scritta:

LO MORO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in una lettera pubblicata dal quotidiano La Repubblica domenica 23 ottobre la signora Simona Coluccio di Gioiosa Jonica, in provincia di Reggio Calabria scrive «Sono la mamma di Maria Pia, affetta da un grave ritardo neuro psicomotorio. Viviamo a Gioiosa Jonica dove Maria Pia frequenta la scuola materna, e secondo la legislazione vigente ha diritto ad essere seguita da un insegnante di sostegno con un rapporto uno a uno. Ciò significa che l'insegnante si deve occupare

di lei e di lei sola. Questo diritto, dall'inizio dell'attuale anno scolastico, le viene vergognosamente negato. Nelle scuole di Gioiosa Jonica vi sono anche altre bambine nella stessa situazione» -:
se il Ministro sia a conoscenza della situazione denunciata e come intenda intervenire per ristabilire il diritto all'assistenza della bambina e di tutti gli alunni della regione Calabria che quest'anno, alla ripresa dell'attività scolastica, non hanno trovato il proprio insegnante di sostegno.
(4-13714)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

GATTI, GNECCHI, RAMPI, MOSCA, SCHIRRU, BELLANOVA, DAMIANO, MADIA, MIGLIOLI, BERRETTA, SANTAGATA e BOBBA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel corso della seduta della Commissione lavoro della Camera dei deputati del 18 ottobre 2011, il Sottosegretario al lavoro e alle politiche sociali, Luca Bellotti, ha risposto all'interrogazione n. 5-05199, con la quale la prima firmataria del presente atto di sindacato ispettivo, assieme ad altri colleghi, chiedeva di conoscere i dati del 2010 relativi: al numero delle donne dimessesi «volontariamente» a un anno dalla maternità; alle violazioni amministrative in ordine alla tutela economica delle lavoratrici madri; alle infrazioni riguardanti la tutela fisica delle lavoratrici madri;
le cifre fornite dall'esponente governativo sono preoccupanti e inequivocabili: nonostante la crisi, le giovani madri italiane che hanno abbandonato «volontariamente» il lavoro nel 2010 sono state 19.017, 1.341 in più rispetto all'anno precedente, nel quale si riscontrarono 17.676 casi di dimissioni per maternità;
la motivazione più frequente addotta dalle dimissionarie è stata quella relativa alla carenza e agli elevati costi dei servizi d'assistenza per la prima infanzia;
il maggior numero di dimissioni convalidate (pari a 11.964) interessa la fascia di età compresa tra i 26 e i 35 anni e sono prevalentemente presentate da lavoratrici con un'anzianità medio bassa (la maggior parte 3/4 anni); le imprese maggiormente interessate da questo fenomeno sono quelle che hanno alle loro dipendenze fino a 15 unità; i settori produttivi più interessati sono quelli del commercio e dell'industria; i provvedimenti di convalida sono stati 12.010 al Nord, 3.852 al Centro, 3.155 al Sud;
gli altri dati sono egualmente sconfortanti: nel corso del 2010 sono state accertate 1.280 violazioni amministrative in ordine alla tutela economica delle lavoratrici madri, a fronte delle 406 rilevate nel 2009, con un incremento percentuale pari al 215 per cento rispetto all'anno precedente; per ciò che riguarda la tutela fisica delle lavoratrici madri, le infrazioni rilevate nel 2010 sono state 973, il 45 per cento in più rispetto alle 661 rilevate nel 2009;
nel biennio 2009-2010, quindi, nel corso di una delle più devastanti crisi economiche che la nostra storia contemporanea ricordi, 36.693 lavoratrici hanno deciso, secondo le stime ufficiali, di abbandonare il posto di lavoro a seguito della maternità;
queste cifre non possono non indurre a riflettere riguardo alla effettiva volontarietà delle dimissioni e a richiedere con sempre più forza il ripristino delle norme che vietano «dimissioni in bianco», approvate nel 2007 durante il Governo Prodi e «cancellate» dalla maggioranza che sostiene il Governo in carica in avvio di legislatura;
l'abrogazione della legge suddetta è stata, a parere degli interroganti, frettolosa ed ideologica, e non sostituita da alcun provvedimento di una qualche efficacia;

nello specifico, i dati riguardanti la condizione delle giovani madri lavoratrici e le motivazioni addotte per giustificare le proprie dimissioni, evidenziano in modo inequivocabile il peggioramento della loro già difficile situazione, facendo apparire a giudizio degli interroganti del tutto pretestuose le dichiarazioni del Sottosegretario al lavoro e alle politiche sociali, effettuate nel corso dello svolgimento della citata interrogazione, relative al potenziamento dei servizi socio-educativi, anche attraverso provvedimenti finanziari a sostegno degli stessi;
è dall'inizio della legislatura che il Governo pubblicizza con grande enfasi una serie di iniziative, molte delle quali avviate dal precedente Governo Prodi, alle quali ad avviso degli interroganti non hanno corrisposto fatti concreti;
gli interroganti, allo scopo di comprendere se si stia facendo tutto il possibile per tutelare le lavoratrici madri, ritengono opportuno richiedere dati ancor più dettagliati riguardanti i controlli sulle loro condizioni di lavoro -:
a fronte delle 406 violazioni amministrative accertate nel 2009, e delle 1280 contestate nel 2010, riguardanti la tutela economica delle lavoratrici madri, quale sia stato il numero di controlli effettuati in ognuno dei due anni, suddiviso per regioni;
quale sia stato il numero dei controlli effettuati nel corso degli anni 2009 e 2010, suddiviso per regioni, relativamente all'accertamento dei reati relativi alla tutela fisica delle madri lavoratrici, a fronte delle 661 infrazioni rilevate nel 2009 e delle 973 violazioni contestate nel 2010;
se non ritenga di rendere disponibile il report, menzionato nel corso della risposta all'interrogazione n. 5-02473, preparato dal tavolo tecnico di studio composto da consigliere di parità e da ispettori del lavoro che si occupa anche del fenomeno della convalida delle dimissioni, per la rilevazione dei dati a livello nazionale.
(5-05624)

