XVI LEGISLATURA
TESTO AGGIORNATO AL 26 OTTOBRE 2011
ATTI DI INDIRIZZO
Mozioni:
La Camera,
premesso che:
in data 3 agosto 2011, il Consiglio dei ministri ha approvato lo schema di regolamento recante la tabella delle menomazioni all'integrità psicofisica comprese tra dieci e cento punti di invalidità, a norma dell'articolo 138 del decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209 (codice delle assicurazioni);
le associazioni a tutela dei diritti delle vittime di incidenti hanno subito denunciato l'iniquità dei valori economici di queste nuove tabelle di legge del danno biologico, in quanto lo schema di regolamento ha, di fatto, dimezzato l'importo del risarcimento del danno subito dalle vittime della strada e dai loro familiari rispetto a quanto veniva riconosciuto dai tribunali;
in questi ultimi anni la giurisprudenza ha prodotto diverse prassi di calcolo del valore del risarcimento da danno permanente subito e, proprio in virtù di questa mancanza di uniformità di trattamento sul territorio nazionale, la Corte di cassazione ha valutato come congrue e sufficienti le stime elaborate dal tribunale di Milano e, pertanto, utilizzate dalla maggioranza dei tribunali italiani;
le valutazioni contenute nella tabella del tribunale di Milano erano considerate sufficienti e congrue, non solo dalla Corte di cassazione, ma anche dall'Aifvs (Associazione italiana familiari e vittime della strada);
i valori contenuti nella tabella elaborata dalla commissione e contenuta nello schema di regolamento si discostano nettamente da quelli del tribunale di Milano, comportando, come detto, una riduzione di circa il 50 per cento dei risarcimenti da danno biologico permanente subito;
le tabelle attualmente vigenti, elaborate da due diverse e distinte commissioni ministeriali nel 2005, andavano rivalutate ed aggiornate nel 2011 per definire il risarcimento con un'unica voce di danno non patrimoniale onnicomprensiva;
quelle approvate dal Consiglio dei Ministri del 3 agosto 2011, invece, riportano valori insufficienti a risarcire integralmente il danno subito rispetto al costo della vita nelle principali città italiane;
non bisogna trascurare il fatto che le nuove tabelle di legge contribuiranno ad aumentare il contenzioso giudiziario con un aggravio di costi sociali per le vittime, che saranno costrette ad adire le vie legali per vedersi riconosciuto il maggior danno non patrimoniale subito;
il provvedimento varato dal Consiglio dei Ministri, a parere dei firmatari del presente atto di indirizzo, lede la dignità umana, non risponde alle esigenze di solidarietà consolatorie, riparatorie e satisfattive del danno da rc auto, è in palese contrasto con i principi ispiratori dell'aumento dei massimali di garanzia rc auto europei a 5.000.000,00 di euro e con il principio costituzionale del risarcimento «integrale» del danno alla persona;
inoltre, la tabella unica nazionale contravviene alla prassi giurisprudenziale che quantifica il valore del risarcimento del danno con riferimento al caso specifico, prendendo in considerazione anche il costo della vita nell'area geografica del soggetto menomato affinché si addivenga ad un valore effettivamente congruo al danno subito,
impegna il Governo
ad adottare iniziative tempestive atte ad impedire che vengano ulteriormente violati i diritti delle vittime della strada, sostituendo le tabelle contenute nel citato schema di regolamento con quelle utilizzate
dal tribunale di Milano, quali tabelle uniche di risarcimento del danno alle vittime di incidenti stradali, su tutto il territorio nazionale, così come indicato dalle recenti pronunce della Corte di cassazione.
(1-00734) «Nunzio Francesco Testa, Toto, Galletti, Di Biagio, Binetti, De Poli, Calgaro, Compagnon, Naro, Ciccanti, Volontè, Anna Teresa Formisano, Mereu, Tassone».
La Camera,
premesso che:
dopo una lunga e sofferta vertenza appare definitiva la decisione da parte del gruppo Fiat industrial spa di cedere il ramo d'azienda Irisbus di Flumeri (provincia di Avellino), attiva nel mercato di produzione di autobus granturismo e per trasporto urbano;
le ragioni dell'annunciata chiusura sono da attribuire agli effetti della crisi che ha colpito il mercato degli autobus urbani in Italia, le cui immatricolazioni hanno subito pesanti cali negli ultimi anni;
sulla vicenda è stato promosso un tavolo di concertazione tra Governo, azienda, sigle sindacali e rappresentanti dei lavoratori occupati che ha portato alla sospensione della procedura di vendita e all'autorizzazione da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali della corresponsione del trattamento d'integrazione salariale per un massimo di 818 unità lavorative fino al 29 agosto 2011, previsione che ha permesso di coprire tutte le 690 unità lavorative impegnate nel ciclo produttivo;
a seguito del mancato accordo, che doveva portare alla prosecuzione dell'attività industriale fino alla fine del 2011 per consentire nel frattempo la ricerca di eventuali imprenditori interessati all'acquisto, il 30 settembre 2011 l'azienda Irisbus ha aperto la procedura di mobilità per tutti i lavoratori;
Irisbus è una realtà produttiva importante dell'intero settore industriale irpino che, negli anni, ha creato sviluppo e occupazione per il territorio e da cui dipendono centinaia di famiglie tra lavoro diretto ed indotto in tutta la regione Campania;
la chiusura così repentina della struttura, motivata dalla Fiat con il venir meno di una già insufficiente domanda di nuovi pullman da parte delle aziende di trasporto pubblico locale a seguito dei recenti provvedimenti restrittivi della spesa pubblica, pur avendo una sua logica, appare immotivata in quanto rappresenta una vera sconfitta per tutto il sistema Paese incapace di investire nei settori strategici ed essenziali per lo sviluppo;
ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, non è accettabile, inoltre, che il Governo assista inerme al verificarsi di situazioni di questa portata senza intervenire fermamente e senza sviluppare una seria politica industriale e di miglioramento dell'intero settore del trasporto pubblico locale in crisi, con risorse ormai ridotte all'osso e tali da mettere a rischio il mantenimento per i cittadini di quello che è considerato un servizio essenziale e costituzionalmente garantito;
la chiusura dello stabilimento, inoltre, non solo aggraverà una situazione di criticità occupazionale in una regione del Sud già fortemente penalizzata, ma rappresenta un ulteriore gravissimo danno all'economia nazionale e all'ammodernamento del parco di autoveicoli circolanti, in quanto porrà probabilmente fine alla produzione di autovetture italiane per il trasporto gommato;
è auspicabile un intervento del Governo per far fronte a tale emergenza, soprattutto per le negative ricadute occupazionali, e per sviluppare adeguate politiche di sostegno al settore del trasporto pubblico locale su gomma,
impegna il Governo:
ad assumere iniziative concrete, d'intesa con le istituzioni locali e gli operatori del settore e fatta salva la normativa europea e nazionale in materia di aiuti di Stato, che permettano la prosecuzione dell'attività produttiva dell'Irisbus e la salvaguardia delle unità lavorative in essa occupate;
a definire un piano nazionale di finanziamento del settore dei trasporti finalizzato a favorire politiche di ammodernamento delle reti di trasporto, in particolare di quello pubblico locale, e del parco vetture circolanti, valutando anche la possibilità di destinare una quota parte del maggior gettito proveniente dall'aumento dell'imposta sul valore aggiunto a tale fine.
(1-00735) «Nunzio Francesco Testa, Zinzi, Galletti, Mereu, Compagnon, Naro, Ciccanti, Volontè, Libè, Anna Teresa Formisano, Tassone».
La Camera,
premesso che:
il 30 settembre 2011, dopo il ritiro dalle trattative di vendita dell'unico candidato a rilevare lo stabilimento, l'azienda Irisbus, di proprietà del gruppo Fiat Iveco, ha aperto la procedura di mobilità, ex articoli 4 e 24 della legge n. 223 del 1991 per cessazione di attività, per i lavoratori del sito di Flumeri (Avellino);
la decisione del gruppo di chiudere lo stabilimento irpino, unico sito italiano di produzione di autobus urbani e granturismo, è motivata dall'azienda quale effetto della grave crisi del comparto di produzione di autobus urbani, che ha determinato un drastico calo dei volumi produttivi;
la chiusura dello stabilimento irpino coinvolge direttamente i circa 700 lavoratori che da mesi affrontano una condizione lavorativa e personale di totale precarietà e di incertezza sulle future sorti dell'attività e del proprio posto di lavoro. A queste si aggiungono le perplessità dell'intero territorio della Valle Ufita, il cui indotto è quasi interamente legato alle attività dello stabilimento Irisbus;
la cessazione dell'attuale produttività specifica costituirà una perdita significativa per il settore industriale italiano, per il territorio irpino, il cui indotto è legato quasi interamente alla produzione dello stabilimento di Flumeri, e per l'intera regione Campania, determinando una grave crisi sul piano sociale per la cancellazione di più di 2.000 posti di lavoro, tra attività dirette e indirette, in un'area già gravata da una forte disoccupazione;
la chiusura delle attività comporterà, altresì, la perdita delle eccellenze acquisite anche in termini di attrezzature, dal momento che lo stabilimento è attrezzato di un impianto di cataforesi altamente sofisticato e unico in Italia;
si determinerà, inoltre, la quasi totale cancellazione della rappresentanza italiana nella produzione di veicoli per il trasporto pubblico su gomma. In tal modo, il nostro Paese dipenderà interamente dall'estero per una produzione sulla quale può a ben diritto vantare un ottimo livello;
anche per questa ragione, è logico ipotizzare un interesse per lo stabilimento da parte di altri operatori del settore, europei o internazionali, di cui ci si deve augurare che l'attuale proprietà vagli le eventuali offerte sulla base della loro concretezza e serietà;
non si può fare a meno di ricordare che il gruppo Fiat è stato beneficiario, lungo tutto il corso della sua storia aziendale, di aiuti statali di diversa natura, il cui ammontare, secondo fonti di stampa, si attesta intorno ai 200 mila miliardi di lire. A fronte di tale sostegno, sarebbe auspicabile che l'azienda stessa, nelle situazioni di criticità, fornisca delle risposte in grado di tutelare i lavoratori e l'eccellenza italiana, bilanciando la fiducia che le istituzioni dello Stato hanno sempre dimostrato nei suoi riguardi;
a fronte di ciò, si evidenzia un ricorrente atteggiamento dimissionario del gruppo nei confronti delle tante strutture industriali presenti sul territorio nazionale, che, seppure motivato da esigenze di mercato, non sembra corrispondere adeguatamente al forte sostegno statale conseguito sul territorio nazionale;
nonostante gli impegni presi e i tentativi di mediazione da parte del Ministero dello sviluppo economico sulle criticità in questione, non si è riuscito a raggiungere un punto di proficua mediazione tra le parti, situazione che, nell'ottica dei firmatari del presente atto di indirizzo, getta molte perplessità sulle reali capacità del Governo di fornire risposte concrete e adeguate alle esigenze dei lavoratori italiani e dell'economia nazionale. Emerge, altresì, la necessità di intensificare l'impegno anche attraverso la presentazione di piani di crescita strutturale;
analoghe situazioni interessano, infatti, stabilimenti industriali di varia natura, le cui attività costituiscono spesso esempi unici ed eccellenti non solo per il Paese, ma spesso anche a livello comunitario;
nel caso dello stabilimento di Flumeri, alle criticità evidenziate si associano le gravi carenze di natura strutturale, che sono legate in primo luogo alla mancanza di un piano di finanziamento del trasporto pubblico nazionale, con conseguente calo delle immatricolazioni di autobus;
le recenti manovre finanziarie hanno colpito in maniera determinante i bilanci comunali, determinando inaccettabili tagli ai servizi, con particolare riferimento al settore del trasporto pubblico;
le circostanze evidenziate impediscono di provvedere al pur necessario rinnovo del parco di autoveicoli circolanti, sebbene in moltissimi casi si tratti di modelli euro 0 o euro 1, obsoleti e non in linea con gli standard di sostenibilità ambientale richiesti in sede europea. D'altra parte, tale situazione imporrà nel medio periodo la stringente richiesta di sostituzione dei veicoli, la cui produzione, a seguito della chiusura della Irisbus in Italia, sarà interamente demandata ad aziende produttrici estere, rendendo il nostro Paese ulteriormente dipendente dalle stesse,
impegna il Governo:
ad attivare tutte le iniziative necessarie, d'intesa con le istituzioni competenti e gli operatori interessati, al fine di identificare un percorso di recupero delle attività dello stabilimento, assumendosi la responsabilità di reperire le opportune risorse finanziare, che permetta di salvaguardare gli attuali livelli occupazionali della Irisbus e, allo stesso tempo, che sia in linea con la vocazione industriale del sito;
ad elaborare e varare in tempi rapidi un efficace piano strutturale per il trasporto pubblico urbano, assumendo tutte le iniziative necessarie allo stanziamento delle risorse, da reperire all'interno dei fondi per le aree sottoutilizzate residui o ancora da destinare, elaborando contestualmente dei meccanismi che ne consentano l'immediata fruizione da parte delle regioni, per il rinnovo del parco degli autoveicoli circolanti, con un conseguente beneficio per le aziende operanti nel settore.
(1-00736) «Di Biagio, Toto, Della Vedova».
La Camera,
premesso che:
l'articolo 138 del decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, recante il codice delle assicurazioni private, ha previsto la predisposizione di una specifica tabella, unica su tutto il territorio della Repubblica, delle menomazioni all'integrità psicofisica comprese tra 10 e 100 punti e del valore pecuniario da attribuire a ogni singolo punto di invalidità;
la ragione dell'intervento risiede nella necessità di intervenire affinché non si verifichino disparità di trattamento a danno dei cittadini vittime di incidenti stradali, facendo in modo che la monetizzazione dei danni conseguenti a incidente stradali avvenga in modo uniforme su tutto il territorio nazionale;
lo scopo dell'intervento risiede nella volontà di eliminare possibili disparità di trattamento nella valutazione del danno biologico da incidente stradale anche in caso di lesioni di grave entità. A seguito dell'intervento legislativo i tribunali dovranno, infatti, uniformare i criteri di liquidazione sin qui adottati ai nuovi parametri fissati dal Governo e validi per tutto il territorio nazionale sulla falsariga di quanto già stabilito per i danni più lieve entità. Le tabelle e i coefficienti sono stati uniformati per fare giustizia di un sistema eterogeneo e suscettibile di creare disuguaglianze tra categorie di vittime identiche ma residenti in regioni diverse;
il provvedimento definisce una tabella nazionale unica per le menomazioni all'integrità psico-fisica comprese tra 10 e 100 punti di invalidità. I principi di monetizzazione del danno, resi uniformi dal decreto interministeriale del 3 luglio 2003 per le lesioni comprese tra 1 e 9 punti, saranno ora estesi, con gli opportuni adattamenti, anche a quelle di maggior gravità. E questo sulla base di coefficienti di variazione proporzionali all'entità della lesione, ma decrescenti in funzione dell'età della persona danneggiata;
nello specifico il decreto definisce, in primo luogo, i casi di «confine», stabilendo che il danno biologico permanente in misura inferiore al 10 per cento deve essere valutato in base ai parametri individuati nelle tabelle sulle menomazioni comprese tra 1 e 9 punti. I quadri clinici più complessi dovranno, invece, essere decisi secondo i nuovi criteri che racchiudono un'ampia ed elastica casistica, vista la necessità di personalizzare le varie tipologie di lesione. In tale ambito rientrano le ipotesi in cui la valutazione varia da soggetto a soggetto, come i disturbi post-traumatici da stress o il pregiudizio estetico complessivo, che sarà considerato «moderato» se caratterizzato da cicatrici evidenti comprese tra il sopracciglio o il labbro inferiore, «grave» qualora comporti la perdita di gran parte del naso e «gravissimo» in caso di deformazione, tanto severa da comprometterne l'accettazione;
in coerenza con il metodo adottato per le invalidità «micropermanenti» si è stabilito che l'importo si riduce con il crescere dell'età a un tasso dello 0,5 per cento annuo a partire dall'undicesimo anno di vita. Un soggetto di 35 anni con invalidità pari a 10 punti percepirà, quindi, circa 13.600 euro di risarcimento che diventeranno 560.000 in caso di invalidità totale, mentre un anziano di 95 anni ne otterrà, rispettivamente, circa 8.470 e 356.000;
l'intervento si motiva anche con lo scopo di evitare possibili richieste di risarcimento non motivate, che nell'eterogeneità del sistema previgente potevano trovare maggiore spazio; in effetti in Italia la percentuale di sinistri con danni alla persona è crescente negli ultimi anni: nel 2009 è arrivata al 21,8 per cento rispetto al totale dei sinistri, a fronte di una media europea valutata intorno al 10 per cento. Il costo totale dei risarcimenti nel 2010 in Italia è stato di 14 miliardi di euro. Il provvedimento, sollecitato anche dal Forum dei consumatori, di cui fanno parte otto delle associazioni che sono più rappresentative, si basa, quindi, anche sul presupposto di riuscire a contribuire alla riduzione delle tariffe assicurative;
gli importi della tabella unica nazionale saranno definitivamente stabiliti con apposita delibera del Consiglio dei ministri a seguito dell'acquisizione del prescritto parere del Consiglio di Stato e saranno comunque aggiornati annualmente con decreto del Ministro dello sviluppo economico,
impegna il Governo:
a valutare l'opportunità di esaminare comunque, in occasione dei primi aggiornamenti
annuali delle tabelle, necessariamente vincolati agli indici Istat di adeguamento al costo della vita, anche altri indici più particolarmente caratteristici del settore, quali quelli di sinistrosità, di invalidità per incidente, di mortalità per singolo evento, nonché gli effetti del provvedimento relativamente alle auspicate riduzioni delle tariffe assicurative, al fine di rivalutare l'effettiva corrispondenza della tabella unica nazionale agli obiettivi perseguiti anche in relazione al congruo risarcimento del danno subito dalle vittime di incidenti stradali e, ove occorre, ad avviare le opportune ulteriori iniziative normative di adeguamento delle tabelle stesse;
contestualmente, a mettere in campo tutti gli strumenti e gli interventi di competenza necessari affinché siano meglio individuati i rischi di frode e scoraggiati e repressi i raggiri in ambito assicurativo, che creano danno a tutta la collettività.
(1-00737) «Valducci, Desiderati, Pionati, Biasotti, Bernardo, Simeoni, Garofalo, Bergamini, Cesaro, Colucci, Antonino Foti, Landolfi, Lupi, Nizzi, Piso, Testoni, Verdini».
