XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 6 ottobre 2011

TESTO AGGIORNATO AL 9 MAGGIO 2012

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
alle 17,45 del 20 marzo 2011, in Libia è scattata l'operazione Odissey Dawn (Odissea all'alba), alla quale hanno partecipato Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Italia, Spagna e Canada, in diretta applicazione della risoluzione 1973/2011 del Consiglio di sicurezza dell'Onu;
la situazione di stallo venutasi a creare a seguito di tale operazione si era trascinata fino allo scorso metà agosto quando si è sbloccata all'improvviso sia perché le forze fedeli a Gheddafi, trincerate a Tripoli e logorate da cinque mesi di offensiva aerea della Nato, hanno ceduto rapidamente portando così alla caduta del regime di Gheddafi, sia perché sono intervenute anche le milizie berbere, scese dalle montagne Naifusa, e arrivati i rinforzi da Bengasi e da Misurata;
la vicenda libica sembra dunque avviarsi verso l'epilogo, tranne la presenza delle ovvie sacche di resistenza di quanti rimangono ancora fedeli al Colonnello che organizzeranno probabilmente azioni di guerriglia all'interno dello sconfinato territorio libico, ma che alla fine contribuiranno solamente a prolungare l'agonia del regime; si ha notizia, infatti, di arresti di militari e di defezioni rilevanti da parte dei fedelissimi di Gheddafi, in particolare del Primo ministro Al-Mahmoudi e del Ministro degli esteri, Al-Obeidi;
il fronte del riconoscimento del Consiglio nazionale transitorio, guidato dal Primo ministro Mahmoud Jibril, si allarga sempre più - ora anche la Russia, lo riconosce e la Cina ne ha preso atto;
il potere all'interno del Cnt è però profondamente frammentato e composito: da esponenti del vecchio regime che hanno condotto e avviato l'insurrezione; dalle milizie cittadine della Cirenaica, di Misurata e del sud berbero; dalla componente islamista di cui fa parte anche il comandante militare dei ribelli di Bengasi che hanno conquistato Tripoli il 21 agosto 2011, Abdelhakim Belhaj (noto anche come «l'afghano») che lo ha portato a essere oggi il comandante del Consiglio Militare della capitale;
malgrado ci si stia avviando verso la fine della guerra civile in Libia, la Nato però continua i suoi raid aerei ed è forte il dubbio se essi siano ancora giustificati in virtù della risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e se l'uso di questa forza abbia oltrepassato i limiti stabiliti dalle Nazioni Unite; e rimane da capire anche se la partecipazione italiana ai bombardamenti possa continuare o non sia invece in contrasto con il nostro disposto costituzionale mentre non è dato conoscere quali siano stati i danni collaterali imputabili a missioni di aerei italiani, dato il silenzio mantenuto in proposito dalle nostre autorità;
se nell'immediato passato questi raid contro le forze lealiste che tentavano di riconquistare Bengasi potevano ritenersi in qualche modo giustificabili in virtù della risoluzione 1973, non risultano invece giustificabili, ad avviso dei firmatari, le attuali operazioni militari della Nato contro le ultime sacche di resistenza dei fedeli del Colonnello, poiché in questo caso non si tratterebbe di proteggere la popolazione ma di intervenire in una guerra civile a favore dei ribelli, che inevitabilmente ha finito per snaturare l'originario mandato del Consiglio di Sicurezza dell'Onu atteso che l'intervento umanitario richiesto non prevedeva affatto il regime change o l'uccisione di Gheddafi;
il 19 marzo, a Parigi si è tenuto un primo vertice voluto dal presidente francese Sarkozy, che ai più era apparso da subito una sorta di «trappola» per i partner europei (la sola cancelliera Merkel è riuscita a sottrarsene) e che è servito per l'avvio ufficiale delle operazioni militari già in corso da parte francese sin dalla notte precedente;

il 1o settembre ne è seguito un secondo, definito da molti commentatori come «il vertice della vanità», che invece ha sancito la «vittoria» di una non-guerra che solo un paio volevano. Infatti, il presidente francese Nicolas Sarkozy e il primo ministro britannico David Cameron hanno recentemente effettuato una visita trionfale in Libia, che è apparsa una evidente presenza tesa a riscuotere i benefici del sostegno militare e politico ai ribelli;
comunque, a Parigi non c'erano solo i Paesi del gruppo di contatto, poi diventato «Amici della Libia», protagonisti dell'intervento militare contro Gheddafi, ma anche chi si era tirato fuori dal conflitto come la Germania, con la cancelliera Angela Merkel che si è impegnata a assicurare un aiuto tedesco riconoscibile, la Russia, la Cina e l'India, anch'esse contrarie all'azione di forza. Non vi hanno voluto partecipare l'Arabia Saudita, la Nigeria e il Sudafrica, da sempre Paesi critici sulla legittimità dei bombardamenti;
il 16 settembre 2011, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha deciso di riconoscere il Cnt con un voto: 114 Paesi hanno detto sì, 17 si sono opposti (Angola, Bolivia, Cuba, repubblica democratica del Congo, Ecuador, Guinea equatoriale, Kenya, Lesotho, Malawi, Namibia, Nicaragua, Sudafrica, Swaziland, Tanzania, Venezuela, Zambia, Zimbabwe) e 15 si sono astenuti;
l'Italia, che è stata tra i primi Paesi ad aver riconosciuto bilateralmente il Cnt, ha votato con il fronte dei si;
nella stessa occasione, il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha votato all'unanimità un nuova risoluzione, la 2009/2011, che riduce sanzioni ed embargo di armi contro Tripoli; inoltre, è stata decisa la creazione di una missione di assistenza per la Libia che si chiamerà Unsmil (United nations support mission in Libya), risoluzione che però appare carente visto che si limita a istituire una missione di sostegno solo per un periodo iniziale di tre mesi con un mandato molto contenuto anche se, stando a quanto si apprende da agenzie stampa, le Nazioni Unite starebbero valutando l'eventualità di adottare una seconda tappa, appena le condizioni sul terreno lo consentiranno, per l'avvio di una missione di osservatori militari non armati;
l'Unsmil, comunque, si dovrebbe concentrare su sei aree: sicurezza e ordine pubblico, costituzione ed elezioni, rafforzamento delle istituzioni statali, protezione dei diritti umani, rilancio economico, coordinamento con altre organizzazioni; sul versante militare, invece, il Consiglio ha per il momento deciso di mantenere la «no fly zone» che ha permesso l'intervento degli aerei della Nato, incaricati di proteggere i civili e di impedire all'aeronautica del regime di bombardare la popolazione anche se il Consiglio di sicurezza ha deciso che porrà termine all'autorizzazione all'uso della forza, consentito dal par. 4 della risoluzione 1973, non appena le circostanze lo consentiranno; tale decisione dovrà essere presa, in ogni caso, in consultazione con il Consiglio nazionale di transizione (par. 20 della nuova risoluzione 2009);
l'Unione europea, il 22 settembre 2011 ha deciso lo scongelamento di beni libici a fini umanitari (anche se le autorità europee hanno prontamente specificato che li trasferiranno ai libici «in modo graduale per evitare possibili usi errati dei fondi») e ha parzialmente revocato l'embargo sulle armi deciso nei mesi scorsi, adottando una serie di misure destinate ad aiutare la ripresa dell'economia libica dopo la guerra civile, attuando così i provvedimenti contenuti nella risoluzione 2009 citata;
va detto, però, che l'Unione europea è apparsa piuttosto impotente durante tutto l'arco del conflitto e che ha visto ridotta la propria azione diplomatica sia sotto la spinta dell'attivismo anglo-francese sia a causa dell'evidente basso profilo che ha distinto negli ultimi tempi la nostra politica estera;
il 7 settembre 2011, nel corso di un'audizione presso le Commissioni esteri

di Camera e Senato, il Ministro degli affari esteri Frattini ha, tra le altre, affermato che il nostro Paese sosterrà la road map presentata i primi di agosto dal Cnt all'Italia e agli altri partner più stretti di questa coalizione internazionale e che si compone dei seguenti punti: entro trenta giorni dalla caduta del regime trasferimento a Tripoli del CNT e nomina di un Governo transitorio (tappa già in corso di attuazione peraltro); entro otto mesi elezione di un'assemblea nazionale libica, che dovrà nominare l'organo costituente, che sarà probabilmente una commissione nazionale costituente, che predisporrà un progetto di costituzione dà sottoporre poi al referendum popolare diretto, come fatto in Egitto; a quattro mesi dal referendum le prime elezioni legislative, a cui seguiranno in tempi successivi le elezioni presidenziali;
inoltre, il Ministro ha messo al corrente le Commissioni riunite su una questione rilevante che riguarda il futuro dei rapporti bilaterali del nostro Paese con la Libia: la riattivazione del Trattato italo-libico di amicizia, «un trattato per cui a Cnt ha chiesto all'Italia la riattivazione appena le condizioni sussisteranno», atteso che «gli organismi misti dovranno subito tenere alcune riunioni tecniche per vedere se tale Trattato contiene tutto ciò che è necessario o se occorrano aggiornamenti»;
in preparazione di ciò, ha affermato sempre il Ministro, è stato costituito un comitato congiunto italo-libico, coordinato dal Ministro stesso per la parte italiana e per la parte libica da un rappresentante per il coordinamento indicato dal Primo ministro, i cui punti prioritari riguarderebbero sostanzialmente «la formazione in molti settori, come l'ordine pubblico, la guardia costiera, gli esperti nel controllo delle frontiere doganali, lo sminamento, gli esperti del settore della giustizia e le attività in favore dei minori vittime del conflitto»;
va detto che il trattato italo-libico è stato oggetto di forti critiche da parte delle Nazioni Unite come dell'Unicef come di Amnesty international e di ogni organizzazione umanitaria del mondo su quasi tutto l'impianto normativo del trattato stesso;
nel corso dell'audizione si è anche parlato dell'aspettativa del nostro Paese a partecipare alla importante ricostruzione della Libia (realizzazione di infrastrutture, forniture tecniche per ogni tipo di supporto allo sviluppo portuale della Libia e altro), anche se si dovrebbe in realtà parlare di costruzione (nation building) vera e propria della Libia atteso che le manca una sovrastruttura statale, e non solo;
forte è la preoccupazione per la sopravvivenza delle numerosissime aziende italiane, soprattutto di quelle piccole e medie (quelle grandi hanno strumenti finanziari notevoli per farvi fronte) che non hanno ancora ricevuto alcuna garanzia di vedere onorati i pagamenti per opere già compiute e di vedere ripartire quelle sospese a seguito dell'intervento militare,


impegna il Governo:


ad assumere, con riferimento a quanto accennato in premessa, le necessarie iniziative sul piano politico-diplomatico, di concerto con le future autorità libiche, per una profonda revisione del «Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista», volta ad assicurare la piena applicazione di quanto previsto dagli articoli 1 e 6 dello stesso e a consentire che le operazioni di contrasto all'immigrazione clandestina siano pienamente conformi alle norme di diritto internazionale, in particolare per quel che concerne i richiedenti asilo, nel pieno rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo e in linea con gli obblighi internazionali dell'Italia;
ad attivarsi nelle sedi opportune e a livello bilaterale, affinché, quanto prima, la nuova dirigenza libica si adoperi per ratificare la Convenzione di Ginevra relativa allo status dei rifugiati;

per quanto riguarda le operazioni di pattugliamento previste dall'articolo 19 del Trattato, a chiarirne i termini relativamente ai previsti pattugliamenti congiunti, in particolare per quanto riguarda la catena di comando e le regole d'ingaggio, incluso l'uso delle armi durante tali operazioni;
ad attivarsi, sia attraverso i contatti bilaterali con il futuro Governo libico sia a livello internazionale, affinché vengano finalmente riconosciuti i confini marittimi sanciti dal diritto internazionale, venga consentito ai pescatori siciliani di pescare legalmente in acque internazionali e assicurato che non abbiano a ripetersi, come già avvenuto numerose volte in passato, gli attacchi armati o il sequestro dei pescherecci;
a ottenere dalla nuova amministrazione libica le garanzie necessarie per la tutela degli interessi delle nostre aziende presenti a vari livelli, con particolare riferimento alla necessità di vedere onorati i pagamenti per opere già compiute e di vedere ripartire quelle sospese a seguito dell'intervento militare;
a fornire elementi al Parlamento sui danni prodotti dalla partecipazione del nostro Paese ai nostri bombardamenti in osservanza della risoluzione 1973/2011;
a sostenere, con tutti gli strumenti possibili, il nuovo corso libico al fine di ottenere una conclusione pacifica della guerra civile e l'impegno a favore dell'integrità territoriale della nazione, attraverso la negoziazione con le tribù locali al fine di evitare vendette, rappresaglie e bagni di sangue nei confronti di coloro che hanno lavorato per il regime di Gheddafi;
a farsi promotore, nel solco di una maggiore coesione e uniformità dell'Unione europea in politica estera, dell'avvio di trattative per la sottoscrizione di un accordo di associazione tra l'Unione europea e la nuova Libia, quando la situazione si sarà normalizzata;
a farsi promotore, nelle sedi più appropriate - il Consiglio atlantico, l'Unione europea, il Gruppo di contatto - atteso che il nostro Paese non fa parte del Consiglio di sicurezza, di una nuova risoluzione Onu a sostegno di un'operazione di ricostruzione della pace (peace-building), sotto l'egida di forze Nato, da affiancare a quelle di altre organizzazioni regionali come la Lega araba e l'Unione africana.
(1-00721) «Leoluca Orlando, Evangelisti, Di Pietro, Donadi, Borghesi, Di Stanislao».

La Camera,
premesso che:
relativamente al risarcimento del danno biologico per gli incidenti stradali nei casi di invalidità che vanno dal 10 al 100 per cento, l'articolo 138 del decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, recante il Codice delle assicurazioni private, prevedeva la predisposizione - finora mai attuata - di una specifica tabella, unica su tutto il territorio nazionale, e da aggiornarsi annualmente, delle menomazioni all'integrità psicofisica comprese tra dieci e cento punti e del valore pecuniario da attribuire a ogni singolo punto di invalidità comprensiva dei coefficienti di variazione corrispondenti all'età del soggetto leso;
finora la monetizzazione dei danni subiti a seguito di un incidente stradale veniva calcolata sulla base di tabelle predisposte da ciascun tribunale, con la conseguenza di risarcimenti spesso diversi da regione a regione;
la Corte di cassazione, con la sentenza n. 12408 del giugno scorso, ha risolto la disparità esistente fra i tribunali italiani uniformando i risarcimenti sui valori del tribunale di Milano, che ha sempre mostrato particolare sensibilità sui diritti e le aspettative delle vittime di incidenti stradali, riconoscendo - sia per le invalidità permanenti di un certo rilievo che per i danni morali da morte - somme

mediamente superiori rispetto a quelle riconosciute da gran parte, degli altri uffici giudiziari;
al fine della predisposizione di un'unica tabella valida per l'intero territorio nazionale in grado di garantire in modo uniforme i risarcimenti dei danni in sede assicurativa RC auto, e superare ingiustificate difformità territoriali, il Governo ha predisposto uno schema di decreto del Presidente della Repubblica, varato il 3 agosto scorso dal Consiglio dei ministri, che adegua però al ribasso i valori risarcitori che risultano così di gran lunga inferiori ai valori proposti dalle tabelle del tribunale di Milano, considerate invece congrue dalla stessa Corte di cassazione;
con l'applicazione della disciplina prevista da questo nuovo schema di decreto del Presidente della Repubblica, che deve ancora passare al parere consultivo del Consiglio di Stato il risparmio delle società assicuratrici sarà consistente, soprattutto se le tabelle verranno ritenute applicabili anche retroattivamente a tutti i sinistri per i quali non si siano concluse trattative in sede transattiva o non si sia giunti a sentenza definitiva. Inoltre, va sottolineato come i valori pecuniari previsti non sono stati adeguati all'inflazione essendo gli stessi risalenti al 2005, e perciò sono ulteriormente penalizzanti;
secondo le tabelle fissate dal Governo, un ventenne con invalidità permanente del 90 per cento che oggi ha diritto a ricevere dai 900 mila a un milione e cento mila euro, incasserà invece tra i 500 e i 600 mila euro. Un altro esempio: se un ragazzo sempre di venti anni, sopravvive a un incidente automobilistico con una invalidità del 30 per cento, oggi può ottenere tra 150 e 200 mila euro. Con i nuovi criteri ministeriali, tra i 75 e i 98 mila euro. La metà. Un bel risparmio per le assicurazioni, un danno per i cittadini, e una forte discriminazione fra le vittime di incidenti stradali e le vittime di altri infortuni alle quali il decreto del Presidente della Repubblica non sarebbe applicabile;
inoltre dall'esame delle medesime tabelle si ricava una disparità tra l'infortunato uomo e l'infortunata donna, laddove la cifra per ogni punto di invalidità «femminile» è inferiore a quello «maschile»;
va peraltro ricordato come le compagnie assicuratrici abbiano finora «beneficiato» sia dal fatto che negli ultimi dieci, anni - come certifica l'ISTAT - il numero degli incidenti stradali è andato progressivamente diminuendo, che dalla riduzione (prevista dal decreto del Ministero della salute del 3 luglio 2003) in questi anni, dei risarcimenti da piccole invalidità. Il tutto a fronte di nessuna riduzione dei premi delle polizze per l'assicurazione obbligatoria da responsabilità civile automobilistica;
il 17 settembre 2011 l'Assemblea dell'organismo unitario dell'avvocatura, approvava un deliberato contro il suddetto schema di decreto del Presidente della Repubblica ricordando tra l'altro, come con questo provvedimento si annullano di fatto 40 anni di evoluzione giurisprudenziale e dottrinale che aveva posto la persona al centro del diritto e non il mero calcolo economico aziendale;
nel documento, quindi, si fa istanza al Governo «affinché ritiri il provvedimento, ingiustificato e lesivo dei diritti dei danneggiati nonché in aperto contrasto con i princìpi del giusto ed integrale risarcimento e dell'articolo 32 della Costituzione e rivolge nel contempo appello al Presidente della Repubblica affinché non apponga la propria firma al decreto del Presidente della Repubblica»;
la stessa AIFVS - Associazione italiana familiari e vittime della strada ha incontrato il Sottosegretario del Ministero dello Sviluppo Economico, Stefano Saglia, per protestare contro questo schema di decreto del Presidente della Repubblica che «anziché riconoscere il diritto delle vittime al congruo ed integrale risarcimento del danno, riducendo i risarcimenti favorisce di fatto i profitti economici e

imprenditoriali privati assicurativi a scapito delle esigenze di solidarietà sociale di rilievo costituzionale»,


impegna il Governo:


a ritirare lo schema di decreto del Presidente della Repubblica, di cui in premessa, in quanto ingiustificato e fortemente lesivo dei diritti dei danneggiati a ottenere un equo risarcimento;
a prendere a riferimento per tutto il territorio nazionale le tabelle del tribunale di Milano quali tabelle di risarcimento delle menomazioni all'integrità psicofisica comprese fra dieci e cento punti di invalidità e del valore pecuniario da attribuire ad ogni singolo punto, e considerate congrue dalle stesse recenti pronunce della Corte di cassazione;
ad attuare, nell'ambito delle proprie prerogative, azioni di contrasto a truffe e abusi ai danni delle compagnie assicuratrici, finalizzate all'ottenimento illegittimo di risarcimento danni.
(1-00722) «Evangelisti, Donadi, Borghesi, Palagiano, Mura, Monai».

Risoluzioni in Commissione:

La XIII Commissione,
premesso che:
la direttiva 2009/128/CE che sta per essere recepita nel nostro ordinamento, istituisce un quadro d'azione comunitaria ai fini dell'utilizzo sostenibile dei pesticidi e impegna gli Stati membri a valorizzare tutte le soluzioni alternative alla difesa chimica al fine di razionalizzare gli interventi salvaguardando la salute degli operatori e dei consumatori e limitando i rischi per l'ambiente in un contesto di agricoltura sostenibile;
la nuova normativa comunitaria impone grandi cambiamenti sull'uso dei fitofarmaci, ovvero di quei prodotti, sintetici o naturali, che vengono utilizzati per combattere le principali avversità delle colture, quali malattie e parassiti, e prevede l'adozione di una serie di misure tra cui i metodi di difesa fitosanitaria integrata, da realizzarsi con mezzi biologici ed agronomici in aggiunta a quelli chimici;
l'obbligo della lotta integrata, che decorre dal 2014, riguarderà tutte le colture e quindi anche quelle erbacee il cui impatto ambientale è particolarmente consistente, in considerazione della loro estensione che è molto maggiore rispetto alle altre;
mentre vi è una tradizione ed una diffusa conoscenza per la lotta integrata alle colture arboree, pochissimo è noto ed applicato per quanto concerne le colture erbacee che, in considerazione della loro modesta redditività e delle scarse disponibilità di manodopera e di specializzazioni tecniche, richiedono strumenti di lotta semplici e a basso costo che consentano di individuare, in modo sufficientemente affidabile, se e dove si presenti la necessità di strategie di intervento;
alcune regioni italiane, in linea con altri Paesi europei, sono già impegnate da tempo nel settore della lotta integrata ed hanno predisposto strumenti in grado di fronteggiare le problematiche che richiedono l'utilizzo di fitofarmaci. In particolare, con riferimento alle colture erbacee, la regione Veneto, utilizzando, oltre alle metodiche tradizionali, la rete delle proprie aziende pilota, ha attivato un servizio di assistenza a beneficio degli agricoltori e dei tecnici del settore, volto a fornire informazioni sui risultati delle attività di monitoraggio, quali l'eventualità di attacchi di organismi dannosi, e sull'andamento dello sviluppo delle colture, consentendo così tempestività d'azione e massima efficacia dell'intervento,


impegna il Governo:


a predisporre linee guida e strumenti idonei all'attuazione degli obblighi comunitari in materia di lotta integrata anche utilizzando le «migliori pratiche» attivate da alcune regioni italiane;

a promuovere e sostenere le azioni attivate dalle regioni in materia di difesa integrata al fine di incentivare ulteriormente la ricerca e la sperimentazione con l'obiettivo di rendere adattabili alle diverse realtà territoriali i modelli previsionali ed assicurare quindi la disponibilità di know how per tutti i Paesi europei impegnati a salvaguardare un modello di agricoltura sostenibile nell'interesse dei produttori e dei consumatori.
(7-00707) «Callegari, Paolo Russo, Delfino, Di Giuseppe, Oliverio, Ruvolo, Agostini, Biava, Brandolini, Marco Carra, Cenni, Dal Moro, Fogliato, Miserotti, Negro, Mario Pepe (PD), Rainieri, Servodio, Taddei, Trappolino, Zucchi».

