XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 18 ottobre 2011

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:

BURTONE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nella notte tra il 14 e il 15 ottobre 2011 si è abbattuto un violentissimo nubifragio nella zona sud-est della città di Catania;
i quartieri maggiormente colpiti sono risultati essere San Giuseppe La Rena, Santa Maria Goretti e la Plaia;
impianti fognari e condotte idriche non hanno retto all'irruenza dell'acqua e molti cittadini sono stati costretti a salire sui tetti delle proprie abitazioni per mettersi in salvo;
sono stati allagati anche i parcheggi con auto sommerse nella zona dove erano in svolgimento i mondiali di scherma;
i voli all'aeroporto internazionale di Fontanarossa hanno subito ritardi per un'ora;
in poche ore sono caduti quantitativi di pioggia impressionanti e frane e smottamenti hanno interessato le zone lungo l'alveo del torrente Forcile;
non è purtroppo la prima volta che si verificano queste situazioni nella zona di Catania soprattutto nei periodi autunnali -:
se il Governo abbia intenzione di dichiarare per la città lo stato di calamità e quali iniziative intenda porre in essere, con adeguato sostegno finanziario, per la messa in sicurezza della zona interessata e più complessivamente dell'area metropolitana catanese.
(3-01894)

Interrogazione a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
l'agenzia Adnkronos del 17 ottobre 2011 ha diffuso la notizia che «Roma Capitale ha assegnato oggi nove beni confiscati alla mafia [...] quello di via Cornelio Magni 41 all'associazione Carabinieri in servizio "Podgora"[...]»;
le attività dell'associazione «Podgora» e di alcuni suoi membri sono state nel tempo oggetto di numerose interrogazioni da parte degli interroganti che le hanno anche segnalate alle competenti autorità giudiziarie;
il Ministro della difesa, nonostante le molte sollecitazioni, anche quando ha risposto agli atti di sindacato ispettivo non lo ha mai fatto in modo soddisfacente per gli interroganti;
tra i soci fondatori dell'associazione in questione vi è il consigliere comunale Giuseppe La Fortuna, eletto nelle liste del PdL che è un appuntato dell'Arma dei carabinieri e membro del consiglio centrale della rappresentanza militare dell'Arma;
l'assegnazione dell'immobile sito in Roma alla via Cornelio Magni alla predetta associazione appare, agli interroganti, quantomeno fuori luogo in assenza dei dovuti chiarimenti che il Ministro competente ha il dovere di fornire in merito alla legittimità dei fatti segnalati con gli atti di sindacato -:
quale sia stato il criterio seguito per giungere alla riferita assegnazione degli immobili, in particolare all'associazione citata in premessa;
se il Governo intenda intervenire al fine di chiarire i fatti relativi all'assegnazione a favore dell'associazione di cui in premessa e quale sia la posizione del predetto militare e se intenda accertare se il medesimo abbia esercitato indebita

mente il suo ruolo di consigliere comunale al fine di favorire l'associazione di cui è fondatore.
(4-13636)

...

AFFARI ESTERI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
desta crescente preoccupazione l'inasprimento della situazione in Egitto, dove l'11 ottobre 2011 sono stati uccisi trentasei cristiani copti - mentre da notizie di stampa risultano più di 200 feriti - durante una manifestazione di protesta contro l'incendio di una chiesa, avvenuto la settimana precedente nella provincia di Assuan;
i manifestanti erano scesi in piazza anche per protestare contro il capo del Consiglio supremo della difesa, maresciallo Hussein Tantaui, accusato di non essersi impegnato far rispettare i diritti dei cristiani egiziani - che in Egitto costituiscono attualmente circa il 10 per cento di una popolazione di 85 milioni di abitanti circa - da parte della maggioranza musulmana;
i Ministri degli affari esteri dell'Unione europea hanno in modo univoco espresso una forte condanna delle violenze esplose in Egitto contro i cristiani copti ed hanno chiesto alle autorità egiziane di agire per tutelare le minoranze religiose;
lo stesso Ministro interrogato ha dichiarato che in Egitto sarebbe già in corso un vero e proprio esodo di cristiani copti, e, pur non avendo notizie certe sulle cifre, ha parlato di circa 100.000 cristiani che avrebbero già lasciato l'Egitto;
tali notizie destano preoccupazione anche alla luce del fatto che durante le manifestazioni della cosiddetta Primavera araba erano state evidenziate da molti analisti politici alcune promettenti manifestazioni di riconciliazione religiosa, che lasciavano sperare in un nuovo Egitto nel quale la minoranza copta avrebbe avuto gli stessi diritti della maggioranza musulmana;
tuttavia, ricominciati gli scontri a partire dal maggio 2011, l'Esercito, elemento centrale della transizione politica, sembra tenere un atteggiamento ambiguo e incerto, più preoccupato di costruire nuove alleanze con le forze politico religiose più tradizionaliste, la Fratellanza musulmana e forse le frange salafite, che non di garantire pari diritti alle minoranze religiose;
le prime elezioni politiche, dopo la caduta di Mubarak, dovrebbero tenersi il prossimo 28 novembre 2011, dopo una sospensione dell'attività parlamentare che risale allo scorso febbraio;
vi è, pertanto, il fondato timore che il Governo di transizione, costituito dalla giunta militare, possa sfruttare gli scontri in atto quale pretesto per chiedere, da un lato, un rinvio della scadenza elettorale e, dall'altro, per accreditarsi quale unica istituzione atta a garantire la stabilità in un momento così delicato;
gli ultimi avvenimenti gettano un ombra inquietante sui possibili esiti della cosiddetta Primavera araba, almeno con riferimento all'Egitto, lasciando intravedere la possibilità di un'alleanza tra militari e forze religiose tradizionaliste che potrebbe tentare di instaurare un nuovo regime, a carattere fondamentalista, deludendo le molte aspirazioni di libertà e giustizia sollevate in questi mesi;
un simile esito appare peraltro da scongiurare anche alla luce dei sempre più delicati equilibri nell'area medio-orientale, messa in eccezionale fibrillazione dalla situazione siriana, dalle tensioni tradizionali, ravvivate dalla richiesta di riconoscimento alle Nazioni Unite dello Stato palestinese,

dall'attivismo di Ankara e dalla crisi del rapporto tradizionale turco-israeliano -:
quale sia la valutazione del Ministro interrogato sulla delicata transizione post-Mubarak e sui suoi possibili esiti in vista del passaggio importante delle elezioni del 28 novembre 2011;
quali iniziative urgenti abbia adottato o intenda adottare nelle opportune sedi internazionali al fine di utilizzare tutti gli strumenti politici e diplomatici per scongiurare da un lato il possibile rinvio della scadenza elettorale, e ottenere, dall'altro, concrete rassicurazioni circa un'adeguata tutela delle minoranze copte.
(2-01239)«Tempestini, Ventura».

Interrogazione a risposta orale:

CENNI, ALBINI, AMICI, BELLANOVA, BOSSA, BRAGA, CODURELLI, CONCIA, COSCIA, DE BIASI, DE PASQUALE, D'INCECCO, FRONER, GATTI, GHIZZONI, GNECCHI, LENZI, LO MORO, MARIANI, MATTESINI, MELANDRI, MOGHERINI REBESANI, MOTTA, MURER, PEDOTO, RUBINATO, SBROLLINI, SCHIRRU, SERVODIO, SIRAGUSA, LIVIA TURCO, VELO e ZAMPA. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
la violenza contro le donne continua ad essere nel nostro Paese un fenomeno di pesantissima gravità. Secondo gli ultimi dati disponibili (elaborati dall'Istat nel 2007 e riferiti al 2006) sono 6 milioni e 743 mila le donne dai sedici ai settant'anni che sono rimaste vittime di molestie o violenze fisiche, psichiche o sessuali nel corso della vita; circa 1 milione di donne ha subito stupri o tentati stupri (il 4,8 per cento della popolazione femminile globale); il 14,3 per cento delle donne ha subito almeno una violenza fisica o sessuale dal proprio partner. Il 24,7 per cento delle donne ha subito violenze da un altro uomo, 2 milioni e 77 mila donne hanno subito comportamenti persecutori (stalking), dai partner al momento della separazione. Va inoltre aggiunto che moltissimi episodi di violenza (circa il 96 per cento delle violenze da un non partner e il 93 per cento di quelle da partner) non vengono comunque denunciati;
la violenza riguarda in Europa, secondo alcune stime, tra il 20 ed il 25 per cento delle donne che avrebbero nel corso della loro vita subito episodi di violenza fisica o sessuale. A tale cifra va poi aggiunto che statisticamente le autorità competenti riescono ad assicurare alla giustizia, per molteplici cause, solamente un aggressore ogni 35 casi;
a livello internazionale dati forniti dall'Organizzazione mondiale della sanità stimano che dal 45 al 70 per cento dei casi siano da collocare nel contesto familiare o nella coppia;
alla luce di quanto sopra richiamato, numerose risoluzioni delle Nazioni Unite, del Parlamento europeo, di organismi sovranazionali hanno sancito impegni degli Stati e dei Governi tesi a combattere tale piaga individuando comuni obiettivi e misure da attuare;
il Governo italiano ha presentato nel dicembre 2009 il suo IV rapporto periodico all'ONU per illustrare gli sviluppi della Cedaw (Convenzione per l'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne), esaminato da un apposito comitato che ha formulato in materia di lotta alla violenza numerose osservazioni;
il Parlamento italiano si è più volte occupato della materia con la discussione e l'approvazione di mozioni (1-00070 Pollastrini, 1-00083 Mura, 1-00085 gennaio 2009, 1-00512 Amici, 1-00534 Binetti, 1-00538 Saltamartini del 25 gennaio 2011), nonché in occasione di risposte del Ministro per le pari opportunità ad interrogazioni, impegnando il Governo ad atti concreti in materia di lotta alla violenza (piano di azione, osservatorio pubblico, sostegno all'accoglienza, formazione operatori, e altro);

nello scorso mese di maggio si sono svolti a Istanbul i lavori che hanno varato la «Convenzione europea per la prevenzione e la lotta alla violenza sulle donne», trattato che rappresenterebbe il primo strumento giuridicamente vincolante in Europa per la creazione di un quadro giuridico completo per combattere la violenza tramite la prevenzione, l'azione giudiziaria, il supporto alle vittime. Nel testo sono indicate una serie di misure che gli Stati devono adottare per prevenire la violenza, proteggere le vittime e perseguire gli autori dei reati. In particolare, la Convenzione prevede che siano sanzionati le violenze contro le donne, i matrimoni forzati, le mutilazioni genitali, lo stalking, le violenze fisiche, psicologiche e sessuali. Nel documento è inoltre prevista la creazione di un sistema di monitoraggio;
la convenzione, frutto di due anni di lavoro, attiva se ratificata da almeno 10 Paesi, è stata approvata ad Istanbul l'11 maggio 2011 e già firmata ad oggi da Turchia, Austria, Germania, Grecia, Islanda, Montenegro, Portogallo, Finlandia, Francia, Spagna, Svezia, Slovacchia, Lussemburgo, Macedonia, Norvegia e Slovenia;
non risulta che il Governo italiano abbia partecipato ai lavori della Convenzione;
non risulta che l'Italia abbia provveduto ad oggi alla firma, nonostante che lo stesso Sottosegretario agli affari esteri Alfredo Mantica abbia manifestato, a mezzo A stampa, la volontà del nostro Paese di sottoscrivere tale documento;
nel corso della XIII Conferenza internazionale contro la violenza di genere, che si è svolta a Roma dall'11 al 13 ottobre 2011 ed a cui hanno preso parte circa 500 donne da tutta Europa, rappresentanti istituzionali, centri antiviolenza, esperte, è stato chiesto al Governo italiano, con un documento, di rafforzare e sostenere la rete dei centri antiviolenza e di firmare la «Convenzione per la prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne»;
la delega conferita dal Presidente del Consiglio al Ministro per le pari opportunità dispone testualmente che suddetto dicastero debba (punto «1», articolo «I»): «coordinare, anche in sede internazionale, le politiche di Governo relative alla tutela dei diritti umani delle donne, con particolare riferimento agli obiettivi indicati nella piattaforma di azione adottata dalla IV Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulle donne, svoltasi a Pechino nel settembre del 1995, d'intesa con il Ministro degli affari esteri, in relazione alla povertà femminile ed alla facilitazione del loro accesso ai circuiti economici-produttivi, all'istruzione, formazione e salute delle donne, alla lotta alla violenza contro le donne, anche in riferimento e in occasione di conflitti armati, all'accesso delle donne ai mezzi di informazione ed alla tutela dell'infanzia femminile in tutte le forme» -:
se corrisponda al vero che il Governo italiano non abbia partecipato ai lavori della Conferenza;
per quali giustificati motivi l'Italia, a differenza di numerosi altri Stati europei, non abbia aderito alla «Convenzione per la prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne» nonostante tale documento rappresenti il primo strumento giuridico internazionale vincolante per contrastare e prevenire con efficacia un gravissimo fenomeno che, dai dati citati in premessa, coinvolge direttamente circa un quarto della popolazione femminile ed i cui reati rimangono per la maggior parte impuniti;
come tale scelta si concili con i numerosi impegni assunti dal Governo in Parlamento in materia di lotta alla violenza sulle donne;
se sia comunque intenzione del Governo, ed in quali tempi, assumere iniziative per la firma e la ratifica di questa importante Convenzione internazionale.
(3-01893)