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SALUTE

Interrogazione a risposta orale:

BURTONE. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
è attualmente all'esame della Conferenza Stato-regioni lo schema di decreto ministeriale recante le modalità per la presentazione e la valutazione delle istanze volte ad ottenere l'inserimento tra i centri e le aziende di produzione di medicinali emoderivati autorizzati alla stipula delle convenzioni con le regioni per la lavorazione del plasma raccolto sul territorio nazionale;
tale schema di decreto stabilisce i requisiti in base ai quali il plasma raccolto in Italia potrà essere immesso in lavorazione negli stabilimenti delle aziende produttrici anche site al di fuori del territorio nazionale -:
se i requisiti individuati nel suddetto decreto siano sufficienti a garantire la sicurezza dei prodotti medicinali emoderivati che verranno restituiti al Sistema sanitario nazionale, a seguito della lavorazione del plasma nazionale, da parte delle aziende di produzione che saranno ritenute idonee;
se gli accertamenti relativi al possesso dei requisiti delle aziende produttrici che presenteranno le relative istanze previste dallo schema di decreto citato in premessa saranno condotti dalle autorità nazionali tramite l'effettuazione di apposite verifiche ispettive;
se potranno essere autorizzate alla lavorazione del plasma nazionale le aziende di produzione che lavorino nei propri stabilimenti anche plasma proveniente da centri di raccolta non approvati da un'autorità europea.
(3-01916)

Interrogazione a risposta in Commissione:

MURER. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza ha fatto dimezzare

gli aborti, spezzato la clandestinità e ha permesso di azzerare mortalità e morbilità legate alle pratiche fuorilegge;
l'articolo 9 della legge n. 194 prevede che il personale medico e paramedico possa fare obiezione di coscienza; la legge n. 194 è messa a dura prova proprio dall'aumento dei casi di obiezione di coscienza del personale, che limita fortemente l'applicazione stessa della legge;
secondo notizie di stampa, il numero degli obiettori sarebbe arrivato al 70,7 per cento, alimentando il sospetto che in alcuni casi si tratti di una obiezione strumentale e non animata da convincimenti etici;
una percentuale così alta di obiettori ha sostanzialmente desertificato i reparti di interruzione volontaria di gravidanza, mentre per i pochi medici non obiettori la vita, come denunciano loro stessi, è diventata una trincea: emarginati, vessati, costretti a fare soltanto interruzioni e a turni massacranti, penalizzati nella carriera; in queste circostanze, per alcuni, l'obiezione diventa l'unico modo per ricondurre se stessi a una vita normale;
la crescita del numero degli obiettori ha determinato la chiusura dei servizi; ci sono interi ospedali, soprattutto al Sud, privi di reparti di interruzione di gravidanza, perché la totalità di ginecologi, anestesisti, paramedici ha scelto l'obiezione di coscienza;
la cosa determina gravi disservizi non solo perché è difficilissimo assicurare le interruzioni volontarie di gravidanza entro il terzo mese, ma anche perché appare quasi impossibile effettuare gli aborti terapeutici, ossia quelli più difficili e dolorosi, che seguono alla diagnosi di una malformazione del feto;
con lo svuotamento dei servizi pubblici, le donne vanno all'estero o scivolano nuovamente nella pratica della clandestinità, così pericolosa -:
se sia a conoscenza della situazione sopra descritta, in che modo e con quali interventi il Governo intenda garantire il rispetto della legge n. 194, la sua funzionalità, la sua applicazione, la tutela dei diritti delle donne su tutto il territorio nazionale.
(5-05613)

Interrogazioni a risposta scritta:

MANCUSO, DE LUCA, CECCACCI RUBINO e GIRLANDA. - Al Ministro della salute, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
la normativa comunitaria, in particolare il regolamento (CE) n. 1774/2002, il n. 1069 del 2009 e il regolamento (UE) n. 142 del 2011, recano norme sanitarie relative ai sottoprodotti di origine animale, tra cui i cadaveri animali, e ai prodotti non derivati non destinati al consumo umano;
fine dichiarato del regolamento era quello di limitare e prevenire i rischi derivanti dalla diffusione della BSE (Bovine Spongiform Encephalopathy) e della diossina;
il regolamento (CE) n. 1069 del 2009, che abroga il precedente regolamento (CE) n. 1774 del 2002, all'articolo 3, comma 8, definisce «animale da compagnia: un animale appartenente a una specie abitualmente nutrita e detenuta, ma non consumata, dall'uomo ai fini diversi dall'allevamento»;
il medesimo regolamento, all'articolo 8, colloca gli animali da compagnia nella categoria 1 che, delle tre previste, è quella più a rischio e per la quale vengono definite le procedure più restrittive;
il costo dello smaltimento del cadavere di un piccolo animale, effettuato nel rispetto della normativa europea, è di molto superiore al costo di acquisto dello stesso animale: per un pesciolino rosso dal costo di 2 euro, le procedure di prelievo