La XIII Commissione,
premesso che:
in Italia sono attualmente presenti 50.000 apicoltori con 1,3 milioni di alveari, per un fatturato complessivo di 60 milioni di euro che arriva a 2,5 miliardi se si considera il servizio di impollinazione fornito dalle api all'agricoltura;
a seguito di crescenti spopolamenti e morie di api culminate nella falcidia d'apiari nell'anno 2008 che ha messo in crisi l'intero comparto apistico nazionale sono state intraprese numerose e diversificate iniziative, a livello istituzionale, per comprendere la causa di tale fenomeno;
uno specifico monitoraggio è stato predisposto, nel 2009, dal progetto «Apenet» finanziato e coordinato dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali: i risultati dell'indagine (supportata da studi specifici realizzato da centri di ricerca come l'università di Padova, l'università di Bologna e l'Ispra) hanno evidenziato che una delle più rilevanti cause della moria di api è da attribuirsi all'impiego dei neonicotinoidi nella concia delle sementi di mais;
numerosi e prestigiosi studi e ricerche effettuate a livello mondiale hanno rilevato una connessione tra la mortalità delle api e l'utilizzo d'insetticidi sistemici nella concia delle sementi di mais. La Germania e recentemente la Slovenia hanno vietato l'impiego di tali sostanze e recentemente il Consiglio di Stato della Francia ha dichiarato illegali le pregresse autorizzazioni annuali del conciante sistemico del mais Cruiser, uno dei preparati a base di neonicotinoidi;
l'utilizzo dei neonicotinoidi è inoltre una delle cause principali della morte di tutte le specie di insetti impollinatori: con conseguenze quindi che si ripercuotono sulla quantità e qualità delle produzioni agricole e sulla fertilità dei suoli;
la moria di api è stata oggetto negli ultimi anni di numerosi atti di sindacato ispettivo (ultima in ordine di tempo l'interrogazione a risposta in commissione numero 5-05133 del 19 luglio 2011, a prima firma dell'onorevole Susanna Cenni ed ancora in attesa di risposta), di denunce delle associazioni di categoria e di iniziativa da parte di molte regioni;
al tempo stesso la direttiva 2010/21/UE (recepita con il decreto ministeriale del 15 ottobre 2010) ha imposto agli Stati membri di definire ulteriori disposizioni, comprese misure di attenuazione dei rischi per gli organismi non bersaglio, con particolare riferimento alle api da miele, e di verificarne la reale fattibilità, con precipuo riguardo alle modalità di preparazione delle sementi e delle attrezzature impiegate per la semina, al fine di garantire un elevato grado di incorporazione del seme nel suolo e di ridurre ai minimo le perdite ed il rilascio di polveri;
il Ministero della salute, a seguito di tali indicazioni, ha emesso, il 17 settembre 2008, un decreto dirigenziale relativo alla «Sospensione cautelativa dell'autorizzazione di impiego per la concia di sementi dei prodotti fitosanitari contenenti le sostanze attive clothianidin, thiamethoxam, imidacloprid e fipronil, ai sensi dell'articolo 13, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 23 aprile 2001, n. 290»; tale sospensione è stata prorogata successivamente fino al 30 giugno 2011 dal decreto dirigenziale 16 settembre 2010;
la sospensione cautelativa ha effettivamente contrastato in maniera efficace

la moria di api: negli anni 2009, 2010 e 2011 è stato infatti registrato un netto miglioramento dello stato di salute e dei livelli di produttività degli allevamenti apistici e come risulta dal rapporto INEA, nel 2010 la produzione di miele è aumentata del 26,3 per cento rispetto al 2009. Al tempo stesso il divieto dell'utilizzo dei neonicotinoidi nella concia delle sementi di mais non avrebbe comportato danni a tali produzioni;
in conseguenza di tali evidenze, risulta del tutto comprensibile la rinnovata e motivata richiesta di una sospensione definitiva dell'utilizzo dei neonicotinoidi nel nostro Paese, avanzata dalle associazioni degli apicoltori;
tale richiesta sembrava essere condivisa dallo stesso Ministero della salute. In merito alla proroga del divieto di impiego dei neonicotinoidi in agricoltura da parte della Commissione consultiva fitofarmaci del Ministero della salute, il Sottosegretario alla salute, onorevole Francesca Martini, ha infatti dichiarato a mezzo stampa martedì 21 giugno 2011: «esprimo la mia soddisfazione per la proroga cautelativa del divieto dell'impiego dei neonicotinoidi per la concia delle sementi a causa dei suoi possibili effetti negativi sulla salute delle api. Detto divieto, ispirato al principio di precauzione ed alla salvaguardia dell'apicoltura italiana, è valido fino al 31 dicembre di quest'anno. Auspico che entro quella data vengano prodotti dati scientifici condivisi con le Regioni e con le Associazioni dei produttori per arrivare ad una valutazione congiunta che porti ad una posizione definitiva sulla questione che tuteli tutte le produzioni agricole»;
la data indicata dal Sottosegretario alla salute, onorevole Francesca Martini, è stata smentita dal decreto dirigenziale del 28 giugno 2011 che ha prorogato la sospensione cautelativa, non al 31 dicembre ma al 31 ottobre 2011. Tale decreto motivava inoltre la sospensione con la necessità di dover ancora esaminare approfonditamente i risultati del progetto «Apenet» relativi alla tematica «Effetti del mais conciato sulle Api - anno 2011» (elaborato dal Cra - Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura), di «prendere in considerazione gli studi ed i monitoraggi condotti negli altri paesi europei, attualmente non disponibili agli atti della Direzione generale della sicurezza degli alimenti e della nutrizione» e di «acquisire il parere delle regioni più direttamente coinvolte nella produzione maidicola nonché i dati degli eventuali monitoraggi effettuati dalle medesime»;
questa decisione sta causando un giustificato allarme da parte di tutte le associazioni sopra richiamate in quanto la data del 31 ottobre 2011, qualora non venisse prorogata la sospensiva in atto, permetterebbe alle aziende agricole di poter utilizzare semi conciati con preparati sistemici nelle semine primaverili. Risulta quindi evidente come tale possibilità (alla luce degli studi e dei monitoraggi fino ad oggi effettuati in campo nazionale ed internazionale) rappresenti un reale pericolo per l'intero settore apistico italiano;
l'Unione nazionale degli apicoltori italiani (Unaapi) ha ribadito in un comunicato stampa del 20 settembre 2011 la necessità di predisporre «lo stop definitivo ai concianti neonicotinoidi del mais: tutte le prove di campo e di laboratorio - ha dichiarato il presidente Francesco Ranella - hanno accertato che queste efficacissime molecole sono terribilmente tossiche sia al contatto immediato che subdolamente nel tempo. All'effetto devastante sulle api si somma la sostanziale inutilità agronomica. I danni parassitari al mais, infatti sono facilmente contenibili con la vecchia ed efficace pratica della rotazione. Nel 2010 i danni provocati dall'insetto nordamericano che si nutre del mais hanno toccato solo, grazie alla rotazione, lo 0,01 dell'intera superficie coltivata con questa coltura»;
l'ordine del giorno numero 9/04059-AR/43 alla legge comunitaria 2010, relativo alle problematiche del settore

apistico italiano ed accolto dal Governo il 26 luglio 2011 (primo firmatario onorevole Oliverio Nicodemo Nazzareno), ha impegnato tra l'altro l'esecutivo «a promuovere un tavolo istituzionale al fine di analizzare le problematiche connesse al settore apistico e per individuare le strategie da intraprendere onde dare risposte adeguate alla crisi del settore, scongiurando il rischio della chiusura del comparto che inciderebbe negativamente sui livelli occupazionali»,


impegna il Governo:


ad assumere tutti i provvedimenti urgenti atti a tutelare il comparto apistico nazionale a partire dall'estensione della sospensiva fino al 31 dicembre 2011 per escludere almeno l'utilizzo dei neonicotinoidi per le semine del prossimo anno;
a convocare, in tempi brevi e certi, il «tavolo istituzionale» citato in premessa per tutelare con efficacia e continuità il comparto apistico nazionale (e conseguentemente le specie di insetti impollinatori che rappresentano un soggetto vitale per la produzione agricola nazionale) e per valutare l'opportunità di introdurre anche in Italia il divieto assoluto dell'impiego dei neonicotinoidi per la concia delle sementi;
a valutare la riapertura di tutte le pratiche autorizzative relative all'utilizzo dei prodotti fitosanitari i cui formulari prevedono l'utilizzo d'insetticidi sistemici.
(7-00708) «Cenni, Oliverio, Zucchi, Brandolini, Trappolino, Sani, Fiorio, Servodio, Marco Carra».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere - premesso che:
nel gennaio 2008 la Marina degli Stati Uniti ha lasciato, dopo trentacinque anni l'isola de La Maddalena;
notizie di stampa riferiscono che tra giugno e settembre del 2007 la stessa Marina ha condotto la più grande operazione di pulizia di un fondale dalla Seconda Guerra mondiale a oggi, raccogliendo nelle acque de La Maddalena detriti e rifiuti per un totale di 550 tonnellate;
le unità del Naval Sea Systems Command (Navsea) - reparto tecnico della Us Navy che presero parte alle immersioni - rivelano, stando ad un articolo di stampa (Sardegna 24, 2 ottobre 2011), quanto sia stata pesante - sotto il profilo ambientale - la presenza dei sottomarini e delle loro navi nelle acque dell'arcipelago;
l'enorme quantità di detriti è stata recuperata in un'area ristretta, limitata ai fondali della base e a una zona circostante poco più ampia;
le unità del Navsea riferiscono che l'intervento di bonifica da parte della marina statunitense è stata una scelta autonoma, non essendoci tra Italia e Stati Uniti nessun accordo che lo prevedeva;
sempre la stampa riferisce che il totale dei detriti metallici raccolti e caricati sulle navi americane per lo smaltimento ammonta a 550 tonnellate, alle quali vanno aggiunte circa 100 tonnellate di piombi e catena e quasi 200 tonnellate di materiale per la navigazione e l'ormeggio;
il documento della US Navy riporta che ogni giorno i sommozzatori prelevavano dal sito dieci tonnellate di rifiuti, per un totale di 1.311 ore trascorse sul fondale e di 88 mila ore di lavoro complessivo;
oltre ai costi diretti, si riporta che il Naval Facilities Engineering Command Atlantic

ha assegnato un appalto di sei milioni di dollari ad imprese specializzate negli interventi sottomarini;
dopo l'avvio, nel giugno 2007, è stata necessario un ulteriore intervento di assistenza di sommozzatori di altre unità della Us Navy e di contractor privati e di una nave direttamente arrivata dagli Usa;
la bonifica si è rivelata sempre più complessa, tanto da far arrivare dagli Stati Uniti una nave costruita appositamente per i recuperi sottomarini, la Usns Grasp;
si è arrivati ad avere, come spiega Navsea, fino a «75 sommozzatori al lavoro in contemporanea, con l'assistenza di quattro gru su altrettante piattaforme»;
nei fondali marini, da quanto riporta la relazione e da quanto riporta la stampa, si è trovato di tutto: «dai cartellini plastificati dei marinai fino a blocchi d'acciaio del peso di due tonnellate e mezzo ciascuno»;
il 27 settembre 2007 la bonifica da parte della Marina militare statunitense giunge al termine;
l'estensione del fondale bonificato è pari a cinque ettari e mezzo;
successivamente, su sollecito della giunta regionale della regione Sardegna, si è chiesto al Ministero della difesa italiano e al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di verificare le notizie riportate dal rapporto della Marina militare statunitense e di verificare e certificare da parte delle autorità italiane il buon esito della bonifica sul sito; l'avvenuto rispetto delle procedure previste dalla normativa nazionale ed europea per le bonifiche di tale entità dalle procedure di caratterizzazione allo smaltimento di tutti i rifiuti prelevati;
tale verifica e certificazione non è mai avvenuta e le riunioni intercorse tra il comune di La Maddalena, l'ARPAS, la provincia di Olbia Tempio e le autorità di controllo della marina militare italiana per verificare il buon esito e il completamento della bonifica non sono giunte a conclusioni in tal senso;
ad oggi pertanto non vi è alcuna certificazione di alcuna autorità italiana su come sia avvenuta tale bonifica;
anche la bonifica nell'area dell'ex arsenale della marina militare di La Maddalena, poi trasformato nel conference center che avrebbe dovuto ospitare il G8, non è mai giunta a conclusione;
in data 27 maggio 2011 la procura di Tempio Pausania ha disposto il sequestro probatorio dei fondali antistanti l'ex Arsenale della Marina militare de La Maddalena;
la decisione è stata presa in seguito al rapporto dei sommozzatori del nucleo dei carabinieri, su incarico della Corte dei conti di Roma, che indaga sui 45 milioni di euro spesi per le bonifiche in vista del G8 che si sarebbe dovuto svolgere nel 2009 nell'arcipelago della Maddalena;
le risultanze peritali hanno portato al sequestro probatorio di 60mila metri quadri di mare davanti al Main Center della Maddalena, nell'ex Arsenale;
la decisione è stata presa in seguito a dubbi e sospetti sulle modalità di smaltimento, attività sottoposte all'epoca alla completa secretazione da parte della struttura di missione;
vi è anche l'ipotesi che non tutto il materiale pericoloso ricavato dalla demolizione dell'ex Arsenale e dei moli (tra i quali l'amianto), che la struttura di missione sostiene di aver regolarmente smaltito in diverse discariche non autorizzate, potrebbe non avere mai lasciato l'isola della Maddalena;
a seguito di tali fatti, in data 7 giugno 2011, i deputati del partito Democratico hanno presentato un interrogazione (4-12202), ancora senza risposta, per avere chiarimenti circa il ritardo della prosecuzione delle bonifica, e per invitare il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare a chiarire all'opinione

pubblica e le amministrazioni locali sull'attività di bonifiche già eseguite, a fronte delle risultanze puntuali emerse dalle attività di indagine della magistratura;
ad oggi si rende ancora più urgente dal Governo un chiarimento circa la quantificazione delle risorse necessarie per completare la bonifica -:
se risponda al vero quanto riportato dalla stampa circa l'attività di bonifica nell'area antistante l'isola di Santo Stefano;
quale ruolo abbia esercitato il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio del mare nella bonifica dell'isola di Santo Stefano;
quali siano le ragioni perché alcuna autorità italiana abbia verificato e certificato l'attività di bonifiche eseguite e disposte dalle autorità militari statunitensi;
quale sia stato il motivo che ha impedito che le bonifiche nell'area dell'ex Arsenale giungessero a termine;
quante risorse, e in quali tempi e con quali modalità di erogazione, la protezione civile e il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare intendano mettere a disposizione per il completamento di tale bonifica;
se il Governo non ritenga opportuno fare chiarezza su quanto esposto.
(2-01227) «Pes, Calvisi, Maran, Sbrollini, Schirru, Rampi, Fadda, Marrocu, Maurizio Turco, Zamparutti, Mecacci, Melandri, Losacco, Scarpetti, Melis, Federico Testa, Narducci, Mazzarella, Tenaglia, Marantelli, Minniti, Cesare Marini, Mogherini Rebesani, De Biasi, Mariani, Ferranti, Realacci, Sani, Cuperlo, Merloni, Vassallo, Picierno, Graziano, Fiano, Martella, Soro, Verini, Cilluffo, Coscia, Peluffo, Livia Turco, Cavallaro, Bratti».

Interrogazioni a risposta scritta:

ROSATO e MARCO CARRA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
ci sono diversi metodi di lavorazione dei jeans per ottenere il loro sbiancamento e per la realizzazione sul tessuto del cosiddetto effetto usato;
uno di questi metodi è quello chiamato sandblasting ovvero il processo di sabbiatura che porta allo sbiancamento dei jeans che viene effettuato manualmente;
questo procedimento consiste nell'utilizzo di un getto di polvere di biossido di silicio ad altissima pressione, che viene indirizzato sul tessuto;
come testimoniato dal servizio trasmesso da Le Iene nella puntata del 5 ottobre 2011, queste lavorazioni vengono spesso realizzate in stabilimenti localizzati in Paesi quali la Turchia, fino all'introduzione del divieto e Pakistan, Cina ancora adesso dove la regolamentazione dei diritti dei lavoratori sono molto carenti;
spesso in questi stabilimenti i lavoratori effettuavano questi trattamenti privi di ogni dispositivo di protezione tant'è che molto diffusa la silicosi, malattia mortale;
per combattere questa prassi l'associazione abiti puliti ha lanciato un anno fa la campagna «Stop ai jeans sabbiati» che si inserisce all'interno della campagna internazionale dell'associazione «Clean clothes campaign» che si occupa da 20 anni di denunciare i trattamenti dei lavoratori sfruttati nel settore dell'abbigliamento;
già molti marchi italiani ed internazionali hanno deciso mettere al bando pubblicamente il sandblasting nella loro catena di fornitura -:
se il Governo intenda assumere iniziative, in sede europea o individualmente, al fine di vietare l'importazione di jeans che siano stati trattati con il metodo di sabbiatura di sandblasting.
(4-13479)

VACCARO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la situazione in cui versa il trasporto pubblico locale campano, già molto critica, si è aggravata ulteriormente a causa dei tagli previsti dall'ultima manovra finanziaria e dal conseguente programma stabilito dalla regione Campania per il contenimento dei costi;
per ovviare ai minori trasferimenti di risorse da parte dello Stato, la regione - attraverso l'assessorato ai trasporti - ha previsto una serie di misure che comportano un forte ridimensionamento dei servizi offerti ai cittadini;
il settore del trasporto su rotaia è particolarmente colpito dalle misure adottate;
l'ente autonomo Volturno s.r.l. (EAV), la holding dei trasporti locali di cui la regione Campania è socio unico e che controlla al 100 per cento le principali aziende del settore (Circumvesuviana, Sepsa e Metrocampania Nord Est), risulta essere in una gravissima situazione finanziaria;
al fine ridurre i costi gestionali e ammortizzare la contrazione delle risorse finanziarie stanziate, l'EAV ha avviato una procedura di fusione per incorporazione delle società citate in un unico soggetto, che comporterà tra l'altro la riduzione del personale dipendente;
al contempo l'EAV ha stabilito un pesante piano di tagli dei servizi offerti, entrato in vigore il 12 settembre e che interessa particolarmente la linea Circumvesuviana;
tale piano prevede la soppressione del 30 per cento delle corse e la riduzione degli orari di esercizio, con la circolazione dei treni dalle ore 7 alle ore 21, anziché dalle ore 5 alle ore 22;
il numero delle vetture effettivamente utilizzabili è ridotto, inoltre, a causa della difficoltà da parte dell'EAV di sostenere i costi di manutenzione e ricambio dei treni e del materiale rotabile; a ciò deve aggiungersi la chiusura o la riduzione dell'orario di apertura delle biglietterie di decine di stazioni, in conseguenza del mancato pagamento degli stipendi ai dipendenti;
tutto ciò comporta enormi disagi per gli utenti, in maggioranza pendolari e studenti, che si trovano quotidianamente di fronte alla difficoltà di reperire i ticket, al rischio di ricevere multe, al sovraffollamento dei convogli, oltreché al taglio delle corse principali del mattino e della sera;
altresì incalcolabili sono i danni sul piano economico e notevoli le ripercussioni sociali e ambientali, considerato l'inevitabile incremento del traffico su gomma;
numerose, pertanto, sono le iniziative di protesta poste in essere sia dai dipendenti del trasporto pubblico locale che dagli utenti, i quali vedono gravemente leso il loro diritto alla mobilità -:
se il Governo sia a conoscenza della situazione in premessa e quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda porre in essere al fine di assicurare ai cittadini il pieno esercizio del loro diritto alla mobilità anche promuovendo un aumento delle risorse destinate al trasporto pubblico locale e se il Governo non ritenga opportuno convocare urgentemente un tavolo istituzionale di discussione con la regione Campania, le parti sociali e i vertici dell'EAV.
(4-13487)

BRIGUGLIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il consiglio comunale di Sant'Alfio in provincia di Catania, ha richiesto lo stato di calamità naturale per i danni provocati al settore agricolo dagli eccezionali eventi

atmosferici dei mesi di marzo, aprile, maggio e prima metà del mese di giugno 2011;
l'economia del comune di Sant'Alfio è prevalentemente fondata sull'agricoltura, specificatamente le colture frutticole, e la gravità dei danni causati, sebbene ancora da quantificare, ha determinato per gli agricoltori della zona, che traggono appunto il loro sostentamento reddituale proprio da queste produzioni, uno stato di notevole disagio economico -:
quali iniziative il Governo ed il Ministro interrogato intenda adottare per fronteggiare questa grave e pregiudizievole situazione;
se intendano accogliere, con la massima urgenza, la richiesta del comune di Sant'Alfio di avere riconosciuto lo stato di calamità naturale per le ragioni suesposte.
(4-13491)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
dagli organi di stampa e, in particolare, da due libri intitolati «Comunione e Liberazione: assalto al potere in Lombardia» di Enrico De Alessandri, edito da Bepress, 2010, nonché «La lobby di Dio. Fede, affari e politica. La prima inchiesta su Comunione e Liberazione e la Compagnia delle opere» di Ferruccio Pinotti, edito da Chiarelettere, 2010, è emerso che:
Comunione e Liberazione (CL) esercita un'influenza sui mezzi di comunicazione decisamente superiore a quella di qualsiasi altra organizzazione, movimento politico o associazione di interessi esistenti in Italia; e, peraltro, i giornalisti che militano in questo movimento sono inseriti in quasi tutti i maggiori quotidiani nazionali costituendo, anche nell'ambito massmediale, una inquietante influenza dominante;
in Lombardia, luogo privilegiato di azione del movimento, esponenti ed aderenti a CL occupano largamente posti di rilievo in tutti i centri di potere della regione (dai direttori generali ai dirigenti delle unità organizzative nei più importanti assessorati, dai direttori generali delle pubbliche aziende ospedaliere ai primari, dagli amministratori delegati ai presidenti delle società di trasporto, dai direttori generali degli enti e delle agenzie regionali ai consigli di amministrazione delle società a capitale pubblico della regione Lombardia operanti in ambiti strategici come le infrastrutture, la formazione, l'ambiente e altro) costituendo, di fatto, una situazione di potere «dominante»; infatti, questa situazione di potere «monopolistico» è stata denunciata, come allarmante, sul Corriere della Sera del 7 giugno 2005 anche da alcuni esponenti istituzionali dello stesso partito del governatore lombardo attraverso la seguente vibrata protesta: «Il ruolo e il potere che hanno assunto Formigoni e il sistema connesso di Comunione e Liberazione e della Compagnia delle Opere determinano la quasi totalità delle scelte politiche e amministrative, di fronte a un peso elettorale che non raggiunge un decimo dei voti di Forza Italia»;
tale capacità di influenza di CL può determinare, di fatto ed anche sotterraneamente, non solo «sudditanza psicologica» ma inaccettabili situazioni discriminatorie per le singole persone: si pensi alle difficoltà di avanzamento in termini di carriera per i medici che non appartengono a CL nell'ambito di precise strutture pubbliche o, peggio, agli illegittimi provvedimenti di sospensione dal lavoro adottati nei confronti di coloro che, attraverso pubblicazioni, hanno criticato il potere monopolistico di CL nelle pubbliche istituzioni lombarde (il tribunale di Milano, con sentenza del 20 gennaio 2011, ha dichiarato illegittima la sospensione dal lavoro del dottor Enrico De Alessandri, l'ex Direttore del centro regionale emoderivati, per aver scritto il libro «Comunione e Liberazione: assalto al potere in Lombardia», edito da Bepress);

le regole che caratterizzano i Memores Domini, ovvero il cosiddetto gruppo adulto di CL, si fondano sull'obbedienza e sulla «segretezza» (Pinotti, pag. 318), e quest'ultimo elemento della segretezza è ampiamente sviluppato anche da De Alessandri nel suo libro su CL. Si conoscono i nomi dei Memores Domini che occupano importanti cariche pubbliche, ma non si conosce l'identità degli altri in quanto «i Memores, pur essendo chiamati a lavorare e guadagnare, non devono rivelarsi al pubblico» (Pinotti, pag. 318);
sono stati sollevati interrogativi dallo stesso Pinotti presso la pubblica opinione secondo cui: «Formigoni è un uomo politico e un alto amministratore della Repubblica: a chi va quindi la sua obbedienza, oltre che al popolo italiano? Ai superiori del gruppo religioso? Tra gli aspetti di questa obbedienza figura anche il suo lavoro, e non è assurdo pensare che Formigoni ne discuta con i suoi superiori» (Pinotti, pag. 345);
il problema è serio in via generale, ed emerge con particolare evidenza anche in considerazione del caso di una regione come la Lombardia, che risulta avere un bilancio pari a quello di un piccolo Stato;
la questione rappresentata dovrebbe essere approfondita, ad avviso degli interroganti, anche alla luce della disciplina delle associazioni segrete di cui alla legge 25 gennaio 1982, n. 17: In particolare va tenuto presente quanto stabilito dall'articolo 1, secondo il quale costituiscono associazioni segrete «quelle che, anche all'interno di associazioni palesi, occultando la loro esistenza ovvero tenendo segrete congiuntamente finalità è attività sociali ovvero rendendo sconosciuti, in tutto od in parte ed anche reciprocamente, i soci, svolgono attività diretta ad interferire sull'esercizio delle funzioni di organi costituzionali, di amministrazioni pubbliche, anche ad ordinamento autonomo, di enti pubblici anche economici, nonché di servizi pubblici essenziali di interesse nazionale» - nonché dall'articolo 4, in materia di sanzioni disciplinari irrogabili ai dipendenti pubblici in relazione all'appartenenza a tali associazioni: tale articolo in particolare stabilisce che i dipendenti pubblici per i quali risulti, sulla base di concreti elementi, il fondato sospetto di appartenenza ad associazioni segrete, possono essere sospesi dal servizio, valutati il grado di corresponsabilità nell'associazione, la posizione ricoperta dal dipendente nella propria amministrazione nonché l'eventualità che la permanenza in servizio possa compromettere l'accertamento delle responsabilità del dipendente stesso. Le amministrazioni competenti devono quindi inviare immediatamente gli atti all'autorità giudiziaria e promuovere l'azione disciplinare -:
se, per quanto risulta al Governo, sussistano i presupposti per l'esercizio di poteri di competenza di cui alla legge n. 17, del 1982;
se il Governo non ravvisi l'opportunità di disporre approfondite indagini per verificare se alti amministratori pubblici appartenendo ai Memores Domini si siano vincolati all'obbedienza nei confronti dei superiori nella gerarchia associativa anche per quanto concerne l'esercizio di funzioni pubbliche;
se il Governo non intenda adottare iniziative normative volte ad assicurare, ferma restando ogni garanzia costituzionale in materia di libertà di associazione, che l'esercizio di pubbliche funzioni, ad ogni livello, si svolga secondo princìpi di trasparenza ed imparzialità, senza essere influenzato da vincoli associativi esterni di natura interamente o parzialmente segreta.
(4-13492)

...