Interrogazione a risposta in Commissione:

RENATO FARINA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in Bahrein la repressione del Governo di re Hamad bin Isa al Khalifa prosegue senza sosta. Nel silenzio e nell'indifferenza della comunità internazionale, giovedì 29 settembre 2011 il regime ha punito 20 tra medici e infermieri, condannati a pene tra i cinque e i 15 anni di carcere per crimini di Stato, dopo quello che è stato definito un «processo-farsa», celebrato a porte chiuse da un tribunale militare e senza gli imputati in aula;
secondo le autorità, i medici del Salmaniya Medical Centre della capitale Manama hanno fatto propaganda contro il Governo, insieme con i manifestanti che protestano da febbraio 2011;
trattati alla stregua di terroristi, l'unica colpa di questi eroi ordinari in un Paese lacerato dalle violenze è stata quella di aver curato i ragazzi massacrati dalla repressione brutale della polizia e dell'esercito, giovani scesi in piazza per rivendicare la loro Primavera araba e che sono stati stroncati dalle pallottole e dai manganelli del regime;
ancora una volta sono stati i medici e gli infermieri dell'ospedale Salmaniya di Manama a pagare il prezzo più alto. Con il loro lavoro sono diventati, negli ultimi mesi e loro malgrado, testimoni delle terribili violenze. Il regime ha provato naturalmente a mettere a tacere le loro voci scomode, minacciandoli, aggredendoli e arrestandoli. Una delle testimonianze più drammatiche della repressione in Bahrein è datata aprile 2011 ed è di un medico chirurgo dell'ospedale civile della capitale le cui email ad un collega inglese furono pubblicate dal quotidiano britannico The Independent: la prima lettera, ad esempio si apriva con poche ma significative parole: «Tre settimane di inferno»; i colleghi erano stati trattati come sospetti dalla polizia e dall'esercito:
interrogatori ogni giorno, minacce e pure qualche arresto. Nel solo mese di aprile sono finiti in prigione 32 medici. «Mi hanno chiesto che ruolo avessimo nel curare i manifestanti feriti, che ora sono considerati criminali», è scritto nella lettera, «noi abbiamo detto che siamo qui per assistere i pazienti e non abbiamo niente a che fare con la politica». Una settimana dopo, le cose andavano anche peggio: «Sono sconvolto dal numero di giovani feriti a morte. È un genocidio per la nostra gente, medici e infermieri sono presi di mira dalle milizie governative per aver curato i pazienti. Molti sono stati aggrediti anche fisicamente»;
pare che ora vada un po' meglio, infatti il Cnai (Consociazione nazionale delle associazioni infermieri) fa sapere che: «ICN (L'International Council of Nurses) è lieta di annunciare che, in risposta alle pressioni internazionali, in Bahrain il procuratore generale ha ribaltato le sentenze dei 20 professionisti della salute e ha ordinato nuovi processi. Siamo lieti di sentire che i processi corretti saranno eseguiti e che gli operatori sanitari potranno presentare la loro difesa. Tuttavia, restiamo vigili sul risultato finale»;
Roula al-Saffar, un leader del Nursing Society del Bahrein, che era stato condannato a 15 anni di carcere, ha affermato: «Sono scioccato, ma allo stesso tempo sono molto contento. Si tratta di un nuovo inizio per noi. Spero che verremo ascoltati questa volta... Vorremmo ringraziare tutte le infermiere che si sono unite alla nostra richiesta di giustizia» -:
se le notizie riportate in premessa corrispondano al vero;
in quali rapporti si trovi il Governo italiano con il Bahrain;
quali iniziative abbia già intrapreso o intenda intraprendere il Governo italiano dinanzi a queste vicende.
(5-05530)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

REALACCI, MARGIOTTA e LUONGO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
come riportato dalla stampa nazionale e locale lucana, in particolare da un'inchiesta de La Repubblica pubblicata il 12 ottobre 2011, i carabinieri hanno eseguito due provvedimenti di custodia cautelare ai domiciliari per Vincenzo Sigillito, ex direttore generale dell'Agenzia regionale per l'ambiente della Basilicata, e Bruno Bove, coordinatore del dipartimento provinciale del sopraccitato Ente nell'ambito dell'operazione «Fenice»;
secondo le indagini dei magistrati, l'impianto di termovalorizzazione dei rifiuti «Fenice» di Melfi ha inquinato le falde acquifere almeno dal 2002, ma l'Arpab Basilicata non avrebbe comunicato i dati sull'inquinamento ambientale agli enti pubblici lucani;
dalle indagini è emerso un grave e pericoloso inquinamento della falda acquifera prodotto da metalli pesanti e solventi organici, anche cancerogeni;
la presenza e la quantità di alcuni metalli pesanti, inoltre, non sarebbe mai stata verificata. Da questo è derivata. Infine, anche la «mancata e tempestiva attivazione delle procedure di salvaguardia del territorio» come riportato dagli inquirenti -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della questione e di ulteriori dettagli della vicenda;
se per tramite degli uffici territoriali competenti non si intenda verificare immediatamente l'entità dei danni all'ambiente circostante ed alle falde acquifere e con urgenza tutelare la popolazione dai rischi per la salute;
in particolare se il Ministro non intenda chiarire se il perdurante funzionamento dell'impianto di termovalorizzazione «Fenice» possa produrre ulteriori effetti inquinanti.
(5-05534)

...

DIFESA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

DI BIAGIO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 2, comma 627, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria per il 2008), le cui previsioni sono ora costituite nell'articolo 297, comma 1, del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, ha stabilito che il Ministero della difesa predisponesse con criteri di semplificazione, di razionalizzazione e di contenimento della spesa, un programma pluriennale per la costruzione, l'acquisto e la ristrutturazione di alloggi di servizio;
in ottemperanza a tale previsione, l'articolo 306, comma 3, del citato decreto legislativo n. 66 del 2010 ha disposto che «il Ministero della difesa provvede all'alienazione della proprietà, dell'usufrutto o della nuda proprietà di alloggi non più ritenuti utili nel quadro delle esigenze dell'amministrazione, in numero non inferiore a tremila»;
l'individuazione degli alloggi da alienare è stata già parzialmente operata, giusto decreto direttoriale n. 14 del 22 novembre 2010 della direzione generale dei lavori del genio del Ministero della difesa. Sono stati così individuati 3.022 alloggi, numero che, peraltro, non va ritenuto definitivo;
va ricordato che l'amministrazione della difesa dispone di un patrimonio immobiliare ad uso abitativo di circa 18.500 alloggi di cui 4.000 alloggi sono non occupati. Esistono inoltre circa 5.000 alloggi

utilizzati da utenti cosiddetti sine titulo. Tale condizione interessa personale militare in quiescenza, che usufruisce degli alloggi in base a contratti regolarmente registrati e pagando un canone mensile, fissato annualmente dal Ministero;
la corresponsione dei canoni di locazione menzionati garantisce attualmente all'amministrazione della difesa entrate non trascurabili, pari a circa 35 milioni di euro annui. Viceversa, i succitati 4.000 alloggi non occupati e quelli che saranno tali a breve, a causa degli annunciati sfratti, provocano un evidente e sensibile danno all'erario, per mancata riscossione canoni, spese condominiali comunque correnti e progressivo degrado per mancanza di manutenzione;
la normativa inerente la permanenza degli utenti sine titulo, con particolare riferimento alla legge n. 244 del 2007, ha sempre inteso adottare misure che favorissero una conciliazione in grado di tutelare anche il diritto, sancito per legge, degli inquilini residenti. Tuttavia il regolamento attuativo della legge n. 244 del 2007 ha stravolto il dettato normativo determinando condizioni oggettivamente critiche per gli utenti stessi;
allo stesso tempo è emersa l'esistenza, a partire dal 2009, di un progetto, il cosiddetto «obiettivo 9», di recupero delle unità abitative attraverso la sottoposizione degli utenti a dei canoni locativi di libero mercato, di fatto volutamente antieconomici e quindi insostenibili per moltissime delle famiglie interessate;
su tutta la vicenda si sono ripetuti, nel corso degli ultimi due anni interventi legislativi di natura trasversale al fine di scongiurare il rischio di colpire inopinatamente le famiglie di tanti militari o comunque di personale in forza al Ministero della difesa, che hanno servito lo Stato durante la vita;
la mozione n. 1-00559 concernente iniziative in materia di concessione degli alloggi di servizio del Ministero della difesa, sottoscritta dai rappresentanti di tutti i gruppi parlamentari e sulla quale il Governo in data 8 febbraio 2011 ha espresso parere favorevole, stabilisce che «in ogni caso, non si procederà al recupero degli alloggi nelle aree ove non sussistano impellenti esigenze non altrimenti risolvibili» con ciò lasciando emergere un preciso orientamento amministrativo finalizzato al recupero degli alloggi in relazione alla loro localizzazione e definendo la procedura di alienazione della proprietà, dell'usufrutto o della nuda proprietà di alloggi non più ritenuti utili nel quadro delle esigenze dell'amministrazione ai sensi del citato decreto legislativo;
successivamente, nell'ambito di approvazione del cosiddetto decreto mille-proroghe, in data 25 febbraio 2011 il Governo si è impegnato a non avviare azioni di recupero forzoso nei confronti degli utenti cosiddetti sine titulo, fermi restando i canoni allora vigenti;
la situazione relativa agli alloggi della difesa, assai complessa sotto molteplici profili, è materia di 4 mozioni attualmente oggetto dei lavori del Senato: la 1-00463 Germontani ed altri; 1-00467 Sen. Scanu ed altri; 1-00471 Sen. Ramponi ed altri; 1-00472 Sen. Caforio ed altri. La discussione è iniziata in aula il giorno 28 settembre 2011 ed è stata rinviata alle commissioni competenti al fine di consentire ulteriori approfondimenti;
nonostante i citati impegni del Governo, anche di natura normativa, è da evidenziare che recuperi forzosi nei confronti degli alloggi di cui in premessa, non inclusi fra quelli di prevista alienazione, sono già stati avviati da qualche ramo del Ministero della difesa su tutto il territorio nazionale;
inoltre, una grave criticità si sta determinando in queste ore a dispetto e in direzione avversa rispetto al lavoro attualmente in corso in Senato. Difatti, mentre sono ancora in discussione le mozioni che, se approvate, consentiranno presumibilmente di riequilibrare la normativa sulla gestione degli alloggi, le associazioni di inquilini lamentano che molti utenti