del cadavere più il trasporto e l'incenerimento comportano un costo di circa 63 euro;
le sanzioni stabilite dalla normativa italiana sulla base del regolamento comunitario, prevedono multe pecuniarie tra i 1.000 e i 28.000 euro;
la normativa europea ricomprende nella dicitura «animali da compagnia» animali appartenenti a razze e categorie molto diverse per dimensione dell'animale e pericolosità dello smaltimento del cadavere;
in Italia almeno 30 milioni di persone posseggono un animale da compagnia -:
se il Governo intenda sensibilizzare le istituzioni europee sulla necessità di una più consona e razionale classificazione degli animali da compagnia nella normativa;
se il Governo intenda avviare una campagna informativa sulle procedure richieste dall'Unione europea per evitare che possessori di animali domestici vengano esosamente multati per il mancato rispetto delle stesse nello smaltimento del cadavere del proprio cane o gatto.
(4-13711)

ANIELLO FORMISANO. - Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il nostro Paese è in forte ritardo nello studio, la ricerca e la conoscenza degli stati vegetativi, tanto da non avere ancora alcun tipo di legislazione in materia;
il primo gruppo di lavoro sui problemi della nutrizione e idratazione artificiale fu istituito dal Ministro della sanità, professor Veronesi, con decreto ministeriale Sanità del 20 ottobre 2000;
la trattazione del problema fu ripresa solamente con il decreto ministeriale del 12 settembre 2005 del Ministro della sanità, onorevole Storace, che istituì una Commissione tecnico-scientifica presieduta dall'onorevole Di Virgilio che produsse il documento finale «Stato Vegetativo e Stato di minima coscienza» del 14 dicembre 2005, che ancora oggi viene utilizzato come il più aggiornato documento tecnico-scentifico per il legislatore;
negli anni 2008-2010, il dibattito nei temi etici legati al fine vita ha subito una notevole accelerazione a seguito di alcuni casi (Welby, Englaro, Nuvoli a altri), che, in assenza, di una legislazione sul tema, hanno portato la magistratura a produrre alcune sentenze innovative tali da tracciare un preciso orientamento sui criteri da seguire per la futura legislazione in materia e in linea con le normative da tempo esistenti in quasi tutti i Paesi europei;
l'attuale Governo, secondo l'interrogante, per tentare di bloccare l'orientamento giurisprudenziale, ha proposto una serie di norme sui DAT (dichiarazioni anticipate di volontà), di decreti tendenti a bloccare le sentenze ed altri espedienti che l'interrogante giudica assolutamente in contrasto con i princìpi costituzionali;
per suffragare le tesi del Governo, con apposito decreto del 15 ottobre 2008 del sottosegretario alla Salute, con delega ai temi etici, on. Roccella, fu istituito un «Gruppo di lavoro» sugli stati vegetativi o di minima coscienza che ha prodotto il documento, «libro bianco sugli stati vegetativi e di minima coscienza», che all'interrogante pare sia stato utilizzato per ribaltare tutte le evidenze scientifiche in materia di alimentazione ed idratazione artificiale e strumentali a supportare esclusivamente le tesi dell'attuale maggioranza, nel dibattito parlamentare sulla proposta di legge istitutiva della D.A.T.;
a latere di tale lavoro in data 18 ottobre 2010 viene pubblicato un «Libro bianco sugli stati vegetativi e di minima coscienza - il punto di vista delle Associazioni» realizzato da «Seminario permanente sugli stati vegetativi e di minima

coscienza», sempre istituito dall'on. Roccella e composto esclusivamente da associazioni pro-life (La Rete, FNATC, Vi.Ve) presieduto dal dottor Fulvio De Nigris, dell'Associazione Luca De Nigris di Bologna, in cui vengono riprese ed amplificate le tesi pro-life trascurando sempre secondo l'interrogante completamente le problematiche afferenti l'assistenza domiciliare e l'appropriatezza delle cure a questo tipo di malati;
in questo contesto il Consiglio dei ministri istituisce per il giorno 9 febbraio 2011, data dell'anniversario della morte di Eluana Englaro, la «Giornata degli stati vegetativi», e il sottosegretario Roccella afferma che «il ricordo di Eluana non sarà più una memoria che divide ma un momento di condivisione» ed adduce a motivazione di questa ennesima provocazione che la giornata è stata fortemente voluta dalle associazioni dei familiari delle persone che vivono in questa condizione (...);
a questa iniziativa non partecipano le principali associazioni che difendono ed assistono queste persone quali FISH, associazione Luca Coscioni, A buon diritto, Gli amici di Eleonora, per Eluana e altre che interpreti della volontà di Beppino Englaro, rinunciano alle iniziative in quella giornata;
in attuazione della legge n. 266 dell'11 agosto 1991 «Legge quadro sul volontariato» all'articolo 12 è prevista l'istituzione dell'Osservatorio nazionale del volontariato, in cui devono essere presenti «(...) rappresentanti delle organizzazioni e delle Federazioni di volontariato operanti in almeno sei regioni»;
il Ministro del lavoro e delle politiche sociali senatore Maurizio Sacconi, ha rinnovato la composizione di detto osservatorio, con decreto ministeriale 9 dicembre 2010 inserendo tra gli altri Fulvio De Nigris dell'associazione «Amici di Luca»;
lo stesso De Nigris, già presidente del seminario permanente delle associazioni pro-life sugli stati vegetativi, rappresenta l'associazione Luca De Nigris con unica sede a Bologna, quindi non sembra rispondere, secondo l'interrogante, ai criteri dettati dall'articolo 12 della legge 266/91;
la legge n. 18 del 3 marzo 2009, all'articolo 3, ha istituito «Osservatorio nazionale sulle condizioni delle persone con disabilità» in attuazione della ratifica della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, firmata a New York il 31 dicembre 2006;
l'articolo 3, comma 3, «(...) disciplina la composizione dell'Osservatorio prevedendo che siano rappresentate (...) le associazioni nazionali maggiormente rappresentative delle persone con disabilità (...)»;
con decreto del 30 novembre 2010, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, on. M. Sacconi istituisce l'osservatorio sulle condizioni delle persone con disabilità e anche in questa occasione risulta nominato Fulvio De Nigris dell'associazione «gli amici di Luca» che non risulta avere i requisiti delle Associazioni rappresentative di livello nazionale;
ai sensi della legge n. 383 del 7 dicembre 2000 la direzione generale per il volontariato ha istituito il registro Nazionale delle associazioni di promozione sociale a cui risultano iscritte n. 169 entità (registro aggiornato al 24 febbraio 2011), nello stesso registro non risulta iscritta la Onlus, gli amici di Luca, in quanto il requisito per l'iscrizione è quella di avere una diffusione territoriale in almeno cinque regioni e venti province;
ai sensi della legge quadro sul volontariato n. 266 del 1991 il Ministero della salute con proprio decreto ministeriale del 12 settembre 2003 all'articolo 11, ha previsto di istituire rapporti con le organizzazioni rappresentative del volontariato e del terzo settore, successivamente ha regolamentato l'inserimento delle stesse sul sito istituzionale del Ministero con apposito decreto del direttore generale del Ministero della salute del 18 dicembre 2009, in cui si prevede (articolo 1) che le associazioni svolgano «...attività di rilievo