La Camera,
premesso che:
l'8 luglio 2011 Iveco spa, società del gruppo Fiat Industrial, ha inviato alle rappresentanze sindacali unitarie di Irisbus Italia spa, stabilimento di Flumeri (Avellino), una lettera nella quale comunicava che intendeva cedere il ramo d'azienda costituito dallo stabilimento di Valle Ufita alla società Dr motor company dell'imprenditore molisano Massimo Di Risio;
le strategie di Dr automobiles groupe sono, soprattutto, orientate alla produzione di auto e soltanto marginalmente a quella di autobus gran turismo e componentistica per suv; pertanto, lo stabilimento irpino dovrebbe subire una profonda ristrutturazione degli impianti, testati oggi per una produzione fino a mille autobus in un anno;
l'Irisbus conta 700 dipendenti, con un indotto che supera i 300 addetti, e soltanto nel 2010 ha investito 8 milioni di euro nella ristrutturazione aziendale, che diventano 30 milioni, considerando l'insieme degli investimenti degli ultimi 5 anni;
Irisbus, partecipata al 100 per cento da Iveco spa, produce autobus in tutto il mondo, con stabilimenti in Brasile, India, Argentina, Cina, e cinque siti produttivi in Europa, a Annonay e Rorthais in Francia, Valle Ufita in Italia, Barcellona in Spagna e Vysoke Myto nella Repubblica Ceca;
solo per il sito italiano è stata annunciata la chiusura, attribuendone le ragioni agli effetti della grave crisi che ha colpito il mercato degli autobus urbani in Italia, le cui immatricolazioni hanno registrato una drastica riduzione, passando da 1.444 unità del 2006 a 1.113 del 2010, a 291 nel 2011;
nello stesso periodo la produzione complessiva dello stabilimento di Valle Ufita è scesa da 717 autobus nel 2006 a 472 nel 2010, mentre nei primi sei mesi del 2011 sarebbe arrivata a 145 autobus;
dopo il taglio del personale, passato da 1.400 a 700 addetti, due terzi dei quali sono in cassa integrazione da mesi, Fiat è passata direttamente alla chiusura dello stabilimento, sancendo l'uscita di Fiat, solo in Italia, dalle produzioni per il trasporto pubblico;
in risposta all'interrogazione n. 5-05168 dell'onorevole Andrea Lulli, riguardante la continuità produttiva dello stabilimento Irisbus di Flumeri, il rappresentante del Governo ha affermato che il Ministero dello sviluppo economico avrebbe seguito, fin dal mese di luglio 2011, la situazione che si è creata sul territorio in seguito alla decisione del
gruppo Fiat Industrial di cedere il ramo di azienda Irisbus di Flumeri, autorizzando, attraverso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, la corresponsione del trattamento d'integrazione salariale per un massimo di 818 unità lavorative, per il periodo dal 30 agosto 2010 al 29 agosto 2011;
il 21 settembre 2011, il Ministro dello sviluppo economico ha convocato Fiat Industrial, Anfia e i segretari generali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl per esaminare le problematiche della società Irisbus di Valle Ufita, incontro che si è concluso con la proposta rivolta a Irisbus di continuare l'attività produttiva fino al 31 dicembre 2011, per consentire nel frattempo la ricerca di eventuali imprenditori interessati all'acquisizione del sito, oltre a Dr motor company, e la ricollocazione di un'ulteriore parte dei lavoratori interessati presso altre aziende del gruppo Fiat Iveco e il possibile utilizzo di ammortizzatori sociali, per la rimanente quota dei dipendenti;
a seguito del rifiuto unanime di tale soluzione da parte dei lavoratori e della conferma della necessità che la gestione della vicenda venga assunta Presidenza del Consiglio dei ministri, anche «al fine di rivendicare la definizione e il finanziamento del piano nazionale trasporti, unica soluzione per mantenere in Valle Ufita il sito produttivo del settore bus», la società Irisbus ha aperto, il 30 settembre 2011, la procedura di mobilità per tutti i lavoratori del sito. Le organizzazioni sindacali provinciali e la rappresentanze sindacali unitarie hanno, di conseguenza, chiesto all'azienda l'incontro procedurale, previsto dall'articolo 4 della legge n. 223 del 1991;
in occasione dello svolgimento del citato atto di sindacato ispettivo si è appreso, inoltre, che per il Governo:
a) la definizione di un piano nazionale dei trasporti, seppure assolutamente necessario in relazione all'oggettiva obsolescenza del parco autobus nazionale, difficilmente potrà contribuire alla risoluzione della vertenza Irisbus per l'oggettiva carenza di risorse già destinate al fondo trasporto pubblico locale istituito presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, per la realizzazione di un piano organico di rinnovo del parco e per le regole volte alla realizzazione di bandi europei che non consentono riserve per l'industria nazionale;
b) la richiesta di assumere iniziative per stanziare una congrua quota di risorse nazionali e regionali al rinnovo del parco vetture delle aziende operanti nel settore del trasporto pubblico su rotaia e su gomma non è prevista dal piano per il Sud, approvato dal Consiglio dei ministri del 26 novembre 2010, che ha individuato una priorità nelle grandi opere ferroviarie e viarie per rafforzare i collegamenti tra il Nord e il Sud del Paese, destinando ad esse 1,6 miliardi di euro delle risorse del fondo per le aree sottoutilizzate - attualmente denominato fondo per lo sviluppo e la coesione;
c) ove fosse considerato prioritario, le risorse del fondo per le aree sottoutilizzate potrebbero essere destinate anche al finanziamento del rinnovo del parco vetture delle aziende operanti nel settore del trasporto pubblico su gomma, fatta salva la normativa nazionale ed europea in materia di aiuti di stato;
d) le risorse nazionali del fondo per le aree sottoutilizzate, allo stato attuale, sono coinvolte nei processi di attuazione delle manovre finanziarie di luglio ed agosto 2011 sul contenimento della spesa pubblica;
la chiusura dello stabilimento di Flumeri esaspera le tensioni sociali e incrina, ulteriormente, i rapporti con le parti sociali, determinando un vero e proprio terremoto sociale nella Valle Ufita e, più in generale, nella provincia di Avellino, che già registra 80.000 disoccupati;
in Italia, gli autobus del trasporto pubblico che continuano a circolare, pur non essendo a norma rispetto agli standard di legge in materia di emissioni
inquinanti e di ammodernamento del parco circolante, sono almeno ventimila;
la totale mancanza di una chiara politica industriale nel nostro Paese che individui priorità, regole e risorse cui tutti i soggetti interessati dovrebbero sentirsi coinvolti e vincolati, rende possibili le più imprevedibili scelte dei diversi gruppi industriali, senza che questo possa essere tempestivamente gestito nell'interesse più generale dell'economia e dell'occupazione nazionale;
dopo la chiusura degli impianti di Termini Imerese e Imola, il gruppo Fiat si accinge a dismettere anche l'unico stabilimento che produce autobus in Italia, in un preoccupante crescendo di disimpegno produttivo nel nostro Paese, strategia che non sembra vedere l'assunzione da parte del Governo della necessaria e incisiva azione di interlocuzione per la salvaguardia delle produzioni nazionali, soprattutto nei settori a più alto fattore qualitativo e tecnologico. L'esempio dei Governi dei principali Paesi industrializzati, quali la Germania, la Francia o gli Stati Uniti, tuttora, non viene seguito nel nostro Paese;
la gravità di tali scelte industriali e della mancata elaborazione di una politica industriale assumono i caratteri della tragedia economica e sociale in aeree già duramente provate, come quelle del Mezzogiorno;
l'Italia ha esercitato per decenni un ruolo primario nella produzione industriale di autobus e appare paradossale che tale patrimonio possa essere disperso, proprio in una fase dove sono sempre più evidenti, da un lato, i problemi del nostro trasporto pubblico locale e, dall'altro, la consapevolezza della necessità di un riequilibrio modale nei sistemi di trasporto a favore dei mezzi collettivi;
sarebbe grave e inaccettabile che il Governo accettasse eventuali veti da parte della Fiat riguardo alla volontà di altri grandi operatori industriali, anche stranieri, di rilevare gli impianti di Flumeri volti a consentire la continuità operativa degli impianti e delle produzioni di mezzi di trasporto pubblico,
impegna il Governo:
ad assumere iniziative immediate per garantire la continuità della produzione di autobus e i posti di lavoro nello stabilimento Irisbus di Flumeri, dando immediatamente il via libera ad altri eventuali investitori, anche stranieri, che volessero rilevare il ramo di azienda Irisbus di Flumeri;
a prevedere nei prossimi provvedimenti di carattere economico e finanziario un impegno di risorse pari ad almeno 700 milioni di euro annui per il triennio 2012-2014, finalizzate al sostegno di un piano nazionale del trasporto pubblico, che valorizzi il sistema industriale nazionale di produzione, stimolando innovazione di prodotto e sostenibilità nella propulsione dei motori;
ad utilizzare, ad esempio, le maggiori entrate accertate, rispetto a quelle iscritte in bilancio, derivanti dall'asta delle frequenze analogiche per reintegrare le risorse per il trasporto pubblico locale necessarie a garantire la continuità del servizio pubblico e a superare la grave emergenza del momento, anche favorendo interventi per il rinnovo del parco circolante, o, ancora, quelle derivanti dalla rinuncia alla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina, anche alla luce delle ultime indicazioni della Commissione europea in materia di reti trans-europee di trasporto;
a convocare un tavolo nazionale, con i vertici del gruppo Fiat, per verificare le reali intenzioni riguardo agli impegni assunti il 13 febbraio 2011 nell'incontro tra il gruppo medesimo e il Governo, nel corso del quale i vertici dell'azienda si erano impegnati a investire 20 miliardi di euro in Italia e a proseguire negli obiettivi di
sviluppo, che prevedevano la crescita della produzione nel nostro Paese da 650 mila a 1 milione e 400 mila auto.
(1-00738) «Lulli, Colaninno, Fadda, Froner, Marchioni, Martella, Mastromauro, Peluffo, Portas, Quartiani, Sanga, Scarpetti, Federico Testa, Vico, Zunino, Bossa, Graziano, Iannuzzi, Mario Pepe (PD)».
La Camera,
premesso che:
l'Irisbus, azienda che produce autobus e filobus e totalmente acquisita nel 1999 dal gruppo Fiat Iveco, rappresenta oggi il secondo produttore mondiale di autobus dopo la Daimler, che controlla, invece, i marchi Mercedes-Benz, Setra ed Orion;
il principale stabilimento produttivo in Italia di Irisbus è quello di Valle Ufita di Flumeri (Avellino), che ricopre una superficie totale di circa un milione di metri quadri, di cui 100.000 coperti, e che attualmente conta 684 dipendenti, di cui 561 operai e 123 impiegati;
l'azienda, fino ad oggi attiva nella produzione e commercializzazione di autobus da granturismo e per trasporto urbano, ha registrato negli ultimi anni un forte calo di immatricolazioni, determinato dalla grave crisi del mercato degli autobus, che ha determinato una progressiva e costante contrazione dei volumi produttivi dello stabilimento, che sono passati dai 717 veicoli del 2006 ai soli 145 autobus, di cui meno di 100 urbani, dei primi sei mesi del 2011, situazione che l'azienda ha arginato facendo ricorso ad ammortizzatori sociali ed avviando un processo di riorganizzazione produttiva, che ha comportato una riduzione del personale attraverso il ricorso a prepensionamenti e a misure di incentivazione all'esodo;
il 30 settembre 2011 il gruppo Fiat ha deciso, essendo fallito il tentativo di cedere il ramo d'azienda al gruppo automobilistico di Isernia Dr motor company, l'unico che aveva manifestato interesse a rilevare lo stabilimento di Valle Ufita, di avviare la procedura di mobilità per tutti i circa 700 dipendenti, ai quali aggiungere i circa 300 dell'indotto, scelta questa destinata ad aggravare la già pesante la situazione occupazionale che soffre la provincia di Avellino, ove si contano ben 80.000 disoccupati, circa il 35 per cento della popolazione attiva;
la crisi della Irisbus non rappresenta una mera vertenza territoriale, ma è una vicenda emblematica che, oltre a coinvolgere un insediamento industriale storico del Mezzogiorno che occupa un numero elevato di lavoratori, chiama in causa, da una parte, la politica industriale del più grande gruppo meccanico nazionale e, dall'altra, una cattiva gestione da parte del Governo delle crisi aziendali e dei problemi occupazionali connessi e della politica di programmazione infrastrutturale e dei trasporti in Italia;
la scelta del gruppo Fiat di dismettere lo stabilimento irpino, che si affianca a quella della delocalizzazione degli altri due siti meridionali, quello di Termini Imerese e quello di Pomigliano d'Arco, determineranno nel Mezzogiorno un ulteriore impoverimento totale attraverso un forte declassamento del reddito ed una profonda diminuzione del prodotto interno lordo;
la chiusura dello stabilimento della Irisbus, che con l'indotto coinvolge ben 2.000 lavoratori, oltre ad abbattersi sull'intero tessuto economico-sociale irpino, sferra l'ennesimo colpo al sistema industriale italiano: sul piano produttivo mortifica il made in Italy, essendo la Irisbus l'unica azienda in Italia a produrre autobus, mentre sul piano occupazionale comporterà ulteriori squilibri di ordine sociale, che non gioveranno affatto alla tenuta dei conti pubblici;
inoltre, la pesante sanzione inferta all'Italia dall'Unione europea a causa dell'inquinamento metropolitano, pari ad un miliardo e 700 mila euro, avvalora il
giudizio sull'importanza strategica della sopravvivenza dell'unico stabilimento in Italia che produce autobus, peraltro a basso impatto ambientale;
il gruppo Fiat continua a mantenere, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, un atteggiamento di indeterminatezza, dichiarando prima di voler investire in Italia, ma di fatto riducendo sempre più la sua presenza nel nostro Paese;
in Italia si ha il parco autobus più vecchio d'Europa, con il 60 per cento di mezzi circolanti obsoleti che non rispettano nemmeno le leggi in materia di sicurezza, che necessiterebbe di un forte ammodernamento attraverso piani e risorse adeguate che mirino ad uno sviluppo sostenibile del trasporto urbano;
quanto premesso, oltre a determinare una drammatica situazione sul fronte occupazionale, comporta anche la svendita di un patrimonio che invece, con una politica seria e lungimirante nell'ambito del trasporto pubblico locale, avrebbe potuto contribuire in modo determinante al rilancio del sistema industriale nazionale,
impegna il Governo:
a predisporre un piano nazionale dei trasporti, con il coinvolgimento della conferenza Stato-Regioni, che riqualifichi il trasporto pubblico locale e che disponga, in tempi certi, la sostituzione dei veicoli pubblici attualmente in circolazione con altri a basso impatto ambientale;
ad adoperarsi al fine di pervenire ad un esito positivo della vicenda, anche esaminando tutte le eventuali soluzioni che garantiscano la vocazione industriale del sito produttivo di Flumeri ed il mantenimento dei suoi attuali livelli occupazionali.
(1-00739) «Lombardo, Lo Monte, Commercio, Oliveri, Brugger».
La Camera,
premesso che:
relativamente al risarcimento del danno biologico per gli incidenti stradali, il Consiglio dei ministri, nella riunione del 3 agosto 2011, ha approvato su proposta del Ministro della salute, uno schema di decreto del Presidente della Repubblica recante la «nuova tabella delle menomazioni all'integrità psicofisica comprese fra dieci e cento punti di invalidità e del valore pecuniario da attribuire a ogni singolo punto, comprensiva dei coefficienti di variazione corrispondenti all'età del soggetto leso»;
lo schema di decreto, ora in attesa del parere del Consiglio di Stato, è il frutto del lavoro di un'apposita commissione istituita presso il Ministero della salute per dare attuazione all'articolo 138 del decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, recante il codice delle assicurazioni private;
sino a questo momento la quantificazione dei danni subiti a seguito di un incidente stradale veniva calcolata sulla base di tabelle predisposte da ciascun tribunale, con la conseguenza che molto spesso di verificavano differenze notevoli da regione a regione;
in tal senso la Corte di cassazione civile, sezione III, con la sentenza n. 12408 del 7 giugno 2011 si è pronunciata, superando le disparità di cui sopra, relativamente ai criteri di risarcimento del danno non patrimoniale derivante da incidente stradale. La Corte di cassazione ha, infatti, ribadito che, per il risarcimento del danno biologico per le lesioni di lieve entità (cosiddette micropermanenti), trova sempre applicazione la tabella unica da applicare su tutto il territorio nazionale, predisposta dal legislatore in attuazione dell'articolo 139 del codice delle assicurazioni (decreto legislativo n. 209 del 2005) e ha ritenuto - in attesa della tabella unica di legge per le lesioni di non lieve entità (da 10 a 100 punti - cosiddette macropermanenti), prevista dall'articolo 138 del codice, di riconoscere come parametri generali da porre alla base del risarcimento del danno su tutto il territorio nazionale quelli elaborati dal tribunale
di Milano, notoriamente più favorevoli nei confronti delle vittime di incidenti stradali;
l'entrata in vigore del decreto del Presidente della Repubblica determinerà l'applicazione vincolante per tutti i giudici e in ogni contenzioso pendente al momento dell'entrata in vigore del provvedimento, visto che niente viene detto con riferimento ad una disciplina transitoria;
da più parti sono state sollevate pesanti critiche al provvedimento, la cui applicazione determinerebbe un calo medio dal 40 per cento al 50 per cento dei risarcimenti del danno alla persona in caso di sinistro stradale;
la stessa assemblea dell'organismo unitario dell'avvocatura, riunitasi in Roma il 17 settembre 2011, ha approvato un deliberato contro il decreto del Presidente della Repubblica varato dal Consiglio dei ministri, rilevando che il provvedimento «caso strano, interviene appena due mesi dopo che una sentenza della Cassazione aveva stabilito che le tabelle del tribunale di Milano fossero quelle da ritenersi più congrue per il metodo di calcolo e i valori determinati»,
impegna il Governo
a ritirare il provvedimento, ingiustificato e lesivo dei diritti dei danneggiati, e a predisporre, in tempi rapidi, un nuovo decreto teso a determinare valori medi di risarcimento del danno biologico per le lesioni di non lieve entità che prendano a riferimento quelli delle tabelle elaborate dal tribunale di Milano.
(1-00740) «Commercio, Lo Monte, Lombardo, Oliveri, Brugger».
La Camera,
premesso che:
le aziende vitivinicole siciliane si trovano ad affrontare la peggiore crisi di sempre che, oltre a risentire, come in tutti i comparti produttivi agricoli, della gravissima fase congiunturale, è aggravata da diverse deficienze strutturali delle stesse aziende;
la fase di tempo eccezionalmente stabile e soleggiato che si è avuta durante tutto il periodo estivo dovuta al campo anticiclonico nord africano, che ha rafforzato la propria azione sul Mediterraneo centrale, come si evince dai dati elaborati dal SIAS, ha portato le temperature massime ampiamente sopra le medie climatiche del periodo, con scarti positivi superiori ai 7oC che si sono verificati per diversi giorni consecutivi;
il persistere per buona parte dell'estate, e in particolare per il periodo compreso tra il mese di agosto e la prima decade di settembre, di temperature eccezionali, di molto superiori alle medie stagionali, accompagnate da un periodo di siccità di parecchi mesi che aveva già stressato i vigneti, ha comportato una fortissima riduzione della produzione;
la riduzione della produzione è stimabile in circa il 50 per cento rispetto alla media degli anni precedenti. Pur volendo imputare una parte di tale riduzione alla vendemmia verde, che è pari all'11 per cento della superficie vitata siciliana, rimane intorno al 40 per cento il danno causato dagli eccessi termici del periodo agosto/settembre;
la gravità e l'ampiezza dell'attuale crisi rischiano, pertanto, se non opportunamente contrastati di portare al fallimento migliaia di aziende vitivinicole siciliane, comprese le cantine sociali, con gravissime ripercussioni non solo economiche, ma anche sociali e ambientali;
le imprese agricole di cui all'articolo 2135 del codice civile, nonché le cooperative cantine sociali, che abbiano subito danni non inferiori al 30 per cento della produzione lorda vendibile, possono beneficiare degli interventi previsti dal decreto legislativo n. 102 del 2004;
al fine di favorire la ripresa economica e produttiva delle imprese agricole di cui al punto precedente, nei limiti
dell'entità del danno, possono essere concessi i seguenti aiuti, in forma singola o combinata:
a) contributi in conto capitale fino all'80 per cento del danno accertato sulla base della produzione lorda vendibile ordinaria del triennio precedente;
b) prestiti ad ammortamento quinquennale per le esigenze di esercizio dell'anno in cui si è verificato l'evento dannoso e per l'anno successivo;
c) proroga delle operazioni di credito agrario;
d) agevolazioni previdenziali;
vi sono le condizioni per la richiesta di deroga al vigente piano assicurativo agricolo, ai sensi dell'articolo 5, comma 4, dello stesso piano, per l'assenza di una adeguata offerta assicurativa per coprire i rischi da eccessi termici. Infatti, molti viticoltori, pur manifestando l'interesse a sottoscrivere polizze, non hanno trovato sul mercato assicurativo una sufficiente offerta a coprire tutte le richieste,
impegna il Governo:
ad attivarsi immediatamente per effettuare tutti gli interventi, di propria competenza, di cui al decreto legislativo n. 102 del 2004, in favore delle aziende vitivinicole siciliane;
ad attivarsi affinché nel piano di riparto delle somme da prelevarsi dal fondo di solidarietà nazionale (FSN) e da trasferire alle regioni si tenga in debito conto la gravissima situazione di crisi della vitivinicoltura siciliana.
(1-00741) «Siragusa, Oliverio, Berretta, Bossa, Brandolini, Burtone, Capodicasa, Cardinale, Causi, Fiorio, Ghizzoni, Murer, Sbrollini, Servodio, Trappolino, Cenni».
La Camera,
premesso che:
la Camera dei deputati ha votato all'unanimità il 9 novembre 2010 una mozione sul caso del dissidente cinese Liu Xiaobo, insignito il 10 ottobre del 2011 del Premio Nobel per pace;
il dissidente cinese Liu Xiaobo, docente universitario e attivista cinese dei diritti umani, condannato a 11 anni di carcere da un tribunale della Repubblica Popolare Cinese il 25 dicembre 2009 per «istigazione alla sovversione», è tuttora detenuto in un carcere della Repubblica Popolare Cinese;
non sono note le sue condizioni di detenzione e di salute e non è stato possibile, nei dodici mesi trascorsi dall'assegnazione del Premio Nobel, da parte né della Croce rossa internazionale, né dai media, né da legali, amici o famiglia visitare il detenuto;
si ricorda come Liu Xiaobo stia scontando un'ingiusta e arbitraria condanna, colpevole soltanto di essere stato il promotore del Manifesto «Charta 08», con il quale ha rivolto un appello al Governo della Repubblica Popolare Cinese per la libertà di espressione ed il rispetto dei diritti umani fondamentali,
impegna il Governo:
a distanza di un anno dall'approvazione della mozione n. 1-00487 alla Camera dei deputati a compiere un ulteriore passo formale nei confronti del Governo della Repubblica Popolare Cinese per richiedere la liberazione del Premio Nobel per la pace Liu Xiaobo, unitamente a notizie verificabili sulle sue condizioni di salute e di detenzione;
a richiedere al Governo della Repubblica Popolare Cinese notizie circa le condizioni della signora Liu Xia, moglie del Premio Nobel, scomparsa da mesi ed a fornire notizie verificabili circa la sua condizione;
a verificare la possibilità, di concerto con i partner dell'Unione europea, di promuovere ulteriori azioni in materia di
rispetto dei diritti umani fondamentali in quel Paese, dalla libertà di stampa e di espressione, alla libertà religiosa, alla libertà di associazione politica.
(1-00742) «Vernetti, Melandri, Boniver, Della Vedova, Lusetti, Cimadoro, Allasia, Angeli, Aracri, Barbieri, Bobba, Bocciardo, Calgaro, Marco Carra, Castagnetti, Ciriello, Concia, Gnecchi, Favia, Ginoble, Gozi, Grassi, Laratta, Mancuso, Marsilio, Migliori, Minardo, Orsini, Pagano, Palagiano, Piffari, Rampi, Rondini, Rubinato, Scandroglio, Tidei, Zacchera, Zazzera».