hanno ricevuto, da parte degli stati maggiori di forza armata, lettere raccomandate che stabiliscono da subito canoni provvisori, incrementati fino al triplicare dell'equo canone attualmente corrisposto, fatti salvi futuri conguagli;
la misura evidenziata sarebbe ad avviso dell'interrogante palesemente illegittima, atteso che secondo nell'articolo 3, comma 3, del decreto ministeriale 16 marzo 2011 non è contemplata alcuna applicazione di canoni provvisori, ma la determinazione dei nuovi canoni definitivi, a decorrere dalla data ufficiale della notifica formale;
tale misura, adottata mentre ancora sono al vaglio soluzioni alternative, oltre a presentare un profilo di dubbia costituzionalità costituisce una mancanza di rispetto nei confronti del lavoro parlamentare, attuale e pregresso. Essa sembra corrispondere pienamente a quanto ventilato nel citato «obiettivo 9» e mette in condizione di seria criticità migliaia di famiglie che, avendo servito con onestà e abnegazione lo Stato italiano, già si apprestano a lasciare le proprie case;
va poi osservato che l'aumento improvviso ed esponenziale dei canoni rappresenta una misura altamente incomprensibile anche dal punto di vista finanziario e amministrativo: il rischio è infatti quello di mandare via i vecchi inquilini, che pagano regolarmente il canone di locazione, per trovarsi con appartamenti vuoti, senza alcun vantaggio per il bilancio del Ministero interessato -:
se non ritenga opportuno assumere le necessarie iniziative per sospendere gli improvvisi, iniqui e secondo gli interroganti pretestuosamente provvisori, aumenti dei canoni e ogni atto di recupero forzoso degli alloggi in questione, così come da impegno del Governo, in attesa della rettifica della normativa e almeno fino al completo espletamento dei lavori parlamentari attualmente in corso nelle Commissioni competenti e quale intervento intenda predisporre - in considerazione dell'evidente urgenza della questione - al fine di ottemperare agli impegni presi dal Governo, tutelando concretamente e doverosamente la categoria degli inquilini sine titulo, anche tenendo in dovuto conto le esigenze delle famiglie interessate.
(5-05532)

VICO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
con decreto interministeriale del 1o marzo 1999 n. 872, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 81 dell'8 giugno 1999, l'ex deposito Saint Bon ubicato nel comune di Taranto è stato trasferito nella categoria dei beni patrimoniali dello Stato per le finalità di cui all'articolo 3, comma 112 della legge 662 del 1996;
il Ministero della difesa con decreto del 15 aprile 2003 ha approvato la valutazione effettuata dalla Consap dell'ex deposito Saint Bon in euro 1.234.000,00;
con raccomandata a/r del 29 maggio 2003 la Consap informava gli enti locali, provincia e comune di Taranto e regione Puglia, aventi diritto di prelazione, che tutte le procedure di alienazioni di beni del Ministero della difesa dovevano intendersi sospese con effetto immediato;
nonostante la sospensione della procedura la Consap provvedeva a mettere in vendita al pubblico il complesso immobiliare in oggetto;
la migliore offerta risultava quella formulata da Domus s.r.l. con nota del 2 settembre 2003 al prezzo di euro 1.341.358,00;
la Consap invitava Domus s.r.l. a formalizzare il contratto di trasferimento;
il giorno 3 ottobre 2003 veniva stipulato contratto preliminare di compravendita tra Consap e Domus s.r.l. dell'intero complesso immobiliare, ove veniva stabilito il termine di giorni 120 per la stipula del definitivo;
il detto preliminare, però, non dava atto dell'avvenuta rettifica da parte del Ministero della difesa in merito allo scorporo

dal compendio da vendere di un'area su cui ricadeva una strada carrabile asservita ad una fascia costiera di demanio militare e utilizzata da uno stabilimento balneare dei soci dell'ex CRDD, nonché di un'ulteriore area adibita a parcheggio attigua al predetto stabilimento, e pertanto Consap prometteva in vendita finanche la detta area prima già formalmente «scorporata» dal compendio con ciò ponendo in essere una prima grave violazione del mandato a vendere ricevuto;
inoltre nel predetto preliminare la Consap prometteva in vendita un'area con superficie coperta di metri quadri 1948 e pertanto superiore rispetto a quella di metri quadri 1163 indicata nell'avviso di vendita del 17 luglio 2003);
con atto di citazione del 25 maggio 2005 la Domus s.r.l. conveniva in giudizio il Ministero della difesa dinanzi al tribunale di Lecce chiedendo l'emissione di sentenza che tenga luogo del mancato atto pubblico e la condanna del Ministero al risarcimento di tutti i danni subiti nella misura di euro 5.000.000,00;
il processo, nel quale si è costituito il Ministero della difesa, è attualmente in corso -:
se la procedura di vendita, la cui sospensione è stata comunicata da Consap agli enti locali con missiva datata 29 maggio 2003, sia stata successivamente formalmente riaperta, e se, in tal caso, di tale riapertura sia stata data notizia agli enti locali facultati di esercitare il diritto di prelazione;
se l'Amministrazione della difesa, ricorrendone i requisiti, abbia esercitato, con le modalità previste dal contratto preliminare di compravendita, la riserva di recesso;
quali provvedimenti siano stati presi dal Ministero della difesa nei confronti di Consap per la violazione del mandato a vendere conferito per il compendio immobiliare in questione, con specifico riferimento alla promessa di vendere una superficie coperta superiore di quella indicata nell'avviso di vendita ed allo scorporo di una determinata area dallo stesso compendio;
se sia vero che la direzione generale dei lavori e del demanio abbia invece invitato Marigenimil Taranto a stipulare il contratto definitivo nei termini previsti dal contratto preliminare (comprensivo dunque delle aree risultanti non pertinenti e delle superfici e manufatti di fatto superiori e non coincidenti a quelle messe in vendita) ignorando che invece il Ministero della difesa sta resistendo in giudizio chiedendo invece la nullità del contratto preliminare;
se l'area antistante lo stabilimento balneare denominato Saint Bon di Taranto, adibita a parcheggio, nonché la strada carrabile che la rende raggiungibile, (aree si ricorda che nulla hanno a che fare con l'oggetto della vendita demaniale alla Domus srl) messe in vendita dalla Consap siano funzionali all'organismo di protezione sociale del Ministero della difesa a favore dei dipendenti civili ed essenziali per il godimento del bene ai dipendenti medesimi;
considerato che la sottrazione delle aree erroneamente messe in vendita integrerebbe dunque la scomparsa dell'organismo innanzi richiamato a favore invece di una società privata:
a) quali iniziative intenda assumere il Ministero della difesa nei confronti della Consap per verificare le responsabilità dell'accaduto;
b) quali iniziative intenda assumere il Ministero della difesa, ove fosse confermata la disposizione della direzione generale dei lavori e del demanio, per garantire comportamenti coerenti fra le diverse articolazioni del dicastero;
c) quali iniziative intenda assumere il Ministero della difesa per garantire ai dipendenti civili il godimento dell'organismo di protezione sociale in argomento, impedendo la indebita sottrazione di beni demaniali indisponibili.
(5-05533)

Interrogazioni a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il consiglio intermedio della rappresentanza militare del comando unità mobili e specializzate e Carabinieri «Palidoro» con la delibera 448 allegata al verbale n. 144 del 29 luglio 2011, ha rivendicato a nome di tutti i militari dell'Arma dei carabinieri rappresentati la necessità di avere un sindacato che come quelli della polizia di Stato sappia e possa tutelare adeguatamente il personale;
la delibera si aggiunge alle altre numerose approvate da altri consigli di base e intermedi della rappresentanza militare nel corso del decimo mandato ed è il chiaro segnale di sfiducia verso il Cocer dei carabinieri, in regime di proroga per volontà del Governo, e verso la politica definita «sciacalla e dissennata» che viene attuata dall'inizio della XVI legislatura nei confronti del personale militare. Inoltre la delibera citata è l'ennesima conferma di quanto dichiarato dal primo firmatario del presente atto di sindacato ispettivo nel corso della seduta n. 440 di venerdì 25 febbraio 2011: «I carabinieri di base hanno capito che quelli che voi avete ormai ridotto a dei satrapi (i satrapi del CoCeR) sono d'accordo con voi, contro gli interessi legittimi della base dei carabinieri, ed è per questo che deliberano di far conoscere al personale la più sentita sfiducia per l'operato posto in essere dal CoCeR, in particolare negli ultimi due anni, quelli in cui, voi li avete prorogati»;
i Cocer sono degli organismi posti al servizio dei vertici militari ad avviso degli interroganti evidentemente poco attenti agli interessi del personale che si presume essi rappresentino in virtù di provvedimenti di proroga concessi per ragioni che poco hanno a che vedere con l'interesse dei militari -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e se sia consapevole dell'ormai evidente malcontento che pervade ogni livello della compagine militare;
quali siano le immediate azioni che intenderà adottare per dare piena e puntuale soddisfazione alle motivate richieste avanzate con la delibera di cui in premessa approvata all'unanimità in rappresentanza di migliaia di onesti carabinieri che da sempre rivendicano i diritti sindacali e se vi siano motivi ostativi e quali.
(4-13638)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
ad avviso degli interroganti le risposte che il Ministro interrogato ha voluto dare agli atti di sindacato ispettivo numeri 4-11410, 4-10295 e 4-08009 si prestano a critiche sotto i seguenti profili:
a) la sospensione precauzionale dall'impiego è disposta dal Ministro (articolo 920, IIo comma del Codice dell'ordinamento militare). Trincerarsi dietro al pretesto che il comandante di corpo non avrebbe avviato la procedura, è davvero secondo gli interroganti un fuor d'opera. L'organo di vertice non può giustificare la propria inerzia, per non aver agito l'organo subordinato. Il comandante di corpo, infatti, è responsabile della disciplina (articolo 726 del regolamento) e l'inosservanza di tale responsabilità, è presupposto, ad esempio, per l'apertura di un procedimento per consegna di rigore (articolo 751, n. 18, del regolamento);
b) il fatto che il generale Ganzer non abbia riportato misure cautelari, né interdittive neppure in fase di indagini, non giustifica sempre secondo gli interroganti il ragionamento conseguente esposto dal Ministro. In particolare, affermare che vi sarebbero ragionevoli dubbi sulla solidità degli addebiti, in ragione della «piena» assoluzione dall'imputazione più grave riferita al reato associativo, pare una forzatura. Non si è trattato, in ogni caso,