nazionale od internazionale in almeno 5 regioni, con presenza documentata di sedi operative in almeno 2 regioni»;
risulta evidente che il signor Fulvio De Nigris rappresenta una associazione Gli Amici di Luca che non rientra tra quelle che hanno i requisiti per partecipare agli organismi rappresentativi del volontariato sopra descritti;
da quanto premesso sembrerebbe all'interrogante che queste nomine possano risultare quasi un riconoscimento politico per aver presieduto il seminario delle persone in stato vegetativo che, ad avviso dell'interrogante, è servito esclusivamente ad avvalorare le tesi pro-life del Ministro, senatore Maurizio Sacconi e del Sottosegretario onorevole Eugenia Roccella nella battaglia politico-istituzionale condotta durante l'approvazione al Senato e alla Camera del progetto di legge sulle D.A.T -:
se il Ministro del lavoro e delle politiche sociali non intenda valutare la possibilità di emendare quella che all'interrogante appare una evidente irregolarità amministrativa contenuta nel decreto ministeriale 30 novembre 2010 di nomina dell'Osservatorio sulle condizioni delle persone con disabilità, e nel decreto ministeriale 9 dicembre 2010 di nomina dell'Osservatorio sul volontariato in cui è presente il signor Fulvio Nigris, che risulta presente per la Onlus Gli Amici di Luca e che non possiederebbe i requisiti previsti dalle norme in materia;
se il Ministro della salute non intenda integrare l'elenco delle associazioni di volontariato presenti nel sito istituzionale del Ministero link «Stati Vegetativi e di minima coscienza» attualmente composto solamente dalle tre associazioni pro-life che hanno sottoscritto il libro bianco, escludendo le principali associazioni nazionali del settore, quali Fish, associazione Luca Coscioni, Associazione A buon diritto, Associazione Gli amici di Eleonora, e altre.
(4-13726)

TESTO AGGIORNATO AL 27 OTTOBRE 2011

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:

CIMADORO e PIFFARI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la Carta costituzionale, all'articolo 41, afferma il principio della libertà di iniziativa economica privata e tale principio appare indissolubilmente legato a quello della libertà di concorrenza;
in particolare, la disciplina costituzionale sulla libertà di iniziativa economica privata precisa che essa non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da arrecare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana e autorizza la legge a introdurre particolari limiti a tale libertà in considerazione dell'utilità sociale;
da ciò ne discende che garantire l'esercizio dell'iniziativa economica, nell'ambito di un contesto produttivo di corretta e vivifica concorrenza, implichi, necessariamente, il controllo da parte delle autorità competenti dell'osservanza di determinate regole che assicurino il corretto svolgimento della competizione economica;
secondo quanto evidenziato sia dalla stampa nazionale, sia da quella regionale e locale, non passa settimana che numerosissimi esercenti di pubblici esercizi si trovino a dover competere, ad armi impari, contro altre attività che effettuano la somministrazione di alimenti e bevande in modo illecita subendo così una grave forma di concorrenza sleale;
dette attività si svolgono in concomitanza di sagre, feste campestri o altre manifestazioni di vario genere, anche di carattere culturale, e, pur essendo autorizzate a somministrare alimenti e bevande con vincoli ben delimitati, in realtà