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta in Commissione:

NARDUCCI e TEMPESTINI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1 dell'Accordo aggiuntivo alla Convenzione di sicurezza sociale, stipulato

tra la Repubblica italiana e la Confederazione Svizzera, del 14 dicembre 1962, firmato il 4 luglio 1969 e ratificato con legge n. 283 del 1973, prevedeva che: «i cittadini italiani hanno la facoltà... di chiedere, al verificarsi dell'evento assicurato in caso di vecchiaia secondo la legislazione italiana, il trasferimento alle assicurazioni sociali italiane dei contributi versati da loro stessi e dai loro datori di lavoro ove non abbiano ancora beneficiato di alcuna prestazione dell'assicurazione vecchiaia, superstiti e invalidità svizzera...»;
in base a tale norma, i cittadini italiani che avevano svolto la propria attività lavorativa nella Confederazione Svizzera, maturato il diritto al pensionamento, avrebbero avuto diritto, previo trasferimento all'INPS della contribuzione versata all'assicurazione vecchiaia e superstiti svizzera (AVS), ad una pensione italiana;
la disposizione in esame ha generato sin dal momento della sua prima applicazione una serie di problematiche all'INPS a causa del forte squilibrio finanziario tra le somme trasferite dall'Istituto previdenziale della Confederazione Svizzera e le somme versate dall'INPS a titolo pensionistico ai cittadini italiani che avevano svolto la propria attività lavorativa nella Confederazione Svizzera;
il succitato squilibrio finanziario, infatti, veniva a manifestarsi in ragione del fatto che l'Istituto previdenziale della Confederazione Svizzera trasferiva all'INPS i contributi dell'assicurazione vecchiaia, superstiti e invalidità versati in relazione allo svolgimento dell'attività lavorativa per un importo pari al solo valore nominale dei medesimi senza provvedere ad alcuna rivalutazione delle somme versate in relazione al trascorrere degli anni;
per ovviare a tale situazione, l'INPS, con la circolare n. 324 del 4 ottobre 1978, ha liquidato le prestazioni pensionistiche dei suddetti lavoratori prendendo a riferimento come base di calcolo la retribuzione percepita in Svizzera, riparametrandola sulla base dell'aliquota contributiva svizzera, notevolmente più bassa rispetto a quella vigente in Italia, con conseguente riduzione della retribuzione pensionabile;
tale situazione ha generato un notevole contenzioso fra l'INPS e i suddetti cittadini italiani conclusosi, pur con alterne vicende, in favore dell'Istituto previdenziale;
la Corte di cassazione, con sentenze n. 4623 del 2004, n. 20731 del 2004 e n. 7455 del 2005, aveva riconosciuto, il diritto del lavoratore, in caso di trasferimento dei contributi versati presso l'assicurazione sociale svizzera ai sensi del sopraccitato articolo, alla determinazione del trattamento pensionistico secondo le generali modalità di liquidazione e, quindi, sulla base della effettiva retribuzione percepita nell'ultimo periodo lavorativo;
la legge 27 dicembre 2006 n. 296, ha fornito l'interpretazione autentica delle disposizioni in materia di determinazione della retribuzione pensionabile per i casi in cui, in conseguenza di accordi internazionali di sicurezza sociale, sia avvenuto il trasferimento agli enti previdenziali italiani di contributi versati per periodo di lavoro svolto all'estero. In particolare, l'articolo 1, comma 777, della citata legge ha disposto che: «L'articolo 5, secondo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1968, n. 288, e successive modificazioni, si interpreta nel senso che, in caso di trasferimento presso l'assicurazione generale obbligatoria dei contributi versati a enti previdenziali di Paesi esteri in conseguenza di convenzioni e accordi internazionali di sicurezza sociale, la retribuzione pensionabile relativa ai periodi di lavoro svolto nei Paesi esteri è determinata moltiplicando l'importo dei contributi trasferiti per cento e dividendo il risultato per l'aliquota contributiva per l'invalidità, vecchiaia e superstiti in vigore nel periodo cui i contributi si riferiscono. Sono fatti salvi i trattamenti pensionistici più favorevoli già liquidati alla data di entrata in vigore della presente legge»;
la questione di legittimità costituzionale sull'articolo 1, comma 777 della legge

27 dicembre 2006, n. 296, veniva dichiarata non fondata dalla Corte costituzionale con sentenza n. 172 del 2008, con ciò riconoscendo le ragioni più volte sostenute dall'Istituto previdenziale;
la T.S.I., canale televisivo della Confederazione Svizzera, nei mesi scorsi ha dedicato a tale vicenda una serie di approfondimenti dai quali emergevano fatti non del tutto corrispondenti alla realtà, nonché titoli e commenti non giustificati dai fatti e con termini del tutto inappropriati («AVS racket all'italiana»);
i servizi della T.S.R. hanno posto in evidenza l'esiguità delle pensioni corrisposte dall'INPS ai lavoratori italiani rispetto alle retribuzioni percepite durante la loro vita lavorativa nella Confederazione Svizzera, di entità tale da non garantire un adeguato rapporto di sostituzione tra retribuzione e reddito e la possibilità per tali soggetti di condurre una vita libera dal bisogno. Nulla veniva riferito in relazione al comportamento dell'Istituto previdenziale della Confederazione Svizzera, che ha provveduto nel corso degli anni a trasferire all'INPS solo il valore nominale dei contributi versati in favore dei lavoratori italiani senza provvedere ad alcuna rivalutazione delle predette somme e, soprattutto, sul fatto che i soggetti interessati ricorrendo al trasferimento dei contributi hanno ottenuto la possibilità di accedere al pensionamento secondo la legge italiana, con un anticipo in taluni casi anche di 15 anni rispetto a quanto previsto dalla legislazione svizzera -:
quali iniziative il Governo intenda assumere al fine di garantire ai cittadini italiani che hanno svolto la propria attività lavorativa nella Confederazione Svizzera un adeguato miglioramento del trattamento pensionistico loro riconosciuto dall'INPS, pur nel rispetto dell'equilibrio economico-finanziario dell'istituto previdenziale;
se il Governo non ritenga opportuno, proprio in ragione dell'esigenza di migliorare il trattamento pensionistico dei predetti soggetti, proporre alle autorità della Confederazione Svizzera, nell'ambito della negoziazione degli accordi italo-svizzeri in materia di cooperazione nel campo fiscale, una diversa interpretazione dei contenuti della Convenzione di sicurezza sociale, di cui in premessa, che preveda, a carico della Confederazione, la rivalutazione monetaria dei contributi dei cittadini italiani versati all'assicurazione vecchiaia e superstiti svizzera e trasferiti all'INPS;
quali iniziative intenda adottare al fine di salvaguardare l'immagine dell'Italia nel territorio della Confederazione Svizzera, duramente colpita da servizi televisivi ad avviso dell'interrogante inadeguati e parziali trasmessi nel corso degli ultimi mesi e relativi alle vicende riportate in premessa.
(5-05484)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BRATTI, BRAGA e MARIANI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel corso delle audizioni svolte dalla Commissione bicamerale d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti in occasione della missione a Napoli del 20 e 21 settembre 2011, diversi esponenti dell'autorità giudiziaria di Napoli hanno evidenziato l'esigenza di far fronte alle gravi carenze di organico del Comando dei carabinieri per la tutela ambientale (CCTA);
in particolare, il dottore Federico Bisceglia, sostituto procuratore della Repubblica di Napoli - riferendo in merito allo stato delle indagini per reati connessi al ciclo integrato dei rifiuti e alla bonifica dei siti inquinati, con particolare riferimento al sito d'interesse nazionale di Bagnoli (Napoli) - ha denunciato le persistenti difficoltà, per gli uffici della procura,

di dare efficacia e capillarità all'attività d'indagine in materia ambientale, dovuta alla mancanza di personale di supporto specializzato (strutture periferiche del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente);
il pubblico ministero ha specificato che la mancanza di uomini del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente a disposizione della procura di Napoli non consente di estendere il raggio dei territori oggetto di indagine, con il rischio di un istruttoria carente e, dunque, scarsamente efficace;
durante la visita centro «SISTRI» effettuata dalle Commissioni ambiente della Camera e del Senato, martedì 4 ottobre 2011, è emerso che gli operatori del Comando dei carabinieri per la tutela ambientale che dovranno gestire il complicato sistema, oltre le venti unità operative, non costituiranno risorse aggiuntive;
la necessità di maggiori controlli ambientali soprattutto nelle zone ad alto rischio di infiltrazione criminale nel settore edilizio e nel ciclo dei rifiuti richiede un maggior numero di operatori;
la carenza di personale specializzato del Comando dei carabinieri per la tutela ambientale, investendo in particolar modo il sud Italia, è problema comune a tutto territorio nazionale;
a fronte delle innumerevoli indagini di cui sono investite le procure, è evidente il rischio che quelle relative ai reati ambientali non giungano a termine a causa della loro eccessiva complessità, richiedendo maggiori investimenti in termini di strutture e di personale;
il problema è ben noto al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, la quale, in occasione di una precedente denuncia degli attuali interroganti, si era già impegnata a far fronte a queste gravi carenze -:
quali iniziative siano state fin ora attivate dal Ministro interrogato al fine di potenziare l'organico del Comando dei carabinieri per la tutela ambientale, fondamentale organo di supporto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nel contrasto agli illeciti di carattere ambientale;
da dove provenga il personale che si occuperà del SISTRI;
quali impegni si intendano assumere per rafforzare le capacità di risposta delle autorità competenti al complesso fenomeno delle ecomafie, che troppo spesso è sfuggito e continua a sfuggire alle dovute misure di repressione;
se non ritenga necessario un maggior coordinamento delle forze di polizia che si occupano di reati ambientali nel Paese.
(5-05472)

MANCUSO, GIRLANDA, DE LUCA, BARANI e CICCIOLI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i rapporti con le regioni e coesione territoriale. - Per sapere - premesso che:
l'inceneritore di Fusina, località di Venezia, attualmente brucia 210mila tonnellate di rifiuti all'anno, contro le 250mila di potenziale;
a causa delle diseconomie di scala, i costi sostenuti da Fusina sono comunque equivalenti all'utilizzo dell'impianto a pieno regime;
l'impianto conta 115 dipendenti (35 diretti, 80 nell'indotto);
l'utilizzo a non pieno regime dell'inceneritore ha recentemente portato alla cassa Integrazione di una ventina di dipendenti;
Ecoprogetto Srl è la società a capitale pubblico gestrice dell'inceneritore di Fusina;
Adriano Tolomei, amministratore delegato di Ecoprogetto Srl, ha proposto di allocare i rifiuti campani presso il termovalorizzatore di Fusina;

il comune di Napoli sta attualmente tentando di allocare i propri rifiuti in Olanda, con un costo di smaltimento tra i 180 e i 220 euro la tonnellata;
in caso di allocazione veneta, il costo di smaltimento sostenuto da comune di Napoli sarebbe di 140 euro a tonnellata;
il 28 settembre 2011 la Commissione europea ha messo in mora l'Italia relativamente alla questione rifiuti di Napoli, dando due mesi al Governo e alle autorità regionali e locali per intervenire «con azioni precise»;
in caso di sovraccarico di rifiuti, Ecoprogetto Srl potrebbe rivendere l'eccesso a una centrale ENEL, come da prassi attuale;
Luca Zaia, presidente della regione Veneto, si è opposto all'allocazione presso l'inceneritore di Fusina di rifiuti campani;
per stessa ammissione dell'assessore all'ambiente Maurizio Conte il rifiuto è di natura squisitamente politica, essendo innegabili reciproci vantaggi tra le parti che deriverebbero dall'operazione -:
se, in particolare alla luce del rischio di onerosissime sanzioni da parte dei competenti organi comunitari, il Governo non intenda aprire un tavolo tecnico con la partecipazione dei due presidenti di Regione per trovare una soluzione ragionevole alla questione.
(5-05479)

Interrogazione a risposta scritta:

BITONCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
le inefficienze prodotte dalle amministrazioni locali che si sono susseguite in questi anni hanno determinato percentuali di raccolta differenziata in Campania nell'ordine del 20 per cento, nettamente inferiori alle regioni del Nord, dove invece la media si attesta al 45 per cento determinando così costose inefficienze;
la difficile situazione nella quale da diversi anni si ritrova la città di Napoli ha causato per lungo tempo un'immagine negativa dell'Italia, costringendo a più riprese il Governo a numerosi interventi, anche con l'utilizzo dell'esercito, richiedendo ad altre regioni di provvedere all'accoglimento ed allo smaltimento dei rifiuti prodotti per risolvere la situazione, dimenticando come la problematica debba essere risolta rispettando le norme nazionali (decreto legislativo 3 dicembre 2010, n. 205) e le direttive comunitarie (direttiva 2008/98/CE), in base alle quali i rifiuti urbani devono essere trattati e smaltiti nella regione in cui sono prodotti in applicazione dei princìpi di prossimità e autosufficienza;
organi di stampa nazionali di questi giorni (Corriere della Sera) riportano la notizia secondo cui nel gennaio del 2011, mentre la città di Napoli era sommersa da diverse tonnellate di rifiuti, il consiglio di amministrazione di «Napoli Servizi», azienda interamente di proprietà del comune partenopeo e addetta al mantenimento del decoro urbano, aumentava gli stipendi del superminimo, ossia la base della retribuzione, di 13 dirigenti per un ammontare complessivo di 1,7 milioni di euro;
la situazione odierna dei rifiuti nella città partenopea non è ancora arrivata ad una soluzione definitiva, dal momento che persistono ancora oggi evidenti problemi nella raccolta di rifiuti in alcune aree della città e il sistema di raccolta differenziata presenta le medesime difficoltà dei mesi passati, senza aver pertanto dimostrato evidenti e positivi miglioramenti;
l'Unione europea ha recentemente comunicato di avere avviato una nuova procedura di infrazione nei confronti dell'Italia in seguito al mancato adempimento di una sentenza di condanna della Corte di giustizia del 2010 sull'emergenza rifiuti in Campania -:
se non ritengano opportuno assumere iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di assicurare, in ragione sia della evidente necessità di razionalizzare la spesa pubblica sia della elevata

problematicità derivante dalla situazione sopra descritta, che le risorse pubbliche vengano utilizzate in modo efficace, con l'obiettivo esclusivo di superare le criticità di cui in premessa che sono già oggetto di procedure di infrazione a livello europeo.
(4-13471)

...

DIFESA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BELLANOVA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il concorso indetto con il decreto n. 98 del direttore generale per il personale militare, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale quarta serie speciale n. 32 del 22 aprile 2011, per l'anno scolastico 2011-2012 è stato indetto il concorso, per esami, per l'ammissione di complessivi di 275 giovani nelle scuole militari, 160 dei quali nelle scuole militari dell'Esercito «La Nunziatella» di Napoli e «Teulie» di Milano ha visto come risultato un numero di idonei inferiore ai posti messi a concorso;
circa un migliaio di famiglie, provenienti da tutta Italia, hanno dovuto sobbarcarsi l'onere di recarsi per tre volte a Foligno (Perugia) e nella stessa città soggiornare e pernottare per dieci giorni a proprie spese;
quest'anno è stato introdotto, per la prima volta, un test a risposta multipla, come prova di cultura generale, in sostituzione del tradizionale colloquio orale su tutte le materie. Questa novità, abbinata al fatto che era necessaria una valutazione minima di sei decimi per superare il test, ha fatto si che, molti dei giovani provenienti da istituti di tutta Italia, con requisiti culturali e scolastici ampiamente sopra alla sufficienza ed in molti casi sembrerebbe con una media superiore all'otto, siano invece risultati inidonei alla frequenza degli Istituti militari;
come conseguenza si è avuta quella di non avere un numero di concorrenti idonei per coprire i posti messi a concorso e la successiva formazione di classi che constano pochissimi alunni e che potrebbero divenire ancor meno, contando le possibili rinunce e i consistenti ritiri che storicamente si verificano dopo i primi giorni di frequenza delle scuole;
il rischio che si profila per le scuole militari dell'Esercito è quello di rimanere con pochi alunni per un intero ciclo, tre anni, venendo, dunque, meno alla loro principale funzione di formare un certo numero di giovani potenzialmente preparati culturalmente ed attitudinalmente ad affrontare il concorso nell'accademia militare -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno rendere disponibile il testo dei quiz somministrati come prova di cultura generale per l'ammissione all'anno scolastico 2011/2012;
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno intraprendere ogni iniziativa utile volta a rivedere il meccanismo della soglia della sufficienza per ciò che concerne la prova di cultura generale, ripristinando la pratica della formulazione di graduatorie che consentano l'effettiva copertura di tutti i posti messi a concorso.
(5-05471)

MARIANI. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in provincia di Lucca la stampa locale ha riportato notizie circa la decisione di chiudere una dozzina di caserme dei carabinieri presenti sul territorio a partire da dicembre 2011 in seguito ai tagli previsti dalla manovra; in particolare le caserme indicate sono quelle di Nozzano, Pieve di Compito, Borgo Giannotti, nella Piana di Lucca, Fornaci di Barga, Piazza al Serchio, Castiglione di Garfagnana, Coreglia Antelminelli, Camporgiano, Piazza al Serchio in Valle del Serchio, Lido di Camaiore, Marina di Pietrasanta, Seravezza e, con ogni probabilità, Massarosa in Versilia;

molte delle caserme di cui è stata annunciata la chiusura sono collocate in piccole realtà di aree montane, anche geograficamente svantaggiate, dove la presenza dei militari dell'Arma rappresenta non solo un presidio importante a tutela della sicurezza del territorio, ma anche un essenziale punto di riferimento per i cittadini;
alcune delle caserme interessate si trovano in aree di particolare interesse turistico, che necessitano di controlli adeguati e di una presenza costante delle forze dell'ordine a tutela della tranquillità e della sicurezza di residenti e villeggianti;
sindaci e rappresentanti delle istituzioni locali hanno manifestato la loro contrarietà al provvedimento di soppressione, segnalando le necessità dei territori interessati e le difficoltà in termini di ordine pubblico in caso di effettiva chiusura delle strutture citate;
mentre valuta la chiusura di tali presidi, il Governo porta avanti procedure di project financing per la costruzione di nuove caserme, e il Ministero della difesa, attraverso una società in house, mette in vendita una parte del proprio patrimonio;
grava sull'Arma una difficile carenza di organico anche nel territorio della provincia di Lucca che impedisce la piena operatività anche alla luce della specificità territoriale e dei crescenti fenomeni di microcriminalità diffusi e della conseguente crescente insicurezza dei cittadini -:
se corrispondano al vero le notizie di stampa e se in caso affermativo non vi siano soluzioni alternative alla chiusura dei presidi citati;
quali azioni i Ministri interrogati intendano intraprendere per garantire la sicurezza nelle frazioni e nelle aree interessate dalla soppressione delle locali stazioni dell'Arma dei carabinieri;
con quali modalità si intendano condurre le procedure di project financing volte alla costruzione di nuovi stabili, e quale utilizzo si voglia fare dei fondi ricavati dalla vendita degli immobili che fanno capo al patrimonio del Ministero della difesa e quale sia la loro futura destinazione d'uso.
(5-05481)

Interrogazione a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nel conferire recentemente gli incarichi dirigenziali di prima fascia (direttore centrale dell'ufficio centrale per le ispezioni amministrative, vice capo di gabinetto del Ministro della difesa, capo del 1o reparto del segretariato generale della difesa, capo del 2o reparto del segretariato generale della difesa) il Ministro interrogato risulta agli interroganti che non abbia applicato la rigorosa procedura selettiva basata sulla valutazione comparativa dei profili professionali dei dirigenti che hanno presentato, per ciascun incarico da conferire, la propria candidatura, in quanto sembra non risultare agli atti alcuna traccia scritta di tale valutazione comparativa, come invece per converso dichiarato dal Ministro interrogato in risposta all'interrogazione n. 4-10928. Gli atti valutativi certi e documentati comprovanti la asserita valutazione comparativa dei candidati sembrano limitarsi alla frase stereotipata inserita nella proposta di nomina «valutate le manifestazioni di disponibilità provenienti, dagli interessati». Altresì, risulta agli interroganti che alcuni dei citati dirigenti neo-nominati direttori generali non avessero completato, nell'incarico precedente di seconda fascia, il periodo minimo che, per norma, non può essere inferiore a tre anni;
la norma recata dall'articolo 28-bis del decreto legislativo n. 165 del 2001, come modificato dal decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150, stabilisce tra l'altro che in tutte le amministrazioni pubbliche, il cinquanta per cento degli incarichi dirigenziali di prima fascia venga attribuito

mediante concorso pubblico per titoli ed esami. Tale disposizione non è stata applicata dal Ministero della difesa con la giustificazione della mancata emanazione, al momento delle nomine, del provvedimento recante i criteri generali fissati dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, emesso in data 26 ottobre 2010. Vale bene sottolineare l'importanza della norma che si inserisce in un quadro volto a «depolicitizzare» la carriera dirigenziale sottraendola in parte al meccanismo del conferimento intuitu personae da parte dell'autorità politica di vertice, nell'evidente intento di valorizzare i criteri di merito e trasparenza anche nelle carriere pubbliche apicali;
per i conferimenti in questione inoltre risulta non essere stata tenuta in alcun conto la posizione dei candidati nel ruolo dei dirigenti della difesa (istituito ai sensi dell'articolo 23, comma 1, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165) promuovendo dirigenti posizionati rispettivamente all'80o ed al 72o posto, superando dirigenti più esperti e meritevoli che li precedevano, in quanto, a detto ruolo è stata attribuita «una mera funzione ricognitoria». Tale modalità ha permesso tra l'altro di coprire una ulteriore grave lacuna dell'amministrazione che non procede ad aggiornare il ruolo, ai sensi dell'articolo 2, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica del 23 aprile 2003, n. 108, inserendo per ogni dirigente i dati relativi agli incarichi conferiti (come avviene per quelli assegnati ai sensi dell'articolo 19, commi 3 e 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165) secondo la vigente graduazione degli incarichi dirigenziali di seconda fascia, differenziandoli gerarchicamente sulla base dei livelli retributivi attribuiti e specificando per ogni incarico la decorrenza e il termine di scadenza;
appare allora illogico, agli interroganti, tenere un apposito ruolo dei dirigenti (al contrario, basterebbe un semplice elenco, come richiesto per tutte le altre categorie di dipendenti civili della difesa) ove l'amministrazione si limitasse, come avvenuto, ad un aggiornamento ricognitorio e ragionieristico basato unicamente sulla rilevazione delle entrate e delle uscite dei dirigenti nell'amministrazione, ordinate per anzianità;
il decreto ministeriale del 5 ottobre 2010 con il quale il Ministro della difesa ha inteso emanare i criteri per il conferimento degli incarichi di funzione dirigenziale generale si pone ad avviso degli interroganti in contrasto con il decreto legislativo n. 150 del 2009 al quale afferma di adeguarsi. In particolare il provvedimento introduce alcuni criteri totalmente estranei all'articolo 19 del citato decreto legislativo ed in palese violazione di quest'ultimo. In particolare gli interroganti manifestano dubbi sulla legittimità del criterio preso a sostegno delle nomine dirigenziali sopramenzionate, secondo il quale «potranno essere valutate le prospettive di ritorno per l'amministrazione in termini di investimento professionale». Evidentemente con tale meccanismo si mira a negare i meriti ed i titoli attitudinali ai quali la valutazione professionale è strettamente vincolata ai sensi dell'articolo 19 del decreto legislativo 150 del 2009;
a tal proposito si segnala il caso del conferimento dell'incarico di direttore dell'ufficio centrale per le ispezioni amministrative; secondo quanto riportato nella proposta di nomina del Ministro il nominato sarebbe titolare di una particolare preparazione culturale nelle «aree di contabilità e di statistica» mentre il curriculum vitae dell'interessato evidenzia una cultura specificatamente di tipo giuridico, nonché di una specifica attività di chiusura della contabilità del funzionario delegato che, agli interroganti risulta devoluta e svolta presso lo stesso ente da un altro dirigente con incarico di «direttore della direzione amministrativa», come anche l'attività di aggiornamento software del «sistema informatico gestione automatizzata per gli arsenali» che risulterebbe esternalizzata e realizzata da un'impresa privata -:
se il Ministro interrogato intenda rivedere la posizione assunta in merito alla

problematica in premessa e quali urgenti iniziative intenda assumere al fine di assicurare presso l'amministrazione della difesa le irrinunciabili condizioni di assoluta legalità, correttezza, trasparenza ed imparzialità che devono necessariamente caratterizzare l'azione amministrativa in ossequio ai precetti di cui all'articolo 97 della Costituzione.
(4-13489)

...

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
il Governo, nella seduta del 25 febbraio 2011, aveva accolto l'ordine del giorno n. 9/4086/263 a prima firma dell'onorevole Scilipoti, nel quale si richiedeva di valutare in tempi brevi, l'opportunità di intervenire, anche attraverso eventuali interventi normativi a tutela degli interessi legittimi dei cittadini, negli eventuali contenziosi con gli istituti bancari, affinché l'interpretazione data all'articolo 2, comma 61, del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225, in merito all'articolo 2935 del codice civile non si configurasse come un danno nei confronti dei cittadini medesimi;
tale richiesta trovava la sua ragione d'essere nella norma interpretativa sopracitata che potrebbe determinare la riduzione dei termini di prescrizione a favore dei soli istituti bancari a danno dei diritti che possono essere invece fatti valere da tutti i cittadini utenti (imprese e consumatori) anche nei confronti dei medesimi istituti bancari, per i rapporti creditizi in conto corrente;
il Governo, con successivo ordine del giorno n. 9/4357-A/13 approvato dalla Camera dei deputati il 22 giugno 2011, veniva impegnato ad avviare un tavolo di concertazione tra l'Associazione bancaria italiana e le associazioni dei consumatori rappresentative a livello nazionale, ovvero altre associazioni a scelta dell'utente bancario, allo scopo di concordare un intervento normativo come sopra prospettato da sottoporre, nel caso, per le necessarie valutazioni ed approvazione nel contesto della successiva manovra di assestamento di bilancio;
la manovra di assestamento di bilancio appena approvata non ha invece preso in alcuna considerazione l'ordine del giorno come sopra approvato:
se non ritengano, in un momento economicamente difficile per le aziende e famiglie italiane, di intervenire con ogni possibile urgenza per rispettare l'impegno assunto dal Governo, mediante l'assunzione urgente di iniziative normative indirizzate a:
a) salvaguardare tutti i diritti nascenti dai rapporti bancari instaurati prima del 26 febbraio 2011, data d'entrata in vigore della legge di conversione n. 10, del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225;
b) definire le modalità, in ordine alle operazioni bancarie regolate in conto corrente, necessarie per addivenire ad accordi transattivi quadro tra il Ministero competente, la Banca d'Italia, banche ed utenti o loro rappresentanti, volti ad agevolare la risoluzione di criticità riferibili a rapporti posti in essere prima e dopo la data di entrata in vigore della legge di conversione n. 10 del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225;
c) sospendere, nel frattempo, a tempo indeterminato ogni procedura esecutiva per pignoramento ed espropriazione immobiliare, pignoramento mobiliare, decreti ingiuntivi, precetti, cartelle esattoriali, i cui titoli esecutivi sono oggetto di opposizione, ovvero non sono stati opposti, anche ai sensi dell'articolo 615 del codice di procedura civile da parte del debitore, oppure fondati su rapporti bancari oggetto di opposizione ed anche su titoli esecutivi non opposti ma oggetto di procedimenti

penali anche non definitivi, e di procedimenti di cui all'articolo 15 regio decreto 16 marzo 1942, n. 267 nonché, laddove sia già pendente la procedura fallimentare, ogni attività di vendita di beni immobili;
d) concedere alle aziende che ne facessero richiesta, in deroga alle norme sui protesti e sulle segnalazioni alle centrali dei rischi, un prestito-ponte, statale, o con garanzia offerta dalla Cassa depositi e prestiti, con tasso agevolato, e del 50 per cento come contributo in conto capitale, sull'esempio della legge n. 185 del 2000, previa presentazione di business plan, al fine di restituire alle aziende in difficoltà la possibilità di reinserirsi nell'economia legale con conseguente ripresa della produzione e del gettito fiscale, facendo sì che tale procedura sia contenuta nell'arco di 30 giorni e consentita anche alle aziende costrette a cessare l'attività a seguito dei contenziosi instaurati con le banche e con il fisco;
e) intervenire con le stesse modalità anche verso le famiglie, ma con un prestito-ponte erogato, mediante l'utilizzo del gettito Irap-Ires che la Banca d'Italia versa annualmente allo Stato come imposizione fiscale, previe necessarie garanzie e piano di restituzione del prestito.
(2-01226) «Scilipoti, Moffa».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

TULLO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
Finmeccanica, è il primo gruppo italiano nel settore dell'alta tecnologia e fra i primi gruppi mondiali nell'Aereospazio, difesa e sicurezza, il capitale è detenuto per il 30,2 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze e per la quota restante dal pubblico indistinto e da investitori istituzionali italiani ed esteri;
Finmeccanica opera anche nel settore dei sistemi di segnalamento ferroviario, un mercato in forte ripresa in cui operano le controllate Ansaldo STS, Ansaldo Breda;
è di questi giorni la notizia del nuovo amministratore delegato di Finmeccanica dottor Giuseppe Orsi che sembrerebbe intenzionato a vendere alla General Eletric Ansaldo STS e stessa sorte toccherebbe anche ad Ansaldo Breda -:
quali intenzioni e linee d'indirizzo il Governo, che attraverso il Ministero dell'economia e delle finanze rappresenta la proprietà vuole attuare sul gruppo Finmeccanica in un quadro generale di valorizzazione e rilancio del sistema industriale italiano, con attenzione particolare anche alla salvaguardia dell'occupazione -:
quali iniziative intenda assumere per contrastare la perdita di aziende di qualità, dotate di grande professionalità e di prodotti che sono capaci di competere nel mercato dei sistemi del segnalamento ferroviario come Ansaldo STS e Ansaldo Breda.
(5-05473)