di piena assoluzione da tutti gli addebiti bensì, piuttosto, di una piena sentenza di condanna per altri;
c) non è pensabile che l'accertamento di fatti in sede penale, sia pure in primo grado, sia circostanza neutra, non si vuol dire a fini disciplinari, ma quanto meno a fini precauzionali. Vi sono state indagini, riscontri probatori ritenuti soddisfacenti da un giudice dello Stato e, di conseguenza, una condanna;
d) a prescindere dalla possibilità o meno di sospendere precauzionalmente dall'impiego, nulla avrebbe vietato di trasferire il dipendente ad altri incarichi, ancora di vertice, senza neppure demansionarlo. Ma la scelta di lasciarlo nella stessa sede, in occasione della quale avrebbe compiuto i fatti addebitati in sentenza, pare rappresentare proprio quella circostanza, ritenuta insussistente dal Ministro, «tale da sospendere il rapporto di fiducia tra il militare e l'istituzione, connessa con la necessità di non turbare il regolare svolgimento della funzione istituzionale». Ciò perché l'Istituzione non è rappresentata dal solo comandante generale o dal solo Ministro della difesa o dell'interno, che infatti hanno espresso fiducia piena al militare. L'istituzione, piuttosto, e data da quelle migliaia di uomini che compongono l'Arma e, in ambito più ristretto, da quelle decine e decine di ufficiali, sottufficiali e militari di truppa onesti; secondo gli interroganti non è irragionevole il rischio che l'attuale posizione del generale Ganzer possa ingenerare forme di sfiducia o diffidenza nei militari del corpo che potrebbero compromettere l'attività istituzionale dello stesso. Ad avviso degli interroganti questa diffidenza non nasce dal nulla. Nasce, piuttosto, dalla fiducia riposta da vari ufficiali ed agenti di p.g. nella magistratura, cioè in uno dei tre pilastri del nostro ordinamento democratico e, ancor prima, nel sistema giustizia che è composto sì da pubblici ministeri, ma anche da giudicanti e da difensori che si confrontano tra loro. Fiducia, ancora, nel sistema processuale che l'Italia si è data (fiducia, in tutta evidenza, non condivisa da alcuni Ministri ed altri organi apicali dell'Arma. E questa circostanza non è da poco, perché sottende un conflitto strisciante tra le massime istituzioni o, pensando al meglio, sottende un mancato coordinamento che può dar luogo solamente al malfunzionamento della macchina statale o, peggio, alla sua paralisi);
e) l'articolo 725 (doveri propri dei superiori) del regolamento così recita: «Il superiore deve tenere per norma del proprio operato che il grado e l'autorità gli sono conferiti per impiegarli ed esercitarli unicamente al servizio e a vantaggio delle Forze armate e per far osservare dai dipendenti le leggi, i regolamenti, gli ordini militari e le disposizioni di servizio. Per primo egli deve dare l'esempio del rispetto della disciplina e della rigorosa osservanza dei regolamenti: dovere tanto più imperioso quanto più è elevato il suo grado». Se ne ricava un concetto piuttosto semplice: la medesima condotta, in ambito militare, ha maggior disvalore, se posta in essere da un graduato. E maggiore è il grado, maggiore è il disvalore. Non per niente, il codice penale militare di pace ritiene che il rivestire un grado sia circostanza aggravante del reato. Ancora una volta, quindi, pare fuori luogo, ritenere che i fatti addebitati - commessi da un generale, con funzione di comando di un importantissimo reparto dell'Arma - non abbiano rilevanza, neppure per considerare il suo affidamento ad altre mansioni;
f) tale modus operandi renderà debole l'amministrazione, sotto il profilo della disparità di trattamento con altri militari. D'ora in avanti, per «non fare differenze» rispetto ad altri condannati quantomeno in primo grado, saranno da rivedere tutte le sospensioni precauzionali pendenti, come pure tutti i casi in cui un militare sia stato allontanato dall'Arma, per fatti magari ben meno gravi e che neppure abbiano dato luogo a condanna penale. Le maglie della tolleranza, in tal modo, se si vuole conservare un minimo di coerenza, si allargheranno a dismisura. Diversamente, se tali maglie resteranno

strette, sarà ben difficile giustificare (anche innanzi ai giudici amministrativi) una disparità di trattamento che suona, secondo gli interroganti, piuttosto, come privilegio riservato ad un singolo;
g) dal momento che la sospensione precauzionale dall'impiego può avere la durata massima di cinque anni, ne consegue che, ad oggi, per parità di trattamento dovrebbero essere revocate tutte le sospensioni precauzionali pendenti, magari per fatti meno gravi di quelli accertati (oggi) con sentenza, in capo al generale Ganzer;
il trattamento riservato al generale Ganzer è quindi, ad esempio, di estremo favore se paragonato a quello che la medesima amministrazione militare ha voluto riservare al signor Mastrolitto Matteo che, essendo stato coinvolto in una indagine penale conclusi con l'archiviazione, è stato collocato in congedo con il provvedimento n. 346896/M1-4 di prot. del 15 luglio 2009, del comando generale dell'Arma dei carabinieri, Io reparto - SM - ufficio personale brigadieri, appuntati e carabinieri a firma del vice comandante generale dell'Arma dei carabinieri generale C.A. Stefano Orlando -:
se il Ministro non ritenga di dover rivedere la posizione assunta nei confronti del generale Ganzer disponendone l'immediata sospensione precauzionale dall'impiego alla luce dei rilievi descritti in premessa e in caso contrario quali siano i motivi;
se al fine di garantire una omogeneità di trattamento tra tutti i militari non intenda disporre l'immediata revoca dei provvedimenti di sospensione precauzionale dall'impiego emanati a decorrere dalla data del rinvio a giudizio del predetto generale Ganzer ovvero se non intenda disporre l'annullamento delle sanzioni di stato adottate nei confronti di tutti i militari che siano stati condannati a pene inferiori, a 14 anni e, in caso contrario, quali siano i motivi;
se non ritenga doveroso emanare le opportune disposizioni affinché i provvedimenti di natura sospensiva o espulsiva dall'impiego adottati negli ultimi dieci anni nei confronti di militari appartenenti alle Forze armate o all'Arma dei carabinieri a seguito di procedimenti penali, definiti con l'archiviazione o con l'assoluzione in sede di giudizio, siano annullati e, in caso contrario, quali siano i motivi.
(4-13639)

TESTO AGGIORNATO AL 19 OTTOBRE 2011

...

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
finalmente, dopo lunghe attese, con la legge 13 dicembre 2010, n. 220 (legge di stabilità 2011), le istituzioni hanno preso atto dell'esistenza dei seri problemi derivanti dalla partecipazione smodata ai giochi di fortuna e dall'accesso a tali giochi da parte del minori;
per l'esattezza con l'articolo 1, comma 70, della citata legge è stato quindi previsto: «Con decreto interdirigenziale del Ministero dell'economia e delle finanze - Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato e del Ministero della salute sono adottate, d'intesa con la Conferenza unificata, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, linee d'azione per la prevenzione, il contrasto e il recupero di fenomeni di ludopatia conseguente a gioco compulsivo. È comunque vietato consentire la partecipazione ai giochi pubblici con vincita in denaro ai minori di anni diciotto. Il titolare dell'esercizio commerciale, del locale o, comunque, del punto di offerta del gioco che consente la partecipazione ai giochi pubblici a minori di anni diciotto è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da euro 500 a euro 1.000 e con la chiusura dell'esercizio commerciale, del

locale o, comunque del punto di offerta del gioco fino a quindici giorni. La sanzione amministrativa è applicata dall'ufficio regionale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato territorialmente competente in relazione al luogo e in ragione dell'accertamento eseguito»;
con il successivo decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, i periodi 2, 3 e 4 del comma 70 dell'articolo 1 della legge di stabilità 2011, sono stati sostituiti con altre disposizioni, inasprendo le relative sanzioni, al fine di armonizzare con il Testo unico di pubblica sicurezza;
sono così state introdotte dall'articolo 24, commi 20 e 21 le seguenti disposizioni: «20. È vietato consentire la partecipazione ai giochi pubblici con vincita in denaro ai minori di anni diciotto» e «21. Il titolare dell'esercizio commerciale, del locale o, comunque, del punto di offerta del gioco che consente la partecipazione ai giochi pubblici a minori di anni diciotto è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da euro cinquemila a euro ventimila. Indipendentemente dalla sanzione amministrativa pecuniaria e anche nel caso di pagamento in misura ridotta della stessa, la violazione prevista dal presente comma è punita con la chiusura dell'esercizio commerciale, del locale o, comunque, del punto di offerta del gioco da dieci fino a trenta giorni; ai fini di cui al presente comma, il titolare dell'esercizio commerciale, del locale a, comunque, del punto di offerta del gioco, all'interno dei predetti esercizi, identifica i giocatori mediante richiesta di esibizione di un idoneo documenta di riconoscimento. Le sanzioni amministrative previste nei periodi precedenti sono applicate dall'ufficio territoriale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato competente in relazione al luogo e in ragione dell'accertamento eseguito. Per le cause di opposizione ai provvedimenti emessi dall'ufficio territoriale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato è competente il giudice del luogo in cui ha sede l'ufficio che ha emesso i provvedimenti stessi. Per i soggetti che nel corso di un triennio commettono tre violazioni anche non continuative, del presente comma è disposta la revoca di qualunque autorizzazione o concessione amministrativa; a tal fine, l'ufficio territoriale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato che ha accertato la violazione effettua apposita comunicazione alle competenti autorità che hanno rilasciato le autorizzazioni o concessioni ai fini dell'applicazione della predetta sanzione accessoria»;
nel citato decreto-legge, per l'esattezza all'articolo 24, comma 23, è altresì stato previsto che «Ai fini del miglior conseguimento degli obiettivi di tutela del giocatore e di contrasto ai fenomeni di ludopatia connessi alle attività di gioco, il Ministero dell'economia e delle finanze - Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, nell'ambito degli ordinari stanziamenti del proprio bilancio, avvia, in via sperimentale, anche avvalendosi delle strutture operative del partner tecnologico, procedure di analisi e verifica dei comportamenti di gioco volti ad introdurre misure di prevenzione dei fenomeni ludopatici»;
nella sostanza con le disposizioni sopra citate l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato è stata giustamente chiamata a svolgere sia una funzione repressiva, sanzionando le violazioni del divieto di gioco per i minori sia una funzione preventiva nella lotta alle ludopatie -:
quante e quali risorse, sia in termini di personale che di budget siano state destinate dall'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato alla vigilanza del rispetto del divieto di gioco per i minori degli anni diciotto;
quante e quali violazioni, in materia di gioco minorile, siano state ad oggi contestate dall'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato su tutto il territorio nazionale;
quante e quali sanzioni, in materia di gioco minorile, siano state ad oggi comminate

dall'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato su tutto il territorio nazionale;
quando ed in che modo si intenda dare attuazione al primo periodo del comma 70, dell'articolo 1, legge di stabilità 2011 nell'adozione delle «linee d'azione per la prevenzione, il contrasto e il recupero di fenomeni di ludopatia conseguente a gioco compulsivo» posto che il termine fissato dal legislatore è giunto a scadenza il 2 marzo 2011;
quando ed in che modo si intenda dare attuazione al comma 23 dell'articolo 24, del decreto-legge n. 98 del 2011 avviando le auspicate «procedure di analisi e verifica dei comportamenti di gioco volti ad introdurre misure di prevenzione dei fenomeni ludopatici».
(2-01238) «Capitanio Santolini, Galletti».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:

FLUVI, VANNUCCI e LENZI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 4, commi 17 e 18, del decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70 è stato modificato l'articolo 5 del decreto legislativo 28 maggio 2010, n. 85, in materia di federalismo demaniale;
l'intervento normativo è stato quanto mai opportuno in quanto tesa a sanare una situazione di disparità non superabile con un semplice intervento interpretativo;
appariva infatti incongruo che venissero esclusi dal processo di trasferimento regolato dal citato decreto legislativo n. 85 del 2010 «i beni oggetto di accordi o interessi con gli enti territoriali» anche se tali accordi non erano stati perfezionati e non avevano prodotto effetti, con il risultato che chi aveva dimostrato interesse per un bene veniva escluso e chi non se ne era mai interessato veniva beneficiato;
la norma richiamata prevede l'emanazione di un decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, previa ricognizione dei beni da trasferire da parte dell'Agenzia del demanio;
nei successivi 30 giorni gli enti interessati devono avanzare richiesta dopo di che si potrà decretare l'assegnazione -:
se il predetto decreto ministeriale sia stato emesso e in caso contrario, quali siano gli eventuali impedimenti ed i tempi previsti per la sua emanazione e quali siano le modalità di pubblicità con la quale verranno informati gli enti interessati.
(5-05535)