funzionano come dei veri e propri pubblici esercizi, senza limiti, usufruendo pure di agevolazioni finanziarie e fiscali;
le normative esistenti spesso vengono ignorate, i controlli appaiono carenti se non assenti, oppure vengono effettuati in momenti non topici, e, di fatto, non risultano quasi mai applicate relative sanzioni;
a questo proposito, la scorsa estate il presidente di Confcommercio Abruzzo, Giandomenico Di Sante, ha inviato all'assessore regionale allo sviluppo economico, Alfredo Castiglione, e all'assessore regionale al turismo, Mauro Di Dalmazio, una richiesta di regolamentazione delle sagre, evidenziando che, se i promotori delle stesse offrono un menù di carattere generale, prolungano l'evento per un periodo di tempo consistente, impiegano personale non professionalizzato e non rispettano le norme di sicurezza o di carattere igienico-sanitario, eludendo il fisco, compiono altresì un atto di concorrenza sleale nei confronti dei titolari di ristoranti e di pubblici esercizi che, oltre a essere sottoposti a norme e controlli specifici, sono sottoposti a imposte, tasse e contributi di più elevata entità;
anche la Confcommercio di Terni ha recentemente espresso forti perplessità rispetto a manifestazioni che troppo spesso non svolgono affatto una funzione di valorizzazione delle tradizioni e dei prodotti locali, nascondendo, dietro la richiesta di finanziamenti, normali attività commerciali. Ad avviso della Confcommercio di Terni dette manifestazioni si avvalgono spesso di lavoro nero, anche minorile, non garantiscono misure di prevenzione per la sicurezza di consumatori e degli addetti, e, infine, non utilizzano - perché costosi - gli strumenti e le procedure igienico sanitarie idonee a garantire la salubrità dei prodotti -:
quali iniziative, anche normative, il Governo intenda assumere alla luce di quanto descritto dalla presente interrogazione, al fine di far emergere le summenzionate attività irregolari e responsabili di una forma di concorrenza, di fatto, sleale perpetrata a danno di chi si è sempre dimostrato rispettoso delle norme, nonché, al fine di impedire che determinate manifestazioni vengano svolte non certo all'insegna della promozione del territorio, quanto piuttosto al di fuori del rispetto delle leggi che assicurano il corretto svolgimento della competizione economica.
(5-05627)

TORAZZI, FUGATTI e BITONCI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 7, della legge provinciale di Trento n. 3 del 2001 recita: «Qualora nell'ambito di un bacino territoriale d'utenza il concessionario, per qualsiasi motivo, cessi l'attività prima del 31 dicembre 2030 o qualora la concessione sia revocata, la concessione del servizio di distribuzione dell'energia elettrica relativamente al medesimo ambito è rilasciata alla società di cui all'articolo 18 della legge provinciale n. 3 del 2000 fino al 31 dicembre 2030»;
il comma 8 dell'articolo 13 della stessa legge recita: «Qualora prima del 31 dicembre 2030 uno dei soggetti di cui al comma 3, lettera a), cessi l'attività per qualsiasi motivo o la sua concessione sia revocata, il servizio di distribuzione dell'energia elettrica già svolto dal medesimo soggetto è assunto dal concessionario del bacino territoriale di riferimento. A tal fine la concessione di cui al comma 3 definisce apposite prescrizioni»;
i commi suddetti paiono disciplinare nel caso del comma 7 il passaggio di un concessionario che cessa la attività alla società di cui all'articolo 18 della legge provinciale n. 3 del 2000, e nel caso del comma 8 di uno dei soggetti di cui al comma 3, lettera a), della stessa legge che cessano la attività al concessionario del bacino territoriale di riferimento;
la norma di attuazione originaria, il decreto del Presidente della Repubblica 26 marzo 1977, n. 235, all'articolo 6 prevede la fattispecie del comma 8 sopra riportato;

risulta necessario comprendere cosa si intende per cessazione di attività nell'articolo 6, comma 8, del decreto del Presidente della Repubblica 26 marzo 1977, n. 235, in quanto in provincia di Trento sta accadendo che enti locali ricorrono a cessazioni temporanee di attività, e non a cessazioni definitive, avendo quindi la possibilità di tornare ad avere la disponibilità in tempi futuri delle strutture temporaneamente cessate;
in questo modo verrebbero quindi eluse le normative riguardanti le procedure di evidenza pubblica;
infatti, dalla lettura della norma di attuazione, secondo l'interrogante parrebbe che la cessazione sia intesa come un atto irreversibile e totale della attività distributiva, posto a presidio della continuità della erogazione del servizio e non al fine di consentire una cessazione temporanea che potrebbe poi essere ripresa -:
se non ritenga che la modalità di attuazione della normativa provinciale in questione leda i princìpi previsti dal diritto comunitario con specifico riferimento all'obbligo di ricorrere alle procedure di evidenza pubblica e se non intenda adottare le iniziative di competenza compresa l'eventuale elevazione di un conflitto di attribuzione.
(5-05628)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MARCHIONI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 16, comma 1, della legge 7 agosto 1997, n. 266, istituisce il Fondo nazionale per il cofinanziamento di interventi regionali nel settore del commercio e del turismo con la dotazione finanziaria di lire 50 miliardi per ciascuno degli anni 1998 e 1999;
l'articolo 1, comma 879, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007) integra il Fondo di 30 milioni di euro per l'anno 2007 e di 40 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009, demandando al Cipe, su proposta del Ministero dello sviluppo economico, sentita la Conferenza permanente per i rapporti con lo Stato, le regioni e le provincie autonome di Trento e Bolzano, la definizione delle modalità per una semplificazione dei criteri di riparto e di gestione del cofinanziamento nazionale dei progetti strategici;
con la delibera Cipe n. 125 del 23 novembre 2007 si è provveduto all'assegnazione dei fondi relativi agli interventi finanziari al commercio per gli anni 2007, 2008 e 2009 che complessivamente ammontano ad euro 110.000.000,00;
le regioni e le province autonome hanno presentato ed avviato i programmi attuativi approvati dal Ministero, anticipando, in alcuni casi, il finanziamento dei progetti attraverso fondi propri in attesa della liquidazione da parte del Ministero dello sviluppo economico;
a seguito della riunione del Comitato di monitoraggio del 4 giugno 2010 è stata consegnata una nuova tabella di ripartizione dei fondi dalla quale risultano confermate le quote relative alle prime due annualità (euro 30.000.000,00 per il 2007 ed euro 40.000.000,00 per il 2008), mentre per la terza annualità (anno 2009) si rileva una rilevante riduzione della quota da 40.000.000,00 di euro a 11.054.440,00 di euro;
la situazione attuale risulta critica, per le regioni e le province autonome, le quali a fronte di impegni e in molti casi di pagamenti già effettuati, si vedono decurtare lo stanziamento previsto nella sopra citata delibera del Cipe e nel conseguente decreto attuativo n. 1203 del 17 aprile 2008;
in conseguenza della citata riduzione alcune regioni e province autonome non saranno in grado di effettuare i pagamenti ai soggetti beneficiari a fronte di impegni già assunti, ovvero si correrebbe il rischio che gli enti territoriali saranno costretti a chiedere la restituzione dei fondi già erogati,