BARBATO e MESSINA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nella seduta della Commissione Finanze del 10 novembre 2010 è stata svolta un'interrogazione a risposta immediata (5-03752), a firma del presentatore del presente atto di sindacato ispettivo, con la quale si chiedeva al Governo di fare luce su una vicenda che vedeva il coinvolgimento del maresciallo del Corpo della Guardia di finanza Lorenzo Esposito;
in particolare la stampa aveva dato notizia del coinvolgimento del maresciallo Esposito, il quale è componente del consiglio comunale di Castellammare di Stabia, in un'inchiesta penale per truffa ai danni dello Stato che ha riguardato i componenti del predetto consiglio comunale;
le accuse attenevano al fatto che il predetto sottufficiale, nella sua qualità di consigliere comunale, avrebbe, assieme

agli altri consiglieri, percepito le indennità previste per lo svolgimento delle sedute del consiglio, senza aver partecipato alle stesse sedute;
il nome del maresciallo Esposito è inoltre comparso in un'indagine relativa al clan camorristico dei D'Alessandro;
il già citato maresciallo Esposito aveva altresì ricoperto, in passato, nelle file dell'allora gruppo di Alleanza nazionale, la carica di assessore presso il comune di Tufino (Napoli), il quale è stato sciolto per infiltrazioni mafiose: a tale riguardo occorre rilevare come l'assunzione della carica di assessore presso il citato comune di Tufino, a parere degli interroganti avesse, di fatto, consentito al medesimo Esposito di evitare l'assegnazione presso la propria sede di servizio naturale, in regione diversa dalla Campania;
a quasi un anno dallo svolgimento della precedente interrogazione a risposta immediata non sembra che siano stati adottati, da parte del Corpo della Guardia di finanza, misure efficaci per fare piena luce in materia e per allontanare cautelativamente il predetto maresciallo Esposito dall'attuale sede di servizio, in ragione di elementari considerazioni di opportunità;
sono invece emerse ulteriori notizie, che aggravano ulteriormente il già preoccupante quadro appena richiamato, secondo le quali, all'indomani dello svolgimento della richiamata interrogazione a risposta immediata in Commissione, si sarebbero verificati episodi di intimidazione nei confronti del quotidiano Metropolis, al fine di impedire che tale testata riportasse notizie in merito alla stessa interrogazione: tali intimidazioni hanno fatto in qualche modo da «apripista» delle vere e proprie minacce espresse nei confronti del medesimo quotidiano da parte di esponenti del clan camorristico di Castellammare, i quali si sono recati presso la redazione del quotidiano per impedire la pubblicazione di notizie concernenti un esponente pentito del clan stesso ed hanno successivamente impedito la vendita delle copie della testata minacciando gli edicolanti della città;
appare sconvolgente che siano esponenti delle forze dell'ordine a dare esempi negativi di illegalità in un territorio che è già preda del sistema instaurato dalla criminalità organizzata;
inoltre, risulta inquietante il fatto che, nell'ambito dell'operazione denominata «Golden goal», sia stata arrestata la signora Concetta Falcone, moglie di un altro appartenente alla Guardia di finanza, di stanza presso la compagnia di Castellammare di Stabia;
le accuse formulate dalla direzione distrettuale antimafia riguardavano, in particolare, l'associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio di capitali di provenienza illecita attraverso il sistema delle scommesse, all'esercizio abusivo di scommesse e di concorsi su pronostici che la legge riserva allo Stato o ad altri enti concessionari, nonché all'alterazione dell'esito di competizioni sportive organizzate dal CONI;
appare evidentemente sconcertante che, in seno alla stessa famiglia, un coniuge svolga attività illecite mentre l'altro è chiamato a perseguire tali attività come esponente delle forze dell'ordine;
in tale contesto è dunque evidente la necessità di disporre il trasferimento di quei componenti della Guardia di finanza per i quali sussistano fondati sospetti di contiguità con le organizzazioni criminose, al fine di evitare che la loro presenza sul territorio possa costituire una remora rispetto a tutti i cittadini onesti che intendano denunciare o opporsi all'azione dei gruppi criminali locali;
il ripetersi di tali vicende, le quali fanno del resto seguito ad altri incresciosi episodi che hanno portato all'attenzione della cronaca i comportamenti di alti ufficiali della Guardia di finanza, ribadisce con ancora maggiore forza l'esigenza di assicurare la piena trasparenza e l'assoluta irreprensibilità nei comportamenti di tutti

gli appartenenti al Corpo della Guardia di finanza, il quale svolge una funzione essenziale al servizio del Paese, soprattutto nell'azione di contrasto dei fenomeni di evasione ed elusione fiscale e nella sua funzione di polizia economica -:
alla luce del ripetersi delle incresciose vicende che coinvolgono i predetti componenti del Corpo della Guardia di finanza, quali iniziative intenda assumere, nell'ambito dei suoi poteri di indirizzo sul Corpo e nell'esercizio del suo ruolo di vertice gerarchico dello stesso, al fine di assicurare la rigorosa applicazione dei meccanismi di monitoraggio, di controllo e di sanzione interni al Corpo medesimo, evitando che il comportamento di pochi soggetti possa nuocere gravemente all'onore ed all'autorevolezza del Corpo stesso e di tutti i suoi appartenenti.
(5-05480)

IANNUZZI, GNECCHI e BERRETTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali INPDAP, istituita con la legge n. 662 del 1996, eroga prestazioni in favore degli iscritti e pensionati INPDAP;
il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze n. 45 del 2007, adottato in attuazione dell'articolo 1, comma 347, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, ha esteso l'accesso alle prestazioni erogate dall'INPDAP ai pensionati che usufruiscono di trattamento di quiescenza a carico delle gestioni pensionistiche dell'INPDAP, nonché ai dipendenti o pensionati di enti e amministrazioni pubbliche (di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001 n. 165), iscritti ai fini pensionistici presso enti o gestioni previdenziali diverse dall'INPDAP;
inizialmente, il citato decreto ministeriale n. 45 del 2007 prevedeva l'iscrizione automatica dell'interessato alla predetta gestione credito INPDAP a decorrere dal 1o novembre 2007, a seguito di un meccanismo di silenzio assenso e salva manifestazione scritta di volontà contraria all'iscrizione da parte degli aventi diritto, da esercitare entro il 31 ottobre 2007;
ne è derivata però, una situazione di incertezza e di forte contrarietà al meccanismo del silenzio-assenso e della iscrizione automatica da parte di sindacati dei pensionati e delle associazioni dei consumatori;
il legislatore con l'articolo 3-bis del decreto-legge 1o ottobre 2007 n. 159, convertito, dalla legge 29 dicembre 2007, n. 222, ha abolito tale meccanismo sostituendolo con la sola possibilità di iscrizione facoltativa con adesione esplicita preventiva da rendere entro il termine perentorio dei sei mesi successivi all'entrata in vigore della predetta legge n. 222 del 2007, vale a dire entro il 31 maggio 2008;
pertanto i soggetti interessati, per effetto di questa novella legislativa, avrebbero dovuto aderire con espressa dichiarazione di volontà diretta all'INPDAP ed all'amministrazione presso cui lavorano, ovvero per i pensionati all'ente erogante il trattamento di quiescenza, entro il termine inderogabile del 31 maggio 2008, con iscrizione alla gestione a decorrere dal 1o giugno 2008 e con conseguente diritto a fruire immediatamente di tutte le prestazioni;
per i lavoratori poi, che hanno maturato il trattamento pensionistico a decorrere dal 1o giugno 2008, la manifestazione di adesione alla gestione INPDAP avrebbe dovuto intervenire al momento del collocamento a riposo;
tuttavia, anche questa nuova modalità di iscrizione su base volontaria ha generato incertezze e disorientamento fra gli oltre 2.600.000 pensionati iscritti all'INPDAP;
il termine perentorio del 31 maggio 2008 pare in contrasto con lo spirito e la ratio della disposizione di cui all'articolo 3-bis della legge n. 222 del 2007, che era appunto finalizzata a favorire l'accesso al

credito agevolato alla intera platea di tutti i dipendenti e pensionati pubblici, ancor di più in una fase di così profonda e drammatica crisi economico-sociale e di caduta molto pesante del livello dei consumi;
appare, quindi, necessaria e opportuna una modifica normativa che consenta l'iscrizione in qualsiasi momento alla gestione INPDAP, attraverso l'adesione esplicita di pensionati e dipendenti;
a tal fine, per assicurare l'equilibrio finanziario della gestione INPDAP, si potrebbe prevedere che l'accesso alle prestazioni coperte dalla gestione sia produttiva di effetti dopo qualche mese dalla data di adesione e di iscrizione -:
se il Governo non ritenga necessario per tutte le considerazioni che precedono, la modifica normativa dell'articolo 2, comma 2 del decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 7 marzo 2007 n. 45, diretta a consentire in qualsiasi momento l'iscrizione facoltativa alla gestione unitaria del credito INPDAP, con adesione esplicita preventiva per i pensionati pubblici e INPDAP nonché per i dipendenti delle medesime amministrazioni iscritte a gestioni pensionistiche diverse dall'INPDAP, prevedendo, ove sia indispensabile per garantire l'equilibrio finanziario della gestione, che tale iscrizione dia titolo a ricevere le relative prestazioni creditizie e sociali, dopo il decorso di qualche mese dalla adesione.
(5-05483)

Interrogazioni a risposta scritta:

DE MICHELI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato s.p.a. è una società a partecipazione interamente pubblica attraverso il Ministero dell'economia e delle finanze;
la mission dell'Istituto, che storicamente si occupa delle pubblicazioni ufficiali dello Stato, della coniazione delle monete e dell'emissione dei francobolli, è oggi focalizzata su innovativi progetti in materia di digitalizzazione dell'amministrazione pubblica, sicurezza e identificazione, tracciabilità e anticontraffazione;
in particolare, risulta all'interrogante che l'Istituto Poligrafico sia stato coinvolto in progetti quali la prescrizione medica elettronica e il bollino farmaceutico per il controllo della spesa sanitaria nazionale, la tessera elettronica di riconoscimento (modello AT) per i dipendenti pubblici, le targhe automobilistiche a radiofrequenza e, inoltre, in progetti per il controllo della filiera agroalimentare;
risulta altresì all'interrogante che, ad oggi, benché si sia già provveduto a definire gli ambiti normativi dei singoli progetti, molti di questi - su cui l'Istituto Poligrafico è stato chiamato ad offrire il supporto in termini di soluzioni e proposte - non siano giunti a compimento o comunque in fase di avvio a regime; anzi, emergono evidenze che sono sintomo di una gestione poco trasparente, come rilevato dalla Corte dei conti in occasione delle ultime relazioni di controllo sulla società e come stigmatizzato in più occasioni dall'autorità di vigilanza sugli appalti pubblici (delibere n. 33 del 9 giugno 2010, n. 21 del 22 maggio 2008, n. 54 del 6 ottobre 2010);
in particolare, per quanto riguarda la vicenda del bollettino farmaceutico - che rappresenta un business di circa 25.000.000 euro annuo e la cui tecnologia produttiva risulta coperta dal brevetto RM 2006 A000580 «Sistema e Metodo di Tracciabilità e di Rintracciabilità Integrale di Sicurezza» a nome di Assistenza Ricerca e Sviluppo s.p.a. - sono stati molteplici e gravi i rilievi formali mossi dall'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici, finalizzati a stigmatizzare intollerabili e opache forme di affidamenti diretti in netta violazione del codice degli appalti pubblici (deliberazione n. 26 del 2 aprile 2009);
il 28 luglio 2011, contestualmente all'emanazione del nuovo atto di indirizzo strategico per l'Istituto, il Ministero ha provveduto al rinnovo del consiglio di

amministrazione con la rimozione anticipata dell'amministratore delegato Ferruccio Ferranti e del presidente Roberto Mazzei, sostituiti da Maurizio Prato in qualità di presidente ed amministratore delegato -:
quale sia lo stato di avanzamento dei citati progetti per quanto di competenza dell'Istituto Poligrafico;
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei gravi rilievi sollevati dalla Corte dei conti e dall'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici, particolarmente in merito alla vicenda del bollino farmaceutico;
se il nuovo management abbia intrapreso o intenda intraprendere piani o azioni correttive a garanzia del pieno e corretto assolvimento dei progetti affidati all'istituto poligrafico.
(4-13486)

COMPAGNON. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la dichiarazione dei redditi del contribuente è sottoposta al controllo dell'amministrazione finanziaria che si articola in due fasi: la prima fase (disciplinata dall'articolo 36-bis del decreto del Presidente della Repubblica n. 600 del 1973 e dall'articolo 54-bis del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972) consiste nella liquidazione delle imposte e dei contributi e premi dovuti e mira a rettificare la dichiarazione di eventuali errori materiali e di calcolo relativi alla determinazione dell'imponibile, delle imposte, dei crediti di imposta, delle detrazioni e deduzioni, la seconda fase (disciplinata dall'articolo 36-ter del decreto del Presidente della Repubblica n. 600 del 1973, come modificato dal decreto legislativo n. 241 del 1997) riguarda il controllo formale in senso stretto, che è finalizzato al riscontro della dichiarazione e dei documenti sulla base dei quali è stata redatta;
l'esito della liquidazione e del controllo formale della dichiarazione presentata è successivamente comunicato al contribuente, al fine di prevenire la reiterazione di errori, consentire la regolarizzazione degli aspetti formali, fornire giustificazioni, trasmettere ulteriore documentazione non allegata in precedenza o difforme dai dati forniti;
in caso di esito negativo, il contribuente riceve un avviso bonario, contenente l'indicazione degli errori riscontrati e dei motivi che hanno dato luogo alla rettifica dei calcoli, al fine di consentirgli di sanare la propria posizione, versando quanto ancora dovuto entro trenta giorni dalla ricezione della comunicazione e beneficiando di una riduzione delle sanzioni a un terzo nel caso di liquidazione e a due terzi nel caso di controllo formale;
l'avviso bonario è pertanto una comunicazione fatta dall'Amministrazione finanziaria al contribuente per metterlo in condizione di ravvedersi, evitando l'iscrizione a ruolo delle somme dovute e la notifica della relativa cartella di pagamento, nonché l'instaurarsi del contenzioso tributario;
a decorrere dal 1o gennaio 2008 è ammesso il pagamento rateale delle somme dovute senza presentazione di alcuna istanza all'Amministrazione finanziaria, tuttavia nel caso in cui le somme eccedenti la prima rata superino i 50.000 euro, ai sensi dell'articolo 3-bis del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 462, è necessario produrre all'erario, entro dieci giorni dal pagamento della prima rata, idonea garanzia commisurata al totale delle somme dovute, comprese quelle a titolo di sanzione in misura piena, dedotto l'importo della prima rata, mediante polizza fideiussoria o fideiussione bancaria o rilasciata da un consorzio di garanzia collettiva dei fidi, per tutto il periodo di rateazione dell'ammontare dovuto;
l'articolo 7, comma 2, lettera u), del decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70 (decreto sviluppo), convertito con modificazioni dalla legge 12 luglio 2011, n. 106, modificando l'articolo 3-bis del decreto legislativo n. 462 del 1997, ha apportato migliorie per il contribuente in quanto: a)

la rateizzazione automatica è ammessa anche per importi inferiori a 2.000 euro, ipotesi che in precedenza era subordinata all'accoglimento di istanza motivata; b) la garanzia è richiesta solo se l'importo eccedente la prima rata è superiore a 50.000 euro, mentre in precedenza la fideiussione era richiesta in relazione all'intero importo indicato nell'avviso; c) l'importo da garantire riguarda le somme effettivamente oggetto di garanzia, al netto di quanto versato come prima rata, e non il totale richiesto come avveniva precedentemente; d) le rate possono essere anche di importo decrescente, mentre in precedenza dovevano essere di pari importo; e) rimane invece inalterato il periodo di dilazione, pari a sei rate trimestrali se il debito non supera i 5.000 euro, oppure a venti rate trimestrali nelle altre ipotesi;
nonostante l'introduzione di queste modifiche favorevoli al contribuente, rateizzare un avviso bonario per importi di rate successive alla prima superiori a 50.000 euro richiede ancora la prestazione di garanzia, sebbene l'obbligo di prestare fideiussione sia stato ormai abrogato sia per la rateizzazione delle somme iscritte a ruolo (ai sensi dell'articolo 83, comma 23, lettera c) del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n. 133) sia per i pagamenti rateali nelle ipotesi di accertamento con adesione, acquiescenza all'accertamento e conciliazione giudiziale (abolito dall'articolo 23, commi 17-20, del decreto-legge 6 luglio 2001, n. 98, convertito con modificazioni dalla legge 15 luglio 2011 n. 111);
pertanto, l'attuale normativa, nonostante l'intervento positivo del decreto sviluppo, offre agli operatori una strana situazione, in forza della quale il pagamento a rate conseguente alla semplice attività di liquidazione delle dichiarazioni (senza quindi che vi sia stata alcuna attività di effettivo accertamento fiscale e, solitamente in presenza di un contribuente che ha permesso, col suo comportamento, di riscontrare l'irregolarità), oppure al controllo formale, soggiace ancora al vincolo della garanzia, ostico per i costi e, soprattutto, per le difficoltà nell'ottenerlo;
ottenere una fideiussione non solo costa in termini di premio percentuale sugli importi da garantire, ma soprattutto richiede il deposito di somme o titoli di pari importo, a tutela del soggetto garante;
inoltre, pur in presenza di beni da porre in garanzia, i termini per ottenere una fideiussione sono abbastanza ristretti, poiché la garanzia deve essere prodotta all'ufficio entro dieci giorni dal pagamento della prima rata, quindi al massimo entro quaranta giorni dalla notifica dell'avviso;
oltre a ciò, il costo e la difficoltà di ottenere fideiussioni si scontra con una situazione che vede i responsabili locali dell'Agenzia delle entrate unici decisori in merito alla bontà o meno delle garanzie prestate, nonostante la legge chiarisca i soggetti che possono prestare garanzie nei confronti della pubblica amministrazione;
solitamente l'ufficio periferico attinge informazioni da una banca dati centralizzata dell'Agenzia circa la «virtuosità fiscale» del soggetto che rilascia la fideiussione (in particolare viene appurato se il garante è risultato inadempiente rispetto a precedenti fideiussioni rilasciate o se ha pendenze col fisco) e, all'esito di tali riscontri, il medesimo ufficio locale effettua una propria valutazione che può portare anche al rifiuto della polizza fideiussoria;
è invece evidente che l'idoneità della garanzia rispetto al debito tributario sia una valutazione che spetta all'Agenzia delle entrate in qualità di soggetto creditore, tenendo conto dell'affidabilità del soggetto garante rispetto all'entità dell'importo garantito;
si segnalano diversi casi di comportamenti «discutibili» di uffici locali dell'Agenzia che rifiutano polizze fideiussorie rilasciate da soggetti regolarmente iscritti negli elenchi di cui agli articoli 106 e 107 del testo unico bancario, adducendo motivazioni generiche o non motivando affatto il proprio rifiuto, e soprattutto con

ritardi che raggiungono anche i tre mesi rispetto alla presentazione della polizza;
tale questione interessa diverse aziende che, in questo momento di crisi economica, si trovano ad essere ulteriormente vessati da comportamenti «discrezionali» dei funzionari periferici dell'Agenzia delle Entrate, sostenendo ingenti costi per fideiussioni che potrebbero non essere accettate -:
se, alla luce di quanto sopra esposto, non sia opportuno ed equo, per uniformità di trattamento con le altre situazioni, di rateizzazione dei debiti tributari, provvedere ad eliminare l'obbligo di garanzia anche per pagamenti rateali di importi superiori a 50.000 euro dovuti a seguito di avvisi bonari;
quali iniziative intenda adottare affinché sia attenuato il potere discrezionale in capo ai singoli uffici periferici dell'Agenzia delle entrate in merito alla valutazione di idoneità al rilascio della fideiussione da parte di soggetti per legge autorizzati e all'accettabilità o meno di garanzie emesse dagli stessi;
quali provvedimenti intenda adottare affinché i criteri utilizzati dall'Agenzia delle entrate per la valutazione dell'idoneità del fideiussore siano preventivamente resi noti anche alle imprese, onde evitare che le stesse sostengano oneri per fideiussioni che potrebbero non essere accettate;
se, in particolare, non sia opportuno rendere pubblico l'elenco dei fideiussori ritenuti idonei dall'Agenzia delle entrate, con le relative motivazioni di non idoneità.
(4-13490)

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nei primi giorni dello scorso mese di giugno del corrente anno l'ufficiale giudiziario, insieme ad alcuni professionisti in credito con l'ente, hanno bussato a palazzo San Giorgio, municipio di Reggio Calabria, per effettuare un pignoramento da 60.000 euro;
sempre nel mese di giugno del 2011 sono pervenuti al comune di Reggio Calabria due decreti ingiuntivi per un totale di circa 5 milioni di euro, relativi alla cessione di un credito, che l'ENEL vantava nei confronti del comune, all'istituto bancario Unicredit;
nello scorso mese di settembre l'ENEL ha diffidato l'ente locale di Reggio Calabria al pagamento della quota d'indebitamento che sarebbe superiore ai 10 milioni di euro;
il comune di Reggio Calabria è risultato, altresì, maglia nera fra tutti i comuni della Calabria, per l'esposizione debitoria, ben 19 milioni di euro, nei confronti della Sorical, società di gestione delle acque in Calabria;
risulterebbero anche situazioni debitorie del comune di Reggio, con le sue società partecipate;
risulterebbe ancora il mancato versamento delle imposte sui redditi trattenute ai dipendenti e le ritenute d'acconto certificate ai lavoratori autonomi da parte del comune di Reggio Calabria per l'anno 2009 e per i mesi da gennaio a novembre 2010, per un ammontare di oltre 16 milioni di euro;
nel mese di luglio 2011 il collegio dei revisori del comune di Reggio Calabria, ha inviato alla Corte dei conti un questionario di 42 pagine e relativo alla situazione generale economico-finanziaria, tracciando un quadro difficile per l'amministrazione comunale, e tra l'altro avrebbe omesso di segnalare ai giudici contabili gli indicatori che dimostrino il mancato rispetto dei parametri di deficitarietà;
i dati relativi ai residui soprattutto sembrerebbero non corrispondenti alla realtà, giacché il riaccertamento era stato effettuato dall'allora dirigente, Orsola Fallara, sul cui successivo suicidio, avvenuto a

metà dicembre 2010, la procura della Repubblica di Reggio Calabria, ha aperto un'inchiesta;
lo scorso 15 settembre il consiglio comunale di Reggio Calabria ha approvato il bilancio di previsione per il 2012, ma manca ad oggi, l'approvazione del conto consuntivo dell'anno 2010;
nel marzo 2011 sono stati inviati gli ispettori dal Ministero dell'economia e delle finanze proprio per visionare le documentazioni dell'ente comunale riguardante il settore tributi e finanze relativamente al periodo della gestione Fallara nonché quelle relative alla situazione di dissesto finanziario di Palazzo San Giorgio -:
se non ritenga necessario ed urgente, chiarire quale sia la situazione finanziaria del comune di Reggio Calabria, all'esito della visita ispettiva inviata dal Ministero dell'economia e delle finanze.
(4-13495)

TESTO AGGIORNATO AL 3 APRILE 2012

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

LUSSANA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante con precedente atto di sindacato ispettivo ha manifestato viva preoccupazione riguardo la situazione di estrema precarietà che sta vivendo la procura della Repubblica presso il tribunale di Bergamo, dove attualmente si trovano in servizio il procuratore aggiunto e dodici sostituti, a fronte di un organico di magistrati che prevede un procuratore capo, un procuratore aggiunto e sedici sostituti procuratori;
oltre quanto segnalato, si registra una diffusa carenza del personale amministrativo;
la situazione comporta ricadute in termini di tutela e di efficiente amministrazione della giustizia svolta dall'ufficio giudiziario;
come recentemente denunciato da alcuni organi di stampa, in particolare L'Eco di Bergamo, ad oggi l'ufficio del procuratore capo risulta ancora vacante nonostante siano decorsi oltre dieci mesi dal giorno in cui il precedente procuratore ha lasciato la procura;
in base a quanto riportato nell'articolo, ventiquattro magistrati si sarebbero candidati per succedere nell'ufficio del procuratore capo;
vista la mole di procedimenti che la procura deve affrontare in riferimento anche al suo bacino di utenza, è quanto mai auspicabile che venga superato l'impedimento che sta portando al ritardo della nomina in oggetto -:
quali interventi di sua competenza il Ministro intenda attuare per far fronte al ritardo nella nomina del procuratore capo della procura presso il tribunale di Bergamo.
(4-13473)

FARINONE e MOSCA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la casa circondariale di Monza presenta molte e già note criticità, quali il sovraffollamento (oltre 800 presenti a fronte di una capienza massima tollerabile non superiore alle 700 unità), le carenze di organico della polizia penitenziaria (350 presenze medie invece delle 470 previste), il degrado in più parti (crepe e dissesti negli intonaci) di una struttura ormai fatiscente (ad esempio la palestra non è agibile);
a questi problemi si è aggiunto ora l'allagamento di molteplici locali ad uso detentivo o utilizzati dalla locale polizia penitenziaria causato da molteplici infiltrazioni d'acqua derivanti, anche, da una grave rottura di parte del tetto -:
quali interventi di massima urgenza sia in procinto di adottare al fine di rendere più dignitosa la vita delle persone che lavorano o che sono recluse nel carcere di Monza.
(4-13476)