LO MONTE, ZELLER e BRUGGER. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la manovra correttiva di cui al decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, ha anticipato, a decorrere dal 2012, la riduzione di una lunga lista di agevolazioni fiscali, qualora non sia stata adottata la riforma fiscale e assistenziale entro quella data, con la possibilità, in alternativa anche parziale alle riduzioni citate, di rimodulare le aliquote delle imposte indirette, inclusa l'accisa;
tali riduzioni, pari al 5 per cento dal 30 settembre 2012 e al 20 per cento a decorrere dal 2013, riguardano anche le agevolazioni fiscali del 36 per cento delle spese sostenute per le ristrutturazioni edilizie, nei limiti complessivi di 48.000 euro per unità immobiliare, e le agevolazioni del 55 per cento delle spese sostenute per interventi di riqualificazione energetica su edifici esistenti di qualsiasi categoria catastale;
in sede di conversione presso la Camera del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, gli interroganti hanno proposto un ordine del giorno (9/4612/56), accolto come raccomandazione dal Governo, con il quale hanno ribadito la necessità che la

suddetta riduzione si applichi, in relazione alle detrazioni fiscali del 36 per cento e del 55 per cento, solo ai pagamenti effettuati dopo il 30 settembre 2012, altrimenti la norma si tradurrebbe in una gravissima lesione dei diritti già acquisiti dai cittadini che hanno effettuato gli interventi di ristrutturazione e di riqualificazione energetica degli edifici confidando nella possibilità di usufruire delle detrazioni piene per i successivi 5 o 10 anni -:
se ritenga opportuno applicare le riduzioni previste dall'allegato C-bis all'articolo 40, comma 1-quater, punti 2 e 6, del decreto-legge n. 98 del 2011, qualora non si realizzi la riforma fiscale ed assistenziale e qualora non si scelga di rimodulare le aliquote delle imposte indirette, solo ai pagamenti effettuati dopo il 30 settembre 2012, precludendo in tal modo l'applicazione della riduzione alle detrazioni fiscali del 36 per cento e del 55 per cento attualmente già in corso e tutelando contemporaneamente i diritti acquisiti dai cittadini che hanno effettuato gli interventi di ristrutturazione e di riqualificazione energetica degli edifici confidando nelle predette agevolazioni fiscali.
(5-05536)

COMAROLI, FUGATTI, FORCOLIN, MONTAGNOLI e BITONCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
i sottoscritti interroganti hanno già presentato in commissione VI una risoluzione (7-00544), approvata in data 25 maggio 2011 (risoluzione conclusiva di dibattito n. 8-00121), con la quale si impegnava il Governo ad intervenire per chiarire ai contribuenti il regime tributario applicabile alle cessioni di impianti radiofonici;
a seguito delle verifiche tributarie svolte negli ultimi anni dalla Guardia di finanza e dall'Agenzia delle entrate in materia di cessione degli impianti radiofonici, sono emerse alcune problematiche in ordine alla corretta qualificazione, a fini tributari, di tali cessioni, in quanto le stesse possono essere qualificate come «cessioni di impianti» soggette ad IVA, oppure come «cessioni di ramo d'azienda» soggette ad imposta di registro; in particolare, gli uffici finanziari, seppur in momenti diversi, per quanto riguarda gli atti assoggettati ad imposta di registro, hanno, in alcuni casi, accertato un maggior valore della cessione, ed hanno in altri casi contestato la mancata applicazione dell'IVA, mentre, per gli atti assoggettati ad IVA, hanno richiesto l'applicazione dell'imposta di registro;
il Sottosegretario all'economia, durante la discussione della risoluzione, aveva chiarito che, sulla base del principio di alternatività di cui all'articolo 40 del decreto del Presidente della Repubblica n. 131 del 1986, in linea di massima, qualora oggetto della cessione siano le sole apparecchiature radiofoniche, l'operazione configura una cessione di beni rilevanti agli effetti dell'IVA; diversamente, la cessione dell'impianto, accompagnata dai relativi diritti d'uso connessi all'autorizzazione amministrativa relativa alla frequenza, potrebbe configurarsi quale cessione di ramo d'azienda e, pertanto, essere assoggettata ad imposta di registro in misura proporzionale, qualora costituisca un insieme di beni potenzialmente idonei allo svolgimento di un'attività autonoma di impresa; il Sottosegretario proseguiva segnalando che, qualora l'oggetto del trasferimento sia costituito, oltre che dal predetto impianto, dall'avviamento commerciale, connesso a una parte del pacchetto pubblicitario, dai marchi, dalle testate radiofoniche, dai brevetti, dai rapporti di collaborazione autonoma e subordinata e da altri rapporti giuridici in essere, la relativa cessione deve essere assoggettata alla sola imposta di registro in misura proporzionale, dal momento che la combinazione degli elementi sopra descritti configura un complesso aziendale o un ramo d'azienda;
una volta chiarito il diverso regime tributario, occorre, in qualche misura, uniformare il comportamento dell'Agenzia delle entrate e della Guardia di finanza,

che, in passato, hanno tenuto comportamenti diversi durante le verifiche fiscali aventi medesimo oggetto -:
se il Governo, attraverso l'Agenzia delle entrate, abbia emanato circolari sul diverso trattamento tributario a cui assoggettare le cessioni degli impianti radiofonici, in modo che tali cessioni siano trattate in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale e se abbia emanato disposizioni per considerare in ogni caso validi e non rettificabili a fini tributari gli atti di cessione posti in essere in passato, alla luce del comportamento contrastante tenuto dall'Agenzia e dalla Guardia di finanza nel corso delle verifiche fiscali.
(5-05537)

BARBATO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
recenti notizie di stampa, richiamate da Il Fatto Quotidiano, riportano che l'amministratore delegato del Gruppo Fiat, Sergio Marchionne, risulterebbe iscritto al registro degli indagati per concorso in estorsione e calunnia nell'ambito di un'inchiesta avviata dalla procura della Repubblica presso il Tribunale di Sant'Angelo dei Lombardi (Avellino);
la vicenda che vede il coinvolgimento dell'amministratore delegato Marchionne nasce dall'acquisizione di fatto, da parte del gruppo Fiat, della società CF Gomma Spa, la quale è oggetto di un'inchiesta del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Avellino, a seguito della quale il dottor Marchionne, prima interrogato come persona informata dei fatti, è stato successivamente iscritto nel registro degli indagati;
tali circostanze sono state riportate dall'interrogante in un suo recente intervento nel corso della discussione di un'interpellanza relativa alla società del gruppo Finmeccanica Alenia: a seguito di tali considerazioni, evidentemente effettuate nell'esercizio del diritto di opinione riconosciuto ad ogni parlamentare, la Fiat ha espresso la propria indignazione per le predette dichiarazioni, diffidando chiunque dal diffondere notizie false e lesive della reputazione propria e dell'amministratore delegato, riservandosi ogni opportuna misura di tutela;
la velata minaccia operata dalla Fiat ha avuto secondo l'interrogante l'effetto di inibire la pubblicazione di tale importante notizia presso i media, mantenendo nell'ombra una vicenda che invece meriterebbe di essere approfondita;
appare molto inquietante che l'amministratore delegato del più importante gruppo industriale italiano, i cui titoli rappresentano, in termini di capitalizzazione, una quota rilevante dei mercati finanziari italiani, risulti coinvolto in una vicenda dai pesanti riflessi penali, gettando una preoccupante ombra sull'operato di un manager che sta portando avanti una complessa opera di ristrutturazione del gruppo, anche attraverso scelte discutibili e pesanti ricadute sul piano sociale ed occupazionale;
a tale riguardo si può richiamare la questione relativa all'improvvisa decisione della Fiat di chiudere lo stabilimento IRISBUS di Flumeri, in provincia di Avellino, nonché lo stabilimento CNH di Imola per la produzione di trattori, disattendendo completamente gli accordi raggiunti in precedenza con il Governo, che prevedevano la chiusura del solo stabilimento di Termini Imerese;
tali comportamenti della Fiat e del suo amministratore delegato si inquadrano in una strategia di rottura delle regole sotto il profilo delle relazioni sindacali e della tutela dei diritti dei lavoratori, che sembra preludere ad un completo e definitivo disimpegno del gruppo dall'Italia, al fine di trasferire tutti i siti produttivi in Paesi nei quali le regole ed i presidi di tutela dei lavoratori risultano molto più deboli;
a testimonianza di ciò può essere richiamata anche la grave decisione della Fiat di uscire da Confindustria, motivata

in una lettera con la quale l'amministratore delegato Marchionne esprime alla presidente Marcegaglia il suo disappunto per aver «fortemente ridimensionato le aspettative sull'efficacia dell'articolo 8» per effetto dell'accordo del 21 settembre tra sindacati e Confindustria, che, a suo dire, renderebbe più difficile per la Fiat procedere a licenziamenti del personale;
tali atteggiamenti si inquadrano nell'ambito di un orientamento «autarchico» dello stesso amministratore Marchionne, che è stato stigmatizzato perfino dal segretario generale della CISL, Bonanni, sindacato che da sempre si trova in maggiore sintonia con la Fiat, il quale ha affermato che: «la Fiat non vuole regole e nega la rappresentanza»;
al di là degli aspetti sindacali e sociali, è opportuno segnalare, in questa sede, come quella che l'interrogante ritiene la disinvolta ed arrogante strategia seguita dall'amministratore delegato sembri essere una delle cause dell'andamento negativo dei titoli Fiat nel corso di questi ultimi mesi;
è evidente, pertanto, come si ponga l'esigenza assoluta di fare maggiore trasparenza sui comportamenti individuali dell'amministratore delegato, nella misura in cui essi abbiano riflessi sull'andamento dell'azienda, nonché sulla complessiva gestione finanziaria del gruppo, per verificare se, ed in che misura, essi abbiano potuto incidere sull'andamento dei titoli sui mercati finanziari -:
di quali informazioni disponga, anche attraverso la Consob, in merito alle eventuali ricadute delle vicende che coinvolgono l'amministratore delegato di Fiat Marchionne, che queste abbiano avuto o possano avere sull'andamento dei titoli del gruppo, e se abbia notizie di quali iniziative urgenti abbia assunto o intenda assumere la Consob, anche richiedendo un'integrazione nell'informativa al mercato da parte del Gruppo Fiat, al fine di assicurare piena ed assoluta trasparenza circa la posizione personale dell'amministratore delegato del Gruppo, nonché in merito all'operazione finanziaria relativa all'acquisizione di fatto della società CF Gomme Spa da parte dello stesso Gruppo Fiat, al fine di assicurare la tutela dei diritti degli azionisti di minoranza e degli investitori.
(5-05538)

SAVINO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
i sistemi fiscali nazionali degli stati dell'Unione europea sono talmente eterogenei che per un'impresa può diventare complicato e costoso espandere la propria attività nel mercato unico, all'interno del quale persone, beni, servizi e capitali possono circolare liberamente;
per attrarre aziende estere ad investire sul territorio italiano, il Governo ha introdotto uno strumento ad hoc, definito «regime fiscale di attrazione europea», introdotto con l'articolo 41 del decreto-legge n. 78 del 2010;
tale misura offre alle imprese che intraprendano in Italia nuove attività economiche, nonché ai loro (dipendenti e collaboratori, la facoltà di scegliere, in alternativa alla normativa tributaria italiana, un sistema impositivo a piacere tra quelli vigenti in uno degli Stati membri dell'Unione europea;
a tutt'oggi, trascorso quasi un anno dall'approvazione del decreto-legge che lo ha introdotto, il regime fiscale di attrazione europea, fortemente voluto dal Ministro dell'economia e delle finanze, è ancora un «work in progress»;
l'articolo 41 del citato decreto, infatti, non prevede un termine di emanazione del decreto attuativo che, di fatto, a circa un anno di distanza dalla data di entrata in vigore della norma, non è stato ancora emanato -:
quali siano, a giudizio del Ministro interrogato i motivi che hanno impedito, fino ad ora, di emanare l'atto normativo di

competenza, a che punto sia lo stato di definizione dello stesso.
(5-05539)