con la conseguenza che gli interventi previsti dal programma già approvato dal Ministero potrebbero non realizzarsi -:
come intenda il Ministro interrogato garantire la realizzazione dei progetti citati in premessa a tal fine prevedendo la riassegnazione dei fondi (pari ad euro 28.945.560) prevista dalla delibera Cipe n. 125 del 23 novembre 2007.
(5-05614)

VICO, LULLI, ZUCCHI, SANGA, SERVODIO, FRONER e MARCO CARRA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la tutela dei prodotti agroalimentari tipici e di qualità rappresenta per l'Italia un obiettivo strategico, dato il primato che il Paese vanta nella produzioni di beni agricoli ed alimentari di altissimo pregio dal punto di vista qualitativo e nutrizionale;
data l'importanza ed il ruolo strategico delle produzioni di qualità per il settore primario italiano, sono state approvate numerose disposizioni volte a rafforzarne la tutela contro ogni tentativo di contraffazione e a valorizzarne la produzione;
la Simest, finanziaria istituita come società per azioni dalla legge 24 aprile 1990, n. 100, a partecipazione pubblica e privata, promuove il processo d'internazionalizzazione delle imprese italiane ed assiste gli imprenditori nelle loro attività all'estero anche entrando nell'azionariato con quote di minoranza;
il Ministero dello sviluppo economico detiene un pacchetto azionario di controllo del 76 per cento nella Simest Spa;
la Simest Spa ha recentemente stipulato un accordo, che prevede l'aumento di capitale di 11 milioni di euro, con un punto vendita negli Stati Uniti di prodotti alimentari i cui nomi richiamano il made in Italy ma la cui provenienza e lavorazione avviene in realtà altrove;
alcune associazioni di categoria, particolarmente la Coldiretti, per il made in Italy ritengono non accettabile che una società come la Simest Spa, controllata dal Ministero dello sviluppo economico, finanzi direttamente o indirettamente la produzione o la distribuzione di prodotti alimentari che nulla hanno a che fare con il tessuto produttivo del Paese, di fatto, sponsorizzando una concorrenza sleale nei confronti dei produttori nazionali, che faticano ad entrare nei mercati esteri con le sole loro forze;
secondo alcune stime delle associazioni di categoria, il giro d'affari del commercio di prodotti con nome italiano ma prodotti all'estero vale oltre 60 miliardi di euro all'anno, cifra 2,6 volte superiore rispetto all'attuale valore delle esportazioni italiane di prodotti agroalimentari -:
se sia a conoscenza che lo Stato italiano, tramite la Simest Spa, avrebbe incentivato e partecipato alla produzione (nonché all'immissione sul mercato) di pecorino prodotto in Romania con latte rumeno sotto un marchio dal richiamo cinematografico: Dolce Vita;
se sia altresì a conoscenza del «punto vendita» negli Stati Uniti di prodotti alimentari made in Italy provenienti e non lavorati nel nostro Paese;
quale sia il piano di investimenti della Simest Spa e quali iniziative intende assumere per sostenere il made in Italy.
(5-05621)

VICO, LULLI e FRONER. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 98 del 6 luglio 2011, convertito dalla legge n. 111 del 2011, ha deciso la soppressione dell'ICE (Istituto nazionale per il commercio estero), abrogando la legge n. 68 del 1997, senza prevedere alcuna precisa indicazione sul regime transitorio, proprio quando una difficile congiuntura si è abbattuta sull'economia italiana;