REGUZZONI, NICOLA MOLTENI e MONTAGNOLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'attuale Governo attribuisce grande importanza all'apporto che la magistratura onoraria dà per il buon funzionamento della giustizia, come dimostrato da diverse iniziative assunte in materia, tra le quali l'ampliamento della competenza dei giudici di pace, stabilito dalla legge n. 69 del 2009 in materia civile, nonché in materia di immigrazione con la legge n. 94 del 2009;
l'ufficio del giudice di pace di Aosta (circondario Aosta e sezione distaccata Donnas), su un organico previsto tabellarmente di 6 + 2 unità, oggi risulta essere coperto per la sezione di Aosta da un unico giudice di pace, e per la sezione distaccata di Donnes da un altro giudice di pace;
il carico di lavoro, sull'unico giudice di pace di Aosta, è tale da compromettere l'efficace ed efficiente amministrazione della giustizia (1.769 fascicoli civili e penali pendenti al giugno 2011);
la situazione oggi è ancor più allarmante, stante la cessazione delle funzioni, per raggiunti limiti di età, nel mese di settembre 2011 dell'attuale giudice di pace di Aosta e dell'improrogabile cessazione dall'incarico 31 dicembre 2011 anche del giudice di pace della sezione distaccata di Donnas;
tale condizione di totale vacanza degli uffici del giudice di pace di Aosta e della sezione distaccata di Donnas, provocherà la completa paralisi alla fine di quest'anno dell'attività dell'ufficio del giudice di pace, già ridotta, per i motivi detti, ai minimi termini;
il presidente del tribunale di Aosta aveva già evidenziato il rischio di detta «paralisi», sin dal mese di luglio 2010, chiedendo, su proposta del consiglio giudiziario, il ricorso a provvedimenti urgenti, anche in eventuale deroga alla normativa regolante la materia, per l'immediato reintegro dell'organico;
il presidente del tribunale di Aosta ha di recente riconfermato la grave carenza di organico presso l'ufficio del giudice di pace di Aosta (circondario Aosta e sezione distaccata Donnas), nonché il contesto di stallo che non sembra possa essere superato tramite una reggenza provvisoria di soli tre mesi, destinata comunque ad esaurirsi - come detto - a fine anno, con la totale vacanza degli uffici del giudice di pace di Aosta e della sezione distaccata di Donnas;
la gravità della situazione dell'ufficio del giudice di pace era stata portata a conoscenza del Consiglio Superiore della Magistratura anche dal presidente della regione autonoma della Valle d'Aosta, il quale aveva trasmesso, da tempo, la graduatoria dei candidati che avevano superato la prova per l'avvio al tirocinio - come è noto - esso è attualmente sospeso per effetto del decreto ministeriale 23 aprile 2008, che prevede la necessaria rideterminazione delle piante organiche -:
quali iniziative, di competenza intenda adottare il Ministro, al fine di escludere la totale paralisi dell'ufficio del giudice di pace di Aosta (circondario Aosta e sezione distaccata Donnas), tenuto conto che, nel caso in esame, ricorrono improvvise ed urgenti necessità, per risolvere le quali, in via eccezionale possono essere destinati giudici di pace in esercizio in altri circondari del distretto della corte di appello in sostituzione dei magistrati mancanti nell'intero ambito territoriale del circondario, così da ovviare alla situazione di blocco dell'attività giudiziaria.
(4-13497)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

BELLANOVA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in data 22 settembre 2011 il volo Alitalia AZ 1623 in partenza dallo scalo di

Roma Fiumicino e diretto a Brindisi Papola Casale sarebbe dovuto decollare alle ore 17.20 per giungere a destinazione alle ore 18.35;
il sopra citato volo è partito con quasi tre ore di ritardo procurando enormi disagi ai viaggiatori. Nonostante le proteste e le repentine richieste di chiarimenti da parte dei cittadini, nessun responsabile di Alitalia ha ritenuto utile stabilire una interlocuzione con gli stessi, tant'è che sono stati lasciati, per tutto il tempo d'attesa, senza un chiarimento utile in merito al ritardo, senza una proposta effettiva per controbilanciare il disservizio e con l'effettivo timore che il volo fosse cancellato;
risulta evidente che i viaggiatori che si affidano al trasporto aereo hanno necessità di coprire lunghe tratte di percorso in un tempo abbastanza celere, altrimenti utilizzerebbero altre tipologie di trasporto che, in diversi casi, risultano essere economicamente più vantaggiose;
va detto che non è la prima volta che si verificano disguidi di questa gravità con i collegamenti da e per Brindisi, più volte i voli destinati alla tratta Brindisi-Roma hanno ritardi ed in qualche caso addirittura improvvise cancellazioni;
in un territorio, quale il Sud Italia, già abbastanza deficitario di vere e proprie infrastrutture capaci di rendere davvero efficiente lo spostamento di persone e merci, il sistema dei trasporti rappresenta un nodo sul quale in termini di efficienza non si può transigere. Attivare una rete di trasporto adeguata, infatti, corrisponde ad ampliare le capacità di sviluppo economico e sociali di un territorio;
gli stessi dati forniti dal rapporto Enac 2011 sottolineano come in Italia il traffico aereo abbia ripreso quota, si parla di 138,9 milioni di passeggeri con una variazione positiva del +7 per cento. Proprio in virtù di questi dati se si vuole continuare a mantenere un trend positivo i disagi arrecati a danno dei viaggiatori dovrebbero essere ridotti al minimo ed i servizi delle compagnie aree resi ai cittadini dovrebbero essere quanto meno impeccabili;
il decreto Legislativo n. 206 del 2005 «Codice del consumo» all'articolo 2 - Diritti dei consumatori, comma 2 alle lettere c) e g) asserisce che ai consumatori ed agli utenti sono riconosciuti come fondamentali i diritti: ad una adeguata informazione e ad una corretta pubblicità ed all'erogazione di servizi pubblici secondo standard di qualità e di efficienza -:
se il Ministro interrogato per quanto di sua competenza non intenda verificare con urgenza la qualità del trasporto aereo per la tratta Roma-Brindisi e Brindisi-Roma;
se il Ministro interrogato, stante quanto sopra riportato, non ritenga opportuno intervenire con urgenza interessando le autorità di controllo sull'aviazione civile per verificare le eventuali responsabilità circa il disagio procurato ai viaggiatori in ordine ai ritardi, alla mancanza di assistenza ed informazioni che la compagnia aerea ha nei fatti omesso di fornire tempestivamente ai passeggeri.
(5-05475)

Interrogazione a risposta scritta:

MINARDO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel mese di novembre 2009 erano stati annunciati una serie di interventi economici da parte del CIPE per opere di pubblica utilità presentate dai comuni, tra queste un finanziamento di 8.516.000 euro per ben nove interventi pubblici di grande valenza in provincia di Ragusa;
i primi del mese di luglio 2010 il CIPE aveva inserito tali finanziamenti all'ordine del giorno della successiva Conferenza unificata Stato regioni, ultimo passaggio prima della presa d'atto da parte della Corte dei conti;

il completamento del parcheggio sotterraneo di piazza del Popolo a Ragusa (per 1 milione e 250 mila euro), l'arredo urbano del centro storico di Acate Via Piave-Via Mameli e prolungamento di via XX settembre (per 1.300.000 euro) e la strada Carcanella a Monterosso Almo (per 1.200.000 euro) sarebbero stati finanziati con fondi del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
il resto degli 8.516.000 euro previsti dal Cipe e che interessano altri interventi pubblici di grande valenza (la realizzazione della rotatoria in contrada Dente Crocicchia a Modica, il parcheggio nell'area sottostante la villa comunale di Chiaramonte Gulfi, i lavori di manutenzione straordinaria della strada comunale esterna «Liequa» e i lavori di manutenzione della strada comunale esterna «Donna Marina Gazzena a Giarratana, il parcheggio di Via Grado e i lavori di manutenzione straordinaria per il collegamento di via Duca D'Aosta con via F.M. Penna a Scicli) sono stati finanziati sempre con fondi Cipe tramite lo strumento dell'accordo di programma quadro con la regione Sicilia;
l'8 luglio 2010 la Conferenza unificata Stato Regioni ha esitato con parere favorevole l'erogazione dei finanziamenti del CIPE previsti a favore della provincia di Ragusa, relativamente al completamento del parcheggio sotterraneo di piazza del Popolo a Ragusa (per 1 milione e 250 mila euro), l'arredo urbano del centro storico di Acata, via Piave-via Mameli e prolungamento di via XX settembre (per 1.300.000 euro) e la strada Carcanella a Monterosso Almo (per 1.200.000 euro) -:
quale sia lo stato dei progetti citati in premessa e se i Ministri interrogati non ritengano opportuno accelerare l'iter al fine di assicurare la realizzazione tempestiva di tali opere.
(4-13484)

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INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
è stato pubblicato dal sito web del settimanale L'Espresso un video girato a Barra, un quartiere della periferia di Napoli, durante la tradizionale festa dei Gigli, svoltasi domenica 25 settembre scorso, in cui si vede la folla acclamare due esponenti della criminalità organizzata;
in particolare, si vede una lussuosa Rolls Royce bianca sfilare tra la folla plaudente. Seduto sul sedile posteriore c'è Angelo Cuccaro, un boss di camorra, uscito recentemente di prigione, dopo aver scontato una pena di dieci anni; Con lui il padre Antonio Cuccaro. L'auto avrebbe fatto una vera e propria sfilata nel quartiere, durante la festa, partendo da via Ceccarelli e arrivando fino a via Bruno Buozzi, raccogliendo applausi, strette di mano, perfino saluti dai microfoni dello speaker della festa che a un certo punto ha addirittura chiesto «Un minuto di raccoglimento per ricordare i nostri morti»; a questo invito ha fatto seguito la benedizione del parroco e una ancora più netta espressione dello speaker che ha detto «Guardate come sono belli nostri padrini!»; il camorrista sarebbe successivamente sceso tra la folla, abbracciando la gente e baciando pubblicamente sulla bocca alcuni affiliati;
la festa dei Gigli a Barra è una tradizione secolare; è nata, infatti, nel 1822, in onore di Sant'Antonio. Attualmente è organizzata da sei comitati spontanei, che hanno noleggiato la cosiddetta paranza, cioè un gruppo di 120 «cullatori», persone che portano a spalla il Giglio (un grosso obelisco di legno decorato) per le strade del quartiere;
più volte, in passato, sulle modalità di organizzazione della festa si sono appuntate

le attenzioni degli inquirenti; pare, infatti, che i Comitati siano stati in alcune occasioni infiltrati dai clan, e che il contributo volontario per le spese della festa, di cinque o dieci euro, che viene chiesto a residenti e commercianti, non sia sempre stato così «spontaneo»;
la presenza tra la folla, in un momento di festa collettiva, di un boss della camorra, che sfila in un'auto lussuosa, abbraccia la gente, bacia i suoi affiliati, è un chiaro segno volto a sottolineare potenza e controllo, per rimarcare il potere sul territorio, in barba alla presenza sia dello Stato sia dei clan (rivali e alleati), che pure dettano legge nei quartieri vicini;
la presenza contestuale di rappresentanti della Chiesa, di rappresentanti delle istituzioni, di agenti della polizia municipale, segna, ad avviso dell'interrogante una sorta di subordinazione visibile al potere della camorra sul quartiere; di fatto avalla il tentativo del crimine organizzato di controllare il tessuto sociale anche per mezzo di comportamenti «simbolici» -:
se il Ministro non ritenga di assumere notizie in merito, soprattutto rispetto alla possibilità che fatti del genere possano avvenire senza alcun presidio territoriale delle forze di polizia e, in particolare, quali iniziative intenda assumere, nell'ambito delle proprie competenze, affinché episodi del genere, che consegnano al territorio l'immagine di uno Stato subordinato alla criminalità organizzata, non abbiano più a verificarsi.
(2-01229) «Bossa, Piccolo, Iannuzzi, Zaccaria, Giovanelli, Benamati, Cardinale, Pizzetti, Lo Moro, Laganà Fortugno, Samperi, Nannicini, Bindi, Bernardini, Cuomo, Boffa, Ciriello, Farina Coscioni, Nicolais, Fluvi, Bonavitacola, Veltroni, Luongo, Andrea Orlando, Picierno, Mario Pepe (PD), Gozi, Colombo, Rubinato, Zampa, Rampi, D'Antona, La Forgia, Villecco Calipari».

Interrogazione a risposta orale:

BURTONE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a seguito delle elezioni amministrative del 15 e 16 maggio 2011, a Tricarico (provincia di Matera) è stato eletto sindaco Melfi Antonio, nato ad Amendolara il 21 luglio 1948;
il Melfi, con provvedimento del prefetto di Matera notificato in data 3 giugno 2011, è stato sospeso di diritto dalle funzioni di sindaco per mesi 18 (ai sensi dell'articolo 59 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267) avendo riportato, nell'anno 2009, una condanna da parte del tribunale di Matera ad anni 5 e mesi 2 di reclusione per vari reati, tra cui quello di concussione (sentenza n. 171 del 20 aprile);
in conseguenza della sospensione, le funzioni di sindaco, ai sensi dell'articolo 53 del suddetto decreto legislativo, sono state assegnate al vice sindaco Rocco Dabraio;
si segnala che, nonostante il provvedimento prefettizio di sospensione, Antonio Melfi frequenta in maniera costante la casa comunale, intrattenendosi nella stessa per ore, stazionano in particolare nella stanza propria del sindaco e prendendone così arbitrariamente possesso;
nella stessa riceve i cittadini, si riunisce e si relaziona assiduamente con gli amministratori funzionari, dirigenti e dipendenti comunali;
i consiglieri comunali di minoranza, avendo constatato quanto accaduto (e quanto tutto accade) appellandosi al senso di responsabilità di ogni singolo dipendente comunale, hanno inviato loro una comunicazione in cui auspicano il doveroso rispetto del provvedimento prefettizio affinché l'attività amministrativa dell'ente non venga indebitamente condizionata da chi è stato sospeso dalle pubbliche funzioni;

ovviamente i consiglieri comunali, di fronte alla palese violazione del provvedimento vara dalla massima autorità dello Stato sul territorio, in data 20 giugno 2011, hanno notiziato il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera;
quanto reso noto ai diretti interessati e alle autorità competenti è stato stigmatizzato dai consiglieri comunali anche attraverso comunicati stampa riportati dai quotidiani regionali;
nel frattempo va evidenziato come il sindaco sospeso Antonio Melfi abbia deciso di costituirsi innanzi al TAR di Basilicata per l'annullamento della comunicazione prefettizia di sospensione, notificando copia del ricorso al comune di Tricarico in data 16 giugno 2011;
l'amministrazione comunale di Tricarico con verbale di deliberazione di giunta comunale n. 64 del 17 giugno 2011, ha inteso anch'essa costituirsi innanzi al TAR di Basilicata per sostenere (ad adiuvandum) le ragioni che il Melfi aveva già posto alla base del suo ricorso;
questa decisione è stata ufficialmente ritenuta impropria ed immotivata dai consiglieri comunali di minoranza Luigi Benevento e Francesco Salierno che hanno diffidato l'amministrazione comunale chiedendo la revoca dell'atto deliberativo. Detta richiesta è stata inviata per conoscenza anche al prefetto di Matera e alla Corte dei conti, sezione giurisdizionale per la Basilicata;
con le sentenze n. 396 e 397 il tribunale amministrativo regionale per la Basilicata, ha accolto l'eccezione di giurisdizione sollevata dall'Avvocatura dello Stato a difesa del prefetto di Matera e dell'avvocato Vincenzo Montagna, legale di alcuni cittadini di Tricarico che hanno inteso sostenere (ad opponendum) le ragioni della prefettura di Matera, dichiarando che i ricorsi promossi dal sindaco sospeso e dal comune di Tricarico a sostegno del Melfi stesso, andavano proposti innanzi al tribunale ordinario di Matera;
per completezza di informazione e a conferma delle eccezioni evidenziate dai consiglieri comunali di minoranza, si precisa che, il TAR della Basilicata sottolinea la perplessità circa la sussistenza della legittimazione attiva e/o dell'interesse ad agire del comune di Tricarico a contestare l'impugnata nota prefettizia;
in attesa che il tribunale ordinario di Matera (indicato dal TAR della Basilicata quale Tribunale competente) si esprima nel merito della questione, si conferma che il sindaco sospeso Melfi continua a non rispettare il provvedimento prefettizio, ad esercitare di fatto le funzioni di sindaco, addirittura confermandolo, con grande naturalezza, in un suo recente pubblico comizio in cui ha dichiarato che il sindaco di Tricarico è lui, e poiché è stato eletto dal popolo continuerà a fare il sindaco;
i consiglieri comunali di minoranza, a cui viene illegittimamente impedito l'accesso ad atti pubblici (ricorso al TAR della Basilicata notificato dal Melfi al Comune di Tricarico), e di conseguenza l'espletamento della dovuta attività di controllo amministrativo, convinti di essere di fronte a una sistematica violazione di legge (usurpazione di funzioni pubbliche, di cui all'articolo 347 del codice penale), continueranno a segnalare a chi di dovere questa vera emergenza democratica che la comunità tricaricese purtroppo vive chiedendo a gran voce il rispetto delle regole;
come in una partita di basket o di pallavolo il Melfi fa adottare in consiglio comunale nel corso delle sedute il time-out per «aiutare» la sua maggioranza, facendo sospendere i lavori per poi riprenderli -:
se e quali iniziative il Ministro intenda promuovere per verificare quanto sta accadendo a Tricarico, paese natale di Rocco Scotellaro e dei fratelli Mazzarone, ripristinando condizioni di effettiva agibilità democratica.
(3-01880)

Interrogazione a risposta in Commissione:

TULLO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
le ultime manovre economiche hanno prodotto tagli generalizzati alla spesa pubblica e quindi incapaci di tutelare servizi essenziali per i cittadini, tra questi il comparto della sicurezza;
la riduzione delle risorse umane, dei fondi per la manutenzione dei mezzi a disposizione di Polizia e Carabinieri, talvolta le singole realtà faticano a recuperare persino i fondi per il carburante hanno di fatto ridotto la presenza sul territorio, e con la riduzione del controllo del territorio inevitabilmente sono aumentanti i reati contro le cose e a danno dei cittadini;
ciò accade sia nei grandi centri urbani che in quelli minori;
è di questi giorni la notizia apparsa sul Secolo XIX del 3 ottobre 2011 che il Comando dei Carabinieri sarebbe costretto a chiudere la compagnia di Sestri Levante e alcune stazioni locali (Cicagna e Rezzoaglio) oltre allo smantellamento di un nucleo operativo e di un reparto di radiomobile;
analoga scelta sarebbe costretta a fare la Polizia di Stato procedendo ad un ridimensionamento forte forse la chiusura dei commissariati di Chiavari o Rapallo;
se ciò corrispondesse al vero sarebbe grave, e purtroppo le conseguenze ricadrebbero sui cittadini residenti, e sui molti turisti italiani e stranieri che frequentano le realtà citate -:
quali siano le informazioni a conoscenza del Ministro rispetto alle ipotizzate riorganizzazioni;
quali misure intenda assumere per evitare non solo che continui la riduzione delle risorse dedicate al controllo del territorio, ma per il reintegro dei fondi cancellati dal 2008 ad oggi.
(5-05478)

Interrogazioni a risposta scritta:

PALADINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con il decreto 333-B/13D.4.08 del 10 maggio 2011, pubblicato sul Bollettino ufficiale del personale del Ministero dell'interno - supplemento straordinario n. 1/14.bis del 13 maggio 2011, è stata pubblicata la graduatoria di merito e dichiarazione dei vincitori del concorso interno, per titoli di servizio ed esami, per il conferimento di 266 posti di vice perito tecnico del ruolo dei periti tecnici della Polizia di Stato, indetto con decreto ministeriale 24 settembre 2008;
l'articolo 59 comma 1 della legge 1o aprile 1981 n. 121 prevede che al personale della Polizia di Stato frequentatore di corsi di formazione professionale spetti il trattamento economico più favorevole;
l'articolo 28 della legge 10 ottobre 1986 n. 66 prevede che l'allievo appartenente ai ruoli della Polizia di Stato, all'amministrazione civile dell'interno o altri corpi di polizia durante il periodo di frequenza del corso di formazione per l'accesso ad altra qualifica è posto in aspettativa con il trattamento economico più favorevole;
il T.A.R. per il Lazio - sezione prima Ter, con sentenza n. 7315/2009 del 21 maggio 2009 depositata il 21 luglio 2009, ha accolto il ricorso proposto da alcuni dipendenti della Polizia di Stato ai quali l'amministrazione della pubblica sicurezza, sebbene fossero risultati vincitori del concorso pubblico a 640 posti per allievo vice ispettore della Polizia di Stato ed ammessi alla frequenza del relativo corso di formazione, si era determinata a non concedere il trattamento di missione;
i frequentatori del corso di formazione tecnico-professionale per la nomina alla qualifica di vice perito tecnico del ruolo dei periti tecnici della Polizia di Stato individuati dal decreto ministeriale 333-B/13D.4.08 del 10 maggio 2011, di cui

in premessa, a tutt'oggi non fruiscono del trattamento economico di missione in argomento;
l'organizzazione sindacale UGL - Polizia di Stato si è interessata alla situazione testé esposta reputando che la questione oggetto della presente interrogazione assume notevole rilevanza soprattutto alla luce del fatto che è palese la violazione della par condicio rispetto ai frequentatori dei precedenti corsi di formazione organizzati dall'amministrazione della pubblica sicurezza;
la predetta sigla sindacale sostiene che laddove la concessione in argomento non avvenga in tempi brevi e conseguentemente si concretizzi il danno economico nei confronti dei cennati frequentatori del corso per vice perito tecnico della Polizia di Stato, intende adire i giudici amministrativi per una definizione della questione -:
quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda assumere rispetto alla citate problematiche e, in particolare, di dare atto delle ragioni per cui non è stato accordato il trattamento economico di missione agli allievi vice periti tecnici della polizia di Stato attualmente frequentatori presso l'istituto perfezionamento ispettori di Nettuno.
(4-13481)

FRONER e FLUVI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a partire dall'anno 2006 sono sorti sul mercato italiano alcuni operatori economici a proporre ed erogare un servizio denominato «ripristino post incidente stradale». Tale servizio consiste nell'attività di pulitura e messa in sicurezza della strada, in emergenza, a seguito di incidenti automobilistici, mediante la raccolta dei rifiuti solidi e liquidi dispersi sul manto stradale per effetto dell'incidente;
il servizio risponde all'esigenza/dovere degli enti proprietari/gestori delle strade di provvedere al ripristino dello status quo ante il verificarsi di incidenti stradali, in conformità al codice della strada (ripristino della sicurezza stradale) e del codice dell'ambiente (tutela delle matrici ambientali);
il servizio non comporta alcun onere economico per la pubblica amministrazione e per i cittadini, in quanto i costi degli interventi di ripristino sono sostenuti delle compagnie assicurative dei veicoli civilmente responsabili degli incidenti. Le polizze responsabilità civile auto coprono, infatti, anche questo tipo di danno;
gli enti gestori provvedono all'affidamento del servizio attraverso procedure di gara, così come previsto dalla legge;
nella scelta dell'operatore economico affidatario del servizio, data l'innovatività e la specificità dell'attività, alcune pubbliche amministrazioni, oltre a valutare le specifiche qualità, caratteristiche e garanzie offerte, richiedono e valutano dei «servizi aggiunti» e gratuiti avulsi dall'attività oggetto della gara, e ancora di più «offerte di carattere economico»;
i servizi aggiuntivi e l'offerta economica (spesso a rialzo libero) comportano obtorto collo la maggiorazione degli oneri economici da parte delle compagnie assicurative, in quanto gli operatori affidatari del servizio di ripristino sono costretti a maggiorare la quotazione degli interventi di ripristino per coprire l'offerta economica e i servizi aggiuntivi. Tutto ciò pare cozzare con l'interesse al contenimento dei costi assicurativi, che si riverberano inevitabilmente sui premi RCA dei cittadini-:
se il Ministro sia a conoscenza della situazione su esposta e se ritenga opportuno adottare iniziative normative per disciplinare la problematica esposta, al fine di evitare che siano richiesti agli operatori presenti sul mercato offerte economiche e servizi aggiuntivi fortemente onerosi, ingenerando così un circolo vizioso che inevitabilmente si ripercuote su tutti i cittadini assicurati per la RCA.
(4-13498)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
l'anno scolastico si è aperto ancora una volta all'insegna delle emergenze;
solo nel comune di Palermo 800 bambini sono rimasti fuori dalle scuole dell'infanzia comunale poiché non è stato possibile procedere all'assunzione di 44 insegnanti di scuola materna con la conseguente chiusura di ben 27 sezioni;
le insegnanti di ruolo in organico, infatti, sono insufficienti per garantire l'apertura di tutte le sezioni necessarie a rispondere alla domanda urgente delle famiglie;
in tal senso, l'articolo 14 comma 9 del decreto legge n. 78 del 2010 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010 ha posto precisi limiti alla possibilità di assunzioni per gli enti locali fissando il margine di manovra al «limite del 20 per cento della spesa corrispondente alle cessazioni verificatesi nell'anno 2010»;
il vincolo posto dall'articolo 14 del citato decreto-legge, insieme con il divieto di assumere a tempo indeterminato (se non per casi eccezionali e temporanei) pone i servizi alla persona - ed in modo particolare i servizi educativi e scolastici gestiti dagli enti locali - nell'effettiva impossibilità di garantire il regolare funzionamento delle attività;
le scuole dell'infanzia del comune di Palermo sono istituzioni paritarie, ai sensi della legge n. 62 del 2000, la cui funzione pubblica è riconosciuta, nell'ambito del sistema di istruzione, anche dai decreti ministeriali che ne stabiliscono i criteri e i parametri per l'assegnazione dei contributi sia statali che regionali;
pertanto, è evidente che il principio del diritto costituzionale all'istruzione garantito nelle scuole statali, non possa essere disatteso nelle scuole paritarie gestite dagli enti locali;
si rileva, dunque, la necessità di garantire il diritto all'educazione e alla continuità del servizio educativo, conformemente ai principi sanciti dagli articoli 2, 30, 31 e 33 della Costituzione della Repubblica e alle disposizioni di cui all'articolo 3 della legge costituzionale n. 3 del 2001, di modifica del Titolo V della Costituzione medesima;
inoltre il decreto legislativo n. 165 del 2001 prevede che «per le esigenze connesse con il proprio fabbisogno ordinario le pubbliche amministrazioni assumono esclusivamente con contratti di lavoro a tempo indeterminato» ricollegando la possibilità di ricorrere a forme contrattuali flessibili di assunzione e di impiego del personale alla esclusiva necessità di «rispondere ad esigenze temporanee ed eccezionali»;
la Corte dei conti a sezioni riunite con la delibera n. 46 del 29 agosto 2011 si è pronunciata in merito deliberando che «dal divieto di assunzioni e dal limite delle stesse, stabilito nella misura del 20 per cento delle cessazioni dell'anno precedente, sono escluse le assunzioni del personale appartenente alle categorie protette ex legge n. 68 del 1999 nonché quelle per lo svolgimento di servizi infungibili ed essenziali»;
l'articolo 1 della legge 12 giugno 1990, n. 146, modificata dalla legge 11 aprile 2000, n. 83, stabilisce che «sono considerati servizi essenziali, indipendentemente dalla natura giuridica del rapporto di lavoro, anche se svolti in regime di concessione o mediante convenzione, quelli volti a garantire il godimento dei diritti della persona, costituzionalmente tutelati, alla vita, alla salute, alla libertà e alla sicurezza, alla libertà di circolazione, all'assistenza e previdenza sociale, all'istruzione e alla libertà di comunicazione» ed in particolare, per quanto riguarda

l'istruzione, è ritenuto necessario «assicurare la continuità dei servizi degli asili nido e delle scuole materne»;
il comune di Firenze - adeguandosi al pronunciamento dalla Corte dei conti ed interpretando la sentenza in maniera estensiva - ha regolarmente adottato un atto deliberativo sotto forma di determina dirigenziale, stipulando n. 13 contratti di assunzione di insegnanti di scuola materna per l'incarico annuale consentendo, quindi, il regolare avvio dell'anno scolastico e riconoscendo che le «suddette assunzioni sono riferite allo svolgimento di un servizio infungibile ed essenziale»;
il comune di Palermo per converso e secondo gli interpellanti incomprensibilmente in un primo momento ha predisposto la chiusura delle 27 sezioni della scuola dell'infanzia sopprimendo un servizio essenziale e, per questo, causando un profondo stato di disagio alle famiglie di ben 800 bambini che, proprio nei giorni in cui cominciava l'anno scolastico, hanno scoperto di non poter più beneficiare di un posto nelle strutture del comune nonostante avessero già provveduto alle iscrizioni;
inoltre, ben 44 insegnanti sono stati privati del posto di lavoro con la conseguente gravissima interruzione della carriera professionale e la perdita del punteggio annuale fondamentale per maturare scatti nelle graduatorie dove sono inseriti;
in data 28 settembre 2011, con grave ritardo e ad anno scolastico ormai avviato, il comune di Palermo ha deliberato che gli insegnanti di ruolo sono insufficienti a garantire l'apertura di tutte le sezioni di scuole dell'infanzia comunale e che pertanto si ritiene necessario un intervento del presidente del Consiglio dei ministri competenti per derogare al divieto sancito dall'articolo 20, comma 9 del decreto legislativo n. 98 del 2011 convertito dalla legge n. 111 del 2011 -:
come intenda rispondere alle richieste contenute nella delibera di giunta del comune di Palermo del 28 settembre 2011 per garantire il mantenimento di un servizio essenziale ed infungibile e ovviare agli enormi disagi in cui versano le famiglie, che non possono mandare i propri figli a scuola, pur avendoli regolarmente scritti e gli insegnati privati del posto di lavoro;
se intenda assumere le necessarie iniziative perché si possa derogare alle norme contenute nell'articolo 14 del decreto-legge n. 78 del 2010 in modo da consentire agli enti locali di procedere alle assunzioni di personale educativo e docente oltre i limiti del patto di stabilità interno per garantire - in base alle proprie risorse economiche - la copertura delle dotazioni organiche dei servizi educativi e scolastici eventualmente ricorrendo a personale assunto a tempo determinato.
(2-01230) «Antonino Russo, Terranova, Giammanco, Cardinale, Fallica, Pierdomenico Martino, Burtone, Porta, Torrisi, Grimaldi, Stanca, Fioroni, D'Alema, Tempestini, Migliavacca, Iapicca, Moles, Ventura, Stagno d'Alcontres, Bergamini, Pugliese, Minardo, Margiotta, Misuraca, De Micheli, Corsini, Mariarosaria Rossi, Calabria, Portas, Formichella, Berretta, Capodicasa, Lolli».