Interrogazione a risposta scritta:

ROSATO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da quanto riportato da Il Fatto Quotidiano il 22 settembre 2011 Fintecna SpA ha deliberato la nomina del nuovo collegio sindacale e di un nuovo membro del consiglio di amministrazione di Fincantieri SpA;
risulta che il nome che dovrebbe essere ratificato per poter assumere l'incarico all'interno del consiglio di amministrazione con il 22 ottobre 2011 sarebbe quello di Alessandro Agostino;
l'architetto Alessandro Agostino, che si è occupato finora prevalentemente di società immobiliari, risulta non avere un curriculum professionale adeguato al ruolo per il quale è stato proposto;
inoltre, lo stesso Alessandro Agostino risulta essere già interdetto ai pubblici uffici dalla corte d'appello ed è stato condannato, assieme al padre Vittorio, sindaco di Chiavari, nel febbraio scorso per tentata concussione a 4 anni di reclusione;
il dottor Alessandro Agostino ricopre la carica di segretario cittadino del partito della Lega Nord;
non è la prima volta che Fintecna SpA nomina un esponente di punta del partito della Lega Nord nel consiglio di amministrazione della Fincantieri SpA a prescindere dalle competenze professionali;
la carica di vice-presidente, prima delle dimissioni che hanno portato alla nuova nomina, era stata ricoperta dall'onorevole Francesco Belsito, collaboratore nella tesoreria del partito della Lega Nord, che oggi svolge nel Governo il ruolo di Sottosegretario alla semplificazione normativa -:
quali elementi sono stati analizzati da Fintecna SpA per valutare l'adeguatezza del curriculum professionale del dottor Agostino alla carica di consigliere di amministrazione di Fincantieri SpA;
se non ritenga opportuno, vista la pendenza legale in corso, che Fintecna SpA nomini una diversa persona per il medesimo incarico in Fincantieri SpA.
(4-13635)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:

DELFINO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in questi anni l'aeroporto di Levaldigi (Cuneo) ha dimostrato di essere in continua crescita anche grazie agli innumerevoli sacrifici sostenuti dagli enti locali coinvolti e dalle forze economiche e produttive;
in merito alle ingenti risorse economiche investite per il suo sviluppo, va assolutamente ricordato che l'onere relativo al servizio «torre di controllo» è a carico della società di gestione, diversamente da quanto previsto per altri scali, anche con un volume di traffico passeggeri inferiore a quello di Cuneo, ai quali tale servizio viene assicurato a titolo non oneroso;
il costante sviluppo dell'aeroporto cuneese è riscontrabile soprattutto dai dati relativi all'aumento del numero dei passeggeri che, nei primi giorni di ottobre, ha già superato la quota di 180 mila passeggeri registrata lo scorso anno, a dimostrazione

del progressivo miglioramento reso possibile anche grazie ai nuovi collegamenti offerti;
a fronte degli enormi sacrifici economici affrontati in questi anni, che ne hanno impedito il fallimento decretandone invece una costante crescita, risulta secondo l'interrogante censurabile la dichiarazione del presidente dell'Enac Vito Riggio, apparsa sugli organi di stampa, secondo il quale l'aeroporto di Levaldigi non sarebbe né strategico né complementare;
appare evidente che una tale affermazione sia solo frutto di una profonda disinformazione circa l'importanza e la reale valenza strategica che l'aeroporto di Levaldigi rappresenta da sempre per il territorio cuneese e per il relativo sviluppo economico;
i sacrifici fatti sinora da tutte le parti interessate non possono essere vanificati da una presa di posizione che mira, secondo l'interrogante ignobilmente, a sminuire l'importanza strategica di un'infrastruttura necessaria per il territorio cuneese, che in questi anni ha saputo dimostrare con continuità il proprio sviluppo e la propria crescita, confermati dall'aumento costante del volume di traffico passeggeri -:
quale sia la volontà del Governo e del Ministro interrogato in merito al piano degli scali;
quali siano i contributi pubblici, degli ultimi tre anni, erogati dallo Stato e dagli altri enti pubblici per ogni singolo scalo;
quale urgente iniziativa intenda assumere unitamente alla regione Piemonte, per valutare e definire linee condivise relative al sistema aeroportuale piemontese.
(3-01892)

Interrogazione a risposta scritta:

LO MORO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in data 26 luglio 2011 la IX Commissione approvava la risoluzione 8-00139 (potenziamento del porto di Gioia Tauro) sottoscritta dagli onorevoli Meta, Antonino Foti, Amici, Bonavitacola, Garofalo, Vincenzo Antonio Fontana, Laganà Fortugno, Lo Moro, Laratta, Cesare Marini, Minniti, Oliverio, Vico, Villecco Calipari, Zampa;
con tale atto di indirizzo si impegnava il Governo:
«1) a promuovere la completa attuazione dell'accordo di programma quadro stipulato nel settembre 2010 dalla regione Calabria, con l'autorità portuale e i Ministeri dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti che, se interpretato nella sua complessità, rende necessari urgenti interventi di riorganizzazione interna e di integrazione del core business del porto;
2) ad adottare ogni iniziativa utile alla realizzazione, magari con partner da reperire con una gara internazionale, di un'attrezzata piattaforma logistica, che possa fungere da volano per lo sviluppo dell'intero sistema portuale nazionale e di quello delle regioni meridionali coinvolte;
3) a dare il massimo sostegno all'iniziativa legislativa in corso presso il Senato per dare autonomia finanziaria al porto di Gioia Tauro, in modo da poter varare un programma di potenziamento ed adeguamento infrastrutturale sulla base di un quadro certo di risorse attivabili, anche a titolo di cofinanziamento con risorse aggiuntive di operatori privati operanti presso lo scalo;
4) a promuovere o comunque supportare provvedimenti di concreto sostegno normativo e finanziario alla rete dei porti transhipment ubicati nel Mezzogiorno (Gioia Tauro, Taranto, Cagliari) per fronteggiare la crescente concorrenza dei porti nordafricani, anche attraverso misure compensative del mancato introito di risorse venute a mancare per l'abbattimento delle tasse di ancoraggio, attraverso

l'utilizzo delle risorse provenienti dalla revoca dei finanziamenti effettuata ai sensi dell'articolo 2, comma 2-nonies, del decreto-legge 29 dicembre 2010, convertito con modificazioni dalla legge 26 febbraio 2011, n. 10;
5) a valutare la possibilità di incardinare lo sviluppo del retroporto di Gioia nel quadro del Piano nazionale della logistica;
6) a ridefinire la missione del porto di Gioia Tauro, assegnando ad esso funzioni di scalo industriale collegato ad una piattaforma logistica integrata con le reti di trasporto nazionali ed internazionali, funzioni da far interagire con quelle di transhipment rimesse in gioco, valutando la possibilità di ridimensionare l'area in concessione alla Mct, attraverso una manifestazione d'interesse da lanciare in ambito europeo;
7) a promuovere o comunque sostenere l'emanazione di norme semplificate per l'approvazione di varianti ai piani regolatori portuali nelle aree destinate a poli integrati della logistica, connessi agli scali di transhipment, quale il porto di Gioia Tauro;
8) a destinare, mediante apposito accordo di programma Stato-regione Calabria - Autorità portuale di Gioia Tauro, una quota dei fondi PON al potenziamento infrastrutturale e all'ammodernamento del porto di Gioia Tauro;
9) a prevedere l'attivazione degli ammortizzatori sociali nei confronti dei lavoratori della Mct in presenza di un adeguato piano di salvataggio aziendale;
10) a valutare se sia opportuno mantenere un trattamento di favore in favore della società per quanto attiene il regime dei canoni concessori;
11) a valutare l'adozione di iniziative, anche a carattere normativo, compatibili con l'ordinamento comunitario per ridurre la contribuzione sociale e assistenziale nonché le accise sui prodotti energetici utilizzati nei porti, come quello di Gioia Tauro, che movimentano più del 75 per cento del traffico da nave a nave»;

a distanza di circa tre mesi, mentre, in mancanza di qualsiasi intervento di sostegno si aggrava la crisi dello scalo, che ha già portato alla cassa integrazione per oltre 400 dipendenti, il Governo non risulta aver dato alcuna attuazione all'atto di indirizzo parlamentare;
né sembra che si tratti solo di scarsità di risorse e/o di disattenzione. Nei giorni scorsi, infatti, dopo lunghi mesi di attesa, è stato sottoscritto il decreto attuativo del decreto-legge cosiddetto milleproroghe, con il quale al porto di Gioia Tauro viene destinato l'importo di 5 milioni e 200 mila euro, che non è sufficiente per mantenere gli sgravi delle tasse di ancoraggio, per i quali l'Autorità portuale aveva impegnato il maggiore importo di 9 milioni di euro che il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti si era impegnato a restituire;
al di là dell'inadeguatezza della somma, non si può non rilevare che non si è tenuto conto, nella distribuzione delle risorse messe a disposizione per i porti dal decreto-legge cosiddetto milleproroghe, della natura del porto di Gioia Tauro, attualmente destinato solo a transhipment, e dell'importanza della struttura nel sistema portuale italiano ed europeo;
ad avviso dell'interrogante l'atteggiamento del Governo, che, nel confronto con il territorio, appare tiepido e incapace di mantenere gli impegni che assume, denota scarsa consapevolezza della gravità dei problemi e delle conseguenze del perdurare di una colpevole inerzia nell'affrontare una crisi che rischia di tagliare fuori il Mezzogiorno e di incidere nell'economia dell'intero Paese -:
se e come si pensi di integrare i finanziamenti al porto di Gioia Tauro per consentire gli sgravi della tassa di ancoraggio;

se e come (in che tempi e con quali azioni di Governo) si intenda dare attuazione alla risoluzione approvata dalla IX Commissione della Camera dei deputati.
(4-13633)

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INTERNO

Interrogazione a risposta immediata:

DI PIETRO, DONADI, FAVIA, EVANGELISTI e BORGHESI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
i tagli alla sicurezza operati negli ultimi tre anni con le manovre finanziarie del Governo hanno ridotto di molto le risorse a disposizione delle forze dell'ordine, i cui sindacati hanno indetto iniziative di piazza di protesta il 18 ottobre 2011 in decine di città per denunciare «la paralisi del sistema sicurezza ormai al collasso»;
il fronte sindacale che ha deciso di scendere in piazza è ampio ed è composto dai sindacati di polizia Siulp, Sap, Ugl, Consap, da quelli della polizia penitenziaria Sappe, Uil, Fns Cisl, Ugl, da quelli del Corpo forestale dello Stato Sapaf, Ugl, Fesifo, Fns Cisl, Uil e da quelli dei vigili del fuoco Fns Cisl, Uil, Conapo e Ugl: tutti uniti per denunciare un Governo fallimentare;
lo sciopero è stato indetto contro un Governo «che si era presentato come quello della sicurezza, ma che in realtà ha fallito a 360 gradi». «Tre anni di annunci e tagli continui», ha detto il segretario del Siulp, Felice Romano, «ci hanno portato a non avere più il controllo del territorio»;
entro poche settimane - denunciano i sindacati - termineranno gli ultimi buoni benzina necessari per le volanti, dopodiché non potranno più presidiare i quartieri delle città;
nel corso dello sciopero indetto dai sindacati di polizia gli agenti hanno deciso di rivolgersi ai cittadini per chiedere i soldi per mettere la benzina alle volanti. Agenti, guardie penitenziarie, vigili del fuoco e forestali sono pronti a portare in piazza dei bidoni di benzina per lanciare una provocazione e ottenere dai cittadini una donazione sul fondo assistenza del Ministero dell'interno, finalizzata appunto all'acquisto di carburante;
«Questo esecutivo», ha sintetizzato il segretario del Sap Nicola Tanzi, «ha lavorato soltanto sulla sicurezza percepita ma si è dimenticato quella reale, che è poi quella che interessa i cittadini», spendendo milioni di euro per «pagliacciate» come la «mini naja» e le «passeggiate cittadine dei poliziotti per accompagnare i militari». «Noi non ci stiamo a questa resa incondizionata del Governo, scendiamo in piazza per non assumerci la corresponsabilità del collasso del sistema sicurezza»;
alle forze di polizia va la solidarietà dei cittadini per il loro quotidiano lavoro a difesa della sicurezza di tutti anche in seguito alle aggressioni di cui sono state oggetto nel corso della manifestazione di sabato 15 ottobre 2011 a Roma, che, pur vedendo la partecipazione pacifica e non violenta di centinaia di migliaia di persone, ha dovuto registrare la presenza e le violenze di poche centinaia di squadristi -:
se il Governo intenda rinunciare ai cosiddetti tagli lineari delle spese, selezionando in maniera attenta le spese che vanno ridotte e quelle che devono al contrario essere incrementate, quali iniziative concrete intenda assumere per ripristinare le risorse ridotte negli ultimi tre anni necessarie a garantire la sicurezza dei cittadini e se si intenda dare effettiva esecuzione al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri relativo alle indennità per le forze dell'ordine approvato oramai da mesi e ancora non attuato.
(3-01896)