Risoluzioni in Commissione:
La VIII Commissione,
premesso che:
nella primavera del 2004 gli allora consiglieri regionali piemontesi radicali Bruno Mellano e Carmelo Palma avevano campionato gli scarichi della società Alluminio Carisio s.p.a. (Sacal), sita nel comune di Carisio (Vercelli), nelle immediate vicinanze dell'uscita dell'autostrada Torino-Milano, rilevando il superamento di alcuni parametri nelle acque reflue rispetto alle soglie previste dall'Allegato 5, Tab. III e IV, del decreto legislativo n. 152 del 1999, poi ricompreso all'interno del decreto legislativo n. 152 del 2006;
analisi fatte dall'Arpa successivamente alla denuncia dei Radicali avevano confermato lo stato di inquinamento in atto;
da due nuovi campionamenti - effettuati nuovamente da esponenti di Radicali italiani il 18 e il 22 dicembre 2004 e poi fatti analizzare dalla Alchim s.a.s. di Chieri (Torino) - risultava nuovamente il superamento di alcuni parametri relativamente alle acque di scarico;
in particolare, era stata rilevata una presenza di: ammoniaca pari a 44,9 e 37,5 mg/l limite per scarico in acque superficiali di 15 mg/l; tensioattivi pari a 4,1 e 2,1 mg/l) (limite per scarico in acque superficiali di 2 mg/l) sul suolo di 0,5 mg/l);
sono state in questi anni numerose le denunce dei cittadini che accusavano malesseri dovuti probabilmente ai fumi tossici delle ciminiere della Sacal e quelle di alcuni risicoltori della zona che avevano danni al raccolto per crescite anomale del riso (il cosiddetto «riso impazzito»);
continua ad essere riscontrabile, per chiunque passi nei pressi dell'uscita di Carisio dell'autostrada, un odore acre e persistente;
l'Arpa Piemonte (ente preposto ai controlli ambientali) è da tempo a conoscenza della situazione di pericolo generata dagli scarichi della ditta Sacal;
il 3 giugno 2004 i Radicali presentarono alla procura di Vercelli un esposto su «Scarichi inquinanti ditta Sacal di Carisio (Vercelli) e eventuali inadempienze degli organismi preposti alla vigilanza e al controllo»;
il 9 giugno 2005 gli stessi Radicali hanno inviato alla procura di Vercelli un'integrazione al suddetto esposto con allegati i rapporti delle nuove analisi effettuate dalla Alchim s.a.s di Chieri (Torino);
nel mese di giugno del 2008 la procura di Vercelli ha archiviato gli esposti dei radicali dopo tre anni di silenzio;
nell'autunno del 2008, da notizie giornalistiche, si è appreso di gravi inquinamenti nei dintorni della Sacal dovuti alla presenza di diossina nel latte e nelle uova; inquinamento che con buona probabilità era da attribuire alla Sacal dato che non esistono altre fabbriche nei dintorni dell'area;
nel luglio del 2010, nel rinvio a giudizio degli imputati per lo scandalo della discarica di Pitelli a La Spezia si legge tra le accuse l'interramento di rifiuti speciali tra i quali «253 tonnellate circa di
polveri di abbattimento fumi di fonderia della ditta SACAL s.p.a. di Carisio (Vercelli) smaltite nella discarica di Pitelli in violazione alle prescrizioni contenute nell'autorizzazione regionale n. 3493/89 (trattasi di rifiuti che non potevano essere smaltiti nella discarica in quanto, sottoposti alle prove di cessione di cui al pr. 6.2 della deliberazione 27 luglio 1984 del C.I., hanno dato un eluato con valori superiori ai limiti di accettabilità previsti dalla tabella A della legge 319/76 e succ. modd. per i metalli compresi nell'allegato al decreto del Presidente della Repubblica n. 915 del 1982) (tra il febbraio e l'aprile 1995)»;
nell'ottobre 2010 la procura di Vercelli ha richiesto il rinvio a giudizio di quattro persone del vertice della ditta Sacal per l'inquinamento da diossina riscontrato;
il 23 novembre 2010 da notizia dell'Ansa si è appreso che «sono state rilevate dall'Asl 11 di Vercelli presenze di microinquinanti diossine e Pcb provenienti dallo stabilimento Sacal nel territorio di Carisio. Di conseguenza il sindaco del paese, Claudio Costanzo, ha firmato un'ordinanza con la quale si vieta la consumazione di uova e carni di animali da cortile allevati a terra nel raggio di due chilometri attorno allo stabilimento; inoltre di lavare con cura frutta e ortaggi coltivati nella stessa area»;
nell'ottobre 2011 le analisi sulle diossine dell'Asl rilevano nuovamente sforamenti riferiti in particolare alle uova che registrano concentrazioni superiori 15 volte al limite massimo consentito,
impegna il Governo
ad inviare con la massima urgenza un'ispezione del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente al fine di accertare quanto rappresentato in premessa, segnalando eventuali violazioni di legge all'autorità giudiziaria per i seguiti di competenza.
(7-00717) «Zamparutti, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Maurizio Turco».
La X Commissione,
premesso che:
la valuta cinese renminbi/yuan, fin dall'ingresso nel 2001 della Cina nel WTO, utilizza un cambio fisso col dollaro in luogo della normale fluttuazione di mercato;
l'economia cinese ha avuto in questo decennio uno sviluppo straordinario quadruplicando il suo valore;
nello stesso arco di tempo il cambio euro-dollaro è passato da 1:1 a 1:1,35 (1,5 fino agli ultimi mesi di turbolenze finanziarie);
il Congresso USA ha stimato la sottovalutazione dell'Yuan al 30-40 per cento, dato che trasposto sull'euro equivale ad un differenziale del 60-70 per cento;
nello stesso periodo l'economia europea, in particolare quella italiana, ha subito in termini reali una contrazione senza precedenti;
uno dei principali motivi della crisi manifatturiera europea ed italiana è legata al boom dell'export cinese, export già sotto accusa per violazione delle norme sulla concorrenza per dumping sociale ed ambientale, nonché per la violazione delle norme sulla sicurezza dei prodotti;
il Congresso USA sulla base dell'analisi sopra esposta ha votato una serie di tassi compensativi legati al recupero del dumping valutario,
impegna il Governo
ad intraprendere tutte le iniziative necessarie per ottenere le stesse garanzie previste dal Congresso americano, compresa l'introduzione di dazi compensativi.
(7-00718) «Torazzi, Maggioni, Allasia».
La X Commissione,
premesso che:
la proposta di nuova direttiva europea sull'efficienza energetica introduce significative integrazioni e modifiche del quadro normativo e regolamentare di riferimento del consumo di energia primaria e di energia elettrica;
in particolare, appaiono rilevanti gli obblighi di efficienza nella pubblica amministrazione nell'ambito dell'edilizia e nel procurement di beni e servizi; gli schemi nazionali obbligatori di efficienza energetica nei confronti di distributori e venditori di energia; auiditing energetici per imprese e privati; lo sviluppo di un sistema di comunicazione delle misure e dei consumi effettivi ai clienti finali, prevedendo un livello minimo di informazione gratuito;
entro il 2014, gli Stati membri dovranno redigere Piani nazionali di riscaldamento e raffreddamento, con l'obiettivo in particolare di sviluppare il potenziale per l'applicazione della cogenerazione ad alto rendimento; la predisposizione di sistemi di cogenerazione con recupero del calore, (...) devono essere localizzati in presenza di domanda di calore; è previsto uno sviluppo significativo della cogenerazione ad alto rendimento, per la quale è prevista priorità di dispacciamento e di accesso alla rete per l'elettricità;
nel nostro Paese, almeno il 40 per cento degli usi finali di energia riguarda l'edilizia residenziale;
le tecnologie, gli impianti e sistemi in grado di fornire energia per gli impianti di riscaldamento, condizionamento e produzione di acqua calda «rinnovabili termiche», sono in grado di integrare l'efficienza energetica con costi di gestione nettamente inferiori (-20 per cento e oltre), valorizzando il patrimonio immobiliare;
secondo gli studi e le analisi prodotte dalle associazioni di settore, le tecnologie delle cosiddette «rinnovabili termiche» offrono un potenziale di risparmio di 86 MTep di energia fossile nel periodo 2010-2020, con una riduzione di 207,6 MTon di CO2;
in particolare, alcune tecnologie rinnovabili termiche, se adottate su larga scala nell'edilizia, offrirebbero vantaggi rilevanti: cogenerazione, recuperi termici ed energetici: riduzione di 12,6 MTep di combustibili fossili e 36 MTon di CO2; pompe di calore: riduzione di 11,7 MTep di combustibili fossili e 27,2 Mton di CO2; caldaie a condensazione: riduzione di 4,9 di Mtep di combustibili fossili e 11,4 MTon di CO2;
con il decreto legislativo n. 28 del 2011 il Governo ha positivamente attuato il recepimento della direttiva relativa alla promozione dell'uso delle rinnovabili, al fine di sviluppare finalmente una politica seria e concreta sull'uso delle rinnovabili che sancisce il criterio d'integrazione fra le politiche a sostegno delle fonti rinnovabili e quelle per l'efficienza energetica;
il decreto lascia tuttavia in sospeso alcuni punti importanti che rimandano ad alcuni decreti attuativi. In particolare le maggiori criticità riguardano gli strumenti di sostegno per le rinnovabili termiche e per la cogenerazione maggiori saranno i sostegni, maggiore sarà lo sviluppo del mercato e maggiore sarà la potenzialità di energia rinnovabile rinnovabili termiche, con evidenti benefici per l'ambiente, per le famiglie e per le industrie del settore, in prevalenza nazionali;
vi sono inoltre alcuni contenuti tecnici, come ad esempio quelli dell'allegato 3 «Obblighi per i nuovi edifici o gli edifici sottoposti a ristrutturazioni rilevanti», relativamente alla percentuale di copertura, con energia rinnovabile, dei fabbisogni di riscaldamento, condizionamento e acqua calda sanitaria che andrebbero rivisti e corretti per consentire una maggiore diffusione di queste tecnologie senza per altro introdurre difficoltà progettuali ingiustificate, che possono creare pericolosi scompensi a tutta la filiera e in particolare alle industrie produttrici;
sulla base di un recente studio, relativo al rapporto costi benefici risultati delle detrazioni fiscali del 55 per cento per l'efficienza energetica: Enea stima che tra tutti gli interventi incentivati, l'installazione di pannelli solari e la sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con generatori di calore a condensazione sono i più convenienti come costo di un kilowatt annuo risparmiato;
l'industria italiana sta lavorando al cosiddetto «conto energia termico» per valutare l'effetto di un «trascinamento» in bolletta dell'attuale detrazione 55 per cento con alcuni correttivi basati sul lavoro di Confindustria di «Proposte al piano straordinario sull'efficienza energetica». Nelle stime si ipotizza un «premio a forfait», ovvero un incentivo alla gestione dell'impianto efficiente - di cui godrebbero i possessori di impianti solari termici, di generatori a condensazione e di caldaie micro-CHP - a valere sulla tariffa gas piuttosto che incentivi al capitale investito,
impegna il Governo:
a basare il quadro di riferimento della direttiva su obiettivi nazionali, posto che occorre, pur nell'ambito di un comune obiettivo europeo, che i singoli Stati valutino l'opportunità di definire obiettivi nazionali e un quadro normativo e regolamentare che ne garantisca il raggiungimento, assicurando un approccio integrato alle politiche energetiche ed agli strumenti che consentono più elevati livelli di efficienza del sistema produttivo nazionale;
a promuovere un adeguamento delle strategie in materia tenendo conto delle caratteristiche territoriali, della struttura sociale dei differenti Paesi o delle differenze in termini di intensità e durata, del servizio di riscaldamento o raffreddamento richiesto;
a riequilibrare la distribuzione dell'attuale incentivazione diretta al risparmio ed all'efficienza energetica, tenendo conto del miglior rapporto costi benefici e dell'importanza del quadro produttivo nazionale a monte delle rinnovabili termiche.
(7-00719) «Torazzi, Maggioni, Allasia».
...
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanza:
La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
con atto n. 4-13495 del 6 ottobre 2011, l'interpellante ha chiesto di conoscere la reale situazione finanziaria del comune di Reggio Calabria, quale esito della visita ispettiva inviata dal Ministero dell'economia e delle finanze, dipartimento della ragioneria generale dello stato;
la conseguente relazione sulla verifica amministrativo-contabile del comune di Reggio Calabria, eseguita dal 14 giugno all'8 luglio 2011, e depositata solo in data 11 settembre 2011, è divenuta leggibile su alcuni quotidiani regionali (in stralci) e su alcuni siti online, in modo integrale;
la relazione consta di 170 pagine e nella parte relativa alle conclusioni i dirigenti dei servizi ispettivi di finanza pubblica, inviati a Reggio Calabria, citano «una serie di problematiche afferenti le materie oggetto di indagine»;
inoltre: «per ciò che riguarda la situazione contabile dell'ente (Comune), sono state rilevate pesanti irregolarità, consistenti nella mancata imputazione di oneri agli esercizi di competenza e nella conservazione tra i residui attivi di crediti non supportati da titolo giuridico»;
inoltre: «sono stati adottati artifici contabili al fine di occultare la reale situazione dell'ente»;
ed ancora: «Tali irregolarità hanno comportato l'esposizione di un risultato di amministrazione nettamente migliore di quello reale, celando, in realtà, un disavanzo di amministrazione, al 31 dicembre 2009, superiore ai 140 milioni di euro. Nell'anno 2010 la situazione finanziaria dell'ente è ulteriormente peggiorata, portando il disavanzo ad oltre 160 milioni di euro»;
i dirigenti ispettivi aggiungono nelle conclusioni: «Si ribadisce anche in questa sede, che i risultati esposti debbono necessariamente essere considerati approssimati per difetto»;
ed ancora, nelle 170 pagine di relazione, vengono evidenziate pesanti irregolarità anche in relazione all'utilizzo delle risorse di cassa, violazione del patto di stabilità, dati errati per l'anno 2007, irregolarità contabili per gli anni 2008 e 2010, ricorso ad una serie di contratti di interest rate swap che porteranno a spese di ammontare superiore, numerose criticità per il trattamento accessorio del personale anche di quello dirigente, irregolarità in relazione al conferimento degli incarichi dirigenziali;
il consiglio comunale di Reggio Calabria deve ancora approvare il riequilibrio del bilancio per il 2011, che avrebbe dovuto essere già approvato entro il 30 settembre 2011, ma che all'interpellante appare impossibile possa essere approvato alla luce del contenuto della relazione prodotta dal dipartimento della ragioneria generale dello Stato -:
quali urgenti iniziative di competenza conseguenti alla pesante situazione amministrativo-contabile, riscontrata da ispettori del dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, intendano assumere.
(2-01243) «Angela Napoli».
Interrogazione a risposta orale:
TASSONE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la discarica di Alli si trova nel territorio di Catanzaro, al confine con il comune di Simeri Crichi; le acque del fiume Alli, da cui la discarica prende nome, vengono utilizzate dalle aziende circostanti anche per scopi irrigui;
un'indagine coordinata della magistratura ha svelato meccanismi pericolosi per cui i rifiuti sembrano essere stati gestiti e smaltiti in violazione della legge, ripercuotendosi negativamente anche sull'ambiente;
dopo diverse segnalazioni dei residenti che vivono in quella zona, i quali lamentavano odori nauseanti e insistenti in un raggio di diversi chilometri dall'impianto di raccolta rifiuti, i carabinieri del Noe hanno disposto il sequestro dell'impianto, segnalando la dispersione del percolato fuori dalla vasca di raccolta, a circa un chilometro dal mare;
la gestione della discarica era affidata alla società Enertech, la quale, secondo le ipotesi accusatorie, non avrebbe seguito correttamente le procedure previste dalla legge per lo smaltimento dei rifiuti, provocando una produzione ingente di percolato e la saturazione della vasca di accumulo dello stesso;
il numero di violazioni riscontrate con carattere sistematico e reiterato nel tempo hanno provocato un danno ambientale di eccezionale gravità ed hanno permesso l'emissione di tre avvisi di garanzia nei confronti degli amministratori e tecnici della società Enertech;
alla luce delle considerazioni sopra espresse è auspicabile favorire la messa in atto di una serie di azioni finalizzate al rispetto della normativa vigente in materia -:
se sia conoscenza della problematica sopra esposta e quali urgenti iniziative intendano adottare, anche per il tramite del commissario di Governo per il superamento dell'emergenza nel settore dei rifiuti urbani in Calabria, per bonificare l'area in questione affinché vengano, in
futuro, evitate situazioni che coinvolgono non solo la stabilità ambientale, ma anche, e soprattutto la salute dei cittadini.
(3-01905)
Interrogazione a risposta in Commissione:
ZAZZERA, PIFFARI e CIMADORO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il territorio pugliese è caratterizzato dalla presenza di lame, corsi d'acqua che per la loro peculiarità assolvono un ruolo fondamentale nella funzionalità idraulica. Molte lame rientrano tra le aree protette ai sensi della legge regionale n. 19 del 1997, e lama San Giorgio nel comune di Rutigliano (Bari), in particolare, è considerata un polmone verde del territorio, rappresentando l'habitat necessario per una gran moltitudine di specie floreali e faunistiche (Osservatorio per la legalità e la sicurezza - campagne sicure I° semestre 2011);
tuttavia a causa della morfologia del territorio e dei caratteri geo-litologici, questi bacini sono «largamente permeabili, e quindi, caratterizzati da fenomeni di deflusso superficiale poco frequenti che comunque, in occasione di precipitazioni molto intense, possono generare piene con portate di gran lunga superiori a quelle contenibili dagli alvei attuali. Infatti l'urbanizzazione (spesso indiscriminata) del territorio dei decenni recenti, anche dovuta al regime fortemente impulsivo ed episodico dei deflussi, ha ignorato la funzione idraulica dei corsi e dei reticoli idrografici secondari che di fatto, in molti casi, risultano edificati ed assorbiti dal tessuto urbano senza che vi sia stata alcuna attività di pianificazione e di mitigazione del rischio idrogeologico» (programma tutela e valorizzazione delle lame - BA2015);
per queste ragioni si sono verificati eventi alluvionali anche di particolare intensità, come ad esempio quello del 23 ottobre 2005 relativo alle lame Lamasinata e San Giorgio, che ha provocati morti e gravi danni;
lama San Giorgio in effetti è classificata tra le zone soggette al rischio idraulico, come confermato dallo studio di Proger - regione Puglia - riassetto del nodo ferroviario di Bari;
tutto ciò considerato, all'interrogante risulta che sia in corso di realizzazione un collettore per lo sversamento presso lama San Giorgio, delle acque reflue provenienti dal depuratore del comune di Casamassima (Bari);
il comune di Rutigliano, riunitosi il 6 novembre 2008, ha dato il parere negativo al progetto del suddetto impianto, osservando che «la lama in molti punti è di proprietà dei privati e per lunghi tratti è coltivata. Pertanto lo scarico delle acque provocherebbe rischi per la sicurezza dei cittadini nonché danni alla proprietà privata»;
con determinazione n. 145 del 19 marzo 2009, il servizio ecologia della regione ha affermato che «il bacino idrografico della lama San Giorgio potrebbe essere idoneo a recepire i reflui trattati dal depuratore di Casamassima, ed, in futuro, anche dei depuratori di Putignano, Gioia del Colle e Sammichele di Bari», a condizione che si attui una «riqualificazione ambientale della lama» attraverso una serie di prescrizioni di cui fino ad oggi non si è ottemperato;
su lama San Giorgio vi sono inoltre seri rischi di natura idrogeologica, in quanto, come si legge nella determinazione, n. 145, «Dei 19 ponti rilevati e verificati, 11 sono risultati non idonei al transito della portata di piena con tempo di ritorno di 200 anni e 4, pur garantendo il transito di detta portata, non garantiscono un adeguato franco di sicurezza»;
senza alcun ulteriore provvedimento o comunicazione al comune di Rutigliano, il commissario delegato il 12 giugno 2009 ha approvato il progetto esecutivo dell'appalto, incaricando l'acquedotto pugliese di
realizzare l'opera senza tuttavia individuare i soggetti deputati a provvedere alla riqualificazione ambientale della lama ed alla successiva manutenzione;
il succitato documento del commissario delegato inoltre prevede che l'approvazione del progetto «sostituisce visti, pareri, autorizzazioni e concessioni di organi regionali, provinciali e comunali e costituisce, ove occorra, variante allo strumento urbanistico comunale»;
nella nota del 4 novembre 2009 sottoscritta dall'amministratore unico Ivo Monteforte dell'acquedotto pugliese, ed inviata a tutte le istituzioni interessate, si evidenzia che «in mancanza di adeguate, tempestive, soluzioni si correrebbe il rischio che, decorso il termine previsto per l'ultimazione dei lavori di costruzione dell'impianto (stimato in trecentosessantacinque giorni), la nuova opera, realizzata con ingenti finanziamenti pubblici, si riveli inutilizzabile, per mancato adeguamento della lama S. Giorgio, a fungere da centro di raccolta e convogliamento delle acque scaricate dal depuratore, senza che, nelle more, fosse stata individuata una soluzione alternativa»;
il 25 febbraio 2010 il consiglio comunale di Rutigliano ha approvato all'unanimità una mozione di assoluta contrarietà allo sversamento delle acque reflue nella lama San Giorgio;
nel mese di giugno 2011 il servizio ambiente e rifiuti della provincia di Bari ha rilevato che «non sussistono i presupposti per il rilascio della richiesta di autorizzazione allo scarico», per la mancanza della certificazione sull'ultimazione dei lavori sulla funzionalità dell'opera e per l'assenza degli elaborati progettuali relativi alla mitigazione e rifunzionalizzazione della lama, necessari nell'ambito della procedura di VIA;
ciononostante, i lavori di realizzazione del collettore sono attualmente in corso -:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se il progetto di realizzazione del collettore per lo sversamento delle acque reflue di cui in premessa non possa determinare condizioni di rischio per l'assetto idrogeologico del territorio e quindi per la sicurezza dei residenti.
(5-05581)
Interrogazione a risposta scritta:
DI BIAGIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
sui quotidiani nazionali in questi giorni sono apparse sconcertanti notizie circa le pressioni e il coinvolgimento nelle attività del Ministero degli affari esteri del faccendiere Valter Lavitola, già editore e ex direttore del giornale L'Avanti, attualmente indagato per associazione a delinquere;
fonti di stampa nazionale, documentate e confermate dalla stampa internazionale, avevano già riferito da tempo della presenza del Lavitola durante il viaggio ufficiale del Presidente del Consiglio in Sud America. In particolare, risulta che il Lavitola, titolare di una società per il commercio di prodotti ittici con sede a Rio de Janeiro, l'Empresa Pesqueira de Barra de San Joao Ltda, fosse presente sull'aereo presidenziale del Governo italiano;
recentemente importanti quotidiani nazionali hanno pubblicato intercettazioni tra il Lavitola e il capo della segreteria del Ministro Frattini, dalle quali emerge un quadro di pressioni per indirizzare e partecipare all'incontro avvenuto nel 2009 alla Farnesina tra il Ministro Frattini e il vicepremier e ministro degli esteri albanese Ilir Meta;
sul medesimo tema, sono poi state pubblicate fotografie e resi noti, sui siti web, filmati inerenti l'incontro tra la delegazione italiana e la delegazione albanese, da cui si evince chiaramente la presenza del Lavitola a margine dell'incontro. Immagini che avrebbero trovato
conferma da parte di una tv albanese e dallo stesso Ilir Meta in una recente intervista;
a seguito delle prime indiscrezioni emerse sui quotidiani dalle intercettazioni, il Ministro interrogato ha in un primo momento dichiarato a Canale 5: «Dalla pubblicazione si evince con assoluta inequivocabile chiarezza che mai ho mescolato l'attività istituzionale con altri tipi di incontro»;
solo in un secondo momento, quando la contaminazione tra l'incontro istituzionale e l'incontro di «altro tipo» ha trovato conferma nelle foto pubblicate e in quanto riferito dalla tv albanese e dallo stesso Ilir Meta, ha poi comunicato che «In relazione a quanto pubblicato da Repubblica.it la Farnesina ribadisce che in nessun caso, ad incontri istituzionali, ivi compreso quello fra il ministro degli esteri italiano ed il suo omologo albanese, sono stati presenti partecipanti estranei alle delegazioni ufficiali, quale il signor Lavitola»;
il Lavitola non avrebbe dunque partecipato all'incontro istituzionale formale, ma solo ad un successivo momento. È d'altra parte noto che le fasi che precedono e seguono la stipula istituzionalmente formale, tramite firma ufficiale, degli accordi internazionali sono fondamentali nella definizione degli stessi;
nel quadro complessivo della vicenda, la presenza del faccendiere Lavitola all'incontro ha a giudizio dell'interrogante un profilo quantomeno inquietante. La mancanza di chiarezza e trasparenza con la quale il Ministro ha reagito alla notizia è parimenti preoccupante e pone dubbi sull'adeguatezza del vertice della Farnesina al suo ruolo e rischia di gettare discredito sul Paese agli occhi della comunità internazionale -:
a quale titolo il signor Valter Lavitola era presente, sia pur nella fase informale, all'incontro tenutosi nel novembre 2009 tra il Ministro interrogato e l'omologo albanese e quale peso abbia avuto nella definizione degli accordi;
a quale titolo il signor Lavitola venga coinvolto in incontri con delegazioni di altri Paesi;
a quale titolo il signor Lavitola fosse presente durante il viaggio ufficiale del Presidente del Consiglio a Panama e in Brasile, prendendo posto sull'aereo presidenziale del Governo italiano in compagnia del Premier durante il viaggio a Panama e in Brasile.