dall'entrata in vigore del decreto 98, l'operatività dell'Istituto è fortemente ridotta nonostante da parte dei dipendenti sia assicurata con ogni mezzo la cura dell'ordinaria, amministrazione e lo svolgimento, come richiesto dal Ministero dello sviluppo economico, di alcune iniziative promozionali già programmate e la ripresa, per quanto possibile data la soppressione, dell'attività di assistenza alle imprese;
a fine 2011 si prevede siano oltre 300 le iniziative promozionali cui l'ICE aveva previsto di convogliare la presenza delle imprese italiane internazionalizzate e che invece, a causa della soppressione dell'istituto, hanno fatto registrare l'assenza di una presenza italiana organizzata; le imprese italiane che vi hanno comunque partecipato, in numero minore che in passato, hanno dovuto affrontare forti aggravi di costi;
sono al momento vicine all'esaurimento le disponibilità di cassa dell'ICE soppresso, con la continua minaccia di una sospensione dei pagamenti a fornitori e dipendenti, italiani e esteri;
il 19 ottobre 2011 la Commissione indipendente per la valutazione e la trasparenza delle amministrazioni pubbliche (CIVIT) ha posizionato l'ICE al primo posto rispetto a tutte le amministrazioni pubbliche per la capacità di programmare strategie di intervento e piani di azione, in base alle risorse economiche e umane a disposizione. Ha altresì riconosciuto l'elevata qualità della strategia adottata sotto i profili della completezza, comprensibilità e in particolare della adeguatezza a quelle che sono le esigenze di internazionalizzazione espresse dalle piccole e medie imprese italiane;
all'ICE è stata inoltre riconosciuta una posizione di eccellenza e di best practice per il suo sistema di misurazione e valutazione delle performance, un modello innovativo e di riferimento in tutta la pubblica amministrazione che rafforza e qualifica l'intero sistema gestionale dell'istituto. I prestigiosi riconoscimenti certificano l'aumentata efficienza, o «rendimento istituzionale», e la crescita della qualità dei servizi erogati alle imprese, attribuendo un valore concreto all'azione intrapresa dall'ICE per il rinnovamento del sostegno pubblico all'internazionalizzazione;
oltre 1.500 imprese e associazioni, in rappresentanza queste ultime di migliaia di membri, hanno manifestato per iscritto la loro contrarietà alla soppressione e sottolineato la necessità di migliorare l'azione di sostegno all'internazionalizzazione da parte del Governo, evitando che l'Italia diventi davvero l'unico Paese europeo privo di un'Agenzia di promozione nazionale;
il Ministro dello sviluppo economico, onorevole Paolo Romani, e la vice Ministro, onorevole Catia Polidori, hanno ripetutamente e pubblicamente ammesso che sopprimere l'ICE è stato un errore, non precisando peraltro quali provvedimenti concreti il Governo intenda prendere per porvi rimedio ma limitandosi a vaghe considerazioni sulla creazione e sulle dimensioni di una nuova agenzia che dovrebbe prendere il posto dell'ICE, ancor prima di stabilirne le funzioni -:
quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per assicurare la funzione pubblica del sostegno all'internazionalizzazione, in modo da non lasciare l'Italia priva di una struttura di promozione dell'export simile a quelle esistenti in tutti gli altri Paesi europei;
se il Governo, avendo la necessità di rimediare con urgenza all'errore, più volte ammesso, della soppressione dell'ICE, non ritenga indispensabile prevedere nella prossima iniziativa normativa che intenderà assumere, l'unica soluzione al momento attuabile: il ripristino della piena operatività dell'Istituto attraverso l'abrogazione dell'articolo 14 (commi 17-27) del decreto-legge n. 98 del 2011 convertito dalla legge n. 111 del 2011, e, quindi, la ripresa della sua attività sotto la direzione di un amministratore straordinario, posto che questa soluzione sola potrebbe evitare

che il capitale umano e di conoscenze sviluppato in ottantacinque anni di attività dall'Istituto venga disperso, con grave danno per le imprese e i contribuenti, e considerando che, una volta riattivata l'operatività dell'ente, sarà possibile avviare un serrato e produttivo confronto con tutte le parti sociali attorno alla legge di costituzione di un'Agenzia che erediti dall'ICE, oltre al personale, tutte le funzioni e i sistemi di gestione e prosegua sulla strada già intrapresa dall'ICE, - e certificata dalla Civit -, di un aumento dell'efficienza ed efficacia dell'azione di sostegno.
(5-05623)

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Apposizione di firme a mozioni.

La mozione Tempestini e altri n. 1-00621, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 aprile 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bossa.

La mozione Iannaccone e altri n. 1-00701, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 1o agosto 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Girolamo.

La mozione Meta e altri n. 1-00715, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 settembre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Graziano.

La mozione Lulli e altri n. 1-00738, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 ottobre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Graziano, Iannuzzi, Mario Pepe (PD).

Apposizione di firme a risoluzioni.

La risoluzione in Commissione Crosio e altri n. 7-00715, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 ottobre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bitonci.

La risoluzione in Commissione Calabria e altri n. 7-00720, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 ottobre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Capitanio Santolini.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta orale Capitanio Santolini n. 3-01903, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 ottobre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ciccanti.

L'interrogazione a risposta immediata in Assemblea Fiano e altri n. 3-01914, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 ottobre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Siragusa.

L'interrogazione a risposta in Commissione Allasia e altri n. 5-05596, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 ottobre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bitonci.

L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Fugatti n. 5-05602, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 ottobre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati Comaroli, Forcolin, Bitonci.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Zamparutti n. 7-00706, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 529 del 5 ottobre 2011.