Interrogazione a risposta orale:

GRANATA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
come denunciato da diversi organi di stampa locali (la Sicilia, la Repubblica), il procedimento per l'assegnazione degli incarichi dirigenziali nelle istituzioni scolastiche della regione siciliana, per l'anno 2011-2012, è stato gestito in modo superficiale, se non con discutibile discrezionalità;

ad un primo decreto della direzione regionale (indicato dalla stessa come atto definitivo) per l'assegnazione di una nuova sede a n. 168 presidi, ha fatto seguito, in data 31 agosto 2011, un decreto di rettifica con ben 45 variazioni;
ad oggi, lo stesso ufficio ha riconosciuto ben 52 errori su 168 movimenti, provvedendo a correggerli;
di recente, in data 2 settembre 2011, il quotidiano La Sicilia, rivolgendosi direttamente al direttore generale regionale, lo invitava «a comunicare, con evidenza pubblica, le ragioni e i criteri che stanno determinando l'assegnazione degli incarichi ai dirigenti scolastici, dissipando le ombre che attualmente stanno intorbidendo la dirigenza scolastica, soprattutto in una regione, come la Sicilia, che deve fare della legalità e della lotta al clientelismo la propria bandiera» -:
quali provvedimenti, per quanto di sua competenza, il Ministro intenda adottare al fine di verificare la sussistenza di eventuali irregolarità nelle procedure sopra indicate;
se non ritenga necessario che gli ispettori ministeriali operino una verifica in relazione alla corretta applicazione, in Sicilia, di criteri, tempi e modalità da seguire nella procedura di assegnazione degli incarichi indicati dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca con circolare n. 4481 del 27 maggio 2011, a firma del direttore generale.
(3-01878)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

VIOLA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'istituto comprensivo «G. Marconi» con sede in Ceggia (Venezia) comprende scuola d'infanzia primaria e secondaria di 1o grado di due comuni della provincia di Venezia (Ceggia e Torre di Mosto);
a seguito della necessità di provvedere all'assunzione di personale docente per supplenze brevi negli anni 2008 e 2009 ha assunto i conseguenti impegni finanziari per garantire la continuità didattica;
tali impegni sono stati affrontati dall'istituto anticipando le somme necessarie con la propria disponibilità di cassa per un importo di 28.082,16 euro per l'anno 2008 e di 38.922,61 euro per l'anno 2009 per un totale di 67.004,77 euro;
l'istituto ha fatto richiesta di liquidazione al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca con nota del 20 ottobre 2010;
allo stato attuale l'istituto in oggetto, a seguito della riscossione del finanziamento per supplenze brevi 2010 di 18.037,79 euro, vanta un residuo attivo pari a 48.966,99 euro;
tutti gli altri istituti della zona hanno avuto liquidata la somma di 40.000,00 euro in conto residui per supplenze, non potendo liquidare così al personale i compensi accessori spettanti per attività legate al fondo -:
se il Ministro intenda procedere con assoluta rapidità e indicando tempi certi, alla liquidazione del residuo attivo di 48.966,99 euro vantato nei suoi confronti dall'istituto comprensivo Marconi di Ceggia, al fine di permettere allo stesso istituto di gestire la normale attività didattica e istituzione.
(5-05476)

DE PASQUALE, GHIZZONI, COSCIA, DE BIASI, PES, DE TORRE e ANTONINO RUSSO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in seguito a una notizia pubblicata dai maggiori organi di stampa si apprende che a quasi un mese dall'inizio dell'anno scolastico il Ministero competente non ha ancora reso pubblici i dati sull'andamento scolastico dell'anno precedente e che, in realtà, dal 2008, anno di insediamento del Ministro Gelmini, il ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca si è semplicemente limitato alla pubblicazione

di stringati comunicati stampa senza mai riportare nel sito ufficiale le tabelle con il reale dato sull'andamento scolastico;
da un approfondimento pubblicato dal quotidiano Repubblica lo scorso quattro ottobre si evince che le cifre rilevate negli ultimi due anni dai comunicati stampa alterano il dato ufficiale che dimostra, invece, un calo nella percentuale delle bocciature;
uno dei punti di forza dei quali il ministro Gelmini si è sempre vantato è stato quello «della linea del rigore», i ritardi, i comunicati stringati e le cifre alterate, appaiono, secondo gli interroganti, un brutto tentativo di non ammettere il fallimento della propria politica;
in merito ai dati riportati dai succitati articoli il ministro in epigrafe ha precisato, quasi come volendosi giustificare, che i dati si riferiscono ad una proiezione parziale relativa agli scrutini trasmessi da circa 200 scuole delle regioni Emilia Romagna, Marche, Veneto, Puglia, Lombardia e Campania per un totale di 11.779 studenti e che quindi dati parziali in quanto relativi a quelli pervenuti al Ministero fino ad una certa data -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno ed urgente fare chiarezza e rendere note le tabelle ufficiali relative agli scrutini, tanto di giugno, quanto di settembre, degli ultimi tre anni scolastici, nel rispetto degli ottocentomila insegnanti che ogni giorno svolgono con serietà e passione il proprio lavoro oltre che di tutti gli studenti che si impegnano per consapevolmente costruire il proprio futuro.
(5-05477)

CAVALLOTTO e ALLASIA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'università di Torino, Facoltà di Medicina veterinaria, con delibera del consiglio di facoltà del 3 maggio 2011, successivamente approvata dal senato accademico, ha previsto un contributo aggiuntivo pari a 350 euro, per le attività di didattica, prescindendo dalle fasce di reddito e in aggiunta alle già elevate tasse universitarie;
tale contributo rischia infatti di gravare in maniera pesante sulle disponibilità finanziarie di molti studenti, con un reddito medio-basso;
la suddetta determinazione del consiglio della facoltà in parola deriva dalla necessità di reperire risorse per un ammontare di 400 mila euro, che i fondi del Ministero competente coprono appena per un quarto dell'ammontare medesimo;
detto «contributo» a carico dei circa mille studenti che frequentano la facoltà di medicina veterinaria, rischia di aumentare ulteriormente a decorrere dal 2012, poiché a tutt'oggi non sembra sia stata confermata alcuna copertura finanziaria statale a favore della facoltà medesima;
la facoltà di medicina veterinaria in parola trasferita dal 1999 nella sede di Grugliasco, ha istituito un servizio di «pronto soccorso» aperto 24 ore al giorno da cui transitano in media venti animali a settimana. Può vantare l'attivazione di ben cinque sale operatorie, la cura e l'allevamento di animali all'interno del campus, la gestione di 3 cliniche mobili che tutti i giorni, con piccoli gruppi di universitari, si recano negli allevamenti della provincia;
le predette «attività» avrebbero un costo di 12 milioni di euro all'anno, di cui circa 2 milioni coperti tramite autofinanziamento, mentre la rimanente somma coprirebbe stipendi e risorse per l'insegnamento a carico dell'ateneo;
il polo veterinario che ha sede nel campus di Grugliasco ha ottenuto una certificazione di qualità da parte dell'Unione europea che premia le facoltà più meritevoli delle migliori università europee. Detta «certificazione europea di qualità» consentirà alla facoltà di attuare l'internazionalizzazione della facoltà medesima, con la prospettiva di attirare studenti da tutto il mondo e entrare nella rosa delle appena 4-5 scuole europee di

livello eccellente, consentendo ai propri studenti di partecipare alla ricerca di progetti di livello internazionale;
è evidente che la mancanza di fondi per il proseguimento e lo sviluppo delle relative attività didattiche vanificherà qualunque obiettivo;
l'articolo 5, comma 4, lettera g) della legge delega 30 dicembre 2010, n. 240, persegue l'obiettivo di garantire la stabilità economica degli atenei, evidenziando con tempestività situazioni di squilibrio tra attivo e passivo;
occorre tenere conto delle peculiarità e processi innovativi innescati dalla facoltà di medicina veterinaria dell'università di Torino -:
quali iniziative intenda intraprendere per garantire un'integrazione di risorse a favore della facoltà di medicina veterinaria dell'università di Torino, anche attraverso la rilevazione dei dati oggettivi, sia per verificare la rendicontazione delle attività svolte, sia per valutare i risultati, premiandone il merito.
(5-05482)

Interrogazioni a risposta scritta:

SAMPERI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
gli istituti d'arte trovano fondate ragioni della loro esistenza in luoghi dove l'artigianato artistico ha una fiorente tradizione e, pertanto, costituiscono una risorsa da preservare e da potenziare;
l'istituto statale d'arte (ISAC) di Caltagirone rappresenta per tutto il calatino, fin dal 1918, anno della sua fondazione ad opera di don Luigi Sturzo, una fondamentale risorsa culturale e un luogo del «sapere e del saper fare» che conferma, con un costante incremento delle iscrizioni, la qualità dell'offerta formativa;
nel corso degli anni, l'istituto ha assicurato qualificazione professionale a giovani ceramisti, prodotto numerose piccole e medie imprese e ha fornito prospettive di lavoro a molti dei suoi studenti che sono diventati validi ceramisti, architetti, ingegneri, designer ed operatori del settore culturale;
l'istituto, negli anni, ha affrontato investimenti onerosi per le dotazioni dei laboratori e in attrezzature specifiche per consentire di aumentare il piano e la qualità dell'offerta formativa;
alla luce del piano programmatico del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, ispirato più al risparmio di risorse che ad opportuni miglioramenti formativi, rischia di far perdere all'istituto d'arte l'autonomia e l'identità fortemente specialistica all'interno di un contesto territoriale caratterizzato dall'indotto artigianale ceramico con gravi conseguenze sul piano culturale, economico e occupazionale -:
se il Ministro intenda individuare misure alternative che mantengano, in deroga alle disposizioni vigenti, l'autonomia amministrativa dell'istituto statale d'arte per la ceramica di Caltagirone «Luigi Sturzo».
(4-13469)

GIRLANDA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
Saverio Marinelli è un ragazzo che frequenta il liceo scientifico «Luigi Salvatorelli» di Marsciano, in provincia di Perugia;
il 30 settembre 2010, quando aveva 15 anni, è stato sottoposto ad un intervento chirurgico al cuore presso l'ospedale «Bambin Gesù» di Roma, durato 14 ore e realizzato da un'equipe di 20 medici, a causa del progresso della distrofia muscolare di Duchenne che gli è stata diagnosticata da quando aveva sette anni;
Saverio Marinelli è stato il primo ragazzo al mondo a cui è stato impiantato un cuore di titanio artificiale con una lunghezza di 4 centimetri, posizionato tra

il ventricolo sinistro e il collegamento con l'aorta. L'apparecchio è una pompa idraulica attivata elettricamente da batterie ed è stata collocata per intero all'interno del torace in modo da ridurre i rischi d'infezione;
dal mese di gennaio 2011 è tornato alla normale attività didattica, affiancato dal professor Antonio Alessandria, docente di sostegno con cui ha stabilito un ottimo rapporto, apprezzato anche dalla famiglia;
all'inizio dell'anno scolastico 2011-2012 il professor Alessandria è stato trasferito in un altro istituto scolastico secondo quanto disposto dalle normative che regolano gli incarichi annuali sulla base delle graduatorie, venendo rimpiazzato da un altro docente;
la famiglia di Saverio ha subito interessato la scuola, l'Usr e scritto allo stesso Ministro per chiedere di poter mantenere il docente del passato anno scolastico, attraverso una sostituzione con il docente assegnato per quest'anno, anch'egli concorde nello scambio di ruoli, che interessa due professori appartenenti alla stessa graduatoria -:
se il Ministro ritenga possibile riassegnare il professor Alessandria all'incarico di docente di sostegno di Saverio Marinelli, considerato l'ottimo rapporto instaurato e l'opportunità, per un ragazzo in condizioni di salute altamente precarie, di avvalersi di un docente la cui capacità e stima è stata riconosciuta come salutare da parte della famiglia, anche a fronte della disponibilità dei docenti interessati, appartenenti alla stessa graduatoria, di scambiarsi gli istituti scolastici a cui sono stati rispettivamente assegnati per questo anno scolastico.
(4-13477)

SIRAGUSA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in un comunicato pubblicato sul sito web del comune di Palermo, settore servizi educativi - servizio scuole dell'infanzia e personale esterno -, si legge che «A causa carenza di insegnanti in organico e del divieto scaturente dall'ultima manovra finanziaria (comma 9, articolo 20, decreto-legge n. 98 del 2011, convertito in legge n. 111 del 2011, che integra l'articolo 76, decreto-legge n. 112 del 2008, convertito in legge n. 133 del 2008) di procedere ad assunzioni di personale a qualsiasi titolo e con qualsivoglia tipologia contrattuale, non è stato possibile consentire l'apertura di n. 27 sezioni di scuola dell'Infanzia Comunale»;
nel comunicato si legge altresì che «Si evidenzia, comunque, che questa Amministrazione, consapevole degli enormi disagi dell'utenza, si è attivata chiedendo formalmente al Dipartimento dell'Istruzione e a quello delle Finanze la deroga alla norma de qua»;
a causa dei tagli e delle imposizioni con cui la manovra ha gravato gli enti locali, circa 800 bambini palermitani resteranno senza scuola a causa della chiusura delle 27 sezioni di scuole dell'infanzia di cui sopra;
tale situazione riguarda anche gli insegnanti di sostegno che il comune di Palermo non può assumere per le proprie sezioni di scuola dell'infanzia frequentate da bambini disabili: ciò configurerebbe una violazione della legge n. 62 del 2000 sulla parità scolastica, inficiando il diritto del comune di Palermo a godere dei finanziamenti statali;
all'interrogante risulta altresì che l'Anci sia intervenuta presso il Governo per sollevare il problema di cui sopra che coinvolge diversi comuni d'Italia -:
alla luce di quanto illustrato in premessa se non ritenga necessario assumere le iniziative necessarie per provvedere una deroga alle previsioni contenute nel comma 9, articolo 20, decreto-legge n. 98 del 2011, convertito dalla legge n. 111 del 2011, per quanto concerne la possibilità di effettuare assunzioni a tempo determinato per le supplenze scolastiche.
(4-13478)

STRIZZOLO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
circa un centinaio di docenti della scuola primaria della provincia di Udine al fine di poter mantenere la propria posizione nelle graduatorie ad esaurimento, hanno frequentato dei corsi di perfezionamento (1500 ore e 60 CFU) organizzati dalle università e promossi da diverse associazioni presenti su tutto il territorio nazionale;
in conseguenza del recente aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento (operazioni svoltesi nell'agosto 2011), hanno riscontrato l'amara sorpresa di vedersi riconosciuto dal C.S.A. (ufficio scolastico provinciale) di Udine un punteggio diverso (un punto anziché tre) rispetto a quello risulta essere stato attribuito ai colleghi iscritti nelle graduatorie ad esaurimento delle province di Trieste, Gorizia e Pordenone, nonché di tutte le altre province italiane (eccetto quella di Foggia);
il 25 agosto 2011 sono avvenute le nomine in ruolo ed alcuni docenti si sono visti preclusa la possibilità di stipulare un contratto a tempo indeterminato proprio per la mancata corretta attribuzione del punteggio;
sempre gli stessi docenti risulta abbiano presentato domanda di permanenza nelle graduatorie ad esaurimento del personale docente di III fascia per le scuole primarie, ai sensi del decreto ministeriale n. 441 del 2011, dichiarando - nelle rispettive domande - di aver conseguito un diploma di perfezionamento universitario vedendosi per tale titolo assegnare in graduatoria 1 punto;
tale decisione risulterebbe palesemente non legittima perché vanno riconosciuti i 3 punti previsti dalla legge per i diplomati che abbiano partecipato a corsi di perfezionamento del tipo di quelli frequentati dal personale sopra richiamato;
risulterebbe, altresì, che solo nella provincia di Foggia, in contrasto con quanto avvenuto nel resto d'Italia, sia stata applicata la medesima soluzione adottata da autorità scolastica della provincia di Udine, determinando così una discriminazione, in contrasto con il fondamentale principio costituzionale di uguaglianza;
dalla visione, delle graduatorie, ne consegue che ai laureati, che hanno partecipato a corsi di perfezionamento del medesimo tipo di quello frequentato dai docenti più sopra ricordati, sono stati attribuiti 3 punti, il che, se da un lato conferma quanto affermato in premessa, e cioè che si tratta di corsi da 3 punti e non da 1 punto, dall'altro lato rende evidente che si è determinata una disparità di trattamento;
risulta, pertanto, che l'autorità scolastica che ha proceduto alla valutazione dei titoli ha attribuito un punteggio diverso allo stesso tipo di corso di perfezionamento, mentre logica vorrebbe che il valore sia dato dal tipo di corso e dal suo buon esito e non già dal titolo accademico di chi vi partecipa;
è ben noto che, diversamente da quanto interpretato dall'autorità scolastica provinciale di Udine, riconoscere 3 punti ai diplomati non determina alcun danno agli universitari, infatti, la laurea, come titolo accademico, dà diritto all'attribuzione di un punteggio superiore rispetto a quanto previsto per il diploma. Non è previsto, ed anzi è ingiusto, che la laurea estenda i suoi effetti anche nell'assegnazione del punteggio per altri corsi;
è stato rilevato, inoltre, che altri docenti inseriti nella graduatoria di Udine diplomati i sopra indicati docenti, e partecipanti ai corsi del tipo di cui sopra, si sono visti attribuire i 3 punti di legge;
non vi è stata, a quanto risulta, alcuna possibilità di chiarire per le vie brevi con le autorità scolastiche provinciali e regionali i termini della questione né di avere risposte a quesiti inoltrati nella forma scritta -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di queste disparità interpretative registrate in alcune parti del territorio nazionale;

quali iniziative il Ministro intenda porre in essere in tempi ragionevolmente brevi per chiarire e tutelare i diritti dei docenti richiamati nella presente interrogazione.
(4-13483)

D'INCECCO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
sono gravi i problemi derivanti su alcuni classi di insegnamento dall'attuazione dei seguenti provvedimenti: a) tabelle di confluenza delle classi di concorso (nota 272/2011) sugli organici; b) riforma degli istituti tecnici e professionali (decreto-legge n. 112 del 2008 e successivi decreti attuativi); c) schema del Regolamento recante «Disposizioni per la razionalizzazione ed accorpamento delle classi di concorso a cattedre e a posti di insegnamento»;
in modo particolare, e tra le altre cose, i provvedimenti di cui sopra dimezzeranno il monte ore complessivo a disposizione dei docenti di matematica applicata (classe di concorso A48), compromettendo in modo drastico le possibilità lavorative dei precari e dei docenti di ruolo, con conseguente espulsione dalla scuola (precari) e condanna all'esubero (docenti di ruolo);
nonostante il piano di razionalizzazione delle classi di concorso abbia come ratio «l'accorpamento di classi di concorso con una comune matrice culturale e professionale, con l'intento di semplificare la gestione del personale, incrementandone la flessibilità e l'efficienza», nella bozza di progetto di riforma delle classi di concorso permane ancora la distinzione fra «Matematica» (A-25, già A047 «Matematica»), «Scienze matematiche applicate» (A-47, già A048 «Matematica Applicata») e «Matematica e fisica» (A-26, già A049);
i docenti abilitati della classe di concorso A048 stanno subendo un ingiustificato sopruso: si stanno drasticamente riducendo in modo irragionevole gli sbocchi lavorativi che la precedente legislazione garantiva;
nelle scuole medie, insegnano matematica e scienze (classe A059) laureati in scienze biologiche e scienze naturali, che hanno sostenuto nel loro percorso universitario un solo esame di matematica. Inoltre tutti gli anni le scuole sono costrette a convocare docenti non abilitati perché la domanda supera l'offerta;
nelle scuole superiori l'insegnamento della matematica è accorpato a quello della fisica (A049) creando problemi analoghi a quelli di cui sopra;
a ciò va ad aggiungersi le «tabelle di confluenza delle classi di concorso» che hanno creato i cosiddetti insegnamenti «atipici», la cui funzione (nota del MIUR del 14 marzo 2011, protocollo 272) appare essere quella di collocare temporaneamente i docenti di ruolo in esubero su posti in organico di altra classe di concorso dell'ambito matematico, precludendo su quei posti ogni possibilità di accesso ai precari della A048;
esistono comitati spontanei di docenti che si sono organizzati per far valere le loro ragioni. Essi hanno presentato una proposta di accorpamento/razionalizzazione che consente una redistribuzione più equa delle possibilità di lavoro, tenendo conto delle conoscenze e competenze acquisite dagli attuali docenti abilitati all'insegnamento (sia di ruolo sia precari) della matematica, con risvolti positivi sia in termini di semplificazione della gestione del personale, sia di incremento della flessibilità e dell'efficienza (nel rispetto della ratio della riforma della classi di concorso);
la proposta elaborata prevede l'accorpamento/razionalizzazione delle classi di concorso dell'ambito matematico scorporando la parte curricolare di scienze per le medie e di fisica per le superiori e creando una classe di concorso unica per la matematica, dal momento che la differenza tra matematica e matematica applicata,

per parere espresso dall'Umi (unione matematica italiana) ha solo valore storico e nessun valore sostanziale -:
se il Ministro ritenga opportuno assumere iniziative volte a modificare la normativa vigente al fine di valutare le proposte sopra riportate e nello specifico di permettere la tanto auspicata unificazione delle cattedre di matematica, e la separazione della cattedra di matematica da quella di fisica nei licei, e di matematica e scienze nelle medie, proprio perché le due discipline hanno approcci estremamente diversi, e la formazione culturale dell'insegnante influisce in modo determinante sulla qualità dell'insegnamento;
se non ritenga opportuno adottare iniziative volte ad evitare che gli abilitati della classe A48 risultino esclusi dall'insegnamento di matematica in quasi tutti i licei a vantaggio di insegnanti con formazione non specificatamente in matematica.
(4-13488)