(4-13690)
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AFFARI ESTERI
Interrogazione a risposta orale:
FRANCESCHINI, VENTURA, MARAN, VILLECCO CALIPARI, AMICI, BOCCIA, LENZI, QUARTIANI, GIACHETTI e ROSATO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 18 ottobre 2011 il ministro interrogato rispondendo a una domanda di Maurizio Belpietro nei corso della trasmissione «la Telefonata», riguardo la pubblicazione di intercettazioni di telefonate in cui l'ex direttore dell'Avanti, Valter Lavitola, chiedeva alla segreteria del Ministro di partecipare a un vertice italo-albanese, dichiarava: «Dalla pubblicazione integrale delle intercettazioni si evince con assoluta e inequivocabile chiarezza che Lavitola non ha mai partecipato a incontri istituzionali»;
un servizio della tv albanese Tch mostra, invece, una foto (pubblicata in esclusiva dal quotidiano La Repubblica il 19 ottobre 2011) dell'incontro del 21 ottobre 2009 in cui l'ex direttore dell'Avanti Valter Lavitola appare in compagnia del Ministro interrogato e del vicepremier e ministro degli affari esteri albanese Ilir Meta;
il Ministro interrogato ha dichiarato «All'epoca nessuno immaginava o sapeva minimamente chi fosse Lavitola per quanto riguarda affari illeciti e indagini: nulla di tutto questo era noto. Lavitola era
una persona come tante, che in quel caso conosceva il ministro albanese assai prima di quanto lo conoscessi io». E ancora dichiara: «Non è certamente un incontro ufficiale, istituzionale o di delegazione», riferendosi al momento dello scatto -:
se il Ministro intenda ammettere di aver sbagliato e se intenda spiegare chiaramente come mai il faccendiere Valter Lavitola è stato ritratto in sua compagnia, al Ministero degli affari esteri, insieme con il ministro albanese Ilir Meta, considerato che la questione non attiene al carattere ufficiale o ufficioso dell'occasione, ma riguarda i motivi per cui un personaggio come Lavitola ha potuto mostrare, seppure in tempi non sospetti per l'opinione pubblica, una vicinanza ad avviso degli interroganti equivoca anche nei confronti della Farnesina.
(3-01907)
Interrogazione a risposta scritta:
DONADI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi si è appreso da organi di stampa e dalla pubblicazione di intercettazioni di una telefonata tra Valter Lavitola, attualmente latitante in un Paese del Centramerica, e la segretaria del Ministro interrogato, avvenuta nel novembre 2009, allo scopo di favorire un incontro con il vice premier albanese Meta;
il Ministro ha sempre negato di aver favorito incontri istituzionali tra il Lavitola e il viceministro albanese ma un servizio della tv albanese Tch ha smentito questa versione dei fatti mostrando una foto dell'incontro del 21 ottobre 2009 in cui l'ex direttore dell'Avanti appare in compagnia del Ministro e del vice premier e omologo albanese, Ilir Meta;
il Ministro ha successivamente affermato l'incontro di cui alla foto citata si è svolto in occasioni diverse da quelle istituzionali, come se questo non fosse altrettanto significativo di contatti esistenti con un personaggio che a giudizio dell'interrogante, riveste un ruolo non chiaro nella politica del Governo e per ciò stesso a dir poco inquietante -:
quali siano i suoi reali rapporti con il direttore dell'Avanti;
a quali altri incontri il citato Lavitola abbia partecipato e in che veste;
per quale ragione il Ministro abbia negato i fatti smentiti grazie alla pubblicazione della foto.
(4-13689)
...
AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazione a risposta scritta:
LEOLUCA ORLANDO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il nuovo pesante taglio di circa 63 milioni di euro del bilancio ministeriale mette a rischio la sopravvivenza stessa del Ministero;
il taglio dovrebbe colpire - per circa 50 milioni di euro - i fondi della direzione generale per lo sviluppo sostenibile, il clima e l'energia, determinando la sostanziale cancellazione delle attività qui riassunte:
a) gestione e monitoraggio dei programmi per la promozione degli investimenti per l'efficienza energetica e lo sviluppo delle fonti di energie rinnovabili, anche in relazione alla strategia energetica nazionale;
b) promozione, gestione e monitoraggio delle iniziative nell'ambito degli accordi bilaterali e multilaterali di cooperazione ambientale nei settori di competenza;
c) promozione dell'attività di ricerca in campo ambientale, con particolare riguardo alle attività comunitarie connesse alla lotta ai cambiamenti climatici,
allo sviluppo delle fonti di energie rinnovabili e all'energia nucleare, anche relativamente ai profili della sicurezza nucleare;
d) attuazione delle misure nazionali previste dalla convenzione quadro sui cambiamenti climatici, dal protocollo di Kyoto e dalla relativa normativa comunitaria;
e) promozione della mobilità sostenibile e della riduzione dei consumi nel settore dei trasporti;
f) promozione di iniziative ed individuazione di strumenti di intervento idonee a governare gli effetti dei cambiamenti climatici sia sotto il profilo della mitigazione che sotto quello dell'adattamento;
g) adozione delle misure di attuazione degli impegni internazionali derivanti dalla convenzione quadro sui cambiamenti climatici, dal relativo protocollo di Kyoto e dalla convenzione delle Nazioni Unite sulle sostanze organiche persistenti;
h) attuazione dei programmi e degli impegni internazionali previsti dalla convenzione di Vienna per la protezione dello strato d'ozono e dal relativo protocollo di Montreal per la protezione dell'ozono stratosferico;
altri circa 10 milioni di euro dovrebbero essere tagliati alla direzione generale per le valutazioni ambientali determinando di fatto la cancellazione delle attività connesse alla prevenzione e protezione dall'inquinamento atmosferico;
in una fase come questa nella quale è fondamentale la prosecuzione di una politica energetica in linea con le direttive europee, che oggi si indirizza chiaramente verso le fonti rinnovabili, questi tagli sono invece un colpo mortale al contributo che il Ministero dovrebbe dare al raggiungimento del protocollo di Kyoto;
qualora venissero effettuati i suddetti tagli porterebbero, tra l'altro, all'abbandono di tutte le iniziative di cooperazione ambientale in corso, in particolare per ciò che riguarda l'esportazione di tecnologie avanzate in campo energetico nei Paesi emergenti. Ma anche alla cancellazione di attività in ambito nazionale per la promozione e lo sviluppo delle energie rinnovabili;
il rischio più evidente è anche quello dell'apertura in Europa di procedure di infrazione a fronte del mancato versamento del contributo italiano al finanziamento del pacchetto dell'Unione europea;
non sembra ancora risolta la questione con l'integrazione di fondi che il Consiglio dei ministri, nel corso dell'esame della legge di stabilità ha destinato al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare con 300 milioni di euro di cui 150 a valere sui fondi della banda larga e 150 sulla quota nazionale dei fondi di servizio, visto che non è affatto chiara la destinazione degli stessi nella ripartizione interna;
va, infine, sottolineato il clima di profonda inquietudine che vive in questi giorni il personale del Ministero che, nel corso di un'affollata assemblea, convocata d'urgenza dai sindacati all'indomani dei tagli, ha manifestato serie preoccupazioni sull'entità dei tagli operati sul bilancio e ha sottolineato come sia necessario costruire un'alleanza forte tra lavoratori, cittadini operatori del settore, per difendere il lavoro pubblico e perché la crisi non sia solo l'alibi per colpire al cuore le strutture che garantiscono oggi la qualità dell'ambiente in questo Paese -:
se non intendano assumere ogni iniziativa di competenza per il reale ripristino delle risorse indispensabili alla sopravvivenza stessa delle politiche ambientali - in particolare nel settore delle energie rinnovabili - nel nostro Paese, e a garantire il rispetto degli impegni internazionali assunti in tale ambito.
(4-13675)
DIFESA
Interrogazioni a risposta scritta:
MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri. - per sapere - premesso che:
sul quotidiano il Resto del Carlino il 22 ottobre 2011 è stato pubblicato un articolo dal titolo «Raid contro Gheddafi: L'operazione è stata guidata da Poggio» nel quale si leggono le dichiarazioni del generale Mario Renzo Ottone in merito al raid aereo nel contro Gheddafi;
in particolare l'articolo riporta che «[...] L'innesco è Nato - ha confermato infatti il comandante della struttura poggese - in virtù della capacità di sorveglianza attiva e di intervento delle forze dell'alleanza». Ciò significa che proprio dalle sale bunker di via Cantone sono stati gestiti il sorvolo e il bombardamento del convoglio su cui il dittatore stava uscendo dalla sua città natale, per poi cadere preda dei rivoluzionari. «Si sono alzati in volo un intercettore Predator e due caccia - ha riferito il generale di squadra aerea Ottone - quando hanno centrato una parte dei veicoli la colonna si è spezzata e alcuni uomini, fra cui Gheddafi, sono fuggiti». E sulla violenta fine del raìs, aggiunge: «Una conclusione sul campo che personalmente avrei preferito un po' diversa. Quando si tratta di vita umana è meglio fare riferimento alla certezza del diritto [...]»;
il 21 ottobre 2011 una nota dell'agenzia Ansa ha ripreso un comunicato dello Stato Maggiore della difesa «Libia: 19 missioni per aerei italiani nell'ultima settimana» in cui si legge «Sono 19 le missioni aeree effettuate nell'ultima settimana dai velivoli italiani "a disposizione della Nato" per l'operazione 'Unified Protector' in Libia. Le missioni, afferma una nota dello Stato Maggiore della difesa, di ricognizione, sorveglianza, pattugliamento, controllo della no fly zone e di supporto, sono state effettuate con Tornado, FI 6 Falcon, Amx, Predator B, e due aerorifornitori KCL30J KC767A, tutti in organico all'Aeronautica militare. Il dispositivo della Marina militare impegnato nell'operazione di embargo navale è assicurato invece da Nave San Giusto. Per quanto riguarda l'emergenza immigrazione, infine, in applicazione dell'intesa italo-tunisina, nave Driade, nave Borsini ed un velivolo Atlantic continuano la sorveglianza in prossimità delle acque tunisine. (ANSA). COM-GUI 21-OTT-11 19:03»;
a seguito delle immagini diffuse dalle maggiori emittenti televisive internazionali, il dubbio che il dittatore libico sia stato assassinato ha portato numerosi gli organismi internazionali, non ultimo l'ONU, a chiedere lo svolgimento di accurate indagini volte a chiarire se la morte del dittatore libico Gheddafi sia avvenuta durante il conflitto a fuoco oppure se sia stata una brutale esecuzione;
ad avviso degli interroganti gli eventi immediatamente successivi alla cattura del leader libico dovevano essere previsti anche in ragione delle sconcertanti dichiarazioni rese da alcuni esponenti del Cnt e pubblicate sul quotidiano il Giornale, in un articolo dal titolo «Libia, i ribelli: commando per uccidere Gheddafi» del 29 giugno 2011, in cui si legge «Potremmo predisporre un commando militare il cui compito sarà quello di assassinare Muammar Gheddafi». È quanto ha annunciato il Ministro della giustizia del Consiglio nazionale transitorio libico, Mohammed Ibrahim al-Alaqi, in un'intervista al giornale arabo al-Hayat. «Stiamo preparando un commando per assassinarlo - ha affermato - e prevedo che potremmo celebrare la cerimonia funebre per il suo cadavere entro poche settimane». L'esponente dei ribelli libici ha inoltre aggiunto che il Cnt «è intenzionato a rendere esecutivo il mandato di cattura emesso dal Corte penale internazionale nei confronti di Gheddafi. L'operazione - ha spiegato - scatterà «appena i ribelli entreranno a
Tripoli», una questione di «qualche settimana» -:
quali siano stati i motivi per cui, a seguito delle dichiarazioni degli esponenti del Cnt citate in premessa, non vi siano state da parte del Governo italiano adeguate azioni volte a escludere possibilità che, come si è verificato, Gheddafi fosse sommariamente giustiziato;
quali e quanti mezzi delle Forze armate italiane siano stati impiegati nella giornata del 20 ottobre 2011, con quali compiti e se abbiano avuto un ruolo, e quale, nel raid aereo contro i mezzi su cui viaggiava Gheddafi;
se i Ministri interrogati non ritengano di dover escludere qualsiasi responsabilità delle Forze armate italiane impegnate nella missione contro il regime libico in quello che ad avviso degli interroganti è stato il brutale omicidio del dittatore libico Gheddafi.
(4-13681)
MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa, al Ministro per la semplificazione normativa. - Per sapere - premesso che:
il Consiglio dei Ministri in data 16 giugno 2011 - su proposta del Ministro della difesa e del Ministro per la semplificazione normativa - ha approvato uno schema di decreto legislativo che apporta alcune modifiche al Codice dell'ordinamento militare, emanato con decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66;
la relazione illustrativa ha richiamato che «Le rettifiche delle imperfezioni del testo, sin qui riscontrate in sede applicativa dalle varie articolazioni dell'Amministrazione della difesa, tanto dell'area tecnico-operativa (Stati maggiori di Forza armata), quanto dell'area tecnico-amministrativa (Segretariato generale della difesa e Direzioni generali), possono riguardare meri errori materiali di trascrizione occorsi nella redazione del codice, sia di tipo dattilografico, sia di riproduzione delle partizioni testuali per riassetto delle fonti originarie. Tra questo genere d'intervento, si possono annoverare anche quei perfezionamenti tesi ad una maggiore chiarezza delle disposizioni, senza con ciò innovare le materie che ne sono oggetto» e all'articolo 4, comma 1, lettera s), che «completa all'articolo 811, relativo ai militari della Marina militare, il riassetto delle disposizioni che regolano l'ordinamento del personale di tale forza armata, con particolare riferimento al corpo degli equipaggi militari marittimi (CEMM), già disciplinato dal T.U. approvato con r.d. 18 giugno 1931, n, 914 e all'originario articolo 1 della legge 10 maggio 1983, n. 212»;
lo schema proposto all'articolo 4, comma 1, lettera s), ha disposto che l'articolo 811, comma 2 è sostituito dal seguente: «All'interno di ciascun ruolo della Marina militare: a) gli ufficiali possono essere ripartiti in specialità ai fini dell'impiego e in relazione alle esigenze di servizio; b) i sottufficiali, i graduati e i militari di truppa del Corpo degli equipaggi militari marittimi (CEMM) sono distinti per categorie e specialità e le relative procedure per l'avanzamento al grado superiore si effettuano distintamente nell'ambito di ciascuna categoria e specialità»;
l'articolo 3 della legge 6 marzo 1992, n. 216 ha delegato il Governo ad emanare il riordino delle carriere, delle attribuzioni e dei trattamenti economici dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica, allo scopo di conseguire una disciplina omogenea e senza prevedere nessuna peculiarità per la Marina militare;
il decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 196, e successive modificazioni, ha dato attuazione alla delega del Parlamento;
tale operazione pone in risalto l'illogicità dell'azione legislativa prospettata addirittura nell'ambito della stessa Forza armata tra il corpo equipaggi militari marittimi e il corpo delle capitanerie di porto, nonché in antitesi con il previgente articolo 8, comma 1 e 2, della legge 6 agosto 1991, n. 255, ove già disciplinava identiche modalità di stato giuridico e di avanzamento;
il codice dell'ordinamento militare, ha riprodotto - senza alcuna novazione - tutta la legislazione citata -:
se i Ministri interrogati non ritengano che l'intervento proposto all'articolo 811 del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66 apporti una novazione sostanziale allo stato giuridico e all'avanzamento del personale del corpo degli equipaggi militari marittimi, e quali iniziative intendano assumere in proposito.
(4-13684)
MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa, al Ministro per la semplificazione normativa. - Per sapere - premesso che:
il Consiglio dei ministri in data 16 giugno 2011 - su proposta del Ministro della difesa e del Ministro per la semplificazione normativa - ha approvato uno schema di decreto legislativo che apporta alcune modifiche al Codice dell'ordinamento militare, emanato con decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66;
la relazione illustrativa ha richiamato che «Le rettifiche delle imperfezioni del testo, sin qui riscontrate in sede applicativa dalle varie articolazioni dell'Amministrazione della difesa, tanto dell'area tecnico-operativa (Stati maggiori di Forza armata), quanto dell'area tecnico-amministrativa (segretariato generale della difesa e direzioni generali), possono riguardare meri errori materiali di trascrizione occorsi nella redazione del codice, sia di tipo dattilografico, sia di riproduzione delle partizioni testuali per riassetto delle fonti originarie. Tra questo genere d'intervento, si possono annoverare anche quei perfezionamenti tesi ad una maggiore chiarezza delle disposizioni, senza con ciò innovare le materie che ne sono oggetto»;
il capo II del regio decreto-legge 20 luglio 1934, n. 1302, convertito dalla legge 4 aprile 1935, n. 808, e successive modificazioni, definisce le condizioni ed i termini per la corresponsione dell'indennità di volo per il personale militare;
gli articoli 9 e 10, all'ultimo comma, statuiscono per gli ufficiali dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica che «L'indennità suddetta è conservata nei casi di inidoneità al volo per infermità e, nei limiti previsti dagli articoli 7 ed 8, è soppressa nei casi di sospensione o di riduzione di assegni di cui all'articolo 5 ed è ritenuta e versata all'Istituto nazionale Umberto Maddalena per i figli degli aviatori, in Gorizia, nei casi di punizioni disciplinari contemplati nello stesso articolo 5»;
negli stessi termini l'articolo 11, ultimo comma, statuisce il medesimo trattamento giuridico ed economico per i sottufficiali e per i graduati di truppa;
il decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, all'articolo 2270, comma 1, punto 4, prevede che resta in vigore il seguente atto normativo primario e successive modificazioni: «regio decreto-legge 20 luglio 1934, n. 1302, e legge di conversione 4 aprile 1935, n. 808: articoli 3, 7, 9 e 10»;
per effetto dell'abrogazione dell'articolo 11 vige un diverso trattamento giuridico ed economico tra gli ufficiali e il rimanente personale -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti di cui in premessa e quali immediate iniziative normative si intendano assumere per ripristinare l'omogeneità di trattamento tra i diversi ruoli del personale delle Forze armate.
(4-13685)
...
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazione a risposta orale:
LIBÈ. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con un comunicato ufficiale del 22 ottobre, Equitalia ha annunciato di agire
nei confronti di Alberto Goffi, consigliere regionale UdC del Piemonte e autore del libro «È Qui l'Italia?», in quanto i contenuti del libro «sono basati su presupposti privi di fondamento che inducono alla delegittimazione di chi ha il compito istituzionale di riscuotere le tasse» (...) alimentando una campagna diffamatoria con attacchi privi di fondamento;
il consigliere regionale Udc del Piemonte Alberto Goffi ha denunciato pubblicamente e nelle sedi istituzionali da circa tre anni le storture delle procedure di riscossione operate dalla società pubblica Equitalia SpA, producendo documenti e atti amministrativi depositati e votati (quasi sempre all'unanimità) sia in consiglio comunale a Torino che in consiglio regionale del Piemonte;
il libro «È Qui l'Italia?» è stato presentato il 15 settembre a Torino presso le OGR (Officine grandi riparazioni, sede dei 150 anni dell'Unità d'Italia) e ha visto la partecipazione di esponenti della politica di tutti gli schieramenti, rappresentanti della magistratura, delle istituzioni nazionali e locali e delle principali testate giornalistiche di stampa, radio e tv, senza alcuna ispirazione partitica;
le critiche al sistema di riscossione avanzate nel libro sono basate su testimonianze dirette di contribuenti e titolari di aziende tartassati da Equitalia e il più delle volte costretti a chiusure e fallimenti a causa dei suoi metodi invasivi (pignoramento dei conti correnti e dei macchinari, fermi amministrativi sui mezzi di lavoro e iscrizioni di ipoteche sulla prima casa o sui capannoni);
la finalità del libro è benefica e intende finanziare con gli introiti della vendita un fondo di garanzia a sostegno delle famiglie e delle aziende in difficoltà, vittime del fisco iniquo e degli errori della pubblica amministrazione, in adempimento all'ordine del giorno approvato all'unanimità dal consiglio regionale del Piemonte in data 30 luglio 2010, seguito da un disegno di legge regionale, che prevede la costituzione di un osservatorio regionale con lo scopo di monitorare il fenomeno economico e sociale dei fermi amministrativi e dei pignoramenti immobiliari, per debiti contratti con lo Stato, e per valutare l'impatto che questi hanno sulle piccole aziende e sul mondo del commercio in generale -:
se sia a conoscenza della determinazione di Equitalia di agire legalmente nei confronti del consigliere regionale Alberto Goffi, e se i legali di Equitalia impegnati nella difesa della società siano esterni o dipendenti, e se si utilizzino pertanto le entrate derivanti dalla riscossione pubblica per sostenere le suddette spese legali.
(3-01906)
...
GIUSTIZIA
Interrogazione a risposta in Commissione:
ZAZZERA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'operazione chiamata «Mani sulla città» condotta dalla procura di Trani ha portato all'arresto nel giugno 2011 del dirigente dell'ufficio territorio del comune di Molfetta, ingegner Rocco Altomare, insieme ad altre otto persone;
secondo la procura, presso il comune esisteva un «comitato d'affari che aveva messo le mani sulla città» e che ne decideva per interessi privati il futuro urbanistico (La Repubblica di Bari del 12 luglio 2011);
le indagini sono partite nel 2008 per far luce su presunti reati quali associazione a delinquere per corruzione, concussione, lottizzazione abusiva nel territorio di Molfetta e abuso di potere;
l'ingegner Rocco Altomare, secondo quanto riportato dalla stampa, avrebbe fatto richiesta di scarcerazione al tribunale del riesame di Bari, ma il pubblico ministero Antonio Savasta si sarebbe opposto;
nella memoria depositata dal pubblico ministero, tra le motivazioni addotte contro la scarcerazione vi sarebbero gli incontri tra l'ingegner Altomare ed il sindaco di Molfetta in qualità di parlamentare, che secondo Savasta potrebbero portare all'inquinamento delle prove;
in riferimento ai suddetti incontri, risulta che il sindaco «abbia avuto un diverbio con il direttore del penitenziario che si opponeva al colloquio senza testimoni» (Quindici OnLine - l'Informazione a Molfetta del 12 luglio 2011) -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e se, nell'ambito della propria competenza, ritenga opportuno fornire ulteriori informazioni sui motivi di protesta del direttore del penitenziario circa le visite al detenuto Altomare.