L'VIII Commissione,
premesso che:
l'inceneritore Fenice di Melfi è tra i più grandi d'Europa e smaltisce circa 65.000 tonnellate annue di cui 30.000 di rifiuti solidi assimilati agli urbani e 35.000 di rifiuti industriali;

l'impianto opera in base ad un'autorizzazione provvisoria rilasciata dalla provincia di Potenza nelle more del rilascio dell'AIA da parte della regione, fatto che ha contribuito a far condannare l'Italia dalla Corte europea per violazione della direttiva 200/1/CE (sentenza del 31 marzo 2011 causa C-50/10);
l'Arpa Basilicata ha messo a disposizione i dati relativi al monitoraggio dei metalli pesanti prodotti dall'inceneritore Fenice di Melfi, per il periodo 2002-2007, solo sabato 17 settembre 2011: in base a questi dati emerge che dal 2002 al 2007, vi sono stati sforamenti continui da parte dell'inceneritore Fenice ed in particolare:
sforamenti di nichel e piombo (gennaio a novembre 2002; gennaio e marzo 2003); sforamenti di cromo e nichel nel giugno 2003; sforamenti di mercurio, nichel e piombo nel luglio 2003; sforamenti di cromo, nichel e piombo nel settembre 2003; sforamenti di nichel e piombo nel dicembre 2003; sforamenti di cromo, mercurio e nichel nel gennaio 2004; sforamenti di mercurio e nichel nel marzo 2004; sforamenti di cromo e nichel nel maggio e nel luglio 2004; sforamenti di nichel nel settembre e novembre 2004; sforamenti di cromo e nichel nel gennaio 2005; sforamenti di nichel nel marzo, a settembre e novembre 2005; sforamenti di cromo e nichel nel luglio 2005; sforamenti di cromo, nichel e piombo nel marzo 2006; sforamenti di cromo e nichel nel maggio 2006; sforamenti di nichel nel luglio 2006; sforamenti di cromo nel settembre 2006; sforamenti di cromo, nichel e piombo nel novembre 2006 e marzo 2007; sforamenti di cromo e nichel nel gennaio 2007; sforamenti di cromo, mercurio e nichel nel maggio 2007; sforamenti di cadmio, cromo, mercurio, nichel e piombo nel luglio 2007; sforamenti di nichel, mercurio, triclorometano, bromodiclorometano, dibromoclorometano nel dicembre 2007;
i valori di mercurio non figurano rilevati per i mesi di maggio, luglio e settembre 2004; marzo, luglio, settembre e novembre 2005; marzo e maggio 2006; ed inoltre non risultano i rilevamenti di cadmio, nichel, piombo, rame e zinco nel gennaio e settembre 2006;
il rilevamento negli anni 2002-2007 presenta lacune di mesi;
dal monitoraggio ambientale relativo agli anni successivi è emerso che vi sono stati sforamenti di nichel, mercurio, triclorometano, triclorotilene, tetraclorotilene, bromodiclorometano, dibromoclorometano, nel febbraio e nel marzo 2008; sforamenti di nichel, mercurio, triclorometano, tetraclorotilene, bromodiclorometano, dibromoclorometano nel maggio e nel luglio 2008; sforamenti di nichel, triclorometano, tetraclorotilene bromodiclorometano, dibromoclorometano nel settembre 2008; sforamenti di nichel, mercurio, triclorometano, tetraclorotilene, bromodiclorometano, dibromoclorometano nel dicembre 2008, (mese in cui nel pozzo 9 non è stato possibile rilevare gli sforamenti di VOC) e nel gennaio 2009; sforamenti di nichel, mercurio, triclorometano, tricloroetilene, tetraclorotilene nel marzo, nel maggio, nel luglio e nel settembre 2009; sforamenti di nichel, triclorometano, tricloroetilene, tetraclorotilene nel novembre 2009, nel gennaio, nel marzo e nel maggio 2010; nichel nel luglio 2010; sforamenti di nichel e tricloroetilene nel settembre 2010; sforamenti di nichel, triclorometano, tricloroetilene, tetraclorotilene nel gennaio 2011; sforamenti di nichel, manganese, tricloroetilene e dicloropropano nel marzo 2011; sforamenti di arsenico, nichel manganese, tricloroetilene, dicloropropano, tricloropropano, nel maggio 2011 ed infine nichel manganese, tricloroetilene, dicloropropano nel luglio 2011;
in tale situazione, è stata presentata in data 31 marzo 2011 una richiesta di incremento della capacità della linea di trattamento del forno a griglia dell'impianto Fenice per il passaggio da 30.000 a 39.000 tonnellate annue senza prevedere modifiche dal punto di vista impiantistico, della superficie occupata e della volumetria dei fabbricati;

il «Principio di precauzione» sancito dal trattato di Maastricht è stato tradotto nella normativa italiana con l'approvazione del «codice dell'ambiente» (decreto legislativo n. 152 del 2006) e precisamente attraverso l'articolo 301 che recita: «In applicazione del principio di precauzione del Trattato CE, in caso di pericoli, anche solo potenziali, per la salute umana e per l'ambiente, deve essere assicurato un alto livello di protezione». Tale concetto è stato ulteriormente precisato con l'articolo 3-ter del decreto legislativo n. 4 del 2008 (integrativo del decreto legislativo n. 152 del 2006): «La tutela dell'ambiente e degli ecosistemi naturali e del patrimonio culturale deve essere garantita da tutti gli enti pubblici e privati e dalle persone fisiche e giuridiche pubbliche o private, mediante una adeguata azione che sia informata ai principi della precauzione, dell'azione preventiva...»,

impegna il Governo:


ad inviare con la massima urgenza un'ispezione al comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente al fine di accertare quanto rappresentato in premessa, segnalando eventuali violazioni di legge all'autorità giudiziaria per i seguiti di competenza;
ad adottare tutte le iniziative di competenza dirette a limitare il danno ambientale provocato nonché ad ordinare, ai sensi dell'articolo 305 del decreto legislativo n. 152 del 2006, al soggetto gestore che ha cagionato danni ambientali di assumere le necessarie misure di ripristino.
(7-00706) «Zamparutti, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Maurizio Turco».

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Vannucci n. 4-13667 del 20 ottobre 2011.