Interrogazione a risposta in Commissione:

SERENI e BRESSA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a seguito delle elezioni amministrative tenutesi in data 15 e 16 maggio 2011 per l'elezione diretta del sindaco e del consiglio comunale del comune di Trevi (PG) è risultato eletto sindaco Bernardino Sperandio (collegato alla lista distinta con il n. 3 «Noi per Trevi»);
i signori Luigi Andreani e Maria Zappelli Cardarelli, rispettivamente candidato sindaco collegato alla lista distinta con il n. 2 «Lista Civica Trevi per Andreani Sindaco» e capolista della lista medesima, con ricorso depositato il 16 giugno 2011 hanno impugnato innanzi al TAR dell'Umbria il verbale di proclamazione degli eletti e tutti gli atti connessi ivi compresi i verbali relativi alle operazioni elettorali e allo scrutinio dei voti nonché la delibera consiliare di convalida della proclamazione degli eletti;
i ricorrenti hanno impugnato altresì le delibere della sottocommissione elettorale circondariale di Spoleto del 14 maggio 2011 e del 16 maggio 2011 recanti, rispettivamente, l'ammissione al voto di 31 e 4 cittadini comunitari;
l'impugnativa si è fondamentalmente incentrata sulla asserita illegittimità delle determinazioni con le quali la sottocommissione elettorale circondariale di Spoleto aveva provveduto ad ammettere direttamente al voto, ai sensi dell'articolo 32-bis, del decreto del Presidente della Repubblica n. 223 del 1967, 35 cittadini dell'Unione europea ritenuti dai ricorrenti potenzialmente determinanti per l'esito della consultazione elettorale dato che la differenza tra i due candidati è stata di 14 voti;
in relazione alle determinazioni della sottocommissione elettorale circondariale di Spoleto gli interpellanti ricordano che, con circolare n. 7/2011 del 14 marzo 2011, la direzione centrale dei servizi elettorali del Ministero dell'interno, nell'esporre i principali adempimenti a carico delle prefetture in occasione delle consultazioni amministrative del 15 e 16 maggio 2011, così recita: «...qualora il cittadino comunitario presenti domanda di iscrizione alle liste elettorali aggiunte anche oltre il sopraindicato termine del 5 aprile 2011, il sindaco, accertatosi comunque della sussistenza dei requisiti richiesti dalla legge per l'iscrizione anagrafica, potrà rilasciare l'apposita attestazione di ammissione al voto di cui all'articolo 32-bis del decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 1967, n. 223, in modo da consentire la più ampia partecipazione alle elezioni in argomento e nel rispetto del principio di parità di trattamento tra cittadini italiani e cittadini di altro Paese dell'Unione europea»;
nonostante la circolare del 14 marzo, con sentenza n. 238 del 27 luglio 2011 il TAR dell'Umbria ha accolto il ricorso presentato dai signori Luigi Andreani e Maria Zappelli Cardarelli determinando l'annullamento della consultazione elettorale;
annullata la consultazione elettorale, come effetto immediato della pronuncia si è avuto l'insediamento del commissario di Governo presso il comune di Trevi;
in data 14 settembre 2011 il signor Bernardino Sperandio ha presentato ricorso in appello al Consiglio di Stato per la riforma e/o l'annullamento della sentenza del Tar dell'Umbria;
il centro-destra trevano ha posto in essere in queste settimane una mistificatoria campagna di disinformazione tesa ad attribuire alla coalizione «Noi per Trevi» il mancato rispetto delle regole di una libera e democratica competizione elettorale;
la coalizione «Noi per Trevi», guidata da Bernardino Sperandio, ha ribadito con forza la correttezza del proprio operato e la propria estraneità ai fatti oggetto del ricorso rigettando qualsiasi illazione avanzata dal centro-destra e ha adottato ogni iniziativa per mettere la cittadinanza

a conoscenza del fatto che la pronuncia del TAR dell'Umbria riguarda unicamente le delibere di ammissione al voto di cittadini comunitari adottate dalla sottocommissione elettorale di Spoleto in applicazione di precise direttive della prefettura di Perugia che trasmetteva la suddetta circolare n. 7/2011 della direzione dei servizi elettorali del Ministero dell'interno e non riguarda minimamente alcun atto adottato dagli uffici comunali, né alcuna attività riferibile alla coalizione «Noi per Trevi» che si trova a subire suo malgrado le conseguenze di opposte interpretazioni della legge da parte di due organi diversi dello Stato -:
se il Ministero dell'interno, come già in primo grado, intenda sostenere la legittimità delle attività della sottocommissione elettorale di Spoleto anche nel giudizio d'appello chiarendo così l'assoluta correttezza dell'operato del comune di Trevi.
(5-05531)

Interrogazione a risposta scritta:

LA MALFA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in rapporto agli incidenti avvenuti sabato 15 ottobre 2011 a Roma, l'interrogante esprime solidarietà assoluta alle forze dell'ordine, fatte oggetto di attacchi di inaudita violenza, e apprezzamento per la professionalità mostrata nel gestire una situazione difficilissima, nonché condanna assoluta del comportamento dei gruppi di violenti infiltratisi in una pacifica manifestazione -:
di quali informazioni fossero in possesso gli organismi di sicurezza circa i preparativi dei gruppi di facinorosi;
se e quali misure di prevenzione siano state adottate anche sulla base di queste informazioni;
se infine non ritenga di assumere iniziative, anche normative, perché in futuro si possa procedere al fermo preventivo di quanti, sulla base dei precedenti, possano essere sospettati di fare parte delle bande decise a provocare gli incidenti.
(4-13637)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta immediata:

REGUZZONI, LUSSANA, LUCIANO DUSSIN, FOGLIATO, MONTAGNOLI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CAVALLOTTO, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DAL LAGO, DESIDERATI, DI VIZIA, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, ISIDORI, LANZARIN, MAGGIONI, MOLGORA, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il piano irriguo nazionale è un'iniziativa di importanza strategica prioritaria per il nostro territorio, posto che l'acqua è elemento imprescindibile per l'agricoltura e che le infrastrutture irrigue richiedono una gestione efficiente ed efficace indispensabile a razionalizzare l'uso della risorsa acqua e favorirne il risparmio;
risultati di recenti indagini evidenziano che il 69 per cento degli agricoltori (percentuale che sale all'82 per cento al Nord-Ovest) ritiene l'irrigazione uno strumento essenziale al loro operato e che il 92 per cento di essi giudica efficiente il servizio offerto dal consorzio di bonifica ed adeguato il suo costo;

negli ultimi anni gli stanziamenti destinati agli investimenti previsti dal piano irriguo nazionale hanno subito consistenti riduzioni, l'ultima delle quali riguarda i provvedimenti che hanno portato dagli iniziali 100 milioni di euro annui agli attuali 54 milioni di euro annui gli importi destinati alla copertura delle rate dei mutui contratti dai consorzi di bonifica con le banche, consentendo la realizzazione di opere per un complessivo totale di 596 milioni di euro da ripartirsi tra regioni del Centro-Nord e regioni meridionali;
ipotesi di ulteriori riduzioni delle dotazioni a carico del piano irriguo nazionale comprometterebbero la realizzazione di opere indispensabili, molte delle quali situate nelle regioni del Centro-Nord, che hanno già presentato progetti esecutivi ed immediatamente cantierabili e per i quali sono già in corso le relative gare d'appalto;
la proposta legislativa relativa alla politica agricola comune 2014-2020, recentemente presentata dalla Commissione europea, prevede un taglio consistente delle risorse finanziarie destinate al nostro Paese, con una riduzione significativa degli stanziamenti relativi ai pagamenti diretti e alle misure a sostegno dello sviluppo rurale, ed è estremamente importante che almeno a livello nazionale si possa mantenere l'attuale livello di spesa per la bonifica e l'irrigazione dei territori -:
di quali elementi disponga il Ministro interrogato in relazione ai fatti espressi in premessa e se non ritenga opportuno confermare gli stanziamenti previsti a carico del piano irriguo nazionale al fine di consentire la realizzazione delle infrastrutture da cui dipende gran parte del made in Italy agroalimentare.
(3-01897)

Interrogazione a risposta in Commissione:

OLIVERIO, ZUCCHI, AGOSTINI, BRANDOLINI, MARCO CARRA, CENNI, CUOMO, DAL MORO, FIORIO, MARROCU, MARIO PEPE (PD), SANI, SERVODIO e TRAPPOLINO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto sviluppo agroalimentare spa (ISA) è una società finanziaria con socio unico rappresentato dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali che promuove e sostiene progetti di sviluppo agroindustriale che comportano, come ricaduta indotta, anche un miglioramento strutturale dei livelli di reddito dei produttori agricoli;
la società, come tale, è sottoposta alla disciplina in materia di compensi agli organi sociali, dettata dall'articolo 6, comma 6, del decreto-legge n. 78 del 2010 che dispone: «Nelle società inserite nel conto economico consolidato della pubblica amministrazione, come individuate dall'Istituto nazionale di statistica (ISTAT) (...) nonché nelle società possedute direttamente o indirettamente in misura totalitaria, alla data di entrata in vigore del presente provvedimento dalle amministrazioni pubbliche, il compenso di cui all'articolo 2389, primo comma, del codice civile, dei componenti degli organi di amministrazione e di quelli di controllo è ridotto del 10 per cento. La disposizione di cui al primo periodo si applica a decorrere dalla prima scadenza del consiglio o del collegio successiva alla data di entrata in vigore del presente provvedimento. La disposizione di cui al presente comma non si applica alle società quotate e alle loro controllate»;
l'assemblea dell'Istituto sviluppo agroalimentare spa (ISA), per la nomina del nuovo consiglio di amministrazione e per la determinazione del relativo compenso, si è tenuta il 27 luglio 2011;
in merito alla composizione del nuovo consiglio di amministrazione, in attesa della designazione del componente da parte della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato e le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, il numero complessivo è stato determinato in quattro membri, di cui uno è anche consigliere regionale della regione Campania;