(5-05588)
Interrogazioni a risposta scritta:
ROSATO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
dal giornale Corriere della Sera, si apprende che sarebbe a rischio la vidimazione delle firme raccolte ai sensi della legge 25 maggio 1970, n. 352, sulla legge elettorale in quanto risulta il Ministero non avrebbe destinato le risorse necessarie;
dallo stesso giornale si apprende, ancora, che lo stato di agitazione delle rappresentanze sindacali dei personale della Corte di cassazione è giustificato dal precedente caso di mancata corresponsione delle retribuzioni straordinarie dovute alla vidimazione delle firme avvenuta in occasione dei referendum abrogativi effettuati a giugno del 2011;
visti i termini prescritti entro i quali vanno completate le procedure di vidimazione delle firme per i referendum abrogativi, il mancato stanziamento delle dovute risorse per il personale della Corte di cassazione mette a rischio importanti istituti democratici previsti dalla Costituzione: -:
se corrisponda al vero quanto esposto in premessa, e, in caso di risposta affermativa, come intenda agire il Governo a tutela dei lavoro già svolto in passato dal personale per i referendum abrogativi di giugno 2011 e a garanzia del rispetto dei termini prescritti dalla legge per la vidimazione delle firme raccolte quest'estate sulla legge elettorale.
(4-13682)
BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo informazioni di stampa il magistrato di sorveglianza di Spoleto ha, con un'ordinanza, dato indicazioni alla Asl di Terni di sostenere le spese necessarie a garantire le cure ormonali ad una persona transessuale detenuta nel carcere di Terni motivando la decisione perché la sua integrità psicofisica viene garantita unicamente dalle cure già intraprese prima della detenzione;
il magistrato di sorveglianza ha altresì disposto che «in caso di qualsiasi inerzia» da parte della Asl sia il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria a supplire provvisoriamente, come sta già avvenendo per i detenuti transessuali della casa circondariale di Belluno;
la Asl di Terni ha annunciato che farà ricorso contro questa ordinanza perché sostiene che la legge non include la prescrizione di ormoni sessuali femminili a soggetto maschile;
a seguito del ricorso dovrà esprimersi la Corte di Cassazione -:
se il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria abbia provveduto ad adempiere a quanto previsto dal giudice;
se non si intendano assumere le necessarie iniziative di competenza, se del caso normative, dirette a riconoscere il diritto alle cure ormonali per le persone transessuali e per evitare, il ripetersi di casi come quello descritto in premessa.
(4-13688)
TESTO AGGIORNATO AL 25 OTTOBRE 2011
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
si fa riferimento alla dichiarazione congiunta del sindaco di Bologna e del presidente ATC concernente la sospensione dei lavori del CIVIS di Bologna di seguito riportata:
«Il comune di Bologna e Atc hanno annunciato la sospensione dei lavori del "Civis", il progetto di tram su gomma al centro di numerose polemiche negli ultimi anni. Si tratta, spiega una nota firmata dal sindaco Virginio Merola e dal presidente di Atc Francesco Sutti, di "un provvedimento doveroso, in particolare a tutela dell'interesse pubblico". L'annuncio della direzione dei lavori, in capo ad Atc, è stato notificato all'Associazione temporanea d'impresa appaltatrice Irisbus-CCC.
La decisione è maturata sulla base della relazione della Commissione di sicurezza di nomina ministeriale dello scorso 1o giugno: secondo il Comune e Atc "si è in presenza di criticità tali da considerare il veicolo, con particolare riferimento al sistema di guida ottica, non corrispondente a quanto contrattualmente previsto sulla base dell'offerta presentata dal costruttore in sede di gara". La sospensione delle attività "è stata disposta allo scopo di evitare di continuare a investire su un progetto basato su capacità prestazionali e garanzie di sicurezza di mezzo e sistema di guida diverse da quelle previste dal contratto, per di più senza che il Ministero si sia definitivamente espresso in merito alla sicurezza del veicolo".
Ora, spiega ancora la nota, "dovranno essere esplorate, assieme a Irisbus, tutte le possibili soluzioni che siano realizzabili e che consentano, una volta fatte le dovute varianti, il completamento del progetto". In mancanza di questo, fa ancora notare l'amministrazione, "procedere oggi con la realizzazione di lavori per opere che potrebbero poi risultare non integrate con le necessarie varianti, non rappresenterebbe certo un buon servizio alla città, ma solo un impegno di risorse allo stato non giustificato e privo dell'indispensabile quadro complessivo di riferimento sul progetto". Le prime conseguenze della decisione del Comune sono lo stop a "tutte le opere civili delle tratte restanti rispetto a quelle già completate, sia a Bologna che a San Lazzaro di Savena". In ogni caso "saranno portati a termine i lavori in corso di esecuzione relativi agli impianti della trazione elettrica, semaforici e di pubblica illuminazione»;
il comune di Bologna, la provincia, la regione Emilia Romagna e ATC, ad avviso dell'interpellante, non possono essere esenti da responsabilità nella conduzione di una infrastruttura, che da anni e da più parti competenti, è sempre stata giudicata come minimo inadeguata;
ci si chiede perché solo ora sia avvenuta la sospensione dei lavori quando fin dall'inizio si è lavorato in assenza del parere della commissione sicurezza del Ministero e ciò nonostante si è pagato il 50 per cento dei veicoli;
sorge una domanda spontanea, ossia chi paga per tutto ciò. Non bastano certo le dichiarazioni e le motivazioni addotte, che devono essere rese chiare all'opinione pubblica in modo esaustivo evidenziando eventuali responsabilità ed inadempienze del comune e di tutti gli enti che hanno partecipato, all'ideazione, alle successive modifiche e alla realizzazione della struttura;
l'interpellante si riserva di segnalare l'intera vicenda alla Corte dei conti affinché valuti eventuali danni erariali provocati dagli enti preposti all'adozione, progettazione ed esecuzione dell'opera pubblica denominata Civis -:
se il Ministro interrogato alla luce di ogni ulteriore criticità segnalata in premessa non ritenga opportuno revocare finalmente i fondi a suo tempo assegnati al progetto Civis.
(2-01245) «Garagnani».
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VII Commissione:
GHIZZONI, MARIANI, BENAMATI, BOCCI, BRAGA, ESPOSITO, GINOBLE, IANNUZZI, MARANTELLI, MARGIOTTA, MORASSUT, MOTTA, REALACCI, VIOLA e DE PASQUALE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la legge finanziaria per il 2003 prevede che tra le opere del Programma di infrastrutture strategiche di cui alla legge n. 443 del 2001 sia inserito un «piano straordinario di messa in sicurezza degli edifici scolastici con particolare riguardo a quelli che insistono sul territorio delle zone soggette a rischio sismico», demandano al CIPE, sentita la conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, l'individuazione delle risorse e la relativa ripartizione, tra quelle stanziate dalla legge 1o agosto 2002, n. 166;
con la legge finanziaria del 2004 tali risorse furono quantificate nel 10 per cento delle risorse disponibili ai sensi della citata legge n. 166 del 2002;
ad oggi, anche a seguito di successivi interventi di rimodulazione e integrazione dello stanziamento, risulterebbe destinato all'attuazione del piano, poco più di un miliardo di euro;
il CIPE, con le delibere 102/2004, 157/2005 e 143/2006, ha avviato la realizzazione dei primi due programmi stralcio, con una disponibilità finanziaria di circa 490 milioni di euro, mentre con le delibere n. 32/2010 e 67/2010 sono stati messi a disposizione altri 360 milioni di euro circa per l'avvio di un ulteriore programma stralcio;
la legge finanziaria per il 2010, ha previsto che, al fine di garantire condizioni di massima celerità nella realizzazione degli interventi necessari per la messa in sicurezza e l'adeguamento antisismico delle scuole, l'approvazione entro la data del 30 giugno 2010, da parte delle Commissioni parlamentari permanenti competenti per materia nonché per i profili di carattere finanziario, di un apposito atto di indirizzo per individuare gli interventi di immediata realizzabilità con la relativa ripartizione degli importi tra gli enti territoriali interessati;
con successive risoluzioni, l'ultima delle quali in data 2 agosto 2011, le Commissioni riunite V (bilancio, tesoro e programmazione) e VII (cultura, scienza e istruzione) hanno approvato il citato atto d'indirizzo, indicando un elenco di priorità;
con la recente pubblicazione, la delibera CIPE 46/2011, nel dar conto dello stato di attuazione degli interventi dei due precedenti programmi stralcio, rileva che alla data del 31 dicembre 2010 non sono ancora stati avviati il 20 per cento degli interventi contenuti nei primi due citati programmi stralcio, per circa il 25 per cento dell'importo stanziato, lamenta la mancata approvazione dell'atto di indirizzo parlamentare, mentre come è noto, e non poteva essere sfuggito al Ministro interrogato, dal momento che l'ultima risoluzione è stata approvata anche a seguito delle informazioni dallo stesso fornite alle commissioni parlamentari, già dal novembre del 2010 le commissioni parlamentari competenti avevano adempiuto a quanto prescritto dalla citata legge finanziaria del 2010;
peraltro l'intendimento è stato riconfermato nella già citata risoluzione del 2 agosto 2011 ma per un numero di interventi inferiore al precedente atto di indirizzo (sono state infatti espunte le istituzioni scolastiche delle aree meridionali inserite in un fondo dedicato al Mezzogiorno) -:
se non reputi il Ministro interrogato di doversi attivare con la massima sollecitudine per dar seguito alle indicazioni contenute nelle citate risoluzioni parlamentari e, in particolare, se non ritenga di dover fornire adeguate informazioni sullo
stato di avanzamento dei primi due programmi ma soprattutto sulla reale entità delle risorse attualmente disponibili per la realizzazione del terzo programma stralcio anche alla luce delle recenti dichiarazioni rilasciate dal Ministro Gelmini a seguito della discussione sulla legga di stabilità in Consiglio dei ministri.
(5-05585)
GOISIS, RIVOLTA, GRIMOLDI, CAVALLOTTO e BITONCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 191 del 23 dicembre 2009 (Legge finanziaria 2010) dispone, così come previsto dall'articolo 2, comma 239, dei fondi per la messa in sicurezza dell'edilizia scolastica previa approvazione di apposito atto di indirizzo delle Commissioni parlamentari permanenti competenti per materia nonché per i profili di carattere finanziario;
le risorse utilizzate sono parte di quelle contemplate dal comma 1 dell'articolo 7-bis del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni, dall'articolo 1, comma 1, della legge 30 ottobre 2008, n. 169, che destina un importo non inferiore al 5 per cento delle risorse stanziate per il programma delle infrastrutture strategiche al piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, formulato ai sensi dell'articolo 80, comma 21, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e successive modificazioni;
durante la seduta del 25 novembre 2010, le Commissioni parlamentari bilancio e cultura hanno approvato l'apposito atto di indirizzo (risoluzione n. 8-00099) con cui si impegna il Governo ad attenersi, per l'assegnazione dei fondi, così come disposto dall'articolo 2, comma 239, dalla legge n. 191 del 23 dicembre 2009 (legge finanziaria per il 2010), alle priorità di cui all'elenco 1;
in data martedì 2 agosto 2011 le Commissioni riunite V (Bilancio, tesoro e programmazione) e VII (Cultura, scienza e istruzione), a seguito delle risultanze dell'audizione svolta dal sottosegretario per le infrastrutture e i trasporti, senatore Mario Mantovani, presso le Commissioni riunite V e VII, in data 21 luglio 2011 e in virtù delle quali è emerso che si rendeva necessario adottare una nuova risoluzione in sostituzione della predetta risoluzione n. 8-00099, hanno approvato una ulteriore risoluzione, la n. 8-00143 al fine di impegnare il Governo ad attenersi, ai fini dell'assegnazione delle risorse di cui all'articolo 2, comma 239, della legge 23 dicembre 2009, n. 191, alle priorità di cui all'elenco 1;
organi di stampa nazionale (La Repubblica, domenica 9 ottobre 2011) riportano la notizia secondo cui il Comitato interministeriale per la programmazione economica avrebbe denunciato i ritardi relativi alla «mancanza dell'atto di indirizzo da parte delle commissioni parlamentari competenti» -:
quali iniziative urgenti il Ministro intenda adottare per permettere l'immediato utilizzo delle risorse stanziate nell'ambito del programma delle infrastrutture strategiche, ai fini della messa in sicurezza dell'edilizia scolastica, nonché per assicurare la regolare programmazione didattica per l'anno scolastico 2011-2012.
(5-05586)
...
INTERNO
Interrogazione a risposta in Commissione:
POLLEDRI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 343 del regio decreto 27 luglio 1934, n. 1265, stabilisce che i crematoi siano autorizzati dal prefetto e che i comuni debbono concedere gratuitamente l'area necessaria nei cimiteri per la costruzione dei crematoi;
risulterebbe all'interrogante che si stia per procedere alla realizzazione di un crematoio nella città di Piacenza;
ove risultasse vero che l'amministrazione cittadina abbia effettuato una tale scelta, ciò sarebbe avvenuto in assenza di un contraddittorio con la cittadinanza, tant'è che vi sono state immediate reazioni degli abitanti del quartiere interessato (cosiddetto Capitolo) che hanno manifestato perplessità, dettate da forti ragioni di carattere ambientale e di salute pubblica;
va sottolineato che quartiere in questione è caratterizzato dalla presenza di elevati fattori che rappresentano gravi fonti di inquinamento, soprattutto dell'aria, tra cui e soprattutto grandi aziende, una centrale elettrica, la vicinanza dell'autostrada, un inceneritore;
l'Arpa regionale avrebbe dato il proprio nulla osta alla realizzazione del forno crematorio nell'area nord di Piacenza, ma basandosi su ipotetici calcoli (non ben illustrati ma solo enunciati) e prendendo tuttavia come altro unico parametro di confronto l'esistente inceneritore di Tecnoborgo (e non considerando quindi tutte le «fonti inquinanti» sopra ricordate);
i crematoi sono impianti il cui impatto ambientale richiede una previa verifica di impatto sulla salute e sull'ambiente, tant'è vero che ai sensi dell'articolo 8 della legge 30 marzo 2001, n. 130, è stabilito che con decreto del Ministro della sanità, di concerto con il Ministro dell'ambiente e con il Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, sono definite le norme tecniche per la realizzazione dei crematori, relativamente ai limiti di emissione, agli impianti e agli ambienti tecnologici, nonché ai materiali per la costruzione delle bare per la cremazione. Purtroppo va segnalato al riguardo che nonostante l'importanza di tale norma, il predetto decreto non è ancora stato emanato;
appare quindi evidente che non sono state prese in alcun modo in considerazione possibili variabili, né tantomeno si è valutato il rischio concreto per la salute o sono state espresse valutazioni prudenziali;
la definizione dei limiti di emissione infatti rappresenta un elemento essenziale al fine di valutare la sostenibilità e soprattutto l'adeguatezza dell'impianto da realizzare -:
se sia stata autorizzata la realizzazione di un crematoio presso la città di Piacenza, segnatamente nel quartiere Capitolo;
se non si ritenga necessario, per le parti di competenza, provvedere alla immediata emanazione del decreto ministeriale di cui all'articolo 8 della legge n. 130 del 2001 in modo tale da fissare in una chiara disposizione normativa i limiti di emissione ed evitare così rischi per la salute della popolazione e l'ambiente.
(5-05583)
Interrogazioni a risposta scritta:
ALESSANDRI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
a seguito dei gravi episodi di vandalismo e di atti criminali commessi durante la giornata di sabato 15 ottobre 2011 a Roma nell'ambito della manifestazione degli «indignati», le forze di polizia hanno immediatamente avviato indagini mirate volte a rintracciare la provenienza e le sedi dei soggetti violenti che hanno partecipato alla devastazione della città;
da una notizia riportata dal quotidiano QN del 18 ottobre 2011, risulterebbe che presso l'università di Bologna, nella facoltà di scienze politiche, esisterebbe una specifica aula C, da tempo autogestita e da cui proverrebbero quattro ragazzi fermati in autostrada dopo gli scontri di Roma;
risulterebbe altresì che, da un'inchiesta condotta sulle attività di un circolo anarco-insurrezionalista di via San Vitale, si sia scoperto che gli appartenenti a tale
club, essendo stato risolto il contratto di affitto che permetteva loro di operare nella predetta zona di via San Vitale, siano ora ospitati proprio nella aula C autogestita dell'università di Bologna;
ad avvalorare l'ipotesi di tali frequentazioni eversive dell'aula autogestita, vi sarebbe un fatto accaduto l'autunno scorso, quando nei pressi della porta dell'Aula furono esposte per molto tempo, sagome di poliziotti come bersagli a grandezza naturale -:
di quali informazioni dispongano in merito a coloro che frequentano l'aula C autogestita della facoltà di scienze politiche dell'università di Bologna e se non intendano, ad ogni modo, adottare iniziative urgenti volte a verificare che presso tale università non si creino spazi per soggetti eversivi anche organizzati in forma associativa con evidenti rischi per l'ordine pubblico.
(4-13680)
LO MORO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il giorno 18 ottobre 2011 il Coisp Calabria, sindacato indipendente di polizia, ha diramato due comunicati stampa che descrivono la situazione precaria in cui si trovano a lavorare le forze di polizia;
in una prima nota, Giuseppe Brugnano, segretario regionale del sindacato ha dichiarato alle agenzie «Auto obsolete e senza carburante, organici dimezzati, lavoro straordinario garantito col contagocce pur dinanzi ad una criminalità considerata la più potente ed invasiva del mondo». Per il Coisp, il sindacato indipendente di polizia, «la 'ndrangheta può festeggiare»;
«In una regione ad alta densità criminale come la Calabria, la Polizia di Stato e tutte le forze di polizia sono state abbandonate a se stesse» - denunciava ancora il segretario Coisp Calabria, che precisava «Nelle cinque questure della Calabria ed in tutti gli uffici di Polizia della regione, oggi manca di tutto. Dalle risorse economiche per lo straordinario, al carburante per le auto»;
con riferimento ai vari territori denunciava, in particolare: «Nel commissariato di Polizia di Siderno, uno dei più esposti nella lotta alla 'ndrangheta si è assistito alla perdita di personale mai rimpiazzato, pari al 26 per cento dell'organico». «Stessa cosa a Vibo Valentia, dove», spiega Brugnano, «il controllo del territorio è affidato a poche, eroiche unità chiamate a fronteggiare l'antistato con una sola volante disponibile, giorno e notte». «Situazioni analoghe a Catanzaro, dove la squadra mobile distrettuale ha un organico di 50 unità (ne servirebbero il doppio) che devono occuparsi di ogni reato, dai furti al traffico di droga». A Lamezia Terme, altra realtà a forte presenza criminale, «negli uffici manca il collegamento Adsl e la trasmissione dei dati avviene con un sistema obsoleto. Il commissariato ha appena 100 unità scarse... Basta un omicidio per esaurire il monte ore a disposizione. Una vera e propria festa per la criminalità, organizzata e non»;
nella stessa giornata il Coisp ha inviato una seconda nota in cui denunciava che una circolare diramata dalla sezione polizia stradale di Reggio Calabria (n. 18600 dell'11 ottobre 2011) a firma della dirigente dottoressa Giuseppina Pirrello chiede ai comandanti di ogni reparto degli uffici distaccati della provincia che per far fronte alla carenza di fondi destinati alla manutenzione dei veicoli, il personale provveda alla pulizia dell'autovettura utilizzata per il servizio con i mezzi a propria disposizione -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;
se e come intendano intervenire per ripristinare i fondi a tutela della sicurezza in un territorio ad alta presenza criminale come la Calabria e per consentire agli operatori della pubblica sicurezza di svolgere il proprio lavoro in condizioni dignitose.
(4-13687)
ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA
Interrogazione a risposta immediata in Commissione:
VII Commissione:
CAPITANIO SANTOLINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la situazione dell'edilizia scolastica nel nostro Paese è molto grave;
quasi la metà delle scuole italiane presenta importanti danni strutturali o è carente nell'assistenza, tanto da mettere a rischio la vita di insegnanti ed alunni;
oltre il 50 per cento dei 42 mila edifici in cui vivono milioni di studenti e di operatori scolastici non sarebbe a norma e diecimila di essi dovrebbero addirittura essere abbattuti;
la pioggia battente su Roma nei giorni scorsi ha causato numerosi disagi in molte scuole, come ad esempio il liceo Socrate di Roma, dove la pioggia ha allagato le aule e la palestra e un pannello si è staccato dal soffitto colpendo uno studente;
il problema della sicurezza nelle scuole è complessivo e va approcciato seriamente senza «stop and go» a partire da alcune realtà del Sud che versano in condizioni particolarmente difficili, fino a quelle dove il rischio terremoti è sempre possibile;
alle numerose interrogazioni parlamentari sono finora giunte dal Governo risposte lacunose che non chiariscono il complessivo quadro di riferimento e lo stato di attuazione delle misure previste dalla legislazione vigente;
a ciò si aggiunge il silenzio che finora ha caratterizzato l'effettivo funzionamento dell'anagrafe dell'edilizia scolastica, che dovrebbe essere lo strumento principe di ogni iniziativa programmatica, ma che a distanza di un quindicennio dal suo avvio non è ancora pienamente realizzata -:
quali siano i provvedimenti che il Governo intenda prendere e se ritenga opportuno avviare un censimento a livello nazionale, in collaborazione con le regioni, che evidenzi le zone maggiormente a rischio.