BIAVA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in attuazione della legge n. 115 del 3 agosto 2009 che conferisce autonomia giuridica alla scuola per l'Europa di Parma (di seguito SPE) e agli atti conseguenti:
regolamento amministrativo n. 138 emanato con decreto il 18 giugno 2010 dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca scientifica di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, il Ministero della pubblica amministrazione e l'innovazione e il Ministero degli affari esteri;
regolamento per le procedure concorsuali adottato con deliberazione del consiglio di amministrazione della SPE di Parma approvato dal Ministero dell'istruzione con decreto n. 23 del 23 marzo 2011 (mai pubblicato) con decreto del 30 maggio 2011 n. 48 e decreto del 30 maggio 2011 n. 49;
il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha indetto le prove selettive per il reclutamento del personale docente e amministrativo sezione italiana e prove selettive per il personale docente madrelingua diverso dall'italiano da destinare alle sezioni straniere presso la SPE di Parma;
il decreto n. 48, bando di concorso italiani, prevedeva requisiti d'accesso quali appartenenza ai ruoli nazionali da almeno 2 anni, certificazione livello C1 attestante la competenza linguistica, comprovata e qualificata esperienza in una scuola europea di tipo I e II, prove strutturate scritte, colloqui e valutazione dei titoli;
le uniche scuole europee presenti sul territorio nazionale sono quella di Varese, tipo I, e di Parma tipo II associata. Il consiglio di amministrazione della SPE di Parma, al fine di tutelare il personale italiano precario in servizio nella scuola fin dalla sua nascita, provvedeva ad inserire, nel regolamento per le procedure concorsuali - successivamente approvato dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca -, una clausola che prevedeva per la sezione italiana l'assegnazione di posti vacanti e disponibili attraverso una lista parallela a personale anche non di ruolo con comprovata e qualificata esperienza in una scuola europea di tipo I e II;
la pianificata richiesta dei suddetti requisiti, difficilmente in possesso dalla stragrande maggioranza dei docenti di ruolo nel sistema scolastico italiano (esempio comprovata esperienza in scuole europee di tipo I e II) ha consentito solo a 16 candidati, di cui 3 già in servizio presso la SPE di Parma, di essere ammessi alle prove selettive tenutesi a Roma il 18 agosto 2011. Solo 19, invece, sono stati i candidati precari successivamente ammessi alle prove selettive a seguito del decreto monocratico del presidente del TAR di Parma del 10 agosto 2011 che ammetteva i candidati ricorrenti con riserva;
il decreto n. 49 del 30 maggio 2011 «bando reclutamento personale docente

madrelingua per le sezioni straniere Anglofona, Francofona Tedesca, Spagnola e Portoghese» prevedeva requisiti di accesso quali abilitazioni specifiche e conoscenza di una seconda lingua veicolare livello C1 Francese, Tedesco o Inglese non certificata che a differenza del bando italiani, veniva accertata in solo in sede solo d'esame. Nessuna appartenenza ai ruoli nazionali, nessuna comprovata e qualificata esperienza in una scuola europea di tipo I e II, nessuna anzianità di servizio, nessuna certificazione linguistica da parte di importanti istituti nazionali;
al «bando per i madrelingua diverso dall'italiano» era consentito l'accesso anche a docenti italiani con competenze linguistiche di livello C1 (non certificato) per la copertura di eventuali posti rimasti vacanti per mancanza di candidati madrelingua da destinare esclusivamente alle sezioni straniere;
per quanto riguarda le procedure di reclutamento del personale straniero si nota che il testo emanato e pubblicato su Gazzetta Ufficiale dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca corrispondeva non già al testo deliberato dal consiglio di amministrazione della SPE di Parma, bensì alla bozza preparatoria che è stata sottoposta al consiglio stesso che, a seguito dell'intervenuta discussione, era stata sensibilmente modificata;
ultimate le procedure selettive il 26 agosto 2011 la SPE di Parma, che ha gestito il bando stranieri e il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca che ha gestito il bando italiani, provvedevano a pubblicare sui rispettivi siti internet le graduatorie definitive dei concorsi;
considerata la rigidità dei requisiti richiesti e non avendo entrambi i bandi di concorso ottemperato alle finalità per cui sono stati emanati e cioè, reclutare personale docente e amministrativo da destinare alla SPE di Parma per la copertura dei posti previsti in pianta organica, la scuola provvedeva a richiamare docenti, come da regolamento, che avevano già prestato servizio presso la SPE a copertura dei posti rimasti vacanti a seguito delle procedure concorsuali;
la suddetta procedura avveniva attingendo in parte da una lista parallela la cui esistenza è oscura, così come i criteri che l'hanno determinata, e dall'altra dal canale del bando stranieri, non ottemperando a quanto previsto dal sopra citato regolamento per le procedure concorsuali;
a questo punto si è innescato un autentico travaso di personale docente e amministrativo, per l'assegnazione dei posti rimasti vacanti a seguito dei concorsi da una graduatoria (bando italiani) all'altra (bando stranieri). Atto secondo l'interrogante del tutto arbitrario, considerato che le procedure selettive prevedevano due canali per il reclutamento del tutto distinti tra loro, come testimoniato dalla pubblicazione dei due distinti bandi di concorso (stranieri e italiani);
per assurdo i docenti italiani che non hanno potuto partecipare al bando di concorso per gli italiani a causa della rigidità dei requisiti richiesti, hanno potuto, invece, partecipare al bando madrelingue destinato esclusivamente alle sezioni straniere, senza che le cattedre per cui si proponevano fossero in organico, come approvato dal Ministero. Gli stessi, con una modalità non prevista dal regolamento per le procedure selettive, sono stati assegnati alla sezione italiana sui posti lasciati vacanti dal bando di concorso italiani dove solo 16 sono stati ammessi alle prove selettive;
inoltre, il personale italiano individuato dal bando per i madrelingua e arbitrariamente destinato alla sezione italiana non è in possesso della comprovata e qualificata esperienza nella SPE di Parma prevista e richiesta dal regolamento della scuola per l'assegnazione dei posti vacanti o disponibili (decreto ministeriale n. 23 del 23 marzo 2011);
oltre a tutto la SPE di Parma, ultimate le procedure concorsuali il 26 agosto 2011, non avendo nella graduatorie pubblicate

docenti idonei a coprire le cattedre rimaste vacanti, provvedeva a richiamare molti di quei candidati che non erano stati ammessi ai concorsi per mancanza di requisiti e molti che erano stati respinti agli esami, escludendo al tempo stesso dalle convocazioni vincitori di concorso in posizione utile nelle graduatorie per l'assegnazione delle cattedre;
ulteriore riprova della confusione creatasi a seguito delle procedure di reclutamento, costate oltre 50.000 euro, è il fatto che la SPE di Parma - a causa della carenza di personale e nonostante le risorse economiche impiegate per il reclutamento - si è vista costretta a proporre ai vincitori di concorso ed ai ripescati delle liste parallele cattedre per le quali non possedevano né esperienza né abilitazioni. In alcuni casi sono state addirittura offerte a candidati cattedre di insegnamento totalmente differenti da quelle per cui essi stessi si erano proposti, al solo scopo di coprire i buchi di organico e consentire in qualche modo di dare avvio al nuovo anno scolastico;
da mesi la SPE di Parma è al centro di fatti di cronaca che hanno riportato anche l'intervento delle forze dell'ordine in sede d'esame (repubblica Web e gazzetta di Parma del 18 agosto 2011). Ci sono denunce alla procura della Repubblica, su episodi e ammissione ai concorsi non trasparenti ed evidenti atti discriminatori di vario tipo ed al momento pendono 50 ricorsi sulla SPE di Parma e due ricorsi collettivi al TAR di Parma;
il 14 settembre scorso il TAR, sezione staccata di Parma, con ordinanza n. 00323/2011 (bando stranieri) e n 00324/2011 (bando Italiani) ha ordinato che ai fini della decisione sull'istanza cautelare di sospensiva relativa ai due bandi di concorso, si rende necessario acquisire ulteriori elementi di giudizio disponendo una istruttoria sull'esito delle relative prove selettive, e chiede alle Amministrazioni resistenti (Ministero Pubblica Istruzione e SPE di Parma) una relazione dettagliata sui fatti di causa per ogni ricorrente corredata di ogni atto utile alla risoluzione della controversia. Per la decisione è attesa l'udienza fissata per il 19 ottobre 2011;
secondo l'interrogante si è in presenza di un madornale errore burocratico che ha consentito la pubblicazione di un bando di concorso che conservava gravi carenze e ambiguità (come - per esempio - all'articolo 4 dove si dice che i candidati dovranno sostenere un colloquio e/o test da verificare);
ad avviso dell'interrogante la procedura adottata (docenti abilitati ad insegnare nel ciclo primario vengono mobilitati su quello secondario e viceversa) ha arrecato danni al sistema didattico, alla qualità di insegnamento praticata da anni in questa scuola e di conseguenza agli alunni iscritti;
in virtù di quanto sopra esposto, appare inoltre ingiusto aver escluso migliaia di docenti precari i quali, se avessero saputo di avere i requisiti per partecipare e ambire ad una cattedra nella sezione italiana presso la SPE di Parma, avrebbero certamente fatto domanda di ammissione al concorso madrelingua stranieri superando la rigidità dei requisiti richiesti dal bando di concorso italiani -:
se il Ministro interrogato, alla luce dei fatti riportati e in virtù della istruttoria aperta dal TAR di Parma non ritenga necessario valutare l'opportunità di accertare, presso la scuola per l'Europa di Parma, nel merito le decisioni assunte dalla dirigente e dal consiglio di amministrazione della scuola per l'Europa di Parma;
quali iniziative il Ministro intenda assumere per porre rimedio alla situazione descritta in premessa.
(4-13496)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
il decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, «Ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo», convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, dispone all'articolo 11 i livelli essenziali di tutela nella promozione e realizzazione dei tirocini formativi e d'orientamento;
la normativa stabilisce che i tirocini formativi e di orientamento non curriculari non possano avere una durata superiore a sei mesi, proroghe comprese, e possano essere promossi unicamente a favore di neo-diplomati o neo-laureati entro e non oltre dodici mesi dal conseguimento del relativo titolo di studio; nell'articolo vengono specificate alcune categorie protette (disabili, invalidi, e altri);
la direzione generale per le politiche dei servizi e la direzione generale per l'attività ispettiva del Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha emanato, in data 12 settembre 2011, la circolare n. 24, concernente: «articolo 11 del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, livelli essenziali in materia di tirocini formativi: primi chiarimenti»;
la circolare oltre a ribadire la competenza esclusiva delle regioni nella regolamentazione dei tirocini - stabilita dalla sentenza della Corte costituzionale n. 50 del 2005 - amplia il campo di esclusione dell'articolo 11, specificando che non rientrano nella nuova normativa «i tirocini di cosiddetto reinserimento/inserimento al lavoro svolti principalmente a favore dei disoccupati, compresi i lavoratori in mobilità, e altre esperienze a favore degli inoccupati la cui regolamentazione rimane integralmente affidata alle regioni fermo restando, per quanto attiene la durata massima, il disposto di cui all'articolo 7, comma 1, lett. B)» del decreto ministeriale 25 marzo 1998 n. 142;
la Camera dei deputati ha approvato, in data 14 settembre 2011, l'ordine del giorno 9/4612/105, a prima firma dell'onorevole Madia, che impegna il Governo: a promuovere un'intesa complessiva con le regioni in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano per l'individuazione dei livelli essenziali di tutela in materia dei tirocini formativi e di orientamento, secondo criteri che valorizzino il percorso formativo e di orientamento al lavoro del tirocinante, e impediscano un uso distorto e abusivo dello strumento dei tirocini;
l'ordine del giorno impegna altresì il governo a promuovere, ferma restando la piena autonomia regionale in materia, la diffusione di buone pratiche adottate da alcune legislazioni regionali per l'adozione di tirocini che: creino un contatto diretto tra una persona in cerca di lavoro ed un'azienda allo scopo sia di permettere al tirocinante di acquisire un'esperienza per arricchire il curriculum sia di favorire una possibile costituzione di un rapporto di lavoro con l'azienda ospitante; abbiano un contenuto formativo evidente e non siano utilizzati per funzioni meramente esecutive; non vengano attivati dalle aziende per sostituire i contratti a termine nei periodi di picco delle attività e non possono essere utilizzati per sostituire il personale dell'azienda nei periodi di malattia, maternità o ferie né per ricoprire ruoli necessari all'organizzazione aziendale; siano realizzati da aziende in regola con la normativa sulla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, e che non abbiano effettuato licenziamenti, fatti salvi quelli per giusta causa e fatti salvi specifici accordi sindacali con le organizzazioni provinciali più rappresentative nei 24 mesi precedenti l'attivazione del tirocinio e/o non avere procedure di CIG straordinaria o in deroga in corso per attività equivalenti a quelle del tirocinio;

nella stessa seduta dell'Assemblea della Camera dei deputati è stato accolto un altro ordine del giorno, n. 9/4612/106, a prima firma dell'onorevole Gatti, con il quale si impegnava il Governo a inserire espressamente gli stranieri richiedenti asilo o titolari di protezione internazionale nell'elenco dei soggetti esclusi dalle disposizioni contenute nell'articolo 11;
l'applicazione dell'articolo 11 ha già fatto sentire i suoi effetti, risulta agli interroganti che diverse aziende toscane, nonostante la regione Toscana abbia promosso una propria normativa regionale e ignorando quanto disposto dalla circolare ministeriale, anche per l'incertezza normativa tuttora esistente sulla gerarchia delle fonti e, in particolare, sulla differenza tra tirocini formativi e tirocini di inserimento al lavoro, abbiano inizialmente bloccato i tirocini;
la regione Toscana intende promuovere ricorso alla Corte costituzionale avverso il suddetto articolo 11 in quanto in contrasto con la competenza legislativa esclusiva regionale in materia professionale, di cui all'articolo 117, commi 3 e 4 della Costituzione;
nel frattempo, per ovviare a questa situazione di estrema confusione, la giunta regionale Toscana, «ritenuto che la disposizione dell'articolo 11 del citato decreto-legge n. 138 del 2011 sia limitata alla tipologia dei tirocini di formazione e orientamento e che sia opportuno individuare in via sperimentale, nelle more dell'approvazione della legge regionale in materia, altre tipologie di tirocinio destinate ai soggetti inoccupati e disoccupati nonché a soggetti svantaggiati, per offrire loro un'esperienza formativa e l'opportunità di un inserimento o reinserimento nel mercato del lavoro», ha deliberato, in data 3 ottobre 2011, l'integrazione della «Carta dei tirocini e stage di qualità in Regione Toscana», la quale permette, fra le altre cose, l'accesso, allo stagista, di un rimborso spese di 400 euro al mese finanziato per metà da stanziamenti regionali;
a parte il caso appena citato, a più di due settimane dall'emanazione della circolare continua a sussistere nelle varie realtà regionali una situazione di confusione tra la normativa regionale, la normativa nazionale che di fatto rischia di vanificare quanto disposto dalle regioni, e la circolare del Ministero che non trova ancora concreta applicazione. A farne le spese sono gli stagisti bloccati nei loro percorsi e le aziende che vorrebbero avvalersene -:
quali iniziative abbia adottato allo scopo di dare attuazione agli ordini del giorno n. 9/4612/105 e n. 9/4612/106 concernenti la definizione dei livelli essenziali di tutela per i tirocinanti e l'esclusione degli stranieri richiedenti asilo o titolari di protezione internazionale dall'ambito di applicazione dell'articolo 11;
se, vista la situazione di estrema confusione provocata dalla coesistenza di diverse e contrastanti disposizioni normative, di differente livello gerarchico, relative alla disciplina dei tirocini, non intenda intervenire per chiarire, anche attraverso un'iniziativa urgente anche normativa, le disposizioni più controverse del suddetto articolo 11, che sono in contrasto con le normative regionali vigenti e stanno provocando gravi disagi per l'attivazione dei tirocini.
(2-01228) «Gatti, Madia, Miglioli, Gnecchi, Albini, Murer, Damiano, Bobba, Boccuzzi, Mosca, Bellanova, Vico, Genovese, Miotto, Concia, Cenni, Mattesini, Pollastrini, Pompili, Codurelli, Santagata, Giacomelli, Meta, Lulli, Mastromauro, Trappolino, Giorgio Merlo, Rossomando, Rigoni, Froner, Tocci, Bucchino, Sposetti, Brandolini, Agostini, Bressa, De Torre, Farinone, Fedi, Zampa».

Interrogazioni a risposta scritta:

MATTESINI, BELLANOVA, CODURELLI, BOCCUZZI, BERRETTA, GATTI, RAMPI e SCHIRRU. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
dai dati Inail relativi all'andamento degli incidenti sui luoghi di lavoro per il primo semestre 2011 si rileva una riduzione, rispetto allo stesso semestre 2010, pari a 16.000 casi, con una variazione in diminuzione del 4 per cento, ed un dato stabilizzato al 2010 per quanto attiene agli incidenti mortali;
tale importante dato deve però essere letto anche congiuntamente alla diminuzione di persone occupate, ovvero anche alla collocazione di migliaia di lavoratori e lavoratrici in cassa integrazione ordinaria od in deroga;
una ricerca svolta da regione Toscana, Inail ed università sulla «prevenzione nei luoghi di lavoro in una ottica di genere», rileva un aumento del 3 per cento degli incidenti sul lavoro delle lavoratrici, a fronte di un tasso di disoccupazione femminile in aumento, pari al 54 per cento, ponendo l'Italia tra gli ultimi Paesi europei per occupazione femminile, tanto che la distanza dei livelli italiani con quelli medi dell'Unione europea supera ora i 12 punti percentuali;
dalla ricerca suddetta emerge che il maggior numero di incidenti avviene in itinere, vale a dire durante il tragitto casa-lavoro/lavoro-casa, evidenziando un carico di stress maggiore delle donne causato dalla fatica nella conciliazione dell'attività lavorativa con la cura familiare, a cui va aggiunta anche la forte disparità tra donne ed uomini nell'ambito delle responsabilità familiari che colloca ancora l'Italia nella posizione di fanalino di coda in Europa: infatti il 76 per cento del tempo dedicato al lavoro familiare è sulle spalle;
la difficoltà di conciliare gli orari dell'attività lavorativa con la cura familiare obbliga spesso le donne all'utilizzo di un mezzo proprio che spesso di rivela fatale;
il suddetto dato indica la necessità di riconsiderare anche nell'ottica della sicurezza sul lavoro, le politiche a sostegno della famiglia e della conciliazione tra vita quotidiana e lavoro;
dalla ricerca emergono anche dati di grande interesse relativamente allo studio delle malattie professionali che interessano le donne;
i dati Inail sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e la prevenzione degli incidenti legati al lavoro, nonché le malattie professionali, sono rilevati come dato generale e quasi mai come dato di genere, cosa che sarebbe invece di grande interesse anche la fine di sviluppare efficaci misure di prevenzione -:
se il Ministero intenda aggiornare il sistema di rilevazione dell'Inail utilizzando un'ottica di genere, prevedendo una precisa suddivisione dei dati tra lavoratori e lavoratrici;
se il Ministero intenda adottare un sistema integrato, basato sulla collaborazione sia di rilevazione che di lettura dei dati, tra Inail, Ministero del lavoro e delle politiche sociali e Ministero della salute.
(4-13468)

PALADINI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la paventata chiusura del cantiere di Sestri (Fincantieri) inquieta i lavoratori, le loro famiglie, le forze attive del nostro Paese;
molte sono le promesse fatte e non mantenute per evitare la cessazione di tale industriosa attività fra le quali lo stanziamento dei fondi per il così detto «ribaltamento» a mare;

l'Unione europea prevede e incentiva la cantieristica ed interviene per la rottamazione di tutte le navi obsolete e inquinanti;
apparirebbe urgente e responsabile da parte del Governo rilanciare e riorganizzare tale settore nel nostro Paese salvando i livelli occupazionali di tutti gli stabilimenti e redigendo il piano nazionale del comparto navalmeccanico e cantieristico;
bisognerebbe intervenire sui bacini dei cantieri per permettere costruzioni di navi più grandi e predisporre un piano per i porti, in coerenza con le nuove autostrade del mare che vedono interessato l'intero Mediterraneo -:
se e quali siano le attuali iniziative dei Ministri interrogati per quanto di competenza, volte ad evitare un esito drammatico della vicenda dei cantieri di Sestri;
se, intendano stanziare i fondi per il così detto «ribaltamento» bloccando così qualsiasi procedura di mobilità, mettendo in sicurezza le maestranze, riprendendo l'attività e rilanciando la cantieristica.
(4-13482)

DAL MORO, MONTAGNOLI, BORGHESI, FOGLIARDI, BRANCHER, BRAGANTINI, FEDERICO TESTA e NEGRO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la cartiera di Cadidavid, azienda storica veronese che dava lavoro a 155 famiglie, non riesce a ripartire dopo quasi tre anni di sospensione dell'attività, nonostante la disponibilità di un'impresa italiana a riavviare la produzione; ai lavoratori senza lavoro da 34 mesi, la cassa integrazione straordinaria scadrà tra pochi mesi, nel marzo del 2012;
la società cartiera Cadidavid s.r.l. è entrata in amministrazione controllata nell'agosto del 2004; nel settembre del 2006 l'azienda è stata data in affitto alla ditta I.C.C. S.p.a.;
nel maggio del 2009 è iniziata la cassa integrazione ordinaria a rotazione tra i reparti e successivamente due linee di produzione sono state fermate;
nel febbraio del 2010 la I.C.C. s.p.a. è stata sfrattata e la cartiera è stata messa all'asta due volte, la prima con un'unica offerta, la seconda con tre offerte; entrambe le aste vengono annullate dal giudice;
nel mese di luglio 2010 attraverso la procedura del concordato preventivo viene venduta a trattativa privata una delle due linee di produzione che erano state fermate; a novembre 2010 il giudice dichiara risolto il concordato preventivo;
nel dicembre 2010 la cartiera Cadidavid s.r.l. ha stipulato prima un contratto d'affitto e poi un accordo di vendita con il gruppo Mugnai Carta;
alla luce di tale accordo, la cartiera di Cadidavid s.r.l. a marzo 2011 ha chiesto di essere ammessa ad un nuovo concordato preventivo;
l'accordo tra le parti prevede tre sospensive: il raggiungimento dell'accordo sindacale (firmato nel mese di maggio 2011), la liberazione dei piazzali dai container contenenti la linea produttiva smontata e venduta per poter svolgere l'attività produttiva (avvenuto nel mese di agosto 2011), e il rientro dalla Turchia della turbina ivi mandata per la manutenzione (non ancora avvenuto);
di ostacolo all'assegnazione sono inoltre i beni della I.C.C. s.p.a. i quali non possono essere utilizzati, essendo attualmente sotto sequestro a causa del fallimento della medesima; in attesa dell'asta pubblica in cui tali beni potranno essere acquistati e che dovrà essere bandita dal tribunale di Roma, competente sul fallimento della I.C.C. S.p.a., le parti hanno fatto richiesta al tribunale per l'uso in affitto degli stessi;
nel prossimo mese di novembre, dopo due rinvii, si svolgerà l'assemblea dei creditori per omologare il concordato preventivo

e procedere all'assegnazione, senza i quali è quasi certo il fallimento della cartiera con tutte le conseguenze del caso per i lavoratori -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza della grave situazione in cui versa la cartiera di Cadidavid;
quali iniziative i Ministri interrogati intendano intraprendere al fine di giungere in tempi rapidi alla soluzione più adeguata per la ripresa dell'attività della cartiera e, in particolare, se intendano attivare un tavolo tra le parti interessate per trovare una possibile intesa e sbloccare le questioni pendenti.
(4-13493)

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

SERVODIO, DI GIUSEPPE, OLIVERIO, ZUCCHI, AGOSTINI, BRANDOLINI, MARCO CARRA, CENNI, CUOMO, DAL MORO, FIORIO, MARROCU, MARIO PEPE (PD), SANI e TRAPPOLINO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
da diversi anni la filiera cunicola italiana è in grave crisi e si sta verificando un drastico ridimensionamento delle imprese cunicole, nonostante il consumo nazionale sia favorito dalle virtù dietetiche della carne di coniglio, consigliata da pediatri, geriatri e nutrizionisti;
il settore assume una posizione di primo piano in ambito comunitario, è il secondo produttore al mondo ed è il quarto comparto della zootecnia nazionale, dopo quello dei suini, bovini e polli, ma l'informazione pubblica risulta carente;
a partire dal 2007 le quotazioni del prezzo del coniglio hanno fatto registrare forti diminuzioni, a fronte di un costo di produzione cresciuto per gli aumenti record dei mangimi e dei carburanti, con una perdita netta per gli allevatori;
la crisi del settore è stata immediatamente posta sotto osservazione dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali mediante l'attivazione del tavolo della filiera cunicola sin dal settembre 2008, al fine di evidenziare le criticità strutturali e congiunturali del settore nonché le priorità di intervento per il rilancio dell'intera filiera;
il 12 maggio 2009 la Commissione agricoltura del Senato a conclusione dell'affare assegnato relativo allo stato di crisi della filiera cunicola italiana ha approvato la risoluzione 7-00025 che impegnava il Governo ad assumere un articolato quadro di misure per fronteggiare la crisi e rilanciare il settore;
il 29 aprile 2010, in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, è stato sancito un accordo su un «Piano di intervento per il settore cunicolo», che, con l'obiettivo di offrire una risposta organica alla crisi di redditività che coinvolge l'intera filiera, ha previsto un programma organico di interventi, cosi come definiti nell'ambito del tavolo di filiera;
il 27 luglio 2011 la Commissione agricoltura della Camera, unificando cinque diverse proposte dei gruppi parlamentari, ha approvato la risoluzione 8-00141 che impegnava il Governo a dare piena attuazione al Piano di interventi per il settore e a fornire con urgenza elementi sullo stato di attuazione degli impegni assunti;
a tutt'oggi, nonostante gli impegni assunti dal Governo, non sono state ancora adottate misure in grado di fronteggiare la grave crisi che sta attraversando il comparto cunicolo nel nostro Paese, abbandonando al loro destino gli allevatori, le cui condizioni sono peggiorate per le irrisolte distorsioni del mercato;

il grave ritardo delle istituzioni ad eseguire tutti gli interventi previsti dal Parlamento sta dimostrando, di fatto, di non riuscire a fermare per tempo i mercati, con l'effetto di far monopolizzare quel che resta della libera coniglicoltura italiana, in contrasto ai princìpi costituzionali italiani e al diritto europeo -:
quale sia lo stato di attuazione degli impegni contenuti nella risoluzione approvata il 27 luglio 2011 dalla Commissione agricoltura con il parere favorevole dello stesso Governo e se siano state messe in atto misure tempestive per fronteggiare la crisi del settore cunicolo;
se il Governo intenda assumere le opportune iniziative per favorire un rapido accesso al credito in favore degli allevamenti cunicoli in stato di crisi, per poter diluire le passività accumulate e ristrutturare il debito, anche attraverso la garanzia obbligatoria di Ismea;
se il Governo intenda predisporre il regolamento della commissione unica nazionale e attivarla con urgenza, nel rispetto di quanto previsto dal piano di settore, al fine di rendere trasparente e neutrale il meccanismo di definizione dei prezzi, anche attraverso una sede più neutrale;
se il Governo intenda offrire informazioni pubbliche sollecitando Ismea a redigere rapporti e studi di mercato;
se il Governo intenda agire, con urgenza, presso le istituzioni comunitarie per inserire nel regolamento in corso di approvazione sull'obbligo di etichettatura anche l'etichettatura di origine per le carni di coniglio e per i prodotti trasformati a base di coniglio, al fine di non vanificare il quadro di programmazione nazionale.
(5-05474)

Interrogazioni a risposta scritta:

SAMPERI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'ingente e copiosa pioggia che si è abbattuta sul territorio di Sant'Alfio nei mesi di marzo, aprile, maggio e prima quindicina del mese di giugno 2011 ha provocato danni alle colture frutticole tali da richiedere l'adozione di misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza;
le consistenti piogge, le notevoli escursioni termiche tra il giorno e la notte e l'eccessivo grado di umidità verificatasi durante il periodo della fioritura hanno prodotto danni incalcolabili alla formazione dei frutti;
l'economia di Sant'Alfio è fondata sul settore agricolo e, in particolare, su quello delle colture frutticole e la gravità dei danni ha determinato per gli agricoltori grosse difficoltà economiche con ripercussioni negative sull'occupazione stagionale;
il settore agricolo vive una situazione grave e di permanente difficoltà aggravata ulteriormente dal trend negativo dell'economia nazionale che ha portato alla riduzione dei consumi agro alimentari;
se il Ministro interrogato intenda riconoscere lo stato di calamità per i danni provocati all'agricoltura degli eccezionali eventi atmosferici dei mesi di marzo, aprile, maggio e prima quindicina del mese di giugno 2011.
(4-13470)