il compenso spettante ai consiglieri uscenti ammontava a 25.000 euro su base annua, fatta salva l'attribuzione di un'indennità aggiuntiva riconosciuta dal Consiglio di amministrazione al presidente-amministratore delegato ai sensi dell'articolo 2389, comma 3, del codice civile e dello statuto della società ISA Spa;
l'assemblea, pertanto, avrebbe dovuto, in ossequio alla norma del citato decreto-legge n. 78 del 2010, rideterminare il compenso annuo spettante ai consiglieri in 22.500 euro - applicando la prevista riduzione del 10 per cento - e prevedendo la possibilità per il consiglio di attribuire deleghe operative, con il riconoscimento della relativa indennità ai sensi dell'articolo 2389, comma 3, del codice civile e dello statuto, ad un consigliere che avrebbe assunto le funzioni di amministratore delegato;
al contrario, l'assemblea avrebbe determinato i compensi su base annua prevedendo per il presidente un compenso di 160.000 euro, per il vice presidente e per l'amministratore delegato un compenso di 140.000 euro, per i consiglieri un compenso di 80.000 euro;
il consiglio di amministrazione, nella medesima riunione, nell'attribuire le deleghe al presidente e all'amministratore delegato, avrebbe poi determinato l'indennità aggiuntiva ai sensi dell'articolo 2389, comma 3, del codice civile in euro 137.500 per presidente e in euro 117.500 per l'amministratore delegato, oltre al riconoscimento di un rimborso spese forfettario per alloggio e auto pari a euro 55.000 annui ciascuno;
infine, la suddetta Assemblea avrebbe anche deliberato di affidare una consulenza al vice presidente ed al consigliere rispettivamente, in materia di nuovi strumenti finanziari e di regionalizzazione dell'attività, stanziando all'uopo un importo pari a euro 200.000 su base annua -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se essi corrispondano al vero;
se l'Istituto sviluppo agroalimentare spa (ISA) sia sottoposto alla disciplina in materia di compensi agli organi sociali, dettata dall'articolo 6, comma 6, del decreto-legge n. 78 del 2010 in materia di riduzione del 10 per cento del compenso dei componenti degli organi di amministrazione e di quelli di controllo e quali siano i motivi per i quali il suddetto istituto non abbia applicato tali riduzioni in occasione del rinnovo del consiglio di amministrazione così come disposto dalla normativa vigente e, al contrario, li abbia notevolmente aumentati;
se il Ministro non ritenga che sussistano gravi ragioni di opportunità della nomina a componente del consiglio di amministrazione di ISA di un consigliere regionale;
quali provvedimenti intenda adottare, nella qualità di legale rappresentante del Ministero e quindi di autorità che ha designato il rappresentante in assemblea, per ovviare a quelle che agli interroganti appaiono essere atti di dubbia legittimità qualora fossero state accertate anche per i profili riguardanti il danno alle casse dello Stato arrecato anche dai consiglieri d'amministrazione, trattandosi di una società controllata dallo Stato il cui unico socio è il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali.
(5-05540)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

MELANDRI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere premesso che:
il 12 novembre 2009, il sito del Ministero ha pubblicato un comunicato dal titolo «Risparmi nella Pubblica Amministrazione: nota del Ministro Brunetta su

invio auguri tramite posta elettronica». Nella nota il Ministro Brunetta ricorda che «i sistemi di comunicazione elettronica in uso presso le pubbliche amministrazioni consentono di scambiare informazioni e contenuti istituzionali tra gli uffici con maggiore celerità e minori costi rispetto a quanto è, sino ad ora, avvenuto attraverso i mezzi basati sull'inoltro cartaceo di documenti. L'estensione dell'uso di questi mezzi di comunicazione può, quindi, aiutare le pubbliche amministrazioni a fare un più efficiente uso delle risorse a disposizione e a raggiungere migliori livelli di economicità in ogni espressione della propria attività». Da qui il richiamo all'attenzione e alla sensibilità di tutte le pubbliche amministrazioni sull'opportunità di utilizzare tali sistemi di comunicazione anche per lo scambio epistolare di auguri, che tradizionalmente avviene in occasione delle festività, in particolare natalizie, tra i vertici politico-istituzionali e amministrativi, tra i dirigenti, e altri. «L'uso della posta elettronica - precisa il Ministro Brunetta - consentirebbe infatti di evitare il notevole aggravio di spesa e di attività che l'invio dei biglietti di auguri cartacei ogni anno comporta per ciascuna Amministrazione. Si ricorda, tra l'altro, che la possibilità di servirsi dello strumento di comunicazione elettronica è ora agevolata dalla pubblicazione, sui siti Internet di tutte le pubbliche amministrazioni, degli indirizzi di posta elettronica istituzionale e dei numeri di telefono dei dirigenti pubblici e dei segretari comunali e provinciali, disposta in attuazione dell'articolo 21, comma 1, della legge 18 giugno 2009, n. 69»;
il 4 dicembre 2009, in un comunicato stampa pubblicato sul sito del Ministero, dal titolo «Brunetta ai colleghi ministri: Per gli auguri di Natale utilizzate la posta elettronica», il Ministro informa di aver inviato una lettera ai suoi colleghi ministri con la quale li invita a utilizzare la posta elettronica per l'invio degli auguri in occasione delle prossime festività natalizie. L'invito segue di poche settimane quello inviato mediante nota circolare a tutte le pubbliche amministrazioni. L'utilizzo della posta elettronica consentirà un notevole risparmio di carta, di tempo e di risorse finanziarie;
in più occasioni, il Ministro è intervenuto pubblicamente sul tema del contenimento degli sprechi nella pubblica amministrazione;
il 14 ottobre 2011, è pervenuta presso le caselle dei deputati, una lettera del Ministro Brunetta contenente una chiavetta USB, da 2 giga, contenente 4 file PDF, per complessivi 170 mega, relativi alla relazione sulla stato della pubblica amministrazione 2010 e 2011 -:
se non sarebbe stato meno oneroso per il Ministero per la pubblica amministrazione e l'innovazione utilizzare lo strumento della posta elettronica, con un link al sito del Ministero in cui è presente la relazione (http://www.innovazionepa.gov.it/media/864335/relazione%20parlamento%202010%20-%202011%20def.pdf).
(4-13634)

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SALUTE

Interrogazione a risposta immediata:

BALDELLI, DE NICHILO RIZZOLI e BARANI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo alcune stime, in Italia l'influenza stagionale causa ogni anno circa 8 mila decessi, di cui circa mille per polmonite ed influenza stessa, mentre altri 7 mila per cause e complicazioni diverse;
esistono due criteri di prevenzione: uno attivo riguardante le regole comportamentali e uno passivo rappresentato dalle vaccinazioni -:

quali siano le iniziative del Ministero della salute per limitare il più possibile il dilagare dell'influenza stagionale, con particolare riguardo ai soggetti più vulnerabili come malati, bambini e anziani.
(3-01895)

TESTO AGGIORNATO AL 20 OTTOBRE 2011

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SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
la legge finanziaria per il 2004 (legge del 24 dicembre 2003, n. 350) ha previsto una serie di misure volte a rilanciare la promozione all'estero e potenziare la tutela del Made in Italy. Tra queste era inclusa l'istituzione da parte del Ministero delle attività produttive, ora Ministero dello sviluppo economico, di appositi uffici di consulenza e di monitoraggio per la tutela del marchio e delle indicazioni di origine e per l'assistenza legale alle imprese nella registrazione dei marchi e brevetti e nel contrasto alla contraffazione e alla concorrenza sleale (articolo 4, commi 74 e 75 della citata legge n. 350 del 2003);
con provvedimenti ministeriali successivi, sono stati istituiti presso la rete degli Uffici dell'Istituto nazionale per il commercio estero (I.C.E.) 14 uffici sinteticamente denominati Intellectual Property Rights Desk (IPR desk), proprio con l'obiettivo di offrire alle imprese italiane all'estero un insieme di servizi di assistenza e consulenza in materia di proprietà intellettuale;
gli IPR desk sono stati attivati presso quei Paesi nei quali più intensa è la diffusione del fenomeno della contraffazione, sia sotto il profilo della produzione di beni contraffatti che di quello della loro distribuzione, ovvero nei seguenti Paesi: Cina, Taiwan, India, Corea del Sud, Vietnam, Emirati Arabi Uniti, Turchia, Russia, Stati Uniti e Brasile;
la rete degli IPR desk, sin dal momento della loro piena operatività, contribuisce a contrastare la sempre maggiore pervasività e pericolosità del fenomeno della contraffazione, offrendo specifici servizi di supporto alle imprese italiane, impegnate nel processo di internazionalizzazione;
la missione primaria degli IPR desk è, infatti, quella di fornire alle imprese gli strumenti e le informazioni rilevanti per comprendere il sistema locale della proprietà intellettuale, nel suo complesso, e le principe problematiche ad esso legato, tramite, per esempio, la ricognizione della legislazione nazionale in materia di marchi e brevetti, di indicazioni di origine, copyright e design, inclusi gli aspetti contrattuali e la giurisprudenza rilevante;
gli IPR desk, inoltre, nello svolgimento dell'attività di costante monitoraggio dei mercati esteri, sotto il profilo dell'evoluzione della legislazione locale in materia e delle azioni di prevenzione e contrasto alla contraffazione e alla concorrenza sleale messe in campo dalle autorità locali, hanno, altresì, il compito di segnalare al Ministero dello sviluppo economico quei procedimenti giudiziari in materia di tutela della proprietà intellettuale emblematici o rappresentativi di interessi diffusi che, per la loro portata è implicazioni, possono costituire un precedente o un riferimento utile anche ad altre imprese italiane;
la recente approvazione del decreto-legge n. 98 del 2011, convertito con modificazioni dalla legge n. 111 del 2011, disponendo all'articolo 14, commi 17-27 la soppressione dell'Istituto nazionale per il commercio estero (ICE) senza prevedere un'adeguata disciplina transitoria che garantisca la collocazione immediata degli IPR desk presso gli uffici delle rappresentanze diplomatiche, rischia di bloccare la prosecuzione dei servizi attualmente forniti

dagli IPR desk nei confronti delle imprese, se non addirittura di provocarne la chiusura;
negli ultimi quattro anni, la rete degli IPR desk all'estero ha assistito gratuitamente circa 1.500 aziende fornendo una validissima azione di protezione, difesa e supporto per i marchi italiani e dando il necessario sostegno nel contrasto alla contraffazione e alla concorrenza sleale -:
se il Ministro interpellato non intenda assumere le necessarie urgenti iniziative al fine di garantire la prosecuzione dei servizi forniti dalla rete degli IPR desk all'estero, garantendone l'immediata collocazione presso gli uffici delle rappresentanze diplomatiche.
(2-01237) «Borghesi, Donadi, Cimadoro, Vico».

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Apposizione di firme ad una mozione.

La mozione Pedoto e altri n. 1-00730, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 ottobre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Trappolino, Rossomando.

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

La risoluzione in commissione Schirru e altri n. 7-00648, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 luglio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bobba.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta immediata in Assemblea Baldelli n. 3-01867 del 5 ottobre 2011;
interrogazione a risposta immediata in Assemblea Di Pietro n. 3-01868 del 5 ottobre 2011;
interrogazione a risposta immediata in Assemblea Reguzzoni n. 3-01872 del 5 ottobre 2011;
interrogazione a risposta immediata in commissione Rainieri n. 5-05500 dell'11 ottobre 2011;
interpellanza urgente Fiano n. 2-01236 del 17 ottobre 2011.

Ritiro di una firma da una interrogazione a risposta scritta.

Interrogazione a risposta scritta Pini e altri n. 4-12898, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 1o agosto 2011: è stata ritirata la firma del deputato Crosio.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Realacci e altri n. 4-13631 del 17 ottobre 2011 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-05534.

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ERRATA CORRIGE

Interpellanza urgente Fiano e altri n. 2-01236 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 536 del 17 ottobre 2011. Alla pagina 25061, seconda colonna, alla riga diciottesima deve leggersi: «Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):» e non «Interpellanza:» come stampato.
Alla pagina 25076, seconda colonna, alla riga ventunesima deve leggersi: «Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):» e non «Interpellanza:» come stampato.