(5-05587)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
LOLLI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la normativa vigente riguardo alla mobilità del personale docente delle accademie e dei conservatori di musica italiani è regolata dal contratto collettivo nazionale del comparto AFAM-MIUR del 2002;
tale contratto prevede che le cattedre vacanti per cessazione del rapporto d'impiego (decessi, pensionamenti, dimissioni) siano coperte in prima istanza attraverso trasferimenti di personale di ruolo. Tale operazione è regolata da apposita graduatoria nazionale predisposta dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca (AFAM-MIUR) sulla base di criteri chiari ed automatici: anzianità di servizio, esigenze di famiglia e diritti di priorità fissati per legge (ad esempio, il punteggio derivante dalla legge n. 104 del 1992 per i diritti delle persone diversamente abili e altro). Sono completati i trasferimenti secondo questi oggettivi criteri; i conservatori di musica, per gli eventuali posti residui vacanti, hanno facoltà di predisporre utilizzazioni annuali tramite locali graduatorie di istituto;
da vari anni si è diffusa viceversa una pratica, in base alla quale vengono «congelate» e dichiarate indisponibili al trasferimento cattedre vacanti e attive che vengono poi assegnate a utilizzazioni o supplenze annuali dai singoli conservatori;
tale pratica è oggetto di frequenti contenziosi giudiziari che puntualmente si risolvono a sfavore dei vertici dei predetti
conservatori e accademie (si vedano ad esempio le sentenze n. 871 del 2006 del tribunale di Frosinone e del 12 luglio 2011, n. 11 del Consiglio di Stato) e procurano un grave danno ai legittimi diritti dei docenti di ruolo nelle graduatorie nazionali di trasferimento. È evidente poi che tali condanne arrecano danni erariali all'amministrazione dello Stato per i ricorsi vinti e la conseguente necessità di risarcire i danni subiti dai ricorrenti vittoriosi;
la pratica, nonostante le sentenze emanate da giudici del lavoro e amministrativi, continua a diffondersi anche nel nuovo anno accademico 2011-2012. Ad esempio, presso il solo conservatorio di Santa Cecilia di Roma per l'anno accademico 2011-2012 sono state definite indisponibili 14 cattedre su 18 complessive, e su tutto il territorio nazionale si contano ben 177 indisponibilità;
peraltro, questo comportamento è ulteriormente aggravato dal danno procurato ai diritti dei portatori di handicap tutelati dalla citata legge n. 104 del 1992 -:
quali iniziative urgenti intenda assumere il Ministro per riparare a questo quadro;
se non ritenga di assumere, per quanto di competenza e considerato il danno all'erario, iniziative volte a ostacolare il diffondersi di pratiche amministrative, che contrastano con la legge e con l'articolo 97 della Costituzione in materia di buon andamento dei pubblici uffici, e che quindi portano al dovere di risarcire copiosi danni ai ricorrenti vittoriosi in sede giudiziaria;
se intenda assumere puntuali informazioni sulla specifica situazione dell'accademia di Santa Cecilia di Roma.
(5-05576)
GOISIS e ALLASIA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'applicazione delle norme di cui all'articolo 64 del decreto legge n. 112 del 2008, convertito dalla legge n. 133 del 2008, ha rideterminato e conseguentemente ridotto le dotazioni organiche della scuola;
l'intesa raggiunta tra il Ministero e la direzione generale dall'ufficio scolastico veneto, che avrebbe portato all'assegnazione di ulteriori 150 posti per l'organico di diritto anno scolastico 2011-2012, non avrebbe raggiunto l'obiettivo di contenimento dei posti;
in effetti, a seguito della chiusura dell'organico di diritto e delle relative riduzioni che saranno effettuate in organico di fatto la regione Veneto non è in grado di soddisfare le situazioni critiche e/o impreviste che inesorabilmente si determineranno nelle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado delle singole province venete, ampiamente rappresentate dalle proteste di genitori, enti locali e organizzazioni sindacali;
da dati ufficiali diffusi dalla competente direzione regionale scolastica la suddetta razionalizzazione del contingente dell'organico di diritto, attuata nell'anno scolastico 2010-2011 ha portato alla seguente riduzione:
a) scuola primaria: 652 posti (17.443 in totale, rispetto ai 18.095 dell'anno scolastico 2009-2010; 652 posti;
b) scuola secondaria di primo grado: 121 posti (11.122 in totale, rispetto agli 11.243 dell'anno scolastico 2009-2010);
c) scuola secondaria di secondo grado: 902 (15.909 in totale, rispetto ai 16.811 dell'anno scolastico 2009-2011);
l'assegnazione del citato contingente di 150 unità non corrisponde infatti con l'indicatore di riparto che dovrebbe tener conto dell'entità prevista della popolazione scolastica, delle esigenze degli alunni portatori di handicap. Da dati ufficiali, diffusi dagli uffici periferici scolastici, gli incrementi della popolazione scolastica per l'anno scolastico 2011-2012 dovrebbe ulteriormente aumentare rispetto ai seguenti dati registrati nell'anno scolastico 2010-2011:
a) alunni iscritti: incremento di 6.800 circa (esclusa la scuola dell'infanzia);
b) scuola dell'infanzia: 46.103;
c) scuola primaria: 218.361;
d) scuola secondaria di primo grado: 136.384;
e) scuola secondaria di secondo grado: 190.235;
f) alunni disabili: 1900 iscritti all'anno scolastico 2011-2012;
il totale degli alunni iscritti alle scuole del veneto nell'anno scolastico 2010-2011 si attesta sui 591.083 dell'anno scolastico 2009-2011;
il totale delle classi è di 27.923, ripartite nell'anno scolastico 2009-2011, nel modo seguente: 1889 (scuola dell'infanzia); 11.441 (scuola primaria); 6.233 (scuola secondaria di primo grado); 8.360 (scuola secondaria di secondo grado);
la regione Veneto si è sempre distinta per la capacità e gli sforzi di mantenere una scuola di elevata qualità -:
quali iniziative intenda intraprendere per garantire un regolare e sereno avvio dell'anno scolastico 2011-2012, mettendo l'ufficio scolastico regionale del Veneto nelle condizioni di poter assicurare a tutti gli studenti ed alle loro famiglie un diritto allo studio che si concretizzi attraverso l'assegnazione di ulteriore contingente di insegnanti da distribuire nell'organico provinciale di diritto, sulla base di criteri oggettivi, in modo da garantire la continuità didattica, l'autonomia, il sostegno ai disabili, continuando a realizzare un piano dell'offerta formativa (POF) di qualità.
(5-05577)
GOISIS. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la riduzione degli organici di fatto nelle scuole del Friuli Venezia Giulia ha creato una situazione di disagio nelle scuole di ogni ordine e grado;
in particolare, la situazione relativa all'anno scolastico 2011-2012, presenta le seguenti lacune:
a) la scuola dell'infanzia non riesce ad accogliere tutte le richieste di iscrizione e le sezioni sono, in buona parte, composte da 28-29 alunni, ed anche laddove vi sia la presenza di 1 o più alunni disabili non sempre pare sia rispettato il numero massimo previsto dall'attuale normativa;
b) la scuola primaria non garantirebbe il tempo scuola richiesto dalle famiglie. Al modello orario corrispondente a 24/27 ore è stato preferito quello delle 30 ore, con una percentuale elevata di richiesta del tempo pieno (40 ore settimanali). Nonostante le richieste delle famiglie, le nuove classi prime a tempo normale sarebbero state, nella stragrande maggioranza, autorizzate a 27 ore; inoltre il taglio degli organici rischia di produrre effetti negativi anche sulle classi già esistenti, costringendole a ridurre l'orario di lezione finora garantito;
c) nella scuola secondaria di primo grado gli effetti dei tagli avrebbero indotto la maggior parte delle scuole a concentrare le lezioni nelle ore premeridiane, con conseguente appesantimento per gli alunni;
d) la scuola secondaria superiore lamenterebbe aule affollate, anche in presenza di alunni disabili;
e) i posti per il sostegno risulterebbero insufficienti;
da notizie diffuse da fonti sindacali, alle richieste di sostegno per alcuni alunni disabili del plesso scolastico «Tramonti» di Meduno (in provincia di Pordenone, area di montagna), nonché del circolo didattico di Campoformido, la dirigente scolastica regionale del Friuli, con una nota del 6 giugno 2011 (protocollo AOODRFR/7325), avrebbe ventilato, come ipotesi di soluzione, la partecipazione contributiva al pagamento del personale richiesto da parte delle famiglie interessate;
com'è noto, nell'anno scolastico 2010-2011, la distribuzione dell'organico di sostegno a livello provinciale ha tenuto conto unicamente della «quota parte relativa all'organico di diritto» -:
quali iniziative intenda intraprendere per risolvere la situazione di disagio
espressa in premessa e, in particolare, come intenda procedere nei confronti della dirigente scolastica regionale del Friuli Venezia Giulia relativamente al contenuto della nota citata, dal momento che lo Stato deve garantire e sostenere un servizio per il quale non è richiesto «alcun onere alle famiglie».
(5-05584)
Interrogazioni a risposta scritta:
PAGANO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in queste ore decine di migliaia di docenti che hanno preso parte alla pre-selezione del concorso a 2.368 posti di dirigenti scolastici per la scuola primaria, secondaria di primo grado, secondaria di secondo grado e per gli istituti educativi, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale - 4° serie speciale n. 56, il 15 luglio 2011, sono in attesa dei risultati delle prove effettuate a livello nazionale il 12 ottobre 2011;
la prova in questione consisteva in un test di 100 domande con quesiti a risposta multipla della durata di 100 minuti (circa un minuto a domanda);
relativamente a tale procedura di selezione sussistono alcuni punti da chiarire:
a) congruità del tempo assegnato ai candidati per rispondere ai quesiti, tenendo presente che in un minuto dovevano leggere il numero (peraltro non progressivo) della domanda sul foglio-domande, cercare la domanda sul libro (male impaginato) contenente oltre 5.000 domande, leggere la domanda e le quattro risposte, individuare la risposta esatta, annerire perfettamente il cerchietto sul foglio-risposte;
b) presenza nel librone di quesiti errati, dubbi, con risposte non univoche e opinabili;
c) presenza nel librone di refusi, rinvenibili anche nella batteria pubblicata dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, proprio nelle risposte esatte, che avrebbero potuto rappresentare segni di riconoscimento;
d) predisposizione di aule ad hoc per candidati che, per qualche motivo, non si siano presentati nella sede assegnata che sono stati ospitati, dunque, in altre scuole;
e) non apposizione dei codici identificativi sul foglio risposte in contemporanea al cartoncino anagrafico;
f) presenza su alcuni siti web, già dal mese di luglio, di moltissimi quesiti poi pubblicati dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca il 1° settembre e oggetto della prova;
risulta evidente che la gestione della procedura di pre-selezione affidata dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca al FORMEZ-ITALIA ha dato luogo a diverse anomalie che quasi certamente daranno origine a una pioggia di ricorsi (alcuni già presentati) innanzi al giudice amministrativo -:
se non ritenga opportuno valutare la possibilità, anche per evitare il proliferare di eventuali ricorsi dei candidati esclusi al giudice amministrativo, di annullare completamente la prova preselettiva di cui in premessa e riproporla secondo criteri e modalità caratterizzati da maggiore chiarezza e attendibilità.
(4-13676)
DI PIETRO, ZAZZERA e DI GIUSEPPE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la SSIS, ovvero la Scuola regionale, di durata biennale, che erogava abilitazioni per la scuola di primo e di secondo grado, è stata dismessa da ormai tre anni;
l'istituzione delle scuole di specializzazione all'insegnamento superiore (SSIS) si è rivelata un'esperienza positiva perché ha permesso alle scuole di avvalersi di insegnanti altamente qualificati sia per quanto riguarda le conoscenze di ambito strettamente didattico-disciplinare sia per quanto attiene alle competenze socio-psico-pedagogiche;
con il decreto ministeriale n. 249, del 10 settembre 2010 si è attivata una nuova procedura di formazione per i docenti, con la quale l'abilitazione all'insegnamento si ottiene mediante il tirocinio formativo attivo, valido per tutte le scuole (sia quelle di primo che quelle di secondo grado);
le università hanno comunicato la capacità dell'offerta formativa per l'attuazione dei tirocini di formazione attiva, ora il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca dovrebbe incrociare questi dati con il fabbisogno degli insegnanti per gli anni a venire, per definire il numero di posti disponibili per il tirocinio formativo attivo;
si attendono i bandi di concorso definitivi, da parte del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per stabilire i posti disponibili e i dettagli per la partecipazione alla prova concorsuale;
nel mese di settembre 2011 i promotori dell'appello per i giovani hanno raccolto circa 15.000 firme, in una settimana, per sollecitare l'apertura della scuola italiana ai giovani docenti; essi chiedono maggiore trasparenza con la pubblicazione dei dati comunicati dalle università, in modo da arrivare in breve tempo alla definizione del numero di posti per i tirocini formativi attivi e fissare le date per le relative prove di ammissione;
il regime di tagli alla scuola imposto dall'articolo 64 della manovra finanziaria estiva del 2008 (decreto-legge n.112 del 2008) ha determinato un fortissimo dimensionamento del personale docente (circa 87.000 cattedre in meno in tre anni) con conseguente formazione di elevato numero di personale di ruolo in esubero;
le graduatorie ad esaurimento del personale docente sono gremite di insegnanti precari abilitati, nonostante se ne fosse previsto, nel 2007, il rapido esaurimento: era stato presentato infatti un piano programmatico di 150.000 immissioni in ruolo in tre anni -:
se il Ministro interrogato non ritenga urgente dare ascolto alla legittima richiesta di trasparenza e sollecitudine sui percorsi abilitanti che permetteranno ai giovani laureati di intraprendere la professione docente;
se inoltre non ritenga indispensabile varare un piano di assunzioni finalizzato al completo esaurimento delle graduatorie attualmente vigenti, partendo dalla stabilizzazione dei contratti a tempo determinato, in applicazione della direttiva comunitaria 99/70/CE.
(4-13679)
LO MORO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
Cittadinanzattiva ha presentato la «prima indagine civica sul fumo a scuola» dalla quale emerge che a fumare negli ambienti scolastici è uno studente su tre (31 per cento) delle superiori e il 4 per cento dei ragazzi delle medie. Ma gli studenti che ammettono di fumare a scuola sono molto meno di quelli che lo fanno realmente: infatti l'82 per cento degli studenti delle scuole superiori e il 51 per cento degli studenti delle scuole medie hanno visto altri compagni fumare durante l'orario scolastico. Il vizio del fumo non colpisce solo gli studenti, ma anche gli insegnanti: alla domanda se hanno visto docenti fumare a scuola, risponde positivamente il 77 per cento degli studenti delle superiori e il 49 per cento delle medie;
si legge nella relazione che «Nonostante più della metà dei ragazzi sappia che c'è un divieto di fumo nelle scuole, solo il 17 per cento dei ragazzi delle superiori e il 36 per cento delle medie dichiarano di essere stati puniti in maniera sistematica per averlo infranto»;
l'indagine ha coinvolto più regioni e ha disvelato differenze significative; dal confronto dei dati relativi a Lombardia, Lazio e Calabria è emerso, in particolare che a fumare di più sono gli studenti delle scuole superiori laziali che però cominciano a fumare più tardi; gli insegnanti più
viziosi si concentrano nelle grandi aree urbane e i più permissivi nei confronti degli studenti in Calabria;
in particolare, secondo quanto si legge nella relazione, «l'86 per cento degli studenti della scuola superiore ha dichiarato di aver visto fumare i propri docenti contro il 77 per cento della media nazionale; il 40 per cento dei docenti calabresi fa finta di nulla se vede un proprio studente con la sigaretta tra le mani, rispetto al 17 per cento dei lombardi e all'11 per cento dei laziali. Ed in generale in Calabria il 42 per cento dei ragazzi non viene punito in alcun modo se scoperto a fumare a scuola» -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione esposta in premessa;
se e come intendano intervenire; se intendano, in particolare, adottare protocolli specifici da indirizzare alle scuole per arginare questo fenomeno preoccupante;
se, con riferimento alle scuole calabresi, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca abbia intenzione di verificare i risultati dell'indagine condotta da Cittadinanzattiva;
se e quali iniziative si intendano adottare, all'esito della eventuale verifica, per ripristinare nelle scuole la legalità e tutelare la salute pubblica, a partire da quella degli studenti e di chi non fuma.
(4-13686)
...
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
con la circolare n. 43 del 15 dicembre 2010, a firma del Ministro interpellato, avente per oggetto «versamento contributi enti bilaterali», il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, pur affermando di essersi più volte pronunciato nel senso di non ritenere obbligatoria, la iscrizione delle aziende all'ente bilaterale richiamando a tal proposito le circolari n. 4 e n. 40 del 2004, la n. 30 del 2005 nonché la risposta all'interpello del 21 dicembre 2006 prot. 25/segr/0007573 in realtà, ad avviso degli interpellanti, rende indirettamente obbligatoria l'iscrizione per il semplice motivo che la comparazione costi benefici tra iscrizione ed il suo contrario di fatto induce all'iscrizione, poiché la mancata iscrizione richiederebbe alle aziende, in termini monetari, molto più dell'iscrizione;
gli enti bilaterali sono istituzioni di diritto privato (società) costituite in accordo tra i sindacati e le associazioni dei datori di lavoro, istituzioni specificamente elencate nella circolare del Ministro interpellato. A questi enti la normativa ministeriale rende di fatto obbligatoria l'adesione di tutte le aziende artigiane, commerciali e degli studi professionali iscritti a tali associazioni;
prima dell'emanazione della circolare suddetta, le imprese industriali interessate dal provvedimento non avevano l'obbligo di iscrizione perché nei contratti collettivi non era ancora stato istituito l'ente bilaterale. Attualmente alcuni contratti collettivi nazionali sono in via di nuova sottoscrizione, ed a causa della normativa secondaria ministeriale molte imprese dovranno subire quella che è considerabile come una vera e propria scelta obbligata;
si ricorda che la quota che ogni azienda iscritta deve versare per l'iscrizione agli enti bilaterali è pari a 19 euro mensili per ogni addetto. A causa del combinato disposto delle previsioni, da noi considerate una sorta di imposizione, contenute nella circolare, e di quelle contenute nell'accordo interconfederale del 23 luglio 2009, il costo risultante per le aziende non iscritte sarebbe pari a 25 euro al mese lordi per ciascun dipendente, importo da erogare direttamente ai lavoratori sotto forma di «elemento retributivo
aggiuntivo» oltre a ulteriori somme da erogare a titolo di prestazioni equivalenti a quelle erogate dagli enti bilaterali come, solo per fare alcuni esempi, l'assistenza sanitaria integrativa, i contributi;
per una più corretta definizione degli enti bilaterali, si ricorda il disposto del decreto legislativo 10 settembre 2003 n. 276 articolo 2, comma 1, lettera h;
il dispositivo della circolare oggetto dell'atto costituisce, ad avviso degli interpellanti, una grave violazione dei princìpi costituzionali perché la pretesa di estendere tali disposizioni a soggetti non aderenti alle associazioni firmatarie dei contratti collettivi nazionali del lavoro è fonte di violazione dei princìpi costituzionali enunciati e garantiti dall'articolo 39 della Costituzione;
conseguentemente, il Ministro interpellato, anche se nella sua circolare riconosce che non c'è obbligo di adesione agli enti bilaterali, di fatto con un escamotage giuridico non lascia altre possibilità a chi non voglia operare questa scelta perché, come sopra accennato, chi decidesse di non aderire verrebbe penalizzato con un costo pro capite raddoppiato, inserendo di fatto degli ostacoli economici alla libertà e allo sviluppo. La libertà riconosciuta dal Ministro appare valida solo sulla carta, trasformando l'apparente libertà in reale discriminazione. Con grave violazione, ad avviso degli interpellanti, dell'articolo 3 della Costituzione;
sempre ad avviso degli interpellanti è altresì è violato l'articolo 23 della carta fondante la Repubblica, che recita: «nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge», perché la prestazione che dovrebbe essere erogata dal datore di lavoro non iscritto agli enti come prestazione corrispondente a quelle erogate dagli enti bilaterali è imposta non dalla legge ma da un atto di autonomia negoziale che ha forza di legge esclusivamente per le parti stipulanti, così come può desumersi dall'articolo 1372 del codice civile;
c'è poi l'articolo 36 della Costituzione che così recita: «Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro...». Anche quest'articolo è a nostro avviso violato in quanto la somma di 25 euro lordi/mese che il datore di lavoro non iscritto agli enti dovrebbe erogare ad ogni lavoratore a titolo di «elemento retributivo aggiuntivo», non avendo le caratteristiche di proporzionalità in base alla quantità e qualità del lavoro svolto non costituisce retribuzione ma, eventualmente, un incremento ad personam frutto esclusivo di una negoziazione fra le parti stipulanti che quindi, come tale, non dovrebbe essere imposto ad aziende non aderenti a queste;
viene poi il vulnus recato all'articolo 38, comma 5, dove si esplicita che: «L'assistenza privata è libera». Anche questo principio è a nostro avviso violato dalla pretesa che organi di diritto privato, quali sono gli enti bilaterali, offrano servizi tipo assistenza sanitaria integrativa equiparati dal Ministro interpellato a prestazioni pubbliche e dall'atto del Ministro, di fatto, si evince che tali prestazioni sono imposte a tutti. Deve affermarsi invece il principio, ad avviso degli interpellanti, che si tratta di prestazioni di assistenza privata in quanto gli enti bilaterali non sono organi predisposti o integrati dallo Stato. Poiché gli effetti della circolare sono immediati, quindi INPS ed INAIL sono a tutti gli effetti incaricati di effettuare gli accertamenti e di sanzionare le inadempienze con ulteriore aggravio della situazione già difficile della maggior parte delle aziende;
si consideri poi che sindacati e associazioni datoriali, secondo stime prudenziali, incassano da 15 a 19 euro mensili per ogni lavoratore: ciò rappresenta un vero e proprio fiume di denaro, che il Ministro interpellato ha scelto di farà pagare a tutti i datori di lavoro, anche in violazione della pretesa libertà sindacale, con la supervisione, sempre imposta dall'atto ministeriale, di INPS, INAIL, INPDAP ed ENPALS che controlleranno il
rispetto dell'onere del pagamento da parte delle aziende ed avranno potere sanzionatorio;
le modalità di pagamento sono le seguenti: le quote pagate dalle aziende agli enti bilaterali saranno versate dal gennaio 2011 su modello F24 e saranno così «mascherate» da tributi. Tale procedura risulta di scarsa comprensibilità poiché, lo si ripete, gli enti bilaterali sono società private e questo meccanismo pessimamente congegnato consentirà alle esattorie come ad esempio Equitalia, di gestire coattivamente le somme non versate pur non trattandosi né di tasse, né di imposte, né di tributi, realizzandosi un risultato inaudito: lo Stato che si trasforma in esattore di un ente privato;
gli imprenditori che verseranno le quote al danno aggiungeranno le beffe, poiché non saranno neanche consapevoli di pagare un organismo di fatto creato, gestito e voluto dai sindacati, che da molto tempo oramai rappresentano la minoranza e non la maggioranza dei lavoratori visto che solo una minoranza dei lavoratori risulta iscritta ad uno dei sindacati esistenti;
un ulteriore aspetto nebuloso di questa vicenda è dato, dal fatto che nessuno può sindacare sulle modalità di gestione di questa ingente massa monetaria, esente da tasse e senza obbligo alcuno della presentazione di qualsiasi bilancio, pratica da sempre seguita dai vari sindacati;
nessun sindacato e controllo è consentito neanche sulle referenze delle persone chiamate a rivestire i vari incarichi, né sulle modalità di selezione seguite per la selezione della classe dirigente;
la norma in esame rappresenta secondo gli interpellanti, un vero e proprio soccorso fornito ai sindacati dal Ministro interpellato, e grazie al meccanismo escogitato con la circolare, basato su un «obbligo non obbligatorio», questi enti riusciranno ad introitare anche i soldi di chi nulla vorrebbe avere a che fare con questi soggetti giuridici di diritto privato, di fatto pubblicizzati dalle tante scelte normative fatte nel corso di un sessantennio, di cui l'episodio qui contestato nella sua legittimità è solo l'ultimo di una lunga teoria;
poiché non è prevista alcuna forma di pubblicità, nessuna possibilità di controllo, elemento fondamentale di ogni democrazia, assieme al principio della partecipazione, appare legittimo sollevare astrattamente il dubbio che potrebbe anche darsi il caso che solo una minima parte del denaro confluito negli enti bilaterali sia e sarà utilizzata effettivamente per i nobili fini fondanti. E ciò, lo si ripete, può essere astrattamente affermato proprio a causa della totale mancanza di norme circa la conoscibilità, la trasparenza della destinazione d'uso delle somme in oggetto;
si ricorda che gli enti bilaterali abbisognano, naturalmente, di sedi proprie o in locazione. Inoltre poiché sono enti frutto di accordi fra più parti, saranno necessariamente dotati di consigli di amministrazione, di funzionari, di personale amministrativo vario, generando così, naturalmente ed anche comprensibilmente, dei costi che andranno ad aggiungersi a quelli per il personale impiegatizio, rigorosamente proveniente dalle fila di sindacati, ed è possibile che parte dei denari vengano allo scopo utilizzati, pur se la finalità normativa è ben altra, senza alcuna possibilità di conoscenza dei meccanismi di selezione, se fondati sul merito ed eventualmente quale;
sono, questi, momenti particolarmente difficili, soprattutto per i piccoli e medi imprenditori, i quali ogni mattina svolgendo le proprie attività, danno inizio ad una vera e propria lotta giornaliera per sopravvivenza, fatta anche di costi aggiuntivo, complessivamente stimabili tra il 5 e il 10 per cento, costi di cui quello in esame è solo un emblema rappresentativo di tutti gli altri, e che potrebbe essere «fatale» per la sopravvivenza di imprese e lavoratori ivi impiegati;
in alcune regioni, prendendo qui ad esempio il Veneto poiché regione la cui
realtà imprenditoriale e lavorativa è conosciutissima al Ministro interpellato, dal primo gennaio 2011 oltre all'ente bilaterale regionale è obbligatorio pagare anche quello nazionale. Con ciò la quota richiesta mensilmente per ogni dipendente veneto ha già raggiunto il costo di 19 euro;
di questi 19 euro, ben 5,91 sono destinati esclusivamente al mantenimento delle rispettive associazioni. Ciò rappresenta il 31 per cento dei contributi che sono distolti dalla finalità originaria e destinati al funzionamento della macchina organizzativa;
non appare agli interroganti, questa, una soluzione efficiente per i problemi dell'economia aziendale, già pericolante per la crisi ricordata e a tutti nota, al contrario sembra avere tutte le sembianze dell'ennesima richiesta di sacrificio da far pagare all'imprenditoria più sana;
proprio la mancata attuazione dell'articolo 39 della Costituzione, dai radicali sempre pubblicamente denunciata, consente da sessant'anni il fatto incostituzionale che nessun sindacato riconosciuto sia registrato, e che nessuno di essi presenti i bilanci;
una volta stabilito normativamente che il lavoratore dipendente ha effettivamente diritto ad un bonus, quest'ultimo deve essere ben definito e chiaro in modo che tutti i datori di lavoro possano corrispondere il dovuto direttamente al lavoratore senza l'intermediazione di enti privati, che in apparenza sono soggetti terzi, neutrali, senza scopo di lucro, ma che invece hanno più di un qualche proprio autonomo interesse economico, alzando così i costi di transazione;
poiché non è determinato inizialmente il valore dei bonus, ciò potrebbe lasciar supporre che l'erogazione possa, in una situazione limite, trasformarsi in un fatto puramente aleatorio, vincolato solo alle disponibilità di cassa. Mentre sono proprio gli enti bilaterali a stabilire in modo insindacabile l'entità delle quote che le aziende dovranno versare, entrando così una spirale perversa fatta di discrezionalità assoluta, che confligge totalmente coi princìpi dello Stato di diritto. Un esempio può essere ritrovato nel fatto già narrato, quello della regione Veneto, in base al quale la quota annuale da versare è aumentata, con decisione unilaterale, del 33 per cento da gennaio 2011 rispetto a dicembre 2010;
l'ultima perplessità è la seguente ed è di metodo; il Ministro interpellato pubblicamente afferma che i rapporti tra datori di lavoro e lavoratori debba essere regolato mediante la stipula del contratto collettivo nazionale. È poi noto il caso che ha interessato una famosa fabbrica italiana di automobili nata a Torino che a questo onere si è sottratta in virtù di una propria oggettiva capacità di contrattazione autonoma. Il Ministro interpellato nulla ha potuto, o voluto fare, contro tale decisione mentre si impone ai piccoli imprenditori, ad artigiani, commercianti e professionisti il rispetto integrale dello stesso contratto collettivo, sotto minaccia di sanzioni e perdita di agevolazioni, apparendo il Ministro, secondo gli interpellanti, debole con i forti e forte con i deboli -:
di quali elementi disponga rispetto a quanto rappresentato in premessa e quali iniziative gravi ed urgentissime intenda eventualmente adottare, ad iniziare dalla sospensione immediata degli effetti descritti mediante l'annullamento di tutti i provvedimenti disposti dalla circolare in questione che appare agli interpellanti, manifestamente incostituzionale.