NASTRI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'ennesimo sequestro avvenuto recentemente a Milano, effettuato dal nucleo antisofisticazioni e sanità dei carabinieri, di ingenti quantitativi di pesce congelato e scaduto, di provenienza cinese e destinati ai supermercati del Nord Italia, ripropone nuovamente il grave problema della tutela della salute dei prodotti agroalimentari in Italia ed in particolare della qualità e rintracciabilità dei cibi che quotidianamente viene venduta più specificatamente da parte della grande distribuzione organizzata;
nel nostro Paese, secondo quanto denuncia la Coldiretti, sono stati importati nel primo semestre del 2001, 7,1 milioni di

chili ittici congelati, provenienti dall'area asiatica e in particolare dalla Cina, con un aumento record del 24 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente;
i suddetti dati, costituiscono un fenomeno allarmante, a giudizio dell'interrogante, che accresce fortemente il rischio di inganni nei confronti dei consumatori;
nei ristoranti, occorre ricordare che, la provenienza del pesce consumato a tavola, non deve essere indicata, a differenza dell'obbligo dell'etichetta d'origine nelle pescherie o nei supermercati, senza dimenticare che il prodotto proveniente dall'estero, ha certamente meno garanzie rispetto a quello del cosiddetto made in Italy;
dal pangasio del Mekong, venduto come cernia, al polpo vietnamita, spacciato per nostrano, all'halibut atlantico venduto per sogliola, al dentice della Mauritania, fino ai gamberetti della Cina o del Vietnam, dove peraltro è consentito un trattamento con antibiotici, vietati in Europa in quanto pericolosi per la salute, vi è la conferma di come in Italia, giunga una quantità smisurata di pesce e di molluschi di dubbia qualità con estrema facilità e senza alcun tipo di controllo rivolto alla tutela della salute dei consumatori;
a giudizio dell'interrogante, occorre estendere l'obbligatorietà dell'etichetta d'origine, già vigente per il prodotto che si acquista nelle pescherie o direttamente dagli imprenditori ittici, anche all'interno dei menu di ristorazione, stabilendo una vera e propria «carta del pesce», con l'indicazione di dove è stato pescato quanto si porta in tavola -:
quali iniziative intendano intraprendere, nell'ambito delle rispettive competenze, con riferimento a quanto esposto in premessa;
quale sia il livello dei controlli sanitari, per il pesce importato dall'estero e in particolare dall'area asiatica e soprattutto se dalle verifiche effettuate, sussistano pericoli per la salute dei consumatori;
se non ritengano opportuno infine, estendere l'obbligatorietà dell'etichetta d'origine, anche all'interno della carta dei cibi di ristorazione, come peraltro esposto in premessa, al fine di rendere più sicura e trasparente la provenienza del pesce consumato nel nostro Paese.
(4-13472)

BARBARO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 6, comma 3, del decreto-legge 31 maggio 2010 n. 78, convertito, con modificazioni dalla legge n. 122 del 2010, recante misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica ha disposto che «a decorrere dal 1o gennaio 2011 le indennità, i compensi, i gettoni, le retribuzioni o le altre utilità comunque denominate, corrisposte dalle pubbliche amministrazioni... a componenti di organi di indirizzo, direzione e controllo ed ai titolari di incarichi di qualsiasi tipo, sono automaticamente ridotte del 10 per cento rispetto agli importi risultanti alla data del 30 aprile 2010»;
l'ASSI (Agenzia per lo sviluppo del settore ippico), successore ex lege dell'UNIRE (Unione nazionale per l'incremento delle razze equine) ai sensi dell'articolo, 1 del decreto legislativo n. 449 del 1999 è posto sotto la vigilanza del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali;
con determinazione n. 743 del 24 agosto 2011, l'ASSI ha deliberato di applicare ai «funzionari addetti al controllo e disciplina delle corse, concorsi e manifestazioni», quanto previsto dall'articolo 6, comma 3, del citato decreto-legge n. 78 del 2010;
la riduzione prevista dall'articolo 6, comma 3, della citata disposizione, come recita la norma «non si applica al trattamento retributivo di servizio»;
il rapporto di servizio in essere che lega i «funzionari addetti al controllo e disciplina delle corse, concorsi e manifestazioni»

dell'ASSI successore ex lege UNIRE, è qualificabile come CO.CO.CO -:
se il Ministro intenda accertare la coerenza con il quadro normativo vigente della riduzione applicata ai «funzionari addetti al controllo e disciplina delle corse, concorsi e manifestazioni», come da determinazione ASSI n. 743 del 24 agosto 2011.
(4-13474)

REALACCI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
recenti articoli apparsi sulla stampa nazionale e scientifica, da ultimo un articolo a di Carlo Petrini pubblicato da Repubblica il 26 settembre 2011 dal titolo «Sono tornate le api ora lasciamole in pace», attestano del rapido ripopolamento degli alveari nel nostro territorio, successivo alla sospensione dei pesticidi sistemici per la concia dei semi di mais;
la sopraccitata sospensione, quarta in ordine di tempo, scadrà il prossimo 31 ottobre 2011;
da tempo importanti rappresentanze nazionali apistiche, come l'UNAAPI, associazioni ambientali, come Legambiente, ed associazioni per l'eccellenza alimentare e la promozione dell'agricoltura biologica lamentano le nefaste conseguenze di questi micidiali insetticidi per la sopravvivenza delle api, la produzione di miele con conseguenti problematiche e rischi d'insufficiente impollinazione botanica sia delle culture sia delle essenze spontanee;
trattasi di pesticidi che, come anche sostiene l'agenzia regionale in materia agricola «Venetoagricoltura» per colpire l'1 per cento di probabilità di infestazione delle colture diffondono molecole con un potere offensivo del 70 per cento sulle specie ritenute pericolose, colpendo e decimando nel contempo però tutti gli insetti utili, come le api;
l'Istituto nazionale di economia agraria conferma come nel suddetto periodo di divieto d'impiego dei neonicotinoidi, quantomeno per il mais, si sia riscontrata un'evidente ripresa dello stato di salute e di buona produttività degli allevamenti apistici italiani e che nel periodo di mancato impiego di semi conciati non si siano verificati fenomeni di danno alle colture. Questa evidenza contrasta con le allarmistiche previsioni, ad esempio, di danni da diabrotica su mais. Questo anche grazie alla secolare tecnica della rotazione delle colture la quale ha prodotto anche effetti positivi dal punto di vista del risparmio dei costi di produzione e a beneficio della varietà produttiva;
i maiscoltori italiani hanno perciò non solo rispettato maggiormente l'ambiente, grazie alla sospensione dei concianti sistemici, ma risparmiato varie decine di milioni di euro, conseguendo buone se non ottime produzioni del cereale;
in Francia, Paese in cui è autorizzato ed estesamente utilizzato uno solo, il Cruiser 350, dei quattro preparati sistemici per la concia del mais, la crisi e il decremento degli alveari invece persevera, anzi si acutizza. Peraltro il Consiglio di Stato della Repubblica Francese, con la recente sentenza 336647 del 3 ottobre 2011, ha dichiarato illegale l'autorizzazione per il 2010 concessa dal Ministero dell'agricoltura d'Oltralpe al conciante sistemico del mais «Cruiser 350». Sentenza che conferma e aggrava quanto già stabilito, nel febbraio 2008, sull'illegalità dell'autorizzazione d'uso del Cruiser per il 2009. La sentenza in questione ha definitivamente smascherato il sotterfugio utilizzato delle «autorizzazioni ministeriali d'uso annuali, a termine» utilizzato per non ottemperare alle norme di precauzione previste dalla pur carente normativa vigente e poiché: «priva i cittadini del loro diritto a un ricorso, in tempo utile»;
nella risposta all'atto di sindacato ispettivo 4-00505 presentato dal sottoscritto interrogante, il Ministro dell'epoca On. Luca Zaia, affermò: «Al riguardo (morìa delle api dovuta a nicotinoidi, ndr), si fa presente che questa amministrazione, nell'ambito delle azioni di ricerca per

l'attuazione del regolamento comunitario n. 797 del 2004 e successive modifiche, per il triennio 2007-2009 appena iniziato, ha inserito le attività di seguito riportate:
Azione C: Razionalizzazione della transumanza, c.1 - Mappatura aree nettarifere; cartografia, raccolta dati sulle fioriture o flussi di melata; spese per la diffusione con vari mezzi dei dati raccolti - (INA, ISZA):
a)l'obiettivo consiste nel valutare la tossicità per le api allevate in aree coltivate con mais conciati mediante insetticidi neonicotinoidi.
Attività complessiva del triennio.
In aziende agricole maidicole dell'Italia centrale saranno collocate postazioni sperimentali munite di gabbie underbasket per la raccolta delle api morte, al fine di evidenziare eventuali episodi di mortalità acuta e verificare lo stato di salubrità dell'area. Al fine di evidenziare la traslocazione dei pp.aa. e dei loro metaboliti nelle matrici dell'alveare verranno periodicamente prelevati ed analizzati il miele e il polline raccolto dalle api. Parallelamente verranno effettuate tutta una serie di osservazioni in modo da valutare tutti i parametri funzionali delle colonie (sviluppo di adulti e covata, sciamatura, attacchi parassitari, produzione di miele);
b) studi sull'impiego delle api come indicatore biologico dei principali contaminanti ambientali (pesticidi, radionuclidi, metalli pesanti, benzopirene, eccetera) per la definizione dello stato di salubrità delle aree nettarifere e, più in generale, dell'ambiente.
L'obiettivo dello studio, oltre a mettere a punto questa innovativa strategia di controllo del territorio, è quello di salvaguardare la qualità dei prodotti dell'alveare. Lo studio e l'applicazione dell'ape come indicatore biologico sta infatti rivestendo sempre più importanza per le sue diverse possibili applicazioni.
Attività complessiva del triennio.
Da un lato, si intende continuare la ricerca sulla messa a punto delle metodologie (protocolli di campo e di laboratorio) e degli strumenti (preparazione degli alveari, gabbie di raccolta, eccetera) per migliorare l'efficacia dei diversi tipi di monitoraggio (per esempio ticidi, radionuclidi, metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici), dall'altro si proseguirà nelle diverse fasi applicative che consentono in ultima analisi di definire la qualità dell'ambiente e dei prodotti apistici. Si inizierà ad applicare le stesse strategie anche nel controllo della eventuale dispersione nell'ambiente di polline di piante geneticamente modificate.
Nel settore che viene definito «emergenza apicidi» proseguirà lo studio dei rapporti tra mortalità di api e pesticidi e più in generale lo studio dei metodi per l'individuazione dei collegamenti tra pesticidi ed effetti sulle api.
Le risorse recate dal Regolamento comunitario, sia per la materia regolamentata (miglioramento della commercializzazione del miele e dei prodotti dell'alveare), sia per l'esiguità dei finanziamenti, non consentono, evidentemente, di approfondire l'argomento, ma costituiscono un elemento per mantenere il fenomeno sotto osservazione.
Allo scopo di redigere un Programma per avviare una serie di azioni di ricerca più organiche e mirate, anche per indagare sul rapporto causa/effetto tra i principi attivi «sotto accusa» e le morìe di api denunciate ho avviato una serie di consultazioni, che hanno coinvolto tutte le componenti della filiera, al fine di trovare delle convergenze sui temi da inserire in una specifica proposta di ricerca»;
se non ritenga il Ministro interrogato di:
a) rendere adeguatamente note le risultanze di tale importante studio scientifico (Apenet) e relativo monitoraggio, che distingue e qualifica nel mondo l'Italia sia per l'approccio complessivo e sia soprattutto per la sua assoluta indipendenza dai forti interessi commerciali in gioco;
b) assumere con la dovuta urgenza le necessarie iniziative volte a stabilire immediatamente e comunque entro il 31

ottobre 2011, il divieto definitivo all'uso di questi pesticidi per la concia del mais;
c) avviare al più presto l'adeguata rivalutazione scientifica dell'autorizzazione d'uso dei preparati a base di tali efficacissime ma assai pericolose molecole nei vari, variegati e crescenti campi d'utilizzo.
(4-13485)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

COSCIA. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il giorno 28 settembre 2011 il sistema di posta elettronica del comune di Roma è stato oggetto di un invio massimo non autorizzato di messaggi all'intera lista di distribuzione dei dipendenti comunali aventi oggetto fogli di propaganda politica del Pdl;
le mail di cui sopra sono state inviate dall'indirizzo di posta elettronica del gabinetto del sindaco con oggetto «Il Mattinale - Contributo per l'attività politica»;
tra le mail inviate ai dipendenti comunali ci sarebbe anche un «dispaccio» proveniente dalla mail redazionecampidoglio@comune.roma.it in cui viene pubblicizzata la partecipazione del sindaco alla trasmissione Matrix del 28 settembre 2011;
va ricordato che il Ministro interrogato ha adottato una direttiva, rivolta a tutte le amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001, avente ad oggetto l'utilizzo di internet e della casella di posta elettronica istituzionale sul luogo di lavoro. Tale direttiva si concentra sui doveri delle PA in quanto datori di lavoro, per assicurare il corretto impiego degli strumenti ICT da parte dei propri dipendenti, nonché sui correlativi obblighi dei medesimi, e sugli effetti sanzionatori che derivano dall'indebito utilizzo della connessione internet in tali casi. V'è da chiedersi se non siano possibili ed opportuni analoghi interventi volti ad evitare in termini anche più ampi l'uso improprio della rete Internet e della posta elettronica nella disponibilità delle pubbliche amministrazioni -:
se non ritenga opportuno adottare ogni iniziativa di competenza al fine di evitare l'utilizzo di mezzi istituzionali per propaganda di partito.
(4-13499)

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SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:

DI GIUSEPPE, PALAGIANO e ROTA. - Al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
la celiachia è un'intolleranza permanente al glutine, sostanza proteica presente in avena, frumento, farro, kamut, orzo, segale, spelta e triticale. Nel soggetto affetto, il consumo di questi cereali provoca una reazione avversa dovuta all'introduzione di prolamine e gliadine con il cibo all'interno dell'organismo e provoca gravi danni alla mucosa intestinale, tra cui l'atrofia dei villi intestinali. Negli ultimi anni il numero delle diagnosi è aumentato grazie alla sempre maggior attenzione che i medici di famiglia hanno rivolto all'intolleranza al glutine;
secondo i dati pubblicati dall'Associazione italiana celiachia, l'incidenza di questa intolleranza in Italia è stimata in un soggetto ogni 100 persone e ogni anno sono effettuate 20.000 nuove diagnosi, con un incremento annuo di circa il 20 per cento. Curare la celiachia significa escludere dal proprio regime alimentare alcuni degli alimenti più comuni, come pane, pasta, biscotti e pizza, e spesso eliminare ogni minima traccia di glutine dalla dieta. Questo incide notevolmente sulle abitudini

quotidiane e sulla dimensione sociale del celiaco, rendendo necessarie un'adeguata educazione alimentare e appropriate garanzie da parte delle aziende che commercializzano prodotti contenenti glutine;
il Regolamento (CE) 41 del 2009 stabilisce i criteri per la composizione e l'etichettatura dei prodotti dietetici destinati ai soggetti intolleranti al glutine, nonché le condizioni per poter indicare l'assenza di glutine in alimenti di uso corrente, considerando che l'articolo 2, comma 3 della direttiva 89/398/CEE, modificata dalla direttiva 2009/39/CE, prevede la possibilità, per i prodotti alimentari di uso corrente adatti ad una alimentazione particolare, di menzionare tale proprietà;
al fine di consentire la disponibilità sul mercato di una varietà di prodotti alimentari adatti alle esigenze dei soggetti intolleranti al glutine e al livello di sensibilità individuale alla sostanza, a livello comunitario vengono individuate due categorie di prodotti dietetici: prodotti con un tenore residuo di glutine non superiore a 20 milligrammi per chilogrammo, cioè 20 ppm, a base di ingredienti privi di glutine all'origine o con uno o più ingredienti depurati di glutine, definiti «senza glutine» e prodotti con un tenore residuo di glutine non superiore a 100 milligrammi per chilogrammo, cioè 100 ppm, a base di ingredienti depurati di glutine, definiti «con contenuto di glutine molto basso»;
in relazione agli alimenti di uso corrente, va premesso che resta fermo l'articolo 2, paragrafo 1, lettera a), punto III) della direttiva 2000/13/CE, secondo il quale l'etichettatura non deve essere tale da indurre in errore il consumatore, specialmente «suggerendogli che il prodotto alimentare possiede caratteristiche particolari, quando tutti i prodotti alimentari analoghi possiedono caratteristiche identiche»;
il Ministero ha sancito che l'impiego della dizione «senza glutine» in etichetta è ammesso, a partire dalle prossime produzioni, anche per alimenti di consumo corrente quali salumi e gelati in vaschetta di produzione industriale con un tenore residuo di glutine non superiore a 20 ppm e soltanto qualora l'azienda possa assicurare non solo l'assenza di ingredienti derivati da cereali contenenti glutine ma anche l'assenza di potenziali fonti di contaminazione durante il processo produttivo;
l'Unione europea ha recentemente proposto una modifica al regolamento sull'etichettatura dei prodotti: si vorrebbe abrogare il Regolamento relativo alla composizione e all'etichettatura dei prodotti alimentari adatti alle persone intolleranti al glutine (Reg. 41 del 2009). Ciò avrebbe l'effetto di «declassare» la sicurezza e la scientificità della dicitura «senza glutine»;
attualmente i prodotti senza glutine (con glutine inferiore a 20ppm) sostitutivi di quelli che normalmente contengono glutine tra i propri ingredienti (pane, pasta, prodotti da forno, pizza, e altri) sono considerati prodotti dietetici e godono di una specifica normativa che ne garantisce la sicurezza per il consumatore celiaco in termini di assenza di glutine. In Italia, questi prodotti sono elencati nel Registro nazionale dei prodotti dietetici senza glutine (decreto legislativo n. 111 del 1992) ed erogati gratuitamente ai celiaci dal Sistema sanitario nazionale (legge n. 123 del 2005);
l'intervento della Commissione europea animato da un intento di semplificazione rischia però di rendere vano quanto fatto fino ad oggi a favore dei celiaci «perché abolendo la categoria degli alimenti dietetici, con la proposta che diventino alimenti di consumo corrente, rimuove la speciale protezione riservata ai celiaci garantita da una normativa stringente sui requisiti nutrizionali specifici e sui controlli relativi»;
l'insorgenza dei sintomi legati alla celiachia è indissolubilmente legata al quantitativo di glutine presente negli alimenti, tuttavia non è prevista l'indicazione dell'esatta percentuale di glutine presente, sia negli elementi base dei prodotti alimentari,

che nelle strutture industriali che li producono, considerate potenziali fonti di contaminazione -:
se non intenda intervenire nelle opportune sedi comunitarie per contrastare gli intendimenti della Commissione europea in merito alla proposta di abrogazione del suddetto Regolamento 41 del 2009;
se non ritenga opportuno, al fine di dare maggiori informazioni ai cittadini, che la percentuale relativa al contenuto di glutine presente nella farina o nel seme di cereale, sia inserita in etichetta in quanto di fondamentale importanza per tutti quei prodotti che l'attuale normativa indica come prodotti dietetici, all'interno della categoria degli alimenti destinati ad alimentazione particolare.
(4-13475)

TESTO AGGIORNATO ALL'11 OTTOBRE 2011

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:

BURTONE e FARINONE. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
ST la Microelectronics, da notizie di stampa (La Sicilia del 4 ottobre 2011), pare abbia annunciato di voler ricorrere alla cassa integrazione ordinaria per 2.200 dipendenti per 33 settimane e di bloccare il rapporto di lavoro con 96 giovani ex summer job;
a questi giovani lavoratori, assunti nel mese di aprile 2011 era stata prospettata la possibilità di una definitiva stabilizzazione entro 18 mesi ed invece è arrivata l'interruzione del rapporto di lavoro;
l'azienda non può riversare soltanto sui lavoratori il difficile momento economico dovuto alla stagnazione del mercato;
la cassa integrazione guadagni per 2.200 lavoratori avrebbe preoccupanti ripercussioni economiche e sociali per le comunità interessate -:
quali iniziative intenda adottare con urgenza per scongiurare le ipotesi di cassa integrazione guadagni per 2.200 dipendenti e la chiusura dei contratti dei 96 giovani, ex summer job, a salvaguardia dei livelli occupazionali.
(3-01879)

Interrogazioni a risposta scritta:

BOSSA, NICOLAIS, SIRAGUSA, PES, GHIZZONI, DE BIASI, COSCIA, ROSSA, ANTONINO RUSSO, MAZZARELLA, PICCOLO e CIRIELLO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Criai (Consorzio Campano di ricerca per l'informatica e l'automazione industriale) è un centro di ricerca, di respiro nazionale ed europeo che coinvolge realtà accademiche ed industriali; esso opera per avvicinare il mondo accademico campano al sistema delle PMI regionali e per facilitare il trasferimento di tecnologie verso il territorio; è iscritto all'albo dei Laboratori di Ricerca del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca (MIUR) e all'albo dei laboratori di ricerca accreditati della regione Campania; è un organismo formativo accreditato dalla regione Campania relativamente agli ambiti formazione superiore e formazione continua;
il Criai, che ha sede a Portici (Napoli) vanta una storia quasi ventennale di ricerca e di produzione scientifica nell'informatica e nella automazione industriale; fu costituito nel 1980 per iniziativa dell'università degli studi di Napoli; durante oltre un ventennio di attività il Criai è stato impegnato in molteplici settori di ricerca producendo risultati e pubblicazioni di notevole importanza;
nel 1995 iniziano per il Criai i primi problemi; gli anni che vanno dal 1995 al 1998 sono caratterizzati da numerose proroghe alla chiusura del centro di ricerca, fino alla definitiva liquidazione del consorzio

che avviene nell'anno 1998; nell'anno 2002 il consorzio campano di ricerca per l'informatica e l'automazione industriale rinasce, si trasforma in società consortile a responsabilità limitata, cambia ragione sociale, approva il nuovo statuto e si apre al mondo imprenditoriale e al territorio;
a partire dal 2003, la situazione si evolve ed il consorzio CRIAI risulta configurato nella seguente maniera: soci del consorzio sono ITS (70 per cento) e università Federico II (30 per cento); 11 sono i ricercatori riassunti dal CRIAI dopo la chiusura del 1998. A loro si aggiungono altri 12 impegnati su di un progetto promosso dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca scientifica;
nel 2007 si profila l'inserimento di Telecom Italia nella compagine societaria del Criai; dopo un anno di verifiche e contatti, Telecom Italia entra a far parte del capitale sociale del Criai, con quota paritetica rispetto ad ITS;
i soci consortili del Criai, ad oggi, sono l'università degli studi di Napoli «Federico II», la Telecom Italia Spa, l'ITS Information Technology Services Spa; i dipendenti, tra ricercatori e amministrativi, sono trentasette;
la compagine societaria del CRIAI vive un momento di forte difficoltà; l'amministrazione sostiene che la vita annuale del consorzio costerebbe circa 2,5 milioni di euro; i soci, Telecom ed ITS, hanno garantito in parte la liquidità per il 2011, ma con ritardi sempre più frequenti nel pagamento delle mensilità;
ci sono forti preoccupazioni per il futuro del consorzio, soprattutto rispetto alla paventata volontà di metterlo in liquidazione; ad un vertice in prefettura a Napoli i due soci di maggioranza, Telecom e Its, non si sono presentati e da settimana mancano di dare ai lavoratori risposte certe;
per i 37 dipendenti del centro (ingegneri, informatici, fisici, matematici, decine di specialisti impegnati in importanti progetti di ricerca nell'informatica per l'automazione industriale) si prospetta il rischio di perdere il posto di lavoro mentre tutta l'area vesuviana vede svanire il sogno del grande polo di ricerca;
secondo quanto sostengono i ricercatori, il lavoro nel centro non manca; il Criai ha raggiunto importanti traguardi nei settori nei quali opera e annovera al suo interno professionisti di riconosciuta capacità;
la chiusura del Criai sarebbe una insopportabile perdita per un Paese come l'Italia, che non smette di mettere in fuga le sue migliori risorse, e per una zona come quella del napoletano che vede svanire, uno alla volta, senza che si aprano nuove prospettive, tutti i suoi presidi occupazionali, dalle attività produttive a quelle di ricerca -:
se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra esposto e come intenda attivarsi, nell'ambito delle sue competenze, per la tutela dei lavoratori del centro e per la possibilità di salvare le attività e i posti di lavoro della struttura di cui sopra nonché per conservare nel nostro Paese, e in particolare al sud, un centro di ricerca come il Criai, con professionisti di livello internazionale e una riconosciuta attività scientifica.
(4-13480)

PUGLIESE. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
da alcuni mesi i lavoratori della Irisbus Spa (Gruppo FIAT Industriai) stanno conducendo una battaglia dignitosa contro la dismissione della produzione di autobus nel complesso industriale sito in Valle Ufita (Avellino) ed in difesa del posto di lavoro;
in questi ultimi giorni l'ipotesi di chiusura è divenuta sempre più concreta, tant'è che si sono avviate, da parte della Fiat, le procedure di mobilità per i lavoratori Irisbus;

l'azienda oggetto dell'interrogazione conta 690 dipendenti, con un indotto che supera i 1.500 addetti e rappresenta il fulcro dell'intero tessuto socio-economico della provincia di Avellino -:
quale sia il reale stato dei fatti che riguardano la vertenza dell'Irisbus Spa e se ci siano trattative in essere che possano garantire la continuità della produzione e la tutela del lavoro;
se non si ravvisi la necessità di assumere ogni iniziativa, anche normativa, di competenza, al fine di trovare la migliore soluzione possibile a salvaguardia dell'occupazione.
(4-13494)

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Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in Commissione Pili e Vella n. 5-05236, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 agosto 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Aprea.

L'interrogazione a risposta scritta Di Pietro e Palagiano n. 4-13413, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 ottobre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Rota.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta scritta Evangelisti n. 4-13140 del 7 settembre 2011;
interrogazione a risposta scritta Scilipoti n. 4-13283 del 22 settembre 2011;
interrogazione a risposta immediata in Commissione Barbato n. 5-05461 del 5 ottobre 2011.