(2-01244) «Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Maurizio Turco, Zamparutti».
Interrogazioni a risposta in Commissione:
DI BIAGIO e MADIA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
sono ormai oltre due anni che presso la Commissione bilancio è stata depositata la proposta di legge n. 344 riguardante la disciplina delle attività subacquee;
nei giorni scorsi nelle acque di Marciana Marina, durante lavori di prospezione su un relitto di interesse archeologico, alla profondità di 65 metri un sommozzatore esperto, Giorgio Tinagli, di professione vigile del fuoco, in seguito ad un non chiaro malore ha perso la vita. Il sommozzatore operava da «volontario» nella prospezione di un relitto per conto della Soprintendenza archeologica della Toscana;
questo incidente si aggiunge ad altri per i quali, nella seduta n. 247 del 16 novembre 2009, è stata presentata l'interrogazione n. 4-05027, per la quale ancora si attende una risposta, per sapere cosa il Governo intendesse fare, al di là delle rituali dichiarazioni di circostanza, per porre un freno a questi evitabili incidenti;
in presenza di una normativa, come quella cui è finalizzata la proposta di legge depositata in Commissione bilancio e attualmente in attesa di proseguire l'iter legislativo, queste morti potevano e dovevano essere evitate;
tuttora l'Italia è l'unico Paese d'Europa nel quale manca una disciplina specifica che identifichi e tuteli la categoria degli operatori subacquei e iperbarici, sebbene ciascun segmento dell'attività industriale (edilizia, metalmeccanica, petrolchimica, e didattico-turistica), utilizzi operatori in immersione, inquadrandoli contrattualmente nelle categorie più disparate, senza poter garantire una tutela legislativa e spesso senza alcuna reale coerenza con l'ambito operativo;
solo grazie all'impegno degli operatori e delle aziende si ha una norma volontaria di buona regola, la norma UNI 11366. Ma questo dispositivo, benché condiviso e adottato dalle aziende più strutturate, non è sufficiente a garantire il diritto alla sicurezza che deve appartenere a tutti coloro che svolgono attività subacquea professionale -:
quali provvedimenti intenda adottare per tutelare in termini di sicurezza antinfortunistica gli operatori subacquei e iperbarici, nonché tutti i lavoratori e le aziende di questo settore.
(5-05578)
ZAZZERA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
secondo il Rapporto Svimez 2011 sull'economia del Mezzogiorno, la Puglia è una delle regioni più povere del meridione, con un prodotto interno lordo pro capite di 16.932 euro nel 2010;
a preoccupare in modo particolare è la drammatica condizione del mercato del lavoro che, sempre secondo il rapporto Svimez, rischia di provocare un vero e proprio «tsunami demografico», visto che nel 2009 circa 19.600 pugliesi sono stati costretti a lasciare la propria terra in cerca di un'occupazione;
se, infatti, il tasso di disoccupazione giovanile rilevato nel 2010 al Sud è del 31,7 per cento solo la Puglia ha registrato il triste record del 35,9 per cento;
l'assenza di lavoro protratta nel tempo e la mancanza di prospettive per il futuro stanno gettando i cittadini pugliesi ed intere famiglie nella più totale disperazione;
alcuni disoccupati hanno costituito comitati e si sono uniti in difesa del diritto al lavoro sancito nella nostra Costituzione;
il 1o ed il 2 marzo 2011 i componenti del Comitato disoccupati di Brindisi hanno manifestato presso la Monteco, azienda che si occupa del servizio di raccolta dei rifiuti urbani, con l'obiettivo di protestare contro la scelta dell'azienda di assumere personale proveniente dalla provincia di Lecce, anziché di Brindisi;
per queste persone, la Monteco costituiva l'unica opportunità di lavoro nell'ambito di una realtà occupazionale completamente statica;
il 12 ottobre 2011 gli agenti della Digos hanno arrestato 18 persone del comitato, con le accuse di violenza privata
aggravata, invasione ed occupazione di azienda, interruzione di pubblico servizio;
tra gli arrestati risulta anche il sindacalista Roberto Aprile detto «Bobo» noto per il suo impegno a difesa della salute e del diritto al lavoro, impegnato in questa occasione quale riferimento Cobas nella trattativa sindacale con la Monteco; lo stesso Aprile nel corso dell'interrogatorio di garanzia avrebbe dichiarato di aver svolto esclusivamente attività sindacale avendo pienamente condiviso le motivazioni della protesta dei disoccupati brindisini;
inoltre il sindacalista ha precisato che la sua presenza nell'ambito del movimento era finalizzata ad avviare un accordo con i dirigenti dell'azienda per favorire l'occupazione di lavoratori brindisini -:
di quali elementi disponga il Governo sulla vicenda e quali siano gli sviluppi nella trattativa sindacale con la Monteco.
(5-05589)
Interrogazione a risposta scritta:
VACCARO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
i lavoratori della P.C.B. s.p.a. di Pagani (Salerno), azienda nata dalla ex Ericsson, sono da diversi anni collocati in mobilità, a seguito della cessazione dell'attività dell'azienda;
la vicenda risale al 1998 quando la ex Ericsson, dopo una richiesta di cassa integrazioni guadagni straordinaria respinta prima dal Ministero del lavoro e poi dal Tar del Lazio, scindeva le due sedi produttive costituenti il sito di Pagani, denominando P.C.B. s.p.a. quella delle piastre circuiti stampati e P.B.A. s.p.a. quella degli assemblaggi; successivamente la ex Ericsson cedeva i due rami d'azienda rispettivamente al gruppo El.Man e al gruppo Finmek (articolo 47 della legge n. 428 del 29 dicembre 1990);
nel 2001, nonostante l'inserimento negli accordi sindacali sottoscritti all'atto della cessione di garanzie per il mantenimento dei livelli occupazionali per 5 anni senza il ricorso agli ammortizzatori sociali, i lavoratori della P.C.B. s.p.a. sono stati posti in cassa integrazione guadagni straordinaria ed ordinaria;
nell'agosto 2003 la P.C.B. s.p.a. ha definitivamente cessato le attività ed alla cassa integrazione è seguita prima la mobilità ordinaria, poi la mobilità in deroga dal 2005, con un'indennità ultima percepita di 400/460 euro;
nell'altra azienda ex Ericsson - la P.B.A. s.p.a. - entrata in crisi più tardi, i lavoratori sono stati invece collocati su base volontaria, nel 2007, nelle liste di mobilità lunga finalizzata al raggiungimento dei requisiti per l'accesso alla pensione di anzianità (ex articolo 1, comma 1189, della legge n. 296 del 27 dicembre 2006);
risulta all'interrogante che, mentre l'INPS continua ad erogare ai lavoratori della P.B.A. s.p.a. l'indennità di mobilità lunga che scade il prossimo dicembre 2011, ai lavoratori della P.C.B. s.p.a. l'indennità di mobilità in deroga non viene erogata dal maggio 2011 e, ad oggi, nessuna comunicazione in merito è pervenuta dagli enti preposti;
sebbene tutti ultracinquantenni, solo alcuni dei lavoratori della P.C.B. s.p.a. sono giunti in mobilità sino alla pensione; gli altri, che non hanno ancora raggiunto l'età pensionabile perdono con la mancata erogazione dell'indennità di mobilità non solo un esiguo reddito ma anche la contribuzione mancante per l'ottenimento della pensione;
i lavoratori della P.C.B. s.p.a. vedono inoltre posticipato l'effettivo raggiungimento del diritto alla pensione a seguito delle misure di contenimento della spesa previdenziale adottate tra il 2010 e il 2011, le quali hanno comportato il posticipo delle decorrenze dei trattamenti e l'adeguamento dell'età pensionabile all'incremento dell'aspettativa di vita -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della gravissima situazione in cui si
trovano i lavoratori della P.C.B. s.p.a. e dei motivi all'origine della diversità di trattamento previdenziale nelle due aziende ex Ericsson;
quali siano le motivazioni della sospensione dell'erogazione dell'indennità di mobilità in deroga e della mancata comunicazione ai lavoratori interessati da parte degli enti preposti;
quali urgenti iniziative, e in quali tempi, il Ministro interrogato intenda intraprendere al fine di agevolare la proroga ai lavoratori della P.C.B. s.p.a. della concessione dell'indennità di mobilità in deroga sino all'effettivo raggiungimento del diritto alla pensione.
(4-13678)
...
POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI
Interrogazioni a risposta in Commissione:
NASTRI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
secondo i dati diffusi da Unioncamere, circa duemila imprese del settore agricolo, nel giro di tre mesi, hanno cessato la propria attività a causa della crisi economica e finanziaria, mentre quelle ancora in attività sono costrette a fronteggiare una serie di problematiche penalizzanti e di evidente ostacolo, quale i costi fissi sempre più proibitivi e i redditi falcidiati dalla crisi unitamente a guadagni molto scarsi;
circa tre imprese agricole su cinque in attività, prosegue il rapporto di Unioncamere, presenta bilanci in perdita e una situazione finanziaria generale che manifesta palesi perplessità sulla continuazione della propria attività aziendale;
la redistribuzione delle risorse finanziarie tra i Paesi membri dell'Unione europea, che la Commissione è intenzionata ad approvare attraverso la riforma della PAC, la politica agricola comunitaria, le cui misure, ove introdotte, indebolirebbero ulteriormente l'interno comparto agricolo italiano, costituiscono, a giudizio dell'interrogante, fonte di indubbia preoccupazione e di apprensione sulle prospettive di sviluppo del settore agro-alimentare italiano che rappresenta un motore autentico e fondante dell'economia italiana -:
quali iniziative, urgenti e necessarie, nell'ambito delle rispettive competenze, intendano intraprendere al fine di rilanciare il comparto produttivo agricolo nazionale, la cui situazione è in evidente stato di criticità;
se non ritengano opportuno, prevedere nell'ambito delle prossime iniziative normative per lo sviluppo e la competitività delle imprese, misure ad hoc, volte a sostenere l'agricoltura italiana, al fine di consentire agli imprenditori del settore, di disporre di strumenti più efficaci, che siano in grado di superare la situazione di crisi congiunturale e le sfide del mercato globale.
(5-05579)
ZUCCHI, MARCO CARRA, OLIVERIO, AGOSTINI, BRANDOLINI, CENNI, CUOMO, DAL MORO, FIORIO, MARROCU, MARIO PEPE (PD), SANI, SERVODIO e TRAPPOLINO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
a seguito «della relazione di approfondimento» sui dati utilizzati per il calcolo del prelievo supplementare di quote latte redatta dal comando dei carabinieri politiche agricole, nel mese di maggio 2011, Agea ha inviato alle regioni; sulla base della loro competenza esclusiva in materia di controlli sulla produzione e commercializzazione del latte, le liste delle aziende agricole che la citata relazione dei carabinieri individua a rischio, chiedendo di effettuare puntuali riscontri in merito;
tutte le regioni, dopo aver effettuato le verifiche necessarie, anche con controlli presso le stalle delle aziende segnalate,
hanno confermato la commercializzazione di latte così come registrato nelle banche dati del SIAN e del numero dei capi in stalla così come risultante nella banca dati zootecnia del Ministero della salute. In particolare, gli uffici delle regioni Veneto, Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, allegando alle note di risposta Agea copiosa documentazione, hanno concordemente affermato che: «i riscontri ottenuti dai controlli non hanno evidenziato la necessità di apportare modifiche ai dati produttivi così come già presenti nel SIAN»;
delle indagini delle procure della Repubblica iniziate da più di un anno e così spesso richiamate dai Cobas, non si hanno più notizie;
le recenti condanne pronunciate dai tribunali di Milano e di Saluzzo hanno confermato comportamenti truffaldini nell'elusione del prelievo supplementare del latte calcolato dall'Agea sui dati del SIAN, così come verificati dalle regioni;
al riguardo, la sentenza del TAR del Lazio del 12 luglio 2011 afferma: «allo stato, a fronte di notizie di indagini in corso di svolgimento da parte di varie Procure della repubblica, non si ha notizia di accertamenti che hanno stabilito la sussistenza di ipotesi di reato tali da far dubitare della veridicità delle dichiarazioni rese nel tempo dai produttori e dai primi acquirenti riguardanti le produzioni commercializzate nelle varie annate lattiere e tali, di conseguenza, da mettere in discussione l'affidabilità dell'intero sistema delle quote latte» e ancora «le risultanze (commissione amministrativa istituita con decreto ministeriale del 25 giugno 2009) non sono state comunque in grado di smentire i calcoli effettuati nel tempo per calcolare l'effettiva produzione nazionale di latte e, di conseguenza, l'ammontare del prelievo supplementare richiesto ai singoli produttori»;
sembra agli interroganti che né i nuovi vertici dell'Agea né il nuovo commissario del Governo per le quote latte stiano eseguendo, nei termini previsti, i compiti loro assegnati dalla legge n. 33 del 9 aprile 2009 -:
quali iniziative il Ministro interrogato abbia intrapreso o intenda intraprendere nei confronti dell'Agea del commissario straordinario per le quote latte al fine di poter dare piena applicazione alla legge n. 33 del 2009 e consentire, quindi, ai produttori di rateizzare le multe;
quali iniziative abbia intrapreso o intenda intraprendere per garantire il pieno rispetto della legge sulla base degli atti amministrativi e non sulla base di notizie giornalistiche di parte;
se non ritenga urgente intervenire per scongiurare l'applicazione di ulteriori sanzioni da parte della Commissione europea all'Italia per i ritardi accumulati nella riscossione del prelievo esigibile;
come intenda tutelare il settore lattiero-caseario italiano e se non ritenga urgente smentire il fatto che circa 500.000 tonnellate di latte prodotto all'estero siano state «italianizzate», atteso che i carabinieri stessi, a fronte di una puntuale richiesta della procura della Corte dei conti della Lombardia, dichiarano la necessità di svolgere approfonditi accertamenti prima di addivenire a considerazioni concludenti e che dai controlli effettuati dalle regioni è stata confermata la produzione contabilizzata nel SIAN;
se ritenga sufficiente il sistema di controlli nazionale sul latte importato e sui suoi derivati, atteso che la nostra produzione copre appena il 50 per cento del consumo nazionale;
se risponda al vero che l'attuale commissario Agea intenda istituire una nuova commissione di verifica della produzione lattiera, di fatto senza tener conto dei risultati dei controlli effettuati dalle regioni, e se non ritenga che tale iniziativa possa dilatare ancora di più i tempi di pagamento delle multe esigibili continuando a scaricarne il costo sull'intera collettività.
(5-05580)
OLIVERIO, SANI, ZUCCHI, CENNI, FIORIO, TIDEI e TRAPPOLINO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il comparto ovino sta vivendo una situazione di grave crisi con il continuo aumento dei prezzi di produzione delle aziende zootecniche e con il concomitante crollo dei prezzi del latte alla stalla;
tale stato di crisi, esploso in forme drammatiche in Sardegna, è motivo di forte preoccupazione ed allarme anche nelle altre regioni italiane in cui è diffusa l'attività della pastorizia, in particolar modo Toscana, Lazio, Abruzzo, Calabria e Sicilia, per le conseguenze che possono derivare, sul tessuto economico e sociale dei territori, dalle variazioni del prezzo del latte;
la grave crisi che morde il settore ovicaprino è stata ulteriormente appesantita dalla straordinaria siccità che ha colpito alcuni territori della penisola, in particolare la Toscana, la Calabria e segnatamente la provincia di Crotone;
nella provincia crotonese un intero settore agricolo, quello della zootecnia ovina (il solo settore ovicaprino vanta circa 1300 aziende), versa in una situazione di crisi profonda resa ingestibile dai recenti ed eccezionali eventi atmosferici che hanno determinato un caldo eccessivo e soprattutto una riduzione eccessiva delle precipitazioni; da studi effettuati emerge che nelle prime due decadi di settembre 2011, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, le precipitazioni si sono più che dimezzate;
il caldo torrido e la siccità prolungata hanno causato una situazione di sofferenza che interessando tutte le colture colpisce duramente anche il settore degli allevamenti; infatti i costi di produzione sono notevolmente cresciuti a causa della rapida essiccazione delle foraggere di collina e montagna che hanno determinato una diminuzione del mangime disponibile e un diverso e costoso approvvigionamento;
il settore zootecnico della regione Calabria già sostiene costi di produzione maggiori rispetto al resto del Paese in relazione ai mangimi; infatti, per gli allevamenti delle aree del sud del Paese l'incidenza dei costi per l'acquisto dei mangimi è superiore rispetto alle altre zone del Paese in quanto essi scontano i maggiori costi di trasporto conseguenti alla predominante localizzazione al centro nord degli impianti di importazione, di lavorazione e di trasformazione dei mangimi;
la grave crisi del comparto zootecnico nella provincia di Crotone comporta una elevato rischio di fallimento per le imprese con gravi ripercussioni sui livelli occupazionali diretti e indiretti, mettendo altresì a rischio il benessere animale;
dagli ultimi dati congiunturali Ismea - II trimestre 2011 - emerge per il 2011 il continuo aumento dei costi agricoli a livello nazionale; a giugno 2011 il rialzo è stato del 5,5 per cento rispetto al 2010 e di +0,2 per cento su base mensile; per i mangimi la situazione è gravissima in quanto i prezzi, a giugno 2011, hanno subito un rincaro del 17,5 per cento rispetto al 2010; sostenuta anche la dinamica tendenziale dei concimi (+6,4 per cento e dei capi da allevamento(+5,1 per cento), con una brusca accelerazione a giugno anche per il capitolo energetico (+5,8 per cento, dal +4,1 per cento tendenziale di maggio), con carburanti e energia elettrica aumentati in un anno rispettivamente del 6 e del 7,1 per cento; a fronte di tali rincari i salari del settore primario hanno fatto segnare in un anno solo un più 1,2 per cento;
il trend di forte crescita dei prezzi delle materie prime nel comparto zootecnico ha determinato un aumento rilevante dei costi dell'alimentazione animale creando notevoli problemi agli allevatori che, al contrario, non sono riusciti a vedersi riconoscere una paritaria crescita dei prezzi dei prodotti nemmeno in modo tale da assorbire i maggiori costi di produzione;
i costi produttivi sono pesanti zavorre per le imprese agricole e il livello record raggiunto dalla spesa per l'alimentazione animale è un colpo durissimo per la zootecnia, diventato insostenibile per quelle realtà produttive dei territori del crotonese e dell'intera Calabria che a causa di svantaggi competitivi strutturali connessi all'approvvigionamento del mangime scontano già elevati costi di produzione, ora ulteriormente cresciuti; si segnala al riguardo che l'intero settore primario deve vedersela anche con i rincari di energia elettrica (+7,1 per cento) e di carburante (+6 per cento);
in considerazione di questo andamento, le aziende si attendono che l'aumento dei prezzi dei mezzi correnti di produzione proseguirà anche nel terzo trimestre 2011, a causa soprattutto delle quotazioni del petrolio che finiranno col fare ulteriormente aumentare i prezzi dei prodotti energetici e in parte anche quelli dei mangimi, dei foraggi e dei concimi;
non è più possibile rimandare gli interventi di sostegno al comparto zootecnico, un settore vitale per il Paese ma che presenta redditi sempre più bassi, oneri burocratici e contributivi onerosi e basse o nulle remunerazioni alla produzione; i recenti rialzi incontrollati dei costi produttivi rischiano di dare al settore il colpo di grazia, costringendo molte imprese a chiudere;
oggi le aziende zootecniche producono latte ovino in perdita poiché un litro di latte viene pagato tra i 60 e i 65 centesimi, come negli anni novanta, a fronte di costi di produzione compresi tra i 75 e i 115 centesimi di euro al litro; la situazione è diventata ormai insostenibile e sta mettendo seriamente in discussione l'esistenza stessa di migliaia di aziende di produttori di latte ovino;
attraverso il sostegno specifico previsto dall'articolo 68 del Regolamento (CE) n. 73/2009, health check della politica agricola comune, l'Italia ha la possibilità di decidere l'allocazione di risorse importanti attraverso l'attuazione di una politica nazionale coraggiosa in grado di fare scelte virtuose, concentrando adeguate risorse, messe a disposizione dall'Unione europea attraverso il suddetto strumento sulla zootecnia delle produzioni ovicaprine. E ciò nel quadro di una politica agricola comune che deve rappresentare un efficace strumento di investimento per favorire la crescita delle imprese agricole ed agroindustriale, che rappresentano il tessuto produttivo delle piccole e medie imprese che hanno fatto grande l'Italia;
allo stato attuale nonostante la crisi del settore il Governo, nel ripartire le risorse ex articolo 68, destina alla zootecnia ovicaprina pochissime risorse, pari a soli 10 milioni di euro su un plafond di circa 316,5 milioni di euro, non sufficienti nemmeno per affrontare la fase emergenziale;
il 12 ottobre 2011 la Commissione europea ha approvato il pacchetto di proposte legislative sulla riforma della politica agricola comune, articolato in quattro progetti di regolamento sulle principali questioni dei pagamenti diretti, dell'organizzazione comune di mercato unica, dello sviluppo rurale, del regolamento orizzontale sul finanziamento, gestione e monitoraggio della politica agricola comune, più tre proposte concernenti la gestione della transizione alle nuove regole;
al riguardo è importante che il Ministro assicuri che quello ovicaprino sarà ancora un settore compreso nella componente accoppiata dei pagamenti (attuale articolo 68 health check della Pac) -:
quali siano i motivi che hanno fino ad ora ostacolato il riconoscimento dello stato di crisi per il comparto ovicaprino per il quale il Ministro interrogato si era impegnato, nel settembre 2010, a richiedere il suddetto riconoscimento in Consiglio dei ministri;
quali siano state ad oggi le risorse messe a disposizione dal Governo per gli interventi finanziari che hanno consentito l'attivazione di misure specifiche per gli
operatori ovicaprini quali garanzie e/o credito agevolato e in quali territori del nostro Paese siano state attivate;
quali siano state le proposte di modifica in relazione agli aiuti previsti dall'articolo 68 del regolamento (CE) n. 73/2009, da presentare entro il 1o agosto 2011, se siano state aumentate le risorse dedicate al settore ovicaprino e se il Ministro abbia già provveduto ad avviare la necessaria concertazione con le regioni al fine di considerare tutte le richieste provenienti dal settore, coinvolgendo anche la regione Calabria;
se non ritenga giusto ed opportuno che nell'attuazione degli impegni assunti sul ritiro dal mercato di quote di pecorino da destinare agli indigenti per almeno 14 milioni di euro nel 2011, siano inserite anche quote di pecorino calabrese, vista la situazione di grave emergenza di quel territorio esposta in premessa;
cosa intenda fare il Ministro per gli allevamenti delle aree del Mezzogiorno per contenere i maggiori costi dell'alimentazione animale che le realtà produttive di tali aree sono chiamate a sostenere per la predominante localizzazione al Centro-nord degli impianti di importazione, di lavorazione e di trasformazione e per i conseguenti maggiori costi di trasporto dei mangimi;
se il Ministro interrogato non ritenga utile sostenere con adeguate risorse ed efficaci iniziative normative le organizzazioni dei produttori (OP), che riescono spesso a praticare un prezzo lievemente superiore ai caseifici privati, per favorire la concentrazione del prodotto e meglio fronteggiare i rischi connessi all'attuale polverizzazione dell'offerta.
(5-05582)
Interrogazione a risposta scritta:
FUCCI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il Centro ricerche Bonomo (CRB), centro provinciale per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura con sede in Andria, fu costituito all'inizio degli anni Ottanta per iniziativa della provincia di Bari, in collaborazione con l'università del capoluogo pugliese;
il CRB - dotato di autonomia scientifica, operativa e finanziaria - è stato realizzato per svolgere attività di ricerca applicata, trasferimento di tecnologie, formazione di personale e fornitura di servizi analitici per la certificazione nel settore agroalimentare, operando anche in collaborazione con altre istituzioni scientifiche pubbliche e private;
nel concreto il CRB, nel territorio dell'attuale provincia di Barletta-Andria-Trani, opera quotidianamente nei seguenti settori: gestione post-raccolta dei prodotti ortofrutticoli freschi; trasformazione e valorizzazione dei prodotti agroalimentari; utilizzazione dei sottoprodotti, degli scarti di produzione e dei reflui delle aziende agroalimentari; controllo qualità; formazione ed aggiornamento di tecnici ed operatori del settore; determinazione di fitofarmaci in prodotti agricoli, terreni ed acque; determinazione di parametri nutrizionali; analisi microbiologiche;
pochi giorni fa è giunto l'annuncio, da parte dei vertici, dell'imminente chiusura del CRB e del conseguente licenziamento di tutto il personale a causa delle difficoltà economiche ormai insostenibili dovute anzitutto al taglio, ormai in atto da due anni, delle risorse pubbliche che sarebbero necessarie per ovviare alla difficile situazione debitoria -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione esposta in premessa e quali iniziative di competenza, fermo restando il rispetto per la sfera d'azione propria delle province di Bari e di Barletta-Andria-Trani, intenda assumere in proposito nella consapevolezza che, soprattutto nel Mezzogiorno, l'agricoltura di qualità rimane un pilastro dell'economia italiana.
(4-13677)
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE
Interrogazione a risposta scritta:
GNECCHI, MATTESINI, BELLANOVA, BOCCUZZI, BOBBA, CODURELLI, GATTI, MADIA, MOSCA, DAMIANO, GIOVANELLI, RAMPI, SCHIRRU, SANTAGATA e MIGLIOLI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 72 (commi da 1 a 6) del decreto-legge n. 112 del 2008, relativo alle nuove norme per chi è prossimo alla pensione, ha introdotti il nuovo istituto dell'esonero dal servizio che ha come obiettivi il risparmio e una spinta alla progressiva riduzione del numero dei dipendenti pubblici, visto che non ne viene prevista la sostituzione;
l'esonero consiste nella sospensione dal servizio per un periodo massimo di 5 anni e possono chiederlo coloro che hanno maturato almeno 35 anni di contributi, indipendentemente dalla età anagrafica dei richiedenti. La procedura di utilizzo dell'esonero era valida solo fino al 2011. Con l'entrata in vigore del cosiddetto decreto-legge mille-proroghe, la possibilità per i dipendenti pubblici che stanno maturando i 40 anni di contributi di richiedere la sospensione dal servizio nei 5 anni antecedenti la maturazione del requisito viene prorogata al triennio 2012-2014;
con l'articolo 12 del decreto-legge n. 78 del 2010, convertito dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, novità sostanziale in materia di pensionamento dei dipendenti pubblici è data dalla cosiddetta finestra mobile a partire dall'anno in corso e cioè l'accesso al pensionamento di vecchiaia e di anzianità è previsto decorsi 12 mesi (18 mesi per i trattamenti pensionistici in regime di totalizzazione) dalla maturazione dei requisiti. Verrà, comunque, garantita la continuità tra stipendio e pensione, mantenendo in servizio i dipendenti fino alla data di decorrenza del trattamento della pensione. La nuova disposizione non si applica nei confronti di coloro che hanno maturato i requisiti prescritti (contributivi ed anagrafici) alla data del 31 dicembre 2010 e che possono accedere al trattamento pensionistico con le cosiddette 4 finestre in relazione al trimestre di maturazione dei requisiti;
ciò costringe anche chi ha richiesto e avuto l'autorizzazione all'esonero, con relativo decreto ante approvazione della legge n. 122 del 2010 a dover restare un anno in più in regime di esonero, quindi con il 50 per cento o il 70 per cento di retribuzione, senza alcuna possibilità, stante le mutate condizioni definite da questo Governo, di poter rientrare in servizio;
questo modo di procedere è, ad avviso degli interroganti, a dir poco singolare, oltre che molto contraddittorio, mina fortemente la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni e crea nuovo contenzioso nei confronti della pubblica amministrazione; le persone dispongono di un decreto che verrà «automaticamente» prorogato di un anno, con relativo ritardo anche per il trattamento fine rapporto di lavoro e tutte le inevitabili e nocive conseguenze -:
se non ritenga il Governo di promuovere una modifica della norma al fine di consentire a coloro che hanno richiesto l'esonero, o lo richiedono in questa fase sperimentale prorogata, di poter ottenere la pensione come da decreto di accoglimento dell'esonero o rientrare in servizio su loro espressa richiesta e se il Ministro non ritenga necessario avviare una riflessione sulle regole per coloro che facciano richiesta da oggi.
(4-13674)
...
SALUTE
Interrogazione a risposta orale:
PEDOTO, FONTANELLI, GRASSI, FARINA COSCIONI, SARUBBI e LIVIA TURCO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
ad un anno e mezzo dall'entrata in vigore della legge n. 38 del 2010 «Disposizioni
per garantire l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore» vi è ancora una forte disparità nella creazione della rete fra le regioni del Sud e quelle Nord nonostante che in data 16 dicembre 2010, sia stato approvato il provvedimento concernente le «Linee guida per la promozione, lo sviluppo e il coordinamento degli interventi regionali nell'ambito della rete di cure palliative e della rete di terapia del dolore»;
questo dato emerge da un'indagine dei Nas (nuclei antisofisticazione dell'Arma dei carabinieri) condotta nel mese di luglio 2011 in tutta l'Italia su 244 ospedali, con almeno 120 posti letto;
secondo i dati dell'indagine al Sud, circa metà delle strutture messe sotto inchiesta, pari al 53 per cento si sono adeguate alle prescrizioni più importanti della legge, con una differenza compresa tra l'83 per cento della Basilicata, seguita dalla Sicilia al 61 per cento, dalla Puglia al 41 per cento, al 33 per cento della Sardegna. Si va poi al 75 per cento del Centro, per passare al 96-97 per cento di Emilia Romagna e Toscana. Al Nord la percentuale media di adeguamento alla legge raggiunge l'88 per cento delle strutture ispezionate dai Nas, con punte massime del 91-93 per cento per le regioni Veneto, Lombardia e Piemonte. Più nel dettaglio, il 23 per cento degli ospedali ancora non ha un comitato e un progetto ospedale senza dolore: due strumenti, questi, introdotti addirittura nel 2001, per diffondere le terapie palliative in corsia. Solo il 63 per cento delle strutture si sono dotate di unità operative di cure palliative e terapia antalgica. Mentre ancora il 20 per cento degli ospedali non rispetta l'obbligo di riportare nella cartella clinica dei pazienti, accanto a pressione e temperatura, la misurazione del dolore. Oltre il 75 per cento delle strutture assicura la necessaria continuità terapeutica dopo la dimissione dei propri ricoverati, intrattenendo anche rapporti con i medici di famiglia. L'82 per cento dei presidi assicura inoltre la formazione del personale, mentre solo il 55 per cento divulga e informa i cittadini e le cittadine sull'opportunità di queste terapie. Infatti, resiste tra i medici la non conoscenza e il tabù sui farmaci oppioidi: se nei primi sei mesi del 2010 - quando è stata approvata la legge - sono state prescritte 985.763 confezioni di «analgesici maggiori» nei 244 ospedali monitorati, un anno dopo erano 1.057.668, ossia solo il 7 per cento in più. Gli oppioidi vengono, dunque, impiegati solo per i malati terminali, mentre secondo la legge andrebbero utilizzati per ogni tipo di dolore acuto. Curare il dolore è un dovere del medico. Al Nord sono stati prescritti il 68 per cento di questi farmaci contro il 6 per cento del Sud. Un dato, questo, gravissimo che si può solo in parte spiegare con la migrazione dei pazienti meridionali, soprattutto quelli oncologici, verso il settentrione;
quindi, secondo i dati riportati il diritto a non soffrire in caso di patologie gravi o incurabili viene garantito solo al Nord, meno al Centro, per niente al Sud;
la stessa Organizzazione mondiale della sanità considera «il controllo del dolore, la riduzione della sofferenza e la disponibilità delle cure palliative» una delle sei grandi priorità in campo sanitario;
ad aggravare tale situazione mancano ancora all'appello, dopo ben un anno e mezzo dall'approvazione della legge n. 38 del 2010, gli atti e i documenti necessari all'attuazione sia del comma 2 che del comma 3 dell'articolo 5 della legge n. 38 riferiti uno all'identificazione delle figure professionali che possono operare nelle reti e l'altro all'individuazione dei criteri di accreditamento delle reti;
il Sottosegretario Roccella in data 8 giugno 2011, in risposta all'interrogazione n. 5-04347, affermava che «Una volta approvati, i due nuovi documenti, unitamente alle linee guida già approvate, rappresenteranno i riferimenti normativi a garanzia per l'erogazione di cure palliative e di terapia del dolore, in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale e a pari qualità di prestazioni» -:
quali iniziative urgenti sia normative che economiche il Ministro intenda assumere
affinché il diritto alle cure palliative, garantito dalla legge n. 38 del 2010, sia reso effettivo in tutte le regioni italiane e diventi, come segnalato dall'Organizzazione mondiale della sanità, anche per il nostro Governo una delle priorità nella cura e tutela della salute dei cittadini;
quale sia attualmente l'iter dei documenti inerenti all'applicazione dell'articolo 5 della legge n. 38 del 2010, vista la loro importanza per far sì che l'erogazione delle cure palliative e della terapia del dolore sia omogenea su tutto il territorio nazionale.
(3-01904)
Interrogazioni a risposta scritta:
BINETTI, NUNZIO FRANCESCO TESTA e DE POLI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - Premesso che:
dal 1o febbraio 2011 sono scattate le sanzioni a carico dei medici previste per
la mancata trasmissione per via telematica dei certificati di malattia dei pubblici dipendenti, come disposto dall'articolo 55-septies del decreto legislativo n. 165 del 2001, così come modificato dal decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150, recante la cosiddetta riforma Brunetta, sull'invio telematico dei certificati medici;
nelle ipotesi di violazione dell'obbligo di trasmissione telematica, scatterà un illecito disciplinare che, in caso di reiterazione, «comporta l'applicazione della sanzione del licenziamento o, per i medici convenzionati la decadenza dalla convenzione»;
il rischio di sanzioni pesanti (fino alla revoca della convenzione per i medici di famiglia o alla sospensione dal servizio), se i medici non sono in condizione di rispondere ai cittadini, è, ad avviso degli interroganti, eccessivo anche in considerazione delle differenti criticità rilevate, a partire dalla piattaforma, che spesso si blocca, fino al call center che non funziona;
inoltre, oggi l'impiegato o qualsiasi dipendente che avesse bisogno di certificare l'indisponibilità a recarsi in ufficio per motivi di salute potrebbe subire disagi non indifferenti perché, secondo quanto dichiarato da diverse categorie di settore, vi sono difficoltà evidenti, anche per chi nel proprio studio si è organizzato per rispondere ai pazienti in modo moderno, nel contattare il call center centrale o perché si perde tempo a causa del fatto che la rete va spesso in tilt;
i medici e i sindacati di categoria lamentano disagi dovuti ad un sistema di grandi proporzioni, con situazioni estremamente variabili (dall'ambulatorio al pronto soccorso), che ha necessità di un ulteriore periodo di verifica, collaudo e adattamento alle varie realtà -:
se non ritenga necessario intervenire con urgenza con iniziative atte ad impedire che le regole messe in atto per i medici, tenuti ad attestare la patologia dei lavoratori via internet, si trasformino in forte disagio per il malato prima ancora che in sanzioni per il medico.
(4-13673)
ROSATO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la raccomandazione n. 1 del marzo 2008 del Ministero della salute sul corretto utilizzo delle soluzioni concentrate di cloruro di potassio (KCL) ed altre soluzioni concentrate contenenti potassio è stata giustificata dal coinvolgimento della somministrazione di cloruro di potassio in alcuni episodi di decessi nel nostro Paese;
il cloruro di potassio, se somministrato in modo non appropriato, effettivamente può essere causa di complicazioni e di decessi e per queste ragioni, già prima della stesura della sopra citata raccomandazione, numerosi ospedali avevano già attivato procedure per rimuovere questa sostanza dai reparti non impegnati in attività critiche;
la raccomandazione si applica alle soluzioni contenenti cloruro di potassio ed altre soluzioni contenenti potassio per uso endovenoso con concentrazioni 1 meq/ml,
2 meq/ml e 3 meq/ml e tende a ridurre il rischio di sovradosaggio accidentale di potassio derivante dall'uso improprio di soluzioni concentrate di cloruro di potassio e di altre soluzioni ad elevato contenuto di potassio, garantendo nel contempo la tempestiva disponibilità del farmaco in caso di bisogno;
anche in successive raccomandazioni sui farmaci ad alto rischio o ad alto livello di attenzione, che sono proprio quei farmaci che richiedono particolare attenzione nella gestione ed uso, si sono dettate linee guida anche sull'utilizzo di sostanze concentrate di potassio;
come già testimoniato da alcune indagini conoscitive del Ministero della salute stesso, la conoscenza di queste raccomandazioni è insufficiente tant'è che il livello di divulgazione e conoscenza è, in tutte le regioni ad eccezione del Trentino Alto Adige, inferiore al 50 per cento;
queste raccomandazioni sono state indirizzate oltre che agli operatori anche alle case produttrici di farmaci soprattutto per quanto riguarda le confezioni -:
se il Governo, alla luce del fatto che si sono verificati ancora errori talvolta letali, non intenda assumere iniziative normative trasformando le raccomandazioni riguardanti le sostanze concentrate di cloruro di potassio (KCL) in un obbligo anche per le case produttrici per quanto riguarda il confezionamento.
(4-13683)
...
Apposizione di firme ad una mozione e modifica dell'ordine dei firmatari.
La mozione Iannaccone ed altri n. 1-00701, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 1o agosto 2011, deve intendersi sottoscritta anche dagli onorevoli Landolfi, Desiderati, Paolo Russo e, conseguentemente, con il consenso del primo firmatario e degli altri sottoscrittori, l'ordine dei firmatari si intende così modificato: «Iannaccone, Landolfi, Desiderati, Moffa, Porfidia, Paolo Russo».
Apposizione di una firma ad una mozione.
La mozione Evangelisti e altri n. 1-00722, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 6 ottobre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Monai.
Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.
Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta orale Delfino n. 3-01892 del 18 ottobre 2011.
Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta orale Binetti e altri n. 3-01443 del 7 febbraio 2011 in interrogazione a risposta scritta n. 4-13673;
interrogazione a risposta in Commissione Gnecchi e altri n. 5-05028 del 30 giugno 2011 in interrogazione a risposta scritta n. 4-13674.
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ERRATA CORRIGE
Mozione Iannaccone e altri n. 1-00701 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 510 del 1o agosto 2011. Alla pagina 23755, prima colonna, dalla riga tredicesima alla riga quattordicesima deve leggersi: «(1-00701) «Iannaccone, Moffa, Porfidia».» e non «(1-00701) «Iannaccone, Moffa, Belcastro, Porfidia».», come stampato.